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Maggioranza spaccata sul caso Budimir

I partiti della coalizione governativa federale non riescono a trovare unintesa sulle manovre politiche da attuare in seguito allarresto del presidente. Larresto del presidente della Federazione di Bosnia ed Erzegovina (l'entit musulmano-croata della Bosnia), Zivko Budimir, non smette di suscitare dispute e polemiche all'interno della maggioranza parlamentare federale, al momento palesemente incrinata sul da farsi per il dopo-Budimir. Il presidente federale, in custodia cautelare dal 28 aprile dopo l'arresto avvenuto nell'ambito di un'inchiesta sulla corruzione dei vertici federali, accusato in primis di aver incassato cospicue tangenti da potenti criminali bosniaci in cambio della concessione della grazia ad alcuni carcerati (potere esclusivo del presidente). Secondo il quotidiano di Sarajevo "Dnevni avaz", le indagini della Procura si sarebbero inoltre allargate anche ad irregolarit commesse nellassegnazione di appalti pubblici; la tesi non ancora ufficiale e il quotidiano si limitato a citare fonti vicine all'inchiesta. In base ad altre indiscrezioni provenienti dalle stesse fonti, Budimir dovrebbe rimanere dietro le sbarre anche dopo il 28 maggio - data in cui decorrer il termine ultimo della custodia cautelare - giacch le prove emerse finora a suo carico sarebbero robuste e convincenti. Al di l delle considerazioni meramente giudiziarie, il caso Budimir sta sconquassando i delicati equilibri politici che tengono in piedi lesecutivo federale e la coalizione di maggioranza: il Partito socialdemocratico (Sdp) - leader della compagine governativa - si sta allontanando notevolmente dagli alleati in seguito al duro colpo incassato la settimana scorsa in Parlamento, quando la mozione avanzata in Aula dall'Sdp, tesa ad ottenere la destituzione e la sostituzione di Budimir, non ha ottenuto l'appoggio degli altri partiti della coalizione. Bocciata cos la richiesta dei socialdemocratici, la Commissione parlamentare Affari costituzionali, non potendo contare su alcun testo votato in Aula, gioved scorso ha semplicemente invitato Budimir a dimettersi. Del resto pressioni del genere gravavano sul presidente federale ancora prima che deflagrasse la notizia dellarresto, in particolare nel momento in cui Budimir decise di non appoggiare in nessun modo la mozione di

sfiducia all'attuale governo federale. La discordia sul destino di Budimir potrebbe dunque provocare spaccature lancinanti nella maggioranza: i socialdemocratici stanno macinando una delusione dopo laltra e allorizzonte non si vede alcun disegno politico condiviso. Gli ultimi avvenimenti, infatti, dimostrano che gli altri membri della maggioranza - l'Alleanza per un futuro migliore (Sbb), l'Unione democratica croata (Hdz) e l'Unione democratica croata 1990 (Hdz 1990) - hanno voltato le spalle all'Sdp: formalmente sono in attesa di prove pi concrete nelle indagini che riguardano Budimir. Secondo il presidente del Partito d'azione democratica (Sda, democratici musulmani), Sulejman Tihic, l'iniziativa dei socialdemocratici dimostra chiaramente la volont d'impossessarsi delle competenze del presidente e ottenere in questo modo un obiettivo politico". Per Jasenko Selimovic, capo del collegio dell'Sdp presso la Camera dei rappresentanti, invece, una decisione parlamentare che trasferisce le competenze di Budimir ai due vicepresidenti significherebbe un superamento dello stallo e rappresenterebbe "una via d'uscita da una situazione in cui attualmente non abbiamo un capo del potere esecutivo". Il vicepresidente dell'Hdz, Marinko Cavara, ha sottolineato che il mancato appoggio del suo schieramento alle richieste dell'Sdp non significa comunque che la maggioranza sia franata, dato che la coalizione non pu neanche funzionare basandosi soltanto sul principio di seguire ciecamente le idee di un unico schieramento". Per Slavica Josipovic dell'Hdz 1990, si tratta invece di un segnale di conferma: "Da qualche tempo le cose nella maggioranza non vadano bene", garantisce il deputato croato. La situazione di crisi nei rapporti tra i partiti federali stata evidenziata anche nell'ultimo rapporto dell'Alto rappresentante della comunit internazionale a Sarajevo, Valentin Inzko, il quale nel rapporto inviato al Consiglio di sicurezza dell'Onu ha precisato che lattuale caos politico non pu certo dirsi figlio degli ultimi avvenimenti. Nelleterna incertezza e confusione che da sempre contraddistingue la politica bosniaca un fatto al momento sembra certo: se la matassa non verr sbrogliata al pi presto, si potr giungere al collasso dellintero sistema.

Skopje-Atene, ed sempre veto

Nonostante le speranze di molti, lesito non poteva essere che questo: la Grecia si opporr allintegrazione europea della Macedonia anche durante il vertice di giugno. Atene eserciter il suo diritto di veto allavvio dei negoziati di adesione allUnione Europea della Macedonia durante il vertice europeo di giugno. Lo ha detto Evangelos Venizelos, leader del partito socialista greco Pasok, parte della coalizione del governo greco. La Grecia il maggior sostenitore della prospettiva europea di Skopje, ma in base al quadro politico, istituzionale, storico e culturale europeo per l'ammissione di nuovi membri, assolutamente necessaria la risoluzione dei problemi esistenti prima di aprire i negoziati di adesione. Accogliamo i buoni servigi dellambasciatore dellOnu Matthew Nimetz e siamo pronti ai colloqui nell'ambito dellaccordo interinale firmato tra i due Paesi. Per la Fyrom, la Grecia rappresenta un vero e proprio partner e una porta daccesso all'Unione europea ", ha dichiarato Venizelos al quotidiano macedone Dnevnik. Il leader ellenico, che si trova attualmente in visita a Washington, ha inoltre chiesto rispetto per la segretezza dei colloqui sul nome guidati dalle Nazioni Unite. Di recente, infatti, la stampa locale ha pubblicati diverse soluzioni che sarebbero state proposte nei colloqui, senza mai per ricevere conferme ufficiale. "Io sono un ottimista di natura, ma per giungere a una soluzione necessario che il premier macedone Nikola Gruevski accetti che la strada migliore per arrivare Bruxelles passa per la Grecia. Senza la mediazione di Atene, Skopje non realizzer mai gli obiettivi europei: dovrebbe accettare le nostre linee rosse sulla questione del nome", ha detto Venizelos. L'integrazione europea di tutti i paesi dei Balcani, ha proseguito il capo del Pasok, una questione strategica per la Grecia. La disputa sul nome sorta dagli anni Novanta, ovvero da quando i greci contestano a Skopje lutilizzo del nome Repubblica di Macedonia nel timore di spinte secessioniste della propria regione settentrionale, chiamata anchessa Macedonia e abitata da una cospicua comunit slava. La Macedonia dal 2009 ottiene delle raccomandazioni e relazioni positive dalla Commissione per lavvio dei negoziati. Il blocco di Atene, determinato dalla disputa sul nome, ha sempre impedito a Skopje di ottenere una data per i negoziati. Un blocco analogo si verifica per lintegrazione della Macedonia nella Nato.

Macedonia, si a South Stream


Il governo di Skopje ha approvato il testo definitivo dell'accordo con la Federazione Russa per la costruzione del gasdotto. Il governo macedone ha approvato il testo definitivo dell'accordo con la Federazione Russa per la costruzione del gasdotto South Stream, che dovrebbe portare il gas dell'Asia Centrale in Europa, attraverso il Mar Nero. Il testo sar varato formalmente nella prossima sessione del Consiglio dei ministri e la cerimonia della firma dovrebbe svolgersi entro giugno a San Pietroburgo. Lo ha detto Zoran Stavreski, vice premier e ministro delle Finanze della Fyrom, in un'intervista concessa al quotidiano Dnevnik, che ha annunciato per marted la pubblicazione del testo integrale dell'accordo. L'accordo prevede la fornitura di quantit aggiuntive di gas naturale ad un prezzo accessibile, in modo da garantire il fabbisogno energetico nazionale anche "per le future generazioni", ha spiegato il ministro. Secondo Stavreski la Macedonia ricever da qui al 2030, grazie all'accordo, 2,5 miliardi di metri cubi di gas. La compagnia proprietaria del gasdotto che attraverser il paese sar costituita paritariamente dalla Macedonia e dalla controparte russa. La costruzione del gasdotto iniziata lo scorso anno in Russia e, secondo i piani, le forniture di gas all'Europa meridionale ed a quella meridionale dovrebbero iniziare nel 2015. Il gasdotto dovrebbe avere una capacit di trasmissione pari a 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno, pari al 14 per cento del consumo di gas dell'intera Unione europea.

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