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Il una r i s o r per t u t t i

bosco gestito
s a

Questa pubblicazione stata realizzata per iniziativa e con il finanziamento della

Coordinamento editoriale SILVIA BRUSCHINI e PAOLO MORI - Compagnia delle Foreste Autori testi SILVIA BRUSCHINI - Compagnia delle Foreste MASSIMO BIDINI - Compagnia delle Foreste MARCO CORGNATI - Regione Piemonte - Settore Politiche Forestali VITTORIO ROSSI - Compagnia delle Foreste Progetto Grafico, Impaginazione e Scelta Colori ELENA PALAZZINI - Ecoalleco s.r.l. (AR) Illustrazioni ENRICO CETICA (personaggi), PAQUITO FORSTER (soggetti naturalistici) Fotografie CHIARA ALTERINI, ANDREA BARGHI, LORENZO CAMORIANO, MARCO CORGNATI, ENRICO MARCHI, PAOLO MORI, ELENA PALAZZINI, FABRIZIO POLVANI, VITTORIO ROSSI, LEDA TIEZZI Revisione testi REGIONE PIEMONTE - SETTORE POLITICHE FORESTALI PAOLO MORI - COMPAGNIA DELLE FORESTE

Editore
Compagnia delle Foreste Via A. Guadagnoli, 39 - 52100 Arezzo Tel. e Fax 0575.370846 E-mail posta@compagniadelleforeste.it sito Internet www.compagniadelleforeste.it

Distribuito da
Regione Piemonte - Settore Politiche Forestali Corso Stati Uniti, 21 - 10128 Torino Fax 011.4325910 E-mail tosettoreforeste14-2@regione.piemonte.it

Finito di stampare nel Novembre 2002

Due anni fa la Regione Piemonte realizz SELVIPIEMONTE, un opuscolo divulgativo dedicato ai ragazzi. Oggi presentiamo questa nuova pubblicazione destinata ad un pubblico pi vasto. Stessi argomenti ma trattati con maggiore approfondimento, concetti, riferimenti e dati statistici riportati con semplicit e mantenendo uno stile agile e di facile consultazione. Ci addentriamo nelle problematiche forestali con un approccio tecnico ma non accademico. In questi ultimi anni la materia forestale ha conosciuto una significativa evoluzione: c stato ovviamente il perfezionamento delle conoscenze e delle pratiche forestali, ma soprattutto maturata una moderna considerazione del bosco, non solo bene collettivo da proteggere ma anche come risorsa da valorizzare. Il patrimonio forestale dunque prezioso per il valore paesaggistico, per la funzione che esercita di difesa del suolo, per i suoi innumerevoli utilizzi. Il bosco un ambiente naturale delicato e complesso ma generoso: il legname fonte di energia rinnovabile e materia prima di grande pre-

conoscere
gio per lindustria manifatturiera e per lartigianato il paesaggio, il turismo, le attivit ricreative, la stabilit dei versanti, la garanzia per il clima sono le risorse a disposizione della collettivit. Ma queste risorse dipendono strettamente dallo stato di salute delle foreste, cio dalla cura e dalla manutenzione che luomo deve costantemente fornire. Il bosco bello, sano e produttivo nella misura in cui si interviene riducendo la densit di soggetti arborei, favorendo la crescita degli esemplari, mantenendo sui versanti la massa legnosa utile a rinforzare il terreno evitando che lincremento eccessivo del peso sia causa prima di dissesti. Questa pubblicazione si prefigge lo scopo di spiegare i motivi per cui lintervento umano indispensabile e di riqualificare la figura delloperatore forestale, del boscaiolo, vero protagonista della qualit e della salute del nostro patrimonio forestale.

Per o c c o r r e

gestire

Roberto Vaglio Assessore politiche per la montagna, foreste e beni ambientali

Bosco:
non solo
Aria
Il bosco migliora la qualit dellaria. Gli alberi trattengono le polveri e, grazie alla fotosintesi clorofilliana, immagazzinano la CO2 (uno dei gas ritenuti responsabile delleffetto serra) atmosferica producendo ossigeno come scarto.

Il bosco un sistema naturale potenzialmente in grado di fornire una vasta gamma di benefici alla societ, sia sotto forma di prodotti che di servizi. Di alcuni possiamo godere grazie alla sola presenza del bosco, altri sono ottenibili unicamente interagendo con questo tramite interventi realizzati con competenza tecnica e senso di responsabilit. Non tutti i benefici possono essere richiesti allo stesso bosco nello stesso momento e neppure si pu pensare di massimizzarne uno solo, poich ci potrebbe portare allimpossibilit di ottenerne altri. Tuttavia, luomo pu intervenire per ottenere in maggior misura alcuni benefici ritenuti prioritari, senza ridurre le potenzialit del bosco.

l e g n o

Energia
Il bosco un accumulatore di energia solare che viene immagazzinata nel legno durante tutta la vita degli alberi. Questa energia viene restituita allambiente o con la decomposizione della sostanza organica o, pi rapidamente, attraverso la combustione. Lenergia fornita dal legno pulita, rinnovabile e non altera il ciclo del carbonio (vedi Box).

Clima
Il bosco influenza il clima poich mitiga le escursioni termiche, sia giornaliere che stagionali, frena la velocit del vento e accresce lumidit atmosferica, sia al suo interno che nelle immediate vicinanze.

Biodiversit e protezione di habitat


Il bosco lambiente in cui vivono molte specie vegetali e animali. Rappresenta per questo una sorta di banca del patrimonio genetico naturale. Ogni bosco ha una propria biodiversit che ne determina la capacit di reazione alle perturbazioni esterne.

Protezione del territorio


Il bosco, specialmente in montagna, svolge importanti funzioni di protezione: - riduce il pericolo di frane; - diminuisce la possibilit di distacco delle valanghe o ne frena la discesa; - limita lazione battente della pioggia; - rallenta il deflusso dellacqua piovana che viene prima assorbita dal suolo, reso pi poroso grazie alla presenza di radici e sostanza organica, e poi rilasciata lentamente. Tale azione, chiamata regimazione delle acque, riduce anche la velocit di scorrimento dellacqua e di conseguenza lerosione superficiale e il rischio di alluvioni.

Legno e derivati
Il bosco produce legno, materia prima rinnovabile, dal quale si ricavano molti oggetti di uso comune: travi, bottoni, parquet, matite, barche, staccionate e strumenti musicali... e molto altro ancora. Anche le fibre della carta su cui scritta questa pubblicazione una volta facevano parte di un bosco, cos come molte resine e tannini che vengono utilizzati dallindustria chimica.

Paesaggio
Il bosco una componente importante del paesaggio, soprattutto in aree fortemente antropizzate, dove si alterna allambiente agrario e a quello urbano.

Turismo e attivit ricreative


Il bosco lambiente ideale per ritemprare il corpo nello spirito e nel fisico, soprattutto per chi abita in citt. Il richiamo turistico delle zone forestali ha favorito lo sviluppo di attivit collaterali (artigianato locale, produzione di specialit gastronomiche, attivit sportive, ecc.) fonti di lavoro e di reddito per aree altrimenti marginali.

BOX - Il ciclo del carbonio e lassorbimento di CO2 da parte delle piante La CO considerata uno dei gas
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maggiormente responsabili delleffetto serra e dei cambiamenti climatici che ad esso sembrano collegati. Con limpiego di combustibili fossili si immettono nellatmosfera molecole di CO2 che erano state sottratte al ciclo del carbonio decine di migliaia di anni fa, causandone cos un incremento della concentrazione. Le piante, con la fotosintesi, sottraggono CO 2 dallatmosfera, la trasformano attraverso processi chimici e la immagazzinano nei tessuti sotto forma di sostanza organica (fusto, chioma, radici). Quando un albero muore, i suoi tessuti nel corso di alcuni anni vengono decomposti da batteri e funghi e la CO 2 immagazzinata nel legno ritorna nellatmosfera. Il carbonio viene cos prima accumulato e poi rilasciato nella stessa quantit, senza che il suo ciclo venga alterato. La stessa situazione, ma in tempi pi brevi, si verifica quando il legno viene impiegato come combustibile. La quantit di CO2 rilasciata la medesima. Se invece il legno viene utilizzato per oggetti, come elementi strutturali, mobili, infissi ed altro, la CO 2 rimane immagazzinata per un periodo di tempo pi lungo. Luso di combustibili fossili pu essere solo parzialmente e temporaneamente compensato con laumento della superficie forestale. La strada migliore per diminuire la concentrazione di CO2 rappresentata dallimpiego del legno e di altre risorse rinnovabili in sostituzione di materiali la cui produzione e il cui smaltimento incidono nel bilancio del carbonio.

Prodotti non legnosi


Il bosco un luogo dove possibile trovare molte delizie alimentari come: funghi, tartufi, castagne, nocciole, ecc.. Anche la selvaggina trova rifugio e cibo nel bosco.

Come ottenere
b e n e f i c i dal b o s c o
Se luomo non avesse bisogno dei benefici del bosco non esisterebbe la selvicoltura!
Sebbene il bosco non abbia bisogno dellintervento delluomo, luomo non pu fare a meno dei benefici che derivano dal bosco. Se possiamo godere di alcuni di questi grazie alla sola presenza di aree forestali (es. biodiversit e mitigazione del clima), altri invece si possono ottenere solo attraverso lintervento delluomo (es. legno). Ci sono poi altri benefici, come la protezione dei centri abitati, di cui si potrebbe usufruire grazie alla sola esistenza del bosco, ma che vengono migliorati e soprattutto resi continui da una corretta gestione forestale.
paesaggio biodiversit

Assecondare le dinamiche naturali rende sostenibile il rapporto uomo-bosco


Il bosco un sistema vivente complesso e in grado di fornire materie prime e benefici immateriali (servizi) in relazione alle caratteristiche dellambiente fisico, allo stadio evolutivo in cui si trova e alla sua localizzazione nei confronti dei fruitori. Con idonee pratiche colturali luomo pu potenziare alcuni benefici in funzione dei propri bisogni e della naturale dinamica evolutiva di ogni bosco. In ogni caso ciascuna azione deve essere finalizzata, nel lungo periodo, ad armonizzare i benefici che il bosco produce attraverso un ecosistema flessibile e per questo in grado di reagire meglio alle perturbazioni. infatti indispensabile interagire con il bosco assecondando il pi possibile le dinamiche naturali, cos da ottenere i benefici cercati senza intaccare la sua capacit di riprodurli nel futuro.

qualit dellaria e del clima protezione del territorio

turismo energia

La Selvicoltura

si pu definire come la scienza e linsieme di tecniche che hanno come scopo la coltivazione dei boschi finalizzata ad ottenere i benefici attesi, a mantenere lecosistema in grado di riprodurli indefinitamente e, se possibile, in maggior misura.

legno

Ciascun intervento o pratica selvicolturale deve tener conto che la capacit dei boschi di produrre benefici pu esaurirsi a seguito di interventi non adatti, o meglio, utili soltanto in determinate circostanze. Ad esempio la pratica della pulizia del bosco che, se non in caso di reali rischi dincendio, costituisce soltanto un impoverimento dellecosistema.

paesaggio prodotti non legnosi biodiversit qualit dellaria e del clima protezione del territorio

Non intervenire non significa ottenere un ambiente migliore


Una scelta gestionale potrebbe essere quella di non intervenire lasciando seguire ai boschi le proprie dinamiche evoluitve. Ma nellattuale societ europea non interagire attraverso un corretto intervento selvicolturale e rinunciare a qualsiasi attivit allinterno dei boschi provocherebbe, almeno inizialmente, un invecchiamento generalizzato dei soprassuoli, fino ad arrivare ad una fase in cui la maggior parte delle piante cadrebbe a terra. Boschi molto invecchiati non sarebbero pi in grado di fornire gran parte dei benefici richiesti dalluomo e si potrebbero riscontrare alcuni inconvenienti come: - riduzione periodica della funzione protettiva dei centri abitati; - riduzione della fruibilit turistico-ricreativa; - sospensione del prelievo legnoso, con ovvie ripercussioni per le economie locali (es. riduzione del reddito nelle aree montane e marginali). Ma sarebbe anche un danno per lambiente stesso, ad esempio per: - laumento del materiale combustibile a terra e la difficolt di circolazione per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi; - lincremento delle immissioni di CO2 nellatmosfera dovuto ad un crescente impiego di combustibili fossili per il riscaldamento; - lulteriore pressione sulle foreste extraeuropee (tropicali e non) sfruttate in maniera irrazionale, se non distruttiva, per lingente prelievo di legname; - laumento dellimpiego di materiali non legnosi come plastica, alluminio, acciaio, ecc., con maggior impatto ambientale per la loro produzione e per il loro smaltimento.

Tra bosco e societ


Per poter usufruire dei prodotti e dei servizi del bosco necessario interagire con esso. Ci sono dei soggetti che lo fanno di professione operando in vari ambiti che, semplificando, si possono cos suddividere: ambito politico I politici devono dare indicazioni sugli obiettivi da perseguire tenendo conto delle esigenze e degli impegni a livello locale, regionale, nazionale, europeo e globale; ambito scientifico I ricercatori del settore forestale, attraverso lo studio e la sperimentazione in bosco, mettono a punto, valutano e diffondono nuove tecniche e metodologie di gestione e coltivazione dei boschi (in Piemonte: Corso di Laurea in Scienze

Forestali e Ambientali dellUniversit di Torino; Istituto Sperimentale per la Pioppicoltura);


ambito della pubblica amministrazione I pianificatori forestali traducono le linee guida dallambito politico al territorio e danno indirizzi concreti su dove, come e quando intervenire; gli addetti al controllo (guardie e funzionari) verificano che gli interventi che si realizzano nei boschi rispettino le normative nazionali e regionali (in Piemonte: Corpo Forestale

dello Stato, guardiaparco);


ambito gestionale I proprietari boschivi possono essere pubblici o privati, persone fisiche o giuridiche. In ogni caso i proprietari sono il motore di qualsiasi iniziativa duso del bene forestale (in

Piemonte: circa il 68% delle foreste sono private, il restante si divide tra propriet comunali (28,5%), statali e regionali (1%) e appartenenti ad Enti Consorzi e Aziende (2,5%));
I tecnici forestali: laureati in Scienze Forestali e Scienze Agrarie, liberi professionisti o dipendenti di Enti pubblici, che, basandosi sulla loro preparazione, operano le scelte selvicolturali facendo riferimento alle leggi e applicando la pianificazione (in Piemonte: i Dottori forestali iscritti agli

Albi professionali provinciali sono circa 200 e i Dottori agronomi circa 600);
ambito operativo Gli imprenditori forestali: titolari di ditte di utilizzazioni boschive, a volte anche proprietari dei terreni forestali. Traggono il loro reddito dallacquisto di boschi in piedi e dalla vendita di legname abbattuto (in Piemonte le ditte

boschive attive sono circa 880);


gli operai forestali possono essere dipendenti di Enti pubblici, di ditte private o di cooperative (In Piemonte gli operai

dipendenti della Regione sono circa 500).


Esistono poi molte figure che hanno a che fare in modo pi o meno diretto con le attivit che si svolgono in bosco, basti pensare a: raccoglitori di funghi e tartufi, guardie venatorie e guardaparco, guide naturalistiche, educatori ambientali, cacciatori, commercianti di legname e trasportatori, produttori di macchine ed attrezzature per il lavoro in bosco ecc..

La si adatta alle esigenze della s o c i e t


Per luomo la necessit di definire tecniche adeguate e di regolamentare linterazione con le risorse naturali nasce nel momento in cui si rende conto che queste sono limitate rispetto alla domanda e ai suoi futuri sviluppi.

selvicoltura
Lalba della selvicoltura
Allincirca nella seconda met del XVIII secolo, in seguito alla rivoluzione industriale, cambi in Europa lapproccio delluomo nei confronti del bosco. Non si facevano pi soltanto prelievi per uso domestico o utilizzazioni per ottenere terreni agricoli. La legna inizi ad essere usata per lattivit mineraria e poi anche dallindustria e dai trasporti, come combustibile per le macchine a vapore. Luomo, abituato fino a quel momento a prelevare legname senza limiti, si rese conto che le superfici forestali stavano diminuendo troppo rapidamente e che questo non solo comprometteva la disponibilit futura della materia prima, ma aveva anche altre gravi conseguenze ambientali. Si cominci allora a vedere il bosco come un sistema da coltivare, con cui interagire; non pi soltanto come una sorgente da cui prelevare.

Una selvicoltura schematica Solo una selvicoltura flessibile pu essere adattata non valorizza il bosco Dovendo individuare e definire delle tecniche di coltivazione dei boschi, mai applicaa tutti i boschi te in precedenza, se non in rari casi ed in aree molto ristrette (come per es. in Piemonte
il Bosco della Partecipanza di Trino), la scelta pi semplice ed immediata stata quella di realizzare interventi mirati a massimizzare la sola produzione legnosa, salvaguardando il bosco come sistema produttivo di legname. Tali interventi si presentavano schematici e, come quelli effettuati per le colture agrarie, miravano alla realizzazione di una serie di azioni ad intervalli di tempo predeterminati. Fu cos che si cominciarono a seguire e codificare delle vere e proprie regole di gestione dei boschi che, se da una parte avevano il pregio di limitare lo sfruttamento indiscriminato della risorsa e di essere di semplice applicazione e controllo, dallaltra tendevano ad appiattire e semplificare un ecosistema per sua natura fortemente complesso, non potendo tenere conto della variabilit tra i boschi e allinterno degli stessi. La presa di coscienza di queste oggettive difficolt stata alla base di un nuovo approccio gestionale sviluppatosi gi a partire dalla fine del 1800: la selvicoltura naturalistica. Tutti sono in grado di capire come sia limitante stabilire ununica dieta (rigida nelle scelte e nella quantit) per unintera popolazione. Un adolescente ha bisogno di unalimentazione diversa da quella di una persona anziana, come chi fa un lavoro fisico e dello sport necessita di un numero di calorie maggiori rispetto ad un bambino o a chi fa vita sedentaria. Allo stesso modo risulta limitante gestire i boschi di una Regione o peggio ancora di uno Stato con la stessa regola e misura. Allinterno di uno stesso bosco la variabilit tale che una scelta gestionale valida per una zona di impluvio pu essere improponibile 50 m pi in l, in una zona di displuvio! Solo una selvicoltura flessibile, basata sulla conoscenza del singolo bosco e dei meccanismi naturali che ne determinano le dinamiche, in grado di rispettare e di valorizzare al massimo le potenzialit che si trovano in ogni ecosistema forestale.

Selvicoltura polifunzionale: unesigenza della societ moderna


Le necessit che la societ moderna si aspetta di risolvere attraverso linterazione con il bosco sono molteplici e variano rapidamente nello spazio e nel tempo. Per soddisfare in ogni momento tali aspettative necessario disporre di boschi con alberi di pi specie e di pi et, capaci di produrre, in piccole quantit, ma con continuit nello spazio e nel tempo, i benefici di carattere ambientale, economico e sociale richiesti. Boschi con tali caratteristiche possono essere ottenuti solo grazie ad una selvicoltura attenta agli equilibri ecologici e alle reali potenzialit di ogni foresta.

La selvicoltura prossima alla natura: il bosco visto dal bosco


La selvicoltura naturalistica pi che un insieme di tecniche e di interventi deve essere considerata come un approccio alla gestione del bosco. Fare selvicoltura significa, in ogni caso, interagire con il bosco per ottenere da esso benefici. La definizione prossima alla natura sta ad indicare che questi benefici si vogliono ottenere massimizzando la funzionalit bio-ecologica della foresta e gestendo questultima attraverso la conoscenza e limpiego permanente delle dinamiche naturali. In altre parole, partendo dallosservazione dello stato attuale di un popolamento forestale, si punta a valutare le dinamiche evolutive in atto (accrescimento, invecchiamento, rinnovazione, variazioni nella composizione specifica e/o nei rapporti strutturali, ecc.) e i potenziali benefici ottenibili. Successivamente possibile stabilire su quali dinamiche si pu contare per ottenere i benefici attesi e quali invece, rimanendo nei limiti della funzionalit ecologica dellecosistema, devono essere corrette con interventi selvicolturali. Tra gli elementi fondamentali che concretizzano questo approccio ci sono: - la preferenza per la rinnovazione naturale; - la realizzazione di interventi mirati ad ottenere la maggior mescolanza possibile di specie arboree indigene; - la preferenza per strutture(1) irregolari o variamente articolate; - la tendenza ad assecondare al massimo le dinamiche spontanee, riducendo al minimo gli apporti di energia esterna (lavoro e capitale).

(1) Struttura: per struttura di un bosco si intende la disposizione spaziale delle piante sia in senso verticale che orizzontale. La struttura verticale il modo con cui le piante distribuiscono le chiome nello spazio. La struttura orizzontale indica come le chiome si dispongono nello spazio orizzontale a copertura del suolo.

Il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino

un chiaro esempio di gestione

forestale collettiva e continuata nel tempo. Infatti dal 1275 i partecipanti (soci), oggi circa 1.400, gestiscono e amministrano collettivamente oltre 550 ettari di foresta planiziale nel rispetto delle seguenti finalit: utilizzo del legname (ad ogni partecipante spettava ogni anno il taglio di una porzione di bosco estratta a sorte) e protezione del bosco da uneventuale trasformazione a coltivo. Dal 1991 il bosco fa parte dellomonimo Parco Naturale Regionale (L.R. n. 38/91).

Biodiversit
e
Il bosco: non solo alberi

L utilit della biodiversit


La diversit biologica (biodiversit) di un bosco pu assumere vari aspetti che, insieme, determinano la capacit funzionale di questo ecosistema: diversit compositiva: ogni ecosistema forestale caratterizzato da un numero variabile di specie (vegetali ed animali) che dipende dallambiente in cui si sviluppa e dalle perturbazioni, naturali e provocate dalluomo, che ha subito; diversit genetica: allinterno di una specie gli individui sono di norma geneticamente diversi tra loro. Le condizioni ambientali selezionano oltre le specie pi idonee a vivere in una determinata area, anche i singoli individui, di una stessa specie, geneticamente pi adatti. La diversit genetica consente laffermazione di popolamenti locali e pu contribuire alla perpetuazione della specie in caso di eventi catastrofici (es. pullulazioni impreviste di insetti, variazioni climatiche repentine); diversit strutturale: la presenza, nella pi piccola superficie possibile, di alberi in fasi evolutive diverse (giovani, maturi, vecchi, morti) permette un migliore utilizzo di luce ed elementi nutritivi, dando origine a un maggior numero di micro-habitat rispetto a strutture omogenee su tutta la superficie del bosco.

gestione f o r e s t a l e
Con lavvento di discipline come lecologia, si cominciato a vedere il bosco non solo come un insieme di alberi, ma come uno degli ecosistemi terrestri pi complessi. Qui, oltre alle piante e agli altri organismi vegetali (autotrofi), primo gradino di tutte le catene alimentari, vivono anche mammiferi, uccelli, insetti, funghi e bioriduttori (eterotrofi). Questi non sono pi considerati come singoli elementi scollegati ma come un sistema vitale complesso, dove gli organismi presenti intrecciano rapporti e relazioni sociali di vario genere (simbiosi, parassitismo, commensalismo) e interagiscono tra loro e con lambiente che li circonda, determinandone caratteristiche ed equilibri.

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La Gestione Forestale Sostenibile


Si pu definire come linterazione pianificata tra societ e bosco finalizzata a mantenere o accrescere le possibilit dellecosistema di produrre benefici ambientali, economici e sociali, per le generazioni presenti e per quelle future, sia a livello locale che globale.

Una buona gestione favorisce lefficienza funzionale del bosco


Secondo le dichiarazioni sulla biodiversit enunciate nella Conferenza di Rio (1992), gli obiettivi di una gestione sostenibile del bosco sono:

- conservare ed aumentare la diversit biologica; - assecondare la disomogeneit strutturale e la mescolanza, favorendo le specie rare o a rischio di estinzione; - accrescere la capacit di autorganizzazione e integrazione tra gli esseri viventi che fanno parte dellecosistema (componente biotica) e tra questi e lambiente fisico (clima e suolo - componente abiotica). - evitare, in alcuni casi, qualsiasi forma di prelievo in vista di un migliore equilibrio bio-ecologico.

Un bosco gestito produce piu benefici


Affermare e promuovere la biodiversit, come elemento fondamentale per lesistenza del bosco, spesso va ben oltre agli immediati bisogni delluomo. La gestione forestale deve tener conto della stabilit bio-ecologica dellecosistema in quanto ci significa avere un bosco sano e ricco di vita. E un bosco sano anche un bosco da cui pi facile ottenere benefici senza alterarne le potenzialit e le dinamiche evolutive. Tutelare la biodiversit pu consentire una diversificazione dei prodotti ottenibili riducendo i rischi economici.

Due ecosistemi forestali simili, in cui sono presenti le stesse specie vegetali, le stesse famiglie di insetti, gli stessi mammiferi, non saranno mai completamente uguali. Ognuno seguir le proprie dinamiche evolutive e svilupper, di volta in volta, i propri equilibri in funzione delle perturbazioni esterne e delle interazioni con gli ecosistemi a loro pi vicini. Ciascun bosco, perci, presenta delle propriet intrinseche non riconducibili direttamente a quelle dei suoi componenti, ma strettamente legate al complesso di tutti i fattori biotici e abiotici che vi agiscono.

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Foto di Andrea Barghi

Non esiste il bosco ma esistono... i boschi

I soggetti preposti alla gestione forestale che vogliono perseguire una gestione sostenibile devono: - considerare lecosistema forestale nella sua globalit; - analizzare puntualmente tutte le sue componenti; - scegliere, di volta in volta, gli obiettivi prioritari e gli interventi in funzione delle condizioni di partenza.

Ogni ha le sue
Forma di governo
Modo in cui il popolamento ha origine a seguito dellintervento delluomo

bosco

Al fine della gestione selvicolturale necessario inquadrare ciascun bosco attraverso la descrizione di alcuni elementi che forniscono indicazioni sulla possibilit e sulla necessit di interagire con un popolamento forestale, per ottenere i benefici voluti. Sapere, per esempio, let delle piante di un bosco, ci utile per capire che tipo di interventi sono possibili e necessari nel breve termine. Per gli stessi motivi indispensabile conoscere le specie presenti, le dimensioni delle piante rapportate allet e molto altro ancora.

caratteristiche
I boschi chiamati ad altofusto o fustaie sono costituiti, quasi esclusivamente, da alberi nati da seme (rinnovazione gamica o sessuata). Poich questo tipo di riproduzione attuata da tutte le specie arboree, le fustaie possono essere costituite sia da conifere che da latifoglie. Il governo a fustaia permette di ottenere assortimenti legnosi di grandi dimensioni. Tuttavia nelle fustaie il selvicoltore deve intervenire tenendo sempre presente che non dovr precludersi la possibilit di ottenere la rinnovazione da seme. Si chiamano boschi cedui quelli costituiti prevalentemente da polloni, cio piante nate dalla germinazione di gemme (rinnovazione agamica o vegetativa) presenti alla base di fusti (ceppaie) di molte latifoglie. In questi boschi il selvicoltore con un solo taglio utilizza il soprassuolo presente ed innesca la rinnovazione di quello futuro. Il governo a ceduo si usa per boschi da cui si vogliono ottenere assortimenti legnosi di piccole dimensioni, come paleria o legna da ardere.

Le matricine
Generalmente nei cedui, al momento del taglio, vengono rilasciate un certo numero di piante (meglio se originate da seme) chiamate matricine. La funzione delle matricine quella di garantire la produzione di seme per sostituire, con nuove piantine, le vecchie ceppaie man mano che muoiono. Inoltre forniscono protezione al suolo, alla rinnovazione e, in alcuni casi, assortimenti di dimensioni maggiori, apprezzati soprattutto se di specie in grado di produrre legname da lavoro. La presenza delle matricine in un ceduo pu essere molto variabile, in quanto dipende dalla specie, ed il numero minimo regolato dalla normativa regionale (Box 2). Quando matricine e polloni convivono uniformemente distribuiti nello spazio senza che le une siano marcatamente minoritarie rispetto agli altri si pu parlare di ceduo sotto fustaia o fustaia sopra ceduo.

La capacit di emettere polloni non eterna


Nel taglio del ceduo si devono rispettare delle regole biologiche: la capacit di emettere polloni non eterna e dipende dalla specie. Nel caso del faggio, per esempio, tagliando una pianta oltre i 35-40 anni si rischia di avere emissione di nuovi polloni molto deboli o di non averne per niente (Box 1). Nel caso del castagno questo problema non esiste, addirittura nascono ricacci sufficientemente vigorosi da ceppaie di piante centenarie.

BOX 1

La Deliberazione della

Giunta Regionale (D.G.R.) n. 66-884 del 18 settembre 2000 ha stabilito unet massima di taglio per i boschi cedui pari a 35 anni (turno massimo), superato il quale il bosco da gestire con norme specifiche per le fustaie. Per robinia, nocciolo e castagno, non previsto il turno massimo, dato che queste specie mantengono molto a lungo la capacit di emettere polloni.

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Et
Boschi coetanei: sono quelli in cui tutte le piante hanno la stessa et. Boschi disetanei: sono quelli in cui in una superficie relativamente limitata convivono piante di diverse et.

Tipo di rinnovazione
Quando un bosco o una pianta si rigenera seguendo meccanismi biologici, spontanei o indotti dalluomo, si parla di rinnovazione naturale. A volte pu essere necessario dover ricorrere alla rinnovazione artificiale. Cio ottenere il soprassuolo futuro attraverso la semina o la collocazione a dimora di piantine di specie forestali prodotte in vivaio. Ci comporta tecniche diverse e soprattutto costi maggiori, quindi pi economico puntare ad ottenere la rinnovazione naturale.

Composizione specifica
Specie vegetali presenti in un soprassuolo I boschi si dicono puri o monospecifici quando sono costituiti da una sola specie arborea. Ci pu essere una scelta colturale (per lottenimento di un determinato assortimento legnoso) o una condizione naturale (per es. alcune specie come il faggio nel loro ambiente ottimale tendono a formare boschi puri). I boschi misti o polispecifici sono invece i soprassuoli in cui si mescolano pi specie arboree. Dal punto di vista ecologico questa una condizione che favorisce la biodiversit, da quello economico pu rendere possibile la diversificazione dei rischi attraverso lottenimento di pi assortimenti legnosi.

Struttura verticale
Distribuzione spaziale delle chiome I boschi a struttura monoplana o monostratificati sono quelli in cui tutti gli alberi dispongono le chiome su un unico livello, cio circa alla stessa altezza. Generalmente questa struttura il risultato di un tipo di trattamento selvicolturale che tende ad uniformare il bosco, spesso con piante apparentemente della stessa et. I boschi a struttura irregolare o pluristratificati sono quelli in cui le chiome occupano irregolarmente lo spazio aereo a diverse altezze dal suolo. In genere ci deriva dalla convivenza di specie diverse e/o di piante di et differenti.

BOX 2

Il numero

di matricine da lasciare in occasione del taglio di utilizzazione del bosco ceduo regolato dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF) e in Piemonte di 50 piante ad ettaro; fanno eccezione alcune specie quali il castagno, per cui sono sufficienti 20 piante ad ettaro. Per ontano, salice, robinia, nocciolo e pioppo invece non obbligatorio rilasciare matricine

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Intervenire significa:
I tagli di abbattimento: stesse azioni ma scopi diversi

Luomo per ottenere tutti i benefici che si possono ricavare dal bosco e per garantirne la continuit, deve inevitabilmente realizzare degli interventi selvicolturali che si concretizzano prevalentemente nella scelta degli alberi da tagliare.

c o n o s c e r e s c e g l i e r e t a g l i a r e

Tagli di raccolta: quando gli alberi, superata una certa et (stabilita per legge) o comunque una certa soglia dimensionale, vengono abbattuti per ricavare legname.

Tagli di rinnovazione: quando leliminazione di alcuni alberi finalizzata a favorire la rinnovazione o la crescita delle giovani piantine gi presenti.

Tagli colturali: quando leliminazione di alcuni alberi va a vantaggio di altri che restano in quanto pi funzionali agli obiettivi da perseguire (specie da salvaguardare, disseminazione, protezione della rinnovazione, educazione di altri alberi, ecc.).

La distinzione dei diversi tagli nella pratica non sempre cos netta, perch leliminazione di piante adulte per qualsiasi motivazione ha, in ogni caso, molteplici conseguenze (creazione di spazi vuoti, nascita di nuove piantine, espansione delle chiome degli individui circostanti, ecc.). Cos come lutilizzazione di alberi a fini produttivi in molti casi coincide decisamente con linnesco dei processi di rinnovazione.

La D.G.R. n. 66-884 del 18 settembre 2000 ha definito alcuni aspetti relativi al taglio di alberi in bosco non trattati in altre normative. In particolare: nelle fustaie - si definisce taglio raso: il taglio di tutta la vegetazione arborea su una superficie superiore a 1.000 m2; - per il taglio di un numero di piante di alto fusto inferiore a 20 non richiesta lautorizzazione di cui alla

L.r. 57/79 sui tagli boschivi, ma la semplice comunicazione scritta al Corpo Forestale dello Stato da far pervenire 30 giorni prima dellinizio dei lavori; nei cedui - per i tagli di superficie superiore a 5.000 m2 necessario dare, 30 giorni prima dellinizio dei lavori, comunicazione scritta al Corpo Forestale dello Stato.

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Quando tagliare significa migliorare


Tutti gli interventi selvicolturali finalizzati a migliorare la produzione di un qualsiasi beneficio (qualit dei fusti, stabilit meccanica delle piante, protezione del suolo, ecc.) sono chiamati cure colturali. Tecnicamente si tratta di interventi mirati alla riduzione della densit degli alberi (sfolli e diradamenti). Questi interventi, simulando ed anticipando le naturali dinamiche di competizione, permettono agli alberi che rimangono di accrescersi pi velocemente e in maniera pi equilibrata, perch dispongono di una maggiore quantit di luce, acqua ed elementi nutritivi.

Interventi in sequenza oppure contemporanei


Nelle fustaie coetanee gli interventi sono effettuati sulla stessa porzione di bosco secondo. Prima si punta ad ottenere la rinnovazione, poi si effettuano le cure colturali (uno o pi diradamenti) infine si procede allutilizzazione di fine turno. A questo punto saranno predisposte azioni mirate a favorire la costituzione del nuovo popolamento (rinnovazione). Nelle fustaie gestite con criteri prossimi alla natura, dovranno essere pianificati degli interventi di prelievo (moderati), ad intervalli di tempo relativamente brevi (es. 4-8 anni) in cui utilizzazione e cure colturali coincidono. Questi interventi mirano a: produrre legname di pregio, differenziare et e struttura, aumentare la biodiversit, incrementare la stabilit e quindi migliorare la funzionalit complessiva del bosco.

Valorizzare
Le cure colturali possono favorire determinate specie, oppure alberi che hanno fusti con migliori caratteristiche strutturali (forma regolare, grande vigore, scarsa presenza di rami sul fusto) e, potenzialmente, con valore economico pi elevato.

Salvaguardare
Le cure colturali servono anche a limitare o evitare danni causati dalla propagazione di funghi, insetti e parassiti. Con i tagli fitosanitari vengono abbattute ed asportare dal bosco le piante pi malate e instabili, che possono rappresentare un pericolo per gli altri alberi e per chi frequenta il bosco anche a scopi ricreativi.

Diversificare
Le cure colturali possono essere effettuate per motivi di ordine biologico (es. per il mantenimento e lo sviluppo di specie eliofile in popolamenti misti). In questo caso gli interventi possono assumere anche laspetto di tagli a raso su piccolissime superfici.

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I del

Piemonte crescono
La superficie forestale

boschi

In Piemonte, come un po ovunque in Europa, si sta assistendo ad un incremento delle foreste sia in termini di volume di alberi in piedi, che di superfici boscate. Questo dipende dai cambiamenti socio-economici degli ultimi decenni, durante i quali da una parte si tagliato ogni anno molto meno di quanto le foreste potessero produrre, e dallaltra si sono originati nuovi boschi per invasione spontanea di zone abbandonate dallagricoltura e dalla pastorizia.

La superficie forestale del Piemonte pari a 743.400 ettari (quasi il 30% della superficie territoriale complessiva); di questa circa il 25% rappresentato da fustaie e il 46% da cedui mentre la restante superficie catalogata come pioppeti, castagneti da frutto ed altre formazioni particolari. Questi dati si riferiscono allInventario Forestale Nazionale realizzato nel 1985 e non ancora aggiornato. Ma rilievi eseguiti a partire dal 1997 e tuttora in corso, ai fini della pianificazione regionale, evidenziano un aumento della superficie forestale di almeno il 10% nelle zone montane ed ancor pi in collina. Negli ultimi 40 anni in Piemonte si verificata una costante e spontanea diffusione del bosco su pascoli e coltivi, in seguito all'abbandono delle attivit agro-pastorali.

50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0

46,0

Una gestione dei boschi vicina alla natura, prevede linquadramento di questi ultimi in fun24,8 18,6

zione delle caratteristiche dellambiente e della vegetazione presente (arborea, arbustiva ed erbacea) al fine di basare gli interventi su cor3,0

7,6

retti presupposti ecologici.

fustaie

cedui

pioppeti e formazioni castagneti rupestri, riparie ed arbusteti

altro

I tipi forestali

Le utilizzazioni forestali
Ogni anno in Piemonte i boschi utilizzati sono pari a circa l1,3% della superficie forestale regionale. In termini di volume si ricavano ogni anno circa 750.000 m3 di legname, ci vuol dire che si utilizza solo un terzo di quanto si accrescono tutti insieme gli alberi del Piemonte in un anno. Il legname tagliato ogni anno proviene per circa il 50% da colture specializzate di pioppo, il 40% da boschi governati a ceduo e per il 10% da fustaie.

Volendo fornire ai tecnici idonei strumenti di classificazione della vegetazione forestale, la Regione Piemonte ha predisposto la realizzazione dei Tipi forestali del Piemonte. Si tratta di un sistema di inquadramento della vegetazione forestale nel quale ciascun bosco piemontese viene distinto in base alle specie (arboree e non) presenti, alla loro ecologia, allo stadio evolutivo del popolamento, alle tendenze evolutive osservate, nonch agli interventi antropici pi frequentemente attuati. Lunit di base il tipo (es. lariceto a megaforbie) che subordinatamente pu essere suddiviso in eventuali sottotipi (es. basifilo a Sesleria varia) e varianti (es. con abete); mentre pi tipi affini si raggruppano in categorie (es. lariceti e cembrete). Questo sistema permette di mettere in relazione due boschi posti in zone anche molto distanti tra loro, ma che per caratteristiche vegetazionali, ambientali ed evolutive risultino abbastanza simili. Le tipologie, se correttamente interpretate, costituiscono la base per la pianificazione di singole aree forestali e, in senso pi ampio, del territorio. Infatti ogni scheda corrisponde a un tipo di bosco e, oltre a caratterizzarlo dal punto di vista ecologico-vegetazionale, fornisce una serie di informazioni (es. particolari problemi di tipo ambientale o di malattie in atto, indicazioni sulla struttura) e suggerimenti utili per la sua gestione.

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Boschi di neoformazione
Nuove realt da gestire
Il ritorno della vegetazione forestale negli ex-coltivi e nei pascoli abbandonati pu dar luogo alla nascita di nuovi soprassuoli forestali. bene tenere conto che, per legge, il bosco una destinazione duso del suolo irreversibile. Nel caso di boschi di neoformazione, una volta definibili come tali in base alla normativa forestale, non pi possibile tornare alla condizione precedente di pascolo o terreno agricolo. importante quindi valutare in precedenza quali possono essere le conseguenze di un abbandono e scegliere piuttosto che subire!

Intervento o non intervento?


In base al DM 227/2001 si definiscono bosco: i popolamenti arborei o arbustivi di origine naturale, le aree boscate temporaneamente prive di soprassuolo a causa di utilizzazioni, avversit o eventi accidentali, le formazioni riparie o rupestri con una superficie minima di 2.000 m2 e larghezza minima, misurata al piede delle piante di confine, di 20 m, salvaguardando comunque la continuit e lomogeneit delle aree. La copertura minima delle chiome deve essere del 20%.
Come per la selvicoltura applicata a soprassuoli forestali gi affermati, anche per i boschi in fase di costituzione occorrer intervenire, o non intervenire, valutando attentamente: La diversit biologica: le zone di transizione tra bosco ed ex-coltivi e/o ex-pascoli sono ambienti in cui la biodiversit elevata e in cui tendono a concentrarsi numerosi micro-habitat ricchi di specie appartenenti ai due ecosistemi. Il controllo delle dinamiche ecologiche: il mantenimento di radure vicine ai soprassuoli forestali, o al loro interno, pu ridurre notevolmente la pressione degli ungulati ed altri erbivori sul bosco (che possono danneggiare e compromettere la rinnovazione) fornendo loro aree di pascolo alternate a zone di rifugio. Potenzialit produttive: nei terreni abbandonati in cui si gi insediato un bosco di neoformazione, vista la frequente presenza di latifoglie che possono produrre legname di pregio (frassino, tiglio, ciliegio e aceri, dette anche latifoglie nobili) e la buona fertilit che generalmente caratterizza queste aree, importante considerare la possibilit di pianificare interventi selvicolturali mirati alla valorizzazione del legname. Impatto sul paesaggio: anche gli ex-coltivi, i prati e i pascoli abbandonati e le radure sono importanti componenti naturali del mosaico di differenti ecosistemi che costituiscono il paesaggio percepito. Pertanto la loro gestione dovr tenere conto dellimpatto visivo che lintervento, o il non intervento, avr sul territorio. Labbandono allevoluzione naturale dei boschi di neoformazione influir molto sui futuri benefici che questi di conseguenza potranno fornire alla societ. Interventi selvicolturali precoci e puntuali che tengano conto delle originali condizioni di partenza, tipiche di ogni stazione, possono evitare che vengano tralasciati, o addirittura persi, alcuni dei benefici essenziali che questi boschi sono potenzialmente in grado di produrre.

Attenzione!
I boschi di neoformazione e dinvasione non costituiscono ceduo in quanto mai ceduati in passato e prevalentemente originati da seme (rinnovazione gamica) Per questo devono essere gestiti come boschi ad alto fusto!

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Supporti
selvicoltura: infrastrutture
alla e professionalit
Niente strade e piste, niente selvicoltura prossima alla natura
La possibilit di accedere facilmente al bosco uno dei principali presupposti affinch si possa realizzare una gestione forestale. Per poter fare selvicoltura prossima alla natura, necessario che macchine, attrezzature e operai possano arrivare e lavorare nei luoghi dintervento, in maniera agile e con il minor impatto ambientale possibile. Un sistema adeguato e diffuso di infrastrutture (strade, piste, aree di deposito temporaneo, rifugi) permette, infatti, di effettuare interventi selvicolturali moderati, ecologicamente sostenibili ed economicamente vantaggiosi.

Per predisporre una viabilit forestale a basso impatto necessario seguire quattro passi fondamentali:
pianificare tenendo conto sia dei vincoli naturali (morfologia e stabilit dei versanti) che dei vincoli amministrativi (frammentazione fondiaria e confini). Per ottenere, dalla viabilit, il massimo servizio con il minor impatto possibile importante inoltre valutare a priori la necessit di strade, sia per quanto riguarda i sistemi di esbosco che per laccessibilit delle aree. Pianificare la viabilit forestale significa inserire in un quadro generale tutte le iniziative di proprietari privati, Comuni, Province, Regione e Comunit Montane, ma anche integrare le necessit dei mezzi di trasporto (autocarri e trattori) con quelle dei sistemi di esbosco (canalette, gru a cavo); progettare in unottica di riduzione degli impatti. E importante scegliere tracciati e caratteristiche tecnico-costruttive (larghezze, pendenze, raggi di curvatura, ecc.) idonee sia ai mezzi forestali usati per gli interventi e lesbosco, che agli assortimenti ritraibili. costruire una viabilit a basso impatto implica limpiego di macchinari e tecniche costruttive conformi alle caratteristiche morfologiche e geologiche del territorio (es. su versanti lescavatore lavora in modo pi efficace e meno impattante dellapripista), nonch materiali naturali come legno e pietre (opere di ingegneria naturalistica). Per evitare successive onerose manutenzioni indispensabile realizzare i sistemi di regimazione delle acque superficiali ed i consolidamenti e i rinverdimenti delle scarpate. utilizzare solo a fini selvicolturali la maggior parte della rete viaria forestale, limitando la frequentazione per altri fini. Ci riduce notevolmente le azioni di disturbo che luomo arreca al bosco e agli animali che ci vivono ogni volta che vi entra con mezzi meccanici (rumore, gas di scarico). Inoltre riduce lusura di queste infrastrutture e le successive opere di manutenzione.

Le strade contro il fuoco


La viabilit forestale oltre ad essere utile per rendere economicamente fattibili gli interventi selvicolturali moderati, svolge un importante ruolo per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi.

Viabilit: quali autorizzazioni?


In Piemonte, per la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria o di nuova apertura di viabilit forestale, nella grande maggioranza dei casi, occorrono: a) autorizzazione ad intervenire in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico, in base alla L.r. 45/89. Tale norma, unitamente alla legge delega n. 44/2000, stabilisce, in base allentit e alle caratteristiche degli interventi, lEnte cui rivolgersi: Regione, Provincia o Comune. La documentazione di dettaglio da presentare descritta nella D.G.R. n. 112-31886/89; b) autorizzazione ad intervenire in zone sottoposte a vincolo paesaggistico dal D.lgs. 490/99. Le procedure e gli adempimenti operativi sono chiariti nella L.r. 20/89 e nella successiva circolare del Presidente della Giunta Regionale n. 18/PET del 22/08/1989; c) concessione edilizia da richiedere in Comune, come indicato dalla L.r. 56/77 in materia di Tutela ed uso del suolo.

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Una serie di scelte impegnative


La selvicoltura si attua in bosco e si concretizza con una serie di scelte che definiscono le piante da abbattere (martellata) e quelle che invece devono essere rilasciate. Lintervento selvicolturale lazione tecnico-operativa con cui si mettono in pratica le decisioni prese in fase di pianificazione. Il risultato di tale interazione dipende dalla preparazione di chi pianifica, di chi gestisce e di chi utilizza il bosco e dalla capacit di interpretazione che questi hanno delle caratteristiche ambientali, sociali ed economiche locali.

Il bosco ha bisogno di professionisti


La formazione professionale di tecnici ed operai forestali determinante per applicare una corretta selvicoltura, aumentare la produttivit, rendere minimi i danni arrecati al suolo ed alle piante destinate a rimanere, a ridurre i rischi di incidenti e salvaguardare lincolumit personale degli operatori stessi. Laggiornamento unopportunit per conoscere strumenti e metodi di lavoro che possono consentire alloperatore forestale di migliorare e di ampliare le proprie capacit operative cos da rendere il lavoro in bosco pi gratificante, meno faticoso e meno pericoloso.

Pi formazione, pi lavoro
Migliorare il livello professionale di chi lavora in bosco pu portare vantaggi allintero settore. Un operaio tecnicamente preparato e psicologicamente motivato non limiter la sua attivit ai soli interventi selvicolturali della stagione silvana, ma vedr allungare il suo periodo lavorativo a tutto lanno solare grazie alla capacit di effettuare azioni di manutenzione del territorio. In altre parole formazione e aggiornamento possono apportare: - aumento delloccupabilit; - incremento della redditivit; - rafforzamento del presidio nelle aree forestali montane e collinari.

Un settore forestale pi flessibile


Per far progredire lintero settore forestale, creando un mercato stabile per la filiera forestalegno e migliorando la flessibilit dellofferta lavorativa, necessario che anche la categoria imprenditoriale sia aggiornata. Molte, infatti, sono le tematiche che possono permettere ad un imprenditore di incrementare i ritorni economici e sociali della sua attivit boschiva, come: - utilizzare i giusti canali di finanziamento; - conoscere i flussi di mercato (nazionale ed estero) del legname; - formare il personale; - commercializzare il legno e gli altri prodotti forestali; - conoscere i vantaggi e gli svantaggi delle nuove tecniche per la trasformazione del legno; - usare mirate strategie e strumenti di marketing di prodotto e dimpresa.

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Pianificazione

o rg a n i z z a z i o n e

Unire le esigenze delluomo a quelle del territorio


Pianificare significa formulare e attuare un documento di programmazione nel quale vengono individuati gli obiettivi e gli interventi da perseguire nellarco di validit del piano. Il Piano Regolatore un esempio di pianificazione; esso obbligatorio per legge in ogni Comune e disciplina gli interventi ammissibili nelle aree urbane e su qualsiasi edificio dellintero territorio. Analogamente la pianificazione forestale lo strumento che permette la razionale gestione delle risorse forestali allo scopo di ottimizzare tutti i benefici ottenibili. Compito della pianificazione forestale quello di dare indicazioni precise su come, dove e quando realizzare interventi selvicolturali in funzione dello stadio evolutivo del bosco, delle sue caratteristiche e delle aspettative della societ. Attraverso la pianificazione possibile inserire foreste con caratteristiche differenti, appartenenti a proprietari diversi, in un unico piano di gestione.

I piani di gestione forestale


I piani di gestione forestale sono il mezzo attraverso il quale si individuano le scelte e gli obiettivi gestionali. Per redigere un piano di gestione occorre avere innanzitutto unattenta e approfondita conoscenza del territorio interessato. Per riuscire a calibrare i piani sulle reali caratteristiche ecologiche e socio-economiche del territorio si devono analizzare sia le caratteristiche ambientali (clima-suolo-vegetazione), sia tutti gli aspetti storici, economici e sociali. Infatti sarebbe inutile programmare interventi selvicolturali tecnicamente realizzabili senza sapere se ci sono ditte boschive che operano nel territorio in grado di effettuarli. I piani sono articolati in carte tematiche, tabelle e schede descrittive. Sono documenti che vengono realizzati da tecnici forestali e riportano le indicazioni su dove intervenire nel periodo di validit del piano, quando, come e con quale intensit. Il piano non si limita a programmare gli interventi selvicolturali, ma da indicazioni per la gestione dei pascoli, della fauna, della rete viaria (es. realizzazione e manutenzione di strade) e la gestione di altre infrastrutture (sentieri, aree di sosta, fontane, ecc.).

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Conoscere prima di intervenire


Prima di effettuare qualsiasi scelta pianificatoria necessario conoscere le risorse forestali, le loro potenzialit e le relazioni che intercorrono tra gli aspetti ambientali e quelli socio-economici. Tali informazioni di base permettono di attuare una gestione finalizzata a massimizzare i benefici richiesti al bosco senza intaccare la possibilit di poterli ottenere anche in futuro.

Non si possono ottenere tutti i benefici possibili nello stesso momento, al massimo livello e dallo stesso bosco
A causa della grande variabilit ecologica e socio-economica che caratterizza le aree forestali del Piemonte, non si possono ottenere contemporaneamente e al massimo livello tutti i benefici possibili da tutti i boschi. Tuttavia con la pianificazione si pu puntare ad ottenere benefici prioritari in zone diverse del bosco. In alcuni casi sar esaltata la funzione di protezione rispetto a quella di produzione, in altri potr essere preferita la fruizione turistica e il paesaggio rispetto allingresso del bosco sui pascoli. In altri casi la scelta gestionale potrebbe essere quella di lasciare allevoluzione naturale superfici di bosco pi o meno consistenti per motivi: naturalistici (protezione di particolari specie), di studio degli ecosistemi o a causa dellinaccessibilit di certe zone. Ci non significa che in futuro un bosco non possa essere gestito e utilizzato con lobiettivo di esaltare altre caratteristiche, oggi meno importanti. La scelta infatti dettata dalle condizioni del popolamento forestale nel momento in cui si interviene e dalle priorit sociali, prima a livello locale e poi a livello globale. Affinch ci sia possibile necessario che i boschi, nei limiti delle loro potenzialit, siano mantenuti in condizione di permettere una gestione flessibile, in grado di mutare rapidamente i propri obiettivi al variare delle condizioni ambientali e socio-economiche.

Fare gestione significa sviluppo


Fare gestione forestale permette anche di creare delle opportunit per lo sviluppo economico delle aree montane, in cui la presenza di zone boscate un elemento fondamentale. Uno dei principali benefici prodotti dal bosco il legno. La vendita del legno rappresenta una fonte di reddito per i proprietari di boschi ed unopportunit di lavoro per le ditte boschive, per le imprese di trasformazione del legno e per tutti coloro che operano nella filiera legno (cio in tutti i settori collegati al prodotto legno). La gestione di unarea forestale permette quindi di creare e mantenere un mercato, favorendo occupazione, sviluppo, benessere economico e determina i presupposti necessari affinch luomo possa rimanere ad abitare nelle aree montane. Gestire il territorio permette anche di sviluppare nuovi legami tra foreste e societ urbanizzata. Aspetti diversi come leco-turismo e il mercato dei prodotti locali artigianali possono infatti avere importanti ricadute economiche sul territorio montano.

Boschi di protezione
Ancora oggi nella Bandita di Chambons (Comune di Fenestrelle-TO) sono previsti interventi selvicolturali (sfolli, diradamenti e tagli sanitari) che devono ridurre al minimo i rischi di scivolamento (reptazione) della neve verso valle. Infatti, laltezza del taglio delle piante, assegnate secondo criteri ben precisi, non deve essere inferiore al metro, proprio per garantire alle ceppaie di svolgere la loro importante funzione di protezione del versante. Le altre pratiche selvicolturali permesse sono la raccolta di ramaglia e di alberi morti o deperienti al fine di soddisfare le richieste di legna da ardere (usi civici), oltre che per mantenere in efficienza il popolamento forestale.

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La forestale in

pianificazione
Piemonte

Essere a conoscenza delle norme e delle attivit svolte dalla Regione e dagli Enti che hanno competenze nel settore forestale, di fondamentale importanza per tutti coloro che lavorano o che in qualche modo interagiscono con il "sistema bosco.

Come si sta organizzando la pianificazione in Piemonte


A partire dalla met degli anni 90 la Regione, in collaborazione con lIPLA (Istituto per le Piante da Legno e lAmbiente), ha sviluppato una metodologia innovativa, concretizzata con la stesura di Norme Tecniche per la pianificazione forestale e pastorale. Questa si articola in tre livelli: Regione, Area Forestale, Propriet.

La pianificazione lo strumento che recepisce le linee guida e tiene conto delle decisioni tecnico-politiche emanate a livello regionale, nazionale e internazionale. Quando si realizza un piano di gestione forestale comunque fondamentale che le scelte e le azioni siano calate nella realt locale.

A livello regionale previsto un documento programmatico pluriennale di pianificazione forestale in cui sono indicati gli obiettivi settoriali, gli interventi da perseguire e le risorse necessarie per raggiungerli. Il Piano Forestale Territoriale stato previsto come lo strumento pratico per la tutela e la valorizzazione del patrimonio forestale e pascolivo, pubblico e privato, in cui vengono presi in considerazione anche la viabilit forestale, le aree naturali non forestali, la fauna ed altre problematiche inerenti al territorio. In esso infatti, tenendo conto degli indirizzi a livello regionale, delle aspettative e delle esigenze delle comunit locali, vengono definite le funzioni e le destinazioni prevalenti dei diversi boschi e delle aree a pascolo. Successivamente vengono formulati gli indirizzi e le prescrizioni

d'intervento, illustrati in apposite mappe tematiche. Al fine di tale programmazione il Piemonte stato suddiviso in 47 Aree Forestali (33 montane, 7 collinari o pedemontane e 7 planiziali), che hanno, in media, una superficie territoriale di 35.000-45.000 ettari, di cui almeno 10.000-15.000 ettari di superficie boscata. Per le grandi propriet pubbliche, private e consortili, per i parchi, le riserve naturali e tutte le altre aree che necessitano di pianificazione di dettaglio sono previsti il Piano Forestale Aziendale e i progetti esecutivi dintervento. Il Piano Forestale Aziendale consiste in un programma particolareggiato che contiene approfondimenti tematici in analogia ai piani di assestamento, elaborato seguendo le linee dettate dai Piani Forestali Territoriali di competenza.

Carta delle destinazioni

Valle Grana (CN)

Protezione Naturalistica Fruizione Evoluzione libera Produzione Produzione-protezione

Carta degli interventi forestali

Valle Grana (CN)

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Cure colturali Ceduazione Conversione Diradamento e conversione Ricostituzione boschiva Evoluzione controllata Evoluzione naturale Diradamento Taglio a scelta Tagli successivi Taglio a buche Trasformazione

Sono un imprenditore boschivo ed ho acquistato un bosco ceduo in piedi maturo da tagliare per farne legna da ardere: devo richiedere lautorizzazione?

r i s p o s t a
In base allArt. 5 delle PMPF possibile fare utilizzazioni nei boschi cedui: - dal 16 ottobre al 31 marzo per altitudini non superiori agli 800 m; - dal 1 ottobre al 30 aprile per altitudini fra gli 800 ed i 1.200 m; - dal 15 settembre al 31 maggio per altitudini superiori ai 1.200 m. ATTENZIONE! Entro le stesse date occorre fare lo sgombero delle tagliate!

domanda
Ho una fustaia di faggio ormai adulta e intendo abbattere le piante per ottenere e vendere il legname; devo chiedere lautorizzazione?

- se la superficie da tagliare inferiore a 5.000 m2 non occorrono autorizzazioni; - se la superficie da tagliare superiore a 5.000 m2 occorre dare comunicazione al Corpo Forestale dello Stato con almeno 30 giorni di anticipo sullinizio dei lavori; - per le ceduazioni di una superficie maggiore a 10 ha necessaria lautorizzazione ai sensi della legge di tutela dei beni culturali, ambientali e paesaggistici (L.r. 20/89). ATTENZIONE! Ad eccezione di nocciolo, robinia e castagno, se il bosco ha pi di 35 anni di et (= ceduo invecchiato) la ceduazione non pi possibile! Il bosco deve essere coltivato come una fustaia.

Quando posso tagliarlo?

...e dovendo, in unaltra fustaia, fare degli interventi di miglioramento e di diradamento?

La mia famiglia possiede un bosco ma da molti anni nessuno se ne occupa pi. Sarebbe un bel bosco ma ci sono molte piante cadute, altre morte in piedi e altre ancora con grossi rami secchi. Vorrei farlo ripulire, tagliando tutte le parti morte e secche. Devo chiedere lautorizzazione e quando possibile fare i lavori?

- Mai per tagli fino a 20 piante. - Sempre negli altri casi, ai sensi della legge sui tagli boschivi (L.r. 57/79). Inoltre per tagli a raso (abbattimento di tutte le piante su una superficie maggiore di 1.000 m2) occorre anche lautorizzazione ai sensi della legge di tutela dei beni culturali, ambientali e paesaggistici (L.r. 20/89).

Non serve autorizzazione, se il taglio interessa solo piante o loro parti morte. Lintervento pu essere fatto sempre in qualunque stagione.

Per i diradamenti non necessaria lautorizzazione, purch lintervento non si riduca al taglio di piante di grandi Nei boschi ad dimensioni scelte alto fusto possibile soltanto per il loro valore commerciale, fare utilizzazione e perch in questo diradamenti in qualsiasi caso occorre lautostagione dellanno. rizzazione ai sensi della L.r. 57/79.

Le linee di esbosco per impianti a fune (gru a cavo) sono da autorizzare?

Non in modo specifico (n ai sensi della L.r. 57/79, n ai sensi della L.r. 20/89). In boschi ad alto fusto, se si devono abbattere alcune piante per la realizzazione della linea, queste devono essere inserite nel progetto di taglio per il quale si richiede lautorizzazione.

RIFERIMENTI
Per le autorizzazioni ai sensi della L.r. 57/79, per il rispetto di quanto previsto dalle Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale e per ogni parere preventivo relativo ai tagli boschivi occorre rivolgersi al Corpo Forestale dello Stato . Per le autorizzazioni ai sensi della L.r. 20/89 occorre rivolgersi alla Regione Piemonte - Settore Gestione Beni Ambientali, corso Regina Margherita, 304 - Torino. Per la consultazione della normativa forestale in vigore e per informazioni generali sui boschi del Piemonte possibile consultare il sito Internet della Regione www.regione.piemonte.it/montagna/foreste/home.htm

Possiedo un bosco ceduo ma non ho interesse a gestirlo come tale, vorrei intervenire per convertirlo allalto fusto. Devo richiedere lautorizzazione e quando posso tagliare?

Non necessaria autorizzazione ed possibile tagliare in qualsiasi stagione dellanno.

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Chi fa cosa
i n

P i e m o n t e
Universit degli Studi di Torino
La Facolt di Agraria di Torino sede di uno dei nove Corsi di Laurea italiani in Scienze Forestali e Ambientali. I Dipartimenti di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio (Agroselviter www.agroselviter.unito.it), di Economia e Ingegneria Agraria, Forestale ed Ambientale (Deiafa ww.agraria.unito.it/ dip/deiafa/homedeiafa.htm), di Valorizzazione e Protezione delle risorse Agroforestali (Divapra www.divapra.unito.it) e di Colture Arboree (www.arboree.unito.it) svolgono un ruolo istituzionale per quanto riguarda la formazione e la ricerca in campo forestale e dellarboricoltura da legno.

Regione Piemonte
1) Direzione Economia Montana e Foreste (Assessorato politiche per la montagna, foreste e beni ambientali): realizzazione di norme per la gestione del patrimonio forestale (L.r. 57/79 e Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale), sulla vivaistica forestale, sulle sistemazioni idraulico forestali e in materia di Antincendio Boschivo; gestione delle propriet forestali regionali; coordinamento squadre di operai forestali; gestione dei finanziamenti pubblici nel settore forestale (es. Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006). 2) Direzione Pianificazione e Gestione Urbanistica Settore Gestione Beni Ambientali: rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche (L.r. 20/89 Tutela di beni culturali, ambientali e paesistici) di competenza regionale su viabilit forestale e su alcuni tipi di tagli boschivi. 3) Direzione Turismo Sport Parchi Settore Pianificazione Aree Protette: redazione dei Piani Forestali allinterno delle Aree Protette Regionali. 4) Direzione Servizi Tecnici di Prevenzione: istruttorie per la parte geologica, relative al rilascio delle autorizzazioni per gli interventi da realizzare in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico (L.r. 45/89). www.regione.piemonte.it/montagna

Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura


E un Istituto specifico per la ricerca e la sperimentazione sul pioppo e sul salice. Svolge studi rivolti alla creazione di nuovi cloni di pioppo. Inoltre realizza attivit di consulenza e assistenza tecnica ai pioppicoltori e di formazione in favore di tecnici italiani e stranieri. www.populus.it

Ordini Professioniali dei Dottori Agronomi e Forestali


Gli iscritti agli Albi provinciali svolgono il ruolo di consulenza tecnica e di progettazione su tutti gli specifici problemi del mondo forestale.

Province
Hanno in delega la competenza per il rilascio delle autorizzazioni per gli interventi da realizzare in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico (L.r. 45/89).

Comunit Montane
Svolgono attivit di coordinamento e/o di supporto tecnico nei confronti dei Comuni appartenenti. In relazione a quanto previsto nella Legge sulla montagna (L. 97/94) e in quella di riforma delle autonomie locali (D. Lgs. 267/2000) possono svolgere in modo associato funzioni amministrative comunali e, tra queste, anche la gestione delle foreste.

Forme associative forestali


Consorzi fra Comuni o fra soggetti pubblici e privati e Associazioni di imprese forestali o di filiera, svolgono attivit gestionali, di rappresentanza di interessi collettivi e di offerta di servizi agli associati. Queste forme di associazionismo sono state recentemente incentivate dalla Regione.

Corpo Forestale dello Stato Comuni


Sono spesso proprietari di superfici forestali. Hanno in delega la competenza amministrativa relativa al rilascio di autorizzazioni per i pi semplici interventi da realizzare in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico (L.r. 45/89) e per alcuni interventi in cui sono interessati i beni ambientali (L.r. 20/89). Hanno la titolarit del rilascio della concessione edilizia (L.r. 56/77 - Tutela ed uso del suolo), necessaria per interventi sulla viabilit forestale. Per conto della Regione: verifica le comunicazioni relative agli interventi ai sensi della D.G.R. n.66-884/00; effettua istruttorie sulle richieste di taglio boschivo (L.r. 57/79); accoglie le istanze relative agli interventi di cambio di destinazione duso del suolo in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico (L.r. 45/89); fornisce pareri in merito alle autorizzazioni relative ai beni ambientali (L.r. 20/89). Su richiesta dei Comuni: effettua progetti di taglio (martellata e stima dei lotti boschivi); coordina le azioni Antincendio Boschivo; ha funzioni di vigilanza e potere sanzionatorio riguardo allapplicazione delle normative di interesse forestale.

I.P.L.A. S.p.A.
LIstituto per le Piante da Legno e lAmbiente, in qualit di Ente Strumentale della Regione, svolge attivit di supporto tecnico per quanto concerne la definizione delle tipologie forestali, linventario regionale, la pianificazione, la formazione professionale. www.ipla.org

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