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Indice

1 Logica modale 3
1.1 Il linguaggio logico modale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 La semantica di Kripke . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3 La corrispondenza tra logiche e cornici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4 Alcune logiche modali rilevanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.5 Un approccio assiomatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2 Logica epistemica 23
2.1 La lettura epistemica della modalit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.2 Modalit e forma normale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
2.3 Ancora sulladeguatezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3 Onest 33
3.1 Stati epistemici e stabilit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.2 Onest sintattica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
3.3 Onest e modelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
3.4 Entailment non-monotono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
2 INDICE
Capitolo 1
Logica modale
1.1 Il linguaggio logico modale
Denizione 1. Sia P un insieme al pi numerabile {p
0
, p
1
, . . . , p
n
, . . .} di costanti propo-
sizionali o atomi. Il linguaggio proposizionale monomodale L

(P) il pi piccolo insieme


chiuso sotto le seguenti propriet:
1. p P p L

(P)
2. , L

(P) ( ), L

(P)
3. L

(P) L

(P)
4. L

(P) L

(P)
Il simbolo un operatore modale (chiamato box) e pu essere interpretato, per il
momento, come necessario che. Per comodit, dora in poi saranno adottate alcune
abbreviazioni abbastanza naturali:
per ( )
per
per ( ) ( )
(falsum) per (p
0
p
0
)
per
In alternativa, si sarebbe potuto denire il linguaggio L

(P) come gi comprendente le


espressioni indicate sopra, ottenendo maggior trasparenza a scapito di una certa ridondanza.
Il simbolo un modalizzatore chiamato diamonded interpretabile come possibile
che.
4 Logica modale
Una formula puramente proposizionale o oggettiva se non contiene modalizzatori. Lin-
sieme delle formule puramente proposizionali costruite su P indicato con L
0
(P). Dato un
insieme A di formule, la parte proposizionale formata dalle sole formule oggettive si denota
come Prop(A). Lo studio della parte proposizionale di un insieme di formule si riveler
essenziale nel corso trattazione.
1.2 La semantica di Kripke
Denizione 2. Una cornice modale un grafo orientato, ovvero una struttura F = (S, R)
dove S un insieme non vuoto (i cui elementi sono intesi come mondi possibili ) e R S S
una relazione binaria su S (di accessibilit fra mondi).
Si pu dire che se R(i, j) il mondo i vede il mondo j. Pi brevemente, si scriver iRj.
Si noti che, in generale, la relazione di accessibilit non gode di alcuna propriet speci-
ca. Come si vedr, lo studio delle propriet della relazione di accessibilit strettamente
collegato a quello della logica modale che pu esservi associata grazie alla costruzione che
segue.
Denizione 3. Un modello di Kripke M per L

(P) una cornice modale F assieme a una


funzione : S P {0, 1} detta valutazione, che assegna a ogni atomo p del linguaggio P
un valore di verit in un dato mondo.
Si denisce ora la verit di una formula modale in relazione a un modello di Kripke.
Denizione 4. Dato un modello di Kripke (S, R, ), si pone induttivamente:
(M, s) |= p (s, p) = 1 con p atomica
(M, s) |= (M, s) |= (M, s) |=
1
(M, s) |= (M, s) |=
(M, s) |= t (sRt (M, t) |= )
La formula vera nel mondo s quando (M, s) |= p.
Le formule contenenti , , , restano denite di conseguenza:
1
Si utilizzeranno, da qui in avanti, i connettivi e i quanticatori raddoppiatiquando intesi a livello meta-
logico, impiegando quelli ordinari soltanto allinterno di formule del linguaggio-oggetto L

(P).
1.2 La semantica di Kripke 5
(M, s) |= (M, s) |= (M, s) |=
(M, s) |= (M, s) |= (M, s) |=
(M, s) |= (M, s) |= (M, s) |=
(M, s) |= t (sRt (M, t) |= )
Si osservi che i connettivi classici sono interpretati localmente: le regole che li riguardano
non coinvolgono altri mondi oltre a quello in cui si sta valutando la formula. Le regole
riguardanti gli operatori modali, invece, coinvolgono i mondi accessibili da quello in esame:
la verit delle formule in un mondo dipende da quella nei mondi adiacenti.
Linterpretazione di formule comprendenti pi operatori modali in sequenza (modalizzatori
annidati) ha carattere sempre meno locale allaumentare del numero di modalizzatori. Per
esempio, linterpretazione della formula p nel mondo i, con p atomica, coinvolge pi
che il valore di verit di p nei mondi direttamente accessibili da i, quello nei mondi accessi-
bili da i in due passaggi.
Pi in generale, si denisce induttivamente per n 0 ln-esima potenza peirceana R
n
della
relazione R:
iR
0
j i = j
iR
m+1
k (iR
m
k kRj)
Si noti che R
1
= R. Adottate ora le abbreviazioni:

n

.,,.
n

n

.,,.
n

Lemma 1. Siano L

(P) una formula e Mun modello. Si ha:


(M, s) |=
n
j (iR
n
j (M, s) |= )
(M, s) |=
n
j (iR
n
j (M, s) |= )
Dimostrazione. Immediata data la denizione.
Esempio 1. Essendo una cornice un grafo orientato, naturale pensare di rappresentarla
tramite un diagramma, nel caso in cui sia nita.
Nellesempio che segue, linsieme P degli atomi costituito dai soli elementi p e q. I mondi
sono indicati da cerchi, al cui interno indicato il valore di verit dei singoli atomi. Nel
6 Logica modale
mondo indicato in gura con 2, p falsa ( vera p), mentre q vera.
La relazione R rappresentata da frecce, interpretabili in maniera intuitiva. Nel diagramma
sotto, 1R2 ma non 2R1. Invece, si ha sia 2R3 che 3R2. Se il cerchio che rappresenta un
mondo ha il bordo continuo, il mondo vede s stesso; altrimenti no (e il cerchio ha il bordo
tratteggiato).
Nella tabella seguente sono riportate alcune formule modali su L

(P) e i corrispondenti
valori di verit nei mondi del modello di Kripke rappresentato dal graco. Si pu notare che
p
p
p
p
p p
p p
p
q
p q
p q
(p q)
(p q) (p q)
alcune formule sono vere solo in alcuni mondi, altre sono invece vere in tutti mondi. Alcune
di queste sembrano rispondere a schemi pi generali: p vera in ogni mondo, ma lo
anche p. E forse vero che, per qualsiasi formula , ? Oppure ? E
( ) ( )?
Prima di arontare la questione, si consideri una leggera modica del graco:
Alcune delle formule che precedentemente erano vere in ogni mondo ora non lo sono
pi. Risulta evidente, ad esempio, che nel secondo graco falsa. Questo per non
dimostra che lo sia anche nel primo. Inoltre, restano aperti gli interrogativi su
1.2 La semantica di Kripke 7
p
p
p
p
p p
p p
p
q
p q
p q
(p q)
(p q) (p q)
e ( ) ( ).
Per quanto riguarda , facile trovare un controesempio. , infatti, falsa in ogni
mondo.
, invece, vera in entrambi i modelli. Si pu notare che entrambe le relazioni
di accessibilit sono euclidee, ovvero tali che:
i, j, k iRj iRk jRk
Si consideri il mondo i, e si supponga i |= . Ci signica che vale:
j iRj j |=
Sia ora k tale che iRk. Per euclideicit, si ha kRj. Dunque vero che:
k iRk j iRj j |=
Ovvero:
i |=
Per denizione di |=, si ha dunque:
8 Logica modale
i |=
La formula dunque vera in ogni mondo.
Nella dimostrazione, non si sfruttata tutta la struttura dei modelli, n le rispettive valu-
tazioni, ma la sola propriet di essere euclidei. Pertanto, vera non solo nei
due modelli considerati, ma anche in tutti i modelli la cui cornice euclidea.
Inne, si prenda in esame ( ) ( ). Anchessa vera in entrambi i
modelli. Si consideri un mondo i, e si supponga i |= ( ). Si ha:
j iRj j |= (1.1)
Assunto ora i |= ,
k iRk k |= (1.2)
Scelto l con iRl, combinando i due risultati si ottiene:
l |= (1.3)
Questo valido per l generico, dunque:
l iRl l |= (1.4)
Ovvero i |= . Per denizione di |= si conclude:
i |= (1.5)
i |= ( ) ( ) (1.6)
La formula ( ) ( ) pertanto vera in ogni mondo.
In questultima dimostrazione non si utilizzata alcuna propriet specica dei modelli o
delle cornici considerate. La verit di ( ) ( ) stata provata ricorrendo
semplicemente alla denizione di modello. Tale propriet dunque vera in ogni modello.
1.3 La corrispondenza tra logiche e cornici
Come si visto nellesempio precedente, oltre a formule vere in alcuni mondi e false in altri,
vi sono formule la cui verit non dipende dal particolare mondo in cui le si valuta, altre che
sono vere grazie a una propriet della cornice, altre ancora che sono vere addirittura in ogni
modello.
Si adotta la seguente notazione:
Denizione 5. M |= s (M, s) |= , con s mondo di M: vera nel
modello M.
1.3 La corrispondenza tra logiche e cornici 9
F |= M M |= , con M modello avente F come cornice: valida nella
cornice F.
C |= F C F |= , dove C una classe di cornici: C-valida ( una legge
logica modale di tipo C).
|= F K F |= , dove K la categoria delle cornici (K = Grph): una
legge logica modale minimale.
Si visto in particolare che:
|= ( ) ( ) (1.7)
Ovvero che ( ) ( ) K-valida. Tale legge nota come schema K.
E spontaneo a questo punto domandarsi quali siano gli schemi indotti da particolari classi di
cornici, e se tali schemi individuino univocamente la classe in esame.
Esempio 2. Consideriamo nuovamente lo schema . Nellesempio precedente, si
visto che valido in ogni cornice euclidea ( Eucl-valido). vero che valido solo per le
cornici euclidee?
Sia F una cornice tale che F |= per qualsiasi formula di L

(P), comunque
scelto il modello Me linsieme P di atomi. Vogliamo mostrare che euclidea. Scelti allora
i mondi i, j, k con iRj e iRk, costriuamo su F un modello Min cui la formula sia vera solo
in k.
Si ha allora i |= , da cui i |= in virt dellipotesi. Equivalentemente,
s iRs ( t sRt t |= ) (1.8)
Ora, iRj, dunque esiste un un mondo t tale che jRt e t |= . Ma vera solo in k, pertanto
jRk.
Esempio 3. Abbiamo mostrato che, perch lo schema sia valido in F, F devessere
euclidea. Non per detto che ogni modello che verichi debba avere una cornice
euclidea. Quello che segue un controesempio:
10 Logica modale
In questo modello, la verit in un mondo equivalente alla verit in ogni altro. Nello
specico, gli operatori modali diventano banali: e . Eppure, il modello
non euclideo: 1R2 e 1R3, ma 2/ R3.
Denizione 6. Data una classe di cornici C logica di tipo C (o pi brevemente la logica di
C) linsieme delle leggi logiche modali di tipo C.
Log(C) { : C |= } (1.9)
Denizione 7. Sia P una propriet di relazioni binarie, e sia X uno schema modale. P e
X si corrispondono modalmente quando per ogni cornice F = (S, R) vale:
X Log(F) P(R) (1.10)
Dove per Log(F) si intende Log({F}) e P(R) signica che R gode della propriet P.
Per estensione, si tende a dire anche che X corrisponde a P, dove P la classe di cornici
individuata da P.
Si gi vista la corrispondenza tra la classe K di tutte le cornici e lo schema K (
) ( ), e quella tra Eucl e lo schema (chiamato schema E). Quella che
segue una tabella che riassume alcune delle principali corrispondenze tra schemi modali e
propriet delle cornici.
Schema Propriet Corrispondente Classe di cornici
K: ( ) ( ) Banale s s = s K=Grph
T: Riessivit: s sRs Ri
4: Transitivit: s, t, z sRt tRz sRz Trans
D: Serialit: s t sRt Ser
B: Simmetria: s, t sRt tRs Sim
E: Euclideicit: s, t, z sRt sRz tRz) Eucl
La prima e lultima sono gi state dimostrate. Proseguiamo ordinatamente alla di-
mostrazione delle restanti.
Sia F una cornice in cui valga T, e scelto un mondo s, sia M un modello su F tale che
la proposizione atomica p P sia vera in tutti e soli i mondi che visti da s. Ovviamente,
s |= p, da cui s |= p grazie a T. Pertanto, s vede s stesso. Generalizzando ad ogni mon-
do di F con opportuni modelli, risulta evidente che la relazione di accessibilit riessiva.
1.4 Alcune logiche modali rilevanti 11
Viceversa, siano Mun modello su una cornice riessiva, e s un mondo tale che s |= per
una qualche . Poich s vede s stesso, s |= , da cui s |= e, generalizzando,
M |= .
Data una cornice F in cui valga 4, sia s un mondo. Costruito nuovamente un modello
M su F tale che p P sia vera in tutti e soli i mondi che visti da s, si ha ancora s |= p.
Da 4 discende che s |= p, ovvero che in tutti i mondi t con sR
2
t p vera. Allora sRt per
costruzione di M(t |= p sRt). La cornice transitiva.
Dato invece un modello M su una cornice transitiva con un mondo s tale che s |= , si
ha sRt (e dunque t |= ) per ogni t tale che sR
2
t. Ne consegue che s |= , e pertanto
s |= .
Se D valido nella cornice F, siano ancora M, s e p come nelle dimostrazioni prece-
denti. Da s |= p segue questa volta s |= p, dunque s vede almeno un mondo. F seriale.
Viceversa, se la cornice di M seriale e s |= , esiste un mondo accessibile da s e in tale
mondo vera (s |= ). Dunque in Mvale D.
Inne, sia F una cornice in cui sia valido B. Indicato con s un mondo, sia Mun modello
nel quale p vera solo in s. Poich s |= p, per B si ha s |= p. Dunque ogni mondo
accessibile da s accede a sua volta ad s. F simmetrica.
Per quanto riguarda linversa, sia M un modello a cornice simmetrica. Scelto un mondo s
con s |= , se sRt allora tRs. Ogni mondo accessibile da s accede dunque a un mondo dove
vera (s): s |= . In conclusione, s |= .
Si pu osservare che tutte le dimostrazioni sono state condotte secondo lo stesso meto-
do: si costruisce una proposizione vera solo nei mondi desiderati per dimostrare localmente
la propriet della cornice, e in base allarbitrariet del mondo scelto la si generalizza a tutta
la cornice. Linversa si ottiene invece in maniera molto lineare dalla propriet della cornice.
Ci si pu allora domandare se, con questa tecnica, possibile collegare tramite corrispon-
denze modali qualsiasi schema modale a una qualche propriet di cornice. La risposta
negativa. Senza addentrarci nelle dimostrazioni, citiamo come esempio di propriet della re-
lazione di accessibilit non modalmente esprimibile (ovvero propriet a cui non corrisponde
alcuno schema modale) lirriessivit: s s/ Rs.
1.4 Alcune logiche modali rilevanti
Nel paragrafo precedente abbiamo mostrato come vi sia una corrispondenza modale tra
alcuni schemi modali e particolari classi di cornici. Diventa ora naturale denire vari tipi di
logiche modali oltre alla logica modale minimale di tipo K. Nello specico, poniamo:
12 Logica modale
K Log(K)
T Log(Ri)
D Log(Ser)
K4 Log(Trans)
B Log(RiSim) dove RiSim Ri Sim
S4 Log(RiTrans) dove RiTrans Ri Trans
S5 Log(Equiv)
Denizione 8.
Prima di esaminare i rapporti reciproci tra queste logiche, vediamo il risultato che segue.
Lemma 2. Siano C e D due classi di cornici. Si ha:
C D Log(D) Log(C) (1.11)
Dimostrazione. Sia tale che D |= . Ogni cornice F C appartiene anche a D ed dunque
tale che F |= . Pertanto Log(C).
Lemma 3. Sia Runa relazione binaria transitiva denita su un insieme S. Se, per C, D, E, F
S si ha CRD, ERF, C/ RF, allora D/ RF, C/ RE e D/ RE.
C
D
E
F
Figura 1.1: Le frecce evidenziate rappresentano relazioni note per ipotesi. Frecce continue
indicano relazioni che sussistono, frecce tratteggiate relazioni che non sussistono
Dimostrazione. Per assurdo, sia DRF. Poich CRD per ipotesi, si avrebbe CRF per transi-
tivit. Similmente, se fosse CRE, ancora si otterrebbe CRF. Inne non si pu avere DRE,
altrimenti CRE per transitivit contro quanto appena mostrato.
Teorema 1. Il seguente diagramma fedele rispetto allinclusione. In altre parole, la sua
chiusura transitiva rappresenta tutti e soli i rapporti di inclusione tra le logiche indicate: una
logica contenuta in unaltra se e solo se esiste una successione di frecce che collega la
prima alla seconda.
1.4 Alcune logiche modali rilevanti 13
Dimostrazione. Sfruttando il lemma, il teorema si riconduce allequivalente per classi di
cornici. Vogliamo dunque dimostrare che questo nuovo diagramma fedele rispetto allin-
clusione delle classi di cornici.
Equiv
RiflSim
RiflTrans
Rifl Ser
Trans
K
La validit delle inclusioni indicate dalle frecce pressoch evidente. Lunico punto
dubbio potrebbe essere Ri Ser, ma se una cornice riessiva, allora ogni mondo vede
s stesso e dunque vede almeno un mondo. Pertanto la cornice anche seriale. Dalla
transitivit dellinclusione segue che tutte le frecce della chiusura transitiva del grafo cor-
rispondono a inclusioni valide fra classi di cornici.
Per dimostrare che non ci sono altre inclusioni oltre a quelle indicate nel primo diagramma,
suciente individuare una cornice nella dierenza tra le classi corrispondenti. Invece che
fornire controesempi distinti per ogni inclusione, ne individuiamo pochi che li riassumono
tutti:
1
2
3
Questo primo diagramma che mostra una cornice riessiva, simmetrica, non transitiva
un controesempio che prova le non-inclusioni rappresentate con frecce tratteggiate nel grafo
sottostante:
Equiv
RiflSim
RiflTrans
Rifl Ser
Trans
K
Applicando il secondo lemma, si mostrano tutte le non-inclusioni della gura. Per esem-
pio, avendo mostrato che RiSim Trans, e sapendo che RiSim Ri e RiTrans Trans,
si ha automaticamente Ri Trans, RiSim RiTrans, Ri RiTrans. Similmente,
il seguente diagramma di una cornice riessiva, transitiva, non simmetrica esclude altre
inclusioni, indicate nella gura immediatamente successiva:
14 Logica modale
1
2
3
Equiv
RiflSim
RiflTrans
Rifl Ser
Trans
K
Ancora:
1
2
3
Lesistenza di questa cornice transitiva non seriale prova le non-inclusioni seguenti
(omettendo quelle gi dimostrate):
Equiv
RiflSim
RiflTrans
Rifl Ser
Trans
K
Resta ununica relazione da provare, ovvero Ser Ri. Ecco un diagramma che la
dimostra:
1
2
3

1.5 Un approccio assiomatico


Si vista nora una caratterizzazione di tipo semantico delle logiche modali: gli operatori
modali assumono signicato solo grazie ai modelli e alle cornici. Lindividuazione di sche-
mi logici modali associati a particolari classi di cornici pu tuttavia suggerire impostazioni
di tipo diverso: invece di dedurre dalle propriet dei modelli quelle degli operatori modali,
si postulano queste ultime e si sfruttano per svolgere calcoli modali di tipo assiomatico, re-
stando a livello puramente sintattico.
Denizione 9. Il calcolo assiomatico CK individuato da:
1.5 Un approccio assiomatico 15
Assiomi logici: tutti gli schemi dassioma del calcolo Cestesi a L

(P), con laggiunta


dei due schemi modali:
1. K: ( ) ( )
2. I:
Regole dinferenza: la regola di separazione RS (il modus ponens

) e la regola
di necessitazione RN

Denizione 10. Un sistema logico modale normale una qualsiasi estensione CX del cal-
colo CK, ovvero un qualsiasi calcolo assiomatico ottenuto da CK solo aggiungendo altri
assiomi (senza alterare le regole dinferenza). Tale sistema nitamente assiomatizzato
se gli assiomi aggiunti sono in numero nito. In questo caso, indicati con X
1
, . . . , X
n
gli
assiomi aggiuntivi, si scrive:
CX = CK+ X
1
, . . . , X
n
(1.12)
Denizione 11. Una dimostrazione in CX una successione nita di formule di L

(P),
ciascuna delle quali sia istanza di uno schema dassioma o sia ottenuta dalle precedenti
tramite lapplicazione di RS o RN.
Una formula di L

(P) un lemma di CX (CX ) se esiste una dimostrazione in CX


che termina con .
Denizione 12. Il sistema modale CX valido rispetto a una classe C di cornici quando
ogni suo lemma una legge logica modale di tipo C, ovvero quando CK Log(C):
CX C |= (1.13)
Tale sistema invece completo rispetto a C quando ogni legge logica modale di tipo C un
lemma di CX, ovvero quando Log(C) CK:
C |= CX (1.14)
CX adeguato a C quando valido e completo rispetto ad esso, ovvero quando CK =
Log(C).
In maniera del tutto prevedibile, si deniscono i seguenti sistemi modali:
16 Logica modale
CD CK+ D
CT CK+ T
CK4 CK+ 4
CB CK+ T + B
CS4 CK+ T + 4
CS5 CK+ T + B + 4
Denizione 13.
Teorema 2. CK valido rispetto a K, CD rispetto a D, CT rispetto a T, CK4 rispetto a K4,
CB rispetto a B, CS4 rispetto a S4, CS5 rispetto a S5.
Dimostrazione. Le dimostrazioni seguono tutte lo stesso schema di tipo induttivo. Dimostra-
ta la CX-validit degli schemi dassioma, si prova che le due regole dinferenza preservano
la CX-validit.
La validit degli schemi logici classici si ottiene molto rapidamente. Vediamo, a titolo de-
sempio, il caso dellattenuazione congiuntiva . Sia s un mondo di un modello
M. Le seguenti condizioni sono equivalenti:
(M, s) |= (1.15)
(M, s) |= ( ) (M, s) |= (1.16)
(M, s) |= (M, s) |= (1.17)
(M, s) |= (M, s) |= (M, s) |= (1.18)
Questultima una tautologia, ottenuta applicando le leggi di De Morgan. Dunque K |=
essendo s e Mdel tutto generici.
Lassioma K valido in ogni cornice, come gi si visto. I invece valido per la caratteriz-
zazione semantica di e . Scelto ancora un mondo s nel modello M, sono equivalenti:
(M, s) |= (1.19)
t M(sRt (M, s) |= ) (1.20)
t M(sRt (M, s) |= ) (1.21)
t M(sRt (M, s) |= ) (1.22)
(M, s) |= (1.23)
(M, s) |= (1.24)
Da cui K |= per la caratterizzazione semantica di .
Mostriamo ora che RS preserva la validit. Se e sono lemmi logici modali la cui
1.5 Un approccio assiomatico 17
validit in CX rispetto a C gi stata provata, si hanno, per ogni modello Msu una cornice
di C e per ogni mondo s di M:
(M, s) |= (M, s) |= (1.25)
((M, s) |= (M, s) |= ) (M, s) |= (1.26)
((M, s) |= (M, s) |= ) ((M, s) |= ) (M, s) |= ) (1.27)
(M, s) |= (M, s) |= (1.28)
Da cui (M, s) |= . Dunque RS preserva la CX-validit.
Inne, dimostriamo che anche RN conserva la validit. Data una formula CX-valida
rispetto C, per ogni modello M su una cornice di C e per ogni mondo s M, (M, s) |= .
Allora (M, s) |= per la caratterizzazione semantica di .
Lanalogo risultato per la completezza decisamente meno immediato. Converr premet-
tere alcune denizioni e lemmi preliminari.
Denizione 14. Una formula di L

(P) CX-consistente quando CX ;


Un insieme nito di formule
1
, . . . ,
n
CX-consistente quando lo la congiunzione

1
. . .
n
;
Un insieme innito di formule CX-consistente quando lo ogni suo sottinsieme
nito;
Un insieme di formule massimalmente CX-consistente (CX-massimale) quando
consistente e {} non CX-consistente ( CX-inconsistente) per ogni
L

(P)
Lemma 4. Ogni insieme CX-consistente di formule pu essere esteso a un insieme CX-
massimale.
Dimostrazione. Linsieme L

(P) delle formule modali evidentemente numerabile. Sia

1
, . . . ,
n
, . . . una sua enumerazione. Deniamo induttivamente una successione di insiemi
di formule:

0
(1.29)

n+1

_

n
se
n
{
n
} inconsistente

n
{
n
} altrimenti
(1.30)
La successione chiaramente non decrescente. Poniamo ora:

_
n=0

n
(1.31)
18 Logica modale
Vogliamo mostrare in primis che CX-consistente. Per assurdo, non lo sia. Esiste per-
tanto un sottinsieme nito CX-inconsistente. Per costruzione di ,
n
per
qualche n, ma tale
n
CX-consistente. Si ottenuta una contraddizione, dunque CX-
consistente.
anche CX-massimale. Procedendo ancora per assurdo, troviamo una qualche =
m
tale che sia CX-consistente e .
m
devessere CX-inconsistente, altrimenti
sarebbe stata compresa in
m+1
e dunque in . Ma allora anche CX-inconsistente,
in contraddizione con quanto appena trovato. Pertanto CX-massimale.
Lemma 5. Sia un insieme CX-massimale di formule. Per ogni , di L

(P) si ha allora:
1. CX ;
2. ;
3. ;
4. .
Dimostrazione. 1. Per assurdo, sia CX e . Linsieme allora CX-
inconsistente: esiste un sottinsieme nito = {
1
, . . . ,
n
} tale che sia
inconsistente. Si ha dunque:
CX (
1
. . .
n
) (1.32)
CX (
1
. . .
n
) (1.33)
CX (
1
. . .
n
) (1.34)
CX (
1
. . .
n
) (1.35)
Ora, per modus ponens:
CX (
1
. . .
n
) (1.36)
Ma allora un sottinsieme di non CX-consistente, e pertanto nemmeno lo ,
in contraddizione con lipotesi. Ne consegue che .
2. Similmente, sia e . Sia {} che {} sono allora inconsistenti.
Trovo dunque
1
, . . . ,
n
,
1
, . . . ,
n
tali che CX (
1
. . .
n
) e
CX (
1
. . .
m
). Troviamo ancora:
CX (
1
. . .
n
) (1.37)
CX (
1
. . .
m
) (1.38)
CX (
1
. . .
n

1
. . .
m
) (1.39)
1.5 Un approccio assiomatico 19
CX (
1
. . .
n

1
. . .
m
) (1.40)
CX (
1
. . .
n

1
. . .
m
) ( ) (1.41)
CX (
1
. . .
n

1
. . .
m
) (1.42)
CX (
1
. . .
n

1
. . .
m
) (1.43)
In contraddizione con lipotesi che sia CX-consistente.
Viceversa, si supponga , . Ogni sottinsieme di consistente, e in partico-
lare lo {, }. Si ha allora CX , il che assurdo. Infatti, ogni sistema di-
mostra (grazie alla legge di Duns Scoto ( )) per arbitrario,
ed essendo CX per almeno una , CX .
3. Sia , e per assurdo sia ad esempio . Allora { } consistente,
mentre {} non lo . Troviamo pertanto
1
, . . . ,
n
tali che {
1
, . . . ,
n
, } sia
inconsistente. Daltra parte, essendo { } consistente per gli stessi
1
, . . . ,
n
si ha anche CX (
1
. . .
n
). Dunque {
1
, . . . ,
n
, , } consistente,
e cos lo {
1
. . . ,
n
, }, in contraddizione con quanto appena mostrato.
Viceversa, siano , ma . Troviamo ancora
1
, . . . ,
n
tali che
CX (
1
. . .
n
), da cui linconsistenza di {
1
, . . . ,
n
, , } , in
contraddizione con la consistenza di .
4. Questultimo asserto si pu provare direttamente. Supponiamo , . Dalla
consistenza di discende CX ( ). Sono ora equivalenti:
CX ( ) (1.44)
CX ( ) (1.45)
CX (1.46)
CX (1.47)
(CX CX ) (1.48)
CX CX (1.49)
Si noti che stato utilizzato in maniera essenziale il punto (3). Avendosi , per
(2) , ovvero CX . Necessariamente allora CX : .

Denizione 15. Il modello canonico M


CX
associato al sistema modale CX dato dalla
cornice F
CX
= (S
CX
, R
CX
) e dalla valutazione
CX
cos costruite:
S
CX
formata dagli insiemi CX-massimali di formule di L

(P);
R
CX
( )
20 Logica modale

CX
(, p) = 1 p
Lemma 6. Scelti un insieme CX-massimale e una formula ,
(M
CX
, ) |= (1.50)
Dimostrazione. Procediamo per induzione sulla complessit delle formule. Se atomica,
il lemma vero per denizione di
CX
. Ricordando che ogni connettivo riconducibile ai
soli e , sar suciente provare il risultato per , , , supponendolo induttiva-
mente gi vero per e .
Per quanto riguarda , sono equivalenti le seguenti condizioni - rispettivamente per denizione,
per ipotesi induttiva e per punto (2) del lemma precedente:
(M
CX
, ) |= (1.51)
(M
CX
, ) |= (1.52)
(1.53)
(1.54)
Sfruttando il punto (3) del lemma precedente si ha invece lequivalenza di:
(M
CX
, ) |= (1.55)
(M
CX
, ) |= (M
CX
, ) |= (1.56)
(1.57)
(1.58)
Mostriamo ora (M
CX
, ) |= . Ricordiamo che, per denizione, si ha:
: R
CX
, (1.59)
Supposto ora , si ottiene
R
CX
(1.60)
Ovvero (M
CX
, ) |= .
Prima di mostrare limplicazione inversa, proviamo che se (M
CX
, ) |= allora
/

{} inconsistente, dove
/
linsieme delle formule tali che . Per assurdo,
sia
/
{} consistente: si pu dunque estendere a un insieme CX-massimale . Per

/
si ha:

/

/
{} (1.61)
Ovvero : R
CX
. , da cui (M
CX
, ) |= per ipotesi
induttiva e per quanto gi mostrato nel caso della negazione. Ma accessibile da ,
1.5 Un approccio assiomatico 21
dunque (M
CX
, ) |= essendo (M
CX
, ) |= . Assurdo.
Pertanto
/
{} inconsistente: esistono
1
, . . . ,
n

/
tali che:
CX (
1
. . .
n
) (1.62)
Ora, per necessitazione:
CX (
1
. . .
n
) (1.63)
Ovvero:
CX (
1
(. . . (
n
) . . .)) (1.64)
E applicando K:
CX
1
(. . . (
n
) . . .) (1.65)
Per il punto (1) del lemma precedente:

1
(. . . (
n
) . . .) (1.66)

1
, . . . ,
n

/
, dunque
1
, . . . ,
n
. Il punto (4) del lemma permette di conclud-
ere .
Corollario 1. Detto M
CX
il modello canonico del sistema CX:
M
CX
|= CX (1.67)
Dimostrazione. Per assurdo, M
CX
|= e CX . Si ha allora CX , la consistenza di
{}. Estendiamo questo insieme a un insieme CX-massimale. un mondo di M
CX
,
dunque (M
CX
, ) |= . Dal lemma precedente, segue che , ma questo assurdo,
poich anche , e massimalmente consistente per costruzione.
Daltra parte, se CX , per ogni massimalmente consistente. Dunque (M
CX
, ) |=
per il lemma precedente, e M
CX
|= .
Lemma 7. Siano CX un sistema modale e M
CX
il suo modello canonico.
CX T F
CX
Ri
CX 4 F
CX
Trans
CX D F
CX
Ser
CX B F
CX
Sim
CX E F
CX
Eucl
22 Logica modale
Dimostrazione. Ricordiamo che R
CX
( ). Supposto CX ,
si ha per ogni CX-massimale . Se , per massimalit . Dunque
la cornice di M
CX
riessiva.
Se invece CX , ancora per ogni CX-massimale. Siano
, , M
CX
tali che R
CX
e R
CX
. Supposto , per massimalit anche
. Allora, per denizione di R
CX
, e . Pertanto, R
CX
.
Sia ora CX . Scelto massimalmente consistente, supponiamo . Per
massimalit, , da cui |= . Ne consegue che esiste un mondo accessibile da
.
Scelti e con R
CX
e CX , supponiamo per assurdo (ovvero
|= ) e . Si ha allora , da cui per massimalit e |= .
Allora |= , ovvero |= , assurdo.
Inne, siano , , tali che R
CX
e R
CX
. Sia inoltre CX , ovvero
. Posto , procediamo per assurdo e supponiamo . Dunque
per massimalit, e |= . Pertanto |= , da cui . Ancora per mas-
simalit, , da cui |= . Ne consegue che |= , o equivalentemente
|= , in contraddizione con lipotesi che .
Abbiamo ora predisposto tutto il necessario per dimostrare il risultato sulla completezza.
Ricorreremo al metodo del modello canonico: mostrando che il modello canonico di un
sistema appartiene a una determinata classe di cornici, si ottiene la completezza del sistema
rispetto alla classe.
Teorema 3. CK completo rispetto a K, CD rispetto a D, CT rispetto a T, CK4 rispetto a
K4, CB rispetto a B, CS4 rispetto a S4, CS5 rispetto a S5.
Dimostrazione. La completezza di CK banale: tutte le cornici appartengono a K. La com-
pletezza di CD, CT, CK4 segue immediatamente dal lemma precedente. Per quanto riguar-
da CB, CS4 e CS5 basta ricordare che RiSim = Ri Sim, RiTrans = Ri Trans e
Equiv = Ri Sim Trans.
Concludiamo con un risultato, ormai evidente, che riassume quelli ottenuti in questo
capitolo.
Corollario 2 (Teorema di adeguatezza). CK adeguato rispetto a K, CD rispetto a D, CT
rispetto a T, CK4 rispetto a K4, CB rispetto a B, CS4 rispetto a S4, CS5 rispetto a S5.
In ragione di ci, identicheremo da ora in poi logiche e sistemi modali corrispondenti.
Capitolo 2
Logica epistemica
2.1 La lettura epistemica della modalit
Dopo aver visto le propriet generali delle logiche modali ed averne presentate alcune
assieme ai rispettivi sistemi e modelli, ci occupiamo di una di esse in particolare: la log-
ica S5.
Quando abbiamo introdotto gli operatori modali e , ci siamo occupati solo marginal-
mente di come interpretarli da un punto di vista intuitivo. Abbiamo introdotto una lettura di
tipo aletico, in cui signica necessario che e possibile che.
Le propriet speciche di S5, tuttavia, suggeriscono unaltra interpretazione, di tipo
epistemico. In una lettura di questo tipo, pu rappresentare la conoscenza o la credenza
di un determinato individuo o computer (lagente tale sa che, lagente tale crede che),
di un gruppo, di una comunit assumibile come universale (si sa che, si crede che).
Ci concentriamo in particolare su un modello monoagente, in cui loperatore verr inter-
pretato alternativamente come noto che, si sa che, si conosce che, o pi sbrigativa-
mente come so che. Loperatore potr essere letto come verosimile che, ma rivestir
un ruolo secondario. Rivediamo gli assiomi caratterizzanti di S5 alla luce di questa nuova
chiave di lettura.
K: ( ) ( )
Se noto che da segue e noto, allora noto anche .
T:
Ci che noto vero.
4: (introspezione positiva)
Si consapevoli di ci che si sa.
E: (introspezione negativa)
Si consapevoli di ci che non si sa.
24 Logica epistemica
Due considerazioni sullultimo assioma. Si scelto di includere E anzich B perch
il primo esprime meglio le propriet epistemiche su un piano intuitivo. Daltra parte,
RiTransSim = RiTransEucl, pertanto le due formulazioni sono equivalenti. Inne, E
stato espresso in una forma alternativa rispetto a quella gi presentata, in modo di coin-
volgere il solo operatore . Lequivalenza di e discende
direttamente dalla denizione di .
Nel resto del capitolo, vedremo alcune delle notevoli propriet che rendono S5 un sis-
tema privilegiato per la logica modale, a prescindere da quale lettura se ne voglia dare
(epistemica, aletica etc.).
2.2 Modalit e forma normale
La logica S5, essendo basata su una classe di cornici piuttosto ristretta, meno ricca di
altre, e in particolare di K. Si dimostra in particolare che il numero di modalit distinte
drasticamente ridotto.
Denizione 16. Un modalizzatore una sequenza nita (anche vuota) di operatori e .
Due modalizzatori
1
e
2
sono equivalenti nella logica modale L quando L
1

2

per una generica formula .


Una base di modalit per L un insieme di modalizzatori tale che ogni modalizzatore
equivalente in L a un suo elemento, minimale rispetto a questa propriet.
Teorema 4. Una base di modalit per S5 costituita dallinsieme {, , }, dove il
modalizzatore vuoto.
Pi precisamente:
(2.1)
(2.2)
(2.3)
(2.4)
Dimostrazione. Sia . Per T, . Viceversa, se , per 4 .
Se , per T . Viceversa, supposto , da E segue .
Vale a questo punto la catena di equivalenze (in cui si sottintende ):
(2.5)
Similmente, si ha:
(2.6)

2.2 Modalit e forma normale 25


Non solo in S5 possibile ridurre i modalizzatori a tre soltanto: qualsiasi formula conte-
nente modalizzatori nidicati logicamente equivalente a una formula senza quanticatori
nidicati.
Prima di enunciare e dimostrare il risultato fondamentale, premettiamo alcuni lemmi e
denizioni.
Denizione 17. Il grado modale di una formula di L

(P) denito induttivamente come:


1. mdeg(p) = 0 per p P
2. mdeg() = mdeg()
3. mdeg( ) = max{mdeg(), mdeg()}
4. mdeg() = mdeg() + 1
Con lovvia estensione agli altri connettivi e operatori modali.
Lemma 8. I seguenti schemi sono lemmi di S5:
( ) ( ) (2.7)
( ) ( ) (2.8)
( ) ( ) (2.9)
Dimostrazione. Per la prima equivalenza, procediamo per assurdo, semanticamente. Sia
i M un mondo in cui sia vera ( ) e falsa . Dalla prima, si deduce che
j |= per ogni j accessibile da i. Pertanto, j |= e j |= . Dalla seconda si ha invece:
i |= (2.10)
i |= ( ) (2.11)
i |= (2.12)
i |= i |= (2.13)
i |= i |= (2.14)
Ad esempio, sia i |= . Esiste un mondo j, accessibile da i, tale che j |= . Assurdo.
Viceversa, supponiamo vera e ( ) falsa in un mondo i. Dalla prima:
i |= (2.15)
i |= i |= (2.16)
j : iRj, j |= j |= (2.17)
26 Logica epistemica
Al contrario, dalla seconda:
i |= ( ) (2.18)
j (iRj j |= ) (2.19)
Indicato proprio con j un tale mondo,
j |= ( ) (2.20)
j |= (2.21)
j |= j |= (2.22)
Ad esempio, j |= , ovvero j |= , assurdo.
Sia ( ) e i |= . Esiste allora un mondo j accessibile da i tale che j |= .
Per lassunto iniziale, j |= . Sia ora k con iRk. Per euclideicit, jRk, e k |= . Dalla
generalit di k segue che i |= .
Se invece i |= , procediamo per assurdo e supponiamo anche i |= . Per quanto appena
visto, i |= , assurdo.
Viceversa, sia . Scelto un mondo i, poniamo ad esempio i |= . Per ogni j acces-
sibile da i si ha dunque j |= , da cui j |= per attenuazione. Pertanto, i |= ().
Nel caso di i |= , invece, si ha i |= per transitivit. Dato ora j con iRj, j |= , e
j |= ancora per attenuazione. Allora i |= ( ).
Lultima propriet si ottiene molto rapidamente dalla seguente catena di equivalenze:
( ) ( ) ( ) ( ) (2.23)
( ) ( ) (2.24)

Osserviamo che il primo schema stato dimostrato senza ricorrere ad alcuna propriet
specica di S5. In eetti, si tratta di uno schema di K.
Corollario 3. Anche i seguenti sono lemmi di S5:
( ) ( ) (2.25)
( ) ( ) (2.26)
( ) ( ) (2.27)
Dimostrazione. Segue immediatamente dal lemma precedente, sostituendo con e
applicando le leggi di De Morgan.
2.2 Modalit e forma normale 27
Teorema 5. Per ogni formula L

(P), esiste tale che:


S5 (2.28)
mdeg() 1 (2.29)
Dimostrazione. Procediamo induttivamente, mostrando che ogni formula di grado modale
n 2 equivalente in S5 a una formula di grado modale n 1.
Per semplicit, supponiamo mdeg() = 2. Non c alcuna perdita di generalit: qualunque
formula di grado modale superiore a due contiene sottoformule di grado due, e riconducendo
queste a formule di grado uno si ottiene un abbassamento di grado della formula di partenza.
La seguente procedura algoritmica fornisce la formula cercata:
1. Riscriviamo in maniera tale che contenga soltanto i due operatori modali e e
i connettivi , e . Rimpiazziamo dunque ogni istanza di

con

e
ogni istanza di

con (

) (

);
2. Portiamo le negazioni allinterno dei connettivi, applicando le leggi di De Morgan:
a ogni formula del tipo (

) sostituiamo

, a ogni formula del tipo


(

;
3. Portiamo le negazioni allinterno degli operatori modali: al posto di scriviamo
, a quello di ;
4. Ripetiamo i passi (2) e (3) nch le negazioni non appaiono soltanto davanti a variabili
preposizionali;
5. Riduciamo i modalizzatori ai soli , e ;
6. Se la formula

ottenuta ha grado modale uno, abbiamo quanto desiderato. Altri-


menti,

conterr ancora formule di grado modale due, nella forma

con
mdeg

= 1.
Supponiamo =

. Se

2
per qualche

1
e

2
, applicando il lemma
passiamo a

2
. A questo punto, assorbiamo le eventuali modalit come al
passo (3), riducendo il grado.
Se invece

2
e una tra

1
e

2
contiene un modalizzatore, sempre grazie al
lemma possiamo abbassare il grado modale. Altrimenti,

1
e

2
sono congiunzioni
o disgiunzioni. Nel primo caso, distribuendo sulla congiunzione ci si riconduce
alla situazione gi esaminata. Nel secondo, si possono portare in primo piano gli
operatori modali riassociando. Il caso di = verr trattato in maniera del tutto
analoga grazie al corollario precedente, invertendo i ruoli di e ;
7. Ripetendo questultimo passo un numero nito di volte, ci si riconduce a una formula
di grado modale uno.
Tutti i passi si basano su equivalenze logiche gi dimostrate. Lalgoritmo produce dunque
una formula equivalente a quella di partenza.
28 Logica epistemica
Concludiamo il paragrafo mostrando che ogni formula pu essere riscritta in S5 in
maniera da essere conforme a uno standard piuttosto elegante, che permette peraltro di
ottenere una procedura algoritmica per stabilire se la formula o meno un lemma di S5.
Denizione 18. Siano L

(P) e .
1. in forma congiuntiva normale (CNF) rispetto a se ha la forma:
n
_
i=1
m
i
_
j
i
=1

i j
i
(2.30)
con
i j
i
;
2. in CNF modale (MCNF) se in CNF rispetto allinsieme
{ : mdeg() = 0} { : mdeg() = 0}{ : mdeg() = 0} (2.31)
Ovvero se ogni
i j
i
puramente proposizionale o nella forma

i j
i
o

i j
i
per
qualche

i j
i
puramente proposizionale.
Teorema 6. Ogni formula L

(P) equivalente in S5 a una formula in MCNF, e per la


precisione a una formula del tipo:
n
_
i=1
_

i

m
i
_
j
i
=1

i j
i

i
_

_
(2.32)
Dimostrazione. Il teorema conseguenza diretta del precedente. Sappiamo infatti che da
possiamo ottenere una formula

equivalente e di grado modale al pi uno. Inoltre, tale

una congiunzione di disgiunzioni di formule di grado modale zero o nella forma o


con mdeg = 0. Nel primo caso, in MCNF. Nel secondo, si pu portarla in MCNF
distribuendo su .
Osserviamo ora che tutte le formule puramente proposizionali sono condensabili in ununica
, mentre la distributivit di su permette di raccogliere loperatore davanti a ununica
formula puramente proposizionale

.
2.3 Ancora sulladeguatezza
La logica S5 quella delle cornici la cui relazione di accessibilit di equivalenza. Ve-
dremo ora che la classe dei modelli di S5 pu essere ristretta ulteriormente senza perdita di
generalit, conservando ladeguatezza.
2.3 Ancora sulladeguatezza 29
Denizione 19. Siano s M, s

due mondi in due modelli. (M, s) e (M

, s

) sono
equivalenti (M, s) (M

, s

) se, comunque scelta una formula L

(P):
(M, s) |= (M

, s

) |= (2.33)
Denizione 20. Un modello ridotto M = (S, ) un modello (S, R, ) la cui cornice
completa (tale cio che sRt per ogni s, t S ).
Teorema 7. Siano M = (S, R, ) un modello con R di equivalenza e s S un mondo.
Costruito il modello ridotto M

= (S

), con
S

= {t : t S sRt} (2.34)

= |
S
(2.35)
si ha (M, s) (M

, s

).
Dimostrazione. Come abbiamo visto, se R di equivalenza la logica del modello soddisfa
K, T, 4 ed E. Dunque un sottinsieme di S5, e le formule possono essere riscritte in forma
normale congiuntiva modale
1
. Osserviamo che anche laccessibilit di M

di equivalenza,
pertanto la formula pu essere portata in MCNF in entrambe le logiche. Lalgoritmicit
della procedura assicura che (a meno di riordinamento) le due forme siano identiche.
Supponiamo allora che sia in MCNF:
n
_
i=1
_

i

m
i
_
j
i
=1

i j
i

i
_

_
(2.36)
Con
i
,
i j
i
,

i
puramente proposizionali. Il valore di verit di queste ultime dipende uni-
camente da (s, ) =

(s, ), dunque non varia nei due modelli. Daltra parte, i mondi
accessibili da s in M e M

sono esattamente gli stessi, e uguali sono i valori di verit delle

i j
i
e

i
in tali mondi. Ne consegue che anche
i j
i
e

i
hanno gli stessi valori di verit
in (M, s) e M

, s. La verit dei congiuntivi esterni e non dipende che da quella dei suoi
argomenti, dunque in s ha lo stesso valore di verit in entrambi i modelli.
In conclusione, per determinare il valore di verit di una formula di S5 in un dato mondo,
suciente considerare i mondi a questo accessibili. Possiamo a questo punto supporre che
tutti i modelli di S5 siano ridotti, e ridenire la semantica degli operatori modali:
1
Non sarebbe in realt necessario passare in forma normale congiuntiva. Si potrebbe procedere per induzione
sfruttando poi le propriet della cornice per ridurre le modalit. Avendo a disposizione questo strumento, per,
preferiamo adottarlo per semplicit
30 Logica epistemica
(M, s) |= t (M, t) |= (2.37)
(M, s) |= t (M, t) |= (2.38)
Lemma 9. S5 adeguato rispetto alla classe dei modelli ridotti
Dimostrazione. S5 valido: indicata con Compl la classe delle cornici complete, si ha
Compl Equiv, da cui S5 = Log(Equiv) Log(Compl).
Supponiamo che S5 non sia completo rispetto a Compl: Log(Compl) S5. Esiste allora
una formula di L

(P) tale che Compl |= ma S5 . Pertanto, esiste anche un modello


M = (S, R, ), la cui cornice sia transitiva, tale che M |= . Ci signica che per un certo
mondo s S , (M, s) |= . La verit di , tuttavia, dipende solo dai mondi raggiungibili da
per quanto appena mostrato. Possiamo allora passare a un modello ridotto M

= (S

, |
S
)
con S

= {t S : sRt}. Si avr M

|= , assurdo.
Denizione 21. Siano M = (S, R, ) e M

= (S

, R

) modelli. Data una relazione


R S S

:
1. R soddisfa la propriet di scelta in avanti se:
s, t S s

: sRs

sRt, t

: tRt

(2.39)
2. R soddisfa la propriet di scelta allindietro se:
s S s

, t

: sRs

, t S : tRt

sRt (2.40)
3. R una bisimulazione se soddisfa le propriet di scelta in avanti e scelta allindietro
ed in oltre tale che:
s S s

: sRs

, (s, ) =

(s

, ) (2.41)
4. R una connessione a zigzag se il suo dominio S e la sua immagine S

Teorema 8. Siano M = (S, R, ) e M

= (S

, R

) modelli, e sia R S S

una
bisimulazione. Dati s S e s

tali che sRs

, si ha per ogni formula di L

(P):
(M, s) |= (M

, s

) |= (2.42)
2.3 Ancora sulladeguatezza 31
Dimostrazione. Procediamo per induzione sulla complessit di . Se atomica, lasserto
vero poich (s, ) =

(s

, ). Se una connessione e la tesi vale per gli argomenti,


resta valida per per verofunzionalit.
Sia invece =

, e supponiamo (M, s) |=

. Scelto t

con s

, per scelta
allindietro troviamo t S tale che sRt. Si ha chiaramente (M, t) |=

, da cui (M

, t

) |=

per ipotesi induttiva. Dunque (M

, s

) |=

. Simmetricamente, (M

, s

) |=

(M, s) |=

per scelta in avanti.


Il caso di =

discende direttamente dai due precedenti, ricordando che = .


Corollario 4. Due modelli M = (S, R, ) e M

= (S

, R

) tra cui esiste una connessione


a zigzag soddisfano le stesse formule: data una formula L

(P), per ogni mondo s S


tale che (M, s) |= ) esiste s

tale che (M

, s

) |= ).
Denizione 22. Un modello semplice un modello ridotto M = (S, ) tale che:
s, t S, (s, ) (t, ) (2.43)
Ovvero tale che comunque scelti due mondi, esista una formula vera in una ma falsa nellal-
tro.
In altre parole, un modello semplice un modello ridotto dove mondi in cui sono vere
le medesime formule vengono identicati fra loro.
Teorema 9. Sia M = (S, R, ) un modello ridotto. Esiste un modello semplice M

per cui
esista una connessione a zigzag tra Me M

.
Dimostrazione. Sia S S la relazione cos denita:
s t (s, ) = (t, ) (2.44)
Si tratta evidentemente di una relazione di equivalenza. Indicata con [s]

la classe di
equivalenza di s rispetto a , si ha per costruzione:
S
/
=
_
sS

[s]

(2.45)
per qualche S

S .
M (S

, |
S
) un modello semplice. Poniamo ora:
s S s

, (sRs

s [s

) (2.46)
32 Logica epistemica
R ha per dominio S e per immagine S

. Inoltre,
sRs

: s [s

(s, ) = (s

, ) = |
S
(s

, ) (2.47)
Inne, R rispetta la scelta allindietro e la scelta in avanti. Siano infatti s S e s

, t

con sRs

(essendo S

semplice, si ha anche s

). t

S , dunque sRt

essendo S
ridotto.
Scelti invece s, t S (sRt essendo S ridotto) e s S

con sRs

, troviamo t

tale che
s [t

, avendo R S come dominio. Daltra parte, S

semplice, dunque s

.
Corollario 5. S5 adeguato rispetto alla classe dei modelli semplici.
Dimostrazione. Anche questa volta la validit viene da s. Ogni modello semplice ridotto,
da cui la validit per controvarianza di Log.
Per quanto riguarda la completezza, supponiamo sia valida in ogni modello semplice, e
per assurdo S5 . Esiste un modello (ridotto) M = (S, ) tale che in un qualche s S
(M, s) |= ). Troviamo allora una connessione a zigzag R tra M e un modello semplice
M

= (S

, ) tale che sRs

per qualche s

. Per il teorema precedente, (M

, s

) |= , da
cui lassurdo M

|= .
Capitolo 3
Onest
3.1 Stati epistemici e stabilit
In una logica epistemica basata su S5, la presenza dellassioma 4 implica che la conoscenza
di un formula porti con s quella del conoscerla. Questo pone una prima limitazione al
possibile insieme delle formule note a un agente: tale insieme non pu contenere
senza contenere anche .
E legittimo domandarsi come debbano essere strutturati questi insiemi, e sulla base degli
assiomi di S5 e su quella delle propriet che si vorrebbe avesse una conoscenza.
Denizione 23. Dato un insieme di formule L

(P), L

(P) conseguenza di in
S5 quando esiste una dimostrazione di in S5 + .
(S5 + ) (3.1)
conseguenza proposizionale di se tale dimostrazione non coinvolge gli assiomi modali
(K, T, 4, E) n la regola di necessitazione. Scriviamo in tal caso
Prop
(e S5
Prop
se
tale dimostrazione non dipende da assiomi aggiuntivi).
Denizione 24. Un insieme di formule L

(P) stabile se:


1. S5
Prop

2. ( ) ( )
3.
4.
5.
34 Onest
Un insieme stabile contiene tutte le formule note a un agente a prescindere dalla conoscen-
za di formule speciche (1), consistente (5), e possiede propriet che traducono K (2), T e
4 (3), E (4).
Prima di preoccuparci dellinterpretazione del concetto di stabilit, analizziamone al-
cune propriet rilevanti.
Per prima cosa, un insieme stabile univocamente determinato dalle formule puramente
proposizionali che contiene. Questo limita fortemente larbitrariet di insiemi di questo
tipo.
Denizione 25. Sia L

(P). La parte proposizionale di linsieme Prop() delle


formule puramente proposizionali di .
Lemma 10. Sia L

(P) un insieme stabile. Per ogni formula L

(P) si ha allora:
(3.2)
(3.3)
Dimostrazione. (1) Supponiamo (ovvero ) e . Dunque
, e per chiusura sotto il modus ponens .
Viceversa, sia ad esempio . Dunque , e poich lattenuazione disgiuntiva una
tautologia proposizionale, . Analogamente per il caso .
(2) Sia . Equivalentemente, . Se non si ha , allora ,
da cui come nel caso (1).
Se invece , allora anche , e per attenuazione . Analogamente se
.
Teorema 10. Siano ,

(P) insiemi stabili.


Prop() = Prop(

) =

(3.4)
Dimostrazione. Supponiamo Prop() = Prop(

) e procediamo per induzione sul grado


modale. Se mdeg() = 0, puramente proposizionale e dunque se appartiene a uno dei
due insiemi appartiene ad entrambi. Supponiamo allora

per ogni con


mdeg() = n.
Sia tale che mdeg() = n + 1. Riscrivendo in MCNF (lalgoritmo di normalizzazione
puramente proposizionale), possiamo condurla a una formula

del tipo:

=
n
_
i=1
_

i

m
i
_
j
i
=1

i j
i

i
_

_
(3.5)
3.2 Onest sintattica 35
Si ha dunque

.
Mostriamo che una congiunzione in se e solo se lo sono i suoi argomenti. (

) infatti una tautologia, dunque in . Se ora ,

, per modus ponens anche


. Linversa si ottiene analogamente, sfruttando lattenuazione congiuntiva.


Abbiamo pertanto:

i,
_

i

m
i
_
j
i
=1

i j
i

i
_

_
(3.6)
Ora, le
_

i

_
m
i
j
i
=1

i j
i

i
_
sono equivalenti a
_

i

_
m
i
j
i
=1

i j
i

i
_
con

i
. Applicando il lemma, otteniamo:

; i, (
i

i
j
i
:
i j
i
) (3.7)
Lo stesso vale per

. Osserviamo per che tutte le


i
,

i
,
i j
i
hanno grado modale al pi
n, e dunque appartengono a se e solo se appartengono a

, da cui lasserto.
La classe degli insiemi stabili di formule in realt ancora pi ristretta. Due di questi
insiemi, infatti, non possono essere compresi luno nellaltro.
Teorema 11. Se ,

(P) sono insiemi stabili di formule tali che

, allora =

.
Dimostrazione. Per assurdo, esista

\ . Si ha e

, da cui

,
contro la consistenza di

.
3.2 Onest sintattica
Veniamo ora allinterpretazione dellidea di stabilit e al primo dei concetti centrali di questo
capitolo. Come facilmente immaginabile, un insieme stabile di formule pu essere inteso
come la conoscenza di un determinato agente (pi o meno) intelligente. Essa includer tutte
le leggi logiche proposizionali, estese anche allambito (epistemico) modale e si suppone sia
non contraddittoria. Inoltre, si ipotizza che lagente sia consapevole delle proprie conoscen-
ze (introspezione positiva) e di ci che ignora (introspezione negativa).
A partire dallo stesso insieme di dati (formule proposizionali) le conoscenze saranno uni-
vocamente determinate, e due insiemi di conoscenze non potranno essere compresi luno
nellaltro.
Supponiamo che, in questo contesto, un agente sostenga di conoscere solo una formu-
la . Come dovremmo interpretare questa aermazione? Sicuramente, oltre alla formula
, il suo insieme di conoscenze comprender anche tutte le sue conseguenze logiche, ad
esempio per qualsiasi formula .
36 Onest
Possiamo reinterpetare la frase come se lagente sostenesse di conoscere solamente le for-
mule direttamente evincibili da , ovvero di disporre di una conoscenza in qualche modo
minimale rispetto a . Non si potr per parlare di minimalit rispetto allinclusione degli
insiemi di conoscenza, perch abbiamo visto non essere fondata la nozione di sottinsieme
di conoscenza.
La nozione di minimalit che prenderemo in considerazione sar quella rispetto allinclu-
sione delle parti proposizionali. Un agente conoscer solo una formula se il suo insieme
di conoscenze comprender tutte e sole le proposizioni necessarie per conoscerla.
Esempio 4. Sorprendentemente, un simile insieme non esiste per ogni formula . Conside-
riamo la formula pq, con p e q puramente proposizionali. Un insieme stabile che
la contenga dovr contenere p o q. infatti proposizionalmente equivalente a p q.
Supponendo ora che p , si avr p , da cui q ovvero q .
Nessuna di queste due proposizioni per strettamente necessaria per conoscere , e ad-
dirittura non esiste alcun insieme di formule proposizionali che sia strettamente necessario a
questo scopo: presi due insiemi stabili e

tali che p ma q , q

ma p

, sia
che

comprenderanno . Lintersezione Prop() Prop(

), invece, non contiene n p


n q, dunque linsieme stabile

da essa generato non comprender . Non esiste pertanto


alcun insieme stabile comprendente la cui parte proposizionale sia contenuta in quella di
ogni altro insieme stabile contenente : esso dovrebbe essere contenuto in Prop(

), ma

.
Esempio 5. Questo non avviene in moltissimi altri casi, ad esempio per p q, sempre
con p e q puramente proposizionali: linsieme stabile la cui parte proposizionale data da
e da tutte le sue conseguenze logico-proposizionali del tipo cercato.
Ancora, consideriamo p q. Un insieme stabile che la contenga deve neces-
sariamente contenere sia p che q: la legge di attenuazione congiuntiva

una
tautologia proposizionale, dunque p, q e p, q . Sapendo invece che p, q , si
ha immediatamente p, q , e grazie a p (q pq) anche pq . Linsieme
delle conseguenze logico-proposizionali di {p, q} contenuto nelle parti proposizionali di
ogni insieme stabile comprendente , e linsieme stabile da esso generato comprende .
Un agente che aermasse di conoscere solamente la formula del primo esempio
sarebbe necessariamente disonesto: in realt per conoscere p q deve anche sapere
esattamente quale formula conosce tra p e q. Dispone pertanto di uninformazione ben
pi specica di , che appare reticente rispetto alla sua reale conoscenza.
Sarebbe invece perfettamente legittimo aermare con onest di conoscere soltanto p q o
3.3 Onest e modelli 37
p q: possibile essere a conoscenza di tali formule senza disporre di informazioni pi
speciche.
Cerchiamo di generalizzare e rendere pi rigorosi i concetti nora impiegati.
Denizione 26. Dato un insieme di formule L

(P), denotiamo con C


Prop
() linsieme
delle conseguenze logico-proposizionali di .
{ L

(P) :
Prop
} (3.8)
Linsieme stabile generato da un insieme di formule puramente proposizionali invece
(se esiste) linsieme stabile < > tale che Prop(< >) = .
Denizione 27. Una formula L

(P) sintatticamente onesta (onesta


S
) se esiste un
insieme stabile

tale che:
1.

2. Prop(

) Prop() per ogni stabile con


Linsieme

formato dalle conoscenze di chi sa solo .


3.3 Onest e modelli
Oltre alla caratterizzazione di tipo sintattico dellidea di onest, possiamo ricorrere anche
a un approccio di tipo semantico.
Ancora, dovremo in primis trovare una nozione che dia un signicato adeguato al conoscere
solouna data formula.
Denizione 28. Sia Mun modello semplice. La conoscenza di M linsieme:
K(M) { L

(P) : M |= } (3.9)
In eetti, K(M) = { L

(P) : M |= }. Di fatto, K(M) la logica di M viene


anche chiamato teoria di M.
La conoscenza associata a un modello gode di alcune propriet che la rendono partico-
lamente adatta a fare da fondamento alla caratterizzazione semantica dellonest.
38 Onest
Teorema 12. Dato un modello semplice M, K(M) stabile.
Dimostrazione. Si tratta di vericare le cinque propriet che determinano la stabilit.
1. Ogni tautologia proposizionale vera in ogni modello, pertanto appartiene a K(M)
2. Supponiamo K(M) contenga sia che . Si ha M |= e M |= , da
cui M |= grazie a K.
3. Sia K(M), ovvero M |= . Grazie a 4, M |= . Se invece M |= , per
T M |= .
4. Se K(M), esiste s per cui s |= , e dunque t con t |= . Il modello semplice,
dunque t accessibile ad ogni altro mondo: comunque scelto u, u |= ovvero
u |= .
Viceversa, se K(M), ogni mondo s tale che s |= . non appartiene
dunque alla conoscenza di M.
5. Per assurdo, K(M)
Prop
. Per qualche K(M) nito dunque
Prop
. Per
deduzione, S5
Prop
(con =
_

i
), da cui M |= grazie al teorema
di adeguatezza. Poich K(M), M |= . In conclusione, M |=, assurdo.
Pertanto K(M) consistente dal punto di vista proposizionale.

La corrispondenza tra insiemi stabili e modelli non si ferma qua. Come a ogni modello
la conoscenza associa un insieme stabile, a ogni insieme stabile associabile un modello di
cui sia conoscenza.
Per mostrare questo fondamentale risultato, presentiamo alcune nozioni che renderanno pi
agile operare con modelli semplici.
Denizione 29. Una realizzazione dellinsieme degli atomi proposizionali P una funzione
: P {0, 1}. La classe di tutte le realizzazioni di P indicata con W(P).
Data una realizzazione , poniamo induttivamente:
1. |= p (p) = 1 per p P
2. |= |= |=
3. |= |=
Dato un insieme di formule proposizionali , diremo che |= se |=
_

i
.
In questottica, una valutazione per L

(P) rispetto allinsieme di mondi S (di una


cornice F = (S, R) semplicemente una collezione di realizzazioni, una per ogni mondo
3.3 Onest e modelli 39
s S .
Un modello semplice invece una coppia (S,
S
), con S W e
S
valutazione su S cos
denita per ogni s S , p P:

S
(s, p) = s(p) (3.10)
Notiamo che, in eetti, un modello semplice individuato dal solo S .
Teorema 13. Ogni insieme stabile L

(P) determina un modello semplice M

tale che
= K(M

).
Se poi P nito, M

lunico modello semplice a godere di tale propriet.


Dimostrazione. Sia S = { W(P) : |= Prop()}. Essendo consistente, sicuramente
Prop() ammette una realizzazione ben denita e S contiene almeno un elemento. Consid-
eriamo ora il modello semplice M

(S,
S
) individuato da S .
Dal teorema precedente, sappiamo che K(M

) stabile. Mostriamo ora che Prop(K(M

)) =
Prop(). Se puramente proposizionale, va da s che vera in ogni mondo-
realizzazione di S , per costruzione. Viceversa, se , sempre con puramente propo-
sizionale, possiamo costruire una realizzazione tale che |= Prop() ma |= , da cui
K(M

). Grazie alla stabilit di , infatti, dipende da almeno un atomo da cui Prop()


non dipende.
Poich un insieme stabile determinato univocamente dalla sua parte proposizionale, =
K(M

).
Supponiamo ora che P sia nito (P = {p
1
, . . . , p
n
}). Mostriamo che due modelli semplici
per L

(P) che siano distinti hanno necessariamente conoscenze distinte. Siano dunque
M = (S,
S
), M

= (S

,
S
) con S S

. Supponiamo che, ad esempio s S ma s S

, e
deniamo una formula q che descriva completamente la realizzazione s:
q
_
i:s(p
i
)=1
p
i

_
i:s(p
i
)=0
p
i
(3.11)
Essendo s S

, comunque scelto s

(M

, s

) |= q. Dunque q K(M

). Non tuttavia
vero che M |= q, pertanto q K(M).
Questo notevole risultato, che mette ulteriormente in luce come il concetto di conoscen-
za faccia da ponte tra il piano sintattico e quello semantico, ha una conseguenza molto
signicativa anche a livello puramente sintattico.
Corollario 6. Ogni insieme stabile contiene tutte le formule da esso derivabili in S5. Per
ogni formula L

(P),
(3.12)
40 Onest
Dimostrazione. Sia tale che . Esiste allora nito tale che , da cui
. Costruito il modello M

, sappiamo che K(M

) = . Ci basta dunque mostrare


che M

|= . Per validit di S5 rispetto alla classe dei modelli semplici, M

|= .
Daltra parte, e peranto M

|= per costruzione. Ne consegue che M

|= .
Se il primo dei requisiti per la stabilit richiedeva la chiusura solo sotto conseguenze di
tipo proposizionale, ora sappiamo che tale condizione (grazie alle altre quattro) equiva-
lente ad una altrimenti molto pi forte: la chiusura sotto generiche conseguenze in S5.
Veniamo inne alla denizione centrale di questo paragrafo. Anche per arrivare a questa
saranno necessarie alcune premesse piuttosto intuitive.
Denizione 30. Siano M = (S,
S
), M

= (S

,
S
) modelli semplici. Il modello unione di
Me M

:
M M

(S S

,
S S
) (3.13)
Dove
S S
naturalmente tale che:
(
S S
)|
S
=
S
(
S S
)|
S
=
S

Similmente, il modello intersezione :


M M

(S S

,
S S
) (3.14)
Con banalmente
S S
= (
S
)|
S S
= (
S
)|
S S

Inne, poniamo M M

S S

.
Vediamo alcune essenziali propriet di queste operazioni e relazioni.
Lemma 11. Siamo M, M

modelli semplici con M M

.
1. Prop(K(M

)) Prop(K(M))
Dimostrazione. Sia Prop(K(M

)). (M

, s) |= comunque scelto un mondo s di


M

. La verit in s non dipende in alcun modo dagli altri mondi, poich puramente
proposizionale. Pertanto (M, s) |= , e generalizzando M |= .
Da questo lemma vediamo che, pi grande il modello in esame, minore la conoscen-
za ad esso associata, almeno a livello proposizionale.
Non invece vero, in generale, che se M M

allora K(M

) K(M).
3.3 Onest e modelli 41
Esempio 6. Consideriamo ad esempio un modello semplice M

formato da due soli mondi


s e t, tali che s |= p e t |= p. Detto M il modello formato dal solo s, si ha chiaramente
M M

.
M

|= p, ma M |= p, ma cui M |= p. Pertanto la conoscenze associate a M

non
un sottinsieme di quella di M.
Lemma 12. Siamo M, M

modelli semplici.
1. Prop(K(M M

)) = Prop(K(M)) Prop(K(M

))
2. Prop(K(M M

)) Prop(K(M)) Prop(K(M

))
Non vera in generale linclusione inversa del punto (2).
Dimostrazione. 1. Poich M, M

M M

, dal lemma precedente abbiamo:


Prop(K(M M

)) Prop(K(M)), Prop(K(M

)) (3.15)
Ovvero:
Prop(K(M M

)) Prop(K(M)) Prop(K(M

)) (3.16)
Viceversa, se K(M) K(M

), M |= e M

|= , da cui (M M

) |= . A
maggior ragione per puramente proposizionale.
2. Essendo M M

M, M

, nuovamente dal lemma precedente otteniamo:


Prop(K(M)) Prop(K(M M

)) (3.17)
Prop(K(M

)) Prop(K(M M

)) (3.18)
Da cui:
Prop(K(M)) Prop(K(M)) Prop(K(M M

)) (3.19)
Per mostrare che linclusione inversa non vale, consideriamo lesempio che segue:
1
2
3
p
p p
M
M
q
q
q
Qui abbiamo M |= p, M

|= p e dunque p K(M)K(M

)). Tuttavia, (MM

) |= p,
ovvero p K(M M

).

42 Onest
Avendo osservato che a modelli di dimensione crescente corrispondono conoscenze
sempre minori, possiamo pensare di arontare il problema della minimalit dellinsieme
di formule note a chi sa solo in termini di modelli e conoscenza associata.
Denizione 31. Una formula L

(P) semanticamente onesta (onesta


M
) quando
K(M

), dove M

cos denito:
M


_
M:M|=
M (3.20)
Per quanto sorprendente, non infatti detto che M

|= .
Esempio 7. Consideriamo anche questa volta il caso di p q. Consideriamo i due
modelli M
1
= (S
1
,
S
1
), M
2
= (S
2
,
S
2
) con:
S
1
{ W : |= p}
S
2
{ W : |= q}
M
1
|= p, dunque M
1
|= per attenuazione. Similmente, anche M
2
|= . Tuttavia:
Prop(K(M
1
M
2
)) = Prop(K(M
1
)) Prop(K(M
1
)) (3.21)
Da cui:
p, q Prop(K(M
1
M
2
)) (3.22)
A questo punto, osserviamo che M
1
M
2
M

, da cui Prop(K(M

)) Prop(K(M
1

M
2
)). Pertanto p, q Prop(K(M

)). Grazie alla stabilit della conoscenza, p, q


Prop(K(M

)). Sempre per stabilit, Prop(K(M

)) contiene p q e (p q). Per


consistenza allora Prop(K(M

)).
p q un esempio di formula che non onesta dal punto di vista semantico (come non
lo dal punto di vista sintattico).
Da un confronto tra le due nozioni di onest, introdotte in maniera indipendente, giun-
giamo alla conclusione confortante che i due approcci si equivalgono, e che in sostanza i
concetti di onest semantica e onest sintattica sono rimpiazzabili con un unico concetto,
che chiameremo semplicemente onest.
Teorema 14. Sia L

(P).
1. onesta
S
se e solo se onesta
M
;
2. se onesta, K(M

) =

;
3.3 Onest e modelli 43
3. se P nito e onesta, M

= M

Dimostrazione. 1. Supponiamo che sia onesta


M
. Dunque M

|= , e per come
costruito M

possiamo aermare che si tratta del pi grande modello (semplice) di


(e dunque di ). Sapendo che K(M

) stabile, poniamo:

K(M

) (3.23)
Verichiamo che tale insieme adatto per stabilire lonest sintattica di . Intanto,
sicuramente

. Sia ora un generico insieme stabile contente . Sappiamo di


potergli associare un modello semplice M

tale che M(M

) = . Per massimalit di
M

chiaramente M

, da cui per controvarianza:


Prop(

) = Prop(K(M

)) Prop(K(M

)) = Prop() (3.24)
Viceversa, ammettiamo che sia onesta
S
. Considerato nuovamente M

, vogliamo
mostrare che nella sua conoscenza. Sappiamo che la parte proposizionale del-
la conoscenza di ununione lintersezione delle parti proposizionali delle singole
conoscenze:
Prop(K(M

)) = Prop
_

_
K
_

_
_
M:M|=
M
_

_
_

_
=
_
M:M|=
Prop(K(M)) (3.25)
Linsieme

contenuto proposizionalmente in ogni insieme stabile che comprenda


, dunque in particolare un sottinsieme di ogni Prop(K(M)) della formula prece-
dente:
Prop(

)
_
M:M|=
Prop(K(M)) (3.26)
Daltra parte, essendo

stabile, gli associato un modello M

tale che K(

) =

.
Naturalmente valida in questo modello, dunque M

uno degli Mdi cui sopra:


M


_
M:M|=
M (3.27)
_
M:M|=
Prop(K(M)) Prop(K(M

)) = Prop(

) (3.28)
Sfruttando le inclusioni e le uguaglianze ottenute, abbiamo dunque:
Prop(K(M

)) = Prop(

) (3.29)
Ma poich gli insiemi stabili sono determinati dalla sola parte proposizionale:
K(M

) =

(3.30)
2. Gi visto nel punto (1)
44 Onest
3. Supponiamo che P sia nito. Abbiamo visto che allora M

lunico modello
semplice tale che K(M

) =

. Essendo

= K(M

), M

= M

Corollario 7. Ogni formula puramente proposizionale onesta.


Dimostrazione. Sia L

(P) tale che mdeg() = 0. Per il teorema precedente,


suciente mostrare che onesta
M
. Come sappiamo:
Prop(K(M

)) =
_
M:M|=
Prop(K(M)) (3.31)
Poich K(M) per ogni M tale che M |= , essendo puramente proposizionale si ha
K(M

).
Corollario 8. Ogni lemma di S5 onesto.
Dimostrazione. Data tale che , di nuovo basta mostrare che onesta
M
. Per adeguatez-
za, ogni lemma di S5 vero in ciascun modello semplice, dunque lo in particolare in M

In eetti, conoscere solo nel caso in cui sia un lemma di S5 signica non conoscere
nientaltro oltre a S5 stesso e quanto possa seguire dalla coscienza di questo fatto (ad esem-
pio, di non conoscere alcun atomo). In altre parole, conoscere solo signica in questa
circostanza non possedere alcuna informazione.
3.4 Entailment non-monotono
La riessione con cui si conclude il paragrafo precedente ci induce ad esaminare i rapporti
tra la dimostrabilit in S5 a partire da date assunzioni
1
, . . . ,
n
e il far parte della conoscen-
za di chi sa solo =
_
n
i=1

i
.
Come abbiamo visto, essendo gli insiemi stabili chiusi per conseguenze logiche in S5, ogni
formula dimostrabile a partire da in S5 appartiene a

. Non per vero che ogni for-


mula in

dimostrabile in S5 sullipotesi della sola ! Il fatto di conoscere solo , in


eetti, fornisce implicitamente moltissime indicazioni non disponibili in S5 sulla base della
semplice assunzione .
3.4 Entailment non-monotono 45
Esempio 8. Consideriamo lo stato epistemico individuato dal solo atomo p. p una formula
puramente proposizionale, dunque onesta. Perch un insieme stabile comprenda p nec-
essaria solo la presenza di p (e delle sue conseguenze). Scelto un altro atomo q, esistono
insiemi stabili comprendenti {p, q} come insiemi stabili comprendenti {p, q}. Evidente-
mente, in entrambi i casi p ne fa parte. Invece, q

, dunque

.
Osserviamo invece che non aatto vero che p : la verit di q in ogni mondo di un
modello non preclude quella di p!
Denizione 32. Siano , L

(P), con onesta.


|

(3.32)
In questo caso, diciamo che implica in isolamento .
Dallesempio precedente, vediamo che p| p ma p p.
possibile dare anche una caratterizzazione semantica di questa relazione.
Lemma 13. Siano , L

(P), con onesta.


| M

|= (3.33)
Dimostrazione. Immediata alla luce dellequivalenza tra onest sintattica e onest semanti-
ca.
Ci domandiamo ora di quali propriet goda limplicazione in isolamento. Una prima
osservazione che non conserva lonest: non detto che se | e onesta, anche sia
onesta.
Esempio 9. La formula p onesta. Sia infatti M un modello di p: M |= p e dunque
p Prop(K(M)). Essendo la conoscenza proposizionale di ununione lintersezione delle
conoscenze proposizionali, p Prop(K(M
p
)).
p implica in isolamento p q, poich lattenuazione disgiuntiva una tautologia
(proposizionale).
Tuttavia, p q non onesta, come abbiamo gi avuto modo di mostrare.
Limplicazione in isolamento, tuttavia, preserva lonest in un senso pi debole: la con-
giunzione di una formula con unaltra che la implica in isolamento (e dunque onesta) a
sua volta onesta.
46 Onest
Lemma 14. Siano , L

(P) con onesta.


1. | M

= M

;
2. | onesta.
In particolare,

.
Dimostrazione. 1. Abbiamo M

|= poich onesta, e M

|= poich | .
Troviamo dunque:
M

|= (3.34)
Da cui M

.
Viceversa, sia Mtale che M |= . Per attenuazione congiuntiva, M |= . Dunque
M M

. Generalizzando, M

.
2. Immediata essendo K(M

) = K(M

). Lo stesso vale per la considerazione


nale, ricordando che K(M

) =

per

onesta.

Quella che per sembrerebbe una propriet ovvia - che unimplicazione valida continui
a valere raorzando le premesse - non invece valida in generale per limplicazione in
isolamento.
Esempio 10. Abbiamo visto prima che p| q. Supponendo tuttavia di sapere solo
p q, evidente (attenuazione congiuntiva) che si conosca anche q, e dunque anche q.
Pertanto, p q| q, ma allora per consistenza p q|/q
Denizione 33. Chiameremo entailing una relazione tra formule. monotona se:

(3.35)
.
Abbiamo appena mostrato che limplicazione in isolamento | una relazione di entail-
ing non-monotona.
Limplicazione in isolamento si comporta allora in maniera del tutto selvaggia, senza
preservare le pi fondamentali delle propriet associate alla concezione intuitiva di im-
plicazione? No. In eetti, | fa parte di unimportante classe di relazioni di entailment,
quella degli entailment cumulativi
1
.
1
Lentailment commutativo incarna quelle che pensiamo, al momento, [...] siano le propriet fondamentali
3.4 Entailment non-monotono 47
Denizione 34. Una relazione di entailing cumulativa (rispetto a S5) se rispetta le
seguenti propriet:
1. Riessivit:
2
2. Equivalenza a sinistra: S5


3. Indebolimento a destra: S5

4. Cesura:
5. Cauta monotonia:
Teorema 15. Limplicazione in isolamento cumulativa.
Dimostrazione. Si tratta di vericare le cinque propriet che caratterizzano gli entailing
cumulativi:
1. Si ha chiaramente M

|= , per denizione di onest.


2. Se S5

, ricorando che M

|= essendo onesta, otteniamo M

|=

,
ovvero M

.
Nella dimostrazione dellinclusione inversa, non possiamo dare per scontata lonest
di

. Sia allora M tale che M |=

. Si avr M |= , da cui M M

. Generaliz-
zando, M

.
Si ha dunque M

= M

|=

onesta. Similmente, M

= M

|= .
3. Essendo

valida in ogni modello, lo in particolare in M

. Poich M

|= ,
per separazione M

|=

.
4. Supposto | , per il lemma precedente onesta, e

. Ipotizzato ora

, si ha immediatamente

.
5. Come in (4), ottenendo

senza le quali un sistema non possa essere chiamato un sistema logico. Questa aermazione probabilmente
riette soltanto il fatto che, per ora, non conosciamo alcunch di interessante a proposito di sistemi pi deboli.
[Kraus, Lehman, Magidor: Nonmonotonic reasoning, preferential models and cumulative logics. Articial
Intelligence, 44:167-207, 1990] Anche se molti entailment non cumulativi sono stati studiati in seguito, questa
citazione rende lidea di quanto queste propriet siano da considerarsi basilari.
2
La condizione necessaria per mettersi al riparo da situazioni in cui la relazione non sia denibile
per arbitraria. Nel caso che ci interesser, in eetti, | denita solo per onesta.

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