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Un mondo d
Slavoj iek, London Review of Books, Regno Unito Foto di Johann Rousselot

Dal Cairo a Istanbul, da So Paulo a New Delhi, da Atene a Soia. Le mobilitazioni che negli ultimi mesi hanno iniammato le piazze di tutto il pianeta sono linizio di una rivoluzione globale?
n uno dei suoi primi scritti, Karl Marx sosteneva che la situazione in Germania era tale per cui i problemi particolari potevano essere risolti solo ricorrendo a una soluzione universale : una rivoluzione globale. Questa, in sintesi, la diferenza tra un periodo riformista e uno rivoluzionario: in un periodo riformista, la rivoluzione globale rimane un sogno che nel migliore dei casi ci sostiene nel tentativo di introdurre dei cambiamenti a livello locale, mentre la situazione rivoluzionaria si crea quando appare chiaro che certi problemi particolari possono essere risolti solo con un cambiamento radicale e globale. In questo senso puramente formale, il 1990 stato un anno rivoluzionario: era ormai evidente che le riforme parziali avviate negli stati comunisti non sarebbero state suicienti, che per risolvere problemi anche parziali (come la carenza di riserve alimentari) era necessaria una rottura totale con il passato. In quale situazione ci troviamo oggi? I problemi e le proteste degli ultimi anni sono il segno di una crisi globale che si sta gradualmente ma inesorabilmente avvicinando o sono solo ostacoli minori che possono essere arginati, se non risolti, con interventi speciici? La cosa pi notevole che le proteste stanno esplodendo non solo, e neanche principalmente, nei punti deboli del sistema, ma in paesi inora considerati in una situazione invidiabile. Che ci siano problemi allinferno comprensibile: sappiamo bene perch protestano i greci e gli spagnoli. Ma in paradiso, in paesi ricchi o almeno in rapido sviluppo come la Turchia, la Svezia e il Brasile, perch protestano? Con il

senno di poi, ci rendiamo conto che il primo tumulto in paradiso stata la rivoluzione di Khomeini in Iran, un paese uicialmente ricco e in via di modernizzazione, e il principale alleato delloccidente nella regione. Forse, allora, c qualcosa che non funziona nella nostra idea di paradiso. Prima dellattuale ondata di proteste, la Turchia andava a gonie vele, era un modello di economia liberale combinata con un islamismo moderato e dal volto umano. Era pronta a entrare in Europa, in contrasto con la pi europea Grecia intrappolata nel pantano ideologico e destinata allautodistruzione economica. Cerano alcuni segnali preoccupanti qui e l (la negazione del genocidio armeno, larresto di centinaia di giornalisti, la questione irrisolta dei curdi, lappello a costruire una grande Turchia che avrebbe riportato in vita il glorioso impero ottomano, loccasionale imposizione di leggi religiose), ma erano considerati piccoli difetti che non potevano deturpare limmagine complessiva del paese. Poi accaduto limprevedibile: sono scoppiate le proteste di piazza Taksim. Tutti sappiamo che il progetto di trasformare il parco ai bordi della piazza in un centro commerciale non mai stato il vero motivo delle manifestazioni, che sotto la supericie si nascondeva un disagio molto pi profondo. Lo stesso discorso vale per le proteste scoppiate in Brasile a met giugno: a scatenarle stato un irrisorio aumento del prezzo dei trasporti pubblici, ma sono continuate lo stesso dopo che laumento stato revocato. Anche in questo caso, il malcontento esploso in un paese che, almeno secondo i mezzi dinformazione, era in pieno boom

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Internazionale 1008 | 12 luglio 2013

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economico e aveva grande iducia nel futuro. A rendere tutto pi incomprensibile c il fatto che le proteste sono state appoggiate dalla stessa presidente Dilma Rousseff. Quindi qual il vero obiettivo di queste proteste contro la corruzione e lineicienza dei servizi pubblici? importante sottolineare che le proteste in Turchia non sono state semplicemente una rivolta della societ civile laica contro il governo islamista autoritario appoggiato dalla maggioranza silenziosa musulmana: a complicare il quadro cera una vena anticapitalista (contro la privatizzazione di uno spazio pubblico). Ed proprio questo a rendere il caso della Turchia cos interessante e di pi vasta portata: i manifestanti hanno intuito che il libero mercato e il fondamentalismo religioso non sono pi incompatibili tra loro, che possono andare a braccetto. un chiaro segno del fatto che leterno matrimonio tra democrazia e capitalismo sulla via del divorzio. In questi casi bisognerebbe evitare di cercare lunico vero obiettivo delle proteste, qualcosa a cui ridurre il malessere generale (contro il capitalismo globale, contro il fondamentalismo religioso, per le libert civili e la democrazia). Quella che prova la maggioranza dei manifestanti una vaga sensazione di disagio e malcontento che uniica una serie di rivendicazioni particolari. Ancora una volta, si conferma la validit di una frase di Hegel: I misteri degli egizi erano misteri anche per gli egizi. La diicolt di interpretare le proteste non solo di tipo epistemologico. Il tentativo dei giornalisti e degli analisti di capire i veri motivi che le hanno originate anche di tipo ontologico, riguarda le proteste in s. Anche quelli che manifestano non sanno bene qual il loro vero obiettivo: stanno protestando contro lamministrazione corrotta della citt? Contro un governo islamista autoritario? Contro la privatizzazione degli spazi pubblici? La risposta aperta, dipender dal risultato degli avvenimenti in corso.

Da sapere

Cittadini contro
Grecia Nel maggio del 2010 ad Atene si svolge la prima di una lunga serie di manifestazioni contro le politiche di austerit. India Nellaprile del 2011 milioni di persone scendono in piazza contro la corruzione. Nel dicembre del 2012 c unondata di proteste contro la violenza sulle donne. Spagna Nel maggio del 2011 il movimento degli indignados occupa Puerta del Sol a Madrid. Cile Nel luglio del 2011 gli studenti protestano per chiedere la riforma dellistruzione. Stati Uniti Nel settembre del 2011 nasce a New York il movimento Occupy Wall street, che si allarga a centinaia di citt in tutto il mondo. Russia Tra la ine del 2011 e il maggio del 2012 decine di migliaia di persone manifestano a Mosca per denunciare brogli e contestare la rielezione di Vladimir Putin. Romania Nel gennaio del 2012 ci sono manifestazioni contro la riforma della sanit. Turchia Un sit-in il 28 maggio 2013 per salvare il parco Gezi, a Istanbul, si trasforma in una protesta nazionale contro il governo. Brasile A So Paulo l11 giugno 2013 una mobilitazione contro laumento del prezzo dei trasporti pubblici si trasforma in una protesta nazionale contro gli sprechi del governo. Bulgaria Dopo le proteste che nel febbraio del 2013 fanno cadere il governo di Boiko Borisov, a giugno nuove manifestazioni denunciano la corruzione della classe dirigente e chiedono pi democrazia. Egitto Milioni di persone scendono in piazza il 30 giugno per chiedere le dimissioni del presidente Mohamed Morsi, che viene deposto dallesercito tre giorni dopo.

Sfaccettature
Lo stesso discorso vale per la dimensione geograica delle proteste. Nel 2011, quando le proteste sono cominciate in Europa e in Medio Oriente, molti commentatori insistevano nel dire che non bisognava vederle come espressione dello stesso movimento globale, che ognuna nasceva da una situazione specifica. In Egitto i manifestanti chiedevano cose che il movimento Occupy metteva in discussione: libert e democrazia. Perino nellambito dei paesi musulma-

ni cerano diferenze cruciali: la primavera araba egiziana era diretta contro un regime autoritario iloccidentale corrotto, la rivoluzione verde iraniana contro lislamismo autoritario. Come facile capire, questa speciicit delle proteste fa il gioco dei difensori dello status quo: non c una minaccia per lordine globale in s, ma solo una serie di problemi locali. A questo punto, per, sarebbe opportuno riprendere il vecchio concetto marxista di totalit, e nello speciico della totalit del capitalismo globale. Il capitalismo globale un fenomeno complesso che inluisce in modo diverso su paesi diversi, ma ci che unisce queste proteste che sono tutte reazioni a sfaccettature diverse della globalizzazione capitalista. La tendenza generale del capitalismo globale di oggi verso unulteriore espansione dellimpero del mercato, combinata con la progressiva chiusura degli spazi pubblici, la riduzione

dei servizi (sanit, istruzione, cultura) e una gestione sempre pi autoritaria del potere politico. in questo contesto che vanno viste le proteste dei greci contro lo strapotere della inanza internazionale e contro lo stato clientelare corrotto, ineiciente, e sempre meno in grado di garantire i servizi sociali fondamentali. in questo contesto che vanno viste le proteste dei turchi contro la commercializzazione degli spazi pubblici e lautoritarismo religioso; degli egiziani contro un regime dispotico e corrotto appoggiato dalle grandi potenze occidentali; degli iraniani contro un fondamentalismo religioso corrotto e ineiciente, e cos via. Ci che unisce tutte queste proteste che nessuna pu essere ridotta a un unico tema, tutte ne coniugano almeno due: uno di carattere economico (dal rigetto della corruzione e dellineicienza al vero e proprio anticapitalismo) e uno di carattere politicoideologico (dalla richiesta di democrazia a quella di andare oltre la democrazia multipartitica tradizionale). Lo stesso vale per Occupy Wall street. Dietro la profusione di afermazioni (spesso confuse), il movimento dava voce a due istanze fondamentali: il malcontento nei confronti del capitalismo come sistema (il sistema in s, non particolari episodi di corruzione) e la presa di coscienza che lattuale forma di democrazia rappresentativa non suiciente a combattere gli eccessi del capitalismo, e quindi la democrazia devessere reinventata. Questo naturalmente non signiica che, poich il vero motivo alla base delle proteste il capitalismo globale, lunica soluzione sia buttarlo via. La via pragmatica di affrontare i problemi particolari e rimandare la trasformazione radicale una falsa alternativa, perch non tiene conto del fatto che il capitalismo globale per sua natura incoerente: negli Stati Uniti il libero mercato coesiste con le sovvenzioni del governo agli agricoltori, lesportazione della democrazia con lappoggio al regime saudita. Proprio questa incoerenza lascia spazio allintervento politico: dato che lincoerenza necessaria, che il sistema capitalistico globale deve violare le sue stesse regole (libero mercato, competizione, democrazia), insistere sulla coerenza, vale a dire sui princpi del sistema stesso, in momenti strategici in cui il sistema non pu permettersi di rispettare i suoi stessi princpi, signiica fare pressione sullintero sistema. Larte della politica consiste nel fare particolari richieste che, pur essendo del tutto realistiche, costituiscono un attacco al cuore dellideologia egemonica e implicano un cambiamento pi radicale. Queste richieste, anche se

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