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"Giunge nella vita un periodo in cui essa rallenta singolarmente il corso, come se esitasse a procedere o volesse mutare direzione.

" Robert Musil, Grigia.

L'IMPOSTAZIONE DEL DOCUMENTO Il documento organizzato in questo modo: una sezione introduttiva, tre ambiti tematici, un apparato di allegati. La sezione introduttiva presenta e discute i motivi per i quali il Comune di Trento, pur senza esservi obbligato da alcuna legge o disposizione, ha sentito lesigenza di dotarsi di un piano di indirizzo in materia di politiche culturali. Sono presentate le ragioni generali e le ragioni specifiche di questa scelta e sono illustrate le caratteristiche dello strumento adottato: uno strumento che, per scelta politica e metodologica, appartiene alle forme di pianificazione cosiddetta negoziale. Per questo si dedica una ricognizione puntuale al modo in cui il documento stato costruito. Sono poi presentati i risultati delle tre indagini sui consumi culturali in citt e provincia (in realt si tratta di un unico disegno di ricerca) promosse dallAmministrazione comunale con un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Il paragrafo successivo mette in luce i temi-chiave del documento: temi trasversali (le centralit della conoscenza, la cultura dei valori, i criteri di orientamento di una nuova stagione della cultura in citt), che costituiscono lispirazione dellintero documento e trovano poi coerente e concreta traduzione nelle successive sezioni tematiche. A conclusione della sezione introduttiva, unarticolata riflessione dedicata allesigenza di introdurre nel governo delle dinamiche culturali della citt le logiche e gli strumenti della valutazione; si propone di attivare una funzione di Osservatorio culturale. Il primo ambito tematico (enti, istituzioni, reti, tematiche trasversali) si occupa dei soggetti pubblici di produzione e promozione culturale, delle logiche di rete e di alcuni concetticardine che, pure rinviando ad approfondimenti ed a programmi settoriali, assumono un rilievo particolare nell'ispirazione che informa l'intero documento. I soggetti pubblici sono considerati dal punto di vista della loro relazione di reciprocit con la citt, mentre in riferimento alle logiche di rete si teorizza e si propone in concreto il passaggio alla dimensione del sistema, che viene applicata ai sottoistemi dei contenitori culturali, delle biblioteche, dei musei, della musica e alle relazioni con le municipalit del Trentino, ma anche con altri livelli di interlocuzione. Il secondo ambito tematico (associazionismo e attivit culturali nel territorio) propone due cose: una di metodo e una di merito. Il tema di fondo rimane, in ogni caso, quello della ridefinizione e della riqualificazione del rapporto con il libero associazionismo, particolarmente in chiave circoscrizionale. Dal punto di vista del metodo, viene ripercorso litinerario di consultazione e di confronto realizzato in vista di un nuovo patto civile fra i diversi livelli amministrativi e i mondi vitali del libero associazionismo e del volontariato; il quadro che derivato da questa elaborazione viene riformulato in termini di linee progettuali e di azioni concrete. Il terzo ambito tematico (cultura diffusa, cultura della partecipazione) si propone di ricondurre ad unit la macrocultura e la microprogettualit. Questo ambito rappresenta la precisa volont di dilatare il concetto di cultura dallaccezione di offerta-fruizione a quella di presenza diffusa e partecipata, quindi di investimento qualitativo che pu migliorare la qualit della vita e i modi di convivenza dei cittadini, diventando moltiplicatore di ben-essere e di crescita culturale. Lambito suddiviso in due aree: organizzazione urbana e qualit della vita; identit/diversit/multiculturalit. Ciascuna di queste aree rinvia a specifici approfondimenti.

Infine, lapparato di allegati al quale il documento rimanda. Il ricorso ad un sistema di allegati sembrato necessario per non appesantire la lettura e la comprensione del testo, ma anche, daltro lato, per consentire eventuali approfondimenti e per rendere trasparente e agevole laccesso alle fonti informative e ad altri livelli e strumenti della pianificazione comunale.

UNA PREMESSA

Ripensare le politiche, aggiornare gli strumenti Il Comune di Trento consegna le proprie scelte forti di politica culturale ad un documento di indirizzi che risponde a due motivi principali, uno generale e uno specifico. Il motivo generale va messo in relazione alla scelta di campo di iniziare una nuova fase, una fase - per cos dire - evoluta della pianificazione comunale. Una fase che esprime un modo nuovo e diverso di produrre decisioni a lungo termine. Diciamo nuovo e diverso per almeno due ragioni. La prima ragione quella che prende atto della conclusione delle forme di pianificazione prescrittiva o comunque unilaterale, e, in positivo, registra l'inizio di forme partecipative di costruzione del consenso nelle politiche pubbliche. La seconda ragione riconosce i limiti degli strumenti tradizionali di programmazione e pianificazione. Il riferimento intuitivamente pi semplice quello al PRG. Ma, in genere, tutti gli strumenti classici di programmazione ci mettono a disposizione certezze giuridiche e ipotetiche, e diventano nella realt strumenti burocratici: non sono capaci di cogliere la complessit e di interpretare il cambiamento. Sono, in breve, inefficaci. Nasce da queste convinzioni, concretamente, la decisione politica e metodologica del Comune di Trento di avviare simultaneamente la variante generale al PRG, il piano sociale, il piano strategico, la nuova pianificazione culturale. Fra questi piani e programmi, e fra le rispettive discipline, non c pi una gerarchia. I differenti piani sono, cos, altrettanti pilastri di un unico disegno programmatorio. Nascono cos strumenti nuovi, ma soprattutto innovativi (cio portatori di cambiamento, di discontinuit). Nasce unipotesi di PRG che d le dimissioni dallillusione delle certezze giuridiche (spesso fonte solo di rigidit), che prende le distanze da unidea incrementale delluso dei suoli, e rivendica con convinzione lesigenza di arrivare a prefigurazioni progettuali delle trasformazioni del territorio; che mette in relazione lo statuto del territorio con unidea di sviluppo durevole e sostenibile; che promuove la partecipazione; che si concentra su un criterio stringente di riuso, riutilizzo, recupero dei suoli. Nasce un progetto di piano strategico che, per la prima volta, si propone di generare una visione dello sviluppo di Trento e di confrontarla (e negoziarla) con altre visioni; una visione che proietta il proprio sguardo oltre un orizzonte decennale, oltre alle relazioni di prossimit territoriale, oltre le strette competenze amministrative del Comune. Nasce un Piano sociale che si confronta per la prima volta compiutamente con i bisogni, con le loro trasformazioni, con lillusione di poterli ridurre a categorie amministrative standardizzate, con lesigenza di introdurre momenti valutativi, con la consapevolezza di dover inventare un disegno di politiche sociali che coinvolga trasversalmente tutti gli organi e le competenze del Comune. E abbastanza facile vedere, in questi pochi cenni, le premesse di quella che stata definita una politica riflessiva, cio una politica che non si limita a descrivere scenari, a fissare obiettivi, a

destinare risorse; una politica che non rinuncia a rispondere ad una domanda di ispirazione e di senso. Una domanda che, nel settore culturale, va formulata apertamente.

Mettere le cose in prospettiva: i precedenti normativi E questa la prima domanda alla quale dobbiamo cercare di rispondere in modo convincente. Questo strumento di indirizzo - per venire al motivo specifico - risponde, infatti, anche all'esigenza di mettere in discussione una concezione di politica culturale che, nel corso degli anni Novanta, non ha praticamente avuto occasioni di ripensamento e, inoltre, riflette un'impostazione teorica e normativa venuta a maturazione e completata nel corso degli anni Ottanta. E, quindi, vecchia di ventanni. Una precisazione, a questo proposito, ci sembra necessaria. "Mettere in discussione" non significa dare a priori un giudizio negativo sulla situazione esistente e nemmeno affermare una necessit pregiudiziale di cambiamento. Crediamo necessario dirlo esplicitamente per evitare ogni equivoco, nella consapevolezza che il malinteso - assieme al pregiudizio - sia il solo presupposto sul quale davvero non possibile costruire niente: tantomeno un dialogo o un'intesa. Questa , dunque, l'occasione, in positivo, per andare oltre alla "ordinaria manutenzione" delle politiche per la cultura e per aggiornarne - in un quadro di opportunit e di vincoli definitivamente mutato - il disegno. L'impostazione - ci riferiamo all'impianto normativo, prima di tutto - quella di sempre, come abbiamo detto: quella che risale al decennio compreso fra la fine degli anni '70, con l'adozione della legge provinciale in materia di biblioteche (anzi: di sistema bibliotecario), e la fine degli anni '80, con le leggi istitutive del MART e del Centro S. Chiara. In mezzo, prima ancora della legge 12 del 1987 (che fu una legge-quadro di impostazione procedurale, con un obiettivo di razionalizzazione), va ricordata linnovativa legge 31 del 1983 in materia di attivit culturali: una legge con una ratio generalista, che introduceva un principio di fortissima innovazione soprattutto perch - riconoscendo le sollecitazioni provenienti dal basso, dalle municipalit ma, soprattutto, dal libero associazionismo - per la prima volta legittimava il ruolo sociale e "pubblico" del volontariato, assicurando certezza e continuit di supporto. Fu, in breve, una legge fondata su un principio di sussidiariet ante litteram. L'evoluzione pi recente ci porta alladozione dei regolamenti per la disciplina dei contributi (prima met degli anni '90), che riflette un obiettivo di trasparenza nei criteri di assegnazione delle risorse pubbliche. Non questa la sede per tentare un giudizio complessivo di quella fase, nella quale certamente erano riconoscibili un pensiero e un disegno. Ci basta riassumerne i concetticardine, che furono: il governo dei principali snodi culturali "per agenzie" (cio attraverso enti funzionali e non pi attraverso la gestione diretta), il riconoscimento (anche questo fortemente anticipatorio) delle autonomie municipali, la valorizzazione delle libere forme associative. Non si vuole qui nemmeno entrare nel merito di possibili revisioni normative, quanto piuttosto mettere in evidenza la necessit che le eventuali nuove leggi, o le modifiche di legge, siano sostenute da un supplemento di pensiero. Proprio per questo vogliamo mettere in luce i motivi per i quali opportuno - e, secondo noi, necessario - rivisitare e aggiornare quel modello. Prima di tutto, il modello va aggiornato per una 'materiale' questione di risorse. Oggi finita, senza alcun dubbio, una fase espansiva della spesa pubblica Poi, il modello va aggiornato perch cambiato il rapporto fra la domanda e l'offerta di cultura. E' cambiata la domanda: cio cambiato il pubblico, che sempre pi preparato, esigente, formato, capace di scegliere. Un pubblico che forse pu essere ampliato, se si riusciranno ad intercettare fasce o categorie ancora distanti da consumi culturali che non siano soltanto occasionali. E' cambiata l'offerta: nel senso che da una proposta non numerosissima, 3

generalista, con alti e bassi qualitativi si consolidata un'offerta molto densa, qualitativamente pi che valida e differenziata, che, per, sconta qualche problema di integrazione e potrebbe toccare ulteriori punte di eccellenza. Il modello va aggiornato, ancora, perch "esploso" il quadro delle relazioni fra soggetti produttori o promotori di cultura: il compito di chi governa questo sistema quello di regolare, non pi di regolamentare, non tanto relazioni dirette, ma reti di relazioni, assumendo una logica di sistema. Ne parleremo pi diffusamente pi avanti nel documento. Basti qui accennare alle politiche per i musei, per le biblioteche, per la musica. Ma anche alla relazione fra la citt e le Scuole, fra la citt e l'Universit: sempre meno appiattita sulle prestazioni corrispettive (il contributo, l'autorizzazione, il servizio puntuale) e sempre pi consapevolmente orientata alla reciprocit. Il modello va aggiornato anche perch cambiano i linguaggi e i codici espressivi. A questo cambiamento necessario far corrispondere nuovi contenuti, nuovi palinsesti, nuove modalit di proposta e di fruizione. Infine, ma non per ultimo, va aggiornato perch si venuta modificando in profondit la relazione pubblico/privato: un privato che espressione di vitalit spontanea, di responsabilit e di ricchezza civile e, in ultima analisi, di libert; e proprio per questo sente l'esigenza di interrogarsi sul /e di aggiornare il/ proprio ruolo sociale. E formula al pubblico una domanda nuova: di spazi, di servizi anche immateriali, di un confronto non pi appiattito sulla logica burocratica del chiedere/ottenere un contributo: la domanda, in breve, di una relazione nuova.

Mettere le cose in prospettiva: lo strumento di indirizzo Ne deriva un approccio evoluto, che ha reso necessaria una "cassetta degli attrezzi" diversa rispetto all'apparato di strumenti tipico della programmazione pubblica, disciplinata dalla legge. La programmazione prevista dalla legge quella del sistema di bilancio, che ha un valore autorizzatorio, ha una prospettiva temporale di medio periodo (il triennio), si risolve nella relazione fra organi dell'Amministrazione, preoccupata soprattutto di allocare, cio di suddividere e di destinare, le risorse comunque disponibili. La pianificazione "di nuova generazione", alla quale questo strumento appartiene a pieno titolo, non si sovrappone e non si sostituisce alla programmazione che caratterizza il sistema di bilancio. Ma assume un punto di vista pi ampio: - quello della partecipazione, cio della definizione condivisa dei problemi, delle soluzioni e delle responsabilit fra i titolari di interessi ed i portatori di competenze; - quello di uno sguardo che abbracci il futuro lontano e non solo una prospettiva cronologicamente circoscritta; - quello del territorio, che, da una parte, consideri e valorizzi le differenze e le specificit degli ambiti cittadini, ma nello stesso tempo non rimanga chiuso nel "vestito stretto" del perimetro amministrativo del comune; - quello dell'approccio critico invece che compilativo, passando, come abbiamo detto, da un criterio (inerziale o, peggio, autoreferenziale) di manutenzione e di riproduzione dell'esistente ad un criterio di rivisitazione che ammetta anche possibili discontinuit, ma anche dalla gestione di procedimenti al governo dei processi. Qualche esempio? Basti qualche accenno, perch questi aspetti verranno approfonditi pi avanti: - passare dalla gestione dei procedimenti al governo dei processi significa, ad esempio, rinunciare ad un controllo solo fiscale e sanzionatorio sulla documentazione contabile prodotta dalle associazioni per avere il saldo di un contributo (guadare le fatture) e iniziare a introdurre la cultura e la prassi della valutazione; operativamente, questo vuol dire cambiare lattuale regolamento (e farne uno solo pi semplice); e vuol dire istituire una funzione di Osservatorio culturale; 4

assumere il punto di vista del territorio vuol dire riflettere sulla distribuzione degli eventi; vuol dire pensare, in termini di economia della cultura, alle possibili ricadute economiche del fenomeno culturale; il riferimento alla partecipazione tautologico: il senso stesso di questo documento e della metodologia con la quale stato costruito. Un documento che, in un certo senso, viene votato, oltre che nella sede istituzionale naturale, potremmo dire a suffragio universale anche da parte degli attori che hanno preso parte alla sua redazione. Ma la dimensione partecipativa quella che ha portato anche, ad esempio, alla stesura condivisa della Charta Musicae o alla costruzione della rete museale con un protocollo formale: un risultato impossibile, per definizione, se si fosse rimasti nel cerchio chiuso delle sole competenze amministrative del Comune, davvero marginali in questo settore.

E' per giusto rilevare, oltre alle ragioni e al valore in s, anche i limiti di questo modo di procedere e le difficolt che abbiamo incontrato. La prima difficolt dovuta all'esigenza di intervenire in una situazione complessa. Si tratta di una complessit che non pu essere negata o ridotta attraverso riduttive semplificazioni, ma presuppone la capacit di intervenire in modo differente in situazioni differenti. Per questo non c', e non ci pu essere, alcuna gerarchia fra i diversi strumenti di pianificazione settoriale; ci sono invece, in molti casi, forti analogie nei contenuti, dei quali vengono proposte differenti sottolineature. Cos, nel testo si cercato prima di tutto di verificare la coerenza fra i vari strumenti e, poi, di rendere espliciti i rimandi e le corrispondenze che li connettono luno allaltro. Oltre a questo, giusto mettere in luce le difficolt proprie di ogni nuova situazione di apprendimento: il documento di indirizzo non ha un impianto "amministrativo", ma un impianto "discorsivo". Potremmo forse dire che il documento , semplicemente, una forma di apprendimento, che si propone di adattarsi ad una situazione estremamente articolata, di capirla, di interpretarla, di accompagnarla verso una direzione condivisa.

ISTRUZIONI PER LUSO

DALLIDEA ALLA REALIZZAZIONE DELLO STRUMENTO ascolto, ricerca, pianificazione Ripercorrere le tappe che hanno accompagnato il farsi dello strumento di pianificazione, che ne hanno scandito il percorso - dalla riflessione sulla inderogabilit della rivisitazione di un apparato culturale e di una pratica organizzativa consolidati nel tempo e quasi inerziali, fino alla realizzazione di una scelta di campo consapevolmente fondata - non si riduce ad una semplice, seppure puntuale, descrizione, ma diventa un tassello che restituisce storia e senso allintera operazione. Il percorso coincide, infatti, con la precisa volont politica dellAmministrazione di sperimentare una nuova metodologia di approccio proprio nellambito di quella che sua prerogativa per eccellenza, e cio la programmazione culturale a medio e lungo termine. La risposta al problema stata cos legittimata attraverso una vasta ed articolata fase di ascolto attivo, che ha permesso di avvicinare tutti i soggetti culturali, istituzionali e non, a diverso titolo coinvolti; e si fondata sulla Ricerca sui consumi culturali e teatrali a Trento e in Trentino, a pi direzioni, che ha reso disponibile un variegato e corposo complesso di informazioni circa lo stato dellarte del rapporto fra offerta culturale e cittadini, che aiuta a tracciare le linee direttrici della politica culturale dei prossimi anni, entro sufficienti margini di sicurezza. A questi primi due aspetti partire dai soggetti culturali, servirsi di una ricognizione della realt scientificamente fondata si aggiunge come conseguenza una sorta di ridefinizione del ruolo e del senso stesso della cultura, che assume una posizione centrale, pervasiva dellorganizzazione urbana nel suo complesso, e diventa decisiva perch entra a pieno titolo non solo nelluniverso culturale classicamente inteso, ma anche e soprattutto in questioni vitali quali la qualit della vita, le opzioni di fondo circa i futuri assetti della citt, la dimensione sociale, i rapporti fra generazioni, lintegrazione e il rispetto delle differenze, le relazioni con altre municipalit. Di conseguenza, il percorso di costruzione dello strumento di pianificazione si sviluppato tenendo ben presenti, e spesso rilevandoli e potenziandoli con elementi di interconnessione, i temi di intersezione con gli altri Piani: quello Sociale, quello Urbanistico, quello Strategico, quello di Politiche per i giovani. Le modalit adottate e la struttura stessa del documento, improntate alla massima interattivit fra Amministrazione, soggetti promotori di cultura e collettivit cittadina, cos come molte indicazioni, strategie e rilanci operativi, pensati per favorire e facilitare laccesso alla cultura pi ampio possibile, richiamano la parolachiave partecipazione, idea che attraversa come punto di partenza, confronto, cocostruzione di valori e obiettivo finale lintera operazione. Dentro e attraverso questa idea, che promuove consapevolezza e senso di appartenenza, la cultura diventa permanente e lo stesso concetto di educazione permanente si dilata, fino ad assumere la valenza tanto pi coinvolgente e innovativa di fare societ insieme.

Circoscrizioni, mondo associativo Concretamente, nellarco di un anno e mezzo sono state organizzate due serie di incontri nelle Circoscrizioni, che hanno coinvolto lAmministrazione, i Presidenti delle Circoscrizioni, delle Commissioni Cultura e il mondo associativo dei quartieri cittadini, riuniti in cinque raggruppamenti per appartenenza territoriale. Gli incontri plenari, cui di volta in volta, secondo le necessit e gli obiettivi concordati, erano invitati rappresentanti di Istituzioni Culturali, sono stati preceduti da riunioni ristrette (Amministrazione e Presidenti circoscrizionali e delle Commissioni Cultura), con lo scopo di predisporre i lavori, dare e avere informazioni di massima che facilitassero gli 6

appuntamenti assembleari, valutare e rilanciare idee, proposte e risultati che progressivamente si andavano chiarendo. La modalit ha seguito in tutti i casi un medesimo itinerario: ascolto reciproco e assunzione di un patto di collaborazione raccolta dati lettura dei dati e prima interpretazione discussione e sintesi provvisoria incrocio fra i dati ed elaborazione di alcuni indirizzi comuni ed infine progettazione di iniziative coordinate e di valenza inter e sovracircoscrizionale. . L'Ambito II, " ASSOCIAZIONISMO E CULTURA NEL TERRITORIO", rende puntualmente conto del percorso fatto e, soprattutto, indica alcuni punti forti che esplicitano la ricchezza e il ruolo insostituibili delle espressioni culturali diffuse e ne sottolineano la funzione anche sociale nella vita di quartiere; i progetti che si sono andati sviluppando, molti dei quali aperti ad ulteriori ampliamenti ed articolazioni (uno per tutti, il progetto Ritorno al fiume, dalle incredibili potenzialit), sono allinsegna dellinnovazione metodologica per quanto riguarda la realizzazione che vede coinvolti pi soggetti culturali di Circoscrizioni diverse. In questa presentazione / descrizione di un percorso, preme sottolineare come limpegno vicendevole Amministrazione centrale e decentrata e soggetti culturali a sottoscrivere una metodologia di lavoro per certi versi dirompente come quella perseguita insieme, abbia ribadito limportanza per la comunit dellapporto dei tanti soggetti del volontariato culturale ed abbia avviato e portato a compimento una profonda ricollocazione della cultura amatoriale, la quale ha ritrovato un nuovo riconoscimento, nuova dignit e impulso, abbracciando le strade del coordinamento, dello scambio e del confronto, della circolarit di idee e iniziative, del comune sforzo per comprendere e dare spazio alle diversit, spesso espresse dai giovani o dai nuovi arrivati.

La cultura come interpretazione e promozione complessiva della citt LAmministrazione che si confronta con Enti e Istituzioni Culturali, e assieme ad essi trova modalit efficaci di coordinamento dentro reti e sistemi variamente percorribili per esaltare specificit e complementariet e moltiplicare gli effetti positivi; lAmministrazione che avvicina la cultura diffusa per rilanciare insieme il valore della sua presenza sul territorio, di cui espressione culturale e motivo di coesione sociale, e sostenere una progettualit nuova. E sullo sfondo, la Ricerca sui consumi culturali e teatrali a Trento e in Trentino, a pi dimensioni, commissionata dalla stessa Amministrazione, che ha fornito informazioni sui gusti, i consumi, le soddisfazioni, le aspettative, le critiche e gli atteggiamenti espressi dalle componenti cittadine interpellate. Queste sono le tre prospettive (confronto, valorizzazione, conoscenza) con le quali stato avviato e condotto un processo di consultazione e verifica che, intervenendo attraverso differenti modalit, pi empiriche e dirette per le prime due, scientifica la terza, ha permesso una conoscenza insieme globale ed analitica della situazione, ma soprattutto ha fornito gli strumenti indispensabili per elaborare un piano di indirizzi organicamente inteso e fondato sulla relazione fra i dati e la loro interpretazione, sulla riflessione in merito agli elementi ricorrenti, in negativo o in positivo, sulle percezioni emerse nel corso dei numerosi incontri. Alla fase di ricognizione seguita quella della pianificazione, attorno ad alcune idee forti che hanno formulate possibili risposte e, dunque, scelte di prospettiva intorno alle questioni, espresse dalla comunit cittadina, riguardanti la cultura e il rapporto fra cultura e citt. Una estrema sintesi possibile porta alla stretta connessione fra lazione culturale, la sua strutturazione, e la ricaduta sul sociale. Quindi, la cultura che interagisce con tutti gli aspetti della vita di una citt, da quello sociale a quello educativo, urbanistico, economico, strategico.

Il risultato documentato e reso vincolante in questo strumento di indirizzo, nel quale strutturato secondo una modalit di tipo ipertestuale per evidenziare la flessibilit e percorribilit della sua composizione e, quindi, la possibilit di entrate e letture differenti a seconda degli scopi; per sottolineare la sua natura quasi di work in progress; per comunicare una sorta di vocazione ad aprirsi al dialogo ed al confronto con gli altri Piani di Indirizzo.

Com' stato costruito il documento Per discutere ed ad approfondire i temi del Documento preliminare al Piano culturale (novembre 2000), posti allattenzione dei Consiglieri comunali e dei vari soggetti interessati (Enti, Istituzioni, Associazioni, Commissioni cultura e Circoscrizioni), si provveduto ad organizzare incontri per ambiti tematici, di volta in volta discutendo gli aspetti relativi ai diversi sistemi: dei musei, dei teatri e dello spettacolo, delle biblioteche, della formazione e ricerca, della promozione turistica, dellassociazionismo culturale e del volontariato. Da questi approfondimenti sono originati dei documenti di analisi della situazione, di indicazione di linee strategiche e di definizione di impegni per unoperativit congiunta di ciascun soggetto, in unottica di confronto costante e di coordinamento, attivato dal Servizio Cultura del Comune, ma implementato dal contributo di lavoro in rete da parte dei partecipanti allelaborazione del documento stesso. A mano a mano che i documenti e i patti di collaborazione giungevano a stesura si proceduto alla trasmissione alla Commissione Cultura del Consiglio Comunale attraverso la Presidenza della stessa, con la richiesta di osservazioni e/o integrazioni. Hanno cos avuto luogo molteplici incontri: di seguito si riportano le informazioni relative ai Soggetti partecipanti. Per il tema i musei e la citt e la promozione degli eventi culturali a beneficio anche dellofferta turistica: Castello del Buonconsiglio, Museo Diocesano, Museo Storico, Museo tridentino di Scienze Naturali, MART e Galleria Civica, APT di Trento, Consorzio Trento Iniziative, CTE, TM-Hotels. Per il Patto Cartha Musicae: Orchestra Haydn, Societ Filarmonica, Conservatorio, Centro S. Chiara e Centro Musica, Festival di Musica Sacra, Festival di Musica Antica, Festival Organistico Lunelli, Scuole Musicali Minipolifonici e Diapason, Corpi bandistici cittadini Per il sistema delle biblioteche: il documento contenente le linee di indirizzo del servizio (viene riportato in una sezione successiva di questo documento, cfr.) stato approvato dal Consiglio di Biblioteca nella seduta del 22 settembre 2002. Da parte dellUniversit di Trento, anche in relazione al Protocollo sottoscritto nel 1997 al fine di una collaborazione fra le diverse realt bibliotecarie, stato apportato un contributo attraverso un documento di precisazione della realt attuale della biblioteca di Ateneo con indicazione di possibili ambiti di interazione (vedi Allegati). Per il sistema dei teatri, il resoconto della ricerca curata dal prof. Sanguanini sui fenomeni e consumi culturali stato consegnato nelle redazioni parziali a conclusione di ogni singola indagine alla Commissione Cultura. La relazione finale stata trasmessa e discussa nella seduta del 12 settembre 2002. Tutta la documentazione della Ricerca stata fornita al Consiglio dAmministrazione dellEnte S. Chiara, con richiesta di formulare osservazioni. Il Centro S. Chiara ha fatto pervenire un proprio contributo di analisi sul la situazione e lindice di utilizzo dei contenitori dello spettacolo, con la relazione dal titolo Lo spettacolo dal vivo a Trento (settembre 2002, in allegato).

I documenti di approfondimento sono stati inviati allAssessorato provinciale alla Cultura e al relativo Servizio, per raccoglierne la condivisione, eventuali osservazioni e /o integrazioni e la disponibilit a collaborare, sviluppando gli argomenti in sede di tavoli di Piano strategico. Il documento relativo alle logiche insediative del sistema Formazione, Universit e Ricerca frutto di un'elaborazione condivisa che ha coinvolto Comune di Trento, Universit, ITC, PAT e, attraverso una serie di audizioni, Opera Universitaria, CNR, Agenzia per lo Sviluppo. Il documento, gi approdato nella Commissione consiliare speciale per l'universit e la ricerca e in Commissione Cultura, sar discusso dalla Commissione urbanistica e approder successivamente in Consiglio comunale per ladozione di un atto di indirizzo vincolante ai fini della variante 2004 al PRG. Per quanto riguarda la rete di Municipalit, sono stati coinvolti alcuni Comuni del territorio provinciale, per cominciare a praticare il lavoro in rete posto alla base degli indirizzi e delle metodologie indicati dal presente strumento di pianificazione culturale. Intorno al Progetto Il Trentino e lEuropa. Culture allo specchio tra storia e presente, trasmesso alla Commissione Cultura per contributi ed opportune sinergie, si sono raccolte le adesioni: - della Presidenza della Giunta Provinciale; - dei Comuni di Ala, Arco, Borgo Valsugana, Brez, Cavalese, Condino, Folgaria, Isera, Lavarone, Lavis, Mezzocorona, Pergine Valsugana, Rev, Riva del Garda, Rovereto, Storo, Taio, Tassullo, Tione, Villalagarina; - delle seguenti Istituzioni culturali e turistico-promozionali: Accademia roveretana degli Agiati, APT di Trento, Associazione Dimore Storiche Italiane, Associazione Festival di musica sacra, Centro servizi Culturali S. Chiara, Centro Trentino Esposizioni, Conservatorio Statale di Musica F.A. Bonporti, Consorzio Trento Iniziative, Cooperativa Il Chiese, Ensemble Zandonai, Festival Internazionale W.A. Mozart a Rovereto, Fondazione Carlo Aldo, Alice e Maria Stella Tartarotti, Istituto Culturale Ladino, Istituto Trentino di Cultura, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Museo Castello del Buonconsiglio, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Museo Diocesano Tridentino, Museo Storico in Trento, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Scuola Musicale Il Diapason, Scuola di Musica I Minipolifonici, Societ di Studi Trentini di Scienze Storiche, Societ Filarmonica, TM Hotels, Universit degli Studi di Trento, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche Universit degli Studi di Trento, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali. Il coinvolgimento sul Progetto, sia per la parte storica, sia per quella del presente, stato esteso anche al Comune di Bolzano, con il quale sono in corso altre collaborazioni come nel caso del FilmFestival della Montagna e dellEsplorazione Citt di Trento. Alcune sezioni sono state consegnate da /o concordate direttamente con/ interlocutori terzi: il Comitato provinciale del CONI per la cultura dello sport, la Presidenza dellITC sulla relazione fra Istituto e citt, la Camera di Commercio per una parte della trattazione relativa alleconomia della cultura.

Alcune cautele, alcuni suggerimenti per la lettura Il documento ha una propria unit concettuale, che si cercato di rendere accessibile soprattutto rinviando ad un ampio apparato di allegati. Pu essere letto in maniera sequenziale, cio dallinizio alla fine, ma anche, se si vuole, come un ipertesto. Da una parte, infatti, ognuno degli ambiti e delle sezioni del documento ha una propria autonomia concettuale, la cui comprensione normalmente non presuppone necessariamente la lettura di ci che precede; anche per questo si preferito, piuttosto, ripetere alcuni passaggi o ribadire alcuni concetti. Dallaltra parte, il documento approfondisce temi e questioni di pi stretta pertinenza di un piano culturale, ma rinvia, attraverso puntuali e frequenti rimandi, alle corrispondenze e, in genere, al rapporto di coerenza con altri strumenti di indirizzo. Si ribadisce ancora una volta, da questo punto di vista, 9

che questo documento intenzionalmente sconfina non tanto dal proprio specifico, quanto da una concezione circoscritta e limitata di ci che si intende per politiche culturali e, perci, tocca questioni che appartengono anche ad altri Piani (sociale, strategico, urbanistico, di politiche per i giovani), proponendone una particolare declinazione. Questo strumento introduce perci una sorta di "doppio legame" all'interno di una concezione programmatoria allargata: da una parte, non rinuncia all'elaborazione del cambiamento (cio non rinuncia a farsi carico di una riflessione culturale sull'impatto delle trasformazioni - sociali, di governo del territorio, di produzione di ricchezza - e, in genere, del cambiamento, ma anche sulla possibilit di intervenire in modo riflessivo in queste stesse dinamiche); dall'altra parte, mette in evidenza che le scelte operate in campo culturale hanno una ricaduta non solo esplicita, ma anche intenzionale, in altri settori di azione municipale (per fare solo un paio di esempi, pensiamo al turismo e all'urbanistica), che necessario governare in maniera consapevole. In breve, si possono identificare in questa de-settorializzazione tre "frammenti di discorso": le politiche per la cultura in senso stretto (di cui questo documento si occupa in primo luogo); le implicazioni culturali di altre politiche perseguite dall'Amministrazione (economiche, sociali, territoriali, formative, di "politica estera", organizzative, che questo documento assume come proprio oggetto di indagine); e le implicazioni ampie delle politiche culturali (potremmo chiamarli gli "effetti collaterali" delle politiche culturali, sulle quali questo documento si sofferma, rinviando anche ad altri documenti della programmazione municipale). Il modo in cui stato concepito e, poi, concretamente costruito questo strumento di indirizzo assomiglia molto ad un lavoro in continua evoluzione. Certo, con questo documento non si azzera lesistente e non si riparte daccapo: piuttosto, si cerca di mettere in discussione, di razionalizzare, di migliorare, di cambiare se serve. Non solo, ma i temi trattati si collocano su un asse temporale frastagliato: su alcune questioni si senzaltro operativi, mentre altre questioni sono ancora ipotesi di lavoro; in certi casi propone risposte chiare, in altri casi cerca, invece, di problematizzare, cio di formulare meglio le domande. In breve, questo testo non la fotografia dellesistente, ma non nemmeno un libro di sogni privo di ogni ancoraggio con la realt.

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LA RICERCA SUI CONSUMI CULTURALI

Le ragioni Nel corso degli ultimi due anni l'Amministrazione comunale ha commissionato tre indagini scientifiche, con l'obiettivo di colmare un vuoto informativo e conoscitivo e di acquisire elementi precisi sui quali fondare un giudizio di congruit sull'attuale linea di offerta rispetto alla configurazione della domanda ed alle sue evoluzioni attese o possibili sulla base di una ricostruzione e interpretazione delle linee di tendenza percepibili. Non si trattato di una scelta di poco conto, ma di una precisa assunzione di responsabilit, con lobiettivo di evitare il rischio di fondare decisioni e scelte su indicatori intuitivi o comunque elementari e di limitata portata interpretativa, quali l'andamento delle presenze documentate dalle distinte d'incasso o le recensioni della critica specializzata. Oggi, finalmente, disponibile un insieme aggiornato e articolato di parametri "evoluti", che ci consentono di ricostruire il profilo dell'utenza delle attivit di spettacolo in citt, di delinearne i gusti, le propensioni, gli atteggiamenti, i comportamenti di consumo e di accertarne il grado di soddisfazione. Abbiamo un insieme complesso di indicazioni e dati, raccolti ed elaborati con rigore scientifico, che, nella loro oggettivit, permettono di intravedere in controluce e specularmente le linee di indirizzo essenziali per governare una dimensione di sistema. Diamo, dunque, la parola alla sintesi del rapporto di ricerca, che, come si vedr, pone agli ambienti di produzione e di promozione della cultura, ma soprattutto ai luoghi della politica, questioni che non possono essere ignorate.

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Premessa alla sintesi interpretativa Il progetto di ricerca sociologica sui consumi culturali e teatrali a Trento e in Trentino stato promosso e predisposto dallAssessorato alla Cultura del Comune di Trento con il sostegno finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e il coordinamento scientifico del prof. Bruno Sanguanini, docente di sociologia presso lUniversit di Trieste. Il lavoro si articola in tre tipi di indagine empirico-sociologica: la prima ha interessato 121 addetti ai lavori della cultura e della politica in Trentino; la seconda, realizzata da Nomesis di Rezzato (Brescia), ha riguardato un campione di abbonati (685) e non abbonati (500), distribuito sul territorio provinciale; la terza, condotta sempre da Nomesis, stata realizzata mediante questionario distribuito al pubblico, in due serate di spettacolo allAuditorium, al Teatro Sociale, al Teatro Sperimentale, al teatro S. Marco, al Palasport e nella sala della Filarmonica. Lattivit di ricerca sul campo, le successive fasi di elaborazione quantitativostatistica e di lettura sociologica hanno occupato larco di due anni. Il prodotto finale rappresenta un corpus notevole e articolato di conoscenze sulla situazione dei consumi teatrali, di spettacolo e culturali in citt e nel territorio provinciale, nonch dei gusti, delle aspettative, delle soddisfazioni e degli atteggiamenti espressi dalle varie componenti avvicinate. Esso pu, quindi, essere assunto, sia dalle politiche culturali pubbliche, sia dai soggetti a diverso titolo interessati, come strumento scientifico capace di orientare con ragionevole validit scelte e investimenti in ambito culturale a breve, medio e lungo termine. Ragioni di spazio e di funzionalit rinviano alla pubblicazione integrale della ricerca per eventuali approfondimenti ed analisi specifiche. Si ritenuto, invece, opportuno inserire in questo documento di pianificazione culturale almeno parte della sintesi finale, quale materiale gi filtrato dallinterpretazione sociologica e, quindi, reso disponibile tanto per una lettura immediata quanto come base e supporto delle linee direttrici e delle indicazioni in termini di politiche culturali, espresse nel documento stesso, caratterizzate da: un disegno complessivo dellintera offerta culturale, radicato nella realt attuale e proiettato nel futuro, connotato da unorganizzazione coordinata, in cui i diversi sottosistemi (teatri, musei, mondo associazionistico) trovino collocazione e visibilit dentro una rete integrata e percorribile; una ricerca di sintesi equilibrata fra continuit, e quindi sostegno e rilancio degli elementi di eccellenza, e discontinuit, come doverosa interpretazione delle tensioni innovative e risposta alle esigenze insoddisfatte o alle zone inesplorate o carenti; il metodo dellascolto e del costante rapporto con i cittadini, come verifica continua dellefficacia dei progetti elaborati e delle azioni intraprese; e le modalit della partecipazione come opzione privilegiata; la conseguente individuazione di alcuni punti irrinunciabili di contatto fra politiche culturali, offerte culturali e scelte di fondo che sono pervasive della vita dei cittadini e della convivenza (le ricadute sul sociale), quali: le relazioni e il soddisfacimento di bisogni nel quotidiano e nel locale; i rapporti fra esigenze di espressione culturale su scala locale e apertura a dimensioni di respiro pi ampio; la ricerca e il rafforzamento delle identit individuali e collettive, dentro un orizzonte libero di confronto e di
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scambio fra differenti appartenenze, sensibilit e culture; infine, la scelta di fondo dellequazione elaborare cultura significa fare societ, come criterio-guida di scelte e progettualit; quindi, convinta adesione alla tesi della necessit che i diversi ambiti del governo della citt si muovano strategicamente in sinergia di sforzi ideativi e di impegno operativo.

Realt e prospettive per la politica culturale Lo stato dellarte dei consumi culturali in citt e provincia caratterizzato da una forte espansione dello spettacolo dal vivo. I consumi privati sono consistenti, soprattutto sul fronte della lettura di giornali e libri. Non eccessivo pare il consumo di televisione. Pi che sufficiente la partecipazione a conferenze e dibattiti. Discreto (forse sopra la media nazionale) luso del computer a casa. Rilevante il tempo serale settimanale medio (2-3 serate) trascorso fuori casa. Nel complesso si nota una domanda medio-alta di frequentazione di sedi e eventi culturali che comportano forme di socialit e comunicazione in pubblico. Nettamente in ribasso la domanda di cultura dilettantesca e ricreativa. Piuttosto alta la preferenza per lo spettacolo di tipo colto, anche se il gusto per il concerto musicale classico non conosce i progressi che si riscontrano per altri generi culturali. Parzialmente insoddisfatta la domanda di concerti di musica leggera. Non chiaro in che cosa consista sia lofferta che la domanda di teatro sperimentale. Marcatamente debole lofferta di incontri formativi per Abbonati e pubblico generico circa lo spettacolo dal vivo. Molto lette sono le news sullo spettacolo, anche se i giornali locali perseguono una politica della recensione critica poco innovativa, eccessivamente attenta alle questioni dellarte e poco attenta a tutti gli aspetti sociali e culturali delle manifestazioni. Particolare risalto ha il consumo di teatro di prosa. Il volume degli Abbonati alquanto alto. La domanda extra-cittadina fa ritenere che ci sia la possibilit di unespansione ulteriore pari a circa il 15% dei volumi attuali. Ci da coltivare in parallelo alla richiesta di maggior organizzazione, di informazioni pi strutturate, di maggiori news ex-ante lo spettacolo, di un'ulteriore apertura verso la sperimentazione teatrale. Lo spettatore di teatro dimostra attenzione tanto per il contenuto dello spettacolo quanto per i protagonisti. Lattrattiva esercitata dai performer chiara. Meno chiaro linteresse per largomento dello spettacolo. Ci prova dellincidenza di un gusto di tipo meno letterario-critico e pi televisivo-cinematografico. E altres prova che c difetto di formazione culturale allo spettacolo dal vivo. I consumi privati sono mediamente alti. La lettura di giornali (quotidiani locali e periodici nazionali) rilevante. La lettura di libri nellarco del trimestre mediamente consistente. La musica classica in Filarmonica a Trento usufruisce di ampi consensi decretati dal pubblico tradizionale, prevalentemente composto da Abbonati e Habitu. Fuori da Trento la musica classica oggetto di interesse, ma la domanda supera lofferta. Lofferta esistente in periferia pare poco strutturata.
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La musica leggera trova il suo polo nel Palasport a Trento. Tuttavia lofferta (anche se poco strutturata) in periferia ben superiore. Ci prova di spazio di espansione delliniziativa del Palasport. Il teatro ragazzi la sorpresa della ricerca. A Trento strutturato, ma, a giudicare dai consensi del pubblico, lascia intravedere un futuro migliore se una Stagione annuale ben strutturata contribuisse a farne un genere culturale offerto in chiave professionale (cio non come teatro-scuola o teatro pedagogico), anche per il pubblico extra-cittadino. Il teatro filodrammatico ha consensi tanto in citt quanto nelle valli. La dislocazione nel Teatro Sperimentale o nellAuditorium a Trento contribuisce solo parzialmente a strutturarne sia lofferta che la domanda. La persistente domanda induce a suggerire lapertura di una sede teatrale stabile forse diversa dal Teatro Sperimentale. Il Teatro Sperimentale lincognita della ricerca. Manca di identit culturale. La domanda latente di sperimentazione teatrale suggerisce la necessit di strutturare una Stagione annuale di genere. La forte presenza di Abbonati alle Stagioni dello spettacolo dal vivo a Trento indice dellelezione delle strutture culturali della citt a polo dellofferta culturale su scala provinciale. La frequentazione degli eventi culturali cittadini da parte di quote significative di pubblico proveniente sia dalla periferia che da fuori provincia conforta gli investimenti pubblici. Da pi parti - e particolarmente dagli Addetti ai lavori - ricorre il consenso per: lampia operativit a Trento delle sale professionali a rinomanza provinciale; lofferta di spettacoli al massimo livello della disponibilit provinciale; la concertazione dei calendari di Stagione e la variet delle offerte di Abbonamento.

Dopo i consensi ci imbattiamo nelle richieste di cambiamento. Le critiche non sono severe, ma toccano aspetti cruciali la strutturazione professionale dellofferta. Fanno riferimento nellordine - a: qualche deficit di organizzazione delle strutture di spettacolo; carenza di un sistema di informazioni; qualche problema di comfort delle sale; deficit di offerta di musica classica; scarsit dellofferta di eventi di musica leggera; costi alti secondo i giovani dei biglietti di ingresso a teatro; carenza di sale cinema in periferia; scarsit di spazi e finanziamenti per fare teatro e musica dal vivo.

La ricerca sociologica evidenzia le molte occasioni di spettacolo a ingresso gratuito. Per ogni spettatore, in relazione al volume dei consumi di spettacolo, si constata una spesa stagionale alquanto bassa. La ricerca sugli Addetti ai lavori insegna che let media piuttosto elevata. Ci ha particolare rilievo per i dirigenti culturali, gli organizzatori, gli artisti: la maggioranza presenta unet di circa cinquantanni. Le generazioni dei trentenni e dei ventenni non presentano esponenti in carriera.
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Addetti ai lavori, Abbonati, Habitu, spettatori di genere culturale sono il capitale culturale pi prezioso di ogni politica culturale pubblica. Laddove gli Addetti ai lavori risultano come la ricerca evidenzia - oltremodo impegnati in attivit proprie per diverse sere alla settimana, inevitabilmente risultano essere degli scarsi consumatori degli altrui prodotti culturali. Ci pone il problema sia delle loro opportunit di informazione (su scala locale ed extra-locale) che dellautoformazione culturale ricorrente. La funzionalit delle strutture di spettacolo indice di un altro tipo di capitale culturale. Su questo versante molti sono i consensi e poche le critiche. Tuttavia, non dimentichiamo che la stragrande maggioranza degli intervistati dichiara di andare allo spettacolo a seguito prevalentemente del passaparola. Ci significa che le spese strutturate - peraltro non poca cosa! - in pubblicit hanno poca rilevanza sia sullopinione pubblica che sul pubblico. Un cambiamento di rotta tanto da parte sia degli addetti istituzionali alla pubblicit che alla critica dei giornali si impone. Dal pubblico sortiscono delle lite (gruppi di Addetti ai lavori, Acculturati, Giovani, ecc.) che chiedono qualche cambiamento dellofferta. Uno dei pi espliciti consiste nella richiesta di un maggior numero di eventi culturali. Che cosa significa? Manifestazioni di spettacolo di rilievo nazionale e internazionale. Ci vale per il teatro di prosa, la musica classica, la musica leggera. Alla fine, vorremmo trarre le conclusioni confrontando i risultati delle nostre ricerche 20002002 con i dati di analoghe ricerche effettuate nel recente passato su scala locale, Nordest, nordItalia. Lipotesi inconsistente: infatti, esperienze scientifiche pregresse analoghe alla nostra pare non esistano. Ci obbliga a rinunciare a fare comparazioni, azione che avrebbe permesso di verificare quanto i nostri risultati siano testimonianza di una modernizzazione culturale, che, comunque, sulla base degli studi storico-sociali sulla cultura in Trentino che gi abbiamo ricordato, ci pare doveroso attestare.

Che fare? Lindagine, i cui risultati abbiamo riassunto nelle pagine precedenti, pu essere consultata integralmente nellapparato di allegati a questo documento. Crediamo che le questioni poste siano molto chiare. E interpellino il compito alto della politica, che non quello di assecondare lesistente, ma di coglierne le criticit e di orientare le scelte. Nell'ultimo decennio, la linea di offerta spettacolare della citt venuta crescendo e differenziandosi nel tentativo di intercettare differenti segmenti di pubblico e di reinserire la citt di Trento in posizione centrale nei circuiti distributivi, colmando in questo senso una latitanza di pi anni. Se, dunque, non si pu che dare un giudizio positivo sul passato recente, una riflessione necessariamente esigente sul futuro non pu limitarsi a riprodurre le scelte in vigore senza metterle in discussione e senza confrontarsi con la complessit e variet delle richieste e delle aspettative, quali la presente ricerca fa emergere.

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In termini ancora problematici, si ritiene, dunque, che sia compito preciso di questo documento porre questioni che non possono essere semplicemente ignorate o aggirate con un dribbling. Due principalmente. La prima quella della ricerca di un equilibro dinamico - e, in certi casi, di una vera e propria alternativa - fra un'evoluzione di tipo quantitativo (di crescita espansiva della programmazione) e un'evoluzione di tipo qualitativo, fatta anche di selettivit, di differenziazione, di rinnovamento in senso lato. L'altra riguarda l'opportunit di rafforzare, accanto ad una programmazione "istituzionale" (di qualit e al tempo stesso capace di adattarsi alle domande di un sempre pi ampio pubblico preparato e, perci, esigente, e di diversificarsi in generi e repertori accompagnando le evoluzioni del gusto e le peculiarit della domanda) una programmazione pi "laterale", meno universalmente riconosciuta, capace di intercettare nicchie di pubblico e di sfidare un'utenza oramai pienamente riconosciuta nella sua sfaccettata e mutevolissima fisionomia ad avvicinarsi a generi ed a forme meno prevedibili e, ad oggi, in parte ancora assenti. Non c', dunque, un equilibrio scontato e indifferente, ma piuttosto un equilibrio instabile, continuamente revocato in dubbio e rimesso in discussione. E' questo equilibrio, precario ma innovativo, che va ricercato e promosso. Lo scopo di queste considerazioni non , dunque, quello di dettare regole unilaterali, ma di promuovere una riflessione: di interrogarsi cio sullesigenza e sulla possibilit di ricercare costantemente questo equilibrio, partendo da dati e informazioni oggettivi, che offrono una base preziosa per un lavoro non arbitrario, di interrogarsi sul modo migliore di utilizzare le risorse non infinite e al contempo di incrementare le risorse rifinalizzando a scopi culturali finanziamenti pubblici e privati destinati alla promozione turistica e complessiva della citt ed infine di interrogarsi sull'opportunit e sui modi per favorire, attraverso il sostegno pubblico, lo sviluppo di una programmazione spettacolare capace di documentare l'evoluzione delle tendenze, il divenire dei linguaggi, la discontinuit nell'uso dei codici espressivi, l'elaborazione di nuove tematiche: i linguaggi dello spettacolo e dell'arte proposti s, certamente, per riprodurre e reinterpretare repertori gi conosciuti e linguaggi settoriali, ma anche per anticipare, per smentire, per aggiornare o provocare il dibattito, per sperimentare, per cercare nuove traiettorie. Trento, da questo punto di vista, non dispone di una vitalit, per cos dire, spontanea come quella di grandi citt, dove l'incontro e la "contaminazione" fra generi, stili, luoghi, persone avviene in modo quasi naturale. C', dunque, da chiedersi se non sia il caso di dedicare spazi ed una quantit di risorse pubbliche alla realizzazione di iniziative che non si pongano direttamente il problema (normalmente comprensibile ma condizionante) del "tutto esaurito", di un ritorno almeno plausibile fra investimento, incasso e livello di fruizione, del mantenimento del gradimento da parte di un pubblico di abbonati da assecondare: spazi sperimentali (non solo in senso fisico), dedicati espressamente ad iniziative che possano permettersi di provare, anche di sbagliare, di esercitare il diritto/dovere della curiosit ed esplorare i territori del rischio. Questi spazi-laboratorio, opportunamente monitorati e riletti, potrebbero trasformarsi in quella risorsa aggiuntiva che sa intercettare e interpretare le zone dombra, le insoddisfazioni, le diffidenze, le distanze o semplicemente lindifferenza apparente di fasce di utenza, soprattutto giovanile. Un ulteriore elemento di indagine e di approfondimento che si vuole proporre ad una riflessione attenta riguarda la relazione fra linguaggi dello spettacolo e nuove tecnologie: tema di grande attualit e di grande fascino, che, tranne pochi accenni e limitate frequentazioni, e contrariamente a quanto avviene intorno a noi, assente dal panorama ricorrente dell'offerta spettacolare e culturale trentina. A questo proposito, accenniamo a un tema - che verr ripreso, quando si parler della missione della Galleria civica, in termini pi circoscritti al compito della Galleria stessa nel suo 16

settore specifico di attivit - che apparteneva al "manifesto" di politica culturale di quella struttura fin dalla sua inaugurazione alla fine degli anni Ottanta. Quel "manifesto" (che ricordiamo firmato dal sindaco di Trento, dal Presidente del Consiglio provinciale quale titolare dello spazio espositivo di palazzo Trentini e dal presidente del MART) non si limitava a indicare e a precisare le finalit d'uso degli spazi pubblici della citt e a formalizzarne i rapporti. Ma aveva anche un contenuto propriamente estetico e prevedeva articolazione di contenitori (in capo alla Galleria civica) che includeva uno spazio istituzionale, uno spazio-foyer - esplicitamente finalizzato a registrare e a documentare l'evoluzione pi attuale e pi ipotetica, e comunque non codificata, delle tendenze e dei linguaggi dell'arte contemporanea - e uno spazio dichiaratamente dedicato agli "sconfinamenti" fra i linguaggi artistici. Per rendere evidente e concreta questa prospettiva, si volle allora ospitare nel foyer una mostra intitolata "Avanguardie Accademiche": si trattava di un confronto non rituale fra una dimensione innovativa e trasgressiva, che un carattere distintivo delle avanguardie, e una dimensione legata alla riproduzione e alla trasmissione di saperi codificati, se non di conservazione e di "manutenzione" dei linguaggi, che propria della dimensione accademica. In concreto, si incontrarono (in questa consapevole e intenzionale "contraddizione in termini") giovani artisti provenienti dagli Istituti d'arte e dalle Accademie di tutto il nord Italia. Non fu - fra altre possibili scelte pi "facili" e, per cos dire, "commestibili" - una scelta di conformismo o di omologazione. Essa indicava un preciso tracciato per la Galleria civica e per la sua missione, ma, in genere, per le politiche di promozione dell'arte giovane e della cultura in genere da parte del Comune di Trento. Vi si configurava, da un lato, un'attenzione mirata e prioritaria per la produzione giovanile della citt - che si intendeva tutelare e sostenere - ma anche per una sua necessaria, vitale apertura a momenti di confronto con altre esperienze, altre provenienze, altre "geografie" estetiche e territoriali. Oggi, a distanza di anni, le politiche per la promozione della creativit giovanile e dei linguaggi espressivi adottate dalla citt di Trento confermano e rilanciano l'attualit quella intuizione. A fronte di una domanda vasta e ancora in parte inevasa di spazi, di luoghi di aggregazione, di opportunit di confronto, vi sono, infatti, le condizioni preliminari - di consapevolezza, logistiche, organizzative - per realizzare un'offerta o una risposta a queste tensioni ed a queste sollecitazioni, che non ammettono delimitazioni di sorta.

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I TEMI-CHIAVE DEL DOCUMENTO

Una delle scelte fondamentali operate dallAmministrazione municipale nel proprio disegno di governo riguarda il ruolo centrale di Trento come protagonista di un progetto di crescita ad elevato contenuto di conoscenza. Fra le numerose prospettive che questa scelta prefigura e introduce, tre sembrano emergere come essenziali sia per una chiara definizione delle intenzioni programmatorie in fatto di cultura, sia per una valutazione corretta e sufficientemente esplicitata dellimpatto e delle implicazioni del nuovo orientamento sugli altri ambiti della pianificazione cittadina: il Piano strategico, il Piano di politiche per i giovani, il Piano sociale, lo stesso Piano Regolatore Generale. Queste prospettive incrociano necessariamente tutti i sistemi che, per funzione propria e a vario titolo, sono luoghi istituzionali di apprendimento; esse si estendono, per, ad aspetti pi ampi, pervasivi delle politiche estensivamente culturali (ed anzi delle politiche pubbliche in senso lato) e tentano una riflessione critica rispetto ai caratteri distintivi della cultura contemporanea e allintenzionalit con la quale Trento vi si posiziona. Prima prospettiva: per una citt che apprende Questa prospettiva dichiara la rinnovata centralit dellapprendimento lungo lintero arco dellesistenza: cio listruzione e la formazione prescolare, dellobbligo, superiore, professionale, universitaria, avanzata, permanente come obiettivo strategico e come carattere distintivo di unidea di sviluppo della citt. In questo contesto, l'Amministrazione municipale ha voluto promuovere una nuova diversa relazione fra la citt e le autonomie scolastiche, con un duplice obiettivo: quello di introdurre un criterio di regolazione, per mettere ordine nel quadro affollato e non organico delle relazioni in atto, nel tentativo di definire operativamente lidea di rete fra scuole e con il territorio; e quello di valorizzare le potenzialit presenti nella Scuola, e solo parzialmente espresse, mettendo a disposizione gli strumenti perch il protagonismo possa trovare canali efficaci di realizzazione. Daltra parte, necessario considerare che la Scuola rappresenta, nella societ attuale, solo una parte, anche se di fondamentale importanza, del sistema complessivo dellofferta di istruzione, formazione ed educazione; daltro lato, larticolato e mutevole fabbisogno di sempre nuove competenze e abilit espresso dalla domanda di formazione legittima percorsi interistituzionali che coinvolgono in forme diverse le realt sociali, economiche, culturali della citt. Appartiene a questa prospettiva un riferimento necessario ai temi dell'educazione permanente e della formazione agli adulti: parole-chiave per far mettere a fuoco, da parte di ciascuna istituzione competente, linsieme dei compiti e delle possibili operativit da attivare per realizzare una saldatura fra le funzioni e i destinatari delle stesse a livello del sistema formativo per antonomasia (scuola, universit, agenzie di ricerca, fondazioni) e contesto sociale allargato. Anche a questo livello deve essere presente a tutti gli attori in campo la necessit di osservare criticamente il proprio ruolo, per individuarne gli aspetti di complementariet con quello di altri soggetti (pubblici o privati), raccordando le mission delle istituzioni maggiori con quella di altre realt, meno percepite come titolari di funzioni formative o considerate minori, a cui viene attribuito una sorta di statuto debole allinterno di una impropria gerarchicizzazione (vuoi per il raggio di influenza circoscritto, vuoi perch meno dense dal punto di vista del sapere accademico).

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In una logica di riconoscimento delle diversit degli ambiti di azione e delle funzioni e nel rispetto degli stessi, appare invece essenziale che si maturi piena consapevolezza che ogni parte del sistema formativo assume un carattere di insostituibile singolarit. Da qui la necessit di correlazione fra le parti, di collaborazione e confronto a proposito degli interventi formativi rivolti ad un cerchio allargato di possibili fruitori (al di l degli studenti di ciascun comparto) in modo che scuola, universit, universit della terza et, agenzia del lavoro, servizi comunali preposti, enti e istituzioni che si occupano di formazione del pubblico nel campo dellarte, del teatro e della musica, interagiscano in modo sempre pi consapevole e coordinato. Questo quadro mutato e in rapida trasformazione sollecita lAmministrazione a una riflessione seria, che porti allelaborazione di un modello integrato di formazione: un modello flessibile, aperto a ricalibrature continue e funzionale al governo della complessit, che eviti la frammentariet e lepisodicit delle proposte, le sovrapposizioni, la riproduzione talora autoreferenziale degli interventi. Un simile strumento organizzatore attribuisce concretezza e praticabilit allipotesi condivisa di una citt che apprende, nellaccezione ampia e proiettata verso il futuro di comunit che si fa carico consapevolmente del proprio sviluppo, chiamando in causa, in un progetto sinergico, sia i soggetti istituzionali, per loro natura titolari di competenze educative e formative, sia, in un ruolo non secondario, i soggetti promotori di cultura diffusa. Questo coinvolgimento plurale assicura una risposta pluridirezionale, differenziata e pervasiva, premessa di un sistema formativo motivato e partecipato, efficace nel promuovere democrazia, produzione e ri-creazione di saperi e nellassicurare nel tempo il prezioso avvicendamento nelle presenze pi attive, fermento della progettazione e delle trasformazioni della citt. Questa ipotesi, per la molteplicit degli aspetti e degli ambiti interessati, trover nel Piano Strategico lidonea sede di elaborazione, nei termini peraltro gi abbozzati nella riunione pubblica del 12 settembre 2002. In questa prima prospettiva convergono temi e obiettivi che appartengono a diversi strumenti programmatori di settore: - il piano strategico, come detto, che assume la formazione e la risorsa umana come elemento-cardine dello sviluppo e come investimento nel significato pi propriamente economico del termine, cio quale fattore che genera valore nel tempo; in questo senso, il piano strategico getta le basi per una riflessione complessiva sull'evoluzione della domanda e dell'offerta di formazione e per la creazione di un nuovo strumento di regolazione di questo rapporto; - il piano sociale, che vede nella formazione un ingrediente essenziale per lo sviluppo comunitario, lintegrazione sociale e il rafforzamento delle competenze delle persone e dei gruppi; o, se vogliamo, per la riproduzione del "capitale sociale"; - il documento di indirizzo in materia di politiche per i giovani, che, in una logica di creazione e di moltiplicazione di risorse e di opportunit, si propone di definire operativamente il concetto di rete fra le autonomie scolastiche e di relazione fra scuole e citt, dotandosi anche di uno specifico accordo formalizzato; - il documento di lavoro sul sistema formazione-ricerca-impresa, attualmente in fase di elaborazione, del quale si riporta, nella sezione che riguarda il rapporto fra citt e universit, un ampio stralcio; - l'atto aggiuntivo all'accordo di programma fra PAT e Universit, che fissa le coordinate per una relazione di reciprocit fra citt e ateneo; - questo documento di indirizzo, naturalmente, il cui specifico sottolinea in particolare la dimensione formativa come fattore essenziale di crescita individuale e come baricentro per la maturazione di un senso responsabile di cittadinanza entro /e da parte di/ una comunit educativa.

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Seconda prospettiva: dalla concentrazione all'integrazione/specializzazione degli eventi, dal consumo all'investimento Si pu sostenere che il quadro attuale dellofferta culturale cittadina si presenta ad alta concentrazione di eventi: una proposta ricca, differenziata e di qualit, che pu essere letta come risultato apprezzabile di un impegno di risorse e intelligenze volto a colmare un certo ritardo e a rimettere Trento in un posto centrale, che gli compete, nella produzione e nella distribuzione dellofferta di spettacolo. La percezione che emerge con chiarezza dalla ricerca sui consumi culturali e dagli esiti della consultazione pubblica per la diagnosi del piano strategico (si veda il documento di diagnosi del giugno 2002, p. 26), che questa fase abbia esaurito il proprio compito e, quindi, serva un progetto di rivalutazione e di rilancio di tutto il sistema di offerta culturale: il rischio, forse non ancora la tendenza in atto, che, perdurando questi modelli e queste modalit di produrre e offrire eventi, si finisca per assecondare attraverso gli investimenti pubblici la propensione a consumare occasioni; che involontariamente risultino privilegiati come fruitori segmenti sociali stabili, ben individuabili; che la stessa offerta culturale possa alla lunga sottostare ad un andamento incrementale o, quantomeno, inerziale. Sono tre, a questo proposito, gli obiettivi di indirizzo che derivano da queste evidenze e da queste percezioni diffuse. Da una parte, necessario ripensare complessivamente un sistema in modo da intercettare gradualmente ma necessariamente, accanto al qualitativamente gi esistente, il qualitativamente emergente, e innescare un processo di ricambio, di avvicendamento e di aggiornamento nei repertori, nei linguaggi, nell'utenza, nelle competenze programmatorie. Un obiettivo, insomma, di innovazione. Dall'altra, necessario perseguire un obiettivo di integrazione, in modo che la progressiva diversificazione dei programmi rifletta, prima di tutto, un disegno e non un andamento spontaneo. Si tratta, in buona sostanza, di attivare una funzione non dirigistica di regolazione degli eventi, soprattutto dei grandi eventi, e di definire operativamente logiche di rete o di sistema nel settore bibliotecario e museale, Inoltre, va incoraggiata e sostenuta (le condizioni sono ormai mature) una relazione sistematica e virtuosa fra la dimensione culturale della citt e la sua dimensione economica (soprattutto turistica). Infine, necessario assecondare lo spostamento progressivo del focus delle politiche pubbliche dalla logica dellofferta/consumo a quella dellinvestimento/partecipazione, riaffermando la titolarit e il compito specifico dellAmministrazione di promozione della cultura a pi dimensioni, dalla fruizione dei beni culturali, alla conoscenza delle memorie, allacquisizione di strumenti e categorie analitiche per decifrare la complessit della realt contemporanea e per cogliere criticamente le opportunit della mediazione massmediale. Questo significa anche dare nuova visibilit e collocazione ai Musei, alle biblioteche, agli archivi, alle risorse naturalistiche e geografiche, favorire modalit anche informali e diffuse di riproduzione e di elaborazione di conoscenze, facilitare laggregazione che attraverso forme anche ricreative promuova lautoapprendimento in ogni campo: con la convinzione che la ricchezza, la densit e la diversificazione delle opportunit diventano esse stesse moltiplicatrici di occasioni di libero confronto e crescita in ambito conoscitivo, sociale e relazionale.

Terza prospettiva: una riflessione sulla contemporaneit Un disegno compiuto di politiche per la cultura non pu rinunciare ad una riflessione critica sui caratteri peculiari della cultura contemporanea, connotata, soprattutto nella sua specificazione scientifica e tecnologica, da una frammentazione delle discipline e dei saperi, cui a sua volta si contrappone una straordinaria capacit di approfondimento analitico, e dalla sua costitutiva ambivalenza etica. 20

La scienza e la tecnologia sono fattori che possono liberare enormi potenzialit, ma pongono, nello stesso tempo, sfide talvolta imbarazzanti; sfide rispetto alle quali i nostri strumenti culturali sembrano inadeguati. Il progresso della ricerca e delle sue applicazioni interroga, infatti, le nostre categorie etiche e giuridiche e pone loro domande inedite. Non si tratta solo di prendere atto di crisi di sistema, come la crisi ecologica, che mette in discussione la plausibilit di un modello di sviluppo aggressivo e dissipativo, ma anche dell'esigenza di adeguare le categorie etiche e giuridiche e il sentire comune al progresso della conoscenza, cercando un punto di equilibrio fra l'indifferenza e la reciproca ostilit. Se vero, in altre parole, che i fini della ricerca non appartengono allo statuto della scienza, ma allo statuto della societ - cio non riguardano solo gli scienziati o chi finanzia la ricerca, ma tutte le coscienze - i temi della ricerca, del trasferimento e dell'utilizzo economico della conoscenza devono essere riconosciuti nella loro ambivalenza e non possono essere abbandonati a timori irrazionali, ma nemmeno consegnati ad una altrettanto irrazionale speranza acritica verso il progresso inteso come mito lineare. Trento ha saputo interrogarsi su questo fenomeno, sulle sue contraddizioni e sulle sue prospettive. Ricordiamo, per cenni, i seminari di studio sui temi della bioetica fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, l'attenzione ricorrente dedicata a questi temi dall'ITC-isr, i pi recenti percorsi di approfondimento sui rapporti fra cittadini, scienza e tecnologia. Trento ha saputo e sa, dunque, dedicare momenti rigorosi di analisi e di approfondimento a questioni - come la bioetica, l'etica ambientale o le tecnologie avanzate dell'informazione e della comunicazione - che non possono non accompagnare una chiara scelta di campo verso un forte investimento in conoscenza. Lo ha fatto sentendosi parte - e non ai margini - di un processo di crescita fondato sulla conoscenza: un processo che deve essere diffuso (per non riprodurre disuguaglianze); democratico (per non delegare a centri di potere esclusivi le decisioni sugli obiettivi ultimi della ricerca); orientato a valori (per non trovarci a disporre di strumenti troppo grandi rispetto alla nostra capacit di gestirli o di prevederne e governarne gli effetti). Questa ispirazione non pu che accompagnarci verso la prospettiva di un nuovo umanesimo, che sappia mettere al centro di un'idea di sviluppo i concetti ed i significati della sostenibilit, della compatibilit, della responsabilit, del limite. Un'idea di sviluppo, insomma, che guardi alla generazione di valore, in senso ampio, e non solo di ricchezza. D'altra parte, nell'economia - e, prima di tutto, nelle ragioni profonde - di questo documento non pu mancare un richiamo esplicito ed esigente ai temi legati alla multiculturalit, alla dimensione religiosa e al dialogo fra le religioni. Si fa questa affermazione in una prospettiva laica: una prospettiva consapevole del fatto che uno dei caratteri distintivi, e delle conquiste, della modernit risiede nell'autonomia etica del soggetto e nella laicit dello Stato; ma consapevole anche che la religione - con la citt, il diritto, la famiglia - una delle grandi "istituzioni antropologiche" dell'umanit; e consapevole che, forse mai come in questo momento storico, il dialogo fra le religioni un passaggio imprescindibile nella costruzione di strutture di convivenza in una societ multietnica e, in un'ottica planetaria, nella costruzione di un futuro di pace. Trento, da questo punto di vista, non pu non attualizzare il ruolo che ha storicamente assunto e intende ancora assumere come luogo di confronto fra le grandi categorie del pensiero e (secondo quanto ci ricorda lo Statuto comunale) come parte responsabile di un destino pi ampio. Anche in questo caso si rileva la piena coerenza con le linee di indirizzo del piano strategico, cui si rinvia, ed anche la possibilit di valorizzare, muovendosi verso la ricomposizione di una logica di sistema, le potenzialit e le risorse, in termini di soggetti e di progettualit, che definiscono la ricchezza e la tensione etica della nostra citt.

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verso una cultura dei valori e dei significati fra locale e globale Questo riferimento ad una cultura dei valori e dei significati non pu fare a meno di prendere posizione rispetto al paradigma locale/globale. La cultura, nella sua stessa definizione antropologica, situata, localizzata, cio affonda le proprie radici in un contesto determinato, in un territorio circoscritto. Che ci si riferisca ai dialetti o ai prodotti della terra, la cultura, sia essa materiale o immateriale, si pone prima di tutto in una dimensione locale. Abbiamo cercato di elaborare questo dato: ci ritorneremo diffusamente pi avanti, quando, ad esempio, parleremo dellesigenza e della possibilit di favorire la riproduzione e la trasmissione delle conoscenze e dei saperi fra generazioni diverse e fra culture diverse, considerando questi saperi e queste conoscenze come usi civici immateriali e, dunque, come autentico patrimonio collettivo. C per nella nostra scelta un dato che non pu considerarsi scontato: la dimensione locale viene considerata come un valore da tutelare e da aggiornare: non scade mai nel localismo, cio nella chiusura rispetto ad altre diversit, nella nostalgia di quel come eravamo che troppo spesso , in realt come non siamo mai stati, nel rimpianto, nella difesa verso ogni cambiamento considerato come pericolo. Ci riconosciamo in una cultura locale che, consapevole e forte della propria identit, accetta e ricerca attivamente il confronto con altre identit, con altre dimensioni. Per questo, va rafforzata o, come si dice oggi, va resa competente: va sostenuta nellacquisizione delle password, nelle categorie, negli strumenti che permettono di decodificare la contemporaneit e di collocarsi criticamente in essa. Non si tratta solo di alfabetizzazione ai nuovi linguaggi, di apprendimento delle lingue straniere, di rafforzare, in genere, il processo formativo. Si tratta anche di prendere posizione di fronte ad una prospettiva globale che non possiamo considerare di per s, perch non lo , n una condanna n un destino radioso. E, piuttosto, un presente ed un futuro ricco di ambivalenze, cio di squilibri e di tensioni positive, di minacce e di opportunit, nel quale Trento, come citt, ed i suoi cittadini vogliono collocarsi responsabilmente ed assumere un ruolo. Questo, non altro il senso profondo di iniziative come Il Trentino e lEuropa e di progetti che sperimentano forme di diplomazia popolare e di cooperazione allo sviluppo: modi per corrispondere al dovere della memoria ma anche della comprensione del presente e per ampliare i confini di una cittadinanza responsabile e di un suo concreto esercizio.

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LA CULTURA DELLA VALUTAZIONE, LA VALUTAZIONE DELLA CULTURA Gli strumenti e i modi della verifica Il tema della valutazione delle politiche culturali rinvia, apertamente, ad un nodo critico che necessario risolvere. In effetti, il sistema ora in vigore non pu ritenersi fondato su di un sistema di valutazione, ma su di un sistema di controlli. E un modo di agire procedurale e contabile, fiscale nel senso deteriore del termine, reso obbligatorio da un regolamento comunale e su di esso appiattito, nel senso che rinuncia, verrebbe da dire "programmaticamente", a forme di verifica sulla plausibilit, sulla tenuta, sull'impatto di quanto deciso e realizzato con risorse pubbliche. Oggi, ci che viene preso in considerazione solo la proposta di intervento e, a conclusione, il controllo dellavvenuto svolgimento e dei costi sostenuti. E', dunque, necessario ampliare lo sguardo dal momento della presentazione progetto e includervi anche il momento di discussione (pubblica) dei risultati. I motivi di questa nuova centralit del momento valutativo sono pi d'uno. Prima di tutto perch le risorse finanziarie sono pubbliche e scarse. Sono pubbliche e, quindi, necessario che il loro impiego rifletta oltre che criteri razionali, equilibrati e condivisi anche unesigenza di etica della spesa. E sono scarse. Perci, vanno distribuite in modo selettivo sulla base di criteri non intuitivi e di indicatori sufficientemente raffinati. Oltre a queste ragioni di severit e selettivit, si rileva la crescente consapevolezza da parte di chi svolge la funzione pubblica di indirizzo e di controllo ( significativo quanto emerso nel corso della riunione della Commissione consiliare per la cultura del 18 settembre 2002) di dover disporre di strumenti adeguati per entrare nel merito delle materie che le sono affidate. Strumenti che presuppongono conoscenze autorevoli, imparziali e, perci, di fonte terza rispetto a chi propone e realizza iniziative e capaci di rapportarsi agli indirizzi indicati dai documenti programmatici e delle priorit in essi evidenziate, in modo da completare, con giusto approccio metodologico, la triade delle fasi necessarie per una corretta amministrazione delle risorse: indirizzi, programmazione-attuazione, valutazione. Infine, la valutazione centrale perch necessario corrispondere allesigenza di documentare pubblicamente in modo continuativo nellinteresse degli attori culturali della citt e degli utenti il quadro complessivo dellofferta e della domanda di eventi, le sue tendenze, le sue criticit, in modo da consentire agli operatori di collocarsi in modo consapevole e responsabile in un contesto riconoscibile, avendo a riferimento questo contesto e non il singolo episodio o la personale sensibilit.

In termini esemplificativi, si coglie lesigenza di acquisire elementi attualmente non rilevati, come la partecipazione attiva di utenti a momenti di preparazione/formazione precedenti gli eventi e/o a momenti di discussione critica a posteriori quale indicatore della capacit di rielaborazione culturale; il coinvolgimento di pi soggetti o partner, istituzionali e associativi, nella realizzazione di un progetto quale indicatore della capacit di penetrazione trasversale in pi strati sociali; lappoggio di privati in qualit di sponsor quale indicatore del grado di interesse per un potenziale ritorno economico e della responsabilit sociale delle imprese; il numero di accessi di utenti ai siti informativi quale indicatore dellinteresse diffuso; la conferma di abbonamenti a stagioni teatrali, di iscrizione a corsi e ad altre attivit ricorrenti quale indicatore del grado di fidelizzazione; le preiscrizioni a iniziative per le quali sia necessaria una prenotazione anche in assenza di ticket, ad esempio a causa di limitata capienza (vedi corsi per adulti, visite guidate, incontri con autori al castello ecc.) quale indicatore del livello di interesse; 23

i trend di crescita di nuove presenze di cittadini residenti, provenienti dalla provincia e/o da fuori provincia quale indicatore della capacit di attrazione della proposta (in particolare questultimo dato potrebbe essere un parametro significativo del grado di consolidamento del peso delle iniziative culturali (mostre, spettacoli, concerti, visite a monumenti) pubblicizzati nei pacchetti promozionali a livello dei circuiti turistici e dei maggiori tour operator).

Si configura, in breve, una funzione evoluta di Osservatorio culturale, che permetta di trasformare queste esigenze in modalit concrete, ricorrenti e strutturate di raccolta e restituzione di informazioni. La questione non pu essere affrontata se non in una dimensione allargata a tutti i soggetti istituzionali del capoluogo, proprio per il loro comune interesse a ricercare strumenti di valutazione, ma anche in virt del fatto che i vari eventi connessi con le diverse programmazioni di ogni istituzione sono spesso interconnessi o, comunque, agiscono nellopinione pubblica e nei comportamenti dei pubblici, in modo da interferire tra loro, anche con opportune azioni di rinforzo specie l dove, a monte, le rispettive programmazioni siano state volutamente confrontate e messe in sinergia. E opportuno ribadire una convinzione: loperazione di una verifica valutativa non pu essere finalizzata ad una mera, se pur utile, fotografia dellesistente con capacit di descrizione nel dettaglio di alcune caratteristiche dei comportamento del pubblico nel campo della fruizione di proposte culturali. Dal quadro descrittivo possono sicuramente essere estratti elementi utili per un giudizio complessivo, ma si deve evitare un utilizzo statico e descrittivo di questi risultati. Ci che si deve perseguire una dimensione dinamica, che sofferma lo sguardo valutativo sullattivit svolta in funzione di una immediata rielaborazione dei dati che miri a ricalibrare le proposte, la tipologia e la qualit dellofferta. Se finalit ultima di qualsiasi sollecitazione culturale rimane quella di far crescere a macchia dolio la curiosit, la diffusione e il confronto delle idee e linteriorizzazione delle acquisizioni prodotte dagli eventi culturali, allora appare chiaro che qualsiasi soggetto promotore di cultura non possa non essere interessato e chiamato in causa nello sforzo di una costante messa a punto e innovazione della propria capacit di proposta. Pi in generale si tratta, quindi, di approfondire gli aspetti connessi con un discorso di Economia della Cultura, anche per capire quali e quanti possano essere i soggetti e quali modalit di mercato si stiano affacciando sullo scenario trentino e globale insieme. Analogo discorso vale per le questioni attinenti alleconomia dellarte, specie in questa fase di transizione, dove le tendenze artistiche e le esigenze espressive si intrecciano e fanno i conti con un mercato di fruitori, collezionisti darte e galleristi. A dibattere questi temi concorreranno sicuramente gli incontri previsti gi in questo autunno 2002 realizzati in collaborazione fra Galleria Civica, Facolt di Economia, Associazione Industriali.

Verso l'Osservatorio culturale Quanto detto finora interessa la dimensione pi specifica di una funzione di Osservatorio culturale: quella conoscitiva. Tuttavia, per le ragioni alle quali si accennato, la dimensione conoscitiva non si giustifica in s e per s, ma proprio e solo in quanto alimenta e supporta altre due dimensioni concorrenti: quella decisionale e quella partecipativa. A questultimo proposito, va sottolineata la relazione di coerenza fra lipotesi di lavoro qui in discussione e due ambiti di intervento, oggi a differenti livelli di elaborazione, che il Comune di Trento ha individuato come prioritari: quello dellOsservatorio sociale e quello del bilancio sociale. Ora, del tutto evidente che lesigenza e lintenzione di fornire al dibattito pubblico elementi conoscitivi rigorosi e aggiornati sulle dinamiche culturali della citt costituisce un sotto-insieme specifico di un disegno che trova nel bilancio sociale una modalit complessiva di relazione con e 24

fra lAmministrazione municipale, gli enti, le istituzioni, le associazioni, i cittadini in unottica di coamministrazione1. Sono due, insomma, le novit introdotte in questa fase dalla nuova pianificazione comunale: la dimensione partecipativa e la cultura della valutazione (e, aggiungiamo, la natura intrinsecamente partecipativa della valutazione). Su queste premesse, possibile dire, prima di tutto, quello che il bilancio sociale non : non una tecnica per estrapolare - da un contesto complessivo - la quota di interventi riferiti ad obiettivi tipicamente o convenzionalmente "sociali". Si tratterebbe di una ipersemplificazione incapace di cogliere gli elementi distintivi di un bilancio sociale, che non un sottoinsieme del tradizionale, e necessario per legge, apparato programmatorio e autorizzatorio, ma qualcosa di irriducibilmente "altro": non solo perch, mettendo al centro una dimensione valutativa, si sposta pi sul versante della rendicontazione (cio del consuntivo) che non sul versante previsionale; ma soprattutto perch il bilancio sociale non uno strumento, per cos dire, unilaterale e prescrittivo, ma piuttosto uno strumento "discorsivo", che dichiara pubblicamente il ruolo e la responsabilit sociali di un ente e li confronta non solo con i propri organismi deliberativi, ma con un ambiente esteso di portatori di interessi e di competenze. LOsservatorio sociale, istituito dal Piano sociale e attivato con provvedimento della Giunta del settembre 2002, costituisce un precedente con forti analogie rispetto allipotesi qui illustrata e, mutatis mutandis, riproducibile. In primo luogo, esattamente riproducibile limpianto teorico dellOsservatorio sociale, che integra una dimensione specialistica, che raccoglie soprattutto competenze tecnico-scientifiche e metodologiche; una dimensione partecipativa (democratica), che si fa carico soprattutto della rappresentazione e della interpretazione dei bisogni e delle politiche; ed una dimensione decisionale (politico-istituzionale). La dimensione specialistica della funzione di Osservatorio culturale deve corrispondere ad un bisogno informativo e conoscitivo che possiamo riassumere cos: monitoraggio delle dinamiche culturali in atto, sia a livello locale che nazionale e internazionale, delle modificazioni, delle tendenze al cambiamento; analisi dellofferta di servizi e di eventi, tanto nella dimensione quantitativa che in quella qualitativa, attraverso sistemi di indicatori e indagini sulla qualit; analisi della domanda di servizi e di eventi, sia latente che espressa. E chiaro che questo fabbisogno di conoscenza non pu risolversi in una logica tecnicista. Al contrario, va ribadito il significato due volte politico di questa funzione: prima di tutto, perch la dimensione politica a formulare le domande, a porre i temi, a fissare gli indirizzi; e poi perch una scelta politica quella di promuovere il coinvolgimento degli enti, delle organizzazioni, del volontariato, degli operatori, degli utenti dei servizi, dei cittadini, con l'obiettivo di raccoglierne e di valorizzarne il sapere diffuso, i saperi specialistici, le competenze disciplinari, la conoscenza distribuita. Il risultato non un piano di marketing, ma un processo democratico.

Come ci ricorda il Piano sociale della citt di Trento 2002-2004, puntare alla costruzione di legami di partneship sociale tra istituzioni e cittadini significa - inevitabilmente - non solo permettere di costruire insieme, ma anche di valutare insieme. Se la valutazione diviene partecipata - secondo schemi e modalit che assicurano la chiarezza delle competenze e delle responsabilit reciproche - i vantaggi sono molto elevati, perch gli interessi garantiti non sono solo quelli dei cittadini coinvolti, ma anche quelli dellintera comunit che viene fatta oggetto di un processo di responsabilizzazione e empowerment cruciale per promuovere la solidariet e il senso di responsabilit diffusa. Il processo valutativo in gradodi aprire nuove possibilit per verificare e garantire il grado di tutela dei diritti sociali. Pertanto si deve ribadire come la valutazione (sia centrale) non solo quale elemento di analisi del grado di efficienza e efficacia dei servizi, ma anche per realizzare una effettiva difesa dei diritti dei cittadini che al di fuori di una cultura e una prassi della valutazione dei servizi difficilmente pu essere realizzata in modo compiuto.

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Concretamente Fin qui abbiamo discusso le ragioni e, se vogliamo, lurgenza di una funzione di Osservatorio culturale. E abbiamo presentato una sua essenziale, schematica ipotesi teorica. Si tratta, naturalmente, di passare dal dire al fare. E prematuro proporre in questa sede un Osservatorio culturale bell e pronto. Crediamo che sia realisticamente possibile e opportuno avviare una fase in qualche modo costituente, che permetta allOsservatorio culturale di pensarsi in una sorta di progetto/azione: in parte per iniziare a rispondere fin da subito ad un bisogno di conoscenze che precepiamo necessario qui e adesso; e in parte per consentire ad interlocutori che riteniamo necessari e qualificati, ma prima di tutto al Consiglio comunale nella sua articolazione preposta (la Commissione consiliare competente), di condividere lelaborazione di ci che lOsservatorio vorr e sapr essere. La proposta operativa quella di avviare in tempi brevi una fase di approfondimento che coinvolga, in dialogo stretto con la Commissione consiliare, referenti ed esperti in un percorso volto a realizzare uno strumento tecnologico che svolga una ricognizione complessiva, analizzando i diversi ambiti e aggiornandola costantemente. Dovranno essere messi a fuoco i seguenti aspetti: Mappa dei soggetti dellassociazionismo, sia istituzionale, sia a livello di piccole realt diffuse sul territorio Banca delle risorse attivabili (vedi pag. 89) Anagrafe dei luoghi e degli spazi della citt, sia quelli preposti ad attivit culturali, sia quelli potenzialmente utilizzabili come palcoscenici eccezionali: palazzi storici, strade, piazze, cortili o spazi privati, ecc. Costruzione di una possibile anagrafe di realt imprenditoriali private interessate al sostegno di iniziative e progetti culturali Anagrafe dei diversi canali di informazione/promozione: editoria, giornali e fogli locali, siti web, radio, Tv, agenzie pubblicitarie, ecc. Interlocutori saranno i vari soggetti culturali coinvolti nella stessa attivazione delle funzione di osservatorio e ad essi saranno consegnati in maniera periodica i dati raccolti. A proposito del ruolo della Provincia autonoma di Trento, si attendono con estremo interesse le ipotesi progettuali relative al costituendo polo informativo culturale provinciale, che potr assumere una configurazione estremamente articolata quale struttura di servizio e configurandosi anche come strumento di raccolta, selezione e organizzazione di informazioni quale funzione necessaria ad attivit di carattere valutativo. Qualunque sia il disegno di Osservatorio culturale, del tutto evidente la necessit di integrare il suo compito e il suo funzionamento con l'attivit del polo provinciale. In conclusione, l'ipotesi di lavoro che questo documento sostiene che si possa avviare una fase transitoria che, sulla base di un programma di lavoro annuale, permetta di arrivare alla costituzione formale dellOsservatorio culturale e, nello stesso tempo, permetta di acquisire elementi conoscitivi sui temi di politica culturale rispetto ai quali siano necessari, opportuni o possibili un supplemento di istruttoria, lespressione di parere motivato da parte del Consiglio comunale, una condivisione non rituale da parte di interlocutori terzi.

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Ambito I IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI LE DECLINAZIONI DELLA CULTURA

LE RETI DELLA CULTURA Nell'interpretare questo momento delle politiche culturali, nel preparare questo strumento, nel confronto e nell'approfondimento che hanno caratterizzato il percorso partecipativo, emersa un'evidenza, secondo noi, definitiva: la consapevolezza che fare politiche culturali oggi, cio legittimare e attuare l'intervento pubblico nel settore della cultura, significa relegare nel passato ogni prospettiva dirigistica, fiscale, unilaterale, prescrittiva, paternalistica e assumere un punto di vista orientato alla regolazione piuttosto che alla regolamentazione, al governo dei processi e delle reti piuttosto che delle procedure e delle dinamiche strettamente amministrative. Diciamo questo per molte ragioni. Due le principali. Una prima ragione rinvia all'orientamento di fondo del Comune in questa fase storica: un orientamento che prende atto di come molte dinamiche e molte scelte non siano pi riconducibili soltanto alle competenze amministrative del Comune e di come sia necessario promuovere e garantire modalit di inclusione dei cittadini nella formazione delle decisioni che li riguardano. Una seconda ragione legata, invece, alla gestione della complessit, anche in campo culturale. Non possibile, insomma, illudersi che la molteplicit dei soggetti, la loro autonomia ideativa, la crescita di consapevolezza e preparazione di un pubblico sempre pi esigente e disposto a inseguire i propri interessi anche al di fuori di un breve raggio di accessibilit, la moltiplicazione degli eventi e delle opportunit possa essere ridotta attraverso forme di programmazione di tipo unilaterale e prescrittivo. Non per questo l'ente pubblico pu rinunciare all'esercizio del ruolo che gli proprio, perch c', nel governo del sistema, una funzione pubblica senza residui: non solo perch l'attivit culturale costituita normalmente da merit goods, cio da attivit in crisi di redditivit, che, in quanto tali, sono beni che meritano (appunto) il sostegno pubblico. Ma anche perch l'ente pubblico rimane il solo soggetto legittimato a fare sintesi di interessi differenti e non sempre, e nemmeno necessariamente, conciliabili. Questa esigenza di ridefinire lo statuto di ci che pubblico non senza conseguenze. Questo vuol dire, concretamente, sostituire le forme programmatorie prescrittive con forme negoziali; semplificare le procedure e le modalit di sostegno al volontariato; passare dal controllo (cio dalla verifica formale) alla valutazione (cio alla verifica sostanziale) dei risultati; passare da rapporti individuali al governo di reti di relazioni. Il passaggio, in sintesi, da un criterio di intervento di tipo finalistico ed un criterio di intervento di tipo regolatorio una delle idee-chiave che stanno alla base del pensiero che ispira questo documento. Un'idea, e un criterio, dai quali derivano l'impostazione stessa di questo lavoro e le scelte politiche che caratterizzano ciascuna sezione: sezioni che, in coerenza con questo assunto, rinviano a singoli e distinti sottosistemi culturali (li chiameremo sempre sistemi per chiarezza e per semplicit): quello del teatro, della musica, delle biblioteche, dei musei, delle reti di municipi. 27

Ambito I.1 La rete delle municipalit Un primo sistema riguarda le relazioni fra citt o fra municipi. E del tutto evidente che la citt di Trento si pone in una posizione forte nellattuale quadro dellofferta culturale (per lelevata concentrazione di risorse in primo luogo logistiche e finanziarie e di eventi nella citt) e, in conseguenza, intercetta una quota importante della domanda di cultura, ci non toglie che vada ribadita e messa in risalto la singolarit del compito che ogni municipalit, e quindi anche la nostra, chiamata a svolgere allinterno di un orizzonte complessivo. Ci riferiamo alla determinazione che ogni Comune pu assumere rispetto ad un impegno a lavorare in rete con gli altri Comuni, per propria autonoma scelta, allo scopo di ottimizzare i risultati delle proprie proposte culturali, l dove queste siano raccordate e dialoganti con quelle altrui. Questo metodo di lavoro non potrebbe giungere a piena applicazione ed efficacia attraverso qualsivoglia dettame normativo proveniente da fonti legislative sovraordinate: lintervento autoritativo pu, al massimo, indurre a forme di collegamento a causa di condizionamenti economico-finanziari, ma non raggiunge lefficacia di stimolo alla condivisione, non pu suscitare impegno verso intenzionalit comuni, qualora queste non nascano dal basso per spontanea convinzione. E per questo che il rivendicare la singolarit dellapporto di una municipalit sul piano culturale significa partire dal presupposto democratico del valore della partecipazione paritaria di ogni realt a percorsi di dialogo culturale e a progetti aperti al contributo di tutti. Ci significa mettere al primo posto non solo la dignit di ogni contesto municipale, con la propria storia e il proprio investimento attuale sul futuro, ma anche rafforzare la volont di non rinchiudere questa peculiarit allinterno di orizzonti particolaristici e predefiniti in favore di unampia circolazione delle idee e delle proposte: unapertura che richiesta non solo e non tanto da vincoli di bilancio e da necessit di differenziazione dellofferta per evitare sovrapposizioni e duplicazioni, quanto dal bisogno di confronto a tutto campo, di interazione fra le comunit e di integrazione con la realt provinciale, nazionale, europea e mondiale. La difesa del ruolo delle municipalit si coniuga cos perfettamente con la consapevolezza della collocazione allinterno di reti di relazioni entro un sistema ampio, i cui orizzonti non sono comprimibili, invasi come sono dalle istanze di una mondializzazione che tocca i rapporti culturali nel mentre influenza e imprime vincoli assai materiali e tangibili sul piano delleconomia, della finanza e delle conseguenze in campo politico e sociale. Da questa convinzione, che, in sintesi, esprime l'impegno a tradurre il valore delle autonomie municipali in una esplicita modalit di cooperazione istituzionale e progettuale, nasce un duplice obiettivo politico e programmatico: un primo obiettivo quello della formalizzazione di modalit strutturate di consultazione e di relazione in ambito culturale fra le municipalit secondo un criterio di contiguit territoriale, coinvolgendo in primo luogo le realt urbane dell'asta dell'Adige comuni ed i principali comuni della provincia di Trento in una relazione sia bilaterale che multilaterale; ci potr stimolare la mobilit del pubblico (che appare sempre pi propenso a spostarsi per inseguire l'offerta che meglio ne interpreta gusti e propensioni sempre pi evoluti) e la redazione di palinsesti condivisi; esemplificando, si possono qui citare, fra le relazioni in atto da rilanciare o fra quelle realisticamente possibili od opportune, quelle con Rovereto in tema di politiche museali (in particolare il MART) o su singoli settori di offerta; con Pergine, impegnata nella realizzazione di un nuovo contenitore culturale a scala non solo locale; con Borgo, relativamente agli eventi di Arte Sella, alla possibilit di stabilire relazioni con il Museo della Grande Guerra, recentemente inaugurato, e alle suggestioni del parco fluviale; con Bolzano, condividendo l'adesione istituzionale alle compagini dell'Orchestra Haydn e del FilmFestival della Montagna; con i comuni che ospitano attivit teatrale primaria e teatroragazzi, per il 28

tramite del Coordinamento Teatrale Trentino; e, non da ultimo, con le municipalit che hanno condiviso il progetto "Il Trentino e l'Europa"; un secondo obiettivo quello del potenziamento e dell'ulteriore sviluppo delle relazioni con le citt e le reti di citt cui Trento sia, o possa essere, legata sulla base di un criterio di prossimit di tipo tematico. Pensiamo al CIDAC - circuito delle citt d'arte e di cultura, al Circuito GAI - giovani artisti italiani, alla Comunit di Lavoro delle citt delle Alpi, al circuito delle citt romane, a singole citt medie che stanno avviando ipotesi di sviluppo fondate sempre pi esplicitamente sulla valorizzazione del proprio patrimonio storico, artistico e culturale come, di recente, Pesaro e La Spezia. Di Pesaro, in particolare, va segnalato il riferimento al Rossini Opera Festival, evento culturale di eccellenza, e, pi in generale, la scelta - operata dal Piano strategico di quella citt - di puntare su un forte e articolato investimento culturale per entrare in un promettente circuito di visibilit e di attrattivit nazionale e internazionale. Il dialogo con queste citt - interlocutori preparati e dinamici - gi impostato formalmente.

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Ambito I.2 Il sistema dei contenitori culturali Il tema dei contenitori culturali in citt , oggi, altrettanto attuale di otto o dieci anni fa. Ma si configura in modo molto diverso. Fino a qualche anno addietro, il problema era legato soprattutto alla carenza di spazi e, conseguentemente, al sovraccarico "funzionale" dei contenitori disponibili. In seguito, l'allestimento del teatro cosiddetto sperimentale nel complesso S. Chiara, il completamento del restauro del Teatro Sociale, che dispone anche di un ridotto, la disponibilit anche a fini culturali del palazzetto dello sport e del Teatro S. Marco, l'acquisizione in locazione dell'immobile che ospita il Centro Musica - per limitarci solo alle nuove e principali acquisizioni hanno reso disponibili volumi sempre maggiori; questa stata, almeno parzialmente, (ovviamente accanto alla qualit dei programmi e allattivit di formazione del pubblico) la premessa o la concausa del graduale incremento del numero di spettatori e dalla progressiva crescita/diversificazione dell offerta di eventi che si registrata, pi o meno, dalla met degli anni Novanta ad oggi. In termini prospettici, cio in attesa che si verificassero le acquisizioni che definiscono l'attuale quadro dei volumi disponibili per fini culturali, il Comune di Trento aveva cercato di mettere ordine in questo tema, per cos dire, "vagante" ed aveva cercato - verso la met degli anni Novanta e, poi, con la costruzione del Piano di sviluppo socio-economico negli anni '96-'98 - di articolare un ragionamento che tentava, adottando un criterio regolatorio e non prescrittivo, di "giocare d'anticipo" o, in altre parole, di governare il difficile e non scontato passaggio da una fase nella quale la disponibilit di spazi era palesemente inadeguata rispetto a una domanda in rapida e tumultuosa crescita ad una fase in cui, all'opposto, l'offerta sarebbe stata pi che adeguata e si intravvedeva l'esigenza di introdurre un criterio di specializzazione. Il ragionamento conteneva fra l'altro il tentativo di riformulare il problema e di proporre soluzioni non solo sul piano strettamente funzionale, ma anche sul piano urbanistico, individuando una sistema ordinato di poli urbani con precise e differenti caratterizzazioni. Riformulare la domanda Ad oggi, senz'altro lecito affermare che si tratta di un tema irrisolto. L'obiettivo di questo documento - a fronte di sollecitazioni, percezioni, orientamenti, vincoli estremamente diversificati e, allo stato attuale, contraddittori - non quello di dare risposte precise e definitive (non ce ne sono i presupposti), ma quello di porre con la maggior precisione possibile il problema. Cio di riformulare la domanda. Il punto di partenza, al quale si rinvia senz'altro, pu essere il documento preliminare a questo atto di indirizzo, che metteva a tema i principali nodi politici da affrontare. La tesi che vi era sostenuta pu essere, in buona parte, sottoscritta ancora oggi, laddove sosteneva l'esigenza di affrontare la questione dei contenitori in una logica di sistema. Su questo punto, riteniamo, nulla quaestio, anche considerando i punti di vista assolutamente convergenti espressi - nel corso degli ultimi mesi ed in circostanze occasionali molto diverse - sia dal Centro S. Chiara che dal Museo tridentino di scienze naturali, ma anche da Universit e ITC nel contesto di un discorso pi articolato sulle esigenze localizzative del sistema formazione e ricerca. E non fa problema nemmeno la convinzione, strettamente legata alla precedente, che il governo di questa criticit non possa accontentarsi di una evoluzione spontanea. Perch di solito i problemi, da soli, non si risolvono. Riteniamo, invece, che possa essere reimpostato e riproposto il tema della definizione operativa dell'idea di sistema. Nel documento preliminare si affermava che parlare di contenitori in una logica di sistema significava, in sintesi, parlare delle loro vocazioni relative e delle loro funzioni specifiche: tema da rapportare alle loro caratteristiche tecniche e funzionali, alla 30

loro capienza, al loro prestigio, ai rispettivi costi di esercizio e di conduzione, alla loro effettiva utilit in una prospettiva di sistema, alle politiche di diversificazione dellofferta che il Comune intende attuare. Il criterio d'uso dei contenitori che viene adottato, si proseguiva, enfatizza la dimensione logistica (capienza della sala, costi di esercizio, caratteristiche tecniche del palcoscenico), assumendola come parametro di riferimento per stabilire destinazione, frequenza e modalit duso degli spazi. Assumere unottica di regolazione del sistema significa, invece, ragionare in termini di caratterizzazione degli spazi, cio di attribuzione a ciascuno di essi di una vocazione precisa o almeno di una funzione riconoscibile e prevalente, evitando che la disponibilit di nuove strutture finisca per legittimare involontariamente, ma di fatto, un modo di programmazione delle attivit (e non pi soltanto di uso dei contenitori) di tipo incrementale e intensivo. Questo punto di vista mantiene indubbiamente una propria plausibilit, ma probabilmente va assunto come obiettivo tendenziale piuttosto che come canone tassativo, anche perch l'affermato criterio della specializzazione e della caratterizzazione non pu essere definito solo in modo astratto, cio individuando le vocazioni teoricamente possibili di ciascuno spazio, ma deve essere riferito anche e soprattutto ai limiti e alle vocazioni concretamente "spendibili". In questo senso, crediamo sia necessario fare chiarezza rispetto a due malintesi: uno terminologico e uno funzionale. Dal punto di vista terminologico, il primo equivoco quello che attribuisce una caratterizzazione sperimentale al teatro cosiddetto sperimentale. Si tratta di una forzatura: in parte perch i linguaggi della ricerca interessano trasversalmente, come giusto, tutte le programmazioni nei diversi contenitori; e in parte per i limiti logistici e tecnico-funzionali della sala, che poco si adatta a forme di spettacolo non canoniche. Un secondo equivoco terminologico riguarda l'auditorium, cio, alla lettera, uno spazio per la musica: si tratta in realt di una struttura polivalente che, rispetto al fabbisogno strettamente musicale, poco adatta alla musica dal vivo (ogni utilizzo richiede, infatti, l'allestimento della camera d'orchestra, con evidenti carichi operativi, e manca il golfo mistico), mentre molto felice l'acustica per la musica amplificata (ma in questo caso si sconta una capienza non ottimale e ben al di sotto dello standard richiesto da taluni eventi). Va registrato, per, anche un equivoco funzionale. O, piuttosto, un problema di adeguatezza o di sfasatura fra le caratteristiche dei contenitori e le rispettive, specifiche tipologie di utilizzo, con un Teatro Sociale adatto a prosa e danza per caratteristiche del palcoscenico, ma non per capienza e inadatto alla musica per acustica; un auditorium adatto al teatro di prosa per capienza, ma non per caratteristiche del palcoscenico, e adatto alla musica, soprattutto riprodotta, ma non per capienza. A fronte di queste circostanze, va registrato il trend di crescita che caratterizza documentatamente, da pi di un decennio, i consumi culturali e l'offerta di eventi nei contenitori della citt. Un trend nel quale, tuttavia, interviene una variabile che modifica l'intera prospettiva: se, in breve, all'inizio del periodo considerato (diciamo inizio anni Novanta) il fabbisogno di contenitori superava la disponibilit di spazi, oggi non cos. Si veda, al riguardo, lo studio effettuato dal Centro servizi culturali S. Chiara su "Lo spettacolo dal vivo a Trento: spazi e presenze 1995-2000: i numero di una crescita" (settembre 2002, inedito), dal quale emerge che l'incremento , per cos dire, "spalmato" su diversi contenitori, il cui utilizzo unitario molto al di sotto della disponibilit teorica massima (l'utilizzo medio si attesta su una giornata su tre). All'incremento del valore assoluto delle attivit e alla loro diversificazione corrisponde, dunque, l'utilizzo parziale delle strutture singolarmente considerate. In epoca molto pi recente, peraltro, va registrata l'irruzione sulla scena, il caso di dirlo, di due sollecitazioni cui non si pu negare forza sia comunicativa che argomentativa. Ci riferiamo, da un lato, all'ipotesi - avanzata nel corso del dibattito sulla variante anticipatoria al PRG - di realizzare nel contesto urbano una nuova struttura teatrale di dimensioni mediograndi (duemila posti); e, dall'altro, alla riflessione del Museo tridentino di scienze naturali affidata a un documento del settembre 2002, al quale si rinvia - sulla possibile realizzazione di 31

un Parco_Citt delle Culture nell'area ex-industriale Michelin di Trento, ovvero di un compendio culturale con specifiche e complementari connotazioni nei settori museali, congressuali e dello spettacolo, a corredo del nuovo Centro della Scienza, da localizzare nell'area ex Michelin e, in ogni caso, nel distretto fluviale nel quale si intende realizzare una nuova centralit urbana. Fin qui i termini della questione. Termini che abbiamo riepilogato per sommi capi, anche se, riteniamo, ce n' abbastanza per delineare i possibili scenari verso i quali orientare un dibattito pubblico pi stringente. Scenari che, secondo noi, sono riconducibili a tre opzioni: - mantenere invariata l'attuale situazione, considerandola relativamente stabilizzata dal punto di vista della distribuzione di funzioni, sicuramente positiva dal punto di vista della qualit degli spettacoli proposti, sufficiente dal punto di vista della capacit di corrispondere alla domanda di spazi e difficilmente aggiornabile dal punto di vista dei costi gestionali; i possibili interventi modificativi rispetto a questo quadro potrebbero riguardare, in questo caso, l'adozione anche formale di un criterio di specializzazione d'uso dei contenitori, oltre, naturalmente, alla realizzazione del Centro della Scienza, in quanto acquisito dal punto di vista del dibattito pubblico; oppure - ipotizzare un intervento di manutenzione straordinaria e di adeguamento tecnico e funzionale sui contenitori esistenti, che preveda ad esempio, anche a costo di una temporanea ma inevitabile indisponibilit di alcuni spazi, il rifacimento dell'auditorium S. Chiara in modo da adeguarne gli standard fortemente insufficienti (dimensioni del palcoscenico, acustica, dotazioni) e da incrementarne la capienza in modo da incidere sulle convenienze (cio sul rapporto fra costi e ricavi) di taluni segmenti di attivit; o ancora - adottare un'ipotesi incrementale e prevedere la realizzazione di nuovi contenitori (la distribuzione di funzioni dovrebbe interessare, come sembra evidente, la direttrice fluviale e, comunque, le aree di riconversione urbana): l'allusione va, in questo caso, ad una struttura per la congressualit scientifica (che potrebbe per trovare spazio sia nel compendio dell'area Michelin, anche in relazione al Centro della Scienza, sia nel ristrutturato auditorium S. Chiara) e all'ipotizzata nuova struttura teatrale. E' abbastanza chiaro che queste tre eventualit, schematizzate per chiarezza, non sono in realt alternative l'una all'altra, se non su specifiche questioni (ad esempio, l'eventualit di realizzare un grande contenitore se non confligge immediatamente con l'ipotesi di una ristrutturazione con ampliamento dell'auditorium, pone certamente a questo contenitore una domanda impegnativa sulla sua eventuale nuova destinazione). Ma non questa la sede nella quale tentare una sintesi conclusiva, se vero, come crediamo, che l'attuale quadro informativo e l'attuale stato di approfondimento del dibattito non consentano se non di ricapitolare e di mettere ordine nel quadro delle informazioni disponibili e delle sollecitazioni sul tappeto. Resta il fatto che, rispetto agli scenari analizzati, qualunque ipotesi venga adottata dovr farsi carico di formulare indicazioni sul riutilizzo o sulla nuova e diversa funzione dei contenitori eventualmente dismessi: un tema, questo, se non urgente certamente cruciale nel medio periodo a proposito del complesso ex S. Chiara, anche a fronte del trasferimento della Facolt di Lettere dopo la realizzazione della nuova sede e della parallela sollecitazione da parte dell'ITC, che si registra, di trasferirvi la sede istituzionale e dei centri di ricerca umanistici. Si ritiene, dunque, che la prima incognita da risolvere in questo sistema di equazioni sia quella di definire in maniera analitica i punti di forza e di debolezza di ciascuna delle ipotesi considerate per poi valutare comparativamente le configurazioni e poter aprire formalmente un necessario tavolo di confronto con la Provincia autonoma di Trento.

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Ambito I.3 Charta Musicae Un patto di collaborazione fra istituzioni e associazioni musicali di Trento e nel Trentino Il documento che segue rappresenta una concreta e condivisa formalizzazione dell'ipotesi metodologica sottesa alla definizione di "rete culturale". E' l'esempio effettivo di come, in una situazione articolata che non ammette gerarchie, la disponibilit al dialogo e la capacit di riportare il confronto sui contenuti da parte di primarie espressioni della formazione e della distribuzione musicale possa portare a risultati di particolare spessore. Si tratta di un primo esempio di ci che significa "regolare" invece di "regolamentare", cio esercitare diversamente il ruolo che spetta al pubblico, proponendo una definizione operativa e non retorica di sistema. Il sistema musica non riportato a sintesi attraverso meccanismi di carattere prescrittivo e obbligatorio, ma attraverso una rete di scambi e di relazioni di natura volontaria e intenzionale, che, come primo risultato, hanno ottenuto quello di superare la schematica distinzione fra generi, pubblici, luoghi di apprendimento. Un risultato pi impegnativo - quello della razionalizzazione del calendario di eventi e di offerte - potr nascere dalla prosecuzione delle modalit di consultazione adottati nella stesura della Charta. Il risultato pi ambizioso - quello del superamento di antiche separatezze e di reciproci scambi e frequentazioni - ha in questa intesa un solido punto di partenza.

La provincia di Trento dotata di una ricca proposta musicale realizzata da una pluralit di enti, istituzioni ed associazioni di grande rilievo. Un censimento dei soggetti attualmente impegnati nella promozione di concerti e spettacoli di carattere essenzialmente musicale, finalizzati alla diffusione della letteratura e alla valorizzazione delle professionalit artistiche, raccoglie identit storiche assai differenziate e ambiti di pertinenza pi o meno ben ritagliati. Nel generale movimento delle cose, quanto mai vivo l dove sono in gioco esperienze creative legate allarte, le risposte ai bisogni sono sollecite, talvolta anzi lofferta precede la domanda, la crea. I molti soggetti operanti hanno spesso un forte radicamento nel territorio che li esprime e portano con s prospettive nate in importanti momenti di evoluzione sociale, alla cui affermazione hanno contribuito la passione, la volont e limpegno di gruppi di amatori. La dimensione sostanzialmente amatoriale, ovvero di autentico volontariato, che ha contraddistinto la nascita di molti dei soggetti che oggi producono diffusione musicale stata elemento essenziale, dal valore inestimabile e rimane fatto importante anche per le nuove forme di proposta musicale della fase contemporanea. E altres vero che oggi si pone unesigenza di canalizzazione non impositiva, ma concordata, delle tante energie verso progetti collettivi a maggior tasso di consapevolezza critica. La stratificazione di iniziative lungo gli anni ha condotto ad unofferta sovrabbondante, non sempre marcata da obiettivi specifici e complementari, con tendenziali sovrapposizioni di ambiti di azione e con imperfetta messa a fuoco delle linee evolutive. In una dinamica articolata e ricca di risorse non pu mancare una forte attenzione per i grandi nodi della cultura musicale, n pu mancare lattenzione agli intrecci con le altre arti e con il pensiero, e sempre meno possiamo immaginare un impegno nella produzione e nella diffusione artistica che non sappia incidere nella formazione delle nuove generazioni. La responsabilit dunque oggi ben pi ampia di quella dei generosi fondatori delle prime societ filarmoniche in un tessuto sociale che sperimentava nella nuova dimensione urbana le prime forme di aggregazione culturale e sentiva forte attaccamento alla tradizione musicale ottocentesca, in gran parte operistica ed italiana, ma non senza rispetto per la nobile tradizione strumentale europea. Oggi viviamo in una realt urbana attraversata da processi di metabolizzazione culturale pur nella propria collocazione periferica: centri di ricerca e di didattica universitaria, strutture di
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formazione artistica, di formazione musicale di base, attivit in ambito teatrale e cinematografico di qualit, fanno s che domande e risposte si facciano sempre pi complesse e dinamiche. Crediamo che la promozione di un coordinamento nella predisposizione di risposte sempre pi allaltezza delle richieste provenienti dal territorio sia compito, in particolare, dei principali soggetti che sono interlocutori a diverso titolo delle Istituzioni cittadine e provinciali. Sono da ricordare: - lOrchestra Sinfonica Haydn, fondata nel 1960, oggi in fase di trasformazione in Fondazione, che annovera fra i soci fondatori le due citt capoluogo e le Province di Trento e di Bolzano; - la Societ Filarmonica, fondata nel 1795, da sempre impegnata nel campo della musica cameristica, della formazione e della ricerca sia in sede storica che attuale; - il Conservatorio, fin dalla sua origine luogo importante della preparazione strumentale e artistica, in costante rapporto con le istituzioni cittadine; - le Scuole musicali, sviluppatesi dagli anni Ottanta, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella promozione e nella sedimentazione dell'alfabetizzazione musicale e della cultura musicale diffusa; - il Centro S. Chiara organizzatore delle stagioni dei teatri, di itinerari di musica jazz, folk e di musica dautore; - Il Centro della Musica, di recente attivazione, rivolto a favorire il protagonismo giovanile in campo musicale; - le tante Associazioni, a partire dalla Giovent musicale; - i Festivals, i Concorsi, gli Ensemble strumentali; - i Corpi bandistici e corali. Ciascuno di questi soggetti svolge iniziative musicali, concertistiche, di formazione e anche di ricerca. La capacit di muoversi e operare sempre pi proficuamente verso il raggiungimento degli obiettivi indicati, non pu che scaturire dal confronto e contemporaneamente dalla crescita di qualit di ciascuno nella definizione della specifica identit e funzione. Ciascun soggetto sottoscrittore del presente documento riconosce la necessit di agire e interagire nella realt culturale del Trentino, armonizzando le proprie linee operative con i piani culturali delle diverse istituzioni pubbliche e ricercando il coinvolgimento reciproco delle varie realt legate alla musica, alla cultura e alla formazione, in un sistema interattivo. Si sente inoltre impegnato sul piano di una sempre pi precisa messa a fuoco della propria identit, in relazione al ruolo che vuole assumersi e tenendo conto delle altre realt esistenti nel territorio. In questo contesto emerge lopportunit/necessit di condividere alcuni obiettivi, per riuscire ad operare in rete, in una logica di Sistema musica per la realt trentina. In particolare si propone di: a) creare un tavolo annuale di confronto e di valutazione degli indirizzi e delloperativit dei singoli soggetti e del livello dellofferta nelle sue diverse articolazioni in rapporto alle esigenze del territorio cittadino, ma anche in rapporto alle offerte realizzate nelle realt di valle e nelle altre regioni vicine;

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b) verificare in incontri di carattere programmatorio le possibilit di coordinamento delle iniziative, con armonizzazione dei calendari, oltre che con eventuali punti di contatto. c) ricercare modalit di compartecipazione a progetti che vedano impegnate pi realt, mettendo in rete istituzioni, festivals, concorsi, itinerari esistenti da anni, vuoi prevedendo un cartellone di stagione ispirato ad un comune filo tematico, in modo da rendere possibili completamenti reciproci, vuoi ricercando una rappresentazione ampia, ma coordinata, del panorama musicale o in riferimento allevoluzione storica o ai diversi generi; d) attivare accordi di programma bilaterali o plurilaterali per favorire le sinergie nel campo della formazione musicale, sia rivolta ai bambini, sia agli adulti, con il coinvolgimento del Conservatorio, delle singole scuole musicali, dei vari corpi bandistici, dellEnte S. Chiara nelle sue diverse aree di intervento (itinerari jazz, lirica, musica dautore, ecc.), della Societ Filarmonica (i gioved dellascolto), dellOrchestra Haydn (prove dOrchestra aperte) al fine di disegnare la mappa di ogni zona e favorire la capacit di corrispondenza alle attese di ogni territorio; e) favorire lottimizzazione delle risorse e la valorizzazione piena delle iniziative a valenza sovracomunale, attraverso modalit di accesso ai concerti previsti in citt ma di interesse anche per un pubblico delle zone decentrate (eventuale organizzazione di servizi di trasporto, prenotazioni centralizzate, ecc.); f) favorire la circuitazione delle proposte in tutto lambito provinciale da parte di ogni soggetto, sulla base di scambi o di co-produzioni. La Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Trento, nelle loro qualit di soci fondatori dellOrchestra Haydn e di Enti finanziatori del Centro S. Chiara e di altre Istituzioni o Festivals, si impegnano ad evidenziare alle istituzioni direttamente collegate in quanto enti funzionali e allinsieme del tavolo annuale di confronto dei soggetti aderenti a Cartha musicae, alcune esigenze culturali ritenute prioritarie, valutate sulla base dei risultati ottenuti e delle necessit rilevate nei rispettivi ambiti territoriali di competenza (promozione culturale, promozione turistica, ecc.), oltre che in riferimento alle risultanze del dialogo fra le Amministrazioni capofila di cartelloni e stagioni musicali (Rovereto, Riva, ecc.). Trento capoluogo del Trentino, citt darte, cultura e natura, pu fungere cos da nodo di intersezione fra le diverse opportunit turistiche delle vallate, andando a valorizzare la proposta di eventi musicali anche come elemento di rinforzo del flusso turistico e di integrazione dellofferta sul versante ricreativo/culturale. I contenuti e lo spirito di questo Patto vogliono porsi per altro, in prospettiva, come possibile contributo ad unulteriore espansione della rete delle collaborazioni e del coordinamento, anche in ambiti territoriali allargati.

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Ambito I.4 SISTEMA MUSEI I musei e la citt L'assunzione di una politica museale attiva da parte del Comune di Trento si basa su un presupposto: la capacit di passare, per cos dire, da una logica di autolegittimazione e di autosufficienza da parte delle singole individualit ad una logica di sistema. Detto altrimenti, il sistema in quanto tale invece che il singolo episodio - pur nel rispetto delle singole e autonome identit e vocazioni - che costituisce l'oggetto e l'obiettivo di una rinnovata assunzione di ruolo da parte della Municipalit. Questa assunzione di ruolo si realizza, secondo modalit presentate di seguito, in quattro distinti spazi di intervento. Un primo spazio di intervento riguarda quelle che potremmo definire funzioni e servizi museali "di secondo livello". Si tratta di tutte quelle azioni che non necessario, opportuno, vantaggioso, possibile, economico, razionale, utile che ciascun soggetto svolga in proprio. Queste azioni possono comprendere, in modo cumulativo ed esemplificativo, un marchio collettivo, la gestione comune o coordinata di lavoratori, la realizzazione di grandi eventi, la selezione e la formazione del personale, la gestione comune di appalti e forniture, l'apertura di sportelli condivisi per informazioni e prenotazioni. Un secondo settore di intervento riguarda i servizi all'utenza. O, pi esattamnente, a singoli e particolari segmenti di utenza: dai visitatori (biglietto unico, sconti, agevolazioni, promozioni) e "pubblici" che esprimono aggregazioni di interessi (consulenze, prestazioni d'opera, elaborazione di programmi a domanda, servizi logistici). Un terzo segmento di attivit di rete interessa le competenze dell'Amministrazione comunale (parcheggi, trasporti, segnaletica stradale e direzionale, arredo urbano, allestimenti). Infine, ma non per ultimo, si segnala come ambito necessario per una relazione di qualit il tema del rapporto fra i musei e la citt sotto un profilo di economia della cultura e di economia urbana; alludiamo alla definizione, alla promozione e alla commercializzazione di pacchetti integrati di offerta e, in genere, ad una attenta e necessaria valutazione dell'impattoe conomico degli investimenti, non solo pubblici, in politiche museali e, in senso lato, culturali. Ma questa un'altra storia, sulla quale ritorneremo. E' in questo quadro di significati e di intenzioni che si colloca il documento seguente, intitolato "I Musei e la citt". E' un documento che va contestualizzato, nel senso che contiene assieme a elementi attuali - anche altri elementi gi acquisiti. Non perde, per, la sua originalit e la sua natura programmatica e quasi contrattuale. Per questo abbiamo scelto di inserirlo nel testo di questo atto di indirizzo, pur consapevoli che alcuni passaggi appartengono a fasi trascorse: ma anch'essi, proprio perch cos puntuali, documentano il lavoro attraverso il quale si arrivati a sistematizzare una visione d'insieme. Storia e prospettive di un rapporto in crescita Breve cronistoria (1997-2002) Lultimo quinquennio ha visto crescere a Trento un positivo rapporto fra i musei e con altre componenti della vita cittadina (turismo, commercio, artigianato, spettacolo).

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Alla crescita di questo rapporto hanno contribuito la programmazione e promozione coordinata dei principali eventi promossi dalle istituzioni museali, ad iniziare dalla grande mostra Ori delle Alpi al Castello del Buonconsiglio che nel 1997 inaugur una nuova stagione di collaborazioni fra il Castello stesso ed altre istituzioni ed organizzazioni cittadine e provinciali: come in particolare le A.P.T. di Trento e del Trentino, gli albergatori, gli artigiani orafi, i commercianti e i ristoratori (questi ultimi con il piatto degli ori inventato per loccasione e rimasto poi come piatto del Buonconsiglio in omaggio alle iniziative del Castello; gli artigiani invece realizzarono riproduzioni degli ori, i commercianti fecero da vetrina e cassa di risonanza allevento, albergatori e A.P.T. ne curarono la promozione in chiave turistica). Analoghe collaborazioni hanno caratterizzato da quel momento in poi tutte le mostre del Castello (Rame darte nel 1998, La Bellissima Maniera nel 1999, Jubilate Deo nel 2000 e Un ritrattista nellEuropa delle Corti nel 2001) coinvolgendo via via anche altre istituzioni, come il Servizio attivit culturali della Provincia e il Centro S. Chiara che nellestate 1999 arricchirono la mostra La Bellissima maniera con una concomitante e riuscita serie di spettacoli di strada. Nel frattempo altri musei in primis il Museo Tridentino di Scienze Naturali e il Mart erano entrati nella stessa logica di coordinamento e coinvolgimento, che culmin nellinverno 1999-2000 nelle due grandi Mostre Il Diluvio Universale e Segantini. La vita, la natura, la morte (unite nel periodo, nella promozione e nel biglietto unico, oltre che nellormai consolidata rete di rapporti con le altre istituzioni ed organizzazioni cittadine e provinciali). A fine primavera 2000 prese avvio liniziativa La citt in giardino che, coprendo un arco temporale prima poco presidiato dal punto di vista turistico, (il mese di maggio) contribuiva a dare continuit di proposta e di animazione in citt nellarco dellanno, andando a intrecciarsi con altri eventi e ricollegandosi con iniziative a carattere economico (Mostra dellagricoltura di montagna, Casolara, Festival della polenta), aprendo un dialogo fra questa tipologia di proposte e quelle squisitamente culturali riconducibili alla rete museale e degli istituti di cultura. Nellestate 2000 anche il Museo Diocesano fece rete con il Castello del Buonconsiglio e con le altre componenti (in particolare collegando la mostra S. Vigilio fra storia e Leggenda a Jubilate Deo), mentre lAnteprima del teatro Sociale e del sito archeologico sottostante si coordinarono da un lato con queste mostre e dallaltro con le Feste Vigiliane, realizzando cos una serie di eventi concatenati che offrirono alle A.P.T. di Trento e del Trentino la possibilit di richiamare lattenzione di giornali, televisioni e tour operators nazionali ed internazionali. Nel dicembre 2000 il Museo Tridentino di Scienze Naturali avvi uninedita collaborazione con il C.T.E. (Centro Trentino Esposizioni) con la mostra Le mele doro ed i laboratori natalizi Creare con gli agrumi in concomitanza con il Mercatino di Natale, mentre il Comune promuoveva la prima edizione delle Armonie di Natale ed altre manifestazioni coordinate con A.P.T., C.T.I. (Consorzio Trento Iniziative), albergatori, ecc. Il 2001 si aperto e chiuso allinsegna della promozione coordinata, ad iniziare dalle grandi mostre organizzate dal Museo Tridentino di Scienze Naturali (Energia 2001), dal Mart (Boldini, De Nittis e Zandomeneghi Mondanit e costume nella Parigi di fine 800) e dal Castello del Buonconsiglio (Un ritrattista dellEuropa delle corti). In concomitanza con questultima mostra, litinerario enogastronomico I sapori nellEuropa delle Corti ha visto impegnata anche la Camera di Commercio accanto ai ristoratori ed in sinergia con il Castello (in aggiunta alla presenza della Camera di Commercio stessa fra gli sponsor della mostra). Nello stesso tempo lapertura definitiva del sito archeologico Tridentum sotto il Teatro Sociale, avvenuta durante le Feste Vigiliane, ha inaugurato anche la prima proposta permanente di biglietto unico (fra Castello e Tridentum). Particolarmente significativo poi, nellestate 2001, il felice debutto de Le notti dei musei unitariamente promosse da A.P.T. Trentino e Servizio attivit culturali della Provincia, per Trento in collaborazione con il Comune e lA.P.T. cittadina. Si arrivati cos alle manifestazioni che dal 24 novembre 2001 al 6 gennaio 2002 hanno visto per la prima 37

volta vari musei di Trento ed altri enti impegnati insieme al Comune e allA.P.T. di Trento nella realizzazione coordinata di un percorso natalizio di mostre, spettacoli e laboratori creativi, in concomitanza con il Mercatino di Natale e con le manifestazioni di fine anno. Ai musei protagonisti (Castello, Mart, Museo Diocesano, Museo di Scienze Naturali, Museo della Sat) si aggiunto Palazzo Trentini che in collaborazione con il Comune ha ospitato dal 1 dicembre 2001 al 6 gennaio 2002 la mostra Nellincanto del Bambino Re I bambinelli nellarte popolare alpina, inaugurando per loccasione anche lapertura pomeridiana domenicale e festiva (da segnalare in proposito anche altre aperture straordinarie, come quella del Museo Diocesano l8 dicembre, del Castello il 24 dicembre e del Mart il 31 dicembre). Il 2002 ha visto, da un lato, il consolidamento delle iniziative e delle collaborazioni sperimentate lanno precedente (da Le notti dei musei destate al Natale nei musei in concomitanza con il Mercatino) e, dall'altro lato,, la grande mostra Il Gotico nelle Alpi, che dal 20 luglio al 20 ottobre ha non solo registrato un successo record di pubblico e stampa, ma ha anche rinnovato la collaborazione fra Castello del Buonconsiglio e Museo Diocesano ed ha rappresentato per questultimo unoccasione di lancio senza precedenti (grazie anche allapertura domenicale). Nuove realt sono nel frattempo venute ad arricchire il patrimonio culturale cittadino, ad iniziare dalla restaurata Biblioteca Comunale inaugurata il 21 marzo (che ha chiuso lanno con un significativo boom di presenze) e dal concomitante debutto del progetto triennale Il Trentino e lEuropa-Culture allo specchio fra storia e presente, che ha fra laltro registrato il particolare successo dei concerti estivi in via Belenzani e delle visite guidate autunnali Sabato in citt, domenica in villa. Il nuovo corso della Galleria civica e la riproposizione, a distanza di anni, dellAutunno Trentino hanno aggiunto ulteriori tasselli al ricco mosaico dellofferta cittadina, che nel 2002 ha visto anche nascere il progetto del Centro della Scienza quale ideale evoluzione del Museo Tridentino di Scienze Naturali e della complessiva strategia culturale e promozionale di Trento. Va, in conclusione, precisato che in questa cronistoria non figurano per brevit altri musei ed enti che pure in questi anni si sono mossi in una logica di coordinamento, confermando ulteriormente come tale logica sia ormai condivisa nei fatti ed offra terreno fertile allo sviluppo di una rete museale stabile e solida al suo interno quanto aperta allesterno ed integrata nel tessuto socio-culturale della citt e della provincia. Sotto questultimo aspetto va altres sottolineata limportanza dellattivit didattica svolta dai musei e delle numerose iniziative ludico-culturali da essi promosse con crescente successo a Trento e in altre zone del Trentino. Non va infatti dimenticata la natura provinciale dei musei di Trento, che dovr necessariamente trovare riscontro nella dimensione della programmazione e promozione coordinata, degli eventi come delle attivit didattiche e delle altre iniziative promosse dai musei stessi, in citt come in altre sedi. Potr anzi essere proprio questultima la chiave di uno sviluppo organico, che eviti la dispersione frammentazione dei tanti piccoli musei sparsi sul territorio provinciale, la cui valorizzazione non passa certamente dai localismi ma dalla rete con i poli museali principali (Trento e Rovereto). La rete museale da costruire a Trento dovr dunque tener conto in prospettiva di questa dimensione provinciale in cui chiamata a muoversi, rafforzando con ci anche il ruolo della citt-capoluogo nella valorizzazione delle risorse del Trentino.

Prossime tappe Il museo archeologico Un discorso a s merita la questione del Museo archeologico. Sia la citt di Trento, sia quella di Rovereto hanno sviluppato in questi anni vari momenti di ricerca, studio, valorizzazione, promozione in campo archeologico. E da registrare la forte urgenza di giungere allattivazione del nodo centrale degli itinerari archeologici diffusi sul territorio. Basti 38

pensare alle molte iniziative sviluppatesi in questi anni, quali lattivit e i convegni promossi dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, dallUniversit di Trento e dal Museo civico di Rovereto, il lavoro svolto dallUfficio Beni Archeologici del Servizio Beni culturali della Provincia e con la restituzione, in collaborazione col Comune di Trento, della Tridentum Romana sottostante al Teatro Sociale e a piazza Battisti, grande cuore pulsante dellintero giacimento archeologico cittadino. Ed ancora si pensi ai quindici anni del Festival roveretano di Film archeologico e alla proposta a Trento , negli ultimi due anni, di una rassegna di film in richiamo e sviluppo di quanto fatto a Rovereto. In considerazione della grande ricchezza di testimonianze archeologiche mobili presenti a Trento, attualmente collocate in diversi spazi e ed istituti museali, talvolta anche se provenienti dallo stesso luogo di ritrovamento, va attivata quanto prima nella citt capoluogo, in termini tecnologicamente avanzati, la centrale operativa in grado di proporre al pubblico generico, al mondo della scuola e agli specialisti, unorganica presentazione delle pi antiche vicende di tutto il territorio che venga pertanto a colmare lannosa lacuna di cui soffre la filiera del sistema museale trentino. In questultimo, in effetti, manca palesemente un luogo fisico ed organizzativo che si occupi del segmento intermedio fra quelli di competenza del Museo Tridentino di Scienze Naturali e del Castello del Buonconsglio, naturalmente deputati rispettivamente, alla trattazione degli aspetti scientifico-naturalistici e del primo popolamento umano da una parte e, dallaltra, del Medioevo, Rinascimento e dellepoca moderna fino ai tempi precedenti il Romanticismo. Questo centro dovrebbe fungere da rimando nei confronti dei diversi siti distribuiti sul territorio ed essere pertanto testa pensante, coordinatrice e organizzativa dellintera rete, anche al di l dellesistenza di differenti soggetti di riferimento giuridico-istituzionale. Parlare di museo archeologico significa del resto far interagire e ricucire differenti competenze istituzionali, differenti attribuzioni, vocazioni e retaggi scientifici, differenti capacit e sensibilit, significa anche fare un forte investimento in virtualit, in simulazioni, in tecnologie avanzate, ricorrendo auspicabilmente anche alle positive esperienze maturate nel settore da vari istituti che operano localmente, dallITC allUniversit. In definitiva si tratta di individuare, oltre ad un luogo espositivo, un soggetto istituzionale che possa interloquire in modo costruttivo e propositivo con gli altri musei deputati a Trento e in Trentino a custodire, storicizzare, valorizzare e promuovere ambiti disciplinari che, in diversa maniera, attengono allarcheologia (Per le realt presenti nella citt capoluogo si pensi al Museo Tridentino di Scienze Naturali le cui collezioni privilegiano le fasi pi antiche di occupazione del territorio con una particolare attenzione alle interazioni fra uomo e ambiente (storia naturale e preistoria) e al Museo Diocesano (cristianesimo delle origini, basilica paleocristiana) o al Museo del Castello che conserva testimonianze di propriet comunale soprattutto dalla preistoria pi recente allalto medioevo. Il museo si potrebbe in definitiva configurare come luogo di sintesi dei diversi interessi ed istanze sottese allarcheologia, una sorta di casa comune che sappia superare lattuale frammentazione espositiva ed operativa, proponendosi come centro di coordinamento attento allesigenze di crescita socioculturale della comunit. Bisogna fra laltro tenere conto del fatto che la citt ha tutte le potenzialit per essere letta e frequentata (e quindi valorizzata e promossa) anche dal punto di vista dellinsediamento romano e non solo come citt alpina e rinascimentale. Considerati tutti questi aspetti, il Comune intende procedere con convinzione e di concerto con la Provincia nellindividuazione e predisposizione a Trento della sede come luogo centrale del Museo archeologico, tale che possa essere visitabile, didatticamente attrezzata e con laboratori di restauro a vista.

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Arte moderna e contemporanea: Galleria Civica, MART e altri luoghi espositivi C, inoltre, da registrare la profonda convinzione con la quale lAmministrazione comunale di Trento sta promuovendo un salto di qualit nella collaborazione fra le Istituzioni operanti nel campo dellarte moderna e contemporanea. La definizione di un protocollo fra Comune e MART persegue gli obiettivi di una specializzazione delle funzioni delle due realt in base alle rispettive vocazioni, rendendone sempre pi complementare lofferta. In particolare, se al Museo compete prevalentemente il piano della conservazione, della storicizzazione degli artisti (locali, italiani ed internazionali) e della ricerca critica sul loro ruolo nel panorama dellarte moderna e contemporanea di unepoca, alla Galleria Civica va attribuita una funzione di sperimentazione e di presentazione delle novit, dellestrema modernit, nellintento di far dialogare diversi linguaggi espressivi e di far avvicinare alle esperienze artistiche del contemporaneo sempre pi larghe fasce di cittadini. Il raccordo fra MART e Galleria Civica dArte contemporanea costituisce un ulteriore elemento di rafforzamento della rete museale, con un ruolo fortemente interconnesso, sia per quanto concerne la promozione dellarte e la valorizzazione del contesto artistico provinciale, sia per lopera divulgativo - didattica. Il futuro del MART vede innanzitutto la citt di Trento pienamente coinvolta nella necessaria interazione fra Galleria civica, MART / Palazzo delle Albere. Ci si prefigge lo scopo di garantire a Trento un presidio formativo culturale di alto livello e di inserire sempre meglio la attivit espositiva che il MART proporr presso Palazzo delle Albere (con particolare riferimento allarte dellottocento e del primo novecento), allinterno della funzione culturale e ricreativa prevista per la zona confinante ed interagente col parco fluviale dellAdige nella Variante al Piano Regolatore sottoposta alla discussione del Consiglio Comunale.. Lo spostamento dello stadio Briamasco costituisce infatti unulteriore opportunit di valorizzazione dellintero comparto , entro il quale il Palazzo delle Albere dovr svolgere un ruolo trainante dal punto di vista culturale. Al contempo si condivide la necessit di porre soprattutto laccento sulla nuova sede progettata dallarchitetto Botta a Rovereto puntando alla promozione del Museo per la sua architettura di pregio, alla valorizzazione della collezione delle opere, degli archivi e della biblioteca e realizzando iniziative espositive di portata internazionale. Dovr essere un luogo deputato ai grandi eventi e contemporaneamente alla ricerca culturale nei diversi campi delle arti visive. Trento e Rovereto, sullasse dellAdige, distano fra loro venti chilometri: devono promuovere allunisono il MART come valore che riguarda entrambi, avendo esso ricadute in entrambe le municipalit. Lo sviluppo di un progetto interambito fra le diverse APT territoriali, le sinergie fra le citt possono esaltare la valenza turistico/economica di un significativo investimento in campo culturale. E importante, inoltre, rilevare il fatto che in corso un positivo processo di dialogo con altre Istituzioni che dispongono di sedi espositive, quali Palazzo Trentini, lOpera Universitaria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in modo da perseguire lobiettivo di ottimizzare lutilizzo degli spazi e di dare risposta alle tante richieste di presentazione di proposte artistiche, puntando a realizzare fra le diverse Istituzioni dei momenti comuni di programmazione e di confronto delle rispettive attivit. Castello del Buonconsiglio, Museo Diocesano, Museo Storico, punti di riferimento per la ricerca storica e per esposizioni di valenza significativa sia in campo artistico che socio-culturale, sono laltro polo con cui le istituzioni che si occupano della contemporaneit dialogano, cercando 40

di offrire alla cittadinanza unofferta composita e il pi possibile rappresentativa delle tante esigenze e di aspetti fra loro complementari. Museo del Castello del Buonconsiglio e Museo Diocesano Tridentino Le grandi mostre al Castello, con gli essenziali richiami anche al Museo Diocesano, hanno aperto prospettive significative per la citt, non solo per i residenti ma anche per il flusso turistico che hanno innescato. Le due sedi si collocano lungo unasse preferenziale dei percorsi turistici, caratterizzata dalle emergenze architettoniche e storiche del Buonconsiglio e della Cattedrale, i cui tesori sono un forte catalizzatore di interesse; questo dato di fatto attribuisce ulteriori possibilit di esiti positivi ad una scelta gi convinta di introdurre coordinamento e nessi tra le proposte espositive e culturali delle due istituzioni. Per parte sua il Museo Diocesano, anche in forza della nuova sede recentemente aperta a Villalagarina, appare in grado di espandere la propria attivit e di realizzare una forte e nuova capacit di attrazione. Il Castello del Buonconsiglio ed il vicino Museo Storico, che pure fanno riferimento gestionalmente e giuridicamente ad Enti diversi, costituiscono un polo storico-umanistico, gi di fatto esistente, suscettibile di ulteriori importanti sviluppi, specchio di quella che la stratificazione di memoria del territorio, che si offre in maniera unitaria ed integrata allattenzione e alla fruizione dei cittadini e dei visitatori. E questa la fondata e motivata ragione che ha indirizzato verso quelle scelte di tipo logistico, strutturale ed organizzativo che potranno rafforzare il collegamento tra le due sedi, migliorare la praticabilit degli spazi, potenziare, nel massimo dellintegrazione possibile, le rispettive offerte. In una stessa ottica di coordinamento e integrazione dovranno esser valutate anche tutte le potenzialit offerte dalla prevista collocazione, nella vicina sede di piazza della Mostra che attualmente ospita la Questura, del Museo Archeologico. Il nuovo Museo storico A partire dal 1993 iniziata una riorganizzazione del Museo storico in Trento che ha visto la sua prima tappa con la realizzazione di uffici, biblioteca e archivi in una porzione delledificio ex C dei Mercanti, inaugurata nellottobre 2001. Limpegno del Museo storico proseguito con lobiettivo di realizzare la nuova sede espositiva in piazza Torre dAugusto e il progetto ha avuto la sua conferma a seguito del Protocollo dintesa tra lAmministrazione comunale di Trento e la Giunta provinciale firmato il 24 settembre 1999 e di un ulteriore incontro tra il Presidente della Giunta provinciale e il Sindaco di Trento, tenutosi il 23 gennaio 2002. Alla base del nuovo Museo storico, c il progetto e lambizione di raccontare la storia delle donne e degli uomini vissuti in questa terra di confine posta nel cuore delle Alpi e dellEuropa, in unarea che geograficamente corrisponde allodierna provincia di Trento, pur sapendosi allargare, a seconda dei temi, delle prospettive e delle periodizzazioni scelte, alla dimensione regionale, interregionale e transfrontaliera. E necessario recuperare nella ricostruzione storica il molteplice (e in s contraddittorio) punto di vista dei soggetti, dei protagonisti individuali, dei frammenti di biografie. Esemplificando, i quattro punti cardinali che segneranno lidentit e la funzione del nuovo Museo storico e del suo progetto espositivo sono: le radici del Museo, il rapporto con il Castello del Buonconsiglio, lattivit scientifica e di servizio con particolare riguardo alla didattica, infine la centralit della dimensione storica nelle forme varie e peculiari del discorso e della riflessione storiografica.

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Per quanto riguarda i legami con il territorio e la citt di Trento, sul territorio sono presenti molte testimonianze e luoghi simbolici di eventi riconducibili al periodo storico oggetto degli studi del Museo. Il Museo storico sicuramente la pi adatta tra le istituzioni culturali esistenti a livello locale per creare con filo conduttore in grado di unire i segni del XIX e del XX secolo, presenti nellarea cittadina. Il Monumento a Dante, il mausoleo dedicato a Cesare Battisti, i busti presenti nei giardini di Piazza Dante, Piazza Cesare Battisti, le scritte lasciate dalla dittatura fascista: sono le tracce, insieme a molte altre, di un vero e proprio itinerario storico cittadino che completerebbe quelli gi realizzati dallamministrazione comunale per i periodi storici e artistici precedenti. Il Centro della Scienza Peraltro non pu essere dimenticata la valenza provinciale della auspicata realizzazione del Centro della Scienza, che si pone come prosecuzione della forte progettualit del Museo tridentino di Scienze Naturali, che intende caratterizzarsi ulteriormente per limpostazione interattiva dellapproccio alle varie discipline scientifiche. Il Centro andr a polarizzare linteresse di carattere culturale allinterno dellarea di citt lungo il fiume, costituendo con Palazzo delle Albere un punto di attrazione ricreativo e formativo per la cittadinanza, ma anche luogo di esposizioni permanenti e temporanee capace di coagulare intorno a s una proposta di ampia portata turistica. Le positive relazioni fra Centro della Scienza e Museo dArte potranno potenziare la ricaduta complessiva e permetteranno di ampliare la vasta gamma di iniziative di carattere didattico e ludico oggi esistenti rivolte ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie da parte dei due musei. Larea verde circostante potr, inoltre, offrire la possibilit di realizzare al suo interno una parte di quella Citt dei bambini che dovrebbe offrire ai cittadini pi piccoli spazi, proposte, modalit di vivere il loro essere protagonisti di un territorio che deve sempre pi essere attento alla loro necessit di esprimersi e crescere in modo libero e positivo. Il circuito di citt darte e di cultura I programmi di potenziamento delle iniziative e il rafforzamento della modalit di lavoro in rete saranno ulteriormente favoriti anche dal fatto che il Comune di Trento nel dicembre 2001 ha aderito a CIDAC, Associazione Citt italiane darte e cultura. Si tratta di unassociazione che raggruppa un significativo numero di citt capoluogo di provincia. Tale associazione statutariamente si prefigge lo scopo di mettere in rete beni e attivit culturali e di attivare progetti di cooperazione, oltre che di svolgere attivit di studio e ricerca finalizzate allapprofondimento di problematiche comuni. Ladesione della citt di Trento a CIDAC aprir ulteriori strade per la promozione del nostro patrimonio storico, artistico e culturale, favorendo il raccordo con vari circuiti turistici, anche allestero, in collegamento con altre citt italiane. Lindotto oltre le cifre Il boom di visitatori della citt e dei musei nellestate 2001 ha confermato da un lato il trend positivo del turismo culturale (fra i pochi settori in crescita sul mercato turistico internazionale) e da altro lato lo spazio che Trento ha conquistato in questi ultimi anni fra le citt darte che meritano di essere visitate. Pi che di boom, si tratta, dunque, di unulteriore, confortante conferma di un processo di crescita turistico-culturale di Trento ormai chiaramente innestato, come gi negli anni scorsi dimostrarono i record di visitatori registrati dai musei in occasione dei principali eventi (in 42

particolare Ori delle Alpi, Il Diluvio Universale, Segantini. La vita, la natura, la morte) e le relative ricadute sul turismo e su altri settori delleconomia cittadina. C, peraltro, un indotto che va ben oltre le pur significative cifre dei musei e del movimento turistico su Trento e che merita di essere sottolineato sotto almeno sette aspetti: la crescente consapevolezza, confortata dai successi ottenuti, del profondo e proficuo rapporto fra promozione turistica e culturale; la parallela presa di coscienza del valore economico della cultura per il turismo e del turismo per la cultura; il graduale superamento (anche a livello provinciale) delle diffidenze che in passato dividevano la cultura dal turismo; la rivalutazione di Trento e del suo ruolo di capoluogo culturale allinterno delle nuove strategie di promozione turistica del Trentino; la conseguente prospettiva di maggior qualit della proposta turistica di Trento e del Trentino, proprio grazie alla presenza crescente della cultura nei pacchetti di offerta ed alla sua interazione con gli enti e le categorie del turismo; la concomitante crescita della proposta museale sia in termini di maggior apertura e attenzione allesterno che di investimenti in comunicazione promozione; la crescente fruizione dellofferta museale anche da parte dei trentini, determinata sia dalla qualit delle proposte che dal richiamo turistico e dal riscontro giornalistico locale e nazionale indotto dalla promozione.

Sembrano, dunque, esserci oggi tutte le condizioni e le ragioni per rendere stabile e solida la rete cresciuta in questi anni fra cultura e turismo: una rete costruita finora attorno ai principali eventi promossi dai musei, con risultati che certamente meritano di ricondurre a sistema permanente il metodo di programmazione e promozione unitaria fin qui brillantemente ma ancor episodicamente adottato. Una rete a maglie aperte Per un sistema museale di Trento che sia tale al suo interno e che faccia rete con le altre componenti cittadine e provinciali, la strada tracciata ma richiede ora ulteriori passi da parte dei musei stessi e degli altri enti ed organismi coinvolti. Le positive esperienze di questi ultimi cinque anni hanno messo in evidenza numerose maglie della rete da sviluppare e consolidare: dalla programmazione e promozione unitaria dei principali eventi alle prime esperienze di biglietto unico e di aperture straordinarie, dal coordinamento dei laboratori didattici a quello delle altre iniziative (conferenze, concerti, ecc.) promosse dagli stessi musei o da altri enti. Sembra dunque utile partire da qui per tracciare un percorso condiviso nelle seguenti direzioni prioritarie: 1. grandi eventi: primo obiettivo, la programmazione pluriennale da concertare fra Musei, Provincia e Comune. Su questa base, tempestivo e sistematico coinvolgimento degli altri soggetti pubblici e privati per la promozione (A.P.T. di Trento e del Trentino, TM Hotels, C.T.I., altri organismi economici cittadini e provinciali) e per le iniziative collaterali ai singoli eventi (itinerari enogastronomici, spettacoli, convegni, conferenze, ecc.) da raccordare anche con altre manifestazioni organizzate nel periodo da enti diversi (es. Filmfestival della Montagna, Biblioteca cittadina, Centro S. Chiara, Filarmonica, Universit, Camera di Commercio, C.T.E.). A tale proposito va assolutamente evidenziato il rilevante ruolo che ha assunto la Camera di Commercio I.A.A. a seguito della recente delega provinciale in materia di promozione del Trentino. In questo senso opportuno raccordarsi strettamente, per condividere temi, tempi e 43

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promozione degli eventi che la stessa organizza direttamente sia sulla citt, sia in ambiti extraprovinciali. aperture di mostre e musei: primo obiettivo, la valutazione della possibilit di corrispondere ad una richiesta diffusa e ricorrente fra i turisti, che lamentano la chiusura pressoch totale del luned ( aperto solo il Museo Diocesano) e la mancanza di aperture serali come nei musei di altre citt. Una prima valutazione potrebbe essere fatta sulla possibilit di sospendere il giorno di chiusura dei musei in concomitanza con le grandi mostre e con il clou della stagione estiva (nella quale andrebbero evidentemente programmate anche le eventuali aperture serali) nonch nel periodo natalizio e di fine anno. La valutazione dovrebbe inoltre riguardare anche lorario di apertura giornaliera dei musei, possibilmente nella direzione dellorario continuato almeno in alcuni; card: lobiettivo pi urgente quello di verificare la fattibilit di una soluzione che coinvolga tutti i musei ovvero solo parte di essi e/o in concomitanza di grandi eventi o altre iniziative comuni, assieme ad altri attori del sistema di servizi urbani (dai trasporti ai pubblici esercizi). Lattuale Trento week-end card per i turisti deve evolvere verso una formula valida anche per i trentini e comprensiva di altri servizi e sconti (ad esempio su parcheggi, bookshop, trasporto pubblico, pubblici esercizi e simili). In entrambi i casi bisogner raccordare la progettazione delle nuove card (magnetiche) con la smart card e la rete civica allo studio in Comune (si veda la scheda relativa alla misura); mostre minori e laboratori didattici: primo obiettivo, il coordinamento per una proposta organica e per una migliore promozione locale e nazionale. In particolare per i laboratori didattici, una proposta organicamente concertata entro lestate fra i musei potrebbe essere promossa in settembre unitamente allA.P.T., allOstello ed agli albergatori interessati per incrementare il turismo scolastico e familiare, meglio se con il supporto di mostre dedicate a questo settore. Per altre iniziative e mostre minori, vale comunque la programmazione anticipata (il pi possibile) ed il coordinamento ai fini di un calendario che nel corso dellanno mantenga viva lattenzione verso i musei e la loro frequentazione; materiali e punti informativi: obiettivo, la maggior visibilit del sistema museale di Trento, del suo patrimonio e delle sue attivit. In questo campo vanno ricordate la funzione dellUfficio informazioni Turismo Trentino in via Manci (che dedica particolare attenzione e spazio ai Musei) e le positive esperienze dellInfo-point che potrebbero oggi essere rilanciate in forma permanente (proposta da verificare:il cortile della Galleria Civica). Unattenzione specifica meriterebbero peraltro tutti gli attuali strumenti informativi dei musei, che dovrebbero essere in tre lingue, dalla segnaletica esterna a quella interna, dal materiale cartaceo a quello informativo e video, allintroduzione di audioguide, per una verifica volta ad armonizzarne alcuni aspetti (es. lingue estere, formati) e ad individuare ulteriori strumenti di interesse comune (es. totem informativi, nei musei e in citt, locandine e/o pieghevoli collettivi, ecc.); formazione e aggiornamento: obiettivo, qualificare linformazione e laccoglienza dei visitatori da parte del personale dei musei e di soggetti esterni (A.P.T., guide turistiche, alberghi, esercizi pubblici, ecc.). Un primo problema sotto questo aspetto la conoscenza delle lingue estere da parte degli addetti dei musei, che indurrebbe da un lato ad una pi diretta utilizzazione dellufficio informazioni turismo trentino come centralino dei musei e dallaltro a verificare lopportunit di una preparazione linguistica di base del personale interno. Oltre alle lingue, la formazione del personale potrebbe riguardare altri aspetti dellinformazione ed accoglienza, curando in particolare anche aggiornamenti periodici sulle attivit del sistema museale di Trento e del Trentino. Analoghi aggiornamenti, gi sperimentati con esito positivo nei confronti di guide turistiche, A.P.T., albergatori, esercenti in occasione dei grandi eventi, potranno utilmente essere continuati ed estesi anche ad altre attivit museali.

La realizzazione degli obiettivi di cui sopra richiede un rapporto sistematico fra i musei e con gli altri soggetti, con possibilit di aggiungere ulteriori maglie alla rete di collaborazioni e coinvolgimenti. Ad esempio fra i musei la collaborazione potr essere estesa anche ad obiettivi di interesse gestionale (appalti, forniture, acquisti di beni e servizi, consulenze), mentre con le A.P.T. di Trento e del Trentino e con gli operatori potranno essere sviluppati nuovi pacchetti di offerta turistico-culturale mirati alle attivit museali , cittadine e provinciali, fino ad arrivare ad un comune

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osservatorio sullutenza ed alla valutazione dellimpatto economico degli investimenti nel sistema museale. Il Comune di Trento per parte sua si mette a disposizione, sia come punto di riferimento e coordinamento che per gli interventi di propria competenza a supporto dello sviluppo del sistema museale e della rete con le altre parti attive della citt. Ciascun soggetto co-firmatario del protocollo-quadro assicura la volont di dare attuazione alle esigenze che vi sono espresse, individuando le modalit operative per dare concretezza ai percorsi individuati come prioritari. La Galleria civica d'arte contemporanea Nel contesto delle riflessioni e delle ipotesi riguardanti i musei della citt, doveroso dedicare un approfondimento mirato alla Galleria civica d'arte contemporanea, non solo in ragione della sua "civicit" - a partire dal suo essere, anche amministrativamente, diretta emanazione della Municipalit - ma anche perch la Galleria, qualunque sia il giudizio che se ne voglia tentare, stata al di l di ogni dubbio una delle espressioni pi riconoscibili e innovative della politica culturale del Comune di Trento negli ultimi quindici anni. Una riflessione si impone, dunque, non solo e non tanto come bilancio complessivo di questa esperienza - che ha gi avuto momenti di confronto politico e istituzionale - ma piuttosto alla luce di un quadro di riferimento profondamente mutato, di fronte ad un MART che rappresenta una scommessa alta, alla quale la citt di Trento deve credere pienamente e responsabilmente, ma anche in esito ad un preciso mandato che il Consiglio comunale ha affidato alla Galleria e ad un suo nuovo corso: un mandato che vuole rafforzare la relazione fra l'istituzione e la citt, intesa sia come tessuto artistico (soprattutto giovanile), sia come pubblico (da recuperare alla fruizione di linguaggi non sempre "commestibili" n immediatamente gratificanti), sia come luogo fisico (da interpretare - non necessariamente da "monumentalizzare" - anche attraverso segni creativi e linguaggi dell'arte). Quelle che seguono sono, su queste premesse, le linee di indirizzo politico e progettuale affidate alla Galleria per i prossimi anni. Si tratta di linee di indirizzo che modificano anche in maniera rilevante il profilo e la missione della Galleria civica d'arte contemporanea. In estrema sintesi queste possono esser definite nei seguenti punti: ricerca di una pi precisa identit, pur continuando a garantire una proposta culturale di buon livello, in grado di documentare alcuni degli esiti pi alti della ricerca artistica contemporanea e confermare il grado di riconoscibilit che listituzione si ritagliata in questi anni a livello nazionale; ricollocazione del ruolo e dellattivit della Galleria nella prospettiva di un panorama destinato a profondi mutamenti (in riferimento soprattutto al nuovo MART: ricerca di coordinamento e collaborazione, nel rispetto delle specificit e tendendo ad una differenziazione-integrazione delle proposte; sottoscrizione di un protocollo dintesa); rafforzamento e in parte riconquista di una civicit, attraverso pi forti legami col tessuto culturale cittadino e con il mondo giovanile in particolare;

In ragione di ci, la linea della nuova Direzione artistica e la conseguente impostazione del programma tendono a: dare alla Galleria una connotazione che non la accrediti pi esclusivamente come spazio espositivo, ma come centro di creazione e di informazione, laboratorio propedeutico ad una sempre pi diffusa conoscenza dellarte contemporanea nelle sue diverse forme; orientare lattivit espositiva in maniera non tradizionale, facendo s che la stessa possa riservare spazio alla ricerca e alla proposta delle esperienze pi giovani e innovative, con 45

ci aprendosi alla multidisciplinariet dei linguaggi contemporanei. Ci significa ricercare nelle stesse esposizioni la mescolanza delle proposte e dei linguaggi anche mediante lutilizzo di tecniche e tecnologie non tradizionali (architettura, design, cinema, fotografia, video, accanto alla pittura; ampio utilizzo di installazioni multimediali, video, progetti e strumentazioni informatiche); affiancare allattivit espositiva, ma in maniera strettamente connessa con la stessa per rinforzare la nuova connotazione - eventi e iniziative di mescolanza tra le arti. Gli eventi sono intesi come strumento di comunicazione destinato al pubblico, e in particolare al nuovo pubblico da conquistare e al pubblico prevalentemente giovanile, costruiti attraverso momenti di performance artistica, musicale, teatrale, di danza e video. Gli eventi vengono realizzati normalmente al di fuori della sede espositiva per rispondere alla precisa indicazione programmatica relativa alla necessit di ampliare il pubblico e di instaurare pi ampie relazioni con il tessuto cittadino. La stessa funzione assolvono alcune iniziative realizzate nella sede della Galleria (presentazione dellesposizione o di artisti presenti; conferenze; performances; video); pubblicare, a fini di informazione-promozione dellattivit complessiva, una nuova Rivista, destinata a sostituire in buona parte i tradizionali cataloghi (presentazione, anticipazione di esposizioni ed eventi), con rubriche e interventi su tematiche diverse (sociologia, economia, politica, didattica, musica, teatro, nuove tecnologie, ecc.) indagate in relazione ai diversi linguaggi artistici o, pi in generale, al panorama dellarte contemporanea; affidare una funzione analoga ad un sito internet, destinato anche a diventare interfaccia con gli utenti e naturalmente con i soggetti anche internazionali del mondo artistico (gallerie, artisti, musei, ecc.); potenziare l'attivit dei laboratori didattici, comprensiva di laboratori e visite guidate e rivolta prevalentemente al mondo giovanilescolastico, pu indirizzarsi anche agli adulti e a soggetti organizzati (associazioni, anziani, ecc.).

Ne emerge una Galleria civica che ricompone la propria immagine e la propria funzione non solo come spazio espositivo, ma come centro di informazione, laboratorio, luogo di sperimentazione che cerca di individuare spazi di contatto tra le arti e di coinvolgere il territorio sia entrando nella rete delle relazioni, sia "uscendo" dai suoi stessi spazi e cercando un rapporto nuovo e originale con luoghi non deputati. Il protocollo dintesa sottoscritto con il MART, al quale si rinvia (cfr. allegati) il presupposto per ulteriori azioni coordinate che si svilupperanno sul fronte della didattica e in una iniziativa di promozione dellarte locale. La ricerca e leventuale disponibilit di spazi adeguati potr permettere di ampliare le azioni di valorizzazione degli artisti trentini con lallestimento di piccole mostre o mostre scambio. Il raccordo e la collaborazione con altre istituzioni museali, possibilmente su base regionale, verr ricercato anche per la realizzazione di interventi di artisti internazionali in contesti urbani e naturali.

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Ambito I.5 Il sistema delle biblioteche Il documento che segue esplicita in tutta la ricchezza e la molteplicit di aspetti - alcuni dei quali gi compiuti, altri in via di compimento, tutti peraltro considerati in una dimensione di continuit non conclusiva il forte mutamento organizzativo, quasi uninversione di tendenza, che negli ultimi anni ha accompagnato come un cantiere parallelo i lavori pi immediatamente visibili di ristrutturazione materiale e ricollocazione della Biblioteca Comunale e dellArchivio Storico nella nuova sede presso il palazzo dei Gesuiti di via Roma a Trento. Nel documento sono indicate chiaramente le linee-guida sottese al progetto. In esso, le scelte innovative, rispetto alla programmazione gestionale e agli obiettivi a medio e lungo termine, trovano legittimazione e si giustificano mettendo al centro e coniugando gli indicatori della normativa europea (il Manifesto Unesco, Linee Guida IFLA), con i regolamenti dellarchivio storico e le indicazioni dellAmministrazione. Si andata costruendo cos una risposta che sintesi contemperata fra le prospettive di respiro ampio, internazionale, e le esigenze di concretezza e aderenza ai bisogni e alle aspettative della citt; risposta che inserisce a pieno titolo lazione della biblioteca nel disegno culturale complessivo. Innanzitutto, preme riprendere ed evidenziare alcuni snodi decisivi, rappresentati da altrettanti punti di svolta, che sostengono con una consapevolezza nuova la ripresa del ruolo centrale della biblioteca, quale motore della cultura intesa come partecipazione permanente e attiva dei cittadini alla crescita globale della comunit: la biblioteca aperta nei due sensi, verso linterno e verso lesterno verso linterno la biblioteca si fa sistema e garantisce ai cittadini agilit di accesso e di utilizzo di conoscenze, opportunit e servizi, mettendo a disposizione una mappa facilmente leggibile a seconda delle esigenze; verso lesterno la biblioteca abbandona lidea di s come luogo separato della cultura dal sapore elitario e partecipa agli eventi della citt con gli apporti critici e di approfondimento che le sono consoni, creando a sua volta partecipazione e cultura diffusa e contribuendo a realizzare e promuovere la fisionomia futura di Trento citt delle opportunit; cerca rapporti operativi con biblioteche cittadine di altra natura e titolarit (Biblioteca universitaria, biblioteche dei Musei, di Istituti religiosi, scolastiche, di documentazione ); per lesemplarit del nuovo assetto, la biblioteca assume il ruolo di battistrada autorevole in campo provinciale ed oltre. Biblioteca e Archivio storico laboratori di idee la Biblioteca, in sinergia con lArchivio storico, luogo di documentazione e di diffusione della memoria locale, e diventa osservatorio privilegiato che coglie e provvede a integrare le diversit e originalit di nuovi stimoli culturali provenienti dal territorio e dal dibattito esterno. Biblioteca per tutti/ i nuovi linguaggi di questo punto si vuole sottolineare la valenza assolutamente innovativa del Centro Informativo Multimediale CIM: un servizio a disposizione dei cittadini, che nasce come centro tecnologico di consultazione delle risorse informative disponibili in rete di aggiornamento della produzione corrente riguardante leditoria elettronica (CD-ROM; DVD). Liniziativa legittima la fertile contaminazione ormai in atto fra codici tradizionali e di tipo informatico: E tanto pi importante perch diventa strumento operativamente concreto per adeguare la biblioteca e la cultura che essa promuove ai linguaggi e ai modi di comunicare dei giovani, che per lAmministrazione rappresentano il settore su cui investire maggiormente, ma anche il pi variegato e alternativo in fatto di richieste e aspettative. disponibilit e possesso del documento 47

distinzioni che possono sembrare forzature, comunque non significative allinterno della logica organizzativa del Sistema Biblioteche, ma che invece trovano una loro giusta priorit in situazioni ben individuate, allinsegna della funzionalit e di una competente razionalizzazione di impegni e risorse rispetto agli obiettivi prefissati. La rete delle biblioteche della citt: multimedialit e logiche di sistema Con linaugurazione e lapertura al pubblico della nuova sede centrale della Biblioteca comunale e dellArchivio storico (21 marzo 2002) da una parte si completata una fase impegnativa e assolutamente rilevante del progetto di riorganizzazione, rinnovamento e potenziamento dei servizi bibliotecari e archivistici comunali (che ha portato in sintesi ad una strutturazione unitaria dei servizi e alla disponibilit di una sede centrale unica e adeguata); si aperto, dallaltra, il momento della messa a regime e della verifica operativa di quanto attuato e delle scelte compiute, anche in riferimento alla molteplicit e variet dei soggetti del mondo culturale cittadino. In questo quadro e tenendo al centro della riflessione programmatoria la mission specifica della biblioteca pubblica (Manifesto UNESCO, Linee guida IFLA, normativa) e dellarchivio storico (legislazione e regolamento comunale) e, parallelamente, le indicazioni strategiche dellAmministrazione, gli obiettivi successivi, del medio periodo, si situano su due versanti: Esterno: La distinzione tipologica-nominale (biblioteche, archivi, musei, enti pubblici e privati, associazioni, centri, aziende e agenzie a vario titolo produttori di beni e servizi culturali e informativi) essenziale per qualificare e definire in termini di specificit gli apporti e i servizi erogati, ma risulta spesso improduttiva e ingombrante nellottica sistemica e tendenzialmente esaustiva delle potenzialit di servizio al cittadino, sempre meno e a ragione - interessato e legato alla fonte del servizio e sempre pi esigente circa la qualit (pertinenza), lesaustivit (richiamo, trasversalit, interdisciplinariet) e la tempestivit del servizio richiesto/offerto. Lesigenza di raccordo, interazione e integrazione, altrimenti esplicitata dai concetti di sistema - bibliotecario e, in termini pi ampi e generali, di sistema delle risorse e dei servizi culturali - va quindi perseguito con determinazione nellottica di: o Rendere reale e facile per i cittadini la conoscenza e lutilizzo dei servizi e delle opportunit culturali e informative o Ottimizzare le risorse e gli apporti, tutti tendenzialmente specialistici, dei soggetti coinvolti In termini operativi opportuno agire su due livelli: Generale. Costruire, in termini di libert e di autonomia ma anche di impegno e condivisione, una mappa dei servizi e delle opportunit culturali e informative, con riferimento ai prodotti erogati (o alle carte dei servizi) e renderla pubblica tramite Internet o pubblicazione e provvedere al sistematico aggiornamento. Perseguire in coerenza con quanto sopra la produzione e lerogazione di servizi puntuali e qualificati al pubblico, orientare la domanda e catturare linformazione prodotta da altri (evitando ovviamente impiego di risorse in lavori gi fatti (meglio) da altri o non pertinenti la propria finalit e competenza professionale). Considerare la disponibilit del documento e dellinformazione o del servizio richiesto come prioritaria rispetto al possesso diretto dello stesso documento e dellinformazione. Lintelligente sfruttamento delle risorse presenti in Internet, la condivisione di basi dati, la cooperazione concordata nellinvestimento di risorse per la disponibilit allargata di basi informatiche, una chiara definizione degli obiettivi e degli impegni circa lo sviluppo delle collezioni e delle risorse informative delle singole realt sono essenziali. In questottica il possesso del documento e quindi la politica di gestione e di sviluppo delle raccolte sono fondate sulla specificit degli obiettivi dei singoli istituti e coerentemente praticate in termini di acquisizione, utilizzazione, conservazione, ma anche verifica, aggiornamento e scarto. 48

1.

Individuare modalit uniformi di produzione e confezione dellinformazione (con riferimento agli standard internazionali specifici) e di gestione automatizzata interdisciplinare. Il riferimento a siti web gi attivi, quali Trentinocultura e al coinvolgimento della PAT appare ovviamente opportuno. Definire e attuare un progetto condiviso di costruzione di una base dati informativa relativa alla realt locale (e quindi non recuperabile o delegabile allesterno) di tipo trasversale e comune alle esigenze dei diversi soggetti culturali; uno strumento di tipo enciclopedico su base informatizzata, qualificabile come Indice dei nomi del Trentino, che in riferimento alle persone e ai luoghi, possa costituire un autority list/record comune e condiviso, via di accesso privilegiata ai diversi documenti attinenti e strumento enciclopedico dei nomi e quindi della storia e della realt trentina.2 Favorire, anche tramite incontri programmatori (conferenza dei servizi e dei soggetti culturali), il raccordo e la collaborazione tra soggetti nella pianificazione e nella realizzazione delle iniziative e delle proposte. Il progetto Il Trentino e lEuropa: culture allo specchio costituisce gi nella sua impostazione un primo esempio di questa modalit condivisa e nella quale la specificit in termini di ambito e di competenza di ciascun soggetto partecipe valorizza la dimensione qualitativa e estensiva dellinsieme. Specifico per la biblioteca e per larchivio. Il Sistema bibliotecario trentino , come noto, coordinato dallo specifico Ufficio provinciale. A questo fanno capo i progetti relativi al Catalogo bibliografico trentino (a proposito del quale almeno opportuno sottolineare lobiettivo realizzabile in una decina danni di catalogazione e di inserimento di tutto il retrospettivo non ancora incluso, compresi manoscritti e materiali speciali), alla Carta delle collezioni e dei servizi (e quindi al coordinamento dellattivit delle biblioteche), alle forme di collaborazione interbibliotecaria. A questo quadro generale necessario contribuire e mantenersi collegati, stimolando le iniziative e le attivit (La legge provinciale prevede a riguardo lattivazione della Conferenza dei direttori; ma dal 1992 non ancora operativa!). Nel contesto del Sistema bibliotecario provinciale la Biblioteca comunale di Trento riconosciuta come di valenza provinciale. A questa titolarit opportuno corrispondano in termini pi coerenti e complessivi le prerogative, gli impegni e gli accordi formali con lEnte provinciale: lelaborazione e la sottoscrizione di una convenzione quadro unitaria lo strumento formale necessario per definire i molteplici aspetti che a questo livello competono alla Comunale (documentazione trentina, letteratura giovanile, conservazione, etc.) o che la stessa pu svolgere anche quale battistrada rispetto a forme e contenuti nuovi del servizio bibliotecario proprio di una biblioteca pubblica (multimedialit e supporti digitali, servizi decentrati o per particolari categorie di utenti, bibliobus) Il Sistema bibliotecario cittadino costituisce indubbiamente il nucleo principale di tutto il sistema provinciale, sia per quantit e qualit dei documenti e dei servizi erogati, sia per la variet e specializzazione degli istituti bibliotecari. Definita, almeno in termini complessivi di struttura organizzativa e larticolazione dei servizi bibliotecari comunali, ora possibile e opportuno affrontare pi compiutamente il rapporto con le biblioteche cittadine di altra natura e titolarit. La Biblioteca universitaria, nella sua attuale configurazione e, a maggior ragione, nel suo progetto di rinnovamento e di nuova sede, costituisce il punto di riferimento principale con il quale relazionarsi in termini si complementariet, accordo e collaborazione rispetto a servizi e raccolte. ITC, biblioteche dei Musei, biblioteche di enti religiosi, biblioteche scolastiche, centri di documentazione e

2.

Per una presentazione meno approssimativa si rinvia allintervento di F. Leonardelli in Linformatizzazione degli archivi storici e lintegrazione con altre banche dati culturali (Trento: Provincia, 2001, p. 106-114).

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biblioteche istituzionali completano quindi un quadro di servizi, di relazioni e di specializzazione, che non ragionevole si ignorino a vicenda. Per quanto riguarda lArchivio storico il riferimento dobbligo e opportuno allazione e al coordinamento operati dalla Provincia tramite il Servizio beni librari e archivistici. Alla scelta di standard e software di gestione dei dati uniformi e condivisi necessario ora far seguire sia una concreta attivazione del sistema informativo comune, sia lindividuazione di software e modalit tecnologiche user friendly (OPAC): rendere cio patrimonio e servizio diretto per il cittadino gli strumenti e le informazioni elaborate. La connessione sopra richiamata con gli altri istituti e servizi culturali vale ovviamente anche per lambito archivistico, anche con riferimento alle strutture e ai progetti interni al Comune di Trento (Ufficio protocollo con archivio di deposito e corrente, Progetto comunicazione e rete civica, Atlante territoriale, etc.) La valenza culturale delle raccolte documentarie e il pregio architettonico e storico delledificio ex Collegio dei gesuiti, che ospita la sede centrale della biblioteca e larchivio storico, consentono anche occasioni di valorizzazione nel contesto dellofferta per il turismo culturale e quindi collegamenti con le strutture informative e di servizio che fanno capo a questo ambito. Interno Caratteristica prima e fondamentale della biblioteca pubblica di essere biblioteca per (e di) tutti, di costituire cio la via locale di accesso alla conoscenza e allinformazione per ogni persona, senza distinzioni di et, sesso, lingua, religione Secondo aspetto centrale e fondante lambito di attivit e di fornitura di servizio ai cittadini: rispetto a ogni genere di informazione e di conoscenza e, parallelamente, rispetto ad unattenzione specifica e in parte esclusiva alla realt e alle fonti locali. Terza caratteristica che merita rilievo costituita dalla individualit del servizio e dalla libera scelta di accedere, di richiedere e di scegliere (Ad ogni lettore il suo libro). Rispetto a questi fondamentali la comunit bibliotecaria internazionale si sta da tempo e costantemente interrogando e formulando strumenti biblioteconomici e programmi operativi, con i quali la riflessione locale e interna, ha cercato e cerca di confrontarsi. Lelaborazione di strategie unitarie nel 1991-94 e nel 1996 di Linee di programmazione dei servizi costituiscono momenti importanti in questo senso ai quali ora opportuno richiamarsi per ulteriori prospettive. Realizzata lunitariet della struttura organizzativa e funzionale dei diversi ambiti (biblioteca di tradizione, pubblica lettura, sezione per bambini e ragazzi (BLG), archivio storico), lunificazione e la riorganizzazione delle sedi centrali nel restaurato palazzo gi Collegio dei gesuiti, la programmazione coordinata della gestione delle raccolte, dei servizi al pubblico e delle proposte culturali, verificato lampio grado di copertura territoriale del servizio (tramite le sedi periferiche) e, in relazione alle risorse disponibili, impostato il programma di ulteriore potenziamento dei servizi periferici (bibliobus, collaborazioni tramite il volontariato, adeguamento delle sedi e delle strutture), gli aspetti strategici e gli obiettivi generali non possono che interrogarsi nuovamente e in primo luogo con il cuore del servizio e le sue finalit e caratteristiche principali: o Biblioteca per tutti: aumentare il tasso di utilizzo reale dei servizi. Nellultimo decennio lincremento dei cittadini e in genere degli utenti del servizio bibliotecario comunale stato decisamente notevole (gli iscritti al prestito sono raddoppiati e sono ora oltre 20.000, pari al 20% dei residenti; a questi si aggiungono c. 5.000 iscritti residenti in altri comuni ); il tasso di utilizzo ha raggiunto quindi i valori medi provinciali e si colloca nella fascia alta dei valori relativi alle citt italiane capoluogo di provincia. Si tratta per altro di percentuali ancora inferiori a quelle registrate in paesi europei con un sistema bibliotecario consolidato. Il dato complessivo locale va inoltre scomposto per aree, per fasce det, sesso, lingua e cultura dorigine, etc.. Una biblioteca per tutti deve poter essere realmente una biblioteca usata da tutti. Un impegno in questa direzione va senzaltro operato. 50

Iniziative di promozione del servizio e di avvicinamento di nuovi utenti vanno senzaltro perseguite: Nati per leggere, @lla mia biblioteca, La biblioteca fuori di s sono alcuni esempi di campagne promosse a livello internazionale, che possono utilmente essere proposte e riprese a Trento. Fondamentale naturalmente anche il consolidamento del rapporto con la scuola, che pu avvicinare bambini e ragazzi che altrimenti non hanno modo di conoscere la biblioteca. o Biblioteca come punto di accesso locale ad ogni genere di informazione e di conoscenza. Un primo piano a riguardo relativo allorganizzazione sistemica e alla distribuzione territoriale. Oltre al fondamentale discorso relativo al sistema bibliotecario cittadino, provinciale, nazionale e internazionale (che richiama concetti e azioni quali document delivery, carta delle collezioni e dei servizi, sistema delle biblioteche e degli istituti culturali, rete delle relazioni) va completata lazione gi pianificata di potenziamento e di innovazione delle collezioni e dei servizi centrali (Centro informativo multimediale, sezioni tematiche, in lingua originale, potenziamento dello scaffale aperto e disponibilit di documenti su supporti audiovisivi e digitali) e periferici (bibliobus, servizi di prestito tramite coinvolgimento di realt associative o di servizio, adeguamento delle sedi). Azioni e servizi collaterali, quali la caffetteria e lo spazio esterno, lattenzione alle novit e ai temi del giorno costituiscono ulteriori aspetti da implementare. Un secondo (ma non per importanza) ambito di riflessioni fa riferimento al diritto di ciascuno allaccesso e alla capacit di comprensione dellinformazione e al parallela constatazione che mai come oggi disponibile informazione. Ridurre il gap tra chi ha gi possibilit di accesso e chi non ha possibilit o conoscenze sufficienti per accedere diventa per la biblioteca pubblica un compito vitale (IFLA/UNESCO Guidelines, 2001). Analogamente importante trasformare le biblioteche da istituti di deposito di documenti, in ampie e semplici strutture di accesso alle reti e alla documentazione che disponibile attraverso le reti stesse (Basili Pettenati, 1994): politica delle raccolte, dotazione strumentale e capacit professionali vanno quindi orientate anche secondo queste finalit. Grandi raccolte non sono sinonimo di buone raccolte, specialmente nel nuovo mondo digitale. La pertinenza delle raccolte ai bisogni della comunit locale pi importante della dimensione delle raccolte. (IFLA/UNESCO Guidelines, 2001) o Biblioteca come istituzione deputata alla documentazione e allinformazione sul territorio. La biblioteca pubblica dovrebbe essere unagenzia chiave nella comunit locale per la raccolta, conservazione e promozione della cultura locale in ogni sua diversit (IFLA/UNESCO Guidelines, 2001). Il raccordo con i servizi comunali deputati allinformazione per il cittadino (URP, rete civica, servizi sociali) e i giovani in particolare va perseguito nellobiettivo di rendere reale linformazione di comunit che il cittadino richiede e che valorizza gli investimenti del pubblico e del privato. Nello specifico della biblioteca comunale questo si traduce anche e prioritariamente nella disponibilit e nel controllo bibliografico della documentazione sul e del territorio: individuazione, acquisizione, catalogazione, diffusione dellinformazione, disponibilit pubblica e conservazione dei documenti costituiscono quindi lapporto specifico della biblioteca e dellarchivio storico comunali. In questi ambiti va perseguita prioritariamente la finalit del possesso diretto del documento: in termini tendenzialmente esaustivi per quanto riguarda le pubblicazioni a stampa e i documenti dellarchivio comunale, in termini di sussidiariet, di cooperazione e di integrazione per quanto riguarda manoscritti, documenti archivistici di altri enti e di privati, e pubblicazioni di tipo iconografico o audiovisivo. Le sezioni trentine (con la relativa convenzione stipulata con la PAT), manoscritti (con la necessit di attualizzarne le prospettive di sviluppo), in parte (ma con necessit di definizione maggiore) le sezioni di conservazione della Biblioteca e naturalmente lArchivio storico comunale sono pi direttamente chiamati a questi compiti.

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o Libert, democrazia, educazione permanente: la dimensione individuale e libera dellaccesso al servizio, la facilit del reperimento e della scelta, le provocazioni della biblioteca e dellarchivio per rendere reali le potenzialit dei documenti e dei servizi messi a disposizione, costituiscono aspetti centrali. La sola disponibilit teorica di libero accesso e rispetto per tutti rappresenta un presupposto, una condizione, non ancora una meta realizzata, un obiettivo raggiunto. Un ruolo chiave del bibliotecario guidare gli utenti a fonti di informazione precise rispetto alle loro richieste. Ma lo anche ottenere questo mediante la promozione e linsegnamento agli utenti delluso della tecnologia legata al computer (IFLA/UNESCO Guidelines, 2001): lattivazione del centro multimediale e dei corsi che questo proporr rappresenta, a livello di sede centrale, un importante passo in questa direzione. Le proposte culturali estensive e promozionali rispetto alla conoscenza e allutilizzo dei servizi della biblioteca e del suo patrimonio, anche antico e di tipo archivistico, si configurano quindi come necessari momenti di informazione e di invito ai cittadini, da attuare anche in collaborazione con la scuola, le associazioni, gli enti e le diverse istituzioni e strutture che possono, tra laltro, coinvolgere pi direttamente e in modo ampio i destinatari delle diverse proposte. Questo disegno programmatico, che interessa in primo luogo il sistema delle biblioteche pubbliche comunali, incrocia altre dimensioni e altri strumenti di programmazione: - il piano di politiche giovanili, soprattutto laddove pone lobiettivo di una revisione della funzione informativa nella direzione del superamento di un approccio centralizzato (affidato oggi senza riserve alla struttura dellInformaGiovani) e delladozione di una logica territoriale o distribuita, che valorizzi le biblioteche decentrate come snodi di intermediazione dellinformazione; - il piano strategico, sotto un duplice profilo: quello che acquisisce una struttura culturale di eccellenza in una prospettiva di generazione di valore; e quello che, su un piano pi strumentale, si orienta verso una concezione unitaria delle strutture informative comunali e verso protocolli operativi che consentano lintegrazione e la specializzazione delle attivit; - latto aggiuntivo allaccordo di programma con lUniversit, che costituisce il fondamento anche formale per la condivisione dellimpianto ordinamentale della nuova mediateca dAteneo, come servizio urbano avanzato, da parte del Comune di Trento.

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Ambito I.6 Universit e Istituto Trentino di Cultura

Trento, citt universitaria, della ricerca e dell'innovazione3 In parallelo alla questione insediativa, si pone il tema delladeguamento della citt alle esigenze dei sottosistemi che la configurano e, per cos dire, la abitano; nel caso specifico, al sottosistema formazione-ricerca-impresa. La relazione fra la citt e questo sottosistema assomiglia molto ad un processo di apprendimento: presuppone, cio, la capacit dei decisori pubblici, e della citt nel suo complesso, di esprimere una forma di intelligenza nel senso etimologico di questa parola: quel significato che definisce lidoneit a corrispondere alle sollecitazioni di un ambiente mutevole, sia per offrire risposte adattative, sia per trasformarle in opportunit di crescita. Se si accoglie questa premessa, appare riduttivo e fuorviante, in termini di politiche pubbliche, limitare loggetto della discussione alla valutazione dellimpatto del sottosistema sulle dinamiche urbane. Di questo impatto abbiamo, peraltro, molte evidenze ed anche indagini e rappresentazioni precise e aggiornate, provenienti da diverse fonti4. N porta molto lontano la ricorrente e ormai scontata affermazione del carattere tipicamente urbano delle istituzioni accademiche. Il percorso che Trento ha scelto di intraprendere un percorso che differenzia nettamente questa scelta da quella di altre citt, che semplicemente ospitano universit (inevitabilmente ridotte al rango di produttrici di diplomi) e centri di ricerca (attratti da convenienze episodiche) si basa su un sottinteso dal quale non possibile prescindere: la convinzione che queste presenze costituiscono non solo un elemento qualificante, ma un tratto specifico ed essenziale di un esplicito modello di sviluppo, di un paradigma di crescita costruito "su misura", di un progetto di futuro verso il quale appare necessario orientare in modo coerente e convergente decisioni parziali. UnUniversit e un sistema di ricerca, insomma, che nascono e si sviluppano non solo nella citt, ma con la citt, originando un gioco a somma positiva di intrecci, di scambi, di interdipendenze, di co-evoluzione. Possiamo, dunque, immaginare questa relazione come un sistema di equazioni a molte incognite, che ammette numerose soluzioni. E possibile ricondurre questa relazione a tre piani di realt. Un primo livello riguarda le opzioni localizzative e le scelte insediative e funzionali. Se ne discute estesamente nel documento dal quale estratto questo testo. Basti qui ricordare che non si tratta soltanto di dare una risposta ad una domanda di superfici e di volumi, ma di introdurre un criterio di razionalit che, assumendo una prospettiva di lungo periodo, risponda ad esigenze molteplici (di riqualificazione urbana, di superamento di duplicazioni, di stimolo per positive contaminazioni fra aree disciplinari, programmi di ricerca, linguaggi, saperi e competenze di frontiera).
3

Testo estratto, con qualche adattamento, dal documento di lavoro "Verso il sistema trentino formazione avanzata/ricerca/impresa: prospettive di integrazione e opzioni localizzative: scenari e ipotesi per la citt di Trento" (luglio 2002, aggiornamento ottobre 2002), in corso di adozione da parte del Consiglio comunale. 4 Ci si riferisce, ad esempio, alle dinamiche indotte dalla presenza dellUniversit e di enti di ricerca sul mercato immobiliare e sulla correlata tensione abitativa, sulla produzione e la redistribuzione di valore (cfr. Folloni per Opera Universitaria), sulla capacit dellAteneo di corrispondere ad una domanda di formazione superiore del territorio (cfr. Schizzerotto e.a. per PAT), sulla crescente disponibilit di infrastrutture di servizio alla scala urbana. Se, anche a Trento, risulta confermato il giudizio sulleffetto di trascinamento delle istituzioni di formazione e ricerca sulle dinamiche urbane (spesa, mercato del lavoro, servizi), restano certamente da approfondire altre esternalit, quali l efficacia degli investimenti in R&S sulleconomia locale e gli effetti di queste presenze sullimmagine e le percezioni della citt.

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Un secondo livello interessa le relazioni formalizzate fra gli attori del sistema. Si tratta di un settore che presenta margini importanti di ulteriore crescita e specializzazione. Sono, infatti, numerosi gli intrecci di tipo istituzionale e dal punto di vista degli accordi formalizzati fra soggetti istituzionali, della formazione avanzata e della ricerca, del mondo dell'economia: un quadro che assomiglia ad una holding ancora imperfetta, dove per sono acquisite la consapevolezza e la convinzione di finalizzare e di regolare forme sempre pi impegnative ed esigenti di reciprocit fra attori del sistema. Lelemento pi promettente che si registra in questo momento forse rappresentato - oltre che dal perentorio rilancio del protagonismo pubblico, che ha promosso e sostenuto l'attivazione di relazioni di partenariato con ambienti internazionali della formazione, della ricerca e dell'impresa - dallemergente intenzionalit espressa dal sistema dimpresa locale. Un terzo livello concerne i temi dellorganizzazione urbana e delle funzioni che si concentrano nelle citt. E, infatti, evidente che la competitivit di Trento nei confronti di un pi vasto circuito di attrattivit (di studenti, di ricercatori, di docenti, di programmi di ricerca, di imprese, di investimenti) legata secondo un rapporto di necessit con quelli che potremmo definire i caratteri prestazionali della citt, i suoi punti di forza e i debolezza, le minacce e le opportunit del contesto nel quale si colloca. Basti qui accennare ad alcuni nodi tematici. Un primo nucleo di significati interessa la relazione fra il settore della formazione avanzata ed il quadro complessivo della domanda e dellofferta locali di formazione. La scelta di rimettere al centro la risorsa umana pu essere limitata ai piani alti del metaforico edificio della formazione. Appare necessario, in conseguenza, adeguare le risposte del sistema formativo nel suo complesso ad una crescente domanda di conoscenza e di produzione e riproduzione di competenze, che rappresenta, in quanto investimento nel capitale umano, la precondizione per qualsiasi forma di sviluppo e di apertura ad una prospettiva autenticamente internazionale. Lobiettivo di una compiuta espressione delle potenzialit del sistema di istruzione dellobbligo e superiore, il suo recupero ad una prospettiva di eccellenza, la sua contestualizzazione entro un continuum formativo non costituiscono una semplice premessa minore, ma il vero core process di una riconfigurazione esigente e ambiziosa del sistema formativo allargato. Questo momento richiede, dunque, l'adozione di una visione strategica ed il coinvolgimento e la partecipazione attiva e responsabile non solo delle Scuole, del Comune, della Provincia autonoma, dellUniversit, delle tradizionali agenzie formative in genere, ma anche di una vasta pluralit di soggetti che rappresentano, sul versante dellofferta di istruzione, educazione e formazione, ulteriori risorse del territorio e, sul versante della domanda, espressioni di un fabbisogno mutevole. Si ribadisce, perci, lesigenza di accompagnare lintero ciclo di vita delle persone con un adeguato e mirato percorso formativo (nei termini che definiscono un sistema formativo allargato), riqualificando i diversi luoghi e modi di accesso alla scolarit, valorizzando le potenzialit inespresse del sistema formativo e configurando complessivamente una comunit educativa. Queste considerazioni sollecitando una riflessione ed un intervento globali, che necessariamente interpellano una prospettiva di medio e lungo periodo, non debbono tuttavia far passare in secondo piano alcune urgenze ed alcune priorit. Ci si riferisce ad alcune questioni molto puntuali, che si ritiene di segnalare, per cenni, come oggetti autonomi di attenzione e di iniziativa. Si tratta: dellattivazione di una Scuola europea, che diversificherebbe e completerebbe lofferta scolastica di base e superiore di Trento e conferirebbe alla citt una ancor maggiore capacit attrattiva nei confronti di ricercatori stranieri, i quali troverebbero ulteriori convenienze a trasferirsi con le proprie famiglie; del potenziamento dei momenti e delle forme di interlocuzione, confronto e scambio fra lUniversit e la formazione dellobbligo e, soprattutto, superiore; dellinvestimento in programmi che sostengano lapprendimento diffuso delle lingue straniere, soprattutto tedesco e inglese; 54

del sostegno ad un massiccio programma di alfabetizzazione informatica e di diffusione delle TIC.

Un secondo nodo riguarda la citt in quanto struttura complessa di erogazione di servizi: rinvia ai nodi della manutenzione urbana e allequipaggiamento di servizi e di utilit che la citt pu offrire. E la citt che funziona, la citt che offre opportunit, la citt che garantisce laccesso ai diritti, la citt da vivere. Ci riferiamo, limitandosi a citarli, ai nodi della accessibilit, della mobilit urbana, dell'ambiente urbano, dell'accesso ai diritti, delle politiche per la cultura e il tempo libero. Un terzo nodo si riferisce alla promozione del valore-citt e degli elementi che lo definiscono. In una catena di generazione di valore, necessario sperimentare forme concrete di promozione e di gestione integrata di quelle attivit (pensiamo al turismo congressuale e scientifico) che, da una parte, sono suscettibili di immediata redditivit e, dall'altra, consentono di collocare Trento e il Trentino in uno scenario di visibilit e di attrattivit nazionale e internazionale nei confronti di un segmento specifico di un emergente turismo di qualit. Non vi dubbio che il completamento e la caratterizzazione del quadro complessivo dell'offerta di servizi alla scala urbana deva considerare la realizzazione di un centro-convegni dedicato, nello specifico, alla congressualit scientifica. Questa eventualit richiede approfondimenti solleciti e mirati rispetto ad una pluralit di questioni, quali la scelta dimensionale, l'ubicazione (anche in rapporto ad altre facilities e ad attivit imprenditoriali che possano trarre vantaggio da questa presenza), la possibilit di attivare forme di finanza di progetto, le ipotesi gestionali, l'impatto sulla capacit ricettiva globale della citt, le relazioni (di complementarit e non di contrapposizione) con altri poli congressuali, il rapporto fra la struttura, una sua necessaria funzione promozionale e un disegno complessivo di promozione della citt, il posizionamento del turismo congressuale nel pi vasto e mutevole scenario di una nuova domanda turistica, ad elevato potenziale, e di una correlata esigenza di adeguare ad essa strategie di offerta mirate. Sullo sfondo va, inoltre, collocato il dibattito in corso - meglio approfondito in un'altra sezione di questo documento - sui contenitori culturali della citt nell'attuale fase di riassetto urbanistico. LAccordo di Programma fra Comune e Universit E, peraltro, significativo ribadire i tratti caratterizzanti di una relazione strutturata che la municipalit di Trento e lAteneo hanno voluto formalizzare attraverso la sottoscrizione di un Atto aggiuntivo allaccordo di programma fra la PAT e lUniversit stessa. Il sistema di coordinate nel quale si colloca questa relazione orientato alla qualificazione della presenza dellAteneo, riconoscendovi un imprescindibile attore dello sviluppo territoriale secondo tre linee-guida: lapertura del Trentino ad una prospettiva di internazionalit, un forte investimento nel capitale umano e una rinnovata relazione fra i sottosistemi della formazione, della ricerca e dellimpresa. Le misure conseguentemente concordate prevedono: lampliamento dellofferta formativa dellAteneo; lo sviluppo di una rete di cooperazione nel campo della ricerca e della formazione; una migliore risposta alle esigenze di residenzialit di docenti e studenti ed una interpretazione ancora pi incisiva della categoria del diritto allo studio; lattribuzione di un significato pieno allautonomia dellAteneo; lo sviluppo di politiche di maggiore integrazione con le dimensioni economiche e civili; il rafforzamento e la promozione di progetti di ricerca utili alle attivit della Provincia autonoma ed allo sviluppo socioeconomico del Trentino; lo sviluppo della biblioteca universitaria anche in quanto componente essenziale del sistema bibliotecario trentino. Il Comune di Trento, ritenendo di condividere questi obiettivi e di voler assumere un proprio ruolo specifico in attuazione di questi orientamenti generali, ha esplicitato un insieme 55

selezionato di ambiti nei quali esercitare il proprio protagonismo e promuovere una relazione non pi basata su prestazioni corrispettive, ma su forme di reciprocit. Questi ambiti riguardano la formazione (con gli obiettivi di favorire il perfezionamento postlaurea di giovani studenti; di promuovere lincontro fra la domanda e lofferta di professionalit qualificate; di acquisire, attraverso progetti di ricerca finalizzati, elementi informativi e conoscitivi utili per migliorare la qualit dellorganizzazione urbana; di sostenere strategia di rafforzamento delle competenze del proprio capitale umano); il completamento dellordinamento didattico dellAteneo, secondo un triplice criterio: qualit dellofferta, sviluppo di unidentit chiaramente riconoscibile, una risposta convincente alle attese e ai caratteri specifici del territorio; i servizi bibliotecari (in una logica di integrazione sistemica fra le biblioteche cittadine); la biblioteca dAteneo, quale struttura di intermediazione dellinformazione anche a servizio della citt; la collaborazione fra lUniversit ed i sottosistemi istituzionale, civile e dimpresa; ledilizia universitaria; il supporto alle attivit di pianificazione e di progettazione del Comune di Trento; le politiche per la sicurezza urbana; le politiche di innovazione amministrativa, soprattutto nel settore delle tecnologie avanzate dellinformazione e della comunicazione. Gli elementi di maggiore originalit di questo accordo sono, in sintesi, legati al passaggio da una logica di scambio ad una logica di reciprocit; alla selettivit dei temi considerati; alla formalizzazione dellintesa. Si tratta, come agevole riconoscere, di un contesto e di uno strumento che non vogliono avere un carattere contrattuale, quanto, per cos dire, ordinamentale: in quanto tale, laccordo viene consegnato a modalit di declinazione operativa e di aggiornamento che presuppongono il mantenimento di quella tensione ideativa e di quella apertura in qualche modo costituente che ne hanno caratterizzato la fase di impostazione. Per tradurre questo accordo sul versante specificamente culturale, in un'accezione pi propria e generale e non solo in vista dell'erogazione di servizi particolari (sia pure di natura culturale), possibile mettere a tema fin d'ora una collaborazione nella diffusione/divulgazione di conoscenze. Si tratta, quindi, di interagire mettendo vicendevolmente a disposizione da parte dell'Ateneo il contributo di idee e di saperi di docenti e di esperti che svolgono la loro funzione dentro l'Universit e, da parte del Comune e delle sue articolazioni, i temi, i luoghi ed i momenti di incontro pubblico. L'Amministrazione municipale pu offrire una "palestra" di sperimentazione sul trasferimento dei saperi in ambiti allargati, anche per avere dei "ritorni" conoscitivi circa l'evoluzione della sensibilit diffusa o del sentire comune, quasi a svolgere ricerca sociale sul campo. Ma pu offrire anche campi di possibile applicazione e di espansione delle conoscenze e delle capacit degli studenti, ad esempio attraverso forme di tirocinio e stage presso e con i Servizi del Comune (pensiamo, ad esempio, a corsi sul trattamento del materiale archivistico e la gestione di archivi) o con particolari collaborazioni (ad esempio, la possibile interazione con il corso in Valorizzazione del beni culturali per l'organizzazione di visite guidate e percorsi di "lettura" della citt, dei suoi manufatti e delle sue emergenze storiche e archeologiche, ma anche la collaborazione in essere nel progetto "Il Trentino e l'Europa"). Peraltro, anche la collaborazione per il Master sui Balcani, assieme alle Facolt di Giurisprudenza, Economia e Sociologia, ha messo in evidenza la possibilit di sostenere congiuntamente con altre istituzioni locali un rigoroso percorso di approfondimento dei temi giuridici, politici, sociali ed economici necessari - sia a responsabili di imprese ed enti dei diversi Paesi della ex Jugoslavia, sia ad espressioni della realt trentina attive nei movimenti internazionali - per sostenere esperienze di diplomazia popolare e di cooperazione decentrata. LIstituto Trentino di Cultura L'ITC - in quanto ente autonomo a matrice pubblica deputato all'alta formazione e alla ricerca - ha svolto, storicamente, un ruolo indispensabile in un disegno di apertura e di 56

modernizzazione del Trentino: un ruolo che svolge da quarant'anni e rappresenta il frutto di una concezione e di una interpretazione "alte" della nostra speciale Autonomia. Quarant'anni sono un traguardo che legittima l'intenzione dell'Istituto di crescere ancora e di ridefinire il proprio posizionamento. Nell'economia di questo documento riteniamo che i temi principali da approfondire non siano legati tanto a questioni, pure nevralgiche, quali l'attualizzazione della missione "storica" dell'Istituto di promuovere la ricerca e di garantirne l'organicit, la relazione di autonomia/interdipendenza con l'Universit e il nodo di quelle che vengono convenzionalmente chiamate le "ricadute" dell'attivit di ricerca (tema certamente ineludibile, quest'ultimo, che tuttavia si prestato spesso ad una pericolosa scorciatoia concettuale, quasi che l'investimento in ricerca debba e possa essere valutato secondo gli standard di una redditivit "di cassa" pi o meno immediata quale quella che ci si attende da un investimento sul mercato azionario). Crediamo piuttosto che, in analogia al ragionamento articolato a proposito dell'Universit, il tema vada riformulato e debba cogliere soprattutto la relazione di reciprocit fra l'Istituto e la citt. Una relazione che - se consideriamo la ricchezza delle risorse di cui ITC dispone in termini di intelligenze, di programmi di ricerca, di contatti - deve essere esigente e non pu essere limitata alla compilazione dei presupposti puntuali e occasionali di una semplice convivenza. Le considerazioni che seguono si propongono come un primo censimento di questioni sulle quali pare possibile e opportuno avviare specifici approfondimenti, anche cogliendo l'occasione delle iniziative del novembre 2002, in parte giustamente retrospettive e in parte necessariamente e fortemente scenariali, per il 40 di attivit dell'Istituto. Si propone, dunque, un riepilogo che cerca di incrociare i principali fabbisogni della citt (secondo una lettura strategica delle sue prospettive di crescita) con la specifica vocazione dell'Istituto ed i caratteri ordinamentali sanciti dal suo statuto. Un primo ambito di riflessione quello che riguarda la ricerca di una nuova proiezione internazionale della citt e delle sue articolazioni istituzionali, formative, economiche. In un momento caratterizzato da una pronunciata competizione fra citt e territori e, in essa, dalla centralit dei fattori competitivi ad elevata concentrazione di conoscenza, si ritiene che ITC - per la sua originale vocazione, per la sua peculiare articolazione in centri di ricerca e per la sua natura associativa - costituisca un valore aggiunto nella definizione di un sistema territoriale locale capace non solo di competere, ma anche di dialogare, alla luce delle proprie specificit, entro un pi vasto sistema di appartenenze e di interdipendenze. Il percorso di riflessione dal titolo Ricerca e territorio: tra frammentazione e integrazione internazionale, promosso in occasione del 40 di fondazione dell'Istituto, si proietta consapevolmente in questa dimensione e ne propone un'interpretazione non circoscritta allo specifico urbano. Questa riflessione si propone anche, ma non solo, di trasmettere la percezione dei processi, dei concetti, dei metodi e dei temi legati alla ricerca, affinch essa sia riconosciuta dal territorio come risorsa strategica per lo sviluppo. Ma vuole anche ribadire un'interpretazione aggiornata dell'ispirazione e dell'impianto originari dell'ITC e di riproporne l'attualit irriducibile, legata al dialogo fra differenti campi del sapere e alla valorizzazione delle identit culturali e delle tradizioni locali in una prospettiva aperta alle culture nazionale ed europea. In questo ambito, agevole riconoscere il ruolo relativo dei tre centri di ricerca - storico, tecnico-scientifico, religioso - come pure della pi recente area Istituzioni ed Economia. Un secondo ambito, in apparenza pi circoscritto, riguarda la possibilit - che questo documento assume come obiettivo dichiarato - di ricondurre le biblioteche pubbliche della citt ad una logica di sistema, valorizzando la specialit e l'eccellenza delle biblioteche dell'ITC, storica e religiosa, entro una prospettiva integrata di intermediazione delle informazioni. L'ITC pu, inoltre, essere riconosciuto come luogo autorevole di elaborazione condivisa e di concertazione sui temi legati all'investimento nella risorsa umana e alla correlata centralit della formazione, superando inattuali separatezze e riconducendo a sintesi un quadro caratterizzato da una spiccata frammentazione dell'offerta di saperi e competenze a 57

fronte di una domanda in evoluzione tanto rapida quanto insufficientemente indagata e scarsamente strutturata. Appartiene a questo ambito di elaborazione l'iniziativa su "La ricerca come mestiere", che punta a promuovere la cultura della ricerca e dell'innovazione tra le giovani generazioni e nella dimensione pi "naturalmente" vocata a produrre e riprodurre saperi, vale a dire la Scuola. Si tratta di un ruolo solo in apparenza secondario nell'economia delle competenze statutarie dell'ITC, ma in realt di sorprendente attualit, in un momento nel quale si registra il mutamento profondo della domanda di formazione, che sempre pi si configura come necessit di un processo continuo di crescita che ne vede investiti anche soggetti non tradizionalmente deputati. In questa accezione rientrano a pieno titolo gli obiettivi strategici dellinternazionalizzazione del capitale umano e della ricerca, dell'innovazione di sistema, della valorizzazione delle vocazioni autentiche del nostro territorio, del riposizionamento e dell'integrazione nel contesto internazionale. Infine, sempre indicando i titoli di questioni nodali, si propone il tema della ricomposizione del quadro degli attori che caratterizzano il sistema della formazione avanzata e della ricerca. Un approccio, al quale si accennato anche nel precedente paragrafo dedicato all'Universit, che prende le mosse dall'esigenza di governare in modo coerente le dinamiche espansive dei sistemi della formazione avanzata e della ricerca e teorizza un paradigma insediativo distribuito, nel quale il modello localizzativo degli istituti afferenti all'ITC ribadisce una configurazione bipolare, organizzata secondo: un polo scientifico-tecnologico sulla collina di Povo (dove in fase di realizzazione un terzo edificio, mentre in previsione un altro come sede per centri di convenzione e in prospettiva il Consorzio Italo - tedesco); un polo umanistico in centro citt, dove esiste il problema (e l'opportunit) di valorizzare la biblioteca, di trovare sede adeguata al Corso Superiore di Scienze Religiose e, non ultimo, di individuare una sede Istituzionale rispondente al livello e alla quantit delle relazioni internazionali dellIstituto. Resta, analogamente a quanto detto a proposito dell'Universit, un dato non controvertibile: la citt, per lIstituto e il mondo della ricerca, rappresenta un valore aggiunto. La qualit della sua vita sociale e civile sono elementi importanti, probabilmente decisivi, nellaccettazione o meno di trasferirsi a Trento da parte di grandi ricercatori e studiosi. LIstituto appartiene alla citt, che un suo punto di partenza, di lancio e oggi di continuo riferimento. Questa relazione non pu non essere reciproca: una relazione, in altre parole, attraverso la quale le risorse umane, le collaborazioni e le relazioni dellIstituto diventino un elemento attivo nella crescita di quella stessa qualit urbana. Questo significa in primis mettere in rete quello che potremmo definire il "capitale fisso" dell'Istituto, rappresentato - oltre che dalle proprie risorse umane - dalla biblioteca umanistica, dalle attivit convegnistiche, dalle presenze di rilievo scientifico nei Centri di ricerca, che possono e debbono rientrare a pieno titolo nel calendario delle attivit culturali della citt. Particolare rilievo possono avere le competenze e le relazioni presenti in ITC per il mondo del volontariato associazionistico legato alla cultura. In questo senso, si ravvisa una correlazione forte ed estremamente promettente fra l'Istituto - in quanto "deposito" di saperi e in virt della sua configurazione del tutto peculiare - e l'esigenza, cui il Comune di Trento riconosce un'importanza decisiva, di promuovere e di rinnovare occasioni di divulgazione corretta, di dialogo fra campi del sapere, di confronto fra culture e religioni, di adeguamento degli strumenti con i quali accostarci ai problemi che ci sono consegnati dal divenire della ricerca e dall'ampliamento delle possibilit di intervento umano. Un ulteriore significato va attribuito alla presenza materiale dellIstituto, che assume il valore di una prima e immediata ricaduta economicosociale sul territorio in termini di lavoro, servizi, opportunit date dallinsieme delle sedi, dalla presenza di pi di 600 persone tra dipendenti, collaboratori e ospiti dediti alle attivit di ricerca, alta formazione, seminari e convegni realizzati nel corso dellanno che rappresentano anche un pubblico internazionale per lofferta culturale e artistica del territorio.

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La presenza del Comune di Trento, in qualit di socio fondatore, nella compagine sociale dell'Istituto legittima e sollecita, infine, una riflessione attenta e originale sul nuovo e futuro statuto dell'ITC, necessariamente impegnato ad aggiornare e a far evolvere i propri assetti organizzativi e funzionali in modo coerente con la sua peculiare missione di ente deputato alla ricerca, trovando il giusto equilibrio fra l'esigenza di competere sul fronte dell'attrazione di risorse qualificate e, nello stesso tempo, di investire su quella rilevantissima parte di "capitale fisso" costituita dai ricercatori. Anche in relazione a questi temi si rinvia ad altri strumenti o livelli di programmazione. E' il caso di ricordare il Piano strategico, che vede peraltro lUniversit di Trento e lIstituto Trentino di Cultura fra i soggetti promotori del processo di pianificazione. Il documento di diagnosi del Piano strategico contestualizza il ruolo relativo dellUniversit di Trento e dellITC nei sottosistemi della formazione e dello sviluppo economico ad elevato contenuto di conoscenza, ma anche nei processi di rafforzamento della competitivit di sistema e nelle dinamiche di internazionalizzazione. Si richiama, poi, il gi citato documento di lavoro "Verso il sistema trentino Formazione avanzata/Ricerca/Impresa: prospettive di integrazione e opzioni localizzative: scenari e ipotesi per la citt di Trento", in fase di completamento.

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Ambito I.7 Le culture popolari: teatro e musica fra tradizione e innovazione La passione per il teatro ha potuto validamente incrementarsi con la proposta delle Stagioni del Teatro attivata dal Centro S. Chiara. Daltra parte, anche il mondo del teatro amatoriale, con una consolidata tradizione, ha seminato ai livelli pi diversi linteresse per la cultura del palcoscenico e per un protagonismo che permetta di trasformarsi da spettatori in attori. Ai numerosi spettacoli realizzati dalle compagnie teatrali amatoriali allinterno di rassegne e con scambi che collegano spesso le realt delle valli periferiche a quelle cittadine, si sono affiancate pi recentemente esperienze laboratoriali spontanee, nate soprattutto in questi ultimi dieci anni. Si tratta solitamente di espressioni di mondi giovanili, impegnati nella ricerca di terreni in cui provare ad analizzare la contemporaneit, spesso passando per una rilettura dei classici, ma anche mettendo a nudo quesiti e problematiche sociali riportati alla ribalta da scrittori autorevoli, percepiti quali interpreti privilegiati delloggi. Non c dubbio che prezioso stato il grande e crescente impegno profuso nella scuola sul piano dellanimazione teatrale e della riflessione sui differenti linguaggi dellespressivit artistica; a ci hanno concorso e concorrono le circolari ministeriali che richiamavano allimportanza del teatro, lofferta di spettacoli per le scuole da parte di Istituzioni locali, la creazione del Centro Teatro Ragazzi, in cui vengono messi in scena spettacoli a volte scritti o ideati dai ragazzi stessi, la collaborazione in questo sforzo di formazione da parte di molti gruppi e compagnie amatoriali, lautoorganizzazione di giovani studenti universitari, che hanno cercato di mettersi in rete con le scuole superiori e con altre istituzioni. Spesso, nelle realt giovanili, emerge un bisogno di ricerca e di sperimentazione che, interagendo con esperienze collaudate, pu aprire la strada a fermenti innovativi, nella misura in cui si riesce a creare unosmosi fra professionalit delle proposte di spettacolo tradizionali e tentativi sperimentali di nuove proposte nel campo della prosa, della danza e della musica. Proprio a questo riguardo, c' da dire che il dialogo fra le arti comincia a porsi come una necessit, se vero, come constatiamo, che sempre pi spesso proposte teatrali incontrano proposte musicali, di danza, di pittura, di video darte, di fotografia. E quanto avviene in alcune iniziative della Galleria Civica, quanto avviene in alcuni percorsi di animazione della citt, presso istituzioni museali o nello spazio archeologico del Sass, nellarea sottostante il teatro Sociale, che in s esige un raccordo fra storia e teatro, fra presente e classicit. Un'altra realt importante nella storia culturale del Trentino, una tradizione "colta" che ha saputo acquisire una spiccata connotazione popolare, quella della coralit. La coralit rappresenta un aspetto importante della vita collettiva nei territori montani, ha svolto non solo una funzione sociale aggregante, ma ha aiutato il diffondersi di una formazione musicale, sia per quanto riguarda lascolto (fruizione passiva) che il canto (fruizione attiva), oltre che per quanto riguarda l'alfabetizzazione alla capacit di lettura delle note e della partitura. In ci, la realt della provincia di Trento rappresenta una positiva diversit rispetto ad altre regioni italiane. Si vuole qui evidenziare linteressante fermento che sta attraversando lattivit dei tanti cori del Trentino, anche quelli cittadini, che punta ad introdurre e diffondere un impegno programmatico dove la tradizione incontra linnovazione. In particolare, si ritiene importante concorrere a promuovere una riflessione sul futuro della coralit locale, sulla qualificazione di una proposta culturale che sappia raccordarsi sempre pi e meglio, come gi in parte avviene, con altri organici musicali, con complessi, con gruppi cameristici e con tradizioni musicali diverse, e sappia aggiornare i contenuti ed i repertori del canto corale rispetto al sentire del presente e alle sue evoluzioni, per valorizzare storia e tradizioni, ma anche per aprire le giovani generazioni a nuovi paradigmi culturali.

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Ambito I.8 Il Festival della Montagna e le politiche di rete nel settore della cultura di montagna Nel panorama complessivo dellofferta di spettacolo della citt, il FilmFestival della Montagna e dell'Esplorazione Citt di Trento occupa una posizione di grande rilievo sia per la tradizione riconosciuta di questo evento, sia per la sua proiezione internazionale. La consolidata esperienza di un Festival di cinema di montagna, che proprio nellAnno internazionale delle montagne ha celebrato il cinquantenario, pone la citt di Trento in posizione di forza rispetto ad analoghe iniziative di rassegne internazionali, nate dopo e pur assai significative anchesse. La stagione del FilmFestival che si apre con il nuovo Consiglio Direttivo dovr delineare la fisionomia del Festival del terzo millennio, raccogliendo le sfide nuove di un confronto sulla cultura della montagna in uno scenario che non pu non mettere al centro non solo la salvaguardia dellambiente, ma anche la sostenibilit di ogni intervento umano, sia a livello delleconomia, sia a livello di uso del territorio e delle sue risorse, facendo i conti in maniera rigorosa con il concetto di limite. Il FilmFestival ha davanti a s un duplice compito. Da un lato, quello di interagire sempre pi organicamente con la realt locale, con tutti i soggetti economici, turistici, culturali, diventando una presenza strutturata e continuativa nellarco dellanno, un nodo importante della rete dellofferta culturale, formativa e anche turistica: deve cio radicarsi ulteriormente in citt. A questo riguardo, dovranno essere approfondite le possibilit di mettere in sinergia i diversi Festival e rassegne cinematografiche esistenti nella nostra provincia: si pensi al Festival di Cinema archeologico e al Festival cinematografico internazionale Religion Today.A ci potranno sicuramente concorrere i Progetti Montagne di Ciak, concertato insieme al Museo Storico e al Centro audiovisivi della Provincia, rivolto alle scuole e al territorio, Montagne di Pace, in collaborazione con lOrdine dei Giornalisti, con al Comunit di lavoro delle citt delle Alpi e con le Istituzioni e i mondi della Pace, Montagne senza barriere, in collaborazione con la SAT e con lassociazionismo alpinistico e dellhandicap. Dallaltro lato, quello di promuovere una sempre maggiore visibilit in un contesto ampio, rafforzando il proprio profilo internazionale, anche attraverso il dialogo con altri Festival cinematografici, e consolidando il proprio "specifico", che riassume valori e compiti di natura artistica, comunicativa e documentale. A diffondere la cultura della montagna dovranno concorrere le molte realt che di montagna si occupano, dallUniversit alla scuola nei suoi vari ordini, ai mondi dellagricoltura, all'Azienda Forestale, alle associazioni impegnate in ambito ambientale, sportivo, alpinistico. In particolare, va dato grande risalto allapporto della SAT, che rappresenta in Trentino un patrimonio inestimabile di esperienza e di cultura, che coniuga la passione per la natura e lambiente, il rispetto della montagna, nelle sue bellezze e nelle sue durezze, con una storia di impegno, di solidarismo e di costruzione di spirito di comunit. La sede cittadina della SAT, da sempre vera e propria Casa della Montagna, con il suo Museo, con il suo Coro, con la sua Biblioteca, interna e collegata con il pi ampio sistema di biblioteche cittadino, deve costituire il polo di riferimento per tutti. Cos Casa della Montagna" della SAT e FilmFestival svolgeranno sempre pi, in modo complementare, ciascuno il proprio compito, sviluppando al meglio le rispettive potenzialit.

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Ambito I.9 La cultura dello sport Il contributo che segue, il cui spirito e il cui orizzonte di senso condividiamo, ci stato gentilmente fornito dal Comitato provinciale del CONI di Trento. Lo inseriamo nella nostra elaborazione convinti che, senza addentrarci in questioni che riguardano esclusivamente politiche per l'attivit sportiva in senso proprio (estranee alle finalit di questo documento), una riflessione culturale "adulta" non possa fare a meno di riconoscere l'importanza centrale dello sport nella vita delle persone e delle comunit - per la sua funzione formativa e aggregante - e la sua capacit (ma anche il suo compito) di produrre e di trasmettere valori. Per questo, riteniamo che sia preciso compito del Comune sostenere, da un lato, l'elaborazione che si muove nella direzione indicata dal testo che segue: un'elaborazione che esprime un profondo senso di orgoglio e un maturo e consapevole richiamo alla responsabilit da parte di tutti coloro che, a vario titolo, si accostano alla pratica sportiva, riscoprendo e riproponendo i suoi valori e i suoi significati. Dall'altro lato, crediamo che - oltre alla dimensione pi strettamente culturale, che va in ogni caso riaffermata con forza (anche nella dimensione legata al nostro specifico territoriale, cio alla montagna) - lo sport costituisca una imprescindibile componente trasversale di molti settori della vita della citt, da quello educativo (come strumento di prevenzione e di promozione) a quello economico e, in particolare, turistico. Diamo la parola alla riflessione del CONI provinciale.

In questo momento difficile ricordare un momento pi critico per lo sport, per la sua immagine, per la sua stessa credibilit sentiamo il bisogno, lurgenza di rimettere lo sport al centro delle nostre riflessioni e del nostro impegno. Un impegno rinnovato, convinto, che forse pu capire e condividere solo chi dello sport ha fatto un valore autentico, una ragione di vita e un compito. Avvicinarsi a questi temi, oggi, comporta due rischi. Uno quello di banalizzare, di minimizzare, di giustificare. E il rischio del fatalismo, che alla fine accetta e legittima qualunque cosa e, in fondo, si rassegna e si risolve in una complicit. E vero, crediamo, che lo sport lo specchio della societ. Che ne riproduce fedelmente le distorsioni e le forzature. Ma darne atto non vuol dire accettarle per quello che sono. E che non devono essere. Un altro rischio quello del moralismo, dello scandalismo, del sensazionalismo. In questo momento davvero non ne sentiamo il bisogno. Perch, invece, il bisogno quello di recuperare una capacit riflessiva, forse autocritica, cio la capacit di capire quale sia veramente il nostro compito di dirigenti, di amministratori, di allenatori, di praticanti, di amatori, di tifosi, di giornalisti. In una parola, di sportivi. Le tesi che sosteniamo ci richiamano a valori fondamentali: ci richiamano all'esigenza di costruire assieme alcune convergenze etiche, che canalizzino gli impegni comuni per far s che l'attivit sportiva faccia corrispondere essere e dover essere; ci richiamano all'esigenza di operare assieme su alcune linee di metodo, affinch l'attivit sportiva sia occasione per la promozione integrale delle persone, per la crescita della democrazia, del volontariato, del senso sociale; ci richiamano all'esigenza di favorire l'integrazione fra le ragioni dei valori e quelle della competizione.

Affermando queste tesi, non vogliamo solo ribadire un principio ispiratore, ma tradurlo nellimpegno quotidiano. Siamo convinti che letica dello sport sia unetica della responsabilit: unetica capace di guardare non ai princpi astratti, ma alle conseguenze delle nostre azioni. E, nellambiente sportivo, le conseguenze vanno ricondotte a chiunque abbia un ruolo significativo:

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alle famiglie, ai dirigenti, agli allenatori, agli amministratori pubblici, agli insegnanti, ai giornalisti. Agli atleti, naturalmente. Queste tesi vogliono rafforzare un pensiero positivo sullo sport, sulla pratica sportiva, sul senso della competizione come occasione per crescere. Per crescere come persone in un confronto autentico con se stessi e in una relazione leale con gli altri. Per crescere nel dialogo con altre persone, nello spirito di squadra. Per crescere nella ricerca del proprio limite e non nel superamento di un limite assoluto, che non esiste e comunque non ci appartiene. Per questo, in un momento che esaspera sensazioni e prestazioni, affermiamo con serenit e convinzione il diritto a perdere, il diritto a riprovarci, il diritto a sbagliare ed essere smentiti, il diritto alle nostre personali fragilit. Il diritto, insomma, a non essere campioni. Vediamo che il dibattito pubblico sullo sport, la sua proiezione mass-mediale, lopinione corrente che ne percepiamo ci consegnano sempre pi spesso casi-limite, situazioni estreme, episodi che sconfinano dalla cronaca sportiva alla cronaca nera a quella giudiziaria. Si tratta di fatti e di interpretazioni che sono normalmente archiviati, se non, qualche volta, rimossi in quellaltalena fra il giustizialismo e il perdonismo, con qualche punta di pettegolezzo, che sembrano essere caratteri invarianti dellitalianit o, almeno, dellopinione pubblica nazionale senza che si abbia mai il tempo e loccasione per sottoporli ad un dibattito sereno e informato, per coglierne la portata, per elaborarne i significati. Pare quasi, passando da uno scandalo allaltro, che questi episodi possano essere liquidati semplicemente come una forzatura, una degenerazione dei significati pi veri e profondi dello sport. O di quellopinione intuitiva e approssimativa che ne abbiamo. E certamente vero, da un lato, che unidea autentica dello sport non pu che essere del tutto e irriducibilmente estranea ai casi di frode, di doping, di illecito, di violazione di regole deontologiche e, talvolta, penali. E, fra parentesi, anche e proprio per questo non possiamo nascondere un certo imbarazzato scetticismo nel constatare quanto spesso queste circostanze vengano riportate senza residui ad una questione di legalit e consegnate a valutazioni e giudizi estranei alla loro natura: un approccio che ci pare, se non improprio, quantomeno riduttivo. Daltra parte, non ci sembra nemmeno plausibile immaginare lo sport, in tutte le sue manifestazioni, in una sorta di purezza originaria che verrebbe compromessa da singole azioni che travisano o tradiscono unideale di per s incontaminato. Questa opinione contrasta con la nostra convinzione, che vede la pratica sportiva come parte visibile, ineludibile, essenziale della societ contemporanea: una componente che, come tale, ne condivide i caratteri distintivi e necessariamente anche i limiti. In una societ che enfatizza i valori dellautonomia personale, dellindipendenza, della velocit intesa come fretta, inevitabile che una persona anziana, ad esempio, sia considerata fuori luogo, quasi fosse un ingombrante oggetto da rottamare perch ha esaurito le sue capacit prestazionali; e, in questo modo, mettiamo in liquidazione la dignit che appartiene ad ogni persona e la bellezza che appartiene ad ogni fase della vita: non solo, ma perdiamo in questo modo anche il valore della trasmissione dei saperi e delle conoscenze, del dialogo fra le generazioni, della sedimentazione delle esperienze; perdiamo, insomma, un capitale sociale non riproducibile. In una societ che enfatizza i valori della competitivit esasperata, dellemozione che nasce dal rischio inutile, della massima prestazione, del successo a qualunque costo (anche nella sua espressione simbolicamente compiuta: il denaro), e ad essi subordina ogni parametro di giudizio, inevitabile che la concezione del nostro benessere ci porti a considerare persino la salute stessa come una performance; cos, perdiamo la capacit di riconoscere il senso del limite, di concepire
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anche la malattia come parte delle nostre vite e di rivendicare come un diritto la qualit stessa del dolore e della sofferenza; perdiamo, ancora, la capacit di dare il giusto valore alla dimensione del gioco che, come ci ricordano i bambini, non solo espressione di creativit, ma anche impegno rigoroso. La nostra idea positiva quella di uno sport sostenibile. E' un'idea che afferma, prima di tutto, lesigenza di recuperare nello sport e attraverso lo sport nella pratica sportiva diffusa, nelle sue espressioni agonistiche, nella sua attitudine promozionale, nella sua vocazione formativa, nella sua relazione con il mercato una dimensione valoriale: una dimensione alla quale lo sport, i suoi praticanti, gli ambienti che vi fanno riferimento, le istituzioni che lo governano non possono e non vogliono sentirsi estranee. Riaffermare lo sport come valore significa riconoscere lampiezza dei suoi significati e delle manifestazioni nelle quali essi si realizzano. Vuol dire riconoscere nello sport la metafora dellincontro con i propri limiti e le proprie fragilit, ma anche della capacit di superarli senza cercare situazioni o sensazioni estreme; la metafora dellincontro con laltro da s, del rispetto per le identit pi deboli e provvisorie, del confronto leale; la metafora del superamento della nostra individualit in un soggetto collettivo - la squadra - che la riconosca e la valorizzi; la metafora della possibilit di gioire delle affermazioni e di tollerare le sconfitte e le frustrazioni. Vuol dire che ogni sua manifestazione collettiva, soprattutto quando vi si esprime un senso profondo di appartenenza e di identificazione, pu e deve tutelare il significato dellincontro con coloro che, in un certo momento, chiamiamo nostri avversari. Vuol dire che gli interessi economici coinvolti nello sport o da esso mobilitati non possono comprare la dignit delle persone e la loro salute. Vuol dire rispettare e non compromettere lambiente nel quale lo pratichiamo. Vuol dire rivendicare il diritto alla pratica sportiva lungo lintero percorso delle nostre esistenze come occasione formativa e di socializzazione, come possibilit di maturazione e di benessere fisico, emotivo e relazionale, come opportunit accessibile ad ogni persona, a maggior ragione se vive una situazione di handicap o di svantaggio.

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Ambito I.10 Economia della Cultura Trento, citt pensante e delle opportunit, con potenzialit culturali, storiche, turistiche, commerciali, di formazione e di sviluppo innovativo: su queste potenzialit deve svilupparsi ulteriormente, in termini strategici, la modalit di incontro fra le intenzionalit positive dei soggetti pubblici e di quelli privati, per far valere il dato culturale come fatto in primo luogo educativo per la comunit e capace di esaltare la qualit della vita di un luogo, ma anche come fatto di rilievo economico, di possibile traino per limmagine stessa della citt, con positive ricadute ad ogni livello: turistico, alberghiero, artigianale, commerciale. Lattrattiva di una citt rispetto allesterno deriva da tanti elementi che ne rappresentano limmagine, da eventi promozionali e capacit di marketing. Per questo si ribadisce limportanza dei comportamenti virtuosi che sono venuti maturando in questi anni, andando a costruire una rete fra Istituzioni culturali, categorie economiche ed Associazioni di settore. Il Cenacolo, luogo di incontro fra diversi soggetti, ha prodotto i livelli avanzati di interazione e i documenti di intenti a cui si gi accennato. Preme qui svolgere una breve riflessione su alcune acquisizioni culturali derivate dallesperienza di questi anni e dal confronto con lelaborazione avanzata in tema di management delle istituzioni dellarte e della cultura. In premessa, si vuole richiamare una semplice constatazione: in passato la selezione del personale delle organizzazioni culturali avveniva esclusivamente in base a requisiti quali titoli di studio in Beni culturali o in Lettere. Oggi si fa strada la consapevolezza dellutilit di affiancare queste competenze con una formazione di tipo gestionale, dato il peso crescente della dimensione organizzativa allinterno del processo complessivo dellofferta culturale. Prima di mettere in rilievo limportanza dellattenzione agli aspetti gestionali e della realizzazione dei prodotti/servizi, vogliamo tuttavia ribadire che qualsiasi trasferimento di tipo meccanico dei criteri di economia aziendale nellimpresa culturale quanto mai inopportuno, non solo perch tali criteri si sono dimostrati insufficienti per la stessa organizzazione aziendale, ma soprattutto perch la relazione fruitoreofferta culturale ha natura, specificit e caratteristiche assai diverse da quelle della relazione che si istituisce fra cliente e organizzatore di servizi. Queste differenze vanno capite, per non compiere lerrore di una trasposizione fredda di concetti economici in campo culturale: negli ultimi anni nuovi contributi stanno arricchendo il dibattito teorico, proponendo nuove prospettive interpretative del rapporto tra istituzioni culturali e orientamenti organizzativi e gestionali. Emerge il bisogno della ricerca di una via specifica ed originale che parta dallassunto che le organizzazioni culturali hanno finalit istituzionali non sempre compatibili con quelle delle aziende di produzione. Ne consegue che ispirarsi a modelli organizzativi affermatisi in passato in ambito industriale costituisce la principale insidia della quale bisogna tener conto nellambito dellevoluzione della gestione delle organizzazioni culturali. Levoluzione in atto nelle stesse aziende di produzione sembra andare verso le esigenze istituzionali e ontologiche delle organizzazioni culturali. In genere gli operatori del settore culturale hanno una visione dei beni culturali come valori, mentre gli operatori economici propongono una visione dei beni culturali come risorse per lo sviluppo. In base a queste diverse impostazioni gli uni si prefiggono obiettivi di diffusione di conoscenza e di tutela e conservazione del patrimonio, gli altri obiettivi di fruizione e di economicit. Appare evidente, ma non riteniamo superfluo ribadirlo, che il Bene culturale ha caratteristiche particolari che non lo rendono adatto ad una trattazione mercantilistica. Al contempo, esistono per ottimi motivi per indurre nelle istituzioni culturali in misura maggiore a quanto avvenuto fino ad ora, dei criteri gestionali evoluti e una moderna cultura dellefficienza in 65

modo da evitare gli sprechi(Cfr. Gianluca Cepollaro, Management delle istituzioni dellarte e della cultura, a cura di Ugo Morelli) Le due prospettive, quella squisitamente culturale e quella promozionale/economica, finora separate o divergenti, devono potersi incontrare in un punto che attivi un dialogo fra ideazione e realizzazione di progetti culturali e competenza di management direttamente correlata alle considerazioni di impatto economico, sia dal punto di vista del consumo di risorse (i costi) sia dal punto di vista di riproduzione di risorse attraverso le possibili ricadute, anche indirette, sulleconomia di un territorio. Questo punto di incontro costituito dallattivazione di una modalit di valutazione sia di tipo partecipato/pubblico, da parte degli utenti, ma anche di operatori culturali ed economici, (in quanto necessario riscontro del rapporto domanda/offerta), sia tecnico/politica, in quanto verifica del livello di adesione agli indirizzi assegnati e del raggiungimento degli obiettivi dichiarati. Fra questi obiettivi in primo luogo sta la crescita di apprendimenti diffusi, ma anche deve trovare spazio la capacit di promozione di indotto, misurabile ad esempio nel coinvolgimento in occasione di eventi significativi di un entroterra di esercenti dei servizi di ospitalit, ristorazione ecc. In merito a tale questione si gi detto a proposito di valutazione; preme qui mettere in risalto che unistituzione culturale (un museo, un teatro, un festival) si afferma in base alle relazioni che sa intessere e coltivare sul territorio a partire dalla propria identit che deve essere perseguita nel tempo attraverso lofferta di prodotti specifici. Quando si parla di un prodotto culturale si fa riferimento alla vendita di esperienze cognitive relative a beni culturali guidate da una proposta di senso, rese possibili da determinate condizioni e servizi di accessibilit. Il concetto di prodotto riguarda pertanto beni, servizi, informazioni che vanno gestiti insieme e che permettono di offrire unesperienza cognitiva ai clienti/fruitori. Chi gestisce istituzioni culturali realizza prodotti/servizi rivolgendosi a clienti e a finanziatori, ai quali deve saper proporre Progetti interessanti, sia per chi li consuma, sia per chi pu ritenere opportuno intervenire a sostegno con compartecipazione finanziaria. Occorre, quindi, puntare ad un ampliamento progressivo di competenze di quanti si occupano di management culturale, integrando i saperi dello specifico artistico o scientifico con competenze organizzative e progettuali, con capacit di negoziazione con i potenziali partner per realizzare una positiva interazione con linsieme del contesto socio-economico di un territorio. Sul versante degli operatori economici, e degli operatori turistici in particolare, ci che invece deve diventare dato acquisito la convinzione della necessit di fare il salto di qualit da una logica quantitativa ad una logica qualitativa. Se lofferta culturale deve garantire una continuit di eventi nellarco di tutto lanno, per costituire opportuno supporto al trend turistico, non deve tradursi in mille rivoli, compiendo lerrore di disperdere i segnali forti della cultura di un luogo in una sequenza non ordinata di piccoli eventi di intrattenimento e socialit, che possono magari apparire utile contorno, ma che, potendo essere proposti ovunque, non risultano caratterizzanti lo specifico di Trento e le sue tradizioni autentiche. Occorre invece, nel radicamento allautenticit di contenuti di storia del territorio, richiamare flussi turistici con eventi quali mostre di grande qualit, (vedi il successo di proposte del Castello del Buonconsiglio, del MART e della Galleria Civica, del Museo di Scienze Naturali ), con esposizioni e proposte enogastronomiche di pregio, con spettacoli di rilievo, magari puntando con decisione a particolari performance teatrali, musicali, filmiche che siano uniche rispetto al panorama italiano. Qualit quindi e caratterizzazione netta di alcuni Progetti, oltre che valorizzazione su vasta scala dei beni culturali costituiti da patrimoni architettonici, librari, artistici, giacimenti archeologici esistenti a Trento, nella convinzione che un eccesso di proposte, una promozione smisurata, laffluenza di masse numericamente sproporzionate rispetto ai limiti fisiologici del bacino della citt, rischiano di sbilanciare il quadro e di ottenere leffetto opposto. Su questo terreno viene richiesta la collaborazione di partner privati che possano anche fungere da sostenitori aggiunti rispetto allintervento finanziario dellEnte Pubblico. 66

Non c dubbio che la natura pubblica dei Beni culturali comporta una fruizione universale: chiunque pu goderne la visita e la fruizione individuale non risente del numero di soggetti che li visitano. Essa esige, ed ha finora sempre ottenuto un forte supporto pubblico alla Cultura, sia per la necessit di conservare patrimoni per le generazioni future, sia per garantire la crescita personale dei cittadini (un individuo acculturato ha una pi alta capacit di cooperare nella societ), sia anche per evitare il rischio dello scadimento della qualit degli spettacoli che deriverebbe da unottica gestionale puramente tesa a pareggiare il conto fra costi ed entrate da biglietti ed abbonamenti. Ma altrettanto vero che un Bene culturale pubblico produce anche altri vantaggi: gli operatori turistici sanno che esso un fattore fisso di produzione, crea benefici rendendo pi appetibile il pacchetto dellofferta turistica e non presenta costi. E in questo senso che sempre pi si rende esplicito linteresse di privati per la Cultura, dato che costituisce una delle possibili destinazioni del tempo libero dei cittadini e, quindi, una delle possibili destinazioni del loro denaro (cfr. Alessandro Bazzanella, ibidem). Anche in Italia, in un sistema prevalentemente incentrato sulle risorse pubbliche, sta emergendo, magari a fronte di una loro non infinita quantit e dellimpossibilit di espansioni, la coscienza dellopportunit di mettere in rete le forze del pubblico con lintervento di privati, allinsegna della reciprocit del rapporto. In questa direzione si muove gi lesperienza di Trento e questo lo spirito che informa il Piano Strategico ed i tavoli di concertazione ad esso riferibili. In questa riflessione - che mette a tema esplicitamente i nodi e gli approcci dell'economia della cultura e del fattore culturale in chiave di economia urbana - convergono orientamenti e spunti cui si accenna in altre sezioni di questo documento. Due principalmente: l dove si parla di osservatorio culturale (affidando a questa funzione il compito di dare programmaticamente risposta ad un bisogno di informazioni e di conoscenze sul quale valutare la pertinenza e la tenuta delle politiche pubbliche) e nella sintesi della rete museale (ritenendo che una dimensione di sistema debba interrogarsi anche sull'impatto economico - reale o potenziale - dell'evento culturale). A proposito di questa "valutazione d'impatto", si avverte con sempre maggiore urgenza la necessit di dotarsi di strumenti, di parametri e di indicatori attraverso i quali misurare non solo la quantit, ma anche la provenienza, il profilo, le propensioni dell'utenza di eventi culturali ed il relativo gradimento, sia per fornire ai decisori pubblici e agli sponsor elementi di giudizio rigorosi sui quali basare le scelte di allocazione di risorse scarse, sia per stimolare o per consolidare fra i soggetti promotori la consuetudine a programmazioni concordate. Il tema-chiave che vorremmo far emergere, tuttavia, quello della necessit di integrare a pieno titolo le politiche di promozione culturale e le politiche di marketing urbano. Con una precisazione: integrare non vuol dire appiattire, non significa subordinare le logiche estetiche o scientifiche a logiche mercantili. Integrare significa cogliere l'opportunit per mettere a reddito, in una prospettiva economica in senso proprio, circostanze, specificit, eventi, vocazioni che la citt annovera nel proprio patrimonio di potenzialit. In questa prospettiva, che assume l'elemento culturale come uno dei caratteri distintivi della promozione della citt, convergono altri temi (oltre a quelli dell'osservatorio, del sistema museale e della Charta musicae) che ritroviamo, non casualmente, in differenti sezioni di questo documento. Sono i temi del riordino degli eventi (soprattutto dei grandi eventi, da programmare congiuntamente, da promuovere attraverso canali idonei, da recuperare ad una prospettiva di qualit assoluta, da associare ad altre offerte nel settore enogastronomico - tipicit, percorsi del gusto - ricettivo, artigianale, commerciale), della relazione con altri centri in un'ottica di cooperazione (quella che, in altre occasioni, stata definita la "rete delle eccellenze"), del sistema dei contenitori (anche per corrispondere ad un'esigenza di specializzazione), della 67

possibilit di valorizzare i brani salienti della bimillenaria vicenda di Trento (restituendoli ad una possibile "lettura"), della card della citt e, in genere, della migliore accessibilit alle chances che la citt offre. Temi che (ri)definiscono e qualificano, nel loro insieme, l'offerta culturale della citt: nel linguaggio del marketing, il prodotto. Se, per, la definizione del prodotto pu essere ricondotta ad una corretta ed efficace amministrazione di indirizzi relativamente consolidati, non si pu dire la stessa cosa delle altre variabili che completano il marketing mix: in particolare, i soggetti e gli strumenti per la comunicazione e la commercializzazione. A questo proposito sembra giustificata - in questa fase di transizione alla nuova disciplina del turismo in provincia - qualche preoccupazione. In effetti, Trento ha conquistato in maniera definitiva - soprattutto nel corso degli ultimi anni - una precisa e quantificabile riconoscibilit come citt d'arte e di cultura, trasformandosi da paradossale capitale non turistica di una provincia con una marcata vocazione in questo senso a citt turistica a pieno titolo. Ha saputo, cio, incrementare la propria capacit di attrazione nei confronti di un segmento turistico in crescita, preparato, esigente, capace di scegliere, colto, con una interessante propensione alla spesa. Si tratta, ora, di interpretare questa fase e questa vocazione con strategie mirate, con strumenti idonei, con una ormai raggiunta consapevolezza. Le difficolt che paiono emergere in questo momento - nel quale si stanno formando le decisioni che riguardano i nuovi soggetti di promozione turistica sia a livello provinciale che territoriale - sono collegate al rischio di una sottorappresentazione (negli organismi di indirizzo e di gestione e, conseguentemente, nelle politiche e nell'allocazione delle risorse) del dato culturale: si paventa insomma un pericolo che, qualora si realizzasse, porterebbe con s un elemento di distorsione nella corretta e completa definizione del prodotto culturale trentino e indebolirebbe il ruolo e la specificit che competono a Trento in un disegno di promozione del nostro territorio. Un obiettivo che, al contrario, va ribadito e tutelato con forza. In termini operativi, rinviamo il tema della pi opportuna collocazione del dato culturale in una "catena del valore" agli indirizzi e alle misure del Piano strategico di imminente presentazione.

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Ambito I.11 La cultura della sostenibilit e dell'ambiente Il tema ambientale non pu avere una trattazione residuale. Possiamo anzi affermare che quella ambientale una questione in primo luogo culturale, che attraversa (nelle sue diverse declinazioni) molti settori nei quali il Comune esercita le proprie competenze. Proviamo a distinguere in questo contributo tre aspetti: uno di concezione, uno di contenuto e uno di procedura. La nostra riflessione muove da una convinzione: che la questione ambientale non pu essere inclusa nella pianificazione municipale di settore - strategica, urbanistica, culturale, sociale - come un elemento residuale e oneroso (secondo una concezione dell'ambiente come problema e dell'intervento sull'ambiente come azione riparativa o, al massimo, preventiva); al contrario, l'opinione che si vuole ribadire che l'ambiente deva essere assunto come risorsa iniziale da tutelare, da riprodurre, da includere come elemento essenziale in una prospettiva di generazione di valore. Il concetto-cardine, che ha ispirato e ispira le grandi scelte e gli interventi di settore dell'Amministrazione, quello di limite. Un concetto che si estende e abbraccia una dimensione ulteriore rispetto a quella strettamente ecologica - che rinvia al concetto di sostenibilit dello sviluppo e, tramite esso, ad un'idea di solidariet fra generazioni - e vuole sottolineare il valore profondo e volutamente paradossale della precariet, della fragilit, della revocabilit delle cose nella dimensione umana, sia essa individuale, sociale, storica, economica. Il senso del limite ci ricorda che, come diceva un grande poeta latino, "est modus in rebus, sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere rectum": c' una misura nelle cose, ci sono dei confini ben precisi che delimitano ci che giusto. Sentiamo dunque l'esigenza e l'urgenza di contrastare il pre-potere di un pensiero dominante, portato a subordinare ogni logica al principio della massima prestazione, fino ad includervi la concezione stessa della salute, e ogni significato al principio del massimo profitto, secondo un criterio aggressivo e dissipativo. Questo "pensare diversamente" non si accontenta di compromessi tattici con un modello di sviluppo dagli orizzonti parziali e di breve periodo, n tantomeno si risolve in essi. Lo possiamo ritrovare come orientamento co-evolutivo nelle grandi scelte dell'Amministrazione: nelle logiche che presiedono la pianificazione urbanistica, che sanciscono la conclusione di un criterio incrementale nell'uso dei suoli e assumono il punto di vista della riconversione, del riuso, del ripristino e, parallelamente, della tutela del territorio aperto; nelle politiche ambientali in senso proprio, orientate verso l'orizzonte tendenziale della citt "a emissione zero" e impegnate a realizzarlo integrando molteplici azioni che condividono il denominatore comune della sostenibilit; nella pianificazione sociale pi recente, dalla quale emersa definitivamente - sia nel momento partecipativo, sia nella sintesi politica - l'interdipendenza fra le variabili di contesto e i luoghi delle relazioni (basti pensare ai modi di edificare o alla funzione "strutturante" degli spazi pubblici); nell'impostazione e nel dettaglio del Patto territoriale del Monte Bondone, che riesce a ricomporre, partendo da una molteplicit di aspettative, di percezioni e di valenze, un'identit forte, caratterizzata da uno "specifico" ambientale che diviene punto di forza di una strategia capace di coniugare tutela e valorizzazione e di definire un prodotto fortemente innovativo; nella pianificazione strategica, che afferma la piena coerenza e la necessaria interdipendenza fra le categorie di sviluppo e sostenibilit, esplorando i temi legati all'organizzazione del territorio e alle sue prestazioni, all'accessibilit e alla qualit del vivere; nelle politiche culturali della citt, che ripropongono in termini riflessivi e propositivi il diritto/dovere di interrogarsi sulla prevedibilit dei risultati della ricerca, sui suoi fini e i suoi 69

confini, ma anche di ripensare (come ci ricorda il CONI nel suo intervento) la funzione dello sport anche mettendone in discussione concezioni correnti e ancora (si veda la sezione dedicata alla cultura di montagna) il nostro essere parte di una cultura alpina che ci porta necessariamente ad interrogarci sul significato di uno spazio - la montagna - che non un'estensione da superare, ma un luogo di identit, dove cambiano la percezione del tempo, che si fa pi lento, i modi di scambio e di relazione fra le persone, che sono fatti di una reciprocit pi solida, l'economia, cos necessariamente legata alla terra, i nostri stessi valori, che assumono il senso della prudenza e della gradualit. Vediamo, insomma, come sia intrinsecamente culturale il codice di accesso a queste politiche di settore: perch culturale il rifiuto di un utilitarismo esasperato e di un antropocentrismo che ha portato con s la perdita del senso di alterit nella relazione fra Uomo e Natura. Per questo avvertiamo che la sfida ecologica una sfida di civilt, il cui "disagio" - alla scala urbana - si esprime particolarmente e visibilmente nella perdita di limiti leggibili del tessuto edificato, nel degrado delle periferie ("la dove la citt perde il suo nome", come dice un autore spagnolo contemporaneo), nell'organizzazione funzionalista degli spazi, concepiti per sostenere l'uso economico del territorio e la corsa ai consumi piuttosto che la qualit delle relazioni. Il riferimento ai valori e ai significati legati all'ambiente non , dunque, episodico n marginale nel quadro di queste riflessioni, in quanto appartiene ai fondamenti stessi che il Comune di Trento ha adottato a riferimento delle proprie politiche. E', tuttavia, possibile e opportuno isolare due ordini di considerazioni, che interpellano in modo pi diretto lo "specifico" culturale: uno - lo si anticipava all'inizio di questa sezione - riguarda i contenuti e uno le procedure. Quanto ai contenuti, non si pu che rinviare espressamente agli approfondimenti contenuti in altre sezioni di questo documento. Ci limitiamo a riepilogare i temi salienti. Il riferimento pi esplicito riguarda le attivit promosse dal Museo tridentino di scienze naturali (con la sue mostre temporanee, la sua biblioteca speciale, le sue attivit didattiche, il suo accreditarsi come luogo autorevole del confronto pubblico su tematiche ambientali), la riflessione sul costituendo Centro della Scienza, le implicazioni necessariamente ambientali del museo archeologico, qualunque sia la configurazione ordinamentale e disciplinare che se ne voglia tentare. Va poi ricordata la dimensione ambientale che interessa il progetto per Trento citt delle bambine e dei bambini, l'accordo programmatico fra Comune e autonomie scolastiche (anche a proposito del programma Agenda under 21, che si richiama ai presupposti della Carta di Aalborg codificati in Agenda 21 Locale), le iniziative in tema di divulgazione scientifica e di etica della ricerca (anche in rapporto con le agenzie pubbliche: Universit, ITC, APPA - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, Centro di Ecologia Alpina), le politiche di rete per la cultura di montagna, i programmi complessi di intervento per il Doss Trento e l'Ecomuseo dell'Argentario. La cultura della sostenibilit e del rispetto per lambiente passa, infatti, attraverso una maggiore diffusione della conoscenza scientifica, intesa come approccio informato ai problemi e come mezzo per evitare il formarsi di atteggiamenti basati solo sullemotivit e sullimpatto superficiale. Tradizionalmente il mondo scolastico ha fatto prevalere unassurda gerarchicizzazione delle materie, trascurando le discipline scientifiche. C bisogno di una ri-alfabetizzazione matematicoscientifica, accanto allintroduzione di conoscenze circa le nuove tecnologie e linformatica, in modo che ciascuno disponga di strumenti adeguati per la trattazione dei problemi e, fra questi, di quelli ambientali. C, in sintesi, bisogno di una cultura ambientalista che, oltre a produrre uno sguardo contemplativo e rispettoso della natura, comprenda e sappia leggere levoluzione dei sistemi in quanto strutture complesse.

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Gi si detto dellimpegno condiviso di Universit, ITC e Comune per promuovere percorsi di informazione e formazione dei cittadini. In particolare, preme evidenziare come tale impegno non possa che intrecciarsi con lattenzione alla promozione delle scienze nelle scuole, orientando insegnanti e studenti in modo che in particolare le ragazze non siano scoraggiate e non si autoescludano da studi di carattere scientifico. Promuovere una cultura della eco-sostenibilit significa, inoltre, impegnarsi nello sviluppo di comportamenti coerenti, volti a ridurre i consumi inutili, per mirare alla qualit anche nellambito delle proposte commerciali, a ricercare condizioni di sicurezza per la salute allinterno delle produzioni alimentari, a sostenere unagricoltura biologica, a diffondere uneducazione alla sobriet e alla riduzione dei rifiuti, oltre che ad una raccolta differenziata e ad uno smaltimento degli stessi compatibile con la qualit dellaria, del terreno e dellacqua e con il consumo di energia, ad affermare un modo di costruire le case con materiali durevoli e secondo criteri di bio-ingegneria e bio-archiettura. Si tratta di impegno che pervade vari ambiti di attivit amministrativa, che coinvolge le scuole con proposte didattiche (es. sui rifiuti, sullacqua), ma che si rivolge anche ad esercenti, commercianti, agricoltori per una necessaria condivisione. Si rivolge, poi, ai singoli cittadini, richiesti di comportamenti virtuosi, come nel caso della raccolta differenziata e della produzione di compost, magari avvalendosi della collaborazione delle associazioni ambientaliste per informare e sostenere le persone in direzione dellestensione della raccolta differenziata in tutta la citt. Si rivolge a tutti, come avviene per quanto concerne leducazione ad una mobilit che non si concentri esclusivamente sullauto privata, ma passi attraverso un maggior utilizzo dei mezzi pubblici (parcheggi di attestamento, linea forte dellAtesina) e, per quanto possibile, la pedonalit (marciapiedi sbarrierati, allargamento area ZTL) o lutilizzo della bicicletta (bonus per lacquisto di biciclette elettriche). Molto si dovr fare ancora, soprattutto a livello di assunzione di responsabilit di ciascuno rispetto alla comunit, sia per quanto riguarda la capacit di non danneggiare gli altri con le proprie scelte (modalit di guida, riduzione delluso di alcool, riduzione della velocit negli spostamenti, uso del mezzo pubblico, ecc.), sia per quanto concerne la produzione di rifiuti (da parte dei privati, delle imprese che producono imballaggi e di quelle che se ne avvalgono), sia per quanto riguarda le emissioni di gas nellaria (traffico, macchinari, elettrodomestici ecc.) e di scarichi nellacqua, sia per quanto riguarda leccessivo consumo privato, ma non solo di acqua, come se non dovessero esserci limiti. La cultura del limite deve quindi essere promossa, insegnata e appresa nei diversi luoghi di una citt educante, nelle agenzie preposte, ma anche attraverso quel sapere diffuso che deriva dalle tante iniziative sul territorio: in ci possono cooperare le istituzioni e le associazioni di tutta la citt. La cultura del limite riporta tutti alla sostenibilit del nostro modo di vivere, di un tipo di sviluppo che non pu pi ignorare il contesto geopolitico mondiale; chiama in causa la nostra responsabilit rispetto a popolazioni che vivono in altre parti della Terra, spesso private del diritto allacqua e al cibo, del diritto ad avvalersi delle loro stesse risorse, che, importate nei Paesi a sviluppo avanzato, vengono utilizzate come se fossero illimitate pur a fronte della povert dei Paesi da cui provengono. Per la diffusione della cultura dellecosostenibilit sono risorse preziose le molte realt (singoli, associazioni, ONG, gruppi di volontariato), di cui Trento pu vantare la presenza, impegnate sia nella pratica di comportamenti coerenti con le dichiarazioni teoriche, sia in Progetti rivolti ad altre comunit di Paesi impoveriti: dalla Cooperazione decentrata, al Commercio equo e solidale, alla Banca etica, al lavoro dei gruppi missionari (vedi Ambito III). La questione procedurale merita un approfondimento a s. Il tema centrale, in questa riflessione, riguarda le politiche e le azioni di supporto al tessuto associativo operante nel settore ambientale in senso lato. Il dato numerico estremamente significativo, se solo si considera che sono censite sul territorio comunale oltre 100 organizzazioni attive nel settore. La natura di queste organizzazioni molto diversa, cos come la loro ragione sociale e la loro proiezione (da circoscrizionale a nazionale). Nonostante questo, l'esperienza di reciprocit fra il 71

Comune di Trento e il Museo tridentino di scienze naturali incoraggia il tentativo di ampliare e di consolidare il rapporto con queste organizzazioni, non solo dal punto di vista delle modalit di consultazione (in questo senso ha valore il riferimento alla Consulta comunale per il verde, che potrebbe progressivamente estendere e differenziare le proprie funzioni), ma anche dal punto di vista dell'assegnazione di risorse finanziarie. Il modello "Museo tridentino" ha permesso di verificare la tenuta di un'ipotesi di assegnazione di risorse che non vada a beneficio esclusivo del programma annuale o dell'intervento puntuale di una singola associazione, ma operi come "moltiplicatore" di risorse: il Museo, concretamente, ha garantito - in accordo con l'Amministrazione cittadina - ad enti e associazioni di trovare una risposta ad un'esigenza diffusa di sedi, di servizi, di strumenti di supporto; ed ha fornito, accanto a servizi di segretariato, opportunit di incontro, di confronto e di progettazione compartecipata fra interlocutori che difficilmente avrebbero avuto modo di far interagire le rispettive traiettorie. Il nuovo regolamento per la disciplina dei contributi, in fase di elaborazione, dovr formalizzare e incoraggiare questo modello.

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Ambito I.12 La cultura e lattenzione ai "margini" Questo documento opera una scelta di campo molto esplicita e altrettanto forte nel sostenere la necessit di riportare politiche settoriali ad una elaborazione culturale in senso stretto: la scelta, in breve, di una politica che abbiamo definito riflessiva, cio orientata non solo a formulare linee di intervento, ma ad interrogarsi sui fondamenti e sui fini di queste stesse linee. Non solo, per fare un esempio, il sostegno ad organizzazioni che si occupano di disagio psichico, ma una riflessione sul modo in cui questo disagio viene elaborato dalla societ, viene proposto al dibattito pubblico, irrompe nelle politiche. Nel settore sociale, questa riflessione appare suggestiva quanto imprescindibile, se non si vuole consegnare al tecnicismo e alla "ordinaria" amministrazione di risorse la risposta agli interrogativi - e ai problemi - che interpellano le fondamenta del nostro modello di convivenza. Anche in questo caso, vogliamo ribadire che i temi della riproduzione e della regolazione sociale (la famiglia, la scuola, l'amministrazione della giustizia, la sicurezza, le relazioni di prossimit, il volontariato) non possono rinunciare ad un orizzonte di senso, cio non possono essere sottratti ad una riflessione che li riporti ai propri fondamenti. A molti di questi temi dedicato il terzo Ambito di questo documento. In questa sede, ci interessa soprattutto riannodare le fila di un ragionamento - e riproporre un impegno - che ha avuto, sino dalla fine degli anni Ottanta, un preciso profilo istituzionale: ci riferiamo al programma di interventi nella e con la Casa circondariale di Trento. L'obiettivo di questo programma, che si richiamava all'evoluzione degli orientamenti di politica penitenziaria, era quello di superare la tradizionale separatezza fra la citt e la struttura penitenziaria (luogo nel quale inevitabilmente si concentrano, nel duplice significato del termine, le contraddizioni sociali) e di dare forma, in base a nuovi presupposti (che sollecitavano un'assunzione di ruolo da parte dell'ente locale), ad una relazione strutturata. Lasciando sullo sfondo il tema, che ora appare avviato a soluzione, della nuova struttura penitenziaria, il programma aveva ricercato il coinvolgimento - sulla base di un'agenda di interventi concordata della magistratura di sorveglianza, della direzione della casa circondariale, del personale di custodia, degli educatori, dei volontari, dei detenuti. Ne erano derivate due tracce parallele di intervento: la prima intendeva introdurre nella struttura alcune opportunit che, nel loro insieme, si richiamavano alla funzione riabilitativa della pena; la seconda voleva consegnare agli addetti ai lavori, agli amministratori e all'opinione pubblica elementi di giudizio sui quali fondare operativamente il principio, sancito dalla normativa, della territorializzazione della pena. Ne nasceva, nel 1993, un protocollo fra il Ministero di Grazia e Giustizia e la Provincia autonoma di Trento, che costituiva lo sfondo di un piano di lavoro estremamente articolato, che comprende fra l'altro l'assistenza sanitaria, la formazione dei detenuti, del personale e dei volontari, il reiserimento lavorativo e civile, le attivit di animazione, i trattamenti alternativi. In questo spazio esistono, sia giuridicamente che progettualmente, le premesse perch il Comune possa rinnovare l'esercizio di un ruolo compiuto e non delegabile. Fra le attivit che, esemplificando, costituiscono proposte possibili si accenna alla biblioteca/emeroteca, allo svolgimento di iniziative cinematografiche, teatrali e musicali, ad attivit formative nel settore delle lingue e dell'aggiornamento professionale, ad attivit motorie, oltre a momenti di informazione, sensibilizzazione e dibattito pubblico che necessariamente dovranno accompagnare, per inciso, la realizzazione della nuova struttura.

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Ambito I.13 Cultura e disabilit

Lattenzione per le persone diversamente abili rappresenta una costante nellintenzionalit dellAmministrazione, che ha cercato non solo di dare attuazione alle leggi di settore, ma anche di avviare un dialogo proficuo con le Associazioni specificamente impegnate nel campo della formazione, dei servizi e della salute, istituendo il Tavolo di lavoro sulla disabilit. Ci che si vuole mettere a fuoco in questa parte del documento il fatto che si vorrebbe puntare a promuovere un rafforzamento della qualit dellintervento dellAmministrazione, facendo sviluppare a tutti i livelli della popolazione sensibilit e solidariet nei confronti delle persone disabili e cercando, al contempo, di fare emergere le istanze e lapporto delle persone portatrici di handicap dal piano della mera attenzione assistenzialistica, al piano della cultura. Si tratta, in sostanza, di tener presenti le esigenze dei mondi associativi impegnati nel campo del sostegno ai portatori di handicap al fine di includerli a tutti gli effetti nelle occasioni di fruizione ma anche di produzione di cultura. A questo riguardo indispensabile che la tematica delle diversa abilit venga assunta trasversalmente dai diversi settori dellAmministrazione, in modo da affermare concretamente lla cultura dellintegrazione. Per realizzare lobiettivo di vivere bene in citt per tutti i cittadini, indispensabile badare agli aspetti strutturali del vivere (labitare, la mobilit, laccesso agli edifici e ai luoghi di incontro ecc.), puntando a completare lo sbarrieramento fisico nella sua accezione pi ampia. Occorre, per, badare anche agli aspetti pi immateriali, puntando a realizzare uno "sbarrieramento mentale" ed esistenziale (il rispetto, la pari dignit, il coinvolgimento, la partecipazione a momenti culturali significativi della vita di quartiere, la partecipazione in maniera del tutto integrata a iniziative scolastiche, sociali, ricreative, escursionistiche, vacanziere). In questo senso dovr andare limpegno, sia a livello centrale che periferico, per costruire programmi culturali allinsegna dellinclusione di tutti, con il sostegno alle proposte di promozione della creativit avanzate dalle associazioni che operano con modalit che integrano persone aventi abilit diverse o che coinvolgono persone portatrici di disagio sociale o psichico, sia nel campo del teatro (compagnie amatoriali), della musica e del canto (Cantiere popolare, Cantare suonando), del bricolage artigianale (cooperative, laboratori), sia nel campo dellanimazione sportiva e sociale in genere. Tendenzialmente dovranno crescere le opportunit di partecipazione ai fatti culturali (come fruitori e come protagonisti) da parte dei portatori di handicap, non come attivit/possibilit parallele alle altre, ma come momenti del tutto interni al divenire culturale che coinvolge lintera comunit circoscrizionale e cittadina. A ci sono chiamati quanti gi, per loro statuto sociale, si muovono in questa linea, ma anche Istituzioni normalmente operanti in terreni specifici. Si pensi, come esempio di buona pratica, alla guida Trento senza barriere, al progetto per il 2003 del Museo Storico in Trento, circa la ricerca sulle istituzioni manicomiali del Trentino, utilizzata come occasione per la trattazione dei temi relativi al disagio psichico: partendo dallo studio dei documenti di archivio, si arriva a conferenze in collaborazione con Enti e istituzioni diverse e a momenti di spettacolo e musica coinvolgenti volontari, professionisti, persone disabili. Inoltre, nellAnno internazionale delle Montagne non poteva mancare un richiamo al tema della montagna e della fruizione degli spazi comunemente considerati preclusi per coloro che fanno i conti con difficolt di movimento. La cultura della montagna, cos come quella sportiva (vedi Ambito I,9), non pu considerarsi compiuta se non ricomprende il rapporto con tutti, anche con coloro che vivono gli ostacoli fisici come condizione escludente. Il Progetto Montagne senza 74

barriere, partito nellestate 2002 ad opera del Comune, del Filmfestival della Montagna e della SAT, ha visto il coinvolgimento entusiasta da parte di portatori di handicap e di accompagnatori. Su questa strada si proseguir mettendo a frutto lesperienza fatta ed allargandola ad altre possibilit. Infatti, il rapporto escursionismo alpinismo e persone disabili un fatto importante. Se pu apparire difficile, per levidenza dei limiti imposti dalla durezza dellambiente alpino e dai deficit motori o mentali delle persone, a maggior ragione deve essere affrontato con alcune linee culturali forti. Esse si incardinano su alcuni elementi: i diritti della persona diversamente abile ad accedere ai luoghi, la valenza pedagogico - formativa delle attivit in montagna e il valore sociale dellazione volontaria e solidaristica tipica delle attivit alpinistiche. Per quanto concerne laccessibilit dei luoghi, il territorio dovr dotarsi di un numero sempre maggiore di sentieri, percorsi e luoghi accessibili e attrezzati, eventualmente con unadeguata azione di accompagnamento professionale. Tali opportunit dovranno essere fortemente segnalate e pubblicizzate nelle varie realt che si occupano di disabilit, per attivare un loro coinvolgimento diretto nellinformare i loro associati e renderli consapevoli di queste possibilit. Vogliamo poi sottolineare il notevole valore pedagogico-formativo e terapeutico dellattivit in montagna per le persone disabili. Lambiente alpino, con le attivit di esplorazione, contatto, conoscenza, vita sportiva e imprese non competitive che si possono svolgere, rappresenta una palestra di grande impatto in cui esercitare aspetti psicologicamente rilevanti come la capacit di impegnarsi a fondo, di soffrire per raggiungere una meta, di fare i conti realisticamente con i propri limiti e rafforzare la propria immagine di s e l'autostima. Anche in questo caso, il rapporto con le realt che professionalmente operano nel campo fondamentale per attivare le collaborazioni necessarie. Il terzo elemento che si vuole evidenziare la funzione delle attivit alpinistiche ed escursionistiche di mediatrici tra disponibilit volontaristica e solidale ad accompagnare, aiutare e guidare, molto frequente tra chi va in montagna, da solo o associato, e necessit, bisogno di relazioni sociali 'normali', di occasioni di integrazione sociale, di partecipazione a momenti importanti di una comunit che le persone diversamente abili vivono, talvolta drammaticamente. La gita organizzata pu diventare, allora, un catalizzatore importante tra potenziale disponibilit della gente di montagna e bisogno di partecipazione sociale integrata delle persone disabili.

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Ambito II ASSOCIAZIONISMO CULTURA NEL TERRITORIO

SENSO, PROSPETTIVE DEL PERCORSO Se la cultura della partecipazione, e il punto di vista del territorio, sono due dei criteri-base assunti dallAmministrazione come indicatori dellefficacia della propria azione progettuale in campo culturale, ben si comprende come un intero ambito sia dedicato allassociazionismo e, appunto, alla cultura nel territorio. In questo caso, l'innovazione metodologica basata sullincontro, lascolto e lelaborazione condivisa di linee progettuali o di precisi strumenti operativi si potuta innestare su un terreno privilegiato, quello del mondo associativo, gi quasi in attesa di essere interpellato e ascoltato attivamente: un ambiente nel quale i criteri della partecipazione e dellattenzione al territorio, che gli sono in qualche misura connaturati, hanno innescato un processo molto fertile e produttivo di riflessione, ricerca, creativit, e, quel che conta, di rinnovata energia e volont di essere forza presente e attiva nel tessuto sociale di appartenenza. Il percorso a tappe costruito insieme (associazioni riunite per gruppi di Circoscrizioni e Amministrazione) ha rafforzato lidea iniziale dellAmministrazione stessa che una pianificazione culturale autentica, cio non costruita "a prescindere", dallalto, in sedi separate da quella societ civile, si legittima e si rende autorevole nella ricerca e nella verifica concrete delle ragioni e degli elementi prioritari che ne fanno i suoi fondamenti e ne tracciano le prospettive. E questo senza esimere poi lAmministrazione dalla necessaria fase, che le compete, di selezione delle istanze e delle sollecitazioni ricevute, di elaborazione delle stesse dentro un quadro coerente e possibile di linee-guida e di strumenti operativi, di regolazione e di governo della complessit nella quale deve far convergere in modo armonioso tutti gli aspetti culturali e tutti i soggetti coinvolti. Cos, idee e parole-chiave per esprimerle ed attuarle - coordinamento, circolarit delle esperienze, scambio, aggregazione, sperimentazione - individuate dallAmministrazione come possibili piste percorribili per avviare unoperazione di rivisitazione e rilancio del mondo associativo, non sono state imposte, ma hanno preso progressivamente corpo durante gli incontri, dando voce ad altrettanti stati di disagio o definendo con maggiore chiarezza aspirazioni e aspettative inespresse o, ancora, incanalando verso nuove forme espressive risorse e potenzialit non adeguatamente sostenute. E stata anche un'importante conferma del ruolo insostituibile delle forme associative sul territorio, proprio perch, originandosi e interpretando gli interessi culturali dei cittadini che lo vivono, realizzano concretamente lequazione fare cultura eguale fare societ. Purch, come del resto unanimemente stato chiesto, sia mantenuto vivo il dibattito e il confronto, la possibilit di verificare e di apportare cambiamenti, e sia condivisa da tutti lidea che luniverso associativo di un territorio ne rappresenta uno spaccato vivo, in cui la tradizione convive e a volte si contamina con linnovazione e le sperimentazioni inedite, e la sapienza delle generazioni pi avanti con gli anni dialoga con la voglia di cambiamento e la creativit pi libera dei giovani. Si inserisce qui lazione "intelligente" dellAmministrazione, che, conoscendo le situazioni, fornisce gli strumenti idonei a sostenere, facilitare e risolvere gli aspetti organizzativi, 76

amministrativi, tecnici, ma si fa anche promotrice e interprete di una presenza che sia sempre pi ricchezza e motivo di partecipazione e di crescita sociale. Le pagine che seguono documentano il farsi di questo percorso, e si presentano volutamente quasi in forma di verbali / appunti, per sottolineare la modalit dellintera operazione, improntata alla progressivit e ad una certa provvisoriet degli approdi operativi. Provvisoriet che non sta a indicare soluzioni precarie o improvvisate, ma piuttosto un aspetto flessibile del metodo adottato, che di continua verifica in itinere delle decisioni e dei risultati, per poterli rimodulare, ampliare, articolare, accogliendo le esigenze e le opportunit via via che si presenteranno. Percorrendo il documento, si rendono apprezzabili due obiettivi di carattere generale: quello di impostare unoperazione di rilegittimazione del mondo associativo, adottando strategie e modalit concrete per rilanciare e rafforzare una presenza pi articolata e pi attuale sul territorio; e, su un altro versante, parallelo al primo, quello di ricercare le condizioni per realizzare canali di raccordo costanti fra periferia e centro, fra istituzionale e non istituzionale, mettendo a punto un "concerto" di iniziative che facciano incontrare la professionalit delle proposte culturali delle Istituzioni da un lato, e la forza espressiva e volont di partecipazione di volontariato e attivit amatoriali dallaltro; un percorso dialettico in parte verificato, in parte tutto da scoprire a vantaggio di futuri, promettenti risvolti.

Sul piano pratico, il documento approda alla formulazione di alcuni contenuti, dei quali le iniziative TRENTO ESTATE e TRENTO TUTTO LANNO rappresentano gli esempi pi strutturati, anche se non rigidamente definitivi; si individua, inoltre, un primo nucleo di strumenti e di procedure condivise, soggetti a verifica e, quindi, passibili di miglioramento, in grado di affiancare laccesso di nuove presenze, di facilitare e sostenere gli adempimenti amministrativi, di tradurre concretamente le esigenze di circolarit, informazione e scambio.

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UN PERCORSO A TAPPE Ascolto, patto di collaborazione LAmministrazione ha incontrato le Circoscrizioni e il mondo Associativo in unarticolata iniziativa di verifica della situazione, di ascolto delle necessit e delle priorit, di indicazione delle linee di percorso, di individuazione di prime ipotesi di lettura ed elaborazione di risposte operative. Lo scopo di questa serie di incontri stato quello di avviare un percorso concreto di ascolto, dibattito e successiva riflessione e rielaborazione comuni sulle tematiche culturali, le esigenze e le risposte date dai soggetti attivi nelle realt di quartiere e i problemi connessi; liniziativa si inserita in un pi vasto progetto di riqualificazione dellofferta culturale nellambito comunale, ai vari livelli, ed ha incrociato a sua volta i diversi piani (sociale, urbanistico, strategico, circuiti del commercio e del turismo), che intendono ridefinire identit e immagine della citt di Trento. La fase iniziale di incontro con le realt circoscrizionali stata la prima garanzia di concretezza per lelaborazione del piano di indirizzo culturale. Parole forti, assunte come traccia del confronto, sono state quelle di programmazione e coordinamento, strategie che possono rivitalizzare la vita associativa, favorire aggregazione, dare visibilit alla cultura cosiddetta diffusa, che assolve una funzione centrale ed insostituibile nella vita dei quartieri, animandoli e rendendo protagonisti i cittadini. In questa ottica, l'intento stato quello di ricercare insieme criteri e strumenti operativi riguardanti anche nuove modalit condivise di attribuzione dei contributi, allinsegna della flessibilit, della semplificazione e di una maggiore incisivit ed efficacia dellazione delle associazioni nella realt comunale. LAmministrazione sta gi impostando, a questo scopo, strumenti informatici allinterno della rete civica; il sito dedicato alla cultura, organizzato per luoghi e temi culturali (biblioteche, Galleria Civica, Attivit culturali di Enti e Associazioni, cultura della solidariet con il sito Abitare la terra) ha per bisogno della collaborazione attiva e del contatto continuo con i soggetti culturali. Vanno, quindi, individuate e rese operative modalit di consultazione e di scambio informativo e progettuale. Ascolto, raccolta dati Il senso e il contenuto del Documento Preliminare al piano culturale sono stati colti nellintendimento originario degli estensori. In alcuni casi, lintero progetto di rivalutazione dei rapporti Amministrazione soggetti culturali stato considerato un'occasione favorevole per uscire da situazioni di stallo (il riferimento principale andato alla frammentazione delle iniziative, a certo immobilismo, alla distribuzione di fondi secondo formule rigide e sedimentate) difficilmente modificabili se non in una rivisitazione generale del sistema. Da parte di alcune realt periferiche emersa una condizione contraddittoria: una sorta di senso di inferiorit rispetto alle grandi possibilit del centro, ma anche la forte rivendicazione di una precisa e irriducibile identit. PAROLE e CONCETTI/ CHIAVE ESIGENZE COMUNI RETE sicuramente la parola pi ricorrente; negli interventi indica il bisogno di uscire da una situazione di isolamento, di frammentazione e di sovrapposizione di iniziative: elementi che ostacolano il dinamismo, linnovazione, lo scambio, la ricchezza e densit di proposte, la crescita qualitativa dellofferta 78

modalit operative efficaci (internet, bollettini, modalit relazionali anche con settori non specificamente culturali) per rimettere in moto lintero sistema culturale, per riorganizzarlo allinsegna della trasparenza, dellagilit e dellinterazione un mezzo idoneo per dare visibilit e, quindi, attribuire dignit e importanza a iniziative minori diffuse sul territorio ma prive della giusta evidenza uno strumento agile di raccordo intercircoscrizionale e fra periferia e centro una modalit che esprime una diversa mentalit rispetto allo svolgersi della vita cittadina in tutte le sue funzioni

SPAZI da mettere in relazione con VIVIBILITA / APPARTENENZA termine ricorrente soprattutto nelle circoscrizioni periferiche; linadeguatezza di spazi strutturati e di ritrovo denunciata come ostacolo grave, che limita la qualit della vita e delle iniziative la carenza di spazi di ritrovo sentita in stretto rapporto con problemi di disagio giovanile

CRITERI il termine utilizzato in due accezioni come sollecitazione trasversale nei confronti dellAmministrazione, affinch si faccia regista e assuma un ruolo di promozione di indirizzi culturali, attraverso lindividuazione e lattivazione comune e condivisa di criteri che orientino le scelte come esigenza di individuare insieme nuove modalit per ottimizzare la distribuzione dei contributi, privilegiando e promuovendo ad esempio quei soggetti che riprogettano la qualit della loro offerta e si attivano per unorganizzazione pi razionale delle presenze culturali sul territorio

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Discussione, sintesi provvisoria RAPPORTI PARTICOLARE/GENERALE; PICCOLO/GRANDE

Va sottolineato quanto pi volte ricordato dai Presidenti: il rischio che gli indirizzi di tipo generale abbiano come interlocutori privilegiati i soggetti culturali di maggior peso, schiacciando o stringendo nellangolo le realt periferiche, per le quali risulta pi consona una programmazione calata nella piccola dimensione del quartiere. Per ovviare, serve munirsi, nella fase propositiva, di una lente a doppio ingrandimento, che sappia interpretare e tradurre in criteri sia il grande che il piccolo; serve poi uno strumento/cerniera per raccordare agli interessi dei cittadini quelle attivit che, per loro natura, sono specialistiche (vale ad esempio per Universit, Filmfestival della Montagna, Musei), intercettando dal basso esigenze e aspettative. IL RAPPORTO DELLA PERIFERIA CON IL CENTRO (corollario del precedente)

Occorre pensare qualche iniziativa per togliere la periferia da una sorta di soggezione nei confronti del centro e, contemporaneamente, innescare un circuito che disponga al confronto, alla circolarit delle iniziative, allinnovazione e allesplorazione di nuove possibilit di fare cultura insieme. Le risorse da rilanciare. Queste le tesi condivise che sono emerse: - la cultura non istituzionale (Cori, Filodrammatiche, Circoli culturali, Bande) ha una propria dignit e una funzione insostituibile, autonoma, non confrontabile con il ruolo di espressioni culturali di tipo istituzionale perch diversi sono scopi, obiettivi, fruitori, bisogni da soddisfare - la cultura sul territorio assolve anche lo scopo di rendere i cittadini attori e non solo fruitori di cultura; - le iniziative culturali periferiche si intrecciano con progetti sociali a pi direzioni (anziani, giovani, di accoglienza, di scambio, di conoscenza); PER UNA CITTA VIVIBILE

Va sostenuta lidea forte di restituire la citt ai cittadini e alla vita di relazione, togliendo gli spazi urbani dal rischio di diventare esclusivamente aree di servizio o passaggio a favore di una vocazione quasi esclusivamente commerciale delle aree urbane; a questo proposito va quindi rafforzata la linea adottata ultimamente nella nostra citt. E accolta con favore la proposta della Circoscrizione del Centro storico di ripensare lorganizzazione complessiva della citt modulandola sui bisogni dei bambini, gi praticata in alcune citt (Fano, Palermo per alcuni quartieri, Genova ) con risvolti positivi che hanno avvantaggiato altre fasce di cittadini (adulti/ genitori/ lavoratori, anziani, giovani/ studenti) o portato a soluzioni inedite altri problemi diffusi (traffico, sicurezza, organizzazione arredi urbani, partecipazione).

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Incrocio fra i dati, elaborazione di indirizzi comuni IL PUNTO DI FORZA rintracciabile in ogni realt incontrata la vivacit del mondo associativo e la determinazione convinta a proseguire lazione sul territorio, unita a un nuovo bisogno di sentirsi parte, di farsi voce di un sistema pi allargato che arricchisca la tradizione di nuovi orizzonti e permetta scambi e rinnovamento nei temi e nelle modalit di fare cultura diffusa. In questo percorso, che viene visto come un salto di qualit, il ruolo attivo dellAmministrazione ritenuto cruciale e inteso come presenza leggera che promuove, partendo dal basso, sostiene, facilita progetti pi ampi e coerenti, predispone o suggerisce strumenti per la conoscenza reciproca, il coordinamento, laggregazione e limpiego pi produttivo delle risorse. ESIGENZE E ASPETTATIVE si possono riassumere con alcune parole-chiave COORDINARE VISIBILITA PROGRAMMARE SCAMBIO CIRCUITARE AGGREGAZIONE

LE QUESTIONI CRITICHE PIU RICORRENTI LA RISORSA GIOVANI RINNOVAMENTO GENERAZIONALE SPAZI carenze di spazi che limitano le possibilit di aggregazione (Ravina, Romagnano, Gardolo, Sardagna) esigenza di ripensare e riorganizzare luso degli spazi esigenza di garantire pari opportunit alle nuove istituzioni associative riorganizzare il territorio nel senso di una maggiore fruibilit e vivibilit, anche come precondizione per costruire senso di appartenenza 81 difficile ma necessario ricambio generazionale allinterno delle Associazioni necessit di individuare le modalit di coinvolgimento dei giovani in gruppi istituzionalizzati esigenza dei giovani di riconoscersi e aggregarsi in forme nuove, pi flessibili, con contenuti innovativi e attuali; esigenza di sperimentare nuovi territori esigenza di individuare e garantire spazi (fisici e di aggregazione in forme e con temi inediti) autogestiti dai giovani esigenza di attivare in modo sinergico pi soggetti che riguardino pi aspetti della vita di quartiere (culturale, sociale, scuola, assetto urbanistico) opportunit di offrire strumenti non costrittivi e chiari di accesso allAssociazionismo i giovani fra tradizione e innovazione: un laboratorio di idee e iniziative IL PROBLEMA SPAZI

I RAPPORTI CON LAMMINISTRAZIONE Tre gli ambiti di attenzione diffusa: ADEMPIMENTI BUROCRATICI CRITERI ASSEGNAZIONE FONDI

RUOLO ATTIVO DELLAMMINISTRAZIONE ADEMPIMENTI BUROCRATICI semplificare tutto quanto possibile rendere pi brevi i tempi di liquidazione dei contributi individuare strumenti di informazione e sostegno

CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI CONTRIBUTI il Comune individua le esigenze e le aspettative formulate negli incontri di ascolto e le ripropone in incontri allargati, in modo che possano essere assunti come traccia comune per la formulazione di criteri funzionali alle singole realt circoscrizionali

RUOLO DI INDIRIZZO DEL COMUNE LAmministrazione svolge un ruolo leggero di proposta nellindicare tematiche di attualit e di interesse molto ampio, nel rispetto dellautonomia espressiva dei mondi associativi LAmministrazione promuove incontri periodici di programmazione preventiva

RAPPORTO CENTRO/ PERIFERIA Promozione e rafforzamento della relazione centro/periferia nel rispetto dellautonomia e della specificit delle singole realt territoriali periferiche o centrali, nonch dei ruoli di Circoscrizione e Amministrazione nel suo complesso

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LINEE PROGETTUALI E AZIONI Predisposizione di un sito internet per la messa in rete delle Associazioni del territorio comunale, con accessi facili e percorribilit diversificate secondo le esigenze, in modo da offrire una mappa delle Associazioni e una carta di identit delle stesse e delle loro competenze date e luoghi delle manifestazioni informazioni, anche di carattere burocratico, come strumento di trasparenza possibilit di scambio, incontro, confronto, aggregazione

Saranno concordate forme di collaborazione attiva delle Associazioni per immettere i dati e per mantenere aggiornato il sito; saranno predisposti strumenti agili di comunicazione; saranno organizzati moduli formativi che permettano laccesso e la frequentazione generalizzati

Trento Estate - Trento tutto l'anno Si tratta di un programma che si propone di intensificare il rapporto fra circoscrizioni e Centro servizi culturali S. Chiara, destagionalizzando il modello di offerta che caratterizza il periodo estivo; per le Associazioni sarebbe unulteriore occasione di visibilit oltre il proprio territorio, mentre i cittadini vedrebbero moltiplicate le possibilit di incontro ravvicinato con i diversi mondi culturali. Le Circoscrizioni, insieme con il Servizio Cultura, predispongono il progetto di massima, la cui realizzazione, comprendente anche i supporti tecnici, sar effettuata in collaborazione con il Centro Santa Chiara, secondo quanto previsto dalle specifiche convenzioni. A questo progetto dedicata una specifica sezione (cfr.).

Appuntamento itinerante E' una manifestazione, che pu sviluppare un tema preventivamente concordato, ospitata a turno da ciascuna delle Circoscrizioni, con lo scopo di socializzare esperienze, risorse, idee, in un contesto di festa allargata. Lobiettivo la rivalutazione e il rinnovarsi della cultura non istituzionale: vi troveranno spazio, oltre ad occasioni di spettacolo, momenti di riflessione e approfondimento, con seminari, convegni, confronti, mostre, su tematiche individuate come congeniali alla funzione delle Associazioni nel migliorare la qualit della vita di quartiere e alla promozione del tessuto relazionale e della socialit fra gruppi.

Sportello, corsi di formazione Si intende rendere sistematiche le attivit di informazione, orientamento e sostegno negli adempimenti burocratici; per lapertura dello sportello potr essere individuato un luogo e un tempo presso il Comune, oppure trattarsi di una persona esperta che, ad appuntamenti fissi, sia presente nelle Circoscrizioni. I Corsi di Formazione si pongono come momento di conoscenza degli aspetti strutturali e gestionali che caratterizzano il mondo associativo e, quindi, anche come supporto che

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facilita i nuovi accessi nel mondo dell'Associazionismo, specialmente rivolto ai giovani (disposizioni regolamentari, fiscali, contabili; responsabilit civile, amministrativa e penale, ecc.). LAmministrazione intende, inoltre, farsi carico di monitorare lintera situazione, individuando gli spazi di semplificazione o miglioramento e intervenendo per ridurre, ove possibile, i tempi di pagamento. Incontri intercircoscrizionali Il percorso intrapreso ha avuto la caratteristica della continuit e si svolto lungo un itinerario che si proposto obiettivi a breve e medio termine, le cui verifiche sono il punto di partenza per nuove programmazioni: il tutto dentro lobiettivo generale di realizzare, nel tempo, azioni sempre pi mirate, in cui la partecipazione dal basso qualifichi e rivitalizzi la vivibilit sul territorio. La metodologia della programmazione e del confronto partecipato diverr dunque una modalit permanente e sistematica di lavoro, finalizzata sia a modalit ordinarie di consultazione, sia alla progettazione condivisa di iniziative. E evidente che la linea inaugurata secondo la modalit della programmazione partecipata non pu che prevedere ritorni e ricalibrazioni continue; fanno ben sperare la disponibilit e linteresse suscitati, le sollecitazioni a proseguire e soprattutto il riscontro di una ricchezza di idee e di energie che dal confronto ricevono nuovo impulso e nuova creativit. Alcuni dei progetti puntualmente definiti nel loro impianto e descritti in sezioni specifiche dellAMBITO III (la cultura diffusa e della partecipazione) ritrovano la loro origine proprio nellincontro e nei dibattiti allargati fra Amministrazione, Circoscrizioni e Associazioni. Lelenco, molto numeroso, delle Associazioni che hanno partecipato agli incontri (cfr. in Allegati) di per s un segno evidente dellinteresse, della vivacit del dibattito e della pluralit delle voci coinvolte. Progetto collegato AMBITO II.1 TRENTO ESTATE TRENTO TUTTO LANNO

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AMBITO II. 1 TRENTO ESTATE TRENTO TUTTO LANNO


I Progetti TRENTO ESTATE e TRENTO TUTTO LANNO rappresentano il laboratorio avanzato in cui le idee, le proposte, le esigenze, le risorse e le vocazioni culturali espresse dal territorio si incontrano con la professionalit e la competenza tecnica di Enti e Istituzioni. Il risultato sono i due eventi, articolati in pi iniziative. Il primo, TRENTO ESTATE, ha assolto in modo superiore alle aspettative la funzione di apripista di eventi di questa natura; Trento Estate una manifestazione ormai radicata sul territorio comunale e attorno ad essa si muovono interesse e aspettative di un numero crescente di cittadini, che la interpretano anche come occasione per spostarsi e incontrarsi in quartieri diversi dal proprio. In questo senso, Trento Estate promuove con modalit molto gratificanti sia la conoscenza e la valorizzazione di luoghi del territorio non inseriti nei circuiti culturali consueti (parchi, piazze, percorsi) e di soggetti cittadini a vario titolo portatori di cultura, sia lintensificarsi di relazioni interpersonali e di una partecipazione non convenzionale alle opportunit che la citt offre. TRENTO TUTTO LANNO vuole raccogliere la variet di stimoli e la ricchezza di espressioni dellevento estivo e le dilata lungo