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Leterno presidente del Montenegro inizia lennesimo mandato in un clima surriscaldato dalle critiche. In occasione della festa di ieri con la quale il Montenegro ricorda l'anniversario del referendum tenutosi nel 2006, quando i cittadini del Paese hanno deciso di recidere i legami con la Serbia e dichiarare la propria indipendenza, si rinnova la spaccatura tra i blocchi contrapposti di chi, all'epoca, si dichiar a favore o contro il distacco da Belgrado. Secondo il sito internet Balkan Insight, tale polemica continua oggi a segnare il dibattito politico del Paese e ha rappresentato uno dei punti di maggior contrasto anche nel corso della campagna elettorale per le ultime elezioni presidenziali, che si sono tenute il 7 aprile scorso e che hanno visto la vittoria del candidato della maggioranza e presidente in carica, Filip Vujanovic. L'unico altro candidato, Miodrag Lekic, presidente del Fronte democratico (Df), durante la campagna elettorale era stato definito un detrattore della sovranit del Montenegro. Secondo i dati ufficiali, al referendum del 2006 votarono 419.240 cittadini montenegrini, ovvero l'86,5 per cento degli aventi diritto al voto. L'indipendenza venne appoggiata dal 55,5 per cento dei votanti, mentre il 44,5 per cento votarono contro. Il referendum era stato preceduto dalle trattative tra blocchi a favore dell'indipendenza e di coloro che erano a favore dell'unione con la Serbia, trattative che vennero mediate dal diplomatico slovacco Miroslav Lajcak. Nel corso delle trattative, durate diversi mesi, il contenzioso principale riguardava la percentuale richiesta dei voti a favore affinch il referendum fosse considerato valido e il primo marzo del 2006 il parlamento montenegrino ha stabilito che il referendum si sarebbe considerato valido con il 55 per cento dei voti a favore. Alle elezioni parlamentari dello scorso anno, inoltre, l'attuale premier di Podgorica, Milo Djukanovic, riuscito per la prima volta a raccogliere nella maggioranza tutti i partiti considerati "sovranisti", ovvero a favore della sovranit del Paese, creando una spaccatura netta tra l'opposizione e la maggioranza, che coincide con i blocchi a favore e contro l'indipendenza. In questo clima, il presidente Vujanovic si insediato ieri per il nuovo mandato, in una cerimonia boicottata dall'intera opposizione. Alla cerimonia non ha partecipato nemmeno
il Partito social-democratico (Sdp, partner della maggioranza di governo), i cui vertici non hanno appoggiato la candidatura di Vujanovic, considerata anticostituzionale in quanto si tratta della terza consecutiva. Lo schieramento di Vujanovic, il Partito democratico dei socialisti (Dps), ha sostenuto invece che la candidatura era legittima, in quanto il primo mandato di Vujanovic si svolto prima dell'indipendenza del Montenegro. Lo stesso Vujanovic ha dedicato molta attenzione, nel corso del discorso che ha seguito il giuramento, alle spaccature che scuotono la vita politica del Paese. Vujanovic ha dichiarato che i cittadini "possono differenziarsi in molti aspetti, dato che le differenze sono un aspetto della democrazia, ma dobbiamo unirci per quanto riguarda il bene del Montenegro, questione su cui non dobbiamo essere divisi". Il capo dello Stato ha dichiarato che le differenze "possono diventare la forza del paese, nel nome di un presente positivo e un futuro ancora migliore". Durante la cerimonia, alla quale ha partecipato solo un esponente dell'Sdp, il suo leader e presidente della Camera, Ranko Krivokapic, si svolta inoltre una marcia di protesta contro la mafia. L'organizzatore della marcia, Marko Milacic, ha dichiarato che "i manifestanti vogliono lanciare il messaggio che Vujanovic non il nostro presidente". I manifestanti hanno infatti scandito il nome di Lekic per tutta la durata della marcia. Delle divisioni ha parlato anche il premier Djukanovic, nel corso di un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano "Pobjeda". Djukanovic, ha dichiarato che "alcuni messaggi lanciati dai funzionari del Partito social-democratico nel corso della campagna elettorale presidenziale hanno superato ogni limite e mettono a rischio gli interessi nazionali vitali del paese". Djukanovic ha affermato che le parole dell'Sdp "hanno aiutato il candidato dell'opposizione, Miodrag Lekic". Per il premier montenegrino, "le differenze politiche all'interno della maggioranza non devono mai arrivare ad andare contro gli interessi dello stato" e ha ribadito che Vujanovic e Lekic differiscono sostanzialmente dal punto di vista del rapporto con l'indipendenza del Paese.
La gestione dellImpianto di alluminio di Podgorica non sar in grado di pagare i debiti garantiti dal governo di Podgorica: lo ha dichiarato il governatore della Banca centrale. Il Montenegro non rischia il default, ma molto probabile che la gestione dellImpianto di alluminio di Podgorica non sar in grado di pagare i debiti garantiti dal governo di Podgorica: lo ha detto il governatore della Banca centrale montenegrina, Milojica Dakic, in un'intervista al quotidiano "Vijesti". Dakic ha dichiarato che "in caso di necessit di ulteriori mezzi per finanziare il bilancio, sar necessario aumentare il tasso dell'Iva ed, eventualmente, introdurre una tassa sul sistema di pagamento, ma solo per un periodo temporaneo". Per il governatore montenegrino, il deficit del Paese alto e il debito pubblico " cresciuto in modo troppo rapido". Nonostante tutto, per, Dakic ha aggiunto che sono stati compiuti "sforzi significativi orientati al consolidamento fiscale". Secondo le ultime indicazioni del Fondo monetario internazionale (Fmi), inoltre, Il governo dovr avviare la prima fase della chiusura dell'impianto di alluminio di Podgorica (Kap) e aumentare il tasso dell'imposta sul valore aggiunto (Iva) al 19 per cento. Lo ha dichiarato il capo della squadra per il Montenegro del Fmi, Nadem Ilahi: "Il governo deve decidere la data entro la quale il Kap deve essere chiuso. Il Kap negli anni scorsi stata la voce principale della spesa del bilancio pubblico, il che ha influito sull'aumento del debito pubblico del paese". Il governo deve "pagare la liquidazione ai lavoratori di Kap ed possibile trovare un investitore per il periodo che trascorrer fino alla chiusura per mantenere una sorta di produzione". Ilahi ha incontrato oggi il ministro delle Finanze, Radoje Zugic, e il governatore della Banca centrale montenegrina, Milojica Dakic.