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Sentiero N.

16 Sentiero dei Parchi, da Ponte Isabella (229 m) al faro della Vittoria (715 m) DAL PARCO LEOPARDI AL PARCO SAN VITO
Linizio dellitinerario coincide con lingresso principale del Parco Leopardi, al civico 147 di corso Moncalieri. Quello che dal 1937 un parco pubblico era un tempo la propriet di una delle molte ville e vigne della collina torinese, edificate a partire dal XVI secolo come luogo di villeggiatura di illustri famiglie nobili e borghesi. Sul piazzale antistante lingresso e, in corrispondenza del primo tornante, allinterno del parco, si notano gli ingressi, ora murati, dei rifugi antiaerei che riportano la sigla P.A.A. (Protezione Anti Aerea). Costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale, disponevano di una serie di cunicoli in cemento, che conducevano ad una pi fitta rete di corridoi situati ad una profondit di circa 30 metri e che offrivano riparo e protezione a molte centinaia di persone. Entriamo allinterno del Parco, dove convivono esemplari di alberi tipici e altre specie evocatrici di luoghi esotici; qui le conifere, alternate alle latifoglie, forniscono in ogni stagione effetti cromatici diversi. Lungo i tornanti del maestoso viale daccesso si possono apprezzare filari di platani, tipici delle alberate torinesi, sequoie originarie del nord America, la ginko biloba con le tipiche foglie a forma di ventaglio, il liriodendro dai grandi fiori profumati a forma di tulipano, la sofora, leguminosa originaria del Giappone, il liquidambar, il tasso ed il cedro dellAtlante. Nel parco si possono osservare numerosi tabelloni esplicativi realizzati a cura della Divisione Ambiente e Verde della citt di Torino. Dopo una prima serie di tornanti si giunge al pianoro dove sorgeva la villa e dove ora troviamo unarea attrezzata per il gioco bimbi e unampia tettoia. Il Parco Leopardi in origine ospitava la Villa San Severino le cui uniche tracce rimaste dai tempi della seconda guerra mondiale sono ledificio destinato ai custodi ed una porzione di muro perimetrale in mattoni. La villa fu edificata a met Settecento dalla famiglia Quarello, ricchi commercianti che acquisirono un titolo nobiliare, poi seguirono molti proprietari tra cui i Roero San Severino ed infine i Conti Calvi di Bergolo che vendettero edifici e terreni al Comune di Torino. Da una mappa conservata presso gli archivi comunali si ricava che la villa era a pianta rettangolare con tre piani fuori terra, al piano terra era situata una cappella con accesso anche dallesterno e la propriet comprendeva un belvedere, un rustico e la scuderia. Proseguiamo seguendo le indicazioni dellAnello Verde in direzione dei parchi di San Vito e della Maddalena. Verso la sommit del Parco Leopardi, a sinistra, possiamo scorgere oltre la recinzione un esempio molto interessante di villa storica della collina di Torino: Vigna Borbonese, gi dei San Severino e venduta nel 1863 ai Geisser, da cui oggi il nome di Villa Geisser.

Con la sua ricercata facciata rivolta verso la citt rappresenta un pregevole esempio darchitettura settecentesca cui si accompagnano le belle aiuole ed il parco di alberi secolari. La villa fu di propriet di Alberto Geisser (1859-1929), avvocato e banchiere di origine svizzera, fu presidente della Cassa di Risparmio di Torino e consigliere comunale della citt. Grande appassionato della collina torinese rivest la carica di presidente del Comitato Pro Collina e progett il collegamento stradale tra i due principali colli di Superga e della Maddalena. La strada di dorsale lunga 12 km, di cui 1

fa parte il tratto anche detto Panoramica, fu ultimata dal Municipio di Torino nel 1931 grazie ai suoi lasciti. Arrivati alla bacheca in legno dellAnello Verde, che riporta le informazioni riguardanti la villa, in corrispondenza di una piccola radura dotata di panchine, usciamo dal parco proseguendo in leggera discesa lungo un sentiero che per un lungo tratto compreso tra le recinzioni di due residenze (a monte Villa Orsi). Dopo qualche centinaio di metri giungiamo ad un bivio e procediamo a destra in un passaggio in trincea che imbocchiamo in salita. Questo sentiero, pi volte rovinato dalle piene del rivo collinare del quale segue la traccia e che, in caso di forti piogge, assume un carattere decisamente torrentizio, stato consolidato e reso percorribile con piccole, ma utilissime, opere di ingegneria naturalistica realizzate dai volontari di Pro Natura Torino, col supporto della Divisione Ambiente e Verde della citt. Il sentiero termina su un tratto asfaltato in corrispondenza del doppio cancello di ingresso della villa conosciuta come Villa Orsi, in stile liberty, situata su un pianoro esposto a levante con la facciata principale rivolta a ponente verso la citt, secondo uno schema comune a molte vigne collinari. In questo ameno luogo esisteva nel settecento la prebenda Adami, una vasta tenuta agricola legata allOspedale San Giovanni. Costeggiando il muro di cinta fino alla curva, troviamo Villa Belfiore, anticamente conosciuta come il Ruscala, di costruzione seicentesca con un gradevole giardino intorno. La villa, che mantiene intatta laura originaria, visse un periodo di grande splendore nellOttocento quando accolse illustri proprietari, dal teologo Giuseppe Ruscala al botanico Giovenale Vegezzi la cui figlia Emerenziana, detta Emma, spos il poeta e politico Costantino Nigra che eredit poi la villa. Continuiamo il percorso fino ad arrivare su asfalto in Strada comunale di San Vito, qui svoltiamo verso sinistra e, dopo circa duecento metri lungo il marciapiede, troviamo sulla destra lingresso del secondo parco di questo tratto: il Parco San Vito.

DAL PARCO SAN VITO AL QUADRIVIO RABY


Prima di entrare nel Parco di San Vito possiamo fare una digressione lungo la Strada Comunale di San Vito e raggiungere altri due parchi la cui apertura al pubblico limitata ad alcuni giorni nellanno: quello di Villa Abegg e quello di Villa Gualino. Il primo ospita ledificio noto anche col nome di Vigna delle Delizie, che fu la residenza della Madama Reale Maria Cristina di Savoia fino alla fine del Seicento, quando pass allOspedale di Carit dei Padri Missionari. Nel 1807 divenne la reggia di Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie di Camillo Borghese, governatore di Torino. Il nome attuale deriva dagli ultimi proprietari, gli svizzeri Abegg, industriali tessili in Val Susa e anche munifici benefattori dellOspedale Molinette. La residenza di propriet del Comune di Torino e concessa in comodato duso alla Fondazione San Paolo che ne ha curato lultimo restauro. Confinante con il Parco di Villa Abegg troviamo il Parco di Villa Gualino, la cui propriet prende il nome dallillustre torinese Riccardo Gualino (1879-1964), pioniere dellindustria locale, fondatore di importanti aziende tra cui la Snia Viscosa (seta artificiale), la Unica (cioccolato), la Lux Film (cinematografia). Il Gualino, uomo colto e geniale, acceso oppositore del regime fascista tanto da finire al confino nel 1931 a Lipari, fu anche mecenate e collezionista darte. La sua villa collinare, i cui lavori vennero avviati nel 1928, doveva essere non solo residenza, ma museo, teatro e centro sportivo. Nel 1931, non ancora terminata, fu trasformata per ordine dei Fasci di Combattimento di Torino in colonia elioterapica. Nel dopoguerra accolse la Fondazione Don Gnocchi fino al 1973, quando divent di propriet della Regione Piemonte che nel 1985 ne cur il restauro e la trasform in polo scientifico per 2

la formazione e la ricerca. Ma torniamo al Parco di San Vito che risulta decisamente piacevole con i suoi declivi a prato che si affacciano come una terrazza verde sulla sottostante citt; percorriamo il sentiero in salita fino ad arrivare in cima ad un viale con delle panchine. Da qui possiamo godere di una suggestiva e affascinante vista sulla citt e sulle montagne circostanti, le cui principali cime sono descritte nel pannello informativo dellAnello Verde. Il nome dellarea citato per la prima volta in un documento del 1134 che riporta la notizia della realizzazione, a valle di questo nucleo abitato, di un attraversamento del fiume, denominato Guado di San Vito, che consentiva di raggiungere la chiesa di San Salvario nei pressi dellattuale Parco del Valentino. A caratterizzare questantico insediamento la presenza di una delle pi importanti parrocchie della collina: la chiesa di San Vito, raggiungibile con una piccola deviazione dal percorso seguendo il viale del parco verso luscita di Strada Revigliasco e salendo la scaletta che porta allo spiazzo davanti alla chiesa, da cui si pu apprezzare una splendida vista panoramica. La Chiesa, comunemente nota con il nome di San Vito, in realt intitolata anche ad altri due santi a lui legati: il suo custode Modesto e la sua nutrice Crescenzia. Lattuale facciata barocca risale al 1605, ma lesistenza della parrocchia gi documentata nel secolo XI e tracce romaniche sono state individuate nelle murature di fondazione e del campanile. Oltre alle reliquie di San Valentino, ha ospitato per secoli anche un cimitero, di cui rimane a ricordo una croce posta sul fianco della chiesa e, per questo motivo, lattuale Strada vicinale da Ponte Isabella a San Vito era conosciuta col nome di strada dei Morti. La chiesa affiancata dalla casa canonica e da un edificio costruito nel 1871 che stato per lungo tempo una scuola elementare. Pi a monte della chiesa si trova Villa Stillio, anche indicata come il Mondetti, un lungo edificio settecentesco appartenuto dal 1919 ad Ernesto Stillio, benefattore dellOspedale di San Giovanni, il cui busto ancora campeggia allingresso. Poco sopra c Villa Frescot, che prende il nome dai proprietari di fine Ottocento, ma che, in origine, chiamata il Ladat, fu abitata da illustri artisti: prima dallo scultore Francesco Ladetto, premiato allAccademia di Parigi nel 1729 e autore tra laltro del celebre cervo che sovrasta la palazzina di Stupinigi, successivamente dalla famiglia di pittori Cignaroli, di cui si ricorda Vittorio. La storia recente di questo edificio segnata in particolare dagli ultimi proprietari, lavvocato Giovanni Agnelli e la moglie Marella, che lhanno trasformata nella loro ricercata residenza collinare con la collaborazione dellarchitetto Sergio Hutter Jontof e del progettista di giardini Russel Page. Ritorniamo a valle, al tabellone che indica le cime delle Alpi nel Parco San Vito e continuiamo ancora in salita per poche decine di metri, per uscire di nuovo su asfalto in Viale Seneca. Proseguiamo verso sinistra per svoltare quasi subito a destra in salita ed imboccare Strada Vicinale delle Vigne di San Vito. Percorriamo la strada per un breve tratto fino ad incontrare sulla sinistra un cancelletto che accede ad un sentiero in salita con gradini e piccoli tornanti. Il cancello dotato di un chiavistello che, una volta transitati, deve essere richiuso. Da qui comincia un bel tratto di sentiero chiamato Strada vicinale dei Boschi, gi indicato nella Carta Topografica della Caccia del 1762, che inizialmente costeggia sulla destra la recinzione metallica che delimita il parco della sovrastante Villa Lauger , dal nome dai suoi settecenteschi proprietari. Ad un tratto il bosco si apre in una radura pianeggiante nella quale troviamo un cartello informativo che descrive il vicino Belvedere del Bossola (meglio noto come Torre Bert) e Cascina Bert che possiamo intravedere in alto e raggiungere attraverso un sentiero. Questa localit in cui il crinale scende ripidamente verso Valsalice viene citata nei documenti antichi col nome di Gola (o Bocca) dellInferno. La torre davvistamento, distrutta dai tedeschi durante lultimo conflitto, era il belvedere della sottostante Villa Bossola. In questo luogo sal anche Napoleone nel 1805 per cogliere, con uno sguardo panoramico, una visione dinsieme di Torino e del suo territorio. Al posto della torre 3

oggi c una serie dantenne. Intorno al 1960, i fratelli Judica Cordiglia, famosi a livello internazionale per la loro attivit di radio-ascolto dei segnali provenienti dai primi satelliti e dalle astronavi messi in orbita dai russi e dagli americani, installarono qui la propria base operativa. La Cascina Bert di propriet del Comune di Torino dal 1920, fu acquistata in previsione di realizzarvi la stazione intermedia di una funivia che avrebbe dovuto collegare Corso Moncalieri con il Parco della Maddalena, mai realizzata. Ledificio stato dato in concessione allAssociazione Pro Natura Torino ed ora in corso di definizione la trasformazione delledificio in centro didattico ed informativo della collina torinese. Percorriamo ancora per un breve tratto il sentiero ed arriviamo al quadrivio Raby, su cui convergono, oltre al sentiero pedonale Strada vicinale dei Boschi, Strada Valsalice, Strada comunale da San Vito a Revigliasco e Strada comunale Antica di Revigliasco.

DAL QUADRIVIO RABY AL FARO DELLA VITTORIA


Attraversiamo il quadrivio e una staccionata di legno costeggia lingresso del terzo parco di questa passeggiata: il Parco della Maddalena. Il luogo prende il nome dal letterato Paolo Luigi Raby, direttore della Gazzetta Piemontese nella prima met dellOttocento, che abit lomonima villa poi scomparsa. Alle pendici del grande parco possiamo abbeverarci al toretto o sostare nellarea attrezzata con tavoli e panchine per poi proseguire lungo il sentiero seguendo le frequenti indicazioni che incontriamo ad ogni bivio. Questo tratto molto suggestivo: il tracciato ampio e si cominciano a vedere gli alberi dogni specie presenti in questo parco che, con quasi 900.000 mq, tra i pi estesi della citt di Torino ed ospita lArboretum Taurinensis. Quando durante il fascismo si impose la volont a livello nazionale di istituire in ogni citt un parco per commemorare i caduti durante la Prima Guerra Mondiale, la scelta del Comune di Torino cadde sui propri possedimenti, poi ulteriormente ampliati, presso il Colle della Maddalena. Il Parco della Rimembranza fu inaugurato nel 1925 e fu dotato da subito di un importante arboreto di cui si occup il professor Aldo Pavari che impiant circa cinquemila alberi, di quattrocento differenti specie, per commemorare con altrettante targhette identificative i 4787 soldati torinesi morti in battaglia. In prossimit di una larga radura si apre un bivio: a sinistra si prosegue nel parco per arrivare alla statua-faro, a destra ci si pu concedere una deviazione per raggiungere la vicina Strada comunale da San Vito a Revigliasco e visitare la localit Pian del Lot , teatro di un eccidio di partigiani durante lultima guerra. In virt della sua posizione dominante sulla citt questo luogo divenne uno dei capisaldi delle truppe nazifasciste nella Seconda Guerra Mondiale. Sul pianoro i militari installarono otto postazioni antiaeree tuttora esistenti e ricoperte da un fitto strato di rovi. Quando, nella primavera del 1944 un militare tedesco venne ucciso in citt, per rappresaglia i nazifascisti prelevarono dalle carceri torinesi 27 partigiani che vennero fatti salire al Pian del Lot e fucilati senza istruttoria n processo. Proseguendo verso la vetta allinterno del parco, il sentiero si sovrappone per un tratto con il Sentiero Rosso, con il Sentiero Natura e con la GTC (Grande Traversata della Collina). Costeggiamo ancora un piccolo stagno che faceva parte delloriginario impianto di raccolta delle acque per lirrigazione, dove possiamo osservare un gran numero di organismi vegetali e animali che caratterizzano questo ecosistema. Giunti ad un piccolo spiazzo dove si trova la bacheca dellAnello Verde con indicate le principali specie arboree del parco, oltre ad altri pannelli direzionali, possiamo salire verso la vetta sul piazzale della statua-faro o proseguire lungo il sentiero verso lEremo.

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