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Quaderni di

Quaderno n1

Preistoria come professione

Il mestiere dellarcheologo

Corso di formazione per la tutela e la valorizzzione dei siti preistorici lombardi e nazionali

Quaderno n 1
ISTRUZIONE
E

FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE

Corso di Formazione per la tutela e la valorizzazione dei siti preistorici lombardi e nazionali
Attestato di qualifica Certificato di Specializzazione Direttore scientifico del Corso: Prof. Gabriella Brusa-Zappellini Enti finanziatori: Regione Lombardia Ministero dellIstruzione dellUniversit e della Ricerca Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale Enti attuatori: Universit degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze della Terra Centro Camuno di Studi Preistorici Istituto Statale Virgilio Touring Club Italiano Unit Formative (I-II-III-IV semestre): Paletnologia, Paleoantropologia culturale, Mitologie comparate e credenze, Tipologie litiche del Paleolitico, Cultura materiale post-paleolitica, Tecniche di rilevamento e disegno archeologico, Geoarcheologia, Introduzione generale alle Scienze della Terra, Litologia e stratigrafia, Elementi di Cartografia, Geologia della Lombardia, Gestione parchi preistorici, Museologia, Paleobotanica/Archeozoologia, Semiotica/Estetica/Psicologia dellarte, Marketing e strumenti telematici per lattivazione del turismo (Informatica), Didattica/Bibliografia della Preistoria, Legislazione dei beni culturali e ambientali, Inglese. Moduli: Geofilosofia, Genetica delle popolazioni, Biologia evolutiva, Fotografia archeologica, Archeotoponomastica, Archeoastronomia, Normative europee turisticoassicurative, Problemi generali di tutela dellambiente, Archeologia del paesaggio. Tirocini presso: Centro Camuno di Studi Preistorici Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP Touring Club Italiano Civico Museo di Scienze Naturali di Brescia.
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2002 IFTS ISBN 88-7695-241-1 Prima edizione: ottobre 2002 Arcipelago Edizioni Via Filippo da Liscate 1.2 20143 Milano Tutti i diritti riservati Ristampe: 7 6 5 4 2008 2007 2006 2005 3 2004 2 2003 1 2002 0

FONTI ICONOGRAFICHE delle illustrazioni usate come sfondo (pp. 36, 59, 61, 63) Museo Civico Archeologico P. Giovio di Como, Dalla Preistoria allet del ferro, 1999
p. 36 Il coperchio di Grandate. Coperchio in lamina (di situla cineraria in bronzo), decorato a sbalzo con una serie di quattro animali alternati a motivi vegetali. (Ivi p. 27)

E. Anati, Valcamonica. Una storia per lEuropa. Il linguaggio delle pietre. 1995, Edizioni del Centro:
p. 59 Scena di caccia al cervo. Le figure del genere nei periodi IV/A-B sono rarissime. IL cavallo montato diverr comune solo successivamente. Seradina III, roccia 18. (Ivi p. 67) Particolare del frammento di statua-menhir Cemmo 4. due fasi distoriazione si sovrappongono. Base del rilievo cm 35. (Ivi p. 134)

p. 63

E. Anati, 40.000 anni di storia contemporanea. Larte preistorica dEuropa, 2000, Edizioni del Centro:
p. 61 Porto Badisco, Lecce, Italia. Pittura parietale Figura vagamente antropomorfa con una credta fatta da sette segni. Foto-elaborazione CCSP; archivio WARA W05470. (Ivi p. 115)
IN COPERTINA:

IMMAGINE

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Quaderno n 1

Indice
3 6 14 Editoriale
di Diego Abenante

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Biologia evolutiva Un approccio innovativo alle culture preistoriche Intervista a Marco Di Lernia
di Anna Dal Passo e Silvana Damiani

Il mestiere dellarcheologo Intervista a Emmanuel Anati Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici Conservare la memoria per aprirsi al futuro Il Museo di Scienze Naturali sceglie linnovazione Intervista a Marco Tonon
di Valentina Biraghi-Silvana Damiani

57

Preistoria e mondo della scuola Quale didattica?


di Anna Dal Passo e Silvana Damiani

60

Il nostro Corso di Formazione. Uno sguardo dallinterno


di Jacopo Marini

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Utopia e ricerca: autointervista


di Umberto Sansoni

30 32

Il corso di Geofilosofia
di Luisa Bonesio

Archeologia tra museo e laboratorio Una sperimentazione produttiva Intervista a Lanfredo Castelletti
di Valentina Biraghi-Silvana Damiani

42

Archeologia e tecnologie La sfida informatica Intervista a Maurizio Forte


di Riccardo Frigoli

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I numero 1 http://www.iftsarterupestre.too.it http://web.tiscali.it/arterupestre/ Stampa Codit Via Fontanili, 13 -20141 Milano ottobre 2002 Progetto grafico della copertina Carlo Franzini Editing Marisa Chiani

Caporedattori Silvana Damiani e Jacopo Marini Hanno collaborato a questo numero gli allievi del Corso di Formazione per la tutela e la valorizzazione dei siti preistorici lombardi e nazionali: Diego Abenante Valentina Biraghi Anna Dal Passo Silvana Damiani Loris Fato Jacopo Marini Riccardo Frigoli

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Editoriale
Presentare questa iniziativa editoriale che vede la luce nellambito del Corso IFTS per la formazione di esperti nella conservazione e gestione del patrimonio preistorico e dellarte rupestre, significa innanzitutto soffermarsi su alcune questioni di fondo che ne hanno motivato la nascita. Pensiamo che la scelta di dare, in questo primo numero di Archeoterix, largo spazio a interviste con figure rilevanti del mondo della cultura e non solo , sia in linea con la filosofia che anima questo Corso: lavorare nellottica di una stretta interconnessione tra laspetto della formazione culturale e quello dello sviluppo di competenze professionali che sappiano dare concreti strumenti di inserimento nella realt lavorativa. Per fare questo, necessario cominciare a muovere i primi passi, tentando di districare il bandolo di una professione fortemente sfaccettata e, per certi versi, ancora da individuare nelle sue differenti peculiarit e potenzialit. Di qui la volont di rivolgerci a chi di questa professione ha fatto una scelta di vita indirizzata verso la ricerca, la novit, la spinta innovativa; a chi insomma ha cercato di essere un apripista. Inaugurare questo numero con unintervista a Emmanuel Anati, che il professore ci ha rilasciato a conclusione di una settimana di studi svoltasi lo scorso maggio presso il Centro Camuno, ci sembra il miglior modo per iniziare un confronto franco e aperto sulle concrete possibilit professionali di chi si occupa di valorizzazione dei beni preistorici. Se oggi infatti lo studio sistematico dellarte rupestre annoverato fra i settori dellarcheologia e, pi in generale, delle scienze umane, anche grazie al fondamentale
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apporto dei suoi studi iniziati cinquanta anni or sono. Vi sono inoltre contributi nellambito della museologia, con le interviste a Marco Tonon, direttore del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia e a Lanfredo Castelletti, direttore dei Civici Musei di Como; nellambito della ricerca tecnologica applicata ai beni culturali, con lintervista a Maurizio Forte; nellambito della didattica, con un nostro articolo ed unintervista al Prof. Di Lernia. Accanto a queste interviste, che costituiscono la parte preponderante dei materiali del numero, ospitiamo un contributo della prof.ssa Luisa Bonesio, docente di Estetica presso lUniversit di Pavia e che ha tenuto nel primo semestre del nostro Corso il modulo di Geofilosofia , e un articolo del prof. Umberto Sansoni. Essere formati come esperti nella valorizzazione dei beni preistorici innanzitutto una sfida al superamento degli steccati che ancora dividono le scienze umane fra loro e, soprattutto, queste ultime dalle scienze naturali. Il bene archeologico esige in s la necessit di un approccio multidisciplinare che tenti di restituire la complessit della dimensione materiale, antropologica e simbolica. fuor di dubbio che questo tipo di riflessione, qui soltanto brevemente sfiorata, sia oggi largamente condivisa dal mondo della ricerca; una visione sistemica anzi indicata come la carta vincente per il mondo delle professioni. Questistanza viene sottolineata, tra gli altri, sia da Maurizio Forte che da Lanfredo Castelletti, in particolare riguardo alla divaricazione curricolare tra la formazione dellarcheologo e quella dellantropologo culturale. Il risultato che si pu diventare esperti nella classificazione tipologica senza maturare capacit interpretative oppure, viceversa, accentuare la dimensione

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del simbolico trascurando la materialit del pur con la coscienza del fatto che il signifireperto. cato, in particolare in ambito artistico, sia Non c dubbio che luniversit italiana, pur per sua natura fuggevole, opaco. attraversando una fase di trasformazione, Ci piace dunque pensare alla formazione di sia resistente a unimpostazione di attiva un curatore di museo come ad un percorso messa in comunicazione tra le scienze che dia gli strumenti per musealizzare le umane (soprattutto quelle di recente for- avventure dello spirito e fare di unesposimazione) e la tradizionale formazione stori- zione, unoccasione di stupore, di fantastico-letteraria. cazione. infatti attraverso un forte coinvolQuesta inadeguatezza formativa natural- gimento emotivo che lo spettatore fissa ci mente si riflette sul versante dellinserimento che vede nel ricordo e rende duraturo e ferlavorativo: oggi i percorsi universitari hanno tile lapprendimento, come ha avuto modo ancora una scarsa capacit professiodi sostenere Bruno Bettelheim* in un nalizzante. A questo riguardo suo intervento sul museo. Emmanuel Anati sottolinea limportanza del fare Ci sembra infine pratica, di concepire importante rilevalinsegnamento e re come tutti i lapprendimento contributi che come un laboqui presenratorio interattitiamo ponvo e, sopratgano al tutto, di trac e n t r o smettere una della riflesmetodologia sione la di ricerca che ricaduta sappia fornire sociale quegli strumenti della ricerca indispensabili per e del fare sviluppare un pencultura. Pur siero creativo. nelle grandi diffiCapo di Ponte, Valcamonica, Italia. Anche lambito della colt che si aprono Masso di Cemmo n. 1. (rilievo da E. Anati, 1982a, archivio WARA W00589). museologia, che potreba chi decida di intrabe aprirsi in prospettiva come prendere la strada della unaffascinante campo professionavalorizzazione dei beni preistorici, le, risente della mancanza di una formazio- vorremmo trasmettere questa vocazione ne specifica, come viene ribadito da Marco con il nostro lavoro: comunicare a quante Tonon. La questione dellinterpretazione si pi persone possibile la gioia della scoperta lega, nel processo di musealizzazione, a di un patrimonio che accomuna tutta luquello della decodifica e della contestualiz- manit per migliaia di anni di storia condivizazione del bene culturale: diventa quindi sa. centrale avere gli strumenti per tentare la Pensiamo questo possa essere un piccolo strada rischiosa e accidentata della rico- antidoto alla voglia di costruire nuovi muri, struzione di significato del reperto. Al di qua alla fobia dellAltro perch diverso, alla di questo tentativo, il bene archeologico guerra come baluardo della propria piccorimane a noi sconosciuto, inerte, puro signi- la identit. ficante indecifrabile. E dunque oggetto di una superficiale attenzione da parte del visiDIEGO ABENANTE tatore. Allestire, mettere in scena pu allora diventare uno stimolo allinterpretazione, * Bruno Bettelheim, I bambini e i musei, in La ricerca folclorica, n. 39, aprile 1999, Grafo Edizioni, Brescia.
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Il mestiere dellarcheologo
Intervista a Emmanuel Anati a cura della redazione di Archeoteris
Il poco interesse che c in Italia per larcheologia e larte preistorica ha secondo me una ragione storica, ma le Perch larte preistorica in Italia sottovalutata cose stanno cambiando. In Italia c rispetto a quella di altre aree geografiche come, ad stato un ventennio in cui larcheologia esempio, quella spagnola, francese, greca o austra- era dedicata allesaltazione della liana? Come si pu fare per invertire questa ten- romanit, per cui ci che non rispondedenza? va alle esigenze di regime era messo in seconda categoria. C stato un interQuando uno vuole invertire una ten- vallo di tempo in cui si cercavano le oridenza la inverte, gini del proletariamolto sempliceto. Poi nel ventenCENTRO CAMUNO DI mente. Ma per nio successivo STUDI PREISTORICI farlo bisogna crelItalia doveva derci. Questo mi EMMANUEL ANATI diventare il Paese Docente di Paletnoricorda un mio procattolico per eclogia e Direttore del fessore: quando cellenza e come Centro Camuno di volevo organizzare Studi Preistorici. sempre sono veun Centro che poi nuti in auge gli Il Centro Camuno di diventato il Cenarcheologi che Studi Preistorici, fontro Camuno, avemettevano in luce dato nel 1964, ha vo molte perplescome obiettivo priorigli interessi politici sit, volevo creare tario la ricerca e lo studio dell'arte preistorica e della classe diritribale e delle discipline connesse. Da anni un comitato, una gente. Cos siamo compie ricerche sistematiche in Valcamonica commissione arrivati alla situae in ambito internazionale. In particolare opera dopo tutto non nel deserto del Negev (Har Karkom), in zione attuale. avevo esperienza Azerbaijan, in Tanzania, Australia ed Estremo Allepoca del reOriente. Studiosi di diverse nazionalit hanno nella costruzione gime fascista, i trascorso periodi di specializzazione presso di nuovi centri di professori, per pol'Istituto, mantenendo con esso rapporti ricerca lui ha costanti. Il Centro organizza convegni, simposi ter insegnare, doascoltato le mie internazionali, seminari e mostre. Ha realizzato e vevano avere la aggiorna costantemente l'archivio mondiale domande e mi ha tessera del Fascio: informatizzato dell'Arte rupestre (Wara), mette detto: Quando non erano necesa disposizione degli studiosi una Biblioteca speuno vuole fare una cializzata, un Archivio fotografico e pubblicasariamente i micosa la fa, quando zioni scientifiche a cura delle "Edizioni del gliori. Quelli che li Centro". ha delle perpleshanno succeduti sit si consulta con erano e sono i loro un amico, quando vuole arenare tutto allievi. Quando le ragioni di Stato si crea una commissione. Voleva dirmi sovrappongono alla ricerca, chi perde che importante sapere cosa si vuole la ricerca. In Italia, come in Germania e, in tal caso, agire.
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o in Russia, lo stato di decadenza delle scienze umane, non solo dellarcheologia, dato soprattutto dal fatto che c stato un periodo di asservimento della ricerca e dellistruzione a un regime. E oggi continuiamo a subire pesantemente le conseguenze. Linsegnamento universitario inquinato. Vi sono ricercatori seri e importanti progetti scientifici, ma purtroppo vi sono anche ragioni politiche, populismo, faziosismo ed anche maccheronismo. Il sottoscritto ha fatto il professore universitario per oltre trentanni, per cui posso dire che fra gli insegnanti universitari ci sono molti luminari, ma anche un inquinamento di base dovuto a un sistema che non sempre ha funzionato nellinteresse della ricerca e dellistruzione. Come si fa a cambiare? Si cambia. Il modo migliore per cambiare cambiare: dare il buon esempio ed il proprio impegno con passione. E, se possibile, evitare comitati, delegazioni ed espressioni di pecorismo, ma stimolare il dibattito, lanalisi e il senso critico.

Lei ritiene che luniversit italiana offra una formazione adeguata alle nuove generazioni o ci sono carenze, soprattutto per quanto riguarda la pratica archeologica in senso stretto?
Nella tradizione italiana linsegnamento dellarcheologia per lo pi di buon livello. Specie per larcheologia classica. Limportante che ognuno faccia bene la sua parte. Luniversit fatta di individui di due tipi: insegnanti e allievi. Anzi, di tre tipi: insegnanti, allievi e burocrati. la composizione di questi elementi a fare luniversit: ununiversit con dei buoni professori e dei buoni allievi d buoni risultati, mentre ununi-

versit con cattivi elementi da una parte o dallaltra d cattivi risultati. Le regole universitarie sono fisse fino a un certo punto: chi vuole le cambia. I burocrati sono aumentati in modo tale da appesantire non solo i bilanci, ma anche gli iter e i protocolli. Troppe carte passano per troppe mani e molte sono inutili. Oggi la tendenza quella di incrementare le macchine e diminuire i funzionari. I professori devono avere messaggi da trasmettere. Gli studenti devono programmare il loro futuro e devono impegnarsi per crescere, e ognuno deve credere in ci che fa. Io per fare dei cambiamenti nelluniversit mi sono imposto e li ho fatti, ho avuto dei risultati che ritengo positivi, anche dal punto di vista didattico. Ho stimolato i lavori pratici, lapprendistato, il dialogo costante. Per le scienze umane occorre una formazione di vasta cultura, non basta somministrare conoscenze tecniche. La metodologia, la filosofia della ricerca, il ragionamento scientifico, la visione culturale ampia sono elementi irrinunciabili. Ai miei collaboratori raccomando di evitare dogmi e assiomi, dimostrare lattendibilit di quello che dicono, e di eliminare la retorica delle citazioni perch sterile. Ogni studente in potenza uno scienziato e come tale va considerato. La fiducia di un insegnante per lui vitale.

Ci ha mostrato immagini di scavi effettuati in ogni parte del mondo: lei che si occupa di archeologia sul piano mondiale, cosa pensa dei siti italiani, a livello di gestione e anche di fruizione pubblica dei dati di scavo o di rilevamento rupestre?
un problema che riguarda tutto il mondo occidentale, non solo lItaIia. I grandi centri monumentali sono stati
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re bene e quelli da mettere in soffitta. Le cose cambieranno quando ci si render conto del lustro e del prestigio che lItalia, quindi anche la sua classe politica, pu ricavare dallarte rupestre della Valcamonica: un immenso archivio iconografico che restituisce allEuropa 10.000 anni della sua storia, un emporio che fa riscrivere la storia dellarte, una sorgente inesauribile per la storia delle religioni, una nuova dimensione per la conoscenza dei popoli delle Alpi e della pianura Padana.

trattati bene, in linea di massima, anche se le eccezioni ci sono dovunque. Il restauro dei palazzi classici, medievali o romani, o dei grandi centri come il Santa Giulia a Brescia o i Fori Romani, sono di un buon livello internazionale, anche se si pu sempre fare meglio. Limpegno stato dedicato a quei monumenti che riflettono un tipo idealizzato di societ, ossia la societ imperiale, la civilt che ha potuto accumulare ricchezze e gloriarsi delle proprie opere darte. Mentre aspetti pi modesti, ma forse altrettanto significativi, del nostro passato sono stati messi in secondo piano. Gli imperatori costruiscono i monumenti per immortalare se stessi e il proprio regime, a partire dai faraoni che costruirono le piramidi. La civilt occidentale condizionata dal gusto del kolossal. Larte rupestre, che un patrimonio diffuso in oltre 160 Paesi, conserva 50.000 anni di avventure intellettuali dellumanit ed la memoria delle vicende e delle emozioni delluomo, non merita quindi la stessa attenzione delle costruzioni monumentali? Una delle cose assurde che la Valcamonica stata il primo sito italiano ad essere riconosciuto dallUNESCO come patrimonio culturale mondiale: il governo italiano non contribuisce come dovrebbe per la ricerca di questo patrimonio, mentre impiega miliardi per ricostruire anfiteatri o per rimettere in piedi le colonne dei monumenti romani. Non che la Valcamonica sia un sito non riconosciuto, un sito riconosciuto da tutto il mondo ad eccezione che dai governi italiani, i quali penalizzano il fatto che qui non c n romanit, n altro di cui il potere ritiene di avere bisogno. C una discrepanza di carattere politico nei riguardi dei monumenti: quelli da trattaANNO

Rispetto allestero qual il rapporto tra i ricercatori e le istituzioni o gli enti statali, in merito alla ricerca e alla conservazione del patrimonio culturale?
Lestero non unentit unica. Se paragoniamo la situazione italiana a quella di Papua o del Madagascar, in Italia la situazione rosea. Se la paragoniamo invece con quella della Francia, della Spagna, del Canada, dellAustralia o dellInghilterra, vediamo che noi non siamo proprio tra i primi, malgrado ogni tanto si sentano vanti del genere. Ci sono Paesi che sono allavanguardia, che hanno una grande sensibilit, un grande impegno per la valorizzazione del proprio patrimonio, che credono nella propria storia; ci sono Paesi che sono allinizio della scoperta del proprio passato, e altri che sono tanto fieri dei monumenti pi appariscenti che mettono in disparte altri aspetti del patrimonio archeologico, aspetti che potrebbero invece arricchire e dare una dimensione nuova alla cultura del Paese. Vi sono casi di conflittualit tra enti e ricercatori, ma per lo pi sono dovuti allamore per la propria discipli-

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na e al desiderio di operare di pi e meglio.

Si sono fatti riferimenti e confronti soprattutto con Paesi europei come Francia, Inghilterra, Spagna. Quale pu essere un possibile iter o almeno un primo passo per la valorizzazione dei siti italiani?
Ci sono due aspetti da considerare: uno legislativo e laltro pratico. Dal punto di vista legislativo, il fatto che ogni Paese europeo abbia una propria legislazione, a volte in contrasto con le altre, un anacronismo che va superato. LEuropa ha bisogno di una legge unitaria per il proprio patrimonio culturale, di un libero mercato del lavoro, della ricerca e dellinsegnamento. La

ricerca necessaria allinsegnamento, in particolare lo scavo e le altre ricerche sul terreno. C bisogno anche di un iter nel quale ci siano dei ricercatori che ricercano e dei sovrintendenti che sovrintendono. In Italia spesso il sovrintendente (burocrate, pur con formazione archeologica) che scava e finisce con lo svolgere due funzioni. In questo modo non pu dare una valutazione critica di quello che viene fatto. Questo grosso difetto pu essere modificato non tanto cambiando la legislazione italiana, quanto creando una legislazione europea con cui tutti i Paesi si confrontino e si trovino daccordo. Secondo una tendenza diffusa in Europa, lamministrazione e la tutela del patrimonio archeologico andreb-

Campanine, Cimbergo. Roccia nr. 5. Figura detta del San Pietro con tre chiavi in mano. Risacralizzazione cristiana di rocce incise in epooche pagane (Archivio WARA W06089)
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anche i pi giovani non sono pi interessati a questo. Il 90% dei musei italiani va rifatto, compresi purtroppo anche quelli aperti di recente. Ma il museo da solo uno strumento insufficiente. La conoscenza del passato deve entrare a fondo nella cultura e nellistruzione per arricchire gli interessi e quindi il livello di vita. Il museo pu e deve essere parte di questo processo.

bero separate dalla ricerca, perch le competenze sono diverse. Per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio, ogni Paese fa delle scelte e lItalia ha fatto la scelta del monumentale. Il monumentale per quello che i burocrati decidono che monumentale: se ci sono delle colonne monumentale, se ci sono delle incisioni rupestri non monumentale. Anche in questo caso occorre una revisione e una rivalutazione pi obiettiva del valore del patrimonio. Questo pu essere fatto soprattutto coinvolgendo la cultura, con un nuovo tipo di educazione, con un insegnamento che permetta di vedere larcheologia come strumento per la creazione di storia, come strumento di appoggio per la storia dellarte, per la storia delle religioni, per la psicologia, la sociologia e per la valorizzazione del territorio. Tutto questo va visto nel suo insieme perch serva a migliorare il livello di vita, la conoscenza e la coscienza del cittadino nei riguardi del patrimonio comune della societ.

Privatizzazione dei siti archeologici. Ha senso secondo lei introdurre il privato allinterno della gestione e valorizzazione di un sito?
Se ci sono delle leggi che regolano bene la cosa, allora il fatto di ottenere investimenti privati e che aiutino a valorizzare un patrimonio pubblico positivo. Se invece si scatenano lanarchia e la commercializzazione selvaggia, non va bene. Ci vogliono delle regole precise ed una deontologia da rispettare.

Per quanto riguarda il futuro, quali sono gli sbocchi concreti a livello di ricerca e soprattutto a livello Una via da seguire potrebbe essere il museo etno- professionale per i giovani che si interessano e studiano larcheologia? grafico locale?
Questo da solo, soprattutto se fatto male, non serve molto. Se si fa, va fatto bene. Certamente la creazione di musei locali pu aiutare. Bisogna rivedere il concetto di museo che va visto non come una serie di statue o di vetrine, con didascalie ovvie e banali, ma come uno spazio attivo, volto a mostrare la scoperta e la ricerca in azione e a coinvolgere i partecipanti. Bisogna che il museo faccia vivere la realt del passato. Far vedere delle opere darte come se fossero dei pezzi di antiquariato, ignorando il contesto sociale e culturale, controproducente, perch
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Ci sono impieghi tradizionali, che sono quelli di servizi nei siti archeologici, quindi guide, operatori culturali, direttori, organizzatori di parchi, curatori di musei, allestitori di mostre, convegni, corsi, c leditoria scientifica e linsegnamento universitario. Poi ci sono le carriere dei funzionari pubblici. Il Centro Camuno per esempio ha scelto liniziativa privata. C sempre spazio per chi ha spirito di iniziativa e per chi crede in ci che fa.

Per quanto riguarda la didattica della Preistoria, quali sono gli aspetti secondo lei da valorizzare per

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Capo di Ponte, Valcamonica, Italia. Composizione di antropomorfi schematici. Roccia n. 50 di Naquane. (da E. Anati, 1982a, Archivio WARA W00293)

un lavoro. Quindi usare lapprendistato, far lavorare gli studenti sul campo, inserirli nel sistema, il tipo vincente di insegnamento. La cosa pi importante che, chi ci riesce, si inventi un lavoro che lo appassioni, che lo stimoli, che lo aiuti a scoprire il proprio potenziale, che risvegli il proprio cervello.

Parliamo della sua storia personale: qual stata la spinta maggiore che lha fatta proseguire in questo campo fino a creare il Centro Camuno?
Se volessi rispondere come tanti direi la fame. La fame spesso il fattore che ha spinto luomo a darsi da fare. Pu essere anche fame di gloria o di sicurezza, per come vedete non il mio caso. Per me, la spinta sempre la curiosit. Quando ho preso la maturit mio padre mi ha iscritto a Ingegneria, sono andato ad ascoltare due lezioni e ho capito che non era la mia vocazione. Poi ci sono voluti due o tre anni per trovare la mia strada, ho iniziato a studiare geografia e storia, pensavo di andare in giro per il mondo a scoprire isole sconosciute, poi ho scoperto che di isole sconosciute non ce nerano pi. Fisicamente di isole sconosciute non ce ne sono pi, ma quante isole sconosciute ci sono nella storia delluomo? Sono quelle che stiamo cercando di recuperare! La passione per un lavoro nasce praticandolo, impegnandosi con la volont di apprendere, capire,

interessare nuove generazioni di studenti? Abbiamo visto filmati, video, si parlato anche di Internet
Io vedo la didattica pi che altro come un apprendistato. La didattica solamente teorica va bene per chi vuole fare teoria o erudizione per il resto della propria vita. Mentre per chi vuol fare dei lavori pratici e inserirsi con le proprie iniziative nel mondo del lavoro, linsegnamento deve essere un apprendistato: bisogna imparare a lavorare, non soltanto imparare la teoria, e questa una regola che ho sempre seguito nellinsegnamento universitario. Somministrare solo teoria a mio avviso negativo, perch su 100 ci sono 8-10 persone estasiate dalla teoria e che ne vengono condizionate. Le altre 90, per, sono disorientate perch finiscono liter universitario e non sono capaci di trovare

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imponeva di essere un gruppo importante. Poi i mammut sono scomparsi e luomo ha iniziato a cacciare lepri o fagiani. Naturalmente andare in trenta nello stesso territorio a cacciare fagiani, non era economicamente vantaggioso, quindi il grande gruppo di cacciatori si ridimensionato in nuclei pi piccoli, per cui ognuno cacciava il suo fagiano. Per lavorare in gruppo, come per qualsiasi altra cosa, dovete avere un programma. Quando siete sicuri che attuabile, allora dovete passare dalla teoria alla pratica. Se volete restare insieme, dovete avere una strategia che vi permetta di farlo. Ad esempio, se volete fare una cooperativa di scavi archeologici dovete avere un sovrintendente come referente. Una soluzione potrebbe essere prendere lappalto di un parco archeologico o di un museo. Altra possibilit lo sviluppo di un progetto editoriale a livello mondiale, multilingue, con messaggi forti. Larte preistorica ha un richiamo viscerale. Sarebbe possibile produrre libri seri, documentazione iconografica su vari argomenti: arte rupestre, maschere rituali, pali totemici ed altro, o sviluppare ricerche e studi su Australiani, Boscimani, Eschimesi, Pigmei, Beduini, Mongoli, e su altre popolazioni delle quali abbiamo una quantit enorme di documentazione iconografica poco nota. Luomo non ha ancora superato se stesso. Riuscire a diffondere questo prodotto a livello mondiale, pu diventare una bella iniziativa. Per se si pensa di creare un mercato puramente italiano meglio non illudersi, perch di italiani che comprano libri del genere non ve ne sono abbastanza per far sopravvivere uniniziativa del genere.

allargare le conoscenze, vivere le emozioni dellimpegno intellettuale.

Ci ha colpito una frase del suo libro Le Radici della Cultura, quando nellIntroduzione parla del suo professore, che le diceva che la ricerca archeologica deve essere fine a se stessa. Ci sembra che lei per tutto il libro risponda sostanzialmente il contrario. ancora della stessa idea?
Poche cose nella nostra esistenza sono fini a se stesse. Ogni cosa ha una proiezione verso il futuro, verso i risultati che si ottengono grazie a quello che si fa. Il processo scientifico consiste essenzialmente nel fatto che ogni nuova acquisizione porta ad acquisizioni successive. La dichiarazione che la ricerca archeologica fine a se stessa un incitamento alla sterilit. Questa era la tendenza dei benpensanti di cinquantanni fa.

Larcheologia quindi veicola valori?


E me lo domanda? Questa una domanda che ha una risposta scontata, ovvio che veicola valori. Risponderei che i valori che veicola dipendono da chi li veicola. Il creativo trasforma materia in energia, ma se uno tonto veicola valori tonti.

Quali prospettive concrete vede per noi?


Se avete intenzione di creare un gruppo di lavoro, limportante decidere se siete cacciatori di caccia grossa o di caccia piccola. I cacciatori del Paleolitico cacciavano il mammuth, lo inseguivano per giorni e, una volta abbattuto, lo squartavano e lo portavano a casa sulle spalle. Ovviamente una o due persone non potevano riuscirci e quindi la caccia al mammut
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Un altro tipo di impresa che si pu sviluppare una quipe specializzata nel settore dellarte rupestre per la creazione di parchi e riserve, sviluppi culturali, didattici e turistici. La cosa pu funzionare solo se si disposti a lavorare anche allestero, in Australia, in Azerbaijan, in Tanzania, nel Sud Africa, in varie parti del mondo. Anche questo un progetto che si pu sviluppare solo se la gestione, la promozione e lorganizzazione sono di buon livello.

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siti archeologici, per salvaguardare un patrimonio in via di distruzione. Se volete fare una cooperativa che si occupa di archeologia dovete trovare qualcosa di diverso da quello che venti cooperative stanno gi facendo, faticando a sopravvivere. Evitate iniziative che si basino esclusivamente sullutilizzo di denaro pubblico. Lautofinanziamento lo si raggiunge con la logica e la prospettiva, proponendosi come organismo utile che viene richiesto e pagato per quello che fa.

In un progetto editoriale, sarebbe possibile una collaborazione con il Centro Camuno e con altre realt internazionali?
Tutto possibile, ma considerate che le collaborazioni sono valide quando sono proficue per tutti i partecipanti. Nuove forze, nuovi impegni, nuova immaginazione, sono indispensabili e il Centro Camuno, come altre realt nazionali e internazionali, sarebbe molto lieto di accogliervi e di coinvolgervi per crescere insieme. Sarebbe un magnifico sbocco. Occorre determinazione, ma soprattutto, occorre amore e devozione. Io vi faccio tanti auguri, non prendete le cose con approssimazione e superficialit e quando avrete deciso non fermatevi a met strada. Ricordate che il lavoro occuper almeno il 50% della vostra vita. Fare un lavoro noioso segna un triste destino. Il lavoro deve avere profonde motivazioni, deve tenere vivo il vostro entusiasmo, deve dare un senso alla vostra vita, deve ogni giorno stimolare il vostro intelletto, deve farvi vivere in quattro dimensioni.

Statua-menhir 10 di Ossimo. (da E. Anati, Valcamonica. Una storia per lEuropa. Il linguaggio delle pietre, 1995, Edizioni del Centro)

Anche il restauro unattivit che ha delle grandi promesse, perch oggi c bisogno di restauro, sia nei musei, sia nei

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Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici


con le sue quasi 300.000 figure incise il pi grande bacino darte rupestre in Europa. La scoperta di nuove superfici incise continua ogni anno e sempre riserva sorprese. Per tale motivo il Dipartimento Valcamonica e Lombardia organizza campi archeologici annuali finalizzati allo scavo e allo studio di questo grande racconto che narra la pi lunga storia dEuropa mai tracciata prima. La valorizzazione di tale patrimonio continua tutto lanno attraverso mostre, convegni, seminari, stages per le scuole e si consolida attraverso partnerships con enti stranieri (Svezia, Francia, Spagna) che si trovano ad operare nellaffascinante settore dellarte rupestre. SILVANA GAVALDO

Il Dipartimento Valcamonica e Lombardia una sezione specifica interna al Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP). Gode di autonomia amministrativa e progettuale rispetto al CCSP, ferma restando larmonia con gli obiettivi statutari dello stesso. Diretto con passione dal prof. Umberto Sansoni con la collaborazione di Silvana Gavaldo, si avvale di uno staff di esperti collaboratori (Simonetta Boldini, Chiara Carletti, Liliana Fratti, Alberto Marretta, Salvatore Lentini, Serena Solano) e di entusiasti volontari. Nato nel 1986, da allora compie ricerche sistematiche sullarte rupestre nellarco alpino, con particolare riguardo alla Valcamonica, alla Valtellina e alle Alpi Centrali, approfondendone le tematiche sul piano archeologico, storico, antropologico, del simbolismo e della fenomenologia delle religioni anche mediante confronti e paralleli con le aree darte rupestre in Europa e extraeuropee. I risultati di tali ricerche vengono pubblicati in volumi e articoli su periodici del settore e sono oggetto di relazioni e conferenze, contribuendo cos alla comprensione e alla salvaguardia del patrimonio artistico preistorico presente in Italia. La Valcamonica, dal 1979 inserita dallUNESCO nel Patrimonio Universale dellUmanit,
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Pi dOrt. Roccia nr. 20. Elegante capanna con equide. (Da U. Sansoni e S. Gavaldo, Larte rupestre del Pi dOrt. la vicenda di un santuairo preistorico alpino)

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Conservare la memoria per aprirsi al futuro


Il Museo di Scienze Naturali sceglie linnovazione
Intervista a Marco Tonon, Direttore del Museo
solo si coltivano le scienze ma si inizia la raccolta dei materiali scientifici. Ci si occupa della Provincia di Brescia, Pu parlarci brevemente di come nato il Museo di anche se gli studi non si limitano a questarea geografica. Persone insigni se Scienze Naturali di Brescia? ne interessano: le raccolte crescono di Il Museo di Scienze Naturali di Brescia si numero e dimportanza e vengono visi sviluppato a partire dallAteneo di tate da molti studiosi. Nel 1902 si pensa scienze, lettere ed alla fondazione di arti, cio dallAcCIVICO MUSEO DI SCIENZE un vero e proprio cademia locale NATURALI DI BRESCIA museo, aperto al sorta nel 1802 a pubblico. Sembra seguito della rivoMARCO TONON quasi un modo Docente di Museologia scientifiluzione francese. ca e Direttore del Civico Museo per celebrare i priSono gli anni naCOMUNE DI BRESCIA di Scienze Naturali di Brescia. mi centanni delpoleonici. Questo Il Civico Museo di Scienze Naturali di Brescia, nato lAteneo. Nello luogo di cultura si nel 1902 dall'attivit dell'Ateneo cittadino di stesso anno si apre richiama subito, fin Scienze, Lettere ed Arti, dotato di una esposiziolo zoo di Brescia. ne permanente in cui si sviluppano temi relativi nella denominaalle diverse discipline che fanno capo alle scienze Questa novit imzione, alle scienze, naturali: mineralogia, sale della montagna, plica la trasformaalle lettere e alle ambienti naturali ed archeologia preistorica. A zione delle funzioni arti. Un richiamo questa si aggiungono significative collezioni paletdel Castello, non nologiche. Organizza attivit divulgative mettenche mette in evido a disposizione materiale diversificato in relaziopi utilizzato a scodenza, sulla scia ne alle diverse esigenze didattiche. La Biblioteca po militare, podellilluminismo, il dotata di circa 12.000 volumi, 40.000 opuscoli e nendo cos le preprioritario interesse 1.200 periodici. specializzata in Scienze biologimesse per il trasfeche, botaniche, astronomiche, della terra, zooloper le scienze delgiche e preistoriche. Il Museo ospita e coordina rimento del museo la cultura del temattivit promosse dalle associazioni naturalistiche in quella sede. po, ma anche un e dai gruppi scientifici locali. Que stanno, quinobiettivo non andi, festeggeremo il cora raggiunto a centenario della fondazione del Mututtoggi: linterazione tra la tre discipliseo. ne, il riequilibrio tra le arti, le scienze e le lettere. Nellambito dellAteneo non Nel museo si fonder una specola, della quale siamo fieri perch, aperta
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stato estremamente stimolante e possiamo finalmente dire che i nostri sforzi sono stati coronati da successo. La verifica? Quando apriremo al pubblico. Si sono trovate nuove chiavi di lettura e quindi il modo per migliorarlo.

ufficialmente nel 1953, la prima specola pubblica italiana, nata per fare scienza, ma soprattutto per la gente. Negli stessi anni lAteneo dona al Comune di Brescia le proprie collezioni. Negli anni Settanta viene destinato uno spazio verde per ledificazione del museo di scienze e viene progettato il giardino contiguo. una iniziativa che crea entusiasmo e viene vista in modo positivo. Si trattava infatti di uno dei primi musei costruiti ad hoc. Cosa rara in questo paese, in cui quasi sempre assistiamo al riuso di un edificio storico. stata unidea interessante: un edificio ad hoc, nuovo, di calcestruzzo e vetro, con il suo giardino, con un auditorium. Questo fatto dava al sottoscritto, venuto a Brescia dopo aver vinto un concorso, grandi speranze. Sarebbe stato lideale avere una struttura moderna, libera dai molti problemi e vincoli che pone il riuso di edifici storici. Ma la struttura architettonica si rivelata debole. Non mi restava che una riflessione: chi mi restituir la magia di un edificio storico quando ledificio moderno privo di qualit, sia tecnica che estetica, di armonia? Credo tuttavia che adesso sia arrivato un momento di svolta. Anni fa era stato messo in cantiere lampliamento di una nuova ala, destinata alla Biblioteca. Bene, questo progetto tra pochi mesi verr finalmente realizzato. Il progetto va incontro allesigenza di non creare unaggiunta che complichi ulteriormente la percorribilit e la gestibilit di questa struttura, ma ne risolva, almeno in parte, proprio i problemi di percorso. Abbiamo puntato, con progettisti e colleghi, a livelli molto alti di innovazione, adeguati ai tempi. Risolvere i complessi problemi di una struttura non funzionale
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Museo come sintesi di una delega collettiva nei confronti del tempo, del passato, del presente e del futuro. Trova valida questa definizione? E ancora. Negli anni immediatamente successivi alla guerra si abbandona limmagine chiusa di museo. Si rifiuta lidea di un museo come camera del tesoro, tempio e laboratorio unicamente riservato a una ricerca specialistica. Cosa ne pensa?
Ci sono molte cose che dovremmo dire a questo proposito. Abbiamo avuto spesso bisogno di tagliare il cordone ombelicale che ci legava al passato, di fare cose nuove e migliori Nasce e si sviluppa, ad esempio, lidea dellabbandono del museo tempio chiuso, di lite E tante altre innovazioni. Ma, a volte, questi cambiamenti nascondono il bisogno di emanciparci dalle nostre paure, dalla nostra solitudine. una necessit umana diffusa. Un luogo della memoria come il museo non ha bisogno di sentirsi superiore o diverso, ma ha bisogno di recuperare fiducia, sicurezza. Molto spesso ritroviamo nel passato contenuti e significati traditi o dimenticati per cui spesso si tratta di far bene piuttosto che di reinventare. Ritengo importante riflettere sul fatto che Aldobrandi abbia fondato nel 1500 un museo a Bologna. Non lo fa per passione o collezionismo lo fa perch i medici non conoscono i semplici, cio le piante che si usano nella farmacopea e quindi non possono curare. Ecco allora che il museo nasce rispon-

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dendo a una precisa domanda, che scientifica e didattica insieme. Qualcuno fa cominciare la storia del museo al 700. Questa una cosa assurda, priva di qualsiasi fondamento. La funzione dei musei nel passato non quella in cui li abbiamo relegati noi oggi, giudicandoli privi di dimensione formativa. Sostenere che non erano didattici significa avere una informazione su di essi molto superficiale. In realt, essi avevano finalit colte. E anche se par- Les Trois Frres, Montesquieu-Avants, Arige, Francia. Rilievo di una parte della superficie istoriata della grotta. Animali che si sovrappongono. (da H. Breuil 1952; liamo dello studiolo Archivio WARA W05364) del principe possiamo sostenere che in esso non si faceva con il proprio io, delle proprie radici, banale collezionismo. Al contrario, l della propria comunit. Questo specerano presenti vari saperi intersecati, chio magico, doppio. Mi ci rifletto, mi umanisticamente significanti. Il cabinet ci riconosco, oppure mi ritrovo per la des merveilles sempre stato molto di prima volta. Per mi presento al pubblipi che un luogo dove meravigliarsi e co. Questa la chiave dei musei. oggi noi sappiamo bene come si impa- Come mai la gente va a vedere i musei ri anche con lemotivit. Il museo-tem- quando lontana, in viaggio e non a pio, in fondo, non ha mai cessato di esi- casa propria? L non conosci e inconstere, se vero che perfino la Rivo- sciamente vai a conoscere. Hai tempo luzione francese, che pure ha distrutto libero, ti diverti, ma perch vai a vedemolto, ha comunque salvato qualcosa re il Prado o il Louvre quando non codelle collezioni del re in ambienti che nosci i Musei della tua citt? Basta il divennero indubbiamente aulici. Ma museo di un paesino per trovare delle questo risponde semplicemente al informazioni importanti. fatto che, in ogni modo, il Museo Museo come luogo della memoria in aggiunge valore agli oggetti. Per parla- quanto tenta di far durare quel poco re di come debba essere oggi il Museo che rimane del passato. Quello che si utile ricordare G.H. Rivire. Eco/Mu- salva sempre un campione molto seo un termine che implica un meto- ridotto, ma quanta storia nasconde o do di lavoro, strumenti cognitivi, lo pu raccontare! Allora, cominciamo a specchio di una societ, del rapporto considerare con lumilt dello scopritoANNO

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semplicemente doveroso e necessario. Allestendo anni fa una mostra sulla Preistoria, poi diventata permanente, avevo evidenziato nel percorso dei punti chiave, lo stesso ho fatto nellultimo allestimento. Rifuggo dallidea di prendere un libro, farlo a fette e sbatterlo in vetrina. altro quello che dobbiamo fare. Non sufficiente lo specialista di una disciplina per fare i musei. Serve che questo partecipi a un gruppo di lavoro. Le competenze professionali che servono per fare un museo sono diverse da quelle delle discipline che vengono rappresentate. Nella mostra mammut 89 le tappe evolutive delluomo furono semplificate ed evidenziate indicando il chopper come primo strumento, il fuoco come controllo di energia, la sepoltura dei morti come sviluppo di affetti e di credenze. Ma anche la tecnica Levallois come pensiero astratto, previsione del risultato, arte. Credo che ci sia molto di non compreso e quindi che anche le pi fertili proposte di lettura vadano sempre considerate con grande cautela anche laddove le interpretazioni risultino simpatiche e suggestive. Pi crediamo di conoscere la realt, pi questa si allontana. Non ci siamo messi sufficientemente nei panni dei nostri predecessori. Ci portiamo qualche arroganza, unanima positivista caratterizzata dalla sicurezza. Unitamente al bagaglio di scientificit dobbiamo avere coscienza dei limiti e solo un atteggiamento di umilt ci pu portare alla scoperta, a intravedere un orizzonte innovativo. Un ruolo importante lo gioca larcheologia sperimentale. Ho unesperienza lontana di cui sono molto orgoglioso e lo posso dire perch

re questo campione e abbiamo gi dato una chiave di lettura per il museo, abbiamo dato una chiave di rapporto con loggetto, con limmagine. Curiosit e sorpresa, scoperta, spirito dellindagine scientifica possono esser condivise. Non dobbiamo togliere al pubblico la possibilit di fare domande. Non dobbiamo obliterare la curiosit. Luogo della memoria, quindi. Ma tutto questo sforzo di conservare non deve perdere di vista lobiettivo, che non mi stanco mai di ribadirlo - sempre e soltanto luomo. Spesso siamo presi dalla contemplazione dei nostri tesori e dimentichiamo che lavoriamo per luomo e allora il museo non serve a nulla. Questo fa la differenza tra collezionista e museo. Io direi che se la struttura si dimentica di coniugare ricerca, conservazione e comunicazione a fini sociali non ha pi dignit di Museo. Rivire ha cominciato a percepire che per fare un museo locale ci si doveva spostare a livello storico, diacronico; doveva spostarsi attraverso il tempo, a pi fasi. Anche lavorando ad un villaggio minerario ha avuto bisogno di pensare a cosa ci fosse prima della miniera. Ma non gli bastava, perch si accorto che aveva bisogno anche dello scenario, dellambiente dove era avvenuta la storia. Si passa cos dalluomo alla storia, alla natura.

Allinterno di unarea dedicata alla Preistoria, come vede la gestione degli spazi in cui emerga lHomo Sapiens come produttore di arte, con la riproduzione di pannelli ricostruttivi delle produzioni materiali dellepoca? E ancora, cosa pensa della possibilit di far rivivere la storia, le credenze,il vissuto dei primordi? Non solo esposizione di reperti dunque, ma ricostruzione di un pensiero
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non mia. Nel primo museo che ho fatto ho avuto la fortuna di avere al mio fianco un ragazzo, che adesso fa il nostro mestiere, il quale aveva particolari doti artistiche (disegna, dipinge, fotografa, suona, mima). Sto parlando della mia esperienza nel Museo di Crocetta del Montello, un Museo di Storia Naturale. Nello specifico era sulla Preistoria della provincia di Treviso. Era un museo con unimpronta diversa rispetto a quelli che eravamo abituati a vedere perch per la prima volta abbiamo messo in vetrina degli strumenti. Abbiamo pensato a un museo per la gente. Abbiamo esposto la tipologia e la tecnologia dei materiali: delle selci, delle ceramiche, dei bronzi. Abbiamo messo a disposizione degli utenti delle chiavi di lettura, effettuando una sintesi, una collazione, una semplificazione di studi e materiali che si

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sarebbero potuti trovare soltanto in decine di libri. Su questa impostazione metodologica le attivit di Antonio Paolillo diventavano importanti: portava il museo nella scuola. Ha effettuato drammatizzazioni. Invece di giocare agli indiani, i bambini di Crocetta del Montello hanno giocato alla caccia al mammuth, rivivendo la vita e le attivit delluomo del Paleolitico Superiore. Lui ha portato i bambini in un riparo sotto roccia, lui li ha fatti vestire con i tappeti di casa per simulare il mammuth. Questa esperienza porta decisamente nella direzione di una archeologia sperimentale: in questo caso il metodo scientifico felicemente utilizzabile anche con i bambini. Non a caso oggi non uso il termine allestire, ma mettere in scena. Dietro questa affermazione si nasconde il modo di concepire lorganizzazione dello spazio, la progettazione dei volumi. Ci si muove sulleco di due slogan: usate i cinque sensi e vietato non toccare.

Come vede la possibile presenza, allinterno del museo,di una serie di significati che accompagnino loggetto? Il museo qualcosa di pi di un luogo dove si conservano opere e oggetti?
Gli oggetti si usano per comunicare idee. Il Museo non luogo di conservazione bens luogo dove si esercitano, nella ricerca di un equilibrio dinamico, le tre funzioni di ricerca, conservazione e comunicazione. Ma ripeto, poich lobiettivo luomo, gli oggetti devono essere decodificati e contestualizzati.

Come pensa si possa valorizzare il museo a livello didattico per il visitatore?


Lespugue, Haute -Garonne, Francia. Statuetta femminile(da A. Leroi-Gaurham 1965, Archivio WARA W05528)

La soluzione viene se la si vuole trovare, ponendosi semplicemente il problema


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lavventura umana che conta, lavventura nei confronti del sapere. In un museo bisogna avviare un processo ludico, bisogna stare bene, divertirsi, appassionarsi anche. Si viene in un museo quando si ha del tempo libero, ma ci si pu venire anche per studiare e lavorare. Il processo da innescare un processo di autoapprendimento: lutente che impara, non sono io che insegno. Su questa base di umilt cambiamo il punto di vista. Il direttore di un museo deve quindi essere il consulente di un processo di apprendimento e, se bravo, un organizzatore di situazioni di auto apprendimento. fondamentale che domini il principio di rispetto dellaltro. Se ci rivolgiamo agli anziani abbiamo il dovere di dare loro degli agganci con qualcosa che hanno visto e conoscono, perch quellaggancio permette loro di fare strada, di maturare sulla via della conoscenza. Se un gruppo di visitatori gira per un museo e non apprezza, non partecipa, non guardiamolo con sufficienza. Studiamolo. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Parlando ad esempio di archeologia, non possiamo pi fare i lapidari, non possiamo pi mettere i sarcofaghi nel chiostro, esporre centinaia di tombe mute. Parliamo invece della serenit dei Romani di fronte alla morte. indispensabile, perch labbiamo persa. Io credo che la serenit dei Romani di fronte alla morte serva alluomo doggi.

della didattica: un museo non pu che essere didattico. Un museo che non lo sia non un museo, perch non risponde alla definizione di museo, alla sua filosofia, al suo spirito, ecc. Lavorare didatticamente vuole dire lavorare per il proprio prossimo. Poi si impara il mestiere spigolando anche da altri mondi: utilissimo quello del teatro.

Secondo lei possibile fare unesposizione di materiali a livelli differenti, a seconda del tipo di utenza?
Il museo, in quanto tale, deve servire a tutti i tipi di pubblico, sempre dietro langolo il pericolo dellomogeneizzazione, dellusare modelli, copiare (poi ci sono committenti che invece di farseli, i musei, li fanno fare alle ditte, ma le ditte come far fare un giardino a un idraulico). Il percorso base dovrebbe per quanto sia difficile - andar bene per tutti; ma anche possibile fare delle attivit mirate, specializzare parti del percorso, ad esempio, per bambini o per anziani. A proposito degli anziani, ricordo che allinizio degli anni Novanta volevamo cercare delle chiavi nuove, delle soluzioni nuove. Ho utilizzato il computer con gli anziani, che lo hanno usato perch sono state create le condizioni perch lo facessero. I nostri musei sono delle lezioni ex cathedra. Il malcapitato visitatore si deve sorbire la lezione che qualcuno gli ha messo in vetrina. In vetrina c un saputo, spesso saccente che ha messo il suo sapere senza preoccuparsi di comunicare veramente. A chi e a che cosa serve sapere che il tal quadro di Tiziano o Raffaello stato dipinto nel tal giorno e nel tal anno, che linflusso di che il numero di inventario ?
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Parlando di formazione, secondo lei cosa possiamo fare per il nostro futuro? Considera utili degli stages allinterno di musei?
Io combatto contro la mancanza di formazione specifica museologica nel

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nostro Paese. una gravissima carenza anche nei confronti della quantit e qualit di patrimonio culturale che possediamo. La nostra formazione bene o male quella dellautodidatta, con tutti i limiti che ha questo aspetto. Ci siamo formati allinterno di musei e alla fine pu essere un aspetto positivo quello di imparare facendo. C della bibliografia molto interessante e utile da consultare e studiare, tuttavia limparare facendo una delle grandi occasioni. Quindi credo che e in parte tendo anche ad usarlo nel corso del mio lavoro il museo mi abbia insegnato molto e mi abbia fatto anche acquisire quegli strumenti di cui abbiamo parlato prima. Nella mia esperienza ho ritenuto necessario aver voluto fare musei legati a delle realt territoriali, laverli voluti fare con la gente, con qualcuno che voleva realizzare un museo e ha chiesto e cercato una competenza. Non siamo mai andati a fare cattedrali nel deserto, ma delle cose insieme a persone. Questo impegno richiede tempi e modalit differenti da quelle usuali. necessario, anche partendo da una sola sala allinterno del museo, capirla, studiarla, valutarla, smontarla e rimontarla, anche virtualmente, disegnando, ragionando sullobiettivo. Spesso faccio compilare delle schede agli studenti che vengono in visita. Insisto spesso con il disegno, perch, quando hai disegnato un oggetto lo conosci in modo diverso, lo vedi con occhi diversi e sotto varie angolature. necessario coniugare scienza e umanesimo. Certe dicotomie sono state inventate ad arte, i confini sono creati per limitarti. Quindi necessario, direi indispensabile, stare nei musei, partecipare, andare a scavare, vivere fino in

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fondo la realt che ci interessa. Demoliamo il lavoro altrui per impadronircene. Facciamo dei test, degli esperimenti. Costruiamoci il museo, inventiamocelo, smontiamo quello di un altro. Rovesciamo il sistema cognitivo, educativo, formativo. Tutto questo dovreste fare voi! La scienza procede per errori ed il superamento dellerrore che fa andare avanti e, quindi, rimettiamoci in discussione.

Come vede il futuro delle realt museali in Italia e in generale le possibilit di occupazione future?
Quando io sono finito in un museo era davvero una scelta di pochi, adesso perfino di moda. In qualunque settimanale o quotidiano c un articolo sui musei, sui quotidiani pure. C un boom annunciato e motivato ed utile che studiamo il perch. Dovremo studiare anche questo nel Corso. Come pure la problematica di prima: perch se sono allestero vado a vedere i musei e in casa mia no? Comprendere questo fondamentale, difficile trovarlo nei libri. Ma esiste un altro grande problema, che spiego portando un esempio. Io ho una grande soddisfazione, che quella di dire: mi sono tirato su delle persone, sono arrivate a poter fare qualcosa nel nostro mondo, ma laltra faccia della medaglia che le ho perse non perch penso che mi appartengano o che me ne dovessi appropriare, ma a volte si raggiungono dei livelli professionali e anche di intesa molto forte che un peccato non assicurare al museo dove si sta operando. Sono convinto che sia positivo che se ne siano andate per il mondo, questo sicuro, ma ho la certezza che la loro professionalit sarebbe stata utile e invece fanno un altro mestiere. Cito la mia esperienza
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zie. Io cerco disperatamente lautonomia di questo Istituto e di tutti quelli che ho diretto e costruito. Tuttavia le Amministrazioni temono di perdere potere dando autonomia, ma cos facendo rinunciano a far gestire con efficienza, economia, efficacia. Sergi, luminare della paleoantropologia italiana ha inventato una classificazione delluomo fossile che ha fatto il giro del mondo, ma il cranio del Circeo era sotto il suo letto. Molti musei universitari sono cos, non ha importanza la didattica, la cultura, il museo chiuso ed di propriet del direttore. Io cerco sempre di pi la condivisione di un progetto, perch mi interessa quello che laltro sa, quello che laltro fa. Purtroppo il gioco con il potere. Spesso lo sponsor si diverte ad ascoltare le problematiche del Museo, per prima di impegnarsi chiede: chi ti manda? e il gioco passa a un tavolo che non pi quello della diffusione della cultura.

legata a una persona che con me ha collaborato a vari livelli. Anche alla redazione di volumi. Ha lavorato molto, imparando. Adesso lavora come consulente editoriale in una casa editrice, sta bene, un buon lavoro, guadagna, ma il problema che questa persona era partita con una tesi sulla ceramica ed era andata a fare una Scuola di specializzazione al museo di Faenza. Ce ne sono di posti, ce ne saranno sempre di pi, ce ne devono essere, perch il petrolio del nostro Paese sono i Beni culturali. Il posto di lavoro un posto di lavoro sempre pi da costruirsi, direi sempre pi da libero professionista, sempre pi il socio di cooperativa dovrebbe essere imprenditore di se stesso, come era lartigiano. Per sviluppare e potenziare lattivit del Museo di Pordenone fu fatta nascere una cooperativa e anche Udine percorse questa via, anche se non penso che la cooperativa sia lunica soluzione. Il Louvre (che il Louvre) ha un gettito di entrate tra il 18 e il 22% dei suoi costi. Il museo unazienda a priori in passivo. Allora bisogna che chi vuole fare un museo ci metta del suo: una comunit di cittadini, unamministrazione, qualcuno li deve tirare fuori i soldi. Ci sono molti musei delle aziende, anche questo un segnale forte. una straordinaria macchina per comunicare, quindi usiamola, usiamola bene.

Perch alcuni settori sono privilegiati rispetto ad altri?


Chi pu partecipare a unimpresa di un museo di scienze? Ci sono aziende, istituti, scuole, persone. Molti Istituti universitari vogliono lavorare con noi. Ma dobbiamo dare sicurezza e per fare ci bisogna evitare i laccioli di unamministrazione che nata e sviluppa le sue tecniche su problematiche molto diverse da quelle di un museo, per cui non funzionale, non in sintonia. Il modello di efficienza di unamministrazione fatalmente non ha portato a buoni risultati. Il controllo deve essere assoluto, totale. La trasparenza, la regolarit delle pratiche di amministrazione, questo senza dubbio fondamentale, ma il

Visto che si parla di azienda museo, il problema quello dei finanziamenti, dei soldi, che servono. Come vede il rapporto tra pubblico e privato. possibile un accordo?.
Il lavoro lo si inventa. Bisogna essere imprenditori di se stessi, anche come gruppo o come singoli, ma usando la propria professionalit e dando garanANNO

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problema non questo. Quindi, ecco sorgere la struttura autonoma, la fondazione, che non ha i problemi della macchina burocratica amministrativa dellEnte Locale. Brescia ha delle frange di rigidit, ma anche di apertura, modernit, ecc. Il motivo per cui il Civico Museo di Scienze di Brescia in citt la cenerentola lo dobbiamo chiedere al Comune. Unanalisi dei bisogni delluomo doggi porterebbe immediatamente a un maggiore impegno per riequilibrare la cosa.

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Cosa ne pensa della comparatistica etnografica e dei musei etnografici locali? Fino a che punto ci aiutano a comprendere le culture preistoriche?

Il metodo della comparazione fondamentale e viene usato molto spesso per definire specie biologiche, fossili, rocce o pietre. il metodo principe e si basa su confronti ed approssimazioni successive per arrivare alla determinazione di un oggetto. La comparazione etnografica ha avuto un grande successo in una certa fase dei lavori delle scienze preistoriche. Poi sono iniziati alti e bassi, abbandoni, ritorni e mode. In uno scavo preistorico viene trovato un oggetto che rappresenta un animale con alcuni fori, altri trovano un oggetto simile con gli stessi fori presso gli esquimesi attuali e si arriva presto alla conclusione che loggetto serviva alla stessa, identica cosa. In realt, abbiamo molti Reperti calcolitici di Colomabaro Cortefranca (BS). Lame di pugnale in fenomeni di convergenza. selce, frammento di ascia, martello in arenaria, (da E. Anati, Valcamonica. Una storia per lEuropa. Studi camuni. v. XIII, Edizioni del Spesso si tratta di conver- Centro)
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genze formali e non funzionali, fenomeni simili per casualit che non sempre legittimano lattribuzione dello stesso significato allo stesso oggetto. Bisogna usare la comparazione etnografica come uno stimolo alla ricerca. Questi studi sono e rimangono solo ipotesi di lavoro e non risultati. un errore che viene fatto molto spesso. Sappiamo benissimo che cosa unipotesi, ma, parlandone con altri, finiamo per usare le ipotesi come delle realt e delle verit Bisogna sempre mantenere un atteggiamento vigile e critico, e usare lintelligenza. Individuare possibili filoni interpretativi piuttosto che dare risposte. Nella ricostruzione di un passato fatta con le scarse tessere di un mosaico che non c pi, follia pretendere una ricostruzione che metta tutto al posto

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Un esempio Schliemann, che trova Troia: non era Troia, Troia non mai esistita. Ne parla Omero, s, ma anche Omero non mai esistito. Per ci parla dellet del bronzo, di cui dice alcune cose che sono chiavi di interpretazione, e allora non pi poesia ma forse storia. Non possiamo ancora sapere fino a che punto lo , il cammino appena cominciato. Non possiamo ancora trarre conclusioni, ma sappiamo che se fino a ieri la leggenda e la favola non facevano parte dei nostri sistemi cognitivi, oggi ne fanno parte a pieno diritto, pur con molta cautela. Ho studiato il tema dellamazzonomachia perch ho avuto la fortuna di esporre un affresco romano del I secolo, un capolavoro assoluto. Ho cominciato a studiare questo soggetto e mi si sono rivelate una serie di chiavi di lettura, ho fatto un passo avanti forse troppo ardito nella interpretazione. Ad un certo momento ho intuito qualcosa e quasi per caso mi sono trovato nel filone di altri studi, di altre ricerche che stanno arrivando alla stessa conclusione. Il mito si ricollega ad una cultura pre-patriarcale, qualcosa che svela interpretazioni che oggi vengono confermate: la dea Madre non pi una entit lontana, passata, invisibile, ma dentro a tutti i miti ed ancora coglibile oggi e lo sar forse di pi in futuro. Queste sono le avventure dello spirito, e secondo me vanno musealizzate, ovvero condivise. Per fortuna molto cambiato negli ultimi dieci anni: quando la Gimbutas ha cominciato a scrivere, le sue idee sono state rifiutate da molta parte del mondo accademico, ma ha aperto una strada che poi stata condivisa. Penso a Louis Godart, che ha scavato a Creta, che legge lIliade non solo come la storia di eroi e di battaglie, ma

giusto e sia in grado di restituirci unimmagine risolta, completa e perfettamente a fuoco. Noi abbiamo usato fino a ieri, per fortuna fino a ieri, la scienza semplificante. Il modello della fisica classica, intendo, che pensava di aver risolto quasi tutti i problemi cognitivi del mondo con poche e semplici leggi: tutto ci che non vi rientrava era considerato eccezione, anomalia. Oggi abbiamo la convinzione che lanomalia fa scienza quanto la normalit, e forse talvolta di pi. Non possiamo perdere di vista leccezione. Il discorso sulla complessit del reale non pu pi essere ignorato, purtroppo fatica a entrare nella quotidianit di molti saperi. Per capire la diversit occorre saper cambiare il punto di vista. Ci siamo resi conto ormai che la scienza ufficiale non riesce a descrivere, a calcolare, a riprodurre il mistero della natura. Noi siamo andati sulla luna, ma non conosciamo ancora tutto. Non sappiamo descrivere, prevedere il moto di una foglia che cade; il battito di ali di una farfalla nel Mato Grosso pu generare un uragano nelle isole giapponesi. Unoperazione umana sempre altamente complessa, quindi le interpretazioni sono molte. Va bene la comparazione, va bene il parallelo etnografico, ma occorre tenere presente che spesso ci sono fenomeni simili che non si possono e non si devono sovrapporre. Talvolta proprio una di queste comparazioni ad accendere una lampadina e a far intuire un qualcosa che poi va studiato e non accettato come una semplice illuminazione. Proprio qui sta la sfida e la difficolt estrema.
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dandone una lettura al femminile: le protagoniste diventano allora le figure femminili, che determinano il fato. Lidea del fato ci ricollega subito ad altro e la cosa diventa interessante, non tanto per la novit dellinterpretazione o per il coraggio di una determinata affermazione, ma perch questi studi sviluppano temi che appartengono al passato delluomo e che fatalmente ritroviamo nel presente.

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Come vede lutilizzo di calchi o di tecnologie avanzate allinterno di un museo, nel suo o in un altro Museo di scienze naturali?
consigliato labuso. un tema che abbiamo a lungo trattato, anche attraverso un corso-laboratorio 3R: recupero, restauro, riproduzione. Il calco si usa molto per la paleontologia dei vertebrati, ma un sistema che va bene per tutto. Fino a un paio di secoli fa il calco era un dono da principi, se lo scambiavano i regnanti, magari per la riproduzione di una statua greca. Calchi e riproduzioni sono stati molto usati per gli oggetti naturalistici, nei Musei e nei parchi tematici. Va bene riprodurre gli oggetti, va bene riprodurre le macchine e gli strumenti, ma non riprodurli per esporli, riprodurli per usarli. Facciamo costruire ai ragazzi gli strumenti (in fondo anche Galileo si fatto il suo telescopio). Per larsenale di Venezia, pensavo di far fare ai ragazzi una corda. Un ragazzo viene dagli Stati Uniti a visitare Venezia, fa uno stage e fa un pezzo di corda, proprio come lo facevano alle corderie dellarsenale nel 1500. Torner a casa ricco, porter a casa il pezzetto di corda fatto da lui, ma avr anche qualcosa daltro dentro, di molto pi importante. Ho parlato di un pezzo di corda, figuriamoci se gli

facciamo fare una barca! Quindi ben vengano laboratori e sperimentazione: qualcuno comincia ad esserci anche da noi, con molti difetti e molti errori, ma bene che ci sia. Un esempio lesperienza di Ausilio Priuli a Boario Terme con lArcheo-park. Pur con possibili difetti sulla linea di esperimenti interessanti: si pu migliorare, si pu correggere il tiro, ma una linea buona, cos come lo sono il calco e la riproduzione. Ritengo per un errore far vedere un calco in vetrina, perch vero che talvolta il calco costa qualche milione e che comunque prezioso, per anche vero che la vetrina non si giustifica se non per estreme necessit di protezione. Spesso se ne abusato e spesso non cos salvifica rispetto alloggetto come si crede comunemente. Il calco va lasciato toccare Quando vedo un ragazzino accarezzare una statua greca, capisco di aver centrato un obiettivo di fondamentale importanza.

Ritorniamo al Museo dei cinque sensi di cui parlava prima


Il calco e la riproduzione sono strumenti museologicamente corretti, molto importanti. Noi abbiamo spesso utilizzato gli scheletri di un vertebrato fossile, montati. Oggi non ci sto pi! Ci sono delle condizioni necessarie da tenere presenti: lesposizione non deve danneggiare il reperto e gli interventi di restauro devono essere reversibili. Nessuno mi pu convincere che il montaggio di uno scheletro non danneggi il reperto. Potrei fare degli esempi estremi: in un museo stato montato uno scheletro di balena, che un grande oggetto, sia per le sue dimensioni che per il suo aspetto fantastico. Certo, lo scheletro di una balena di grande
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magistralmente alcune tecniche gi sperimentate in Francia e ha fatto calchi di sepolture che sono decisamente straordinari, veri capolavori. Noi abbiamo la fortuna di averne uno qui. Allora io dico: facciamone cento, duecento. chiaro che costano, ma in gioco la diffusione della cultura. Il calco un oggetto magico, straordinario. Si impara anche con lemotivit di fronte ad una sepoltura, ed molto diverso dal guardare la foto su un libro. Oggi, per fortuna, si fanno foto a grandezza naturale piuttosto convenienti grazie allutilizzo del digitale: ricordiamoci di usarle. Attraverso la tecnologia, le immagini, la comunicazione, si pu reinventare qualsiasi museo, mettendo a posto prima di tutto le cose che funzionano. Ogni museo si pu usare, anche il peggiore: basta fare lo sforzo di rinnovarlo e migliorarlo.

interesse, ma non mi si venga a dire che un intervento reversibile. Perch se ho bisogno di studiare la dodicesima vertebra dorsale, chi me la tira gi? smontabile ma occorre molto tempo, una squadra di operai, bisogna stabilire i tempi, magari si rompe, cade qualcosa quindi velleitario affermare che un intervento reversibile. Nel laboratorio di Possagno (Tv) furono riprodotti un elefante e un ippopotamo che erano esposti montati al Museo di Paleontologia dellUniversit di Padova. Li abbiamo in parte smontati, restaurati e poi riprodotti. Unopera-zione del genere facile solo a parole. Gli scheletri di materiale fossile sono dei reperti importanti scientificamente, vanno tenuti a disposizione dello specialista, conservati nel miglior modo possibile da ogni punto di vista. Lesposizione di uno scheletro va benissimo: facciamo un calco, lo montiamo senza ferri e senza rompere niente, con viti passanti, col velcro, con incastri, in modo che si possa facilmente staccare e riattaccare. Possiamo anche farne due: uno montato e uno ai suoi piedi, sciolto in modo da poter prendere in mano i pezzi. La reversibilit, lintegrit, la conservazione ne risultano garantite e la didattica altrettanto. Non sacrifico o luna o laltra. Ho soluzioni che funzionano. Oggi la tecnologia ha fatto progressi ulteriori: nemmeno fare un calco unoperazione reversibile e danneggia il reperto. Per questo oggi si pu utilizzare preferibilmente la scansione in 3D. Nascono metodi nuovi e c grande impegno tecnologico, non solo perch abbiamo la tecnologia, ma perch sappiamo a cosa serve e dove vogliamo arrivare. Ben vengano quindi la produzione, le copie, i calchi. Il professor Giacobini, antropologo a Torino, ha applicato
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Zurla 5 R. Campagna estiva Dipartimento C.C.S.P. Valcamonica.

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Quaderno n 1 A questo proposito, se Lei dovesse disporre di fondi consistenti da utilizzare per il museo, quali sono le modifiche che vorrebbe fare subito e quali sono invece le cose che non cambierebbe?
Cambierei assolutamente tutto. Il museo dopo cinque anni vecchio e va cambiato. I ritmi della sensibilit e della cultura, dellimmagine, i sistemi cognitivi cos come i contenuti delle discipline, dopo cinque anni sono vecchi. Personalmente credo di non avere limite di spesa. Per quanto fantastica possa essere la cifra, credo che i miei sogni e le mie utopie siano sufficienti ad investirla. La direzione gi dichiarata: darei molto pi spazio allambiente, al volume, alla scenografia. Abbiamo passato anni e interi congressi a discutere sullinterattivo e il multimediale. Ho fatto il primo tentativo di informatizzazione di un museo italiano a Pordenone, lontano da Milano. stata una bella esperienza realizzata in un ambiente povero, lontano dai grandi centri di innovazione tecnologica, ha significato acquisire una competenza ed stata anche loccasione per imparare qualcosa facendo. Questo ha fatto s che io partecipassi a un congresso e ne uscissi presidente di un comitato internazionale per le innovazioni tecnologiche nei musei. Ero il direttore, ma mi ero sporcato le mani, avevo la visione e anche la prassi. E allora, voi mi chiedete cosa farei? Ancora prima di sapere cosa fosse Internet ho fatto nascere la prima rete di musei in Italia. funzionata per qualche mese. Ho riempito il museo di computers, ho testato le strategie perch potessero essere utilizzate anche dal pubblico degli anziani. Ho capito che il computer sarebbe stato sempre pi invasivo, nella nostra vita, nella nostra

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casa, in tutto quello che facciamo (non parliamo dellautomobile). Ho per capito anche che dopo la prima ubriacatura, per fortuna comincia a sparire. Io ne sono un fruitore entusiasta e propositivo, ma per fortuna comincia a sparire. C, ma oggi fa quello che deve fare e risponde a segnali che non sono solo la tastiera, il mouse e il monitor. Cosa significa interattivo? Linterruttore della luce interattivo: entro in una stanza, buio e accendo la luce. Linterruttore fa succedere delle cose, genera la luce, fa una magia, che ormai per noi ovvia, ma sempre una magia accendere la luce in una stanza buia come avere il coraggio di guardare unalba, un tramonto, una costellazione, una goccia dacqua su un trifoglio. Ci migliora la qualit della vita, e non solo una osservazione da naturalista o un fenomeno fisico. Interattiva la mostra, interattiva laula del museo, ma anche interattivo il mio stato danimo nei confronti di una sala. Ritengo che ora che abbiamo capito cosa sono i computers, la cosa da fare sia farli sparire, farli lavorare nellombra, dietro le quinte. Ritornando alla domanda: nel mio cassetto ci sono sogni, desideri, e le utopie sono molte. Adesso sto lavorando di nuovo sulla tecnologia, sulla scansione a 3D. La realt virtuale, appena se ne iniziato a parlare, ha preso subito piede: passata attraverso il computer, i giochi, gli occhiali etc. A me non mai sembrato di essere in un altro mondo, non mi mai capitato di pensare: mi sto muovendo davvero nel tal ambiente. Ho sempre pensato: sto spostando il mouse, sto spostando il punto di vista. la metafora giornalistica che ci condizioANNO

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per conoscersi prioritario ed dentro di noi: ogni individuo critico e responsabile ha dentro questi strumenti. Tutto il resto viene da s. Se questo il nostro progetto di lavoro, allora sappiamo per chi e perch, e il come viene da solo.

na, abbiamo di nuovo confuso la metafora con lidea vera. In questo museo si impara anche con lemotivit. Cerco sensazioni, non per edonismo, ma per una domanda di senso. importante nel nostro (mi auguro condiviso) mestiere, sapere perch e per chi si lavora. importante porsi queste domande. E chiedersi: chi oggi veramente disposto a investire per un uomo critico e responsabile? E allora ecco il museo non neutrale, eccolo obbligato a schierarsi. Cosa mettete in un museo? E perch e come? Io sogno il museo delluomo e ho gi pronto il progetto, il progetto di uno strumento cognitivo delluomo su di s. Non ho in mente un calderone che amalgami tutto, ma sono consapevole che la goccia dacqua, cos come il graffito, sono occasioni per conoscere se stessi. E allora ne vale la pena.

Come vede la possibilit di aprire nuovi spazi allinterno del museo? Anche con giochi o attivit interattive per bambini accompagnati dai genitori, allo scopo di farli manipolare, ricostruire, disegnare? Quali strumenti sarebbero necessari per attuare questo progetto e come vede lintervento di personale anziano, di pensionati che hanno concluso il loro ciclo lavorativo, ma che hanno ancora energie da dare per un impegno di questo tipo?
A proposito dellentrata di privati o di altri nei musei, in Italia c la legge Ronchey che stabilisce lappalto per fare dei bookshop in un certo numero di musei. Questa legge funesta, forse anche illegale e anticostituzionale, ma soprattutto illegittima nei confronti dellistituzione culturale. Perch per definizione accettata il museo una struttura che non ha fini di lucro. Nel momento in cui ho unattivit squisitamente museale che ha degli incassi, non posso concepire che questa attivit venga svolta per lucro. demenziale espropriare lo stato, la cultura, il museo, di unentrata, dandola ad una ditta esterna, privata, che ha solo scopo di lucro. Il danno oltre la beffa, che la prima gara nazionale su cinque grandi musei romani per fare il servizio di bookshop lha vinta la Reunion des Muses Nationaux, non una ditta privata, dunque, ma un organismo burocratico dello Stato, e per di pi di un altro Stato. C ancora di peggio: la maggior parte di quanto viene venduto al Louvre fatto in Italia. Capite cosa significa? C una grande confusione.

Per questo innovativo quello che stiamo facendo nel nostro Corso di Formazione: andiamo in questa direzione, capire profondamente le cose, conoscere, ognuno con le sue aspirazioni, i suoi sogni e i desideri
Torniamo a un punto fondamentale. pi importante oggi di fronte alla ridondanza delle informazioni, alla quantit enorme di sapere che lumanit produce avere un certo numero di conoscenze o avere un metodo per conoscere? una domanda retorica. Ha senso oggi la parola studiare per i ragazzi? Insegniamo loro a guardare le cose. Io sono contento quando un giovane esce di qui avendo visto qualcosa che non aveva visto prima, sono soddisfatto se ho condiviso con lui almeno qualche piccola strategia sul saper vedere, sul saper udire. Il metodo per conoscere e
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Parlando delle attivit nel museo. museologica, questa cultura e umaVanno benissimo il laboratorio, la didat- nit. tica etc. Ma se si tratta di una ludoteca Quello a cui penso per il vostro Corso questo termine non mi piace. In Italia una sala dedicata alla Valcamonica, funziona in modo particolare anche il inserita qui, nel Museo di Scienze di volontariato. Io sono stato accompa- Brescia. Gradirei una vostra collaboragnato alla visita di una riserva indiana zione. Scrivete cinque parole che individegli Hurons nello Stato del Quebec da duino un tema, un soggetto, invece di una volontaria del museo delle civilt. andare a raccontare la definizione di Non era un professore di antropologia, museo, cosa che io impongo sempre ai era una volontaria del museo. Io volevo miei studenti e che annoia moltissimo. Il solo essere introdotto e laiuto della sistema principe questo: avere il guida mi ha fatto risparmiare molto coraggio di rinunciare alle troppe parotempo e mi ha permesso di incontrare le, uscire dai binari, scegliere poche le persone giuste. Era semplicemente parole che definiscono un museo e uninfermiera dellospedale che dedi- lavorare un po su questo. Per il vostro ca il suo tempo libero a fare la guida caso direi: facciamo un museo cos, e nei musei. Non faceva parte di una basta. Ci lavorate due o tre settimane e cooperativa, non era n un laureato, abbiamo iniziato il cammino. n uno studente, era semplicemente Edgar Morin riguardo al metodo cita A. uninfermiera. Da noi non avrebbe nes- Machado: caminante no hay camisun tipo di riconoscimento ufficiale, no/se hace camino al andar. mentre per il Quebec questo normaVALENTINA BIRAGHI E SILVANA DAMIANI le. Allora sponsor o non sponsor, volontario o non volontario, anziani o non anziani, dipende da come le cose vengono fatte e dal perch si fanno. Cito ancora lesperienza del Friuli. In Valcellina gli insegnanti e i bambini in laboratorio hanno rifatto la calce, insieme agli anziani: hanno cucinato i sassi, li hanno scelti, hanno restaurato la f o r n a c e abbandonata. Questa per me una Zurla 5 R. Campagna estiva Dipartimento C.C.S.P. Valcamonica. operazione
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Il corso di Geofilosofia
Lattivit di studio e ricerca delle radici culturali del nostro passato, oggi, nel mondo della progrediente globalizzazione, in cui altissimo il rischio di ridurre ad un unico informe e livellante denominatore le molteplici differenze che hanno costituito la ricchezza della Terra, assume una rilevanza del tutto particolare. Non pi soltanto come unattivit antiquaria e musealizzante, un lavoro di accumulo e catalogazione di enormi masse di dati, che nellimmaginario comune appaiono come un mondo polveroso e ineffettuale destinato alle cure di esperti fuori dal tempo, n come la sistemazione bizantina e fine a se stessa di un bagaglio culturale che finisce per diventare zavorra sempre meno trasportabile in un tempo di accelerazione e di trasformazioni sempre pi rapide, il rivolgersi alle testimonianze del passato con la consapevolezza della propria specifica collocazione culturale e temporale, dei compiti di comprensione e di senso che la nostra epoca, forse pi di ogni altra, richiede, oggi esige uno sguardo per molti versi inedito. Si tratta certamente della necessit di ricomporre una capacit analitica e interpretativa che vada ben oltre la settorializzazione dello specialismo, sapendo coniugare sensibilit e strumenti di lettura di provenienza disciplinare diversa, ma uniti nellorizzonte in cui convergono: il senso dellabitare umano sulla Terra nella sua
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universalit e specifica localizzazione insieme. In primo luogo, dunque, la domanda sul senso che pu rendere intelligibili unitariamente gli sparsi e necessariamente frammentari dati provenienti dallantichit pi remota, in uno sforzo di ricontestualizzazione che passa anche attraverso, per esempio, la lettura degli ambienti e dei paesaggi, la ricostruzione delle simbolizzazioni spirituali, la segnatura sui terreni, la costruzione di mondi peculiari in cui lalleanza, la venerazione o linterpretazione della natura, del cosmo, delle loro manifestazioni, prima e pi essenzialmente che le ragioni materiali e tecniche, che ne sono subordinate, dettava lapertura imprescindibile del possibile essere al mondo. Da questo punto di vista, lapproccio geofilosofico alle tematiche dellabitare, del paesaggio, della simbolizzazione attraverso cui la natura diviene uno specifico mondo per labitare umano, in relazione alla concretezza e significativit estetica e simbolica del territorio, pu fornire spunti euristici e strumenti di elaborazione concettuale non solo di prevalente ascendenza filosofica, ma anche di derivazione geografica, iconografica, antropologica, religiologica, ecc. In questottica la collaborazione della geofilosofia, del suo modo di guardare e problematizzare un territorio, alla ricerca sul terreno dellarcheologia preistorica ha gi dato risultati estremamente significativi, mostrando come la ricchezza degli strumenti culturali, la

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duttilit con cui possono essere impie- paesaggio simbolico, non pu e non gati a partire da uninterrogazione uni- deve essere ritradotta frettolosamente taria di senso riescano spesso a farci nei codici dellobiettivazione contemvedere dimensioni e realt eloquenti, poranea (occidentale moderna), pena ma che potrebbero rimanere invisibili a la sua omologazione, e dunque la canpartire dai presupposti tradizionali del- cellazione del suo senso irripetibile e sinlapproccio specialistico. golare. Dunque linterpretazione e la Daltra parte, occorre essere consape- salvaguardia di ci che siamo (diventavoli che anche lattivit di ricerca e ti), in tutta la meravigliosa ricchezza conservazione del passato ha una delle differenziazioni, la difesa e la valodiretta e importantissima implicazione rizzazione dei volti plurali della Terra nel presente e nel futuro della cultu- (culturali e naturali), una rinnovata ra in cui opera, a patto di non cadere coscienza e responsabilit di un mondo negli opposti e complementari rischi di che ci trasmesso come eredit da una musealizzazione imbalsamatoria, preservare e incrementare nella ricnellarchiviazione che illudendosi di chezza delle sue forme, dei suoi colori, essersi appropriata del passato in realt dei suoi linguaggi, e dunque il progetto lo dimentica definitivamente, o, dallal- di un mondo non livellato allinforme tra parte, di una spettacolarizzazione desolazione di una monocultura, trovafalsificante di un patrimonio culturale no un momento fondamentale nellattiricostruito e sfruttato nel suo appeal vit e nella passione di chi sa che misterioso e arcaico, o reso funzionale anche da una comprensione dellantiallinvenzione di ascendenze inverifica- chit e del passato pi remoto, che te e puramente ideologiche. Chi opera molte delle questioni che oggi ci assillanel patrimonio culturale investito di no potrebbero essere fecondamente unenorme responsabilit, non solo ripensate. quanto alla mera conservazione degli LUISA BONESIO oggetti, ma anche in ordine alla consadi Estetica presso lUniversit Statale di Pavia pevolezza di radici simboliche, culturali, Docente (la docente ha tenuto presso il nostro Corso, durante il spirituali, estetiche e paesaggistiche primo semestre, il Modulo di Geofilosofia, n.r.) che fanno parte dellidentit culturale di ogni regione della Terra. Salvaguardare le tracce di queste differenze vuol dire saperle lasciare in unalterit che le preserva da ogni facile e distorcente appropriazione, essere consapevoli che ogni espressione culturale, che sempre specificamente connessa a un dato territorio, Grosio. Rupe Magna. Sett. AE. Uno dei caratteristici Insiemi antropomorfici del sito, costituito da scene corali. (da U. Sansoni, S. Gavaldo, C. Gastaldi, incomprensibile spesso al Simboli sulla Roccia, Edizioni del Centro) di fuori di un determinato
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Archeologia tra museo e laboratorio


Una sperimentazione produttiva
Intervista a Lanfredo Castelletti
esposizione didattica molto significativa realizzata negli anni Venti.

Ci parli brevemente del suo Museo

Premetto che vi sono pi musei che costituiscono nellinsieme il sistema S, anche se la tutela e il controllo delmuseale urbano di limpianto termale propriet comuromano sono di MUSEI CIVICI DI COMO nale. Quando ho pertinenza della iniziato nel 1981 Soprintendenza LANFREDO CASTELLETTI cerano il museo Archeologica per direttore dei Musei Civici di Como ( archeologico la Lombardia. Museo Archeologico Giovio, il museo "Paolo Giovio", Museo storico Garibaldi Storico, Pinacoteca, Riesce a creare una e il Tempio voltiaTempio Voltiano e sorta di comunicazione Centro Polifunzionale no ora in corso di di Villa Olmo). tra queste varie realt restauro; poi si che parlano diversi linaggiunta una seIl Museo Archeologico "Paolo Giovio" nasce nel guaggi? zione che diven1838. Si compone di varie sezioni destinate al collezionismo, come la sala egizia, la sala delle tata molto rilevanNon molto facigemme, quella dei vasi greci e dei bronzetti te, il laboratorio di romani. le. Il museo ararcheobiologia, e Il percorso espositivo dedicato all'archeologia cheologico e il lasul finire degli anni del territorio prende avvio dalla sezione boratorio vanno di Preistorica e Protostorica (particolarmente ben ottanta la pinacopari passo per le documentata la Cultura di Golasecca) e proteca, attualmente segue con le sezioni Romana e Altomedievale. numerose affinit anchessa in fase Dal 1981 ampliato nel 1986 in funzione un esistenti, mentre di ristrutturazione. laboratorio di Archeobiologia fra i pi attivi in abbiamo trasferito Italia. Vi sono inoltre il materiale di intealtre realt esterresse artistico nella ne che fanno capo ai musei, come la pinacoteca e siamo in una fase di proporta praetoria, lingresso principale gettazione avanzata per definire il della cinta muraria romana, che siamo nuovo assetto del museo storico. Nelloin atto di valorizzare, perch di granperazione di riorganizzazione del mude interesse dal punto di vista storico e seo archeologico abbiamo tenuto spettacolare e il museo Casartelli, una
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C anche limpianto termale..

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conto anche dellantica esposizione ottocentesca e del fenomeno del collezionismo, in modo tale da mantenere una certa continuit col passato restituendo, in alcune sale, il sapore del vecchio museo composito con le sue vetrine originali. Alcuni servizi sono trasversali, come la biblioteca, dotata di 10.000 titoli informatizzati e catalogo on line, che suddivisa in tre sezioni, la principale presso il museo archeologico, le altre due rispettivamente in pinacoteca e nel laboratorio. Come nella maggior parte dei musei di vecchia data, le necessit di riordinare, studiare e riesporre i reperti accumulati nel tempo ci ha vincolati a un lungo lavoro sui deposti non del tutto terminato, lavoro che ha richiesto limpiego di notevoli risorse finanziarie ed umane, a parziale svantaggio della ricerca sul territorio. Abbiamo cos revisionato i materiali dei vecchi scavi, e quello via via donato dai privati, realizzato esposizioni fisse e temporanee delle collezioni riordinate, ma abbiamo potuto attuare solo in parte la finalit che ci eravamo posti dallinizio, cio quella di documentare in modo compiuto la storia del popolamento umano del territorio attraverso larcheologia. Tuttavia, come si pu constatare nel percorso di visita, abbiamo avuto lopportunit di riempire pi di una lacuna nelle sequenze cronologiche dalla Preistoria al Medioevo, attraverso un certo numero di scavi effettuati sul territorio.

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rio, due per la precisione in questo momento, in regime di concessione e con i limiti che ne conseguono, soprattutto per la possibilit di effettuare ricerche complementari di superficie e di avere la facolt di controllare i numerosi cantieri di scavo per ledilizia che si aprono sul territorio. Per quanto riguarda la pinacoteca, le ricerche si concentrano soprattutto sui materiali gi in collezione in vista delle nuove esposizioni, essendo la struttura temporaneamente chiusa, mentre sul territorio vengono svolte attivit di inventariazione in coordinamento con la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici, la Provincia e la Regione. Rimane comunque il problema della sproporzione delle risorse impegnate nella sistemazione e manutenzione delle collezioni e quelle destinate alla ricerca sul territorio che dovrebbe essere, io credo, una delle missioni fondamentali di un museo. Cos facendo si produrrebbe fra laltro materiale di prima mano per la divulgazione e la didattica.

In questi ultimi anni ci sono stati restauri importanti nel museo?


Nel museo archeologico abbiamo creato ex novo la sezione del collezionismo, esponendo molti dei vecchi materiali e cercando di mantenere alcune caratteristiche della filosofia espositiva ottocentesca. stata inoltre sviluppata la nuova sezione preistorica e protostorica nel 1997, ad opera della conservatrice Marina Uboldi e ultimamente, nel settembre 2001, stata inaugurata la sezione romana frutto dellimpegno dellaltra conservatrice, Isa Nobile. Questultima sezione assai diversa dalle altre, sia per le caratteristiANNO

Attualmente ci sono progetti di ricerca in cantiere?


I progetti di ricerca in cantiere pi numerosi e articolati sono quelli del laboratorio. Tuttavia anche la sezione archeologica sta svolgendo ricerche per quanto riguarda gli scavi sul territo-

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scente e spettacolare. Al fine di attirare lattenzione del pubblico di preferisce utilizzare criteri espositivi scenografici, fare uso di diorami, si modelli, di multimedialit, di accorgimenti appariscenti, mentre sarebbe preferibile inventare nuovi modelli didattici e nuove forme di comunicazione che sappiano coniugare limmediatezza della comunicazione con la ricchezza di contenuti, non escludendo ovviamente i dispositivi che la tecnologia ci mette a disposizione Non bisogna tuttavia dimenticare il condizionamento dellarchitettura. Lavorando in musei ospitati in vecchi edifici si resta vincolati in modo stretto alle inevitabili costrizioni spaziali e alle esigenze di un restauro rispettoso dei valori antichi. Avevo espresso alla fine degli anni settanta un giudizio obiettivo su palazzo Giovio giudicandolo un po limitante per la didattica archeologica. Tuttavia bisogna convenire che lintervento dellarchitetto Darko Pandakovic riuscito ad armonizzare perfettamente il palazzo con le esposizioni, conferendo una particolare leggerezza alla parte espositiva, che non disturba gli ambienti settecenteschi, e anzi li integra con un arredo moderno ma coerente sul piano estetico. Nonostante questo successo il problema di pi ampi spazi per la didattica rimane aperto e dovr essere risolto con una integrazione agli edifici storici, negli spazi a fianco del Museo attualmente utilizzate per attivit non museali, ma per i quali esistono gi precise indicazioni di progetto. Per la didattica abbiamo naturalmente provato e continuiamo a provare la via del computer, con esiti peraltro modesti, e luso del web. Alla luce delle esperienze di didattica fin qui condotte sia nellambito di

che degli spazi, sia perch essendo troppi i materiali a deposito abbiamo dovuto seguire un filo conduttore sviluppato per temi anzich per ordine cronologico.

Che criteri ha seguito?


I criteri usati per la sezione del collezionismo sono relativamente semplici: abbiamo ricreato il museo di un tempo, naturalmente limitandolo ad alcune sezioni pi significative, come la raccolta egizia, la sala dei vasi greci, quella delle gemme, lantica sala preistorica con laffresco della cartografia archeologica del Lago di Varese, la sala dei bronzetti. Per la parte preistorica e protostorica prevalso il criterio cronologico. Inoltre date la tipologia delle sale del palazzo stato necessario armonizzare con gli ambienti i corpi espositivi, apponendo le didascalie e le ricostruzioni grafiche a parete e utilizzando lilluminazione esterna. Labbondanza di materiali dellEt del ferro ha penalizzato larmonia della esposizione, tuttavia si pu affermare che quella di Como senzaltro la pi ricca e documentata esposizione esistente relativa alla cultura di Golasecca.

Al di l dellesposizione vera e propria intendo teche e collezioni c un modo pi dinamico per valorizzare la preistoria?
Una esposizione di preistoria, pur trattando un argomento in s suggestivo, non possiede generalmente elementi di forte attrazione per il pubblico. Anche i recenti programmi scolastici tendono a eludere la preistoria, che di conseguenza viene considerata con curiosit ma anche con distacco quando esposta in maniera non appariANNO

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Scuola Museo che rivolgendoci per il pubblico generico, possiamo affermare che va presa in considerazione la formula del museo allaperto, formula che ha avuto ed ha tuttora successo nei paesi europei e che potr averlo anche da noi, con incremento di partecipazione e maggiore efficacia dellazione educativa. Larcheodromo o il museo allaperto, sono soluzioni che devono essere sviluppate coerentemente ma con un occhio sempre rivolto alleducazione pubblica. Occorre infatti sgomberare il campo dalla retorica del profitto del bene culturale, dal momento che persino nei sciencecenters, formula vincente di museo sotto il profilo dellefficienza gestionale, si coprono con gli introiti a malapena il 40-50 % delle uscite.

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quasi ventanni fa, a elaborare delle attivit didattiche sperimentali destinate principalmente alle scuole, come la scheggiatura della selce, la tessitura, la produzione della ceramica, la preparazione dei cibi e cos via.

Esistono ancora queste attivit didattiche?


Si, esistono ancora queste attivit e inoltre stiamo cercando di rinnovarle, anche se rimangono i limiti di spazio cui accennavo. Quindi la mia idea quello di sviluppare in un museo numerosi ambienti per la didattica alle scuole, con grandi spazi e possibilmente anche spazi allaperto, per difficilmente reperibili in ambito urbano. A riprova della bont di questa formula cito il fatto che il piccolo orto botanico di piante romane realizzato nel cortile del museo storico esercita fascino e attrattiva sul pubblico.

Se potesse esprimere un desiderio chiederebbe un nuovo museo?


Come ho detto prima propenderei per un museo allaperto, una farm, un museo in cui una parte sia allaperto, unaltra consista in una esposizione tradizionale, con possibilit di interazione del pubblico con materie prime e materiali e una terza sia dedicata alla ricerca, perch la ricerca lorigine prima della didattica. Uno degli scopi del museo archeologico quello di farci riconoscere come parte della stessa specie, che ha prodotto i manufatti pi diversi e pi sparsi nel tempo e ci significa fare o provare a fare gli oggetti che compaiono nelle nostre esposizioni Il museo diventa flessibile, si pu facilmente sostituire unattivit con unaltra, mentre ci diventa impegnativo con le esposizioni tradizionali. Al museo Giovio siamo stati tra i primi,

Lei parlava di disinteresse nei confronti della preistoria dovuto, molto probabilmente, ad una maggiore valorizzazione del classicismo. Secondo lei doveroso indirizzare lattenzione (anche attraverso il museo) verso le nostre radici pi lontane?
indispensabile perch bisogna dare un giusto posto anche a voci meno forti e pi lontane nel tempo. Se vogliamo continuare ad occuparci del passato, ritenendo che questo possa essere una scuola dove si esercitano certe qualit intellettuali, dobbiamo farlo con onest. Il che significa bilanciare le varie parti, correggendo squilibri dovuti a condizionamenti di varia natura. Il pubblico insegua la spettacolarit e richiede sensazioni forti, soprattutto attraverso formule che assicurano le prerogative dellunicit, del mai visto, del gran
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numero di oggetti insieme tutti in una volta ecc. Questa domanda di spettacolarit pu penalizzare larcheologia, soprattutto quella preistorica. Quando si parla di preistoria si pensa soprattutto a Stonhenge o alle incisioni rupestri e questo tipo di archeologia molto, molto pi efficace promozionalmente di quella che tratta per esempio di microliti. tuttavia necessario ravvivare a tutti i costi linteresse con attivit riqualificanti che possono avere carattere stabile o temporaneo ma anche ripetitivo, anche nel caso delle mostre. Io credo che la stessa mostra, gli argomenti della stessa mostra, vadano ripetuti e riproposti in diverse forme. Credo sia utile insistere sullo stesso tema, svilupparlo, curarlo, farlo crescere. Questo richiede anche il coraggio dellinsuccesso apparente, cio per esempio dei numeri modesti di visitatori. A mio avviso una buona operazione culturale pu considerarsi tale anche senza grandi numeri di visitatori, pur condividendo perfettamente le esigenze dellente che organizza, investe e quindi chiede un ritorno di immagine. Ma se la logica puramente quella monetaria, la scelta obbligata. necessario tentare di uscire da questa logica. Un museo locale assolve il suo compito se fa ricerca e diffonde cultura nel territorio, anche se si propone ad un pubblico non particolarmente numeroso. La volont di fare pu essere anche circoscritta ad un target limitato di persone non necessariamente alle grandi masse, che sono viceversa il pane quotidiano dei grandi musei e delle citt darte.
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A conclusione ritengo molto pericolosi certi slogan come quello del giacimento culturale, un mitico vaso di Pandora in gradi di riversare ricchezze su tutti. I giacimenti culturali sono in realt comunque onerosi ma il concetto pu indurre a equazioni pericolose, come ad esempio che essi deve assolutamente rendere, e che ci che non rende vada eliminato...

Ormai c una tendenza allindustrializzazione dei beni culturali..


Non sbagliato. In fondo quando prima parlavo di Museo allaperto, par-

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lavo di non-museo. E quindi credo che per fare un museo non siano indispensabili tutti i vecchi paludamenti. Lofferta pu anche essere diversa. Ci sono moltissimi tipi di museo, dal museo delle bambole al museo agricolo e cos via: strutture molto differenti che inducono ad una semplificazione eccessiva di ci che per sua natura vario e differenziato. Ci sono differenze enormi tra museo e museo, tipologie diverse tra le quali corre un baratro. Quindi importante, sia per la fruizione che per lo sviluppo di ogni singolo museo, studiare una strategia appropriata.

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sto sogniamo di poter disporre anche di spazi allaperto; basta costruire un modello di capanna, disporre degli strumenti e si vede tutto in unaltra ottica, pi verista.

il segreto del successo dellArcheo Park di Darfo Boario Terme?


S, alludevo appunto a questo.

Quali sono le attivit didattiche che il suo Museo Io sono favorevole ad uno sviluppo delporta avanti?
Sono attivit didattiche nate nei primi anni ottanta, in tempi oramai lontani, ragion per cui stiamo progettando altre proposte. Alcune attivit sono nate come conseguenza delle ricerche svolte dal laboratorio di archeobiologia, come per esempio quelle sullalimentazione e sui tessuti. Questultima nata perch abbiamo cominciato a studiare tessuti archeologici di tombe longobarde e quindi avevamo esempi diretti ai quali ispirarci per creare delle attivit legate alla realt della ricerca. Si mostra come nasce un filato, quali fibre si usano, come si procede nelle varie modalit di tessitura, sempre con esempi archeologici e soprattutto con la partecipazione attiva degli studenti. Anche le esercitazioni sullalimentazione, sullo studio delle ossa umane e animali e dei resti vegetali nascono da questo filone di ricerca.

Mi parso di intuire, nelle sue parole, un certo assenso nei confronti della comparatistica. In alcuni ambienti accademici viene denigrata. Lei cosa ne pensa?
larcheologia anche in senso americano, nel senso che larcheologia possa essere considerata un capitolo dellantropologia. La comparatistica non assolutamente una forma ingenua di trasferimento di tipologie e comportamenti dalletnografia allarcheologia. e viceversa. I preistorici, e in genere gli archeologi del secolo scorso, nonostante certe semplicit di metodo colpivano spesso nel segno dal punto di vista dellinterpretazione funzionale. Ci dovuto anche al fatto che vivevano in una societ che forniva ancora modelli viventi di tecnologie ed economie molto pi vicine alla preistoria di quanto siano quelle odierne.

Ci ha parlato del laboratorio, in che cosa consiste?


stato costituito nell81 e ampliato nell86: un laboratorio di archeobiologia, attualmente fra i pi attivi in Italia. Sviluppa i suoi compiti sui materiali organici: resti botanici, resti animali e resti umani. Raramente, a livello internazionale, si trovano riunite tutte queste
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Queste attivit hanno incontrato il favore delle scuole?


S, certamente abbiamo limiti numerici dovuti a limitazioni di spazio e per que-

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la gloriosa Rivista archeologia comense, che questanno compie 100 anni. Abbiamo per fondato una serie di monografie dal titoloArcheologia dellItalia settentrionale. La Pinacoteca ha avviato la pubblicazione di una serie di monografie dal titolo I quaderni della Pinacoteca curate dalla conservatrice,Letizia Casati. Inoltre produciamo cataloghi e libri di argomento archeologico, artistico e storico.

competenze in ununica struttura. La formula con cui viene gestito tutto questo piuttosto interessante. Il laboratorio come i musei comunali. Svolge ricerche per proprio conto e soprattutto effettua ricerche per conto terzi, cio per Universit, Soprintendenze e Musei. I lavori vengono affidati ad una cooperativa di ricercatori che hanno raggiunto una notevole esperienza nel loro settore scientifico. In altre parole una Soprintendenza sta eseguendo uno scavo e vuole conoscere i dati sullambiente, leconomia agricola, lallevamento luso di materie prime di origine organica ecc.: ci interpella e noi effettuiamo le campionature necessarie. Poi studiamo il materiale in laboratorio e stiliamo una relazione, che in genere viene pubblicata su un periodico o un volume specializzato. Naturalmente per fare questo bisogna anche avere unattrezzatura adeguata, infatti siamo stati il primo museo in Italia ad avere avuto un microscopio a scansione, gi nel 1986. Inoltre il laboratorio possiede collezioni di confronto notevoli, come ad esempio la collezione di semi recenti ed antichi di scavo, che ci vede al quinto posto nella graduatoria europea. In questi venti anni di attivit abbiamo studiato oltre 700 siti archeologici diversi e abbiamo prodotto diverse centinaia di pubblicazioni. Il laboratorio, nato come appendice del museo archeologico, si poi sviluppato indipendentemente, pur continuando a farne parte, a interagire con esso e a costituire un importante serbatoio di informazioni per lattivit espositiva e didattica.

Il museo organizza delle mostre?


Il museo organizza soprattutto mostre medio-piccole. In Pinacoteca si sono realizzati cicli di mostre e anche mostre importanti. La mancanza di spazio ci impedisce di realizzare grandi avvenimenti nel Museo archeologico. Abbiamo avuto modo di utilizzare gli spazi di villa Olmo, che dipende dai Musei. Questanno grazie alla collaborazione con l Universit dellInsubria e il Centro Volta stata proposto un nuovo tipo di mostra, che ha avuto successo e che si spera possa diventare permanente. Si tratta di una mostra interattiva di carattere scientifico intitolata Di luce in luce il cui intento quello di creare intorno al tema della luce un insieme di proposte che vanno dagli aspetti puramente scientifici e sperimentali, a quelli letterali e artistici

Qual il rapporto tra il museo e la citt?


A me pare che il rapporto sia buono, soprattutto in questi ultimi anni, quando siamo usciti dalla fase di riordino e di restauro depositi e abbiamo iniziato a proporre esposizioni permanenti rinnovate. Contiamo ora sulla inaugurazione del Tempio Voltiano rinnovato e sulla riapertura della pinacoteca, che uno

Ci pu dire qualcosa sulle pubblicazioni del Museo?


Non abbiamo mai realizzato un periodico archeologico perch a Como esiste
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spazio interessante in s per i contenuti e per come essi verranno proposti.

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Comparando musei italiani e musei europei, i musei italiani dimostrano spesso una certa arretratezza
senzaltro vero, ma altrettanto vero che c un fermento di rinnovamento che gi ha prodotto e potrebbe produrre risultati eccellenti.

Il fatto di voler contestualizzare a tutti i costi, conservare rigorosamente in situ, come si dice, molto importante e interessante, ma pu anche essere rischioso in una societ come la nostra che distrugge e dimentica. Quindi bisogna stare attenti a voler essere a tutti i costi coerenti, di una coerenza spesso filosofica e formale, che pu portare brutte sorprese sulla scala di decenni, allontanando il pubblico dai musei

Secondo lei da cosa dipende questo gap?

Quali sono le figure professionali necessarie ad un Per certe soluzioni museografiche noi museo e quali competenze devono avere?
abbiamo in certi casi un atteggiamento, come dire, un po snobistico, per esempio verso i musei allaperto. Nei confronti di soluzioni considerate troppo disinvolte abbiamo sempre manifestato una certa diffidenza La Regione Lombardia ha codificato negli ultimi tempi, in accordo con altre Regioni e con lo Stato, le figure principali. Queste figure sono ovviamente la figura del direttore, su cui si potr discutere (anche se credo che la questione sia chiusa) se debba essere un tecnico o un manager, cio una persona che ha la classica veste dello studioso o una persona pi orientata al commerciale. Poi annoveriamo i conservatori dato che il direttore di qualsiasi estrazione professionale sia non pu, in un museo di una certa dimensione, essere onnicomprensivo di tutte le differenti realt. Poi ancora la figura del responsabile delleducazione, dato che la missione di fondo del museo proprio questa. Infine le figure del responsabile della sicurezza e naturalmente del personale che accoglie il pubblico.

Parabita, Lecce, Italia. Venere di Parabita. Statuetta in osso. (rilievo CCSP, Archivio WARA W01133)
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Lei condivide questa impostazione generale che ha ciata, e anche la foresta , da alcuni millenni, un edificio fatto dalluomo, dato la Regione?
Condivido senzaltro la normazione delle figure professionali fondamentali, direttore e conservatori e in particolare il risalto dato alla missione educativa dei musei e alle figure che afferiscono alla sicurezza.

ordinato e modificato su larga scala. Un muro sembra una cosa diversa, un manufatto ma limportanza, ai fini di ricostruire una storia globale irrilevante.

Secondo lei lo stato dei beni culturali in Italia va nella direzione di uno sviluppo auspicato o auspicabile per persone che come noi frequentano questa Come si reperisce il materiale di un museo archeo- scuola? Secondo lei c leffettiva possibilit di logico? riuscire a lavorare?
In un museo archeologico non statale la questione molto seria in quanto lo Stato condiziona fortemente qualunque attivit di ricerca. Il museo non pu fare scavi liberamente o fare ricerche in superficie, ma solo in regime di concessione. Per vari motivi adesso si fanno soprattutto scavi di emergenza, il che molto riduttivo dal punto di vista scientifico: io credo che larcheologia vada risolta per problemi, per ipotesi formulate su scala maggiore o minore, ma sempre tenendo presente la necessit di un riferimento territoriale e lo scavo la principale verifica per le ipotesi formulate e al tempo stesso un congegno che serve a innescare altre ipotesi e cos via. Il controllo capillare del territorio potrebbe essere effettuato utilmente da strutture decentrate, come i musei locali, alla stregua di quanto avviene in altri paesi. Il controllo attento dei movimenti di terra insieme alla survey lunico modo per ricuperare le tracce generalmente sempre deboli di tutto ci che preistoria e che nella maggior parte dei casi destinato a scomparire sotto la ruspa. Dal mio punto di vista altrettanto importante un livello a carboni quanto un muro romano. Un livello di carboni pu essere il residuo di una foresta bruANNO

Allinizio, diciamo dieci o pi anni fa, ero pi pessimista circa la possibilit di poter esercitare una professione nel campo dei beni culturali soprattutto nel settore archeologico, tenuto conto che il riferimento sostanziale era lassunzione nellente pubblico, Soprintendenze e Musei. Poi i fatti, per fortuna, mi hanno smentito. Mi sembra che siano sorte nuove realt professionali e che altre si vadano creando nel campo della ricerca, della tutela e della valorizzazione didattica e turistica, in un quadro di vivace imprenditorialit. Quindi la strada sembra aperta, per userei prudenza nel prevedere successi incondizionati per tutti, mentre sarei propenso a incitare ad avere coraggio e iniziativa per costruire il proprio percorso professionale.

Per noi un dibattito quotidiano. Da una parte c la passione, dallaltra c la dura realt
Contano anche le scelte politiche e i condizionamenti culturali. La nostra societ produce una enorme quantit di cose inutili e, nello stesso tempo, considera inutili proprio le ricerche di archeologia preistorica. Il problema per anche una questione di domanda: importante esercitare unazione incisiva a livello culturale sul pubblico,

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perch un pubblico non condizionato solo dalle poche forme di cultura di massa, sicuramente un pubblico orientato verso una maggiore curiosit e sensibilit per fenomeni culturali considerati minori. Poi c il problema delle mostre, che non sono sempre uno strumento culturale mirato e coordinato, anche se portano conoscenza e cultura. Per rimanere nel nostro campo si sa che le mostre di archeologia preistorica hanno poco successo e che creano insoddisfazione da parte di chi le organizza e da parte chi le sponsorizza, alimentando una pericolosa spirale riduttiva che sminuisce la visibilit della disciplina restringendo indirettamente anche sempre pi le opportunit di spazi e risorse per la ricerca. Secondo me occorre che tutti quelli che si occupano di archeologia preistorica, che lanello pi debole, si impegnino a fondo in questo ambito di promozione equilibrata della loro scienza.

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Per quanto riguarda i CD ROM abbiamo prodotto qualcosa per mostre e abbiamo alcuni spezzoni di film, mentre la biblioteca dei musei possiede anche una buona raccolta di videocassette a soggetto archeologico.

C qualcosa di cui le interesserebbe parlare? Qualcosa che le sta molto a cuore e che non emerso nelle domande precedenti?
Mi preme molto il discorso sul ruolo presente e futuro del nostro museo e del museo in genere nella societ moderna. Credo, come molti colleghi, mentre continuo a svolgere il mio lavoro di sentire la necessit di fare una riflessione su molti temi che ci stanno a cuore . Fra i tanti vorrei in particolare riflettere sul problema se sia meglio avere sempre pi tanti musei di piccole dimensioni o concentrare le risorse su un numero ridotto di musei importanti. un discorso che va affrontato seriamente. Il numero dei musei condiziona le risorse e anche la qualit dei musei. chiaro che un museo legato allambito della grande citt ha risorse molto superiori rispetto a quello delle piccola e media citt.

Ci sono delle felicissime realt come quelle del museo di Bolzano dove si fa veramente la coda per poterlo visitare. Che ruolo ha giocato un buon lavoro di marketing?
Il marketing gioca un ruolo fondamentale accanto alla promozione. Anche questo deve essere argomento di studio e di apprendimento a livello universitario per i futuri operatori museali.

La discussione sui musei, quindi, sul loro ruolo e funzione, non ancora terminata.
Mi sembra che alcuni dibattiti si stiano facendo piuttosto interessanti. Per esempio quelli che si tengono nel forum dei musei storici in Lombardia dove numerosi musei regionali della stessa tipologia si confrontano. questa una delle tante strade per fare uscire i musei dal loro isolamento perch affrontino insieme i problemi della loro esistenza. SILVANA DAMIANI e LORIS FATO
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Avete prodotto cataloghi su Cd-Rom o avete materiale on line?


Siamo stati fra i primi ad avere un grande sito web e ora siamo inseriti nel portale del comune ma stiamo lavorando per costruire siti indipendenti per i musei e il laboratorio.

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Archeologia e tecnologie.
La sfida informatica
Intervista a Maurizio Forte, primo ricercatore del CNR di Roma
A pochi chilometri dalla periferia di Roma, nascosta dalle morbide colline della Sabina tiberina, vi la sede del CNR, un piccolo villaggio ideato e costruito appositamente per la ricerca scientifica in ogni campo del sapere occidentale. Allentrata sono accolto dalla guardia allentrata che mi fornisce di tesserino magnetico e mindirizza verso il centro nevralgico del Centro. Lambientazione e il clima di silenziosa, cerebrale, frenetica attivit rimandano alle atmosfere degli science thriller descritte nelle pagine di libri-culto come Andromeda. Pianabella di Montelibretti per non nasconde nessun mistero, soltanto uno dei luoghi dove si svolge la ricerca al pi alto livello.

Di cosa si occupa il CNR e che tipo di ricerche in sante tecnologico sia sul versante umanistico, assemblando quindi la formazioparticolare vengono svolte nel vostro Istituto?

ne scientifica delle cosiddette hard Il Consiglio Nazioscience, le scienale delle Ricernze dure, come che un ente di chimica, fisica, con CNR DI ROMA Istituto di ricerca pubblico, le scienze umanistiSviluppo delle tecnologie applicate ai beni culturali. preposto alla ricerche come larca avanzata in cheologia. Ci MAURIZIO FORTE tutti i settori scienticomprova e afferPrimo Ricercatore del CNR di fici, tra cui larma che un Istituto Roma, Docente presso il cheologia, anche Master di Beni Culturali della Scuola Normale con queste caratse in percentuale Superiore di Pisa e allUniversit di Siena. teristiche produce questo campo ocun effetto intelletcupa una piccola parte dellintero tuale nuovo, persone che hanno come CNR; si tenga presente che gli ar- obiettivo un linguaggio comune divercheologi sono solo qualche decina ri- so dai linguaggi abituali dellarcheolospetto alle migliaia di ricercatori oc- gia, campo nel quale tra umanisti e cupati negli altri campi di ricerca. Il scienziati sempre esistito un rapporto nostro istituto si chiama Sviluppo delle di distanza o di pura e semplice produtecnologie applicate ai beni culturali; zione di servizi, intendendo con ci non venne fondato nel 1978 e fu il primo isti- ricerca applicata ma prestiti di competuto di ricerca veramente interdiscipli- tenze e servizi che riaffermano la cosidnare e multidisciplinare; le tecnologie detta ausiliarit di alcuni saperi tecnoapplicate ai beni culturali nascono da logico-scientifici nei confronti della un lavoro di quipe che ha come foca- ricerca archeologica. Pi concretalizzazione il bene culturale nelle sue varie mente la multidisciplinarit del nostro prospettive di analisi culturale, di rico- Istituto presenta varie unit operative: struzione, di comunicabilit sia sul ver- biofisica, architettura, chimica-fisica,
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archeologia, geologia, informatica. Linterdisciplinarit sta nel fatto che tutte queste cellule formano un unico corpo che integra competenze attraverso varie tipologie di formazione anche dei ricercatori stessi; gli architetti in particolare si occupano dellanalisi del degrado, sia del rilievo sia del monitoraggio dello stato di conservazione del corpo strutturale e architettonico, diagnosticando interventi futuri. Questo laboratorio lo abbiamo battezzato da poco pi di due anni, lo abbiamo chiamato Laboratorio di Virtual Heritage ed ha lo specifico obiettivo di gestire linformazione virtuale legata al bene culturale, quindi tutto ci che virtualmente viene rappresentato per descrivere e comunicare il bene e lattivit culturale. Convenendo a livello mondiale che impossibile preservare per sempre loggetto culturale, dobbiamo preservarne la memoria e di conseguenza vi lo sforzo scientifico di conservare la migliore memoria possibile delloggetto. Credo che questa sia una consapevolezza fondamentale, almeno per i paesi che economicamente possono permetterselo. Molta di questa attivit di conoscenza e di studio viene veicolata attraverso convegni e attivit scientifiche, ma raramente la comunicazione definitiva raggiunge il grande pubblico, salvo lutilizzo potenziale di internet dove purtroppo di virtual heritage vi ancora troppo poco che sia scientificamente controllato. Il laboratorio nasce quindi in questottica: lutilizzo di tutte le tecnologie digitali applicate in particolare al settore archeologico e in senso lato ai beni culturali; telerilevamento, GIS, sistemi informativi geofosici, tecnologie di realt applicate ai beni cultura-

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li e in generale tutte le applicazioni computazionali.

Quali sono i progetti di ricerca oggi attivi del vostro Istituito ?


Sono in svolgimento alcuni nostri progetti nazionali e internazionali, ai quali, tengo a sottolineare, partecipano anche collaboratori esterni con borse di ricerca, come ad esempio le ricerche nel sito di Axum in Etiopia, a cui collaborano il prof. Fattovich, lIstituto Orientale di Napoli e luniversit di Boston; questo un progetto tipicamente multidisciplinare in cui si intersecano componenti tecnologiche e metodologiche che accorpano competenze diverse ovvero GIS, GPS per il rilievo puntuale delle evidenze archeologiche, applicazioni di realt virtuale, geomorfologia, il tutto finalizzato alla ricostruzione del paesaggio archeologico di et axumita e post-axumita. L Istituto impegnato anche in una ricerca in Kazakistan, si tratta di un progetto europeo ancora al primo livello organizzativo finalizzato alla ricostruzione del paesaggio archeologico e geologico del Kazakistan, paese di enorme interesse culturale. Il progetto fa parte dei finanziamenti europei per ricerche volte allaiuto scientifico ai paesi dellex U.R.S.S.; progetto importante che offre interessantissimi spunti per una riflessione sulle forti implicazioni sociali del lavoro archeologico, aspetto a cui tengo moltissimo.

dunque lecito chiedersi perch fare archeologia?


La domanda a cosa serve larcheologia non n una domanda superficiale n retorica, anzi ritengo che sia una domanda serissima. A questo proANNO

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posito, ricordo una riflessione di un mestiere dellarcheologo anche la figugrande archeologo italiano, Mario ra dellantropologo culturale; questo Torelli, il quale circa dieci anni fa pub- un difetto tipicamente mediterraneo. blicamente afferm che larcheologia In Italia purtroppo non esiste una tradisi sarebbe estinta entro i prossimi zione n scientifica n storica di antrotrentanni. Espressione paradossale, ma pologia culturale che si studia poco e assai critica nei confronti soprattutto di male alluniversit. Larcheologia di una certa fascia accademica. Uno marcato stampo tipologico arriva a scienziato, un ricercatore dovrebbe, a conoscere tutto del prodotto senza mio avviso, introdurre una dimensione conoscere nulla del produttore, ponendi utilit allinterno della ricerca nella do luomo come un fattore del tutto propria disciplina, dovrebbe porsi un separato dal contesto. Da un certo indirizzo proprio punto di vista oltre quello della quindi la critica sua missione istidegli storici tuzionale, cio condivisibile: la ricerca pura. una segmentaLa ricerca fine a zione esasperase stessa non ta dellinformacredo possa giuzione che porta stificare fino in a una altrettanto fondo lutilizzo di esasperata definanziamenti scrizione dellogpubblici. Ritengetto senza quasi go, al contrario, curarsi della diche debba esimensione simbostere sempre ulica che lo stesso na ricaduta sooggetto rappreciale e con ci senta. Si posto intendo una fruitroppo laccenValcamonica, Luine R. 49 B. Dischi a cerchi concentrici, di zione pubblica to sulla descriziocui uno immanicato, e coppelle corredano una figura vagamente antropomorfa, tipo faccia oculi, forse di fase della ricerca cos ne evitando gli precedente (da E. Anati 1982b) come un colloaspetti interprequio, un dialogo fra archeologia e tativi. Questo un aspetto molto grave societ. Affermo questo perch ritengo che decontestualizza linformazione e che in passato si sia disatteso moltissimo che, nella ricaduta sociale dellarcheoquesto aspetto. Si sono venuti a creare logia, crea delle riserve nellopinione solipsismi e isolazionismi totali dei corpi comune riguardo la nostra disciplina e accademici, senza nessun effetto sulla la sua utilit. Per quanto riguarda la pubblica opinione, che, abbandonata ricaduta sociale dellarcheologia nei a se stessa, ha maturato unidea assur- paesi per noi di frontiera da un punto di da, talvolta anche divertente, ma vista culturale, come per esempio gli piena di luoghi comuni, della nostra Stati dellex Unione Sovietica, risulta professione. Uno degli aspetti pi nega- importante e decisivo il fatto che noi tivi il fatto che non si individua nel lavoriamo l in situazioni dove il degraANNO

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do ambientale e culturale sono devastanti. Quindi la ricostruzione del paesaggio archeologico non ha solo un valore prettamente scientifico, ma ha anche la funzione di ricostruire lassetto e la memoria culturale di aree che hanno visto cancellato dalla propria memoria genetica nel corso di pochissime generazioni il paesaggio che per loro era abituale. Alle popolazioni che abitano in quei luoghi stato tolto il contesto, la scena nella quale da generazioni quelle stesse popolazioni hanno operato. A questo proposito, qualcosa dal nostro punto di vista si pu fare: ricostruire tutte le informazioni riguardo ai fatti culturali, economici, artistici ecc. che hanno portato grandissime civilt dellAsia centrale a svilupparsi in quei territori dove oggi vivono popoli non considerati o emarginati. Sono tentativi piccoli come gocce in un oceano, ma anche queste poche gocce sono significative e tali tentativi ricevono ancora pi importanza dal fatto che i nostri progetti trovano enormi entusiasmi locali e laddove vi un entusiasmo cos forte vi una sorta di legittimazione del nostro operare. Questi sono aspetti che riguardano a fondo il futuro dellarcheologia.

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dieci, gli americani si sono accorti, dopo aver perpetuato molti disastri culturali, della presenza dei nativi e della loro enorme cultura. Questo traspare distintamente attraverso internet, in special modo attraverso i siti dei nativi. In conseguenza di questa maggior presa di coscienza, sono aumentati gli scavi e le ricerche nei siti paleoindiani. Ci ha provocato una forte attenzione dei media, la nascita di Universit Dakota o Sioux e lo sviluppo di un terreno favorevole per lo studio e linsegnamento della cultura indiana. Per quanto riguarda lAustralia, lUniversit di Sidney lunica che io sappia ad avere archeologi attivi, quindi le ricerche sono ancora in via di sviluppo. vero daltra parte che in alcune situazioni linformazione archeologica possa dar vita a contenziosi ma ben vengano! Proprio lattenzione e la sensibilit che si generano da queste dinamiche non possono che far bene allarcheologia.

Dal punto di vista occupazionale e organizzativo, i privati giocano un ruolo forte ?


Forte, ma purtroppo ancora casuale. Il sottosuolo propriet dello Stato e ci porta al fatto che le attivit di scavo sono attivit controllate. I cantieri edili sono divenuti luoghi importanti di attivit di scavo professionale. Ci porta a qualche considerazione: il rischio archeologico una realt. Come si parla di rischio sismico o ambientale anche il rischio archeologico viene contabilizzato. Purtroppo, e parlo per lunga esperienza professionale, spesso il rischio archeologico stato considerato in negativo; tutti vogliono imbellettarsi per aver trovato qualcosa durante uno scavo edile, ma larcheologo nel cantiere d fastidio. Mentre il rischio
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Esiste dal punto di vista sociale una archeologia scomoda, una ricerca archeologica che possa mettere in luce delle situazioni di sopruso da parte degli Stati di relativa, recente formazione nei confronti delle popolazioni indigene? Penso alla situazione americana e australiana, a quei popoli che abitano quei luoghi da sempre con loro propri ritmi e uno specifico adattamento culturale.
Direi di no; conosco abbastanza bene la situazione americana. Qui negli ultimi venti anni, e soprattutto negli ultimi

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pi sotto il controllo diretto del corpo accademico. Questi sono stati sistematicamente emarginati come una sorta di stirpe reietta, mentre venivano coccolati i disoccupati che rimanevano sotto il controllo accademico. Sicuramente nelle storie professionali di molti amici archeologi che lavorano nel privato vi sono grandi delusioni universitarie che, in un momento difficile come quello del passaggio tra mondo delluniversit e mondo del lavoro, sono gravi e dolorose. La formazione canonica non pi sufficiente; inaccettabile che un archeologo italiano cominci a guardarsi in giro a trentanni quando i colleghi inglesi a ventidue anni stanno gi lavorando e a ventitrventiquattro hanno un curriculum professionale molto pi denso e completo dei coetanei italiani. Vi una lacuna totale da parte delluniversit per quanto riguarda le attivit e gli insegnamenti professionalizzanti; noi abbiamo tentato di sopperire a queste lacune con lUniversit Normale di Pisa creando dei Master di G.I.S. e di telerilevamento. Ma questo non sufficiente.

geologico accettato e sopportato con rassegnazione, il rischio archeologico non viene accettato e procura malumori. Proprio per il fatto che lattivit archeologica viene vista in questi casi come rischio negativo, ci non ha prodotto altri indotti occupazionali in societ di geologia, in societ edili o nei Comuni. Inoltre, in molti cantieri edili le condizioni degli archeologi non sono affatto sicure, essendo ancora larcheologia intesa come un corpo esterno al cantiere.

La formazione universitaria, sia dal punto di vista formativo sia da quello scientifico adeguata al mondo del lavoro?
Io rimango molto critico e sottolineo le responsabilit gravissime dell accademia italiana nei confronti degli studenti, futuri professionisti. Questa universit non adeguata al mercato, non adeguata al livello e allevoluzione tecnologica del mestiere, non ha nessuna sensibilit nei confronti della formazione intesa come crescita personale, salvo la poche eccezioni che vanno comunque a confermare la regola dei grandi atenei. Ora luniversit non ha pi alibi. Ha unautonomia economica reale, pu fare contratti e reciderli, pu creare strutture di supporto come laboratori di tecnologie applicate. Gi negli anni ottanta esisteva un forte iato fra attivit professionale sul campo e insegnamento universitario, addirittura si finiva luniversit senza aver mai visto uno scavo se non per interesse personale. Una critica pesante che pu essere rivolta alluniversit quella di aver addirittura ostacolato i percorsi professionali: docenti che hanno emarginato gli archeologi che intraprendevano una strada professionale e che non erano
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Sul cantiere di scavo chi si dovrebbe occupare della tecnologia informatica?


La storia recente ci dice che la scelta di un archeologo con preparazione di tecnologie informatiche applicate una scelta vincente. Nel nostro settore serve chi ha una enorme sensibilit sulla natura delloggetto che indaga. La tecnologia un grande aiuto nella produzione di informazioni. Per avere una formazione culturale ci vuole molto tempo, mentre lapprendimento delle tecnologie pu avere tempistiche pi brevi. Negli anni ottanta la maggior parte degli accademici italiani sosteneva che il computer era un giochino.

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Grottadi Niscemi, Monte Pellegrino, Palermo, Italia. Incisione di bovini ed equini. (da E. Anati, 40.000 anni di storia contemporanea, Archivio WARA W05457)

Anzi, con prove dimostrabili, con tanto di articoli scritti e firmati, alcuni di coloro che oggi cavalcano londa dellutilizzo delle tecnologie applicate alla ricerca archeologica furono i primi nemici del suo utilizzo. Molti di coloro che sono stati tremendi detrattori di alcuni aspetti interdisciplinari oggi si ritengono i pionieri del settore. In un recente incontro di archeologia teorica a Ravenna organizzato dal professore Tosi, da pi parti si ribadita lurgenza di creare un nuovo Master di tenore internazionale per formare classi di professionisti con una preparazione e con

competenze adeguate alle necessit attuali del mestiere. Pi si allarga il territorio professionale e pi il settore ne trae giovamento. Poter lavorare a livello internazionale d sicuramente esiti incoraggianti, ma ci vuole una formazione adeguata. Lutilizzo delle tecnologie informatiche applicate allarcheologia non significa riportare semplicemente i dati della ricerca in un sistema informatizzato, ma lo scopo e lattitudine da seguire che linsieme delle parti deve essere maggiore del tutto.
RICCARDO FRIGOLI
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Biologia evolutiva
Un approccio innovativo alle culture preistoriche
Intervista a Roberto Di Lernia
nologico come ad esempio quello dei tempi dellevoluzione. Le difficolt sono in relazione sia al Lo spazio dedicato alla Preistoria allinterno dei come si muovono gli studenti su questi percorsi scolastici quasi inesistente. Quali lacu- temi, sia alle capacit di regia, motivane vede nella formazione degli studenti? Come zione e preparazione culturale degli pensa di poter valorizzare lo studio della preistoria stessi docenti. C una tendenza a una cultura molto nella scuola superiore e nell universit? scolastica, fortemente vincolata al Non credo che ci sia particolare diffe- testo, visto come un riferimento autoritario piuttosto che renza fra i probleautorevole; questo mi della scuola BIOMETIS LABORATORIO DI genera unaspetsuperiore e quelli SCIENZE DELLA VITA tativa un po fondelluniversit, il damentalista rapporto fra effiROBERTO DI LERNIA nella quale il testo Docente di Biologia (Facolt cienza e inefficiendi Medicina dell'Universit scientifico divenza non comundegli Studi di Milano) e que a favore del- Direttore del Laboratorio di Scienze della Vita ta quasi sacro. In questo modo si luniversit. Credo "Biometis". produce una speche gli studenti cie di gabbia virabbiano grossi Il Laboratorio di Scienze della Vita "Biometis" uno problemi di moti- spazio reale e virtuale nel quale gli studenti di tuale dalla quale vazione, ovvero Medicina e Biotecnologie possono riflettere sulla linsegnante non sono fondamen- complessit degli organismi viventi nello spazio e portato ad uscire, talmente demoti- nel tempo. Si articola in due sezioni: la prima, pi ritenendo egli stesgenerale e metodologica, riguarda l'osservazione vati; questo e l'interpretazione della realt biologica mediante so che qualsiasi dovuto al fatto la ricostruzione di microsistemi, la seconda esplora deviazione dallo che non hanno le tematiche generali relative all'evoluzione del- schema del testo metterebbe in avuto adeguati sti- l'uomo e dei viventi. confusione gli alliemoli nei percorsi intrapresi e ci non vale solo per la prei- vi. Si crea cos una specie di feedback storia, ma riguarda anche le scienze per cui, in sostanza, lo studente subisce le lezioni cos come se stesse assistendo della vita pi in generale. Esiste poi una ulteriore difficolt, quan- ad una sorta di recita a puntate in cui do queste tematiche necessitano di conta molto di pi la simpatia intrinseca una collocazione o di un contesto cro- del docente rispetto alleffettiva qualit delle informazioni ricevute; la noia pu
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essere un tipica patologia di questo scenario. Gli studenti in genere non hanno una sensazione concreta di che cosa siano gli oggetti che fanno parte della realt; nel corso di recenti esperienze didattiche sullevoluzione delluomo, ho dato particolare enfasi al contatto col materiale delle indagini, mettendo proprio in mano a studenti di Medicina ossa, frammenti ossei, selci, includendo reperti anche problematici; tutto ci con la finalit di suscitare sensazioni difficilmente inducibili attraverso lezioni solo teoriche o testi. Questo un primo passo nel tentativo di far comprendere come una complessa opera di ricostruzione basata su dati obiettivi, non dipenda da una capacit inventiva a tutto campo (e quindi inaccessibile), ma possa originarsi da una serie di congetture spesso basate sullinterpretazione di dettagli, di particolari talvolta di per s criptici. In questo modo gli studenti si sono resi conto che i quadri generali che vengono forniti possono anche confinare col limite della credibilit, ovvero possono essere plausibili, proponibili, per mai assoluti. In questo modo, e in particolare dove il dato scientifico pi sfuggente, ci si d una ragione della conflittualit fra teorie, interpretazioni e soggettivit. Ci vuole un contatto diretto e personale nel poter valutare criticamente i pezzi che rappresentano gli elementi probanti di una scena o di un contesto ancor pi generale. Questo, se si vuole, non altro che un processo investigativo o la simulazione di una diagnosi (per i medici!). Se loperazione ha successo si riesce a capire che cosa successo dentro linvestigatore, perch ad ogni pezzo viene dato peso relativo adeguato.

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Credo quindi che il problema sia proprio quello di far s che gli studenti entrino, vedendo e toccando le cose Mettere gli oggetti di fronte o cercare di capire le operazioni che sono state fatte una cosa che pu dare maggior entusiasmo perch lo schema libresco, per quanto bello sia, spesso gratifica solo chi lo produce.

Negli Istituti Superiori, soprattutto nei licei, sono poche le ore dedicate alle materie scientifiche. Ore spesso aride, demotivanti per lo studente. Manca una ricostruzione di senso. Cosa ne pensa?
Bisognerebbe riprogettare linsegnamento delle scienze nei licei e nelle universit. Quello che succede che uno studente che arriva dal liceo ed entra in universit ha delle aspettative molto alte e in qualche modo spera di cambiare vita! Ma luniversit si rivela una marcia forzata di esami, dove difficile fare attivit pratica nei laboratori e ci in relazione a carenze umane e materiali radicate nel tempo. Fra i docenti universitari inoltre abbastanza diffuso una sorta di atteggiamento autoritario nel quale incluso il sentirsi depositari della Scienza con la S maiuscola; non esiste quindi molto spazio per la discussione e la comunicazione va gerarchicamente dallalto al basso; gli studenti rimarranno con poca esperienza e il loro iter formativo assomiglier ad un rally frastornante, con tanto di prove speciali, alla fine delle quali potranno selettivamente superare gli esami. Lesempio del rally adatto perch spesso queste competizioni si svolgono in scenari di grande valore ambientale e umano, senza che i protagonisti in gara e lorganizzazione annessa si rendano minimamente conto di cosa li circonda e del contesto
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tutto il produrre su larga scala proposte di formazione che abbiano come obiettivo principale la visione critica della realt attraverso una visione ampia e contestuale. Ci potrebbe realizzarsi attraverso un sinergismo con i diversi esperti i quali, indipendentemente o cooperativamente, si dedichino alle problematiche complesse. Un esempio: le scienze della vita, di cui luomo pu essere un esempio o il riferimento principale. Come muoversi? Identificando delle tematiche (come ad esempio levoluzione umana) e verificando quali risorse a tutto campo sono necessarie per muoversi correttamente. Se facciamo riferimento alluomo, il problema della formazione medica, oltre che riguardarci da vicino, pu essere anche esemplare per tutto quello che vi in gioco. Il futuro medico, nei primi anni di studio, riceve insegnamenti di discipline basilari come la genetica e la biologia, che di fatto oggi pi che mai sono i piedistalli di tutta la patologia. Nella comunit accademica la genetica era fino a poco tempo fa percepita come una cosa da biologi, perch la vera medicina la chimica che genera i farmaci. Oggi il medico che produce diagnosi e prescrive terapie, spesso non conosce o vede addirittura come complicazione per la sua rapidit decisionale lincredibile espansione delle conoscenze della genetica. Il suo interesse primario quello di ottenere una rapida conversione dei dati della ricerca in protocolli diagnostici. Se si trova una causa, questa deve necessariamente semplificare la diagnosi, altrimenti a cosa serve? Questa aspettativa professionale urta pesantemente con la complessit dei

in cui operano. Alla fine di questa esperienza universitaria, con lesclusione di alcuni eletti dotati dellautosufficienza, buona parte degli studenti trover difficolt a convertire la delusione ereditata dalla scuola superiore in un qualcosa che apra loro spazi innovativi e realmente formativi , anzi questi possono essere addirittura preclusi. Se uno studente aveva una qualche unidea di scienza intesa come libert di ricerca, viene trasformato in protoautoma e avr la sensazione di trovarsi a fare delle cose senza saperne il motivo. Restando una costante la mancata formazione di una base critica, molti studenti non concluderanno gli studi; questo ormai risulta un dato stabile e il nostro paese primeggia negativamente da anni allinterno della Comunit Europea. Gli studenti si arenano sulla spiaggia dellillusione universitaria, che doveva essere quella in grado di cambiare la loro la vita e non si ritrovano, sono demotivati. Il problema ha caratteristiche generali nella nostra scuola a tutti i livelli della formazione. Insisto perch da questa critica che a mio avviso bisogna ripartire, in particolare identificando chiaramente le carenze. Non ci sono spazi per attivit pratiche, mancano i docenti che abbiano disponibilit, oltre che coscienza, di questo stato di cose. Si va verso la diminuzione delle risorse disponibili, mentre non c mai stata una politica seria dinvestimenti da parte dello Stato, e questo da decine di anni. Siamo quasi prossimi ai livelli minimi, sotto i quali perderemo qualsiasi capacit di essere competitivi nel campo delle scienze di base e nelle ricerche applicate. un problema di formazione a tutti i livelli e un modo per affrontarlo pu essere il rendersene conto, ma sopratANNO

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fenomeni vitali, che per tutta una serie ce di aumentare), potrebbero essere dinteressi in gioco vengono poi bana- delle prospettive a medio e lungo terlizzati e diffusi attraverso i media. mine notevolmente pi vantaggiose Non sono pochi i luminari della per la comunit umana e concretizzaMedicina che ritengono e diffondono bili in una migliore probabilit di coesilidea che la terapia genica sia larma stenza allinterno di essa . dellimmediato futuro contro le malat- In una societ che si muove cos, tie. Da qui la pubblicit in televisione o facendo riferimento alla Medicina, il per radio, dove persone pi o meno formare gli studenti e renderli critici pu affascinanti invitano il grande pubblico anche darsi non sia lobiettivo principaad una gara per raccogliere i fondi per le; infatti, alternativamente, la presa la guerra alle malattie genetiche. Ma visione della realt di queste contraddila storia della vita che ci insegna come le malattie genetiche facciano parte della realt dei viventi e sono di per s ineliminabili. Alcune malattie genetiche sono pi frequenti, e in questo caso si potrebbe fare opera di prevenzione eseguendo indagini sulla popolazione; ma dal punto di vista della salute intesa come bene della comunit, saLuine di Darfo-Boario Terme, roccia 34. Rilievo di cervide colpito da dardi. Periodo Proto-camuno. VII millennio a.C. (da E.Anati, Valcamonica. Una storebbe anche neria per lEuropa, Edizioni del Centro). cessario valutare se pi vantaggioso investire consistenti risorse nel modo zioni dovrebbe essere ben in evidenza citato, oppure intervenire su problemi per tutti. dove la responsabilit del nostro agire Nellinsegnamento, se chi insegna posben identificabile a livello planetario . siede delle motivazioni (anche etiche), Ad esempio prendere reali provvedi- difficile che non si ponga lobiettivo di menti contro la fame del mondo e le formare gente critica e preparata. patologie infettive riemergenti nei Paesi anche possibile per che elevati livela basso sviluppo, oppure in quelli avan- li di capacit critica vadano contro gli zati, mettere lambiente in condizioni interessi del mercato che, come si dice, tali per cui i tumori diminuiscano (inveANNO

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Con questi ed altri elementi gi possibile tentare le prime congetture e, ricercando le possibili correlazioni, anche delle interpretazioni plausibili.

si autoregola, ma che deve sempre e comunque premiare il consumo. In questo senso laumento della capacit critica connesso alla formazione probabilmente proprio quello che non serve, anche perch cos i consumatori costerebbero molto di pi in pubblicit! C comunque un gruppo di illusi/disillusi, di cui probabilmente faccio parte, che hanno unidea forse obsoleta di quelli che sono i valori portanti dellumanit e che di fatto si trovano a confrontarsi con una realt che va al contrario. Se questa la realt, gli spazi dazione risultano ridimensionati e ognuno deve costruirsi delle nicchie in cui interagire, facendo leva sul proprio ottimismo. In questo caso credo che il problema si ponga in termini motivazionali: la gente, per avere entusiasmo in quello che fa, deve avere delle suggestioni, deve cogliere gli aspetti intriganti di un problema. Bisogna sentirsi protagonisti e molto spesso gli insegnanti non sono in grado di fare sentire protagonisti gli studenti. O forse semplicemente ne hanno poca voglia. Con la professoressa Marina Nova abbiamo messo in atto uninteressante esperienza didattica, occupandoci dellevoluzione umana con un gruppo di studenti di Medicina; siamo partiti dallidea che un processo conoscitivo abbia un cardine nellosservare: limparare osservando. Anche qui ci sono delle regole: bisogna starci, ad osservare; poi bisogna descrivere e anche qui esistono regole: da tecniche di descrizione assimilabili ad una morfologia pittorica si giunge fino allanalisi computerizzata delle immagini. Le immagini e luso degli strumenti adeguati in funzione dello scenario in cui ci si muove sono fondamentali.
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Il progetto didattico sulla Preistoria che stiamo sviluppando si articola su due livelli. Uno si rivolge agli studenti laltro ai docenti. Cosa non dovrebbe mancare in un progetto didattico rivolto ai professori?
Sicuramente necessaria la presenza di esperti reali, che siano in grado di motivare anche i docenti operanti allinterno del progetto. comunque necessaria una nuova disponibilit e apertura da parte dei docenti stessi e che non sempre facile ottenere. In questo senso manca ancora la cultura. In un recente passato in ambito accademico insieme ad alcuni colleghi avevamo costituito un gruppo interdisciplinare per lo studio di problemi complessi in ambito biomedico. Fu originato un dottorato di ricerca in cui bio-matematici, statistici, medici, biologi, fisici, informatici ed esperti della comunicazione, oltre al comunicare fra loro, mettevano a disposizione le proprie competenze a favore dei neolaureati. Lidea era quella di far si che un medico, un biologo, un fisico, un informatico neolaureati, potessero interagire tra loro nellaffrontare un problema complesso, avendo come riferimento i vari esperti; questi ultimi a loro volta non erano i proprietari culturali di queste persone, ma erano coloro che trasmettevano la cultura per far s che il progetto funzionasse. Qualcosa di simile oggi si pu simulare attraverso lorganizzazione di un forum su internet e se si vuole presenta il vantaggio o lo svantaggio della riduzione netta delle difficolt occorrenti nei rapporti personali.

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Nonostante il successo della nostra iniziativa, sia per i risultati ottenuti come per il modo nuovo di relazionarci, a livello accademico questa intercomunicazione alla fine fu bloccata. Non entro nel merito delle motivazioni specifiche, ma sicuramente la presunzione di essere i depositari della scienza porta ad evitare la competizione. Non si vuole che qualcuno dica: non sono daccordo con te. Sostanzialmente non c disponibilit alla comunicazione trasversale e interdisciplinare. Con questa realt bisogna fare i conti, perch per portare innovazione in un progetto di formazione necessaria la massima apertura, modestia e onest culturale di tutte le componenti. Per cui, aggiornare i docenti pu diventare qualcosa di molto promozionale e anche impegnativo. Penso che il suggerimento che posso darvi sia quello di sperimentare, di mettere insieme delle persone motivate che riescano a non avere barriere fra loro e che poi provino a validare la qualit del prototipo didattico di cui curano la crescita, il funzionamento e le difficolt che avr. Non posso per fare a meno di pensare a come iniziative di questo genere dovrebbero anche sposarsi a un qualche concezione realistica e positiva sul futuro del nostro Paese, in assenza della quale tutto si ridimensiona. Indipendentemente dai rischi contestuali credo che convenga comunque andare in questa direzione anche se le resistenze incontrabili sul percorso potranno limitare lapplicabilit dei risultati. Daltra parte, se la gente non tenta di smuovere e fare qualcosa si andr sempre pi indietro

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Il problema fondamentale di unire le varie discipline


S, ma con un atteggiamento che non sia pervasivo, invasivo, con un po di modestia, un po di onest. Su questo bisogna cercare degli stimoli, fare dei passi avanti.

A suo avviso la didattica un pass-partout che apre tutte le porte o necessaria una didattica specifica, relativa alle diverse discipline?
Penso sia condivisibile, nel senso che la conoscenza settoriale pu richiedere delle metodologie e degli approcci che non sono automatici e questi dovrebbero essere sottoposti al filtro di chi effettivamente ha maturato un esperienza in un campo specifico. Questo pu anche voler dire che uno trasferisce un qualcosa di personale e quindi non necessariamente asettico. Pur tenendo presente questa possibilit,non bisogna minimamente trascurare il fascino di unesperienza vissuta allinterno di un contesto. In altre parole: la guida allinterno di un percorso formativo e culturale deve possedere idealmente unesperienza vissuta, come le necessarie capacit critiche per una visione sistemica che tenga in massimo conto laltrui esperienza.

Come va affrontato secondo lei il problema della multidisciplinarit che viene chiamata in causa in questo processo ricostruttivo delle nostre origini?
Come gi accennato questa una grossa battaglia; la sfida estremamente interessante. Bisogna trovare delle persone che ci credono, ovvero il punto di riferimento per una volont e sincerit nello sforzo di comunicare e comprendersi reciprocamente. Oltre
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Mettere quindi insieme componenti molto diverse, con aspettative forse molto diverse, non detto che sia facile. Generalizzando si pu sostenere che cos come nella ricerca, anche nella formazione un singolo avr scarse possibilit di reale successo; un gruppo di persone motivate generer un lavoro che a sua volta sar palestra per una comunicazione usufruibile a diversi livelli. In sintesi sar un modo diverso di fare; il porsi pi domande, fare pi critica, avere pi stimoli. Personalmente ritengo che questa procedura sia lunico modo per il quale valga la pena di fare. Il resto lo trovo poco interessante. Mi interessa avere uninterazione con persone motivate, che hanno una carica reale sui problemi di cui si occupano e sui quali ricercano confronti.

un certo livello, comunque, non si riuscir ad andare, ma se ci si crede, tutti faranno uno sforzo per sovrapporre al meglio i propri spazi conoscitivi. In questo senso lo scoprire lesistenza di aree non combacianti non deve bloccare il cammino della macchina multidisciplinare, ma essere spunto di ricerca del perch delle possibili incomprensioni (frequentemente di solo linguaggio!). Lesempio che mi viene in mente, senza entrare nellargomento specifico, trae spunto da una recente tesi di laurea in fisica della quale, come biologo, sono stato correlatore. Quando ci troviamo di fronte alla complessit dei sistemi viventi, latteggiamento del pensiero fisico tende ad imporre dei modelli di descrizione della realt che devono quadrare con lesigenza di una sua formalizzazione sotto forma di una qualche equazione, perch altrimenti, mancando la possibilit di fare delle previsioni, i risultati sono carenti di scientificit. Sullaltro fronte, il pensiero biologico ritiene che lintrinseca complessit (mancanza di conoscenze) dei sistemi biologici, di fatto impedisce al momento la scrittura di equazioni che descrivano i fenomeni vitali e che siano predittive degli stessi. In questo caso sono al momento inadeguati sia lapproccio puramente fisico, sia quello riduzionista del biologo che ricerca singole relazioni di causa-effetto. Se nel frattempo aperto lo spazio per animate discussioni, si pu congetturare come in futuro, fatti i necessari progressi, lintegrazione fra due modi di vedere rappresenter una vera innovazione per la conoscenza e in questo bisogna crederci, incentivando la collaborazione.
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A proposito di motivazione, perch secondo lei vale la pena di affrontare lo studio della preistoria?
Ce ne sono tanti di motivi. Quando ero ragazzino andavo a scavare nelle grotte e questo faceva parte dei miei interessi. Inoltre Frequentavo il Gruppo Grotte di Milano, dove ebbi modo di conoscere un prestigioso paletnologo: il conte Cornaggia Castiglioni , persona affascinante e piena di senso dellumorismo. Con lui ho partecipato a campagne di scavo in Lombardia e in Gargano; recentissimamente al Museo di Storia naturale di Milano ho riconosciuto, teneramente emozionato, un reperto esposto di ceramica dipinta che era stato oggetto di studio del Conte e che lui stesso mi aveva dato in visione perch lo disegnassi per una pubblicazione che era in corso. Trovavo forti motivazioni e il discorso della Preistoria era qualcosa che mi interessava di per s,

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anche per una mia radicata sensibilit ti, la legittima curiosit di esplorare il per le scienze naturali in generale . nostro passato pu essere diffusa a Esistono componenti estremamente molti. Personalmente faccio fatica a emotive, come quando al primo anno pensare che persone curiose e sensibili di universit mi ero trovato a fare dei non possano subire il fascino delle prosaggi di scavo nelle spiagge di prie origini e questo indipendentemenMarina di Camerata e l non cera nes- te da una specifica formazione culturasuno, solamente un mare pulitissimo, le. Forse il limite proprio quello che pieno di pesci, nel silenzio pi totale, deve comunque esistere una formaziocon le lucertole verdi che camminava- ne culturale, perch in assenza di queno su delle arenarie rosse. Dalle brecce sta, oggetti come il televisore o simili spuntavano selci saturano il mondo verdi e frammenti degli interessi persoossei e io provavo nali. Sicuramente, unemozione interparlando di giovani, na perch potevo linduzione di passitoccare ed essere vit mediata della testimone di un televisione pu rapqualcosa che era presentare un proesistito, successo e blema. che sebbene molto lontano nellimmaNellambito di un nuovo ginazione sembraprogetto didattico sulla va presente. Mi Preistoria, secondo lei sentivo protagoniquali sono i punti cardini sta di questo fenoirrinunciabili? Cosa non meno dello scorrepu mancare? re della vita. Da l a capire il significato Che la gente veda dei reperti, si origitutto il materiale nava tutta una prodisponibile e da l sia cedura che aveva i organizzato un persui passaggi obblicorso dove il singolo gati nella pulizia del oggetto venga premateriale, lanalisi, sentato come falandare al museo per vedere con Valcamonica, il cosiddetto idolo di Sellero: grande cente parte di uno cosa si poteva figura idoloforme del tardo Neolitivo; circa 3300 a. scenario relaziona( da E. Anati, Valcamonica, una storia per bile ad un contesto comparare, ricer- C. lEuropa. v. XIIIl) ampio. cando le persone In questo percorso lintervento degli in grado di dare dei giudizi competenti. esperti deve essere sempre disponibile, A mio parere, insomma, la ragione per ma il loro contributo non deve soffocacui uno si occupa di queste cose pu re il processo di coinvolgimentoessere molto personale, ma se si in grado di trasmettere gli stimoli adegua- apprendimento. Le domande e i vari interrogativi devono essere condivisi da
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probabilit dintegrazione deriver da unattivit multidisciplinare, dove tutti gli operatori si sentiranno attivi e protagonisti.
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tutta la comunit afferente al progetto didattico al punto che in qualche caso ci si potrebbe aspettare anche una certa innovazione nelle risposte e di conseguenza nuovi stimoli per la ricerca. Inizialmente farei un inventario critico di quello che culturalmente disponibile, valutandolo anche storicamente. Questo importante perch a volte le domande sono le stesse, ma i dati cambiano perch si usano strumenti di ricerca solo pi sofisticati. Ad esempio: la ricostruzione di uno scheletro basata su pochi frammenti dispersi pu essere il punto di partenza per giungere a ricavare una ipotesi probabile sullaspetto di un nostro progenitore. Oggi siamo molto raffinati e tecnologici rispetto a questo problema NellOttocento, ma anche molto oltre, era molto radicata una visione razzistica secondo la quale i nostri predecessori dovevano essere necessariamente degli scimmioni imbecilli e aggressivi. Questa mentalit non sparita, ma occorre arrivare a rendersi conto di come certe modalit di vedere la realt rappresentano il meglio di ci che disponibile, non in senso definitivo. Ecco perch la procedura con cui si arriva ad una qualche conclusione deve partire da unanalisi dei riferimenti. Se non si hanno riferimenti, e questi riferimenti non sono condivisi da tutti, non si pu fare nessuna ricostruzione di qualsiasi tipo. Questo diventa un metodo di indagine estremamente educativo e formativo, attraverso il quale si possono pesare e relazionare gli elementi disponibili. un po, come dicono i fisici, il tentativo di costruzione di un iperspazio in cui le diverse realt vengono messe a confronto e la loro

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Foppe di Nadro, roccia 27Scena cosiddetta DellIdolo farfalla. Rappresentazione di orante di fronte ad un essere mitologico con le ali. Su una delle ali sono segnati sei punti, uno dei quali al centro, gli altri formano un pentagono. Sullaltra vi invece un solo punto.(da E. Anati, Valcamonica una storia per lEuropa, Edizioni del Centro)

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Preistoria e mondo della scuola. Quale didattica?


Le prime, grandi civilt non nascono con la scrittura. Le incisioni sulle tavolette sumeriche sono, in realt, il risultato di un lungo processo che ha visto il progressivo affinamento delle nostre capacit di rielaborazione concettuale e insieme con esso lemergenza di nuove, sempre pi complesse, forme di strutturazione culturali e sociali. Un luogo del vissuto, la Preistoria, in cui luomo prende coscienza delle proprie capacit, scruta il mondo che lo circonda, impara a controllare gli elementi della natura e forgia la materia che la natura stessa offre. Sperimenta. Muore e vive rinnovato dallesperienza, prova, verifica, affina. simile a noi, il nostro antenato, con le nostre capacit intellettuali e organizzative: trattiene e utilizza le conoscenze, le tramanda. Comunica. Emergono le prime forme incerte di comunicazione verbale, poi sempre pi complesse, quindi il linguaggio scolpito, dipinto sulle pareti delle grotte, inciso sulle pietre. Nascono i primi nuclei sociali. Eppure per molti parliamo anche di chi forma i giovani la nostra cultura inizia laddove inizia la scrittura. E la storia delluomo, quella totale, viene trascurata. Storia totale scrive Emmanuel Anati - significa esattamente ci che il termine esprime: non storia delle avventure dei singoli, non storia dei regnanti o dei personaggi politici, dei condottieri o dei colonnelli, ma storia della vicenda umana, con le realt ideologiche, concettuali e materiali, con i problemi esistenziali, economici e sociali che di volta in volta hanno coinvolto il nucleo umano fin dai primordi. E questo non per i brevi periodi e le limitate regioni in cui hanno circolato le storie apologetiche di corte, prodotte dal potere, ma anche a livello tribale, fin dai primordi della produzione artistica, e nel mondo intero.* Il lavoro svolto dai nostri massimi studiosi di Preistoria non stato solo quello della catalogazione e della schedatura. La grande novit consiste nello sforzo di ricostruzione del vissuto delle origini, del suo senso complessivo. Soltanto la sua comprensione fa s che un reperto, altrimenti di puro valore estetico, possa diventare testimonianza storica, specchio della realt che lo ha prodotto. da questa base che nasce lesigenza, la necessit, di una rinnovata scienza paleontologica che sappia dialogare con tutte quelle discipline che possono concorrere alla ricostruzione del quadro dei primordi: dallantropologia alla semiotica, dallestetica alla psicanalisi. Le tecniche e i metodi sono mezzi, non sono fini a se stessi, ma anche vero che la ricerca preistorica non pu fare a meno del rigore scientifico. * Da E. Anati, Origini dellarte e della concettualit, Jaca Book, 1988.
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raramente aggiornate informazioni sulle origini della nostra specie e sulle prime culture nel corso del programma di storia del primo anno. Largomento viene poi ripreso, dopo due o tre anni, nellambito delle discipline biologiche e nellambito della storia dellarte, senza connessioni e confronti. Necessariamente, dunque, discutendo di didattica, si entra nella pi ampia questione della riforma della scuola Come ha sottolineato in numerosi interventi il Direttore scientifico del nostro Corso, gli studenti non sono invogliati a proseguire nello studio delle materie scientifiche in quanto queste vengono presentate troppo spesso in modo arido, senza attinenza con la realt, con il vissuto. In genere, nei licei, sono le letterature o le filosofie le discipline dalle quali i giovani si aspettano una risposta ai problemi di senso. Il raccordo scienze naturali e scienze umane, assolutamente necessario per la comprensione delle culture preistoriche, potrebbe offrire un bellesempio di come le cose non stiano necessariamente in questi termini. Purtroppo anche in campo pedagogico, le occasioni di dialogo sono scarse e prevale ancora lidea che le discipline scientifiche siano ausiliarie allArcheologia preistorica, cio incapaci di sostenere un ruolo fondamentale nella ricostruzione del quadro di senso del vissuto delle origini. Di fronte a questo panorama, il nostro Corso non soltanto intende dare spazio a una nuova disciplina come Didattica della Preistoria, ma anche attivare un progetto pratico, sperimentale che ci veda impegnati direttamente nelle scuole superiori e nelle universit. La prima questione. Perch Didattica della Preistoria in un Corso di For-

Negli ultimi anni si sviluppata la tendenza a valorizzare lo studio della Preistoria allinterno dei programmi scolastici, a partire dalla scuola primaria sino agli istituti superiori. Tale tendenza ha coinvolto diversi ambiti disciplinari, dalla storia alle scienze naturali, estendendosi spesso anche alle scienze sociali. Si tratta indubbiamente di un trend positivo, al quale tuttavia non sempre corrisponde n una adeguata formazione dei professori coinvolti, n una revisione dei libri di testo aggiornata in modo soddisfacente. Molto, in effetti, si fatto nella didattica della Preistoria a livello elementare. Pensiamo soltanto a tutti gli esperimenti interattivi e alla creazione di laboratori in cui ricostruire le culture materiali delle origini (Come custodivano il fuoco i nostri antenati? Come si vestivano? Quali strumenti musicali utilizzavano? e cos via). Un approccio spesso appassionante, ma del tutto insufficiente. Lo stesso discorso vale per molti libri di testo: per quanto abbiano dilatato la cronologia degli avvenimenti spingendosi a ritroso nelle culture preistoriche, non sfuggono dal rischio della banalizzazione. La Preistoria richiede un approccio complesso e multidisciplinare e questo crea grandissimi problemi. Non si tratta esclusivamente di sviluppare un dialogo tra i docenti, ma anche di progettare nuove scansioni modulari che sappiano intersecare i programmi delle diverse discipline, creare contemporaneit, ricostruire quadri sinottici globali delle vicende preistoriche Per quanto riguarda gli studenti degli istituti superiori, nella maggior parte dei casi, ricevono brevi, spesso vaghe,
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mazione come il nostro che non ha carattere pedagogico? Perch la didattica non un passe-partout capace di aprire tutti gli orizzonti disciplinari. Ciascun ambito del sapere richiede un modo specifico di approccio e presenta peculiarit assolutamente proprie e imprescindibili. Prima ancora dei pedagogisti, o meglio, insieme ai pedagogisti, di didattica della Preistoria devono occuparsi gli studiosi di Preistoria. La seconda questione di carattere pratico. Quale progetto sperimentale? Intenderemmo muoverci su due livelli. Il primo, rivolto agli studenti soprattutto delle classi terminali degli Istituti Superiori, prevede sia la preparazione da parte nostra di materiale didattico ad hoc (audiovisivi, calchi, rilievi ecc), sia un nostro diretto intervento in classi accoglienti supportato dalla compresenza di alcuni insegnati della classe (scienze, storia, storia dellarte, filosofia, storia delle religioni, psicologia a seconda dei curricula). A questo potrebbe aggiungersi sia una escursione guidata in campo, ad esempio in Valcamonica, sia la proposta di momenti di verifica in classe con questionari mirati redatti da noi e calibrati dai docenti della classe. Il secondo livello dovrebbe riguardare laggiornamento dei docenti, in particolare dei giovani laureati che si accingono ad entrare nel mondo della scuola, un momento che potrebbe prevedere accanto ai nostri interventi anche il coinvolgimento dei nostri docenti del Corso di Formazione, esperti e studiosi di Preistoria a livello specifico e particolarmente sensibili e attenti alle questioni didattiche. Pensiamo qui, ad esempio, a un rapporto collaborativi con le SILSIS volto ad ampliare nei futuri docenti le conoscenze sui progressi che

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Archeologia, Paleontologia e Antropologia hanno compiuto negli ultimi anni e a preparare insieme a loro materiale didattico specifico, moduli e unit formative proponibili nei diversi livelli scolari. Anche qui, la nostra scommessa organizzare un intervento didattico mirato sulle culture delle origini che non si limiti alle scuole dellobbligo, ma che sappia coinvolgere anche le ultime classi dei licei e degli istituti tecnici. Momenti curriculari in cui rileviamo le maggiori carenze formative. Lobiettivo , in ogni caso, liberare la Preistoria dallimmaginario collettivo alla Tarzn per restituirle il carattere di grande centro costitutivo di civilt in cui si sono formate le matrici della nostra spiritualit e della nostra concettualit.
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Il nostro corso di formazione


Uno sguardo dallinterno
preistorici, Introduzione alle Scienze della Terra, Estetica/Semiotica/ Psicologia dellarte, solo per citare alcuni esempi. Come si pu vedere da questa, pur breve, elencazione, il Corso non puramente una sommatoria di materie naturalistiche e archeologiche per almeno due ordini di motivi. Il primo fa riferimento alla eterogeneit degli insegnamenti impartiti, che include anche discipline di concezione relativamente recente: ad esempio, Geofilosofia, Paleoantropologia culturale, Archeoastronomia, Geoarcheologia. Lattenzione rivolta a questi saperi innovativi non ha fatto per perdere il contatto con il mondo delle professioni, nel quale certi livelli di competenza (nellinformatica e nella lingua inglese) non costituiscono pi un vantaggio comparativo, ma una necessit. In questa ottica, risultano altamente formativi gli insegnamenti su tre livelli sia dellinglese che dellinformatica. Questultima non affronta soltanto gli argomenti basilari, ma si spinge fino alle ricostruzioni virtuali in 3D e ai sistemi GIS. Lo stesso dicasi per la lingua inglese: oltre a fornire una buona competenza comunicativa, verranno esaminati testi scientifico-letterari fino ad arrivare, nellultimo livello, alla terminologia specialistica archeologica e paletnologica. Il secondo motivo riguarda il taglio non solo teorico che caratterizza il Corso. Noi studenti, infatti, stiamo svolgendo una quota non indifferente del monteore presso il Centro Camuno di Studi Preistorici di Capo di Ponte, a diretto

Esperto nella conservazione e gestione del patrimonio preistorico dellarte rupestre: questo il traguardo a cui aspiriamo noi allievi, iscritti al Corso di Formazione per la tutela e la valorizzazione dei siti preistorici lombardi e nazionali (novembre 2001-novembre 2003). Il gruppo, composto da una ventina di ragazzi e ragazze alcuni laureandi, altri gi laureati, altri neo-diplomati ha una provenienza culturale e curriculare abbastanza variegata: si va dalle scienze naturali alle lettere antiche e moderne, passando per economia e conservazione dei beni culturali. Provenienze cos disparate riflettono il punto dolente dello stato della scienza preistorica in Italia: non esistono percorsi formativi adeguati per chi ha intenzione di occuparsi di questa disciplina. Il Corso ha lambizione di colmare, o meglio, di iniziare a colmare questo vuoto. Per questo era necessario riunire i percorsi accademici tradizionali che studiano la Preistoria. Un raccordo in cui per linsieme risultasse maggiore delle parti. Il riferimento allude, da un lato, ai percorsi archeologici svolti nelle Facolt di lettere e, dallaltro, ai percorsi naturalistici caratteristici delle Facolt di scienze. Il risultato finale un intreccio formativo in cui trovano spazio discipline molto diverse tra loro: Litologia e Stratigrafia, Paleobotanica e Archeozoologia, Gestione dei parchi
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contatto con le incisioni rupestri della Valcamonica. Il tirocinio in valle certamente uno dei momenti pi professionalizzanti dellintero percorso, ma non lunico. Il Touring Club Italiano, che uno degli Enti attuatori del progetto formativo, pronto ad accogliere una parte degli allievi in qualit di tirocinanti nel proprio Centro Studi. Una struttura, questultima, che ha gi avuto contatti con noi nel Modulo di Introduzione al Turismo affidato a esperti del T.C.I. e svolto agli inizi del Corso. La terza opzione di stage/tirocinio ci offerta dal Civico Museo di Scienze Naturali di Brescia. Il suo Direttore, oltre ad insegnarci Museologia, ha intenzione di coinvolgere alcuni di noi in progetti interessanti e di largo respiro. Dal quadro delineato, emerge una formazione a 360 gradi che, articolata in quattro semestri, comporta una frequentazione, in termini di ore e di impegno, sicuramente molto intensa. Del resto, come ama ricordare il Direttore scientifico del nostro Corso: lo studioso di Preistoria deve essere una persona colta, che sa pensare. Gli serve dunque una Scuola di pensiero. Non a caso uno degli sbocchi, forse il pi prestigioso, al quale aspiriamo proprio quello di proseguire nella ricerca. In tal senso, sono utilissimi i crediti che il Corso rilascia, spendibili in ambito universitario e il nostro stretto rapporto con il Dipartimento di Scienze della Terra dellUniversit degli Studi di Milano che garantisce un livello scientifico di eccellenza. La fisionomia dunque quella di un Corso di Formazione specialistico, ma di ampio respiro che spazia dalle materie umanistiche a quelle scientifiche. La chiave per una ricerca scientifica pi proficua risiede nel superamento del dualismo scienze matemati-

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che/scienze umane ci ha detto il Direttore del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP in una delle sue primissime lezioni di Mitologie comparate e credenze. Dobbiamo scrollarci di dosso il mito delle scienze umane come scienze deboli. Probabilmente tra di noi non emerger una figura enciclopedica e polivalente oggi completamente anacronistica. Probabilmente non diventeremo neppure, a fine Corso, tutti cartografi di primordine, o provetti fotografi di archeologia, o ancora paletnologi di chiara fama. Limportante per acquisire un livello professionale adeguato in tutte le discipline, che ci possa consentire, una volta inseriti in un contesto lavorativo specifico, una autonomia di gestione e una capacit di supervisione ad ampio raggio. Un progetto formativo cos strutturato ci fa sentire un po come degli esploratori, dei pionieri. proprio tale pionierismo a rendere il percorso intrapreso molto affascinante ma, nello stesso tempo, molto impegnativo e pieno di incognite.
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Utopia e ricerca: autointervista


Umberto Sansoni
zione nel land dellarte rupestre: in primis la storia e la fenomenologia religioDietro (e dentro) ogni progetto cultura- sa, con la branchia per noi la pi feconle c unutopia: piccola o grande, per da, la simbologia; in seconda linea supdefinizione irrealizzabile, ma che ne la porta la psicologia, specie del profonmotivazione latente, il vettore direzio- do ed i filoni iniziali della storia dellarte nale. Talora essa non chiara sin dalli- o meglio dellespressivit umana e la nizio n stabile perch si modifica nel semiotica: discipline che intersecano di tempo in accordo con gli apporti dei continuo fra loro, in cui trasparente componenti loggetto del gruppo unico che DIPARTIMENTO VALCAMONICA E che nel pronel fondo doLOMBARDIA getto si inserignuna e che scono: lutopia nellarte rupeUMBERTO SANSONI (attuale direttore) perci un stre trovano Il Dipartimento Valcamonica e elemento vivo, un comune terLombardia, fondato nel 1987 da la risultante delreno di studio Umberto Sansoni (attuale direttore) le singole utoe confronto. E e Silvana Gavaldo (vice direttrice), nasce come sezione del Centro pie dei comqui torniamo Camuno di Studi Preistorici e da pi di dieci anni componenti in rapallutopia di pie ricerca e formazione sullarte rupestre nellarco porto dialettico fondo che Alpino, con particolare riguardo alla Valcamonica, alla pur con la quella di attiValtellina e alle Alpi Centrali. Ha allestito mostre sullarte rupestre in varie sedi naziomaggior imvare una sciennali e non, ha realizzato otto pubblicazioni e oltre cenpronta dei za integrale tocinquanta articoli, contribuendo alla comprensione fondatori. delluomo, su ed alla salvaguardia del patrimonio artistico preistorico Detto in mabase umanistipresente in Italia. niera asettica il ca, cio fonnostro un Istidata sulle dituto di ricerca archeologica che ha scipline umane, ma con lapporto strucome fine quello di documentare, stu- mentale delle tecniche pi avanzate; diare e divulgare quanto concerne unattivazione che vorremmo esemplifiarte rupestre, a tutto campo. E la pecu- care nel nostro piccolo, cio in un liarit in questultimo aspetto, il tutto ambito di nicchia, ma che pu avere campo, cio lindagine che integri (ed ha) risvolti culturali dampio respiro lapproccio archeologico con metodi e soprattutto forieri di nuovi orizzonti. e prospettive delle discipline che di Perch questo? Paradossalmente sono natura hanno cittadinanza o applica- proprio le difficolt interpretative
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ed epistemologiche unite alla genuinit, ricchezza e diffusione del dato rupestre, che impongono aperture intelligenti. Un esempio: ci sono molti soggetti simbolici che hanno, limitatamente o meno ad una fase, diffusione continentale o planetaria, talora con somiglianze che si spingono sino alla struttura scenica e associativa e il dato si manifesta anche in ambiti diversi dal rupestre laddove le culture le esprimono. Ora questa ricorrenza non appare quasi mai fortuita e pu essere frutto di diffusione o colonizzazione religiosa e culturale oppure di similari processi di simbolizzazione. facile intendere quante discipline, e con i loro strumenti migliori, possono trovarvi terreno fecondo e quel che pi conta in un quadro ben ancorato ai dati iconografici, referente costante dellindagine; consideriamo solo la disciplina forse pi ostica da accettare nellambito, la psicologia: ma quale meglio dovrebbe rispondere a quei similari processi di simbolizzazione? E si scopre che le indicazioni non mancano, specie nella psicologia analitica. E cos hanno campo il sociologo, lo storico delle religioni, con una mole di informazioni difficili, ma autentiche, ripetitive e dirette, e lo storico dellarte che individua canoni e motivazioni estetiche, il simbolista che coglie forse i frutti migliori e cos via. Tessere insieme le indicazioni archeologiche ( cronologia, contesto, riferimenti di cultura, confronti) con quelle degli altri campi, pu apparire azzardato, ma ci si rende presto conto che si tratta di un iter necessario, quasi obbligato se si vuole tentare lentrata nel labirinto di un insieme simbolico, religioso, comunque concettuale di un passato remoto; ci si rende conto che i confini tra le diverse prospettive disciplinari sono

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tuttaltro che definiti, anzi spesso si sovrappongono, e che luna ha bisogno delle altre. Si pu obbiettare che nessuno oggi pu padroneggiare conoscenze di settori cos diversi, oggi che la specializzazione una necessit esasperata: vero ed infatti prevarr sempre in ogni ricercatore una o poche prospettive, quella o quelle di specializzazione (larcheologia e la simbologia nel nostro caso), ma serve un apertura nuova e la pi adeguata alle altre con parallela ricerca di contatto, possibilmente di coinvolgimento, con gli specialisti di settore. In sintesi si punta ad un lavoro di equipe ma dove i singoli ricercatori abbiano le capacit di sintetizzare procedimenti e acquisizioni extra curricolo. Un primo corollario che per chi studia iconografia rupestre letichetta di archeologo va stretta, specie considerando cosa normalmente si esclude come eresia dal nostro campo, va bene in senso etimologico e ci si sente comunque pi vicini nelle finalit ad altre branchie storico-antropologiche, fenomenologia simbolico-religiosa in testa. Lutopia camminare verso un nuovo umanesimo, verso unintegrazione delle scienze umane in veste moderna cio scientifica, rigorosa, ma cosciente delle peculiarit irriducibili di campo, dove scienza nel senso delle discipline esatte o fisiche non in genere applicabile alla lettera. Scienza comunque onest, trasparenza nei metodi e nei processi, intelligenza in applicazione. C un gap enorme fra quanto le scienze positive stanno dando alla nostra civilt e quanto danno le umane ed in queste latente un complesso di
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Valcamonica: due coppie di personaggi si affrontano in duello. Fosse di Nadro, roccia 6. Media Et del Ferro (archivio WARA W06122)

inferiorit che, talora, rasenta quasi limpotenza, nella mistica, diffusa convinzione, gi dei padri illuministi, che le scienze positive tutto risolveranno e che le umane sono campo dellopinabile, dellipotetico e del vago. un errore che la temperie storica, il vento culturale prevalente, ancora asseconda e che il dilettantismo e la mitomania di tanti fomenta. un errore perch per questioni capitali, dalle storico-simbologiche alle psicologico esistenziali, non c altra strada che rifondare, ove necessario, metodi e affinare strumenti nella fiducia delle proprie possibilit e nella coscienza delle peculiarit e dellimportanza delle mete. Per quanto ci riguarda essere nipoti di Galileo ed Einstein (oltre che di
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Pitagora e Omero ) un vantaggio che vaccina contro le facili tangenti. E lutopia vaccina (dovrebbe ) contro le presunzioni intellettuali. Per tutto ci la ricerca da noi vuole assolvere un suo scopo fondamentale, quello di far crescere chi la compie, coinvolgendolo da tanti punti e stimolandolo verso le radici comuni e quindi le proprie. Anche questa forse utopia, ma che senso avrebbe altrimenti il mettersi di fronte a segni fossili, apparentemente cos lontani da noi?

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Gabriella Brusa Zappellini

IL DIO DEL VINO E DEL MIELE


Radici preistoriche dellimmaginario dionisiaco
1 edizione febbraio 2002 ISBN 88-7695-230-6, pp. 124

volumi pubblicati

Gabriella Brusa Zappellini

ARTE DELLE ORIGINI


Preistoria delle immagini
1 edizione giugno 2002 ISBN 88-7695-236-5, pp. 184

Torquato Mussini

PICCOLO DIZIONARIO
Etrusco Italiano Italiano Etrusco
1 edizione ottobre 2002 SBN 88-7695-237-3, pp. 56

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EDIZIONI DEL CENTRO CAMUNO DI STUDI PREISTORICI NUOVE PUBBLICAZIONI


E. ANATI, ARTE RUPESTRE. Il linguaggio dei primordi. SC XII, I ed. italiana, 1994, 160 pp., 162 ill. E. ANATI, VALCAMONICA. Una storia per lEuropa. SC XIII, I ed. italiana, 1995, 208 pp., 152 ill. E. ANATI, LA RELIGIONE DELLE ORIGINI. SC XIV, I ed. italiana, 1995, 144 pp., 84 ill. S. GAVALDO U. SANSONI, LARTE RUPESTRE DEL PIA DORT. Archivi 10, I ed. italiana, 1995, 200 pp., 71 ill. E. ANATI, HAR KARKOM. 20 anni di ricerche archeologiche. SC XX, I ed.italiana, 1999, 192 pp. 200 ill. U. SANSONI S. GAVALDO C. CASTALDI, SIMBOLI SULLA ROCCIA. Larte rupestre della Valtellina centrale dalle armi del Bronzo ai segni cristiani. Archivi 12, I ed. italiana, 1999, 216 pp., 318 ill. E. ANATI, 40.000 ANNI DI STORIA CONTEMPORANEA. Larte rupestre in Europa. I ed. italiana con introduzione ing., 2000, 297 pp., 392 ill. E. ANATI, GOBUSTAN AZERBAIJAN. Archivi 13, quattro lingue: italiano, inglese, russo e azero, 2001, 95 pp., 69 ill. A. FRADKIN ANATI, VALCAMONICA PREISTORICA. Guida ai parchi archeologici. I ed. italiana con introduzione ing., 2000, 297 pp. 392 ill. E. ANATI, HELAN SHAN. Larte rupestre della Cina. Catalogo della Mostra. I ed. italiana, 1994, 64 pp., 71 ill. E. ANATI, BRESCIA PREISTORICA. SC XVI, I ed. italiana, 1995, 160 pp., 149 ill. A. FRADKIN ANATI, WHOS WHO IN ROCK ART. Il Chi dellarte rupestre, II ed. inglese, 1996, 192 pp. C. BERETTA, TOPONOMASTICA IN VALCAMONICA E IN LOMBARDIA. Archivi 11, I ed. italiana, 1997, 240 pp., 23 tav., 70 fig. E. ANATI, TAPA-TAPA. Catalogo della Mostra. I ed. italiana, 1997, 64 pp., 50 ill. R. DUFRENNE, LA VALLE DES MERVEILLLES ET LES MYTOLOGIES INDO-EUROPENNES. SC XVII, I ed. francese, 1997, 220 pp., circa 100 ill. E. ANATI, ESODO TRA MITO E STORIA. Archeologia, esegesi e geografia storica. SC XVIII, I ed. italiana, 1997, 64 pp., 50 ill. F. BERTOLDI, I RESTI UMANI IN ARCHEOLOGIA. SC XIX, I ed. italiana, 1997, 304 pp., 131 ill. AA.VV., B.C.S.P. Periodico internazionale di arte preistorica e tribale. Periodico. Edizione multilingue. VALCAMONICA SYMPOSIUM 1968. Atti del Simposio Internazionale 1968 Arte preistorica (UISPP), 1970, 584 pp., 260 ill. VALCAMONICA SYMPOSIUM 1972. Atti del Simposio Internazionale 1972 Religioni preistoriche (UISPP & IASPER), 1975, 626 pp., 220 ill. VALCAMONICA SYMPOSIUM 1979. Atti del Simposio Internazionale 1979 Le espressioni intellettuali delluomo preistorico: arte e religione (IASPER), 1983, 552 pp., 220 ill.

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ottobre 2002

Gabriella Brusa Zappellini IL DIO DEL VINO E DEL MIELE Radici preistoriche dellimmaginario dionisiaco
1 edizione febbraio 2002 ISBN 88-7695-230-6, pp. 124

Gabriella Brusa Zappellini ARTE DELLE ORIGINI Preistoria delle immagini


1 edizione giugno 2002 ISBN 88-7695-236-5, pp. 124

Torquato Mussini PICCOLO DIZIONARIO Etrusco Italiano Italiano Etrusco


1 edizione ottobre 2002 ISBN 88-7695-237-3, pp. 56

Paola Pellegrino MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI


1 edizione ottobre 2004 ISBN 88-7695-284-5, pp. 60

Gabriella Brus Brusa sa Zappellini

Morfologia dellimmaginario
Larte delle origini fra linguistica e neuroscienze

A RCIPELAGO EDIZIONI

Gabriella Brusa Zappellini MORFOLOGIA DELLIMMAGINARIO Larte delle origini fra linguistica e neuroscienze
1 edizione maggio 2009 ISBN 978-88-7695-401-6, pp. 218

Gabriella Brusa Zappellini ALBA DEL MITO Preistoria dellimmaginario antico


1 edizione aprile 2010 ISBN 978-88-7695-425-2, pp. 350

IL MESTIERE DELLARCHEOLOGO Preistoria come professione


1 edizione ottobre 2002 ISBN 88-7695-241-1, pp. 68

PARCHI CON ARTE RUPESTRE Conservazione e valorizzazione


1 edizione luglio 2004 ISBN 88-7695-283-3, pp. 68

Dispensa di

n 1

Gabriella Brusa Zappellini ARCHEOLOGIA DELLA SVASTICA Morfogenesi di un simbolo


1 edizione maggio 2006 ISBN 978-88-7695-331-6, pp. 64

Gabriella Brusa Zappellini

La mente e le forme
Alle origini del comportamento simbolico

ARCIPELAGO EDIZIONI

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