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Quello che non convince, e non ha convinto molti studiosi e ricercatori, è la scelta dei
Maya come simbolo dell'Impero del Male: sarebbe stato molto più “politically incorrect”
rappresentare il genocidio dei nativi americani da parte dei conquistatori (che tutto hanno
portato tranne che la salvezza, ndr). Così facendo, invece, Gibson rischia di fare
disinformazione su una delle antiche civiltà più sviluppate e sapienti, che solo nell'ultima
fase degenerò.
Inoltre, le tre caravelle non toccarono terra nella penisola messicana dello Yucatán, dove il
film è ambientato, ma sull’isola di San Salvador, nel Mar dei Caraibi. Gli odierni abitanti
maya - residenti in gran parte in Guatemala - oltre a contestare il fatto di essere stati
rappresentati solo come brutali, disumani, simili a animali feroci, hanno protestato anche
per il fatto che i loro avi sono interpretati da attori americani di origine pellerossa impegnati
a dialogare con un linguaggio antico spesso adoperato in maniera imperfetta. Due fra i più
importanti archeologi mayanisti, Mary Weismantel e Cynthia Robin della Northwester
University, hanno imputato a Gibson di riproporre stereotipi razzisti nei confronti degli
indigeni simili a quelli di cui si servirono i conquistatori per sterminare 75 milioni di nativi
delle America nel periodo seguente alla scoperta del Nuovo Mondo.
La vista dei centoquattordici gradini coperti di sangue umano del Teocalli (in azteco, “Casa
di Dio”), uno dei due santuari del Tempio Mayor, riempì di orrore gli spagnoli al seguito di
Cortès. Essenzialmente, il sacrificio umano praticato dai Maya e dagli Aztechi - così come
quello praticato in tutto il mondo pagano, Europa compresa - si fondava sull'idea di
sacrificio cosmico: essi credevano che questa pratica fosse in grado di sanare squilibri fra
le forze cosmiche e di consolidare dei poteri cosmici, grazie all'energia che si liberava
nell'aria durante l'esecuzione (il cuore del sacrificato veniva estratto ancora pulsante e
innalzato verso il sole). Primo interesse degli astronomi Maya era il passaggio allo zenit
del Sole (molte delle città Maya erano a sud della latitudine 23,5 gradi (altezza solare nel
solstizio d'estate), dalle quali si poteva osservare il passaggio zenitale del Sole due volte
l'anno). I Maya potevano determinare facilmente quelle date, per la mancanza di ombra, e
le attribuirono ad un dio, il Dio Immergente. L'oggetto celeste di maggior interesse era,
oltre al Sole, Venere, che osservarono molto accuratamente, tanto è vero che avevano un
Almanacco (“Codex Dresdensis” o “Codice di Dresda”) con la descrizione dell'intero ciclo
di Venere, suddiviso in cinque settori di 584 giorni, cioè 2920 giorni, approssimativamente
8 anni o 5 cicli venusiani. Venere aveva effetti psicologici sui Maya e sulle altre culture
centroamericane: è stato dimostrato che i loro tempi di guerra erano basati sugli
stazionamenti di Venere e Giove. I sacrifici umani avvenivano al momento della prima
apparizione di Venere dopo la congiunzione superiore (momento di massima magnitudine,
minima brillantezza), come se avessero timore del primo sorgere eliacale dopo la
congiunzione inferiore.
Questi simboli erano una combinazione di punti (che rappresentavano unità o multipli di
venti), barre (cinquine o cinque volte venti) e un geroglifico a conchiglia che rappresentava
lo zero. Gli intervalli di tempo venivano contati in giorni (kin), periodi di venti giorni (uinal),
anni di 365 giorni (tun), periodi di venti tun (detti katun) e periodi di venti katun (detti
bactun). C’erano anche periodi di ottomila tun (pictun) e di centossessantamila tun
(calabtun) per far fronte a calcoli ancora più complessi. Secondo i Maya, l’attuale Grande
Ciclo iniziò nell’oscurità il 4 Ahau 8 Cumbu, una data che corrisponde al 13 agosto 3114
a.C. del nostro calendario. Credevano che il Ciclo si sarebbe concluso nella distruzione
totale il 4 Ahua 3 Kankin (il 23 dicembre 2012 del nostro calendario).
1517: Hernandez de Cordoba, dopo aver conquistato le isole di Cuba e di Hispaniola (Haiti
/ Repubblica Dominicana), alla continua ricerca di territori ed oro, continuò sbarcando su
un'isola presso la costa nordorientale dello Yucatan. Gli invasori per la prima volta ebbero
l'impatto visivo di costruzioni non più costruite con paglia e legno, ma complessi edificati in
pietra e di strutture complesse. Furono ritrovati monili d'oro e idoli dalle forme femminili e
l'isola fu battezzata l'Isola Delle Donne. Continuando la sua espansione, ed incoraggiato
dal ritrovamento di oro, Cordoba continuò la sua ricerca spostandosi verso lo Yucatan
dove avvenne il primo scontro con le popolazioni indigene che riuscirono a infliggere
grosse perdite agli invasori. Cordoba perì in questi scontri.
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