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Jos Antonio Badiola Saenz de Ugarte

La voluntad de Dios Padre en el Evangelio de Mateo

Editorial ESET
~itoria- (;asteiz

2009

Vidimus et aprobamus ad normam Statutorum Pontificii Instituti Biblici de Urbe.


Romae, die 23 mensis octobris anni 2009

Prof. STOCK KIemens Prof. MORALES ROS Jorge Humberto

BIBLICA VICTORIENSIA VOL.

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

LA VOLUNTAD DE DIOS PADRE


EN EL EVANGELIO DE MATEO

EDITORIAL ESET VITORIA-GASTEIZ

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Portada: Paraje de Opakua y cruz de Santa Teodosia (Araba). Pablo Korres.

Edita: Editorial ESET Diseo y preimpresin: Editorial ESET Imprime: SACAL ISBN: 978-84-7167-152-3 Depsito legal: VI-695/09

Agradecimiento

Querido D. Andrs: aquella tarde de enero de 2006, al terminar la defensa de la lectio coram en el Bblico, me dijo: Ahora a por la tesis!. Pues nada, aqu est la tesis. Es el momento, emocionante y complicado, del agradecimiento. Son incontables los nombres que deben aparecer aqu, porque son incontables las personas que me han acompaado en este camino. S, mi corazn est lleno de nombres y cada uno me transmite el clido sabor de la amistad y el cario. Y Dios en cada uno de ellos. El P. Klemens Stock ha sido el director que ha guiado mi trabajo. l, tan sabio, me dijo al comienzo que me tocaba vivir en hypomone (perseverancia, paciencia). As ha sido; aunque tambin l, por mi causa, ha conocido el gusto de esa virtud incmoda a veces. En su nombre se arremolinan otros muchos nombres, de los profesores del Pontificio Instituto Bblico, de los compaeros de aquella casa y del Colegio de San Jos de Roma y de cuantos amigos tuve en aquella ciudad turbadora y fascinante. En mi retaguardia alavesa he tenido los mejores pertrechos: una Familia esplndida, nido caliente de cario y fuerza; un Seminario generoso, lleno de manos dispuestas a llevarme en volandas; una Facultad solcita en mis afanes y encargos; una Dicesis atenta, cuidadosa de mis pasos; unos Amigos, en fin, acompaantes serenos desde hermosos y diversos paisajes de una geografa compartida ... Nombres, luces imprescindibles en la constelacin de este recorrido, iconos de Dios acariciando mi rostro. Tambin tu nombre.

Prefazione

La preghiera piu recitata da tutti i cristiani e il Padre nostro, la preghiera che lo stesso Gesu ha insegnato ai suoi discepoli nel discorso della Montagna (Mt 5-7). In questa preghiera Gesu fa domandare a Dio Padre: 5ia fatta la tua volonta' (Mt 6,10). Quando Gesu stesso prega a suo Padre al Getsemani gli dice: 5ia fatta la tua volonta (Mt 26,42). Questi due passi sono caratterizzati dal fatto che Gesu con il primo inizia e con il secondo condude la sua istruzione sulla volonta di Dio Padre. Nella fase nnale del discorso della Montagna Gesu dice con insistenza che unicamente costui che fa la volonta del Padre mio puo entrare nel regno dei cieli (Mt 7,21). Per poter partecipare alla salvezza escatologica non c' e altra condizione piu fondamentale e insostituibile. Ci sono ancora tre altri passi in cui Gesu parla della volonta di suo Padre (12,50; 18,14; 21,31). Abbiamo circoscritto cosl la materia che viene indagata dal presente studio. In Matteo Gesu parla di piu di questa volonta e sempre la menziona come la volonta del Padre; non utilizza l'espressione la volonta di Dio (cfr. Mc 3,35). Percio especialmente il vangelo di Matteo che si raccomanda per un tale studio. Parlando della volonta di suo Padre Gesu rivela lo stesso Dio Padre. Il primo e fondamentale dato che egli rivela in questo modo e proprio il fatto che suo Padre non e un Dio lontano e indolente ma un Dio che ha una ferma e decisa volonta e che egli determina tutto attraverso la sua volonta. Rivela poi che questo Padre vuole non solo il fare ma anche e prima il pregare dei suoi ngli. Essi confessano nel pregare la loro incapacita di poter ordinare tutto mediante le loro proprie farze, ed essi riconoscono nella preghiera al Padre quanto siano dipendenti dalla volonta e dalla potenza del loro Padre. Chiedendo poi 5ia fatta la tua volonta esprimono illoro piu completo e intenso consenso con la volonta del Padre dalla quale tutto dipende e viene determinato. Questo consenso comprende la volonta del Padre anche nel caso che essa conduce su un cammino che porta sofferenze e persino una marte intempestiva e violenta.

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

Rivela un Padre che ha cura dei suoi figli e manda loro i suoi inviati, suo Figlio Gesu e prima di lui Giovanni Battista. Il Padre manifesta mediante loro la giustizia (Mt 5,20; 21,32), l' operare giusto, e vuol che questa giustizia che corrisponde alla sua volonta sia fatta (Mt 7,21; 21,31). Arnmette al regno dei cieli (Mt 7,21, 21,31), alla definitiva e perfetta comunione con s (cfr. Mt 22,2; 25,1.34) solo quelli che vivono secondo l'insegnamento dei suoi inviati e fanno la sua volonta. Non puo essere comunione con il Padre nella vita eterna se non si e cercato la comunione con lui in questa vita presente. Il Padre pero e presente e accessibile nella sua volonta e la comunione con lui si realizza nella comunione con la sua volonta. Gesu rivela poi come dal rapporto con il Padre dipende il rapporto con il Figlio. Solo coloro che fanno la volonta di suo Padre (Mt 12,50) possono essere in familiare comunione con Gesu. E impossibile essere fratelli e sorelle di Gesu se non essendo veri figli di suo Padre. Si mostra qui come caratteristica dei discepoli di Gesu che essi sono i suoi fratelli quando sono figli di suo Padre. Come base indispensabile di ogni vera comunione si manifesta la comunione operativa con la volonta del Padre. Gesu infine espressamente chiarifica (Mt 18,14) che nessuno, neanche i piccoli, neanche coloro che sembrano i piu miseri e insignificanti, sono esclusi da questa comunione. Egli rivela la volonta esplicita del Padre che venga fatto ogni sforzo per non perdere i piccoli e per ricondurre gli smarriti alla comunita di coloro che sono in cammino verso la perfetta unione con il Padre. In tutte queste parole Gesu rivela il ruolo central e della volonta del Padre. In essa si manifesta il vivo interessamento e la determinante potenza di Dio. Mediante la sua volonta che egli comunica attraverso i suoi inviati, il Padre e presente e raggiungibile e si puo entrare in una reale, non solo desiderata o immaginata, comunione con lui. Dalla comunione poi con la sua volonta dipendono tutte le altre forme di comunione. Gesu rivela la volonta di suo Padre. Dobbiamo ancora notare che Gesu possiede una singolare conoscenza di Dio Padre (Mt 11,27) e che egli da Figlio prediletto (Mt 3,17; 17,5) vive nella piu intima e amorosa

PREFAZIONE

familiarita con suo Padre. E proprio questo Padre, intimamente conosciuto e amato, di cui Gesu rivela la volonta. Conoscendo il Padre Gesu ne conosce la volonta. Nella preghiera e nell' opera ci vuole una sempre piu viva e profonda consapevolezza che si tratta di questo Padre e della sua volonta. Solo la conoscenza del Padre e la fiducia in lui sono la base per un adeguato atteggiamento nei confronti della sua volonta e per la crescita nell' essere suoi figli, fratelli di Gesu e anche fratelli e sorelle in una familiare e premurosa comunita che non esclude nessuno e che Gesu chiama Chiesa (M t 18,17).

E il pregio del presente lavoro di aver studiato ampiamente e profondamente la suindicata tematica. Lo studio fa un contributo sostanzioso alla conoscenza del vangelo di Matteo nel quale Gesu rivela in modo singolare Dio come Padre e il significato della sua volonta.
Solennita di Cristo Re dell'universo, 22 novembre 2009.

P. Klemens Stock, SJ.

Prlogo

La oracin ms recitada por todos los cristianos es el Padre nuestro, la oracin que el mismo Jess ense a sus discpulos en el Sermn de la Montaa (Mt 5-7). En esta oracin, Jess ensea a los discpulos a pedir a Dios Padre: Hgase tu voluntad (Mt 6,10). Cuando Jess mismo ora a su Padre en Getseman le dice: Hgase tu voluntad (Mt 26,42). Estos dos pasos son caracterizados por el hecho de que Jess con el primero inicia y con el segundo concluye su instruccin sobre la voluntad de Dios Padre. En la fase final del Sermn de la Montaa, Jess dice con insistencia que nicamente aqul que hace la voluntad de mi Padre puede entrar en el Reino de los cielos (Mt 7,21). Para poder participar en la salvacin escatolgica no hay otra condicin ms fundamental e insustituible. Hay an otros tres pasos en los que Jess habla de la voluntad de su Padre (Mt 12,50; 18,14; 21,31). Hemos circunscrito as la materia investigada en el presente estudio. En Mateo es donde ms habla Jess acerca de esta voluntad y siempre la menciona como la voluntad del Padre; no utiliza la expresin la voluntad de Dios (cf. Mc 3,35). Por esto es el evangelio de Mateo el que se recomienda especialmente para tal estudio. Hablando de la voluntad de su Padre, Jess revela al mismo Dios Padre. El dato primero y fundamental que l revela as es precisamente el hecho de que su Padre no es un Dios lejano e indolente, sino un Dios que tiene una firme y decidida voluntad y que todo lo determina mediante su voluntad. Revela tambin que este Padre quiere no slo el hacer sino tambin, y primero, el oran> de sus hijos. Ellos confiesan en el orar su incapacidad para poder ordenar todo mediante sus propias fuerzas, y ellos reconocen en la oracin al Padre lo dependientes que son de la voluntad y de la fuerza de su Padre. Pidiendo, pues, hgase tu voluntad expresan su ms completo e intenso consentimiento con la voluntad del Padre, de la que depende y es determinado todo. Este consentimiento incluye la voluntad del Padre tambin en el caso de que ella conduzca por un

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camino que porta sufrimientos e incluso una muerte intempestiva y violenta. Revela a un Padre que se preocupa de sus hijos y les manda a sus enviados, a su Hijo Jess y, antes que l, a Juan Bautista. El Padre manifiesta por medio de ellos la justicia (Mt 5,20; 21,32), el recto obrar, y quiere que esta justicia que corresponde a su voluntad sea realizada (Mt 7,21; 21,31). Admite en el Reino de los cielos (Mt 7,21; 21,31), en la comunin definitiva y perfecta consigo (cf. Mt 22,2; 25,1.34) solamente a quienes viven segn la enseanza de sus enviados y hacen su voluntad. No puede haber comunin con el Padre en la vida eterna si no se ha buscado la comunin con l en esta vida presente. El Padre est presente y es accesible en su voluntad y la comunin con l se realiza en la comunin con su voluntad. Jess revela tambin cmo de la relacin con el Padre depende la relacin con el Hijo. Solo quienes hacen la voluntad de su Padre (Mt 12,50) pueden estar en comunin familiar con Jess. Es imposible ser hermanos y hermanas de Jess si no siendo verdaderos hijos de su Padre. Se muestra aqu, como caracterstica de los discpulos de Jess, que ellos son sus hermanos cuando son hijos de su Padre. Y, como base indispensable de toda verdadera comunin, se manifiesta la comunin operativa con la voluntad del Padre. En fin, Jess clarifica expresamente (Mt 18,14) que nadie, no siquiera los pequeos, ni siquiera los que parecen ms mseros e insignificantes, es excluido de esta comunin. Revela la explcita voluntad del Padre para que se haga un esfuerzo total por no perder a los pequeos y por reconducir a los extraviados a la comunidad de los que estn en camino hacia la perfecta unin con el Padre. En todas estas palabras, Jess revela el papel central de la voluntad del Padre. En ella se manifiesta el vivo inters y la fuerza determinante de Dios. Mediante su voluntad, que comunica a travs de sus enviados, el Padre est presente y se hace alcanzable, y se puede entrar en una real, no slo deseada o imaginada, comunin con l. As que de la comunin con su voluntad dependen todas las otras formas de comunin.

PRLOGO

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Jess revela la voluntad de su Padre. Todava debemos sealar que Jess posee un singular conocimiento de Dios Padre (Mt 11,27) y que, como Hijo predilecto (Mt 3,17; 17,5), vive en la familiaridad ms ntima y amorosa con su Padre. Es precisamente de este Padre, ntimamente conocido y amado, de quien Jess revela la voluntad. Conociendo al Padre, Jess conoce su voluntad. En la oracin y en el obrar se necesita una consciencia cada vez ms viva y profunda de que se trata de este Padre y de su voluntad. Slo el conocimiento del Padre y la confianza en l son la base para una actitud y comportamiento adecuados en relacin con su voluntad y para el crecimiento en el ser hijos suyos, hermanos de Jess y, tambin, hermanos y hermanas en una comunidad familiar y afectuosa que no excluye a ninguno y que Jess llama Iglesia (Mt 18,17). Es valor del presente trabajo el haber estudiado amplia y profundamente la temtica arriba indicada. El estudio ofrece una sustanciosa contribucin al conocimiento del evangelio de Mateo, en el que Jess revela de modo singular a Dios como Padre y el significado de su voluntad. Solemnidad de Cristo, Rey del universo, 22 de noviembre de 2009.

P. Klemens Stock, SJ.

Introduccin

1. Razn de ser de la tesis


La razn de ser de esta tesis tiene su origen en los resultados obtenidos del estudio de Mt 7,21-23, realizado durante el ao de preparacin al doctorado en el Pontificio Instituto Bblico (PIB)!. En dicho estudio, el concepto "Co 8A.T]flU "CaD lTu"Cp<; floU "COD EV "CoL<; oupuvoL<;, la voluntad de mi Padre celestial, en boca de Jess, adquira una relevancia especial, porque vena a significar que, para entrar en el Reino de los cielos, resultaban insuficientes la confesin de fe y el ejercicio de obras apostlicas o misioneras. Adems de ser una caracterstica particular en la concepcin mateana del discipulado, hacer la voluntad de Dios, Padre de Jess, pareca suponer un plus, no suficientemente aclarado en dicho texto evanglico, que mereca ser estudiado con ms profundidad. Lo cierto es que el evangelio de Mateo confiere, como vamos a explicitar, una importancia especfica a la expresin "Co 8A.T]flU "CaD lTu"Cp<; en sus diversas formulaciones. La simple presencia del trmino 8A.T]flU en los evangelios sinpticos2 nos indica que Mateo lo utiliza de forma personalsima. Repasando dichas recurrencias lo podemos comprobar.

1.1. Las recurrencias de 8A.T]flU en los evangelios sinpticos


En el evangelio de Mateo la primera vez que aparece el trmino 8A.T]flu es en Mt 6,10 (<<YEvT]8~"Cw "CO 8AT]fltX (Jau), formando parte de la oracin que Jess ensea en el corazn del Sermn de la Montaa a los destinatarios de sus palabras, los discpulos y la multitud. Esta primera recurrencia no tiene paralelo en los dems evangelios, aunque en
1 Cf. BADIOLA SAENZ DE UGARTE, lA. Hagamos de la tierra cielo. La voluntad de Dios, Padre de Jess, como criterio ltimo del discipulado mateano. Estudio de Mt 7,21-23, ScrVict 53 (2006) 5-42.

2 Atendiendo al texto de 27Nestle-Aland, Mateo utiliza el trmino SATJf.Ltx en seis ocasiones: Mt 6,10; 7,21; 12,50; 18,14; 21,31; 26,42. Marcos tan slo una vez: Mc 3,35. Lucas, cuatro: Lc 12,47.47; 22,42; 23,25.

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diversos manuscritos de Lc 11,2 s se encuentra una interpolacin con la misma expresin 3 Otro tanto ocurre en la siguiente ocasin, todava en el mismo discurso de Jess, en Mt 7,21. Mientras Mateo escribe: ou TTiir; AyG)V I-l0L, KpLE KpLE, ELOEAEOETCU Ele; T~V paOLAECav TWV oupavwv, &H' TTOLWV TCl 8Arl-la TOU TTaTpr; I-l0U TOU EV To'ir; oupavo'ir;, Lucas, en su texto paralelo, no utiliza el concepto voluntad de mi Padre celestial, sino la palabra del propio Jess: b I-lE KaAElTE, KpLE KpLE, Kal. OU TTOLE'iTE & AyG); (Lc 6,46). El tercer momento en que aparece es en Mt 12,50. Tambin aqu encontramos diferencias. Mateo vuelve a utilizar la conocida expresin: TTOL~01J TO 8Arl-la TOU TTaTpr; I-l0u TOU EV oupavo'ir; Donr; yap aUTr; I-l0u &bEAcpOr; Kal. &bEAcp~ Kal. I-l~Trp EOTCV. Pues bien, esta voluntad de mi Padre celestial se transforma en voluntad de Dios en la nica recurrencia del vocablo en el evangelio de Marcos: or; [yap] TTOL~01J TO 8Arl-la TOU 8EOU, OUTOr; &bEAcpr; I-l0U Kal. &bEAcp~ Kal. I-l~Trp EOTCV (Mc 3,35). Por su parte, Lucas escribe palabra de Dios: 1-l~Trp I-l0u Kal. &bEAcpOC I-l0u OUTOC ELOLV Ol TOV AYOV TOU 8EOU &KOOVTEr; Kal. TTOLOUVTEr; (Lc 8,21).

av

av

Varios captulos ms adelante volvemos a encontrar la locucin, en Mt 18,14: OTG)r; OUK Eonv 8Arl-la EI-lTTPOo8EV TOU TTaTpOr; UI-lWV TOU EV oupavo'ir; '(va &TTArTaL EV TWV I-lLKPWV TOTG)V; esta vez no hay ningn tipo de paralelo en los otros dos evangelios sinpticos. Luego viene Mt 21,31, texto en el que la voluntad est referida al padre de dos hijos, protagonistas los tres de una parbola que Jess dirige a los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo. El padre de la parbola evoca al propio Dios Padre de las otras ocasiones: r; EK TWV ba ETTOCrOEV TO 8Arl-la TOU TTaTpr;;. Es otro texto mateano que carece de paralelos sinpticos.

3 Con diversas variantes, la expresin yEv1l8~T(.u 1:0 8Allll DOD se encuentra en no pocos manuscritos del evangelio de Le, pero sin lograr entrar en el texto propuesto como original de las ediciones crticas.

INTRODUCCIN

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Por fin, la ltima referencia del trmino, que forma una elocuente inclusin con la primera, se presenta en Mt 26,42: n1"Ep f!ou, El ou 6Va1"al 1"OU1"0 napEA8E1v EaV f!~ aU1"o n(w, yEv1l8~1"W 1"0 8Allf! aou. Son palabras de Jess en Getseman, momentos antes de su detencin. Estas palabras tambin estn recogidas, con alguna variacin, en el evangelio de Lucas: n1"Ep, El POAEl napVEYKE 1"OU1"O 1"0 n01"~p lOV un' Ef!OU' nA~V f!~ 1"0 8Allf! f!ou uUa 1"0 aov ywa8w (Lc 22,42). En cambio, Marcos no utiliza el trmino 8Allf!a, pero s el verbo 8Aw: uU' ou el EyW 8Aw uUa 1"( a (Mc 14,36). Por su parte, el evangelio de Lucas tiene, adems de Lc 22,42, otras tres recurrencias del trmino 8Allf!a: dos veces aparece en Lc 12,47, donde se hace referencia a la voluntad de un cierto seor ausente por una boda; la tercera la encontramos en Lc 23,25, texto en el que la voluntad es la de la muchedumbre que peda la muerte de Jess. Teniendo en cuenta los datos anteriores, podemos concluir que Mateo, de forma sistemtica y coherente, utiliza el concepto voluntad del Padre como un elemento esencial de su evangeli0 4 Marcos slo utiliza una vez voluntad de Dios (Mc 3,35) y Lucas utiliza el trmino voluntad para referirlo a distintos protagonistas: Dios, Padre de Jess (Lc 22,42), un cierto seor (Lc 12,47), la muchedumbre (Lc 23,25). En cambio, Mateo trabaja con el concepto 8Allf!a de forma metdica y original. Es el que lo utiliza en ms ocasiones, esa voluntad es siempre la voluntad de Dios Padre (aunque en Mt 21,31 lo sea de forma metafrica) y siempre est puesta directamente en boca de Jess. Estamos ante una expresin clave del primer evangelio? Parece ser una marca de la casa, un instrumento comunicativo en manos del evangelista para vehicular un determinado objetivo. Llegar a su aprehensin es la finalidad del presente trabajo. La tesis, pues, pretende estudiar en profundidad cada uno de los citados textos mateanos. Advirtiendo los cambios sucesivos que se producen en cada nueva citacin, podremos comprobar cmo la expresin enriquece su sentido progresivamente, hasta alcanzar un climax en la ltima recurrencia, donde Jess se abandona a los designios del Padre para

Es un hecho muy destacado (cf.

TRILLING,

Israel, 187-188).

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aceptar su destino. Advertimos cmo en la primera recurrencia, en 6,10, la expresin se encuentra inserta en la primera parte de la oracin conocida como el Padrenuestro. Es como la presentacin de una idea-eje, que recorrer todo el evangelio y con la que el evangelista quiere vehicular un mensaje especfico. La historia comienza en un texto que invita a situarnos en la onda divina, para poder recibir de Dios, que es Padre, todo lo que una voluntad paterna puede desear para sus hijos, esto es, todo lo que place a un padre dar a sus hijos. En la segunda recurrencia, 7,21, se producen cambios significativos. El principal es el cambio del verbo: del uso del verbo y.vOfLcx'l se pasa al uso del verbo TIOlW; de una voluntad que se desea acontecida a una voluntad que debe ser hecha por todos aqullos que escuchaban a Jess o que leen/escuchan el evangelio. La tensin narrativa aumenta cuando se comprueba que ese hacer la voluntad del Padre de Jess no coincide con, o mejor dicho supera a, la confesin de fe y el ejercicio de obras misioneras, como veremos en el estudio de dicho pasaje. En 12,50 el cambio significativo afecta a los sujetos que deben hacer esa voluntad: para poder realizarla es preciso ser discpulo de jess. Es la primera vez que los discpulos aparecen directa y expresamente relacionados con la voluntad de Dios, Padre de Jess y, en este pasaje, lo fundamental no estriba en que sean madre, hermanos o hermanas de jess, sino en que ellos, en tanto que discpulos, estn capacitados por Jess para poder realizar y para poder entregarse a esa voluntad divina y paterna. Realizarla equivale a establecer los ms ntimos vnculos con el propio Jess. El siguiente paso, en 18,14, es muy interesante porque, por primera vez, se nos indica directamente algo del contenido de dicha voluntad. Ya no estn presentes ni el verbo y.VOfLcx'l ni el verbo TIOlW, sino que el verbo que acompaa a la voluntad del Padre es el verbo ElfL.. sta es la voluntad del Padre: que ninguno de estos pequeos se pierda. En cambio, en 21,31 la situacin cambia notablemente, hasta el punto de poder incluso cuestionar la idoneidad de situarla en la misma

INTRODUCCIN

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categora. Aunque, en la parbola que narra el texto evanglico, el padre protagonista no puede ser otro que Dios, de hecho no se habla, en primer trmino, de la voluntad del Padre de Jess y/o de los discpulos. Tampoco es una palabra dirigida por Jess a los discpulos, como en ocasiones anteriores, sino a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos. Pero tiene la virtualidad de proponer, con audacia, que los caminos habituales por los que algunos trataban de alcanzar la realizacin de la voluntad divina (la forma en que as lo entendan sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos) son considerados insuficientes, al menos si no van acompaados de creer a Juan. Finalmente, en 26,42 encontramos el climax al que se llega con esta expresin: el mismo Jess, el Hijo por excelencia, se entrega de manera absoluta e incondicional a su destino (Pasin, Muerte y Resurreccin), entendindolo en clave de realizacin de la voluntad del Padre. Como su destino inmediato es precisamente su pasin y muerte, entendemos que el evangelista est proponiendo el ejemplo supremo a seguir para los discpulos: una entrega incondicional en la misin, aun cuando esa entrega suponga un destino de Pasin y Muerte; sin perder la perspectiva de que ambas desembocan en la Resurreccin. De modo que quien pierda su vida por m, la encontrar (16,25), palabras que suceden a la primera prediccin de la Pasin, Muerte y Resurreccin de Jess (cf. 16,21). Mateo ha vehiculado esta idea con la expresin objeto de nuestro estudio. y lo hace creando una gran tensin narrativa, porque siempre habla en abstracto de algo tan importante y definitivo como la voluntad de Dios. Sin embargo, dos elementos tienen un papel estelar. El primero, no poda ser de otra manera, es el papel de Jess, un papel central como modelo a seguir en la realizacin de la voluntad del Padre. Despus, los discpulos, que estn llamados y urgidos a imitar un comportamiento tan ejemplar. Como trasfondo, aparece la comunidad de referencia de Mateo y cualquier lector/oyente del evangelio, a quienes se ofrece un elemento bsico para la vida cristiana. U. Luz afirma en su comentario que el evangelio de Mateo est

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llamado a ser ledo varias veces 5 Creemos que una segunda lectura del mismo, despus de haber hecho la andadura primera desde la clave de la realizacin de la voluntad del Padre, permite comprender con ms claridad cul puede ser la clave de interpretacin y la significatividad de la expresin estudiada. Son los primeros trazos de esta andadura apasionante. Creemos que hay datos suficientes para explorar este camino.

1.2. Caractersticas lexicales que acompaan a 9ArU..LIX


Adems del uso caracterstico del sustantivo 9krljllX, es muy sugerente tambin el juego de los verbos que aparecen en torno al mismo, que tiene un cierto carcter concntrico: M t 6, 10: 9).:rljllX + y L VOjlIX l Mt 7,21: 9AlljlIX + TIOlW Mt 12,50: 9AlljlIX + TIOlW Mt 18,14: 9AlljlIX + ELjlL Mt 21,31: 9AlljlIX + TIOlW Mt 26,42: 9AlljlIX + YLVOjlIXl Parece necesario atender este cambio de verbos, ceido sobre todo en el tndem yLVOjlCXl - TIOlW, en el que basculan las responsabilidades en la realizacin de la voluntad divina, y en la nica explicitacin directa de dicha voluntad, ofrecida por el verbo ELjlL. Por lo dems, la primera y la ltima de las recurrencias aparecen expresadas del mismo modo (<<YEV1l9~Tw TO 9Alljl aOD: 6,10 y 26,42), creando una inclusin que permite afirmar que prcticamente todo el corpus del evangelio es una explicitacin de la voluntad de Dios Padre, expresada de modo paradigmtico en la propia persona de Jess. El complemento nominal de 9AlljlCX es siempre el sustantivo
TICXT~p, referido, directa o derivadamente, a Dios como Padre de Jess

Cf. Luz, Matthaus I, 24.

INTRODUCCIN

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O de los discpulos (en un caso en modo parablico: 21,31). As, en 6,10 aparece 8AllfleX aou, pero el pronombre personal deriva a neXTEp ~flWV EV TOLe; oupavole; de 6,9, invocacin con la que comienza la oracin que Jess ensea a sus discpulos y a la gente para dirigirse a Dios. Ese Padre nuestro es el Dios Padre de los discpulos. En 7,21 encontramos 8Allfla TOD naTpe; floU ToD EV TOLe; oupavole; y aqu Dios es Padre de Jess. Parecida expresin es la que se encuentra en 12,50, donde podemos leer 8Allfla ToD naTpe; flOU ToD EV oupavole;. Vuelve el Padre de los discpulos en 18,14, donde el complemento no es nominal sino una locucin preposicional: 8Allfla Eflnpoa8Ev TOD naTpae; UflWV TOD EV oupavole;. y tiene su caracterstica propia tambin la siguiente recurrencia, en 21,31, donde leemos 8Allfla TOD naTpe;: en este caso, el padre es el sujeto protagonista de la parbola, que deriva tambin a Dios. Finalmente, en 26,42 8AllfleX aou remite al Padre de Jess, a quien ste dirige su plegaria en Getseman, nombrado inmediatamente antes (<<neXTEp flOU).

As pues, la voluntad del Padre es la voluntad de Dios, persistentemente presentado como Padre de Jess (7,21; 12,50; 26,42) o Padre de los discpulos (6,10; 18,14; derivadamente 21,31). Pero la expresin siempre aparece en labios de Jess, con lo que adquiere una particular importancia como enseanza propia del Seor.

2. Status quaestionis
De algn modo, la voluntad del Padre celestial puede ser una de esas keywords, tan caractersticas del evangelio de Mate0 6 , y funcionara a modo de seal que, apareciendo cada tanto en el desarrollo del evangelio ledo como un todo, da continuidad a la lectura, a la vez que focaliza un aspecto esencial que el evangelista quiere transmitirlo Por eso resulta sorprendente que esta cuestin tan original del evangelio de Mateo no haya sido estudiada, en profundidad y de manera
Cf. Luz, Studies, 3-4. Cf. Luz, Studies, 3-4. Tambin en su comentario: cf. Luz, Matthdus 1,31-32.

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sistemtica, al menos en los ltimos tiempos. As puede concluirse despus de realizar la correspondiente exploracin bibliogrfica. Apenas G. Segalla ha trabajado con ahnco en la cuestin de la voluntad de Dios. Su tesis en el PIE vers hace unos decenios sobre la voluntad de Dios en el evangelio de ]uan 8 A ese minucioso trabajo haban precedido diversos artculos sobre el tema de la voluntad de Dios, tanto en los Sinpticos, como en la LXX y Qumrn9 Pero cuando trabaja en este argumento en la tradicin sinptica, lo hace tomando los tres evangelios en su conjunto, pese a reconocer en Mateo un tratamiento caracterstico 10. Por su parte, otra tesis de los aos 80 del pasado siglo se centraba exclusivamente en la voluntad de Dios en los escritos paulinos l l . Posteriormente, en los aos 90, aparece una tercera tesis 12 , en la que el autor, A. Wouters, no trabaja el argumento de la voluntad de Dios Padre en cuanto tal, sino encuadrado en el punto de vista del actuar, de la conducta moral del cristiano que se deriva del evangelio de Mateo. En realidad, es precisamente el comportamiento moral el objetivo de dicha tesis: Diese Arbeit wendet sich dem Matthausevangelium mit der Frage zu, welche Bedeutung das Handeln innerhalb der ]ngerexistenz aus der Sicht des Evangelisten hat13.
8 SEGALLA, G., Volonta di Dio e del/' uomo in Giovanni (Vangelo e Lettere) (SRivBib 6; Brescia 1974). 9 SEGALLA, G., La volonta di Dio in Qumran, RivBib 11 (1963) 379-395; SEGALLA, G., La volonta de! Figlio e de! Padre nella tradizione sinottica, RivBib 12 (1964) 257-284; SEGALLA, G., La volanta di Dio nei LXX, in rapporto al TM, RivBib 13 (1965) 121-143; SEGALLA, G., Gesu rive!atore della volonta de! Padre nella tradizione sinottica, RivBib 14 (1966) 467-508.
10

Cf. SEGALLA, Volonta, 65.

II PALLIPARAMBIL, J., 1he Will 01 God in Paul. A Commitment to mano An exegetico-theological Study of thlo-thlema Vocabulary in the writings of Paul (Roma 1986).

12 WOUTERS, A., "oo. wer den Willen meines Vaters tut". Eine Untersuchung zum Verstandnis vom Hande!n im Matthausevangelium (Regensburg 1992).

13 WOUTERS, Willen, 37. En este sentido, sigue la lnea interpretativa que W. Trilling haba mantenido en su Das wahre Israel en lo referido al cumplimiento de la voluntad divina (cf. TRILLING, Israel, 187ss).

INTRODUCCIN

23

La meta de su estudio es, pues, exponer el significado del actuar (<<Handeln) del discpulo en la perspectiva ofrecida por el primer evangelio. En ese estudio, las diferentes recurrencias de la voluntad de Dios son estudiadas en el contexto de la tica propuesta por Mateo, junto a otros conceptos claves del evangelio, como los llamados Dichos de entrada, Reino de los cielos, juicio Final, justicia, Comunidad... La tesis realiza un recorrido analtico por prcticamente todo el evangelio de Mateo tomando en consideracin esas claves y teniendo siempre como referencia la explicitacin de la tica discipular. Su estudio de los textos que hablan de la voluntad de Dios lo presenta en el punto 2 del captulo III. El ttulo de este punto expresa la orientacin general de la tesis, ya que presenta la voluntad de Dios como tarea: Die Aufgabe: Das Tun des Willens des Vaters. Otros libros aparecidos en este intervalo de tiempo, o bien no tienen carcter exegtico 14 , o bien no tratan esta cuestin en el evangelio de Mateo 15 Yeso que es una caracterstica propia y especial de este evangelio. En definitiva, nos encontramos con una bibliografa escasa y fragmentada 16 , que no atiende de una manera orgnica y sistemtica una expresin considerada, con razn, Vorzugswort17 del evangelista. Recientemente, ya durante la elaboracin de la presente tesis, en enero de 2007 se present en la PUG una tesis doctoral centrada en esta cuestin 18 Su autor, M. Palachuvattil, defenda en la presentacin de su

14 DENZLER, G. - BECK, E. - BLANK,]. - LANG, H. - KUHNLE, F.J., Zum Thema Wille Gottes (Stuttgart 1973).
15 LORENZANI, M. (ed.), La volanta di Dio nella Bibbia (L'Aquila 1994). En esta obra, U. Vanni escribe sobre la voluntad de Dios en el Evangelio de Juan. IG Algunos artculos han aparecido ms recientemente, pero sin llegar a tratar el tema de manera orgnica: SCHEUER, M., Dein Wille geschehe, ThPQ 150 (2002) 176-185, es un tratamiento teolgico-sistemtico; SNCHEZ NAVARRO, L., Complacencia y deseo del Padre, EstB 60 (2002) 31-50, aborda los pasajes del evangelio de Mateo en que aparece el trmino EU6oKW, considerndolos a la luz de Mt 11,26.
17

WOUTERS, Willen, 205.

18 PALACHUVATTIL, M., The One who does the will ofthe Father. Distinguishing Character of Disciples according ro Mattew. An Exegetical 1heological Study (TG

24

JOS ANTONIO BADIOLA

disertacin doctoral la importancia del tema, afirmando que, al hablar de discipulado mateano, se suelen focalizar temas como la comprensin, la poca fe, el seguimiento, pero que nunca se considera como una autntica caracterstica del discipulado en el evangelio de Mateo el hacer la voluntad del Padre. Al mismo resultado nos haba conducido nuestro trabajo de lectio coram, defendido un ao antes en el PIB (16-1-2006)19. El autor seala algunas obras que tratan la cuestin de la voluntad del Padre en el evangelio de Mateo desde perspectivas diversas a l: la de W Trilling (Das wahre Israel), que se detiene en la consideracin tica y la fundamentacin teolgica de dicha voluntad; la de A. Wouters (<< wer den Willen meines 1rlters tut .. . ), que se concentra en los aspectos escatolgicos y ticos del discipulado mateano; y la de S. Grasso (Gesu e suoi ftatelli .. . ), que considera el discipulado en relacin a la antropologa y cristologa del evangelio y destaca la fraternidad como la caracterstica de dicho discipulad0 20 Desde la perspectiva del autor, como desde la nuestra, hay una laguna en los estudios del discipulado, cuando se obvia una caracterstica tan mateana como es la de hacer la voluntad del Padre. A partir de ah, se dispone a estudiar dicha caracterstica del discipulado mateano, rastreando las seis recurrencias del trmino 8A:rUJ.a en el evangelio. Utilizando un acercamiento unificado de la pragma-lingstica y la retrica, presenta un ordenado trabajo en tres partes. La primera parte (Introductory Clarifications) es introductoria y consta de dos captulos en los que presenta unas consideraciones metodolgicas y la presencia del trmino 8Alll.l.a en la LXX, como background del uso mateano. La segunda parte (lhe One who does the Will 01 the Father. lhe Men and the Measure) contiene en tres captulos un detallado anlisis que estudia los tres pasos en que aparece la unidad sintctica TIOLELV + 'LO

154; Roma 2007).


19

20

ef. nota 1. ef. PALACHUVATTIL,

One, 8-9.

INTRODUCCIN

25

eAT]f!a (Mt 7,21-23; Mt 12,46-50 y Mt 21,28-32). Tras el estudio correspondiente, se presentan las conclusiones, en las que se destaca por un lado el carcter configurador que para el discipulado tienen estos tres textos: a) un discpulo es uno que hace la voluntad del Padre celestial (12,50); b) y uno que hace la voluntad del Padre celestial es uno que entrar en el Reino de los cielos (7,21); c) y uno que entrar en el Reino de los cielos es uno que practica la justicia sobreabundante (5,20); uno que se hace como un nio (18,3); uno que cree y se arrepiente (21,31-32). Por otro lado, se destaca adems la naturaleza dinmica del discipulado, puesto que los textos ofrecen un continuo cambio de paradigma entre lo que esperaba la audiencia y lo que expone Jess 21 La tercera parte (1he Father, the Son and the Little Ones. 1he Foundation, the Model and the Vision of Discipleship) est dedicada a estudiar otras tres expresiones semejantes a la anteriormente estudiada: YEvaeal/ Elval + TO eAT]f!a + TOU naTpc; (Mt 6,9-10; Mt 26,42 y Mt 18,14). Las conclusiones relativas a esta tercera parte inciden en las relaciones establecidas entre los diferentes textos (6,10 Y 26,42; 7,21 y 21,31; 12,50 Y 18,14) Y su significatividad: la voluntad del Padre es la meta de todo creyente, es la norma tica por excelencia, es la forma de identificarse uno como discpulo y el camino para hacerse de la familia del Padre. En definitiva, es una manera de expresar la necesidad de estar enraizados radicalmente en el Padre 22 Unas conclusiones generales ponen fin a su trabajo. En ellas el autor desarrolla los contenidos de su investigacin siguiendo las partes del ttulo de la tesis. La primera parte del mismo, Uno que hace (1he One who does), le sirve para presentar la exigencia tica de Jess equiparando voluntad del Padre y cumplimiento de la justicia sobreabundante (incluso en este momento conclusivo, el autor presenta un breve estudio sobre la justicia en el evangelio de Mateo). La segunda parte, La voluntad del Padre celestial (1he Will of the Father who is in Heaven), es ms bien un anlisis de diversos textos que suponen el paradigma positivo (el segui-

21 22

Cf. Cf.

PALACHUVATTIL, PALACHUVATTIL,

One, 213-215. One, 322-324.

26

JOS ANTONIO BADIOLA

miento a Jess: Mt 4,18-22) yel paradigma negativo (el no seguimiento a Jess: Mt 19,16-22) de la voluntad del Padre, entendida como su plan de salvacin. Las verdaderas conclusiones de la tesis las encontramos en el tercer y ltimo punto, donde se apuntan los tres aspectos que, sobre la comprensin mateana de la voluntad del Padre, ha ofrecido el trabajo realizado: a) la invocacin de Dios como Padre; b) el seguimiento del modelo de Jess, el Hijo; c) hacerse nios y vivir como familia23 Podemos sealar que esta tesis se separa de nuestra investigacin en varios aspectos: el mtodo utilizado (la pragma-lingstica frente al acercamiento contextual), el orden en el estudio de los textos, que no es el orden de aparicin en el evangelio, y el propio objetivo de la tesis (en su caso centrado totalmente en la voluntad del Padre como elemento bsico del discipulado tal como lo entiende y presenta el evangelio de Mate0 24). Ser, no obstante, muy interesante comparar los resultados obtenidos en ambos trabajos, para comprobar hasta qu punto llegan o no a las mismas conclusiones y hasta qu punto se complementan uno al otro.

3. Plan de la tesis y mtodo


El presente trabajo tratar los textos en los que est presente la expresin 1'0 8Allf.1IX 1'oD TIIX1'p;, con sus diferentes matices (Mt 6,10; 7,21; 12,50; 18,14; 21,31 y 26,42). Cada uno de estos textos, estudiados en el marco de su correspondiente percopa, constituir un captulo de la tesis. Al final se presentarn las pertinentes conclusiones sobre el significado de la expresin en el evangelio de Mateo. Trabajamos bsicamente con el mtodo sincrnic0 25 , en un acerca-

23

Cf.

PALACHUVATTIL,

One, 325-346.

24 An attempt to understand the concept of discipleship in Mt as a construct created through the uses of variant forms of the formula TIOLELV + 1:0 8All.LIX + 1:OU TIIX1:p~ placed at strategic points in the narrative is a thematic novelty offered by this study (PALACHUVATTIL, One, 9). 25 Si parla di aproccio sincronico quando vengono esaminate le relazioni tra gli elementi che compongono un testo. Ci concentriamo quindi sul testo, cosi come ci

INTRODUCCIN

27

miento que podamos definir como contextuaP6: para llegar a captar el sentido de una expresin tomamos como referencia principal el propio evangelio de Mateo, una obra orgnica que tiene un determinado objetivo y un autor que dispone de un particular campo semntico, al que pertenece TO 8Allf.11X ToD nIXTpc;. Es de tal importancia la observacin del contexto que, sin prestar especial atencin a ste, la definicin y traduccin de los lexemas, con sus distintas acepciones, cuando las hubiere, puede resultar con frecuencia inexacta e imprecisa27. De modo que centraremos nuestro estudio en el texto final propuesto por la edicin crtica de 27Nesde-Aland, en su vocabulario y estilo, en sus componentes semnticos y sintcticos, teniendo en cuenta, sobre todo, el uso que, en el conjunto del evangelio de Mateo, se da a los distintos elementos de los textos estudiados. Hacemos nuestras estas palabras de F. Bovon: Chaque approche du texte dcouvre quelque chose de juste et pourtant quelque chose de diffrent. Certes, chaque mthode a aussi ses limites, ses exd:s et ses aveuglements28. Somos, pues, conscientes de los lmites de la presente tesis, pero tambin de las posibilidades que ofrece. Nuestro presupuesto hermenutico afirma que el evangelio de Mateo no es una coleccin de dichos aislados, sino un conjunto textual orgnico llamado a ser ledo repetidamente 29 . Por ello, seguiremos estrictamente el orden de aparicin del trmino 8Allf.1lX en el evangelio, sin adelantar ms conclusiones que las que cada paso nos aporte y cindonos a la progresiva ampliacin de significados que ofrezcan las sucesivas recurrencias. Slo en una segunda lectura del evangelio, puede

e proposto
26 27 28

(WEREN, Fnestre, 11). Para la comprensin del mtodo sincrnico en general, cf. EGGER, Metodologa, 75-157. Cf. STOCK, Marco, 12-15. PELEZ, Basilea, 69. Cf. tambin WEREN, Fnestre, 83-1Ol. BOVON, Parabole, 35.

29 Hablando del evangelio de Mateo, U. Luz afirma: Es ist nicht eine liturgischen oder katechetischen Zwecken dienende Sammlung von Einzeltexten. Sein Sitz im Leben ist das Studium, die Lektre, und zwar von Anfang bis zum Schlu/S. Es ist fr wiederholte Lektre geschrieben (Luz, Matthdus 1, 24).

28

JOS ANTONIO BADIOLA

vislumbrarse en la expresin objeto de nuestro estudio toda la densidad de sentido que el evangelista quiso y supo imprimirle.

Captulo primero: Mt 6,10


rEV1l9~'"C(.u '"Ca 9Allf.L oou, we;; EV oupavQ

Kal ETTl rile;;


Hgase tu voluntad, como en el cielo as tambin en la tierra

1. Cuestiones introductorias
La primera vez que aparece el trmino 8AT]f.la referido a Dios Padre en el evangelio de Mateo es Mt 6,10, dentro de la oracin del Padrenuestro (6,9-13): yEvT]8~1"Lll 1"0 8AT]f.leX aou, WC; EV oupavQ Ka!, ETI!, yflc;. La frase est ausente en la versin lucana de esta oracin y carece tambin de paralelos en la literatura rabnica; es ms bien una expresin genuina que manifiesta la teologa mateana 1

1.1. Delimitacin de la percopa


El texto (<<YEvT]8~TLll 1"0 8AT]f.leX aou, WC; EV oupavQ Ka!, En!' yflc;) forma parte de la percopa conocida como la oracin del Padrenuestro 2 , que est muy bien insertada en la trada de percopas referidas a la relacin con Dios, punto central del Sermn de la Montaa3 .

Cf. STRECKER, Bergpredigt, 119.

2 No entramos aqu en el origen del Padrenuestro, que escapa a nuestro objetivo de anlisis. Para dicha cuestin, cf. algunos comentarios al Sermn de la Montaa o al evangelio de Mateo que presentan las diversas posibilidades de explicacin e interpretacin: SABOURIN, Matteo J, 426-432; STRECKER, Bergpredigt, 110-114; Luz, Matthdus J, 334-336; DAVIES - ALLISON, Matthew J, 590-599; BETZ, Sermon, 370-

377;

FLEDDERMANN,

Q, 454-459.

3 U. Luz presenta en su comentario la estructura concntrica del Sermn de la Montaa: el marco o situacin est presente en Mt 5,1-2 y 7,28-8,la; la introduccin general de 5,3-16 se relaciona con la conclusin general de 7,13-27; la introduccin a la parte principal presente en 5,17-20 est en relacin con la conclusin a dicha parte en 7,12; el cuerpo principal de la enseanza se desarrolla en 5,21-48

30

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

Atendiendo al carcter concntrico del primer gran discurso de Jess en el evangelio, encontramos un anuncio general de la nueva seccin, que comienza en Mt 6,1 4, y el desarrollo de dicho anuncio en tres percopas simtricas 5 stas comienzan con la conjuncin 1STav y terminan con el pronombre personal GOL (6,2-4; 5-6; 16-18). La enseanza referida a la oracin est situada en una posicin intermedia, central, entre la limosna y el ayuno. Es el corazn de la enseanza de Jess respecto a la relacin con Dios 6 La simetra perfecta de 6,2-4; 5-6 y 16-18 permite considerar los vv. 7-15 como una percopa propia. Respecto al versculo anterior, que terminaba con el pronombre GOL, vuelve a aparecer la segunda persona del plural, que permanece en toda la percopa. Por su parte, el doble uso del verbo (l<Pllllll en el v. 15 cierra el uso que haba tenido tambin en los vv. 12 y 14. Adems, a nivel temtico se da un cambio referido al orar: no se hace ya referencia al espacio de la oracin, sino a la forma y el contenido de la misma. No se trata de rezar hablando mucho, como hacen los gentiles (vv. 7-8), sino atendiendo a la oracin que ensea Jess (vv. 9-13). Uno de los temas de dicha oracin, el perdn, es retomado en

y 6,19-7,11; y, dentro del corazn del Sermn, 6,1-6 Y 6,16-18 hacen de marco al centro: 6,7-15, el Padrenuestro (cf. Luz, Matthdus 1, 186). Aunque la terminologa utilizada para titular cada parte pueda ser cuestionada, lo cierto es que la presencia de inclusiones, correspondencia en la longitud de las secciones y otros elementos formales hacen plausible dicha composicin, que ya se insinuaba en G. Bornkamm (cf. BORNKAMM, Aufbati, 419-432). La estructura concntrica tambin est sealada por M. Dumais (cf. DUMAIS, Sermon, 89).
4 Es muy interesante comprobar la tensin narrativa que crea este versculo respecto a Mt 5,16, primera vez en que aparece el trmino vuestro Padre referido a Dios. Si all haba que hacer brillar la luz delante de los hombres para que stos, viendo las buenas obras, glorificaran a Dios, aqu hay que evitarlo. 5 U. Luz destaca en su comentario la aficin de Mateo a la divisin tripartita: cf. Luz, Matthdus 1, 185.187.
6 Las tres acciones, limosna, oracin y ayuno eran formas habituales de expresar la religiosidad juda, tambin presentes en el cristianismo y en cualquier manifestacin religiosa (cf. RADERMAKERS, vangile, 97; MEIER, Matthew, 56-57; Luz, Matthdus 1, 323).

CAP. 1: MT 6,10

31

la tercera parte de la percopa (vv. 14-15). En esta estratgica posicin Mateo inserta, con coherencia y habilidad?, la oracin del Padrenuestro. El verbo TTpoaEXOf.1al (vv. 5.5.6.6. 7.9) yel sustantivo TTaT~p (vv. 6.6.8.9) ejercen de fina conexin entre nuestra percopa y el texto antecedente.

1.2. Crtica textual


El texto que nos ocupa (<<YEV'fle~TW TO e).;flf.1cX aou, eJe; EV oupavQ

Ka\' En\, Ylle;) es de gran consistencia a nivel de crtica textual. El primer


hemistiquio no conoce variantes. En el segundo, el comparativo eJe; est ausente en algunos manuscritos y Padres 8 ; yel artculo Tlle;, delante de Ylle;, est presente en otros 9 Pero estas variantes no son de suficiente relevancia como para cambiar el texto tal como se nos presenta en la edicin crtica de 2?Nestle-Aland.

1.3. Comparacin sinptica


El texto a estudiar no tiene propiamente paralelos sinpticos. Algunos cdices y manuscritos del evangelio de Lucas contienen la frase, pero es considerada comnmente como una glosa de armonizacin con Mateo. La oracin del Padrenuestro presente en las ediciones crticas de los evangelios de Mateo y Lucas tiene numerosas diferencias. Difieren en la invocacin inicial (<<IIcXTEp ~f.10)V EV TOLe; oupavole; en Mateo, tan slo IIcXTEp en Lucas); en la referencia a la voluntad (la frase mateana YEVlle~TW TO eAllf.1cX aou, eJe; EV oupavQ Ka\' ETT\' Ylle; no est presente en el texto de Lucas); en la peticin del pan (<<6Oe; ~f.11V a~f.1Epov en Ma-

7 Cf. RADERMAKERS, vangile, 98. Sin embargo, otros consideran esta posicin del Padrenuestro como una intrusin o interrupcin en la estructura ternaria (cf. HARR1NGTON, The Gospel, 97; PENNINGTON, Heaven, 150).
8

D* a b c k bo

ffi " ;

Ten Cyp.

D LE> 113 m.

32

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

tea frente a 61oou ~fllv 1:0 KaS' ~flpav en Lucas); en la peticin del perdn de los pecados (<<Kal. a<jJE;; ~fllv 1:& o<jJElA~fla1:O', ~flwv, W;; Kal. ~flE1;; a<jJ~KaflEv wl;; o<jJElA1:aL;; ~flWV en Mateo frente a Kal. a<jJE;; ~fllv 1:&;; cXflaptla;; ~flWV, Kal. y&p auwl. a<jJloflEv TIavtl O<jJElAOV1:L ~fllv en Lucas); finalmente, la liberacin del mal (<<aU& puoaL ~flii;; aTIo wu TIOVllPOU) slo est presente en Mateo.

1.4. Estructura de la percopa


La percopa de la que forma parte el Padrenuestro (6,7-15) tambin tiene tres partes lO : unas orientaciones sobre la oracin (6,7-8), el modelo de oracin del Padrenuestro (6,9-13) y unas consideraciones sobre el perdn (6,14-15). La continuidad entre la primera parte y la segunda estriba otra vez en el verbo TIpOOExoflaL (vv. 7.9); entre la segunda y la tercera, en el verbo a<jJlllflL (vv. 12.12.14.14.15.15); y, entre las tres, en el sustantivo TIa1:~p (vv. 8.9.14.15), verdadera keyword de la percopa y de todo el Sermn de la Montaa. La parte central de la percopa, la oracin del Padrenuestro (6,913), tambin es tripartita, pues podemos diseccionarla en: a) una invocacin inicial, que es una epclesis centrada en el Padre (6,9ab); b) tres peticiones dirigidas a una segunda persona del singular, conocidas por las Du-Bitten (6,9c-l0); c) tres o cuatro peticiones ms l l , en las que aparece notoriamente un nosotros, las Wir-Bitten (6,11-13). Algunas caracterizaciones dadas a estos dos grupos de peticiones son llamativas: M. Dumais habla de una primera parte teocntrica y de una segunda parte antropocntrica, pues esta ltima est centrada en <<lluestras necesidades fundamentales12; L. Sabourin, por su parte, afirma que hay
Buenas presentaciones de la estructura las podemos encontrar en: SABOURIN,

10

Matteo I, 425-432; Luz, Matthiius I, 334-338; BETz, Sermon, 375-376.


11 La discusin sobre el nmero de peticiones, 6 7 en total, viene de antiguo (cf. BETZ, Sermon, 376), y hay buenas razones para decantarse por la opcin de 7 peticiones (cf. GNILKA, Matthiiusevangelium I, 212) Y tambin por la de 6, opcin que apoyamos. 12

Cf. DUMAIS, Sermon, 24l.

CAP. 1: MT 6,IO

33

un grupo de tres peticiones en honor de Dios y otro grupo de tres para presentarle nuestras necesidadesl3; y H.D. Betz define las primeras tres peticiones como necesidades de Dios y las tres segundas como necesidades humanas especficasl4. Pero, en realidad, todas las peticiones son tanto tea cntricas como antropocntricas, ya que todas ellas tienen como sujeto de las acciones a Dios y como receptores beneficiarios de las mismas a los seres humanos que rezan esta oracin. Es decir, que aunque el aov no aparezca en la segunda parte y el nosotros no lo haga en la primera, ambos estn necesariamente presentes en las dos. Por otra parte, pese a la comn consideracin de necesidades humanas cuando se habla de las peticiones de la segunda parte de la oracin, cabe preguntarse por qu es ms necesidad humana el perdn de nuestras deudas que, por ejemplo, la venida del Reino. Sin duda, la caracterizacin viene dada por el tenor de la primera peticin de la segunda parte (<<TOV apTov ~f.!WV TOV E1TLOOLOV 60C; ~f.!LV O~f.!EpOV) pero, considerado en su conjunto, el Padrenuestro no permite clasificar de manera tan terminante su doble disposicin. As pues, la primera recurrencia de la voluntad de Dios se sita en una percopa que tiene la siguiente estructura:

1) INTRODUCCIN (6,7-8)

IIpoaEuXlLEVOl IiE bOKoalV yrxp OH EV


jl~

jl~ po:nO:Aoy~arrrE

wa1TEp o

feVlKO,

'TI 1TOAUAOyLI): O:lr[wv

ElaO:Koua8~aov"[(xl.

ouv ojlolw8f],E o:u,o-C;'

olliEv yrxp o 1TO:'DP lLWV

WV XPELO:V EXE't"E 1TpO w jliiC; o:l,f]aO:l o:u,v.

13
14

Cf. Cf.

SABOURIN,

Matteo J, 430.

BETZ,

Sermon, 375.378.

34

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

2) ORACIN (6,9-13) a.- INTRODUCCIN E INVOCACIN INICIAL (6,9ab)


O\1;ws OUV 'ITpOOEXE08E vyELe; rreXTEp iyJ.wv

EV TOLe; OUpIXVOlC;'

b.- GRUPO DE "PETICIONES-T" (6,9c-10)


&yllX08~TW TO ovofieX OOU'

EA8TW ~ ~IXOLAE[IX OOU'


yEv1l8~TW TO 8AllfieX oou,

Ws EV OUplXVW

Ka L

E'ITL y~s'

c.- GRUPO DE PETICIONES-NOSOTROS" (6,11-13)

TOV IfpTOV ~i1wv TOV ETILOOLOV 60s ~i1iv O~fiEpOV'


KIX L IfCPEC; ~i1iv

TlX

6cjJELA~fiIXTIX ~i1WV,

Ws KIXL ~lEi( cjDKIXUEV TOls 6cjJELATlXLs ~i1wv' KIXL fi~ ElOEVyKUs ~i1X( Ek 'ITELPIXOfiV,

Ua plOIXL ~i1X( 'ITO TOl 'ITOVllPol.

3) EXPANSIN (6,14-15)
'Eav yap <JfTE TOls v8pw'ITOLs Ta 'ITIXPIX'ITTWfiIXTIX IXUTWV,
CPDOEL KIXL UfilV 'ITIXTDP UUWV oUPeXVLOs'

Eav 6E fi~ CPfjTE TOls v8pw'ITOLs,


aUGE 'ITIXTiw UUWV cjDOEL Ta 'ITIXPIX'ITTWfiIXTIX UfiWV.

2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa


Las definiciones dadas a esta oracin del Padrenuestro son incontables y muchos los esfuerzos hechos por encontrar sus elementos caractersticos, comparando esta oracin segn las diferentes versiones de que disponemos (Mateo, Lucas y Didaj) y con otras oraciones judas relevantes como la Shemoneh 'Efreh. De las tres grandes direcciones en la

CAP.

1:

MT 6,10

35

interpretacin del Padrenuestro, dogmtica, tica y escatolgica l 5, destacamos dos elementos fuertemente subrayados, que despuntan como genuinos del Padrenuestro: a) su carcter escatolgico 16; b) su carcter de ser expresin de la Gracia, la cercana y el don de Dios Padre 17 Por eso el Padrenuestro es el corazn del corazn del Sermn de la Montaa. Pero no es objetivo de este trabajo hacer un comentario al Padrenuestro, sino profundizar en la expresin tpicamente mateana voluntad del Padre. Por eso, vamos a focalizar nuestra mirada en algunos aspectos que pueden clarificar, sin duda, la primera recurrencia de tal expresin, presente en Mt 6,9b. Para ello, nos fijaremos especialmente en la introduccin a la oracin y en la primera sucesin de peticiones, la trada Du-Bitten, antes de entrar propiamente a analizar la tercera peticin del Padrenuestro.

2.1. La introduccin al Padrenuestro (Mt 6,9a)


En la introduccin a la oracin enseada por Jess encontramos tres elementos: la secuencia del adverbio o,w<;; ms la partcula ouv; el imperativo TIpoOExw8E y el pronombre personal Uf.lEl<;;. Su anlisis nos permitir adentrarnos propiamente en la primera parte del Padrenuestro.

2.1.1. La secuencia ovrwI; ovv


Al comienzo de Mt 6,9, la transicin modal que supone o,w<;; OUV18, nica vez que aparece como tal en el evangelio, es leda general-

15

Cf. Luz, Matthdus 1,339.

16 Cf. GOM CrVIT, Evangelio 1, 327; MEIER, Matthew, 6l.62; GNILKA, Matthdusevangelium 1,213.221-222; HARRINGTON, 1he Cospel, 99; HAGNER, Matthew 1,147.152.

17

Cf.

SCHWEIZER,

Evangelium, 91-92; Luz, Matthdus 1, 34l.35l.

18 Le ouv matthen n'annonce pas une conclusion logique: le Notre Pere (= v. 9b a 13) n'est pas calqu sur les instructions des v. 5 a 8 comme un exemple suivrait la thorie (BONNARD, vangile, 82). Sin embargo, la conjuncin bridges the in-

36

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

mente como seal de que la oracin que sigue es un ejemplo de oracin 19 , un model0 20 ; ahora bien, un modelo sin valor restrictivo ni exclusiv0 21 Pero tambin se considera que el adverbio o't"wc; hace que el Padrenuestro deba ser considerado como un formulario de oracin que debe ser rezad0 22 Desde luego, en poco tiempo adquirir esta caracterstica, tal como lo refiere la Didaj (cf Did 8,2-4). Pero el uso caracterstico del adverbio o't"wc; en el evangelio de Mateo (utilizado 32 veces) marca dos direcciones: 1) En la inmensa mayora de los casos, hay un contexto de oposicin entre dos posibles comportamientos (Mt 3,15; 5,19; 12,45; 19,8.10; 24,27; 26,40), dos realidades contrapuestas (5,12; 6,30; 7,17; 12,40; 24,33), dos imgenes (5,16; 13,40; 18,14; 23,28), dos tipos de personas

(7,12; 9,33; 11,26; 13,49; 17,12; 18,35; 19,12; 20,16.26; 24,37.39.46).


En la mayora de estos pasajes, aunque no en todos, el adverbio o't"WC; introduce la opcin correcta y adecuada, o lo que de hecho va a acontecer. Tambin en nuestro contexto tenemos una oposicin entre la oracin de aL E9vLKOL (6,7) y la oracin de los flE'iC;, Y o't"WC; marca la opcin correcta y adecuada. 2) En muchos de esos casos, lo sealado por o't"WC; no es una de las posibles opciones, sino la opcin, es decir, no indica un modelo o ejemplo a seguir entre muchos otros, sino el hecho tal como es o debe ser. Teniendo en cuenta lo anterior, en ese sentido el Padrenuestro no es una entre otras posibles oraciones, sino la oracin por excelencia.

troduction (6:7-8) and the command to pray (GUELICH, Sermon, 283). Lo que es innegable es que, despus de la crtica hecha por Jess a la oracin de los paganos (6,7-8), esta pattcula pone en relacin con el texto anterior el ejemplo positivo del Padrenuestro.
19 20 21 22

Cf. DAVlES - ALLISON, Matthew 1, 599; BETZ, Sermon, 370. Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 147; GUELICH, Sermon, 284. Cf. BONNARD, vangile, 82. Cf. GNILKA, Matthausevangelium 1,216.

CAP. 1: MT 6,10

37

2.1.2. El imperativo rrpovEXEVeE


Jess manda a sus oyentes orar de continuo (<<1TpooExmeE). Es impresionante el juego sutil que Mateo realiza con este verbo en su evangelio. No consideramos casual la situacin de las recurrencias del verbo: de las 15 apariciones que tiene en Mt, 6 estn arremolinadas en el comienzo del captulo 6 (vv. 5.5.6.6.7.9), como preparando la entrada del propio Padrenuestro, mientras que otras 5 estn en el captulo 26 (en el episodio de Getseman), captulo donde encontramos la ltima recurrencia de la expresin que estudiamos y que, adems, aparece en los mismos trminos que en 6,10 (<<YEV11e~1:W 1:0 eA.11J.I oou). La forma verbal que tenemos aqu (<<1TpooExmeE) aparece por primera vez en 5,44, cuando Jess manda a sus oyentes rezad por los que os persiguen y volver a reaparecer en 24,20, cuando Jess ordena a sus discpulos rezar para que vuestra huida no suceda en invierno o en da de sbado (estamos en pleno Discurso Apocalptico), y en 26,41, momento en que los discpulos deben rezar para no caer en tentacin

(cf.6,13).
Sin embargo, cuando el sujeto del verbo 1TpOOEXOJ.IXL es Jess, cuando es l quien reza, el evangelista marca distancias de una manera decidida: en 14,23 se nos dice que Jess subi al monte a solas para orar; en 19,13 le presentan unos nios para que Jess les imponga las manos y rece, pero en 19,15 slo se habla de que les impuso las manos y se fue de all (sin mencionar la realizacin de la oracin solicitada); en 26,36.39.42.44, Mateo no ahorra esfuerzos para sealar la soledad de Jess en oracin, marcando intensamente la distinta localizacin de Jess, el grupo de discpulos y el grupo de los tres (Pedro, Santiago y Juan). Esto nos indica que Mateo no quiere confundir la oracin del propio Jess con la oracin de sus discpulos. El Padrenuestro es, pues, una oracin de los discpulos.

2.1.3. El pronombre personal Vj.lELi;


El sujeto del imperativo es UJ.EL<;: el hecho diferencial y original del pronombre personal estriba, por un lado, en su propia presencia en

38

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

el texto (no es habitual en griego, salvo para enfatizar23 ) y, por otro lado, en su posicin (est despus del verbo, algo que no es habitual en las recurrencias de UIlEl<; en el primer evangeli0 24 ). Referencias anteriores del pronombre (cf. 5,13.14) hacen pensar en los discpulos como sujetos del mismo, considerando su posicin fsicamente ms cercana a Jess (cf. 5,1: TIpoof]A8av aUet\l oL lla8Y]"CO::1. auwh), pero no hay que excluir en modo alguno a la multitud como destinataria de una enseanza de valor genrico y universal (cf. 7,28)25. De hecho, el sentido inclusivo o genrico del pronombre personal est favorecido por el contexto amplio del evangelio, en el que el verbo olMoKW, que aparece un total de 14 veces, cuando tiene por sujeto a Jess (4,23; 5,2; 7,29; 9,35; 11, 1; 13,54; 21,23; 22,16; 26,55) tiene unos destinatarios generales y nunca est restringido solamente a los discpulos. Por su parte, el sustantivo oloax~ (la enseanza de Jess) aparece en 7,28 y 22,33, en ambas ocasiones relacionado con ol OXAOl. La valoracin del pronombre es dispar: un simple elemento diferenciador de la oracin de los discpulos 26 ; un signo del contraste con los paganos del v. 7 27 ; una seal de la polmica con los judos y los paganos o gentiles 28 En otra direccin, el pronombre personal determinara el carcter comunitario, ms que personal, del Padrenuestro y su utilizacin continua en la comunidad29 Otros, en cambio, creen que puede ser tan-

23

Cf. BLASS - DEBRUNNER, Grammatica, 277 1 .

24 De las 31 veces que aparece UflE1c;, slo en 7 est por detrs del verbo: Mt 5,48; 6,9; 10,31; 14,16; 20,4.7; 28,5. 25 Damos por buena la posicin de muchos autores que hablan de dos crculos de destinatarios en el Sermn de la Montaa: un crculo ms prximo, los discpulos, y uno ms alejado, la multitud (cf. Luz, Matthdus 1, 197; GNILKA, Matthdus-

evangelium 1, 109-110).
26 27 28

Cf. HAGNER, Matthew 1, 147. Cf. GNILKA, Matthdusevangelium 1,214, nota 7. Cf. BONNARD, vangile, 82; DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 599. Cf. BETZ, Sermon, 369.

29

CAP.

1: MT 6,IO

39

to una oracin personal como comunitaria30 . Pero destacar la polmica de separacin, y ms an de ruptura, no tiene demasiado sentido desde 5,43-48, donde la exhortacin a la perfeccin exige el amor a los enemigos y la oracin por los perseguidores, poniendo de ejemplo al propio Padre celestial que hace salir su sol sobre malos y buenos, y llover sobre justos e injustos (5,45). Adems, hay que tener en cuenta tambin el propio final de la percopa, la expansin sobre la necesidad del perdn (6,14-15), que resulta ser tan importante que matiza ligeramente la imagen de la gracia incondicionada de Dios Padre que haba emergido a lo largo de la propia oracin del Padrenuestro. Teniendo en cuenta estas perspectivas contextuales, podemos decir que el pronombre f.LEls prepara la invocacin posterior IITEp ~f.Lwv y, en consecuencia, busca la cohesin interna de la comunidad y la necesidad de la reconciliacin, ms que marcar diferencias u oposiciones con los judos y con los gentiles.

2.2. La primera parte de la oracin (Mt 6,9b-lO)


Antes de la primera trada de peticiones, la oracin tiene una invocacin inicial (<<IITEp ~f.LWV EV Wls oupavols), muy importante porque nos seala y cualifica al destinatario a quien se dirige la oracin. Despus, vienen sucesivamente dos peticiones que anteceden a nuestro texto (<<yLaGe~TW TO ovof.L GOU y Hetw ~ paGlA.Ela GOu).

2.2.1. La invocacin inicial (<<IIrEp r,..uJv EV mir; oupavoir;)))


Con esta epclesis, considerada como una tpica frmula mateana de invocacin31, comienza propiamente la oracin del Padrenuestro. La

30

Cf.

GNILKA,

MatthausevangeLium 1, 217.

31 Cf. HAGNER, Matthew 1, 146; DAVIES - fuuSON, Matthew 1, 600. Los datos son concluyentes: el trmino oupavc; aparece 82 veces en Mt, 35 en Lc y 18 en Me. Pero, adems, oupavc;, asociado con IIaT~p, slo aparece una vez en Mc (11,25) yen Lc (11,13), mientras que en Mt lo hace en 13 ocasiones. Yel adjetivo OUpVlOC; slo aparece en Mt y siempre puesto en relacin con el Padre (Mt 5,48; 6,14.26.32; 15,13; 18,35; 23,9). Un estudio reciente sobre el trmino Padre celes-

40

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

invocacin supone la base que crea las condiciones para la oracin: Dios, en cuanto Padre, responde a las necesidades de sus hijos y, en cuanto celestial, goza de la omnipotencia necesaria para ell0 32 . El vocativo IItEp33 puede ser visto desde dos claves distintas: por un lado, como expresin que rene unos determinados valores de Dios; por otro, en clave de relacin con los discpulos y con Jess. Ante todo, el vocativo expresa valores o atributos divinos: la bondad y la gratuidad de Dios34 ; de un Dios que es personal y bondadoso, no una insensible fuerza impersonaps, un Dios que cuida con esmero de sus hijos3G, hasta el punto de tener trazos materno~7. En cuanto a la relacin que crea la paternidad divina, la filiacin, sta es vista en clave de intimidad y cario 38 , pero que requiere devocin

tiah> en Mt lo tenemos en: PENNINGTON, Heaven, 231-252.


32 Cf. HAGNER, Matthew 1, 148. D. Patte cree que la idea principal de la expresin es la providencia de Dios y no tanto su autoridad (cf. PATTE, The Cospel, 102). 33 Nuestro iter metodolgico privilegia el texto no en la historia de su formacin, sino en el contexto del propio evangelio de Mateo. Por esta razn, dejamos de lado la numerossima materia desarrollada en torno al 'abba' arameo subyacente, presente por lo dems en todos los comentarios diacrnicos (por ejemplo: Luz, Matthdus 1,339-341; DAVIES - MUSaN, Matthew 1,600-602; BETZ, Sermon, 387388), y las comparaciones con oraciones judas o griegas buscando una posible discontinuidad o no del Padrenuestro, que tambin se hallan presentes en muchos de los comentarios (GUEUCH, Sermon, 286 [siguiendo a J. Jeremias]; STRECKER, Bergpredigt, 113-115; GNILKA, Matthdusevangelium 1, 216-217). Para una panormica del uso de Padre en el AT Y el judasmo, cf. MARCHEL, Abba, 23-97; para una panormica del significado de Padre en el mundo helenstico, cf. CHEN, Cod,

17-72.
34

Cf. DUMAIS, Sermon, 242. Cf. SMITH, Matthew, 111. Cf. BONNA=, vangile, 82. Cf. SCHNACKENBURG, Matthdusevangelium 1, 64. Cf. HAGNER, Matthew 1, 147; DUMAIS, Sermon, 242.

35 36
37 38

CAP.

1: MT 6,10

41

e imitacin39 Hay quien focaliza ms en la idea de la subordinacin 40 y quien afirma que tal filiacin nos viene dada por ]ess41 , aunque sin ser del mismo rango una y otra42 Desde luego, a las claves de intimidad y cario o de autoridad, respeto y obediencia, hay que sumar una no menos importante: la fiabilidad que supone la paternidad, laJe que merece la persona del padre, la confianza que permite acoger de la figura paterna todo lo que pueda ofrecer (cE Mt 6,8.25-34). Una mirada al evangelio nos ofrece ms pistas interesantes. Hasta el momento, 1TaT~p ha aparecido en 8 ocasiones (5,16.45.48; 6,1.4.6. 6.8), y en algunas se expresan esas caractersticas divinas que acabamos de sealar (5,45.48; 6,8). Pero hay un elemento muy importante que no ha sido resaltado y marca la naturaleza cualitativamente diferente del trmino en el Padrenuestro. Hasta la recurrencia que ejerce de introduccin al Padrenuestro (6,8), todas las dems tienen un contexto de responsabilidad tica de los discpulos, de un comportamiento debido al que someterse o que cumplir. En 5,16, la glorificacin del Padre est supeditada a las buenas obras de los discpulos: Brille as vuestra luz delante de los hombres, para que vean vuestras buenas obras y glorifiquen a vuestro Padre que est en los cielos. En 5,45 se ordena amar a los enemigos y rezar por los perseguidores para devenir hijos de vuestro Padre celestial, que hace salir su sol sobre malos y buenos, y llover sobre justos e injustos. En 5,48 hay que ser perfectos como vuestro Padre celestial es perfecto. Por su parte, en 6,1.4.6.6 est presente la idea de recompensa (<<fj,wEls, a1TooUiwIlL), que el Padre dar a cambio del comportamiento sealado. Sin embargo, en la introduccin de la nueva percopa del Padrenuestro (6,7-8) las cosas se presentan de otra manera: la afirmacin de la

39 40

CE. CE.
CE. CE.

DAVIES, BETZ,

Matthew, 59.

Sermon, 387. Sermon, 242. Evangelio 1,331-332.

41
42

DUMAIS,

GOM CIVIT,

42

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providencia del Padre, incondicionada y resuelta (v. 8: vuestro Padre ya sabe lo que necesitis antes de pedrselo), abre paso a la oracin que Jess ensea a sus discpulos. Es una oracin en la que, ms que indicarnos qu debemos hacer, nos seala qu podemos esperar de un Dios a quien nos dirigimos como Padre nuestro. Con razn, pues, puede afirmarse que el Padrenuestro es una expresin de la Gracia y la cercana de Dios 43 Supone un verdadero cambio de situacin en la relacin con Dios: se pasa del qu debemos hacer al qu podemos esperar44 Mientras que, tradicionalmente, la relacin con Dios se cifraba en lo que el ser humano deba hacer para atraerse la benevolencia divina (hacer limosna, hacer oracin, hacer ayuno), la oracin que Jess ensea es ms bien45 un recibir de Dios: la santificacin de su nombre, la llegada

43

Es ist selbst ein Ausdruck der Gnade und der Nahe Gottes (Luz, Matthiius

1,351).
44 No vemos en el Padrenuestro la urgencia por el comportamiento moral que a veces se manifiesta: Constamment, il voque Dieu comme Pece des humains. Pourquoi Jsus juge-t-il ncessaire de tant parler de notre Pere pour nous dire qui nous sommes et comment nous devons nous comporter? ... Dieu le Pece n' est pas l' objet direct ou explicite de l' enseignement du SM. Celui-ci porte, tout au long, sur la maniere d' etre et d' agir alaquelle sont appels les humains (DUMAIS, Sermon, 89). Hemos visto que el contexto en las recurrencias del trmino TIaT~p vara cualitativamente en el Padrenuestro, dando cabida a un filn donde la Gracia es mds explcita que la Ley. 45 Nos parece importante destacar esta transicin, pero sin negar, evidentemente, el aspecto tico, entendido como comportamiento debido, de los que rezan el Padrenuestro. Por un lado, la participacin humana aparece en la segunda parte de la oracin y, de hecho, el perdn que se pide a Dios Padre est condicionado por el perdn humano ofrecido a los dems (6,12). Por otro, el tono general del Sermn de la Montaa alterna la realidad de la Gracia ofrecida gratuitanlente por Dios y el comportamiento debido exigido a los oyentes. En 5,20 Jess afirma la necesidad de cumplir con una justicia sobreabundante para poder entrar en el Reino de los cielos; en 7,21 se trata de hacer la voluntad del Padre celestial para poder entrar en el mismo y en 7,24 se habla tambin de escuchar y hacer (el verbo aqu incluye, aunque superndolo, el cumplir) la propia palabra de Jess. Esta interrelacin indica tres aspectos fundamentales: 1) La voluntad de Dios, lo que Dios quiere realizar en su creacin, es una labor que corresponde en primera instancia a Dios mismo; 2) Pero esa voluntad es revelada mediante las palabras de Jess: es la enseanza de Jess la

CAP. 1: MT 6,10

43

de su Reino, la realizacin de su voluntad, el pan cotidiano, el perdn de las deudas, la ayuda en la tentacin, la liberacin del mal. La clave de la Gracia, que junto con la tica (Ley, Juicio) constituyen las dos grandes vetas del evangeli0 46 , aparece con mucha rotundidad: no se trata, segn el espritu de esta oracin, de los mritos que realizamos en relacin con Dios, sino de los bienes que, gratuitamente, recibimos de Dios, manifestado como Padre nuestro. Lo que hace especial a esta oracin no slo estriba en causas formales 47 , sino sobre todo en causas de fondo, como hemos visto. En este contexto general de significado del Padrenuestro situamos la interpretacin de la tercera peticin: YEvlle~1"l 1"0 eAll~

aou, Wc; EV oupavQ Ka!. En!. yfc;.


Por eso, el pronombre personal ~~wv, en justa correspondencia con el ~El.c; antecedente, no puede tener un carcter polmico contra nadie (contra los gentiles, contra los judos, contra los que no obedecen la voluntad de Dios), sino ms bien expresa la posibilidad de integracin de todas las personas en la familia Dei48 , en el grupo de discpulos 49 , en la comunidadso , en la Iglesiasl . Ahora bien, la posible extensin universal del pronombre queda matizada, en nuestra opinin, por 6,14-15, donde

que hace conocer la voluntad de su Padre, ya que l conoce al Padre y lo que el Padre quiere (cf. 11,27); 3) Yen aceptar, seguir y cumplir las palabras de Jess consiste esa justicia sobreabundante que permite entrar en el Reino de los cielos. En consecuencia, cuando sealamos la transicin del elemento tico al componente salvfico gratuito no pretendemos negar el primero para afirmar el segundo, sino resaltar la preponderancia de ste en la oracin de! Padrenuestro.
46 Cf. Luz, Matthaus 1, 26. "Er vertritt m.E. einen theologischen Grundtyp, der Gesetz und Gnade zusammendenkt (Luz, Matthaus 1, 70). Esta misma idea ir apareciendo en los dems volmenes de su comentario.
47 "A significant difference emerges formally in the New Testament usage that materially qualifies all the other usages, name!y, the adressing of God as Father without modifiers (GUELICH, Sermon, 286).

48

Cf. BETZ, Sermon, 382. Cf.


BONNARD,

49
50
SI

vangile, 82;

SAND,

Evangelium, 127.

Cf. Luz, Matthaus L 341. Cf.


MEIER,

Matthew, 60.

44

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

la urgencia del perdn podra indicar una situacin de enfrentamiento que motivara un decidido llamamiento a favor de la cohesin comunitaria. En tal caso, el pronombre podra representar, simplemente, a los miembros de la comunidad. Finalmente, o EV TOL<; oupavoL<; se puede interpretar de diversas maneras. Para algunos, marca la diferencia entre la paternidad divina y la humanas2 , aunque esta distincin resulta superflua dado el gnero de oracin en el que se encuentraS3 ; otros, en cambio, subrayan que con la expresin se evoca la trascendencia de Dioss 4 Compartimos la opinin de quienes afirman que la locucin nos habla del punto de partida de la actividad salvfica de Dios ss , de un orden divino 56 que nos hace ser conscientes de la distancia entre cielos y tierra S7 , y de la condicin imperfecta de sta. Por lo dems, la diferencia entre cielos, como mbito de la divinidad, y cielo, como parte del cosmos junto con la tierras8 , no parece definitiva ni siquiera en el propio Sermn de la Montaa (cf. 5,12 y 6,20, por ejemplo), aunque ciertamente el plural siempre est relacionado con el mbito divino, extramundano. El problema est en el uso del singular, algunas de cuyas recurrencias son problemticas s9

52 Cf. MEIER, Matthew, 60; Luz, Matthdus 1, 341; BETZ, Sermon, 387. Matthaus fgt gern "im Himmel" zum Vaternamen hinzu, um auf diese Weise an das Wunder dieser Anrede zu erinnern (SCHWEIZER, Evangelium, 55). 53

Cf. GUELICH, Sermon, 286.

54 Cf. HAGNER, Matthew J, 147; BETZ, Sermon, 381; DUMAIS, Sermon, 241. Para P. Bonnard la expresin deja clara la tension caractristique de la pense juive, fondamentale dans le Notre Pere: Dieu est 11 la fois proche et trascendant ou souverain (BONNARD, vangle, 82).
55 56

Cf. GUELICH, Sermon, 288. Cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 334. Cf. GNILKA, Matthdusevangelium J, 217-218. Cf. BETZ, Sermon, 381-382.

57
58

59 Por ejemplo, en 18,10 aparecen los ngeles en los cielos yen 22,30 ngeles del cielo (cf. tambin 24,36 y 28,2); en 16,19, lo atado o desatado es en los cielos, pero en 18,18, lo atado o desatado es en el cielo; en 19,21, tendrs un tesoro en los cielos pero en 6,20 amontonaos tesoros en el cielo. Ver tambin la posible

CAP. 1: MT

6,10

45

La invocacin inicial nos introduce, pues, en un mbito de Gracia: situados ante la divinidad, que es Padre fiable, la oracin no supone tanto presentar un listado de mritos o de preocupaciones, cuanto esperar confiadamente lo que el Padre puede hacer por sus hijos60. Es lo que desarrolla el contenido de la oracin que comienza ahora.

2.2.2. Consideraciones sobre la primera trada


El texto que protagoniza nuestra tesis est precedido por dos peticiones previas, con las que forma un subconjunto verdaderamente rico en figuras estilsticas 61 . Adems, las tres peticiones tienen la misma estructura: Verbo en aoristo
&yw~a8~TW

Complemento nominal TO ovofla


~ paaLAEla

aou aou aou

U8TW
yEv118~Tw

TO 8Al1fla

Algunos indicios permiten concluir que la trada de peticiones tiene un verdadero corazn: la venida del Reino, que es la peticin central. A U8Tw lo rodean dos imperativos aoristas pasivos (<<&yLaa8~Tw y YEv118~Tw); y a~ paaLAEla, dos sustantivos neutros en -fla (<<TO
correlacin en 24,29-31 y el ms que posible equvoco de 16,1-3 (anfibologa). Un estudio reciente de la diferencia cielo-cielos en Mt lo hallamos en: PENNINGTON, Heaven, 125-162.
60 En su estudio sobre el Padre celestial en Mateo, J.T. Pennington concluye que Padre en los cielos o celestial, ms all de una simple descripcin de Dios como sostienen muchos autores, tiene una especial significacin: la expresin sirve a los intereses teolgicos de Mateo como un elemento de contraste entre cielos/Dios y tierra/Humanidad pecadora (cf. PENNINGTON, Heaven, 249-250).

61 Cf. BETZ, Sermon, 376-377. El autor habla de las numerosas figuras estilsticas presentes: isocololl (paralelismo), paromoiosis (paronimia), redditio y, posiblemente, zeugma. Pero tambin se dan homeoteluton + epfora, homeptoton, paronomasia, aliteracin, asndeton (que contrasta con el polisndeton de la segunda parte del Padrenuestro).

46

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

OVOf.1O:: y cO eAllf.1O::), que crean una misma rima consonante en torno al hemistiquio central. En este caso, la venida del Reino no sera otra cosa que la santificacin del nombre de Dios y la realizacin de su voluntad62 . Las tres peticiones forman un conjunto con una profunda interrelacin63, hasta el punto de significar en el fondo una sola peticin 64 , expresada de formas diversas por los autores: /The same salvation-historical reality65; 1he eschatological glory of God66; Die Durchsetzung der endzeitlichen Macht Gottes67; 1he fitting culmination of God's salvific work68; La pleine reconnaissance de Dieu meme et la ralisation complete de son projet pour le monde69. El carcter escatolgico, pues, asoma en la interpretacin de la trada70 . Pero tambin se interpreta incidiendo ms en su aspecto histrico71 . De igual manera, dada la presencia de las dos formas verbales pasivas (<<&ylo::ae~TW y yEvlle~cW), la trada

62 Hay otro indicio interesante: el sumario de Mt 4,23 presenta la actividad de Jess, enseando, proclamando el evangelio del Reino y curando. Tambin aqu aparece el Reino en el medio. Pues bien, acto seguido se desarrolla en profundidad la enseanza (cap. 5-7) y la curacin (cap. 8-9), lo cual indica que la proclamacin del evangelio del Reino no es otra cosa que ensear y curar. Si lo podemos entender as, entonces las consecuencias pastorales no son pequeas.
63 Cette volont de Dieu, c' est en somme son regne, et son regne doit procurer toute gloire son no m (CARMIGNAC, Recherches, 106); R.A. Guelich seala que las tres peticiones estn formal y materialmente interrelacionadas (cf. GUELICH, Sermon, 289) y A. Sand seala su comn carcter teolgico (cf. SAND, Evangelium, 127).

64
65

Cf. DAVIES - ALLISON, Matthew 1,603. HAGNER, Matthew 1, 148. BROWN, Paten>, 194. STRECKER, Bergpredigt, 121. DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 603. DUMAIS, Sermon, 242.

66 67 68

69

70 El Padrenuestro como oracin escatolgica era el argumento de un famoso artculo de R.E. Brown: cf. BROWN, Paten>, 175-208.
71

Cf. RADERMAKERS, vangile, 99; HAGNER, Matthew 1, 148.

CAP.

I: MT

6,10

47

como tal es vista en su sentido pasivo divino72 . No faltan otras interpretaciones ms originales, que ven en las tres peticiones la solicitud a Dios de que ponga en funcionamiento en los orantes su propia vocacin de discpulos 73 . Estudiaremos ahora, pues, las tres primeras petIClOneS del Padrenuestro, el conjunto textual del que forma parte la expresin que nos ocupa. Una lectura de la literatura concerniente a estas peticiones nos muestra que las cuestiones candentes para su interpretacin se refieren a dos aspectos interrelacionados: si los pasivos utilizados deben entenderse como pasivos teolgicos/divinos o bien entra en juego tambin el comportamiento humano, y si las peticiones conllevan o no una impronta escatolgica.

2.2.3. La primera peticin (<<yuw8ryrc,J

ro ovo/.ux aov)

Las interpretaciones dadas a esta primera peticin giran, como decimos, en torno a estas dos cuestiones: por una parte, si estamos ante un pasivo divino, cuyo sujeto agente es Dios, o si el sujeto agente se refiere a los seres humanos, cuyo comportamiento ha de suponer la santificacin del nombre divino; por otra, si la accin es escatolgica y, por tanto, supone el final de la historia, o si es una accin que sucede en la historia y en su devenir. Dos importantes exegetas presentan las diversas posibilidades de interpretacin, pero no se decantan definitivamente por ninguna opcin. U. Luz, comparando la primera peticin con textos del AT, con otros textos judos y con la famosa oracin del Qaddish, sugiere una interpretacin abierta, puesto que la formulacin de la peticin permite pensar

72 1he "thou-petitions" all aim at the Father's action and concerns not ours; the passive voice has him, not ourselves as the understood agent (MElER, Matthew, 60). En la misma lnea, cf. SAND, Evangelium, 127.

73 1he first three petitions (6:9-10) ask God to bring about the ultimate outcome of the implementation of the disciples' vocation viewed fram three different perspectives (PATTE, 1he Gospel, 102).

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tanto en una accin divina como una accin humana74 En consecuencia, ni se descarta el momento tico, ni se apoya una interpretacin exclusivamente escatolgica. De igual manera, H.D. Betz presenta dos posibles claves de interpretacin: a) entender el verbo como passivum divinum, que va en conformidad con la teologa juda y que tendra implicaciones escatolgicas; en consecuencia, en esta interpretacin santificar el nombre de Dios equivaldra a la llegada escatolgica del Reino; b) pero la forma verbal en aoristo puede sugerir una accin humana, y por tanto histrica, en cuyo caso el sentido sera que Dios se encargara de hacer que la humanidad santificara su nombre. Pero considera difcil decantarse por una u otra interpretacin75 Algunos autores no piensan en el pasivo teolgico: la peticin conlleva un comportamiento humano y es una responsabilidad de los seres humanos 76 Otros entienden un sentido mixto, en el que tanto Dios como los seres humanos estn involucrados en la peticin77 Pero los ms toman partido por la interpretacin pasiva divina, es decir, Dios como nico sujeto agente 78 Sobresale en esta lnea de interpretacin J. Gnilka, para quien el nico sujeto posible es Dios. Niega claramente la participacin humana (frente a las oraciones de la teologa rabnica, en las que los seres humanos tienen un papel ms pronunciado), y define a la peticin como "la ms urgente del orante" en el Padrenuestro. La peticin expresa

74 "Die Bitte ist so allgemein und knapp formuliert, daB sie sowohl an ein Handeln des Menschen als auch an ein Handeln Gottes zu denken erlaubt (Luz, Matthiius 1, 344).

75 "Since prayer language tends to be general, one need not decide on only one of the possibilities of interpretation. Probably all shades of meaning are intended, or at least suggested (BETZ, Sermon, 389-390). 76
77

Cf. PATTE, 7he Gospel, 102; DAVIES, Matthew, 59. Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1,338; SAND, Evangelium, 127.

78 Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 94; GUEUCH, Sermon, 289; STRECKER, Bergpredigt, 116. Lo cual no le evita afirmar poco despus: "Daher bedeutet "den Namen Gottes heiligen" nichts anderes als den Willen Gottes tun und seine Gebote anerkennell (p. 117); DAVIES - MUSON, Matthew 1, 602; HAGNER, Matthew 1, 148.

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un actuar de Dios que acontece una vez (verbo en aorist0 79 ) en un futuro esperado como inminente. En el fondo, la peticin solicita la manifestacin final de Dios, que supone la culminacin de la redencin80. El carcter escatolgico va unido al sentido pasivo divino del verbo en todos los autores que defienden esa lectura de yl(xae~1")>>; la nica excepcin se da en P. Bonnard, para quien en esta peticin la comunidad mesinica pide a Dios santificar su nombre en la historia, entre los seres humanos81; por el contrario, el carcter histrico se vincula al sentido del verbo en el que interviene la participacin humana; un carcter mixto lo tiene la interpretacin mixta de 1. Gom. Veamos el evangelio. La forma yl(xae~1")>> slo aparece tres veces en el NT: Mt 6,9, su paralelo en Lc 11,2 y Ap 22,11 (donde no es pasivo divino: Kal. ayLO;; ylaae~1") En). El verbo Yl()>> lo hace en 28 ocasiones y, en la mayora de ellas, Dios es el sujeto explcito o implcito. Pero las recurrencias del verbo en Mt son tres: 6,9 y 23,17.19. En estas dos ltimas recurrencias, el contexto es el impactante discurso con el que Jess arremete contra los escribas y fariseos. Refirindose a los votos (ya las argucias de los rabinos para evitar sus compromisos), Jess pregunta: Qu es ms importante, el oro, o el Santuario que santifica el oro? (23,17) y qu es ms importante, la ofrenda, o el altar que santifica la ofrenda? (23,19). Los sujetos de la accin de santificar son el santuario y el altar. Si se puede entender que va;; (<<santuario) y eualaa1"~plov (<<altar) son una metonimia de Dios, entonces sera Dios mismo quien santifica el oro del santuario y la ofrenda del altar. Desde luego, el mismo Jess los relaciona estrechamente (23,20-21: Quien jura, pues, por el altar, jura por l y por todo lo que est sobre l. Quien jura por el San-

79 La insistencia de J. Gnilka sobre el carcter de unicidad que conlleva el aoristo griego debe ser claramente matizada. El tiempo aoristo conlleva un carcter puntual (mientras que el presente es ms lineal), pero no debe confundirse dicho carcter puntual con otros aspectos como accin momentnea, accin breve, accin nica (cf. ZERWICK, Griego, 114). El aoristo nos informa de la accin en cuanto tal: si es nica o no se puede deducir del contexto, pero no del tema verbal.
80

Cf. Cf.

GNILKA,

Matthausevangelium 1,218. vangile, 83.

81

BONNA=,

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tuario, jura por l y por Aqul que lo habita). Dios extiende su santidad a lo que se relaciona con l. Pero el evangelio, a nivel lxico, no nos ofrece datos concluyentes. El verdadero cariz de pasivo divino lo ofrece el propio sentido del conjunto de peticiones del Padrenuestro. En la segunda parte de la oracin, Dios es el claro sujeto de las acciones, el nico sujeto posible: l nos da el pan cotidiano, l perdona nuestras deudas, l nos impide caer en la tentacin, l nos libra del mal. En el contexto del Padrenuestro, tambin l es el que santifica su nombre. Es la interpretacin ms consecuente. La primera peticin nos introduce en el mbito salvador de Dios, porque pide a Dios que extienda a la humanidad y le haga manifiesta la santidad de su nombre, es decir, de su propio ser82 . Que Dios santifique su nombre trae como consecuencia que se hagan explcitas y palpables para los seres humanos todas las cualidades del ser de Dios (honor, gloria, temor reverencial) para que sean reconocidas por ellos 83 Pero de un Dios que es, ante todo y sobre todo, Padre. De modo que la santidad del nombre de Dios es la manifestacin gozosa de su Paternidad universa1 84, para que as sea reconocida filialmente y experimentada gozosamente por todos los seres humanos 85 Respecto al carcter escatolgico o histrico de la accin, nos remitimos a la interpretacin de la segunda peticin, que sigue a continuacin.

82 La identidad entre el nombre y quien lo porta es una herencia recibida del pensamiento judo, como bien lo sealan muchos comentaristas (cf. BROWN, Patw>, 186; RADERMAKERS, vangile, 99; SABOURIN, Matteo 1,434; GUELICH, Sermon, 289; MEIER, Matthew, 60; HAGNER, Matthew 1, 148; DUMAIS, Sermon, 242).

83 84

Cf. Cf.

GUELICH,

Sermon, 289. Matthew 1,603.

DAVIES - ALLISON,

85 On pourrait paraphraser cette premiere demande de la maniere suivante: Que tous puissent reconnaitre qu'ils ont un Pere qui est a la so urce de leur etre, qui veut le bien et la croissance de tous, et qui invite chacun a se situer vis-a-vis de lui comme un fils (DUMAIS, Sermon, 242).

CAP. 1: MT 6,10

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2.2.4. La segunda peticin (<<EA8b:w r] f3aOLAEa aov)


El inters que encierra esta segunda peticin, frecuente en las oraciones judas 86 , estriba en llegar a calibrar el alcance escatolgico de la que algunos consideran la peticin central del Padrenuestro 87 . El problema no es ya ver a Dios como el nico sujeto responsable de la llegada de su Reino 88 , sino que radica en el modo de ejecucin de un Reino, solicitado en la oracin, pero presente gracias a la persona y el mensaje de Jess. Una primera lnea de interpretacin mantiene la tensin entre el Reino escatolgico, plenamente manifestado y realizado, y la presencia ya actual del mismo. Para D.A. Hagner, que traduce la peticin trae tu reino escatolgico89, el anhelo por la completa manifestacin del Reino y la experiencia de que, con Jess, el Reino ya era una realidad incipiente crea una lgica tensin entre escatologa realizada y futura 90 , pero ve una continuidad sustancia191 . Tambin G. Strecker distingue entre la irrupcin inminente del reinado de Dios, presente de forma central en el mensaje de Jess, y el carcter de esta segunda peticin, no restringido al tiempo escatolgico 92

86
87

Cf. GUELICH, Sermon, 310. Cf. SABOURIN, Matteo J, 435; HARRINGTON, Ihe Cospel, 95.

88 Die Bitte wieder das endgeschichdiche einmalige Ereignis meint, das Gott allein herbeifhren kann (GNILKA, Matthausevangelium J, 219-220); cf. BETz, Sermon, 390-391. En cambio, 1. Gom mantiene la interpretacin mixta de la primera peticin: al pedir al Padre el advenimiento de este Rein[ad]o, reconocemos que es gracia suya. Pero damos por supuesta la coesencialidad de unas disposiciones (o, al menos, no-resistencias) humanas, que integran el sentido total de esta plegaria (GOM CiVIT, Evangelio J, 340-341). 89

Cf. HAGNER, Matthew J, 148.

1he tension between a realized eschatology and future eschatology comes ro expression in the mystery of the kingdom elaborated in the parables of chapo 13 (HAGNER, Matthew J, 148).
90 91 Realized eschatology is in continuity with the future eschatology it foreshadows (HAGNER, Matthew J, 149).
92

Cf. STRECKER, Bergpredigt, 118.

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En cambio, el sentido escatolgico futuro (para el final de los tiempos) de la segunda peticin es defendido por otros exegetas. Para P. Bonnard, esta peticin designa la llegada netamente escatolgica del Reino, es decir, su establecimiento al final de los tiempos93. Pese a que las parbolas de Mt 13 pueden sugerir un caminar progresivo de larga duracin y pese a que la presencia del Reino ya se ha inaugurado por Jess (cf. 4,17), el autor mantiene el carcter escatolgico y futuro del establecimiento de dicho Reino. R.A. Guelich piensa que la peticin supone la espera ansiosa de la consumacin finap4, pero avisa a la vez que no se puede rezar esta oracin, siendo discpulo, sin reconocer que la soberana de Dios ya ha actuado en el ministerio de Jess. El sentido escatolgico futuro tambin est presente en otros comentarios 95 . No faltan quienes otorgan a la peticin un sentido escatolgico relativo. L. Sabourin es uno de los que ms apuesta por entender la llegada del Reino como algo que ya sucede sin que suponga el fin de esta historia96 , situndose as contra los escatologistas, que piensan en la venida final del Reino como final tambin de la Historia. En esta lnea se sita asimismo H.D. Betz, para quien el Reino, an no establecido completamente en la tierra (cE 4,17), no supone la destruccin del mundo, al menos no parece que eso se pida en el Padrenuestro 97 . Finalmente, el aspecto escatolgico queda muy reducido en otros autores, que inciden ms en el hecho de que la realidad del Reino ya est presente en Jess 98 . Que el Reino ya ha comenzado con la proclamacin de Jess es claro desde 4,17. Que el Reino tiene un modo gradual de manifestarse y crecer lo sabemos por algunas parbolas del captulo 13 (la cizaa, el

93 94 95 96 97 98

Cf.
Cf.

BONNARD, GUELICH,

vangile, 83. Sermon, 310.


HARRINGTON,

Cf. Luz, Matthaus 1,341-342;

lhe Gospel, 95.

Cf. Cf.
Cf.

SABOURIN, BETZ,

Matteo 1, 436.

Sermon, 391. Evangelium, 95.

SCHWEIZER,

CAP. 1: MT 6,10

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grano de mostaza, la levadura). Pero que el Reino tendr una eclosin que suponga el fin de esta historia tambin lo sealan otros textos del evangelio (13,40-43.49-50; 24,29-35; 25,31-46). La segunda peticin urge, pues, a que la incipiente realidad del Reino, inaugurada por Jess, llegue a plenitud por medio de la accin de Dios Padre. En atencin a los elegidos se abreviarn aquellos das dice 24,22: quiz esta peticin pida y denote ese abreviar del tiempo presente para que el Reino, en su estadio final, sea ya la realidad salvfica esperada, una realidad que no supone la destruccin del mundo presente, sino su transformacin (a la manera de Jess resucitado). Sobre su significado, la peticin sigue en la lnea de sobriedad extrema de las otras, por lo que no es fcil deducir el significado inmediat099 Para P. Bonnard, la expresin venga tu Reino significa que Dios nos haga llegar su Reino prometido 100; R.A. Guelich afirma que esta peticin especifica la manera en que Dios santifica su nombre lOl ; y H.D. Betz afirma que el contenido de la peticin es la completa victoria sobre el mal l02 Exploraremos el evangelio de Mateo para encontrar otras resonancias significativas. Aunque no vuelve a aparecer el verbo EPXO..LIXL con el sustantivo ~lXaLA.E[IX en el evangelio (s lo hace en Mc 9,1; 11,10), algunos elementos resultan interesantes. Como es sabido, ~lXaLA.E[IX es Zentralwort103, el trmino nuclear de la proclamacin de Jess. Es utilizado 55 veces en el evangelio l04 Ante todo, el Reino, que en Mateo es en casi todos los casos Reino de los cielos,
99 Para U. Luz, esta sobriedad extrema, hablando en concreto del Reino, encaja bien con el estilo de Jess, quien apenas describe nada relacionado con los detalles de ese Reino (cE Luz, Matthaus 1,342).
lOO
101

CE CE CE

BONNARD,

vangile, 83. Sermon, 310.

GUELICH,
BETZ,

102

Sermon, 390.

103 GNILKA,

Matthausevangelium 1,219.

104 Este uso frecuente del trmino en el evangelio de Mateo se hace en una gran diversidad de contextos, que le confieren una variedad de matices en su significado (cE HANNAN, Nature, 230).

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es el motivo de anuncio que ana al Precursor Juan (Mt 3,2), a Jess (4,17) ya los discpulos de Jess (10,7; cf. 24,14). La expresin ~yyLKEV ~ paoLAELa 't"wv oupavwv, presente en las tres citas anteriores, tiene la dificultad del verbo denominativo: por su significado, el Reino an no est presente, sino cercano o prximo; por su tiempo verbal en perfecto, las consecuencias de tal proximidad estn ya presentes. La genialidad de quien acu la famosa locucin ya s pero todava no no evita la dificultad de una expresin buscada? Es claro que una cierta presencia del Reino ya se hace palpable con la presencia de Jess: la proclamacin del evangelio del Reino equivale a la enseanza y a las curaciones de Jess, hasta el punto de que el mismo Jess puede afirmar ante los fariseos: Pero si por el Espritu de Dios expulso yo los demonios, es que ha llegado a vosotros el Reino de Dios (12,28). Ese Reino es presentado como algo dindmico, gradual o creciente en las numerosas parbolas del cap. 13105: es semejante a un campo de buena semilla y cizaa (13,24-30: dejad que ambos crezcan juntos hasta la siega); a un grano de mostaza que crece (13,31-32); a la levadura que hace fermentar todo (13,33); a un tesoro escondido en el campo que moviliza a quien lo encuentra (13,44); a un mercader que se mueve por conseguir una perla de gran valor (13,45-46); a una red que recoge todo tipo de peces (13,47-50: as sucederd al fin del mundo ... ). Todava en otros textos encontramos esta misma perspectiva: en 20,1-16, el Reino de los cielos es semejante a un propietario que va saliendo en busca de obreros a distintas horas del da; yen 22,1-14, se parece a un rey que celebra el banquete de bodas de su hijo y se ve impelido a llamar a nuevos invitados por el rechazo de los primeros. El wf-LoLw8T] ~ paoLAELa 't"wv oupavwv presente en la primera comparacin (13,24) y en la penltima (22,2), semejante al f-LOLa EO't"lV ~ paoLAELa 't"wv oupavwv (presente en 13,31.33.44.45.47; 20,1),
105 En todo caso, este carcter gradual es inferido, derivado. En realidad, estas parbolas no hablan tanto del desarrollo de aquellos elementos comparados con el Reino (que, como decimos, es un aspecto inferido), cuanto de la llamativa contraposicin entre los momentos inicial y final de cada relato.

CAP. I: MT 6,10

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se transforma en futuro en la ltima comparacin que hace Jess del Reino de los cielos: Oj.loLJ8rjoe[m ~ paalAELa ,WV oupavwv (25,1). La impronta futura, escatolgica, del Reino ya emerge con claridad en el captulo 25, hasta ser plenamente manifiesta en la ltima recurrencia del trmino en el evangelio: Os digo que desde ahora no beber de este producto de la vid hasta el da aquel en que lo beba con vosotros, nuevo, en el Reino de mi Padre (26,29). El evangelio, pues, nos ofrece una realidad del Reino desdoblada, por un lado, en un fuerte sentido escatolgico (que tiene su origen fundamental en la propia resurreccin de Jess, el hecho escatolgico por excelencia, y que se manifiesta a nivel textual en los captulos 24 y 25) y, por otro lado, en un carcter dinmico o in fieri. La segunda peticin del Padrenuestro no puede significar otra cosa que pedir a Dios que haga presente de forma total (y, en ese sentido, escatolgica) una realidad que ya est presente parcialmente gracias a la obra de Jess (cf. 11,4-6) Y que han de continuar sus discpulos JOG Que esa totalidad signifique el fin actual de la historia creemos que escapa a las previsiones del evangelista teniendo en cuenta lo que escribe en el cap. 13; pero que esa totalidad significa el fin de la historia actual es indudable, no slo por textos como 24,29-35 y 25,31-46, sino por el solemne final del propio evangelio: y he aqu que yo estoy con vosotros todos los das hasta el fin del mundo (28,20).

2.3. La tercera peticin (<<yEvTj8~,) Kal. ETI!. yfc,)

,o

8ATj.t.c! aOD, wc, EV oupavQ

Llegamos ya a nuestro texto, la primera ocasin en la que encontramos esta caracterstica expresin mateana 107 , tan estrechamente rela-

106 For Matthew, God's PexOLAE[ex do es not refer to a particular action or event, much less the final end. 1he present and future aspects of God's pexoLAE[ex are held in creative tension for this particular evangelist. God's exercise of sovereign power is a continual ptocess of transformation of all that is amiss in the world until God's plan for creation is fully realized (HANNAN, Nature, 232). 107

Hay una contradiccin flagrante entre algunos autores. Para algunos, la peti-

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cionada con las peticiones anteriores que para muchos exegetas es una simple explicitacin de la segunda peticin 108 . Como en las anteriores, la problematicidad estriba en el sentido del nuevo imperativo aoristo pasivo (Dios es el sujeto agente, los seres humanos, o ambos?) y en el alcance escatolgico o no de esta tercera peticin. Adems, hay una expansin textual (<<ws EV oupave,Q Ka\' En\, yfs) que tambin puede ser interpretada de diversas maneras. Iremos analizando cada elemento.

2.3.1. Laforma verbal YEvry8ryn.t)


La primera recurrencia del trmino 8Allf.la est acompaada por la tercera persona singular del imperativo aoristo pasivo del verbo ylVOf.laLI09.
a) Las diferentes interpretaciones del verbo

La brevedad y la abstraccin de la peticin hace que florezcan las interpretaciones hasta el punto de que cada autor presenta la suya con matices tan personales que hacen difcil su clasificacin ordenada. La consideracin del verbo como verdadero pasivo divino, con su correspondiente alcance escatolgico, est presente en algunos autores.
cin no tiene paralelos en la literatura rabnica: STRECKER, Bergpredigt, 119; GNILKA, Matthausevangelium J, 216. Sin embargo, Asking God to let his will happen is traditional in Jewish prayers, in particular in short prayers (BETZ, Sermon, 392).
108 Cf. SCHNACKENBURG, Matthausevangelium J, 65; SAND, Evangelium, 127; SMITH, Matthew, 111; DAVIES, Matthew, 59; HAGNER, Matthew J, 148; DUMAIS, Sermon, 241. 109 El verbo y[vo~aL aparece 75 veces en Mateo, 55 en Marcos, 131 en Lucas, 52 en Juan y 125 en Hechos. Sobresale el uso en la expresin Kal. EyVETO, como elemento narrativo que significa continuacin del relato: este uso supone la mayora de recurrencias en Lucas (ms del 50% de las veces que aparece el verbo lo hace con esta expresin) y es tambin muy importante en Hechos (msdel 40%), yen Marcos y Juan (ms del 30%); sin embargo, en Mateo apenas supone el 15% de las recurrencias. Otro uso caracterstico del verbo es el genitivo absoluto, que aparece en 10 ocasiones en Mateo (algo ms del l3% del total) y Marcos (algo ms del 18%); 3 en Lucas (algo ms del 2%), slo 1 en Juan (el 0,52%) y 16 en Hechos de los Apstoles (casi el l3%).

CAP. 1: MT 6,10

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G. Strecker afirma que Dios quiere realizar su voluntad y llevar adelante su poder en la tierra como lo hace en el cielo, y que esto se sita en una expectativa escatolgica llo . El sentido de pasivo divino (Dios como nico agente) y escatolgico est tambin netamente expuesto en J. Gnilka, que incide ms en la autora divinal 11, yen].P. Meier, que incide ms en el carcter escatolgico ll2 . Asimismo en esta lnea se sitan P. Bonnard l13 y R. Schnackenburg1l4 . Sin embargo, tambin se interpreta que no estamos ante un pasivo divino neto, o al menos se entiende que en el hgase tu voluntad entra en juego el comportamiento obediente de los seres humanos. Es una interpretacin que desliza hacia la historia el supuesto alcance escatolgico de la peticin. As, R.A. Guelich, que consideraba netamente pasivo yl(We~TW, afirma refirindose a yEVT]e~TW que no se entra en el Reino sin hacer la voluntad del Padre (tomando como referencia Mt 7,21), porque cada referencia a la voluntad del Padre conlleva la obediencia debida de los hijos\l5. El problema de esta interpretacin, tambin defendida por otros autores, es que no presta atencin a la diferencia de verbos que hay en las distintas recurrencias y, en particular, en las dos primeras. En efecto, en 7,21 hacer la voluntad del Padre se expresa con el verbo TIOLW, en voz activa, mientras que aqu el verbo es y,vollcn, en voz pasiva. No merece atencin esta diferencia que a nosotros nos parece cualitativa? Adems si, como afirma R.A. Guelich, el aoristo imperativo connota un acto puntual ms que una accin repetida en el presente l16 , es talla me-

110 Cf. STRECKER, Bergpredigt, 120. Sin embargo, eso no significa que no haya indudables consecuencias ticas para los creyentes, tomando como referencia 7,21 y la propia teologa del primer evangelio (p. 121). 111 112
113

Cf. GNILKA, Matthdusevangelium J, 221-222. Cf. MEIER, Matthew, 60-61. Cf. BONNARD, vangile, 84. Cf. SCHNACKENBURG, Matthdusevangelium J, 65-66. Cf. GUELICH, Sermon, 290. Cf. GUELICH, Sermon, 289. Ya hemos hecho referencia al sentido del aoristo

114 115 116

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jor forma de expresar un comportamiento humano obediente de forma regular y continua? En la lnea de combinar los comportamientos divino y humano, por un lado, y los sentidos escatolgico e histrico, por otro, se sitan varios exegetas l17 Por su parte, 1. Gom comienza su exgesis indicando que el sujeto implcito del verbo (como en la primera peticin) es el mismo Dios1l8, pero luego habla de la obediencia humana, exponiendo una batera de citas del AT y NT que explican qu es hacer la voluntad de Dios ll9 . Esto nos lleva a la interpretacin abierta, que tambin es considerada, como ya ocurra en la primera peticin. Para U. Luz, la interpretacin escatolgica no se infiere automticamente del texto y, adems, la peticin apunta tambin a un comportamiento activo de las personas 12 o. Seala que la dimensin tica de la voluntad de Dios aparece en 7,21 y 12,50, pero otra vez, como ya ocurra con R.A. Guelich, sin hacer referencia al cambio de verbo. En todo caso, le parece imposible establecer una alternativa excluyente entre la accin de Dios y la accin de los seres humanos en esta tercera peticin 121. De igual modo, el comentario de WD. Davies-D.C. Allison sigue esta direccin 122 Estos autores afirman que la formulacin de la tercera peticin parece ser la forma pasiva de la frmula TIOlW + 8).:rlfl DOU, como una razn para comprender que tambin est en juego en la peen la nota 79.
117 Cf. RADERMAKERS, vangile, 99; SCHWEIZER, Evangelium, 95; Matthew, 111; HAGNER, Matthew 1, 148; DUMAIS, Sermon, 244. SMITH,

118 GOM CIVIT, Evangelio 1, 345. Ofrece una traduccin muy interesante, pese a su complicacin formal: Padre, haz [que devenga realidad: yEvTJ8~TWl todo cuanto es objeto de la Voluntad (8ATJlla) tuya, o, con un sinnimo finamente psicolgico y bblico: de tu "Beneplcito" (EModa> (pp. 345-346).
119

Cf. GOM CrvIT, Evangelio 1, 348-350. Cf. Luz, Matthaus 1, 344. Cf. Luz, Matthaus 1,345. Cf.
DAVIES - ALUSON,

120 121 122

Matthew 1,606-607.

CAP. I: MT 6,IO

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ticin el aspecto tico, el comportamiento humano 123. Pero de todas las formas consideradas pasivas del verbo YLvoflal12\ slo 11,23 puede tener el sentido del TIOlW pasivo, mientras que todas las dems tienen ms el sentido propio del verbo YLvoflal como acontecen> o suceder. Como la presente. Tambin H.D. Betz considera abierto el sujeto agente del verbo 125 , aunque incide mucho en el tema del comportamiento humano yen el hecho de que la obediencia a la voluntad divina hace que el carcter escatolgico pase a un segundo plano en esta peticin J26 No es extrao, por tanto, que se llegue a minimizar el carcter divino del pasivo y lo deriven con rotundidad al comportamiento humano. Es el caso de J. Carmignac. Este autor seala tres razones para negar el carcter de pasivo divino:

(1) El verbo no tiene complemento agente y esta omisin permite


dar a la expresin un alcance lo ms amplio posible 127 . Pero precisamente el pasivo divino es una construccin tpica para evitar nombrar a Dios y, en consecuencia, no puede llevar nunca el complemento agente. Otra cosa sera si otros pasivos divinos llevaran complemento agente y ste no. Pero que un pasivo divino lleve el complemento agente es algo contradictorio en s mismo.
(2) En hebreo la conjugacin pasiva se distingue mal de la reflexiva, de modo que sea hecha puede equivaler a se haga, y el verbo YLvoflaL es susceptible de ambas interpretaciones 128 . Pero no estamos hablando de la

123

Cf. DAVIES - ALuSON, Matthew I, 605.

124 Mt 6,10; 8,13; 9,29; 11,23; 15,28; 21,42; 26,2.42; 27,24; 28,4 (hay discusin sobre el carcter pasivo o medio de Y[VETCW> en 9,16; 10,16; 12,45; 13,22.32; 24,44).
125 126 127

Cf. Cf.

BETZ, BETZ,

Sermon, 392. Sermon, 379.381.392.395.

Que la volont de Dieu soit faite partout et toujours, par tous les etres de la cratioll (CARMIGNAC, Recherches, 106).
128

Cf. CARMIGNAC, Recherches, 106.

60

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traduccin griega de una obra hebrea anterior, sino de una obra escrita en griego, con los elementos sintcticos y semnticos de esta lengua (pese a las influencias semticas).
(3) La voz pasiva del verbo TIOlW, que slo aparece una vez en el NT, es reemplazada generalmente por el verbo ylvOIlIXl129. Pero ya hemos visto que las formas pasivas de ylvolllXl en el evangelio de Mateo no tienen el sentido pasivo de TIOlW, sino el sentido pleno del verbo "y l vOIlIX l".

Sin embargo, a pesar de ofrecer estas razones para negar el carcter pasivo divino del verbo, seala ms adelante que Dios tiene que ejecutar su voluntad 130. Tambin D. Patte se sita en esta clave de poner a los seres humanos (a los discpulos y su vocacin) como sujetos agentes del verbo 131 . La valoracin histrica y no escatolgica est tambin presente en L. Sabourin, para quien la expresin aadida en la tierra como en el cielo impide interpretar la tercera peticin exclusivamente (ni siquiera preferentemente) en clave escatolgica 132 Este autor tambin interpreta el verbo pasivo en un sentido mixto: expresa una accin divina y una llamada correspondencia humana 133
b) El verbo yVOf.1txL en el evangelio de Mateo

El uso del verbo ylvolllXl tiene, en el evangelio de Mateo, algunos aspectos particulares. Aunque el EWNT anrma en dos ocasiones que el verbo apenas tiene inters teolgico 134 (el Th WNT slo atiende la forma

129

Cf. CARMIGNAC, Recherches, 107.

130 On demande, et presque on commande (le jussif et l'imperatip.), a Dieu d'excuter sa volont et aux hommes d'y collaborer le mieux possible (CARMIGNAC, Recherches, 108). 131 132 133 134

Cf. PATTE, 1he Gospel, 103. Cf. SABOURIN, Matteo 1, 438. Cf. SABOURIN, Matteo 1,437. Cf. HACKENBERG, yLVO.L(H, 594.595.

CAP. 1: MT 6,IO

61

K( EyVETO135), Mateo ofrece pistas que indican lo contrario 136 , sobre todo en la forma verbal que leemos en Mt 6,10: la tercera persona singular del aoristo imperativo pasivo: yEvlle~TW. En efecto, esta forma slo aparece en el evangelio de Mateo (Mt 6,1 O; 8,13; 9,29; 15,28; 26,42) yen la citacin que del salmo 68 (LXX) hacen el libro de los Hechos de los Apstoles (Hch 1,20 cita a Sal 68,26) y la carta a los Romanos (Rm 11,9 cita a Sal 68,23). Antes de entrar en las recurrencias mateanas, veamos qu nos ofrecen estos pasos neo testamentarios.

l.- Hch 1,20: el versculo recoge dos citas de los salmos. La primera es la que nos interesa, Sal 68,26 (<<YEVlle~TW ~ ETHWAU; auwu EPllf.LOC; Kal f.L~ EGTW KaWlKWV EV aUT1J) y la segunda, Sal 108,8 (<<T~V ETTlGKOTT~V auwu AapTw EcEPOC;). El texto neo testamentario est relatando el estremecedor final de Judas y se sirve de la cita del salmo para explicar tan terrible desenlace. Por su parte, el salmo 68 es una conmovedora lamentacin de un orante acorralado por sus enemigos, que comienza implorando la intervencin salvfica de Dios (<<Slvame, oh Dios, que estoy con el agua al cuello!, v. 2). En un momento dado, el salmista comienza con las imprecaciones contra sus enemigos (vv. 2329). Es interesante notar que lo que se pide son acciones solicitadas de Dios: son el enojo y el ardor de la clera divina los que trastocarn por completo la situacin. En este sentido, que su morada se haga erial es una accin solicitada a Dios. El texto est levemente modificado en Hch 137 , sobre todo en el cambio de persona (de plural a singular), por exigencia del contexto (el salmista habla de enemigos numerosos: son ms que los pelos de mi cabeza los que me odian sin motivo [Sal 68,5] yen Hechos el referente es Judas).

135

Cf.

BCHSEL,

YlvofLCW>, 680-68l.

136 Las diversas recurrencias del verbo se reparten por todo el evangelio, pero tienden a ser ms abundantes a partir del captulo 16 (donde hay una cesura temporal muy significativa para la exgesis narrativa), en los captulos 18, 21, 24, 26 y 27. Antes, slo el captulo 11 sobresale en la presencia del verbo. 137

Sal 68,26: YEVTJe~TW ~ EmWAL~ ctlm3v ~PTJfLWfLVTJ KC EV TO.~ OKTJVWfLUOW

UUTWV fL~ EOTW KUTOLKWV.

62

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

2.- Rm 11,9: Pablo recoge el texto del Sal 68,23 (<<yEVT]e~1) ~ "CpTIE(a au"Cwv EVWTILOV au"Cwv EL<; TIayLoa KaL EL<; aV"CIXTIOOOLV KaL El.<; oKvoaAov) y lo modifica: yEVT]e~"C(u ~ "CpTIE(a au"Cwv d<; TIayLoa KlXL EL<; e~pav KlXL EL<; oKvoaAov KlXL EL<; aV"CIXTIoof,1a aU"CoL<;. Tanto en la argumentacin de Pablo, como en el contexto del salmo original, es Dios quien realiza, o tiene que realizar, el cambio que apunta el texto: que su mesa se convierta en trampa y lazo, en piedra de tropiezo y justo pago. 3.- Por su parte, las cinco recurrencias de YEVT]e~"C.l en el evangelio de Mateo nos ofrecen pistas muy interesantes para empezar a desgranar el sentido de la voluntad de Dios. Las dos extremas (Mt 6,10 y 26,42) forman una impresionante inclusin y suponen la primera y ltima leccin de discipulado: lo que Jess pide hacer desde el comienzo a sus discpulos, lo acaba haciendo l cuando comienza el desenlace final y trgico de su misin. De alguna manera, la segunda ilumina a la primera: en Getseman, ni Jess mismo en tanto que Hijo, e Hijo predilecto (cf. 3,15 y 17,5), puede hacer la voluntad de Dios, sino, dcilmente, dejarse hacer por ella. La voluntad de Dios no apunta, pues, a un posible cumplimiento de normas divinas, sino a la entrega incondicional y definitiva al designio divino. Las dos citas tienen un contexto fundamental: la oracin. En ambas ocasiones es nombrado explcitamente el verbo <<TIPOOEXOf,1aL: o"C.l<; OUV TIpOOEXEOeE f,1EL<; (6,9a); TIALV EK OEU"CpOU aTIEAeWV TIpooT]~a"CO (26,42a). En 6,10 la oracin tiene una clara impronta comunitaria: est dirigida a TI"CEP ~f,1wv y el pronombre de la primera persona plural, formando un ejemplo de poliptoton, reaparece con fuerza en la segunda parte de la oracin (vv. 11 [dos veces], 12 [4 veces], 13 [2 veces]). En el mashal de los vv. 14-15 se encuentra en 4 ocasiones el pronombre de la segunda personal plural, con el mismo valor referencial. Las restantes ocasiones en que aparece la forma verbal yEVT]e~"C(u en el evangelio de Mateo estn, en cambio, en un contexto de curaciones de Jess y se caracterizan por relacionarse con la fe. En 8,13 se encuentra la respuesta de Jess al centurin romano, que haba venido a pedir la curacin de su criado. Despus de una elocuente

CAP. 1: MT 6,IO

63

conversacin entre ambos, tras alabar la fe tan grande del centurin y criticar a dos hijos del Reino, Jess le dice: mxYE, wc, ETIla1"EUaac, yEV"rle~1"W aOL. El dativus commodi indica que el centurin era receptor ms que actor del favor solicitado a Jess, a medida (<<wc,) de su propia fe en la capacidad sanadora de Jess. En 9,29 ocurre algo parecido: en esta ocasin, Jess responde a dos ciegos que haban solicitado su ayuda: Ka1"a 1"~V TIlanV uf.Lwv YEV'rle~1"W Uf.LlV. Otra vez el dativo de ventaja nos informa de que los ciegos eran receptores del bien de la vista. Su fe en la capacidad de Jess (cf. v. 28) desencadena la accin teraputica del Seor. Finalmente, en 15,28 encontramos una tercera situacin similar. Ahora Jess responde a la mujer cananea que peda la curacin de su hija: 0) yvaL, f.LEyeXAT] aou ~ TIlanc, YEVT]e~1"W aOL wc, eAnc,. Las mismas caractersticas que las escenas anteriores. La gran fe de aquella valiente mujer ocasiona que se haga en la persona de su hija lo que ella ansiaba. En definitiva, podemos concluir que la forma YEVT]e~1"W se utiliza en el evangelio de Mateo, en un ambiente de oracin y de fe, para expresar un acontecimiento salvfica por medio del cual las personas son las receptoras de un bien determinado. La primera sorpresa: estamos en clave de gracia en el evangelio ms legalista de todos.
c) El significado del verbo

El significado propio del trmino es llegar a ser, originarse, llegar a la existencia, pero el sentido se ampla en el NT con ms significados como suceder, acontecer, surgiD>, ser hecho, ser creado138. Adems, el verbo suple determinadas formas del verbo E Lf.Ll y las formas pasivas del verbo TIOLW139. Entre tantas posibilidades de traduccin e interpretacin, cul ser la ms apropiada para nuestro texto?

138

Cf.

HACKENBERG, YLVOl-llXL,

594.

139 Cf. ZORELL, Lexicon, 252. Ya hemos visto anteriormente que, respecto al sentido de yLVOl-llXL como voz pasiva del verbo TIOLW son pocos los casos en el evangelio de Mateo.

64

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El verbo tiene su origen en la raz snscrita jan, que significa generan> o nacer140, es decir, vehicula la idea de algo que llega a la existencia, lo que cuadra muy bien con muchos de los usos del verbo en el evangelio. Adems, la forma pasiva tiende ms a sealar el sujeto agente, que en este caso es Dios, ya que estamos ante un pasivo divino l41 : hay que descartar, pues, que haya otro sujeto agente diverso de Dios, lo cual est en consonancia con el sentido del conjunto de la oracin del Padrenuestro. Atendiendo al verbo, la posible traduccin sera, pues, que Dios haga su voluntad en la tierra como en el cielo, o que acontezca, que llegue a ser la voluntad divina en la tierra como en el cielo. Pero teniendo en cuenta que las formas pasivas de yeVO!lIXl en el evangelio de Mateo no suelen equivaler a las formas pasivas de lTOlW, parece ms plausible la segunda posibilidad, en la que el peso semntico est en el hecho de que acontezca (se haga) la voluntad divina. La significacin de este verbo, pues, en consonancia con su forma y su contexto, nos lleva a pensar en un despliegue de la voluntad de Dios, ms que en un cumplimiento obediente de tal voluntad. El planteamiento no es excluyente: forma parte de la voluntad de Dios que los seres humanos hagan su voluntad como resultar del anlisis de recurrencias posteriores de la expresin voluntad del Padre. Pero en la oracin del Padrenuestro, en su tercera peticin y en lo que respecta al verbo, supone ms bien entrar en un mbito de acontecimientos en los que el orante no tiene la ltima palabra ni la propia decisin. stas corresponden a Dios Padre.

2.3.2. El sujeto 'ro 8)"1Jf.l aov


a) Las distintas aproximaciones al trmino

Es la primera recurrencia del trmino en el evangelio, cuyo significado tratamos de comprender. La problematicidad radica en su abs-

140 Cf.

RUSCONI,

Vocabo/ario, 73.

141 M. Zerwick seala en el ndice de pasajes bblicos a Mt 6,10 con el pargrafo 236, donde se habla de la forma pasiva teolgica (cf. ZERWICK, Griego, pp. 200 Y 107 respectivamente).

CAP.

1: MT

6,10

65

traccin, que se prolonga prcticamente en todas sus apariciones en el evangelio de Mateo 142 . Quiz por eso hay muchos comentaristas que, simple pero llamativamente, no dicen nada acerca del contenido de esta voluntad 143 Dadas las caractersticas del trmino 8A'IlIlC(,, la investigacin se ha orientado en dos direcciones: distinguir entre el acto del querer y el objeto querido, es decir, entre la propia capacidad de querer y el contenido de dicho querer, y concretar cul es el contenido de la voluntad divina en Mt 6,10. Respecto a la primera cuestin (la distincin entre el acto de querer y el objeto querido), J. Carmignac refiere la dificultad del francs (que tambin se da en castellano) en distinguir ambos aspectos, dificultad que no existe en el hebreo. As, el sentido subjetivo de voluntad (= la facultad de querer) era designado con trminos como kelyot (<<riones), nephesh (<<alma) y tambin lb (<<corazn), mientras que el sentido objetivo (= la cosa querida) se designaba con los trminos r~on (<<favor o preferencia que se ofrece) y l:zepe~ (<<placer propio) 144. Con este trasfondo, Carmignac toma como referencia algunas citas (por qu slo algunas?) del NT (lTs 4,3; 5,17-18; lPe 2,13-15; Jn 6,39-40) para concluir que la voluntad de Dios es que los seres humanos se comporten segn los mandamientos y que Cristo les conduzca a la vida eterna. Y, como el autor seala la ntima relacin entre las tres primeras peticiones, acaba afirmando que en definitiva la voluntad de Dios es su Reino 145 Por su parte, L. Sabourin cree que 8ATjIlC(, se refiere, segn el valor

142 La nica vez en que el trmino viene ms explicitado es, como veremos, Mt 18,14, cuando ejerce de sujeto del verbo Elf.Ll, pero no podemos hacer un salto metodolgico semejante, sino que debemos ir recurrencia a recurrencia, para captar la progresividad de su significado. 143 Entre los que forman parte de nuestro fondo referencial, R.A. Guelich, J.P. Meier, G. Strecker, U. Luz, A. Sand, D. Patte, WD. Davies - D.C. Allison, M. Davies y D.A. Hagner. 144 145

Cf. CARMIGNAC, Cf. CARMIGNAC,

Recherches, 103-104. Recherches, 106.

66

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normal del trmino al objeto querido y no tanto a la accin de querer, a la que se refiere el trmino thelsis, pero no especifica ms acerca de tal objeto querido 146 Respecto a la segunda cuestin (cul es el contenido de la voluntad divina), las interpretaciones dadas son divergentes. En una sugerente explicacin en clave trinitaria (hace coincidir cada una de las tres peticiones del Padrenuestro con cada una de las tres personas divinas), J. Radermakers apunta que la voluntad de Dios aparece como el movimiento profundo de su amor, es decir, su Espritu 147

I. Gom interrelaciona en la Obra mxima del Padre la realizacin de su voluntad, la venida de su Reino y la santidad de su Nombre, sealando que para el NT el objeto de la voluntad divina es la Obra mesinica-soteriolgica 148. sta aparece bajo numerosos aspectos en las diferentes recurrencias del trmino voluntad en el NT. El autor las repasa y va sealando todos esos aspectos, bajo las claves de la obediencia humana y del ejemplo de Jess 149
Para R.H. Smith, la voluntad de Dios es un trmino que, junto a otros como amor o perfeccin, forma parte del rico vocabulario mateano de la justicia. De modo que interpreta dicha voluntad como una justicia sobreabundante, un exuberante amor y devocin a Dios y al prjimo 150 Como se puede apreciar, el desplazamiento semdntico se produce hacia el comportamiento tico de los seres humanos, dejando su original mbito divino. Esto, que subyace en algunos comentarios 151 , aparece con claridad en la exgesis de P. Bonnard, quien cree que el sentido moral es caracterstico de la catequesis mateana. Por tanto, se le pide a Dios que

146 147 148 149 150 151

Cf.
Cf.

SABOURIN,

Matteo 1,437. vangile, 99.

RADERMAKERS,

GOM CIVIT, Evangelio 1,347. Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1, 348-350.

Cf. Cf.

SMITH,

Matthew, 111. Evangelium, 95;


SCHNACKENBURG,

SCHWEIZER,

Matthiiusevangelium 1,

65.

CAP. I: MT 6,IO

67

los seres humanos cumplan por fin sus exigencias prcticas, reveladas en la Ley para los judos, y en la Ley reinterpretada por Jess para los lectores/oyentes del evangelio mateano. Hasta el punto de proponer esta traduccin de la peticin: Fais-toi bientot obir de tous les hommes!152. En esta lnea se sita tambin D.J. Harrington, quien deja entrever que la voluntad de Dios equivale a las prcticas de piedad que protagonizan la seccin en la que se inserta el Padrenuestro 153 Este desplazamiento semntico es notado por J. Gnilka 15 4, para quien el contenido de la voluntad de Dios, que en Mateo es siempre voluntad del Padre, presenta un doble aspecto: por una parte, es voluntad moral que debe ser cumplida; por otra, es voluntad de la salvacin que Dios quiere para el mundo 155 En otros casos, la voluntad divina se identifica con la enseanza de Jess l56 o con el plan divino tal como lo ha desarrollado Jess con su vida, muerte y resurreccin 157 .
b) El concepto de 8Ar/1a

En el evangelio de Mateo, las veces que aparece el trmino 8ATlf.llX estn marcadas por una gran indefinicin o abstraccin. Slo Mt 18,14 tiene una mayor explicitacin, al ser sujeto de una oracin nominal (con verbo ELf.lL). Podemos preguntarnos si semejante indefinicin es algo querido por el evangelista para poner en tensin narrativa al lector/oyenBONNARD, vangile, 84. Cf. HARRINGTON, lhe Gospel, 97.

152 153

154 <<lmmer wieder ist die Bitte so aufgefaBt worden, daB der Mensch in ihr als Subjekt zur Geltung gebracht wrde. Sicher unzureichend ist der Gedanke, daB der Mensch hier seine Bereitschaft ausspreche, auf seinen zugunsten des Willens Gottes zu verzichtem, (GNILKA, Matthausevangelium 1,220). 155 Cf. GNILKA, Matthausevangelium 1, 221. El primer aspecto no se aleja mucho de la orientacin tica que el mismo autor criticaba; el segundo aspecto lo concluye de 18,14 Y 26,42. 156 157

Cf. Cf

DUMAIS, BETZ,

Sermon, 243.

Sermon, 393.

68

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te de su evangelio, o si la expresin era bien conocida y acuada en su significado por los destinatarios del escrito. Teniendo en cuenta que el evangelio es una obra orgnica escrita para ser leda repetidamente 158 , creemos que, en la primera lectura del evangelio, la expresin tiene una abstraccin buscada por el autor para crear una progresin en la tensin narrativa. La progresin va en aumento en las sucesivas apariciones del trmino, siempre enriquecidas y matizadas por su correspondiente contexto, hasta llegar al climax de la ltima recurrencia (26,42), desde la que hay que volver a releer todo el camino andado en el evangelio. Por eso, quiz no haya que pretender extraer el contenido de 8).:r]fLlX, sino dejarse interpelar por el sentido general del sustantivo en el contexto. Ah encontramos la verdadera clave de interpretacin de esta intrigante peticin, cuya abstraccin parece intencionada. Pero Mateo no escribe al margen de un contexto general ni de una herencia recibida. Por eso es importante indagar sobre el sentido que la palabra podra tener en el ambiente en el que surge el evangelio. Seguiremos en este tema el sugerente artculo de A. Lpez Pego sobre la evolucin que el significado de 8ArfLlX tiene en el paso del Antiguo al Nuevo Testamento 159 . El trmino 8ArfLlX es un sustantivo deverbativo neutro 160 que al parecer no escapa a la ambigedad, pues puede significar lo que se quiere objetivamente o la accin subjetiva de querer, el acto de la voluntad 161 . De hecho F. Zorell comenta a Mt 6,10 y 26,42: id quod vis sive a nobis agi sive nobis evenire162. A. Lpez Pego habla incluso de tres significados posibles: voluntad (capacidad de querer [= velle]), volicin (acto de queCf. Luz, Matthiius 1, 24.

158

159 LPEZ PEGO, A., Evolucin del significado de ElEAHMA, "voluntad", del Antiguo al Nuevo Testamento, EstB 58 (2000) 309-346. 160 1 derivati in -.HX, che nella koine come nello ionico godono di forte preferenza, indicano per lo piu il risultato dell' azione e possono formarsi da qualsiasi verbo (BLASS - DEBRUNNER, Grammatica, 109.2). 161

Cf.

LIMBECK, eAT)fLU,

338-339.

162 ZORELL,

Lexicon, 581.

CAP.

1: MT 6,10

69

rer) y cosa querida (objeto de la voluntad) 163. Su tesis principal es que el trmino, introducido en la traduccin de la LXX, traduce mal y reproduce incorrectamente el sentido de los correspondientes trminos hebreos, esto es, de J:ft. (YEln) y ra>$on (11;;1). La raz triltera J:ft, que tena un sentido original de atencin excitada o intensa, se presenta en la Biblia como verbo, sustantivo y adjetivo. Como verbo, J:afe$ significa gozar, disfrutar; como sustantivo, J:efe$ significa gozo, deseo, anhelo (y de ah se deriva a objeto de deseo, lo que gusta a alguien, y despus a negocio, asunto, cosa). Como adjetivo verbal, J:afe$ significa gozoso, que disfruta. Como se ve, el significado tiene un fuerte componente emotivo 164 Otro tanto ocurre con ra$on, cuya raz significaba agrado, satisfaccin, aquiescencia, aceptacin y que se presenta en la Biblia hebrea como verbo r$h (que suele traducirse complacerse en) y como sustantivo, ra>$on, muy utilizado, que significa agrado, aceptacin, benevolencia. Expresa principalmente la complacencia que produce en el superior el buen comportamiento del inferior, por lo que se suele aplicar a YHWH cuando acepta la ofrenda de un sacrificio 165 Pero no deba sonar bien decir que Dios experimenta gozo y deleite, de modo que, siguiendo la tendencia a desantropomorfizar la visin divina de la Biblia, los rabinos helenizados que la tradujeron al griego sustituyeron estos trminos por un neologismo tcnico y abstracto como 8AT]f.la 166. Sin embargo, an en la poca de la LXX, el trmino era relativamente raro. La expansin del mismo se da gracias a los targumim, expresin de una nueva teologa que insiste en la desantropomorfizacin de YHWH en el Pentateuco y en asegurar la trascendencia de Dios. En este contexto, Voluntad de Dios es un ejemplo ms de un tipo de frmulas que permiten alejar y hacer trascendente la relacin de Dios con los hombres, utilizando para ello, como intermediarios, sustantivos abstrac163 164

LPEZ PEGO, LPEZ PEGO,

A., Evolucin, 312. A., Evolucin, 320-321. Evolucin, 321-322. Evolucin, 314-315.

165 166

Cf. Cf.

LPEZ PEGO, LPEZ PEGO,

70

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tos, no personales, atribuibles a Dios 167 Para el tiempo del NT, el abstracto sustantivo ya est en casa: comparando las recurrencias del mismo, la desproporcin es clara a favor del NT pues teniendo ste casi 5 veces menos texto que la LXX, utiliza el trmino en muchas ms ocasiones 168 Esto indica que 8).:rllllX ya se haba convertido en una palabra temtica neotestamentaria. Pues bien, A. Lpez Pego seala tres apartados sobre el significado del trmino en los evangelios. (1) Hay un valor fuerte de 8Al1IlIX, es decir, que no se suele referir a lo que Dios quiere en un caso concreto, sino a una voluntad general, a un querer de Dios que es visto como algo propio de la esencia divina. Del mismo modo que hay una Sabidura de Dios que no se refiere a un conocimiento concreto, hay tambin una Voluntad de Dios que no se refiere a una volicin concreta, sino al designio eterno de la misma esencia divina. Y, como ejemplo ms expresivo de esta significacin, el autor pone, precisamente, YEv118~T(JJ ,0 8Al11leX aov, Ws EV OUPIXVQ KIX!. ETI!. yf]s. (2) Otro significado es el de la sumisin a la Voluntad, pues el trmino vehicula matices de orden, mandato o imposicin. (3) Finalmente, seala el objeto de la Voluntad, tomando como referencia Jn 6,39-40, donde se dice el objeto de lo que Dios quiere: que todo el que crea en el Hijo, en Jess, resucite en el ltimo da 169 La perspectiva de 8Al1IlIX en los evangelios cambia notablemente en los diccionarios exegtico-teolgicos. El EWNT toma como referente principal para explicar el significado de 8Al1IlIX a Mt 7,21-23, del que concluye, a nuestro parecer equivocadamente 170, que la voluntad de Dios en Mateo se identifica con la Torah. La pirueta argumental que sigue nos parece desafortunada: puesto que la Ley revela que el amor a Dios y al prjimo es la meta esencial de la voluntad divina, entonces no puede ser

167

Cf. LPEZ PEGO, Evoluci!1, 332-333.

168 Los datos que ofrece A. Lpez Pego son stos: texto de la LXX = 703.640 palabras; texto del NT = 149.705 palabras; recurrencias de 6AlliJ(l: en la LXX = 45; recurrencias en el NT = 64. 169
170

Cf. LPEZ PEGO, Evolucin, 334-337. Cf. captulo 2 de esta tesis.

CAP.

1:

MT 6,10

71

sta que se pierda siquiera uno de los pequeitos l71 Puesta la premisa del amor universal, cmo puede concluirse que no se perdern slo los preferidos? Sorprendente. En cambio, el Th WNT trata especficamente 6,10 bajo el epgrafe Christus als der Tater des gottlichen Willens y lo interpreta desde 26,42 destacando, en ambos casos, la sumisin voluntaria como idea principal que se desprende del trmino 172 . Si es verdad que la desantropomorfizacin de Dios y el realce de su divina trascendencia fueron las causas de la deriva semntica producida en los trminos hebreos f:efe$ y ra$on al ser traducidos por 8AllfLa, con la consiguiente abstraccin y enfriamiento del sentido, entonces en el Padrenuestro podemos redescubrir aquellos significados originarios, ya que la voluntad est referida al pronombre personal OOU, que se refiere al TI1"EP ~fLWV EV 1"Ols oupavols con el que comienza la oracin. El triple pronombre, adems del indudable papel retrico que juega, nos pone en relacin directa con el triple adjetivo posesivo presente en la expresin H-i:l 00 ovfLan, que se halla en la percopa de la siguiente recurrencia del trmino 8AllfLa (7,21-23), y no hay que descartar una relacin dialctica entre ambos: Jess ordena a sus discpulos en el Padrenuestro dirigirse a un t que no es el de los discpulos en 7,22.
c) El significado de 8}:rlf.1a en Mt 6,10

Teniendo en cuenta todo lo que llevamos visto, el significado de la primera aparicin de 8AllfLa no se puede ni se debe concretar. Supone una verdadera llamada de atencin allectorloyente del evangelio, invitado a entrar en relacin con un Dios al que puede llamar Padre. Y precisamente por eso, porque entra en relacin con Alguien que ya conoce nuestras necesidades, se le pide que acte en consecuencia con su ser. Que haga manifiesto quin es verdaderamente, en los aspectos exteriores, reconocibles (Nombre), en los aspectos interiores, en sus sentimientos (Voluntad), en la ejecucin de ambos (Reino).
Padre nuestro es el verdadero fundamento de sentido para los tres

171

Cf.

LIMBECK, SCHRENK,

,,8ATJf.Lu, 339. 8ATJf.Lu, 55.

m Cf.

72

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

trminos, tambin para 8All..LCX. Ya habamos constatado el cambio de perspectiva que se produce a partir de 6,8 en las recurrencias del trmino TTCXt~P, que se extiende a toda la oracin del Padrenuestro. Por otra parte, IItEp ~..Lwv es la recurrencia que ocupa el lugar intermedio en las 17 veces en que Padre aparece en el Sermn de la Montaa: 8 la anteceden y 8 la suceden, y es la nica vez que est acompaado del pronombre de primera persona plural. Es, pues, la voluntad de nuestro Padre la que se pide que acontezca. Ese Padre que ya conoce nuestras necesidades (cf. 6,8.32), ese Padre providente (cE 6,25-34), ese Padre generoso (cE 7,7-11). La tercera peticin solicita de ese Padre que acontezca, que tenga lugar o que haga todo lo que siente por sus hijos, todo lo que mueve su interior a favor de quienes le dirigen la oracin. Pero ese Padre es nuestro Padre, de modo que el aspecto comunitario y de compromiso tico de sus hijos se entrevera con la gratuita bondad del Padre. As, han de brillar como la luz nuestras buenas obras (cE 5,16); deberemos amar a los enemigos y rezar por los perseguidores (cf. 5,4445); habremos de ser perfectos como lo es nuestro Padre celestial (cE 5,48); practicaremos de una manera particular, sealada por Jess, nuestra justicia (cE 6,1), nuestra limosna (cE 6,4), nuestra oracin (cf. 6,6) y nuestro ayuno (cE 6,18). Pero, sobre todo, deberemos empearnos en el perdn, que repara las dificultades de la vida comunitaria y reconstruye la comunin. Es tan importante este aspecto de la vida comunitaria, que el evangelista lo sita como condicin sine qua non para recibir el perdn del Padre celestial (cE 6,12.14-15). La ltima recurrencia del trmino TTcxt~P en el seno del Sermn de la Montaa la encontramos, elocuentemente, en 7,21, como complemento nominal del trmino 8All..LCX, cuya realizacin recae, de manera ms explcita, en las personas. De manera que la invocacin inicial del Padrenuestro ana dos claves de comprensin bsicas del evangelio mateano: la Gracia y la tica. Magistralmente presentado, el evangelista propone los primeros pasos de un itinerario espiritual, que comienza con el ingreso confiado en la rbita de Dios Padre, del que nace un compromiso tico con arreglo al estilo de tal Padre.

CAP. 1: MT

6,10

73

2.3.3. La expresin wr; v opav0 KaL 1TL rfir;

a) Las diversas explicaciones de la expresin


Son varios los puntos a interpretar en este colofn del versculo. Uno de ellos es el alcance de esta comparacin: si afecta slo a la tercera peticin o tambin a las dos anteriores; el segundo se refiere a la esencia de esta comparacin: si es o no una verdadera comparacin; asimismo se interpreta la cualidad del sustantivo oupav~: si significa o no el mbito divino; finalmente, tambin es vista de diverso modo su funcin en el contexto.

1.- En general, se considera que la comparacin afecta a las tres primeras peticiones del Padrenuestro. La expresin es, pues, un zeugma que supone una especie de conclusin de la primera parte de la oracin 173 , aunque]. Gnilka parece indicar que slo se refiere a la tercera!74.
2.- Un segundo aspecto se refiere a la esencia de la locucin: se trata de comprender si en realidad el cielo es aqu modelo para la tierra o si, ms bien, tanto en el cielo corno en la tierra debe realizarse la voluntad del Padre 175

173 Sin duda, el autor que ms se detiene en esta cuestin es J. Carmignac, firme partidario de esta interpretacin, que presenta la interpretacin en Orgenes (el primero en considerarla), en el Opus imperfectum in Matthaeum, teniendo en cuenta la poesa de Qumrn, el catecismo del Concilio de Trento ... Termina ofreciendo una traduccin en la que esta expresin pasa a situarse antes de las tres peticiones (cf. CARMIGNAC, Recherches, 110-117). Adems, siguen esta lnea: GOM CIVIT, Evangelio 1,351; SABOURIN, Matteo 1,438; GUELICH, Sermon, 288; MEIER, Matthew, 61; DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 603; BETZ, Sermon, 377, 395. 174

Cf. GNILKA, Matthausevangelium 1,212.

175 Les derniers mots du verset peuvent avoir deux sens: tant au ciel que sur la terre, c' est-a-dire partout, avec une allusion possible a des rsistances actuelles a Dieu dans le ciel; ou plus probablement: sur la terre enfin comme au ciel aujourd'hui, w~ - Ka[, (lat. tam quam) comprenant une ide de quantit; ces deux nuances ne s' excluent pas absolument (BONNARD, vangile, 85); cf. tambin DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 606: estos autores reconocen la dificultad de la cuestin, pero optan por considerar una verdadera comparacin, dadas la positiva connotacin de cielo en 6,9b (aunque ah el trmino est en plural) y el consistente uso positivo del trmino

74

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

Casi siempre es considerada una verdadera comparacin 176 , de modo que el cielo (segundo trmino de la comparacin, colocado en primera posicin en el texto escrito!77) es modelo de cumplimiento de la voluntad de Dios para la tierra!78, lugar donde la voluntad de santificacin y de salvacin de Dios Padre es an poco respetada, por lo que as se imprime a la peticin un fuerte acento imperativo!79. 3.- Otro elemento a considerar es la cualidad del trmino oupaVC; en singular, dado el uso caracterstico del trmino en el Sermn de la Montaa!80. Algunos afirman explcitamente que aqu se refiere a la esfera divina, desde donde Dios despliega su poder hasta llegar a la tierra!8I, el lugar donde los ngeles cumplen la voluntad divina, modelo para los

en todo el evangelio.
176

Cf. GUELICH, Sermon, 291; STRECKER, Bergpredigt, 120; GNILKA, Matthiius-

evangelium 1, 221.
177 Un posible semitismo, ya que en hebreo, nuestro segundo trmino de la comparacin suele ir en primera posicin (cf. CARMIGNAC, Recherches, 111).
178 Cf. CARMIGNAC, Recherches, 115; MEIER, Matthew, 61; Luz, Matthiius 1, 344; PATTE, 7he Gospel, 103. 179

Cf. GNILKA, Matthiiusevangelium 1,221.

180 Parece que no es casual el uso singular o plural de oupavc; en Mt. H.D. Betz indica que deben distinguirse, ya que, en singular, cielo se refiere al mbito supramundano del cosmos (entes astrales como el sol, la luna y las estrellas), mientras que cielos expresa la esfera donde Dios existe (cf. BETZ, Sermon, 379.381-382.395). Entonces, segn el autor, el cielo junto con la tierra forma parte del cosmos creado, mientras que los cielos refieren el mbito divino. Sin embargo, esta diferenciacin es problemtica en algunos textos (cf. 6,18-19). En cambio, J. Carmignac no concede importancia al uso singular o plural, porque el trmino hebreo o arameo subyacente es siempre plural (dual) (cf. CARMIGNAC, Recherches, 110, nota 1). Pero, precisamente por la razn que esgrime, es por lo que interesa notar el posible significado del uso del singular y plural de oupavc; en el evangelio, ya que una asimilacin al trmino subyacente (hebreo o arameo) invitaba a utilizar un solo nmero en griego. De hecho, hay quien defiende una intencionalidad definida en Mateo cuando usa el singular o el plural del trmino (cf. PENNINGTON, Heaven, 125-162). 181

Cf. GUELICH, Sermon, 291.

CAP.

1: MT

6,10

75

seres humanos de la tierra 182 Pero tambin hay quien cree que hace referencia al mbito supraterreno del cosmos, donde sus elementos estn en consonancia con la voluntad de Dios y son modelo para los seres humanos, que habitan la otra parte del cosmos creado, la tierra 18 3, el universo donde Dios ejerce su realeza 184 . y para alguno, ambos mbitos estn incluidos en la expresin 185 .

4.- Por ltimo, tambin se estudia la funcin del dicho o de alguna de sus partes. Las respuestas son variadas: una inclusin con 6,9b 186 que sirve para separar las dos partes del Padrenuestro 187 ; una formule charniere188, que sirve para desescatologizar la tercera peticin 189 ; en efecto, el ltimo sustantivo (<<yf<;) confiere un sentido tico de tarea a la tercera peticin y supone un elemento de transicin a la dimensin antropolgica del Padrenuestro 190 ; dar alcance universal a la tercera peticin 191 que subraya el protagonismo de Dios como nico agente 192 ; o poner en contraste el mbito divino y el humano 193
Cielo y tierra en el evangelio en general, y aqu en particular, sirve a

182

Cf. SABOURIN, Matteo 1, 438; SCHWEIZER, Evangelium, 96; SMITH, Matthew, Cf. BETZ, Sermon, 395. Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1, 351. Cf. CARMIGNAC, Recherches, 115; SANO, Evangelium, 127. ].T. Pennington dice

11l.
183 184 185

que es difcil, e incluso imposible, decidir la interpretacin del presente oupavs, que puede referirse a los seres anglicos (mbito de la divinidad) o a los entes astrales (mbito supraterreno del cosmos) (cf. PENNINGTON, Heaven, 153-154).
186 187 188 189 190 191 192 193

Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1,351; MEIER, Matthew, 6l. Cf. DAVIES - ALuSON, Matthew 1,606. DUMAIS, Sermon, 24l. Cf. SABOURIN, Matteo 1, 438. Cf. STRECKER, Bergpredigt, 12l. Cf. PATTE, !he Cospel, 103. Cf. GNILKA, Matthdusevangelium 1, 22l. Cf. SCHNACKENBURG, Matthdusevangelium 1,65.

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Mateo para enfatizar un contraste o tensin entre dos reinos, el del cielo yel de la tierra, entre Dios y la humanidad l94 El contraste entre ambos, debido al pecado del mundo, cesar cuando en la tierra la voluntad salvfica de Dios Padre sea una realidad total.
b) El vocabulario de la expresin en Mt

Por lo que se refiere a los trminos de la comparacin, e; - KaL no vuelve a aparecer en el evangelio. El comparativo e; es utilizado 40 veces l95 , pero en tres ocasiones (Mt 6,12; 18,33; 20,14) aparece seguido de KaL (que pasa del primer al segundo trmino de la comparacin): parece conseguir un reforzamiento de la funcin del segundo trmino (en 6,12, el perdn que damos, para que Dios nos perdone; en 18,33, la compasin del seor, modelo de la del servidor; en 20,14, el salario desproporcionado). En otra ocasin (24,38-39), KaL se ve reforzado por el adverbio o,we;. En cuanto al sustantivo oupave;, palabra preferencial para Mateo, es utilizado en 82 ocasiones. Como hemos visto, algunos exegetas reparan en la diferencia de nmero y su posible significado. En efecto, de las 82 ocasiones totales, 27 son en singular y 55 en plural. De stas, en 32 ocasiones el trmino es el complemento nominal de paoLAELa, formando la mateansima expresin paoLAELa ,WV oupavwv; en 13 forma una locucin preposicional que acompaa al trmino 1Ta,~p (<<1Ta,~p + EV ,o'ie; oupavo'ie;), y en slo 10 aparece en sentido absoluto. Quienes ven en el uso en plural una marca del mbito de la Trascendencia de Dios (el cielo en sentido estricto) no van descaminados, porque todas las

194 Matthew 6:9-10 is a very important text that manifests this contrast or tension while also providing important information about me nature of this contrasto Specifically, 6:9-10 shows that for Matthew, the current tension or contrast between heaven and earth is not part of God's creative and redemptive plans (PENNINGTON, Heaven, 155). 195 En todas las ocasiones, como seal del comparativo, excepto en dos construcciones particulares de doble acusativo con EXHV: 14,5 y 21,26 (cf. BLASS - DEBRUNNER, Grammatica, 157.1).

CAP. 1: MT 6,10

77

recurrencias as lo indican l96 . Por lo dems, el trmino yfl casi nunca se relaciona con el plural de oupavs, salvo en 16,19 y 18,19. Ms problemtico es el uso del singular y su correspondiente significado de sealar una parte del universo, del cosmos. Porque las 27 veces en que aparece no van en la misma direccin. En la mayora de las ocasiones, el cielo es la esfera aparente azul y difana que rodea a la tierra, y en la cual parece que se mueven los astros, la atmsfera que rodea a la tierra, una parte del universo. Pero en otras la significacin no est clara l97 , particularmente en 18,18, en donde Jess repite palabra por palabra a los discpulos lo que haba dicho a Pedro en 16,19 198 : es muy improbable que la realidad expresada en cielo y cielos sea diferente; ms bien se trata de la misma realidad en ambos casos. De modo que quienes piensan en el singular del trmino oupavs como equivalente al cielo atmosfrico tienen que admitir al menos algunas excepciones. Por su parte, el trmino yfl aparece un total de 43 veces, y en 13 est en correlacin con oupavs. En algunas, la correlacin conlleva el significado de universo o cosmosl 99 , en otras no est tan claro 200 y en otras es muy improbable, por no decir imposible, tal sentid0 201 Dnde situar a 6,1 O?
c) Significado de la expresin

Creemos que el sentido de comparacin es innegable dado el uso constante de ws en el evangelio. Siendo como es ms inestable el uso del nmero utilizado para oupavs, es muy probable que aqu se est

196 Hay un paso especialmente interesante: Mt 24,29, donde el trmino aparece en singular y en plural, sealando dos realidades distintas de cielo.

197

Cf. Mt 5,34; 6,20 y 28,18.

198 Quiz por un recurso estilstico, los verbos en plural de 18,18 se relacionan con cielo en singular, y los verbos en singular de 16,19 se relacionan con cielos en plural. 199
200 20!

Mt 5,18; 24,30.35. Mt 5,34-35; 11,25; 28,18. Mt 6,19-20; 16,19; 18,18.19.

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poniendo en relacin la tierra, mbito de los seres humanos, con el cielo (los cielos), mbito de Dios. ste es el modelo de ejecucin de la voluntad de Dios para aqulla. Esta expresin es una expansin de la tercera peticin, de la misma forma que la 5 a peticin tambin tiene la suya. Aunque los esfuerzos por comprenderla como una expansin para las tres peticiones tienen buenos apoyos, creemos que no tiene demasiado sentido en el caso de la segunda: venga tu Reino as en la tierra como en el cielo presenta ms problemas de explicacin que el escueto venga tu Reino; igual que la expansin de la 5 a peticin no tiene sentido para las otras de la segunda parte de la oracin. Por buenas razones, Jess sabe que la voluntad de Dios Padre se cumple en los cielos de una forma que vendra bien para la tierra. Y por eso lo dice.

3. Conclusiones
El estudio realizado nos brinda unas primeras conclusiones para la comprensin del concepto voluntad de Dios Padre.

3.1. El papel de Dios Padre


La primera recurrencia del trmino 8).:rU1(X se halla inserta en una oracin que Jess ensea a sus interlocutores. Se trata, ante todo, de una oracin dirigida a Dios, en su calidad de Padre providente que merece la plena fiabilidad y confianza de parte de sus hijos, llamados a vivir en la comunin derivada de la fraternidad. La oracin no es vista como un acto de mrito por parte de los seres humanos, sino como una confiada solicitud al Padre, para que ponga en accin todos los dinamismos salvadores que se derivan de su ser. Esto nos sita en un mbito de receptividad que supone estar plenamente abiertos a lo que podemos recibir de Dios. La voluntad de Dios es, antes que nada, voluntad del Padre. Por tanto, la clave psicolgica necesaria no es bsicamente ya el temor, ni siquiera la reverencia, sino la fe, entendida como confianza en la fiabilidad que Dios Padre merece. No se nos pide en primera instancia actuar bien

CAP. 1: MT 6,IO

79

para poder recibir la recompensa, sino abrirse a, y dejarse conducir por, aquello que le gusta al Padre. La primera aparicin de la expresin abre muchas expectativas y rompe muchos tpicos religiosos. Dios es un Padre que da, no un Juez que exige, ya ese Padre, sus hijos dirigen su oracin para que acte como tal. La importancia de Dios, y Dios en tanto que Padre, est representada en el triple oou con el que, insistentemente, nos dirigimos a l en la primera parte de esta oracin comunitaria, genuina de los discpulos de Jess.

3.2. El papel de Jess


En el texto, la importancia de Jess es relativa, en el sentido de que la centralidad la tiene el Padre. Sin embargo, desde el comienzo del Sermn de la Montaa se indica la importancia decisiva de las palabras que va a pronunciar. En la breve introduccin de Mt 5,1-2 todo le da majestad y autoridad a Jess: la ascensin al monte (<<avPTl El.e; ro opoe;), su posicin magisterial de estar sentado (<<Ka8Coavroe; aDroD) y la nada habitual acumulacin de verbos y expresiones para preparar sus palabras (<<KaL avoC~ae; ro orj.1a aDroD EbU5aoKEv aDtoUe; AyWV). Despus, su autoridad queda reforzada en la seccin de las anttesis por la expresin EyW bE AyW j.1l.v (5,22.28.32.34.39.44), con la que eleva las prescripciones de la Ley juda a una perfeccin ilimitada.
y la cadena de imperativos que acompaan el discurso de Jess viene a desembocar justo al comienzo de nuestra percopa: orwe; Ov TIpOOEXE08E j.1El.e;.

Jess est pleno de autoridad y as habla a sus discpulos y a la gente. Por eso, dicha autoridad ser tambin reconocida al final de su discurso (cf. 7,28-29).

3.3. El papel de los discpulos


Respecto a los discpulos, la voluntad de Dios Padre forma parte de una serie de peticiones de las que se van a beneficiar. Dios es el des ti-

80

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natario de su oracin, pero ellos son los beneficiarios de la misma. Son urgidos a entrar en el mbito de la Gracia de Dios Padre, en el mbito de su salvacin. De la paternidad de Dios deriva la importancia de la comunidad. Es Padre nuestro. De modo que ingresar en el mbito divino lleva como consecuencia la importancia de la comunidad y el empeo por la cohesin comunitaria y la fraternidad. Por eso es tan llamativa la presencia del pronombre personal del plural, que aparece justo en la invocacin inicial (Mt 6,9) y por toda la segunda parte de la oracin (2 veces en 6,11; 4 veces en 6,12; 2 veces en 6,13).
y por eso tambin el nico momento tico explcito de la oracin estriba precisamente en el perdn (6,12), que ser el argumento principal de la expansin en 6,14-15 poniendo fin a la percopa. El tema reaparecer con fuerza en el cap. 18, que es el Discurso Comunitario, en el que no por casualidad hallaremos tambin una recurrencia de la voluntad de Dios Padre.

3.4. La voluntad del Padre en Mt 6,10


El hgase tu voluntad no tiene bsicamente un sentido de cumplimiento tico. Es Dios Padre el que tiene que hacer o dejar que acontezca su voluntad. No hay, por tanto, primariamente un sentido de obediencia, sino ms bien una apremiante solicitud de experiencia de Gracia, de un don que salva202 y esa voluntad no debe ser referida a la capacidad volitiva abstracta, en el sentido aristotlico de las virtudes que adornan al ser divino, sino a su sentimiento, a su gozo, a su befe!j y su ra!jon. Porque esos sentimientos, que ya se viven en su mbito divino, deben ser los que marquen la vida de aqu abajo, de la tierra. En esta clave adquiere su sentido una atrevida afirmacin: la tercera peticin significa orar por

202 Cf. Luz, Matthaus 1, 352. La problemtica de la relacin entre Gracia y tica dentro del evangelio de Mateo tiene una nomenclatura particular: Indicativo (Gift) e <<Imperativo (Demand). Un interesante artculo sobre el estado de la cuestin en los autores y la supremaca del primero sobre el segundo lo encontramos en: TALBERT, Indicative, 515- 538.

CAP. 1: MT 6,10

81

las intenciones del Padre203. S, oramos para que las intenciones de Dios Padre sean una realidad gozosa para sus hijos. En el fondo, en la primera recurrencia de la expresin se nos introduce en un mbito nuevo en el que se pide que Dios desarrolle en bien de los seres humanos, sus hijos, todas las virtualidades, potencialidades y dinamismos de Dios trascendente, pero Padre nuestro. Si Dios Padre se muestra como tal, nosotros sus hijos podremos tambin vivir como tales. Por eso, la oracin enseada por Jess nos ayuda a ser nosotros mismo?04. Con esta primera recurrencia de 8A:rllJ.(X comienza un itinerario existencial y espiritual para todo discpulo. El comienzo de ese itinerario est en el marco de la oracin del Padrenuestro, donde irrumpe resueltamente el filn de la Gracia. En el corazn de la tradicional muestra de la relacin de los humanos con Dios (hacer limosna, hacer oracin, hacer ayuno), el evangelista propone una enseanza autorizada de Jess en la nueva oracin, que supone un recibir de Dios Padre. Es el humus que permite captar ese hgase tu voluntad. El filn de la Gracia comienza con la primera peticin: que Dios extienda a toda la humanidad su nombre, es decir, su ser, el conjunto de cualidades y, de forma particular, su ser Padre, que est en el origen de la vida de cada uno de sus hijos y vela incondicionalmente por ella. Contina en la segunda peticin, en la que se pide que Dios lleve a la consumacin la salvacin que produce la presencia incipiente del Reino en el anuncio y comportamiento de Jess, que contina hasta el da de hoy en la misin de los discpulos. y prosigue en la tercera peticin, donde el hgase tu voluntad significa que acontezca para bien de los seres humanos todo lo que place a un Dios que es Padre.

203 204

CE.
CE.

GOM CIVIT,
SCHWEIZER,

Evangelio 1,347.

Evangelium, 96.

Captulo segundo: Mt 7,21


ou mie;; Aywv f.LOl' KpLE KpLE, EtOEAEOE1'aL Ete;; 't~v ~aaLAE(av 'twv oupavwv, eXAA' '!TOlWV 'to 9AT]f.La 'tOl> '!Ta'tpe;; f.LOU 'tOl> EV 'tOLe;; , oupavOle;;
~

N o to do e1 que me

' "S" dIce: enor, S" enor"

entrar en el Reino de los cielos, sino el que hace la voluntad de mi Padre que est en los cielos

1. Cuestiones introductorias
La segunda vez que aparece 8Allfla en el evangelio es en Mt 7,21, hacia el final del Sermn de la Montaa, en una frase que Jess dirige a sus interlocutores en la que se pone en relacin entrar en el Reino de los cielos y hacer la voluntad del Padre. Respecto a la primera recurrencia estudiada, podemos notar dos cambios significativos: el verbo ya no es ylvoflaL, sino TTOLW, y el complemento nominal de 8Allfla ya no es GOU (= TTTEP ~flWV EV TOLe; oupavole;), sino ToD TTaTpe; floU TOD EV TOLe; oupavole;. Veremos el alcance de estos cambios y hasta qu punto marcan un paso adelante en la comprensin global de la voluntad de Dios en el evangelio de Mateo. La expresin forma parte de una pequea percopa, 7,21-23, inserta en la seccin final del Sermn de la Montaa. Es un texto enormemente paradjico. Jess dice a sus interlocutores: No todo el que me dice: "Seor, Seor", entrar en el Reino de los cielos, sino el que hace la voluntad de mi Padre que est en los cielos (7,21). Esta afirmacin parece sealar una preocupacin tpicamente mateana: la insuficiencia de las simples palabras y la necesidad de acompaarlas con la accin. Pero, en su respuesta, los interlocutores de Jess alegan las obras realizadas: Seor, Seor, no profetizamos en tu nombre, yen tu nombre expulsamos

84

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

demonios, y en tu nombre hicimos muchos milagros? (7,22). Y, sin embargo, la intervencin final de Jess es de una dureza impresionante: iJams os conoc; apartaos de m, hacedores de maldad! (7,23) Por qu Jess se manifiesta con esa inusual dureza? Por otra parte, sorprende el vocabulario de esta percopa, propio de Mateo o utilizado de una manera particular por l. El siguiente cuadro sinptico nos lo permite ver con claridad: Trmino/Expresin OU
1Tii~l

Mt

Me

Le

3x 2x 5x 32x 5x

Ox Ox Ox Ox Ox

Ox Ix Ox Ox Ix

KP LE Kp LE2 E lOEAEOETa L El~ t~V ~aOLAElav tc3v oupavc3v3


~ao LAE la tc3v oupavc3v 4

tO 8A'rlfla toD 1Tatp~5

1 La frmula aparece en Mt 7,21; 19,11; en cambio, en 13,56 tenemos la frmula semejante OUXL TIii~}).

2 El trmino KPLO~}) sobresale en Mt (80x) y Lc (l04x), ms que en Mc (l8x); ahora bien, Lucas utiliza el trmino en el lenguaje del redactor hasta en 16 ocasiones, mientras que Mateo nunca lo hace: siempre aparece en boca de los personajes que se dirigen a Jess.

3 Como tal, la expresin slo aparece en Mateo, que presenta otras locuciones semejantes, como entrar en la vida (Mt 18,8.9; 19,17) o entrar en el gozo de tu Seor (25,2l.23). En cuanto a los trminos individualmente considerados, OUPUV~}) es el ms caracterstico de Mateo (82x, mientras Mc 19x y Lc 35x); ~UOLAE(U tambin es ms utilizado por el primer evangelista (55x) que por Mc (20x) y Lc (46x) yel verbo ELopXOiJUL, usado 36x por Mt y 30x por Mc, aparece ms en Lc (50x). Estos datos confirman la especificidad caracterstica de la expresin entrar en el Reino de los cielos por parte de Mateo.

4 La expresin es propia de Mateo; sin embargo Reino de Dios, que solamente aparece 5 veces en el primer evangelio (6,33; 12,28; 19,24; 21,3l.43), es una expresin ms abundante en Mc (l4x) y Lc (32x).
5

Mt 6,10; 7,21; 12,50; 18,14; 21,31; 26,42; Lc 22,42.

CAP. II: MT 7,21

85

, TICXTllP flOU6
EV EKE(VD TtI ~flp(x7 TQ aQ ovflan8 TIPO<PllTEW9 OflOAOyWlO Epy( ofla Lll
avofl (a 12

I6x 3x 3x 4x 4x 4x 4x

Ox Ix Ox 2x Ox Ix Ox

4x 3x Ox 2x 2x
Ix

Ox

El vocabulario utilizado por Mateo en esta percopa pertenece, pues, a su personal campo semntico.

1.1. Delimitacin de la percopa

Respecto a la delimitacin, Mt 7,21-23 puede ser considerada como

6 La expresin puesta en boca de Jess aparece en Mt 7,21; 10,32.33; 11,27; 12,50; 15,13; 16,17; 18,10.19.35; 20,23; 25,34; 26,29.39.42.53; Lc 2,49; 10,22; 22,29; 24,49.

7 Si se acepta el carcter escatolgico de la expresin en Mt 7,22 (que, por cierto, es imposible en las otras dos recurrencias mateanas [13,1; 22,23]), entonces sera una expresin paralela a EV ~f.lpq KplOEWt;, que aparece 4 veces en Mt (10,15; 11,22.24; 12,36) Yno aparece en Mc ni en Lc. El trmino Kp lOLt; tambin es tpico de Mateo (Mt 12x; Mc Ox; Lc 4x).
8 La expresin como tal slo es utilizada en Mt, aunque Mc y Lc tienen parecidas (Mc 9,38; Lc 9,49; 10,17; 24,47). Pero an hay otra peculiaridad: la expresin '[o ovof.l f.lOU es una expresin tpica de Jess en Mt (10,22; 18,5.20; 19,29; 24,5.9), aunque no exclusiva, ya que tambin est presente en Mc 9,37.39; 13,6.13; Lc 9,48; 21,8.12.17.

9 El verbo se encuentra en Mt 7,22; 11,13; 15,7; 26,68; Mc 7,6; 14,65; Lc 1,67; 22,64. Adems, el trmino (<TIpocpr'[~t;, ms abundante en Mt (37x; Mc 6x; Lc 29x), est referido 5 veces a los discpulos en el primer evangelio (Mt 5,12; 10,41.41.41; 23,34), mientras que nunca ocurre esto en Mc y slo una vez en Lc (Lc 11,49).
10 11 12

Mt 7,23; 10,32.32; 14,7; Lc 12,8.8. Mt 7,23; 21,28; 25,16; 26,10; Mc 14,6; Lc 13,14. Mt 7,23; 13,41; 23,28; 24,12.

86

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una percopa propia, perfectamente integrada en su contexto gracias a la genialidad del evangelista. En esta posicin coincidimos con no pocos especialistas que afirman la autonoma de este texto como percopa 13. Sin embargo, es de sealar que se observan importantes contactos de nuestro pasaje con los anteriores y posteriores, lo que lleva a algunos exegetas a englobar el paso dentro de una percopa mayor. Las relaciones son de tres tipos: (1) Relaciones lexicales, cifradas en la presencia del verbo ELopXO.LaL en los vv. 13 Y 21 yen las numerosas recurrencias del verbo lTOLW, que aparece 11 veces entre los vv. 12 y 26. En fin, otros trminos que relacionan los textos son: EPxov'taL (v. 15) y ELoEAEOEtaL (v. 21); lIrEUOlTpOcjlT]'twv (v. 15) y ElTpocjlT]'tEOa.LEv (v. 22); ElTL yvwom9E (vv. 16 y 20) y EyVWV (v. 23); lTiiv (vv. 17 y 19) Y lTii<; (vv. 21, 24 Y 26); ~UEtaL (v. 19) y E~E~AO.LEV (v. 22). (2) Relaciones temticas, como son las advertencias respecto al Juicio Final (vv. 19 y 22-23); el fuerte contraste entre dos tipos de personas y cosas (vv. 13-14,17-18,21 Y 24-26); el tema de la profeca y los falsos profetas (vv. 15 y 22) Y las asociaciones de ideas como la del engao y el autoengao (vv. 15 y 22-23). (3) Relaciones retricas, como por ejemplo la serie de anttesis que aparecen desde el v. 13: dos puertas, dos caminos, dos tipos de rboles, dos cimientos; el esquema tridico con que est compuesto el Sermn de la Montaa, que slo puede mantenerse en la seccin final del mismo si se consideran los vv. 15-23 como una unidad que acompaa a 7,13-14 y 7,24-27; y el estilo impersonal en tercera persona, que se halla slo en 7,21-27 (yen 5,3-10) frente a la relacin Yo-vosotros presente en todo el resto del presente discurso de Jess. Destacando unos u otros elementos, algunos integran el pasaje en

13 Son interesantes las perspectivas interpretativas que ofrecen los propios ttulos de la percopa: Hacer la voluntad del Padre (GoM CIVIT, Evangelio 1,411); Instruction contre le verbalisme religieux (BONNARD, vangile, 105); Fare la volonta del Padre (SABOURIN, Matteo 1, 477); Die Notwendigkeit der Tat (STRECKER, Bergpredigt, 171-172); Schwarmer und Schwatzer in der Gemeinde (SCHNACKENBURG, Matthiiusevangelium 1, 76); Vom falschen Tun (SAND, Evangelium, 154); An Episode in the Last Judgment described (VIVIANO, Gospel, 647); The Insufficiency of the Charismata (HAGNER, Matthew 1, 185); False Followers (DAVIES, Matthew, 66); On Self-Delusion (BETZ, Sermon, 539-540).

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una percopa mayor que comienza en 7,13 14 , en 7,15 15 o vinculando 7,21-23 con los vv. 24-2]16. El texto est bien insertado en el contexto anterior y posterior gracias sobre todo al uso del verbo TIOlW (vv. 17.18.19.21.22.24.26), que ejerce un papel de hilo conductor a travs de las distintas percopas. Sin embargo, la inclusin que forman los vv. 16 y 20 (<<aTIo TWV KapTIWV aUTwv E1TL yvWOW8E auwc;) prepara el camino a un nuevo comienzo en el v. 21, marcado por la expresin ou TIac; 017. Precisamente, una expresin cuasi paralela en el v. 24 (<<TIac; ouv OOTlc;) seala un nuevo inicio, delimitando as la extensin de la percopa en los vv. 21-23. Adems, en el primer versculo de la nueva percopa encontramos un nuevo tema: hacer la voluntad del Padre de Jess para entrar en el Reino de los cielos 18 Sobre l gira el contenido de la percopa.

14 E. Schweizer titula la unidad 7,13-23: Die Gefahrdung der Jngerschaft (SCHWEIZER, Evangelium, 113); J. Radermakers alarga la percopa hasta el v. 27: La parole est aux actes (RADERMAKERS, vangile, 104); J.P. Meier lleva la unidad hasta el v. 29: The Final Decision: Pretending or Doing (MEIER, Matthew, 72); igual que D.J. Harrington: Warnings about Judgment (HARRINGTON, The Gospel, 107).

15 U. Luz titula 7,15-23: Warnung vor den Pseudoprophetell (Luz, Matthdus 1, 401); J. Gnilka, Die Verwerfung der falschen Prophetell (GNILKA, Matthdusevangelium 1, 272); \'V.D. Davies y D.C. Allison, n false Prophets (DAVIES -

ALuSON, Matthew 1, 710-711; ver tambin pp. 693-694); M. Dumais, Les faux prophetes; les fruits (DUMAIS, Sermon, 299s).
16 17

D. Patte titula 7,21-27: Who the Disciples Are (PATTE, The Gospel, 100).

A different initial aural formula, 06 nac; , indicates a new section (SCOTTDEAN, Map, 356).
18 En el momento en que va terminando el Sermn de la Montaa aparece un elemento nuevo que impulsa al lector/oyente a seguir adelante con el evangelio. U. Luz apunta como besondere Kunst des Matthaus la utilizacin de seales y anticipaciones que anuncian el futuro, sugieren el sentido de todo el contexto y sensibilizan al lector para el relato posterior (cf. Luz, Matthdus 1, 23). Aqu tendramos un ejemplo.

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1.2. Crtica textual


En lo que se refiere a la crtica textual, Mt 7,21 est muy bien atestiguado. Una pequea variante, que omite el artculo TOLe; en algunos manuscritos, no tiene ninguna consecuencia para el significado. En otros1 9 se aade al final del versculo una glosa suplementaria: CWTOe; [OUTOe; 2 33] ELOEAEuoETal Ele; rrv paOlAElaV TWV oupavwv, que simplemente busca crear un paralelismo exacto con la primera parte de la frase de Jess. Las variantes del resto de la percopa estn muy poco atestiguadas y no son de relevancia para el sentido del texto.

1.3. Comparacin sinptica


La comparacin sinptica slo puede hacerse con el evangelio de Lucas, ya que Marcos no tiene ningn tipo de paralelo. El texto de Mateo no se encuentra en Lc en la misma disposicin, sino que est en dos lugares distintos del tercer evangelio: Lc 6,46 sera paralelo de Mt 7,21 y Lc 13,26-27 sera paralelo de Mt 7,22-23. Las semejanzas entre Lc 6,46 (<<T. 6 !lE KaAElTE KplE KplE, Ayw;) y Mt 7,21 ataen al contexto prximo (en ambos evangelios se habla antes de rboles y frutos [Lc 6,43-44 y Mt 7,16-19] yen ambos se habla despus de edificar casas [Lc 7,47-49 y Mt 7,24-27]), al contexto amplio (en ambos evangelios el texto se sita en el primer discurso de Jess: el de la Montaa en Mt y el del Llano en Lc), a los destinatarios (la multitud y los discpulos, elemento ms enfatizado en Lc 6,17, aunque con una mayor cercana de los discpulos: cf. Mt 5,1 y Lc 6,20 2 ). Respecto al contenido, slo coinciden en la exclamacin KP lE Kp lE y en una cierta oposicin entre el decir y el hacer. Todo lo dems son diferencias, perfectamente explicables por las intenciones redaccionales de los evangelistas.
Kal 0-0 TIOlElTE

19

C 2 W 0 33 1241 Y otros menores.

20 Sin embargo, hay que decir que Le 6,27 introduce un ms genrico {.!LV 'Ayw T01~ aKoouolV y que Le 7,1 slo refiere el pueblo como destinatario de las palabras de Jess: 'ETIELo~ ETI'ADPwOEV TIVea T(X PD..aea auTOu Et~ ea~ aKoa~ TOU 'Aaou.

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Tales diferencias son notorias. Lucas presenta a Jess utilizando un estilo directo, dirigido a sus oyentes, con un alcance limitado a los destinatarios, mientras que en Mateo Jess habla en tercera persona, con un alcance general 21 En Lucas se formula una pregunta; en Mateo, una afirmacin general. En Lucas siempre es Jess el punto de referencia; en Mateo se introduce un concepto nuevo, la voluntad de Dios, Padre de Jess, en el que radica, precisamente, la nueva perspectiva que Mateo quiere introducir al texto recibido. Donde, probablemente, haba una consigna tica contra la incoherencia prxica de los discpulos (la necesidad de acompaar con obras a las palabras de fe y la obediencia a la enseanza de Jess), Mateo introduce, como criterio de discipulado cabal, el hacer la voluntad de Dios, Padre de Jess. En el momento en que va terminando el Sermn de la Montaa, aparece un elemento nuevo que impulsa al lector/oyente a seguir adelante con el evangelio. La segunda parte de la percopa mateana (Mt 7,22-23) tiene una cierta correspondencia con Lc 13,26-27 (<<Entonces empezaris a decir: "hemos comido y bebido contigo y has enseado en nuestras plazas". Pero os volver a decir: "No s de dnde sois. Retiraos de m, todos los malhechores!"). En realidad no son paralelos estrictos, dadas las grandes diferencias entre ambos textos. Tienen ms o menos en comn el rechazo de los interlocutores por parte de Jess, con la cita del Sal 6,9a en la versin de la LXX: (XTratlltE an' E.wD mlvw; ol Epya(..LEVOl t~V aVO..LLav. Lucas la mantiene en su primera parte (<<anatlltE an' E..LoD nvrEs) y Mateo en la segunda (<<ol Epya(..LEVOl t~V aVO..LLav). En cambio, Lucas cambia la segunda parte (en lugar de utilizar la expresin ol Epya(..LEvol t~V aVO..LLav, utiliza el sustantivo EPytlls y una de sus palabras tpicas, aolKla), mientras que Mateo cambia la primera parte, poniendo, en vez del verbo apLatE..Ll, el verbo anoxwpw y eliminando el adjetivo nvrEs. Otro rasgo coincidente es que ambos textos son escenas de juicio y tienen un colorido escatolgico (en Mateo viene dado por la expresin en aquel da y en Lucas por la pregunta que
21 J.D. Kingsbury seala acertadamente que una de las caractersticas tpicas de los discursos de Jess es que se dirigen ms all de su auditorio; en trminos del mtodo narrativo, alleetor implcito. Un buen excursus sobre este tema lo encontramos en su libro sobre Mateo (cf. KrNGSBURY, Matthew, 107-111).

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le hacen a Jess: Seor, son pocos los que se salvan? (Lc 13,23), que provoca la respuesta de Jess en el v. 24. Por lo dems, slo podemos constatar diferencias. Es distinto el contexto prximo: en Lucas el texto se sita como explicacin a una pregunta por la salvacin (Lc 13,23), tras un sumario (Lc 13,22) y las parbolas del grano de mostaza y la levadura, acerca del Reino de Dios (Lc 13,18-21). Es distinto el contexto amplio: en Lucas estamos ya en la gran seccin del camino a Jerusaln (Lc 9,51-19,27). Son distintos los destinatarios: en Lucas, un personaje annimo propone la cuestin a la que responde Jess, pero ya desde el v. 25 Jess habla de un vosotros que los autores identifican generalmente con los judos 22 En fin, es distinto el contenido: las palabras de los interlocutores de Jess en Lucas en nada se parecen a las de los interlocutores mateanos. De la comparacin sinptica podemos concluir, pues, que Mateo reelabora un material preexistente en una direccin distinta de Lucas, haciendo de dicho material un texto compacto y unitario, bien engarzado con su contexto y que tiene un marcado componente de enseanza sobre el discipulado. Mateo lo inserta en el final del Sermn de la Montaa (que puede ser entendido todo l, sin duda, como una gran leccin de discipulado), en la percopa intermedia de una serie de tres con la que concluye el primer gran discurso de,]ess. As, acabando una leccin, introduce elementos que impulsan allectorloyente a seguir aprendiendo en una tarea inacabable cual es la de ser discpulo de Jess 23 Esto podra explicar la ausencia de mencin de los discpulos en Mt 7,28: la muchedumbre puede admirarse de las enseanzas de Jess, pero los discpulos
22 Cf. DAVIES - ALuSON, Matthew 1, 714. F. Bovon dice a este respecto en su comentario: Ces gens sont des contemporains de Jsus, des compatriotes. Ils ont t ses audireurs, mais rien ne dir qu'ils aient dcid de devenir ses disciples. Leur attitude de spectateur n'est pas sans rappeler celle de l'auditeur anonyme du v. 23 (BOVON, vangile, 385).

23 Atendiendo a la percopa final del evangelio (los discpulos se postran ante Jess pero tambin dudan), R.A. Edwards afirma: 1he disciples never Iive up to Jesus' standard. Given the effect on the reader, discipleship will be viewed as a situation that is never completed, is Iikely to be in constant flux, and cannot be idealized (EOWARDS, "Uncertaill, 52).

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comprenden que an no ha terminado su aprendizaje con Jess.

1.4. Estructura de la percopa


Todo el pasaje de esta percopa forma parte del discurso de Jess. Al comienzo, encontramos un principio general cuya validez queda emplazada para el futuro (Mt 7,21). La parte central del discurso nos sita en una escena de ese futuro (7,22-23). sta se articula, a su vez, en dos momentos. En el primero de ellos, Jess refiere las palabras de terceras personas (<<noUol EpoDolV flOL) (v. 22). En el segundo responde a las pretensiones aducidas (v. 23). De ah que el movimiento principal del texto gire en torno a la relacin establecida entre un yo y un l-ellos-vosotros (vv. 21.22a.23), que se transforma en un t y un nosotros en el v. 22b. Emerge con fuerza el pronombre personal de primera persona (vv. 21.21.22.23) referido a Jess: esta fuerte presencia significa que no hay para Mateo otro modo de acceso a la voluntad de Dios que el propio Jess, su Hijo. Un segundo movimiento observado es el temporal, con la fuerte impronta del futuro (verbo principal en futuro en el v. 21; verbos futuros en el comienzo de los vv. 22 y 23). La expresin EV EKElVD c1J ~flp~ del versculo central refuerza el carcter escatolgico. Est en juego el destino final de los interlocutores de Jess. Por otro lado, en cada una de las partes hay un tercer movimiento: la tensin dialctica existente entre el decir y el hacer 24, que no se reduce a la clara oposicin presente en el v. 21, sino que alcanza a la rplica de los interlocutores (v. 22) ya la respuesta final de Jess (v. 23).

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La evidente tensin entre ambos conceptos no significa que e! sentido de

la percopa estribe en mensajes de! estilo que seala 1. Gom Civit: Esta unidad
se resume en una austera amonestacin sobre e! principio bsico de la "Justicia" segn San Mateo, conforme al que no basta deciD>, sino que es preciso "hacer". Al contrario de los "escribas y fariseos", que "dicen y no hacen" (23,3)>> (GoM CrvIT, Evangelio 1, 411-412). Veremos en la explicacin de la percopa que, en su conjunto, no es se el mensaje principal.

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sta es la estructura que podemos destacar en la percopa:

1) SENTENCIA GENERAL (7,21)


mi, "/ywv fLOl' KplE KplE, ELOEAEOH(Xl EL; T~V ~(xOlAEl(xV TWV oup(xvwv, 1TOlWlJ TO SATJfL(X TOU TI(xTp<; fLoU TOU EV TOl<; oup(Xvol<;.

Ou

aH'

2) RPLICA DE LOS INTERLOCUTORES (7,22)


1TolloL EpovalJ fLOl EV EKElVU Tlj ~fLpq'
KplE KplE, ou n\i oQ OVfL(xH ETIPO<jJTJTEO(XfLEV, K(XL TQ oQ OVfL(xH c5(xlfLVl(x E~E~AOfLEV, K(XL TQ oQ ovfL(xTl c5uvfLEl<; TIoHa<; E1TOlVaa/1ElJ;

3) CONTRARRPLICA DE JESS (7,23)


K(XL TTE l10Aoyvaw aura!, OH OUc5TIOTE
EyVWV

p.!i,

aTIoxwpEITE aTI' EfLOU oL Epya(WlJOl T~V avofLl(Xv.

2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa


La investigacin exegtica acerca de nuestro texto evidencia que, adems del asunto centrado en la voluntad del Padre, hay otra cuestin muy controvertida y discutida, que gira en torno a los interlocutores de Jess (su identidad, la valoracin de sus obras y la respuesta final que obtienen de Jess). Adems, hay que atender el cambio sustancial que acontece en esta recurrencia de SATU.llX respecto a la primera, esto es, el cambio del verbo yLVOf.l,lXl por el verbo TIOlW, que centra el valor de la condicin puesta por Jess para entrar en el Reino de los cielos: hacer la voluntad de su Padre. Y, en efecto, es la primera vez que aparece TIlX,~P f.l,ou en labios de Jess. Merecer la pena calibrar su significado.

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2.1. Los interlocutores de Jess: identidad, valoracin de sus obras y respuesta 2.1.1. La identidad de los interlocutores de Jess
Para una mayor claridad metodolgica, es importante distinguir dos planos. Por un lado, las personas a las que se dirige Jess; por otro, las personas de las que habla Jess. En el primer caso, es claro que Jess se dirige a los discpulos y a la multitud durante todo el Sermn de la Montaa (cf. Mt 5,1 y 7,28). El problema radica en el segundo caso. La identificacin de los sujetos del genrico al! mxc; AyWV flOl25 (7,21), y del ms intrigante TIOAAOL. EPOUOlV flOl (7,22)26, constituye una cuestin extensamente abordada en los trabajos exegticas en torno a esta percopa. Es una cuestin de no fcil respuesta. La problematicidad estriba unas veces en la actitud esquiva de algunos comentaristas a la hora de abordar la pregunta27 Otras veces, en las respuestas excesivamente genricas 28 O, incluso, en la oscilacin de identificaciones que algunos exegetas realizan en sus anlisis de la percopa29 .

25 El uso de lenguaje indefinido o inclusivo es una de las muchas tcnicas mateanas para involucrar al lector/oyente de su evangelio con el contenido del mismo (cf. BROWN, Engagement, 24-33). 26 No consideramos que la diferencia de nmero exija considerar sujetos diferentes. Obsrvese la fuerte unin que supone la repeticin del KpLE KPLE y la equivalencia potencial de TTiic; y TTOA.A.o[. 27 As, WD. Davies y D.C. Allison, quienes, tras mantener sistemticamente la denominacin de falsos profetas, acaban afirmando: We must for a second time confess our ignorance (DAVIES - ALLISON, Matthew 1,714). Tampoco B.T. Viviano tiene mayor inters en identificar a los protagonistas del texto (cf. VIVIANO, Cospe]", 647). 28 False Followers (DAVIES, Matthew, 67). En otra direccin, D.]. Harrington considera a los personajes desacreditados como pertenecientes a la comunidad juda (cf. HARRINGTON, 1he Cospel, 110). 29 Falsos profetas vs. entusiastas (cf. HAGNER, Matthew 1, 185); falsos profetas vs. comunidad (cf. SCHWEIZER, Evangelium, 113-114.120); falsos profetas vs. hom-

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La dialctica que, en un primer momento, parecera establecerse entre falsos profetas, por una parte, y grupos ms o menos amplios de la comunidad, por otra, es inexacta. La cuestin de fondo radica propiamente en la intensidad con que los destinatarios se vinculan con la comunidad. El arco es, evidentemente, amplio. Nos movemos desde posiciones que los ubican como grupos casi absolutamente ajenos a la misma30 , hasta quienes ven reflejada en ellos a la totalidad de la comunidad cristiana31 Entre ambos extremos encontramos una amplia gama de matices. En unos casos, la conexin destinatarios - comunidad se subraya a travs del influjo que los primeros ejercen sobre la segunda32 En otros, se piensa en grupos determinados en el interior de la comunidad, calificados con la denominacin genrica de carismticos o entusiasta~3, aunque

bre religioso en general (cf. GNILKA, Matthausevangelium 1,276-277).


30 D. Patte compara los personajes de nuestro texto con las masas que seguan interesadamente a Jess y los define como falsos profetas y agentes de iniquidad, incapaces de interiorizar y asumir las verdaderas enseanzas de Jess, porque no lo reconocen como maestro autorizado, sino como un obrador de milagros (cf. PATTE, !he Gospel, 100). Igualmente, H.D. Betz separa a estos destinatarios de la comunidad cristiana cuando sostiene que el Sermn de la Montaa est dirigido realmente a una faccin del judasmo que desea seguir siendo tal desde la enseanza de Jess. As, los personajes en Mt 7,21-23 son vctimas de la errada enseanza de los falsos profetas de los que se habla en 7,15-20, cristianos provenientes de la gentilidad que descuidan la enseanza que Jess hizo de la Torah (cf. BETZ, Sermon, 540-541). 31 A. Sand habla de profetas cristianos (cf. SAND, Evangelium, 154); tambin G. Strecker reconoce en un primer momento que el texto tiene en mente a toda la comunidad, aunque luego habla de cristianos carismticos (cf. STRECKER, Bergpredigt,I72).
32 R.H. Smith incluye entre los personajes del pasaje tanto a los falsos profetas como a las personas seducidas por ellos (cf. SMITH, Matthew, 124). Una posicin prxima la encontrarnos en R. Schnackenburg, que habla de Parteiganger der falschen Propheten oder ahnliche Leute in der Gemeinde (SCHNACKENBURG, Matthausevangelium 1,76).

33 Adems del ya mencionado G. Strecker, J.P. Meier habla de enthusiasts y self-centered charismatics (MEIER, Matthew, 73-74); 1. Gom Civit los presenta como ciertos "carismticos" que son al mismo tiempo libertinos o "antinomistas" (GoM CIVIT, Evangelio 1,415); P. Bonnard los califica de charismatiques prsomp-

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tambin de modo genrico hay quien propone a los falsos profetas de la propia comunidad, sin especificacin ulterior34 Como veremos en nuestro estudio, las personas de las que habla Jess en Mt 7,21-23 son presentadas con caractersticas propias de discpulos. Ahora bien, los interlocutores de Jess, descritos como discpulos, son ms bien modelos tericos en los que estn llamados a reflejarse los discpulos reales de Jess, para poder asumir su enseanza sobre el verdadero y completo discipulado. Esto significa que no tienen que coincidir necesariamente en un mismo grupo histricamente definido. Las palabras que Jess dirige a sus discpulos (ya la multitud) tienen un carcter instructivo, ejemplar y paradigmtico. Describen un determinado ejercicio de discipulado que debe ser completado. Hablan de modelos o personas tericas, de los que se sirve Jess para proponer su enseanza a los concretos y reales destinatarios de sus palabras. La tentacin de salir del texto para identificar a los interlocutores con determinados grupos histricos conlleva el peligro de desatender la informacin que el propio texto nos proporciona. Por tanto, las personas de las que habla 7,21-23 deben ser definidas desde el mismo texto. Estamos en un discurso de Jess en el que prima la enseanza a los discpulos y a la gente (5,2: EblbaoKEv atrro<;; 7,29: bLcSoKWV auw<;). Por eso, sostenemos que estas personas son discpulos.

tu ewo> , personas de un prophtisme a la fois prtentieux et libertin (BONNARD, vangile, 106.432); L. Sabourin afirma que son cristiani ellenistici che rivendicavano a se stessi dei carismi che li ponevano al di sopra della legge y que possono esser messi in relazione con il movimento degli "entusiasti" (SABOURIN, Matteo 1, 477-478). Ms difcil de determinar es la postura de U. Luz, quien afirma que Mt 7,21 est dirigido no slo a los falsos profetas, sino a toda la comunidad; pero en cierta medida se coloca en esta lnea cuando caracteriza a los falsos profetas como carismticos y los descubre presentes en los vv. 22-23 (cf. Luz, Matthaus 1, 405-406). Como carismticos itinerantes son considerados globalmente (tambin sectorialmente tratados de falsos profetas, exorcistas inicuos y taumaturgos inicuos) en NOGUEZ, Mateo, 187-202.
34 Es la posicin de M. Dumais, que oscila entre toda la comunidad cristiana y los falsos profetas cristianos (cf. DUMAIS, Sermon, 30l.303-304).

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a) Las transiciones de persona en los discursos de Jess

La primera razn que nos permite afirmar que Jess habla de discpulos (aunque no tengan que identificarse necesariamente con los discpulos) se basa en las transiciones de persona, que son muy abundantes en el primer discurso de Jess 35 Al comienzo del Sermn de la Montaa, el texto indica que los discpulos se acercan a Jess (Mt 5,1) Y ste comienza a ensearles (5,2). A partir de ese momento, no aparece en ningn momento un cambio de destinatarios 36 En 7,20 Jess est dirigindose a los discpulos, alertndolos de los falsos profetas (<<E1Tl yvwoE08E auwe;) y en 7,21 se pasa a un genrico ou mxe; AyWV 1l0L. Esta transicin de persona es un recurso habitual en el estilo discursivo de Jess en Mt y suele mantener el mismo sujeto. La transicin de persona que nos importa es, pues, el paso de la segunda persona del plural (vosotros) a la tercera persona del singular (~, aunque hay otras37 En 5,13-14 Jess habla a sus oyentes (la muchedumbre y los discpulos), aunque la presencia del pronombre personal uIlEle; suele hacer pensar en que se dirige especialmente a los ms prximos, los discpulos (cf. 5,1)38. Jess les llama sal y luz, para automticamente pasar a hablar en tercera persona de la sal, la ciudad y la lmpara. Resulta evidente que

35 Son frecuentes tambin en el Discurso Misionero (Mt 9,36-11,1: vv. 10,910.20-2l.23-24.31-32.36-37.39-40). Tambin estn presentes en el Discurso Parablico (Mt 13,1-53: vv. 11-12 y 51-52) yen el Discurso Eclesial (Mt 18,1-35: vv. 3-4).
36 Tras las bienaventuranzas, la primera vez que aparece la segunda persona plural es 5,11 <fllXK&plOL EOTE) y ya no desaparecer hasta 7,20, la ltima referencia en el Sermn de la Montaa.

37 En Mt 5,10-11 se pasa de la tercera persona del plural a la segunda persona del plural (ellos-vosotros); en 18,19-20 Y 24,15-16 se pasa, en cambio, de la segunda persona del plural a la tercera persona del plural (vosotros-ellos); en 5,34-36.39-40; 6,1-2.5-7.16-17; 7,2-3 se pasa de la segunda persona del plural a la segunda persona de singular (vosotros-t); yen 6,24 hay una transicin de la tercera persona del singular a la segunda persona del plural (l-vosotros).

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Cf. Luz, Matthdus J, 219.

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esas transiciones tienen como protagonistas a ese vosotros. Jess est hablando, figuradamente, de las mismas personas a las que se dirige. Luego, en la consideracin final de la percopa (v. 16), se vuelve a la segunda persona del plural (<<,o cpw<; f.Lwv). Otro tanto ocurre en la siguiente percopa, 5,17-20: Jess comienza dirigindose a sus oyentes en el v. 17 (<<f.L~ vOf.LLOll'E) Y se hace una transicin a la tercera persona singular en el v. 19 (<<0<; Eav ODV AOlJ), para volver a la segunda plural en el v. 20 (<<Ayl yap f.LlV). No podemos pensar en absoluto en un cambio de destinatarios. Jess se refiere a los mismos en ambos casos. Algo parecido ocurre en la seccin de las anttesis (5,21-48). En la primera anttesis (5,21-26) tenemos una transicin similar en el v. 22. Jess se dirige directamente a sus destinatarios (<<EYW 6E Ayl f.LlV) para continuar seguidamente hablando en tercera persona (<<TTii<; OPYl(f.LEVO<;, 0<; 6' !Xv E'[ TTlJ, 0<; 6' !Xv E'( TTlJ). Curiosamente la transicin posterior en el v. 23 no es a la segunda persona del plural, sino del singular (<<Eav ODV TTPOOCPplJ<;), que se mantiene hasta el final de la percopa en el v. 26. Lo mismo acontece en la segunda anttesis (5,27-30): pasamos de la segunda persona del plural en los vv. 27 Y 28 (<<~KO0(nE y EyW 6E Ayl f.LlV) a la tercera en el v. 28 (<<TTii<; ~ATTlV), y de nuevo a la segunda persona del singular en el v. 29 (<<El 6E OcpelXAf.L<; oou), continuando as hasta el final de la percopa en el v. 30. La tercera anttesis (5,31-32) tambin contiene una transicin similar, esta vez sin que aparezca ms cambio de persona que el de la segunda plural a la tercera singular: EYW 6E Ayl f.LlV (v. 32) y TTii<; , ~, ", , , ~ ~, (32) . lXTTOII.UlV y 0<; ElXV lXTTOII.EII.Uf.LEVllV v. En la percopa 7,7-11 tambin encontramos este desplazamiento de persona: Jess comienza dirigindose a un vosotros con ese esplndido juego de imperativos presentes e indicativos futuros del v. 7 (<<A l ,El ,E KlXI. 60e~OE't"lX l f.LlV, (ll,ElrE KlX!. Ep~OE't"E, KpOE't"E KlX 1. aVOl y~OE't"lX l f.LlV), para girar despus a la tercera persona en el v. 8 (<<TTii<; yap lXl ,WV AlXf.L~vEL KlXI. (ll'WV EpLOKEL KlXl. ,Q Kpoovn avolY~OE't"lXl)

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y volver a la segunda persona del plural a partir del v. 9. No podemos pensar en que cambien los destinatarios. En todos los casos son los discpulos los protagonistas, tambin de las palabras de Jess en tercera persona del singular. Por eso, este anlisis de las transiciones de persona supone la primera razn por la que consideramos que la identidad de los interlocutores de Jess en 7,21-23 son los discpulos.
b) La expresin KPE KPE

La doble mencin de KPlOt;39 es tambin un indicio de que son discpulos quienes as hablan. Hay acuerdo general en afirmar que con este trmino se dirigen los discpulos a Jess en el evangelio de Mateo, aunque haya diferentes matices entre los autores 40 El evangelio nos provee de una cierta variedad de situaciones en las que se utiliza el trmino
KplOt;.

+ En boca de los necesitados

Una serie de recurrencias del trmino KplOt;, siempre en pasajes narrativos, est en boca de personas necesitadas del poder sanador de Jess. Porque creen en l y en su capacidad de ayudarles, se dirigen a l como Seor. As ocurre con un leproso (Mt 8,2), con un centurin (8,6.8), con dos ciegos (9,28), con una mujer cananea (15,22.25.27), con el padre de un epilptico (17,17) y con otros dos ciegos (20,30.31.33). Todos ellos

39 Verdoppelung des Wortes dient im Grieehisehen wie im Semitisehen in aller Regel der Intensivierung (Luz, Matthlius 1, 285-286).
40 ]. Radermakers habla de un trmino exclusivo de creyentes: Dans tour l' vangile de Mt, ce titre n' est donn a Jsus que par des eroyants, e' est-a-dire des disciples ou des gens en passe de le devenir (RADERMAKERS, vangile, 105); U. Luz dice que es un trmino exclusivo de discpulos: "Herr" ist bei Matthaus die Anrede der Jnger, nieht der Aussenstehenden an Jesus, vor allem aber die Anrede an den Weltriehter-Mensehensohn (Luz, Matthlius 1,405). En otra direccin, D.J. Harrington seala que slo en un segundo momento es un ttulo eristolgieo (ef. HARRINGTON, lhe Cospel, 108).

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obtuvieron de Jess lo que necesitaban.


+ En boca de los discpulos

En otras recurrencias, en cambio, los protagonistas son los discpulos (especialmente Pedro, en consecuencia lgica con el relevante papel que ste tiene en el evangelio de Mateo). As, en Mt 8,21 un discpulo annimo; en 8,25 y 26,22 los discpulos; yen 14,28.30; 16,22; 17,4 y 18,2l, Pedro. De estas citas, que tambin pertenecen a pasajes narrativos, nos interesa destacar dos: 8,21-22 y 16,22-23. 1.- En 8,21-22 hay un discpulo que quiere seguir a Jess pero primero quiere ir a enterrar a su padre, con lo que eso significaba entonces 41 La respuesta de Jess no es precisamente suave: cXKOAOeEl I-l0L Kcd. acpEe; TOUe; VEKpOUe; e(hjflXl TOUe; auTwv VEKpOe;. La dureza de la respuesta de Jess 42 viene dada por poner en cuestin la prioridad en el seguimiento, aunque la resonancia del padre en este texto nos invita a recordar otras palabras de Jess (cf. Mt 23,9: no llamis padre ... ) en las que el Padre (Dios) no puede ser ensombrecido bajo ningn concepto. Algo as puede ocurrir en 7,21-23: la voluntad de mi Padre emerge por encima de la confesin de fe y del ejercicio de obras realizadas en nombre de Jess. 2.- En 16,22-23 encontramos otro texto iluminador 43 Aqu el protagonista es Pedro, que se niega a aceptar el destino de Jess bajo forma de solidaridad compasiva. Y Jess le responde de modo extremadamente
41 lnfatti nel!' ambiente giudaico, come dappertutto, l' obbligazione di un figlio nei confronti di un genitore morto era doverosa e sacra (GRASSO, Matteo, 236); U. Luz no quita importancia a la dureza de la situacin (cf. Luz, Matthaus JI, 24-25).

42 Cf. 1Re 19,19-21: la exigencia mostrada por Jess contrasta con el episodio de la vocacin de Eliseo. 43 El texto supone una especie de realizacin histrica de la leccin presente en 7,21-23. En efecto, aqu tambin tenemos una confesin del discpulo (Pedro confiesa au El XPWTa; uLa; wu 8EOU WU (WVW;: 16,16); del primero de entre los apstoles enviados por Jess con el encargo misionero que incluye la expulsin de demonios (10,1-2.7-8); pero que se ve rechazado con dureza por no pensar las cosas de Dios (16,23). Tenemos, pues, una viva ilustracin ejemplar de lo que se dice en 7,21-23, que refuerza nuestra interpretacin de que Jess habla a y sobre los discpulos en 7,21-23.

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duro: UTIayE 0TILOW f.10U, oa1"av&: oKvbaAov El Ef.10D, aduciendo una razn teolgica: OH OU ljlPOVE'iC; 1"a 1"OD 8EOD &Ua 1"a 1"WV &v8pWTIwv. Pensar las cosas de Dios y hacer la voluntad de mi Padre celestial, dos expresiones paralelas, tienen en comn la prioridad, la primaca de Dios Padre en la vida de todo discpulo de Jess. Cuando sta se pone en peligro, Jess acta de manera categrica y terminante. Est en juego el verdadero lugar del discpulo, el autntico discipulado. Por eso, Jess le conmina a que ocupe su lugar asignado, detrs del maestro. Algo as puede ocurrir en 7,21-23: la reprobacin de Jess ocurre por no haber cumplido la voluntad de su Padre, pese a la confesin de fe y el ejercicio de obras realizadas en nombre de Jess.
+ En la parbola de las 1O vrgenes

En la parbola de las diez vrgenes (Mt 25,1-13) aparece la expresin KpLE KpLE en boca de las cinco vrgenes insensatas (<<f.1WpaL), que apelan al novio (= Jess) para que les abra la puerta44 Mt 25,11 y 7,22 son los nicos lugares donde aparece el doble KpLE y son, a su vez, textos discursivos de Jess. Observamos que aqu se habla de diez vrgenes, cinco sensatas y cinco necias, pero vrgenes a la postre. La diferencia no es entre verdaderas y falsas, conceptos que afectan a la identidad, sino entre sensatez e insensatez. En efecto, cinco de ellas fueron insensatas porque olvidaron el aceite (v. 3: OUK EAa~ov f.1E8' au1"wv EAaLov), es decir, les faltaba algo necesario para realizar bien su cometido, algo que era su responsabilidad personal, que no poda remediarse sino con su propia decisin (v. 9: TIOPEE08E f.1iiUov TIpOC; 1"OUC; TIWAODV1"ac; Ka!, &yopOa1"E aum'ic;). Algo as puede ocurrir en 7,21-23: el aceite que olvidaron las cinco vrgenes insensatas est en equivalencia con la voluntad de mi Padre que tienen que realizar los discpulos, a los que se dirige Jess. En conclusin, si es verdad que, en el evangelio de Mateo, el trmi-

44 Otros elementos asemejan esta parbola con nuestro texto: entrar a la boda = entrar en el Reino; el juicio negativo de las vrgenes y de los discpulos; no entran precisamente quienes dicen Seor, Seof; la mencin al Reino de los cielos en ambos texros; las palabras de rechazo de Jess: nunca os conoc y <<no os conozco.

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no Kp LOs es puesto de manera sistemtica en labios de personas creyentes (incluidos los discpulos) que se dirigen a Jess 45, podemos concluir que tambin en 7,21-23 esas personas lo son. y podemos llegar a una segunda conclusin: all donde el cabal ejercicio del discipulado est en peligro (por otras prioridades o por otros planes), all encontramos severas advertencias de Jess, tal como ocurre en la presente percopa.
c) La expresin EiopXO.LaL EL'; T~V f3aOLAEav T(i!v oupavCJv Entrar en el Reino de los cieloi6 aparece en otras tres ocasiones (Mt 5,20; 18,3; 19,23), todas de gran inters porque todas son enseanzas de Jess referidas a los discpulos.

En 5,20, Jess ensea a sus discpulos que su justicia debe sobreabundar, sobrepasar a la de los escribas y fariseos. En 18,3 les avisa de la necesidad de hacerse como nios. En 19,23 les alerta de que la riqueza es un obstculo enorme (cf. 6,24). Es significativo que esta recurrencia sea el colofn de la conversacin de Jess con el joven rico, en la que se entreveran los temas del ingreso en el Reino de los cielos, el desprendimiento de bienes, el ser perfecto y el discipulado. Considerando todo lo anterior, podemos pensar que en 7,21-23 Jess est, ms que condenando falsos profetas, enseando algo importante a sus discpulos. Entrar en el Reino de los cielos (= ser perfecto, ser discpulo completo de Jess) supone una justicia sobreabundante, un hacerse como nios, un total desprendimiento de las riquezas ... y hacer la voluntad del Padre de Jess. Es necesaria la confesin de la fe (<<KpLE KPLE), pero es insuficiente.

45 Incluso el evangelista se permite jugar con la paradoja: pueden compararse Mt 8,2.6.8.21 con 8,19 Y 26,22 con 26,25. No es difcil ver ah una intencionalidad querida por el autor. Es otra de las grandes paradojas del primer evangelio: el Jess ms maestro de todos slo es llamado as por sus enemigos!

46 Otra expresin paralela (<<EtapXOf.La~ Ek "[~v (w~V))) aparece en tres ocasiones: Mt 18,8.9; 19,17. Precisamente esta ltima recurrencia es la que nos permite establecer la equivalencia de ambas expresiones.

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2.1.2. La valoracin de las obras realizadas por los discpulos en nombre de Jess
Los discpulos parecen ser conscientes de la insuficiencia de la confesin de fe y aaden las obras realizadas: profetizar, expulsar demonios y hacer muchos milagros en el nombre del Seor47 La triple formulacin en paralelo supone un crescendo retrico muy impactante, que comienza con una obra basada en la oralidad (profetizar) y termina con la presencia del verbo TTOlW, como respondiendo as a la anterior advertencia de Jess. Es difcil la tarea de conciliar la mencin a unas obras, en principio, positivas, con la insuficiencia de las mismas que evidencian las palabras de Jess en Mt 7,23. En el modo de conciliar esos dos elementos se centra el debate. Si exceptuamos a algn comentarista que, sorprendentemente, parece negar la realizacin de las mismas 48 , o aqullos que obvian la cuestin 49 , el grueso de los exegetas afronta el espinoso tema de unas obras realizadas que, a tenor del texto, resultan insuficientes. Resulta llamativa, sin embargo, la imprecisin con la que es abordada la razn de tal insuficiencia. En algunos casos porque se afirma, de modo genrico, que la trada de obras pertenecera a la expresin religiosa en general, y no especficamente cristiana50 En otros, porque el criterio esgrimido no parece justificarse slidamente en un anlisis de los textos 51
47 Sono qui richiamate le tre manifestazioni caratteristiche proprie del!' azione "evangelica" affidata da Gesu ai collaboratori e continuatori dell' opera sua (cf. 10,5ss)>> (GAMBA, Vangelo, 222).
48

L. Sabourin habla de religiosi soltanto a parole (SABOURIN, Matteo 1, 478).

49 Sera el caso de D.J. Harrington, que no hace una referencia explcita a las obras en su anlisis (cf. HARRINGTON, 1he Gospel, 110). 50 H.D. Betz las considera experiencias religiosas fundamentales, realizables en cualquier lugar en nombre de toda clase de deidades (cf. BETZ, Sermon, 550).

51 1. Gom Civit las califica de actividades maravillosas y efervescentes, y en nota se refiere a magisterio "proftico" [por qu escribir as proftico?] y a taumaturgia, y relaciona el v. 22 con 24,5.1l.24 (cf. GoM CIVIT, Evangelio 1,415).

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As, no se entiende bien por qu estas obras son consideradas carentes de la justicia52 , o de la rectitud 53 Tambin se dice, sin ms explicacin, que no responden a la enseanza de ]ess 54 , que resultan incapaces de producir frutos 55 o, como sostiene un gran nmero de comentaristas, que descuidan la atencin al prjimo 56 Creemos que las obras presentadas por los discpulos son obras buenas, que pueden ser plenamente reconocidas, como se desprende del tenor del evangelio al referirse a ellas en otros momentos. No es necesario, pues, criticarlas, sino ms bien considerar que resultan insuficientes res-

Pero es evidente que no hay relacin semntica entre dichos textos, sino que, por el contrario, las diferencias son notorias.
52 Es una opinin frecuente: cf. BETZ, Sermon, 551; V1VIANO, Gospeh>, 647; SM1TH, Matthew, 125.
53 D.A. Hagner afirma que no son vlidas, aunque estn en consonancia con las obras del mismo Jess, porque no son manifestacin de verdadera justicia. Para Hagner esa rectitud es hacer la voluntad del Padre, pero no desarrolla esta clave interpretativa (cf. HAGNER, Matthew l, 188). Tambin G. Strecker considera que las obras son continuacin de las de Jess, pero considera insuficientes las obras pneumticas, si no estn subordinadas a las exigencias ticas y al obrar recto (cf. STRECKER, Bergpredigt, 175). El propio U. Luz defiende, en una oscura formulacin, que las obras de los carismticos dem Kriterium der Werke nicht zu gengen, aunque vea en la praxis el criterio decisivo para validar la verdad de los profetas y la autenticidad de los carismticos (cf. Luz, Matthaus l, 406-407). 54 W.D. Davies y D.C. Allison llegan a afirmar que estas obras, que no van en consonancia con lo enseado por Jess hasta ese momento, sern realizadas por los malvados en el ltimo da (cf. DAV1ES - ALUSON, Matthew l, 716).

55 D. Patte, sin apoyo textual, minusvalora estas obras porque han sido hechas no segn la voluntad de Dios, sino segn la propia voluntad (cf. PArTE, The Cospel, 100); en lnea parecida, M. Dumais parece acusar de UVOf.LLlX" a los ejecutores de las mismas, como modo de subrayar la insuficiencia de lo que han realizado (cf. DUMAIS, Sermon, 303-304). 56

Con acentos diversos, es la posicin que encontramos en: SAND, Evangelium,

155; STRECKER, Bergpredigt, 175; SCHWEIZER, Evangelium, 121; BONNARD, vangile, 106-107. Para J. Gnilka las obras no son vlidas porque no estn hechas con misericordia (cf. GNILKA, Matthausevangelium l, 277) Y B.T. Viviano une, al criterio del prjimo, el de la justicia (cf. VIVIANO, Gospeh>, 647).

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pecto a la gran obra enseada por Jess: hacer la voluntad de su Padre celestiaP7. El evangelio nos ofrece buenos argumentos para defender la cualidad positiva de las obras realizadas por los discpulos.
a) Profetizar

Es la primera aCClOn que presentan los discpulos. En el primer evangelio hay otras tres recurrencias del verbo TTpOqnl1:EUl. En Mt 11,13 Jess est haciendo una apologa del profeta y ms que profeta Juan 58 , para decir que el Bautista es el vrtice donde confluyen la Ley y los Profetas: TTvm; yap oL TTpOqJ'fc(Xl K(tl VflOs EUls 'IUlvvou ETTpOCP~cEUo(W. En 15,7 Jess, en una de sus andanadas contra los fariseos, se refiere al profeta Isaas (<<KaA,c0 s ETTpOcp~cEUOEV TTEp L flc0V 'HoaLas) y traslada su profeca del pueblo de Israel a los fariseos. En 26,68 Jess, compareciente en el sanedrn ante el Sumo Sacerdote, es condenado y agredido; en ese momento algunos le dicen: TTpOCP~cEUOOV ~flLV, Xp lac. A estas citas podramos aadir 10,19-20, donde Jess anuncia a sus discpulos que, en una situacin de proceso judicial, todos ellos poseern el don proftico: no se han de preocupar de cmo o qu van a hablar, porque no hablarn ellos, sino que ser el Espritu de vuestro Padre el que hablar en vosotros (10,20). En ninguna de estas recurrencias hay aspecto peyorativo algun0 59

57 Hay que tener en cuenta, ms bien, el carcter retrico hiperblico de este texto, como ocurre tambin en otros muchos textos. Por ejemplo leo 13,1-3. Pablo, enalteciendo el valor de la caridad, dice que ni hablar las lenguas de los hombres y de los ngeles, ni tener el don de la profeca, ni conocer todos los misterios y toda la ciencia, ni tener plenitud de fe, ni repartir todos los bienes, ni entregar el propio cuerpo a las llamas, nada de eso aprovecha si no se tiene caridad. Evidentemente, el sentido propio no estriba en criticar los diversos elementos sealados por el apstol, sino en elevar absolutamente el valor de la caridad.

58 Tambin aqu aparece el gusto de Jess por la paradoja: Juan es el ms grande de los nacidos de mujer, pero el ms pequeo del Reino de los cielos es ms grande que l. Sencillamente impresionante! 59 Es cierto que s hay una insuficiencia en el caso de Juan Bautista, teniendo en cuenta las palabras de Jess: profetizar no coloca en un lugar preferente entre los que pertenecen al Reino.

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Adems, si consideramos las recurrencias del trmino 1TpOtPTrr~e;, apreciamos que, eliminadas las llamadas citas de cumplimiento, las referencias a profetas del AT y la expresin Ley y Profetas, solamente Juan (11,9; 14,5; 21,26), Jess (13,57; 16,14; 21,11.46 Y quizs est incluido tambin en 23,37) y los discpulos (5,12; 10,41; 23,34) son considerados profetas en el evangelio matean0 60 Da la sensacin de que los discpulos actan en consecuencia con su presentacin en el evangeli061 Tambin en esto, como en su destino, se asemejan al Maestro y al Precursor.
b) Expulsar demonios

Expulsar demonios es una obra para la que estn especficamente capacitados los discpulos. Lo afirma Mt 10,1: EOWKEV avtol.e; E~ouo(av 1TVEUf.uhwv aKaep't"Wv WO't"E EK~UELV av't". Adems, esta actividad est incluida en la lista de rdenes que Jess da a los discpulos un poco ms adelante en el mismo Discurso Misionero. As, leemos en 10,8: oaLflvLa EK~AAE't"E. Est tambin en consonancia con los numerosos exorcismos de Jess 62 , por lo que no tendra que haber ms problema para considerarla una obra digna de verdaderos discpulos.
c) Hacer muchos milagros

La dificultad de esta expresin radica en su abstraccin o generalidad. El uso del trmino 6vaflLe; tiene distintas acepciones. Unas veces el sustantivo se refiere al poder de Dios (Mt 6,13 63 ; 22,29; 26,64); otras, a las obras de poder de jess (11,20-24; 13,54-58; 14,1-2) y, en ocasiones,
60 Son, por tanto, muy difciles de mantener afirmaciones como la siguiente: In the context of the present passage, the claim to have prophesied would appear to be understood in the more spectacular sense of prediction or oracular utterance

(HAGNER,

Matthew 1, 187).

61 Es cierto que en el envo misionero del captulo 10 no reciben el encargo de profetizar, pero si Jess es considerado profeta por anunciar el Reino de Dios, de palabra y de obra, tambin los discpulos pueden ser considerados as por la misma razn. Yel anuncio del Reino s est en el envo misionero (cf. Mt 10,7).
62

Mt 4,24; 8,16.21-34; 9,32-34; 12,22-29; 17,14-21.

63 No aparece en el texto de 27Nestle-Aland, pero el aparato crtico informa de su presencia en algunos mss (L, W, El, 0233,j13 Y otros).

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se refiere al poder del Hijo del hombre (24,30), a las potencias celestes (24,29) o, simplemente, a capacidades humanas, como ocurre en la parbola de los talentos (25,15). Dado que en 11,20-24 se habla de manera genrica e inclusiva de los milagros de Jess, y dado que los exorcismos van unidos a otro tipo de curaciones (cf. 8,16; 10,1.7-8), podemos considerar que esos muchos milagros estn relacionados con curaciones de todo tipo. Ciertamente, esto une estrechamente a los discpulos con Jess, cuya proclamacin del Reino se basaba tanto en la enseanza como en la curacin de toda enfermedad y toda dolencia 4 Las curaciones tambin estaban dentro del mandato misionero dado a los discpulos (10,1.7-8). Seguimos en onda de discpulos: nada hace pensar que sean falsos discpulos y menos an falsos profetas65 y un dato importante: las obras poderosas de los discpulos en 7,22 son expresadas como 6uvflELC; TIoUc;, mientras que las de los falsos profetas en 24,24 se definen como arflEl.IX flEYAIX KIXl tpIXTIX, una diferencia textual ms que expresiva para pensar en protagonistas diferentes.
d) En nombre de Jess

El triple tQ aQ OVflIXTl (<<en tu nombre) no es bien considerado entre los autores que hacen referencia al mism0 66 Sin embargo, la expre64 Cf. Mt4,23-24; 8,3.13.15-16; 9,6.22.25.29.35; 11,4-5; 12,13.15.22; 14,3536; 15,28.30-31; 17,18; 19,2; 20,34; 21,14. 65 U. Luz afirma acerca de 7,22-23: Das Gericht ber die Falschpropheten wird der Weltricher selbst vollstrecken. Und ebendies schildern nun die Verse 226, (Luz, Matthdus 1,406). Sin duda, hay un exceso en volcar sobre el texto bblico todo el volumen de informacin proporcionado por la investigacin diacrnica, hasta el punto de sofocar en el propio texto otras significaciones igual de importantes. 66 Algunos encuentran en la expresin una referencia a dos citas de Jeremas (14,14 Y 27,15), en las que se habla de los falsos profetas que profetizan en el nombre de YHWH (cf. DAVIES - MUSaN, Matthew 1, 715); no reparan, en cambio, en los numerosos momentos en que el evangelio de Mateo presenta la expresin en mi nombre" en boca de Jess. Otros afirman que con esta expresin se est buscando una relacin clientelar entre Jess y sus discpulos, que exigen la obligacin legal que tiene Jess de recompensarles (cf. BETZ, Sermon, 549). No falta quien siembra la duda

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sin en mi nombre aparece varias veces en boca de Jess dirigindose a sus discpulos. En Mt 10,22 y 24,9 Jess alerta a los discpulos sobre el odio y las persecuciones que sufrirn los discpulos OLa ,O ovojl jlOU. En 18,5 Jess invita a los discpulos a recibir a un nio ETI!. n;,l OVjlltTl jlOU. En 18,20 Jess asegura su presencia cuando dos o tres discpulos estn reunidos Ele; EjlOV OVOjllt. En 19,29 Jess promete una recompensa sobreabuntante a todos los que hayan renunciado a bienes y familia EVEKEV WU ovjllt,e; jlOU.

,o

Slo hay un caso en el que la expresin no est referida a verdaderos discpulos: 24,5 (<<TIoUo!. yap EAEoovmL ETI!. ,(~ OVjllt'l jlOU Ayov,Ee;, Eyw EljlL XPLO,e;, Ka!. TIoUOUe; 1TAltV~OOUOLV), pero Jess habla de gente que hablar tratando de suplantarle y en 7,22 se dice que aquellos discpulos actuaron en el nombre de Jess. Se trata, pues, de otra cuestin. En todo caso, quiz pueda establecerse una relativa visin polmica de este triple en tu nombre, si lo consideramos en relacin con otro triple t que aparece en la oracin del Padrenuestro. All veamos que la primera trada de la oracin estaba dirigida al Padre, a quien se peda: yLlto8~,w ovojl oOU' EA8Tw ~ PltOLAEllt OOU' yEV"r18~,w 8Alljl oou (6,9c-l0). Ese oou deba ser dirigido al Padre: oihwe; ouv TTpOOEXE08E ujlEle; (6,9a). Aqu, el triple oou est referido a Jess (al nombre de Jess). Es un elemento disfuncional que nos permitira connotar negativamente esta locucin, al que puede aadirse el hecho de que aparece sin preposicin (<<T<.\l oQ OVjlltH), mientras que, cuando

,o

,o

de que hayan actuado verdaderamente en el nombre de Jess (cf. SCHNACKENBURG, Matthdusevangelium J, 76). A. Maggi subraya la diferencia entre TQ aQ 6v~an" y EV/ElTl TQ 6v~an. La primera expresara una separacin entre la vida y la actividad de esas personas, que realizan un activismo sin relacin personal con Jess de modo que les hace merecedores del reproche recibido (cf. MAGGI, Nota, 147). Una excepcin a estas consideraciones negativas la encontramos en G. Strecker, que afirma: With the appeal of prayer or only with the expression of his name, the exalted, coming Lord is present in his church and powerfully active through the Spirit (18:20; 28:20)>> (STRECKER, Bergpredigt, 167). En una lnea ms neutra se sita R.H. Smith, para quien they claim that they are his own and have acted in his name and by his aurhoriry, and they seek his approvaj" (SMITH, Matthew, 125).

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Jess hace referencia a su nombre, lo hace recurriendo a locuciones preposicionales (con OUX, Enl, Ele; y EVEKEV). En todo caso, los discpulos estn en un segundo nivel, que va ms all de la mera confesin de fe y alcanza unos compromisos evangelizadores hechos a favor de los dems y en el nombre de Jess, consecuentemente con la misin que recibieron 67 .

2.1.3. La respuesta que obtienen de Jess


Tampoco el ejercicio de estas obras misioneras parece bastar. En Mt

7,23 encontramos una de las frases ms duras de Jess en todo el evangelio: ouon01"E Eyvwv u,. uie; unOXWp1"E un' Ej.loD aL Epya(j.lEvoL
1"~V

UVOj.llav. Esta respuesta es, quizs, la que se ha tomado como clave de interpretacin de toda la percopa, porque no se poda esperar una respuesta de estas caractersticas si Jess estaba dirigindose a unos discpulos aplicados 68 .

La cuestin radica entonces en el sorprendente hecho de que son llamados hacedores de maldad aqullos que haban realizado su cometido. ste es el hecho sorprendente y paradjico: aquellos discpulos que han confesado la fe en Jess y han obrado conforme a su misin son rechazados por Jess por ser hacedores de maldad69.

67 D.A. Hagner afirma que estas personas no son criticadas por sus actividades carismticas sino por su dependencia de ellas como sustitutas de la justicia enseada porJess (cf. HAGNER, Matthew 1, 188). De dnde se desprende esta afirmacin? Lo que dice el texto es que hay que hacer la voluntad de Dios, Padre de Jess. Estamos ms en sintona con las afirmaciones finales de su explicacin a este pasaje: Perhaps no passage in the NT expresses more concisely and more sharply that the essence of discipleship, and hence of participation in the kingdom, is found not in words, nor in religiosity, nor even in the performance of spectacular deeds in the name ofJesus, but only in the manifestation of true righteousness -i.e., the doing of the will of the Father as now interpreted through the teaching of Jesus. Relationship with Jesus is thus impossible apart from doing the will ofGod (HAGNER, Matthew 1, 188). 68 <<E il Maestro-Giudice che rifiuta di riconoscere coloro che pure furono suoi discepoli e collaboratori, persone scelte da Lui! (GAMBA, Vangelo,223).

69

Muchos exegetas dicen que eran hacedores de maldad, agentes de iniquidad,

CAP. Ir: MT 7,2I

109

La expresin oL Epya(f-LEVOL t~V eXv0f-LLav no aparece ms en el evangelio de Mateo, pero el trmino eXv0f-LLa s lo hace en otras tres ocasiones 70 En 13,41 los ngeles del Hijo del Hombre recogern a toU~ TfoLoDvta~ t~v eXv0f-LLav, locucin paralela a la nuestra. Jess est explicando a sus discpulos la parbola de la cizaa y no hay seal en el texto de que stos no estn incluidos, por mera hiptesis, en el grupo de los condenados. Es una advertencia general de Jess. En 23,28 Jess ataca a los escribas y fariseos, diciendo que por dentro estn llenos de TIOKpLaEw~ KaL eXvOf-LLa~. En 24,12 est la recurrencia ms interesante, pues el contexto vincula los trminos WEUoTIpo<jJiltaL y eXv0f-LLa, pero el crecimiento de la iniquidad est relacionado con el enfriamiento de la caridad de los muchos, no tanto con los falsos profetas que los engaarn. As parece desprenderse del v. 12. En ningn momento, sin embargo, se habla del contenido de la eXvOf-LLa, aunque la eXv0f-LLa se presenta contrapuesta a la eXYcXTIr, conllevando un enfriamiento de sta. Lo cual obliga a los lectores/oyentes del evangelio a preguntarse por dicho contenido, ms que a recoger una respuesta. Entonces, por qu Jess llama a los discpulos en 7,23 oL Epya(f-LEVOL t~v eXv0f-LLav? No creemos imprescindible hurgar en la historia de la comunidad mateana, o de las primeras comunidades cristianas, para poder llegar a comprender este texto. Tampoco hay que desdecirse de la identificacin hecha de los interlocutores en los trabajos de los exegetas71 Pero el contexto de la percopa no invita tanto a descu-

porque no haban hecho la voluntad de Dios, en el sentido de no haber puesto en prctica los mandamientos del Padre revelados por jess, pero la trada de obras se corresponde bien con lo que se espera de un discpulo de Jess, a tenor de lo que hemos visto con anterioridad.
70 Tras rastrear en la LXX, A. Maggi seala que el trmino tiene como significados bsicos nulidad, vacuidad y prcticas mgicas o idoltricas. Con este bagaje, traduce oL Epya(flEvoL 'L~V &.voflLav con un expresivo costruttori del nulla (MAGGI, Nota, 148-149).
71 Evidentemente, son los grandes comentarios al evangelio (Luz, Davies Allison) o al Sermn de la Montaa (Strecker, Betz) los que ms se detienen en esta cuestin: una buena presentacin del tema la podemos encontrar en DUMAIS, Sermon, 300-302.

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brir ahora el contenido de la expresin de Jess; ms bien sta pretende impactar y desconcertar a los discpulos 72 Sus expectativas de reconocimiento quedan frustradas. La clave de comprensin para esta dura expresin de Jess, y para toda la percopa, la situamos en el v. 21: si no se hace la voluntad de Dios, Padre de Jess, todo lo dems no sirve para nada. No hay trmino medio: cuando no se hace la voluntad del Padre, se hace maldad, se comete iniquidad. En el origen de todo, la voluntad de Dios; en la meta de todo, la voluntad de Dios. En su cumplimiento estriba la raz para un verdadero discipulado y su incumplimiento nos convierte en aL Epya(flEvoL T~V avoflLav73. Por lo dems, no es sta la nica vez que Jess se muestra implacable con los discpulos 74 : la buena semilla son los hijos del Reino (cf. 13,36-43), los mismos que sern echados a las tinieblas de fuera (cf. 8,5-13). En conclusin, el estudio del texto nos permite afirmar que en 7,2123 no hay tanto una condena de falsos profetas cuanto la enseanza de Jess a unos discpulos in fieri, que reciben el criterio definitivo de discipulado. Todo queda abocado al hacer la voluntad de Dios, Padre de jess.

2.2. El significado de hacer la voluntad del Padre de Jess


La voluntad de Dios es, pues, la piedra angular que sostiene el edificio del discipulado cabal. En este caso, hacer dicha voluntad, que es la voluntad de Dios, Padre de jess. Como ya hemos sealado, stas son las dos caractersticas genuinas que acompaan a la expresin en esta

72 Las expresiones extremadas, hiperblicas, fuertemente interpelado ras son una caracterstica firme de Jess (cf. Luz, Matthdus 1, 262.322).

73 1heir failure ro do the will of the Father (v. 21) shows that they have never in fact participated in the kingdom of God (HAGNER, Matthew 1, 188).

74 Recordemos la respuesta dada al discpulo annimo en Mt 8,22 (y concdase la importancia que tiene tal dureza de Jess; M. Hengel tachaba el dicho de Jess de escandaloso, haciendo referencia a los intentos de rebajar dicho escndalo: cf. HENGEL, Nachfolge, 8), la respuesta a Pedro en 16,23, y otras expresiones de inusual dureza (7,6; 8,12; 18,6-9; 21,31; 22,7.13; 23,27) o de grandes hiprboles (5,21-48).

CAP. I1: MT 7,21

111

segunda recurren cia.

2.2.1. El verbo rroLw


El cambio ms llamativo que se produce entre Mt 6,10 Y 7,21 es el del verbo. All la voluntad del Padre era sujeto del verbo YLVOflCXL; aqu la voluntad del Padre es el objeto directo del verbo TIOLW. ste es el cambio ms significativo aunque suele pasar bastante desapercibido en la investigacin. Lo que est claro, a primera vista, es que la responsabilidad humana en la realizacin de la voluntad divina gana enteros respecto a 6,10, donde el texto y el contexto privilegiaban la accin divina o el mbito divino de la Gracia. Sea cual sea el contenido de dicha voluntad (que permanece sin desvelarse), es algo que tambin debe realizarse por los seres humanos de manera sistemtica y continuada (<< TIOLWV).

C. Rusconi sita este uso verbal en 7,21 en la entrada 3 de la voz en su diccionario, con la significacin de pratico, attuo, eseguo75, al igual que ya hiciera F. Zorell, que, con la significacin general <ifacio: machen, tu n , presenta en la tercera entrada: alqd. opere exsequor, exerceo, ex. gro legem, praecepta ets.,,76.
En el EWNT, W Radl destaca que el verbo puede referirse a cualquier clase de accin y presenta las distintas posibilidades de significacin77 , muchas de las cuales tienen presencia en el evangelio de Mateo, donde el verbo aparece 86 veces. As, TIOLW designa la actuacin creadora, la actuacin histrica y la actuacin escatolgica de Dios: 18,35; 19,4; 21,43. Designa tambin acciones futuras y pasadas, pretendidas o cuestionadas, de Jes/ B: 4,19; 9,28; 13,58; 20,32; 21,15.23.24.27; 26,18; 27,23. Pero

75 76

RUSCONI, ZORELL,

Vocabolario, 280.

Lexicon, 1093.
294-300.

77 RADL, TTOLW,

78 H. Braun, en el 1h WNT, seala que el verbo, cuando tiene por sujeto a Jess, casi nunca est relacionado con contenidos profanos o clticos, sino ms bien con sus milagros (cf. BRAUN, TTOLW, 471-472).

112

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el ncleo ms importante de las recurrencias del verbo se refiere, en clave parentica79 y con lenguaje real o figurado, a las acciones de los oyentes (derivadamente, acciones de los miembros de la comunidad). Se trata de dar buen fruto (3,10; 7,17-19; 13,23.26), guardar los mandamientos (5,19), hacer la justicia (6,1; cf. 23,23), hacer limosna (6,2-3), hacer a los otros lo que uno quiere recibir de ellos (7,12), hacer la voluntad de Dios (7,21; 12,50), cumplir las palabras de Jess (7,24-26), saber qu se debe hacer (19,16), hacer lo que dicen, no lo que hacen, los escribas y fariseos (23,3), obedecer (24,46); de modo que lo que se haga o no se haga a los dems ser criterio para el Juicio Final (25,40.40.45.45). As pues, nos encontramos con un verbo que afecta directamente al comportamiento humano, por lo que hacer la voluntad del Padre no slo compete al propio Padre celestial, como ocurra preponderantemente en 6,10, sino que es, tambin responsabilidad humana. Ms difcil es llegar a calibrar, en qu consiste concretamente dicho cumplimiento de la voluntad divinaBo Ya hemos visto que ni la confesin

79 Nimmt im Neuen Testament das Tun des Menschen, das auf kein Gebot oder Verbot Gottes bezogen ist, einen recht geringen Raum ist (BRAUN, TIOlW, 472). Por contra, Der weitaus grgte Kreis neutestamentlicher TIOlw-Stellen redet vom gehorsamen oder ungehorsamen Tun des Menschen gegenber dem Gesetz, dem Willen Gottes und der Verkndigung Jesu, sei es nun in grundsatzlicher Betrachtung oder im Blick auf einzelne Gebote. Es wird aufgefordet zum rechten TUll (BRAUN, TIOlW, 477).
80 El empleo del verbo TIOlW en los evangelios demuestra, segn H. Braun, que la enseanza de Jess no se fundaba en principios generales aplicables a situaciones particulares, sino en la responsabilidad personal del ser humano, que debe inventar su accin. P. Bonnard critica su posicin porque cree que el evangelio de Mateo appartient a un temps et a des circonstances OU il tait devenu ncessaire, non seulement d' appeler les hommes al' obissance, mais de leur dire en quoi consistait cette obissance (BONNARD, vangile, 431). Estamos de acuerdo con la opinin de P. Bonnard; la idea de obediencia no puede omitirse. Ahora bien, tambin es cierto que no est explicitada ni en el texto ni en el contexto, de modo que hay un margen para tal responsabilidad personal. Mt 7,24-27 invita a hacer las palabras de Jess y se es un camino seguro de encuentro con la voluntad del Padre (cf. 17,5), pero es una expresin abierta: en qu consista ese hacer las palabras de Jess no est presentado con un itinerario preciso y delimitado de actuacin.

CAP. II: MT 7,21

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de fe ni la realizacin de las obras misioneras colman esta subyugante expresin. Pero no vemos necesario un ulterior ejercicio de imaginacin. Estamos en la segunda recurrencia y, respecto a la primera, ya se nos ofrecen nuevas pistas para una comprehensin cabal. Baste sealar, por ahora, que la voluntad de Dios, lo que place al Padre, no slo es don divino, sino tambin empeo humano.

2.2.2. La voluntad de Dios en tanto que Padre de Jess


En Mt 7,21 aparece por primera vez en boca de Jess la referencia a Dios como mi Padre. Se trata de un aspecto no siempre evidenciadoS! o, al menos, no abordado s2 Slo unos pocos ofrecern una explicacin al hecho. Vayamos al evangelio. El trmino 1Ta1"~p, referido directamente a Dios, aparece 44 veces en el evangelio mateano S3 . Se encuentra determinado por todos los adjetivos posesivos (mi, tu, su [de l], nuestro, vuestro, su [de ellos]), adems de ir acompaado por el artculo determinado y sin artculo (en caso vocativo). Pero hay dos modos ms comunes de aparecer: mi Padres4 y vuestro Padres5 Por lo dems, casi todas las formas en que aparece el trmino pueden adecuarse a estas dos formas principales s6 Segn una primera lnea de interpretacin, la expresin de Jess (mi

81 Son notorias las ausencias en los comentarios de]. Radermakers, R. Schnackenburg, D. Patte, R.H. Smith, B.T. Viviano y D.]. Harrington. 82 As ocurre con P. Bonnard, L. Sabourin, J.P. Meier, U. Luz, A. Sand,]. Gnilka, M. Davies y D.A. Hagner.

83

Seran 45 si contamos 21,31, en la parbola del padre y los dos hijos (21,28-

32).
84 Mt 7,21; 10,32.33; 11,27; 12,50; 15,13; 16,17; 18,10.19.35; 20,23; 25,34 (41, en mss); 26,29.39.42.53. 85

Mt 5,16.45.48; 6,1.8.14.15.26.32; 7,11; 10,20.29; 18,14; 23,9.

86 Con vuestro Padre pueden corresponderse muy bien Mt 6,4.6.6.9.18.18; 13,43. Con mi Padre, Mt 11,25.26.27.27; 16,27; 24,36. El sentido recto, absoluto, del trmino en 28,19 es de ms difcil atribucin.

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Padre) significa un realzamiento de su propia persona, porque aparece en la escena como Juez y delegado autorizado del Padre, a quien le une una fuerte y estrecha relacin paterno-filiaP7. Es una filiacin especial, que obra como fuente de la filiacin de los discpulos 88 , pero que se distingue de la misma 89 La palabra de Jess conllevara una especie de cristologa implcita: Jess es el Hijo que revela la voluntad del Padre, expresada en la enseanza del entero Sermn de la Montaa90 .

En cambio, para H.D. Betz la expresin no debe considerarse en clave cristolgica (es decir, que Jess es el Hijo de Dios), sino que es el polmico contexto sociolgico el que explica por qu Jess utiliza aqu mi Padre9I R.A. Guelich afirma a este respecto que mi Padre vehicula tres caractersticas: una relacin nica con el Padre, que se revela mediante Jess, el Hijo; un Hijo obediente que sufre la muerte como voluntad de su Padre; y una filiacin derivada para aqullos que siguen al Hijo y hacen la voluntad del Padre 92. Por su parte, vuestro Padre se refiere especficamente al grupo que est en torno a Jess, que escucha y cumple la voluntad del Padre revelada por Jess; expresa una relacin con el Padre que afecta a la conducta moral; va menguando progresivamente en relacin a mi Padre, pero es la

87
88

Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 120-121; DAVIES - MUSaN, Matthew 1, 712. Cf. STRECKER, Bergpredigt, 166.

89 1he distinction between "my Father" and "your Father" -a distinction found in Matthew both inside and outside the SM- seems to give Jesus' divine sonship a different status from that of the disciples' sonship to God (GUNDRY, Old, 141). 90

Cf. DUMAIS, Sermon, 303.

91 By speaking of God as "my Father" Jesus sharply separates himself fram the Gentile Christians he rejects. Just as he denies representing them as their advocate, he negates that they can approach God as their Father. 1hey face God not as their Father but as their eterna! judge; theyare not 'sons', as Jesus and his faithful disciples are "sons of God"" (BETz, Sermon, 548). La pregunta es: pueden concluirse semejantes afirmaciones de la percopa?
92

Cf. GUEUCH, Sermon, 287-288.

CAP. II: MT 7,21

115

que permite poder rezar juntos a Dios como Padre nuestro 93 R.L. Foster, tomando como referencia algunos pasajes profticos como Is 7,13 o Za 11,4, utiliza la curiosa expresin posesivo proftico (<<the prophetic possessive) para referirse a nueve momentos en que aparece mi Padre en labios de Jess 94 Despus de analizar ocho de los nueve momentos (Mt7,21; 10,32-33; 11,27; 12,50; 15,13; 16,17; 18,10.19.35 Y 20,23), llega a las siguientes conclusiones: a) el uso de mi Padre sirve para constatar que los discpulos no han comprendido cabalmente la naturaleza de Jess, del Reino y de la comunidad; b) es significativo que los discpulos no responden inmediatamente a lo que Jess les plantea, sino que la respuesta de los discpulos se encontrar slo en la narracin de la Pasin y ser una respuesta negativa (cf. 26,56); c) el uso de mi Padre supone una llamada de atencin del autor del evangelio a su lector implcito, para que tenga cuidado con los peligros que ponen en riesgo su obediencia a Jess (los falsos profetas, que echan a perder la enseanza de Jess; la persecucin, que puede impedir confesar a Jess; los fariseos, con su interpretacin de la Torah; diversas amenazas que dificultan la comprensin del mesianismo de Jess ... ). En todo caso, el uso del lenguaje paterno (<<Father-language) suele afirmar el estatus de honor de los discpulos de ser hijos de Dios, pero irnicamente ese Padre suele aparecer tambin como Juez, de modo que cuando Jess utiliza mi Padre se infiere que este Padre ser vuestro Juez95 El anlisis de las diversas recurrencias de mi Padre y vuestro Padre en el evangelio puede ofrecernos una explicacin al hecho de que sea ahora, en 7,21, la primera vez en que aparece mi Padre en labios de Jess. El anlisis es provechoso porque vuestro Padre y mi Padre llevan recorridos inversos y significativos en el evangelio.

93

Cf.

GUELICH,

Sermon, 288.

94 Cf. FOSTER, YOUf, 4. En realidad, se trata de todos los pasajes donde aparece mi Padre, a excepcin de las recurrencias del captulo 26, sin que se explique muy bien por qu estas recurrencias finales (26,29.39.42.53) no son consideradas por el autor como posesivos profticos. 95

Cf.

FOSTER, YOUf,

9-10.

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1.- En cuanto a su posicin en el evangelio, vuestro Padre se encuentra de forma intensa en el Sermn de la Montaa (10 de 14 veces). Las dems recurrencias se sitan aisladamente en los captulos 10, 18 Y 23. Es el esfuerzo textual ms formidable para realizar la transicin de la idea de un Dios inalcanzable, hasta el punto de no poder siquiera decir su nombre, al Dios de Jess: un Dios Padre de todos. En el Sermn de la Montaa, dicha paternidad divina se presenta como un proceso (cf. 5,45: d51Tl<;; yV'Tl08E UtOl TOU mXTpo<;; flWV TOU EV oupavoL<;;), una realidad ya actual, pero que llegar a plenitud en el futuro escatolgico (cf 5,9: auTO!' Uto!, 8EOU KA'Tl8~OOvTaL), en la medida en que las palabras de Jess sean atendidas y practicadas 96 En cambio, mi Padre slo aparece una vez en todo el Sermn, en 7,21. Ir emergiendo regularmente por todo el resto del evangelio, tanto en secciones discursivas como narrativas (captulos 10, 11, 12, 15, 16, 18,20 y 25), para ir tomando ms empaque al final del evangelio, donde se repite hasta 4 veces en el captulo 26 (vv. 29.39.42.53). En este sentido, parecera ms coherente utilizar vuestro Padre en 7,21, pero en cambio aparece mi Padre: tendra un valor prolptico, que adelanta al primer discurso evanglico lo que ir apareciendo ms tarde y se descubrir, al menos parcialmente, slo al final del evangelio. 2.- En cuanto a la declinacin, vuestro Padre est en la mayora de los casos (8 de 14) en nominativo y, mediante esta locucin, se manifiesta la perfeccin de Dios (5,48), su conocimiento de nuestras necesidades (6,8.32), su capacidad de perdonar (6,14.15), su providencia (6,26; 7,11), su exclusividad (23,9). Es, por as decir, un modo de presentar definiciones o caractersticas de Dios, Padre nuestro. En cambio, mi Padre est en genitivo en 10 de las 16 recurrencias, siempre en contextos de discipulado y de emergencia, en los que la perso-

96 Cf. PATTARUMADATHIL, Father, 204-205. Este autor estudia sistemticamente la expresin vuestro Padre que est en los cielos y la considera una clave central de la comprensin mateana del discipulado, entendido como a process of becoming children of Cad.

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na de Jess adquiere una relevancia especiaP7. Algo serio y definitivo se juega en cada contexto en que aparece cou 1HXCpC; .Lou. Por eso, cuando en 7,21 aparece esta locucin, no podemos dejar de pensar que algo serio y definitivo respecto al discipulado est en juego. Evidentemente, lo decisivo es hacer la voluntad del Padre de Jess. Ya no slo es algo que podemos esperar (cf. 6,10), sino que es algo imperioso y, en cierto modo, peligroso, que tenemos que realizar. 3.- En cuanto al contexto, vuestro Padre se sita en contextos donde se solicita u ordena un determinado comportamiento moral con la referencia u objetivo puestos en Dios Padre: se trata de hacer buenas obras para que las personas glorifiquen a vuestro Padre que est en los cielos (5,16); se trata de amar a los enemigos y rezar por los perseguidores para que seis hijos de vuestro Padre celestial, que hace salir su sol sobre malos y buenos, y llover sobre justos e injustos (5,44-45); se trata de ser perfectos como es perfecto vuestro Padre celestial (5,48); se trata de una determinada prctica de la justicia para tener recompensa de vuestro Padre que est en los cielos (6,1); se trata de no rezar como los gentiles, porque vuestro Padre sabe lo que necesitis antes de pedrselo (6,8); se trata, en fin,
97 Adems de Mt 7,21-23 (donde la presencia masiva de posesivos referidos aJess [hasta 7]10 presenta como Hijo y Juez autorizado en el momento escatolgico), en 10,32-33 se trata de declararse por Jess ante las personas, tomar partido por l (es el final del Discurso Misionero y el contexto refiere situaciones muy problemticas: se habla de persecuciones, de sufrimientos y de muerte y, adems, Jess se presenta como un signo de contradiccin, cf. 10,16-31 y 10,34-39); en 11,27 Jess se presenta contundentemente como interlocutor autorizado, capaz de revelar a un Padre que prefiere a los sencillos, antes de hacer la gran invitaciw) a los fatigados y sobrecargados; en 12,50, la realizacin de la voluntad de su Padre convierte a los discpulos en familia de Jess; cf. 16,27, que forma parte de la percopa en que se presentan las condiciones para seguir a Jess, que suponen perdeD) la vida por l, Juez escatolgico; en 18,10 aparece una defensa encendida de los pequeos, en medio de un inquietante contexto de escndalo; 18,19 ensea a pedir al Padre de Jess, pero cuando los discpulos han sido instados a la correccin fraterna y 10 sern al perdn; 20,23 ya es una presentacin anticipada de la pasin de Jess y de los propios discpulos que ambicionaban cosas terrenas; 25,34 forma parte de la escena del Juicio Final y el destino de las personas; 26,29 est inserto en la institucin de la eucarista, en medio del anuncio de la traicin de Judas y del escndalo general de los discpulos.

118

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de perdonar las ofensas, para encontrar el perdn de vuestro Padre celestial (6,14-15). Y lo cierto es que tambin hay una serie de recurrencias en las que destaca el aspecto salvfico de la Gracia del Padre, por encima del comportamiento moral: la impresionante llamada al abandono en la Providencia divina (6,25-34), donde se sitan las recurrencias de vuestro Padre en los vv. 26.32, engarzadas en la inclusin no preocuparos (vv. 25.34). Esa misma tnica se aprecia en 7,11, donde se espera de Dios un comportamiento cualitativamente distinto del humano (<<cunto ms). La asistencia providente de Dios, nuestro Padre, aparece en 10,20.29, y su voluntad salvfica incondicionada en 18,14. Es tan verdaderamente nuestro Padre que nadie ms merece tal calificativo (cf. 23,9). En cambio mi Padre imprime, considerando el conjunto de contextos, un fuerte sentido de autoridad a Jess (7,21; 10,32-33; 11,27; 16,17; 18,19; 25,34), una autoridad que, sin embargo, no evita el trgico final de una muerte anunciada (20,23; 26,29.39.42.53). Tambin la idea de juicio y castigo est presente (10,32-33; 15,13; 18,35). No vemos, en cambio, ninguna relacin a la filiacin derivada que sealaba R.A. Guelich.

2.2.3. La importancia de hacer la voluntad de mi Padre en clave de discipulado


En la explicacin de Mt 7,21 no todos los autores reflejan esta importancia98 El concepto como tal, la voluntad del Padre, en el que el acento recae en el hecho de que Dios tiene una voluntad que debe ser hecha, tampoco es muy considerad0 99 En cambio, muchos exegetas relacionan dicha voluntad con la autoridad de Jess para comunicarla. El acento recae en la persona de Jess, el Hijo, en tanto mediador y comunicador de la voluntad divina 1oo En un segundo momento, el contenido de

98 En los comentarios de J. Radermakers, E. Schweizer, R. Schnackenburg, D. Patte, D.J. Harringron y M. Davies apenas se resalta la frase de Jess en Mt 7,21, decisiva, por lo dems, en la percopa. 99

Quiz este aspecto aparece ms claro en el comentario de]. Gnilka.

100

Cf.

BONNARD,

vangile, 106; SABOURIN, Matteo 1,478;

MEIER,

Matthew, 74;

CAP.

II: MT 7,21

119

la enseanza de Jess acerca de la voluntad divina tiene diversos matices: mientras para algunos es la observancia de la Ley reinterpretada por Jess 10 \ para otros es ms bien el contenido del Sermn de la Montaa 102 , las bienaventuranzas 103 o, simplemente, el amor 104 . En otros comentarios parece que la importancia se concede al contenido como tal de la voluntad divina, acentuando aquello que quiere Dios10 5 La realidad es que no aparece un contenido expreso de la voluntad de Dios (algo que no es ajeno a la manera de actuar de Jess, que tampoco especifica mucho en el importante tema del Reino de Dios10 6), aunque en el conjunto de recurrencias del trmino s podremos encontrar pistas ms que interesantes. El contexto inmediato nos ofrece una de esas pistas. En este sentido, no podemos obviar el paralelismo existente entre 7,21 (hacer la voluntad del Padre de Jess) y 7,24-27 (hacer las palabras de Jess), por lo que en esta segunda recurrencia son las palabras de Jess, adems de su propia persona, las que nos ponen en camino para realizar la voluntad de Dios Padre. Adems, la figura de Jess, revelador de la voluntad del Padre, emerge con fuerza en 11,27, donde Jess se

STRECKER, Bergpredigt, 173; SAND, Evangelium, 155; DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 712; HAGNER, Matthew 1, 187; BETZ, Sermon, 547; DUMAIs, Sermon, 303.
101 El Declogo (cf. BONNARD, vangile, 106); la Ley (cf. SABOURIN, Matteo 1, 478); la Torah (cf. BETZ, Sermon, 547); la Ley y los Profetas (cf. GAMBA, Vangelo, 221). 102 Cf. DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 712; HAGNER, Matthew 1, 187; DUMAIS, Sermon, 303. 103 104

Cf. SAND, Evangelium, 155. Cf. MEIER, Matthew, 74; SMITH, Matthew, 125.

105 U. Luz pone en relacin Mt 7,21 con 5,20, en donde se peda para los discpulos una justicia sobreabundante, por lo que hace equivaler la voluntad de Dios a esa justicia sobreabundante (cf. Luz, Matthdus 1,405). 106 "Das passt gut zu ]esus: Er malt das Kommen des Gottesreichs auch sonst nicht aus, fixiert es nicht zeitlich und lasst seine politischen und nationalen Dimensionen zurcktreten. ]esuanisch ist vielleicht auch die offene Formulierung: Sie schreibt dem Beter nicht ein bestimmtes Verstandnis der Gottesherrschaft von) (Luz, Matthdus 1,342).

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Jos ANTONIO

BADIOLA SAENZ DE UGARTE

considera capacitado para conocer y mostrar al Padre: Todo me ha sido entregado por mi Padre, y nadie conoce al Hijo sino el Padre, ni al Padre le conoce nadie sino el Hijo, y aqul a quien el Hijo se lo quiera revelar; en 17,5, donde la voz de Dios afirma: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle; y en 28,18, donde Jess se reconoce plenamente autorizado por Dios: Me ha sido dada toda autoridad en el cielo y en la tierra. Por eso, los diferentes autores cifraban el contenido de la voluntad de Dios con la enseanza, ms o menos global, de Jess, que goza de la autoridad y la complacencia de Dios, su Padre: lo cierto es que Jess aparece como mediador, plenamente autorizado, de todo lo referido a Dios Padre. La voluntad de Dios resulta ser as el criterio decisivo en el juicio finapo7, de forma que no basta con hacer cosas maravillosas para entrar en el Reino. Jess ofrece a los discpulos un criterio ltimo de verificacin del verdadero discipulado, a saber, el hacer la voluntad de su Padre celestial. Un elemento que conlleva la confesin de fe (<<Seor, Seor) y el ejercicio de las obras evangelizadoras (<<profetizar, echar demonios, hacer muchos milagros).

3. Conclusiones
Desde la panormica que ofrece el estudio de la percopa podemos presentar algunas conclusiones. Pero, de entrada, tenemos que sealar la necesidad de complementar los mtodos exegticas para poder llegar a captar en su conjunto el texto evanglico. En efecto, los autores han estudiado este texto desde sus respectivos mtodos. Pese al indudable enriquecimiento en la comprensin del pasaje, los mtodos se revelan insuficientes por s mismos para llegar a una comprensin cabal de su mensaje. Aparece el peligro de laftagmentacin. Tanto aqullos que utilizan mtodos histrico-crticos como los que utilizan mtodos sincrnicos dejan coja la interpretacin de la percopa.

107

Cf

MEIER,

Matthew, 75.

CAP. II: MT 7,21

121

Dividir sta en dos partes (v. 21 y vv. 22-23) para poder definir la forma de las mismas (el v. 21 sera un dicho de ingreso en el Reino y los vv. 22-23, un episodio de Juicio Final), tiene el peligro de romper una percopa fuertemente unitaria, que lo es porque as lo ha querido el propio evangelista. Si se separan las pertinentes conclusiones a las que podramos llegar con cada forma, se pierde el valor del conjunto y se difumina la leccin que el texto nos transmite. Por ejemplo, el dicho de ingreso en el Reino (v. 21) parece alertarnos contra el verbalismo religioso y la necesidad de las obras, pero en el conjunto del paso dicha conclusin no es la acertada. El reconocimiento verbal est acompaado de obras propias de los discpulos de Jess, que tambin resultan ser insuficientes. El problema planteado por el texto evanglico no se sita, pues, en la necesidad de las obras. Otro tanto ocurre con los resultados obtenidos por el mtodo de la Historia de la Redaccin o por los acercamientos sociolgico e histrico, que se afanan por aclarar el Sitz im Leben de la percopa. Parten de la constatacin de la existencia de tensiones y polmicas en la comunidad mateana y se esfuerzan en aclarar los destinatarios de las palabras de Jess, en base a la informacin brindada por el propio evangelio. Pero la informacin proporcionada, ciertamente interesante, desva la atencin a una problemtica que escapa al texto mismo e impide captar la leccin que nos propone. En efecto, qu valor tendra la afirmacin de Jess en el v. 21 si sus destinatarios son descalificados como pertenecientes a grupos disidentes de la comunidad mateana o a grupos externos a la misma? Adems, la descalificacin apriorstica de los interlocutores de Jess conlleva la descalificacin de sus palabras y de sus obras. Esto no se desprende del estudio del pasaje. Nos encontramos aqu con el fenmeno de la petitio principii: se extraen del texto unas hiptesis que despus se vuelcan en el texto como afirmaciones firmes. Tampoco el acercamiento estructural llega a proponer una solucin general acertada. De hecho, aprovechando la disposicin concntrica del SM, se pone en relacin nuestro texto con 5,3-10 (7,21-27 sera un paralelismo inverso de 5,3-10), haciendo coincidir la voluntad de Dios

122

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con las bienaventuranzas, como si ah se agotara la cuestin 108 Acaso las anttesis no son, entonces, expresin de la voluntad de Dios? Es preciso, pues, complementar los diversos mtodos y acercamientos, para llegar a una comprehensin cabal del texto.

3.1. El papel de Dios Padre


Despus del monumental horizonte que se nos abra en la primera recurrencia de 8).:rU.L(l, donde bsicamente todo quedaba referido a la accin salvadora de Dios nuestro Padre, la presencia de Dios Padre en este segundo texto queda matizada, por cuanto mi Padre vehicula la idea de la autoridad de Jess como Hijo. El sentido es claro: una vez iniciados en el itinerario salvador de Dios, corresponde a los discpulos de Jess, el que ha enseado dicho itinerario, empezar a recorrerlo. Pero el criterio fundamental en ese recorrido sigue siendo la voluntad del Padre que est en los cielos. Ahora no se pide tanto que acontezca dicha voluntad, sino que es necesario hacerla por parte de los seres humanos.

3.2. El papel de Jess


En esta percopa, Jess adquiere el papel central que completa la imagen procedente de la anterior. Entre Dios Padre y sus hijos, los dos polos de referencia en el anterior texto estudiado, nos encontramos ahora con el Mediador autorizado: Jess. A nivel textual, no cabe ninguna duda de que l es el autntico foco de atencin: los numerosos pronombres y adjetivos, personales y pose-

108 The beatitudes teach reader-believers how to discern not only who is doing God's will (7:15-20), but also what God's will is (the solid foundation for one's house, 7:21-27). By proclaiming these beatitudes, Jesus exemplifies such moral discernment. In each beatitude, the description of the behavior (being poor in spirit, mourning, meek, etc.) is a description of doing God's will (7:21)>> (PATTE, Challenge, 37).

CAP. II: MT 7,21

123

sivos, que hacen referencia a l; la expresin de fe en el reconocimiento como KpLOC;; la obediencia debida que subyace en la realizacin de unas obras por l ordenadas; su papel de Juez en aquel da. Adems, vimos cmo el hecho de que aparezca la expresin mi Padre en sus labios le confera una autoridad privilegiada, como cauce especial de revelacin de la voluntad de Dios. Jess es, pues, el camino para acceder a la voluntad del Padre. Pero, en el conjunto de la percopa, las palabras de autoridad de Jess crean una tensin narrativa muy importante. Al establecer la insuficiencia de la confesin de fe y de la realizacin de las obras por l encomendadas, todo queda focalizado en ese hacer la voluntad del Padre de Jess. Mirando a Jess, es la hora de dar un paso adelante en su seguimiento, sabiendo que no basta creer en l y sabiendo que no basta con hacer las obras por l encomendadas.

3.3. El papel de los discpulos


Una de las carencias ms evidentes que trae consigo la fragmentacin metodolgica es que el criterio ofrecido por Jess para entrar en el Reino de los cielos, hacer la voluntad de mi Padre, queda fuera de la concepcin mateana del discipulado. Las caractersticas ms generales del discipulado son fciles de observar en los evangelios: la iniciativa de Jess en la llamada, la exigencia de seguirlo fsicamente, la vinculacin existencial con el Maestro, con la consiguiente obligacin de dejar casa y familia, y los riesgos de persecucin y hostilidad que conlleva el seguimiento a Jess son elementos bien reconocibles y reconocidos 10 9 . Si miramos al evangelio de Mateo, tambin encontramos caractersticas claras en relacin a la presentacin de los discpulos. J.K. Brown repasa los principales estudios realizados con el mtodo de la Historia de la Redaccin. Segn stos, aparecen como firmes caractersticas de los

109

Cf.

MEIER,

Disciples, 131.

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discpulos su poca fe y su comprensin de las enseanzas de Jess llO Sin embargo, desde la perspectiva del mtodo narrativo, una caracterstica firme de los discpulos es su tendencia a comprender mal a Jess 111 . El hecho es que en ninguno de los trabajos citados aparece el hacer la voluntad del Padre como una caracterstica principal del discipulado matean0 112 El nico exegeta que relaciona explcitamente ambos elementos es D. Patte, autor de un original comentario al Sermn de la Montaa 113 , realizado desde la aproximacin escriturstica (<<Scriptural Criticism114). Sin embargo, la sistematizacin que hace de las diversas concepciones de discipulado no nos parece acertada 115 En efecto, no puede contraponerse

110 Cf. BROWN, Discples, 3-12. ].K. Brown recoge los trabajos de G. Barth, U. Luz, M. Sheridan, R. Gundry, A. Van Aarde y A. Trotter. En la descripcin de los discpulos mateanos, los autores analizados por Brown son confluyentes (excepto Trotter), pero no as en la funcin, tema en e! que hay ms discrepancias. Brown presenta la problemtica en las pp. 13-18. 111 Cf. BROWN, Discples, 18. Brown desgrana las posiciones particulares de los distintos autores. En J.D. Kingsbury, e! conflicto entre los discpulos y Jess por sus diversos puntos de vista en relacin a la "filiacin sufriente de Jess y la dificultad de asumir que la esencia de! discipulado es e! servicio (p. 19). En R.A. Edwards y W Caner, la inconsistencia de! seguimiento de los discpulos (pp. 20-21). En D.B. Howell, la ambigedad en la descripcin de los discpulos (p. 22). En D.]. Verseput, su inadecuada comprensin del poder y autoridad de jess (pp. 22-23). 112 Era una conclusin a la que llegaba en mi Lectio coram presentada en e! PIB e! 13 de enero de 2006 (cf. BADIOLA SAENZ DE UGARTE, Hagamos, 37-39). Despus, toda la tesis de M. Palachuvattil gira en torno a este elemento (cf. PALACHUVATTIL, One). 113 PATTE, D., The Challenge 01 Discipleship. A Critical Study of the Sermon on the Mount as Scripture (Harrisburg, PA 1999). Esta obra viene a ser un resumen de otra ms amplia que e! autor escribi con anterioridad: Discipleship according to the Sermon on the Mount. Four Legitimate Readings, four Plausible Views of Discipleship, and their Re!ative Values (Valley Forge, PA 1996). 114 l conceptualized scriptural criticism as a critical approach that strives to make explicit the contextual, hermeneutical, and analytical frames of biblical interpretations (PATTE, Challenge, xvii). 115 D. Patte seala que las distintas concepciones de! discipulado pueden englobarse en dos clases: la que da prioridad al hacer la voluntad de Dios y la que prioriza

CAP.

II: MT

7,21

125

hacer la voluntad de Dios e imitar a jess. No se puede llegar a lo primero sin lo segundo. Por otra parte, la relacin que el autor establece entre discipulado y voluntad de Dios se cie a las bienaventuranzas, porque son ellas (y, al parecer, slo ellas) las que manifiestan la voluntad de Dios. Por eso son un elemento constitutivo del discipulado. Pero no es fcil admitir que la estructura concntrica del Sermn de la Montaa (y, por tanto, la relacin estructural entre Mt 5,3-10 y 7,13-27) determine y limite el contenido de un concepto tan importante. La irrupcin de la cuestin de hacer la voluntad de mi Padre es un verdadero tour de force en el evangelio que, como ya vimos, induce al lector/oyente a seguir adelante en el evangelio para poder llegar a captar su significado y contenido.

El estudio de la percopa nos ha proporcionado una especie de examen de discipulado, en el que aparecen tres aspectos fundamentales del mismo: la confesin de fe, la colaboracin en la misin de Jess por medio de la realizacin de las obras misioneras y la realizacin de la voluntad de su Padre. sta supone una verdadera caracterstica propia de la concepcin mateana del discipulado.

3.4. La voluntad del Padre en Mt 7,21


La expresin sigue estando formulada en abstracto 1l6 . Jess, en Mt, no se apresura a dar definiciones concisas, sino que ms bien abre perspectivas para que los discpulos comprendan su ser in fieri ll7 , su proceso constante, su trabajo por descubrir por ellos mismos una realidad que a

la imitacin de jess. Dentro del primer grupo, hay tres variantes: la que enfatiza que debemos aprender de Jess qu es la voluntad de Dios, la que pone el nfasis en dejarse exhortar por Jess para hacer la voluntad de Dios y la que acenta la autoridad o capacidad dada por Jess para hacer la voluntad de Dios (cf. PATTE, Chal/enge, 57).
116 Entra en el estilo de Mateo dejar abierto el texto: as ocurre con el envo de los discpulos tras el Discurso Misionero y con el mandato final de Jess resucitado; ambos quedan sin realizar.
117 1he disciples never live up to Jeslis' standards. Given the effect on the reader, discipleship will be viewed as a situation that is never completed, is likely to be in constant flux, and cannot be idealized" (EDWARDS, Uncertain, 52).

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la postre siempre es misteriosa y teocntrica. La presencia masiva de pronombres personales referidos a Jess en Mt 7,21-23 indica que Jess es el camino por el cual accedemos a la voluntad del Padre. Esto se ve corroborado por los versculos siguientes (7,24-27) y por otros pasos del evangelio (11,27; 17,5; 28,18-20). Por eso, parte de la voluntad divina se expresa en la enseanza de Jess dada en el Sermn de la Montaa, en las bienaventuranzas, en su reinterpretacin de la Ley, en el cumplimiento de una justicia sobreabundante o del amor, como sealaban los exegetas. Pero el anlisis de esta percopa nos permite afirmar que ah no acaban las cosas, que tenemos que ampliar tal contenido: ni la confesin de fe, ni la realizacin de obras misioneras cubren las exigencias derivadas de la realizacin de la voluntad del Padre de Jess. Es preciso seguir adelante. En lontananza, la tercera recurrencia: Mt 12,50. Pero los indicios ofrecidos en estas dos primeras recurrencias son elocuentes: la inclusin formada por 6,10 y 26,42, por un lado, y el hecho de que 7,21 y 26,53 (momento del prendimiento de Jess) sean la primera y ltima recurrencia, respectivamente, de mi Padre, comienzan a sealar el final del itinerario discipular marcado por la voluntad del Padre.

Captulo tercero: Mt 12,50


oons yap (Xv TIQl,~01J tO 9A:rU.La tOl> TIatps I.L0U tOU EV oupavoLs auts I.L0U aOEA<pOs Ka\. aOEA<p~ Ka\. l.L~tTlP EOtlV

Pues el que haga la voluntad de mi Padre que est en los cielos, se es mi hermano, mi hermana y mi madre
1. Cuestiones introductorias
Respecto a las anteriores apariciones de la expresin que nos ocupa, aqu surgen nuevos elementos. Uno que ya estaba presente en Mt 7,21 es la presencia del verbo 1TOlW acompaando al trmino 8Allf.la, pero en esta ocasin no se utiliza el participio presente de dicho verbo, sino el subjuntivo aoristo (<<1Tol~a1J). Por otra parte, surgen con mucha fuerza tres trminos referidos al mbito familiar: aoEAqc; (<<hermano), aoEAq~ (<<hermana) y f.l~TllP (<<madre); en esta secuencia sorprende la ausencia del trmino 1TaT~p. Adems, en el versculo anterior (12,49), que contiene la introduccin narrativa a esta frase de Jess y la primera parte de la misma, aparecen tres caractersticas peculiares: 1) el trmino f.la81lT~C; (<<discpulo), por primera vez en el contexto directo de la voluntad del Padre (y, de hecho, los discpulos son el punto de referencia de las palabras de Jess ahora); 2) un gesto genuino de Jess: extender la mano (<<EKTElvac; T~V XElpa alJTOu); 3) dos trminos del lenguaje familiar: aoEAqOl y f.l~nlP, aunque curiosamente no est presente el trmino aoEAq~, que s aparece en la parte final de la frase de Jess en la sentencia general!. Los destinatarios de estas palabras de Jess son, en la prctica, los

1 La ausencia de ({&OEAcp~ en el v. 49b podra deberse a la presencia en aquel momento de los Doce, bajo la denominacin genrica de sus discpulos (en Mateo las dos acepciones se entreveran), mientras que su presencia en el v. 50 se explica por el alcance general de la sentencia de Jess (<Sane; yap TIOL~a1J).

av

128

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mismos que en anteriores ocasiones. Si en 6,10 Y 7,21 eran la multitud y los discpulos (con una presencia ms cercana, y en ese sentido ms vinculante, de stos), ahora tambin son nombrados ambos (12,46: En aD1"oD AaAODv1"Ot; 1"Olt; OXAOlt;; 12,49: mL EK1"Elvat; 1"~V xE'ipa aD1"oD ETI L 1"OUt; f!a8111"Ut; aD1"OD). Sin embargo, es de sealar la velada presencia de los escribas y fariseos (estos ltimos tienen una destacada presencia en todo el captulo 12 donde aparecen citados en los vv. 2.14.24.38 y su presencia recorre el captulo entero), que podran estar presentes an en nuestro texto dada la introduccin de la percopa (12,46), yel papel del misterioso ne; de 12,47, que suele pasar desapercibido, pero que tiene una interesante funcin 2 Como ocurra en 7,21-23, aqu tambin es notoria la centralidad de la figura de Jess, mediante el uso continuo de pronombres personales y posesivos referidos a l: aD1"OD (vv. 46.49.49), aD1"Q (vv. 46.47.48), GOU (vv. 47.47), GOL (v. 47) y f!OU (vv. 48.48.49.49.50.50p. Adems, la percopa de la que forma parte nuestro texto tiene sus paralelos sinpticos (Mc 3,31-35; Lc 8,19-21), por lo que ser necesaria una comparacin sinptica. El evangelio sigue su curso: dejbamos la anterior recurrencia de 8Al1f!a casi al final del Sermn de la Montaa. Despus, una larga seccin narrativa ocupa los captulos 8 y 9, relatndonos fundamentalmente una serie de milagros, pero tambin escenas relacionadas con el discipulado y con las polmicas con los fariseos. Despus del importante sumario de 9,35 (que forma inclusin con 4,23 y cierra una seccin que presenta la proclamacin de la Buena Nueva del Reino, en forma de enseanza y de curaciones), comienza el segundo gran discurso de Jess,

2 F. Boyon indica que este personaje annimo y discreto es el que establece la relacin entre el exterior y el interior del lugar donde acontece el relato y entre su sentido literal y alegrico: Ce personnage c'est, a l'intrieur du texte, l'exgete que nous -lecteurs placs l'exterieur- sommes inyits suiyre sur le chemin de la constatation puis de l'interpretation (BOVON, Parabole, 36).

3 El mismo comienzo de la percopa, que nos presenta a Jess hablando a la multitud y a los discpulos le confiere una centralidad escenogrfica (cE GRASSO,

Gesit, 22).

CAP. III: MT 12,50

129

el Discurso Misionero (9,36-11,1), en el que se presentan las condiciones del envo misionero de los discpulos por parte de Jess. La segunda parte del discurso, a partir de 10,16, es particularmente sombra, pues la prediccin de persecuciones es continua, aunque tambin la asistencia divina para soportarlas. Una nueva seccin narrativa abarca los captulos 11 y 12 y termina precisamente con nuestro texto. En la primera parte de esta seccin (cap. 11) se suceden tres reacciones diversas con las que se encuentra Jess: la de Juan Bautista (11,2-15), la de la presente generacin (11,16-19), la de las ciudades impenitentes (11,20-24). Estas reacciones encuentran la cumplida respuesta de Jess al final del captulo, donde se realza la autoridad de Jess, concedida por el Padre (11,25-27), y su personalidad bondadosa y acogedora, en la percopa conocida como la Gran Invitacin (11,28-30). El captulo 12 comienza con un fuerte desencuentro de Jess con los fariseos, motivado por la accin de los discpulos de arrancar las espigas en sbado (12,1-8) y por la curacin tambin en sbado de un hombre con la mano paralizada (12,9-13). En este momento el texto nos alerta: Pero los fariseos, en cuanto salieron, se confabularon contra l para eliminarle (12,14). As que, acto seguido, Jess es presentado como el Siervo sufriente de lliWH (12,15.21). La curacin de un endemoniado ciego y mudo vuelve a enfrentar a Jess y los fariseos, dando lugar a una serie de enseanzas de Jess (12,2237) y, finalmente, aparecen en escena tambin los escribas para, junto a los fariseos, pedirle a Jess un signo hecho por l (como si los anteriores signos hubiesen sido hechos por Beelzebul!); la dura respuesta de Jess, refiriendo lo acontecido con Jons, ya preanuncia el destino de Pasin, Muerte y Resurreccin (cf. 12,40). La extraa percopa de la estrategia de Satans (12,43-45) cierra esta postrera discusin con escribas y fariseos, y da paso a la percopa final de la seccin, en la que se encuentra la tercera recurrencia de eA:rfLll: (12,46-50). Despus, encontraremos el tercer gran discurso de Jess: el Discurso Parablico (13,1-53).

130

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1.1. Delimitacin de la percopa


En cuanto a la insercin de nuestro texto en la percopa correspondiente (12,46-50)4 hay una prctica unanimidad en los autores consultados 5 La delimitacin de la percopa se puede hacer con bastante facilidad. La presencia en 12,45 de Ti:] yEVEq raTlJ Ti:] TTOVT]pq, haciendo inclusin con la recurrencia de la misma expresin en 12,39, pone punto final al ensimo enfrentamiento con escribas y fariseos 6 La frase redaccional EH auwu AaAouVTOt; Wlt; OXAOlt; (v. 46a) sirve, segn el tpico uso mateano, como transicin a otro tema7 , marcado por la presencia de los familiares de Jess (<<LooD ~ f.L~TT]P Ka!. Ol &ocpo!. auwu ElOT~KElOaV E~w (T]TOUVTEt; aun;;> AaAfoal, v. 46b). En este nuevo tema, centrado en quin es la familia de Jess y que colorea toda la percopa, se inserta la tercera recurrencia de la voluntad de Dios. Por su parte, la indicacin espacio-temporal de 13,1 (<<'Ev Ti:] ~f.Lpq EKELVlJ E~eWV 'IT]OOUt; Tft; OL.Klat;) marca la transicin a una nueva unidad textual, que supone el comienzo del Discurso ParablicoS.

4 La percopa es considerada por U. Luz como uno de los textos centrales del evangelio (cf. Luz, Matthaus J, 21).

5 Slo D.J. Harrington escapa a esto. Para l, la percopa abarca 12,43-50 (cf. HARRINGTON, 1he Cospel, 190).
6 De hecho, viendo el contexto, podemos considerar a tal generacin malvada una metonimia de los escribas y fariseos. La conclusin que seala P. Bonnard en el sentido de que Mateo quiere as montrer la rupture dramatique de Jsus avec ses plus proches, les pharisiens et sa prope famille (BONNARD, vangile, 186) nos parece totalmente desacertada: considerar en el mismo crculo a los fariseos y a la propia familia de Jess no se desprende del tratamiento de ambos grupos en el evangelio y, adems, dicha ruptura no se produce an, pues Jess seguir teniendo relaciones, aunque polmicas, con los primeros.

Cf. GOM CIVIT, Evangelio J, 660; HAGNER, Matthew J, 359.

8 As pues, la percopa 12,46-50 es el ltimo relato de una gran seccin que abarca los captulos 11 y 12, que tienen una elaborada estructuracin (cf. DAVIES - fuLISON, Matthew JJ, excursus IX, 233-234). Algunos ven en nuestra percopa el climax en el progresivo rechazo sufrido por Jess (cf. HARRINGTON, 1he Cospel, 192), un rechazo que se ver ampliado por el de los OXAOL, firmado en el captulo 13 (cf. SABOURIN, Matteo JJ, 657). Un pormenorizado estudio del contexto en que se halla

CAP. III:

MT 12,50

131

Adems, la percopa no aparece de modo abrupto, dada la tendencia de Mateo a poner palabras o versculos de transicin 9 En este caso, respecto al relato anterior, los trminos de transicin son la interjeccin loo, que se halla en 12,46.47.49 yya la leamos en 12,41.42; el adverbio E~W, presente en 12,46.47 y que ya apareca en 12,43.44; el verbo (Y]"C'w, que se encuentra en 12,46.47 y tambin en 12,43. Respecto a lo que sigue, la raz -f{ reaparece en 13,1.3; loo lo hace en 13,3; el verbo AaAw, presente en 12,46.46.47, vuelve a estarlo en 13,3; el sustantivo ISXAOs de 12,46 lo encontramos despus en 13,2.2, y el verbo 'CO"C'y]lll de 12,46.47 retorna en 13,2. As pues, la insercin textual est bien lograda, pese a que los personajes y la temtica varan notablemente.

1.2. Crtica textual


Los problemas de crtica textual en nuestro texto son muy poco relevantes: hay algunos cambios del verbo TIOlW en algunos manuscritos 10 y la presencia de Ka[ antes de aoEA<fs en otros l l , sin que supongan problema textual alguno. En la percopa, en cambio, el problema textual ms agudo se da en el v. 47, que falta en manuscritos tan importantes como ~* o B. Aunque hay quien piensa ms en una posible adicin tarda 12 , la mayora de comentaristas opinan que la omisin es debida al error escribal conocido como haplografa, en su variante de homeoteleuton l3 Dado que el v. 48 presupone su presencia, creemos sea de mantener

nuestra percopa lo encontramos en: GRASSO, Gesit, 57-69.


9

Cf. Luz, Matthdus J, 23. D lee


lTOLEL;

10

C!1 700 leen (Xv

lTOLT;

KLZ

El 579

y algunos ms leen (Xv

lTO LTOEL)}. 11
12

As lo hacen, entre otros, El /3700. Cf. BONNARD, vangile, 187.

13 Cf. GOM CIVIT, Evangelio J, 662; Luz, Matthdus JJ, 286, nota 1; HAGNER, Matthew J, 358; L. Sabourin no se decide entre las dos posibilidades (cf. SABOURIN, Matteo JJ, 657, nota 81).

132

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el texto del v. 47 14 , aun reconociendo las dificultades que origina l5 .

1.3. Comparacin sinptica


Como ya hemos sealado, la percopa tiene sus paralelos en Mc 3,31-35 y Lc 8,19-21. Es preciso hacer, pues, una sucinta comparacin sinptica. Respecto al contexto, en Mt y Mc esta percopa precede inmediatamente a los respectivos captulos de las parbolas del Reino (Mt 13; Mc 4), que comienzan con la del sembrador. y sta es, justamente, la que antecede al texto en Lc. El contexto anterior tambin es similar en Mt y Mc (controversias de Jess con los escribas y fariseos). Lo que puede comprobarse con facilidad es la diferente perspectiva de cada evangelista en la composicin de sus relatos, siendo ms descarnado y complejo el de Mc, moderado en la tensin pero solemne el de Mt, y simple y escueto el de Le. Esto se puede comprobar, sobre todo, en lo referido a la posicin de los familiares de Jess: ellos llevan la iniciativa para hacerse cargo de Jess en Mc 3,21; quieren simplemente hablar con Jess en Mt 12,46; y quieren slo verle en Lc 8,20. En Lucas faltan tanto la pregunta enftica que Jess hace a su interlocutor (Mc 3,33; Mt 12,48) como el gesto de Jess, que en Mc es mirar en torno a los que estaban sentados a su alrededor (Mc 3,34) y en Mt extender la mano sobre sus discpulos (Mt 12,49). Por ltimo, la sentencia general final de Jess tambin es recogida con peculiaridades por los tres evangelistas: en Mc 3,35, se trata de hacer la voluntad de Dios, que se transforma en hacer la voluntad de mi Padre que est en los cielos en Mt 12,50, yen or la palabra de Dios y cumplirla

14 Sorne important ancient manuscripts omit the entire verse [v. 47]. lhe best argument for its inclusion is verse 48, which demands something like verse 47 (HARRINGTON, The Gospel, 191).

15 El texto del v. 47 puede ser una facilitacin de la lectura y su ausencia sera lectio difficilior; unido a razones de crtica externa (~* B), el texto podra excluirse como lectura original. B.M. Metzger lo cataloga con {eL es decir, seala que el comit encontr dificultades para su inclusin (cf. METZGER, Textual,26).

133

en Lc 8,21 (en Lc, adems, no aparece el trmino &6EA<p~)l6.

1.4. Estructura de la percopa


Finalmente, podemos destacar la fina estructura de este apotegma biogrfico l ?, que presenta una clara articulacin l8 :

1) SITUACIN (v. 46)


"En UUTO AIXAovroe; ,OLe; 0XAOL<; L1ioD ~ bJ.1lT:lQ KIXL oL

aodpoL

IXUTO ELo,~KEwlXv E~W

(n,ouvw; UUH.\i AIXAfOIXl.

2) AVISO PARA JESS (v. 47)


[EI1TEV 6 ne; lXun.\i LooD ~ bJ.1lT:lQ OOD KUL oL

aodpoL

OOD E(w O,~KIXOLV

(nTOv,e; OOL AUAfOIXl.]

3) RESPUESTA DE JESS EN TRES ACTOS (vv. 48-50)


a) Una pregunta retrica, precedida de introduccin narrativa (v. 48)

oE &1TOKpL8Ek EI1TEv n.\i Ayovn UUH.\i

,[e; EO,LV ~ bJ.1lT:lQ ~OD KIXL ,[VEe; ELoLV oL

aOEApo

~OD;

b) Un gesto solemne (v. 49a)

16

286;
17

HAGNER,

Una comparacin sinptica exhaustiva la encontramos en Luz, Matthaus JJ, Matthew J, 359.

GNILKA,

Tomando la nomenclatura de R. Bultmann, as lo definen algunos autores: cf. Matthausevangelium J, 470; DAVIES - ALuSON, Matthew JJ, 362.

18 S. Grasso establece una estructura en 4 partes, separando en 2 partes la intervencin de Jess (v. 48 y vv. 49-50), pero no vemos razones para dividir dicha intervencin en dos momentos. Por lo dems, compartimos su afirmacin de que (<la struttura della pericope mette in rilievo un dinamismo, che culmina nella risposta finale di Gestl (GRASSO, Gesit,21).

134

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

c) Una afirmacin enftica l8 (vv. 49b-50)

tliou
oaTL~

~ ~

f.L0U KaL ol TOU


&IiEAcp~

Ih5E.~.po[

f.L0U.
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f.L0U

a&olpo, KaL

KaL

EaT(v.

La expresin~ ..L~'t'T]P K(xL al &'OE).,<pOL, con leves variaciones, aparece en 5 ocasiones, producindose un claro desplazamiento del orden familiar natural (las dos primeras recurrencias: 12,46.47) al orden espiritual o simblico (las dos ltimas: 12,49.50), siendo la recurrencia central, pronunciada por Jess en 12,48, la que ejerce de transicin. Por otra parte, es muy sugestiva la oposicin fuera - dentro 19 : fuera (<<E~)>>, vv. 46.47) est la familia de Jess; dentro (cf 13,1: 'Ev 't'fj ~..Lpq. EKELV1J E~E).,eWV 'IT]oouC; 't'fc; oLdac;), Jess y sus discpulos. y es dentro donde se puede desarrollar el verdadero sentido de ser familia de Jess. Como se puede apreciar, en la percopa se producen numerosas repeticiones de trminos y frases; el hecho de que haya slo dos frases que no se repitan (vv. 49a.50a) hace que, para U. Luz, radique ah precisamente el meollo (<<das Schwergewicht) de la percopa20 Pues bien, estas frases son las que se refieren a los discpulos 21 y a la voluntad del Padre

19
20

Cf. BOVON, Parabole, 36.

Cf. Luz, Matthiius JJ, 286.

21 De hecho, en su trabajo de tesis doctoral sobre la fraternidad en el evangelio de Mateo, S. Grasso indica: Nel primo capitolo passeremo all' esegesi degli ultimi due versetti della pericope (vv. 49-50). Non analizzeremo quindi tutto il brano, ma soltanto quest'ultimo intervento di Gesu che contiene l'affermazione sulla fratellanza (GRASSO, Gesu, 17). Nada objetamos a su esplndido trabajo sobre el tema de la fraternidad y el discipulado en el evangelio de Mateo. Los resultados ah estn y el trabajo es muy enriquecedor. Ahora bien, de la misma manera que aparece la fraternidad, aparece tambin la maternidad, considerando la frase de Jess en su totalidad, pero este ltimo tema no merece atencin sino en la clave de la fraternidad: Se la dichiarazione di un rapporto fraterno da parte di Gesu verso i suoi discepoli puo

135

celestial, por lo que el acento de esta tercera recurrencia de la voluntad del

Padre hay que ponerlo en relacin con los discpulos.

2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa


2.1. Los familiares de Jess
Ya hemos sealado que los trminos familiares son muy abundantes en esta percopa. De hecho, estn presentes en todos y cada uno de los versculos de la misma: ~ fl~TT]P Kal al &6EAcpOl CXUTO\J (v. 46); ~ fl~TT]P oou KCXl ol &6dcpOL oou (v. 47); ~ fl~TT]P flOU KCXl ol &6dcpOL flOU (v. 48); ~ fl~TT]P flOU KCXl ol &6EAcpOL flOU (v. 49); &6dcpos KCXl &6dcp~ KCXl fl~TT]P (v. 50). Es normal, pues, que casi todos los comentaristas titulen la percopa en trminos de la verdadera familia de Jess o semejantes 22

A partir de ah, las focalizaciones en la interpretacin de la percopa desde la clave familiar son diversas. Las posiciones confesionales

apparire comprensibile, l'affermazione che questi rivestano per lui anche il ruolo di madre sembra a primo acchito abbastanza sorprendente. Infatti l'immagine materna implica l'idea di un rapporto di dipendenza, di bisogno, di protezione. Si potrebbe caso mai supporre che Gesu divenga per i discepoli una madre, ma non il contrario. Attraverso l'immagine quasi impropria o paradossale del rapporto materno, Gesu vuole suggerire che la re!azione tra lui e i discepoli non si definisce ed esaurisce soltanto ne! rapporto di fraterni, ma e molto piu stretta, intima e vincolante (GRASSO, Gesu, 29). Creemos que e! sentido principal de estas palabras de Jess no se encuentra en la fraternidad o maternidad per se, sino en la importancia de hacer la voluntad de! Padre de Jess, que imprime una vinculacin profunda (tan profunda como las propias relaciones de sangre) con Jess a quien la realiza.
22 Slo J.P. Meier se separa, en parte, de esta lnea titulando Jesus rejects blood ties (MEIER, Matthew, 139). Por su parte, M. Davies titula la percopa An Instance of Complacency (DAVIEs, Matthew, 99). Desde la perspectiva general del evangelio, los ttulos sobre el parentesco de Jess pueden tener su sentido, y de hecho la terminologa los sustenta, pero desde la ptica de la voluntad de Dios veremos que, en realidad, la cuestin no estriba en la verdadera o no verdadera familia de Jess, o el sentido de tal familiaridad, sino en la supremaca de la voluntad de! Padre de Jess respecto a cualquier otra instancia, por importante que pueda ser o parecer.

136

JOS ANTONIO BADIOLA 5AENZ DE UGARTE

han ejercido un papel importante, de modo que no escapa a la polmica esta cuestin de la familia de Jess, sobre todo los trminos hermanos y hermanas2 23 . Por nuestra parte, evitaremos entrar en discusiones y polmicas sobre este tema, porque no es pertinente para el argumento de la tesis y porque desde el contenido central de la misma, la voluntad de Dios Padre, la mayor o menor amplitud semntica de los trminos familiares resulta irrelevante.

2.1.1. El contenido semntico de los trminos familiares


Una de las lneas interpretativas se dirige a destacar la amplitud semntica del trmino &.OEA<jJC;24, considerando que dicho trmino abarcaba en hebreo, arameo y griego ms significados que el de hijo de los mismos padrer 5 La conclusin es que aqu aparecen, referidos con el vocablo &.OEA<jJC;, los parientes de Jess miembros de la familia en sentido ampli0 26 . Analicemos los trminos familiares en el evangeli0 27 . Tenemos como
23 Un ejemplo de la polaridad de posiciones exegticas lo tenemos en esta frase de J. Blinzler: So bestimmt und allgemein van den katholischen Exegeten die Herrenbrder fur Verwandte Jesu entfernteren Grades, also fur seine Vettern, erklart werden, ebenso bestimmt und allgemein wird van den protestantischen Auslegern behauptet, daB es sich um leibliche Brder des Herrn, um S6hne Marias und J osephs handle (BLINZLER, Brder, 11-12). Aunque en estos ltimos aos las posiciones han adquirido muchos matices, lo cierto es que, en lnea de mxima, la afirmacin sigue siendo indicativa. 24 El trmino &:6EAcjlC; proviene de 6EA.cjlc; que significa seno materno. Por lo que la palabra indica a todo aqul nacido del mismo seno materno (cf. CHANTRAINE, Dictionnaire, 18-19).

25 Autores y lectores del Nuevo Testamento entendieron "hermanos" de Jess en sentido de "parientes" (GoM CIVIT, Evangelio J, 661, 662). La misma consideracin amplia del trmino la encontramos en RAnERMAKERS, vangile, 168; SABOURIN, Matteo JJ, 657; Luz, Matthaus JJ, 287. 26 La ausencia del padre se explica por la, probablemente ya acontecida, muerte de San Jos (cf. GOM CIVIT, Evangelio J, 663; DAVIES - ALLISON, Matthew JJ, 364365; HAGNER, Matthew J, 359).
27

Aunque el trmino &:6EAcjlC; aparece ms veces en Mt (39x) que en Mc (20x)

137

referencia que la primera acepcin del trmino hermano/a en el Diccionario de la lengua espaola es persona que con respecto a otra tiene los mismos padres, o solamente el mismo padre o la misma madre.
a) El sustantivo aodcjJr;

El sustantivo aOEAcpc; aparece 39 veces en Mt. Suele indicar en su acepcin primera hermano carna/2 8, pero adems con la particularidad de sealar la lnea paterna de dicha hermandad. As, en Mt 1,2 se habla de Jacob, que engendr a Jud y a sus hermanos, pero de madres diferentes; y en 1,11 se cita a Josas, que engendr a Jeconas y a sus hermanos, tambin de madres diferentes. En 4,21; 10,2; 17,1; 20,24 se habla de los hermanos Santiago y Juan, pero en la primera de estas citas se hace referencia slo al padre de ambos, Zebedeo. Mt 14,3 tambin es ilustrador, pues se dice de Filipo que es hermano de Herodes Antipas, y en tal caso tambin eran hermanos slo de padre (Herodes 1 el Grande), ya que la madre de FiBpo era Cleopatra de Jerusaln y la de Herodes Antipas, Malthace de Samaria29 Por lo dems, la mayora de las recurrencias sitas en discursos de Jess (5,22.23.24.47; 7,3.4.5; 18,15.2l.35; 23,8; con la excepcin de

y Lc (24x), no parece tener un uso caracterstico en el primer evangelio. Por su parte, 1l~TT]P aparece 26 veces en Mt, 17 en Mc y otras 17 en Lc. Pero &OEA<p~ tiene un uso menor en Mt (3x) que en Mc (5x), aunque igual que en Lc (3x). No hay, creemos, especificidades en los usos respectivos. Para una visin panormica de todos los textos neotestamentarios que hablan de los hermanos de Jess, cf. BUNZLER, Brder, 21-38 y GILLES, Fratelli, 39-62. Del mismo modo, un estudio del trmino &OEA<p~ en la lengua bblica y helenstica lo encontramos en: BUNZLER, Brder, 39-48.
28 Adems de esta primera acepcin, S. Grasso encuentra otros dos sentidos en el uso mateano del trmino: significa otras veces una fraternidad de sangre, en sentido general e indeterminado, sin identificacin, y, ya con matiz simblico, tambin indica a los miembros de la comunidad creyente (cf. GRASSO, Gesu, 30).

29 Las dems recurrencias son ms abiertas: se habla de los hermanos Simn y Andrs (4,18); de un caso de aplicacin de la ley del levirato (22,24.25); y de la recompensa que recibirn quienes dejen, entre otras cosas, a sus hermanos por causa de Jess (19,29).

138

Jos ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

10,21) indican una hermandad en sentido figurado, que bien puede excluir la hermandad de sangre y significar a miembros de un mismo grupo o comunidad, lo que tambin ocurre en 25,40 y 28,10, donde Jess llama a los discpulos mis hermanos3o.
As, queda clara en el evangelio la amplitud semntica del trmino. Ahora bien, nos parece claro que la lgica interna de la percopa y la fuerza del propio argumento de Jess focaliza el sentido del texto, no en los trminos familiares, sino en la importancia de hacer la voluntad de su Padre celestial. En efecto, Jess est indicando la importancia suprema de hacer dicha voluntad. Es tan importante hacerla que Jess toma los trminos que expresan una vinculacin familiar terrena con l, los trminos de la familia consangunea, como figura para ensear que la verdadera e ntima vinculacin con l se consigue realmente mediante el cumplimiento de la voluntad de su Padre Dios. Quien la cumple se convierte figuradamente en madre, hermano o hermana del mismo Jess, es decir, entra en una ntima relacin con Jess.
b) El sustantivo tXodcf~

El trmino &OEAcp~ slo aparece en 3 ocasiones CMt 12,50; 13,56; 19,29); en 13,56 el trmino indica las hermanas de Jess, en cuyo caso sirve lo dicho hasta ahora con el trmino hermano y la amplitud semntica correspondiente. Aqu, en 12,50, la referencia es general: se refiere a toda aquella mujer que haga la voluntad del Padre celestial, lo cual es interpretado por algunos como indicio de la presencia de discpulas en torno a Jess 31 , hecho que diferencia cualitativamente al movimiento de Jess de la perspectiva juda dominante entonces 32 . La tercera recurrencia, en 19,29, es una afirmacin de Jess en la que se asegura una esplndida recompensa a quien deje, por su nombre, casa, hermanos,

30

Es una peculiaridad de Mateo calificar as a los discpulos (cf. GRASSO, Gesu, Cf. GNILKA, Matthiiusevangelium 1, 47l.

52-53).
31
32

Cf. HAGNER, Matthew 1, 360. Esta presencia femenina justifica, en opinin de la comentarista al evangelio M. Davies, que siempre que se hable de hermanos haya que entender hermanos y hermanas (cf. DAVIES, Matthew, 99).

CAP. III:

MT 12,50

139

hermanas ... .
c) El sustantivo J,r,rT/P

El trmino 1l~1:llP aparece 26 veces en el evangelio de Mateo, de las que 9 estn referidas a Mara, la madre de Jess: 1,18; 2,11.13.14.20.21; 12,46.47 (en 12,48.49.50 ya cambia la perspectiva, superando la individualidad de Mara); l3,55. Ninguna otra madre es nombrada tantas veces en el evangeli033 y hay un indicio interesante en la forma de expresin: en 1,18; 2,11 Y 13,55 se dice Mara, su madre, yen 2,l3.14.20.21 se dice al nio y a su madre. La referencia es siempre su madre. Es significativo que la expresin al nio y a su madre, en 2,13.14.20.21, aparece en las rdenes dadas por el ngel a Jos y en el cumplimiento de dichas rdenes por parte del mismo Jos, por lo que el sutil matiz que conlleva esa forma de contar los anuncios del ngel y las reacciones de Jos sugiere que ste no tiene que ver con la paternidadfsica del nio, de Jess, ya excluida por lo dems en 1,16.18-25. De otro modo, la forma de contarlo sera ms convencional. En suma, tomando en conjunto todos los datos que nos ofrece el relato de infancia (Mt 1-2) yel resto de vocabulario familiar en el evangelio de Mateo, podemos concluir que, en este pasaje, se habla de hermanos y hermanas, como trminos que expresan una relacin familiar estrecha con Jess, relacin que le sirve para proponer una leccin importante: que los lazos de sangre son menos importantes que hacer la voluntad de su Padre, de Dios, en el sentido de que la genuina vinculacin ntima con Jess no la dan los ms o menos estrechos lazos de sangre, sino el hacer la voluntad de Dios. As pues, la importancia en la interpretacin del texto no radica en calibrar hasta qu punto hay que considerar los trminos familiares en sentido amplio o restringido, sino en el hecho de que los lazos familiares crean, usualmente, una vinculacin muy estrecha entre los miembros de la familia y esa vinculacin es la que interesa en

33 Dos veces se hace referencia a Herodas (14,8.11) y otras dos a la madre de los Zebedeos (20,20; 27,56). Una vez aparece Mara, madre de Santiago y de Jos (27,56). Las dems recurrencias se refieren genricamente a madre (10,35.37; 15,4.4.5; 19,5.12.19.29).

140

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esta enseanza de Jess: estar estrechamente vinculados a l no depende del grado familiar que se tenga (sea cual sea), sino del cumplimiento de la voluntad de su Padre Dios.

2.1.2. La verdaderafamilia deJess es lafamilia espiritual


Otra lnea de interpretacin se sita en clave de distinguir la verdadera familia de Jess 34 La familia basada en la consanguinidad, no exenta de formar parte de esta generacin malvada (cf. 12,45), deja paso a la verdadera familia, la espiritual, que acta como levadura en medio de esa generacin 35, y que se basa en el cumplimiento de la voluntad del Padre36 La verdadera familia de Jess es, en definitiva, la comunidad que est bajo su proteccin 37 Tambin puede caber una interpretacin simblica de la oposicin entre la familia de sangre y la familia espiritual (en la percopa, representadas por la madre y los hermanos de Jess y por sus discpulos, respectivamente). Dicha oposicin expresara el abandono por parte de Jess y de los suyos de la vieja Iglesia de Israel, basada en los vnculos de sangre con Abraham, para dar inicio a la nueva Iglesia de Jess, fundada ms bien en la fe de Abraham 38 Esta clave interpretativa, que rebaja el valor de la familia humana de Jess, no toma en consideracin algunas de sus enseanzas, referidas a la familia, y particularmente al valor del 4 0 mandamiento, que difcilmente podra ofrecerlas a sus interlocutores si l mismo no las viviera. As, por

34 Cf. BONNARD, vangile, 187; GILLES, Fratelli, 40; PATTE, lhe Gospel, 182; SMITH, Matthew, 168; GRASSO, Gesu, 23. 35 Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 192. ]. Radermakers insiste ms en el hecho de la ruptura o separacin de las cosas terrenales, familia incluida (RADERMAKERS, vangile, 168-169). Una ruptura que tambin Jess realiz en base a su expectativa escatolgica y a las exigencias del Reino (DAVIES - ALUSON, Matthew JJ, 364; HAGNER, Matthew J, 359-360).

36 37 38

Cf. SAND, Evangelium, 270.272; BovoN, Parabole, 36. Cf. Luz, Matthlius JI, 288. Cf. GAMBA, Vangelo, 489.

141

ejemplo, ocurre en Mt 15,4-6, donde Jess presenta el 4 mandamiento con una gran fuerza expresiva: Porque Dios dijo: Honra a tu padre y a

tu madre, y: El que maldiga a su padre o a su madre, sea castigado con la muerte (15,4); y le seala al joven rico este mismo mandamiento para
poder entrar en la vida (19,19).

2.1.3. El contramodelo de lafamilia carnal


Tambin se interpreta a la familia terrena de Jess como contramodelo del verdadero creyente39 , o se afirma que Jess tuvo problemas con su familia de sangre: Tampoco le falt a Jess la incomprensin amasada con inters egosta por parte de los "allegados", tan frecuente en la historia de la espiritualidad heroica, cuando a los vnculos de sangre no responden los de la coincidencia en un ideal40. Pero no tenemos en Mateo datos textuales para hablar en semejante tono interpretativo, sino que hay que encontrarlos en Marcos o Juan. En Mateo, la familia de Jess tiene ms bien una funcin literaria y no est presentada en una oposicin slida a Jess: U. Luz considera que en Mateo no hay lugar a una polmica contra la familia de Jess 41 En la presente percopa, algunos indicios textuales sugieren una oposicin de entrada entre la familia de Jess y Jess mismo. Mt 12,46 dice: "En cdrCu AIXAOUVTOe; TOl.e; OXAOle; UiOD ~ ~~TllP Kal OL &OEA<pOl IXlnou ELaT~KELaIXV E~W (l1TOUVTEe; IXUT(~ AIXAfaIXl; y algo muy parecido en 12,47: EITIEV Ci ne; IXUTC~ teiOD ~ ~~TllP aou KIXl OL &OEA<pOl aou E~W aT~KIXaLV (l1TOUVTe; aOl AIXAfaIXl. En esta redaccin podemos encontrar algunos elementos polmicos. Jess an est hablando a las gentes (<<"En IXUTOU AIXAOUVTOe; TOl.e; OXAOle;), pero su familia quiere hablar a Jess (<<IXUT4l AIXAfaIXl). El verbo AIXAW, que aparece 26 veces en el evangelio de Mateo, tiene

39

Cf.

MEIER,

Matthew, 140.

40 GOM CrvIT, Evangelio J, 663. Un ejemplo palmario de esta realidad lo protagoniza precisamente una madre (la de Santiago y Juan) en el evangelio de Mateo:

20,20-24.
41

Cf. Luz, Matthdus JJ, 286.

142

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

muchos sujetos. El ms importante es Jess, sujeto de dicho verbo en 12 ocasiones (9,18; 12,46; 13,3.10.13.33.34.34; 14,27; 23,1; 26,47; 28,18), pero tambin son sujetos un mudo (9,33), los discpulos (10,19.19), el Espritu de Dios Padre (10,20.20), uno mudo y ciego (12,22), los fariseos (12,34.34), los hombres (12,36), la familia de Jess (12,46.47), los mudos (15,31), Pedro (17,5) y un sujeto no especificado (26,13). Los sujetos son, pues, variados. Pero hay una situacin que se asemeja formalmente a nuestro texto y nos ofrece un pequeo indicio interesante. En 9,18 leemos: Taum atrrou AaAouvwc; auw'Lc;, LooD apxwv ELC; H8wv TIPOOEKVEL aun.\l AyWV. La situacin es parecida a 12,46 donde Jess se encuentra hablando. El magistrado habla a Jess pero el evangelista no utiliza el verbo AaAw sino AyWV, quiz para no poner en el mismo rango las palabras de Jess y las del magistrado. En tal caso, en 12,46 mantener el verbo AaAw para la familia de Jess podra significar una pretensin excesiva por su parte, puesto que era Jess el que an estaba hablando. Tambin el adverbio E~W, que aparece 9 veces en el evangelio, tiene una connotacin ms bien sombra, porque se halla en contextos negativos o de fuerte oposicin: en 5,131a sal desvirtuada no sirve ms que para ser tirada fuera; en 10,14 los discpulos saldrn fuera de las casas o ciudades donde no son acogidos y, una vez fuera, se sacudirn el polvo de los pies; en 13,48 los peces buenos sern recogidos en cestas y los malos, tirados fuera; en 21, 17 Jess deja a los sumos sacerdotes y escribas y sale fuera de Jerusaln, a Betania; en 21,39 los arrendatarios de la via agarran al hijo del dueo y lo echan fuera de la via para matarlo; en 26,69 Pedro est sentado fuera en el patio, mientras Jess est en el sanedrn; y en 26,75 Pedro sale fuera, para llorar amargamente despus de sus negaciones. En dos ocasiones, se echan fuera elementos no personales (la sal desvirtuada y los peces malos); en el resto, son personas (los discpulos, Jess, el hijo del dueo de la via, Pedro) los que se encuentran fuera, por situaciones de hostilidad, oposicin o negacin. Entonces, el adverbio E~W no slo expresara un simple lugar espacial, sino una situacin negativa que acompaa a dicha posicin. En nuestra percopa, tambin el adverbio que seala la posicin de la familia de Jess puede ser otro indicio de oposicin a l.

CAP.

III: MT 12,50

143

Por su parte, el verbo ( rrrw concurre 14 veces en el evangelio mateano. Pero hay una caracterstica particular: en ocho de las recurrencias, el objeto del buscar es, directa o indirectamente, la persona de Jess. Cinco de ellas tienen un marcado cariz contrario a Jess: en 2,13 Herodes busca al nio Jess para matarlo; en 2,20 el ngel comunica a Jos que puede volver a Israel porque ya han muerto los que buscaban la vida del nio (de Jess); en 21,46 los sumos sacerdotes y fariseos buscan detener a Jess; en 26,16 Judas busca una oportunidad para entregar a Jess; en 26,59 los sumos sacerdotes y el sanedrn entero buscan un falso testimonio contra Jess con el fin de matarlo. Nos quedan 28,5 donde el ngel habla a las mujeres dicindoles que sabe que buscan a Jess crucificado y las dos recurrencias presentes en 12,46.47: los familiares de Jess lo buscan para hablar con l. Teniendo en cuenta que buscar a Jess tiene un evidente tono negativo en el evangelio, tendramos aqu otro indicio para sealar el tono negativo que en la percopa adquiere la familia carnal de Jess? En definitiva, se argumenta mucho desde la clave familiar, ms debido presumiblemente a los problemas dogmticos que puede suponer el alcance del trmino hermano de Jess, que al hecho de que la leccin de la percopa tenga como ncleo el tema familiar. Creemos que no es as. Si es cierto que la estructura redaccional de la percopa est construida in crescendo42 , lo que descuella en el momento lgido de la percopa (v. 50) es la voluntad del Padre de Jess, el hacer dicha voluntad. La visita de la familia de Jess le sirve al evangelista para proponer una suprema leccin de Jess: para l lo fundamental no son las relaciones familiares, antiguas o nuevas, naturales o espirituales, simblicas o reales, sino la realizacin de la voluntad de su Padre Dios 43 Yel gesto que realiza sobre sus discpulos pone a stos como los actuadores de dicha voluntad. Esta leccin es dada con motivo de la presencia de la familia de Jess (de hecho,

42 G.G. Gamba presenta las razones estilsticas y retricas para mantener este argumento (cf. GAMBA, Vangelo, 488).
43 Cio che immediatamente interessa nel brano e l' affermazione del vincolo strettissimo (piu forte ancora del vincolo di sangue!) che si e instaurato fra Gesu e colui che "fa la volonta del Padre suo"" (GAMBA, Vangelo,490).

144

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

no deja de ser sorprendente hacerse madre de Jess), pero podra haber sido ofrecida con ocasin de la presencia de otro tipo de personajes, si stos tuvieran en la vida de Jess la relevancia que poda tener su familia. Lo importante no es el tipo de personaje que sirve a Jess para dar la leccin, lo importante es la leccin dada por jess. No se trata, pues, de discutir acerca de la verdadera o ms verdadera familia de Jess, sino de que, para l, lo ms importante, sea cual sea el punto de referencia, es hacer la voluntad de su Padre.

2.2. Los discpulos y la voluntad del Padre de Jess


Entramos, pues, en la consideracin de las frases que contienen las nicas palabras que no se repiten en la percopa (Mt 12,49 y 12,50). La primera frase tiene como protagonistas a los discpulos, testigos mudos y protagonistas indirectos 44 de la leccin de Jess. Jess no habla a ellos, sino de ellos, pero antes realiza un gesto particular45 , extender la mano sobre sus discpulos: Ka!. EKTElVas T~V XELpa alnou ETI!. TOUs lla8TjTUs auTU (12,49a), para, a continuacin, afirmar con rotundidad: L60u ~ Il~TTjP Ilou Ka!. al &6EAqlOl IlOU (12,49b). La siguiente frase es una afirmacin general conclusiva en la que aparece la referencia a la voluntad del Padre: OOTLs yuP !Xv TIOL ~01J TO 8ATjlla TOU TIaTps IlOU TU EV oupavoLs aUTs IlOU &6EJccjlos Ka!. &6EJccjl~ Ka!. Il~TTjP EOTlV (12,50).

2.2.1. El gesto y las palabras de Jess sobre sus discpulos


a) El gesto de jess: KaL ExrEvm; r~v XfLpa avroD E7TL rou;- jJ.aeT]ra;avroD (J2,49a)

El gesto de Jess consiste en extender la mano sobre los discpulos (<<Ka!. EKTElvas T~V XELpa auTU ETI!. TUs lla8TjTUs aUTOU: Mt 12,49a) y puede ser interpretado de diversas maneras. Algunos consideran que el
44 U. Luz seala que su aparicin es sorprendente y que, en realidad, no son actores en esta percopa (cf. Luz, Matthdus JI, 287). Pero es de sealar que l mismo haba considerado el v. 49a como meollo de la percopa, junto con el v. 50a (cf. supra). 45

A dramatic sweep of the hand

(MEIER,

Matthew, 140).

CAP.

III: MT

12,50

145

gesto tiene por objeto diferenciar a los discpulos de la multitud46 ; otros, en cambio, ven otras funciones en el gesto, como dar realce a las palabras de Jess o, simplemente, sealar a los discpulos 47 . En todo caso, es evidente que el lOO con el que comienza la segunda parte del versculo (Mt 12,49b) seala a los discpulos, y no a otros posibles personajes, como sujetos del ser madre y hermanos de Jess. Los discpulos son aqullos sobr 8 los que Jess ha extendido su mano, es decir, sus discpulos. El sentido es claro: Jess seala a los discpulos no para separarlos de la multitud o de sus familiares con nimo polmico, ni para ensalzar a unos y denostar a otros, sino para presentar la condicin de posibilidad de la realizacin de la voluntad del Padre. Slo los discpulos, en cuanto discpulos suyos, estn en condiciones de poder realizar dicha voluntad (cf. el modo subjuntivo del verbo TIOl.)) en el v. 50). El verbo EKTElV.)) aparece 6 veces en Mt 49 , pero slo tres, con la forma del participio aoristo EXTElVUs, tienen por sujeto a Jess y por objeto su man0 50 En 8,3 Jess extiende la mano para tocar a un leproso, que queda limpio; en 14,31 Jess extiende su mano para agarrar al

46

Cf. MElER, Matthew, 140; DAVIES - ALUSON, Matthew JI, 364.

47 A. Sand cree que simplemente es para dar realce a las siguientes palabras de Jess (cf. SAND, Evangelium, 270); S. Grasso opina que es simplemente para indicar a los discpulos (cf. GRASSO, Matteo, 329). En una obra anterior, este autor haba sido ms explcito: el gesto de Jess sembra voler puntare 1'attenzione sul gruppo dei discepoli. Il movimento della mano nel nostro testo assume percio il duplice valore di identificazione e di drammatizzazione, con la funzione di sottolineare le seguenti parole di Gesu. Attraverso l' azione viene indicato, richiamando l' attenzione dellettore, il gruppo dei discepoli (GRASSO, Cesu, 26).
48 U. Luz repara en este ETIL considerndolo una especial marca de proteccin de Jess a sus discpulos (cf. Luz, Matthlius JJ, 287 Y nota 13 de la misma pgina).

49 Mt 8,3; 12,13.13.49; 14,31; 26,51. En Mc 3x; en Lc 3x. En la forma EK-IELVac;>>: Mt 8,3; 12,49; 14,31; 26,51; Mc 1,41; Lc 5,13. 50 Estas tres ocasiones son 8,3; 12,49 Y 14,31. La otra recurrencia de la forma verbal EKTELvac; est en 26,51, pero con un significado muy diferente: en el momento del arresto de Jess, uno de los que estaban con l echa mano a su espada, para herir a un siervo del Sumo Sacerdote, cortndole la oreja. Pero es una opcin rechazada por Jess, la ayuda que l no quiere.

146

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

vacilante Pedro, que se hunda en las aguas tempestuosas. Cuando Jess extiende su mano, pues, se nota de inmediato su accin teraputica y su proteccin salvficas1 . Pero las manos de Jess aparecen en ms momentos del evangelio: aquella amenazadora mano con el bieldo dispuesto a limpiar la era, anunciada por Juan Bautista en 3,12, es la mano solicitada con fe por el magistrado para que devolviera la vida a su hija en 9,18; la mano solcita que hace levantar (= resucitar) a la nia en 9,25; la mano solicitada para imponerla sobre unos nios en 19,13; la mano atenta para hacerlo en 19,15. As pues, en el contexto de esta percopa, en la que est en juego la realizacin de la voluntad del Padre, como elemento de vinculacin ntima con Jess, creemos que el gesto, adems de sealar quines estn en grado de realizar tal voluntad, esto es, los discpulos, significa la capacitacin que el mismo Jess opera en sus discpulos para que lleguen a hacer la voluntad del Padre s2 . b) Las palabras de jess: ~i5ou T .drTJP (I2,49b)
.WV

mI- 01 lxi5dcjJo

.WV

La afirmacin que Jess realiza acerca de los discpulos, despus de extender la mano sobre ellos (<<LooD ~ fl~TY]P flOU Kal oL &OEAqlOL flOU: 12,49b) es considerada principalmente desde dos puntos de vista: el relacional y el de principios. Desde el punto de vista relacional, los discpulos son ya desde ahora la nueva familia de Jess y, por tanto, constituyen una comunidad entendida como familia s3 . Esta nueva comunidad formada por los discpulos

51

Cf. Luz, Matthdus 11, 287.

52 La posible significacin judiciah>, tomando como referencia Hch 26,1, es considerada por algunos autores, pero no vemos aqu conexin alguna (cf. GRASSO, Gesu, 26, nota 5).
53 Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1, 664; BONNARD, vangile, 187; GNILKA, Matthdusevangelium 1, 471; SMITH, Matthew, 168. S. Grasso dice que el hecho de que los discpulos sean madre de Jess sugiere come tra lui e i discepoli intercorre

non soltanto un rappono fraterno, ma una relazione malta piu stretta e vincolante (GRASSO, Matteo, 330).

CAP.

III: MT

1Z,50

147

puede ser interpretada como una anticipacin del tema de la Iglesia54 . Desde el punto de vista de los principios, estamos ante un texto que indica el estatuto del discipulad0 55 o, como afirma U. Luz, una definicin de discipulado: discpulo es el que hace la voluntad del Padre celestial proclamada por Jess 56 ; una afirmacin que es mantenida bsicamente por otros muchos autores 57 Pero, como veremos enseguida, los discpulos ya eran discpulos antes de esta percopa. Consideramos que la perspectiva de L. Sabourin se acerca ms al sentido de nuestro texto: la voluntad de Dios se cumple en el discipulado, pues ste es un camino de perfeccin 58 Estamos de acuerdo con esta lnea de interpretacin, pero hacemos una salvedad: el antiguo pro54 Mt anticipa qui, concisamente, ma del tutto a proposito, sotto il pro filo dell'intelaiatura generale del suo libro, il tema della "Chiesa" di Gesu, tema che costituira l' asse portante della seconda fase della proclamazione del Regno dei Cieli, e cioe la fase della sua "crescita" (cf. 13,53-23,39)>> (GAMBA, Vangelo, 492). 55 Tutta la perico pe e orientata all'ultima risposta di Gesu (vv. 49-50), nella quale viene definito lo statuto dei discepoli (GRASSO, Matteo, 328.330).
56 Jnger Jesu sein heiBt, den von Jesus verkndeten Willen des himmlischen Vaters zu tUll (Luz, Matthdus JI, 288).

57 Pour etre appel disciple, il s' agit de faire la volont du Pete qui est aux cieux (RADERMAKERS, vangile, 169); Jnger sind, wie das von Matthaus zugefgte "denn" klarmacht, alle diejenigen, die den Willen Gottes tun (SCHWEIZER, Evangelium, 192); What counts is being a disciple, which Jesus goes on to define in terms of doing the will of "my Father" (MEIER, Matthew, 140); Der Jnger erweist sich darin, daB er den Willen des Vaters tut, so wie ihn Jesus verkndet hat (GNILKA, Matthdusevangelium J, 472); He [Jess] also defines discipleship as doing the will ofhis heavenly Fathw> (HARRINGTON, !he Cospel, 191); The essence of discipleship is doing TO 8).:rllla WU TIaTp<; floU WU EV oupavo'i<; (HAGNER, Matthew J, 360). Como puede apreciarse, estos autores se sitan en esta clave interpretativa de definir al discpulo como el que realiza la voluntad del Padre. Pero esto ya lo conocamos desde 7,21-23. Ahora el texto no dice exactamente eso. No define quines son los discpulos, sino que sita a stos como los nicos que pueden hacer la voluntad de Dios, Padre de Jess.
58 Si compie la volonta di Dio accettando il discepolato, che e la via della perfezione (cfI. 19:21). Sappiamo che Matteo ha sottolineato la necessita di fare la volonta di Dio. Cio si compie nel discepolato (SABOURIN, Matteo JJ, 658).

148

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fesor del PIB afirma que se cumple la voluntad de Dios aceptando el discipulado, pero en la siguiente afirmacin de Jess tenemos el verbo en subjuntivo (<<1Sow:; y&p TIOL~01J TO 8A:rlfla ToD TIaTpc:; flOU ToD EV oupavolc:;: v. 50a). No estamos ante una afirmacin59 , sino ante una eventualidad, una posibilidad de realizacin, si se quiere una exhortacin; por eso pensamos que, en efecto, el discipulado es la condicin de posibilidad para realizar la voluntad de Dios, Padre de Jess.

av

Porque a estas alturas del evangelio, y cindonos slo a las recurrencias del sustantivo, los discpulos 60 , que irrumpan por primera vez en 5,1 para aproximarse a Jess y escuchar de cerca la enseanza del Sermn de la Montaa, ya han conocido las exigencias del seguimiento (8,21) yel poder de Jess sobre la naturaleza (8,23); han compartido mesa con l y con publicanos y pecadores (9,10.11), hasta el punto de suscitar crticas (9,14); han acompaado a Jess (9,19) y han aprendido de l (9,37); han sido llamados y capacitados con poder de expulsar demonios y curar toda enfermedad y toda dolencia (10,1); han recibido instrucciones de l (11,1; cE cap. 10) y participan de una vida en comn con l (12,1). Por supuesto, la presencia de los discpulos se sobreentiende en todo lo narrado entre los captulos 5 al 10. Slo en algunos episodios del cap. 11 puede obviarse su presencia.

59 S. Grasso traduce en indicativo ((chiunque fa la volanta del Padre), sealando lo que afirma la gramtica de Blass-Debrunner ( 380.2) acerca de que los cambios verbales no crean diferencia (cf. GRASSO, Gesu, 32), pero en dichos casos se mantiene la eventualidad, cosa que debe entenderse en este caso. Por eso, no nos parece acertada la conclusin del propio Grasso: Coloro che sano dichiarati attuatori del volere di Dio sano proprio i discepoli, cioe quelli che hanno seguito I'invito di Gesu, mettendosi alla sua sequela. In virtu di questo atteggiamento essi han no compiuto il volere del Padre (GRASSO, Gesu, 35). Han cumplido no puede concluirse de la frase del v. 50. GO El trmino se utiliza 72 veces en Mt, 46 en Mc y 37 en Lc. De las recutrencias mateanas, hay un elemento sorprendente: mientras en e! captulo 18, e! Discurso Comunitario o Eclesial de Jess sugerira una presencia mayor de! trmino, ste slo aparece una vez, en la introduccin al mismo (18,1); pero en e! captulo 26, que narra e! comienzo de la pasin de Jess (desde la conspiracin hasta su juicio en e! Sanedrn), e! trmino aparece 11 veces (26,l.8.17.18.19.26.35.36.40.45.56). Es, de largo, e! captulo en e! que ms aparece. Simple coincidencia o seal provocada?

CAP.

I1I:

MT 12,50

149

En 12,49, pues, no hay una nueva familia, ni un nuevo estatuto de discipulado. Los discpulos ya eran tales antes de este relato. No hay, pues, que hacer la voluntad del Padre para ser discpulo, cosa por lo dems evidente, sino que ms bien slo los discpulos de jess (los de entonces y los de todos los tiempos) estn capacitados para, y en condiciones de, hacer la voluntad de Dios, Padre de Jess. Lo que este relato aade es que los discpulos, cuando cumplan la voluntad de Dios Padre, se vincularn a Jess de una manera tan ntima y poderosa como puede ser la vinculacin generada por la consanguinidad.

2.2.2. La voluntad del Padre de Jess


La ltima frase de la percopa es, a modo de climax, el lugar donde aparece la voluntad del Padre: d5on;; yap (Xv TIOl~01J '[o 8ArH.J.a '[o TIa'[p;; flOU ,[O EV oupavo'i;; au'[;; flOU &6EA<pO;; Ka\. &6EA<p~ Ka\. fl~'[l1P EO'[lV (Mt 12,50). Est inserta en una proposicin relativa condicional que, a nivel narrativo, provoca una ampliacin en la identificacin de los familiares de Jess (<<oon;; y&p)61 y deja abierta la cuestin de la realizacin de la voluntad divina (<<(Xv TIOl~01J), de modo que contina la tensin narrativa al final de la percopa. Esto motiva al lector! oyente del evangelio a seguir adelante. Pero el versculo termina con una frase afirmativa terminante: es hermano, hermana y madre de Jess todo discpulo que haga la voluntad de Dios, Padre de Jess. El trmino 8Allfla, en esta su tercera recurrencia, vuelve a tener un alto grado de abstraccin, de modo que no es fcil hablar de su contenido62 Quienes lo hacen, tienen que recurrir a otros pasos evanglicos para proponer aqu un contenido determinado a la voluntad del Padre, lo que equivale a abrir mucho el abanico de significados.

61 Podemos destacar la gradualdad ascendente de esta identificacin: Inizialmente sono i discepoli a essere definiti come i veri parenti di Gesu, "stendendo la mano sui suoi discepoli" (v. 49), poi la folla che ascolta, "chiunque fa la volonta del Padre mio" (v. 50) e infine implicitamente illettare di ogni tempo (GRASSO, Cesit, 31).

62

Le texte ne dit pas ce qu'est cette volontb du Pere (BONNARD, vangle,

188).

150

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Hay quien ofrece su interpretaclOn tomando en consideracin el conjunto del evangelio, de modo que la voluntad del Padre equivale a seguir a Jess (4,18-22; 9,9), ser enviados por l (10,1-11,1) Y vivir en el amor fctico por los otros (18,10-14)63. Por otra parte, desde el conjunto de las apariciones del trmino 8Allf.lU, se habla de la obediencia concreta a la Ley reinterpretada por Jess, lo que incluye creer, seguir a Jess, sufrir con l, etc. 64 Desde la referencia a dos pasos del captulo 11 (11,2527 Y 11,28-30), se afirma que, en este contexto, hacer la voluntad del Padre significa ser un discpulo que acoge confiadamente la revelacin que Jess hace del Padre y acepta tomar el yugo de Jess 65 . Otras veces se aplican a este caso consideraciones ms generales: la voluntad de Dios Padre, que ha sido expresada en las Escrituras y en el ejemplo de Jess 66 , es la justicia enseada por Jess, inseparable de la aparicin del Reino y del discipulad0 67 En realidad, es discutible la eleccin de determinados pasos evanglicos (y la exclusin de otros) para explicar el significado de 8A1WU en 12,50 y, de hecho, nos encontramos con una gama amplia de significados, segn cules sean los puntos de referencia tomados. Para nosotros, es importante ir analizando y captando paso a paso el crescendo de significacin que se produce en cada recurrencia. Y aqu el trmino aparece tan genrico y abstracto como en las anteriores citaciones. Slo el contexto cercano en el que se sita puede ofrecernos posibilidades de significacin. Pero Mateo ha mantenido frreamente en la oscuridad una de sus locuciones favoritas porque con ella va creando un ritardando que

63 Cf. GRASSO, Matteo, 331. El autor, en su tesis doctoral, haba definido a esta expresin como un concentrato di teologia matteana y, despus de un completo anlisis de la misma, escriba: La volonta di Dio e sinonimo della sua manifestazione e riceve la sua migliore codificazione nella persona e nelle parole di Gesu. Il volere di Dio ha come contenuto essenziale il vivere nell' amore fattivo, concreto e misericordioso verso ['uomo (GRASSO, Cesit, 39). 64
65

Cf.
Cf. Cf. Cf.

BONNARD, SMITH,

vangile, 188.

Matthew, 168. !he Cospel, 193.

66 67

HARRINGTON, HAGNER,

Matthew 1, 360.

151

mantiene el inters del lector! oyente y lo incita a seguir adelante en su lectura del evangelio.

3. Conclusiones
3.1. El papel de Dios Padre
Sigue siendo el referente ltimo en Mt 12,46-50, por cuanto en hacer su voluntad estriba el sentido de la percopa. Sin embargo, su importancia en esta ocasin radica ms en su ausencia que en su presencia. En efecto, pese a que el lenguaje familiar est casi obsesivamente presente en el relato (<<~ ..L~'tT]P KlXL aL &OEA,<pOL lXu'toiJ en el v. 46; ~ ..L~'tT]P oou KlXL oL &OEJc<pOL oou en el v. 47; ~ ..L~'tT]P ..LOU KlXL oL &OEJc<pOL ..LOU en el v. 48; ~ ..L~'t11P ..LOU KlXL oL &OEA,<pOL ..LOU en el v. 49; lXU't~ ..LOU &OEA,<pO~ KaL &OEJc<p~ KlXL ..L~'tT]P EOV en el v. 50), en ningn momento aparece el trmino 1TlX't~p, salvo para acompaar al de 9AT]..LlX. Es significativa su ausencia en la ltima parte de la frase de Jess, en el v. 50b, pero cuadra bien con sus enseanzas (23,9: Ni llamis a nadie "padre" vuestro en la tierra, porque uno solo es vuestro Padre: el del cielo). Cuando Jess se sirve de las relaciones familiares como la analoga ms apropiada para expresar la hondura de conexin con l de quienes hagan la voluntad de Dios, su Padre, elige los tipos de madre, hermano y hermana, pero omite significativamente Padre. El Padre est en una onda superior, que supera la analoga utilizada. sta se sita en los niveles terrenales, pero padre es el Padre celestial.

3.2. El papel de Jess


Jess es el punto de referencia central de la percopa, puesto que con l se relacionan los personajes de la misma: los familiares que lo buscan para hablar con l, los discpulos que le acompaan y el que le informa de la presencia de su familia y al que responde Jess.

Todos los pronombres personales y posesivos de la percopa le estn referidos (<<lXU'tOU / lXU'tQ en el v. 46; lXU'tQ / oou /oou / OOL en el v. 47;

152

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I-L0U / I-L0U

en el v. 48; auTOD / aUToD / I-L0U / I-L0U en el v. 49; en el v. 50). Esto da idea de la centralidad de Jess en el relato, una centralidad que ya vena de la anterior recurrencia de la voluntad de Dios en 7,21-23. Aqu se mantiene.
I-L0U / I-L0U

alnQ /

3.3. El papel de los discpulos


Es la primera ocasin en que aparecen expresamente citados los discpulos en relacin a la voluntad del Padre celestial, Padre de Jess. En las ocasiones anteriores, ellos eran los destinatarios de las palabras de Jess. A ellos se les invitaba a rezar para que aconteciera la voluntad de Dios Padre y a ellos se les conminaba a realizar dicha voluntad para no verse rechazados en el da final. Ahora bien, es en este momento cuando ellos son mencionados expresamente, porque ellos son, verdaderamente, los que estn en condiciones de hacer la voluntad del Padre de Jess. No son los nicos, pero son los ejemplos a seguir. Comparten vida con Jess yeso les ha llevado a estas alturas del evangelio a un sinfn de experiencias vividas junto a su Maestro, de modo que es la relacin estrecha que tienen con Jess la que les capacita para poder realizar la voluntad de Dios Padre y entrar en una relacin an ms ntima con l. Otras relaciones que podran ser tan estrechas, como las familiares, son superadas por la condicin discipular.

3.4. La voluntad del Padre en Mt 12,50


E. Schweizer apunta que estamos ante una invitacin de Mateo a tomar muy en serio la necesidad de hacer la voluntad del Padr 8 , pero esto ya haba quedado suficientemente claro en Mt 7,21-23 yen el contexto de toda aquella percopa. No perdamos la perspectiva: la primera aparicin de nuestra expresin, que apareca en 6,10, la situaba, bsica aunque no exclusivamente, en un mbito de Gracia en el que Dios, ya Padre para todos, deba ma-

68

Cf.

SCHWEIZER,

Evangelium, 192.

CAP.

III:

MT 12,50

153

nifestar todos los dinamismos de su propio ser paterno. La voluntad era un don, expresin de lo que gusta y complace al Padre. La voluntad era deseada como un acontecimiento de salvacin, en cuanto se peda en oracin que Dios, Padre que conoce todas nuestras necesidades, hiciera, o permitiera acontecer, todo lo que place a un verdadero Padre. Se oraba entonces para que se produjera un acontecimiento salvfica: que todo lo que est en la voluntad del Padre se realice en la tierra como en el cielo. Esta irrupcin de la Gracia quedaba matizada, pero enriquecida tambin, en la segunda cita, en 7,21. Ya no es slo un acontecimiento del que somos simples beneficiarios, sino tambin una responsabilidad nuestra. Porque esa voluntad del Padre tambin se manifestaba como compromiso (<< lTOlWV) humano, siguiendo las palabras de Jess. En esta ocasin, en 12,50 la voluntad del Padre sigue sin ser manifestada, pero tiene una condicin de posibilidad para ser realizada desde la perspectiva humana. Esa condicin de posibilidad es el mbito del discipulado: los discpulos son aqullos que estn en grado de poder hacer (<<lTOl~a1J) la voluntad del Padre de Jess. Y es tan importante realizarla que confiere a quienes la hacen la mejor de las categoras: entrar en una relacin estrechsima con Jess, una relacin que encuentra su analoga en trminos de familia humana (madre, hermano, hermana). En el itinerario existencial y espiritual marcado por la expresin voluntad del Padre celestial, llega el momento de concretar la participacin humana en el cumplimiento de dicha voluntad. La participacin humana es posible desde el discipulado. Un discpulo de Jess es quien est en condiciones de poder hacer la voluntad de Dios. Por eso es aqu, en 12,46-50, donde por primera vez aparecen expresamente mencionados los discpulos en relacin a la voluntad del Padre celestial. Ellos estn en condiciones de hacer esa voluntad por la capacitacin obtenida en su convivencia con Jess, una capacitacin expresada en el gesto de Jess para con ellos (extender la mano). Advertimos una clara progresin en cada recurrencia. Cada paso nos ofrece una serie de indicaciones que van situando progresivamente la locucin en el imaginario de todo lector/oyente del evangelio. Sabemos ya que la voluntad del Padre nos introduce en el mbito salvador de Dios

154

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(cf. 6,9-13), conlleva tambin la responsabilidad tica de hacer las palabras de Jess (cf. 7,21-27 y, desde ah, todo el Sermn de la Montaa); en esta tercera recurrencia, el discipulado aparece como condicin de posibilidad para la realizacin de la voluntad divina, con la virtualidad de tener, por su medio, una ntima relacin con Jess.

Captulo cuarto: Mt 18,14


O"CW<; OUK EOtLV 8).:rl~a E~ 1Tpoo8EV "CoD 1Ta"Cpo<; ~wv "CoD EV oupavoL<; '(va u1T).:rl"CaL EV "CWV ~LKpWV , "CoU"Cwv

De la misma manera, no es voluntad de vuestro Padre celestial que se pierda uno solo de estos pequeos

1. Cuestiones introductorias
Llegados a la cuarta aparicin de nuestra locucin, nos encontramos con un cambio fundamental: el verbo que acompaa a eAllj..LlX es el verbo ELj..LL y, en consecuencia, tenemos un primer elemento expreso del contenido de dicha voluntad: OUK Eonv eAllj..LlX Ej..L1TpOOeEV 'tOU 1TlX'tpOC;; j..LWV 'tOU EV OUplXvO'iC;; '[va &1TAll'tlXl EV 'tWV j..LlKpWV 'to'tWV, no es voluntad de vuestro Padre celestial que se pierda uno de estos pequeos (Mt 18,14). Sorprende la definicin en negativo. Mas, pese a contar con tan privilegiada informacin, la oscuridad de la expresin es notable, por lo que deberemos acudir al contexto prximo y de todo el evangelio para poder indicar con ms precisin qu significa concretamente perderse y quines son esos pequeos. Otros cambios, que se producen respecto a recurrencias anteriores, tambin tienen su importancia: el Padre no es ahora Padre de Jess (<<1TlX't~p j..LOU, tal como apareca en 7,21 y 12,50), sino Padre de los discpulos, 1TlX't~p j..LWVI. Es la primera vez que aparece como tal en re-

Ya vimos en el captulo II la significatividad de ambas expresiones (<<mi Padre

y vuestro Padre). Hablando de la transicin Padre mo-Padre vuestro en esta

percopa, J. Gnilka dice que eso indica que los discpulos son incluidos en la relacin que Jess tiene con Dios, si se comportan como l ordena hacer aqu (cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 129). Pero es interesante resaltar que en el v. 10 (con mi Padre) el elemento fundamental es la orden de Jess de no menospreciar a uno de los pequeos (aspecto tico), mientras que en el v. 14 (con vuestro Padre) destaca

156

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lacin con la voluntad del Padre, pero puede asimilarse al 1Ta,~p ~Ilwv de 6,9a, ya que entonces eran los UIlEI.C; (los discpulos) los que tenan que pronunciar dicha invocacin. La centralidad de Jess en las dos anteriores recurrencias, expresada sobre todo en los posesivos, contina ms matizadamente en esta percopa (<<1Ta,pc; IlOU, v. 10; Ayw yap Ulll.v, v. 10; &Il~V Ayw UIlI.V, v. 13), pero es acompaada ahora por la centralidad del Padre, que era un elemento claro en la primera percopa en que apareca el trmino a estudiar (6,9-13). Por otra parte, mientras la secuencia contextua! de las tres primeras recurrencias era Discurso - Discurso - Narracin (6,10 - 7,21 - 12,50), ahora comienza una nueva secuencia para las tres ltimas: Discurso - Narracin - Narracin (18,14 - 21,31 - 26,42). Dada la inclusin existente entre la primera y la ltima de las recurrencias (6,10 Y 26,42), que corresponden respectivamente a una seccin discursiva y otra narrativa, inclusin reforzada por el hecho de que ambos textos son el contenido de una oracin, puede establecerse la siguiente interrelacin para tratar de alcanzar su posible significatividad: (D) 6,10 - 26,42 (N) (D) 7,21 - 21,31 (N) (N) 12,50 - 18,14 (D) Podramos decir que lo que se dice en cada seccin discursiva acerca de la voluntad de Dios Padre, se hace en el ejemplo correspondiente de la seccin narrativa. Jess aparece como modelo insuperable de la recepcin de la voluntad del Padre en 26,42, lo que se peda a los discpulos en 6,10. El hijo que, aun diciendo que no, acude a la via es el modelo para los discpulos que se haban visto rechazados en 7,21-23. Los que, en calidad de discpulos, pueden cumplir la voluntad del Padre en 12,50 saben que dicha voluntad salvaguarda a los pequeos en 18,14. Los destinatarios son ahora ms concretos: slo los discpulos (cE 18,1). Esto cuadra bien con el hecho de que, en la recurrencia anterior, quedara establecido el discipulado como condicin de posibilidad para

el aspecto salvfica.

CAP. N: MT 18,14

157

la realizacin de la voluntad del Padre y con el tenor general del captulo, conocido como Discurso Comunitario o Eclesial. Desde el final del captulo 12, lugar de la anterior recurrencia, el evangelio nos ha ido relatando un crescendo narrativo en el que, entre los claroscuros de diversos acontecimientos, emerge con fuerza el final. El captulo 13 es el Discurso Parablico, en el que se presenta el contraste de un Reino de los cielos en ciernes, que est llamado a ser una realidad mayor que la actual. Y, en la larga y variada seccin narrativa que sigue en los captulos 14-17, se van intercalando algunas curaciones de Jess, enfrentamientos con los distintos grupos judos (fariseos, escribas y saduceos), los dos relatos de la multiplicacin de panes, hasta llegar a la confesin de Cesarea, punto lgido del relato evanglico, tras el cual aparece la gran cesura de 16,21 : 'A TIa TTE ~paTO 6 'lrlOous bE LKVEl v TOls f.La8Y]Tals auTOu ... , y el primer anuncio de la Pasin, Muerte y Resurreccin de Jess. Insertados entre los dos primeros anuncios del destino de Jess (16,21 y 17,22-23) se encuentran dos textos muy elocuentes: 1) las condiciones para seguir a Jess (16,24-26), en donde aparece ya el verbo (XnJeJeUf.LL (como en 18,14): Porque quien quiera salvar su vida, la perder, pero quien pierda su vida por m, la encontrar (16,25); 2) una primicia de la Resurreccin en el episodio de la Transfiguracin (17,1-8), donde tambin aparece la eudoka del Padre expresada en la voz que sale de la nube: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle (17,5). Estamos en un momento crucial, en una hora decisiva; no debe ser casual que as comience el captulo 18: 'Ev EKELVU Tfj 05p~2. Esta cuarta ocasin en que nos encontramos con la expresin voluntad del Padre celestial pertenece a una percopa cuya parbola centraP
2 La expresin aparece en Mt con ocasin de curaciones (8,13; 9,22; 15,28; 17,18) Y marca tambin el momento de la persecucin de los discpulos (10,19) Y de Jess (26,45.55). Es la expresin usada para referirse a la Parusa, la venida del Hijo del Hombre (24,36, cf. 24,44.50; 25,13). Son siempre momentos decisivos, que ahora tambin toca vivir al grupo de discpulos, a la comunidad (cf. RAOERMAKERS, vangile,237).

J. Gnilka hace referencia a la falta de consenso en definir este texto como par-

158

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(la oveja perdida) tiene su paralelo en Lc 15,4-7. Ser necesaria, pues, la comparacin de ambos textos.

1.1. Delimitacin de la percopa


La delimitacin del texto es clara: la expreSlOn EV
-CWV

flLKPWV

-co-cwv abre y cierra la percopa (Mt 18,10.14) creando una inclu-

sin, tan grata al estilo semtic04 sta viene reforzada por la presencia de -coi) 1TInp<; flOU -coi) EV oupuvo'i<; (v. 10) y -coi) TTU-CpO<; UflWV -coi) EV oupuvo'i<; (v. 14). Ambos elementos hacen difcil la opcin de dividir el texto en dos partes (vv. 10-11 y vv. 12-14)5. A nivel temtico, hay un cambio evidente: el tema del escndalo (presencia del verbo oKuv6uH(w en los vv. 6.8.9 y del sustantivo oKlv6uAOV en el v. 7) deja paso en el v. lOa la llamada a no menospreciar a los pequeos (<<'Opii-CE fl~ Ku-cuCPPOV~Ol1-CE vo<; -cwv flLKPWV -co-cwv), que ser ilusbola, pero es la preferible (cf. GNILKA, Matthausevange/ium JI, 130).
4 Sin embargo, la presencia de dicha expresin tambin en 18,6 hace que ].P. Meier unifique en una percopa Mt 18,6-14, a la que titula Scandal or care of the little ones. El autor contrapone las dos partes de la percopa (vv. 6-9 y vv. 10-14) porque presentan dos posibilidades de actuacin respecto a los pequeos: escandalizarlos o buscarlos (cf. MEIER, Matthew, 202-203).

5 Cf. SMITH, Matthew, 219. Nos parece errado considerar que la parbola est dirigida a los lderes, apoyndose para ello en citas mateanas con distintos destinatarios, como ocurre en 5,19 y 24,11 (cf. SMITH, Matthew, 219-220). Jess est enseando a los discpulos como grupo, no a una parte de ellos que pudieran ejercer, posteriormente, un papel relevante en la comunidad. En todo caso, desde un planteamiento retrico, tambin N. Gatti considera separadas ambas partes (cf. GATTI, Picc%, 77-78). Esta autora considera como unidad textual 18, 12-20, a la que titula Dialogo sulla ricerca dello "smarrito" y que entiende est compuesta por dos pasos: Il primo, introdotto da una domanda retorica di Gesu, riporta la parabola della pecara smarrita (12-14); il secando la concretizzazione della parabola nell'intreccio di relazioni fraterne che costituiscono la vita comunitaria (15-20> (GATTI, Picc%, 137). Tenemos serias objeciones a esta consideracin, pues, establecido el paralelismo entre ambos pasos, casan mallos vv. 14 y 17. De modo que considerar 18,15-20 como una concretizacin de la parbola supone aceptar un claro retroceso en el mensaje de la misma, cosa que no ocurre si, por el contrario, consideramos la parbola como un desarrollo del v. 10.

CAP. N: MT 18,14

159

trada en primera instancia con la parbola de la oveja perdida (vv. 12-13) y con la conclusin (v. 14). Por lo dems, y fiel a su estilo, el evangelista presenta numerosos trminos de transicin que atraviesan las distintas percopas: af.1~v AyW f.1l.v (18,13; cf. 18,10, sin af.1~v) ya estaba en 17,20 y 18,3, Y volver a aparecer en 18,18.19; el numeral6 Ek (18,10.12.14) apareca en 18,5.6 y reaparecer en 18,16.24.28; lo mismo ocurre con el trmino OUpIXV<; que est presente en 18,10.10.14, pero tambin en 18,1.3.4 (con el sustantivo PIXOLAELIX) y en 18,18.18.19.23 (la ltima tambin con PIXOLAELIX). Otras palabras son: yLVOf.1IXL (18,3 - 18,12.13 18,19.31.31), EpLOKW (17,27 - 18,13 - 18,28), av9pw1To<; (18,718,12 - 18,23). Vocablos que venan apareciendo con anterioridad y desembocan en la percopa son: ()OKW (17,25 - 18,12) Y f.1LKP<; (18,6 - 18,10.14); Ylos que estn presentes en el paso y continan ms adelante son: 1TIX"t"~p (18,10.14 - 18,19.35), act>Lllf.1L (18,12 - 18,21.27.32.35) Y K!X"t"v (18,12 - 18,28). Como se puede comprobar, la percopa est bien ensamblada en el tejido textual.

1.2. Crtica textual


En cuanto a la crtica textual no tenemos problemas de importancia en el v. 14, en el que aparece nuestra expresin 7 . La preposicin Ef.11TPOo9EV falta en algunos manuscritos (entre los que sobresale ~); en bastantes ms, el pronombre personal f.1wv es cambiado por f.10U, quiz por asimilacin al v. 10 8 ; Y el neutro EV est escrito en masculino, EL<;, en otra serie de manuscritos. No hay, pues, serios problemas para mantener el texto ofrecido por la edicin crtica.

6 Es muy relevante la acumulacin de nmeros, siempre crecientes, en el captulo 18: uno (18,5.6; cE vv. 9.15), dos (18,8.8.9.16.16.19.20), tres (18,16.20), siete (18,2l.22), setenta (18,22), noventa y nueve (18,12.13), cien (18,12.28), diez mil (18,24).

NER,
8

Para un anlisis detallado de crtica textual de la percopa completa, cE Matthew JI, 525.
CE
GNILKA,

HAG-

Matthausevangelium 11, 129, nota 2.

160

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

En la percopa, en cambio, una parte de la tradicin textual presenta 18,11, aadido en base a Lc 19,10, pero que no figura en los manuscritos ms importantes; puede haber sido introducido aqu por un copista bienintencionad0 9 , como un anuncio del v. 14; o fue intercalado con la intencin de introducir y de "cristologizar" la siguiente parbolalo; o como una manera de conectar Mt 18,10 con 12-13 11 Las otras variantes presentes son de poca relevancia y, en consecuencia, no hacen variar el texto con el que trabajamos 12

1.3. Comparacin sinptica


La comparacin sinptica nos permite comprobar numerosos contrastes entre la versin de Mateo y la de Lucas 13 Es muy notoria la diferencia de destinatarios: en Mateo son los discpulos (cf. Mt 18,1); en Lucas, los escribas y fariseos (cf. Lc 15,2-3). De igual modo, son diversas las aplicaciones. En Lc, la parbola ilustra la alegra celestial por la conversin del pecador; una alegra tal que permite a Jess poder defenderse de las murmuraciones de los escribas y fariseos (cf. Lc 15,2) y justificar la comunin de mesa de Jess con los pecadores. En cambio, en Mt est presente la preocupacin de jess por los pequeos (cf. Mt 18,10). Sin embargo, Mateo imprime una nueva perspectiva a la parbola cuando, en la conclusin de la misma, introduce la voluntad salvadora de Dios Padre. Esto conlleva un significado subyacente muy atractivo: no hay lugar a la perdicin, porque la voluntad de Dios Padre es salvar lo que pueda perderse. Por eso, a la idea comnmente mantenida de que la parbola intenta inculcar a los discpulos una especial atencin a los pequeos, hay que aadir tambin otra idea, vehiculada por esa irrupcin

9
10 11 12

Cf.

BONNARD,

vangile, 272.

GoM CIVIT, Evangelio JI, 202.

Cf. Cf.

SAND,

Evangelium, 369. Matthausevangelium JJ, 133, nota 18;


METZGER,

GNILKA,

Textual, 44.

l3 Las diferencias que presentan los dos evangelistas estn perfectamente estudiadas en: DUPONT, Parabole, 265-287.

CAP. IV: MT 18,14

161

de la voluntad divina: no hay que tener miedo a perderse (a perder la vida: resuenan aqu las anteriores recurrencias del verbo en 16,25), porque Dios impedir dicha perdicin. Una llamada a la confianza en Dios Padre, por un lado, y a la entrega decidida, por otro. Otras diferencias sealadas son: en Lucas, la parbola se aplica a la accin misma de Jess para con los pecadores, y enfatiza la alegra de encontrar lo que estaba perdido; en Mateo, la parbola se aplica a los discpulos que deben imitar al buen Pastor yendo a la bsqueda de lo que estaba extraviado; el tema de la alegra est ms presente en Lucas, aunque no falta en Mateo; en Lucas, la oveja se ha perdido (<XTIoAoa<;, Lc 15,4.6) mientras que, en Mateo, la oveja se ha extraviado (<<TIAavT]8fj, Mt 18,12); en Lucas, las 99 ovejas restantes son dejadas en el desierto (<<EV Tfj EP~Il,l, Lc 15,4) mientras que, en Mateo, las 99 son dejadas en los montes (<<ETIL TU OpT], Mt 18,12)14; la decisin de encontrar a la oveja perdida/descarriada es ms notoria en Lucas que en Mateo (comprese El<; EJPlJ aUT de Lc 15,4 con EUV yVT]TlXl EpElV aUT de Mt 18,13); Lucas es ms preciosista que Mateo: el pastor coge por los hombros a la oveja (Lc 15,5) y rene a los amigos y vecinos para que compartan su alegra (15,6); para Mateo, es ms importante la argumentacin que la descripcin l5 .

1.4. Estructura de la percopa


Mateo elabora de manera propia un texto en el que podemos advertir una estructura bastante clara. La doble inclusin de Mt 18,10.14 (presencia de los pequeos y del Padre) supone el prlogo y el eplogo de la parbola propiamente dicha. El prlogo (v. 10) consta de una fuerte exhortacin (v. lOa) y la motivacin de sta (v. 10b); el eplogo (v. 14) es una verdadera conclusin y nos ofrece la clave de interpretacin del mensaje que, segn Mateo, debe extraerse de la parbola. El texto parablico consta de dos oraciones condicionales introducidas por EeXV. A

14

b'!urd' (cf.
15

La diferencia puede estribar en la distinta traduccin del trmino arameo GNILKA, Matthausevangelium JJ, 130, nota 6). Cf.
GNILKA,

Matthausevangelium JJ, 130.

162

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la primera oracin condicional, precedida por una pregunta retrica 16 , sigue otra pregunta (v. 12b); a la segunda oracin condicional sigue una afirmacin solemne (v. 13b). La palabra-gua de la parbola es la triple presencia del verbo TTAavcXw (vv. 12.12.13), que puede ejercer un cierto papel estructurante de la propia parbola. Algunos autores sealan algunos elementos quisticos de la percopa 17 ; la parbola, por su parte presenta ms bien un proceso en tres etapas: (A) la prdida de una oveja (primer uso de TTAavcXw en aoristo subjuntivo, que determina los usos verbales posteriores), (B) la bsqueda de la misma (segundo uso de TTAavcXw, ahora en participio presente sustantivado) y (C) el encuentro y la consiguiente alegra (tercer uso de TTAavcXw, en participio perfecto tambin sustantivado).

1) SENTENCIA INTRODUCTORIA (18,10) A) Exhortacin (v. lOa)


'OpiiTE f.l~ K(mxcppov~OrTE voc TWV bLlKpWV TOTWV'

16 Einer typisch mt Forme! (SCHNACKENBURG, Matthdusevangelum, 171). Aparece en muchos lugares del evangelio de Mateo sin paralelos (cf. 17,25; 21,28; 22,17.42; 26,66). La pregunta is an invitation to consider a matrer seriously (HAGNER, Matthew JI, 527). 17 WD. Davies y D.C. Allison, citando a Gaechter, presentan los elementos que formaran el posible quiasmo presente en la percopa: lOa one of these litrle ones 10b my Father who is in heaven 12b has gone astray 12c the ninety-nine 12c the one that went astray 13b the ninety-nine 13b went astray 14 your (or: my) Father who is in heaven 14 one of these litrle ones (DAVIES - ALuSON, Matthew JJ, 768).

CAP. IV: MT 18,14

163

B) Motivacin teolgica (v. 10b)


AyW yap UV

OH ol &yyEJ..OL a{rrwv EV oupavoLC OLa 1TaV"ro~ ~Je1TOUOL ,0 1TpOW1TOV 10l rrarpI; .tou rov v ovpavo(.
2) PARBOLA DE LA OVEJA EXTRAVIADA (18,12-13)

A) La oveja se aparta del rebao (v. 12a)

T v!iv OOKEL; ECtV yVT]TCi L TLVL av8pwm.a) EKCcrov TIppa'L"a Ka l TI AavT]8fJ EV


B) El pastor sale en busca de la oveja (v. 12b) OUXL ucjJ~OEL

E~ atm3v,

,a EVEV~KOV1U Evva E1TL ,a opr


Eav
yvrTaL EUpELV au,,

KaL 1TOPEu8El~ (r,EL TO daVW[.LEVOV;


C) El pastor encuentra a la oveja (v. 13)

KaL

ayTw AyW UyLV

OH xaLpEL h' aUH.\i [.LiiUov ~ E1TL 1OL~ EVEV~KOV1U Evva TOL~ [.L~ 1TE1T Jeavr[.LVOL~.
3) CONCLUSIN (18,14)
OTW~

OUK EOHV 8Jer[.La E[.L1TpOo8EV Tol rra'"CpOI; V.tWv


'(va U1TJer1UL EV ,WV bLLKpWV 1O,lV.

mv

EV ovpavo(

2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa


En general, para los exegetas el sentido propio de esta percopa, rica en elementos veterotestamentarios y judosl 8, se centra en el tema de la atencin a los pequeos. Algunos focalizan su mirada en ellos: Dos ideas confluyen en esta secuencia: el valor teolgico de cada uno de los

18 Dichos elementos son: los ngeles custodios, la oveja perdida, el pastor, el hecho de extraviarse, la expresin es voluntad de (cf. GNILKA, Matthausevangelium JI, 131).

164

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pequeos y el peligro no imaginario de su perdicin. La abertura al dbil adquiere vibracin de urgencia pastoral, que se manifiesta en la parbola de la oveja extraviada19. Otros, en cambio, se refieren a la responsabilidad de los discpulos (o de la comunidad) para con dichos pequeos, que cuentan con una especial proteccin de Dios 20 De ah que se suponga una problemtica situacin interna en la comunidad, algunos de cuyos miembros tienen el peligro del descarro del camino justo, bien por culpa de otros (cf. Mt 18,5-6), bien por culpa propia (cf. Mt 18,8-9)21. Nuestro objetivo es llegar a aprehender el sentido de la voluntad de Dios Padre, que de manera tan particular aparece en el evangelio de Mateo. Por eso, la primera mirada debe centrarse en los elementos nuevos que acompaan al concepto en esta ocasin. Ahora tenemos una informacin privilegiada, pues la tradicional abstraccin del trmino 8Allf.1CO) en las tres recurrencias anteriores (6,10; 7,21; 12,50) queda en algn sentido concretada en la afirmacin: OUK E01"lV 8Allf.1a Ef.1TIpoo8EV ToD TIaTpaC; W.ov ToD EV oupavolc; '[va aTIllTaL EV TWV f.1LKpWV TOTWV (18,14). El evangelista nos informa de lo que Dios Padre no quiere: que se pierda (ni) uno de estos pequeos. Focalizaremos nuestra mirada en estos aspectos que concretan algo de la voluntad del Padre: quines son los pequeos y qu significa su posible perdicin.

2.1. La identidad de los pequeos


El trmino f.1LKPC; aparece 8 veces en el evangelio de Mateo 22 , pero con un uso desigual. En Mt 11,11 y 13,32 aparece en grado comparativo (<<f.1LKpTEPOC;) y en 26,39.73 tiene un uso adverbial. De los cuatro pasos restantes, tres estn en el captulo 18 (vv. 6.10.14) y uno en 10,42, donde pequeo equivale a discpulo (<<Ka!. OC; (Xv TIOTlOlJ Eva

19

GOM CIVIT,

Evangelio JJ, 20 l.

20 CE. SCHWEIZER, Evangelium, 239. En esta misma direccin se sita D.A. Hagner: The function of this pericope in the larger discourse is to provide a foundation for right conduct in the church (HAGNER, Matthew JJ, 525).

21
22

CE.

SCHNACKENBURG,

Matthdusevangelium, 170-171.

Mt 10,42; 11,11; 13,32; 18,6.10.14; 26,39.73.

CAP. IV: MT 18,14

165

TWV fJLKPWV TOTWV 1TOT~pLOV 1jJuXpoD flVOV Ek OVOfla fJa8nroD .. . ). Por otra parte, el pequeo de 18,10.14 es el mismo que en el v. 6 aparece como creyente en jess: "Oc; o' av OKaVOaAlOlJ Eva TWV flLKPWV TOTWV TWV mOTEuvTWV dc; Efl ... . Hay, pues, una estrecha relacin entre los dos trminos: pequeo y discpulo.

2.1.1. Los pequeos y los discpulos


En principio, no hay problema en identificar a los pequeos con los discpulos que creen en ]ess 23 Estos discpulos o pequeos son caracterizados desde dos puntos de vista: social y moral. Algunos destacan su insignificancia sociaF4, su pobreza y marginacin 2 5; otros, por su parte, inciden ms en los aspectos doctrinales 26 o referidos a la fe 2?

23 Cf. CUVILLIER, Justes, 357. Ms adelante afirmar que los pequeos son lme figure privilgie des disciples (p. 358). D.A. Hagner refiere continuamente en su comentario la expresin every disciple, every "little one" (cf. HAGNER, Matthew JJ, 525.526.527.528) y tambin se refiere a los pequeos como members of the community (p. 527); Believers (DAVIES - ALLISON, Matthew JJ, 771). J. Radermakers usa otra terminologa: le petit est un fils de Dieu en croissance (RADERMAKERS, vangile, 240). D. Patte los identifica con the lost sheep (PATTE, The Gospel,251).
24 Probably people of undistinguished status and modest personal gifts (HARRINGTON, The Gospel, 267).

25 Wie in 10,42 mischt sich mit den Kleinen die Vorstellung, da~ sie in sozialer Hinsicht verunsichert, gesellschaftlich schwach sind. Ihre unbedeutende gesellschaftliche Position ist der Grund dafr, da~ sie verachtet werden knnen. In der Gemeinde gibt es Begterte und Arme. Dennoch kann auch hier nicht davon die Rede sein, da~ die Kleinen einen eigenen Stand in der Gemeinde darstellen (GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 131).
26 En el v. 10, los (discpulos) pequeos courent galement le risque d' garement doctrinal (18/12-14> (CUVILLIER, Justes, 358).

27 El trmino se refiere a personas con fede debole (SABOURIN, Matteo 11,816); weak Christians (MElER, Matthew, 204), aunque este autor ya se haba referido a los pequeos como the insignificant disciples who easily go astray because they are neglected (p. 202); Nach V. 6 ist an solche gedacht, deren Glauben an Jesus durch rgenisse gefahrdet werden kann; hier handelt es sich um ein Gemeindeglied, das von den anderen ignoriert oder sogar verachtet wird (SAND, Evangelium, 370).

166

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El problema surge cuando nos preguntamos por el alcance del trmino, referido a dichos discpulos: son todos los discpulos (todos los miembros de la comunidad) o slo unos pocos? Porque en Mt 18,3-4 la invitacin de Jess a hacerse como nios alcanza a todos los discpulos, que parecen estar reflejados en el v. 6, ah caracterizados como pequeos que creen en m. Pero, sin mediar un cambio en los destinatarios de las palabras de Jess, el v. 10 est dirigido a los discpulos, impelidos a no despreciar a uno de estos pequeos, es decir, a uno de estos discpulos. Aqu parece desdoblarse el auditorio, que no puede ser, a la vez, sujeto y objeto de la accin sealada por Jess. As lo entienden quienes hablan de dos auditorios 28 o bien de dos tipos de discpulos 29 Tambin U. Luz es consciente del giro que se produce en los destinatarios entre el v. 6 y el v. 10. Por eso, se pregunta si los pequeos del v. lOsan, a diferencia de los del v. 6, un grupo especial de cristianos despreciados porque son gente que ni destaca por su importancia social ni por su fe recia. Y responde que el texto se dirige a la comunidad en su conjunto, pero que detrs de los lectores del evangelio pueden estar distintos tipos de discpulos, entre los que se encuentran quienes desprecian a otros desde su importante posicin 30
28 dI Y a bien deux auditoires, et les deux appartiennent a la communaut chrtienne. Le texte dialogue ici avec ses lecreurs a partir du lieu ou ils re<;:oivent et interprerent l' vangile: lieu de la faiblesse et de l' garement pour les uns, ou lieu de la force et de la rectitude doctrinale pour les autres. Aux premiers est rappel l' amour inconditionnel du Pere; aux seconds sont adresss un avertissement solennel et une invitation a reconsidrer la comprhension qu'ils ont d'eux-memes et ainsi le point de vue qu'ils portent sur leurs freres (CUVILLIER, Justes, 358). 29 Por eso, S. Lgasse habla de dos diferentes categoras de discpulos: hay unos discpulos ms dbiles, que pueden escandalizarse (vv. 6-9) o perderse (vv. 12-14), y otros discpulos ms fuertes que corren el riesgo de despreciar a los primeros (cf. LGASSE,jsus, 67-68). 30 Die Offenheit der Rollenangebote an die Leserlinnen geh6rt zur Strategie des Textes, der sich an die Gemeinde als ganze wendet. Unter den Leserlinnen k6nnten also solche sein, die andere Gemeindeglieder verachten, z.B. wenn sie als Gemeindeleiter eine wichtige Stellung haben. Andere haben in der Gemeinde kein Ansehen, weil sie sozial oder nach ihrer Stellung in der Gemeinde "klein" sind oder freiwillig so geworden sind (V 3f)) (Luz, Matthius JJI, 29).

CAP. IV: MT 18,14

167

Estas explicaciones son coherentes pero remiten, no tanto al propio texto, sino a la situacin de la comunidad cuando ya contaba con diferencias socio-religiosas. Es decir, atienden al tiempo extratextual en el que fue escrito el evangelio, no al tiempo interno que refleja el relato evanglico, en el que los protagonistas no son los miembros distintos de la comunidad cristiana del tiempo en que fue escrito el evangelio, sino los discpulos de Jess en el tiempo en que fueron tales. De ah que atendamos al texto mateano: EV TL3v flLKpL3V TOTWV aparece en el v. 14 como sujeto del verbo IXTr).,).,uflL; en el v. 10 tenemos EVOt; TL3V flLKpL3V TOTWV, genitivo de objeto del verbo Kamcppovw; y, en el v. 6, EvlX TL3v flLKpL3V TOTWV TL3V TTLOTEUVTWV ELt; Efl es el objeto directo del verbo OKlXVOlXAl( w. La transicin de TIlXLOlOV a flLKpOL se haba producido en 18,5-6. En 18,5 podemos leer: KlXt. Ot; Eav O~llTlXL EV rrau5ov TOLoDTO ETIt. T~ OVfllXTL flOU, EflE OXETlXL y en 18,6: "Ot; o' av OKlXVOlXAlOlJ EVlX TL3v flLKpL3v TOTWV TL3v TILaTEUVTWV ELt; Efl ... . Pese al sentido adversativo de la partcula O, que contrapone dos acciones (la accin de recibir frente a la accin de escandalizar), el texto parece estar refirindose a las mismas personas (el nio del v. 5 es el pequeo del v. 6), para con quienes se contraponen dos comportamientos antitticos: acoger y escandalizar. El trmino TIlXLOlOV es el protagonista en los primeros versculos del captulo 18, que a la postre desencadena todo el argumento que llega hasta nuestra percopa. Aparece en 18,2.3.4. Toda la accin comienza cuando los discpulos preguntan a Jess quin es el mayor en el Reino de los cielos (18,1). Jess, tan amigo de los gestos, llama a un nio y lo pone en medio de los discpulos (18,2)31. Luego les dice: Yo os aseguro:

31 Possiamo dunque supporre che l'immagine del bambino abbia suscitato nella mente dei lettori di Matteo l'idea di marginalid, diminuzione, non conoscenza, immaturita, limite. Gesu pone questa reald insignificante, EV .L041 aln;c3v, al centro della comunita dei discepoli (GATTI, Piccolo, 111). Entre las ideas que seala N. Gatti no se encuentra una que parece fundamental y no desentona del presente contexto: la idea de dependencia del nio de sus padres y allegados, y, como contrapartida, la premura de quienes son responsables del nio y estn a su cuidado. En

168

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si no cambiis y os hacis como los nios, no entraris en el Reino de los cielos (18,3). Y sigue diciendo: As pues, quien se humille como este nio, se es el mayor en el Reino de los cielos (18,4). A partir de este momento, la virtual identificacin entre los nios y los discpulos es indiscutible. El planteamiento genrico del v. 5 (<<Kal. 0<; EtXV 6~T],al ... ) y del v. 6 (<<"0<; 6' 12v oKav6aAlou ... ) an no genera problemas sobre la mutua identificacin entre nios/pequeos y discpulos; incluso la genrica conclusin de 18,7 alivia la posible tensin en esa identificacin (<<Ay de aquel hombre por quien el escndalo viene!). El problema comienza en 18,8-9, donde Jess da inicio a una severa amonestacin que, aun dirigida a una indefinida segunda persona del singular, no puede entenderse sino como referida a los destinatarios de su discurso, esto es, a los discpulos. As haba ocurrido anteriormente en el Sermn de la Montaa, donde la transicin a la segunda persona del singular no conllevaba cambio en los destinatarios (cf. 5,23-26.2930.36.39-42; 6,2-4.6.17-18.21-23; 7,3-5). Primera consecuencia: los discpulos son los nios/pequeos y son, tambin, aqullos cuyas manos, pies y ojos pueden hacerles caer. No hay ningn atisbo de maniquesmo entre unos buenos y otros malos, sino que todos pueden ser, de hecho, buenos y malos. Yel problema adquiere toda su fuerza en 18,10, inicio de nuestra percopa: 'OpihE f.l~ KamCPPoV~OT],E vo<; ,c3v f.llKPc3v w,wv ... : a quin se dirige Jess cuando afirma esto? La respuesta es la misma: los sujetos de los dos verbos son los discpulos, a quienes est dirigido todo el discurso. Ellos son, tambin, el objeto directo del verbo Ka,acppovw. Las mismas personas, llamadas a hacerse nios/pequeos, no deben despreciar a uno slo de tales nios/pequeos. Quiz porque ninguno de ellos escapa al peligro de la poca fe (una caracterizacin de los discpulos
nuestro contexto, la dependencia se da con respecto a Dios Padre: en los polos de la inclusin, formada por los vv. 10 Y 14, aparecen los pequeos en relacin indirecta (v. 10) o directa (v. 14) con el Padre. Esta relacin, vista desde los nios/pequeos, es de dependencia; vista en la perspectiva de la voluntad del Padre, es de premura/ cuidado.

CAP. N: MT 18,14

169

tan mateana: cf. 6,30; 8,26; 14,31; 16,8), de extraviarsil 2

2.1.2. Los pequeos y otros personajes


La identificacin de los pequeos directamente con los discpulos (con todos ellos o con una parte) no es contemplada por algunos exegetaso P. Bonnard, por ejemplo, considera el texto lucano como referente para el de Mateo, indicando que los pequeos podran ser los pecadores que eran despreciados por fariseos y esenios 33 En el EWNT, S. Lgasse atiende especficamente la expresin estos pequeos, afirmando que designa tanto a los cristianos como a los marginados de Israel, personas despreciadas por los grupos religiosos dirigentes 34 En ambos casos, se sobrepasa con creces lo que indica el texto de Mateo. Ahora bien, el propio evangelio mateano nos brinda la oportunidad de ensanchar la significacin del trmino iJ.LKPOt. Como ya hemos sealado, en Mt 18,6 los pequeos estn caracterizados como creyentes en Jess. En todo el evangelio, el verbo TILaTEU>>> aparece 11 veces, con tres espacios de significacin: a) los que creen: un centurin que cree en la fuerza curativa de la palabra de Jess, hasta el punto de provocar la admiracin del propio Jess (8,5-13); unos ciegos que creen en la potestad de Jess para curarlos (9,27-31); los discpulos, que recibirn lo que pidan creyendo en la oracin (21,21-22); y los publicanos y prostitutas, que creyeron en el precursor Juan (21,32); b) en fuerte contraposicin, los que no creen: los sumos sacerdotes y los
32 La ritrosia del testo sulla loro identira. suggerisce, a mio parere, di vede re in loro qualunque credente in Cristo nella sua fragilita, nella possibilidl sempre presente di smarrirsi (cf. 18,12-14) o peccare (cf. 18,21-35)) (GATTI, Piccolo, 121). 33 11 faut remarquer, cependant, que, comme figure des petits qu'il ne faut pas mpriser (v. 1) [sic; se debe referir al v. 10 o es una referencia a los publicanos y pecadores de Lc 15,1?], la brebis perdue de Luc convient mieux aux pcheurs ou injustes du temps de ]sus, pour lesquels pharisiens et essniens n' avaient que mpris, qu' aux membres obscurs d'une communaut syro-palestinienne des annes 80 (BONNARD, vangile, 271). Sin indicarlo con claridad, tambin E. Schweizer parece sealar a los pecadores, a tenor de su explicacin (cf. SCHWEIZER, Evangelium, 240). 34

Cf. LGASSE, I.HKpt;, 1051.1052.

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ancianos del pueblo, que no creyeron al precursor Juan (21,25.32.32) y los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo ms los escribas, que esperan a que Jess baje de la cruz para creer en l (27,42); c) los que no deben ser credos: los que anuncian la llegada de falsos cristos, diciendo que est aqu o all (24,23), en el desierto o en los aposentos (24,26). Pese a todo, no vemos necesario ampliar el contenido semntico de los pequeos en el captulo 18, dadas sus caractersticas internas al grupo de discpulos, pero no conviene perder de perspectiva que los creyentes abarcan en Mt una amplia gama de personas (paganos, enfermos, pecadores, discpulos), que se contrapone con rotundidad a las autoridades poltico-religiosas judas (sumos sacerdotes, escribas, ancianos).

2.1.3. El valor de los pequeos


El valor de los pequeos es puesto de manifiesto en dos hechos. Por una parte, cada uno de ellos tiene un particular ngel custodio que contempla incesantemente en el cielo el rostro de Dios 35 ; de ah que no deban ser despreciados (v. 10). Por otra, la voluntad salvfica de Dios Padre alcanza a todos ellos; de ah que ninguno se perder (v. 14)36. Respecto a la cuestin de los ngeles custodios, es comn la opinin de que recoge la herencia veterotestamentaria y juda de la misma 37 . Al-

35 N. Gatti afirma el carcter irnico de estas palabras de Jess: 1 "piccoli", disprezzati e sottovalutati perch irrilevanti, sano affidati dal Padre alla categoria angelica piu importante: gli angeli della Presenza (GATTI, Piccolo, 129).
36 J. Gnilka seala que de los pequeos se habla en neutro y no en masculino, en el v. 14, indicando que este aspecto pasa desapercibido en las traducciones y en los comentarios (cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 129, nota 1), pero no dice nada ms de su posible significatividad. El texto griego pone el pronombre "uno" en neutro (hn) , y no en masculino como correspondera a "pequeos" o mikri. Explicaciones: a) influjo de un substrato arameo; b) sintona psicolgica del redactor con el hn (prbaton: oveja) del v. 12; c) sintona con el hn paidion (nio) del v. 5, cuya figura sigue siendo intencionalmente central en todo este primer ciclo (GoM CIVU, Evangelio JJ, 206, nota 249).

37 Cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 202; MEIER, Matthew, 203-204; SAND, Evangelium, 370; SCHNACKENBURG, Matthausevangelium, 171; GNILKA, Matthausevan-

CAP. IV: MT 18,14

171

gunos sealan la novedad de la afirmacin de ]ess 38 . Otros inciden ms en la importancia que otorga a los pequeos el hecho de contar con sus propios ngeles 39 , lo que les garantiza la asistencia divina40 , o expresa una relacin de especial intimidad con Dios Padr 1 No faltan quienes centran su explicacin en el propio Dios, de quien los ngeles hablan de su compasin para con los miembros de la comunidad42 . En fin, U. Luz nos advierte que la idea de los ngeles hunde sus races en un mundo ya pasado y, en consecuencia, propone una interpretacin que limita el contenido real del texto: con la figura de los ngeles custodios se nos estara expresando simplemente la especial cercana de Dios a los pequeos, marginados y despreciados 43 . Pues bien, para con estos pequeos se debe un comportamiento concreto: no despreciar. U. Luz seala que el verbo KCCHX.<pPOVELV tiene una significacin relativamente abierta, pues el significado habitual de desprecian> puede ser enriquecido con diversos matices como tratar despectivamente o despreocuparse de, no dar importancia a44. Otros autores confieren mayor densidad al verbo, poniendo en relacin de equivalencia el desprecio del v. 10 con el escndalo de los vv. 6-J4\
gelium JI, 131-132; DAVIES - ALUSON, Matthew 11, 770-772; HAGNER, Matthew 11, 526-527.
38 Cf. SABOURIN, Matteo JI, 816: ahora todos los ngeles contemplan el rostro de Dios; BONNARD, vangile, 271: ahora la angelologa est puesta al servicio de los dbiles y despreciados. 39

Cf. Luz, Matthdus 111,29. Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 239-240. Cf. PATTE, 1he Gospel, 250. Cf. DAVIES - ALUSON, Matthew 11, 771.

40
41 42

43 Cf. Luz, Matthdus JI1, 32. En otra lnea, pero matizando el tema de los ngeles, se encuentra N. Gatti, para quien la mencin de los ngeles tiene un sentido meramente instrumental, es decir, una mencin que sirve al evangelista para poner al lector en relacin con Dios Padre (cf. GATTI, Piccolo, 130).
44

Cf. Luz, Matthdus 111, 28. En esta misma lnea, cf. HAGNER, Matthew 11, Cf. RADERMAKERS, vangile, 240.

526.
45

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aludiendo a un supuesto gesto visible e hiriente, sentido claramente por las vctimas 46 ; o refiriendo que el verbo no slo vehicula actitudes de desdn sino tambin actos dainos47 ; incluso hay quien interpreta dicho verbo como contrario al verbo amar48 Como motivos posibles para un desprecio tal se apuntan dos: la pequeez y la individualidad (en sentido de unicidad)49. El verbo Kcxm<jlpovw slo aparece dos veces en el evangelio de Mateo: en 6,24 y en 18,10. En la primera recurrencia, el texto presenta una irreconciliable oposicin entre Dios y el dinero, de modo que la lealtad no puede estar compartida: o se sirve (<<60UAEW) a Dios o se sirve al dinero. En este texto, al verbo servir, corresponden los verbos amar (<<aycxTIw) y entregarse (<<avTxoflCXl), y se le contraponen los verbos odiar (<<flWW) y despreciar (<<Kcxm<jlpovw). En el contraste con los significados del verbo avTXoflcxl, Kcxm<jlpovw significa falta de cuidado o de preocupacin por alguien, falta de valoracin de alguien, falta de sostenimiento y amor por alguien; en fin, manifiesta la irrelevancia de la relacin 50 . Estos significados que afectan al interior de la persona repercuten en el exterior, de modo que el uso del verbo nos habla tambin de una opcin necesaria que conlleva, como todas, renuncia a y ruptura con lo que se ha dejado. De modo que este fuerte contenido semntico, advertido tambin por algunos exegetas en 18,10, debe acompaar al sentido de Kcxm<jlpovw. No es slo un problema interior de desprecio, es tambin una cuestin de cohesin y de unidad en el ptopio grupo de discpulos, en la comunidad. y si este comportamiento humano se pide para los pequeos, otro comportamiento, esta vez divino, se les ofrece. Nos ocupamos de l a continuacin.

46

CE

BONNARD,

vangile, 27l. Matthew JJ, 770.

47 Cf. DAVIES - ALuSON, 48 Cf. SAND,


49 50

Evangelium, 370. Evangelio JJ, 201.

CE CE

GOM CIVIT, GATTI,

Piccolo, 128.

CAP. IV: MT I8,I4

173

2.2. El destino de los pequeos


En Mt 18,14 es Dios Padre el que pasa a ocuparse de ellos, porque
OUK EOTlV eAll..ta E..tTIpOOeEV toD TIatpo<; u..twv wD EV oupavoL<; '(va cXTIAlltaL EV tWV ..tLKpWV tOtwv.

En general, este versculo es considerado como conc!usin 51 , eplogo52 o aplicacin 53 de la parbola, pero se suelen obviar los importantes cambios de contenido que en l estn presentes respecto a los versculos precedentes. As ocurre con el significativo cambio verbal (en la parbola aparece repetidamente el verbo TIAavw y ahora, sorprendentemente, el verbo cXTIAAU..tL), que es advertido, pero al que no se le concede demasiada importancia. J. Gnilka comenta esta aplicacin de la parbola en clave de instruccin tica a la comunidad54, mientras que U. Luz, confrontando el v. 14 con el v. 13, dice que el versculo final hay que asociarlo al esfuerzo del pastor55 Pero 18,14, en primera instancia, no nos dice qu tiene que hacer la comunidad, ni habla tampoco del esfuerzo del pastor, sino de cul es la voluntad de Dios Padre. D. Patte advierte que el v. 14 crea tensin con el texto precedente, pero la explicacin que ofrece sigue estando en la clave parentica ofrecida por la parbola56 ; pero el texto no dice lo que debemos hacer, sino lo que Dios Padre va a hacer: no es su voluntad que se pierda ni uno de

51 52

Cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JI, 776. Cf. Luz, Matthaus JJI, 25.

53 Cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 206; GNILKA, Matthausevangelium JJ, 131; HAGNER, Matthew JJ, 528. 54 Die Anwendung der Parabel macht diese zur Anweisung fr die Gemeinde, den verirrten Gemeindemitgliedern nachzugehell (GNILKA, Matthausevangelium JJ,

133).
55 Dieser Schlugvers schliegt nicht an die Freude, sondern an die Mhe des Hirten an (Luz, Matthaus JJJ, 25).
56 1he effect of this tension is to underscore that wanting ro pursue what is truly good for oneself is the same thing as wanting ro carry out God's will and thus wanting ro provide the little ones with what they need, namely, escape from destruction (PATTE, The Cospel, 251).

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los pequeos. Nos parece que el sentido de la parbola lo da este versculo y no al revs (que el sentido de la conclusin lo d la parbola). El v. 14 es el que forma inclusin con el v. 10 y, en consecuencia, lo que queda dentro de la inclusin es una explicitacin de sta. Una vez analizado el tema de los pequeos, otro elemento central del versculo es la presencia del verbo (XTrAAulll, tanto ms cuanto que supone una novedosa irrupcin respecto al TIAuvw que apareca, repetidamente, en la parbola. Por qu Mateo no mantiene el verbo TIAuvw en la conclusin, sino que utiliza aTIUulll?57 Acaso porque ya no est hablando de la oveja descarriada? Entonces, a quin se refiere el verbo aTIAAulll: a las ovejas perdidas o al pastor que pierde la vida por ellas? Porque en Mateo parece que la responsabilidad del pastor no es tanto encontrar cuanto buscan>58. Estas cuestiones no aparecen en los comentarios consultados, y los pocos autores que hablan del sentido del verbo aTIAAulll lo hacen comparando ambos verbos, relacionando el sentido del verbo aTIAAulll con el de TIAuvw. As lo hace A. Sand, quien distingue entre estar extraviado (<<verirrt seim) y perderse (<<verlorengehen). Un miembro de la comunidad que camina extraviado puede evitar perderse definitivamente merced a la labor de los responsables 59 . As tambin D.]. Harrington, quien distingue entre wandering out (= TIAuvw) y perishing o being lost (= aTIUU.tl), explicando que el pastor va en busca del que se desva para impedirle perecer60 Por su parte, U. Luz otorga al verbo aTIAAulll

57 Nel contesto, tuttavia, penso che Matteo voglia soprattutto chiarire lo stato dell"'uno". Non e perduto ma soltanto smarrito: tra nAlXvw (12-l3) e anUU.H (14) c'e ancora spazio per la ricerca. Su di essa, Matteo focalizza percio l'attenzione dellettow> (GATTI, Piccolo, 157).

58

Cf. GATTI, Piccolo, 157.

59 "Ein Hilfloser, der in die Jrre geht, kann vor dem (endgltigen) Verlorengehen bewahrt werden, wenn die Verantwortlichen sich seiner Wrde bewulSt sind; in der Hilflosigkeit liegt die wahre GriilSe der Kleinen (SAND, Evangelium, 370).
60

Cf. HARRINGTON, !he Cospel, 266.

CAP. N: MT 18,14

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un sentido ms bien religioso, puesto que, para l, el verbo significa una prdida definitiva de salvacin debida a un comportamiento ilcito contra DioS 61 En esta misma lnea, D.A. Hagner seala las terribles consecuencias del verbo (XTrAAU.LL, un trmino particularmente fuerte para describir el destino de perdicin y ruina de alguien que, por eso mismo, debe ser ayudad0 62 Tornamos nuestra mirada al propio evangelio. El verbo (XTrAAU.LL aparece un total de 19 ocasiones 63 , con una cierta diversidad de significados. El primer dato que sobresale es que, en la primera y ltima de sus recurrencias (una inclusin estremecedora!), el verbo se refiere a la muerte de jess: en 2,13 el ngel del Seor se aparece en sueos a Jos para decirle: Levntate, toma contigo al nio y a su madre y huye a Egipto; y estate all hasta que yo te diga. Porque Herodes va a buscar al nio para matarlo; en 27,20 dos sumos sacerdotes y los ancianos persuadieron a la gente para que pidiese la libertad de Barrabs y la muerte de jess. Esta misma significacin tiene en 12,14, donde los fariseos se confabulan contra Jess para matarlo. El sentido de (X1rAAU.LL es, claramente, una muerte fsica (y violenta) de Jess. Todava hay una serie de citas en las que el verbo tiene el significado de matar/morir violentamente: 21,41 (una cita muy interesante, pues el dueo de la via, que dar una muerte miserable a los viadores homicidas, rehabilitar al hijo asesinado por stos como piedra angular); 22,7 (el rey, enviando sus tropas, da muerte a los homicidas y da fuego a su ciudad); 26,52 (el que empua la espada, muere a espada). La muerte por ahogamiento est presente en 8,25, donde los discpulos recurren a Jess para que detenga la tormenta. Una muerte en sentido genrico, sin excluir el elemento martirial, puede deducirse en uno de los tpicos

6J Das Verbum TIAavof.laL wird von aTIAAUo8aL deudich unterschieden. Letzteres meint den endg!tigen Verlust des Heils, ersteres ein grundlegendes Fehlverhalten gegenber Gott, das diesen Verlust nach sich ziehen kann, aber nicht mufS (Luz, Matthiius JJJ, 32).

62

Cf.

HAGNER,

Matthew JJ, 528.

63 Mt 2,13; 5,29.30; 8,25; 9,17; 10,6.28.39.39.42; 12,14; 15,24; 16,25.25; 18,14; 21,41; 22,7; 26,52; 27,20.

176

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dobletes de Mt: 10,39 y 16,25.

El verbo tambin aparece en varias metforas con el significado de eliminacin fsica: en 5,29 se refiere al ojo sacado del rostro y arrojado fuera; en 5,30, a la mano cortada del brazo y arrojada fuera; en 9,17, a los odres viejos que se arruinan al contener vino nuevo. El significado de (XTrUuIlL parece ir ms all de la propia muerte fsica en 10,28: y no temis a los que matan ("anOK'rEVVV[lV") el cuerpo pero no pueden matar ("anoK'[ElVaL") el alma; temed ms bien al que puede llevar a la perdicin ("anoAaaL") alma y cuerpo en la gehenna. La contraposicin se da entre los que matan el cuerpo (una accin que vehiculaba el propio "anAAuIlL" en los pasos anteriormente citados) pero no pueden matar el alma y el que puede llevar a la perdicin alma y cuerpo en la gehenna. Una referencia a esa prdida definitiva de salvacin de la que hablaba U. Luz. En 10,42 el sentido es mucho ms suave: no perder su recompensa aqul que d de beber tan slo un vaso de agua fresca a uno de los pequeos, por ser discpulo de Jess. Restan dos pasos, ambos referidos a las ovejas perdidas de la casa de Israel: en 10,6 Jess las seala como destinatarias de la misin de los discpulos y en 15,24, como destinatarias de su propia misin. La dificultad es doble: por una parte, el trmino que acompaa al verbo (<<ovejas) es el mismo que aparece en la parbola anterior a 18,14, por lo que podemos asimilar las ovejas de 18,12-13 con uno de estos pequeos del v. 14. Pero la oveja de la parbola no est perdida sino extraviada, y uno de estos pequeos no est extraviado sino perdido. Por otro lado, la propia forma verbal (<<anoAlAm, participio perfecto) conlleva las consecuencias actuales de la accin verbal correspondiente, pero no son consecuencias definitivas, pues en tal caso se invalidara la propia accin misionera de Jess y de sus discpulos. No puede significar, pues, una perdicin total y definitiva: para qu intentar en ese caso cualquier accin misionera con ellas? En este caso, pues, el verbo anAAuIlL parece no tener el significado fuerte de las ocasiones anteriores. Por lo que se refiere a la primera dificultad, ella nos permite pensar

CAP. IV: MT 18,14

177

en la siguiente explicacin: en lenguaje parablico, la oveja descarriada (<<TIAav&w) debe ser buscada (18,12-13) a fin de que no se vea en una situacin de perdicin (<<CiTIAAUfH), una situacin que no est en la voluntad del Padre celestial (18,14). Es decir, cuando un miembro de la comunidad se extrava, cualquier otro miembro de la misma debe ir en su busca para permitir la vuelta a la comunidad, para evitar as su perdicin definitiva, algo que no entra en los planes de Dios Padre.

2.3. La voluntad de Dios Padre en Mt 18,14


La presencia de la voluntad de Dios en esta ocasin tiene una forma textual un tanto especial: OUK Eonv 8All1la EIlTIpoo8EV wD TIaTpOs UIlWV ToD EV oupavo'lc;; adems, permite referir cul es el contenido de la misma: '[va aTIAllT!Xl EV TWV IllKpWV WTWV. La traduccin literal sera: As, no es voluntad, delante de vuestro Padre que est en los cielos, que se pierda uno solo de estos pequeos, lo cual equivale a decir: vuestro Padre celestial no quiere que se pierda ni uno de estos pequeos. Respecto al giro EIlTIpoo8EV ToD TIaTpc; todos los autores coinciden en afirmar que es un semitismo64, una expresin tpicamente juda para evitar atribuir una actividad directamente a Dios 65 , un giro targmico y eucolgico, condicionado por el respeto a la trascendencia de Dios66. La preposicin EIlTIpoo8EV es utilizada por Mateo en 18 ocasiones 67 con un uso bastante sistemtico en su sentido espacial (slo en Mt 11,10 el sentido es ms temporal que espacial). En otra ocasin, el uso es paralelo a 18,14. Se trata de 11,26, donde Jess, tras bendecir a su Padre por haber revelado estas cosas (= el mensaje y las obras de Jess) a los

64 Cf. DAVIES - ALuSON, Matthew JJ, 776; 214.6; Luz, Matthdus JJI, 33. 65 Cf. GNILKA,

BLASS - DEBRUNNER,

Crammatica,

Matthdusevangelium JI, 133; Evangelio JJ, 206;

HAGNER,

Matthew JI, 528.

66 GOM CIVIT,

cf. HARRINGTON,

The Cospel, 265.

67 Mt5,16.24; 6,1.2; 7,6; 10,32.32.33.33; 11,10.26; 17,2; 18,14;23,13;25,32; 26,70; 27,11.29.

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sencillos (w-rl1Tlols), dice: val TIa,~p, OH O'Ws EUOOKla EyVE1:0 EIlTIpoa8v aou. En esta ocasin, es la EuooKla del Padre la que se manifiesta de tal mod0 68 En lo que se refiere al contenido de la voluntad del Padre, explicitado en la segunda parte del v. 14, ste es objeto de una ulterior interpretacin por parte de algunos comentaristas, que van ms all de lo que afirma el propio texto. As, hay quien focaliza en la dignidad de los pequeos 69 , quien considera que la voluntad de Dios coincide con lo que realmente es bueno para las personas 70 , y quien la considera ms globalmente como una especie de restauracin del mundo 7l . Pero sobresalen quienes apuntan a la derivada responsabilidad tica de los creyentes 72 , puesto que,

68 El parecido entre Mt 18,14 y 11,26 es profundo, porque se percibe una lgica de fondo: el Padre, que se ha complacido (EUOOKLrx) en revelar sus misterios a los "sencillos" (VTJ1TLOU;), desea (8A.1l~rx) que no se pierda "ni uno de estos pequeos" (EV ,wv ~LKPWV w,wv> (SNCHEZ NAVARRO, Complacencia, 22). Sobre la complacencia del Padre en su Hijo, cE MORALES Ros, Espritu, 121-125. 69 Dieser Respekt vor der Wrde "eines einzigen dieser Kleinen" entspricht dem Willen des Vaters (SAND, Evangelium, 370). 70 As was expressed in the Sermon on the Mount, God's will is nothing else than what is truly good for people, and thus what people will want ro do for their own sake -doing God's will is being blessed now and in the future. But, simultaneously, God's will is that people do what is good for others (PATTE, lhe Cospel, 251-252).

71 1he Gospel of Matthew from start to finish is an exposition of the will of God to rescue from sin (1:21) and from the shadow of death (4:16), to touch the world and make it all right (SMITH, Matthew, 220). 72 1he will of God concerning the littles ones, that they should not perish, becomes an imperative for the believer. 1he disciple must be like God (cf. 5.48), that is, must act as God, the good shepherd (Ps 23, etc.), acts and so share in his activity of saving the lost (DAVIEs - ALLISON, Matthew 11, 776). En esta misma lnea se sita D.A. Hagner: lhe function of this pericope in the larger discourse is to provide a foundation for right conduct in the church (HAGNER, Matthew 11, 525), que tambin subraya la importancia de cada discpulo (= pequeo) (cE HAGNER, Matthew JI, 525). Tambin es similar la posicin de U. Luz: Weil der himmlische Vater nicht will, dag eines dieser "Kleinen" im Endgericht sein Leben verliert (aTIAllTCXL), sind die Gemeindeglieder zur Liebe, zur Vergebung und zur Wiederaufnahme der Ver-

CAP. IV: MT 18,14

179

en efecto, el hecho del extravo de un miembro de la comunidad debe activar la misin de cualquier otro miembro para impedir que pase del extravo a la perdicin. La conclusin del v. 14 recoge, pues, la preocupacin pastoral de Jess y de sus discpulos, que enseaba la parbola, y la resita en la rbita de salvacin de Dios Padre, afirmando con rotundidad la clara decisin de Dios de impedir la perdicin de cualquiera de los pequeos. De ah que abramos la consideracin de la parbola desde esta misma conclusin.

2.4. La parbola vista desde su conclusin


Esta Q-parable73 debe ser referida a los pequeos, dado su enmarque entre las dos recurrencias de stos en Mt 18,10.14, tanto ms cuanto el v. 14 comienza por el adverbio conclusivo OTWC;74. La parbola tiene un fuerte sentido argumentativo y didctico, por las dos preguntas del v. 12 y el doble 'Ayw f.Ll,V (vv. 10 y 13), el segundo reforzado por &Il~V75. En esta lnea U. Luz seala que la parbola no cuenta una historia sino que es un Argumentatorium76. Algunos elementos de la parbola tienen un gran realce: a) La oposicin entre las cien ovejas y la nica que el hombre va a buscar77 sirve para destacar la importancia que se da al nico en el captulo 18 (vv. 6.10.12.14.24.28), captulo comunitario por excelencia, y este hecho es interpretado de distinta manera. Por un lado, plantea

lorenen aufgerufen (Luz, Matthl:ius JJJ, 33).


73 MEIER,

Matthew, 203. Matthl:iusevangelium JJ, 129. Matthl:iusevangelium JJ, 129-130.

74 75
76

Cf.
Cf.

GNILKA, GNILKA,

Cf. Luz, Matthl:ius JIJ, 25.

77 Por un lado, la proporcin entre cien y uno era una manera normal de destacar el contraste entre lo muy grande y lo muy pequeo y, por otro, sealarle al rebao cien cabezas mantiene la narracin en un plano de verosimilitud, ya que ello representaba un trmino medio de riqueza (GoM CIVIT, Evangelio JJ, 204).

180

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la comunidad entendida no como una simple colectividad, sino como reunin de nicos, de hermanos que merecen un respeto absoluto. No hay una exaltacin del individuo en una autonoma egosta, sino que cada cristiano tiene un papel irreemplazable a cumplir dentro de una comunidad de pequeos y de hermanos 78 Pero tambin se interpreta en un sentido negativo: El pecado y el peligro de la "oveja" no consisten slo en haberse apartado del "camino", sino tambin y principalmente en haberse separado del "rebao". Es decir, de su congregacin o ekklesa. Para una oveja, "individualizarse" es ponerse en situacin de perecer muy pronto79.
b) A qu hace referencia el hecho de ser una oveja extraviada? La triple recurrencia del verbo TIAIXVcXW le confiere una importancia especial, pero su significado no es considerado tan obvio. A. Sand seala el hecho de que las 3 recurrencias del verbo estn en voz pasiva (<<TIAIXVT]8fj, v. 12a; TIAIXVWflEVOV, v. 12b; TIETIAIXVT]flvOLC;, v. 13), con la consiguiente dificultad para determinar su sentido: si se trata de una oveja que se ha extraviado o de una que ha sido conducida a tal estad0 80 Deja abierta la respuesta. En cambio, D.A. Hagner afirma que la voz pasiva deposita la responsabilidad del extravo ms en la oveja que en el pastor81 WD. Davies y D.C. Allison sealan dos posibles objetivos del verbo: apoyar la posible alusin a Ez 34 y acentuar el hecho de que el discpulo descarriado puede salvarse de la perdicin merced a la preocupacin pastoral de otros; de modo que la oveja no representa a un incrdulo, sino a un discpulo que corre el peligro de llegar a serlo debido a la apostasa82 En este sentido, el extravo de la oveja es considerado tambin de di-

- 78 CE. RADERMAKERS; vangile, 241. La afirmacin del valor del individuo tambin es sealado por E. Schweizer: In gewissem Sinne wird also der Wert des Individuums festgestellt, weil Gott sein Herz an jeden einzelnen gerade von den "Kleinen" hangt (SCHWEIZER, Evangelium, 240)_

79
80

GOM CIVIT,

Evangelio IL 204-205.

CE. CE. CE.

SAND,

Evangelium, 370. Matthew JI, 525. Matthew 11, 773.

81 82

HAGNER,

DAVIES - ALLISON,

CAP. IV: MT 18,14

181

ferentes maneras: como una crisis religiosa o de fe 83 , como una situacin de necesidad84 o como consecuencia de recibir un trato indebid0 85 c) La figura de la persona que sale en bsqueda de la oveja perdida (no aparece el trmino pastor aunque se puede sobreentender), elemento central en la parbola86 , es considerada desde distintos ngulos. Ante todo, es un modelo para el discpul0 87 El hecho de dejar 99 ovejas En!. Ta OpT] para ir a encontrar a la perdida es considerado como contrario a los clculos humanos 88 o no realista: el hilo de la narracin est de tal modo dirigido a la oveja perdida que el comportamiento del pastor deja de ser realista (al menos la parbola no se preocupa de que lo sea, dejando el rebao en el redil, por ejemplo). En este sentido, D.A. Hagner dice que la seguridad de las 99 no forma parte de los puntos de inters de la parbola89 . Y la reaccin de alegra, considerada con cierta importancia por algunos exegetas 90 , es minimizada en general: para U. Luz, por ejem83 La "oveja errante" de Mateo encarna la crisis de un cristiano cualquiera ... Era antigua tradicin bblica comparar el "extravo" religioso de un hombre con el de una oveja en relacin con su rebao y con el paston> (GOM CIVIT, Evangelio JI, 203204). <<1m Blick ist demnach das Gemeindemitglied, das vom christlichen Glauben abzufallen draho> (GNILKA, Matthausevangelium JJ, 132). 84 Los pequeos, segn la parbola, they are "lost sheep" (cf. 9:36; 10:6; 15:24) who need the help of the shepherd/owner. 1he contrast between the "lost" and the ninety-nine that are not lost emphasizes that the only good situation for a sheep is to be with the flocb (PATTE, lhe Gospel, 250).

85 Matthew does not specify the cause of the straying of such a disciple, but fram the context it must be the conduct of other disciples (HAGNER, Matthew JI, 527).
86

Cf. PATTE, lhe Gospel, 251.

87 Mateo orienta la ejemplaridad del gesto a la formacin "pastoral" del apstol o discpulo (GOM CIVIT, Evangelio JJ, 204). 88 89

Cf. MEIER, Matthew, 204. Cf. HAGNER, Matthew JJ, 527.

90 Para W.D. Davies y D.C. Allison, es precisamente la alegra que supone encontrar la oveja perdida la que explica el comportamiento del pastor: For ourselves, we think Jesus' parable presupposes assent fram the hearer, which disallows finding untypical or strange behaviour. 1he point is not the taking of sorne unusual risk

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plo, el tema de la alegra, apenas insinuado en 18,13, es en realidad un elemento sobrante ante la aplicacin parentica de 18,14 91 Con estos elementos relevantes, el sentido de la parbola se presenta en dos trazos complementarios. Por un lado, debe resaltarse la insistente idea de la caridad pastoral de los discpulos 92 : es con diligencia y perseverancia como los discpulos de Jess deben encargarse de todos los miembros de la comunidad, y especialmente de los ms pequeos 93 Es un deber de caridad pastoral, que resulta de la presencia de cristianos pecadores en la Iglesia, que son como ovejas extraviadas a las que no se puede dejar perder, sino a las que hay que tratar de mantener en el camino de la fidelidad 94 Esta consistente llamada a la caridad y entrega pastoral se debe, en ltima instancia, a la voluntad salvfica de Dios, expresada en el v. 14, que conlleva la responsabilidad tica de los discpulos. Dicha caridad pastoral es, en realidad, el objetivo de todo el captulo 18, cuyo objetivo consiste en impresionar a todos los miembros de la comunidad en relacin con la urgencia de tener un cuidado especial con los peque-

but the great joy at recovering the one stray. 1he failure to relate what happened to the ninety-nine is just a consequence of sticking to the point" (DAVIES - ALUSON, Matthew JI, 775). 1he finding (and rescuing) of the lost sheep is the cause of great joy, a point emphasized by the &jl~V Ayw jlLV, "tmly 1 say to you" (cf. on 5:18)" (HAGNER, Matthew JI, 528). Tambin D. Patte insiste en dicha alegra: What is underscored by the parable taken by itself is the greater joy felt in finding the lost sheep" (PATTE, lhe Gospel, 251).
91 Die Freude des Hirten ist im Blick auf die paranetische Anwendung in V 14 eigentlich ein berschssiges Element" (Luz, Matthaus IJI, 32).
92 La parabole concerne les disciples, elle leur enseigne qu'ils doivent avoir souci du moindre de leur freres, et S' acheve sur cette phrase: "Votre Pere qui est aux cieux veut qu'aucun de ces petits ne se perde"" (DuLAEY, Parabole", 5).

93 Cf. BONNARD, vangile, 272. El autor se refiere a una obra de H. Riesenfeld en la que se presenta la figura jonica del Buen Paston, (Jn 10) como nueva clave de interpretacin, diciendo que este hecho abre des perspectives nouvelles a l'tude de notre parabole". Pero esto se sale de nuestro cometido de interpretar los textos de Mateo desde el conjunto de su evangelio.

94

Cf. RADERMAKERS, vangile, 241-242.

CAP. IV: MT I8,I4

183

os, porque stos son preciosos a los ojos de Dios 95 . Esta insistencia en la caridad y entrega pastoral quiz fuera debida al hecho de que en la comunidad mateana se habran registrado casos de tibieza y defeccin: es una posibilidad a la que apunta J. Gnilka96 Por otro lado, como fundamento de la caracterstica anterior, emerge el modelo salvfico de Dios Padre97 : Dios est de parte de los pequeos y el derecho de los pobres es el derecho de Dios. Por eso, podemos esperar nuestra salvacin slo si nos preocupamos de la salvacin de los dems 98 , del mismo modo que Dios se preocupa99

U. Luz, citando a Dupont, dice que la parbola pretenda ms bien hacer comprender a los oyentes la significacin del comportamiento de Jess 100

95

Cf.

SABOURIN,

Matteo JI, 815.

96 Man darf aus dieser Weisung folgern, daR die mt Kirche bereits die Erfahrung von Lauheit und Abfall gemacht hao> (GNILKA, Matthdusevangelium JI, 133).

97 Questa cura pastorale viene fondata teologicamente sullo stile di Dio Padre, che si rivela ora nella missione di Gesu (GRASSO, Matteo, 440).
98 Wir kannen unser eigenes Heil nur so erhoffen, wenn wir auch um das Heil der anderen besorgt sind (GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 134). Matthew introduced the Father's will to reinforce his concern that the community care for the weab (FLEDDERMANN, Q,771). 99 Our parable contains the theme of the imitatio Dei. 1he shepherd recovering his lost sheep illustrates God's concern for his little ones, and his concern for such is the paradigm and illustration for a similar human concern (cf. 18.14): divine love for the lost invites human love for the lost (DAVIES - ALLISON, Matthew JI, 768).

100 Vielmehr wollte sie den Harer/innen die "signification du comportement de Jsus" verstandlich machen: Hinter Jesu Wirken steht Gott, der gute Hirte, der sich ber die Verlorenen Israels ganz besonders freut, wenn sie sich von Jesu Botschaft vom Gottesreich finden lassen (Luz, Matthdus JJJ, 28).

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3. Conclusiones
3.1. El papel de Dios Padre
En esta ocasin se pone de manifiesto ms explcitamente cul es la voluntad de Dios, nuestro Padre: que no se pierda ni uno de sus pequeos, ningn miembro de la comunidad. Pero, en esta ocasin, la voluntad salvfica del Padre, que sobresala en la primera recurrencia como una realidad de Gracia, se entrelaza en el contexto de la percopa con la responsabilidad moral de los discpulos, que emerga con ms fuerza en la segunda recurren cia. En efecto, la base para dicha responsabilidad tica humana, que en el conjunto de la percopa se cifra en el empeo pastoral por recuperar a la oveja extraviada, estriba en la voluntad del Padre celestial, que no quiere la perdicin de ninguno de sus hijos. La fuerza salvfica de Dios empuja a la entrega de sus hijos, llamados a buscar a todo el que se ha extraviado. En esta cuarta recurrencia encontramos una perfecta simbiosis entre los dos trazos de fondo del evangelio mateano: por un lado, el de la Gracia, expresado en la voluntad de un Dios que es Padre, una voluntad que es buena porque comprende a tods las criaturas, sobre todo a las ms dbiles y a las que ms peligro corren, una voluntad que excluye la perdicin de cualquiera de los hijos de tal Padre; por otro lado, el de la tica, expresado en la responsabilidad que cualquier miembro de la comunidad tiene respecto a la salvacin de los dems. La primera se convierte en razn de ser, fundamento y norma para la segunda. Ambas anan el horizonte de salvacin escatolgica y el comportamiento debido en el tiempo presente. Pero todo tiene su origen en la voluntad salvadora de un Dios Padre que no quiere perder a ninguno de sus hijos.

3.2. El papel de Jess


Como en ocasiones anteriores, tambin aqu es Jess quien da la enseanza a sus discpulos. Su papel en la percopa es bastante limitado, ms all de ser el narrador autorizado (<<'Ayw .tLV}) [vv. 10 y 13], el segundo reforzado por &.t~V}), elemento caracterstico que acompaa a las declaraciones solemnes de Jess). Por otra parte, el hombre que va en

CAP. IV: MT r8,r4

185

busca de la oveja descarriada puede representar al propio Jess 10 \ pues es difcil entender la parbola que cuenta Jess independientemente de su envo al pueblo de Israel (cf. 15,24; adems otros textos relacionados con la imagen del pastor y la figura de Jess son 9,36 y 26,31)102. Tambin, pues, la figura de Jess adquiere un realce importante, pues la leccin que ofrece a los discpulos con su parbola encuentra realizacin en su propia persona.

3.3. El papel de los discpulos


Los discpulos, y con ellos los lectores/oyentes del evangelio, estn llamados a responder a la pregunta ms que retrica con la que da comienzo la parbola: Qu os parece? El contenido de la enseanza se dirige en cuatro direcciones: 1) en direccin a Dios, deben tomar conciencia y experimentar que Dios es su Padre y que no quiere la perdicin de nadie: una llamada a la confianza en la voluntad salvfica de un Dios tan especial; 2) en direccin a Jess, deben aprender de su ejemplo, puesto que para eso han sido llamados: la correspondencia textual entre Mt 15,24 (la misin de Jess) y 10,6 (la misin de los discpulos) vincula a ambos de forma terminante y, adems, 9,36-38 pone en relacin directa la situacin de abandono y vejacin de la muchedumbre con la misin de los discpulos en su favor; 3) en direccin a los dems, deben comprometerse en la entrega pastoral, para que nadie que est simplemente extraviado llegue a perderse mortalmente; en este sentido, deben evitar el menosprecio a cualquiera de los hermanos pequeos y, precisamente dada su precaria situacin, entregarse en su favor de manera decidida; 4) en direccin a ellos mismos, deben ser conscientes de su propia pequeez y tener en consideracin que ellos mismos pueden ser ovejas extraviadas.

101 Cf. CHAE, esus, 244. W.D. Davies y D.C. Allison dicen que as se ha considerado en toda la tradicin cristiana, hacindose adems conflacin con Jn 10 (cf. DAVIES - ALuSON, Matthew JJ, 773). 102

Cf. Luz, Matthaus JIJ, 27-28.

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3.4. La voluntad del Padre en Mt 18,14


La cuarta aparicin de la voluntad de Dios Padre tiene la virtualidad de presentarnos una caracterstica concreta de la misma, quebrndose as la abstraccin de las anteriores. Aparece un contenido explcito, aunque sorprende su formulacin en negativo: vuestro Padre celestial no quiere que se pierda uno solo de estos pequeos. En el itinerario existencial espiritual abierto con la expresin voluntad del Padre celestial, la presente recurrencia vuelve a presentar con rotundidad que en el origen de todo se encuentra la voluntad salvadora de Dios Padre, como ocurra en 6,10. Desde esa profunda conviccin, la mirada se centra en Jess y su misin a favor no slo de las ovejas perdidas de Israel, sino de todo aquel necesitado de salvacin, ya que la misin de Jess es la realizacin histrica de la voluntad salvfica de Dios: esta centralidad de Jess ya se haca patente en 7,21. Con el fundamento de la voluntad salvfica de Dios y con el ejemplo de Jess, los discpulos estn urgidos a un empeo pastoral que supone, en su responsabilidad tica, la cristalizacin de la salvacin deseada por Dios en la recuperacin de los hermanos en situacin de riesgo: ya desde 7,21 sobresala tambin en el entorno de la voluntad de Dios la responsabilidad humana y aqu encontramos un modo de ejercerla; y en 12,50 aprendamos que slo los discpulos de Jess estn en grado de poder realizar la voluntad del Padre, y aqu tenemos una enseanza referida a los discpulos en la que el ejemplo de Jess es modelo para el comportamiento discipular.

Captulo quinto: Mt 21,31


'tLe; EK 'tWV bo ETIOL TJOEV 'to 9A:rll. ux 'tou mx'tpe;; AyouOW TIpw'toe;. Ayn cxu'tole; 'ITJooue; &j..L~V Ayw Uj..L1V OH 01 'tEAWVCXl Kcxt cxl TIpVCXl TIpoyouow uj..Lae; Ele; 't~v PCXOlAELCXV 'tou 9EOU

de los dos hizo la voluntad del padre?". Dicen: "El primero". Dceles Jess: "En verdad os digo que los publicanos y las prostitutas llegan antes que vosotros al Reino de Dios"

" Cul

1. Cuestiones introductorias
En el transcurso de las apariciones del trmino voluntad del Padre, nos encontramos con sta del captulo 21, la quinta, en la que habremos de utilizar la letra minscula para escribir padre: en efecto, Jess no est hablando, en primera instancia, del Padre Dios, sino del padre de dos hijos, los tres protagonistas de una parbola ejemplar, que trata de poner las cosas en su sitio cuando los destinatarios de la misma, los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo, cuestionan la autoridad de Jess (cf. Mt 21,23). Antes de llegar a esta parbola!, tan sencilla como impactante en la forma y en el fondo, han sucedido muchas cosas en el relato evanglico. Dejbamos la anterior recurrencia en el corazn mismo del Discurso Eclesial o Comunitario (18,12-14). Tras el final del mismo, se retoma una larga seccin narrativa (captulos 19-23), que precede al ltimo gran discurso de Jess en el evangelio, el Discurso Escatolgico (captulos 24-

1 La calificacin de la parbola es diversa: Gerichtsparabeh> (SAND, Evangelium, 430); Drei polemische Gleichnisse (SCHNACKENBURG, Matthausevangelium, 202); A Christian apologue" (CAMERON, Parable, 203); A provocative parable (DAVIES, Matthew, 148); A classic rabbinic moral parable (JONES, Parables, 399).

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25)2. Esta seccin narrativa tiene dos partes bien diferenciadas: en la primera parte contina el camino de Jess hacia Jerusaln (19,1-20,34); en la segunda, Jess se aproxima y llega a la ciudad santa (21,1-23,39)3. En la primera parte, destaca el tercer anuncio de la Pasin-MuerteResurreccin (20,17-19) y la todava torpe respuesta de los discpulos (20,20-28). En la segunda, que se inicia con la cesura espacio-temporal de 21, 1 (<<Ka L aTE ~yy wav ELt;; 'IEpoaAufla Ka L ~AeOV ELt;; Blleq)(Xy~ ELt;; TO OpOt;; TC;)V EAalWV), el clima se va a enturbiar de manera sobresaliente y, tras la expulsin de los vendedores del Templo (21 ,12-17), el enfrentamiento entre Jess y las autoridades religiosas judas comienza a llegar a un punto de no retorno. La llamada de Jess a la fe (21,18-22) expresa bien la necesidad de mantener la confianza en unos momentos en los que la dificultad se hace insostenible. La controversia estalla con los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo (<<aL &pXlEpEI.t;; KaL aL TTpE<JPTEpOl TaU Aaou: 21,23), a los que habr que aadir los fariseos, si tomamos en consideracin 21,45 (<<&KoaavTEt;; aL &pXlEpE'it;; KaL aL <PapWal.Ol TCXt;; TTapapoAeXt;; aUTalh), que preguntan a Jess por su autoridad. La sagacidad de Jess, tantas veces evidenciada, vuelve a aparecer para acallar a sus interlocutores. Jess les reta con una pregunta que ellos deben responder para que Jess tambin les responda. No sabemos, responden los sumos sacerdotes y

2 En realidad, tambin e! captulo 23 contiene un discurso de Jess, pero no suele ser considerado tcnicamente como tal: los autores se empean en destacar los cinco discursos de Jess en e! evangelio de Mateo. Como e! captulo 23 no forma parte, temticamente, de! ltimo gran discurso, e! apocalptico, queda encuadrado en la seccin narrativa anterior a los captulos 24-25. Pero, en realidad, es todo un discurso .

3 Por lo que se refiere a la segunda parte, en e! captulo 21 hay una clara sistematizacin temporal en dos das, que sirve para estructurar e! texto. Durante e! primer da, Jess apenas habla pero, en cambio, es abundante la presencia de gestos, movimientos y acciones; en e! segundo, por contra, abundan las palabras: Jess est en continuos debates dialcticos. Para la estructura de! captulo, cf. GENUYT, Matthieu, 47-62.

CAP.

V:

MT 21,31

189

ancianos, lo que permite a Jess ocultar soberanamente el origen de su autoridad (21,23-27). En este momento, Jess comienza una serie de tres parbolas muy explcitas contra aquellas autoridades que lo rechazaban: la parbola del padre y los dos hijos (21,28-32), la parbola de los viadores homicidas (21,33-46), en cuyo final tambin aparecen siniestramente los fariseos (cf 21,45), y la parbola del banquete nupcial (22,1-14), de mayor alcance en la simblica de los destinatarios. Las tres parbolas contienen una severa amonestacin contra las autoridades judas, expresin de un abierto enfrentamiento que va in crescendo hasta llegar al terrible alegato contra los escribas y fariseos en el captulo 23. En consecuencia, nuestro texto se halla en un contexto de hostilidad y desencuentro, hostilidad que ir en aumento hasta desembocar en la propia pasin y muerte de Jess. De hecho, hay muchos cambios respecto a las anteriores recurrencias de la expresin 8AlllllX 'COl) TIIXTpC;. El ms notorio es que, por primera y nica vez, no se habla directamente de la voluntad de Dios, Padre de Jess o de los discpulos, sino de la voluntad de un padre que manda a sus dos hijos a trabajar a la via4 Puede resultar evidente que dicho padre, protagonista de la parbola, es figuta de Dios Padre, pero el hecho de presentar la voluntad divina bajo forma parablica puede ser explicado por otro importante cambio:

4 E.K. Broadhead considera sorprendente que no aparezca el trmino uL s, sino el trmino neutro TKVOV; as, e! autor insiste en los trminos neutros de la parbola para no hacer una lectura exclusivamente masculina de! texto: The story is surprisingly gender-neutral in its orientation and must be read as a generic account (BROADHEAD, Example, 337). Sin embargo, hay que destacar que todo e! relato est lleno de artculos, participios y pronombres masculinos y que, adems, el trmino TKVOV no hace referencia tanto a la cualidad del gnero cuanto al hecho de ser un trmino familiar, expresin del cario que el padre siente por los hijos (d. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 221; DAVIES - ALuSON, Matthew JJJ, 167). uL s is probably avoided not because it is less intimate but because, in the following two parables, it is allegorically associated with ]esus, who plays no allegorical role in this parabJe" (DAVIES - ALUSON, Matthew JJJ, 166).

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los destinatarios de las palabras de Jess no son ya los discpulos, como en ocasiones anteriores, sino los sumos sacerdotes, los ancianos del pueblo (cf. 21,23) y, teniendo en cuenta 21,45, tambin los fariseos. Otro cambio significativo, tambin derivado de la forma parablica, es que el trmino TIa'L"~p aparece de modo absoluto, sin los complementos que aparecan en 6,9; 7,21; 12,50 Y 18,14. Retorna el verbo TIOLW como accin verbal de la que 'L"O 9A:rlf.La 'L"OU TIa'L"pe;; es objeto directo: reaparece, pues, en toda su expresin, la responsabilidad humana en el ejercicio de la voluntad paterna (divina), que en el lenguaje simblico de la parbola viene referida a trabajar en la via (<<Epy(of.LaL EV 'L"C\l af.LTIEAWvL: 21,28).

1.1. Delimitacin de la percopa La quinta aparicin del trmino-gua de nuestro trabajo se sita en una percopa bien delimitada y, segn el estilo mateano, bien insertada en el conjunto del texto. En Mt 21,28 comienza una nueva percopa. Por un lado, la doble pregunta de los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo acerca de la autoridad de Jess (21,23: EV TIOL~ E~ouaL~ mum TIOLEl.e;;; KaL 'L"Le;; aOL EllWKEV 'L"~V E~ouaLav 'L"a'L"Tlv;) queda zanjada por la respuesta de Jess en 21,27 (<<oME EyW AyW Uf.LLV EV TIOL~ E~ouaL~ mum TIOLW), dando paso en el v. 28 a una nueva cuestin. Siguen los mismos protagonistas, escenario, tiempo y lugar, pero emerge un nuevo tema en el que ya no aparece, al menos directamente, la cuestin de la autoridad de Jess. En efecto, el versculo comienza con una caracterstica pregunta de Jess buscando la implicacin de sus interlocutores: TL llE Uf.LLV llOKEl.;, y a la pregunta sigue el comienzo de un relato nuevo, la parbola de un hombre que tena dos hijos: av9pwTIoe;; EtXEv 'L"Kva Mo ... (21,28). Por su parte, en 21,33 el texto nos seala con claridad el comienzo de una nueva parbola: "AUTlv TIapapOA~v aKOaa'L"E ... , por lo que la percopa se sita en unos lmites bien precisos: 21,28-32 5
5 sta es la consideracin ms extendida, pero hay excepciones. U. Luz, por ejemplo, considera una sola percopa 21,23-32, titulndola Das Nein zu Johannes

CAP.

V:

MT 21,31

191

Como decamos, el texto est bien insertad0 6 gracias a trminos precedentes que reaparecen ahora: TIpooPxoflal est presente tanto en 21,14.23 como en 21,28.30; EYW se halla en 21,27 y en 21,30; afl~v est en 21,21 y en 21,31; 'Ilvvllc;, en 21,25.26 y en 21,32; y 1TLOTEl, en 21,22.25 yen 21,32 por tres veces. Tambin hay palabras que atraviesan el propio texto para continuar despus de l: adems de unos instrumentos narrativos tan bsicos como las distintas formas del verbo Ayl, &V8PlTIOC; apareca en 21,25.26, est presente en 21,28 y reaparecer en 21,33 y 22,2 (en los inicios de las otras dos parbolas); EXl, que ya estaba en 21,26, lo vemos de nuevo en 21,28 y estar tambin en 21,38.46; el recurrente aTIOKplvoflal se encuentra tanto en 21,21.24.27 como en 21,29.30 y en 22,1; el interrogativo Tlc; lo hace en 21,23.25, luego en 21,28.31 y despus en 21,40; TIOll es un verbo muy presente en el captulo 21 antes de nuestra percopa (vv. 6.13.15.21.23.24.27), pero tambin est en ella (v. 31) y despus de ella (vv. 36.40.43; 22,2); algo parecido ocurre asimismo con 'IlloouC; (21,1.6.11.12.16.21.24.27 - 21,31 - 21,42 Y 22,1); el pronombre UflEI.C; se encuentra en 21,24.24.27, en 21 ,28.31.31.32.32 Y en 21,43.43; EPxoflal lo hace en 21,23, en 21,32 y en 21,40; el participio LOVTEC; en 21,15.20, en 21,32 y en 21,38.

Y, del mismo modo, encontramos vocablos que se encuentran tanto en nuestra percopa como en textos sucesivos: TIpWTOC; lo hallamos tanto en 21,28.31 como en 21,36; aflTIEAwv est en 21,28 y luego en 21,33.39.40.41; 8Al, presente en 21,29, retorna en 22,3; 1JOTEPOV se encuentra en 21,29.32 y tambin en 21,37; aTIpxoflal lo hace en 21,29.30 y en 22,5.22; woaTlC;, en 21,30 y en 21,36; KpLOC;, en 21,30 y en 21,40.42; y el sintagma paolAEla TOU 8EO(l, en 21,31 y en
21,43.

dem Taufw>. Entonces, la parbola (vv. 28-31) es la segunda parte de la percopa, de la que el v. 32 es ellogon conclusivo, puesto que no encaja bien con los versculos precedentes: ni dirigentes judos, ni publicanos y prostitutas encajan con ninguno de los dos hijos presentes en la parbola (cf. Luz, Matthdus JJJ, 205-206).
6 Frente a la opinin de que la parbola supone una interrupcin entre los vv. 23-27 y 31 b-32 (cf. ELLIOTT, Parable, 68).

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No es, pues, un texto autnomo insertado sin cuidado. Sin duda, es la mencin a Juan Bautista la que vincula de manera estrecha esta percopa con la precedente (21,25.26.32), y la mencin a la via, con la posterior (21,28.33.39.40.41).

1.2. Crtica textual


La crtica textual de nuestro versculo no ofrece ningn problema, pues la nica variante que encontramos (el pronombre alrL"G,l en algunos mss 7) no tiene ninguna trascendencia en la interpretacin del texto. En cambio, la transmisin textual de la parbola es tan compleja y desconcertante8, que con una referencia a ella termina incluso el clebre libro de los Aland The Text ofthe New Testament9 La dificultad estriba en decidir cul de los dos hijos es mencionado primero. Hay manuscritos muy importantes (entre los que sobresale~) en los que aparece en primer lugar el hijo que responde no y luego va a la via; pero hay manuscritos igualmente importantes (destacando B entre ellos) en los que el primer hijo citado es el que responde s y luego no va a trabajar a la via. Todava hay un tercer tipo de variante: algunos manuscritos (entre ellos D) mencionan primero al hijo que dice no, pero la respuesta (que se supondra lgica) de los interlocutores de Jess en el v. 31 hace referencia al hijo que dice slO U. Luz seala que la diferencia de modelos textuales

C W 0102p

m it vgd sy sa mae boffi'.

8 GOM CIVIT, Evangelio 11,354-355. La presentacin de las distintas variantes textuales y su valoracin, con abundantes referencias bibliogrficas, la podemos hallar en: GNILKA, Matthausevangelium 11, 218-219; CAMERON, "Parable, 193-197. En todo caso, como seala U. Luz, el orden de aparicin de los dos hijos carece de relevancia, dado que slo interesa la contraposicin entre sus dos comportamientos, no el orden de aparicin (cf. Luz, Matthaus 111,210).

9 1he pericope of the Two Sons is unquestionably among the most difficult problems ofNewTestament textual criticism (ALAND, Text, 311).
ID Otros autores individuan un modelo ms, sostenido, entre otros, por el uncial e (cf. JONES, Parables, 394, nota 216). Evidentemente queste divergenze della tradizione manoscritta sono dovute alla preoccupazione di vedere applicata questa

CAP.

V: MT

21,31

193

influye en los resultados exegticas y, aunque refiere la dificultad de optar por un modelo u otro, se decide por considerar ms original la primera variante ll . Hacemos nuestra esta postura comn, que es la opcin que recoge la edicin crtica de 27Nestle-Aland con la que trabajamos, aunque hay alguna excepcin 12

1.3. Comparacin sinptica


Por otra parte, la comparacin sinptica no tiene lugar, dado que la parbola es propia de Mateo 13 La conocida parbola lucana del padre bueno o del hijo prdigo (Lc 15,11-32) tiene en comn el hecho de contar con las figuras del padre y los dos hijos. Y, de hecho, los movimientos de fondo de los personajes hijos tienen bastante similitud: en ambas parbolas los hijos que primero responden negativamente, despus se arrepienten y acaban comportndose de un modo que agrada al padre,

parabola sul piano sto rico e concreto (PRETE, Senso, 50).


11 Cf. Luz, Matthiius JJJ, 204-205. J.K. ElIiott presenta en su artculo las distintas razones que avalan la posible opcin por un modelo textual u otros: cf. ELLIOTT, Parable, 67-77. B.M. Metzger valora con {C} (decidido con dificultad) el texto que presenta 27Nestle-Aland (cf. METZGER, Textual, 44-46).
12 Por ejemplo, cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 355; SABOURIN, Matteo JJ, 874; SCHNACKENBURG, Matthiiusevangelium, 203; GRASSO, Matteo, 502; FOSTER, Tale,

36-37.
13 An analysis of the words and phrases that are used in this passage will demonstrate Matthew's literary art (CAMERON, Parable, 199). Y, a continuacin, presenta una lista de hasta 16 trminos o expresiones caractersticos de Mateo presentes en la percopa: eL .LLV OOKEl;, TIPOOpXEOea,, TIYELV + imperativo, aTIOKp,eELt; dTIEV, aTIpXEOea,, woanut;, OeEpOV, .tE'Ia.tAEOea,, TIO,E'lv TO eAr.ta TOU TIaTpt;, Ayn aUTOlt; 'IllOOUt;, a.t~v AyW .tlV, TIpoynv + acusativo de persona, oL TEAwva, KaL aL TIpva,, ~ pao,AELa TOU eEOU, o ,K{HOOVll y el infinitivo con artculo en genitivo, en frases finales o consecutivas (en nuestro caso, TOU TIWTEUOa,). Todo ello lleva al autor a considerar la parbola inautntica, no proveniente de Jess sino del redactor del evangelio (cf. CAMERON, Parable, 200-201.204). Por su parte, algunos autores indican que la parbola tiene un origen pre-mateano (cf. ELLIOTT, Parable, 68) o que se remonta con seguridad a Jess (cf. SCHWEIZER, Evangelium, 267).

194

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

mientras que los hijos que, aparentemente, estn en sintona con el padre, al final se comportan indebidamente. La presentacin de los contrastes est, pues, en paralelo en ambas parbolas. Igualmente, el contexto pone en paralelo en ambos evangelios a publicanos y pecadores (Lc 15,1) y publicanos y prostitutas (Mt 21,31) conforiseos y escribas (Lc 15,2) y sumos sacerdotes y ancianos (Mt 21,23). Es decir, a personajes oficialmente malos y buenos. Pero a partir de ah las diferencias son ms que notorias. En Lucas, el padre ocupa el papel central de la parbola, cosa que no ocurre en Mateo, en donde la atencin est centrada no en la actitud del padre, sino en el comportamiento de los hijos; adems, en Lucas la parbola sirve para justificar el comportamiento benevolente de Jess respecto a los malos, un comportamiento cuestionado por los buenos, mientras que en Mateo esa problemtica est ausente y se trata ms de desautorizar a los sumos sacerdotes y ancianos en su pretendido cumplimiento de la voluntad de Dios. En cambio, una parte de la percopa mateana (el v. 32) s tiene una correspondencia en Lc 7,29-30, donde Jess hace referencia, por una parte, al rechazo de los fariseos y legistas al bautismo de Juan y, por otra, a la aceptacin de los publicanos y de todo el pueblo (en lugar de las prostitutas mencionadas en Mt).

1.4. Estructura de la percopa


La estructura de la percopa est muy elaborada y consta de dos partes bien diferenciadas 14 : el relato de la parbola, introducido con una pregunta que Jess lanza a sus interlocutores (Mt 21,28a), y la aplicacin de la parbola, tambin introducida por otra pregunta directa de Jess a

14 No todos defienden esta divisin bipartita: P. Bonnard, por ejemplo, seala que la percopa tiene tres partes, la parbola y dos aplicaciones de la misma (cf. BONNARD, vangile, 312). Por su parte, B. Prete habla de tres unidades literarias: la parbola propiamente dicha, un logion de Jess sobre publicanos y prostitutas, y la transposicin de la parbola al plano de la historia de la salvacin (cf. PRETE, Senso, 52-53).

CAP.

V:

MT 2I,3 I

195

los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo (V. 31 a).

1.- RELATO DE LA PARBOLA (vv. 28-30) a.- Pregunta introductoria (v. 28a) T[ OE
~lv oOKE1;

b.- Exposicin de la parbola (vv. 28bcd-30) b.1.- Situacin (v. 28b)


aVepWTTO<; ELXEV TKva Oo.

b.2.- Dilogo del padre con el primer hijo (v. 28cd-29)


KaL TTpoadewv T(~ TTpWTGt ELTTEV' TKVOV, uTTayE O~~EpOV Epy(ou EV T0 &~TTEAWVL.

o DE tXTTOKPLefk
ou eAW,

fITTEv'

UO,,[EpOV OE blE't'ablEAneELc tXTT~AeEV.

b.3.- Dilogo del padre con el segundo hijo (v. 30)


TTpoadewv OE T0 hpGt TTEV woaTw<;.

o DE

tXTTOKpLefL( EITTEv'
EyW, KpLE,

KaL OUK tXTT~AeEV.

2.- APLICACIN DE LA PARBOLA (vv. 31-32) a.- Pregunta introductiva (v. 31a)

Tle EK TWV Oo ETTO[noEv

"[o

eAWa TOU TTatpc;;

b.- Respuesta de los interlocutores (v. 31 b)


AyOUOW' TTpWtO<;.

c.- Contrarrplica de Jess (vv. 31c-32) c.1.- Consideracin general (v. 31c)
AyEL aUTol<; 'I1100U<;'
&~~v AyW ~lV
~a<; EL<; T~V paoLAE[av tOu eEDU.

OH ol fEAwvaL KaL al TTpvaL TTpoyouow

196

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

c.2.- Razonamiento (v. 32) c.2.1.- Situacin + reaccin negativa (v. 32a)
~A.eEV

yap 'IwvvT]~ 1TpO~ uf.Lii~ EV liQ bLK(XlaOVT]~,


K( aUK E1TLarEaarE O:UeQ,

c.2.2.- Reaccin positiva (v. 32b)


aL bE rEAwvm KO:l o:L rrpvm ErrLarEvaav O:UeG)'

c.2.3.- Reaccin negativa (v. 32c)

El texto gira en torno a unos elementos determinados. Sobresale el pronombre personal de segunda persona del plural (<<lll.v - IlEl.t;;), que abre y cierra la percopa: sus cinco recurrencias imprimen un fuerte carcter de interpelacin de Jess a sus interlocutores, conocidos desde 21,23: los sumos sacerdotes (representantes de las familias sumosacerdotales) y los ancianos del pueblo (aristcratas de Jerusaln), ambos grupos representantes supremos del Templo y del Pueblo 15 . A ellos se suman los fariseos, teniendo en cuenta 21,45. A dichos interlocutores se les plantea una cuestin central, que en el texto est referida a la voluntad del padre de la parbola, pero que trasciende esa misma parbola: se trata de hacer la voluntad del padre, es decir, de Dios (v. 31a)16. Dicha cuestin es extrada por Jess de la parbola que cuenta para sus oyentes, en la que los dos hijos del padre son prototipos de dos tipos de personas. Desde la totalidad de la percopa

15

Cf. Luz, Matthdus JJJ, 208.

16 La parbola illustra semplicemente uno dei te mi preferiti da Mt - quello del fare la volondl di Dio - e sembra quasi soltanto una drammatizzazione di 7:21 (SABOURIN, Matteo JI, 874). En esta misma direccin se sita 1. Gom: Este ejemplo lo habra propuesto Jess al pblico en general, quiz ms de una vez, para inculcar aquel principio sobre el que tanto insiste el Evangelio: que no est en el "decir", sino en el "hacer" (~ 7,21), el cumplimiento de la Voluntad de Dios (GOM C!VIT, Evangelio JJ, 356).

CAP. V: MT 21,31

197

podemos comprender que un hijo, el primero, representa a los publicanos y prostitutas, mientras que el otro es figura de los mismos sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos. La accin de ir a trabajar a la via, que es lo que pide el padre a los dos hijos, equivale en la conclusin a creer a Juan, precursor del Reino de Dios (cf. 3,2) y del mismo Jess (cf. 3,11-12). La reaccin es doble: un hijo va a trabajar a la via (los publicanos y prostitutas creen a Juan) y un hijo no va (los sumos sacerdotes, ancianos y fariseos no le creen)l? Sin embargo, las posturas tienen un punto de complicacin: el hijo que va a la via, primero dice que no, pero luego se arrepiente y va, mientras que el hijo que no va, primero dice que s y luego no va ni se arrepiente. No creemos que esta parbola sea tan insulsa como sealan algunos 18

2. Explicacin de los elementos representativos de la pericopa


Fijamos nuestra mirada, en primer lugar, en la parbola expuesta por Jess, que es introducida por una pregunta bastante caracterstica en el evangelio de Mateo: Tl. bE lllV bOKEl;. En Mt 17,25 Jess dirige una pregunta similar a Simn Pedro; en 18,12, la pregunta va dirigida al grupo de los discpulos; aqu, en 21,28, Jess la realiza a los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo; en 22,17 la pregunta es planteada a Jess por parte de los discpulos de los fariseos junto con los herodianos; en 22,42 es Jess el que se vale de esta pregunta para hacrsela a los fariseos; finalmente, en 26,66 la pregunta la hace el sumo sacerdote a los miembros del Sanedrn.

17 Una expresin-clave conecta esta unidad con la anterior: no cresteis (en el v. 25, y en el 32 con reiteracin). Ambas unidades dan por supuesta, en la mentalidad de Mateo, una intrnseca relacin de propedutica de la Fe entre la persona y obra del Precursor y la del Mesas: creer a Juan lleva a creer en jess (GoM CIVIT, Evangelio JJ, 354).

18 Warum darf Jesus nicht einmal eine fr unser Empfinden farblose Parabel erzahlen? (Luz, Matthaus JJI, 208). J. Gnilka recoge diversas valoraciones de la parbola (GNILKA, Matthausevangelium JJ, 219, nota 5).

198

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Excepto en 18,12, en las dems ocasiones la pregunta es debidamente respondida: responde Pedro (17,26), responden los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo (21,31), responde Jess (22,18s), responden los fariseos (22,42), responden los miembros del Sanedrn (26,66). Por eso creemos que la pregunta es algo ms que una mera introduccin (retrica) a la parbola19 o que slo invite a prestar atencin 20 Ms bien la pregunta, en ste como en los otros casos, sirve para implicar, involucrar y hacer tomar una decisin a los interlocutores21

2.1. La parbola (vv. 28-30)

2.1.1. El valor simblico de los tres personajes: el padre y los dos hijos
Acerca del padre, es obvio que representa a Dios, de la misma forma que el propietario de la via de la parbola siguiente (Mt 21,33) o el rey de la posterior (22,2), pero en lo referente a los dos hijor2 puede haber ms posibilidades interpretativas. Por un lado, los dos hijos pueden ser una representacin de dos grupos del pueblo judo o, en palabras de J. Radermakers, dos actitudes religiosaP: los pecadores, que no observaban la Ley ni las prescripciones rabnicas (aqu, el primer hijo, que representa a los publicanos y prostitutas), y los justos, que permanecan fieles a la religin oficial (el segundo hijo, que representa a los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo)24. En este caso, el cumplimiento de la religin oficial (cifrado en el s pero

19
20

Cf. SCHNACKENBURG, Matthiiusevangelium, 203: rnt Einleitung. Cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 356. Cf. GNILKA, Matthiiusevangelium JJ, 220; HAGNER, Matthew JJ, 613.

21

22 Dos personas (o dos categoras de personas) constituyen el esquema tradicional para enaltecer o reprobar talo cual actitud por va de contraste (GoM CIVIT, Evangelio JJ, 356).

23 Les deux arritudes religieuses que Jsus a cotoyes pendant son parcours terrestre (RADERMAKERS, vangile, 275).
24

Cf. BONNARD, vangile, 312; RADERMAKERS, vangile, 275.

CAP.

V:

MT 2I,3I

199

no) aparece como algo del todo insuficiente en orden a cumplir lavoluntad del padre, lo que confiere a la parbola un cariz bastante subversivo. Estara en lnea de otro dicho de Jess, dirigido a algunos fariseos yescribas: Hipcritas, bien profetiz de vosotros Isaas cuando dijo: Este pueblo me honra con los labios, pero su corazn est lejos de m (15,7-8).

Por otro lado, siguiendo una antigua tradicin alegrica iniciada con Orgenes, los dos hijos pueden ser una representacin de los Gentiles (representados en el primer hijo) y de los Judos (representados en el segundo)25. En este sentido, el hecho de que algunos manuscritos pongan en primer lugar al hijo que dice s posibilitara una interpretacin histrico-salvfica: despus del judasmo oficial, que dijo s a Dios pero no ha hecho realmente su voluntad, llegan los paganos (los publicanos y prostitutas de la parbola), que tienen la historia inversa26 Sin embargo, la parbola mantiene una alta contextualidad entre Jess y sus interlocutores, los dos son hijos del padre y, por tanto, hermanos entre s, cosa que ocurrira slo dentro del marco judo. Es preferible, pues, situar a los personajes en el mismo mbit0 27 La propia correlacin que se establece entre la parbola y su aplicacin permite afirmar que el primer hijo representa a publicanos y prostitutas, y el segundo a sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos; todos, en principio, miembros del pueblo judo. Por lo dems, la historia de la interpretacin de esta parbola mues-

25 1hus, allegory becomes a vehicle for defending God's justice in the "rejection" ofhis people (Rom 11: 15): Israel has been more than sufficiently forewarned. In the application of this allegory of Jew and Gentile to the parable of the two sons, the Jewish people must be the son who says yes, but fails to act: "1his people honour me with their lips, but their heart is far fram me" (Matt 15:8 11 Mark 7:6). Hence, the son who first says no (sins) but later "repents" and obeys can only represent the Gentiles, sinners by definition (see Matt 5:46-47). To make the allegory more fully responsive to history, the initially obedient but subsequendy disobedient son (the Jews) should come first (LANGLEY, Parable, 230-231). 26

Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 268.

27 J. Gnilka rechaza la interpretacin histrico-salvfica: cf. GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 223.

200

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tra la diversidad de significados dados a los personajes de la misma y a su sentid0 28

2.1.2. La caracterizacin de los personajes


a) El primer hijo al que se dirige el padre es considerado el mayor en edad: 1. Gom, cuya opcin textual es la versin en la que el primero responde s y luego no va a la via, lo afirma como expresin de un topos bblico habitual 29 ; pero otros que mantienen la opcin textual contraria tambin sugieren que el primero es el maY01:3o. Sin embargo, el texto no precisa si se trata o no del ms viejo, y en todo caso no tiene ninguna importancia para el desarrollo del relat0 3l . Su comportamiento es negativo, por cuanto la primera reaccin, ou 8Aw, es inaceptable desde los cnones de comportamiento debido de un hijo respecto a su padre32 , pero queda arreglado con su posterior reaccin y, de hecho, acude a trabajar a la via, acaba obedeciendo al padre. Lo hace porque se arrepiente o cambia de opznzon (<<01"EpOV 6E f!E1"af!EAr8Ek: Mt 21,29). El verbo f!E1"af!AOf!al, que slo se utiliza tres veces en el evangelio de Mateo (21,29.32; 27,3) Y otras tres en el resto del NT (2eo 7,8.8; Hb 7,21 [citando al Salmo 110,4]), es usado con ms frecuencia en la LXX, con un sentido de arrepentimiento y de

28

Cf. CASTAO, Historia, 327-343.

29 Para este autor, TQ '1TpWTc. no indica, de por s, ms que el orden dentro de la parbola. Pero es connatural imaginar espontneamente que se trata del hijo mayor. En esta perspectiva, la parbola podra ser reflejo de un tpico frecuente en la Biblia: el primognito igualado, precedido y aun suplantado por el hijo menon> (GOM CIVIT, Evangelio JI, 356, nota 159).

30 Presumably the eldest (HAGNER, Matthew JI, 613); <<'1TpWTOs, which here may mean "oldest" (DAVIES - ALuSON, Matthew JIJ, 166).
31 Cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 22l. U. Luz critica la excesiva imaginacin de algn autor que convierte al primer hijo en el mayor y al segundo en el menor (cf. Luz, Matthaus JJI, 210, nota 44).
32

Cf. HAGNER, Matthew JJ, 613.

CAP. V: MT 21,31

201

vuelta a Diof33.

En cambio, el significado del verbo en el NT encierra matices diversos: destaca el sentido de cambiar diametralmente de actitud, volvindose atrs de la decisin tomada34 Las dos veces en que aparece en nuestra percopa reflejan dos situaciones diversas pero una misma actitud interior, que se produce en el primer caso y que no se produce en el segundo: el primer hijo se arrepiente de la respuesta dada a su padre y va a trabajar a la via, y los interlocutores de Jess se mantienen en sus trece (no se arrepienten), pese a ver que los publicanos y prostitutas creen a Juan Bautista. El hecho de pasar del significado parablico al real podra suponer una intensificacin del sentido del verbo 35 En efecto, pese a la misma disposicin interior que subyace al verbo, el significado del verbo f.LE't'IXf.LAOf.LIXL parece adquirir un mayor peso semntico en la aplicacin de la parbola: en la primera recurrencia (Mt 21,29), el verbo puede significar un simple cambio de opinin, pero en la segunda (21,32), acarreara tambin, de haberse producido, un efectivo arrepentimiento (cf. 27,3: Judas es consciente de las terribles consecuencias de su accin -Jess es condenado a muerte- y su cambio de opinin es ms profundo y radical). Adems, la relacin del verbo f.LE't'IXf.LAOf.LIXL con el verbo f.LE't'IXVOW es discutible en la primera recurrencia (21,29), pero no as en la segunda (21,32), donde el significado encaja bien con el sentido del verbo f.LE't'IXVOW en las apariciones que tiene en Mt (cf. 3,2; 4,17; 11,20.21; 12,41), particularmente con las tres ltimas. En todo caso, es significativo el hecho de que la respuesta que da el primer hijo al padre no es la ideal porque, aunque acaba yendo a la via, su primera reaccin es negativa y tiene necesidad de arrepentirse para conectar con la voluntad de su padre. Hay una contraposicin entre su

33 34

CE

BONNARD,

vangile, 313.

CE GoM CIVIT, Evangelio JI, 357, nota 166.

35 'DIe word for "repented" (metameletheis) signifies in the story regret and a change of mind; in the application (Y. 32) it becomes equiyalent to the common NT term metanoeo, signifying a change of mind and heart yis-a-yis God" (MEIER, Matthew,241).

202

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primera reaccin y la ltima. Es un primer indicio para explicar que los representados en este hijo (publicanos y prostitutas) no entran en el Reino de Dios, sino que, simplemente, van por delante hacia dicho Reino. b) Respecto al segundo hijo, su respuesta (<<EYW, KplE) puede considerarse como una frmula de consentimiento propia de la LXXJ6 , pero llama la atencin la denominacin de seor dirigida al padre. Este trmino supone una conexin de la parbola con otro texto de temtica similar (7,21-23)37 y puede indicar que la parbola originaria trataba de un seor y dos criados 38 ; pero en todo caso es expresin de una exagerada reaccin positiva in icia/3 9 , una ostentosa docilidad" que estilsticamente hace mayor el contraste con la reaccin final del hijo, que no obedece:
K(xL OUK anfAeEV 41.

La fuerte contradiccin, que se manifiesta entre su respetuosa respuesta de palabra y su comportamiento concreto, deja en mal lugar a este segundo hij 0 42: desde la aplicacin que el propio Jess hace de la parbola, parece que este hijo nunca abrig en su interior un verdadero deseo de obedecer al padre y que su respuesta es, simplemente, una palabra vaca43 As pues, tampoco el comportamiento de este segundo hijo es el
Cf. HAGNER, Matthew JJ, 613.

36

37 De hecho, ambos textos comparten vocabulario: los trminos Seor, Reino y voluntad del padre. Esto convertira a esta parbola en una ilustracin de 7,21 (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JJJ, 168). 38

Cf. SAND, Evangelium, 430. Cf. GNILKA, Matt!Jdusevangelium JI, 221. Cf. Luz, Matt!Jdus JJJ, 210.

39 40

41 1he use of"Lord" adds pathos, for it makes the contradiction between word and deed more acute (DAVIES - ALLISON, Matthew JIJ, 168).
42 Sin embargo, hay quien contempla con ms benevolencia a este segundo hijo: La parabole ne prsuppose pas chez cet enfant des intentions particuli(:rement perfides ou hypocrites; simplement, iI a plus de bonne volont ou de respect religieux de son pere que de soumission active (BONNARD, vangile, 313).

43

Cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JJJ, 168.

CAP. V: MT 21,31

203

ideal porque, aunque comienza con una prometedora respuesta, acaba no realizando la voluntad de su padre. Creemos que el hecho de que ninguna de las respuestas sea apropiada44 tiene sus consecuencias en la aplicacin de la parbola: no se habla de entrar en el Reino de Dios, sino de estar ms o menos cercano a l.

2.1.3. El sentido de la parbola


Las posibilidades de interpretacin de la parbola son numerosas 45 : a) Sin considerar los vv. 31-32, la parbola adquiere su sentido como expresin de defensa del comportamiento de Jess, que acoge a los pecadores, comparte mesa con ellos y les proclama el evangeli0 46 Esta interpretacin, aunque no tiene en cuenta el conjunto de la percopa, tiene su razn de ser, puesto que, en la aplicacin de la misma, Jess se renere al hecho de creer o no creer a Juan. Y no podemos disociar a Juan, el profeta que pide la conversin ante la llegada del Reino de los Cielos (cf. 3,2), del Juan Precursor de la propia persona de Jess. En este sentido, creer a Juan supone aceptar a aqul que viene detrs de m (cf.

44 Bajo ambos rostros, aunque con estilo diverso (el de la mala educacin y el de una amable hipocresa), se transparenta una misma realidad: la del pecado como respuesta negativa a la llamada de Dios. Para todo pecador hay un camino de retorno; pero, de los dos hijos, slo uno, despus, arrepentido, entr por " (GOM CIVIT, Evangelio JJ, 357). 45 La parbola tiene una conclusin abierta y, por tanto, permite diferentes respuestas vlidas (cf. LANGLEY, Parable, 234; MEIER, Matthew, 240-241).
46 Con tuna probabilita Gesu racconta questa parabola per rispondere ai Giudei osservanti i quali criticavano la sua missione diretta ai peccatori e ai poveri. Essi, anche se formalmente estro mes si dal popolo santo, compiono in realdlla volonta del Padre, accogliendo la parola di Gesu e mettendosi al suo seguito (GRASSO, Matteo, 506). Esta lnea de interpretacin, con sus matices, tambin aparece en: SCHWEIZER, Evangelium, 268. En este sentido, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un'illustrazione del concetto secondo cui con l'evangelo giunge "un capovolgimento dei giudizi mondani" (Plummer 295), e in una nuova forma ci vien ripetlito che coloro i quali sembrano i primi agli occhi della considerazione popolare possono essere gli ultimi alla luce del Regno (19:30; 20:16)) (SABOURIN, Matteo JJ, 875).

204

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3,11), aJess47 Por eso, esta parbola tambin es un aviso para aceptar la autoridad de Jess, el Hijo48. b) Considerada en s misma, la parbola vuelve a retomar uno de los temas favoritos de Mateo: la divisin en la persona religiosa entre el decir yel hacer, y la necesaria confluencia entre uno y otro 49 Ya hemos visto que esta parbola est muy relacionada con 7,21, pero, atendiendo a la aplicacin, vuelve a evocar el episodio de la presentacin de Juan Bautista. En efecto, las palabras que Juan Bautista dirige a fariseos y saduceos tratan esta problemtica: les pide frutos de conversin porque no basta con decir (cf 3,7-9). c) Teniendo en cuenta la percopa completa (21,28-32), la parbola contina la polmica de Jess con las autoridades judas, que quedan reflejadas en el comportamiento indebido del hijo segund0 50 De hecho, la reaccin de los interlocutores est claramente recogida al final de la siguiente parbola que Jess les dirige: los sumos sacerdotes y los fariseos comprendieron que estaba refirindose a ellos (21,45); por eso, trataban de detenerle (cf. 21,46). Por lo dems, los desencuentros entre Jess y fariseos, escribas y saduceos son muy explcitos en todo el evangeli0 5!.
47 Es muy interesante resaltar que los destinatarios de las palabras de Juan, anunciando aJess, son fariseos y saduceos, que buscan poner a prueba a Jess (cf. 16,1) y no aceptan ni su comportamiento respecto a los pecadores (cf. 9,11) ni sus palabras (cf. 15,2).
48

Cf. JONES, Parables, 399.

49 Cf. PATTE, The Gospel, 295. J. Gnilka, en cambio, afirma que la parbola no se limita a ensear que lo importante es el hacer y no el decir, sino que puede representar una crtica a quienes se auto-exaltan frente a Dios, y un estmulo para aqullos que se saben dependientes de l, pero que titubean al ser considerados pecadores; el acento estara puesto en la crtica a los primeros (cf. GNILKA, Matthausevangelium JI, 223). 50

Cf. BONNARD, vangile, 312; HAGNER, Matthew lI, 612; Luz, Matthaus JlI,

214.
51 Los fariseos aparecen en numerosas ocasiones oponindose a Jess por distintos motivos: por su comunin de mesa con publicanos y pecadores (9,11), por los exorcismos realizados por Jess (9,34; 12,24), por el comportamiento de los discpulos (las espigas arrancadas en sbado [12,2], no lavarse las manos [15,2, aqu junto

CAP. V: MT 21,31

205

d) Leda en clave de historia de la salvacin52, la parbola refleja las posiciones de los judos, representados en el hijo segundo, y los gentiles, representados en el hijo primero; advierte sobre el hecho de que los judos haban aceptado la Ley (haban dicho sz) pero su modo de vivirla no estaba en consonancia con la voluntad de Dios, mientras que los gentiles, que no conocan la Ley (desconocimiento cifrado en el no), sin embargo estaban ms en sintona con la voluntad de Dios. De la primera situacin, podemos encontrar algunos indicios en el propio evangelio de Mateo, en las llamadas a la misericordia realizadas por Jess (9,13; 12,7 Y 23,23) yen la deslegitimacin que hace de la tradicin farisaica, que anula la palabra de Dios (15,6b). De la segunda, es ms difcil decir algo. Los gentiles (<<oL E9vLKOL) slo aparecen citados en tres ocasiones (5,47; 6,7; 18,17) Y en las tres tienen una connotacin negativa, particularmente en la ltima: y si hasta a la comunidad desoye, sea para ti como el gentil y el publicano. Pero hay dos encuentros de Jess con gentiles en los que stos aparecen caracterizados muy positivamente, precisamente por la calidad de su fe: son los casos del centurin (8,5-13) y la mujer cananea (15,2128). Del centurin dice un Jess admirado: Os aseguro que en Israel no he encontrado en nadie una fe tan grande (8,10); y a la mujer cananea le dice: Mujer, grande es tu fe (15,28).

a los escribas]); tratan de comprometerlo pidindole signos (12,38, con los escribas; 16,1, con los saduceos) o a cuenta del tema del repudio (19,3) o del mandamiento ms importante (22,34-36); tratan de sorprenderlo (22,15) y se confabulan para matarlo (12,14). Jess ya haba avisado a sus oyentes de la necesidad de una justicia mayor que la de escribas y fariseos (5,20), pero insiste en evitar la levadura de fariseos y saduceos (16,6.11.12). El alegato del captulo 23, contra escribas y fariseos, supone un punto de no retorno en su desencuentro.
52 Cf. LGASSE, Jsus, 143-144; W.D. Davies y D.C. Allison aceptan la interpretacin histrico-salvfica pero sealan que la parbola trata de iluminar las diferentes respuestas a Juan Bautista y que, en consecuencia, hay que defender la interpretacin ms natural: (i) depiction of a divided Israel, (ii) illustration of the first (the chief priests and elders) becoming last and the last (toll-collectors and prostitutes) becoming first, and (iii) characterization of Jesus' opponents as hypocrites (DAVIES - ALuSON, Matthew 11/, 172).

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Entonces, cmo conciliar ambos aspectos? En realidad, hay una diferencia entre los dos grupos de textos: los tres en que se cita a los gentiles son enseanzas de Jess a sus discpulos, a los que no puede poner como modelos a quienes, en tanto que gentiles, no estn en el grupo de Jess; en cambio, los otros dos textos son encuentros de Jess con dos personas gentiles concretas, que sobresalen precisamente por su fe. Esto supone tambin una interpelante leccin para los lectores/oyentes del evangelio, que saben que incluso los discpulos son llamados en varias ocasiones hombres de pocaJe (6,30; 8,26; 14,31 [Pedro]; 16,8). Por su parte, los publicanos (<<al TEAt0VCXl) son citados en 8 ocasiones a lo largo del evangelio. Aparte de las dos referencias en nuestra percopa y la de 10,3 (Mateo el publicano), dos tienen una connotacin negativa (5,46 y 18,17), pero en otras tres ocasiones aparecen en relacin estrecha con Jess: en 9,10 aparecen en comunin de mesa con Jess, lo que desencadena la reaccin de los fariseos en 9,11; el mismo Jess da por buena la calificacin que hacen de l como amigo de publicanos y pecadores, en 11,19. En estas ltimas citas, aparecen junto a los publicanos, los pecadores (<<ol cXflCXPTWAOl) que, adems, aparecen en una mxima de Jess en 9,13: No he venido a llamar a justos, sino a pecadores. Algunos de los anteriores sentidos no son necesariamente excluyentes 53 . Sin embargo, el hecho de que Jess interpele a sus interlocutores acerca del cumplimiento de la voluntad del padre (<<Tl;; EX Tt0V OO ETIOl TJGEV TO 8ATJflCX WU TICXTpC;;;: V. 31 a) significa que en dicha pregunta debemos encontrar la clave de interpretacin de la parbola, su clave de sentido: la parbola gravita, entonces, en la idea de hacer la voluntad del Padre. Qu significa, en el presente contexto, ese hacer? Hay tres aspectos fundamentales, que suponen una novedad respecto a las anteriores recurrencias. El primero resulta obvio: hacer la voluntad del padre significa obe-

53 Se puede explicar la parbola teniendo en cuenta la relacin decir/hacer y la polmica con las autoridades judas (cf. HAGNER, Matthew JJ, 614).

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decerle, no de palabra sino con obras 54 Podra resultar una obviedad redundante si no hallramos en el contexto del evangelio la contraposicin entre misericordia y sacrificios (cf. 9,13; 12,7), si no estuviera presente una tradicin (religiosa) que anula la propia palabra de Dios (cf. 15,6b), si no estuviera actuando un modo opresivo de entender la Ley que se ha convertido en un fardo pesado (cf. 23,4), si el sbado realmente fuera vivido al servicio del ser humano (cf. 12,1-8), si un cumplimiento externo de la Ley no olvidara lo ms importante de la misma, la justicia, la misericordia y la fe (cf. 23,23). S, hay una manera de hacer la voluntad de Dios que parece resumirse en ese s que sale de la boca del hijo, pero que no se traduce en ir a trabajar a la via. Jess la desenmascara contando esta parbola.

Un segundo aspecto lo constituye la presencia del verbo


f.lE'rCq.LAOf.l!XL, que aparece tanto en la parbola (v. 29) como en la apli-

cacin (v. 32). Es el nico trmino que se repite en ambas partes, lo cual muestra su importancia: ejerce una funcin de keyword en la percopa55 Indica una actitud interior necesaria e imprescindible para poder cumplir la voluntad del padre. Cumplir la voluntad del padre significa que, tras or su llamada, uno debe recapacitar y, si es preciso, cambiar de opinin respecto a lo que tena previsto hacer, y cambiar de planes. En la parbola, cumplir la voluntad del padre es ir a trabajar a la via. Y la correspondencia de ir a trabajar a la via es, en las palabras explicativas de Jess, creer a Juan. Precisamente, el tercer aspecto lo encontramos en el verbo TI LOTEW, que aparece tres veces en la explicacin que hace Jess de la parbola. Creer a Juan es algo en lo que insiste Jess. La cuestin retoma la que se

54 What is sanctioned as God's will in this parable is obedience, "doing" what the father asked ofhis son (CAMERON, Parable, 203). 55 Riteniamo che la parabola graviti interamente su questa idea: cio che e determinante per il regno dei cieli e il compimento della volonta di Dio. Questa idea tuttavia nella parabola dei due figli e strettamente connessa con la constatazione che l'attuazione della volonta di Dio richiede il pentimento, cioe il cambiamento di mente (metanoia)>> (PRETE, Senso, 51; ver tambin p. 58). Tambin P. Bonnard incide en la importancia del arrepentimiento: cf. BONNARD, vangile, 314.

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planteaba en la percopa anterior, donde los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo son conscientes del rechazo que hicieron de Juan y ponen en labios de Jess lo que ellos mismos consideran: Ellos discurran entre s: si decimos "del cielo", nos dir: "entonces, por qu no le cresteis?" (21,25). Mateo es el nico evangelista que retoma esta cuestin en una percopa propia, en la que plantea las consecuencias de dicho rechazo: no creer a Juan es incumplir la voluntad de Dios. Despus, la parbola de los viadores homicidas, que en Mc y Lc sucede inmediatamente al episodio de la controversia sobre la autoridad de Jess, mostrar de manera evidente que Juan se inscribe en la cadena de siervos enviados por el dueo de la via a recoger los frutos y que son rechazados violentamente por los viadores, hasta el punto de matar al propio hijo del dueo. Entonces es cuando los interlocutores de Jess comprenden que habla de ellos, viadores homicidas representados tambin en ese hijo que, pese a responder s, incumple la voluntad paterna. Creer a Juan significa, pues, no slo aceptar su mensaje de conversin y frutos sino tambin su anuncio de Jess.

2.2. La aplicacin de Jess {v. 31b)


La pregunta que Jess realiza a sus interlocutores (en la que hemos visto la verdadera clave de interpretacin de la parbola) atrapa a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo (y fariseos) en la argumentacin de Jess SG Con su respuesta, previsiblemente acorde con la posicin de Jess, quedarn juzgados por s mismos 57. Por su parte, la aplicacin de Jess en Mt 21,31b (<<&fl~V AyW UfllV
OtL

oi

TEAWVUL KUL

aL npvuL TIPOYOUOLV

~as Els T~V

BaoLAEluV

TOU 8EOU) tiene la solemnidad y gravedad que le otorga la expresin

56 Die Schlugfrage Jesu, wer von den beiden den Willen des Vaters getan habe, ist so suggestiv gestellt, dag nur eine Antwort moglich ist: Das kann ja nur derjenige Sohn sein, der berhaupt etwas getan hat (Luz, Matthlius JJJ, 210-211). W.D. Davies y D.C. Allison tambin afirman que la pregunta slo tiene una respuesta razonable (contra la posicin de W.E. Langley): cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JJI, 164.
57

Cf. MEIER, Matthew, 241; DAVIES - ALLISON, Matthew JJJ, 168.

CAP. V: MT 21,31

209

introductoria &.f.L~v 'AyJ Uf.LLV58. La frase ha sido considerada como un logion de ingreso 59 , pero las diferencias entre ella y los logia de ingreso (sitos en 5,20; 7,21; 18,3; 19,23-24) impiden considerarla otro dicho de ingreso ms 60 ; no obstante, es cierto, no falta cierta concomitancia. Es una frase extremadamente desconcertant 1, que tuvo que sorprender e irritar a los interlocutores de Jess. En efecto, Jess establece una correlacin directa entre los sumos sacerdotes, los ancianos del pueblo y los fariseos con el segundo hijo de la parbola, aqul cuya gentil respuesta no le haba impedido desobedecer expresamente al padre, mientras que, sorprendentemente, los publicanos y prostitutas son puestos en relacin con el primer hijo, cuya precipitada respuesta inicial no le impide acabar obedeciendo al padre. En ese sentido, supone una verdadera descalificacin de los destinatarios de la parbola en su modo de comprender la realizacin de la voluntad de Dios 62
58 Expresin tpica del evangelio de Mateo (donde aparece 29 veces, otras dos con dativo singular OOL), tambin es recurrente en el evangelio de Juan (45 veces, ms otras 5 con dativo singular), aunque en el cuarto evangelio la expresin lleva el doble amn. La expresin conferisce certezza e solidita all'affermazione (GRASSO, Matteo, 503). As an introductory formula ("amen" is the transliteration of the Hebrew 'amen, meaning "verily" or "truly," i.e., something ro be relied upon), these words stress the gravity of what follows (HAGNER, Matthew J, 106). Sin embargo, no apreciamos en esta frase, ni en su explanacin del v. 32, referencia alguna al Juicio Final, como indica ].P. Meier: Have the literary form of an apocalyptic Amensaying ("Truly 1 say to you"), in which Jesus proclaims what will be God's judgment on the last day (MEIER, Matthew, 241).
59 Wir haben es mit einem sog. Eingangsspruch zu tun, der jeweils Bedingungen fr den Zutritt zur Basileia nennt (vgl. 5,20; 7,21; 18,3; 19,23)>> (GNILKA, Matthiiusevangelium JJ, 222). 60 Los llamados dichos de ingreso llevan el natural verbo entran>, que nunca est en presente de indicativo; adems, estn dirigidos por Jess siempre a sus discpulos.

61 Sie besteht aus einem h6chst schockierenden Satz (GNILKA, Matthiiusevangelium JJ, 222).
62 Jesus was clearly condemning the chief priests and elders ro whom the parable was addressed (2l.23) as disobedient sons, sent ro work in their father's vineyard (God's Israel) but failing to do so (DAVIES, Matthew, 148).

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Las posibles inconsecuencias en la correlacin establecida por Jess pueden plantear la existencia de distintos estratos redaccionales. Segn U. Luz, el contraste entre los interlocutores de Jess y los publicanos y prostitutas est presentado como relativo (stos simplemente preceden a aqullos), mientras que el contraste entre los dos hijos de la parbola es absoluto (slo uno realiza la voluntad del padre)63. Sin embargo, el contraste entre ambos grupos tambin es absoluto, pues unos creen a Juan y otros no (cf. v. 32). Por otro lado, el contraste entre los hijos tambin est en cierto modo relativizado, puesto que ambos son presentados con algn follo (el hijo que acude a trabajar tambin folla en la primera respuesta dada al padre y el hijo que responde bien folla en la respuesta prctica). La situacin es sta: los publicanos y las prostitutas van por delante de los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo (y fariseos) hacia el Reino de Dios; un caso lmit 4 Veamos su significacin.

2.2.1. Los publicanos y las prostitutas (<<o n:AWVlXL KlXL lX rrpvlXL)


Estas dos categoras de personas (<<ol 1EAWV(H Kal al TTpval) no vuelven a aparecer citados de manera conjunta en todo el evangelio. Son presentados para expresar el concepto de pecadores6 5, ms en concreto con el matiz de pecadores pblicos66 y, como tales, excluidos de la pertenencia al pueblo de Dios 67 y de la propia sociedad68 . Esta animadversin tan pronunciada podra deberse a su colaboracionismo con las fuerzas de ocupacin romanas 69 . Precisamente esa comn caracterstica de colaboCf. Luz, Matthdus lJI, 211. Cf. SCHLOSSER, Regne, 451.
Archetypal sinners (DAVIES, Matthew, 149).
Cf. GOM CIVIT, Evangelio JI, 358.

63

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67 El cristianismo primitivo consideraba que los publicanos se haban alejado de Dios y de su voluntad y, junto a los gentiles (cf. Mt 18,17), representaban dos grupos humanos que no pertenecan a la comunidad: cf. MICHEL, TEAWVTjs 1 03-1 04.

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69

Cf.

HAGNER,

Matthew JI, 614.

They were also prime examples of Jews who worked closely with the occu-

CAP.

V: MT

21,31

211

rar con los romanos es la que explicara que ambos grupos humanos sean vinculados estrechamente aqu, nica vez en todo el NTFo. Sin embargo, pese a su descalificacin religiosa y social, o precisamente por ello, fueron objeto de una especial dedicacin de ]ess71 a) Respecto a los publicanos, parece que este trmino traduce mal el griego TEAwvaL, presente slo en los evangelios sinpticos. Mientras que los publicanos formaban parte del ordo publicanorum, y en consecuencia pertenecan a la clase de los altos funcionarios, bien situados social y econmicamente, los TEAwvaL de los que hablan los evangelios sinpticos eran tan slo sus empleados, los portitores72

pying Roman forces. Tax collectors took money from ]ews for an alien power, and prostitutes sold their services often to Roman soldiers (HARRINGTON, Ihe Cospel,

299).
70 Cf. GlBSON, TEAWVCXl, 430; DAVIES - ALUSON, Matthew JI!, 169. TEAWVCXl slo aparece en los evangelios sinpticos. La mayor parte de las veces aparece unido al de pecadores y as lo hallamos en Mt 9,10.11; 11,19; Mc 2,15.16.16; Lc 5,30; 7,34; 15,1. Las dems recurrencias en las que va coordinado con otro grupo son: con gentil (Mt 18,17) y con prostitutas (Mt 21,31.32).

71
72

Cf. Luz, Matthlius JI!, 211. Le terme "publicain" (du latin publicanus) traduit mal, en ralit, le grec

rd(:'n'T)!:; de nos vangiles. Alors que les publicains taient de hams fonctionnaires

responsables des impts publics et formant a Rome une caste puissante, l' ordo publicanorum, les TEAWVCX l ou portitores taient seulement sous leurs ordres. Rpandus dans les provinces d' OU ils taient pour la plupart originaires, ils y recueillaient les redevances indirectes (portorium), soit les ta.xes affectant les transporteurs de marchandises al' entre ou ala sonie de certaines villes ou aux frontieres des districts douaniers. Parmi les ]uifs, comme du reste chez les palens, cette profession tait naturellement honnie et, de plus, juge immorale entre toutes, vu le reproche qui pesait sur ces employs de s' enrichir en abusant de leurs fonctions. Cette msestime entrainait dans le droit juif l' exclusion des dignits et offices publics. Assimils aux voleurs, les publicains devaient restituir en cas de repentance (cf. Le 19,8). I1s se trouvaient donc, au temps du ]sus, au bas de l' chelle sociale et religieuse (LGASSE, ]sus, 145, nota 40). Sin embargo, no faltan quienes defienden que los TEAWVCXl eran judos acomodados (cf. MERKEL, TEAWVT]S, 836).

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No es una palabra muy utilizada73 : en Mt aparece en diferentes contextos y con distintas valoraciones 74 La primera vez que hallamos este vocablo es en Mt 5,46 y su valoracin es ms bien negativa, porque Jess compara un eventual comportamiento de poca altura moral con el de los publicanos: Porque si amis a los que os aman, qu recompensa vais a tener? No hacen eso mismo tambin los publicanos?. y, seguidamente, propone otro ejemplo, esta vez tomando como referencia a los gentiles: y si no saludis ms que a vuestros hermanos, qu hacis de particular? No hacen eso mismo tambin los gentiles? (5,47). La aparicin de estos dos grupos humanos no deja de ser sorprendente, porque la secuencia haba comenzado en 5,20, donde Jess alerta a sus interlocutores sobre la necesidad de una justicia mayor que la de escribas y fariseos. Acto seguido comienzan a desgranarse las llamadas anttesis, que suponen concreciones de dicha justicia superior. En la sexta y ltima anttesis es donde encontramos estas palabras de Jess, que ponen en comparacin los comportamientos de publicanos y gentiles. El corolario final, en cambio, propone la comparacin con el Padre celestial: vosotros, pues, seris perfectos como es perfecto vuestro Padre celestial (5,48). El comportamiento, de una justicia sobreabundante, del Padre ya se haba puesto de manifiesto al comienzo de la anttesis, cuando Jess afirma de Dios que hace salir su sol sobre malos y buenos, y llover sobre justos e injustos (5,45). Pero eso no obsta para que aparezcan seguidamente compartiendo mesa con Jess (9,10), lo que desencadena una disputa con los fariseos (9,11). En esta escena, los publicanos estn asociados a los pecadores (<<o L cXfllXptUlAOl), lo cual indica que no debe hacerse una asimilacin inmediata entre ambos grupos. Pero, aunque no tenemos ms constancia textual de otras comidas entre Jess y los publicanos, esta escena reaparece de alguna manera en 11,19, cuando Jess se hace eco de lo que decan de l, que era comiln y borracho, amigo de publicanos y pecadores, dando
8 veces en Mt, 3 en Mc y 10 en Lc.

73

74 No aparece slo una valoracin negativa, como parece sealar O. Michel (cE MICHEL, <iTEAWVT]C;, 104), si consideramos la comunin de mesa de Jess con los publicanos (cE Mt 9,lOss) y la llamada al discipulado de uno de ellos (cE 9,9).

CAP.

V:

MT 21,31

213

a entender que posiblemente era una costumbre arraigada en Jess, mal comprendida por esta generacin. Prueba de esa buena relacin entre Jess y los publicanos puede ser el hecho de que en 10,3 aparece Mateo, el publicano (<<Ma88aioc; 1"EAWVllC;), en la lista de los doce discpulos de Jess; Mateo haba sido llamado en 9,9. Finalmente, en 18,17 la consideracin vuelve a ser negativa, porque Jess, hablando de la correccin fraterna, invita a considerar como gentil o publicano a aquel hermano que desoye sistemticamente la reprensin, incluso la reprensin comunitaria: Si les desoye a ellos, dselo a la comunidad. Y si hasta a la comunidad desoye, sea para ti como el gentil y el publicano. Ya vimos que las recurrencias del trmino nos sitan, pues, en dos niveles intratextuales: el nivel de comportamiento de Jess, tan cercano a los publicanos que se deja acompaar por ellos, e incluso los llama al discipulado, y el nivel de enseanza de Jess que, dirigida a formar a sus discpulos, no los considera, obviamente, modelos a seguir75 . En las dos recurrencias de nuestra percopa (21,31.32) nos salimos de tales contextos: ni se nos narra un comportamiento de Jess, ni tampoco una enseanza dirigida a los discpulos. Son palabras de Jess contra sus interlocutores, que contraponen la pretendida rectitud de stos y la considerada maldad de aqullos (los publicanos aparecen vinculados en el evangelio a los pecadores, los gentiles y las prostitutas). Frente a lo que pudiera parecer, los publicanos estn en mejor disposicin que los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos para alcanzar el Reino de Dios. b) Por su parte, el trmino prostitutas (<<al. TTpval) ofrece pocos obstculos de comprensin en la traduccin castellana, aunque est utili75 Curiosamente, los discpulos estn ausentes en este episodio, quiz porque la leccin no es completa (no se habla de entrar en el Reino, sino de aproximarse a l). Es verdad que podemos suponer su presencia Oess vuelve a Jerusaln con ellos en 21,18), pero es tan muda desde 21,23 que no puede ser casual. De hecho, no volvern a ser nombrados hasta el comienzo del captulo 23.

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zado tan escasamente en el evangelio que crea dificultades 76 En el evangelio de Mateo, TTpvaL slo aparece dos veces, precisamente en nuestra percopa (21,31.32). Imposible, pues, recurrir al contexto mateano para encontrar ms luz en esta cuestin. Es, tambin, un trmino escaso en todo el NT: slo aparece en Lc 15,30; 1Co 6,15.16; Hb 11,31; St 2,25 y Ap 17,1.5.15.16; 19,2. Las recurrencias del Apocalipsis estn centradas en la gran prostituta (Ap 17,1.15.16; 19,2), la gran Babilonia, la madre de las prostitutas (17,5)77. Por su parte, tanto Hb 11 ,31 como St 2,25 se refieren a Rajab, la que dio hospedaje en Jeric a los espas enviados por Josu (cf. Jos 2,1-21). La carta a los Corintios s se refiere a lo que comnmente se entiende por prostituta: Pablo est argumentando que el cuerpo no es para la fornicacin (<<TTopvEla), sino para el Seor, ya que los cuerpos son miembros de Cristo y no miembros de prostituta. Y el mismo sentido inmediato tiene el trmino en Lc 15,30, donde el hijo mayor se encara con el padre por la fiesta que organiza para un hijo que haba esquilmado la hacienda del padre con prostitutas. No hay, pues, ningn rasgo positivo en el trmino. Por eso, resonaran con ms crudeza las palabras de Jess. y dicha crudeza puede explicar algunos intentos de rebajar la descarnada fuerza de tales palabras.

76 S. Lgasse, que trata de acqurir une ide de la prostitution telle qu' on la pratiquait dans le cadre historique contemporain de Jsus et des apotres (LGASSE, Jsus, 137), reconoce que los testimonios que nos ofrece el judasmo palestinense del primer siglo no nos brindan informacin suficiente, pero que los evangelios nos brindan al menos dos elementos: d'une pan, que la prostitue faisait alors partie de l'univers familier du villageois isralite en Palestine, dan s la ligne de ce qu' on a pu enregistrer touchant les siecles prcdents; d' autre pan, ces memes vangiles sont l'cho d'une attitude qui confirme les rsultats de l'enquere mene jusqu'ici: la prostitution classe celle qui s'y adonne dans une catgorie qui, selon l' orthopraxie juive, est celle des hors-la-loi (LGASSE, Jsus, 142). 77 Se trata de la ciudad secularizada en el sentido ms radical de la palabra; "Babilonia" se presenta cerrada en su autosuficiencia y en un lujo descarado, realizado a costa de los pobres (VANNI, Apocalipsis, 171).

CAP.

V: MT

21,31

215

En algunos casos se habla, ms a nivel de conjetura que de verdadera exgesis, de imaginacin popular78 , que habra convertido a las comensales femeninas en prostitutas 79 Otras veces se va ms lejos y se habla de calumnia o difamacin contra Jess 80 , como si los textos evanglicos los hubieran escrito sus propios enemigos. Una solucin ulterior da por realizados en las prostitutas (y publicanos) una conversin y frutos, algo de lo que no se habla en el text0 81 Ahora bien, el arrepentimiento del hijo primero, presupuesto ms que expreso en el caso de los publicanos y prostitutas, es demandado explcitamente slo a los adversarios de Jess, de modo que tan slo se indica la fe de publicanos y prostitutas en Juan Bautista82. No hay algunas lneas de interpretacin que limitan la fuerza in terpelante y evocadora de las palabras de Jess? Parece claro que hay alguna resistencia para asumirla: los publicanos y prostitutas lo son ahora que van por delante de los lderes socio-religiosos judos hacia el Reino de Dios. Esto hay que remarcarlo. El texto no dice ex-publicanos o ex-prostitutas y el verbo TIpoyw)} est en presente: creyeron a Juan, pero son publicanos y prostitutas y van por delante hacia el Reino.

78 Embedded in rhe gospel rradition, bur more so in rhe popular imagination, is rhe claim rhar Jesus garhered around himself various ourcasrs of Greco-Roman sociery, particularly prosrirures (CORLEY, Women", 487). 79 Ir is clear rhar women who were associared wirh banquer settings were seen in rhe popular imaginario n as prosritures (CORLEY, Women, 513).
80 Ir is likely rhar Jesus himself was accused ofbeing in rhe company of harlors: in rhe Graeco-Roman world rhe slur (often baseless) was commonly made againsr men who banquered wirh women (DAVIES - ALuSON, Matthew JJI, 169).
81 The rax collecrors and rhe prosrirures are like rhe firsr son. Ar firsr, rhey said no ro God, refusing ro work for him; they are rax collecrors and prosrirures (evil people). Bur rhen rhey "believed John"; rhey recognized John as a model of righreousness and agreed ro follow rhe way of righteousness: rhey nor only repented (as John urged rhem ro do, see 3:2) bur also bore "fmir rhar befirs repentance" (see 3:8), a condirion rhar John required for baprizing people. Thus, doing whar rhe Farher asks involves recognizing in rhe behavior of orher people (such as John) aurhorirarive models of righreousness (PATTE, !he Cospel, 297).

82

Cf.

SCHNACKENBURG,

Matthdusevangelium, 203-204.

216

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Pero en qu sentido son publicanos o prostitutas? Lo son porque siguen ejerciendo de hecho sus respectivos modos de vida o lo son porque estn catalogados como tales a nivel de consideracin social? Por hacer algunas comidas de relieve Jess fue catalogado como comiln y borracho (cf. Mt 11,17), pero dicha denominacin es ms producto de la animadversin de los adversarios de Jess que de su realidad cotidiana. En el caso de los publicanos encontramos un indicio interesante: en 10,3 es presentado Mateo como publicano, aunque el evangelio ya nos ha relatado la vocacin del discpulo y cmo se levanta y, dejando el despacho de impuestos, sigue a Jess (cf. 9,9). Es ms que probable, pues, que Mateo, cuando es enviado por Jess a la misin, ya no ejerce de publicano, pero es presentado como tal. Dada la parquedad extrema del trmino lTpvaL, slo nos es posible poner en correlacin su caso con el de Mateo el publicano y, de la misma manera que ocurre con el discpulo, tambin puede ocurrir que las prostitutas sean una designacin social, el estigma de haber tenido un modo de vida anterior por el que ahora son reconocidas. En cualquier caso, conviene resaltar la fuerte contradiccin propuesta por Jess: publicanos y prostitutas (en ejercicio o socialmente considerados como tales) van por delante camino del Reino. Esto no significa que Jess est respaldando de alguna manera una vida empecatada: el espritu de misericordia que ofrece el evangelio no es para dar validez a un comportamiento pecador, sino para ayudar a los pecadores a la conversin 83 Hay que destacar, pues, la sobrecogedora irona que subyace en la frase de Jess: los que parecen ser los buenos (sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos) estn ms atrs en el camino del Reino que los considerados malos (publicanos y prostitutas). Es una acerada crtica contra sus interlocutores, pero tambin una atrevida advertencia a los lectores/
83 Les hommes qui souhaitent avoir part a la batitude de ce Regne doivent, des a prsent, rpondre a l'appe! de Jsus et rformer leur vie conformment a son message. Nul ne saurait s'y soustraire et la prdilection dont Jsus entoure publicains, prostitues et "pcheurs" de toute sorte n'a d'autre but que de les amener a cet acte dcisif (LGASSE, Jsus, 154).

CAP. V: MT

2I,3I

217

oyentes del evangelio.

2.2.2. Os preceden (<<rrpoyovOLv uJ.uxr;)


Los publicanos y prostitutas van por delante (<<TIpocX.youow). Este verbo es considerado con un sentido excluyente y no simplemente comparativ0 84, ni cronolgic0 85 o tempora1 86 En este caso, supera el significado habitua1 87 : los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos son excluidos del Reino o se excluyen ellos mismos con su actitud88 En esta clave de interpretacin excluyente del verbo podra hacerse una asimilacin entre ir hacia el Reino e ir a la via: de la misma forma que la orden de ir a la via est dada a los dos hijos, pero slo uno acude, tambin la invitacin al Reino est dada a los dos

84 Le verbe 1Tpoyuv (devancer) revet ici le sens exclusif et non comparatif; les pcheurs n'auront pas une certaine avance sur les pharisiens; ils prendront leur place dans le royaume (BoNNARD, vangile, 313); cf. tambin MEIER, Matthew, 241; GRASSO, Matteo, 505.
85 Denn das "Vorausgehen" der Z611ner und Dirnen (E "eher gelangen") ist nicht zeitlich zu verstehen, als wrden die Angeredeten doch noch ins Reich Gottes gelangen, sondern ausschlieBend, in einer taxierenden Redeweise (vgl. 519)>> (SCHNACKENBURG, Matthausevangelium, 204); cf. tambin LGASSE, Jsus, 145146.

86 J. Jeremias rileva che nella forma verbale 1Tpoyouow che ricorre nellogion in questione la componente pro non riveste un significato temporale (entrare prima di un altro), ma di esclusione (entrare per primi ad esclusione degli altri> (PRETE, Senso, 55). De ah que ellogion tenga el siguiente sentido: l publicani e le meretrici entreranno innanzi a voi [i capi ebrei] nel regno di Dio, mentre voi ne rimarrete esclusi (PRETE, Senso, 56); cf. tambin SCHLOSSER, Regne, 463; CAMERON, Parable, 199, nota 42; HAGNER, Matthew JJ, 614.
87 IIpoyw (which answers to the J1Tyw ofv. 28) usually means "go before", with reference either to space or time; but here, as the consensus of the recent commentators holds, the contrast implies exclusivity: one group enters (or will enter), the other do es not (or will not> (DAVIES - MUSON, Matthew JJJ, 169-170).

88 Erst durch diese Kombination erhalt 1Tpoyouow ausschleBende Bedeutung. Die Hierarchen sind von der Basileia ausgeschlossen, bzw. sie schlieBen sich selber aus (GNILKA, Matthausevangelium JJ, 222).

218

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grupos contrapuestos, pero slo uno (los publicanos y prostitutas) la acoge 89 No nos parece una correlacin acertada: la mayor cercana al Reino es consecuencia de haber obedecido al padre. Menos acertada an estimamos la consideracin de que la delantera que llevan los publicanos y prostitutas se debe a una conversin ya realizada90 , dado que el dicho de Jess perdera cualquier fuerza argumentativa: sera normal, y nada llamativo, que unas personas convertidas vayan por delante de las no conversas en direccin al Reino de Dios. Adems, en el caso de contar ya con personas convertidas, sera normal hablar de ir simplemente por delante? no sera ms oportuno hablar de la entrada en el Reino? Y, tampoco, el hecho de que la ventaja de los publicanos y prostitutas deba referirse no a la entrada en el Reino, sino a la fe en Cristo y en su Precursor91 , ya que esta interpretacin cambia, no ya el sentido del texto, sino el texto mismo (el verbo se relaciona con el Reino y la fe slo con Juan Bautista, no con Jess). La correspondencia de TTpoyw}) con el verbo arameo 'aqeddem ampla su natural sentido temporal y puede permitir un sentido exclusivo 92 , pero su presencia en el evangelio de Mateo tiene un sentido claramente temporaL y no excluyente. En Mt 2,9 la estrella va por delante de los magos

89

Cf. HAGNER, Matthew 11,614.

90 Ellos han ganado la delantera. No, evidentemente, por sus pecados. La afirmacin de que los pecadores van por el Camino de la Justicia tiene la misma estructura que las que dicen que los ciegos ven y los mudos hablan (11,5; 15,31, etc.). Una gracia los ha transformado en justos. Y la actitud personal de Fe en que ha prendido la llama de esta gracia es su "arrepentimiento" o "conversin". Ni Jess ni el evangelista establecen una teora; constatan un hecho reciente. Cuando se lea esta pgina en la iglesia de Mateo, muchos bendeciran a Dios pensando en su milagro personal (GOM CIVIT, Evangelio 11, 358).
91 Les pagers et les prostitues devancent (rrpoyouaLV) les chefs du peuple dans le royaume, non en parvenant avant eux dans le royaume ternel mais en croyant (v. 32) au Christ et (donc) au Prcurseur qui, ensemble, inaugurent ce royaume des aujourd'hui (a~IlEpov, v. 28> (BONNARD, vangile, 313).
92

Cf. MICHEL, TEAWVTls, 105.

CAP. V: MT 2I,31

219

hasta detenerse encima del lugar donde estaba el nio Jess, pero despus los magos llegan tambin al lugar (2,11). En 14,22, los discpulos van por delante de Jess en la barca, pero despus son alcanzados por Jess (14,25-33). En 21,9, la gente va por delante de Jess en la entrada a Jerusaln, pero tanto la gente como Jess entran en la ciudad (21,10-11). En 26,32, Jess predice que ir por delante de los discpulos a Galilea (donde, evidentemente, se espera que estn tambin los discpulos) yen 28,7 es el ngel que anuncia la resurreccin de Jess el que comunica a las mujeres un mensaje para los discpulos: que Jess ir delante de ellos a Galilea y justamente all llegan los discpulos (28,16). No hay, pues, en los 5 restantes casos del uso de TIpoyw ninguna seal de exclusin93 del segundo trmino de la comparacin (los magos respecto a la estrella, Jess respecto a los discpulos, Jess respecto a la gente, los discpulos respecto a Jess): unos van por delante, los otros llegan despus. Habra que cambiar esta orientacin general del uso del verbo en nuestro caso? Creemos que n0 94 Sin embargo, dos elementos ponen en cuestin una respuesta demasiado terminante: por un lado, la conclusin de la percopa, en la que Jess niega cualquier cambio producido en sus interlocutores (21,32: Porque vino Juan a vosotros por camino de justicia, y no cresteis en l, mientras que los publicanos y las prostitutas creyeron en l. Y vosotros, ni vindolo, os arrepentisteis despus, para creer en l). Y, sobre todo, la conclusin de Jess a la siguiente parbola de los viadores homicidas (21,43: Por eso os digo: se os quitar el Reino de Dios para drselo a un pueblo que rinda sus frutos). La mirada retrospectiva que supone la parbola, en la que ya ha ocurrido lo que acontecer despus con Jess (la

93 Algunos textos del propio evangelio de Mateo tambin se refieren a los escribas como miembros de la comunidad de seguidores (13,52; 23,34). Y los escribas suelen aparecer junto a sumos sacerdotes (2,4; 20,18; 21,15), ancianos (26,57; 27,41), sumos sacerdotes y ancianos (16,21) y fariseos (5,20; 12,38; 15,1; 23,2.13. 15.23.25.27.29).
94 U. Luz mantiene esta significacin general: Intransitives 1Tpoyw meint sprachlich einen relativen, nicht einen absoluten Vorsprung ("voraus sein", "vorangehen", "weiter sein als")>> (Luz, Matthdus JJI, 211).

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muerte del hijo del dueo de la via) condiciona la afirmacin de Jess. En el nterin, no obstante, an hay tiempo para rendir frutos. La enorme fuerza expresiva de las palabras de Jess no tiende tanto a salvar al grupo de pecadores, publicanos y prostitutas 9 5, cuanto a deslegitimar a sus interlocutores 96 ; pese a las apariencias, ellos no cumplen con la voluntad del Padre y estn por detrs de los primeros en el acceso al Reino de Dios, Padre.

2.2.3. Hacia el Reino de Dios (<<fLr; rTv {JaOLAEav roO eEOD)


Lo que ms llama la atencin en esta locucin preposicional es el hecho de que Mateo, en lugar del acostumbrado y esperado paolAEla cWV oupavwv, expresin tan caracterstica como frecuente en Mt 97 , escriba aqu paolAEla cO 8EO. Para algunos, el cambio se debe a que el texto no es creacin mateana 98 ; otros piensan en el contexto para explicar paolAEla ca 8EO99; pero no ven, por lo dems, ninguna relevancia

95 "I! logion invece e un detto polemico che fu pronunziaro da Gesu nel corso della sua vita pubblica in una delle numero se circostanze, nelle quali dovette affrontare i capi ebrei che mormoravano contro il suo atteggiamento di apertura verso i publicani ed i peccatori, i quali per questi ebrei, che si ritenevano norma vivente della legge, dovevano essere tenuti lontani e giudicati indegni di diventare "figli del regno" (PRETE, "Senso, 58).
96 Ceux qui, convaincus d'etre fideles a Dieu en observant la Loi et les traditions juives, finissent nanmoins dans l'infidlit, en refusant de se convertir a l'appel de Jsus (LGASSE, Jsus, 144).

97 BaOcAELa TWV oupavwv no se encuentra ni en Mc ni en Lc, pero s en Mt, hasta en 32 ocasiones!; en cambio, ~aoCAELa TOO eEOO, que aparece frecuentemente en Mc (14 veces) y Lc (32 veces), slo aparece en Mt 6,33; 12,28; 19,24; 21,31.43.
98 Cf. HERRENBRCK, jesus, 265; Luz, Matthdus 111, 211. En cambio, 1hat Matthew chose here ro write "kingdom of God' instead of 'kingdom of heaven' is no reason to postulate pre-Matthean tradition; for (i) the evangelist used a number of genitive qualifiers after 'kingdom', (ii) 'kingdom of God' is redactional in 21.43, and (iii) in the present context, in which the father of the parable denotes God, a personal no un is appropiate (DAVIES - ALLISON, Matthew 111, 170).

99 Cf. HAGNER, Matthew 1, 343; In the present context, in which the father of the parable denotes God, a personal no un is appropiate (DAVIES - ALLISON,

CAP.

V:

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semntica o teolgica 100. Cmo haya de entenderse aqu el complejo sentido de ~aalA.E(a nos lo proporciona el estudio contextual y semntico del trmino. Y tal estudio permite obtener dos resultados. Por un lado, las diversas acepciones o sememas del trmino: puede significar realeza, reinado y reino 101 ; por otro, que la interpretacin que se ha hecho de la naturaleza de la ~aalA.E(a TOU eEOU en el Nuevo Testamento distorsiona con frecuencia la comprensin del significado de este lexema, debido precisamente a que no se han analizado sistemtica y rigurosamente los factores contextuales en los que aparece el lexema 102. De dicho estudio podemos concluir que en nuestro caso el trmino ~aalA.E(a debe traducirse por reino: sbditos y territorio sobre los que se ejerce la autoridad real, especie semntica Entidad103. En cambio, J. Marcus, que incluye el logion dentro de los llamados dichos de ingreso en el Reino 104 , seala que ~aalA.E(a no vehicula tanto la idea de reino
Matthew JJI, 170).
100 Cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 222; Luz, Matthaus JJJ, 211; adems, U. Luz hace referencia en la nota 49 a los, segn l, poco convincentes intentos de distincin entre ambas expresiones. 101 BaOlAELa tiene, segn se desprende del estudio, tres acepciones: 1) Dignidad y autoridad real a las que compete una actividad de gobierno, ejercida sobre unos sbditos y un territorio. De esta definicin surge la traduccin de realeza, dignidad real, soberana, majestad. 2) Actividad de gobierno que compete a la dignidad y autoridad real sobre unos sbditos y un territorio. Su traduccin es reinado. 3) Sbditos y territorio sobre los que se ejerce la actividad de gobierno que compete a la dignidad y autoridad real. La traduccin es reino (cf. PELEZ, Basilea, 73-75). Para este autor, en 21,31 est presente la tercera acepcin, reino (mientras que en 6,10 est la segunda, reinado). 102 103

PELEZ, Basilea, 70. PELEZ, Basilea, 82.

104 Divide los dichos de Jess sobre el Reino en 5 categoras: 1) los dichos que conllevan directamente movimiento del Reino; 2) los dichos de entrada en el Reino; 3) los dichos de estada en el Reino; 4) los dichos que hablan del Reino como una posesin; 5) parbolas que utilizan la expresin el Reino se parece a o el Reino es como (cf. MARCUS, Entering, 663).

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(<<realm), con el sentido espacial de un territorio sobre el que se ejerce la autoridad real, cuanto la idea de reinado, soberana, dominio, poder real. y presenta tambin la sugestiva comprensin de D.O. Via: placed in a new story which moves toward a redemptive future105.

A diferencia de Mt 6,10, donde se pide a Dios la llegada de su soberana o reinado, con un sentido de plenitud escatolgica, en 21,31 se habla de otra dimensin del Reino de Dios, en la que la responsabilidad humana es relevante, puesto que de ella depende la mayor o menor cercana a dicho Reino. Con excepcin de 12,28, las otras ocasiones en que aparece ~CWlAE((x TOU 8EOU en Mt tambin sugieren o exigen un determinado comportamiento humano. En 6,33 Jess urge a los discpulos y a la multitud: Buscad primero el Reino de Dios y su justicia; en 19,24 vuelven a ser los discpulos los destinatarios de estas palabras de Jess: os lo repito, es ms fcil que un camello entre por el ojo de una aguja, que el que un rico entre en el Reino de Dios; yen 21,43, Jess se dirige a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos (cf. 21,23.45), para decirles: por eso os digo: se os quitar el Reino de Dios para drselo a un pueblo que rinda sus frutos. Una orden, un aviso, un castigo, los tres relacionados con el comportamiento humano.
En el ltimo caso, vinculado adems a nuestra percopa, la necesidad de un comportamiento debido (cifrado en los frutos) es evidente. Por lo dems, el aspecto escatolgico del Reino, en estos textos, no es ni mucho menos claro. La conclusin escatologista que nos ofrece J. Schlosser del dicho de Jess 106 , acertada en su sentido profundo, slo puede admitirse si el tenor escatolgico es afirmado en sentido lato, y si a la Gracia se

105

MARCUS, Entering, 664-665.

106 ,(Echo d'une situation concrete, le logion souligne aussi un aspect central de la pense eschatologique de Jsus: de son ide de la Basileia et, en dernier ressort, de son ide de Dieu. Promettre la Basileia aux pcheurs et en exclure les justes, revient 11 affirmer que l' ordre eschatologique comporte un renversement total des values re<;:ues. Exclus, marginaliss dans un rgime religieux bas sur l' exigence de la Loi, les pcheurs deviennent des privilgis dans un ordre essentiellement fond sur la grace: la conversion leur est offerte, l' acces 11 Dieu leur est ouvert, et ils saisissent l' occasion (SCHLOSSER, Regne, 464).

CAP.

V:

MT 2I,31

223

aade el compromiso humano. De otro modo, la parbola de Jess quedara vaciada de sentido y de oportunidad. Lo que ciertamente supone la aplicacin de Jess es la ruptura de las expectativas: los que eran considerados ms alejados de Dios estn ms prximos que aqullos que, oficialmente, eran considerados, o se tenan por, justos. La razn que el mismo Jess ofrece de este inusitado cambio de perspectiva la encontramos en el siguiente versculo.

2.3. La explanacin de la aplicacin (v. 32)


En esta explanacin 107 encontramos la causa (<<yp) y el razonamiento de la sorprendente frase anterior de Jess. Aparecen tres elementos fundamentales: la presencia de Juan Bautista y su camino de justicia, la reaccin negativa de los sumos sacerdotes, ancianos y fariseos (no creerle), reforzada al final del versculo, y la reaccin positiva de los publicanos y prostitutas (creerle).

2.3.1. La referencia a Juan (<<ryAeEv yap 'Iwwrr; rrpor;

v. uir;)

Esta referencia a Juan Bautista es una caracterstica propia de Mateo, interpretada desde diferentes pticas. La presencia de Juan est, por un lado, propuesta como modelo moral, dado su justo comportamiento 108 y, por otro, desde la perspectiva de su predicacin, entendida como invi-

107 Para B. Prete, el sentido fundamental de la parbola (hacer la voluntad del padre, para lo cual es preciso arrepentirse), exige la presencia del v. 32: Il v. 32 quindi non e un'estensione della parabola primitiva o lln'applicazione di essa ad una situazione particolare, ma rappresenta una componente essenziale per l' attuale struttura della parabola (PRETE, Senso, 51). U. Luz, en cambio, considera que este versculo final refiere la parbola y su aplicacin a la polmica anterior de Jess con los sumos sacerdotes y ancianos: Der Schluflvers verknpft das Gleichnis und Seine Anwendung mit der in V 23-27 vorangegangen Allseinandersetzung Jesu mit den Hohenpriestern llnd ltestell (Luz, Matthdus JJJ, 212). 108 Ir is the worthiness ofJohn's actions, his righteous behavior, which is emphasized; he is presented as a model of righteousness (PATTE, The Cospel, 296).

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tacin de Dios a los lderes judos10 9

La presentacin que hace Mateo de Juan Bautista es digna de ser destacada llo . La localizacin de las 23 ocasiones en que aparece citado Juan en Mt es de marcado carcter estratgico: sobresalen las presencias de los captulos 3 (presentacin de Juan como precursor de Jess), 11 (en relacin con la misin de Jess y de sus discpulos) y 21 (en relacin con el destino de Jess). Adems, el captulo 14 nos presenta el final trgico del Bautista, consecuencia de su fidelidad a la misin que portaba, que tambin supone un adelanto del propio final de Jess.
a) Correspondencia entre Juan y Jess: Juan Precursor.

Juan aparece por primera vez en Mt 3,1-2: se presenta en el desierto de Judea proclamando exactamente las mismas palabras que proclamar Jess al comienzo de su andadura pblica: fLETaVOEl'"CE ~yylKEv yap ~ paolAELa '"CWV oupavwv. Mateo le aplica palabras de Isaas: Voz del que clama en el desierto: preparad el camino del Seor, enderezad sus sendas (3,3) y refiere a Jess otras parecidas de Malaquas: He aqu que yo envo mi mensajero delante de ti, que preparar tu camino por delante de ti (11,10). La reunin de la gente en torno a Juan (<<Acuda entonces a l Jerusaln, toda Judea y toda la regin del Jordn: 3,5), es semejante a la que se rene en torno a Jess (<<y le sigui una gran muchedumbre de Galilea, Decpolis, Jerusaln y Judea, y del otro lado del Jordn: 4,25). El encuentro de ambos en el episodio del bautismo de Jess (3,13-15) los une en el cumplimiento de toda justicia: Conviene que as cumplamos toda justicia (3,15) dice Jess a Juan. Despus de esta primera presentacin, Juan volver a aparecer en

109 God had provided an invitation to the Jewish leaders in the preaching of John the Baptist (in mind from the preceding pericope), which they had rejected (HAGNER, Matthew JJ, 614).
110 Fuera de Jess, es el personaje que ms veces aparece nombrado en el evangelio, junto con Pedro (23 veces), aunque Pedro, citado con su primer nombre, Simn, aparece en otras dos ocasiones (16,17; 17,25).

CAP.

V:

MT 21,31

225

4,12, cuando Jess conoce la noticia del arresto de Juan. Aqu encontramos, aplicado a Juan, el verbo TIapaOU){)f.1l, que ser despus referido a Jess en 10,4; 17,22; 20,18.19; 26,2.15.16.21.23.24.25.45.46.48; 27, 2.3.4.18.26; Y referido a los discpulos en 10,17.19.21; 24,9.10. Tambin en esto, Juan es precursor. Y ser citado de nuevo en 9,14, donde sus discpulos hacen una pregunta a Jess sobre el ayuno: Por qu nosotros y los fariseos ayunamos, y tus discpulos no ayunan?.
La presentacin paralela de ambos personajes tiene el punto de convergencia en el bautismo de Jess, lo que significa el cumplimiento de toda justicia. Es decir, Juan lleva a Jess: creer a Juan y su camino de justicia es iniciar un itinerario que conduce a Jess; un itinerario que, en el lenguaje de nuestra percopa, aproxima al Reino de Dios; un itinerario que desemboca en el cumplimiento de toda justicia.
b) Correspondencia entre Juan y Jess en la misin: Juan Precursor.

En el captulo 11 vuelven a aparecer con fuerza referencias a Juan. ste, encarcelado, enva a sus discpulos a preguntar a Jess por su papel mesinico: Eres t el que ha de venir, o debemos esperar a otro? (11,3). La misin mesinica que desarrolla Jess est recogida en su respuesta: Id y contad a Juan lo que os y veis: los ciegos ven y los cojos andan, los leprosos quedan limpios y los sordos oyen, los muertos resucitan y se anuncia a los pobres la Buena Nueva; iY dichoso aqul que no halle escndalo en m! (11,4-6). Pero esta misin parece chocar con las expectativas que, acerca de Jess, Juan mismo haba presentado: Aqul que viene detrs de m es ms fuerte que yo, y no soy digno de llevarle las sandalias. l os bautizar con Espritu Santo y fuego. En su mano tiene el bieldo y va a limpiar su era: recoger su trigo en el granero, pero la paja la quemar con fuego que no se apaga (3,11-12). Tambin chocaban sus propios talantes personales, expresados sintticamente en estas palabras de Jess: Vino Juan, que ni coma ni beba, y dicen: "Demonio tiene". Vino el Hijo del Hombre, que come y bebe, y dicen: "Ah tenis un comiln y borracho, amigo de publicanos y pecadores" (11,18-19). Aqu aparece Jess asumiendo la opinin comn de ser amigo de publicanos y pecadores.

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Ello no es bice para que Jess entone un hermoso panegrico sobre Juan (11,7-15), en el que vuelve a sobresalir su papel de precursor de Jess (vv. 10.14). Despus, el evangelista nos narrar en el captulo 14 (vv. 3-12) la muerte de Juan, introducida por la confusin del tetrarca Herodes, que llega a decir que Jess es Juan resucitado (14,1-2). En 16,14 los discpulos refieren a Jess que tambin la gente identifica al Hijo del Hombre con Juan; yen 17,13 los discpulos entienden que Jess se refiere a Juan (otra vez precursor) cuando les hablaba de la venida de Elas, tras el episodio de la Transfiguracin.
c) Correspondencia entre Juan y Jess en el destino: Juan Precursor.

Las ltimas recurrencias de Juan en el evangelio aparecen en el captulo 21. El bautismo de Juan es el argumento con el que Jess contraataca dialcticamente a sus interlocutores (21,25-27) yel creer a Juan o no creerle es motivo de una mayor o menor cercana al Reino de Dios (21,32). Este desencuentro, con Juan como motivo de fondo, desencadena los deseos de los interlocutores de Jess de detenerlo (21,46), sorprenderlo en alguna palabra (22,15), ponerlo a prueba (22,35) y, finalmente, prender a Jess y darle muerte (26,4). Algo que ya estaba preanunciado en la parbola de los viadores homicidas (21,39) yen el anuncio mismo de Jess (26,2). Juan, una vez ms precursor, ya haba pasado por eso (14,3-12). As pues, la presencia de Juan Bautista, adems de vincularse a la parbola y vincular la percopa a la precedente, es transparencia del propio Jess. Hacer referencia a Juan equivale a hacer referencia a su presentacin, misin y destino, que van, segn el texto evanglico, en correspondencia a la presentacin, misin y destino del propio Jess. Por eso es tan importante creer a Juan: porque creer a Juan es como el prembulo de creer a Jess!!!, tambin en la misin y en el destino.

111 Lentre dans la "yoie de la justice" trac e par Jean apparait cornrne la condition ncessaire pour croire en la rnission de Jsus (GENUYT, Matthiew>, 57).

CAP.

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2.3.2. El camino de justicia de Juan (<<EV &J bLKaWaVT/s)


La locucin EV 060 olKIXloavllsll2 acompaa a Juan el Precursor. Puede ser considerada como expresin de la conducta moral de Juan ll3 , hombre justo que ensea el camino justo a otros1l 4, o como expresin de la propia misin del profeta ll5 , que supone un paso adelante en la historia de la salvacin 116. Pero es posible tambin la superaClOn de un significado meramente tico ll7 referido a Juan. Mateo pudo haber comprendido aqu
112 Expresin hebraizante o una frmula vete ro testamentaria y tambin cristiana (2Pe 2,21)>> (GOM CIVIT, Evangelio JJ, 358). Sin embargo, se anota su ausencia en las fuentes rabnicas (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew fJI, 170). U. Luz niega que sea una frmula bblica, aunque evoque el lenguaje de la Biblia (cf. Luz, Matthdus JIJ, 212). 113 "Exprime une approbation non seulement a l' gard de la conduite morale de ]ean-Baptiste, mais a l'gard de rout son ministere de Prcurseuf (BONNARD, vangile, 313). 114 ,,1he Baptist carne "in the way of righteousness [or 'justice']''' which means that the Baptist himself was just (i.e., one who did God's will), or that he taught others a just way of life, or possibly that he fulfilled his appointed role in God's saving plall (MEIER, Matthew, 241-242). En la misma lnea, cf. SCHNACKENBURG, Matthdusevangelium, 204; DAVIEs - ALLISON, Matthew JIf, 170-171. 115 Gesu viene preceduto dalla missione preparatoria del profeta (Mt 11,7-15; 17,10-13), sintetizzata dall' evangelista con l' espressione "via della giustizia", ripresa dall'ambito sapienziale [Tob 1,3; Prov 8,20; 16,31; 17,23] (GRASSO, Matteo, 505). Cf. tambin BRATCHER, Righteousness, 234. 116 Probably this is to be understood as a reference to the process of the accomplishment of salvation in history through God's sending of]ohn as the forerunner of ]esus (HAGNER, Matthew JI, 614).
117 Decimos superacin, pero no exclusin, de dicho sentido tico (cf. 2Pe 2,21, donde la expresin tiene un claro significado de conducta tica, y el trasfondo veterotestamentario). Sin embargo, Ir seems unnecessary and improper to limit his use of the word to the designation of ethical righteousness ... In several passages, as we have tried to show, the more convincing conclusion is that Matthew uses the word "righteousness" in the positive sense of the salvation brought by God, and hence with the idea of gift, rather than demand, primarily in view (HAGNER, Righteousness, 119).

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(ilKIUOOVTj en el sentido de justicia de Dios, teniendo en cuenta la expresin alusiva al Reino de Dios del v. 31 y la parecida expresin de 22,16: Mor; wu 8EOU1l8. La llamada implcita que el texto dirige a los jefes judos y a los fariseos no afecta al comportamiento, sino a la fe. Entonces, el trmino (ilKlXlOOVTj se situara en la rbita del plan de salvacin de Dios, en la rbita de la Gracia ll9 .

Centramos nuestra mirada en el primer evangelio para estudiar la presencia de los dos trminos de la locucin. El trmino Mr; aparece 22 veces en Mt, pero con dos sentidos: natural o reaPlO y figurado o metafrico: el camino del Seor (3,3), el camino que lleva a la perdicin (7,13), el camino que lleva a la vida (7,14), el camino delante de ti (I 1,10), el camino de justicia (21,32) y el camino de Dios (22,16). Ms que su sentido epexegtico, sobresale el hecho de que indica los pasos previos para llegar al destino sealado por su complemento. Por su parte, (ilKlXlOOVTj es un trmino muy del gusto de Mateo lll . Como en el caso de 8AT]f!lX, siempre que aparece en el evangelio

llB 1he emphasis in the immediate context is nor upon the practice of righteousness, but upon the receiving of the gospel; not upon doing, but upon believing (HAGNER, Righteousness, 117). R. Bratcher, que comienza su artculo con la calificacin que A.M. Hunter da al trmino justicia <A very chameleon among New Tesrament words), dice que Ir changes its meaning according to the context in which it appears (BRATCHER, Righteousness, 228).

119 1he call to righteousness in Matthew is thus, as in Paul's wrirings, properly understood as response to the grace of God. Prior to the demand is the gift (HAGNER, Righteousness, 119). La insistencia del autor en este tema ocupa toda la conclusin de su colaboracin (cf. HAGNER, Righteousness, 118-119), pero su interpretacin de lajusticia como don nos parece un tanto forzada en esta percopa. De hecho, entre los exegetas protestantes, hay una marcada tendencia a entender el concepto de 6~KaLOovTJ en Mt segn e! sentido de! trmino en las cartas paulinas. Pero Mt tiene su propio modo de presentar e! trmino. 120 Mt 2,12; 4,15; 5,25; 8,28; 10,5.10; 13,4.19; 15,32; 20,17.30; 21,8.8.19; 22,9.10. 121

Aparece 7 veces en Mt (3,15; 5,6.10.20; 6,l.33; 21,32), mientras que no

CAP.

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lo hace en labios de jess. Las 7 recurrencias en Mt nos sealan la doble direccin en la comprensin de la expresin que estudiamos (el aspecto de la conducta moral justa y el aspecto de la accin salvfica de Dios) y tienen una interesante disposicin: la primera y la ltima (3,15 y 21,32) presentan en estrecha relacin ajuan y la justicia, y las dems se sitan en el Sermn de la Montaa (5,6.10.20; 6,1.33). La doble significacin ya est presente en la primera recurrencia, en 3,15, donde Jess insiste en ser bautizado por Juan, a quien dice: Conviene que as cumplamos toda justicia. Parece que esa toda justicia est indicando un plan divino predeterminado, pero un plan que ambos, Juan y Jess, tienen que cumplir 122

aparece en Mc, una vez en Lc (Lc 1,75) y dos en Jn (Jn 16,8.10). Para un anlisis del trmino en el AT, tanto hebreo como griego, y en el propio evangelio de Mateo, cf. BRATCHER, Righteousness, 228-235.
122 D.A. Hagner discute que haya que entender aqu justicia en clave tica y ofrece su propia clave de interpretacin: lf we think of 6 LKa LOOVll here as righteousness in the sense of God's salvific activity, then John and Jesus may together be undersrood as fulfilling the salvific plan of God in the inauguration of Jesus' ministry, the culmination of which will be his redemptive death on the croSS (HAGNER, Righteousness, 116). A nuestro modo de ver, conecta con el sentido del texto, pero no lo agota, por cuanto el plan salvfica de Dios tienen que actuado: Certamente, si tratta di un' attivira che Gesu e Giovanni devano fare, ubbidendo alla volanta di Dio (STOCK, Discorso, 76). En esta ltima direccin se sitan otros autores (cf. BONNARD, vangile, 40, para quien el designio concreto de Dios que Juan y Jess deben cumplir es, concretamente, que Jess se haga solidario, mediante el bautismo recibido de Juan, con el pecado de su pueblo; GOM CIVIT, Evangelio 1, 119-120, para quien "Justicia", segn Mateo, es la [re] ordenacin tea cntrica de toda la existencia humana, encauzada vital y dinmicamente, en actitud y en actos, dentro del curso de la Voluntad del Padre; RADERMAKERS, vangile, 60, quien considera que Justicia designa la conformidad del comportamiento humano con la voluntad de Dios; as lo afirman tambin SABOURIN, Matteo 1,290-291 Y SCHNACKENBURG, Matthiiusevangelium 1, 35). U. Luz afirma que es opinin casi unnime entre los estudiosos que Justicia en este texto hace referencia a la accin humana y que su contenido se refiere, como ya lo indicaban otros comentaristas, a la voluntad divina en su globalidad (cf. Luz, Matthiius 1, 154). Cumplir la justicia aqu es una conducta moral de Juan y de Jess, porque cumplen con las profecas del AT, que a su vez son expresin de la voluntad de Dios (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew 1, 327); a dicha

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Las siguientes 5 recurrencias del trmino estn insertas en el Sermn de la Montaa, con diferente peso semntico. En 5,6 la bienaventuranza est dirigida a los que tienen hambre y sed de la justicia: Bienaventurados los que tienen hambre y sed de la justicia, porque ellos sern saciados123. La forma pasiva xoptaae~aOVtaL, un pasivo teolgico, indica que dicha justicia trasciende el mero comportamiento justo, puesto que es Dios mismo el encargado de saciar tal hambre y sed de justicia, una justicia mayor, trascendente, divina. El aspecto fuerte es el teologal y salvfica, mientras que el referido a la conducta moral humana queda atenuado 124 y se cifra en sentir el ansia (el hambre) por esa justicia que Dios saciar. En 5,10 otra bienaventuranza recoge el trmino: Bienaventurados los perseguidos por causa de la justicia, porque de ellos es el Reino de los Cielos. Sin embargo, a diferencia de la anterior, el peso semntico de la justicia recae sobre todo en el comportamiento humano, que es llamativo hasta el punto de provocar a los perseguidores: es la accin justa de los perseguidos la causa de su persecucin. Pero no est ausente el dato de una significacin mayor del trmino: la fuerte relacin con lo que sigue, la persecucin por causa de Jess (<<por mi causa: 5,11), indica que la causa de la justicia y la causa de Jess se relacionan necesariamente. El actuar justo se suma, o es consecuencia de, al seguimiento de Jess, al discipulado (cf. 19,29) ya la aceptacin fiel de las enseanzas de Jess (cf. 7,24-27); el discurso misionero, dirigido a los discpulos, deja claro

conclusin llegan despus de presentar hasta 7 posibilidades de interpretacin (cf. DAVIES - MUSaN, Matthew 1, 325-326).
123 Es comn a todas las bienaventuranzas una estructura tripartita, en la que el segundo elemento siempre se refiere a un comportamiento (o cualidad) humano y el tercero a una actuacin divina. 124 WD. Davies y D.C. Allison sealan que el significado uniforme de OLK(XlOOVTj en Mateo es la conducta moral humana de acuerdo con la voluntad de Dios, pero con la posible excepcin de 5,6 (cf. DAVIES - MUSaN, Matthew 1,327). Creemos que esa posible excepcin se refiere precisamente al hecho de que en este texto la conducta moral humana est menos destacada que en las dems recurrencias de ({OLKlXLOOVTj.

CAP.

V: MT

2I,JI

231

el destino de los discpulos (cf. 10,17-22). La frase conclusiva de la seccin de las bienaventuranzas (<<Pues de la misma manera persiguieron a los profetas anteriores a vosotros: 5,12) une los destinos de los profetas anteriores, por tanto el de Juan, yel de los nuevos profetas, los discpulos de Jess, que son perseguidos porque aceptan y siguen las normas enseadas por Jess 125 En 5,20 Jess invita a sus interlocutores a una justicia superior a la de escribas y fariseos. La referencia del trmino, entonces, est ms dirigida al comportamiento humano (<<J..1WV ~ OlKIXloovrp, un comportamiento que permite la entrada en el Reino de los cielos. Y este mismo sentido tiene el trmino en 6,1 (<<,~v olKIXlOOVllV J..1wv); tambin aqu es el comportamiento humano el que se ve impelido por la justicia: hay que practicarla (<<TIOlElV).

y el trmino vuelve a tener un significado ms inclusivo en 6,33, cuando Jess exhorta a buscar primero el Reino de Dios y su justicia: aqu, el Reino es la plasmacin incipiente (en tanto que histrica) de la justicia de Dios, que se manifestar en plenitud en el futuro Reino escatolgico, y la justicia del Reino, justicia de Dios, es tambin competencia humana: significa las obras de justicia que ha de practicar el ser humano, es decir, la conducta que se ajusta a Dios y a su Reino 126 . Por tanto, el modelo del justo obrar para el ser humano es la justicia de Dios; el Reino de Dios y su justicia se ofrecen como el bien supremo que se debe asumir, como el empeo principal para todo creyente 127
Como el trmino 8AllJ..1IX, olKIXLOovll en Mt es un concepto integral que afecta tanto a la realidad divina de una justicia ofrecida, como
Cf. STOCK, Discorso, 78. Cf. Luz, Matthdus 1,370.

125 126

127 K. Stock revela una disposicin concntrica de todos los pasos del SM que contienen el trmino justicia: 5,6 forte impegno per la giustizia 5,10 pratica senza riguardo degli uomini 5,20 necessita absoluta della giustizia 6,1 pratica senza riguardo degli uomini 6,33 forte impegno per la giustizia (STOCK, Discorso, 80).

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al comportamiento humano de una justicia practicada. Con el trmino, el evangelista propone un itinerario existencial del discpulo: la justicia divina, bien supremo, es propuesta por el ejemplo de Jess como modelo de comportamiento para todos sus seguidores, como ya lo haba sido para Juan, el Precursor. Y hay una seal: la persecucin, destino comn para todos ellos.

2.3.3. La reaccin negativa (<<KaL OUK E1Tw,Eaa,E au,y] / VJ..lEI.r; DE


lOV,Er; ouoE J.lETEJ..lEAryhFE va,Epov rou ma,EuaaL au,y])

La reaccin negativa, protagonizada por ese vosotros, que engloba a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, est doblemente formulada, con lo que se refuerza la amonestacin de Jess, y consiste en una doble falta: de fe y de arrepentimiento. Los interlocutores de Jess no creyeron a Juan, ni siquiera despus de haber visto cmo los publicanos y prostitutas lo haban hecho. Tal y como se presenta el texto, el participio 1.c5VrEs parece referirse a la reaccin positiva de publicanos y prostitutas, que creen a Juan, mientras que los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos no lo hacen: esto subraya la culpabilidad de los dirigentes judos 128, que no creen aJuan, ni en su condicin de precursor de Jess 129 , ni como modelo de comportamiento l30 . Una culpabilidad que, en lo referente a fariseos y saduceos, ya leamos en Mt 3,7s: Juan ve (<<1.6wv) venir muchos fariseos y saduceos a su bautismo y les dirige fuertes palabras de admonicin (<<Raza de vboras, quin os ha enseado a huir de la ira inminente? Dad, pues, fruto digno de conversin). La relacin que Jess establece entre la parbola y su aplicacin indica que en este caso hay una vinculacin estricta entre el creer a Juan y el hacer la voluntad del padre. Aqu radica una de las peculiaridades

128

Cf. HAGNER, Matthew JI, 614.

129 Cf. BONNARD, vangile, 313; RADERMAKERS, vangile, 275; GOM CIVIT, Evangelio JJ, 359; HAGNER, Matthew JJ, 614. Vista la estrecha conexin entre Juan y Jess, rechazar al primero supone tambin rechazar al segundo.

130

Cf. PATTE, The Cospel, 296.

CAP. V: MT 21,31

233

de nuestro texto respecto al cumplimiento de la voluntad del padre: en este caso, se trata de creer a Juan, en tanto que profeta que comunica la voluntad de Dios Padre. El verbo TIlOTEW aparece 11 veces en Mt, en contextos diferentes: a) En contextos de curacin: en Mt 8,13 Jess dice al centurin: Anda; que te suceda como has credo; y en ese momento se cura el criado del centurin. Parecida situacin se expresa en la curacin de dos ciegos, en 9,28-29; Jess les dice: Creis que puedo hacer eso? y ellos le responden que s. Jess les toca los ojos y les dice: Hgase en vosotros segn vuestra fe. y se abren sus ojos. En ambos casos, a la fe sucede la curacin. b) En contextos de admonicin: en 18,6 Jess advierte con severidad a los que escandalicen a los pequeos que creen en l: Pero al que escandalice a uno de estos pequeos que creen en m, ms le vale que le cuelguen al cuello una de esas piedras de molino que mueven los asnos, y le hundan en lo profundo del mar. Creer en Jess supone una proteccin especial y exige una especial responsabilidad para con quien cree en l. c) En contextos de oracin: en 21,22 Jess anima a sus discpulos a pedir creyendo en la oracin para recibirlo: y todo lo que pidis, creyendo, en la oracin, lo recibiris. El contexto de esta frase es muy elocuente: el episodio de la higuera estril (ms all de los debates en su interpretacin, situado como est entre dos estadas de Jess en el Templo y la posible representacin de ste en la higuera estril) es el motivo circunstancial para la leccin ofrecida por Jess a los discpulos acerca de las virtualidades de la fe en la oracin. d) En contextos relacionados con Juan Bautista: en 21,25 los interlocutores de Jess se preguntan lo que les echara en cara Jess acerca del bautismo de Juan: Si decimos: "Del cielo", nos dir: "Entonces por qu no le cresteis?"; y en 21,32, como estamos viendo, Jess les echa en cara por dos veces su falta de fe al Bautista. e) En contexto escatolgico: en 24,23.26 Jess alerta a sus discpu-

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los para que no crean a quienes anuncien la presencia mesinica: Entonces, si alguno os dice: "Mirad, el Cristo est aqu o all", no lo creis (24,23); As que si os dicen: "Est en el desierto", no salgis; "Est en los aposentos", no lo creis (24,26). La razn es que en esos tiempos finales aparecern falsos cristos y falsos profetas, que con sus prodigios podrn engaar incluso a los elegidos. f) En contexto de la pasin: en 27,42 los sumos sacerdotes, escribas y ancianos (casi los mismos protagonistas de nuestra percopa) espetan a Jess crucificado: A otros salv ya s mismo no puede salvarse. Rey de Israel es: que baje ahora de la cruz, y creeremos en l. Es sorprendente la variedad y singularidad de contextos en los que aparece el verbo TTW't"EW. Pero si son importantes los contextos, lo son ms dos cuestiones derivadas: a quin est referido el acto de creer, la fe? y cul es su objeto, qu se cree? A destacar la centralidad de jess en casi todos los textos: se trata de creer en Jess y de creer que tiene poder para sanar. Hay otros que se relacionan con Juan Bautista: creer a Juan y creer que su bautismo provena de Dios, con lo cual se refuerza la vinculacin entre Juan y Jess, y la importancia de creer a Juan (<<TTW't"EUElV au't"Q, cf. 21,25.32.32.32) para creer en Jess (<<TTlO't"EUElV EL;/ETTL, cf. 18,6; 27,42)131. Uno est referido a la oracin: creer que lo que se pide en oracin ser concedido. Finalmente, hay otra llamada a no creer a quien anuncia la presencia de falsos cristos y profetas. A destacar, tambin, el negativo tenor de la mayora de los pasajes (es as en todos excepto en los de curaciones); esto se debe en parte a la acumulacin de recurrencias en el captulo 21 (5 de 11), cuando se produce el episodio de la expulsin de los vendedores del Templo, un gesto proftico de Jess que desencadena el conflicto abierto con las autoridades judas. Hay algunas correlaciones interesantes; por ejemplo, la diferencia que se establece entre el centurin romano y los sumos sacerdotes, escribas y ancianos: el primero cree en Jess hasta el punto de que slo la palabra de jess basta para la curacin de su siervo (cf. 8,8); los segundos

\31 En Mt, el uso preposicional que acompaa al verbo do exclusivamente con Jess.

TILOTEW

est relaciona-

CAP. V: MT

21,31

235

necesitan un signo para creer: Que baje ahora de la cruz y creeremos en l (27,42)132. Para quienes creen en Jess, basta su palabra; los que no creen en l necesitan unos signos que no les sern concedidos a su medida. Otra correlacin interesante gira en torno al ver: en 21,20 los discpulos ven lo ocurrido con la higuera estril y, ante su reaccin, Jess les ensea el poder de la oracin con fe (cf. 21,22); en cambio, los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos ven cmo los publicanos y prostitutas creen a Juan, pero ni siquiera viendo eso son capaces de arrepentirse y creer 133 . La propia persona de Juan, su bautismo y su camino de justicia es causa de separacin entre quienes lo aceptan (la gente, que lo tiene por profeta, cf. 21 ,26; los publicanos y prostitutas, que le creen, cf. 21,32), y quienes no lo aceptan (los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, cf. 21,23.32.45). As pues, creer es una actitud de confianza en la persona de Jess y una actitud de confianza en la persona de Juan en tanto profeta enviado por Dios y en tanto que precursor del mismo jess, que se configura corno un elemento diferenciador entre quienes los aceptan y quienes los rechazan. Algunos personajes estn caracterizados desde su falta de fe; entre ellos,
132 Es muy interesante la cuestin de los signos en el evangelio de Mateo. En dos momentos, los adversarios de Jess le piden un signo: en 12,38-39 son los escribas y fariseos los que piden a Jess un signo hecho por ti; en 16,1-4 son los fariseos y saduceos los que piden a Jess que muestre un signo del cielo. En ambos casos, Jess les reprocha con la misma expresin: generacin malvada y adltera! La solicitud de un signo final por parte de los discpulos (cf. 24,3) desencadena el impactante discurso apocalptico, donde los grandes signos y prodigios acompaan a los falsos cristos y falsos profetas (cf. 24,24). Por ltimo, el beso del traidor Judas es tambin un signo, la seal que identifica a Jess para su detencin (cf. 26,48). La oposicin palabra-signo marca la diferencia entre creyentes en y adversarios de Jess. 133 El episodio de los Magos tiene una significacin semejante: los Magos primero ven la estrella del rey de los judos y se ponen en camino para adorarle (cf. 2,2); despus ven al nio Jess y lo adoran (cf. 2,11). En cambio, Herodes, que haba odo y se haba sobresaltado (cf. 2,3), al ver que haba sido burlado por los Magos, se enfurece y manda matar a los nios de Beln (cf. 2,16).

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de forma sobresaliente, los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, los protagonistas de nuestra percopa.

2.3.4. La reaccin positiva (<<D bE rEAcJvaL KaL al TTpvaL ETTarEvaav

avr0)
Por contra, los publicanos y prostitutas creyeron a Juan. La accin puede entenderse como una llamada a los jefes judos a entrar por la misma senda 134 o como un modo de poner en contraste absoluto ambos grupos135, pero no creemos conveniente entender que dicha accin vehicule un comportamiento moral perfecto de los que una vez fueron publicanos y prostitutas, pues de otro modo perdera fuerza la aplicacin de Jess. Lo que es verdaderamente chocante es que los grupos despreciados por su modo de vida van, camino del Reino, por delante de los grupos tenidos por buenos. As, estamos ante un aoristo que sugiere una primera aceptacin del ministerio de Juan por parte de los pecadores pblicos, y su disposicin a vivir segn el estilo predicado por Juan. Que lo hubieran conseguido ni lo afirma ni lo niega el texto evanglico, indicacin de que no van por ah las claves de interpretacin. Por otra parte, ya hemos visto la intensa presentacin de Juan como Precursor de Jess y la importancia que tiene en la misin de ste la relacin con los pecadores pblicos, por lo que el texto puede indicar que la va de acceso a la fe en Jess comienza creyendo a Juan en su papel de Precursor. Esto explicara la sutil diferencia entre TTpoYELV ELe; T~V
134 1he action (believing) of the tax collectors and the prostitutes is authoritative, as John's action -his baptism and walking in the way of righteousness- also is. 1heir "believing John" is an authoritative call to repentance that the chief priests and the elders should have heeded (PATTE, 1he Gospel, 297).
135 Wichtig ist aber der aus V 31c bernommene Gedanke, daJS sich die Rangordnung von Hohenpriestern und Altesten einerseits und von Z611nern und Huren andererseits vor Gott umgekehrt hato Nur ist durch den Kontext aus dem "relativen" "Voran"gehen von V 31c ein absoluter Gegensatz geworden: Jene glauben, d.h. sind gehorsam, die jdischen Fhrer hingegen nicht. Die jdischen Fhrer haben zwar gesehen, wie die verachteten Leute zum Glauben kamen, aber sie haben sich dadurch nicht eiferschtig machen lassen und gerade nicht, wie die s beim ersten Sohn der Fall war, "spater bereut" (Luz, Matthdus JJJ, 212-213).

CAP.

V:

MT 21,31

237

PCWLAElCW WU 8EOU en Mt 21,31 y ELoPXE08aL ELe; T~V paoLElav TWV oupavwv en 5,20; 7,21; 18,3 (cf. tambin 19,23 y 23,13). Pre-

ceder en el camino del Reino no es lo mismo que entrar en l. Creer en el Pre-cursor de Jess pone a tales creyentes en una situacin de ventaja, pero no hace alcanzar el Reino. Se entra en el Reino cuando se es discpulo de Jess, pero un discpulo que cumple las enseanzas dadas por l (cf. 7,21-27). As, en el texto encontramos dos grupos de personas: los que no creen a Juan Precursor, que estn retrasados en el camino del Reino, y los que creen a Juan Precursor, que van por delante en dicho camino (estos dos grupos permiten pensar en un tercer grupo: los discpulos que siguen a Jess y cumplen su enseanza, que entran o estn en el Reino). Todo empieza creyendo a Juan: quien lo acepta est ms avanzado para escuchar y creer la proclamacin de Jess. Ese estado intermedio de los publicanos y prostitutas, que van por delante pero no entran en el Reino, puede indicar tambin que an su comportamiento moral (del que nada dice el texto) no es el de un verdadero discpulo de Jess, para quien la enseanza indica la entrada en el Reino y no una simple proximidad a p36. El camino de realizacin de la voluntad de Dios, pues, no est bien gestionado por los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos. Su manera de observar la Ley y realizar el culto en el Templo no son garantes de la voluntad de Dios; se ven desenmascarados por la parbola y por las palabras de Jess y, con ellos, una forma de entender y cumplir el sistema religioso, que tiene en Jess el modelo a seguir. En cuanto a la Ley, Jess no anula en absoluto su validez (cf. 5,17), su vigencia (cf. 5,18), su capacidad de profetizar hasta Juan (cf. 11,13), pero realza lo verdaderamente importante en ella: la justicia, la misericordia y la fe (cf. 23,23), algo que haban descuidado los escribas y

136 El paso necesario de creer a Juan es, sin embargo, insuficiente: qu reveladoras en este contexto las palabras de Jess!: "En verdad os digo que no ha surgido entre los nacidos de mujer uno mayor que Juan el Bautista; sin embargo, el ms pequeo en el Reino de los Cielos es mayor que l (Mt 11,11).

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fariseos hipcritas. y cuando se le pregunta por el mandamiento ms importante de la Ley, Jess indica el dptico del amor a Dios y al prjimo como base de la misma (cf. 22,36-40), de modo que su cumplimiento se realiza cuando uno hace a los dems lo que espera que le hagan los dems a l (cf. 7,12). Jess se presenta entonces como garante en la interpretacin acertada (cf. 5,21-48). Por eso, no creer en Jess conlleva no entender la Ley en clave de realizacin efectiva de la voluntad de Dios, Padre de Jess: Todo me ha sido entregado por mi Padre, y nadie conoce al Hijo sino el Padre, ni al Padre le conoce nadie sino el Hijo, y aqul a quien el Hijo se lo quiera revelar (11,27). Respecto al Templo, casi la mitad de las 11 recurrencias de lEpV se sita en el captulo 21, y el acto proftico-mesinico que Jess realiza, expulsando a los vendedores, se basa en que un vosotros (cf. 21,32) estn haciendo de la Casa de oracin una cueva de bandidos (cf. 21,12ss). Pero en el Templo Jess enseaba (cf. 26,55) y curaba (cf. 21,14), es decir, ejerca su peculiar manera de proclamar el Evangelio del Reino (cf. 4,23 y 9,35). Esa autoridad suya sobre el Templo se debe a que aqu hay algo mayor que el Templo (12,6). Por lo dems, Jess insiste a los fariseos en la necesidad de aprender (<<fl8ETE) y comprender (<<EyvWKEl TE) el significado de misericordia quiero y no sacrificios (9,13; 12,7). Sin duda, hay un problema de comprensin e interpretacin del verdadero sentido del culto a Dios. Y Jess, con su cercana a los pecadores y con su interpretacin humanista del sbado, se erige en revelador veraz del autntico sentido del sistema religioso judo. No lo rechaza en s mismo, pero s el modo como se llevaba a cabo. Los dos episodios en sbado (las espigas arrancadas por los discpulos [12,1-8] y la curacin del hombre con la mano seca [12,9-14]) son ejemplos de cmo Jess, tambin seor del sbado (cf. 12,8), ejemplifica una correcta interpretacin de la religin juda.

CAP.

V:

MT 2I,3I

239

3. Conclusiones
3.1. El papel de Dios Padre
En la percopa estudiada Dios no aparece en cuanto tal, pero es clara la identificacin del padre protagonista de la parbola con Dios Padre. Como siempre, hacer su voluntad es la leccin suprema del texto evanglico. En la parbola, hacer la voluntad del padre es competencia estricta de los hijos, por lo que es fcil hacer la correspondencia a la realidad: hacer la voluntad de Dios Padre es competencia estricta de los seres humanos. Vuelve a emerger, pues, la responsabilidad tica como la lnea de fuerza principal en la consideracin de la expresin que estamos estudiando.

3.2. El papel de Jess


Jess, cuya autoridad es puesta en cuestin por los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo en la percopa inmediatamente anterior (21,2327), es quien plantea la cuestin, como ya lo haba hecho en 18,12: Qu os parece? Entonces lo haca a los discpulos, para que aprendieran del pastor que se entrega a la bsqueda de la oveja extraviada a saber entregarse ellos tambin en su labor misionera, tomando como referencia la voluntad salvadora de Dios Padre. Ahora, la pregunta la lanza a sus interlocutores, que se han mostrado como acrrimos adversarios suyos: Qu os parece? .. y cuenta una parbola, cuya significacin entienden bien (cf. 21,45), que les desenmascara una actitud religiosa deficiente, hasta el punto de que los personajes considerados peores en relacin con la voluntad de Dios (publicanos y prostitutas) van por delante de ellos en el camino hacia el Reino de Dios. Precisamente el texto juega con la irona de presentar a un Jess cuestionado en su autoridad por los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo, pero plenamente capaz de hacerles reconocer su lejana de la voluntad de Dios. El papel de Jess se ver reforzado en la siguiente parbola, donde est representado en el hijo del dueo de la via, desechado por los constructores, pero convertido en piedra angular (cf. 21,33-44). Y ser la fama (la autoridad) de Jess entre la gente la que evite que los interlocutores de Jess, que se saben cazados, le detengan (cf. 21,45-46).

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3.3. El papel de los discpulos


Por primera vez, en lo que se refiere a la voluntad de Dios Padre, los discpulos no estn presentes en la escena evanglica. Sin embargo, pese a no ser mencionados ni interpelados directamente, el contexto sugiere su presencia (cf. Mt 21,20; 23,1; 24,1). La leccin puede ser aprendida, pues, por todo lector/oyente del evangelio, que tambin se ve impelido a responder a la pregunta de Jess y a verse reconocido en la respuesta de uno u otro hijo. Llegados a este punto del evangelio, todo lector/oyente es consciente de lo que la voluntad de Dios supone: entrar en un mbito de Gracia, asumir una responsabilidad tica, comprender la importancia del discipulado para poder hacer esa voluntad divina, entregarse decididamente a la misin pastoral y, ahora, saber que hay un camino deslegitimado: el de los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos. Por delante de ellos caminan, incluso, los publicanos y prostitutas.

3.4. La voluntad del Padre en Mt 21,28-32


La quinta recurrencia del trmino eAy]lla ofrece nuevas pistas para su comprensin global en el evangelio de Mateo. Algunos elementos la vinculan estrechamente a Mt 7,21-23: sobre todo, el TIOlELV TO eAy]lla ToD TIaTpc;137, la presencia del trmino KpLOC; y las expresiones concomitantes ElOEAEOHal Ele; T~V paOlAElav TWV oupavwv y TIPOyOUOLV UlliiC; Ele; T~V paOlAElav ToD eEoD, que aparecen en sendos textos; hacer la voluntad de Dios compete, pues, a las personas y de dicha realizacin deriva la entrada o proximidad a su Reino. Pero las diferencias son notorias y cualitativas. All los destinatarios eran los discpulos (y la multitud), que reciben una leccin de Jess sobre el discipulado cabal; aqu los destinatarios son los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, que reciben una severa amonestacin de Jess acerca de su posicin respecto al Reino de Dios. All, la referencia central (en base a los pronombres y adjetivos posesivos) era Jess; aqu,

137 Curiosamente, el verbo TIOlW aparece hasta 11 veces en los captulos 7 y 21: son los dos captulos con ms recurrencias (el cap. 12, con 8 recurrencias, es el siguiente) .

CAP.

V:

MT 21,31

241

en cambio, es Juan, Profeta de Dios y Precursor de Jess en la misin y en el destino: la historia inaugurada por Jess empieza en Juan y los interlocutores de Jess en 21,28-32, que no eran discpulos, tenan que empezar esa historia creyendo a Juan y en su bautismo (cf. 21,24-27); de hecho, el mismo Jess haba comenzado su andadura siendo bautizado por Juan (cf. 3,13-16), para cumplir as toda justicia. Ms que una ilustracin, Mt 21,28-32 supone un contrapunto a 7,21-23. En 7,21-23 hacer la voluntad del Padre es conditio sine qua non que los discpulos tienen que cumplir para entrar en el Reino, mientras que en 21,28-32 se desenmascara a los interlocutores de Jess que, pese a su aparente obediencia, de hecho no realizan la voluntad paterna. No dan credibilidad a Juan, Precursor de Jess, por lo que tampoco se la dan al propio Jess; de hecho, la cuestin de la autoridad de Jess haba desencadenado todo (cf. 21,23). En 7,21-23 la voluntad de Dios cualifica a los autnticos discpulos; en 21,28-32, la voluntad de Dios desacredita a unas personas que, creyendo cumplirla, lo hacen slo en apariencia formal. Sin embargo, los lectores/oyentes del evangelio son los mismos en ambos casos y pueden comprender los dos ejemplos: para ellos van tanto la leccin de 7,21-23 como la amonestacin de 21,28-32. En el fondo, encontramos la misma problemtica: hacer la voluntad de Dios es ms. Ahora, la importancia del hacer estriba en la obediencia al padre l38 : ir a trabajar a la via. Pero, una vez ms, el tema queda abierto, porque la imagen de trabajar en la via es reconducida por Jess, en su aplicacin de la parbola, al hecho de creer a Juan, punto de ingreso de la propia historia de Jess. Creer a Juan, su bautismo, su camino de justicia, tiene dos vertientes: por un lado, significa creerle en tanto que Profeta, reconocer que Dios mismo habla a travs de Juan (11,13-14: Pues todos los profetas, lo mismo que la Ley, hasta Juan profetizaron. Y, si queris admitirlo, l es Elas, el que iba a venir); mediante Juan, es Dios mismo

138 The parabIe depicts Matthew's principIe of righteous obedience that characterizes a discipIe as the Father's "son" (cf. 5:20; 7,21; 13,38)>> (CAMERON, Parable,202).

242

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

el que quiere ser escuchado y pide que se haga su voluntad; por otro lado, dada la presentacin en paralelo de Juan y de Jess en el evangelio, creerle significa reconocerlo como Precursor de Jess y, en ese sentido, como puerta de acceso al mismo Jess. La Ley y las tradiciones religiosas judas, supuesto punto fuerte de los interlocutores de Jess y tradicional instrumento de realizacin de la voluntad divina, quedan desautorizadas como elementos que ayudan a dicho cumplimiento, en la forma en que las interpretan y viven estos interlocutores, hasta el punto de que personajes reconocidos por su pecado (publicanos y prostitutas) van por delante de ellos en el camino del Reino. La obediencia opera cambios importantes, poniendo nombre a una realidad antes difusa: quien ordena es padre, quien obedece es hij o 139. A partir de un relato bastante realista, Jess presenta un mensaje de doble contenido: una clida invitacin a la conversin para aqullos que pasan del no al s y una severa amonestacin para los que, instalados en su s aparente, desobedecen a la llamada paterna 140 Sin embargo, en dicha obediencia hay un elemento importante: el arrepentimiento, un primer elemento necesario para llegar a la conversin. El verbo flHlXflAOfllXL, que aparece en las dos partes de la percopa, es lo que finalmente caracteriza a los personajes. La ausencia de arrepentimiento ser la postrera acusacin de Jess a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, inhabilitndoles para poder situarse adecuadamente en el camino de conversin, en el camino hacia el Reino. No es casualidad que, entre las primeras palabras de los anuncios de Juan y de Jess, encontremos precisamente flHlXVOElTE (cf. 3,2 y 4,17). Se precisa un cambio de mentalidad para acoger el mensaje de Juan y el de

139 La solution est simple: elle fait valoir le divage qui se produit entre une volont motive par le dire, et un faire agissant a [' instigation du dsir. C' est le faire positif qui opere la mutation de ['''enfant'' en "fils", pour autant qu'il rpond la volont du "Pere" (celui que la parabole avait d'abord simplement qualifi d'''homme''> (GENUYT, Matthiew>, 57).

140

Cf.

GNILKA,

Matthausevangelium JJ, 221.

CAP.

V:

MT 21,31

243

Jess. Este cambio de mentalidad se inicia con el arrepentimiento de las anteriores respuestas dadas al Padre. Sin dicho arrepentimiento no se alcanza la conversin; por eso, los interlocutores de Jess estn lejos de alcanzar la nueva realidad del Reino inaugurado por Jess. De ah que otra caracterstica de nuestra percopa radique en la discriminacin, es decir, la distincin de los que estn en condiciones de realizar la voluntad de Dios Padre. Hay algunos grupos de personas, tericamente alejados de dicha voluntad, que sin embargo estn en condiciones de cumplirla (al igual que los discpulos en 12,46-50, ahora los publicanos y prostitutas), porque su disposicin interior de creer a Juan les capacita para aceptar tanto el mensaje proftico del Bautista como su anuncio precursor de Jess. Pero a la vez hay otros grupos, tericamente cercanos a la voluntad del Padre, que sin embargo estn lejos de cumplirla. No tienen esa disposicin interior que les hace desdecirse de sus concepciones y abrirse a la nueva realidad anunciada por Juan y realizada por Jess. Esa nueva realidad es la propia persona de Jess, el Hijo del dueo de la via (cf. 21,33-46), que viene con la autoridad de quien es Hijo (cf. 1l,27), pero con un camino concreto a recorrer. En este sentido, la percopa invita a recorrer el mismo itinerario de Jess. Creer a Juan nos sita en el mismo inicio del camino de Jess, que comienza en el encuentro con el Bautista, ya partir de ah, supone recorrer, al igual que Juan, su mismo itinerario en la misin y en el destino. El evangelio presenta con sumo cuidado el paralelismo entre Juan y Jess, de ah que creer a Juan significa otorgarle la confianza que merece como Profeta y Precursor. Juan es fiable; su anuncio merece fiabilidad, confianza, en definitiva, fe. En este punto aparece el elemento del destino: Juan fue entregado, Jess fue entregado, los discpulos fueron entregados. Para los lectores/oyentes de este pasaje se abre una disyuntiva. Pueden optar por sumarse al grupo de interlocutores de Jess, sabiendo que as no cumplen la voluntad del Padre, o pueden optar por sumarse al ejemplo dado en este caso por publicanos y prostitutas, sabiendo que as cumplirn dicha voluntad, como Juan, como Jess, como los discpulos. Pero en el horizonte aparece sombro un destino de pasin. Seris entregados ...

Captulo sexto: Mt 26,42


miAW EX 6EUtpOU (bTEA9wv TTpOall~(no AywV TTtEP f.Lou, EL ou 6v(na, tOUtO TTapEA9E1,v EUV f.L~ auto TTlW, yEv1l9~tW tO 9Allf.L aou

De nuevo, alejndose por segunda vez, rez diciendo: "Padre mo, si no es posible que esta [copa] pase sin que la beba, hgase tu voluntad"

1. Cuestiones introductorias
Nos encontramos con la ltima recurrencia del trmino 8AlllllX en el evangelio de Mateo. Hemos llegado al punto culminante. Desde la anterior aparicin del trmino, en Mt 21,28-32, los acontecimientos se precipitan. Una parte narrativa que llega hasta 22,46 est repleta de discusiones: discusin entre Jess y los discpulos de los fariseos y los herodianos acerca del tributo al Csar (22,15-22), discusin entre Jess y los saduceos acerca de la resurreccin de los muertos (22,23-33), discusin entre Jess y los fariseos acerca del mandamiento principal y de la filiacin mesinica (22,34-46). Despus de estos textos, comienza una larga seccin discursiva, en la que sobresalen el severo alegaro de Jess contra los escribas y fariseos (23,1-39) yel ltimo gran discurso de Jess en el evangelio de Mateo, el Discurso Escatolgico (24,1-25,46). Y, ya en 26,1, comienza la ltima seccin narrativa del evangelio, el relato de la Pasin, Muerte y Resurreccin de Jess. Nuestro texto est inserto en esta seccin, en la que se desencadenan los acontecimientos de una manera realmente frentica. La escena tiene por espacio general el llamado Monte de los Olivos (26,30: KlXL IlV~OlXV"CEC; E~flA8ov Ele; oPOs ,WV EAlXLWV) y, ms en concreto, el lugar de Getseman (26,36: T,E EPXEClXL IlEC' lXU,WV 'Ill0oDs Ele; XUlplOV AEYIlEVOV fE8011lllXVl>>). Es una escena situada en un espacio abierto, que contrasta con los espacios cerrados anterior y posterior. El espacio anterior es una casa (cf. 26,18), en la que Jess y sus discpulos

,o

246

Jos ANTONIO

BADIOLA SAENZ DE UGARTE

van a celebrar la cena pascual, momento aprovechado por Jess para instaurar la institucin de la Eucarista. El espacio posterior es el palacio del Sumo Sacerdote (cf. 26,58), donde se proceder al juicio de Jess. La escena se desarrolla a modo de un trptico, cuyo centro es la percopa de la que forma parte nuestro texto, conocida por la agona de jess (26,36-46). La percopa est precedida por la que relata la previsin del escndalo de los discpulos y las negaciones de Pedro (26,30-35) y est seguida por la que cuenta el prendimiento de Jess (26,47-56). Al final de este trptico, en 26,56, leemos una de las frases ms escalofriantes de todo el evangelio: TTE 01 fla8T]T!X1. 1HXVTEl~ a<jJvTEl~ aUTov E<jJUYOV; la situacin deja a Jess en soledad para enfrentarse a las autoridades religiosas y polticas y a su condena. El desencuentro de Jess con las autoridades, largamente preparado en el evangelio, se tie finalmente de la sangre de Jess l . La caracterstica estilstica principal de esta ltima recurrencia de 8aT]fla es que aparece de forma idntica a la primera:
~
~

6,10: YEvT]8~TW TO 8a T]fl oOU 26,42:


yEvT]8~TW TO 8aT]fl oou.

Se crea as una impactante inclusin que permite entender el cuerpo del evangelio como una continua explicitacin de la voluntad de Dios Padre. Los dos textos comparten tambin un mismo ambiente de oracin; de hecho, las palabras en ambos casos son oracin:
~ 6,9: OTWs OUV TIpOOEXE08E UflEls ~

26,42: TIALV EK OEUTpOU aTIEA8wv

TIpOOT]~aTO AyWV.

El juego de tiempos verbales (<<TIpoOExw8E - (<1TpOoT]~aTO) hace del segundo texto una especie de realizacin histrica del primero en el ejemplo de Jess.

1 De largo, es el evangelio de Mateo el que ms cita el trmino Cl'lflCl referido a la sangre de Jess (Mt 26,28; 27,4.6.8.24.25, mientras slo Me 14,24 y Le 22,20.44).

CAP.

VI:

MT 26,{2

247

De igual manera, en ambos casos es Dios Padre el destinatario de las sendas oraciones:
--+ --+

6,9: IITEp ~..twv O EV TO'it;; oupavo'it;; 26,42: TTTEP ..tou.

El hecho de que aqu aparezca, en labios de Jess, TTTEP ..tou sin la especificacin o EV TO'it;; oupavo'it;;, como ocurra en 7,21 y 12,50, puede deberse a que ahora no estn los discpulos junto a Jess: la soledad de Jess est tan intensificada a nivel textual que es realmente llamativa. Finalmente, es tambin muy llamativa la presencia del trmino TTElpao..tt;;, tanto en 6,13 como en 26,41.

1.1. Delimitacin de la percopa


El versculo que presenta nuestra expresin forma parte de una percopa cuya delimitacin se puede realizar sin demasiada dificultad. La indicacin espacial E~fiA8ov ELt;; TO OPOt;; TWV EAalwv (Mt 26,30) es modificada en 26,36: TTE EPXETal ..tET' aUTwv o 'I1100Ut;; Elt;; XWplOV AEy..tEVOV rE8011..tavl>>, un cambio de lugar que marca la transicin a la nueva percopa. Hasta este momento, el tema dominante era el escndalo de los discpulos y la referencia a las negaciones de Pedro, rechazadas como posibilidad no slo por el propio Pedro, sino tambin por todos los discpulos. Pero, en esta escena de Getseman, los discpulos son instados por Jess a quedarse sentados mientras l se va a rezar (26,36). A partir de ese momento, Jess sigue en escena slo con Pedro y los hijos de Zebedeo (26,37-38). Todava habr un tercer movimiento que deja en total soledad a Jess (26,39). La oracin 2 de Jess y la llamada a la vigilia y oracin de los discpulos sern ya los temas dominantes de la percopa.

2 El uso estratgico del verbo TTpOOEXOIlIXL en el evangelio nos indica que, de las 15 veces que aparece, los captulos donde ms presencia tiene son, precisamente, el captulo 6 (6 veces: vv. 5.5.6.6.7.9) yel captulo 26 (5 veces: vv. 36.39.41.42.44), captulos donde aparece por primera y ltima vez el trmino eATJIlIX.

248

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Las diferentes conversaciones de Jess con los discpulos se ven truncadas cuando aparece en escena Judas, acompaado por un grupo de gente armada, para consumar su traicin y entregarle (26,47: Todava estaba hablando, cuando lleg Judas, uno de los Doce, acompaado de un grupo numeroso con espadas y palos, de parte de los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo). Aparecen nuevos personajes3 y la escena toma un nuevo giro, de modo que la percopa queda enmarcada perfectamente en 26,36-46 4 Este marco textual est reforzado por la inclusin 1: d I T' , I\.EyEL, " rorma a por a secuencIa: O'tE " EPXE'tUL. .. KUL que aparece en los vv. 36 y 45. Pero la tcnica mateana consiste en insertar armnicamente los textos y en esta ocasin tambin. Hay algunos trminos que aparecan antes de nuestra percopa y lo hacen en ella. As, AUTIW (26,22 y 26,37), TIO't~pLOV (26,27 y 26,39), &.aElEv~c; (25,43.44 y 26,41) Y EyELpW (26,32 y 26,46). Otros vocablos sirven de verdadero hilo conductor y, viniendo de atrs, estn en nuestro texto y tambin en textos sucesivos. Son vocablos especialmente relevantes en el primer evangelio, como

3 Los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo eran los interlocutores de Jess en la percopa en que apareca la anterior recurrencia de 9AT].L!X (21,28-32). Despus de la parbola de los viadores homicidas, los sumos sacerdotes y los fariseos trataban de detener a Jess, pero de momento no lo hacen por miedo a la gente (cf. 21,45-46). Sin embargo siguen maquinando la muerte de Jess y, as, en 26,3-4 se nos dice: Entonces los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo se reunieron en el palacio del Sumo Sacerdote, llamado Caifs; y se pusieron de acuerdo para prender a Jess con engao y darle muerte. Despus se producir el encuentro entre los sumos sacerdotes y Judas para apalabrar la entrega de Jess (cf. 26,14-16). Llega, pues, el momento de llevar a cabo sus planes. 4 Apenas hay excepciones a esta delimitacin: D.J. Harrington propone Mt 26,36-56 y lo titula genricamente The Arrest ofJesus (cf. HARRINGTON, The Gos-

pel,372).

CAP. VI: MT 26>42


f!a8Y]T~c;5

249

(26,1.8.17.18.19.26.35; 26,36.40.45 Y 26,56); IITpoc;6 (26,33.35; 26,37.40 Y 26,58.69); uLc; w av8pwTIou (26,2.24.24; 26,45 Y 26,64); TIapa6L6wf!L7 (26,2.15.16.21.23.24.25; 26,45.46 Y 26,48; 27,2.3.4.18.26); TILVW (26,27.29.29; 26,42 Y 27,34.34). Finalmente, algunos trminos presentes en la percopa aparecen con posterioridad. As, e&vawc; (26,38 y 26,66) Y wpa (26,40.45 y 26,55). Desde la perspectiva de los lectores/oyentes del evangelio estamos, una vez ms, ante una verdadera leccin de discipulado en la que comienza a fraguar lo que hasta ahora haban sido simples anuncios de la Pasin, Muerte y Resurreccin de Jess (16,21; 17,22-23; 20,17-19). En este sentido, las tres grandes oposiciones que se dan en el relat0 8 , referidas a los discpulos y a Jess, son la cruz y la cara de dicha leccin: cmo no se debe actuar (cifrado en el comportamiento de los discpulos) y cmo se debe actuar (cifrado en el comportamiento de Jess). Hay que sealar, adems, que es la ltima vez que aparece Jess con los discpulos antes de la Resurreccin.

5 Otro dato estadstico enormemente revelador: el captulo 26 es, con mucho, el que ms recoge la presencia explcita de los discpulos: hasta en 11 ocasiones aparecen los discpulos en el captulo que abre la pasin de Jess. A estas alturas, no nos parece una casualidad. Llegado el momento decisivo, se dirime con la presencia masiva de! trmino su autntico y verdadero seguimiento. Todo el captulo se presenta, pues, como una verdadera leccin de autntico y contrastado discipulado.
6 Ocurre lo mismo que sealamos en la nota anterior: de las 23 recurrencias de Pedro en Mt, 8 estn en este captulo, doblando al siguiente captulo (4 recurrencias en e! captulo 16). Tambin la figura de Pedro tiene que aprender en este captulo.

7 Tambin el captulo 26 es e! que ms recurrencias acoge de este trmino: 10 veces de un total de 31 (el siguiente captulo con ms recurrencias es e! 27, con 5 recurrencias) .
8 Two of these oppose what the disciples should do, watching and praying (26:38,41), to what they actually do, sleeping (26:40, 43, 45). lhe third opposition is expressed in Jesus' words: "not as 1 will, but as thou wilt" (26:39b)) (PATTE, Ihe

Cospel,368).

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1.2. Crtica textual


Respecto a la crtica textual, el texto (26,42) est consistentemente atestiguado, con pequeas variaciones que no afectan al sentido del mismo: algunos manuscritos (entre ellos el cdice B) omiten el nexo narrativo 'Aywv, y otros (entre ellos p37) hacen lo propio con flOU; por el contrario, algunos manuscritos (entre ellos 8), a modo de una explicitacin, aaden a 1"OUW el sustantivo 1"0 TT01"~pLOV (como ocurre en Lc) y otros (entre ellos A) ponen UTT' EflOU (tambin presente en el relato lucano) tras el verbo TTapE'A8Elv. Por lo dems, los cambios que afectan a la percopa no son abundantes ni tampoco significativos 9

1.3. Comparacin sinptica


El episodio est narrado en los tres evangelios sinpticos: Mt 26,3646; Mc 14,32-42 y Lc 22,40-46. La comparacin sinptica nos revela el perfil caracterstico de cada evangelista a la hora de presentar el episodio de GetsemanIO. De modo que las diferencias entre los tres relatos son considerables l l . Destacamos las ms importantes. Mateo y Marcos (no as Lucas) sitan la accin en una propiedad llamada Getseman (Mt 26,36; Mc 14,32). Por otra parte, el grupo de los discpulos est presente en todos los relatos, pero es Mateo el que los cita en ms ocasiones (Mt 26,36.40.45, frente a Mc 14,32 y Lc 22,45), pues son los ca-protagonistas destacados, junto con Jess, de la percopa. Y no slo el grupo en cuanto tal, sino tambin Pedro (Mt 26,37.40) y los dos hijos de Zebedeo (Mt 26,37;

9 B.M. Metzger slo recoge en su comentario textual la variante de 26,39, una adicin de Lc 22,43-44, que presentan manuscritos secundarios: cf. METZGER, Textual, 54.
10 Las diversas posibilidades de relacin entre los relatos de Mt y Mc (la mayor, menor o nula dependencia de Mt respecto de Mc) estn bien estudiadas en la tesis deJ.W Holleran: cf. HOLLERAN, Gethsemane, 146-169. 11 Una exhaustiva comparacin entre Mt y Mc la encontramos en: FEUILLET, Gethsmani, 124-141; GNILKA, Matthausevangelium 11, 409-410.

CAP. VI: MT 26,42

251

mientras que en Mc 14,33 se dicen los nombres Santiago y Juan; en Lc, en cambio, no aparecen). De hecho, el contraste entre los discpulos y Jess es un tema muy significativo del relato, del que sale muy reforzado el carcter benvolo de Jess y su empeo en ensear a sus discpulos a pesar de su torpe comportamiento. La recomendacin que Jess hace de velar y rezar (Mt 26,41; Mc 14,38) se reduce en Lc 22,40.46 a rezar. En Mt, Jess se dirige a Dios como TITEP flOU (Mt 26,39), que acerca el texto al Padrenuestro y lo diferencia de los dems sinpticos; en Mc Jess dice appa TIaT~p (Mc 14,36) yen Lc, simplemente TITEp (Lc 22,42; cf. 11,2). En Mt, Jess 12 reza en tres momentos (Mt 26,39.42.44). Las palabras que presentan el trmino voluntad forman parte de la segunda oracin (26,42). En cambio, en Mc Jess reza en dos ocasiones (Mc 14,36.39) aunque parece sobreentendida una tercera ocasin (cf. 14,41). Pero los trminos de la segunda oracin reflejada en Mt no estn presentes en Mc, en donde simplemente se dice que Jess or diciendo las mismas palabras (Mc 14,39). El relato de Lucas mantiene un tono ms continuo en la oracin de Jess (verbo en imperfecto y presencia del sustantivo la oracin en singular) y presenta slo una vez sus palabras: Padre, si quieres, aparta de m esta copa; pero no se haga mi voluntad sino la tuya (Lc 22,42); la diferencia ms cualitativa entre ambas versiones estriba en la posicin del Padre ante el destino de Jess: ms diluida en Mt (<<EL ou <SvaTaL), ms directa en Lc (<<El POAEL). Algunos detalles narrativos son exclusivos de cada evangelista: la mencin de appa y el pequeo dilogo de Jess con Pedro en Mc (Mc 14,36.37), la ampliacin de la oracin de Jess en Mt (Mt 26,39.42.44), la aparicin del ngel y el sudor de sangre (Lc 22,43.44), as como la inclusin formada con la doble mencin de la tentacin (Lc 22,40.46) en Le.
12 En la redaccin de Mt destaca en primer plano la figura de Jess y su actitud de Hijo (GOM CrvIT, Evangelio JI, 625). De hecho, la preeminencia de Jess aparece desde el principio: mientras en Mc y Lc no se nombra a Jess al comienzo de las respectivas percopas, Mt nombra a Jess explcitamente: TtE EPXEtUL flEt' UUtWV 'ITlaoi; (Mt 26,36).

252

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1.4. Estructura de la percopa


La estructura 13 es paralela a la de Mc, pero mejor ordenada, simtrica, casi rtmica. A una (doble) introduccin (36 + 37-38) sigue la triple (= insistente) oracin y triple visita a los discpulos (39-41.42-43.44-46); la ltima introduce (45b-46) la unidad siguiente14. Esta estructura puede ser desdoblada entre los tres momentos de oracin de Jess y los tres encuentros con los discpulos 15 . El texto gira en torno a diversos elementos, entre los que sobresale la presencia del verbo TTPOOEXOf.1CW>, que aparece 5 veces (vv. 36.39.41.42.44), la oposicin entre YPllyop)>> (vv. 38.40.41) y Ka8Eb)>> (vv. 40.43.45) y los movimientos de Jess, sujeto de los verbos aTTpXOf.1aL (vv. 36.42.44) y EPXOf.1aL (vv. 36.40.45). Es curiosa la acumulacin al final del relato del adverbio TTALV (vv. 42.43.44.44), que confiere al texto una gran insistencia, sobre todo en la oracin de Jess, pero tambin en la torpe respuesta de los discpulos; un contraste realzado con la presencia de tres formulaciones con f.1ET (v. 36: EPXETaL f.1ET' aUTC0v 'IllooDc;;; v. 38: YPllYOPELTE f.1ET' Ef.1oD; v. 40: OUK loxoaTE f.1laV wpav YPllyopf)oaL f.1ET' Ef.1oD;), las dos ltimas, recomendaciones no atendidas por los discpulos pese al requerimiento de Jess. Tambin es digno de destacarse el juego temporal presente histrico - aoristo que encontramos en el texto. De modo que sta es la estructura de la percopa:

13 Atendiendo a las diversas seales, hay varios modos de estructurar la percopa. As, el adverbio ,,E (vv. 36.38.44) puede servir como elemento estructurante (cf. GNILKA, Matthdusevangelium 11,409); o los tres momentos de oracin de Jess y los correspondientes de sueo de los discpulos (cf. HAGNER, Matthew 11,781). 14

GOM CIVIT, Evangelio 11, 626.

15 As, por ejemplo, lo hacen WD. Davies y D.C. Allison, que sealan, adems, los numerosos paralelismos que se dan en las dos tradas: cf. DAVIES - ALLISON, Matthew 111, 490. La formulacin tan simtrica y semejante tambin es destacada por U. Luz: cf. Luz, Matthdus IV; 131.

CAP.

VI:

MT 26,42

253

PRESENTACIN DE LA ESCENA Y ESTADO DE JESS (vv. 36-38)


TTE EPXE"!:aL .tET' alm.0V 'ITjOOU~ EL; XWp[OV Aq.tEVOV fE80Tj.tIXVL Ka!. AyEL TOLe [.la8nmk Ka8[oaTE auTOu EWe [O] (X1rEilfiwv EKEl 'ITpOOE~W.taL Ka!. 'ITapaAapwv TOV IITpov Ka!. TOU~ bo u.ou~ ZEpEba[ou
~p~aTO AU'ITEL08aL Ka!. abTj.tOVELV.

TTE AyEL aUTo'k


'ITEp[AU'IT~ EOTLV ~ *UX~ .tOU EW~ 8avcrTOU'

.tE [vaTE WbE Ka!. YPTlYOpELT:E .tET' E.tOU.

A) 1" ORACIN DE JESS Y SUEO DE LOS DISCPULOS (vv. 39-41)


Ka!. 'ITpo8wv .tLKpOV E'ITEOEV E'IT!. 'ITpOW'ITOV auTOu 'ITpOOEUX.tEVO~ Ka!. AyWV' 'ITcrTEp .tou, El buvaTv EOTLV, 'ITlXp8crTW
'ITA~V oux we EyW 8Aw

a'IT'

E.tOU TO 'ITOT~pLOV TOUTO'

aH' w~ O.

Ka!. EPXETaL 'ITpO~ Toue ~a8nTae Ka!. Ep[OKEL aUTOUe KafiE(5ovrm;, Ka L AyEL TQ IITP4l' OTWe OUK loxoaTE .t[av wpav YPTlyopijoa .tE"!:' E.tOU;

YPTlYOpELT:E KaL 'ITpOOEXE08E, '[va .t~ EloA8TjTE Ele 'ITELpao.tv


TO .tEv 'ITVEu.ta 'ITp8u.tov ~ bE oap~ ao8EV~e.

B) 2" ORACIN DE JESS Y SUEO DE LOS DISCPULOS (vv. 42-43)


mfALV EK bEUTpOU ebrdfiwv 'ITpOOTj~aTO AyWV' 'ITcrTEp .tou, El ou bvaTaL TOUTO 'ITapEA8ELV
yEVTj8~TW TO 8ATjllcr OOU.

Eav

.t~ aUTO 'IT[W,

Ka!. H8wv 'ITcrALV EUpEV IXUTOUe KafiE(5oVT:m;,


~oav yap aun.0v oL 6cjJ8aA.to!. pEpapTj.tvoL.

254

Jos ANTONIO

BADIOLA SAENZ DE UGARTE

C) 3" ORACIN DE JESS Y PALABRAS A LOS DISCPULOS (vv. 44-46)


KlxL acpE k CiUTOU~
mX;\.LV

a1TfIlewv

"TTpOaT]~CiTO

EX Tpl TOU

TOV CiUTOV AyOV El "TTWV 1TIXALV.

TTE EPXETCiL "TTpO~ TOUC flCi8nTCtC KCiL AyEL CiUTO"i~


Ka(JEE-rE

[TO) AOL"TTOV KCiL aVCi"TTCiE08E

Uiou ~yyLKEV ~ WpCi KCiL O uLo~ TOU av8pli"TTou "TTCipCiMlioTCiL El~ XE"ipCi~ Cq.l.CiprwA13V. EyElpE08E aywflEv lliou ~yyLKEV

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flE.

En fin, esta ltima recurrencia de eA'rll.Ho> se sita en una percopa muy interesante: la agona del huerto es, quiz, el misterio de la vida de Jess que ms turba y desorienta. Esta imagen de un Dios temblando empavorecido, tratando de huir de la muerte, mendigando ayuda, es algo que ni la imaginacin ms calenturienta hubiera podido soar16. Por eso, estamos ante un episodio realmente problemtico, hasta el punto de significar una crux interpretum en la historia de la exgesis y de la teologa 17.

2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa


Como en las dems percopas donde se encuentra, la cuestin medular de la escena estriba en que se cumpla la voluntad de Dios Padre, que aparece en las tres oraciones de Jess, pero que est explcitamente expresada en la oracin central con el trmino eAT]..tlX. De modo que

16 GONZLEZ REcoRrco, Agona, 378. U. Luz comienza su comentario a esta percopa reflejando la dificultad para aceptar este episodio (posturas de Celso y Juliano) debido a su intrnseca problematicidad (cf. Luz, Matthaus IV, 133).
17 Este pasaje evanglico supuso serias dificultades para muchos autores medievales, dadas las caractersticas de Jess en este relato, que chocan con sus cualidades como Verbo Encarnado. De hecho, la domesticacin del texto comienza en los propios evangelios de Lucas y Juan (cf. MADIGAN, Interpretations, 157-173).

CAP. VI: MT 26,42

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en esa clave hay que interpretar los contenidos de la percopa. sta abre la narracin de la Pasin de Jess y destacan en ella bsicamente tres elementos: el proceso interior experimentado por Jess en la escena, que le hace pasar de la angustia a la determinacin; la oracin que dirige a Dios Padre, que en Mt se presenta en tres momentos diferentes; y el comportamiento de los discpulos en un momento tan decisivo. Estos tres elementos aparecen en las distintas fases del relato y sern analizados siguiendo el hilo de la propia narracin.

2.1. Presentacin de la escena y estado de Jess (Mt 26,36-38)

2.1.1. El proceso interior inicial de Jess


Jess, aunque aparece en escena acompaado por los discpulos, es el personaje central de la percopa 18 Sus primeras palabras no parecen evidenciar una situacin personal agnica: Ka8loccrE aln;ou EWC; [oti] aTId8.lv EKEl TIPOOEWflal (Mt 26,36). Sin embargo, cuando toma a tres de sus discpulos, comienza a sentir tristeza y angustia. Lo dice el narrador (v. 37) y lo corrobora el propio Jess: TIEpl).,UTIC; EOTLV ~ *UX~ flOU EWC; 8av'Wu (v. 38). Es una reaccin sorprendente, por cuanto nada en el contexto haca sospechar dicha situacin. Desde el comienzo de la seccin narrativa de la pasin (26,1) s haban aparecido sentimientos, pero de los discpulos: se indignaron cuando una mujer derrama sobre Jess un perfume muy caro (cf. 26,8), se entristecieron mucho cuando Jess les anuncia la traicin de uno de ellos (cf. 26,22), se escandalizarn en la misma noche del relato de Getseman, segn se lo anuncia Jess (cf. 26,31). Yaparecen decididos a morir con jess antes que negarlo (cf. 26,35). Pero no se dice nada de los sentimientos de Jess. Es ms, Jess parece controlar la situacin en todas sus intervenciones anteriores, particularmente en 26,31-32, momento en que hace referencia tanto a su Pasin como a su Resurreccin: Todos vosotros vais a escandalizaros de m esta noche,
Matthdusevangelium

18

Der Text ist als Christus-Perikope gestaltet

(GNILKA,

JJ, 409). La importancia de Jess en esta percopa es resaltada tambin por otros autores: cf. GALIZZI, Gesit, 93; Luz, Matthdus Jv, 134.

256

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porque est escrito: Herir al pastor y se dispersarn las ovejas del rebao. Mas despus de mi resurreccin, ir delante de vosotros a Galilea. y en ninguno de los tres anuncios que Jess hace de su Pasin, Muerte y Resurreccin (16,21; 17,22-23; 20,17-19) hay indicio textual alguno como para suponer que asuma su destino con dificultad. De modo que esta novedosa situacin de Jess, entristecido y angustiado, no tiene paralelo alguno en el evangelio. No es de extraar, ya hemos hecho referencia a ello, que esta situacin interna de Jess provocara desconcierto en algunos momentos histricos yen algunos autores: Jess ahora no es un hroe todopoderoso, ni un mrtir alegre, sino un simple ser humano horrorizado ante un destino indeseable l9 . Mateo describe la situacin interior de Jess en estos trminos: ~p~aTo AUTTEla8aL Kal. aOllf.10VElV (v. 37). El primero de estos verbos (<<~p~aTo) evoca las dos famosas cesuras temporales de Mt 4,17 y 16,21 (<<aTTO TTE ~p~aTo 'IllaoUC; ... ), que sirven para rastrear la estructura narrativa de Mt. Son dos momentos importantes en la misin de Jess: el verbo seala el comienzo de su proclamacin del Reino y de la manifestacin de su decisin de subir a Jerusaln. De ah que pueda considerarse un verbo muy significativ0 20 Sin embargo, el uso de dicho verbo en el evangelio no ofrece razones para concederle demasiada importancia. Las diversas recurrencias del verbo no tienen siempre por sujeto a Jess (5 veces sobre 13), estn en muy diferentes contextos y, en general, sealan acciones puntuales o breves, hasta el punto de tener un uso casi pleons-

19 Der in seine Leiden gehende Jesus wird nicht als Held gezeichnet. Ein falscher Heroismus liegt der Passionsgeschichte fem. Auch fehlt das Bild des freudigen Martyrers, wie es in der jdischen Literatur dargeboten werden kann. Jesus erweist sich in seinem Leiden als Mensch (GNILKA, Matthliusevangelium JJ, 411).
20 Rispetto a cio che precede, "incominciare" dice novidl: inizia qualcosa di nuovo. Rispetto a cio che segue, dice continuira: inizia qualcosa che avra un seguito. Il verbo ha, pero, nel suo sottofondo anche una terza idea, quella di "precedere", "incominciare per primo", come una guida che traccia la strada, o un maestro. Quest'ultima idea e forse la piu significativa: include il germe della sequela (MAGGIONI, Racconti, 37).

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tic0 21 En este caso, y dada la variacin producida en el estado de nimo de Jess a lo largo del relato, nos inclinamos por pensar que el verbo no tiene mayor importancia en su significado. Dos verbos definen el estado de Jess: AUTIEL08aL y abrll..lOVELv. El primero, AUTIEL08aL, significa entristecersf22 y es la nica vez que el verbo tiene por sujeto a Jess. En las otras 5 recurrencias del verbo en el evangelio, son Herodes (14,9), los discpulos (17,23; 16,22), los compaeros annimos del siervo sin entraas de la parbola (18,31) y el joven rico (19,22) quienes se entristecen. La diversa catadura moral de estos personajes (es imposible asimilar a Herodes con los discpulos, por ejemplo) quiz simplemente sea una indicacin de que Jess, al entristecerse, se est comportando como un hombre cualquiera, sin ms connotaciones morales. Pero en los contextos en los que el verbo est presente siempre aparece un elocuente matiz: los personajes se ven impelidos a algo que no quieren o no pueden aceptar, que tambin sera el caso de Jess en este episodio de Getseman. Jess se entiistece porque no quiere aceptar el oscuro futuro que se cierne sobre l. Por su parte, abllf.10VElV significa angustiarsf2 3 y slo aparece una vez en Mt, otra en el texto paralelo de Mc 14,33 y finalmente en Flp 2,26. En esta carta paulina, Epafrodito se encuentra angustiado al saber que los filipenses conocan su enfermedad, de ah que Pablo se lo enve. Tiene la connotacin de estar separado de los dems, una situacin sus-

21 Many times in NT Greek "come to, begin" (erchesthai) is virtually a pleonastic auxiliary to an infinitive and need not be translated (BROWN, Death J, 153). 22 Con diversos matices, encontramos esta traduccin en los diversos autores: Rattristarsi, esperimentare tristezza (SEGALLA, Figlio, 265); avoir afRiction ou tristesse (BONNARD, vangile, 383); esser triste (SABOURIN, Matteo JJ, 1001); Ausdruck starker menschlicher Erregung (GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 411); be sad (HARRINGTON, The Cospel, 373); be sorrowfuh) (BROWN, Death J, 153; HAGNER, Matthew JJ, 782); estar triste (GONZLEZ REGORIGo, Agona, 419).

23 Otra vez aparecen diversos matices en las traducciones: Essere inquieto, essere angustiato (SEGALLA, Figlio, 265); avoir angoisse (BONNARD, vangile, 383); be distressed (HARRINGTON, The Cospel, 373); to be troubled (BROWN, Death J, 153); be anxious (HAGNER, Matthew JJ, 782).

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ceptible de producir angustia. Jess se encuentra triste y angustiado. Lo van a confirmar sus propias palabras en Mt 26,38: TTEPlAUTTC; EOTlV ~ tjJUX~ flOU EWC; 8aveXwu. IIEplAuTToC; expresa, por la presencia de la preposicin TTEPl24, que dicha tristeza es superlativa25 No aparece ms en todo el evangelio de Mateo, aunque es utilizado tambin por Marcos (Mc 6,26; 14,34) Y Lucas (Lc 18,23. [24]). En el caso de Marcos, los que aparecen as caracterizados son el rey Herodes, cuando la hija de Herodas le pide la cabeza de Juan Bautista (Mc 6,26), yel propio Jess en la misma escena de Getseman (14,34). Lucas, en cambio, reserva el adjetivo para uno de los principales que se dirige a Jess para que le diga qu tiene que hacer para tener en herencia la vida eterna; cuando Jess le pone las condiciones (<<vende todo cuanto tienes y reprtelo entre los pobres, y tendrs un tesoro en los cielos; luego, ven y sgueme), entonces se puso muy triste (Lc 18,23). Se mantiene el mismo sentido subyacente: es una reaccin provocada por una situacin indeseada. Por su parte, el trmino tjJUX~, que se suele traducir inexactamente por alma, hay que entenderlo aqu en el sentido de persona en su conjunto, el y026. La expresin EWC; 8aveXwu, de sabor bblic0 27 , tiene numerosas posibilidades de interpretacin. Puede tener: a) un sentido cualitativo, de grado: la afliccin es proporcionada al sentimiento producido por la muerte inminente; b) un sentido consecutivo: la afliccin lo acerca a la misma muerte; c) un sentido final: la afliccin origina un deseo de morir; d) un sentido temporal: la afliccin durar hasta la muerte28 Parece que hay que privilegiar el sentido cualitativo, que por lo dems apenas se

24
25

Cf.

RUSCONI,

Vocabo/ario, 270.

U. Luz traduce sumamente triste: beraus traurig (Luz, Matthdus IV, 135).
Cf.
BROWN,

26
27

Death I, 154;

HAGNER,

Matthew JI, 782.

Cf. Sal 42,6 LXX y Jan 4,9.


BROWN,

28 Todas estas posibilidades de interpretacin las encontramos en: I, 155-156 y Luz, Matthdus IV, 135.

Death

CAP. VI: MT 26,42

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distingue del consecutiv0 29 Sin embargo, en Mt el uso preposicional de EW( tiene un muy destacado sentido temporapo, adems de espacial3l y modap2. En todo caso, la expresin enfatiza la grave situacin personal de Jess, cuyo sufrimiento le hace pregustar lo que llegar ms adelante, la muerte.

2.1.2. La voluntad de orar de Jess


En este primer momento, an no se nos dice nada acerca de la oracin de Jess, salvo su voluntad de rezar: KIl:8[oll:1"E Il:t'HOU EWC; [ou] aTIEA8wv E'KEl TIPOOEWf.Lll:l (Mt 26,36). Como veremos ms adelante, es muy sintomtica la diferenciacin espacial que pide Jess antes de comenzar a rezar (<<Il:UTOU vs. EKE"i).

2.1.3. La posicin de los discpulos


No cabe duda de que estamos ante un relato, no slo de marcado carcter cristolgico, sino tambin de profundo sabor eclesiolgic0 33 y, por tanto, parentic034 Del relato se extraen importantes lecciones para el discipulado, una constante en el evangelio de Mateo y, mucho ms, en las escenas en que aparece 1"0 8Allf.L1l: TOU TIIl:1"pC;, como hemos ido viendo

29

Cf. SEGALLA, Figlio, 265; BROWN, Death J, 156; Luz, Matthaus Jv, 135.

30 Cf. Mt 1,17.17.17; 2,15; 5,25; 11,12.13; 13,30; 17,17.17; 23,35; 24,21; 26,29; 27,8.45.64; 28,20.
31

Cf. Mt 11,23.23; 24,27.31; 26,58; 27,51. Cf. Mt 18,21.22.22; 20,8; 22,26.

32

33 El relato de la agona en Mateo est de acuerdo con la orientacin general de su evangelio, es decir, viene marcado por su carcter eclesial ("conmigo"> (GONZLEZ REGORIGO, Agona, 447). J. Gnilka proclama con solemnidad que redencin y seguimiento pueden ser presentadas como tesis fundamentales de la percopa (cf. GNILKA, Matthausevangelium JI, 414).
34 La parnesis o exhortacin se cifra en la anttesis velar-dormir, en los repetidos imperativos a vigilar y en los tres momentos en que Jess se encuentra con sus discpulos (cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 409); y tambin en el ~Et' E~oi de los vv. 38 y 40 (cf. SABOURIN, Matteo JI, 1001).

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a lo largo de la presente tesis. En este caso, los discpulos aparecen estratgicamente situados al comienzo, en medio y al final de la percopa (Mt 26,36.40.45). Adems, estn tambin Pedro (vv. 37.40) y los dos hijos de Zebedeo (v. 37), con quienes Jess se aparta del resto de discpulos.
a) Getseman y la Transfiguracin

En todo caso, la realzada presencia de Pedro, Santiago y Juan nos recuerda la presencia de estos mismos discpulos en el episodio de la Transfiguracin (17,1-8). El relato de la Transfiguracin est situado entre los dos primeros anuncios de la Pasin, Muerte y Resurreccin de Jess (16,21-23 y 17,22-23) Y adelanta a ese sombro momento el destino glorioso de Jess, que aparece con reflejos de Resurreccin: su rostro se volvi brillante como el sol y sus vestidos se volvieron blancos como la luz (17,2). Adems, las palabras pronunciadas por Dios Padre desde la voz de la nube confieren una autoridad extraordinaria a ese Jess que acaba de anunciar un destino marcado por el sufrimiento: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle (17,5). En esta epifnica escena los tres discpulos pueden contemplar, pues, a Jess, lleno de autoridad, lleno de intimidad con Dios Padre y lleno de vida eterna. Es el momento prolptico del ya s. Como contraste, en Getseman los mismos discpulos estn al lado de Jess en el momento de su agona sufriente, en el momento del todava no 35 . Pero el contraste de los episodios nos deja una leccin de discipulado. Nada ms anunciar por vez primera su destino, justo antes de la Transfiguracin, Jess ensea a sus discpulos las condiciones para seguirle: Si alguno quiere venir en pos de m, niguese a s mismo, tome su cruz y sgame. Porque quien quiera salvar su vida, la perder, pero quien pierda su vida por m, la encontrar (16,24-25). El momento de la proclama llega en Getseman a su realizacin. Los mismos protagonistas
35 El contraste entre las dos escenas, de las que son testigos los tres discpulos, viene a concluir el estudio que WD. Davies y D.C. Allison hacen de los paralelismos entre ambos episodios (cf. DAVIES - ALUSON, Matthew JIf, 495-496). Algo que, bsicamente, ya haba dicho ].P. Meier: "As the inner three disciples were allowed ro see his glory at the transfiguration, so now they are invited ro witness and share his suffering (MEIER, Matthew, 323).

261

han presentado sus credenciales. Pedro acaba de prometer especial fidelidad: Aunque todos se escandalicen de ti, yo nunca me escandalizar (26,33); y, junto a todos los otros discpulos (por tanto, tambin Santiago y Juan): Aunque tenga que morir contigo, yo no te negar (26,35); adems, los dos hermanos Santiago y Juan ya se haban ofrecido a beber la misma copa de Jess (cf. 20,22-23). Llega, pues, el momento de pasar de las palabras a los hechos (cf. 21,28-32), el momento de la verdad, el momento de demostrar el seguimiento y la fidelidad a Jess. El paralelismo en contraste, no casual, entre la Transfiguracin y Getseman permite extraer una gran leccin de discipulado.

b) La orden de jess
Jess ordena a Pedro, Santiago y Juan velar (<<YPllyopW) con l (26,38), la misma orden que aparecer despus dirigida a Pedro y, a su travs, a los discpulos (26,41). Se aprecia una cierta progresin: en efecto, la primera orden es YPllYOPElTE f-lET' Ef-lOU y la segunda es YPllYOPELTE Kal TIPOOEXE08E, seguida por una frase final, '(va f-l~ ELoA811TE ELc; TIE Lpaof-lv, y una explicativa, TO f-lEV TIVEuf-la TIp8wov ~ oE oap
&08EV~C;.

1.- La necesidad de velar de forma continuada o durativa est expresada por la forma verbal (en ambos casos imperativo presente: YPllYOPElTE). Las razones para dicha vigilia pueden ser muchas: a) la vigilia como una noche de guardia como parte de la vigilia pascual (cf. Ex 12,42); b) para poder ser testigos de la oracin y del sufrimiento de Jess; c) para poder proteger a Jess ante la llegada de los enemigos; d) como un gesto de amistad solidaria, para que Jess no est solo; e) como expresin de una actitud necesaria requerida por el contexto escatolgico de la muerte de Jess 36 Las diversas razones no se excluyen necesariamente entre s: la expresin f-lET' Ef-lOU, en efecto, sugiere cercana, amistad y, algo muy importante, posibilidad de ser testigos de lo que acontece. En todo caso, en la segunda orden de Jess (26,41) se nos indica la finalidad de la vigilia (<<'(va f-l~ ELoA811TE ELc; TIELpaof-lv) y una explicacinrazn de la misma (<<TO f-lEV TIVEuf-la TIp8uf-loV ~ oE oap &08EV~C;).

36

Cf. BROWN, Death 1, 156-157.

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Los discpulos, velando, pueden aprender del ejemplo de Jess que, pese a todo, se ofrece decididamente a llegar hasta el final en su misin. As, la fallida respuesta de los discpulos, al dormirse y no velar, puede espolear a los lectores/oyentes del evangelio para que acten justo al revs, siguiendo la enseanza, por ejemplo, de la conclusin parentica de la parbola de las diez vrgenes (25,13). Ahora bien, las seis presencias del verbo YPllyop)) en Mt se sitan en dos momentos bien localizados. El verbo aparece tres veces en nuestra percopa (26,38.40.41) y est presente otras tres veces en el Discurso Escatolgico (24,42.43; 25,13), relacionado con el da y la hora de la llegada del Seor, con la Parusa. La diferencia de contextos entre ambos momentos puede desaconsejar la identificacin de sentido del verb0 3? Sin embargo, el uso del verbo est tan perfectamente situado en, y delimitado por, ambos contextos que parece lgico entender que la vigilia en la escena de Getseman es entendida como una actitud necesaria ante la llegada del momento escatolgico, en el sentido de que con esta escena comienzan a desarrollarse todos los acontecimientos que desembocarn en la accin de Dios Padre en la Resurreccin 38 Porque la hora de la llegada del Seor, de la Parusa, necesita de la hora de su partida, hora que comienza con el desenlace final de Jess, la hora en que el Hijo del hombre va a ser entregado en manos de pecadores (26,45). En tal sentido, velar es algo ms profundo e importante que el simple no dormi~9, tiene una categora fundante y permanente

37 Non ci sembra percio che il YPl1yoPELV del Getsemani possa essere spiegaro con il YPl1yopElv del Discorso escatologico (GALIZZI, Cesu, 97). 38 rpl1YOpELTE, which embraces both physical and spiritual alertness - the former is the prerequisite for the latter - recalls the exhortations of 24.36-25.30 (see esp. 24.42-3; 25.13); it probably adds an eschatological element ro the passion narrative (DAVIES - ALUSON, Matthew lJI, 496).
39 1hroughout 1 contended that "watching," "tria!," and "hour" were ro be undersrood both on a hisroricallevel (what happened ro Jesus on the last night of his life in Gethsemane with real enemies approaching who would arrest him and have him crucified) and on an escharologicallevel (the great period of final struggle with evil for the establishment of God's kingdom)" (BROWN, Death 1, 195).

CAP. VI:

MT 26,{2

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de la actitud discipular 40 , es la expresin de una actitud constante de expectativa escatolgica, un modo de situarse en el mundo y de entender la vida.

2.- La primera orden de velar est acompaada en Mt, como caracterstica genuina41 , por ..tEC' E..toh (26,38), que volver a aparecer en el reproche dirigido por Jess a Pedro en 26,40: O,w<; OlJK LOXO(HE ..tlav wpav ypryopfoal ..tEC' E..tOU;42. Con esta expresin se pretende dotar a Jess de la compaa de sus discpulos, pero en realidad, y debido a la reaccin de stos, sirve para hacer ms patente y dolorosa la soledad de Jess. Sin embargo, adems de este sentido primero y evidente, ..tEC' E..tOU tiene tambin una perspectiva eclesial, que surge del contexto general del primer evangelio. En efecto, el evangelio se abre y se cierra con la poderosa inclusin de 1,23 y 28,20: el nacimiento de Jess cumple la voz proftica que augura en su persona a Dios con nosotros; y antes de su partida, en la misin universal dada a los discpulos, Jess garantiza su presencia (yo estoy con vosotros) hasta el fin de los tiempos. Una presencia tambin garantizada cuando dos o tres se renan en su nombre (cf. 18,20). El Seor de la comunidad quiere estar con ella y pide, en consecuencia, que los miembros de la misma estn con l.
Queda por ver cul ser la reaccin de los discpulos ante la situa-

40 Por eso, la orden de vigilar hay que referirla, si no en esta escena s a nivel de mxima, a todos los discpulos, porque est en juego su propia existencia como discpulos, su pertenencia a Cristo y su fe (cf. GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 412).
41 Che Mt annetta uno speciale significato al "..tET' E..toD" lo si puo arguire dall'uso delle espressioni che indicano, anche solo nel c. 26, un'unione di Gesu con i discepoli (GALIZZI, Gesu, 98). Tras recorrer dichas recurrencias, concluye que las expresiones de unin referidas a Judas y a los enemigos, o estn atenuadas o estn directamente evitadas, mientras que la unin de Jess con los discpulos est subrayada con fuerza.

42 Pese a dirigirse a Pedro, Jess habla en plural, indicando as a todos los discpulos, a la comunidad a la que est dirigida esta admonicin sobre la vigilancia (cf. SABOURIN, Matteo JJ, 1001). En todo caso, Jess se dirige a Pedro, no slo por ser el portavoz habitual de los discpulos y el primero entre ellos, sino tambin por su presuntuosa declaracin de adhesin a Jess hasta la muerte en 26,35 (cf. Luz, Matthdus Jv, 136).

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cin presentada en la narracin, una situacin angustiosa para Jess y una situacin que puede acreditar su propio estatuto de discpulos a los acompaantes de Jess.

2.2. Primera oracin de Jess y sueo de los discpulos (Mt 26,3941)


2.2.1. La situacin de Jess (Mt 26,39a)

Adems de las palabras dirigidas a tres de sus discpulos vistas con anterioridad, Jess hace un gesto que asimismo resulta revelador. Inmediatamente antes de comenzar su oracin al Padre, cae sobre su rostro 43 (Mt 26,39: ETIEOEV ETI!, TIpOWTIOV alrwlJ). El gesto, de resonancia bblica44, puede entenderse de muchas maneras: como gesto de abatimiento y de humildad4 5, de temor reverencial y abandono filia1 46 , de angustia y splica47 , de sumisin y oracin 48 o, como se hace ante Dios o ante alguien importante, de postracin 49 El evangelio de Mateo nos brinda otra ocasin en que aparece el mismo gesto y otra vez en el relato de la Transfiguracin. En 17,6 son Pedro, Santiago y Juan los que caen sobre su rostro al or la voz que sala de la nube: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle (17,5). La reaccin ante dicha declaracin divina es caer sobre su rostro. El texto aade: y se llenaron de miedo (I7,6). No es el simple miedo

43 Caer rostro a tierra o caer de bruces son tambin habituales traducciones al castellano.
44 Biblische Wendung (SCHWEIZER, Evangelium, 322); Une formule biblique traditionnelle: Gn 17,3,17; Nb 14,5; 16,4 etc. (FEUILLET, Cethsmani, 125-126).
45 46

Cf. SEGALLA, Figlio, 266. Cf. GOM CIVIT, Evangelio JJ, 626; SABOURIN, Matteo JJ, 100l. Cf. GALIZZI, Cesu, 96; MEIER, Matthew, 324.

47

48 Cf. GALIZZI, Cesu, 96; GNILKA, Matthdusevangelium JJ, 411; GONZLEZ REGORIGO, <<Agona, 419.

49

Jv,

Cf. HARRINGTON, lhe Cospel, 373; HAGNER, Matthew JJ, 783; Luz, Matthdus 135.

265

el que les lleva a caer sobre su rostro, es el miedo provocado por la voz divina, que parece pedir un gesto de reverencia, de postracin, de sumisin. De ah que los diversos matices sealados por los autores en esta locucin tengan cabida para comprender el gesto de Jess. Cae sobre su rostro porque se dirige a Dios en oracin, pero tambin porque est profundamente angustiado ante el destino amenazador. Sin embargo, es de destacar que el texto evita cuidadosamente cualquier referencia lxica al miedo.

2.2.2. La oracin de Jess en Getseman


Mateo seala tres momentos de oracin de Jess en Getseman: 1.- Mt 26,39b: TTeX't'Ep flov, El. ouv(nv Eonv, TT!XPEAeeX't'W aTT' EflOU 't'o TTO't'~pLOV 't'OU't'o' TTA~V OUX W<; EyW 8Aw aH' W<; o.

2.- Mt 26,42b: TITEP ~OU, EL OU 6VCX'CCtL '"Correo TTetpEA8E'iv Eav


fl~ au't'o TTLw, yEv1l8~'t'W 't'o 8AllfleX oov.

3.- Mt 26,44b: 't'ov au't'ov AyOV EL TTWV TTeXALV. La oracin se presenta en tres momentos, aunque el tercer momento de oracin no est expresado en discurso directo, algo que hubiera conseguido una mayor armona textual. Es llamativo el hecho de que el contenido de la oracin va acortndose en cada paso, hasta el punto de que en el tercer momento simplemente se indica por parte del narrador que Jess dijo de nuevo las mismas palabras (26,44b). Si tenemos en cuenta el proceso interior vivido por Jess, que pasa de la angustia a la determinacin, el hecho de que la oracin vaya mermando en su materialidad textual, podra entenderse como un indicio de dicho proceso interior de Jess 50 Aunque el querer del Padre aparece claramente en los tres momentos, el trmino 8Allfla 10 hace expresamente en el segundo momento, el central, por 10 que podemos considerarlo como el corazn de la oracin

\0 J. Gnilka seala las diferencias textuales de cada momento de oracin, pero no interpreta dichas diferencias (cf. GNILKA, Matthdusevangelium JI, 409).

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de Jess. l mismo aparece como modelo para los discpulos y para todos sus seguidores. Sin embargo, siguiendo la marcade Mateo en este tema (cf. 14,23, donde Jess sube a solas al monte para orar; y 19,13.15, donde a Jess le piden que imponga las manos a unos nios y ore, pero slo les impone las manos), la oracin en los tres momentos est caracterizada por la soledad de Jess. Una primera separacin de Jess es anunciada en el comienzo de la escena, cuando dice a los discpulos: Sentaos aqu, mientras voy all a orar (v. 36). Y antes de la primera oracin, el narrador seala cmo Jess se separa de Pedro y los dos hijos de Zebedeo: y adelantndose un poco (v. 39). Lo mismo ocurre antes de la segunda oracin: Alejndose de nuevo (v. 42) y de la tercera: Los dej y de nuevo se fue (v. 44). La oracin en soledad es algo que Jess haba enseado (cf. 6,5-6) y realizado (cf. 14,23) con anterioridad. De modo que no nos parece exacta la consideracin de que la imagen de Jess separado de los discpulos simboliza lafolta de apoyo humano5l ; ms bien, la soledad aparece buscada por el propio Jess.

2.2.3. La primera oracin (Mt 26,39b)


La primera oracin es la ms larga de las tres y consta de una invocacin <'lH:h'EP IlOU), una condicin (<<El ouveXTv EOTLV), la peticin que Jess solicita <TI(XPEA8(XTW &n' EI.lOU TO nOT~ploV TOUTO), y una consideracin en la que se pone la primaca de la voluntad del Padre <TIA~V OUX wr; EyW 8Aw) sobre la de Jess (<<&U' wr; o). De modo que, con este modo concntrico de expresar las palabras de Jess (a-b-c-b' -a'), tenemos en los puntos extremos a Dios (origen y meta de la persona y misin de Jess) y, en el punto central, la rigurosa demanda de Jess (que pase el cliz que se acerca), una demanda que, sin embargo est condicionada, no a la voluntad del propio Jess, sino a la de su Padre.
a} La invocacin (<<TTrXUep f.1ov)

Las primeras palabras pronunciadas por Jess <neXTEp IlOU) recuerCf.

51

BROWN,

Death l, 174.

CAP. VI: MT 26,42

267

dan a los lectores/oyentes del evangelio el inicio del Padrenuestro. All, el contexto inmediato (Mt 6,7-8) nos indicaba que la oracin se diriga no a un Dios impersonal, sino a un Dios Padre del que podemos esperar muchas cosas buenas y necesarias. Aqu, la antecedente recurrencia de Padre se sita en la percopa de la institucin de la Eucarista, donde tambin aparece la copa, que contiene la sangre derramada de Jess y que ha de ser bebida por todos los discpulos. Y, despus de ofrecrsela a los discpulos, Jess afirma: y os digo que desde ahora no beber de este producto de la vid hasta el da aquel en que lo beba con vosotros, nuevo, en el Reino de mi Padre (26,29). El Padre es, pues, para Jess una garanta de futuro, cimiento en el que sustenta su oracin confiada. Por otra parte, el hecho de llamarle Padre mo permite pensar en el carcter exclusivo de su filiacin divina, adems de confirmar el hecho de que Jess llamaba habitualmente as a Dios. Pero hay que recordar la situacin angustiosa de Jess; en dicha situacin Jess sigue confiando en Dios. La angustia no pone en crisis la fe de Jess. Ni siquiera en esta circunstancia deja de dirigirse a Dios llamndole "Padre", que ha sido la revelacin ms grande que ha hecho a los discpulos52. En otro momento, Jess ya haba hecho explcita esa relacin tan especial con Dios: Yo te bendigo, Padre, Seor del cielo y de la tierra, porque has ocultado estas cosas a sabios e inteligentes, y se las has revelado a pequeos. S, Padre, pues tal ha sido tu beneplcito. Todo me ha sido entregado por mi Padre, y nadie conoce al Hijo sino el Padre, ni al Padre le conoce nadie sino el Hijo, y aqul a quien el Hijo se lo quiera revelar (11,25-27). b) La condicin (<<El, vvarv EorLV) Jess comienza dirigiendo al Padre una proposlClon condicional afirmativa, EL ouva,v EOnv53. Est referida al deseo expresado a con-

52

GONZLEZ REGORIGO,

Agona, 420.

53 Por un lado, la condicional expresa un propsito confidencial de Jess: evitar la copa de sufrimiento (cf. SMITH, Matthew, 309-310). Por otro, dicha oracin condicional supone el condicionamiento de la peticin a la voluntad de Dios, de modo que representa una actitud de amor y obediencia filial (cf. GOM CIVIT, Evangelio 11, 626). Jess, de entrada, pone as bajo reserva su ruego al Padre (cf. Luz, Matthdus

268

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tinuacin (<<lTapEAeeW alT' EflOU ea lTOe~pLOV '[OUeO), en el caso de que tal deseo est en consonancia con el plan salvador de Dios Padre. Jess plantea si es posible que dicho plan no contenga el cliz. Porque, hablando de salvacin, Jess haba afirmado que para Dios todo es posible (Mt 19,26). Ahora bien, la cuestin que se presenta es comprobar si Dios quiere todo lo que puede y si la omnipotencia divina va siempre de la mano con su voluntad 54 Las impresionantes llamadas a confiar en la providencia divina que Jess hace en el Sermn de la Montaa (6,8.25-34; 7,7-11), en el Discurso Misionero (10,28-31) yen el Discurso Comunitario (18,14) y su exhortacin a confiar en la fuerza de la oracin (6,6; 18,19-20; 21,22) forman el humus espiritual en el que se mueve Jess, que ensea a sus discpulos a confiar plenamente en la disposicin salvadora de Dios Padre y en las virtualidades de la oracin a l dirigida. Pero esta condicional abierta se completa con el final del v. 39 (<<lTA~V oux Glt; EYW 8Aw aH' Glt; a), por lo que la posibilidad real de que suceda el deseo de Jess queda limitada a la realizacin de la voluntad del Padre 55 . El conjunto de esta primera oracin nos revela que Jess deja aparte su propia voluntad 56 para entregarse a la voluntad del Padre. c) La peticin (<<TTtxpdeuu

cm'

EflOU

ro

TTOrTPWV TaUTa)

La peticin de Jess es clara: lTapEAeeW alT' EflOU ea lTOe~pLOV eOUeO. IIoe~pLOv puede tener consideraciones diversas, aunque concomitantes: como metfora del destino reservado a un0 57 , y ms especficamente como metfora del castigo divino (el cliz de la ira que aparece

IV, 135).
54

Cf. SEGALLA, Figlio, 266.

55 1he governing reality then is not the will of}esus, who would avoid what lies ahead, but the will of God, who is fixed in his intent to accomplish salvation for the world through the death of his Son (cf. John 6:38; 4:34). In actuality, if the will of the Father is done, it is not possible to avoid the cross (HAGNER, Matthew 11, 783); cf. Luz, Matthaus Iv, 135. 56 57

Cf. DAVIES - ALLISON, Matthew 111,496. Cf. SEGALLA, Figlio, 267; MElER, Matthew, 324; HARRlNGTON, 1he Cospel,

373.

CAP.

VI: MT

26,{2

269

en Is 51,17; Jr 25,15 yen Ap 14,10; 16,19)58 o del sufrimiento que el Mesas debe soportar59 , dado que la imagen de la copa fue tambin utilizada para expresar el sufrimiento y la muerte de los mrtires 6o . Quiz la interpretacin de la copa como castigo divino puede suponer una visin exagerada que sobrepasa el presente context0 61 . Aqu, 1TO,~plOV es la imagen del destino de Jess, su propia Pasin y Muerte, que ya apareca preanunciada con la misma imagen de la copa en Mt 20,22-23 (cuando Jess pregunta a Santiago y Juan si iban a ser capaces de beber la copa que l iba a beber) yen 26,27-28 (cuando Jess manda a todos los discpulos beber de la copa que recoge su sangre, derramada por muchos para perdn de los pecados)62. Pero relacionar este destino con la copa de la ira divina es sobreinterpretar el texto. Aunque el elemento expiatorio ya est presente en 26,27-28, una cosa es la consecuencia expiatoria de la muerte de Jess y otra muy distinta que la muerte de Jess sea consecuencia expiatoria de la ira divina63 . La parbola de los viadores homicidas expresa con claridad que el plan salvfica de Dios no pasa necesariamente por la muerte cruenta de su Hijo (<<Finalmente les envi a su hijo, diciendo: "A mi hijo le respetarn": 21,37). Y es muy reveladora la contrapuesta direccin en

58
59 60

Cf. GNILKA, Matthausevangelium JI, 412; HAGNER, Matthew JJ, 783. Cf. GALIZZI, Gesit, 96. Cf. GNILKA, Matthausevangelium JJ, 412.

61 U. Luz considera que aplicar a TIOT~plOV la imagen del cliz del juicio condenatorio de Dios es eine soteriologische berinterpretatioll (Luz, Matthaus JV; 136).

62 Las otras recurrencias del trmino TIOT~PlOV en el evangelio de Mateo (10,42 y 23,25.26) distan de tener este significado. En el primer caso, se trata de un vaso de agua ofrecido a un discpulo y en los dos siguientes el trmino tiene, adems del sentido real, un sentido metafrico referido a la persona de los escribas y fariseos.
63 As parece desprenderse de la afirmacin de J. Gnilka: Jesus bernimmt den gottlichen Zornesbecher, der den Frevlern zugedacht ist, und leistet so Shne (GNILKA, Matthausevangelium JJ, 412). Tambin D.A. Hagner considera "pertinente en el presente contexto la imagen de la copa de la ira divina (cf. HAGNER, Matthew JJ,783).

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la respuesta de los sumos sacerdotes y escribas y en la subsiguiente de Jess. A la pregunta lanzada por Jess Cuando venga, pues, el dueo de la via, qu har con aquellos labradores? (21,40), los primeros hablan de castigo de muerte para aquellos viadores homicidas, pero Jess focaliza la respuesta no en el castigo merecido, sino en la rehabilitacin del hijo asesinado, utilizando la metfora de la piedra desechada y convertida en piedra angular (2l,41-42). Se crea as una gran tensin narrativa entre las previsiones divinas de 21,37 y lo que deba suceder (cf. 16,21; 26,54). En definitiva, Jess pide, sencilla y llanamente, ser librado de un destino de sufrimiento y de muerte.
d) La consideracin final (<<lT ATV

ovX W(

fYw 8 A) IXAA' W( a)

La dramtica solicitud de Jess tiene una continuacin. Aun en medio del dolor y de la angustia, Jess admite la primaca de la voluntad del Padre: 1TA~V OUX w<; EyW 8Aw &A).' w<; o. El uso del comparativo w<; indica que la oracin de Jess no buscaba evitar el plan de salvacin, sino que se refera a la manera de llevarlo a cab0 64 . La conjuncin comparativa acompaa a los dos pronombres personales Eyc1J y o, pero en el caso del yo est en negativo: no como yo. En este momento de intereses contrapuestos, el yo queda supeditado al t. y ese t aparecer en el siguiente momento de oracin cifrado en 10 8Arf.1 OOU65. La oracin es, pues, para Jess una oportunidad de encuentro con ese t, que posibilita conocer la voluntad de ese t. Estas palabras, que hablan de la primaca de la voluntad del Padre,
64 Cf. SEGALLA, Figlio, 268. Ciertamente, la forma en que se realiza la voluntad de Dios ha supuesto muchas oraciones, bellas y agnicas. En su Padre Nuestro Latinoamericano, M. Benedetti deca: no estoy seguro si me gusta el estilo que tu voluntad elige para hacerse; lo digo con irreverencia y gratitud, dos emblemas que pronto sern la misma cosa. Yel genial A. Machado escriba tras la prematura muerte de su esposa Leonor: Seor, ya me arrancaste lo que yo ms quera / oye otra vez, Dios mo, mi corazn clamar / tu voluntad se hizo, Seor, contra la ma / Seor, ya estamos solos mi corazn y el maD).

65 Curiosamente, la formulacin de las palabras de Jess evitan el trmino voluntad y se utiliza el verbo 8Aw, cuyo sujeto es Jess. Detalles que sugieren ese uso mateano tan caracterstico de reservar 8ATl.HX exclusivamente para Dios Padre.

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sirven de clave de interpretacin a las primeras palabras de la oracin y preparan las siguientes, donde la supremaca de la voluntad del Padre aparece en toda su plenitud. La conjuncin TTA~V puede ser una marca de la evolucin vivida por Jess en el presente momento de su oracin, para pasar de la demanda de evitar la copa a una pronta disposicin de aceptacin obedient6 En este momento, el cumplimiento de la voluntad del Padre conlleva asumir la cruz67

2.2.4. El sueo de los discpulos (Mt 26,40)


Cuando Jess regresa de rezar, encuentra a los discpulos dormidos. El hecho de que se mencionase por ltima vez solamente a Pedro y a los hijos de Zebedeo (Mt 26,37) dificulta la identificacin de los discpulos en el v. 40 y, posteriormente, en el v. 45. El trmino discpulos, presente en estos versculos apenas citados, se refiere al grupo en cuanto talo slo a los tres a los que haba tomado Jess? Teniendo en cuenta la lgica espacial del relato y el hecho de que Jess vuelva a dirigirse a Pedro, parece que el trmino debe ser referido a Pedro, Santiago y Juan 68 , pero hay quien lo refiere al grupo en cuanto ta1 69 De hecho, hay una diferencia importante entre 26,37 y 17,1, porque en 17,1 se nos dice que Jess

66

CE. GNILKA, Matthliusevangelium JJ, 412.


Cf. HAGNER, Matthew JI, 783.

67

68 As lo sealan por ejemplo DAVIES, Matthew, 185; HAGNER, Matthew JJ, 783; DAVIES - ALLIsoN, Matthew JJI. Ninguno de estos autores entra a considerar la posibilidad de que los discpulos pueda referirse a otros que no sean los tres sealados en el relato. Simplemente dan por sentado que Jess vuelve de su primer momento de oracin a donde aquellos tres a quienes haba tomado del grupo, Pedro y los Zebedeos.
69 <& chiaro che anche in Mt, piu ancora che in Me, non si pensa ad una reale separazione dei tre dagli altri. n TIpOs TOUs fla8rcs del v. 40, che richiama il fla8rTaLs del v. 36, sembra non tener canto di una possibile divisione in due gruppi dei discepoli. Inoltre il "rimanete qui e vegliate con me" sembra uno sviluppo del "rimanete qui" del v. 36. Vi e infine in Mt la tendenza a eliminare per quanto possibile ogni distinzione fra i discepoli (GALIZZI, Gesu, 95). Mantienen tambin esta posicin: GNILKA, Matthliusevangelium 1I, 411.412; BROWN, Death J, 194; GONZLEZ REGORIGO, Agona, 420.

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toma consigo a Pedro, a Santiago y a su hermano Juan, y los lleva aparte, a un monte alto, mientras que en 26,37 nada indica que haya separacin fsica entre los tres discpulos y el rest0 70 La presencia de los tres tiene la intencin de poner en paralelo los episodios de la Transfiguracin y Getseman. Por lo que, en todo caso, como U. Luz afirma?!, el hecho de que sean los tres o todo el grupo carece de importancia en la continuacin del relato. Jess lo va a anunciar a continuacin: 10 .LEV TIVEU.LIX TIp8u.LoV ~ bE aap~ &a8Ev~<;72 (26,41); parece que la reaccin de los discpulos est ms en relacin con esa debilidad de la carne que con la prontitud del espritu. Porque la respuesta de los discpulos a las indicaciones de Jess no puede ser ms desalentadora. Bsicamente es dormir (<<KIX8EbW). El sueo de los discpulos puede considerarse como una imagen grfica de su ceguera espiritual73 , un smbolo de su falta de preparacin para la crisis escatolgica74, y manifiesta su escasa disposicin para afrontar la prueba, la tentacin75 Por s mismo, el dormir no est mal considerado en el evangelio, que presenta diversas situaciones76 De hecho, en la

70 El uso del verbo 1TIXPIXAlXiJ~vw en el evangelio de Mateo siempre tiene seales cuando marca separacin: verbo + EL<; (4,5.8; 27,27); verbo + Ka,' LMav (20,17); verbo + otros verbos que suponen separacin (2,13.14.20.21; 17,1; 24,40.41). En las dems recurrencias, no se deduce dicha separacin (1,20.24; 12,45; 18,16; 26,37).

71

CE Luz, Matthiius IV; 131.

72 La contraposicin espritu-carne se refiere a las dos tendencias que tiene el ser humano: al bien y al mal. En esto coinciden bsicamente muchos exegetas (cf. BONNARD, vangile, 384; MEIER, Matthew, 325; GNILKA, Matthiiusevangelium JI, 412-413; HARRiNGTON, lhe Gospel, 373; BROWN, Death /, 198; DAVIES - ALuSON, Matthew ///, 499), aunque U. Luz explica que el espritU indica la buena voluntad de los discpulos (cE 26,33.35) y la carne su incapacidad para llevar a la prctica las buenas intenciones (cE Luz, Matthiius Iv; 137).

73
74

CE CE CE

BONNARD, MEIER,

vangile, 384.

Matthew, 324. Death /, 174.

75

BROWN,

76

El verbo Ka8Ec'iw est presente en Mt 8,24; 9,24; 13,25; 25,5; 26,40.43.45.

273

parbola de las diez vrgenes, todas se duermen aunque cinco de ellas ya se haban preparado para la llegada del novio, teniendo el aceite en sus lmparas. Puede resultar iluminador el pasaje de la parbola de la cizaa (13,24-30), en donde el sueo de los empleados del sembrador es aprovechado por su enemigo para sembrar cizaa en el campo de trigo (13,25): las consecuencias del sueo son negativas, igual que ahora. Pero ms iluminador resulta el pasaje de la tempestad calmada (8,23-27), donde aparece Jess dormido (8,24), momento en que la tempestad se abate sobre la barca, pero cuando Jess se levanta (verbo EYELpW, uno de los trminos de resurreccin), increpa a los vientos y al mar y sobreviene una gran bonanza (8,26). Cuando se nos dice ahora que los discpulos duermen puede rememorar que estn a merced de acontecimientos peligrosos para su propia integridad y que tienen necesidad de levantarse, es decir, de resucitar a su verdadera identidad de discpulos. sa ser, precisamente, la llamada de Jess en 26,46: EYELPE08E.

2.2.5. Las palabras de Jess a Pedro (Mt 26,40b-41)


Jess recrimina a Pedro que no hayan podido velar ni siquiera una hora con l (Mt 26,40b) y vuelve a insistir en la necesidad de velar, esta vez acompaando a la vigilia la oracin (<<YPllYOPEl TE Ka L TIPOOEXE08E). Pero aade a su mandato la finalidad del mismo 77 (<<'[va ..t~ EloA811TE El~ TIElpao..tv) y la explicacin del porqu del mandato (<<TO ..tI:V TIVEu..ta TIp8u..tov ~ 01: oap~ &08EV~~). En la orden de Jess podemos observar una progresin, pues al verbo YPllyopW se aade el verbo TIpOOExo..tal. Si la primera orden de velar estaba relacionada con Jess (<<velad conmigo), la segunda orden se
77 Atendiendo a las posibilidades semnticas de la conjuncin ,<'(va, 1. Gom seala que no entrar en tentacin no slo es la finalidad de la oracin, sino el contenido de la misma (cf. GOM CIVIT, Evangelio JI, 627). La consideracin sera aceptable si la conjuncin afectara slo al verbo rezan) pero, dada la secuencia de los verbos, se puede entender que se relaciona con ambos y, en consecuencia, la conjuncin introduce la finalidad y el objetivo de velar y oran) (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew

IJI,499).

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relaciona con Dios Padre, porque a la accin de velar sigue la de orar. La oracin quiere poner en relacin a los discpulos con Dios, lo que otorga mayor densidad y trascendencia a la vigilia, que se constituye como un acoger y obedecer la voluntad divina78 . Esa mutua interaccin entre la vigilia y la oracin es una garanta para entrar en el mbito de Dios, para dejar atrs el de la tentacin. En efecto, Jess ofrece la finalidad de la vigilia y la oracin: '[va
Il~ ELoA8rrrE ELc; ITELpaOIlV. Las traducciones que no leen el verbo

ELopxollal en su sentido primero de entran/9 impiden hacer un paralelismo muy elocuente. Se trata de una eleccin decisiva: entrar en la tentacin se contrapone a entrar en el Reino de los cielos (cf. 5,20; 7,21; 18,3; 19,23-24), a entrar en la vida (cf. 18,8-9; 19,17), a entrar en el gozo de tu seor (cE 25,21.23). El paralelismo confiere una importancia especial a ITELpaoIlC;. Respecto a este trmino, no es casual que sus dos nicas recurrencias en Mt se siten precisamente en 6,13 (el Padrenuestro) y aqu, en 26,41, que son tambin las percopas primera y ltima en que aparece la voluntad del Padre. En 6,13, la sexta peticin del Padrenuestro dice: Kal. Il~ ELoEvyKTJC; poal ~Ilac; TO ITovllPO. I1ELpaOIlC;, que no tiene en la Biblia un sentido nico y precisoBo, puede ser comprendido de dos modos diferentes: como tentacin o como prueba. Si se traduce como tentacin, tiene un tenor negativo pues supone una induccin al pecado, algo que no puede esperarse de Dios (cf. St 1,13), sino del Maligno (cE Mt 4,1.3); si se traduce como prueba, entonces
~llaC; ELc; ITELpaOIlV,

aUa

alTo

78 Cette vigilanee (ef. ad 24.42s; 25.13; Col. 4.2 etc.) consiste ici s'en tenir inbranlablement l' obissanee partieulif:re voulue par Dieu; e' est pourquoi la priere y joue un si grand role; il ne s' agit done ni d'un tat d' alerte intrieure (la vigilanee de Jsus est active, eorporelle-personnelle), ni de la fidlit aun programme individue! mais d'une disponibilit souffrin) (BONNARD, vangile, 384).

79 Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 322; SCHNACKENBURG, Matthausevangelium, 263; GNILKA, Matthausevangelium JI, 408; GONZLEZ REGORIGO, Agona, 417.
80

Cf. GOM CIVIT, Evangelio 1,363.

275

puede ser obra de Dios, puesto que tiene un tenor positivo: busca acrisolar as la fe de sus hijos para lograr la total fidelidad en la adhesin a Dios 8l . Las dos traducciones reflejan dos consideraciones posibles del trmino: su carcter escatolgico o histrico. A favor de la consideracin escatolgica estn los dos verbos en aoristo de la peticin (<<ElOEVYK1JC; y 4>uoal) y el tenor escatolgico del conjunto del Padrenuestro 82 En contra de la misma, el hecho de que TIElpaOflC; no es un trmino apocalptico ni en la apocalptica juda ni en el NT (a excepcin de Ap 3,10); la ausencia del artculo determinado que cabra esperar en dicho supuesto; y el hecho de que los paralelos judos hacen pensar en tentaciones de la vida cotidiana83 Ambas consideraciones pueden caber en lo que pedimos en la sexta peticin: que Dios Padre nos ayude a superar todo tipo de crisis, tentaciones y pruebas 84 . En todo caso, la plegaria presupone simplemente el poder incondicional de Dios 85 En Mt 26,41, TIElpaOflC; puede, pues, referirse a la simple tentacin de sucumbir al sueo o puede referirse tambin a la profunda tentacin de no comprender o aceptar lo que est por suceder, la tentacin de no pedir YEVlle~1"W 1"0 eAllfl OOD en el presente momento de crisis y sufrimiento. En suma, la tentacin se vence con los dos elementos (velar y orar) que Jess mismo ha puesto en prctica. La vigilia y la oracin suponen la leccin que el propio Jess ofrece a sus discpulos y definen unas acti-

81
82

Cf. DAVIES - ALUSON, Matthew 1,613; GOM CIVIT, Evangelio 1,364. Cf. HAGNER, Matthew 1, 151. Cf. Luz, Matthaus 1, 348.

83

84 Cuando rogamos cada da al Padre que no nos haga entrar en Tentacin, pedimos, en ltimo anlisis, que la Tentacin total y cada tentacin eventual-aun cuando fuera ella satnica- se convierta para nosotros en pedaggica: purificadora y elevadora (GoM CIVIT, Evangelio 1,367). 85

Cf. Luz, Matthaus 1, 349.

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tudes fundamentales en la espiritualidad de todo discpul0 86 La falta de respuesta de los discpulos, su quedarse dormidos, es ms que un hecho meramente fsico, es una falta de su propia vocacin de discpulos. Jess les haba exhortado a estar en estrecha vinculacin con l, pero los discpulos no estn a la altura de las circunstancias 87

2.3. Segunda oracin de Jess y sueo de los discpulos (Mt 26,4243)


2.3.1. La segunda oracin de Jess (Mt 26,42)
La introduccin narrativa a la segunda oracin de Jess muestra de varios modos la insistencia en su plegaria. Primero, con el adverbio 'lTeXALV, primera de cuatro recurrencias (Mt 26,42.43.44.44) que crean una fuerte atmsfera de pertinaz oposicin de dos intereses contrapuestos: la oracin de Jess y el sueo de los discpulos, con lo que supone de tensin narrativa in crescendo 88 Despus, con la frmula EX OEU't"pOU, que se corresponde con EX 't"p l wu del v. 44 y sirve para marcar la insistente oracin de Jess y su progresin de contenido, ya que tiene un

86

Cf. Luz, Matthaus IV, 136.

87 In questo senso l'invito che Gesu rivolge ai discepoli nel Getsemani tenderebbe a portarli, in quel!'ora, ad avere il suo stesso comportamento, a vivere la sua stessa esperienza. Ma essi dormono e percio non vivono l' esperienza di Cristo (GALIZZI, Gesu, 99). Puede resonar aqu el logion de 12,30: el que no est conmigo, est contra m>} (cf. BROWN, Death 1, 196).
88 En muchas de las 17 ocasiones en que aparece el adverbio en e! evangelio de Mateo, a) suele producir un crescendo narrativo, sobre todo en las parbolas de! Reino (Mt 13,45.47), en la parbola de los obreros de la via (20,5), en la parbola de los viadores homicidas (21,36), en la parbola de los invitados a la boda (22,4); b) ayuda a intensificar una oposicin entre los personajes o argumentos de la narracin, sobre todo en e! episodio de las tentaciones (4,7-8: oposicin entre Jess y el tentador), en las anttesis (5,33: oposicin entre lo que fue dicho y lo que dice Jess), en el dicho contra la riqueza (19,24: oposicin entre la entrada al Reino y ser rico), en la segunda negacin de Pedro (26,72).

CAP. VI: MT 26,42

277

alcance mayor que el simplemente tempora1 89 . El contenido de la segunda oracin, o del segundo momento de la misma, en Mt 26,42 comienza con la misma exclamacin que la primera (<<nTEp .tou); una doble oracin condicional negativa (<<EL ou Ovanu WTO napEA8El.V ECW .t~ aUTO nLW); y la demanda explcita (<<YEV1l8~Tw TO 8All.t oou). Otra vez, es Dios la referencia que abre y cierra la oracin de Jess (<<nTEp .tou y oou). y las palabras centrales suponen un avance en la aceptacin de Jess de lo que va a suceder en clave de realizacin de la voluntad de Dios Padre. La frase condicional que haba sido expresada en positivo en la primera oracin (<<EL ouvaTv EOTW) abra posibilidades de encontrar una respuesta positiva y, en consecuencia, las expectativas de Jess estaban abiertas. Ahora, la formulacin negativa de la misma peticin (<<EL ou OvacuL TOTO) parece indicar que ya no hay posibilidades de evitar el destino que acecha y, por tanto, que Jess admite el estado de cosas evitando cualquier expresin de rechazo por su parte90 Jess se encuentra en disposicin de beber la copa, asumindolo como realizacin de la voluntad de su Padre 91 Por su parte, el pronombre neutro TOTO, sin duda referido a la copa por el contexto, puede estar deliberadamente indefinido para sealar no slo ese destino concreto, sino cualquier cosa que Dios imponga a las personas 92 Las palabras finales (<<YEV1l8~Tw TO 8All.t oou) repiten la tercera peticin del Padrenuestro y suponen el autntico clmax de la oracin en
Cf. GALIZZI, Gesit, 100.

89

90 Er erkennt nun, dag der Ke!ch seines Todes nicht an ihm vorbeigehen kann, sondern dag er ihn trinken muK Darum bittet er nur noch um die Erfllung von Gottes Willen. Sein Gehorsam wird also starker betont (Luz, Matthdus IV, 137).

91 Algunos autores sostienen que no hay un avance en la resignacin de Jess durante la escena de Getseman (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JII, 500) pero, en nuestra opinin, el cambio en las expresiones de Jess (de! si es posible) al si no se puede) sugiere ese avance.
92

Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 323.

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Getseman. La tercera oracin de Jess en Getseman ya no ser recogida de manera explcita y ninguna otra palabra de Jess en la continuacin del evangelio ser recogida con la denominacin de oracin 93 El conjunto del contenido de esta segunda oracin indica una anuencia total y explcita de Jess con el Padre94 En consecuencia, en el momento central de su oracin, Jess aparece como modelo para sus discpulos y para todos sus seguidores 95

2.3.2. El sueo de los discpulos (Mt 26,43)


Jess vuelve a donde los discpulos y otra vez (<<TIALV) los encuentra dormidos. La insistencia en presentarlos dormidos en Mt 26,43 vuelve a poner en contradiccin el comportamiento de Jess y el de los discpulos. Uno insiste en su oracin, los otros en su dormir. Sin embargo, no se nos relata en este segundo caso ninguna reaccin de Jess. El texto simplemente nos informa de la razn de su sueo: los ojos de los discpulos estaban cargados (<<~oav yap aUTwv al OpeaAf..1OL pEpapllf..1voL96). Las posibles explicaciones que se pueden dar a dicha situacin de los discpulos (el cansancio de la jornada o, tambin, el estado de confusin de

93 En el momento de la muerte se recogen dos intervenciones de Jess. Una est dirigida expresamente a Dios y se presenta as: &VE~T]OEV 'IT]oous cpwvJ IlEyAlJ AywV (27,46), una expresin pleonstica por cuanto se une el verbo &va~ow (hapax legomenon en el NT), que significa gritar alto, con la expresin cpwvJ IlEyAlJ, creando un fuerte componente dramtico. La siguiente intervencin simplemente est expresada como <qTALV Kp~as cpwvJ IlEyAlJ (27,50), que intensifica la dramaticidad del momento de la muerte de Jess. 94 Esta aceptacin de la voluntad de Dios -que no de la hora y del cliz de la amargura- nos viene a ensear cmo la vida de Jess slo tiene sentido desde ah, y no desde un suicidio inocuo e inhumano (GONZLEZ REGORIGo, Agona, 450).

Cf. SCHWEIZER, Evangelium, 323; SABOURIN, Matteo JJ, 1004; MEIER, Matthew, Matthausevangelium, 264; GNILKA, Matthausevangelium JJ, 414; BROWN, Death J, 178.205.
95

325;

SCHNACKENBURG,

96 Esta razn para el sueo de los discpulos no es tal en el evangelio de Lucas, que es donde aparece el trmino ~E~apT]IlvoL, puesto que all, en el episodio de la Transfiguracin de Jess, se nos informa de que Pedro y los otros estaban cargados de sueo, pero permanecan despiertos (Lc 9,32).

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los discpulos 97 ) no pasan de simples conjeturas, puesto que es la nica referencia a dicha situacin en todo el evangelio. Aunque el hecho puede considerarse como un acto culpablJ8, la ausencia de reaccin reprensora de Jess puede indicar que, ahora, el verbo Ku8EOW}) tiene tambin un sentido metafrico, para expresar ese estado de cristianas y cristianos que desentona con el Seor y con su mandat0 99 Yes que, en realidad, el sueo de los discpulos, adems de recoger la falta de sintona y de comunin entre los discpulos y Jess en el episodio de Getseman, puede ser considerado como el signo precursor del abandono de los discpulos 1oO y tiene la connotacin didctica de alertar a todos los lectores/oyentes del evangelio acerca de una actitud a evitar, mientras que la resuelta actitud de Jess es el ejemplo a seguir. Decididamente, ellos fallan en su condicin de discpulos, de modo que la situacin histrica vivida en Getseman puede ser tambin una situacin extensiva, como un peligro real, a todos los discpulos de todos los tiempos. Pero no debemos quedarnos con esta interpretacin moralista, que carga tintas contra un grupo humano seguramente sobrepasado por las circunstancias. Los comportamientos errados de los discpulos estn acompaados por otras tantas llegadas de Jess, lo que manifiesta la intensa atencin del Maestro a sus discpulos, atencin que tambin est en la voluntad del Padre. Es cierto que hay una llamativa contraposicin entre el comportamiento de Jess y el de los discpulos, es cierto que puede interpretarse como un ejemplo-contraejemplo para los lectores/ oyentes del evangelio; pero subrayar excesivamente estos elementos desde la perspectiva moralista puede ocultar el siguiente dato importante. Hay una diferencia fundamental entre Jess y sus discpulos, entre Je-

97

Cf. Luz, Matthdus IV, 138.

98 As puede calificarse e! sueo de los discpulos teniendo en cuenta los mandatos anteriores de Jess, de modo que e! dormirse se convertir en e! NT (1Ts 5,6-7; Ef 5,14) en una metfora de! fracaso moral (cf. HAGNER, Matthew 11, 783). 99

Cf. Luz, Matthdus IV, 138.

100 Cf. GOM CrvIT, Evangelio 11,627. En efecto, e! abandono de los discpulos a Jess se nos narra en 26,56: TtE oL I-llXeT]taL TTvtE~ &Ij>VtE~ cdJt()v (!Ij>uyov.

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ss y los seres humanos: su singular y nica relacin con Dios Padre. De ah, el paciente y resuelto empeo de Jess por volver a sus discpulos y mostrarles la necesidad de comprender la voluntad de Dios Padre y de aceptarla decididamente. De hecho, Jess no rompe nunca su relacin con los discpulos, pese a su defeccin. Los antecedentes inmediatos de la escena de Getseman muestran con claridad ese empeo de Jess por sus discpulos. La Pascua en Jerusaln la quiere celebrar con sus discpulos (26,18: la nica vez que Jess dice mis discpulos). y cuando, despus de anunciar la traicin de uno de ellos, estn ya a la mesa les dice: Os digo que desde ahora no beber de este producto de la vid hasta el da aquel en que lo beba con vosotros, nuevo, en el Reino de mi Padre (26,29). Un poco ms adelante, despus de anunciar el escndalo general de todos los discpulos, les brinda una informacin sorprendente: Mas despus de mi resurreccin, ir delante de vosotros a Galilea (26,32), algo que tambin dir el ngel a las mujeres (28,7) yel propio Jess, en una emocionante escena en que llama a sus discpulos mis hermanos (28,10).

A pesar del comportamiento indebido de los discpulos, Jess vuelve una y otra vez a ellos y demuestra as que esa atencin tan esmerada no queda rota por sus fallos. Jess es el que siempre va por delante, precediendo a los discpulos en la Pasin, Muerte y Resurreccin y ensendoles en todo momento que la voluntad de Dios Padre permanece como una oferta vlida, aunque no sea cumplida de inmediato.

2.4. Tercera oracin de Jess y palabras a sus discpulos (Mt 26,4446)


2.4.1. La tercera oracin (Mt 26,44)
El evangelio nos refiere una tercera oracin, o tercer momento de oracin, de Jess en Getseman, pero no se explicitan palabras directas de Jess, sino que simplemente se nos dice que repiti lo dicho en la anterior: 1TpOall~/Xto EX 1:p L-rau 1:0V /XU1:0V Ayov EL 1T<.0V 1T<X,AW (Mt 26,44). El hecho de mencionar este tercer momento sirve para hacer ms

CAP.

VI:

MT 26,{2

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armolllca la narraClOn, siguiendo probablemente el modo popular de contar (la regla de tres). Aqu puede expresar la intensidad de la oracin de Jess 101 o bien su seriedad y perseverancia 102 . Desde nuestro punto de vista, los tres momentos de oracin evocan tambin el itinerario que supone acomodar el deseo propio a la voluntad del Padre, un camino que no se realiza sin dificultades o dolor, pero que acaba por transformar la tristeza en resolucin, la angustia en determinacin. Incluso hay quien rescata algn elemento nuevo en este postrero momento de oracin lO3 En todo caso, por lo que se refiere al contenido, TOV aUTov AyOV debe ser referido al hgase tu voluntad. La oracin de Jess, tal como aparece en el conjunto del relato, es ante todo un acto de obediencia a Dios, un acto que muestra una radical confianza y abandono en l, que sigue siendo Padre, y tambin una profunda sumisin a su voluntad, porque sigue siendo Dios. La oracin, globalmente considerada, recoge tambin la angustia, la tristeza, el lamento y la splica de Jess. Se habl, teniendo esto en cuenta, de una cuestin antropolgica y dogmtica: las dos voluntades de Jess, la humana y la divina 104 Pero no es preciso disociar la persona de Jess:

101

Cf. GNILKA, Matthausevange!ium JJ, 413.

102 WD. Davies y D.C. Allison recuerdan otros textos bblicos en que aparecen tres oraciones (2Co 12,8; 2R 1,9-16; Sal 55,17). Y afirman: Asking for something three times expresses earnestness (DAVIES - ALLISON, Matthew JJJ, 500). Recogen una homila del Crisstomo en la que ste afirma, acerca de las tres oraciones de Jess: Porque en las Escrituras, cuando ellas dicen segunda y tercera vez es seal certsima de verdad (cf. DAVIES - ALLISON, Matthew JIJ, 500, nota 69). Tambin U. Luz considera que rezar tres veces consecutivas expresa en la tradicin bblica die Intensitat und Kraft des Gebets (Luz, Matthaus JV, 138). 103 La preghiera che ora viene formulata "dicendo la stessa parola", implica percio qualcosa di piu. Non e piu semplicemente un'accettazione del calice e nel modo voluto dal Padre, ma implica gia l' esperienza di una delle modalira stabilite dal Padre: la solitudine. La sua terza preghiera dichiara percio al Padre di essere disposto fino a questo puntO (GALIZZI, Gesu, 101). 104 Gesu aveva una volonra umana diversa, inferiore e sottomesa alla volonta del Padre, ed una volonta divina, uguale a quella del Padre (SEGALLA, Figlio, 274).

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llegado al momento decisivo de su misin, cabe en l una angustia inicial, que va tornndose en conformidad gracias a la asistencia divinopaterna. Todo en Jess es ahora, el momento ms humano de la vida de CristoI0S, como lo haba sido siempre, expresin de una vida enteramente dedicada al proyecto de Dios Padre, porque Jess no pasa de la desobediencia a la obediencia, sino que acepta una modalidad determinada de obediencia, la obediencia de la cruz l06 . Llega el momento de su total donacin a la misin que el Padre le ha encomendado107. El evangelio an refiere ms palabras de Jess dirigidas a Dios, en el momento de la crucifixin (27,46.50). En tanto que referidas a Dios, pueden considerarse una postrera oracin de Jess. Sin embargo, el evangelista, como siempre, ha medido sus palabras. Mientras que en Getseman, todo el relato y cada momento de oracin est presentado como tal mediante el verbo TTPOOExoIlCiL (26,36.39.42.44: no puede ser casual una acumulacin semejante del verbo!), en el Glgota dicho verbo no aparece (y tampoco puede ser casual!), sino que en los dos momentos se recurre a dos expresiones semejantes: rXvEplloEV 'IllOOUC; <fJwvJ IlEYAlJ AyWV (27,46) y oE 'IllOOUC; TTALV Kp~CiC; <fJwvJ IlEYAlJ (27,50). En 27,46 aparecen las palabras que Jess grita con voz potente, palabras con las que comienza el Salmo 22 (Sal 22,2a). Palabras que han provocado mucho desconcierto l08 y que plantean una seria alternativa: son expresin de la fe de Jess en Dios o son expresin de su desesperacin? Para muchos es un grito de angustia al ver lo irremediable de la situacin; otros sealan que a la angustia no acompaa la desesperacin, porque Jess estara citando un salmo que confirma el triunfo final: As actu el Seor (22,32)109. Pero no deja de sorprender que el evangelista

105 106 107

SEGALLA, Figlio, 281. Cf. BONNARD, vangile, 384. GONZLEZ REGORIGo, Agona, 447.

108 Von der OstergewiJSheit bis zum Verlust Gottes: de esta manera tan grfica comienza la explicacin del versculo U. Luz (cf. Luz, Matthdus IV, 342). 109

Para una visin panormica de las distintas interpretaciones, cf. BROWN,

CAP. VI: MT 26,42

283

haya puesto como ltimas palabras de Jess, antes de la Resurreccin, precisamente estas palabras que hablan del abandono de Dios, que parecen poner en entredicho la serena confianza de Jess en Dios, su Padre. Sin embargo, el contexto inmediato nos presenta algunas claves de interpretacin. En la percopa anterior (Mt 27,39-44) se presenta toda una batera de retos que los adversarios presentan a Jess. Le dicen: T que destruyes el Santuario y en tres das lo levantas, slvate a ti mismo, si eres Hijo de Dios, y baja de la cruz! (27,40); le dicen: A otros salv y a s mismo no puede salvarse. Rey de Israel es: que baje ahora de la cruz, y creeremos en l. Ha puesto su confianza en Dios; que le salve ahora, si es que de verdad le quiere, ya que dijo: "Soy Hijo de Dios" (27,4243). Estas palabras son consideradas insultos y burlas por el narrador. Las palabras de Jess desde la cruz parecen recoger esas expectativas y nos hacen dirigir la mirada a un Dios que aparece mudo y ausente. Pero la cadena de acontecimientos que siguen a la muerte de Jess (cf. 27,51-54) ya preanuncian lo que acontecer con l en la Resurreccin, muestran que la ausencia de Dios slo es momentnea, realzan la entrega total de Jess hasta el final y abren el camino de la fe: Verdaderamente ste era Hijo de Dios confiesan el centurin y sus acompaantes (27,54). En este sentido, las palabras de Jess son un signo escatolgico ms llo de los que acompaan la muerte de Jess y que comienzan con la oscuridad sobre toda la tierra (27,45). Por su parte, el verbo Kp(w slo es utilizado en 27,50 teniendo por sujeto a Jess: es el nico momento del evangelio en el que Jess aparece gritando. A lo largo del evangelio han sido muchos los que gritan. Comienzan hacindolo los demonios metidos en unos gadarenos, que se ven amenazados por el poder de Jess, a quien llaman Hijo de Dios (8,29). Pero generalmente dirigen sus gritos a Jess ciertas personas que estn en un nivel de necesidad tal que les hace dirigirse a Jess para encontrar en l su ayuda: gritan dos ciegos en 9,27 y 20,30-31; gritan los discpulos llenos de miedo en 14,26; grita un atemorizado Pedro en

Death JJ, 1045-1051; Luz, Matthdus JV; 334-344.


110

Cf.

BROWN,

Death JJ, 1045.

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14,30; grita la mujer cananea en 15,22-23. Otras veces es la gente la que grita enfervorizada a la entrada de Jess en Jerusaln (21,9), un grito que continan los nios en el Templo (21,15). Y, como contrapunto, un siniestro todos (la gente, embaucada por los sumos sacerdotes y ancianos) gritan a Pilatos que Jess sea crucificado (27,23). Ahora, en 27,50, es Jess el que grita, un momento antes de exhalar el espritu. El contexto inmediato sugiere que lanza su grito a Dios, pero nada se dice de su contenido. Jess pone en manos de Dios lo ltimo que le queda, su voz. Sin embargo, no todo estar perdido, porque otra voz, la Voz de Dios ha hablado en dos momentos de Jess: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco (3,17); ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle (17,5). Queda abierta, pues, la expectativa de la respuesta de Dios ante el grito ltimo de Jess.

2.4.2. Las palabras de Jess a sus discpulos (Mt 26,45-46)


Despus de las oraciones, o de la oracin, Jess es consciente de lo que llega, pero est completamente resuelto a afrontarlo ll1 . Las palabras que Jess dirige a los discpulos ya no hablan de tristeza, sino de determinacin, de decisin, y estn presentadas de forma paralela:
a) v. 45b: Ka8EOHE [1"0] AOLTIOV Kal. aVUTIlXm8E
" '" " ~'8' ' s:' TJYYLKEV b) v. 45 c: LuOU TJ wpu KUL o" ULO~ 'L"OU UV pWTIOU

TIUpUOLOO1"UL EL~ XE'ipU~ f.1UP1"WAWV

' , 8" a') v. 46 a: EYELpm E UYWf.1EV b') v. 46b:


LoOD ~YYLKEV TIUpat)LOO~ f.1E

III As lo interpreta 1. Gom, que destaca la actitud decidida de Jess, en contraste con la angustia inicial (cE GOM CIVIT, Evangelio JI, 627-628). J. Gnilka considera que estas frases dirigidas por Jess a los discpulos expresan una mayor tranquilidad interior (cE GNILKA, Matthausevangelium JI, 413). Ahora Jess es el nico soberano de la accin (cf. Luz, Matthaus IV, 138).

285

a) La constatacin del estado de los discpulos (<<KaefOETf ['[o] AOLTTOV


Ka/. ava7TaWef)

La primera frase (<<Ka8EoETE ['[o] AOLTTOV Kal, avaTTaE08E: v. 45b) puede interpretarse como una afirmacin, no exenta de irona, de permiso para dormir y descansar ll2 : Ahora ya podis dormir y descansar, traduce BJ. Pero el contexto inmediato, y sobre todo las palabras de Jess en el v. 46a (<<EYELPE08E aY)f.lEv), hacen difcil esta posibilidad interpretativa. Es mejor, atendiendo al contexto, entender estas palabras como una pregunta o como una exclamacin, con ribetes de reproche, que Jess dirige a los discpulos ll3 . Jess no pide a los discpulos que duerman y descansen un poco, sino que, en todo caso, lo constata, para de inmediato exhortarles a levantarse e irse. El verbo Ka8Eo)>> est acompaado por el verbo avaTTa>, que slo aparece dos veces en Mt. En 11,28 el verbo forma parte de la gran invitacin de Jess: Venid a m todos los que estis fatigados y sobrecargados, y yo os dar descanso; en Jess encuentran descanso todos los fatigados y sobrecargados. Aqu, en 26,45, el descanso de los discpulos, al margen de Jess, puede connotar un sentido de reproche, que se une al sentido negativo del repetido sueo de los discpulos. stos duermen, contra la orden de Jess de velar, y descansan, al margen de aquella gran invitacin formulada por Jess en 11,28. Esta interpretacin permite entender la frase de Jess en cualquiera de las posibilidades que sealan los exegetas ll 4, siempre que se mantenga la idea de irona, sorpresa e incluso reproche; una connotacin negativa, dado que las palabras finales de Jess son una llamada a levantarse e irse, es decir, a resucitar en su condicin de discpulos.

112

Cf. BONNARD,

vangile, 384;

GOM CIVIT,

Evangelio JJ, 627.


DAVIES - ALLISON,

113 Cf. GALIZZI, Cesit, 102; HAGNER, Matthew JJ, 784; Matthew JJJ, 501; Luz, Matthlius Jv, 130.

114 Ya habamos aludido a las posibles interpretaciones de la frase, con sentido indicativo, interrogativo o imperativo. Siendo este ltimo menos preferido, y considerando Lc 22,46, que interpreta de forma interrogativa, R.E. Brown se decide por esta posibilidad (cf. BROWN, Death J, 207-208).

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b) El anuncio de la cercana de la Hora (<<Loo/; ~yyLKEv T] wprx Krx/. vas ro) aVepW7TOV 7TrxprxO[OOrrxL s XELprxs af.lrxprwAwv)

En la segunda frase (<<l<'iOU ~yyLKEV ~ wpa Kal. 6 uioe; 't"OU av8pwTIou TIapa6l<'iOTaL Ele; xEipae; eXllapTwAwv: v. 45c) Jess hace constar la cercana de la hora y su consecuencia: es entregado a las manos de los pecadores. La solemne afirmacin (<<L<'iO) es tan rotunda y descarnada que sugiere conocimiento y seguridad. La cercana de la hora (igual que la cercana del TIapa<'iL<'ioe; en el v. 46b) est expresada con una forma verbal (perfecto de indicativo) muy significativa: ~YYLKEV. Esta forma verbal est reservada en Mt para anunciar la cercana del Reino de los cielos en el anuncio de Juan Bautista (3,2), en el anuncio de Jess (4,17) yen el anuncio de los discpulos (l0,7). El verbo EYY((W aparece, en aoristo de indicativo, en 21,1 (cuando Jess y los discpulos se acercan a Jerusaln, escenario en el que se desarrollar la Pasin) y en 21,34 (en la parbola de los viadores homicidas, cuando se acerca el tiempo de los frutos: las connotaciones con la Pasin de Jess en la parbola son evidentes). El uso del verbo en perfecto de indicativo relaciona, pues, la cercana del Reino de los cielos y la cercana de la Pasin. No parece casual que Mateo reserve ~YYLKEV para indicar exclusivamente la proclamacin del Reino y el anuncio de la Pasin inminente y de quien, con su gesto, la desencadena. Ms bien, al poner en relacin Reino y Pasin est sealndonos que interpreta la Pasin como una etapa necesaria en la implantacin del Reino ll5 . Este momento decisivo es expresado con~ wpa, hora que comienza con la captura de Jess. Ya hemos sealado que en esta hora del inicio de la Pasin, es posible ver el diseo salvfica de DioS11 6 , como lo

llS By Jesus' death, the kingdom will break into this world in a new and definitive way>} (MEIER, Matthew, 326). 116 <cE pero gia possibile di re qualche cosa sul termine Ora. Essa indica, come abbiamo detto in Mc, quell'istante inconoscibile dall'uomo in cui agisce Dio come giudice sul mondo (24,36.44.50; 25,13) e puo anche qualificare que! momento prestabilito da Dio per realizzare il suo piano di salvezza (cfr. Dn 8,17.19; 11 ,35.40.45). Presa in questo secondo senso essa indica in Mt 26,45 quell'istante ormai vicino in cui Dio realizza per mezzo di Cristo la salvezza e la realizza consegnando il Figlio

CAP. VI: MT 26,{2

287

insina el verbo EyyL(w y, en consecuencia, entender esta hora con unas dimensiones ms profundas, entre ellas su sentido escatolgico, que indica el cumplimiento del destino mesinico de Jess ll7 , o su carcter de kairos divino l18 Ahora bien, las connotaciones escatolgicas del trmino no alcanzan un consenso general porque, de hecho, la hora de Jess es tambin la hora de la traicin de Judas, la hora de la huida de los discpulos, la hora de las negaciones de Pedro ... , endefinitiva un tiempo de sufrimiento que no corresponde todava a la Parusa 119 . De modo que la hora adquiere en este caso relevancia escatolgica porque seala un momento decisivo, la hora o el momento en que Jess es entregado en manos de los pecadores; un momento que desencadenar la accin salvfica definitiva de Dios. La segunda parte de la frase, unida a la primera en parataxis, especifica la hora: o uLo;; TOU av8pwTIou TIapa6Loon: EL;; XELpa;; flapTwAwv. El ttulo o uLo;; TOU av8pwTIou es una expresin caracterstica de Jess, puesto que las 30 veces que aparece en Mt estn puestas en sus labios. Es su forma de presentacin o de autorreconocimiento. Con dicha expresin se dirige a los escribas (8,20; 9,6; 12,40), a los fariseos (12,8.32.40), a la gente (I 1,19), al Sumo Sacerdote y al Sanedrn (26,64), pero, sobre todo, a sus discpulos, sea con esta denominacin (I 3,37.41;
nelle mani dei peccatori
117
118

(GALIZZI,

Gesit, 102).

Cf. SEGALLA, Figlio, 267; DAVIEs - fuLISON, Matthew JJJ, SOL Cf.
SAND,

Evangelium, 534.

119 De hecho, e! uso de ~ wpa en Mt es muy variado: de las 21 recurrencias presentes en el mismo, en 4 significa e! momento en que acontece una sanacin (8,13; 9,22; 15,28; 17,18); en otras 4, significa e! momento de la Parusa (24,36.44.50; 25,13); pero en la mayora de las ocasiones (11) se refiere a distintas horas o momentos de! da, algunos genricos y otros determinados (14,l5; 18,l; 20,3.5.9.12; 26,40 [aspecto de duracin).55; 27,45.45.46). Quiz e! uso ms iluminador sea 10,19, situado en pleno Discurso Misionero, cuando Jess dice a los discpulos: Mas cuando os entreguen, no os preocupis de cmo o qu vais a hablar. Lo que tengis que hablar se os comunicar en aquella hora. Algunos elementos vinculan 10,19 y 26,45: la presencia de! verbo TTapao[oWj.LL y tambin la asistencia divina que, sealada como promesa en e! pasivo divino de 10,19 ((o08~OETaL), parece hallarse presente como realizacin en la resurgida fortaleza de Jess al afrontar su destino.

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16,13.27.28; 17,12.22; 24,27.30.30.37.39.44; 25,31; 26,2.45), seaalos Doce (10,23; 20,18.28; 26,24.24), sea a Pedro y los discpulos (19,28), sea a Pedro, Santiago y Juan (17,9). La expresin acompaa a dos tipos de anuncio bastante paradjicos pero inseparables: por un lado, al anuncio de la entrega del Hijo del hombre (17,22; 20,18; 26,2.24.45; cf. 12,40; 17,12), expresando as el momento de debilidad; por otro lado, acompa~ a tambin al anuncio de la segunda venida del Hijo del hombre (10,23; 16,27.28; 24,27.30.30.37.39.44; 25,31), en muchas ocasiones presentada con la gloria y el poder (cf adems 9,6; 12,8; 13,41; 17,9; 19,28; 26,64), expresando as el momento de fortaleza. La entrega del Hijo del hombre en manos de los pecadores no es, entonces, el final trgico de su vida, sino un punto intermedio del itinerario a recorrer. La secuencia Hijo del hombre - entregar aparece tambin en 17,22, el segundo anuncio de la Pasin; en 20,18, el tercer anuncio de la Pasin; yen 26,2, otro anuncio de la Pasin que difiere de los otros porque slo se menciona la crucifixin. El verbo TIapaOlOCUf.!l120 es un trmino tcnico utilizado de forma sistemtica para sealar el destino humano de Jess, de Juan Bautista, su Precursor, y de los discpulos, sus sucesores. Desatendiendo al contexto y fijndose tan slo en la forma pasiva del verbo, algunos autores piensan en los numerosos pasivos divinos presentes en el evangelio de Mateo para afirmar que el sujeto agente del mismo es Dios l2l . Pero hay que atender al contexto, y la cercana textual de o TIapaOloo<; f.!E (v. 46b) indica que esta vez la forma pasiva del v. 45b (<<TIapaOlooml) tiene un agente humano, Judas. En realidad, todo el captulo 26 supone la preparacin de la entrega de Jess. En l aparecen un tercio de las recurrencias del verbo en el evangelio (10 de 31). Jess anuncia en 26,2: o uLo<; 't"OU aVepWTIOU TIapao[ooTal, pero ya en 26,15-16 aparece Judas llegando a un acuerdo con los sumos sacerdotes para la entrega de Jess; en 26,20-25 leemos la conversacin entre Jess y sus discpulos para saber la identidad del que
Un esmerado estudio del mismo lo encontramos en: BROWN, Death !, 211-

120

213.
121 Lagente delrrapaUioTc e Dio (GALIZZI, Gesu, 102, nota 2); God probably stands behind rrapa(oml (DAVIES - ALLISON, Matthew JI!, 501).

CAP. VI: MT 26,{2

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iba a entregarle, que se conoce cuando Jess responde a Judas: T lo has dicho. Y, despus de nuestra percopa, reaparece Judas realizando el gesto convenido para la entrega de Jess (26,48-49). IIapaoUioTal no es, pues, directamente un pasivo divino. Pero ya vimos que en esta hora de la entrega est presente tambin la accin salvfica de Dios y que, por tanto, es posible interpretar que, por debajo de una accin o decisin estrictamente humana, se mueve de igual modo la accin divina. Jess ser entregado por Judas EL; XElpac; !lapTw}..wv. Lo que Jess haba anunciado en 17,22 (ser entregado en manos de los hombres) se va a realizar ahora con prontitud. Las manos de los hombres de entonces son ahora las manos de los pecadores. La identidad de tales hombres pecadores no est expresada aqu, pero, teniendo en cuenta el contexto del evangelio respecto al trmino !lapTw}..c;, podemos estar ante un cambio significativo en las personas a las que hace referencia el vocablo. En Mt el trmino !lapTw}..c;, que aparece 5 veces y siempre en plural (9,10.11.13; 11,19; 26,45), expresa hasta esta ltima recurrencia un grupo de personas hacia las cuales Jess se comporta de modo positivo, en el sentido de que comparta mesa con ellos (9,10), algo criticado por los fariseos (9,11); los pecadores eran los destinatarios de la misin de Jess (9,13), y ste era conocido por ser su amigo (11,19). Casi siempre aparecen vinculados a los publicanos (9,10.11; 11,19). Entonces, cmo es que ahora se manifiestan como autores del destino terrible de Jess? Sealar el trmino ahora, en 26,45, a otros personajes, distintos a los que sealaban las anteriores recurrencias? Hay que tener en cuenta que todas las recurrencias del trmino, a excepcin de 26,45, se sitan durante la misin de Jess en Galilea. Pero ahora se encuentra en Jerusaln. Con el cambio geogrfico (que es ms que un simple cambio geogrfico) se produce un cambio en las personas calificadas de pecadores. Por otra parte, quienes acompaan a Judas para realizar el prendimiento de Jess son un grupo numeroso con espadas y palos, de parte de los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo (26,47), que echaron mano a Jess y lo prendieron (26,50). Pero, aunque nunca se define como pecadores a los sumos sacerdotes y ancianos del pueblo, ni tampo-

290

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ca a sus esbirros, parece claro que ahora estos pecadores son los sumos sacerdotes y escribas 122 o, ms genricamente, las autoridades romanas y judas 123 En todo caso, los responsables de la muerte de Jess 124 En consecuencia, no es necesario que un trmino designe siempre al mismo grupo de personas, por lo que el trmino q.1/XpWAOl posiblemente sea aqu una nueva designacin para los que participan en el prendimiento y la Pasin de Jess. Algo parecido ocurre con el trmino iSXAOs, que juega un papel determinante en la misin de Jess a lo largo de todo el evangelio. Sin embargo, aquella multitud que segua a Jess (4,25 y passim), que reaccionaba maravillada a su enseanza (7,28 y passim) y que se beneficiaba de sus curaciones (I 5,30 y passim), aquella multitud gracias a la cual Jess no haba sido detenido (21,46), no puede ser la que acompaa a Judas en el prendimiento (26,47) y a la que se dirige Jess pidiendo explicaciones (26,55). El mismo trmino (<<OXAOs) para dos comportamientos tan contrarios no puede referirse a las mismas personas 125 Sin embargo, hay un dato interesante: en 27,20 se dice que los sumos sacerdotes y los ancianos persuadieron a la gente para que pidiera la libertad de Barrabs y la muerte de Jess, de modo que es posible que las mismas personas que haban acompaado a Jess alborozadas en la entrada en Jerusaln (21,8-11), ahora pidan la libertad para Barrabs, que supone de jacto la condena de Jess. Por eso, una hiptesis de interpretacin que no es descartable hay que situarla en el argumento de la progresiva soledad de Jess, que se ve abandonado, negado y traicionado por sus discpulos (cf. 26,30-35.56; 69-75) y tambin por aquella multi-

122

Cf.

HAGNER,

Matthew II, 785.

m Cf. DAVIES - fuUSON, Matthew II!, 501. Generalizando an ms, U. Luz seala como pecadores a Juden und dann Ri:imen> (Luz, Matthaus IV, 139).
124

Cf.

DAVIES,

Matthew, 186.

125 Estamos ante la misma situacin que ocurra con el trmino pecadores. Las recurrencias positivas del trmino muchedumbre estn situadas en Galilea y las negativas, en Jerusaln. Aunque hay una recurrencia de transicin: 21,46. La accin transcurre en Jerusaln, pero los sumos sacerdotes y fariseos no pudieron detener a Jess porque tuvieron miedo a la gente.

CAP.

VI:

MT 26,42

291

tud a la que se haba dedicado. Si puede admitirse esta hiptesis, tambin los pecadores formaran parte en el argumento de dejar en soledad a Jess ante su destino.

Lo cierto es que, aqu, la contraposicin entre Jess y los pecadores sirve para reforzar la inocencia de Jess, puesto que la accin de entregarle, siendo inocente, es considerada pecado por parte de Judas en un episodio en que los sumos sacerdotes y los ancianos siguen siendo presentados sin un pice de arrepentimiento: Entonces Judas, el que le entreg, viendo que haba sido condenado, fue acosado por el remordimiento (<<IlEmIlEA1l8Elc;), y devolvi las treinta monedas de plata a los sumos sacerdotes y a los ancianos, diciendo: "Pequ (<<~llap1"Ov) entregando sangre inocente". Ellos dijeron: "A nosotros, qu? T vers" (27,3-4).
c) La exhortacin a los discpulos d'YEpw8E aywf.1Ev)

Los dos verbos del v. 46a, en abierta oposicin semntica con los dos verbos del v. 45a, indican ya, por parte de Jess, una decisin irrevocable, firme y fuera de todo temor, dolor o angustia l26 : EyELpE08E aywIlEv. Un imperativo y un subjuntivo con valor cohortativo son dirigidos a los discpulos para implicarlos en el mismo movimiento de Jess. La decisin est tomada. Hay fuerzas para afrontar lo que viene. El proceso interior vivido por Jess en la escena de Getseman llega a la firme determinacin de seguir adelante, superando la angustia y la tristeza 127 Jess ordena a sus discpulos levantarse. El verbo EyELpW, cuyo origen etimolgico expresa la idea de estar en vigilia, de velarl28 , tiene tres significados principales en el evangelio de Mt: despertarse (1,24; 8,25), levantarse (2,13.14.20.21; 8,15.26; 9,5.6.7.19.25; 12,42; 17,7;
126 Perhaps there are military connotations (DAVIES - ALUSON, Matthew IJI, 501-502). La afirmacin no deja de ser sorprendente. 127 Die Ereignisse beginnen sich zu berstrzen. Der Erzahler leitet mit einem Wort Jesu, der das ganze Geschehen in der Hand hat, zu ihnen ber. Nichts mehr von Schwache und Verzagtheit ist zu spren. Wie am Anfang der Perikope in V 36, so ist Jesus auch an ihrem SchluE alleiniger Handlungssouveran" (Luz, Matthdus IV, 138). 128

Cf. RUSCONI, Vocabolario, 100.

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24,7 [sentido figurado]; 25,7; 26,46) y resucitar (10,8; 11,5; 14,2; 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,52.63.64; 28,6.7). As pues, ese levantarse al que exhorta Jess sobrepasa el hecho meramente fsico de ponerse en pie; es tambin una solemne invitacin a participar de la maiestas con la que Jess se dispone a afrontar su destino. Como ya sealamos con anterioridad, tras el fracaso de los discpulos en su condicin de tales, ahora son urgidos por Jess para resucitar en esa condicin discipular. Por su parte, el verbo ayUJ slo aparece 4 veces en Mt, de las que dos (21,2.7) estn relacionadas con la entrada mesinica de Jess en Jerusaln. Adems de la presente, la otra recurrencia (10,18) es interesante, porque recoge unas palabras de Jess, dirigidas a sus discpulos en el Discurso Misionero, que vaticinan que los discpulos sern conducidos (<<&X8~oEa8E) ante gobernadores y reyes. Hay un mismo contexto de persecucin y de pasin, pero tambin de asistencia divina. Ahora, en el episodio de Getseman, el hecho es vivido por Jess y supone un ejemplo para los discpulos. En este contexto, no se puede tratar, pues, de una llamada a la huida, sino ms bien de una llamada a salir al encuentro de los enemigos, a afrontar con decisin el destino inminente 129
d) El anuncio de la cercana del traidor (<<~oou ~yyLKEV rrapaoLooc; f.1E)

Las ltimas palabras de Jess, en el v. 46b (<<LoaD ~yyLKEv mxpaoLoac; flE), sirven de transicin a la escena siguiente, la de su prendimiento (26,47-56). La mencin a la cercana del que le va a entregar es reflejada de una manera solemne y extremadamente sobria, sin mencin alguna a sentimientos de miedo, angustia o rechazo. La oracin ha producido sus efectos. En definitiva, no se oculta el modo como Jess afronta su destino, sino que aparece manifiesto el proceso interior vivido por Jess, que pasa de la angustia y la tristeza que le produce un destino sufriente, a una aceptacin serena y decidida del mismo, gracias a su momento de encuentro y oracin con Dios Padre.

129

Cf.

BROWN,

Death I, 213-214; Luz, Matthaus IV, 139.

CAP.

VI:

MT 26,{2

293

3. Conclusiones
3.1. El papel de Dios Padre
La figura de Dios Padre aparece aqu como referencia principal en la oracin de Jess (ocupa los momentos extremos de la misma en sus distintos momentos). y que se haga su voluntad sigue siendo el objetivo prioritario y nico, puesto que ocupa el lugar central en la oracin de Jess. Podramos decir que Dios Padre es el horizonte de comprensin y de sentido en este momento culminante de la vida y misin de Jess. La percopa ensea a que tambin sea Dios Padre horizonte de comprensin y sentido para todos los seguidores de Jess. Dios Padre no aparece actuando expresamente en este episodio, pero la resolucin que Jess adquiere despus de orar con l trae a la memoria las dos veces en que Dios se haba referido a Jess: ste es mi Hijo amado, en quien me complazco (Mt 3,17), haba dicho desde los cielos en el momento del bautizo de Jess, en el momento en que comenzaba la vida pblica de Jess, en el momento del comienzo de su ministerio al servicio del Reino. ste es mi Hijo amado, en quien me complazco; escuchadle (17,5), haba dicho desde la nube en el momento de la Transfiguracin de Jess (prolepsis de la Resurreccin), en el momento central de su ministerio (cf. 16,21, primer anuncio de la Pasin). Ahora, cuando se precipitan los acontecimientos finales, resuenan para los lectores/oyentes del evangelio aquellas palabras. Quiz se esperaran palabras similares, pero sern los hechos los que hablen: la oscuridad sobre toda la tierra (cf. 27,45), el velo rasgado del Santuario, el temblor de la tierra y las piedras rajadas (cf. 27,51), los sepulcros abiertos y la resurreccin de muchos santos difuntos (cf. 27,52). stos son los hechos que harn verdad aquellas palabras pronunciadas por Dios y as podrn reconocer a Jess como Hijo de Dios (cf. 27,54). stos son los hechos que preparan la Resurreccin de Jess.

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3.2. El papel de Jess


Esta ltima recurrencia de 8AllfLa nos ha situado ante los elementos decisivos para su comprensin y su rol en el evangelio de Mateo. Sobre todo en lo que se refiere a Jess. Jess es el ejemplo. Dos caractersticas sobresalen en la actitud y comportamiento de Jess en esta escena de Getseman. Por un lado, de cara a sus discpulos Jess aparece como un hombre consciente de su difcil situacin, reconociendo su tristeza y angustia, pero a la vez como un maestro solcito y con autoridad; solcito, porque est en continua relacin con sus discpulos, a los que vuelve en tres ocasiones, despus de cada momento de oracin con el Padre; con autoridad, porque a pesar de su estado de nimo contina enseando a los suyos de modo autorizado (es de destacar el abundante uso de formas imperativas: v. 36: sentaos aqu; v. 38: quedaos aqu y velad conmigo; v. 41: velad y orad; v. 45: dormid y descansad; v. 46: levantaos). Por otro, de cara a Dios Padre Jess aparece completamente doblegado a su voluntad (es de destacar que en los tres momentos de la oracin de Jess las partculas negativas estn referidas a su persona, y siempre en positivo las referencias a la voluntad del Padre: v. 39: Ql'Jx wc, EYcJJ 8Aw aH' wc, o; v. 42: Eav b!il aireo TILW, yEv1l8~TW TO 8AllfL OOD; cf. v. 44, donde se dice que Jess repite las mismas palabras). Esa actitud de conformarse a la voluntad del Padre, por ms que le hace escrutar posibilidades distintas de realizacin, le lleva a superar su situacin de tristeza y angustia para afrontar con decisin resuelta los acontecimientos que van a sobrevenir. Por lo dems, la escena de Getseman es una percopa de movimientos: por un lado est el movimiento de Jess y, por otro, el movimiento de los discpulos. Jess est presentado en continuo movimiento; es el sujeto de los verbos EPxofLal (Mt 26,36.40.43.45), aTIpxofLal (26,36.42.44), TIPOPxofLal (26,39), y comparte la funcin de sujeto con los discpulos en &YWfLEV (26,46). La escena comienza y acaba presentando a Jess en movimiento junto con los discpulos (vv. 36 y 46). Pero, durante el desarrollo de los hechos, se produce un doble movimiento de Jess. Por un lado, se separa de los discpulos (vv. 36.39.42.45), cuando Jess se dispone a orar al Padre y

CAP. VI: MT 26,42

295

a escrutar su voluntad; este movimiento exterior acompaa a un proceso interior de progresiva y profunda acomodacin a la voluntad del Padre, en la forma que ella se manifieste. Por otro lado, Jess vuelve a los discpulos (vv. 40.43.45), que con su reaccin de dormirse ponen de relieve su torpe respuesta discipular pero, tambin, el enorme inters de Jess por compartir con ellos su experiencia propia. En cambio, los discpulos deben permanecer quietos (<<KaSLoa"tE, v. 36; flELva"tE, v. 38) hasta el momento final de irse con Jess (<<EyELpEOSE &YWflEV, v. 46). As se crea una llamativa tensin narrativa, que se aade a la que tambin se da en la oracin: en el v. 36 Jess ordena sentarse a sus discpulos, como si slo l tuviera necesidad de rezar y, sin embargo, en el v. 41 pide a los discpulos que recen. Todo esto nos indica la diferenciacin del papel de los personajes, con dos objetivos: a) as se expresa que estamos ante la hora de jesPO, el momento culminante en el que Jess, aceptando su destino como voluntad del Padre, llega a ser l mismo 131 ; b) as se expresa tambin el carcter modlico del comportamiento de Jess para aquellos discpulos que acompaaron a Jess en Getseman, que son, a la postre, figuras en las que caben todos los lectores/oyentes del evangelio de Mateo. En efecto, modelando as la escena, el evangelista nos seala que el itinerario seguido por Jess no corresponde tanto andado ahora a los discpulos, cuanto aprenderlo. En el personaje discpulos hay, pues, una transparencia de la comunidad, a quien se presenta la suprema leccin dada por Jess en Getseman, en espera de que llegue el momento de levantarse e ir seguramente al mismo destino de Jess: a entregar su vida para realizar la misin encomendada. y esa entrega deber ser interpretada como la interpret Jess, como realizacin y cumplimiento de la

130 La clara contraposicin entre los discpulos quietos y Jess en movimiento sirve a una caracterstica del relato mateano de Getseman: enfatizar el papel de Jess (cf. HOLLERAN, Gethsemane, 211).
13l La volont du Pete, c' est que Jsus n' chappe pas a son etre le plus authentique; la tentation de tout homme n' est-elle pas de se drober, de ne pas etre fidele asa vocation propre? Loin d'etre alinante, cette volont exige que nous allions jusqu'au bout de nous-memes (RADERMAKERS, vangile, 336).

296

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voluntad de Dios Padre. As, en la escena de Getseman, Jess se presenta como ejemplo supremo para un discipulado cabal132. En la oracin, Jess encuentra la clarividencia y la fortaleza para comprender y aceptar su destino como acontecimiento de la voluntad del Padre. El relato nos muestra que la oracin, el contacto con Dios Padre, es irrenunciable para superar las crisis y dificultades que surgen cuando los acontecimientos no suceden como esperaramos. En Jess vemos realizado este itinerario espiritual que sigue siendo icono para todo discpulo que quiera realizar ntegramente la voluntad de Dios Padre. La primaca de la voluntad de Dios es el corazn de la oracin de Jess, que tambin contempla su propia situacin: Jess se presenta tal y como est viviendo su difcil escenario, pero ese punto de partida alcanza su meta en la aceptacin decidida de su destino, entendido en clave de realizacin de la voluntad de Dios, una voluntad que haba sido siempre deseada, pedida y, ahora, aceptada.

3.3. El papel de los discpulos


El comportamiento de los discpulos no es modlico, pero es de notar que siempre son calificados de tales, de discpulos. Da la impresin, entonces, de que forman parte de la percopa no tanto como actores principales, cuyo comportamiento les despojara sin duda de su categora de discpulos, sino como cooperadores necesarios en un relato que quiere dejar patente la leccin de Jess. La soledad abrumadora de Jess no se debe a una defeccin de los discpulos, sino a la voluntad del propio Jess, que debe afrontar solo las consecuencias de su fidelidad a la misin encomendada por el Padre. Pero los discpulos, y representados en ellos todos los lectores/oyentes del evangelio, son impelidos a dejar una posicin esttica (el sentaos aqu del comienzo de la percopa) y asumir una posicin dinmica, expresada en

132 He is a model of faithful discipleship. Jesus stays awake ro watch, he prays the Lord's Prayer, and he submits to the wiU of God (DAVIES - ALLISON, Matthew IlI, 503).

CAP.

VI:

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297

las ltimas palabras de Jess. Levantaos, vmonos es, pues, la resuelta actitud de entrega total de todo aqul que ha aprendido la leccin propuesta en el texto. Ese levantarse supone una autntica resurreccin que les capacita, hechas ya personas nuevas, para asumir como Jess la voluntad de Dios Padre en la forma en que sta se manifieste, pero con la gallarda determinacin de entregarse por completo a la misma. As, la hora de Jess es, en otro sentido, la hora de los discpulos (y con ellos, la hora de todos los lectores/oyentes del evangelio), que deben aprender a poner la primaca de la voluntad de Dios en sus vidas: son instruidos por Jess sobre la voluntad del Padre, tambin en estos momentos difciles. Una instruccin que ya haba comenzado en 16,21 (<<Desde entonces comenz Jess a manifestar a sus discpulos que deba ir a Jerusaln ... ), para preparar a los discpulos para esta hora, aunque tambin desde el principio los discpulos tuvieron problemas para comprender el alcance de las palabras de Jess. Entonces fue Pedro quien se enfrent a Jess (16,22: Tomndole [a Jess] aparte, Pedro se puso a reprenderle diciendo: Lejos de ti, Seor! De ningn modo te suceder eso!). La respuesta de Jess a Pedro deja claro que ste no est en sintona con la voluntad de Dios (16,23: Vete detrs de m, Satans! Escndalo eres para m, porque tus pensamientos no son los de Dios, sino los de los hombres!). Aqu, de nuevo, los discpulos son los destinatarios ejemplares de la misin y del empeo de Jess. A ellos haba enseado en la oracin del Padrenuestro que deban pedir al Padre no caer en tentacin (cf. 6,13) y aqu estn amenazados precisamente por ella. Por eso, son exhortados por Jess a la vigilia y la oracin, como medios de superar el TIELpaOflC;. Sin embargo, ellos duermen. Su somnolencia nos alerta de que el discipulado es una carrera de fondo en la que no se suele llegar a la meta, un proceso de aprendizaje, ms que un estatus adquirido.

3.4. La voluntad del Padre en Getseman


No podemos comprender bien el sentido de la muerte de Jess como voluntad de Dios Padre sin considerar la ltima percopa del evangelio mateano. Jess resucitado se aparece a los Once en el monte de Galilea y comienza su ltima y solemnsima declaracin: Me ha sido dado todo

298

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poder en el cielo y en la tierra (28,18; cf. 11,27: Todo me ha sido entregado por mi Padre). Dios ha conferido toda omnipotencia a Jess. Es el final de un itinerario de salvacin en el que la muerte est presente desde su inicio. La entrega decidida de Jess a su misin conlleva la aceptacin de la muerte, porque ya desde la llegada de Jess al mundo Herodes y todo Jerusaln (explcitamente los sumos sacerdotes y los escribas) se sienten sobresaltados (2,3-4) y quieren matar a Jess (cf. 2,12-13.20). Esos deseos de matar a Jess tambin los comparten los fariseos (cf. 12,14). Jess parece ser consciente de que la entrega en su misin le lleva indefectiblemente a entregar tambin su vida. Los tres anuncios explcitos de su Pasin y Muerte (y Resurreccin) de 16,21; 17,22-23 Y 20,18-19 estn acompaados por otras muchas indicaciones de Jess en ese mismo sentido (cf. 9,15; 12,40; 17,9.12; 20,22.28; 23,32; 26,1-4.20-25.28.32). Yel destino que espera a Jess, espera tambin a sus discpulos (10,1623.28; 23,33-36; 24,9). La muerte acompaa a la misin como precio del empeo por la misma. La voluntad de Dios Padre contempla, pues, esa muerte como una etapa no tanto necesaria cuanto irrenunciable del itinerario salvador de Jess. Decimos que es una etapa que no tena por qu haber sido necesaria atendiendo a las previsiones que Dios Padre se haca en la parbola que Jess cuenta a los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos (21,37: a mi hijo le respetarn), pero decimos tambin que es una etapa irrenunciable, porque los grupos religiosos judos de entonces no iban a soportar que Jess llegara hasta el final en su proclamacin del Reino, que subverta las bases que mantenan todo el sistema judo. y esro es algo de lo que Jess fue perfectamente consciente. Subir a Jerusaln no slo era una etapa ms en su labor de heraldo del Reino, sino un deben> derivado de la voluntad de Dios (16,21: 'ATTO ,,E ~p~aw 'IllOOUe; OElKVELV wLe; fla811,aLe; auwu OH OEL ELe; 'IEpooAufla &TTE8v) que conllevaba el sufrimiento y la muerte. Ese deber lo entiende adems como un cumplimiento de la Escritura (26,54: TTWe; OUV TTAllPw8woLV ai yp& <pal OH o,we; OEL yEvo8al;). Pero esa no iba a ser ciertamente la ltima de las etapas. An quedaba la Resurreccin y la omnipotencia dadas por Dios Padre.

au,ov

CAP.

VI:

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299

La ltima escena evanglica no slo nos seala el camino de interpretacin de la muerte de Jess en su aspecto salvfica, sino que nos retrotrae al comienzo de ese mismo itinerario recorrido por Jess, ahora para los discpulos, y por su medio, para los lectores/oyentes del evangelio. Jess est en el monte, el mismo lugar donde haba comenzado su proclamacin del nuevo estado de cosas que supona el Reino de los cielos, esto es, el monte del Sermn de la Montaa. En las dos escenas estn presentes los discpulos, y ahora, en la escena final, sern ellos los que cojan el testigo de Jess, sern ellos los que sigan haciendo discpulos a todas las gentes, enseando todo lo que Jess haba mandado, una enseanza que comienza explcitamente, precisamente en el Sermn de la Montaa (cf. 5,2, aunque 4,23). y era, precisamente en el corazn de dicho Sermn donde encontrbamos la primera recurrencia del trmino voluntad referido a Dios Padre. El horizonte de Gracia y de salvacin que nos abra esa primera recurrencia no evita los sufrimientos inherentes a la misin, pero s los supera, porque en la voluntad de Dios Padre est que no se pierda ninguno de sus pequeos (cf. 18,14) y esa voluntad, que es el fundamento y origen de la misin de Jess y de sus discpulos, est al final del itinerario, garantizando la vida recreada en la Resurreccin.

Conclusiones generales

El estudio de la expresin 8AT]IlCX ,o ncx,ps a 10 largo de la presente tesis la sita como una de las expresiones centrales del evangelio de Mateo, no slo por la posicin que ocupa en el conjunto del evangelio mateano, sino tambin porque, con esta locucin, se presenta un completo itinerario existencial y espiritual para todo lector/oyente del texto evanglico. En las interrelaciones advertidas en las diversas recurrencias encontramos los aspectos ms importantes de la obra de Mateo. As, en esta expresin se encuentra el papel de Dios Padre, origen y meta de dicho itinerario discipular, que ofrece una decidida voluntad de salvacin para los seres humanos. As tambin, hallamos a Jess, el Hijo, ejemplo de una resuelta entrega a la misin encomendada por el Padre; modelo autorizado para sus discpulos en el modo de entregar la vida; una vida asumida como cumplimiento y realizacin de la voluntad divina. De igual modo, encontramos a los discpulos, llamados a continuar el camino trazado por Jess siguiendo la voluntad de Dios Padre y transparencia de la comunidad, que estn urgidos tambin al cumplimiento de tal voluntad. En consecuencia, la voluntad de Dios Padre es un verdadero hilo conductor del evangelio de Mateo. En ella se anan el proyecto salvador de Dios, la centralidad de Jess en la realizacin de dicho proyecto y la responsabilidad tica de los discpulos. En esta perspectiva, la voluntad de Dios aparece como criterio supremo para un discipulado cabal, que parte de la fe y la confianza absolutas en el ser de Dios como Padre, se plasma en el seguimiento efectivo de Jess, y culmina en la entrega total de la propia vida por la causa de Dios.

1. La posicin de 8ATJIl(X. en el conjunto del evangelio


El evangelio de Mateo puede dividirse en varias partes diferenciadas, aunque a la hora de presentar una estructura las propuestas son dispares,

302

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apareciendo constantemente nuevos modos de estructurar el evangelio l . Pretendemos sealar en qu estructura de las existentes encaja mejor la estratgica presencia de la expresin 8).:r]fLa 10D Traepc;, teniendo en consideracin que la importancia objetiva de este concepto puede servir, tambin, de elemento estructurante del propio evangelio mateano. Las propuestas de divisin del evangelio pueden elencarse en tres tipos bsicos: el modelo de los 5 libros (atendiendo a los discursos de Jess), el modelo centro (atendiendo la disposicin concntrica del texto) yel modelo de divisin marcano (atendiendo la disposicin narrativa del relato)2. a) Con el primer modelo podemos individuar dos estructuras: narracin + discurso y discurso + narracin. En la primera de ellas, as se sitan nuestros pasajes: Introduccin Libro I Libro 11 Libro III Libro IV Libro V Conclusin Mt 1-2 Mt 3-7 Mt 8-10 Mt 11,1-13,52 Mt 13,53-18,35 Mt 19-25 Mt 26-28

6,10 + 7,21 12,50 18,14 21,31 26,42

Como se puede apreciar, en esta estructura las recurrencias de 8AT]fLa 10D Traepc; no encajan de una forma completamente armnica. En la segunda estructura posible, dentro del modelo de los 5 libros, as encajan los pasos evanglicos que estudiamos: Introduccin Libro 1 Mt 1-4 Mt 5-9

6,10 + 7,21

Cf. Luz, Matthdus 1,33. Cf. Luz, Matthdus 1,34-35.

CONCLUSIONES GENERALES

303

Libro II Libro III Libro IV Libro V Conclusin

Mt 10-12 Mt 13-17 Mt 18-22 Mt 23-26 Mt 27-28

12,50

18,14 + 21,31 26,42

En esta ocasin, podemos entresacar una secuencia ms armnica: O + 2 + 1 + O + 2 + 1 + O. Observando la presencia de la voluntad del Padre en el evangelio, esta segunda estructura parece preferible3 . b) En el modelo centro, que trata de evidenciar una estructura concntrica del evangelio de Mateo, las 6 referencias a la voluntad del Padre se sitan del siguiente modo:

A) Mt 1-4
B) Mt 5-7

6,10 + 7,21

C) Mt 8-9

D) Mt 10
E) Mt 11-13 F) Mt 14

12,50

E') Mt 15-17

D') Mt 18

18,14 21,31

C) Mt 19-22 B') Mt 23-25 X) Mt 26-28

26,42

3 Ciertamente es mejor presentar de manera conjunta los captulos 5-9, ya que estn enmarcados en sendos sumarios de actividad de Jess (4,23 y 9,35), en los que se nos informa de dichas actividades: ensear, proclamar el evangelio y curar. Pues bien, tanto la enseanza como las curaciones aparecen en este conjunro de captulos (5-9), convenientemente enmarcados por la inclusin que forman los dos sumarios.

304

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En este caso, la localizacin de la voluntad del Padre en dicha estructura tampoco resulta estar bien integrada, aunque puede destacarse una secuencia constante en las correlaciones de las partes correspondientes. As, cuando la primera parte contiene una recurrencia de nuestro trmino, la segunda no la tiene, y viceversa (por ejemplo, B = 2 Y B' = O; C = O Y C' = 1, etc.). c) Segn el modelo de divisin marcano, basado en la estructura narrativa del evangelio de Marcos, marcado por las fuertes cesuras de Mt 4,17 Y 16,21, el evangelio de Mateo se divide en tres partes y en ellas se sitan nuestros pasajes de esta manera: Introduccin Galilea Viaje + Jerusaln Mt 1,1-4,16 Mt 4,17-16,20 Mt 16,21-28,20

6,10 + 7,21 + 12,50 18,14 + 21,31 + 26,42

En esta ocasin, los versculos a estudiar encajan de manera ms armoniosa, pues se sitan tres de ellos en la primera parte de la vida pblica de Jess (su estada en Galilea) y los otros tres en la segunda parte (viaje a Jerusaln y estancia en la ciudad santa). d) Recientemente, nos hemos encontrado con otra propuesta de estructurar el evangeli0 4, segn la cual el evangelio est recorrido por 5 textos-bisagra (<<Hinge), que marcan las transiciones a nuevas secciones. Tras el inicio (Mt 1, 1-4, 11), sigue el primer texto-bisagra (Mt 4,12-17), el Corpus evanglico (Mt 4,17-25,46), un nuevo texto-bisagra (Mt 26,116) Y la conclusin (Mt 26,17-28,20). A su vez, el Corpus se divide en dos grandes partes (Mt 4,18-16,12 y Mt 17,1-25,46), separadas otra vez por un texto-bisagra (Mt 16,1328). Cada una de dichas partes se divide de nuevo en dos, con un textobisagra en medio. As, la primera parte se divide en Mt 4,18-11,1, el texto-bisagra (Mt 11,2-30) y Mt 12,1-16,12. Y la segunda parte lo hace en Mt 17,1-20,34, el texto-bisagra (Mt 21,1-17) y Mt 21,18-25,46. Segn esta propuesta, el encaje de los textos donde aparece la volun-

Cf.

WEREN,

Macrostructure, 180-200.

CONCLUSIONES GENERALES

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tad del Padre se presenta as:

Mt 1,1-4,11 *Mt4,12-17 Mt 4,18-11,1 Mt 4,18-16,12 Mt4,17-25,46 *Mt 16,13-28 Mt 17,1-20,34 Mt 17,1-25,46 *Mt 26,1-16 Mt 26,17-28,20 26,42 *Mt 21,1-17 Mt 21,18-25,46 21,31 18,14 *Mt 11,2-30 Mt 12,1-16,12 12,50 6,10 + 7,21

Como puede apreciarse, una vez comenzada la vida pblica de Jess (Mt 4,17), la presencia de la voluntad del Padre va alternndose con su ausencia en cada nuevo bloque evanglico, con la salvedad de que se halla ausente en todos los textos-bisagra. Desde la perspectiva de nuestro estudio, esta forma de estructurar el evangelio de Mateo permite el encaje armonioso de la expresin estudiada. Por lo dems, no parece suponer per se un elemento estructurante del propio evangelio, ya que la gran cercana textual de 6,10 y 7,21, insertos en la misma unidad del SM, y el status particular de 21,31 impiden tal consideracin. Eso s, de alguna manera privilegian algunas estructuras, en particular la planteada por el esquema de divisin marcano, propio de la exgesis narrativa.

2. Las diversas interrelaciones del trmino y su significacin


Las seis veces en que 8).:ru.J.(X aparece en el evangelio de Mateo se pueden articular de distintas maneras. Cada articulacin nos ofrece distintas posibilidades de significacin.

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a) En primer lugar, podemos interrelacionar las seIS recurrencias segn el modelo concntrico (Mt 6,10 y 26,42; 7,21 y 21,31; 12,50 Y 18,14), que cuadra bien con la tendencia estilstica de Mateo al escribir su evangelio. Este modo de relacin es sugerido por el fuerte paralelismo con el que Mateo presenta la primera y la ltima recurrencia del trmino estudiado. En efecto, tanto 6,10 como 26,42, presentan el mismo texto: yEVT]e~TLu '[o eAT]f.1 OOD, y ambos estn en un mismo contexto de oracin. En 6,10 se trata de una oracin que deben rezar los discpulos a un Dios Padre providente (cf. 6,8.25ss), por orden de Jess. En 26,46 se trata de la oracin que el mismo Jess dirige al Padre, tratando de conformarse a su voluntad. La segunda es, pues, una ejemplificacin de la primera, en la que Jess aparece como modelo para los discpulos en lo que se refiere al cumplimiento cabal de la voluntad de Dios Padre. Es significativa la presencia en ambas percopas del trmino TTElpaOf.1C;: la tentacin en la que pueden caer los discpulos debe ser superada precisamente en la oracin (6,13: no nos dejes caer en tentacin; 26,41: velad y orad, para que no caigis en tentacin). Y es la oracin que Jess realiza en Getseman la que le permite superar la tentacin y abrazar de manera resuelta la voluntad de Dios en aquellos momentos difciles. Esta profunda interrelacin de los dos textos nos permite buscarla en los dems. As, entre 7,21 y 21,31 encontramos que son la primera y ltima vez, respectivamente, en que aparece el sintagma TTOlUJ + eAT]f.1a, textos en los que la responsabilidad humana (el comportamiento tico) en el obrar la voluntad de Dios Padre alcanza su mayor preponderancia. En ambos casos tenemos unos protagonistas que crean hacer la voluntad de Dios, bien por las obras que realizan (cf. 7,22), bien por el estatus que les reconoca como hombres de Dios (sumos sacerdotes, ancianos del pueblo, fariseos). Pero, en ambos casos, son recusados por Jess en cuanto que no hacan dicha voluntad divina (7,23: apartaos de m, hacedores de iniquidad; 21,31: en verdad os digo que los publicanos y las prostitutas van por delante de vosotros hacia el Reino de Dios). En este sentido, ambos textos nos sealan la insuficiencia de ciertos elementos para llegar a hacer la voluntad de Dios Padre y nos sealan un plus que hay que buscar en otras recurrencias evanglicas, particularmente en la ltima de ellas (26,42). Adems, la figura de Jess como maestro autoriza-

CONCLUSIONES GENERALES

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do est realzada en ambos textos, merced a elementos estilsticos (en el primer caso, la abundancia de posesivos referidos a Jess) ya elementos de contenido (en ambos casos).

De igual manera, 12,50 y 18,14 se relacionan estrechamente en la importancia de los discpulos, presentados como aqullos que estn en disposicin de poder hacer la voluntad de Dios Padre (12,46-50) y que estn llamados a la entrega pastoral a favor de los hermanos extraviados (18,10-14). y los discpulos encuentran en el ejemplo de Jess, modelo de entrega a la misin, un modo de hacer explcita la voluntad de Dios Padre, que no quiere la perdicin de ninguno de sus pequeos. Por eso, en la medida en que acten como actu Jess, podrn experimentar los mayores vnculos de intimidad con l, como los dan los lazos de sangre. Estas interrelaciones permiten destacar los tres elementos principales vehiculados por la expresin voluntad del Padre: 1) Dios Padre, origen y meta del itinerario existencial espiritual ofrecido por la expresin, cuya voluntad salvadora incluye tambin el precio de sangre de una vida entregada al Reino; 2) Jess, el Hijo, ejemplo de una entrega decidida a la misin encomendada por el Padre y modelo autorizado para los discpulos y para todo lector/oyente del evangelio; 3) los discpulos, llamados a continuar el camino trazado por Jess y transparencia de la comunidad de seguidores. b) En segundo lugar, podemos contemplar las seis recurrencias segn el modelo de paralelismo (6,10 y 18,14; 7,21 y 21,31; 12,50 Y 26,42) y teniendo en cuenta los elementos significativos preponderantes en cada texto. As, tanto en 6,10 como en 18,14, el elemento preponderante es la salvacin ofrecida por Dios, al cual se pide que la acte (6,9-13: el Padrenuestro) porque en su voluntad est que ninguno de sus pequeos llegue a la perdicin (18,14). La fiabilidad y la confianza que merece Dios Padre lleva a sus hijos a rezar la oracin enseada por Jess, para que se hagan felizmente experimentables todos los dinamismos del amor de Dios Padre, y lleva tambin a sus hijos, sus pequeos, a entregarse decididamente a favor de sus hermanos en peligro de perdicin. Fiabilidad de Dios Padre y confianza en l estn en la base de estos textos que llaman a

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la oracin y a la entrega, sin poder hacer entonces esa dicotoma funesta entre accin - contemplacin. De igual modo, ya hemos sealado la interaccin entre 7,21 y 21,31, donde el elemento preponderante es la responsabilidad humana en la realizacin de la voluntad del Padre. En dicha responsabilidad humana, algunos caminos como la fe o el ejercicio de obras misioneras resultan insuficientes para hacer la voluntad de Dios de forma cabal. Otros, la manera de vivir su relacin con Dios de los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos, quedan simplemente desacreditados. Por ltimo, la relacin que podemos establecer entre 12,50 y 26,42 tiene como referencia principal a la persona de jess. Slo estableciendo una relacin de profunda intimidad con l, mediante la realizacin de la voluntad de Dios Padre, para lo cual l nos capacita (12,50), podremos aprender el supremo ejemplo que l nos da, ofrecindose de forma absoluta a los designios del Padre, aun cuando esos designios incluyan el paso por el sufrimiento, la pasin y la muerte (26,42). Jess es el modelo de referencia vital para los discpulos y el ejemplo de cumplimiento cabal de la voluntad de Dios. Slo con y desde Jess los discpulos podrn recorrer en toda su plenitud el recorrido existencial andado por Jess y continuar su obra (cf. 28,16-20). c) En tercer lugar, atendiendo a los aspectos nuevos que van acumulndose progresivamente en la expresin, podemos destacar tambin el modelo lineal, que es el que marca ese itinerario existencial espiritual del discpulo. Todo comienza abrindonos a la experiencia de la Gracia, manifestada en la oracin que rezamos a Dios Padre (cf. 6,10). A l podemos acudir con confianza, siguiendo la enseanza autorizada de Jess, para pedirle que nos haga disfrutar de todos sus dones: que haga realidad palpable su ser Padre, que traiga su Reino de vida, que haga lo que le gusta hacer a un padre, que nos d el alimento cotidiano, que perdone nuestras deudas, que no nos deje caer en tentacin, que nos libere del mal. En el itinerario existencial y espiritual del discpulo, el primer pertrecho es el ansia de poder contar con esa asistencia global del Padre, que nos abre a un inesperado horizonte de salvacin.

CONCLUSIONES GENERALES

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De inmediato, surge la responsabilidad humana en el cumplimiento de la voluntad del Padre (cf. 7,21). En el itinerario, no slo cabe qu podemos esperar de Dios, sino tambin qu tenemos que hacer. Esa voluntad concierne profundamente a los discpulos, y para no caer en aurocomplacencia fcil, el texto nos indica que no bastan la fe en Jess, ni la realizacin de las obras por l encomendadas, para llegar al cumplimiento total de la voluntad divina. Hacerla es ms. Pero qu ms? La vuelta de tuerca manifestada por Jess en 7,21-23 nos empuja a continuar la lectura del texto evanglico con esa intrigante cuestin: qu ms? En un tercer momento, tampoco encontramos respuesta a ese plus en la realizacin de la voluntad del Padre, pero el texto nos seala que slo los discpulos estn en condiciones de poder hacer la voluntad divina: la responsabilidad humana es ahora capacitacin de los discpulos para obrar la voluntad del Padre Dios (12,50). Porque son discpulos de Jess, estn en condiciones de poder hacer la voluntad de Dios. Y como Jess fue un hombre completamente entregado a la voluntad del Padre, as tambin quien se entregue a ella podr tener con Jess un vnculo indeleble de estrecha intimidad. El plus nos hace mirar a Jess y contemplar en l el ejemplo de quien se entrega por completo a realizar en su vida la voluntad del Padre. Despus, la cuarta recurrencia de la expresin vuelve a insistir en la salvacin y la Gracia de Dios Padre, que no quiere la perdicin de ninguno de sus pequeos (18,14). Esa voluntad, ya parcialmente manifestada, es el fundamento de la entrega pastoral a favor de los hermanos extraviados, para lograr que su extravo no llegue a ser perdicin definitiva. Tambin aqu encontramos el modelo de Jess, dispuesto a llegar hasta el final para encontrar a todo extraviado. Precisamente, el empeo por salvar supone poner en peligro la propia vida: la misin conlleva un precio que hay que saber pagar. De la misma forma que los discpulos estn en condicin de hacer la voluntad del Padre, hay otros que no lo estn. Son sumos sacerdotes, ancianos del pueblo, fariseos ... , personas oficialmente cumplidoras de la voluntad de Dios, pero que no creyeron a Juan, Precursor de Jess, y que no entraron por el camino de la justicia, el camino que conduce a Jess.

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Ms bien cuestionaban la persona de Jess, su enseanza y su autoridad. Hasta los pecadores, pblicamente reconocidos como tales, les llevan la delantera en el camino del Reino. La quinta recurrencia (21,31) desacredita el modo como los adversarios de Jess crean cumplir la voluntad del Padre y nos ensea que para poder hacerla hay un camino a rechazar. Finalmente, la ltima recurrencia es la que presenta el plus en la realizacin de la voluntad de Dios Padre: la entrega en la misin conlleva entregar la propia vida (26,42). Jess aparece al comienzo con la debilidad de todo ser humano cuando se enfrenta a un destino indeseado, pero con la decisin de afrontarlo con la conciencia de que tambin en ese momento es la voluntad del Padre la que acontece. Jess es el modelo perfecto para todo discpulo, porque humanamente llega hasta el final en su entrega a la misin encomendada por Dios. En el ejemplo de Jess encuentra Mateo un hilo conductor para su evangelio, que ana los aspectos teolgico, cristolgico y eclesiolgico, y que le servir para ofrecer una sorprendente catequesis a su comunidad.

3. La voluntad de Dios Padre como hilo conductor del evangelio de Mateo


La escena de Getseman (Mt 26,36-46) es la nica en que los tres evangelios sinpticos coinciden en hablar de la voluntad del Padre, aunque cada uno lo hace de manera diversa. Mateo habla directamente de la voluntad de Dios Padre (<<YEVlle~TW TO eAllfl aou: Mt 26,42), mientras que Lucas seala la voluntad de Jess sobre la que debe imponerse la del Padre (<<1TA~V fl~ TO eAllfl flOU aUa TO aov ywaew: Lc 22,42) y Marcos no utiliza la palabra voluntad sino el verbo eAw (<<aU' ou Tl EyW eAW aUa Tl a: Mc 14,36), igual que el paralelo en Mt 26,39. Es la nica vez en que aparece en los tres evangelios sinpticos una referencia comn a la voluntad del Padre. Este dato nos parece enormemente significativo. En el momento decisivo de la vida y la misin de Jess, l se ofrece por completo entregando su propia vida. Y dicha entrega la entiende como realizacin de la voluntad del Padre. Este dato no pasa desapercibido para Mateo, que encuentra en este supremo ejemplo de Jess un elemento parentico que se va a constituir en un

CONCLUSIONES GENERALES

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hilo conductor de su evangelio. Para Mateo, hacer la voluntad del Padre es


una marca caracterstica de todo discpulo de Jess, porque fue la marca caracterstica del propio Jess. La primera recurrencia del trmino, en Mt 6,10, no tiene paralelo con los otros evangelios, pero la propia oracin del Padrenuestro est tambin en el evangelio de Lucas (Lc 11,2-4). Es llamativa la presencia de SATJf.1IX en la versin de Mateo o su ausencia en la de Lucas. Esto ha dado lugar a numerosas interpretaciones sobre la mayor o menor fidelidad al origen de una u otra, como ya sealamos en el captulo 1; pero teniendo en cuenta que Mateo considera la voluntad de Dios Padre como un filn teolgico-cristolgico-parentico es probable que quisiera presentar esta voluntad ya desde las primeras enseanzas de Jess y, en concreto, en su primera enseanza sobre la relacin con Dios, la oracin. As, aade en el Padrenuestro la tercera peticin, referida a la voluntad de Dios Padre. Cosa semejante ocurre en la segunda recurrencia, en Mt 7,21. El dicho de Jess recogido en Lucas simplemente est referido a la obediencia a Jess: Por qu me llamis: "Seor, Seor" y no hacis lo que digo? (Lc 6,46), pero Mateo, que ha encontrado en la voluntad de Dios Padre un hilo conductor de su evangelio, transforma las palabras de Jess para situar en ellas la necesidad de realizar dicha voluntad. En Mt 12,50 ya encontrbamos la referencia de la voluntad de Dios, que aparece en Mc 3,35 (mientras que Lucas escribe en el paso paralelo la palabra de Dios: Lc 8,21), pero la transforma en la voluntad de mi Padre celestial. y las siguientes ocasiones (Mt 18,14 y 21,31) son del todo palabras propias de nuestro evangelista, sin paralelos sinpticos. Por qu Mateo (al igual que Marcos y Lucas) considera que la escena de Getseman revela la verdadera actitud filial de Jess, entregando su vida como modo de realizar la voluntad de su Padre? Parece claro que la comunidad para la que escribe el evangelio se encontraba en una situa~ cin de encrucijadas. Ante una situacin de matar o morir, el evangelio
5 "Unsere 1hese lautet nun, daE das Matthausevangelium aus einer Situation stammt, wo diese judenchrisdiche Gemeinde an einem Wendepunkt stand (Luz,

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de Mateo toma una opcin descarnada y la propone a su comunidad de referencia y, tras ella, a todo lector! oyente de su evangelio, a todo discpulo de Jess. Entregar la vida es la marca caracterstica de todo discpulo, porque fue la marca caracterstica de Jess. En la siguiente escena, la del prendimiento de Jess, se nos dice que uno de los que estaban con Jess ech mano a su espada, la sac e, hiriendo al siervo del Sumo Sacerdote, le llev la oreja (26,51). Pero la respuesta de Jess a quien demostraba su solidaridad con l por mtodos violentos, una respuesta ausente en Marcos y mucho ms parca en Lucas, no deja lugar a dudas: Dcele entonces Jess: "vuelve tu espada a su sitio, porque todos los que empuen espada, a espada perecern. O piensas que no puedo yo rogar a mi Padre, que pondra al punto a mi disposicin ms de doce legiones de ngeles? Mas, cmo se cumpliran las Escrituras de que as debe suceder?" (26,52-54). No sabemos cul era la situacin histrica que obligaba a defender a Jess con la violencia pero, fuera cual fuera, el camino de la violencia quedaba completamente desautorizado. La situacin vivida por Jess es, pues, paradigmtica para sus discpulos y para la comunidad cristiana primitiva. Ha quedado de manifiesto que el concepto de la voluntad de Dios es un elemento caracterstico del evangelio de Mateo. Slo l, entre los sinpticos, presenta la voluntad de Dios con una impronta propia. Mientras los otros evangelistas obvian la expresin, o hacen un uso muy limitado de la misma, Mateo presenta en seis ocasiones la voluntad de Dios Padre como un elemento bsico para la comprensin del evangelio. Siempre es la voluntad de un Dios Padre (bien de los discpulos o bien de Jess), Padre es el complemento queacompaa sistemticamente a voluntad. No es la voluntad de Dios, es la voluntad de un Dios que es Padre. Siempre. No slo en las hermosas jornadas galileas, das de vino y rosas, cuando parece difana la voluntad de ese Padre benvolo que atiende con solicitud amorosa a sus criaturas (6,25-34; 7,7-11); tambin en las jornadas sombras (la oscuridad de Getseman), en las que la ame-

Matthdus 1,66).

CONCLUSIONES GENERALES

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naza, el sufrimiento y la muerte pueden poner en crisis esa fe en Dios Padre y en su salvacin. Es verdad: cmo puede ser Dios Padre y permitir el sufrimiento, la pasin y la muerte de su Hijo?, cmo compaginar la voluntad salvadora de Dios Padre con la realidad y el destino de tantas personas heridas de la vida? Parecera una apora sin sentido si no fuera por la leccin que encontramos en este tema: en la voluntad de Dios est que su Hijo llegue al final de su misin, sea cual sea el coste o el precio. No es la hora de Dios sino la del Hijo, enviado a recoger los frutos. Pero cuando el Hijo ha llegado al final, entregando su propia vida, entonces y slo entonces empieza la hora de Dios Padre, la hora de hablar y actuar l, la hora de restablecer el proyecto y la persona del Hijo, la hora de la Resurreccin y de la Vida. Puede suceder esta misma noche, pero hasta un segundo antes de que suceda, nos pide esa entrega absoluta a la voluntad del Padre.

4. La voluntad de Dios Padre abraza dos responsabilidades: la de Dios y la de los seres humanos
El juego verbal utilizado por Mateo para presentar la voluntad de Dios Padre no es casual. Es una voluntad que acontece (verbo YLVOflIXl) y una voluntad que debe ser cumplida (verbo TIOlW). En las recurrencias extremas (Mt 6,10 y 26,42) el verbo que acompaa a la voluntad del Padre es el verbo YlVOflIXl: la voluntad del Padre debe acontecer. Las dos recogen la oracin que Jess ensea y la oracin que Jess hace; es en oracin donde se descubre la voluntad de Dios, como una llamada a entrar en el espacio de Dios (saber acoger en la vida la voluntad de Dios Padre), una llamada a acoger sus designios siempre salvficos, porque Dios es Dios Padre, obstinadamente presentado como tal, a pesar de la manifestacin inesperada o dolorosa de su voluntad. En otras recurrencias, en cambio, aparece el verbo TIOlW y marca una responsabilidad humana en el hacer la voluntad de Dios Padre. Una responsabilidad que va ms all de la profesin de fe y del ejercicio de obras misioneras (7,21), un ejercicio de la voluntad del Padre que no slo marca un discipulado cabal, sino que convierte a quien la haga en

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hermano, hermana o madre de Jess, es decir, le proporciona una profunda relacin de intimidad con l (12,50) y, a su vez, es criterio para deslegitimar caminos falsos de cumplimiento de dicha voluntad y sealar quines son los verdaderos discpulos (21,31). En una recurrencia, el verbo que acompaa a la voluntad de Dios Padre es el verbo El.l-ll (18,14) y supone la nica explicitacin del contenido de dicha voluntad. Dios Padre no quiere que se pierda uno solo de sus pequeos. Teniendo en cuenta la cesura de 16,21, donde Jess comienza a manifestar de manera ms evidente su destino, esta recurrencia viene a ser una prolepsis de la actuacin de Dios en la Resurreccin, de la misma manera que el episodio de la Transfiguracin. Nosotros pedimos a Dios que haga su voluntad, porque, a partir de la experiencia de Jess, creemos en un Dios Padre que quiere lo mejor para sus hijos. Pero en la misin de anunciar ese estado, que en el evangelio se llama Reino de los cielos o Reino de Dios, la voluntad de Dios es que nos entreguemos por completo, ofreciendo la vida hasta el final, como lo hace Jess. y esa entrega de la vida tambin es comprendida como hacerse la voluntad de Dios. Porque la muerte de quien se entrega a la misin de anunciar el Reino no es ms fuerte que el amor y la vida de Dios, que no consentir la perdicin de ninguno de sus pequeos.

s.

La centralidad de Jess en la realizacin de la voluntad del Padre

En todas las recurrencias, la figura de Jess ocupa, de una manera u otra, un papel central en la realizacin de la voluntad del Padre. La luz irradia desde la ltima percopa, la agona en Getseman, en la que vemos cmo Jess asume su destino como cumplimiento de la voluntad del Padre. La escena supone la realizacin histrica en la propia persona de Jess de lo que haba enseado a las gentes y a los discpulos en la oracin del Padrenuestro: el hgase tu voluntad, que los discpulos deben rezar a Dios Padre suyo, lo realiza Jess en Getseman. Pero tambin en las dems recurrencias Jess tiene un papel defini-

CONCLUSIONES GENERALES

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tivo. En Mt 7,21-23 Jess est doblemente caracterizado como KPlOs y todos los pronombres de primera persona del singular (7,21: o AyWV 1l0l, WU m:nps Ilou; 7,22: EpOUaLv 1l0l; 7,23: (X1TOXWPE1TE &TT' Ellou) el adjetivo posesivo de segunda del singular (7,22: tres veces TQ aQ OVIl(Hl) estn referidos a l. La solemne declaracin final (7,23: Kal TTE olloAoy~aw alycols) muestra una gran autoridad, que ser reconocida por la gente al final de sus palabras (cE 7,28-29). En 12,46-50 la presencia de Jess tambin alcanza una gran preponderancia: es el personaje central del relato. Como ocurra en la percopa anterior, es de destacar la enorme cantidad de pronombres personales y posesivos referidos a Jess, todos los que aparecen en la percopa excepto uno (12,46: auwu AaAouvws; ~ 1l~T11P Kal oL &6E'ACPOl auwu; (rWUVTEs aUTQ; 12,47: ELTTEV 6 Tl s aUTQ; ~ Il~Trp aou Kal oL &6E'ACPOL aou; (rWUVT s aOl; 12,48: ~ Il~Trp Ilou; oL &6E'ACPOL Ilou; 12,49: T~V xE'ipa auwu; wus lla8rTas auwu; ~ Il~Trp 1l0U Kal oL &6EAcpOL 1l0U; 12,50: WU TTaTps 1l0U; auTs 1l0U &6E'Acpos Kal &6E'Acp~ Kal Il~Trp). La importancia de la persona de Jess refuerza a su vez la importancia de tener con l una relacin de intimidad, que slo los discpulos, en tanto que hagan la voluntad de Dios Padre, estn en condiciones de obtener. As, como topos habitual del evangelio, ellos tendrn que compartir con Jess no slo la misin, sino tambin el destino. En 18,10-14 la centralidad de Jess est expresada de dos maneras distintas: una, referida al estilo de la redaccin, se basa en dos enfticas declaraciones de Jess (18,10: 'Ayw yap UlllV; 18,13: &Il~V AyW UlllV, expresin que tambin aparece en 18,3.18.19); la otra, en el ejemplo del que va a buscar a la oveja extraviada, imagen que el propio Jess supo realizar en su misin (cE 15,24). Finalmente, en 21,28-32 Jess tambin se dirige a sus interlocutores con la grave expresin de la anterior percopa (21 ,31: &Il~V AyW UlllV), pero el contexto anterior (21,23-27) nos relata cmo la autoridad de Jess es puesta en cuestin por los sumos sacerdotes y los ancianos del pueblo, y cmo Jess les responde tan autorizada y sagazmente que les hace afirmar lo que ellos mismos hubieran negado a no ser por la pers-

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picaz argumentacin de Jess. Por eso, al sentirse cazados, reaccionan buscando detenerle (cf. 21,45-46). Jess es, en lo concerniente a la voluntad de Dios Padre, el personaje central por excelencia, precisamente porque supo poner toda su persona al servicio de tal voluntad, hasta el punto de afrontar la propia donacin de su vida (cf. 26,42).

6. La voluntad de Dios como criterio de discipulado cabal


En Mt 7,21-23 el tema de la voluntad de Dios no slo revela el carcter central de la persona de Jess, sino que adems proporciona un criterio para conocer cul es el estatus de discpulo. No basta la fe en Jess. No bastan las obras misioneras. Para ser discpulo, y poder entrar en la rbita de la soberana de Dios, es preciso hacer la voluntad del Padre. y es que son slo los discpulos los que estn en condiciones de cumplir la voluntad del Padre, en el modo como la comprende y presenta Mateo (cf. 12,46-50). Slo ellos pueden realizarla. La recompensa es grande: sern los hermanos, hermanas y madre de Jess, es decir, vivirn una intimidad tal con Jess que les ser imposible no compartir la experiencia de Jess. Pero, toda la experiencia. Tambin la Pasin y la Muerte. Tambin la Resurreccin. La llamada, hecha por Jess a los discpulos, a hacerse como nios para poder entrar en el Reino de los cielos (cf. 18,3) sita al grupo de discpulos ante la necesidad de vivir de forma fraterna, cuidando de ser hermanos que velan por sus hermanos, empendose intrpidamente en buscar a todo aquel hermano que se encuentre en situacin de peligro. As responden a una voluntad divina que no quiere que se pierda ni uno solo de los pequeos y son imagen del comportamiento de Jess (cf. 18,10-14). En ese camino, as como el discipulado se convierte en condicin de posibilidad para realizar la voluntad de Dios Padre, otras opciones (las de los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos) quedan inhabilitadas (cf. 21,28-32). Los discpulos, significativamente ausentes en la accin de 21,28-32 (aunque estn presentes en la escena), ni son de los que dicen s pero luego es que no, como los dirigentes

CONCLUSIONES GENERALES

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poltico-religiosos de Israel, ni son de los que dicen no y luego es que s, como los publicanos y prostitutas. Todos estos personajes estn en camino hacia el Reino, ms adelantados los ltimos que los primeros, pero los discpulos estn en condicin de entrar en el Reino, porque tienen a mano vivir segn las indicaciones de Jess a ese respecto, indicaciones referidas a ellos (cf. 5,20; 7,21; 18,3; 19,23-24). Y, en la escena final de Getseman, los discpulos estn presentes de una manera ambigua (presentes en el relato, pero no respondiendo a las indicaciones dadas por Jess), porque son los protagonistas que tienen que aprender la postrera y suprema leccin de Jess respecto a la voluntad de Dios Padre y porque son tambin transparencia de una comunidad que tiene que aprender de igual modo esa leccin. A nivel de la narracin, el captulo 26, que comienza poniendo punto final a todo lo anterior (26,1: Ka!' EyVEtO OTE hAEOEV 6 'IT]ooue; nvme; TaUe; youe; WTaUe;) y con el que se da inicio a todos los acontecimientos postreros de la vida de Jess, es, significativa y elocuentemente, el captulo que ms veces contiene el trmino discpulos, hasta en once ocasiones. Porque los acontecimientos que suceden son, para ellos y para los lectores/oyentes del evangelio, la mayor leccin de discipulado en relacin a la voluntad de Dios Padre; dada, evidentemente por Jess, sirve al evangelista como colofn a su concepcin de discipulado.

7. Un camino de fe antes que de cumplimiento


En Mt 21,31 la voluntad expresa otra direccin: los que no estn en la onda de Jess no hacen la voluntad del padre. Para estar en onda hay que comenzar por el mismo camino de Jess: creer a Juan en su papel de profeta y de Precursor. Esto lo hicieron personas consideradas extraas al mundo de Dios, y por eso estn en mejores condiciones que otros para alcanzar la soberana de Dios. Esos otros son los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos. Ellos son un contraejemplo y su forma de vivir la religin no les lleva a lo fundamental. Entre morir y matar, ellos eligen matar; entre morir y matar, Jess elige morir. sta es la diferencia fundamental, yen ella se mueve la voluntad del Padre. Si en 7,21 eran los discpulos los que tenan que cumplir la voluntad del Padre para poder

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llegar a ser tales de modo cabal, aqu son los sumos sacerdotes, ancianos del pueblo y fariseos los que son incapaces de cumplirla, porque no entraron por el camino sealado por el profeta y Precursor Juan. Jess da su vida, ellos se la quitan. Imposible el acuerdo.

8. Una llamada al martirio como entrega de la vida a la causa de Dios


La declaracin de Jess en Mt 18,14 es sorprendente y, de alguna manera, presenta el horizonte de sufrimiento (con la irrupcin del verbo (X1TUUf.!L), que lleva a una perdicin que no entra dentro de los planes de la voluntad de Dios. Llegar el sufrimiento y la muerte, pero no la perdicin. Luego sern los siniestros personajes de la muerte los que aparezcan en 21,31 y, por fin, la majestuosa escena de Getseman, donde se desvela de manera definitiva qu se esconde detrs de la famosa expresin mateana. La voluntad de Dios, al menos como se presenta en las previsiones del dueo de la via (21,37: Finalmente les envi a su hijo diciendo: ''A mi hijo le respetarn"), no era que su Hijo fuera asesinado, pero la voluntad de Dios s parece ser que su Hijo pague el precio de llegar hasta el final en su misin. Es decir, se trata de asumir el sufrimiento, la pasin y la muerte como parte de la misin. Hay, pues, una llamada a la entrega total de la propia persona en la misin de los discpulos, que continan la experiencia de Jess. Por eso, tanto Juan, como Jess y los discpulos se encuentran unidos en el anuncio, en la misin y en el destino. Igual que Jess lleg hasta el final, tambin los discpulos han de hacerlo. Llegar hasta el final. Entregarse por completo a la misin encomendada. Porque el que pierda su vida la encontrar (cf. 10,39 y 16,24). Una llamada a una visin ms escatolgica de la vida. El seguimiento de Jess supone la aceptacin del sufrimiento y de la muerte, porque el discipulado nos vincula a l en toda su experiencia, en el conjunto de su misin, hasta el punto de que, como afirma J. Gnilka con acierto, el poder sufrir es uno de los signos de reconocimiento de la

CONCLUSIONES GENERALES

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verdadera Iglesia6 Y no deja de ser impresionante que ya en la primersima enseanza de Jess est presente el sufrimiento y la persecucin en el horizonte del discipulado (cf. 5,10-12). La voluntad de Dios Padre es el elemento globalizador y totalizador de toda la revelacin de Jess sobre Dios, va ms all de comportamientos determinados o mandamientos concretos, comporta este aspecto martirial que nos hace mirar al contexto vital y situacional en el que Mateo escribe su evangelio. l vio en la expresin voluntad del Padre celestial el eje vertebrador de la experiencia de Jess y, en consecuencia, del comportamiento de su comunidad. La voluntad del Padre implica un itinerario existencial y espiritual que, contemplado desde el ejemplo de jess, desemboca en la entrega de la propia vida, con la conviccin de que Dios Padre no consentir que esa entrega sea el punto final de dicho itinerario. La voluntad del Padre est llamada a establecer una relacin ntima e insustituible entre Dios Padre, Jess y los discpulos; est llamada a ser un camino de ida y vuelta entre ellos. De Dios, por Jess, a los discpulos; de los discpulos, por Jess, a Dios. La confianza y la oracin, la fe y las acciones misioneras, la familiaridad con Jess y la entrega pastoral, la conversin y la obediencia, y un ms siempre abierto, son las seas de identidad, los criterios de verificacin, de/para los discpulos de todos los tiempos. Y Jess, en toda su vida, en toda su muerte, es el que nos asegura que slo el entregarse sin lmites rasga la finitud humana, y la ilumina; es el que nos acredita que el Padre nos resucitar a una vida definitiva. Porque as es la voluntad de mi Padre, de nuestro Padre.

6 Nachfolge ist passio passiva, Leidenmssen, Bindung an den leidenden Christus [ ... ] Das Leidenkannen gehart zu den Erkennungszeichen der rechten Kirche" (GNILKA, Matthausevangelium JI, 415). En este sentido, J. Gnilka cita a K. Barth, D. Bonhoeffer, S. Kierkegaard, Lutero ... , y recoge una afirmacin sobre la Iglesia, entendida como la comunidad de aqullos que son perseguidos y martirizados por el evangelio: Eine Vorarbeit zur Confessio Augustana hat die Kirche definiert als die Gemeinde derer, "die verfolgt und gemartert werden ber dem Evangelium"" (GNILKA, Matthausevangelium JJ, 415).

Siglas y abreviaturas

alqd

aliquid: alguien, algo alteri: otros Analecta Biblica Antiguo Testamento

alt.
AnBib AT

BeO Bib BiTod BiTr

Bibbia e Oriente Biblica Bible Today Bible Translator


Biblia de Jerusaln

BJ
BTB
bzw.
e.

Biblical Theology Bulletin


beziehungsweise: respectivamente capitolo: captulo captulo/s chapter: captulo

cap. chapo

CBQ
cf. cfr. d.h. ed. EKK

Catholic Biblical Quarterly


confer: consultar confer: consultar das heHst: es decir editado, editor/es Evangelisch-Katholischer Kommentar zum Neuen Testament

EstB
ete.

Estudios Bblicos
etctera

ETR
ets. esp.

tudes Thologiques et Religieuses


et similia: y semejantes especially: especialmente Einheitsbersetzung: traduccin alemana de la Biblia (1979)

322

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EWNT

Exegetisches Wdrterbuch zum Neuen Testament

ex. gr.

exempli gratia: por ejemplo folgende: siguiente


Filologa Neotestamentaria Gregorianum Harvard Theological Review

f
FilolNT Gr HThR
i.e.

id est: esto es
Journal 01 Biblical Literature

JBL

JSNT.S
JThS

Journal for the Study of the New Testament Supplement Series


Journal 01 Theological Studies

Kap. lato

Kapitel: captulo en latn Septuaginta meines Erachtens: en mi opinin Michigan Minnesota manuscritos New Jersey Nuevo Testamento New Testament Message
New Testament Studies

LXX
m.E. MI MN mss. NJ NT NTM
NTS

NT.S p./pp.

Novum Testamentum Supplements pgina/s Pennsylvania Pontificio Instituto Bblico Pontificia Universidad Gregoriana
Revue des tudes Augustiniennes Rivista Biblica Revue de Thologie et de Philosophie

PA
PIB
PUG
REAug RivBib RThPh

SIGLAS y ABREVIATURAS

323

RTL

Revue Ihologique de Louvain

s./ss. SBS
ScrVict SmBib

siguiente/s Stuttgarter Bibelstudien


Scriptorium Victoriense Smiotique et Bible

SM sog. SRivB ib TG
IhPQ IhWNT TS
x

Sermn de la Montaa sogenannt: llamado Supplementi alla Rivista Biblica Tesi Gregoriana
Iheologisch-Praktische Quartalschrift Iheologisches Worterbuch zum Neuen Testament Iheological Studies

nmero de veces Vers: versculo versculo/s vergleiche: comprese volmenes versus: frente a Word Biblical Commentary Wissenschaftliche Testament Untersuchungen zum Neuen

V v./vv.
vgl. vols. vs.

WBC
WUNT z.B.

zum Beispiel: por ejemplo

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ndice de Autores
(corregido)
Aland, B.: 192. Aland, K.: 15, 27, 31, 105, 192, 193. Allison: 29, 36, 38, 39, 40, 46, 48, 50,58,59,65,73,75,87,90, 93, 103, 106, 109, 114, 119, 130, 133, 136, 140, 145, 162, 165,171,172,173,177,178, 180, 181, 182, 183, 185, 189, 200,202,205,208,211,215, 220,227,229,230,252,260, 262,268,271,272,273,275, 277,281,285,287,288,290, 291,296. Badiola: 15, 124. Beck: 23. Betz: 29, 32, 33, 36, 38, 40, 41, 43, 44,45,48,51,52,53,56,59, 67, 73, 74, 75, 86, 94, 102, 103, 106, 109, 114, 119. Blank: 23. Blass: 38, 68, 76, 148, 177. Blinzler: 136, 137. Bornkarnrn: 30. Bonnard: 35, 36, 38, 40, 43, 44, 49,52,53,57,66,67,73,86, 94, 95, 103, 112, 113, 118, 119,130,131,140,146,149, 150, 160, 169, 171, 172, 182, 194,198,201,202,204,207, 217,218,227,229,232,257, 272,274,282,285. Bovon:27,90, 128, 134, 140. Bratcher: 227, 229. Braun: 112. Broadhead: 189. Brown, J.K.: 93, 123, 124. Brown, R.E.: 46, 50, 257, 258, 259,261,262,266,271,272, 276,278,282,283,285,288, 292. Bchsel: 61. Carneron: 187, 192, 193, 207, 217,241. Carrnignac: 46, 59, 60, 65, 73, 74, 75. Castao: 200. Chae: 185. Chen: 40. Corley: 215. Cuvillier: 165, 166. Davies, M.: 41, 48, 56,65,86,93, 113, 118, 135, 138, 187,209, 210,271,290. Davies, W.D.: 29, 36, 38, 39, 40, 46,48, 50, 58, 59, 65, 73, 75, 87, 90, 93, 103, 106, 109, 114,119,130,133,136,140, 145,162,165,171,172, 173, 177, 178, 180, 181, 182, 183, 185, 189,200,202,205,208, 211,215,220,227,229,230, 252,260,262,268,271,272, 273,275,277,281,285,287, 288, 290, 291, 296. Dean: 87.

338

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

Debrunner: 38, 68, 75, 148, 177. Denzler: 23. Dulaey: 182. Dumais: 30, 32, 40, 41, 42, 44, 46,50,56,58,67,75,87,95, 103, 109, 114, 119. Dupont: 160, 183. Edwards: 90, 124, 125. Egger: 27. Elliott: 191, 193. Feuillet: 250, 264. Fleddermann: 29, 183. Foster, P.: 193. Foster, R.L.: 115. Galizzi: 255, 262, 263, 264, 269, 271,276,277,281,285,287, 288. Gamba: 102, 108, 119, 140, 143, 147. Gatti: 158, 167, 169, 170, 171, 172, 174. Genuyt: 188, 226, 242. Gibson: 211. Gilles: 137, 140. Gnilka: 32, 35, 36, 38, 39, 40, 44, 48, 49, 51, 53, 56, 57, 67, 73, 74, 75, 87, 94, 103, 113, 118, 133, 138, 147, 155, 157, 158, 159, 160, 161, 163, 165,170,173,177,179,181, 183, 189, 192, 197, 198, 199, 200,202,204,209,217,221, 242,250,252,255,256,257, 259,263,264,265,269,271, 272,274,278,281,284,319. Gom Civit: 35, 41, 44, 48, 51,

58,66,73,75,81,86,91,94, 102, 130, 131, 136, 141, 146, 160, 164, 170, 172, 173, 177, 180,181, 192, 193,196, 197, 198,200,201,203,210,218, 227,229,232,251,252,264, 267,273,274,275,279,284, 285. Gonzlez Regorigo: 254, 257, 259,264,267,271,274,278, 282. Grasso: 24, 99, 128, 131, 133, 134,135, 137, 138, 140, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 183, 193,203,209,217,227. Guelich: 36, 40, 43, 44, 46, 48, 51,52,53,57,58,65,73,74, 114, 115, 118. Gundry: 114, 124. Hackenberg: 60, 63. Hagner:35,38,39,40,44,46,48, 51, 56, 58, 65, 86, 93, 103, 105, 108, 110, 113,119,130, 131,133, 136, 138,140, 147, 150,159,162,164,165,171, 173,175,177,178,180,181, 182,198,200,202,204,206, 209,210,217,218,220,224, 227,228,229,232,252,257, 258,264,268,269,271,275, 279,285,290. Hannan: 53, 55. Harrington: 31, 35, 51, 52, 67, 87, 93, 98, 102, 113, 118, 130,132,147,150,165,174, 177,211,248,257,264,268,

NDICE DE AUTORES

339

272. Hengel: 110. Herrenbrck: 220. Holleran: 250, 295. Jones: 187, 192,204. Kingsbury: 89, 124. Kuhnle: 23. Lang: 23. Langley: 199,203,208. Lgasse: 166, 169,205,211,214, 216,220. Limbeck: 68, 7l. Lpez Pego: 68, 69, 70. Lorenzani: 23. Luz: 20, 21, 27, 29, 30, 32, 35, 38, 40, 42, 43, 48, 52, 53, 58, 65, 68, 74, 80, 87, 95, 96, 98, 99, 103, 106, 109, 110, 113, 119, 124, 130, 131, 133, 134, 136, 140, 141, 144, 145, 146, 147, 166, 171, 173, 175, 176, 177, 178, 179, 181, 182, 183, 185, 190, 191, 192, 193, 196, 197, 200, 202, 204, 208, 210, 211, 219, 220, 221, 223, 227, 229, 231, 236, 252, 254, 255, 258, 259, 263, 264, 267, 268, 269, 272, 275, 276, 277, 279, 281, 282, 283, 284, 285, 290, 291, 302, 31l. Madigan: 254. Maggi: 107, 109. Maggioni: 256.

Marche!: 40. Marcus: 22l. Meier: 30, 35, 44, 47, 50, 57, 65, 73, 74, 75, 87, 94, 113, 118, 119, 120, 123, 135, 141, 144, 145,147,158,165,170,179, 181, 201, 203, 208, 20~ 21~ 227, 260, 264, 268, 272, 278, 286. Merke!: 21l. Metzger: 132, 160, 193,250. Miche!: 210, 212, 218. Morales Ros: 178. Nestle: 15,27,31, 105, 193. Noguez: 95. Palachuvattil: 23,24,25,26, 124. PaIliparambil: 22. Pattarumadathil: 116. Pane: 40, 47, 48, 60, 74, 75, 87, 94, 103, 113, 118, 122, 124, 125, 140, 165, 171, 173, 178, 181, 182, 204, 215, 223, 232, 236, 249. Pelez: 27, 22l. Pennington: 31, 40, 45, 74, 75, 76. Prete: 193, 194, 207, 217, 220, 223. Radermakers: 30, 46, 50, 58, 66, 87, 98, 113, 118, 136, 140, 147, 157, 165, 171, 180, 182, 198,229,232,295. Radl: 11l. Rusconi: 64, 111,258, 29l. Sabourin: 29, 32, 33, 51, 52, 60, 66, 73, 75, 86, 95, 102, 113, 118, 119, 130, 131, 136, 147,

340

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

165, 171, 183, 193, 196, 203, 229, 257, 259, 263, 264,278. Snchez Navarro: 23, 178. Sand: 43, 46,47,48, 56, 65, 75, 86, 94, 103, 113, 119, 140, 145, 160, 165, 172, 174, 178,180,187,202,287. Scheuer: 23. Schlosser: 210, 217, 222. Schnackenburg: 40, 56, 57, 66, 75, 86, 94, 107, 113, 118, 162, 164, 170, 187, 193, 198, 215, 217, 227, 229, 274,278. Schrenk: 71. Schweizer: 35, 36, 44, 48, 52, 58, 6~75, 81, 87, 93,103,114, 118, 140, 147, 152, 164, 169, 171, 180, 193, 199, 203,264,274,277,278. Scott: 87. Sega/la: 22, 257, 259, 264, 268, 270,281,282,287. Smith: 40, 56, 58, 66, 75, 94, 103, 107, 113, 119, 140, 146, 150, 158, 178,267. Stock: 27, 229, 231. Strecker: 29, 40, 46, 48, 51, 56, 57, 65, 74, 75, 86, 94, 103, 107, 109, 114, 119. Talbert: 80. Trilling: 17,22,24. Vanni: 23, 214. Viviano: 86, 93, 103, 113. Weren: 27, 304.

Wouters: 22, 23. Zerwick: 49, 64. Zorell: 63, 68, 111.

ndice de Autores
Aland, B.: 166. Aland, K.: 5, 16, 19,85, 166. Allison: 17, 23, 25, 26, 27, 32, 34,36,43,49,56,57,58,68, 71,74,83,86,89,93,97,98, 108,110,113,117,121,137, 140,145,146,147,151,152, 153,154,155,156,157,163, 173,175,177,180,181, 183, 186,192, 197,200,219,227, 228,234,236,237,238,240, 242,245,249,251,252,253, 255,259. Badiola: 5,102. Beck: 12. Betz: 17, 20, 23, 25, 27, 30, 31, 34,36,38,39,41,44,51,56, 57,58,68,75,83,86,89,93, 97. Blank: 12. Blass: 25, 52, 59,124, 151. Blinzler: 113, 114. Bornkamm: 18. Bonnard: 23, 25, 2~ 30, 35, 3~ 38, 42, 50, 51, 57, 67, 76, 83, 92, 97, 108, 109, 116, 122, 125, 126, 135, 143, 145, 146,155,167,168,171,173, 175,177,179,188,190,197, 199,202,224,237,239,246, 249. Bovon: 16,71, 106, 111, 117. Bratcher: 198, 199. Braun: 91, 92. Broadhead: 163. Brown, J.K.: 74, 102. Brown, R.E.: 32, 36, 223, 224, 225,228,229,232,237,238, 241,243,247,249,252,255. Bchsel: 45. Cameron: 161, 165, 166, 167, 179,188,210. Carmignac: 32, 44, 45, 49, 56, 57, 58. Castao: 173. Chae: 157. Chen: 27. Corley: 186. Cuvillier: 139, 140, 141. Davies, M.: 27, 34, 41, 49, 68, 74, 92, 97, 112, 115, 161, 182, 236,253. Davies, WD.: 17, 23, 25, 26, 27, 32,34,36,43,49,56,57,58, 68,71,74,83,86,89,93,97, 98, 108, 110, 112, 113, 115, 117,121,137,140,145,146, 147, 151, 152, 153, 154, 155, 156,157,163,173,175,177, 180, 181, 183, 186,192, 197, 200,219,227,228,234,236, 237,238,240,242,245,249, 251,252,253,255,259. Dean: 69. Debrunner: 25, 52, 59, 124, 151. Denzler: 12.

338

JOS ANTONIO BADIOLA SAENZ DE UGARTE

Dulaey: 155. Dumais: 18,20,27,28,30,32,36, 41,43,51,58,69,76,83,89, 93,97,98. Dupont: 136, 156. Edwards: 72, 102, 103. Egger: 15. Elliott: 164, 166, 167. Feuillet: 217,230. Fleddermann: 17, 156. Foster, P.: 166. Foster, R.L.: 94. Galizzi: 222, 228, 229, 230, 234, 237,241,245,249,250,252. Gamba: 82, 88, 97, 117, 120, 123. Gatti: 134, 142, 143, 144, 145, 146, 148. Genuyt: 162, 197, 21l. Gibson: 183. Gilles: 114, 116. Gni1ka: 20, 22, 23, 25, 27, 30, 34, 35, 36, 39, 41, 42, 51, 56, 57, 58, 68, 75, 83, 92, 97, 110, 115, 123, 131, 133, 135, 136, 137, 138, 140, 144, 145, 147, 151, 152, 154, 156, 163, 165, 170, 171, 172, 173, 175, 176,177,181,189,192,211, 217,219,222,223,224,226, 229,230,231,234,235,236, 237,239,243,245,248,279. Gom Civit: 22, 27, 30, 34, 36, 43,50,56,58,63,67,73,75, 76, 83, 108, 109, 113, 118, 122, 135, 138, 144, 145, 146, 147, 151, 153, 154, 165, 166,

170,171,173,174,175,182, 189,197,199,202,218,219, 230,233,238,239,240,244, 248,249. Gonzlez Regorigo: 221, 224, 226,230,233,237,239,243, 246. Grasso: 13,79,106,108,110,111, 112,113,114,115,117,121, 122, 123, 124, 125, 12~ 156, 166,176,181, 188, 197. Guelich: 23, 27, 29, 30, 32, 34, 36,37,38,42,43,49,56,57, 58, 93, 94, 97. Gundry: 93, 102. Hackenberg: 45, 48. Hagner: 22, 25, 26, 27, 30, 32, 34,36,37,41,43,49,68,75, 83,85,87,88,89,92,97,98, 108,109,110,114,115,117, 123, 126, 135, 136, 138, 139, 140,145,147, 148, 151, 152, 153,154,155,171,173,174, 177,179,181,182,188,189, 192,194, 198, 199,202,219, 224,225,230,234,235,236, 240, 243, 249, 253. Hannan: 39, 40. Harrington: 19, 22, 36, 37, 51, 68, 74, 75, 79, 82, 92, 97, 107,108, 109, 123, 126, 140, 148,151, 183,216,224,230, 234,237. Hengel: 90. Herrenbrck: 19l. Holleran: 217, 258.

INDICE DE AUTORES

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Jones: 161, 166, 176. Kingsbury: 70, 102. Kuhnle: 12. Lang: 12. Langley: 172, 176, 180. Lgasse: 141, 143, 177, 183, 185, 188, 191. Limbeck: 52, 54. Lpez Pego: 52, 53, 54. Lorenzani: 12. Luz: 9,11,16,17,18,20,22,25, 27, 28, 29, 30, 33, 37, 38, 43, 49, 51, 57, 63, 68, 69, 76, 77, 79, 83, 86, 89, 92, 98, 102, 107, 108, 109, 111, 113, 117, 118, 120, 121, 122, 123, 141, 145, 147, 148, 149, 151, 152, 155, 156, 157, 164, 165, 166, 169, 170, 173, 175, 177, 180, 182, 183, 190, 191, 192, 194, 197, 200, 201, 205, 219, 221, 222, 224, 225, 229, 230, 233, 234, 237, 240, 242, 243, 245, 247, 248, 249, 253, 255, 263,264, 272. Madigan: 221. Maggi: 86, 87, 88. Maggioni: 223. Marche!: 27. Marcus: 192, 193. Meier: 18,22,30,33,36,42,49, 56, 57, 58, 68, 75, 92, 97, 98,99, 102, 112, 117, 120, 121, 123, 133, 134, 140,

145, 152, 154, 174, 176, 181, 188, 197,227,230,234,237, 238, 243, 250. Merke!: 183. Metzger: 109,135,166,217. Michel: 182, 183, 190. Morales Ros: 151. Nestle: 5, 16, 19, 85, 166. Noguez: 76. Palachuvattil: 13, 14, 15, 102. Palliparambil: 11. Pattarumadathil: 95. Patte: 26, 33, 34, 45, 49, 57, 58, 69, 75, 83, 92, 97, 100, 102, 103, 116, 140, 145, 147, 151, 154, 155, 176, 187, 194,202,205, 217. Pelez: 16, 192. Pennington: 19,26,31, 58, 59. Prete: 166, 168, 179, 188, 191, 194. Radermakers: 18, 32, 36, 43, 50, 68, 79, 92, 97, 113, 117, 123, 133, 140, 146, 153, 155, 171, 199,202,258. Radl: 91. Rusconi: 48, 90, 224, 255. Sabourin: 17, 20, 36, 38, 45, 50, 56,58,68,76,82,92,97,108, 109, 113, 123, 124, 140, 145, 155, 166, 170, 176,200,224, 226, 229, 230, 243. Snchez Navarro: 12, 151. Sand:30,32,33,34,41,49,58,68, 75, 83, 92, 97, 98, 117, 121, 135, 140, 146, 148, 151, 153,

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161,175,251. Seheuer: 12. Sehlosser: 182, 188, 193. Sehnaekenburg: 27, 41, 42, 50, 59, 68, 75, 86, 92, 97, 137, 139,145,161,166,171,187, 188,197,200,239,243. Sehrenk: 54. Sehweizer: 22, 23, 30, 34, 38, 43, 50, 58, 63, 68, 75, 83, 93, 97, 117, 123, 128, 138, 143, 145, 153, 167, 172, 176, 230,239,242,243. Seott: 69. SegaBa: 11, 223, 224, 225, 230, 233,234,235,246,251. Smith: 27, 41, 43, 50, 58, 75, 83, 87, 92, 98, 116, 122, 126, 134, 152,233. Stock: 15, 199,201. Strecker: 17, 27, 32, 34, 37, 41, 42, 49, 57, 58, 68, 75, 83, 87,89,93,97Swetnam: 34. Talbert: 63. Trilling: 7, 12, 13. Vanni: 12, 186. Viviano: 68, 74, 83, 84, 92. Weren: 15, 16,266. Wouters: 11, 12, 13. Zerwick: 34, 48. ZoreB: 48, 52,90,91.

ndice general

Agradecimiento ......................................................................... Prefazione .................................................................................. Prlogo ...................................................................................... Introduccin .............................................................................


1. Razn de la tesis ................................................ ................... 1.1. Las recurrencias de 8kr].l/X en los evangelios sinpticos .............................................................................. 1.2. Caractersticas lexicales que acompaan a 8AT].l/X ........ 2. Status quaestionis ................................................................. 3. Plan de la tesis y mtodo ......................................................

5
7

11 15
15 15 20 21 26 29 29 29 31 31 32 34 35 35 37 37 39

Captulo primero: Mt 6,10 .......................................................


1. Cuestiones introductorias ..................................................... 1.1. Delimitacin de la percopa .......................................... 1.2. Crtica textual ............................................................... 1.3. Comparacin sinptica ................................................. 1.4. Estructura de la percopa ............................................... 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa ... 2.1. La introduccin al Padrenuestro (Mt 6,9a) .................... 2.1.1. La secuencia OTC.u; ouv .................................... 2.1.2. El imperativo TIPOOEXE08E ............................... 2.1.3. El pronombre personal u.lEl; ............................ 2.2. La primera parte de la oracin (Mt 6,9b-l O) ................. 2.2.1. La invocacin inicial (<<IItEp ~.lWV

EV

wl;

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OUplXVOLe;) ........................................................ . 2.2.2. Consideraciones sobre la primera trada .............. . 2.2.3. La primera peticin (<<&YLlX(Je~,W ,0 ovofL!X (Jou) ................................................................. . 2.2.4. La segunda peticin (<<EAe,W ~ ~lX(JLA.E.lX (Jou) ................................................................. . 2.3. La tercera peticin (<<YEVT]e~,W ,o eAT]fL!X (JOU, we; , OUplXV,-\> , ..... .... ) EV KlX \" L ETI L YT]e; ............................................ . 2.3.1. La forma verbal YEVT]e~,W ............................... . a) Las diferentes interpretaciones del verbo ........ . b) El verbo y.VOfLlXL en el evangelio de Mateo .. . e) El significado del verbo .................................. . 2.3.2. El sujeto ,o eAT]fL!X (Jou .................................. . a) Las distintas aproximaciones al trmino ......... . b) El concepto de eAT]fLlX ................................ . e) El significado de eAT]fLlX en Mt 6,10 ........... . 2.3.3. La expresin we; EV OUPlXVQ KlXL ETIL yf]e; ......... . a) Las diversas explicaciones de la expresin ....... . b) El vocabulario de la expresin en Mt ............. . e) Significado de la expresin ............................. . 3. Conclusiones ....................................................................... . 3.1. El papel de Dios Padre ................................................. . 3.2. El papel de Jess .......................................................... . 3.3. El papel de los discpulos ............................................. . 3.4. La voluntad del Padre en Mt 6,10 ............................... ..

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Captulo segundo: Mt 7,21 ...................................................... .


1. Cuestiones introductorias .................................................... . 1.1. Delimitacin de la percopa ........................................ .. 1.2. Crtica textual .............................................................. .

83 83

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NDICE

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1.3. Comparacin sinptica ................................................ . 1.4. Estructura de la percopa .............................................. . 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa .. . 2.1. Los interlocutores de Jess: identidad, valoracin de sus obras y respuesta .................................................... . 2.1.1. La identidad de los interlocutores de Jess .......... . a) Las transiciones de persona en los discursos de Jess .................................................... .

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b) La expresin KpLE KpLE .......................... .. 98 c) La expresin ELopXOI.Ux.L Els T~V paoLAELav TWV oupavwv ................................................ 101 2.1.2. La valoracin de las obras realizadas por los discpulos en nombre de Jess ................................. 102 a) Profetizar ........................................................ b) Expulsar demonios ......................................... c) Hacer muchos milagros .................................. d) En nombre de Jess ........................................ 104 105 105 106

2.1.3. La respuesta que obtienen de Jess ...................... 108 2.2. El significado de hacer la voluntad del Padre de Jess ..... 110 2.2.1. El verbo TTOLW .................................................. 111 2.2.2. La voluntad de Dios en tanto que Padre de Jess ..................................................................... 113 2.2.3. La importancia de hacer la voluntad de mi Padre en clave de discipulado ................................ 118 3. Conclusiones ...... ................... ............................................... 120 3.1. El papel de Dios Padre .................................................. 122 3.2. El papel de Jess ........................................................... 122 3.3. El papel de los discpulos .............................................. 123 3.4. La voluntad del Padre en Mt 7,21 ................................. 125

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Captulo tercero: Mt 12,50 ....................................................... 127


1. Cuestiones introductorias ..................................................... 1.1. Delimitacin de la percopa .......................................... 127 130

1.2. Crtica textual ............................................................... 131 1.3. Comparacin sinptica ................................................. 1.4. Estructura de la percopa ............................................... 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa ... 2.1. Los familiares de Jess ................................................... 2.1.1. El contenido semntico de los trminos familiares .................................................................. b) El sustantivo abEAep~ ................................... c) El sustantivo f!~'t"llP ...................................... 2.1.2. La verdadera familia de Jess es la familia espiritual .................................................................. 2.1.3. El contramodelo de la familia carnal .................... 2.2. Los discpulos y la voluntad del Padre de Jess ............... 2.2.1. El gesto y las palabras de Jess sobre sus discpulos .................................................................. a) El gesto de Jess: KlXl. EK't"ELVIXt; 't"~v XEiplX lXu't"OD ETTl. 't"OUt; f!1X81l't"at; lXu't"OD (12,49a) ....... b) Las palabras de Jess: tbou ~ f!~'t"llP f!OU KlXl. ol abEAepoL f!OU (12,49b) ........................ 2.2.2. La voluntad del Padre de Jess ............................. 3. Conclusiones ........................................................................ 3.1. El papel de Dios Padre .................................................. 3.2. El papel de Jess ........................................................... 3.3. El papel de los discpulos .................... ....................... ... 3.4. La voluntad del Padre en Mt 12,50 ............................... 132 133 135 135 136 138 139 140 141 144 144 144 146 149 151 151 151 152 152

a) El sustantivo abEAept; .................................. 137

NDICE

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Captulo cuarto: Mt 18,14 ........................................................ 155


1. Cuestiones introductorias ...................................................... 155 1.1. Delimitacin de la percopa .......... ................................. 158 1.2. Crtica textual ................................................................ 159 1.3. Comparacin sinptica .................................................. 160 1.4. Estructura de la percopa ................................................ 161 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa .... 163 2.1. La identidad de los pequeos ...... ................................... 164 2.1.1. Los pequeos y los discpulos .. ............................. 165 2.1.2. Los pequeos y otros personajes ........................... 169 2.1.3. El valor de los pequeos ....................................... 170 2.2. El destino de los pequeos .......... ................................... 173 2.3. La voluntad de Dios Padre en Mt 18,14 ......................... 177 2.4. La parbola vista desde su conclusin ............................. 179 3. Conclusiones ................... ...................................................... 184 3.1. El papel de Dios Padre ................................................... 184 3.2. El papel de Jess ............................................................ 184 3.3. El papel de los discpulos ............................................... 185 3.4. La voluntad del Padre en Mt 18,14 ................................ 186

Captulo quinto: Mt 21,31 ......................................................... 187


1. Cuestiones introductorias .............. ........................................ 187 1.1. Delimitacin de la percopa ........................................... 190 1.2. Crtica textual ............................................................ .... 192 1.3. Comparacin sinptica .................................................. 193 1.4. Estructura de la percopa ................................................ 194 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa ..... 197

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2.l. La parbola (vv. 28-30) ................................................. 198 2.1.1. El valor simblico de los tres personajes: el padre y los dos hijos ............................................... 198 2.l.2. La caracterizacin de los personajes ..................... 200 2.l.3. El sentido de la parbola ...................................... 203 2.2. La aplicacin de Jess (v. 31 b) ....................................... 208 2.2.l. Los publicanos y las prostitutas (<<al TEAWVIXL
KIXl. IXl TIpVIXL) .................................................. 210

2.2.2. Os preceden (<<TIpoyouow l-liX~) ....................... 217 2.2.3. Hacia el Reino de Dios (<<EL~ T~V IXOLAElIXV ToD
8EoD) ................................................................. 220

2.3. La explanacin de la aplicacin (v. 32) .......................... 223 2.3.l. La referencia a Juan (<<~A8EV yap 'I)vvll~ TIPO~
l-liX~) ................................................................

223

a) Correspondencia entre Juan y Jess: Juan Precursor ........................................................ 224 b) Correspondencia entre Juan y Jess en la misin: Juan Precursor ........................................ 225 c) Correspondencia entre Juan y Jess en el destino: Juan Precursor ........................................ 226 2.3.2. El camino de justicia de Juan (<<EV Me;
OLKIXLOOVll~) ....................................................

227

2.3.3. La reaccin negativa (<<KIXl. OUK ETILOTEOIXTE


IXun5 / I-lEl~ oE LMvTE~ ouoE I-lETEI-lEA~81lTE ~I UOTEpOV TOU TILOTEUOIXL IXUT)>> ......................... . 232
.'"' ''''' )

2.3.4. La reaccin positiva (<<ol oE TEAWVIXL KIXl. IXl , " , '"') ............................... . 236 TIOpVIXL ETILOTEUOIXV IXUT)>> 3. Conclusiones ............................................... .......... ............... 239 3.l. El papel de Dios Padre .................................................. 239 3.2. El papel de Jess ........................................................... 239 3.3. El papel de los discpulos .............................................. 240

NDICE

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3.4. La voluntad del Padre en Mt 21,28-32 .......................... 240


Captulo sexto: Mt 26,42 .......................................................... 245

1. Cuestiones introductorias ..................................................... 245


1.1. Delimitacin de la percopa ..........................................

247

1.2. Crtica textual ............................................................... 250 1.3. Comparacin sinptica ................................................. 250 1.4. Estructura de la percopa ............................................... 252 2. Explicacin de los elementos representativos de la percopa .... 254 2.1. Presentacin de la escena y estado de Jess (Mt 26,36-38) .............................................................. 255 2.1.1. El proceso interior inicial de Jess ....................... 255 2.1.2. La voluntad de orar de Jess ................................ 259 2.1.3. La posicin de los discpulos ............................... 259 a) Getseman y la Transfiguracin ....................... 260 b) La orden de Jess ........................................... 261 2.2. Primera oracin de Jess y sueo de los discpulos (Mt 26,39-41) .............................................................. 264 2.2.1. La situacin de Jess (Mt 26,39a) ........................ 264 2.2.2. La oracin de Jess en Getseman ........................ 265 2.2.3. La primera oracin (Mt 26,39b) .......................... 266 a) La invocacin (<<THXcEP IlOU) ........................... b) La condicin (<<El buvaTv Eonv) ............... . c) La peticin (<<TIapdS(Xcw aTI' EIlOU TO , lOV TOUTO - ) .......................................... . TIOTllP d) La consideracin final (<<TIA~V oux wr;, EyW sAw aH' wr;, o) ........................................ . 266 267 268 270

2.2.4. El sueo de los discpulos (Mt 26,40) ................. . 271 2.2.5. Las palabras de Jess a Pedro (Mt 26,40b-41) ...... 273 2.3. Segunda oracin de Jess y sueo de los discpulos

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(Mt 26,42-43) .............................................................. 276 2.3.1. La segunda oracin de Jess (Mt 26,42) .............. 276 2.3.2. El sueo de los discpulos (Mt 26,43) .................. 278 2.4. Tercera oracin de Jess y palabras a sus discpulos (Mt 26,44-46) . ............................................................. 280 2.4.1. La tercera oracin (Mt 26,44) . ....................... ..... 280 2.4.2. Las palabras de Jess a sus discpulos (Mt 26,45-46) ....... ............................................ 284 a) La constatacin del estado de los discpulos (<<Ka8EbETE [TO] AOL'lTOV Ka!, avanaE08E) 285

b) El anuncio de la cercana de la Hora (<<Lbou ~yyLKEV ~ c0pa Ka!, uloe; w av8pnou napab(bomL ELe; XELpae; <XflapTwAwv) ............ 286 c) La exhortacin a los discpulos (<<EYE(pE08E " ) ....................................................... . 291 aYWflEV d) El anuncio de la cercana del traidor (<<Lbou ~yyLKEV napabLbOe; flE) ........................... . 292 3. Conclusiones .... ............................................. ............ ........... 293 3.1. El papel de Dios Padre .................................................. 293 3.2. El papel de Jess ........................................................... 294 3.3. El papel de los discpulos ......... ..... ...... .......................... 296 3.4. La voluntad del Padre en Getseman .............................. 297 Conclusiones generales ............................................................. 301 1. La posicin de 8AY]fla en el conjunto del evangelio ............ 301 2. Las diversas interrelaciones del trmino y su significacin...... 305 3. La voluntad de Dios Padre como hilo conductor del evangelio de Mateo...................................................................... 310 4. La voluntad de Dios Padre abraza dos responsabilidades: la de Dios y la de los seres humanos ......................................... 313

NDICE

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5. La centralidad de Jess en la realizacin de la voluntad del Padre .................................................................................... 314 6. La voluntad de Dios como criterio de discipulado cabal........ 316 7. Un camino de fe antes que de cumplimiento ......................... 317 8. Una llamada al martirio como entrega de la vida a la causa de Dios ................................................................................ 318

Siglas yabreviaturas ................................................................. 321 Bibliografa ....... .............. ...... ..... ........ .... ................................... 325 ndice de autores . ......... ................ ............. ............................... 337 ndice general ........................................................................... 341

Este libro se termin de imprimir en Diciembre de 2009 en los talleres de

SACAL

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