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Francesco Lamendola

Alcune aporie della filosofia della storia del pensatore cattolico Angelo Crespi
Il nome di Angelo Crespi (niente a che fare con lomonimo giornalista del Popolo delle Libert), nato a Milano nel 1877 e morto a Londra - dovera divenuto cittadino britannico dal 1938 - nel 1948, caduto un po nel dimenticatoio; di questo saggista e filosofo che, dopo essere stato vicino al Positivismo, per influsso di Ardig, mentre studiava Scienze naturali a Pavia, era poi approdato a posizioni spiritualistiche e cristiane, specialmente con la mediazione kantiana, e passando anche attraverso il travaglio della stagione modernista. Convinto assertore di un cristianesimo vigorosamente impegnato nellambito sociale, Crespi ebbe anche contatti con il socialismo riformista di Turati e di Treves e collabor con riviste quali Rinnovamento, Nova et vetera, Coenobium, per poi espatriare durante il Ventennio, schierandosi su posizioni intransigentemente antifasciste. Stabilitosi in Gran Bretagna, collabor a giornali quali Il Corriere della Sera e Il Popolo. Fu prodigo di aiuti, anche finanziari, verso il fuoriuscitismo italiano ed ebbe contatti specialmente con don Luigi Sturzo e con Gaetano Salvemini; e, sia come giornalista, sia come docente nelle universit britanniche, condusse una attiva campagna contro Mussolini e per sensibilizzare lopinione pubblica inglese alla questione della dittatura fascista. Fu un entusiastico ammiratore di Churchill, specie dallo scoppio della seconda guerra mondiale, a dispetto del fatto che il leader britannico fosse stato cos prodigo di elogi tanto al Duce che al regime da lui instaurato in Italia: cosa che il Crespi si guard bene dal ricordare quando, nel suo libro pi importante, Dallio a Dio, si lanci in un elogio sperticati del primo Ministro inglese e della eroica resistenza britannica al nazismo, paragonandola a quella di Leonida al passo delle Termopili e a quella di Carlo Martello nella battaglia di Poitiers. Ma, soprattutto, fu un entusiastico ammiratore delle libert inglesi, della Magna Carta, della Glorious Revolution; e, al tempo stesso, della libert religiosa inglese (dimenticando che esisteva tuttora una norma la quale vietava a un sovrano inglese di sposarsi con un coniuge cattolico), al punto da farsi strenuo cantore di quella cosa grottesca che fu la Riforma di Enrico VIII: dettata in pari misura dalla libidine di quel sovrano Barbabl, in fregola di divorziare da Caterina dAragona per sposarsi con Anna Bolena, e dalla sua smisurata avidit, che lo spingeva alla confisca dei vasti beni della Chiesa cattolica. Si arriva cos al paradosso che, per il cattolico Crespi - talmente anglicizzatosi nel modo di pensare e di sentire, che perfino la sua scrittura si anglicizza e perde la naturale scorrevolezza sintattica e lessicale della buona lingua italiana (come si pu vedere nel brano qui sotto riportato), il vero cattolicesimo non quello di Roma, ma quello della Chiesa anglicana e, ancor pi, delle Chiese non conformiste, specialmente di matrice calvinista; e che egli si spinge fino a profetizzare che sar quella la via per la quale anche la Chiesa dei paesi nominalmente cattolici torner al vero cristianesimo, che , per lui, essenzialmente spirito di libert. Cos, per coniugare i suoi due grandi amori spirituali, quello per il cattolicesimo e quello per lInghilterra, sua patria adottiva, Crespi si sbizzarrisce a sentenziare che il vero spirito cristiano vive nella storia imperiale britannica e che tanto la sconfitta della Invincibile Armata di Filippo II nel 1588, quanto quella della Luftwaffe di Gring nel 1940, sono stati dei giudizi di Dio, attraverso i quali lOnnipotente ha voluto, manzonianamente, schierarsi al fianco delle forze del Bene, cio della democrazia, contro quelle del male, ossia del totalitarismo. 1

Evidentemente, a Crespi non venuto in mente, neppure per un attimo, che una democrazia possa essere totalitaria quanto, e anche pi, di una dittatura; che non la libert dei popoli, ma legoistico perseguimento delle proprie fortune abbia spinto la borghesia britannica nella sua avventura imperiale, fra let di Elisabetta e quella di Churchill, culminata, a suo dire, nella pi grandiosa costruzione di democrazia che la storia abbia mai visto; e che la distruzione di Amburgo e di Dresda, come quella di Hiroshima e Nagasaki, nulla abbiano ad invidiare, quanto a deliberata malvagit e pianificata volont di sterminio delle popolazioni civili, alle pagine pi crudeli scritte dalle SS in Europa, o dalle truppe giapponesi nella presa di Nanchino. Crespi definisce eroica e solitaria la resistenza britannica alla Germania di Hitler nel 1940-41; non ha tuttavia lonestr di riconoscere che la vittoria della democrazia inglese si serv della spada continentale dellUnione Sovietica, vale a dire di un regime politico che super i crimini del nazismo e che si rese responsabile di una persecuzione anticristiana quale non si era vista nemmeno ai tempi di Nerone o di Diocleziano. In compenso, afferma - senza batter ciglio - che fu proprio la democrazia inglese, sostenuta da quella americana, ad opporsi alla marea comunista; ma non dice, che, fin dalla Conferenza di Yalta, Churchill e Roosevelt avevano deciso di regalare mezza Europa alle brame di Stalin. Non gli viene in mente, ugualmente, che - forse - nel 1940, per un intellettuale italiano, sarebbe stato pi giusto, o quantomeno pi decente, parteggiare per lItalia e non per la Gran Bretagna e che mai un intellettuale inglese, per qualsivoglia ragione al mondo, avrebbe parteggiato per la nazione nemica, fino al punto di augurarsi la sconfitta della propria patria. N sembra sospettare che, nel 1940, la Gran Bretagna rappresentasse il vecchio, nel peggior senso del termine, vale a dire la mostruosa avidit ed il cieco egoismo di un impero morente che, dopo aver spremuto le ricchezze di un quarto delle terre emerse ed aver costruito le proprie fortune sul sangue dei suoi stessi lavoratori, cos come sulla secolare repressione degli Irlandesi e sul genocidio di interi popoli, come i Tasmaniani, ora pretendeva di sbarrare la strada a nazioni pi giovani e prolifiche, tenendole in un perenne stato di soggezione per meglio favorire lesportazione delle proprie merci e dei propri capitali e per assicurarsi, attraverso il dominio delle rotte marittime, la conservazione perpetua delle sue ricche prede coloniali (mentre con palese ipocrisia aveva levato alte strida, nel 1935, per la povera Abissinia di Hail Selassi). Il Crespi non ha neppure ha lonest storica di ricordare che, ancora nel secondo decennio del XIX secolo, la Gran Bretagna rappresentava, al massimo grado, lodio della ricca borghesia degli affari contro lidea democratica; tanto vero che, quando i Britannici conquistarono Washington, il 24 agosto 1814, lammiraglio Sir George Cockburn, in piedi sulla poltrona del Presidente della Camera, al Campidoglio, domand alle sue truppe: Dobbiamo dar fuoco a questo rifugio della democrazia degli Yankee?; al che i soldati urlarono in coro: S; e cos avvenne. Nel libro gi ricordato, Dallio a Dio (Parma, Guanda Editore, 1950), egli tende a far coincidere il giudizio di Dio con il liberalismo e il parlamentarismo britannico, presentati come il punto pi alto della storia europea, in quanto depositari del valore della dignit e libert dellindividuo e, niente di meno, dellautentico spirito cristiano, pi di quanto non accadesse nei paesi cattolici ove, a suo dire, la forma prevaleva sovente sulla sostanza (p. 330-335): Ecco lessenza della originalit della rivoluzione puritana (non senza remote origini nel Franescanismo pi radicale), donde fluir tutto il caratteristico modo anglosassone di concepire lo Stato e i rapporti tra societ e Stato: tale essenza nel concetto de diritto e del dovere di ciascuno di noi di vivere secondo una coscienza illuminata da un diretto rapporto con Dio. Lo Stato esiste sopra tutto a questo fine. La libert politica e civile nasce cos dalla religione e questa, lungi dallessere mera tolleranza, un mero prodotto di scetticismo religioso sorto in reazione alle guerre religiose ed allintolleranza di Chiese scomunicantisi luna laltra, vera e propria libert religiosa, libert radiata nella convinzione che Dio non si rivela che a chi liberamente Lo cerca e Gli si affida; e di continuo dice a ciascuno di noi come al profeta Ezechiele: Rizzati in piedi ed io ti parler! Tale il significato di 2

quella che Milton chiam la Riforma della Riforma nel suo contrasto con la mera Contro-Riforma post-ridentina. Lintrinseco antitotalitarismo del concetto e del sentimento anglosassone dello Stato e della democrazia balza dallintrinseco antitotalitarismo e antimonismo dellesperienza religiosa; dellesperienza della iniziativa di Dio in amore e nel nostro non poter a meno di risponderle con amore; dellesperienza che il rapporto tra Dio e luomo un rapporto, che meno inadeguatamente espresso in analogia col rapporto Io-Tu tra bambini e genitori e bambini ed adulti; dellesperienza dellanima che si sente CHIAMATA dal suo Dio; da un Dio che, perch la crea e la dota di limitata per quanto indefinitamente espandibile autonomia, non le meramente esterno ed anzi pu esserle in grado unico INTIMO, indico pur nel mentre radicalmente ALTRO, solo ad essere lideale realizzato. una esperienza che gi si verr affievolendo in Locke e in tanti suoi seguaci americani; ed andr pressoch completamente perduta ripassando lAtlantico e venendo a contatto con Rousseau e con la reazione a un ambiente storico insorgente contro un assolutismo ben altrimenti antico e forte di quello rovesciato in Inghilterra, sia nellaspetto politico sia nellecclesiastico; in una Francia che ad un tempo doveva rovesciare tale assolutismo, aveva bisogno dun governo forte per trasformarsi a feudale in democratica e doveva difendersi contro gli altri assolutismi europei; e che in un simile sforzo si trov portata a creare e a tendere a favorire assolutismi e totalitarismi eguali e contrari ai passati. Ci non toglie che una tale esperienza d Dio sia alla radice di tutta la storia dello spirito democratico moderno e senza di essa questa storia sia incomprensibile. Dietro la possibilit e la attualit delleroica e solitaria resistenza britannica del 1940-41 c tutto il processo storico in virt del quale il Medio Evo inglese stato tale da favorire pi di ogni altro lo sviluppo di tutte le libert;: e in virt del quale, allinizio dei tempi moderni, quel riconnettersi allesperienza israeliticocristiana, in modo diretto e senza intrusioni culturali classiche, in cui lessenza della Riforma in generale, si compiuto sotto laspetto pratico in guisa da fare dellaspirazione che fece di Israele il popolo pi libero dellantichit, lispirazione, per ben tre secoli, delleducazione morale, sociale e politica del pi libero tra i popoli moderni. Precisamente come lInghilterra fra tutti i grandi paesi moderni quello in cui Monarchia e Popolo, Borghesia e Aristocrazia da un lato e borghesia e classi lavoratrici dallaltro, invece di contrapporsi rigidamente e di portare a lotte in cui lun polo trionfa in modo assoluto dellaltro eliminandolo, son venute a un compromesso e ad una sintesi che fa di esso il paese a massima coesione sociale, cos essa il paese in cui Chiesa e Stato, cultura laica e cultura religiosa pi si sono n on escluse, ma reciprocamente compenetrate e in cui meno visibile ed influente quel fenomeno storicamente comprensibilissimo ma spiritualmente patologico, comune a paesi latini e slavi, che il laicismo areligioso ed antireligioso; il paese in cui la RELIGIONE DELLA LIBERT qualcosa dassai pi duna bella frase; il paese in cui il rispetto della individualit e delle minoranze nella vita politica, in societ volontarie ed in assemblee rappresentative, stato promosso dalla disciplina volontaria nella ricerca della volont di Dio per mezzo della libera discussione, in seno ad autonome associazioni religiose e culturali convinte che ogni loro membro, in quanto creato da Dio, da lui CHIAMATO a compiere una funzione specifica; il paese da cui lethos generatosi cos in seno alle Chiese e generatore a sua volta dellethos politico cristallizzato nella struttura costituzionale e nella procedura parlamentare, ha potuto trasferirsi oltre gli oceani e darvi origine non solo agli Stati Uniti, ma a quella famiglia di democrazie che lImpero Britannico, questo massimo tra gli esperimenti di democrazia e libert nella storia. [] Ecco, nella luce di tutto il proce4sso storico europeo, il significato della solitaria resistenza britannica del 1940-41. Un insigne pensatore americano dorigine tedesca [Reinhold Niebuhr] si limitato a dire che esso sta in ci (comei pot constatare di presenza agli inizi della lotta che le risorse della fede cristiana sono un questo paese meno dissipate e in pi intima relazione con lintera struttura sociale e civilt, che in ogni altra parte dellOccidente e contribuiscono a conferirgli un pi alto grado di salute morale, spirituale e sociale. 3

Noi osiamo dire che qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio signum Dei, in tutto simile a quella vittoria della flotta inglese sulla Grande Armada di Filippo II, degnamente celebrata a Plymouth cin una medaglia recante inciso il motto biblico circa la catastrofe egiziana nel Mar Rosso: Deus flavit et dissipati sunt. Dio totalmente presente in ogni evento, ma il significato di questo non si rivela a ciascuno di noi che in parte, in proporzione alla sanit dellocchio del suo spirito. E taluni eventi possono essere pi critici e significativi di altri. Ebbene, la catastrofe della Grande Armada di Filippo II segnante linizio di quelle colonie inglesi che pi tardi, diventando gli Stati Uniti dAmerica, diventarono anche il Paradiso delle Chiese libere, anzi tutto un signum Dei nel senso che incomprensibile senza tener conto di quel senso della presenza dellIddio vivente nella storia che alla radice delle forze medievali e moderne approdate alla formazione dellintero attuale mondo di lingua inglese. Come senza tale catastrofe non sarebbe finito e forse si sarebbe espanso e consolidato il monopoli spagnolo, consacrato dal papato sul Nuovo Mondo e loscurantismo e lintolleranza clericale nel Nuovo e nel Vecchio, cos senza liniziativa di resistenza britannica allAsse nel 1940 e il suo durare indomito per oltre un anno; senza quella quasi istintiva unanime decisione ed indefettibile fede nella vittoria finale e nella invincibilit dello spirito creato da oltre un millennio di storia gloriosa, nel mentre tutto il resto dellEuropa cedeva e lAmerica temeva - che i giorni della gloria, potenza e libert inglese fossero contati, pur lAsia, lAfrica, lAustralia, la Nuova Zelanda, lAmerica meridionale e centrale e pur tutti i paesi cattolici sarebbero rapidissimamente caduti vittime, chiss quanto a lungo, di formidabili trionfanti forze apertamente anticristiane. Si deve a tale resistenza, pi tardi integrata dallamericana, cio alliniziativa di un mondo di libert spirituale conseguentemente espressasi in libert progressivamente anche politica, economica e sociale che il cattolicismo ufficiale ostacol ad ogni passo del suo nascere e svilupparsi e nel suo esempio suggestivo, che il Cattolicismo stesso deve buona parte della sua sopravivenza; cos come in questo momento sopra tutto alliniziativa di un tal mondo che si deve il pi autorevole e vigoroso sforzo per salvare quel che rimane di civilt cristiana in Europa dallaggressione militare e spirituale del totalitarismo e comunismo materialistico di Mosca. Il fenomeno troppo grandioso e incontestabile per non imporsi alla mente di chi non si lascia dagli alberi oscurare la visione del bosco, quale un vero e proprio Giudizio di Dio. In una cosa, tuttavia, ha ragione questo tortuoso pensatore che, pur di salvaguardare e mettere daccordo i suoi due grandi amori, lumanitarismo cristiano e il parlamentarismo inglese, non si perita di sostenere che il francescanesimo fu una sorta di calvinismo ante litteram (il francescanesimo, la cosa pi bella prodotta della religiosit medievale, e il calvinismo, la cosa pi brutta prodotta dalla Riforma protestante): nel fatto, cio, che lessenza delle Chiese protestanti anglosassoni risiede nellaver espunto la mediazione rinascimentale di grandissimi spiriti, come Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro, per tornare a pie pari alla lettera ed allo spirito dellAntico Testamento, vale a dire allEbraismo pi che al Cristianesimo. Uno stesso spirito anima, infatti, lEbraismo e il Calvinismo: lo spirito esclusivista, tetro, implacabile, di una religiosit che vede in ogni uomo non tanto loggetto dellamore di Dio, ma lo strumento della sua collera, della sua vendetta e della sua potenza; e nei due popoli, lebreo e langlosassone, i due popoli eletti, ai quali Dio stesso ha affidato le rispettive Terre Promesse (nel caso del secondo, il Nord America), innalzandoli al di sopra della morale comune e, anzi, ordinando loro di sterminare e di soggiogare chiunque osasse opporsi loro (e ci vale anche per la schiavit dei neri nelle piantagioni americane, giustificata dai puritani - come noto - con la maledizione dei figli di Cam). Certo, ogni filosofia della storia, quando pretende di farsi interprete della volont divina, finisce per cadere nel grottesco e peggio; chi non ricorda come lo Spirito Assoluto di Hegel finisca per incarnarsi nel militarismo prussiano (la seconda cosa pi brutta prodotta dalla modernit, dopo il puritanesimo)?

La filosofia della storia di Angelo Crespi, allorch pretende di farsi interprete dei segni divini e, quindi, di vestire i panni del profeta dellantico Israele, non sfugge a questo destino (cui pure era sfuggita quella del tanto deprecato Spengler, in odore di nazismo, ma anche quella del cristiano Toynbee, tanto pi accorto e ponderato del Nostro). La sua requisitoria contro i totalitarismi e il suo panegirico della storia imperiale britannica non possiedono nemmeno la parvenza della obiettivit; gli sfuggono completamente le ombre e le luci della storia: da una parte egli vede solo le ombre, dallaltra tutta la luce di questo mondo. Cos Crespi ha pagato il suo debito, morale e materiale, verso la nazione che lo aveva accolto e ospitato, lui ben dotato di mezzi materiali e non certo povero operai emigrato per ragioni di sopravvivenza; lui che non aveva cessato, daltronde in numerosa compagnia, di adoperarsi per la caduta non solo del regime allora al potere in Italia, ma dellItalia stessa: caduta ignominiosa, dalla quale non si mai pi ripresa, e che espressa in termini eloquenti da quella clausola del trattato di pace che vietava al nostro governo, ormai repubblicano e democratico, di perseguire quei suoi concittadini i quali si erano adoperati per la sconfitta della Patria nel 1940-43. Ci si poteva aspettare qualche cosa di pi, da un filosofo cattolico che diceva di nutrire tanta ammirazione per san Francesco e per il valore della persona e per la dignit ed il rispetto dovuti ad ogni essere umano. Davvero la democrazia inglese e americana rispettavano la dignit dellessere umano, quando distribuivano coperte contaminate dal vaiolo agli Indiani dAmerica, o quando chiudevano migliaia di donne e bambini boeri nei campi di concentramento, per mettere le mani sui ricchissimi giacimenti doro e di diamanti del Sud Africa? Diciamolo apertamente: una filosofia della storia che ci vede da un occhio solo; che vede, cio, solo quello che vuol vedere, ed esclude dalla propria visuale tutto ci che non si adatta ai propri dogmi, una ben misera cosa. Se, poi, essa ardisce indossare i panni di una filosofia cristiana, allora il tradimento completo; e, per essa, non rimane che un profondo, meritato disprezzo.

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