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Il Mediterraneo diviso
La rottura dellunit mediterranea
Lo scenario entro il quale si svolge la storia medievale segna una profonda discontinuit rispetto al mondo antico. Esso, infatti, caratterizzato dalla rottura dellunit mediterranea e dalla frantumazione del vasto spazio economico e politico che il dominio romano aveva costruito. Al centro di gravit unificante prima rappresentato da Roma si sostituirono, nellarco di tempo compreso fra il VI e il X secolo, tre centri: limpero bizantino, a oriente; larea islamica nel vasto arco meridionale del bacino mediterraneo, dalla Spagna allAsia; limpero carolingio, che, attraverso una complessa dinamica storica, costitu il nucleo fondante dellEuropa. Il mondo medievale fu attraversato, per tutta la sua storia, da queste frontiere interne (politiche, ma anche economiche e religiose) e gran parte delle vicende che lo caratterizzarono sono interpretabili alla luce del rapporto (di conflitto ma anche di scambio) fra questi tre mondi. La penisola italiana, per la sua collocazione geografica e per la sua storia, si trovava al centro di queste complesse relazioni. LItalia era stata il punto di partenza della poderosa spinta allunificazione dellarea mediterranea e il fulcro dello spazio imperiale romano. Nella divisione politica dellItalia, che matur nel VI-VII secolo a seguito dellinvasione longobarda, possiamo scorgere la manifestazione pi evidente e quasi il simbolo della rottura dellunit mediterranea.
Lislam
La nascita e la diffusione dellislam, tra il VII e il IX secolo, hanno il significato storico di una straordinaria rivoluzione, non solo perch sconvolsero lassetto dellantico mondo mediterraneo, ma perch videro il sorgere di una civilt millenaria tuttora al centro degli equilibri mondiali, Lintreccio fra nomadismo e sedentariet costituisce una caratteristica specifica delloriginario mondo arabo ed un elemento importante per spiegarne la straordinaria forza di espansione, Fu Muhammad, Maometto, nato tra il 569 e il 571 alla Mecca, a riuscire nellimpresa di unificare il mondo delle trib nomadi e quello delle famiglie di coltivatori e mercanti nel culto di ununica divinit, Allah, e nel progetto politico di costituire un popolo unitario, la umma, la comunit dei credenti, capace di espandersi con forza travolgente. Lislamismo ha in comune con lebraismo e con il cristianesimo, di cui si concepisce come il definitivo superamento, il fatto di essere una religione monoteistica rivelata. Dio avrebbe affidato il suo Verbo a Maometto, il Profeta, perch lo diffondesse: il Corano, libro sacro che contiene i precetti dellislamismo, deriva il proprio nome dallarabo Qurn, che significa appunto recitazione ad alta voce. Maometto predic una religione molto semplice dal punto di vista dottrinale, priva di sacerdoti e sacramenti, fondata sullassoluta sottomissione (islam) al volere divino da parte del fedele (muslim, da cui deriva il termine musulmano) e su alcuni compiti rituali (i cinque pilastri dellislam): la professione di fede; la preghiera giornaliera; lelemosina ai poveri; il digiuno nel mese di Ramadan; il pellegrinaggio alla Mecca.
Lespansione arabo-islamica
Lislamismo diede vita a un sistema politico teocratico, legittimato dal patto fra uomo e Dio: nella strada maestra (sharia, legge) che Allah ha indicato al suo profeta sono gi presenti tutti i valori e tutte le norme, anche quelli della vita civile. Di qui una caratteristica distintiva dellislamismo: la mancata differenziazione fra sacro e profano, fra autorit religiosa e potere politico, che invece contraddistingue la tradizione cristiano-occidentale. Anche questo fattore ebbe grande importanza nellassicurare la forza espansiva dellislam, perch garantiva un potere compatto e permetteva di identificare lopera di conquista con la guerra santa (Jihad), combattuta per diffondere il Verbo del vero Dio, che avrebbe assicurato al combattente la beatitudine eterna. Nel breve arco di un secolo gli arabi costruirono un impero di enormi dimensioni, con circa 40-50 milioni di abitanti, che venne governato sia con unaccorta opera di organizzazione amministrativa, sia conferendogli una marcata unit economico-culturale. Grazie alla mancanza di dogane, alle efficienti vie di comunicazione, alla diffusione della lingua araba lislam rappresentava un immenso spazio aperto allo scambio di uomini, merci, conoscenze, idee. Grandi conquistatori, gli arabi furono anche capaci di assimilare e fondere in una sintesi creativa le ricchezze culturali con le quali venivano in contatto: attraverso la traduzione in lingua araba, i classici del pensiero greco, in primo luogo Aristotele, commentati dai grandi filosofi Avicenna (980-1037) e Averro (1126-1198), giunsero allOccidente, costituendo la base della riflessione filosofica dellet medievale e moderna, Gli intellettuali islamici introdussero innovazioni in molti campi del sapere: nella matematica (creazione dellalgebra e della trigonometria), nella geografia, nellastronomia, nella medicina, nellagronomia, nelle tecniche di coltivazione. Nel mondo islamico fu edificata cos una civilt che, per alcuni secoli, si rivel assai pi avanzata di quella europea.
LOccidente altomedievale
LOccidente si ripiega su se stesso
Limpero romano era una struttura economica piuttosto semplice sotto laspetto produttivo, giacch esso si reggeva in massima parte su una base agricola, ma assai complessa dal punto di vista organizzativo. Infatti lequilibrio economico dellimpero dipendeva dallintegrazione fra le coste settentrionali e quelle meridionali del Mediterraneo in un unico spazio organico, integrazione garantita dallorganizzazione dello stato. Era infatti lo stato il principale organizzatore dei traffici che mettevano in circolazione, per lo pi verso lItalia, i beni non direttamente consumati nei luoghi di produzione; ed era ancora lo stato, attraverso il prelievo fiscale, a finanziare la complessa macchina amministrativa e ad alimentare le due grandi capitali, Roma e Costantinopoli. Le strutture economiche del tardo impero romano erano cos legate a quelle dello stato e quando questultimo venne meno, anche il sistema economico ne usc sconvolto. Si continu in realt a lavorare la terra come prima, ma i grandi traffici internazionali lasciarono il posto a commerci su scala regionale o locale: un fenomeno poi accentuato dalla rottura dei residui scambi mediterranei operata dal dominio arabo. Le circa 2000 citt che avevano fatto grande limpero come centri amministrativi e commerciali persero popolazione e funzione economica (clamoroso il caso di Roma, che pass dal mezzo milione ai 25-40.000 abitanti); il vuoto di autorit politica rese insicure le comunicazioni, con il conseguente degrado del sistema stradale. La prima et medievale fu dunque pi povera in Occidente di quella che laveva preceduta, sotto ogni punto di vista. LOccidente si ritraeva in se stesso, mentre lOriente bizantino conservava forza e capacit di reazione e un nuovo protagonista, lislam, si espandeva in quelle che fino a due secoli prima erano state regioni romane.
Leconomia curtense
Leconomia altomedievale fu agricola al pari di quella romana, ma con strutture diverse. Gi prima della fine dellimpero era maturata una inarrestabile crisi dei latifondo schiavile, con lemergere di nuove figure di piccoli coltivatori, i coloni, in stato servile o libero, che lavoravano piccoli fondi avuti in concessione e le terre dei grandi proprietari. Questo sistema divenne dominante nel lagricoltura altomedievale, basata sulla curtis, la grande propriet laica o ecclesiastica, che era il centro di uneconomia caratterizzata da grande arretratezza tecnica e tendenzialmente autarchica. Dal punto di vista giuridico, la distinzione fondamentale (anche se non nettissima, causa i frequenti matrimoni fra membri delle due categorie) era quella tra affittuari liberi (ingenui) e non liberi (servi). I servi erano uomini del signore, in uno stato di dipendenza totale: il signore poteva perseguirli in caso di fuga, impedire loro di sposarsi al di fuori della famiglia servile, incamerare una parte dei loro beni in caso di morte, punirli senza ricorrere a tribunali pubblici. Lavoravano direttamente per il signore, sulle sue terre, oppure avevano in gestione un podere nel manso (servi casati). Pagavano in genere affitti meno alti dei liberi, ma erano tenuti a fornire prestazioni (corves) pi gravose. La posizione dei liberi era giuridicamente migliore, ma la loro situazione economica non era generalmente molto diversa: sia che lavorassero il manso, sia che avessero una loro piccola propriet (allodio), essi vivevano al livello di sussistenza, e spesso anche al di sotto.
Il monachesimo
Il monachesimo esercit una straordinaria forza propulsiva nellaffermazione del cristianesimo romano in gran parte dEuropa. Nel corso del VI e VII secolo una fitta rete di monasteri si diffuse nellEuropa cristiana, dallItalia alla Francia, alla Germania, sino alla Britannia e allIrlanda. Allintensa opera di evangelizzazione i monaci affiancarono il lavoro e lo studio, facendo del monastero un centro di produzione agricola e di attivit culturale. Attorno ai monasteri si organizzavano la coltivazione dei campi, limmagazzinamento e la conservazione dei prodotti; questa, in unepoca di scarsi o inesistenti rapporti commerciali, era una funzione fondamentale per la sopravvivenza della popolazione. I monasteri costituivano i soli centri propulsori in uneconomia statica, i soli centri di conservazione della cultura scritta in una societ ritornata a comunicare per via quasi esclusivamente orale.
La societ feudale
La concezione patrimoniale del potere
Quando parliamo di re o imperatori, nellet medievale, dobbiamo sforzarci di immaginare forme di potere politico assai diverse non solo da quelle degli attuali stati, ma anche da quelle dellet antica. Nella disgregazione politica che segu la fine dellimpero romano, infatti, il potere del sovrano era estremamente debole, precario, legato pi alla forza e al prestigio personali che allesercizio di una riconosciuta sovranit. Il regno non costituiva ununit politica, ma era considerato alla stregua di un patrimonio privato del sovrano: vigeva, in altri termini, una concezione patrimoniale del regno e del potere. La differenza fra il re e gli altri grandi signori laici stava nellampiezza del suo patrimonio privato e nel potere militare che gli veniva riconosciuto, Per questo fu cos importante, nellesperienza dei franchi, il sostegno del potere religioso, sin dalla conversione di Clodoveo al cristianesimo romano: vescovi e abati costituivano uno strumento per inquadrare la comunit franca, per legittimare il potere, per controllare laristocrazia attraverso il canale della carriera ecclesiastica.
Il vassallaggio
Un altro sistema utilizzato dai sovrani franchi per esercitare il potere era quello di legare a s, attraverso un vincolo di fedelt personale, i capi militari: a questo vincolo si d il nome di vassallaggio. Il re era solito ricompensare con terre o altri doni i guerrieri che gli erano stati fedeli in battaglia. Questa antica usanza si perfezion nel tempo, fino a dar luogo a una vera e propria istituzione. Nel corso di una solenne cerimonia (omaggio), un uomo libero giurava fedelt al sovrano dichiarandosi suo uomo (vassus, vassallo, termine romano di origine celtica che originariamente significava ragazzo, servitore). In cambio, il vassallo otteneva la protezione del signore e il godimento vitalizio di una terra (il beneficio, pi tardi chiamato feudo), che gli veniva simbolicamente trasferita con latto dellinvestatura. Il rapporto che cos si instaurava, pur non essendo paritario (perch comportava la subordinazione del vassallo al suo signore), era reciproco, prevedendo scambievoli diritti e doveri, Il vassallo si impegnava a essere fedele al signore (e solo a lui, in un primo tempo), a partecipare alle assemblee che questi convocava e ad aiutarlo sul piano militare, Il signore dava al vassallo la sua protezione e il feudo. Se il vassallo veniva meno ai suoi impegni si macchiava del delitto di fellonia, che comportava spesso la confisca del feudo; reciprocamente, il vassallo poteva togliere la sua fedelt al signore inadempiente. Su questo rapporto si costru, tra il IX e lXI secolo, il feudalesimo, che dimostr nei secoli una straordinaria vitalit. Chiamiamo feudalesimo un sistema di organizzazione sociale e politica fondato sul vincolo di dipendenza personale tra uomini liberi, appartenenti agli strati superiori della societ.
Lorganizzazione dellimpero
Per conferire al suo vasto ed eterogeneo impero unimpalcatura politico-organizzativa, Carlo Magno utilizz e diffuse il vassallaggio. Erano suoi vassalli i conti, plenipotenziari del potere regio su un determinato territorio, e i marchesi, funzionari di governo delle marche, le aree periferiche instabili e, perci, a forte presidio militare. Il controllo delloperato di marchesi e conti, oltre che attraverso annuali riunioni di fronte al re, era assicurato dai missi dominici, ufficiali inviati dal potere centrale che agivano solitamente in coppia, un laico e un ecclesiastico: la gerarchia ecclesiastica offriva dunque allo stato carolingio un elemento essenziale di governo. Le leggi del regno erano contenute nei capitolati, testi divisi in capitoli (donde il nome) che il sovrano emanava e i cui contenuti venivano oralmente diffusi dai missi. Carlo, inoltre, per sottolineare la forza del potere centrale, fiss una capitale del regno, Aquisgrana (attuale Aachen, nel nord della Germania), dove tenne il palazzo, la corte e la cappella palatina, centro culturale dellimpero: qui i migliori intellettuali del tempo, per lo pi ecclesiastici, lavoravano alla conservazione dei mano-
scritti, alla formazione del clero e allelaborazione di una nuova scrittura, detta carolina, caratterizzata da semplicit e regolarit.
La signoria feudale
Sotto limpulso dato da Carlo al vassallaggio, sempre pi frequentemente conti, marchesi e missi dominici, laici ed ecclesiastici, vennero legati dal vincolo di dipendenza personale, con relativa concessione di benefici, tratti o dal patrimonio personale del sovrano o da quello di grandi enti ecclesiastici. In tal modo matur un fenomeno di portata storica: la progressiva sovrapposizione del sistema di fedelt personale alla rete degli uffici pubblici. Inoltre, la pratica del vassallaggio venne diffondendosi a catena, perch i vassalli del re iniziarono a legare a s uomini liberi di rango inferiore e cos via (il cosiddetto fenomeno del retrovassallaggio). A ogni omaggio corrispondeva una concessione beneficiaria e, spesso, il beneficio era coperto dal privilegio dellimmunit, che vietava a funzionari pubblici di accedervi ed esercitarvi funzioni pubbliche. Limmunit divenne, con la tarda et carolingia, la condizione giuridica su cui si fond lautorit politica esercitata dal feudatario sulle terre avute in beneficio. Con la frantumazione dellimpero seguita alla morte di Carlo Magno e sotto la pressione dellondata di invasioni ungare e normanne che si scaten nel IX-X secolo, si rafforz la fisionomia locale del potere e crebbe il prestigio dei signori, la cui autorit si fondava sempre meno sullinvestitura regia e sempre pi sulla reale capacit di governo e di difesa in aree circoscritte. Contemporaneamente aveva luogo unaltra trasformazione fondamentale: la tendenza, da parte dei feudatari di ogni rango, a considerare il feudo come una propriet, e non pi come un bene in usufrutto, cio revocabile, quale era stato allinizio. Lesito finale di questo processo fu la frammentazione del potere in una pluralit di centri, spesso coperti da immunit, dal piccolo feudo locale, alla contea, al regno: fenomeno che va usualmente sotto il nome di particolarismo feudale. Venne cos consolidandosi la fondamentale struttura economica, sociale e politica del Medioevo: la signoria, cio il potere che consentiva a un uomo pi potente e ricco di altri (dominus o senior, da cui signore) di obbligare altri uomini a determinate prestazioni economiche o di esercitare su di essi lautorit politica in luogo del potere dello stato. La signoria feudale solitamente assommava in s la signoria fondiaria, cio linsieme di prerogative che spettavano al signore per il fatto di essere proprietario di terre e si esercitavano solo sui coltivatori di queste ultime, e la signoria territoriale o di banno che consisteva invece nellesercizio di poteri giurisdizionali (cio di amministrazione della giustizia), fiscali e militari, cio di poteri normalmente propri dello stato.
Universalismi in conflitto
La vita politica dellOccidente medievale si gioc, in particolare tra lXI e il XIII secolo, intorno al rapporto spesso conflittuale tra due grandi poteri, limpero e il papato, entrambi animati da ambizioni universalistiche, cio interessati ad affermare il proprio dominio sullintera cristianit. Limperatore legittimava tale ambizione in quanto erede della grande tradizione imperiale romana, consacrata dallinvestitura divina; il papa, richiamandosi al primato spirituale derivante dallessere il capo della cristianit. Sebbene fossero alleati contro chiunque minacciasse lordine costituito e
mettesse a rischio il principio di autorit (come nel caso della repressione delle eresie), i due poteri vivevano un endemico conflitto che aveva come posta laffermazione del primato ideologico e politico e, pi concretamente, il controllo dello spazio italiano. Proprio il fatto che la penisola, fino alla met del Duecento, fosse il terreno privilegiato dello scontro consent ai comuni italiani di inserirsi vantaggiosamente in esso, ricavandone un rafforzamento della propria autonomia.
La monarchia feudale
Oltre allimpero, al papato e ai comuni, il Medioevo conobbe un altro grande soggetto politico, che venne sempre pi emergendo a partire dal XII secolo: la monarchia feudale. Abbiamo gi visto che nellOccidente feudale il potere sovrano era indissolubilmente legato al possesso di un vasto patrimonio fondiario (concezione patrimoniale del potere) e lo stesso principio di stabilit dinastica (cio lereditariet del titolo e dei possedimenti), caratteristico di ogni monarchia, era comune ai re come a tutti i signori. Ci che progressivamente differenzi il potere monarchico dagli altri poteri feudali fu la capacit delle dinastie di affermare la loro autorit sino a rendere indipendenti il titolo, la sovranit e il patrimonio dalla persona che li deteneva, facendone attributi della corona, cio dello stato. In ci giocarono fattori militari e politici (la capacit dei re di garantire pace, difesa, giustizia) accanto a fattori ideologici (la monarchia venne progressivamente ritenuta sacra). importante comprendere che le monarchie - in primo luogo la francese e linglese - non si affermarono, almeno sino al XV-XVI secolo, combattendo il particolarismo feudale, ma piuttosto assumendo un ruolo di coordinamento, di garanzia e di tutela e utilizzando il vassallaggio come strumento di controllo e
di legame fra il sovrano e i poteri feudali. Per questi motivi si parla, per let medievale, di monarchia feudale. Vennero comunque edificandosi le prime istituzioni del potere monarchico (cio di un potere che ambiva a porsi come centrale) ed elaborandosi i primi strumenti giuridicocostituzionali: lesempio pi famoso in proposito la Magna Charta libertatum (Grande carta delle libert), un documento che stabiliva una serie di libert e di garanzie per gli uomini liberi dInghilterra, in particolare il diritto per i grandi del regno di valutare le richieste fiscali del sovrano.
e ordini mendicanti
Non furono queste, per, le uniche forme di reazione ai nuovi fermenti della societ urbana; dal corpo stesso della Chiesa scaturirono nuove forze, in primo luogo gli ordini mendicanti. Nel 1216 nacque lordine domenicano, fondato da Domenico di Guzman (1170-1228); lordine francescano, fondato da Francesco dAssisi (1182-1228), fu ufficialmente riconosciuto nel 1223. Espressione della tensione spirituale che attraversava la cristianit nel Duecento, francescani e domenicani si proponevano il comune obiettivo di combattere leresia con le sue stesse armi, la predicazione e lesempio della povert. Essi svolsero un ruolo di grande importanza nella vita cittadina: furono il mezzo con il quale la Chiesa seppe confrontarsi con la nuova realt della cultura urbana, i suoi problemi e i suoi protagonisti: non solo gli eretici, ma anche gli studenti, i maestri, i borghesi, le Universit.
valleria medievale. Certamente le crociate vanno inquadrate allinterno della forte tendenza allespansione che caratterizz il mondo occidentale dopo il Mille: espansione demografica, economica e commerciale, oltre che territoriale. Nello stesso periodo le frontiere della cristianit si ampliavano anche verso nord-est, con la colonizzazione di ampie zone dellEuropa orientale a opera di feudatari tedeschi, contadini e missionari.
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Scismi ed eresie
Ripresero allora vigore fermenti e movimenti che mettevano in discussione non soltanto il malcostume ecclesiastico, ma anche alcuni dogmi e lautorit stessa del pontefice, come quelli capeggiati in Boemia da Giovanni Hus e in Inghilterra da John Wycliffe, un teologo che predicava la necessit di un ritorno della Chiesa alla povert evangelica e nello stesso tempo negava lautorit del pontefice e della gerarchia ecclesiastica, oltre che la validit di alcuni sacramenti come la confessione. Ma il momento pi grave della crisi che la Chiesa attravers nel XIV secolo si ebbe con il Grande scisma, che divise la cristianit dal 1378 al 1409, con la presenza di due papi, uno italiano e uno francese. Le Chiese nazionali, i sovrani, i principi si schierarono con luno o con laltro secondo convenienze puramente politiche, senza che lo scisma avesse alcun senso religioso o spirituale, Il papato sembrava ridotto a puro e semplice strumento per contese politiche. Solo alla met del Quattrocento lo scisma fu ricomposto: ma le esigenze di riforma rimasero insoddisfatte e nuovi problemi e lacerazioni, insieme a nuove strade, si aprirono nel mondo cristiano.
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