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L'audizione in Regione dei due commissari Tav e del presidente dell'autorit portuale

Unca cer te zza la Verona-Brennero E sui porti scontro con Trieste


Serracchiani contro l'off-shore. Costa Sfugge a ogni confronto
VENEZIA - Avere delle certezze cosa buona, soprattutto quando si tratta di grandi progetti infrastrutturali in perenne lotta contro il tempo e la mancanza di finanziamenti. Solo che, nel caso del Veneto, la certezza in questione si ottiene per sottrazione, scendendo lungo la scala fino a uno. Tradotto: l'unica grande opera pubblica, tra quelle in cantiere a Nordest, che abbia la sicura prospettiva di essere realizzata, di qui ai prossimi vent'anni, la linea ferroviaria ad alta velocit da Verona all'Austria, con il quadruplicamento dei 56 chilometri di galleria del Brennero. Tutto il resto, a cominciare dalla mitologica Tav da Milano a Padova - per non dire di quella, ancora pi mitologica, da Venezia a Trieste - rimane una pia e buona intenzione. Il dato emerso con cristallina chiarezza ieri mattina in consiglio regionale, durante il tagliando alle grandi opere eseguito dalle commissioni Urbanistica e Lavori pubblici con i commissari straordinari per la Tav del Brennero Mauro Fabris, per la Tav Venezia-Trieste Bortolo Mainardi e con il presidente dell'Autorit portuale di Venezia Paolo Costa. Ha spiegato Fabris, senza tanti giri di parole, parlando del valico del Brennero: E la sola infrastruttura in territorio italiano sulla quale l'Europa abbia deciso di investire nella programmazione 2014-2020, perch certa degli impegni finanziari assunti da Roma e da Vienna e del consenso dato dalle istituzioni e dalle comunit locale>. Molto diverso, tanto per intenderci, lo stato dell'arte relativo alla linea ferroviaria ad alta velocit-alta capacit che dovrebbe attraversare il Nord Italia da ovest a est, meglio conosciuta come Tav. Oltre a essere complessivamente in ritardo nella sua realizzazione, come non ha mancato di sottolineare il commissario Mainardi, per quanto riguarda la tratta oltre Venezia non esistono tempi certi, n progetti definiti n tantomeno risorse finanziarie. Diciamo che, a voler essere brutali, ci andr di lusso se si riuscir a completare almeno il tratto da Brescia a Padova, per il quale esiste fin dal 20ro anche la proposta alternativa di Confindustria e Ance Veneto (presenti all'audizione di ieri in Regione) di reperire le risorse necessarie con un intervento in project financing da 4 miliardi di euro. Il colpo finale l'ha assestato Paolo Costa, forte della sua esperienza di ex presidente della Commissione del parlamento europeo per i trasporti: L'Europa finanzia soltanto i corridoi certi, garantiti da finanziamenti sicuri: vista l'attuale stagione di ristrettezze finanziarie, se non riusciremo a entrare nella progettazione comunitaria con opere realizzabili entro il 203o, rischiamo di perdere i soldi dell'Ue e di rimanere al palo.

C' da aggiungere che, secondo un consolidato costume nazionale, su alcune grandi opere il Veneto sta ripetutamente litigando con i vicini di casa. il caso, per esempio, del progetto per il nuovo porto off-shore (cio al largo della costa veneziana) che proprio Costa sta portando avanti. La neo-governatrice del Friuli, Debora Serracchiani, ieri ha caricato l'artiglieria pesante: E evidente che la piattaforma off-shore di Venezia rompe il necessario sistema di collaborazione tra i porti dell'Alto Adriatico. Non a caso - ha aggiunto Serracchiani - il porto di Ravenna uscito dall'associazione, protestando nei confronti di questo progetto. Credo che Trieste, come Capodistria, siano

chiamati a difendere pi e meglio i propri interessi. Detto con altre parole: la presidente del Friuli Venezia Giulia teme che le future banchine off-shore di Venezia si mangino tutti gli altri porti dell'Alto Adriatico. Immediata la replica di Costa: La sinergia tra i porti, come non ho mai mancato di sottolineare, strategica nel creare massa critica, senza la quale l'Alto Adriatico non pu ambire a raggiungere i traguardi europei che persegue. Spiace constatare - la frecciata di Costa come la presidente Serracchiani, sfuggendo ripetutamente a ogni richiesta di incontro e confronto, stia seguendo una strategia da "polli di Renzo" che, qualora avesse successo, avrebbe l'effetto di rilanciare, anzich le portualit adriatiche, quelle concorrenti. La lite tra vicini, storica in questo secondo caso, comprende anche il contenzioso con il Trentino per la realizzazione dell'autostrada Valdastico Nord da Vicenza a Trento. Ora il presidente della Provincia di Trento, Alberto Pacher, arrivato a proporre al governo che i fondi pubblici per il completamento della Valdastico Nord, che il Trentino avversa, siano utilizzati piuttosto per realizzare la ferrovia ad alta capacit verso il Brennero, di cui si parlava pi sopra. Una proposta che non sta affatto bene ad Attilio Schneck, presidente della A4 holding che dovrebbe costruire la Valdastico Nord: Se trasferimento di risorse verso la ferrovia ci dev'essere - ha tuonato ieri - allora sia chiaro che tali risorse dovranno essere dedicate alla Tav tra Brescia e Padova, non certo al valico del Brennero. Una guerra tra (sempre pi) poveri.

Alessandra Zuin
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Sul progetto del porto off-shore di Venezia (cio al largo del Lido, per intercettare le grandi navi da carico), entrata a gambda tesa al neo-governatrice dei Friuli VG, a tutela degli nteressi di Trieste: E un progetto che rompe 'indispensabile sistema di sinergie tra i porti dell'Alto Adriatico

Continua la controversia per la Valdastico Nord, che Trento avversa. II presidente della Provincia autonoma, Pacher, ha proposto al governo di dirottare i fondi per completare l'autostrada alla realizzazione dell'alta capacit ferroviaria verso il Brennero, aprendo un nuovo fronte con il Veneto

Dall'audizione in Regione dei due commissari straordinari, Fabris e Mainardi, emerso che l'unica grande opera a Nord Est che ha certezza di vedere la luce l'alta capacit ferroviaria tra Verona e il Brennero, sui cui l'Europa ha scelto di nvestire. Per la Tav Milano-Venezia-Trieste, nvece, nessuna certezza

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