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a del forte, ben diversa dalla resistenza passiva. Infatti il metodo di ricerca della verit attraverso il sacrificio un modo efficace di lotta politica perch l'amore per la verit (intesa come realt effettiva delle cose) una componente umana universale (mai completamente oscurata dall'errore e dal ruolo degli interessi). Per questo il satyagraha si presenta all'opinione pubblica rinunciando all'arroganza e permettendo attraverso questo legame (sacrificioverit) una diffusa riflessione sulle ragioni dell'altro ed indica totale disponibilit al dialogo costruttivo. Questo sacrificio per la verit pur evitando il fanatismo possiede l'efficacia di un vero e proprio SACRIFICIO RELIGIOSO: Il mondo colpito dal sacrificio e non sempre coglie la giustezza di una causa. Dio invece, che vede tutto, esige una causa pura e di conseguenza un adeguato sacrificio. L'azione nonviolenta efficace perch legata al soccorso di Dio ottenuto dal sacrificio. All'ultimo il satyagraha forza di Dio. C' qui una forte coloritura ascetica, G. passa al piano nel quale la verit ultima e divina. Se la verit d forza a chi agisce e la convinzione interiore porta l'uomo a lottare fino al sacrificio importante evitare il fanatismo. Il fanataismo evitato solo dall'unione tra ahimsa e satya che si attua nel satyagraha portando ad una purificazione interiore, una santificazione della propria vita la nonviolenza del debole, che si astiene dalla violenza solo per motivi strategici o di necessit; insomma continua la logica del conflitto armato, pur rinunciando momentaneamente alle armi. anima o spirito ed in ultimo Dio. Il nonviolento con il satyagraha si libera dall'errore ed inizia il suo esperimento con la verit. Un lungo cammino di ricerca pi che di possesso, in cui non la teoria (una visione del mondo compatta) che ispira la prassi , ma la prassi che TENTA una verit, illustra una prospettiva, indica una direzione. L'azione guidata da una ipotesi (una verit in polemica con le insufficienze della realt) e ne fa germogliare altre.
satyagraha
verit
Dio corporeo
Non semplice cogliere l'esatta fisionomia del Dio gandhiano, lo stesso G. ce lo conferma affermando cose che sembrano contraddire il legame Dio-anima-Verit: Questo Dio una FORZA VITALE dalla quale deriva la nostra vita. una forza che dimora soltanto nel nostro corpo; insomma la forza di Dio sarebbe forza corporea (energia vitale) pi che universale forza spirituale.
brahmacharya Il voto di castit deciso da G. nel 1906. Una pratica complessa secondo cui l'energia vitale non pi sprecata nei piaceri sessuali pu essere impiegata per altri scopi: Se gli sposi riescono a considerarsi come fratello e sorella si rendono disponibili per il servizio dell'umanit. La repressione della sessualit d una forza che sostiene a sua volta l'impegno. Questa castit comprende anche scelte alimentari che vanno oltre la decisione del vegetarianesimo, ovvero una dieta di frutta e noci alternata ad un periodo di digiuno (una dieta nutriente e salutare che non concede nulla al gusto). L'ideale l'asceta privo di tutto, che lascia a Dio il compito di procuragli di che vivere. Ma G. sa che questo un ideale regolativo, da impiegare per valutare se quel che abbiamo veramente indispensabile: La civilt, nel vero senso della parola, non consiste nel moltiplicare i beni, bens nel ridurli volontariamente e deliberatamente Quando mio figlio, il maggiore, mi chiese che cosa avrebbe dovuto fare se fosse stato presente quando, nel 1908, subii un'aggressione quasi mortale, se sarebbe dovuto scappare oppure se avrebbe dovuto usare, come poteva e voleva, la forza fisica per difendermi, gli risposi che sarebbe stato suo dovere difendermi anche ricorrendo alla violenza
ideale ascetico
difesa