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1 Le funzioni dei partiti

I partiti politici

I partiti sono organizzazioni che hanno lo scopo di assumere il controllo del governo per mezzo della partecipazione alla competizione elettorale. 1.1.1 Le funzioni dei partiti: una introduzione I partiti svolgono una molteplicit di funzioni: aggregazione e semplificazione degli interessi; organizzazione del voto; socializzazione politica; selezione dei governanti; controllo dei governati sui governanti; formazione delle politiche pubbliche. Se esiste accordo sul tipo di funzioni svolte dai partiti, gli approcci che di essi si sono occupati sono differenti e si suddividono in due filoni principali. 1.1.2 Partiti e mercato elettorale Lapproccio di tipo economico vede il rapporto fra partiti ed elettori in analogia con il mercato. Esso considera i partiti come organizzazioni esclusivamente orientate alla conquista di voti, in cambio dei quali offrono agli elettori programmi politici. In questo modo lelettore vede assicurata la sua sovranit nei confronti dei candidati. 1.1.3 Identit collettive e partiti Secondo alcuni critici, lapproccio economico trascura il fatto che le preferenze dei cittadini possono essere formate proprio per mezzo dellattivit politica, che non si limita quindi a registrare lespressione di preferenze. Gli approcci di tipo sociologico enfatizzano appunto la capacit dei partiti di costruire identit collettive. 1.2 Levoluzione storica dei partiti

1.2.1 Partiti e societ: dai partiti di notabili ai partiti di massa Unimportante trasformazione partitica legata allallargamento della partecipazione il passaggio dal partito dei notabili al partito di massa. Il cambiamento si realizza lungo quattro dimensioni.
dimensioni del cambiamento personale di partito risorsa dei politici attivit del partito situazione in cui si sviluppa partito di notabili notabili deferenza saltuaria competizione ristretta partito di massa professionisti delega permanente suffragio universale

1.2.2 Struttura organizzativa e tipologia di partiti I partiti sono anche stati differenziati in base alla struttura organizzativa assunta: il partito basato sul comitato tipico dei partiti di notabili; il partito basato sulla sezione tipico dei partiti socialisti; il partito basato sulla cellula tipico dei partiti comunisti;

il partito basato sulla milizia tipico dei partiti fascisti. 1.3 Le trasformazioni dei partiti di massa

Per quanto i partiti siano attori indispensabili al funzionamento della democrazia, talora possono provocare disfunzioni. 1.3.1 La legge ferrea della oligarchia La burocrazia necessaria al funzionamento dei partiti di massa costituisce una oligarchia che produce ineguaglianze dentro al partito. I parlamentari, per esempio, sviluppano un interesse personale per la rielezione, mentre i funzionari sviluppano un interesse personale per il posto di lavoro. Entrambi sono di conseguenza indotti a moderare i fini del partito. 1.3.2 Lapproccio organizzativo ai partiti: la critica alla "legge ferrea della oligarchia" Le tendenze oligarchiche daltra parte non sono prive di opposizioni. Gli iscritti possono infatti reagire al potere degli oligarchi, mentre gli obiettivi contenuti nelle ideologie possono essere modificati ma non del tutto abbandonati. 1.3.3 Il partito pigliatutto Lallentamento dei legami ideologici e di classe consente ai partiti di ricercare consenso fra elettori di tutte le collocazioni sociali. A questo scopo, i partiti di massa si trasformano in partiti pigliatutti (catch-all parties), le cui caratteristiche principali sono: diminuzione del bagaglio ideologico; rafforzamento del gruppo dirigente; minore affidamento sui militanti; nessun riferimento di classe; relazioni con diversi gruppi di interesse. 1.3.4 Il partito professionale-elettorale Vicino al concetto di partito pigliatutti la nozione di partito professionale elettorale. Questo tipo di partito presenta le seguenti caratteristiche: gli apparati burocratici dei partiti di massa sono sostituiti da tecnici ed esperti della comunicazione; la struttura del partito organizzativamente debole; il partito si assoggetta alle domande provenienti dallambiente esterno piuttosto che cercare di imporre la propria ideologia. 1.3.5 Il "cartel party" Il ruolo crescente del finanziamento pubblico ha prodotto molte conseguenze sulla vita dei partiti: si formano cartelli di partiti con lo scopo di ottenere risorse pubbliche; la riduzione del ruolo dei militanti produce un allentamento dei rapporti con la base sociale; aumenta luso di canali di comunicazione sotto il controllo statale; aumenta luso clientelare delle risorse pubbliche.

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Fratture sociali e partiti politici

La teoria dei cleavages adotta una prospettiva di lungo periodo per spiegare come le modalit di formazione influenzano la conformazione dei sistemi partitici contemporanei. 1.4.1 Le quattro fratture fondamentali Secondo Stein Rokkan, nel corso della formazione dello stato e della rivoluzione industriale si affermano quattro tipi di fratture, che danno vita ai partiti ed alle tematiche tipiche della politica di massa novecentesca.
origini rivoluzione nazionale

frattura centro-periferia chiesa-stato

partiti localistici confessionali, liberali

conflitti autonomia territoriale, lingua istruzione

citt-campagna capitale-lavoro

contadini conservatori, socialisti

barriere doganali stato sociale

rivoluzione industriale

1.4.2 Fratture e "congelamento" La freezing hypothesis (ipotesi del congelamento) evidenzia la continuit e la stabilit dei sistemi di partito europei degli anni 60 rispetto a quelli degli anni 20, ravvisabile nella bassa volatilit elettorale e nella presenza delle medesime famiglie partitiche. Anche in tempi pi recenti, la stabilit partitica confermata dal fatto che la volatilit per quanto in aumento interessa solo i partiti appartenenti agli stessi blocchi politici. 1.4.3 Nuove fratture e "scongelamento" Altre ricerche hanno invece ravvisato traformazioni nei sistemi di partito, dovuti tanto a mutamenti sociali che alla diminuzione dellidentificazione partitica. Le manifestazioni dello scongelamento sono molteplici: declino elettorale dei partiti religiosi e comunisti, scomparsa dei partiti contadini; diminuzione degli iscritti ai partiti tradizionali; nascita di nuovi partiti (p. es. ecologisti); importanza assunta da nuove tematiche (politica estera, post-materialismo). I giudizi sullo scongelamento partitico sono di segno diverso: alcuni temono le possibili conseguenze della crisi di un attore fondamentale per la vita democratica; altri valorizzano la crescita delle capacit critiche dei cittadini. 1.5 Sistemi di partito e competizione

Oltre allesame della nascita dei sistemi di partito, un altro argomento trattato estesamente stato la competizione fra i partiti. 1.5.1 Il numero dei partiti I sistemi di partito sono stati classificati da Duverger in base al numero dei partiti:

i sistemi a partito unico sono tipici dei sistemi totalitari e di alcuni sistemi autoritari1; i sistemi bipartitici sono considerati efficienti per la possibilit attribuita agli elettori di eleggere direttamente il governo, la stabilit dei governi monopartitici, lalternanza e la chiarezza; i sistemi multipartitici presentano pi di due partiti e, in assenza di soluzioni di tipo consensuale2, prevalgono linstabilit di governo, il radicalismo ideologico e la scarsa chiarezza. 1.5.2 Come "contare" i partiti Per evitare di sopravvalutare il ruolo dei partiti minori Sartori considera rilevanti soltanto i partiti dotati di due caratteristiche: potenziale di coalizione; potenziale di ricatto. 1.5.3 Numero di partiti e polarizzazione ideologica Sartori ha anche introdotto la nozione di polarizzazione, che utilizzata insieme al numero dei partiti consente di rendere pi realistica la classificazione dei sistemi di partito: i sistemi monopartitici si suddividono in partito unico, partito egemonico e partito predominante; i sistemi bipartitici presentano due soli partiti rilevanti e moderazione ideologica; i sistemi di multipartitismo moderato hanno meno di cinque partiti e struttura bipolare con alternanza di governo; i sistemi di pluralismo polarizzato hanno pi di cinque partiti e presentano partiti antisistema, opposizioni bilaterali, occupazione del centro, elevata polarizzazione ideologica, tendenze elettorali centrifughe, forte ideologizzazione dei cittadini, opposizioni irresponsabili, politica estremista e blocco dellalternanza; il multipartitismo segmentato che coincide con le democrazie consensuali presenta pi di cinque partiti e bassa polarizzazione. 1.5.4 Pluralismo polarizzato e caso italiano Il sistema partitico italiano ha costituito un caso di pluralismo polarizzato fino agli anni 70, quando si sono manifestate tendenze centripete che hanno proseguito con la piena depolarizzazione negli anni 90. Insieme alla crescente frammentazione dei sistemi bipartitici questi cambiamenti hanno provocato il sovraffollamento della categoria del multipartitismo moderato.

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Cfr. cap. 5, Regimi non democratici. Cfr. cap. 4.2.2, Principio maggioritario e principio consensuale.

1. Che cosa un parlamento? La grande maggioranza degli stati contemporanei dotata di un parlamento (definito anche congresso, assemblea nazionale, stati generali, e consigli). Per comprendere il concetto di parlamento, molto importante partire, osservando le sue caratteristiche fondamentali nellambito delle liberal -democrazie occidentali, ossia a partire grosso modo dalla seconda met del secolo scorso. Da qui, poi importante valutare il grado di distacco che presenta da questo modello di parlamento delle liberal-democrazie occidentali, il parlamento dei regimi non democratici odierni, e di valutare fino a che punto i parlamenti contemporanei affondino le loro radici nelle esperienze parlamentari passate. I parlamenti democratici presentano una serie di propriet che sono: 1) La natura assembleare. Con ci si fa riferimento sia alla forma collegiale, cio tendenzialmente paritaria, della membership dellistituzione; sia alla sua relativa ampiezza. Unassemblea parlamentare un organismo non gerarchico; anche se al suo interno esistono in via di fatto o di diritto posizioni di maggiore potere; ma ricordiamo, che in sede di voto tutti i suoi componenti hanno lo stesso peso. Inoltre un parlamento composto da un numero di membri, pi esteso daltri organi collegiali. 2) Il carattere permanente dellistituzione, e la sua competenza generale. I parlamenti, in quanto organismi permanenti e non costituiti ad hoc, non sono confinati nella loro attivit ad un insieme delimitato di decisioni, ma sono in grado di produrre un flusso decisionale continuo, ponendosi cos alla pari delle altre istituzioni fondamentali di governo. Il carattere permanente significa anche la non dipendenza del parlamento ad altri organismi per la sua convocazione, un elemento che ne accresce lautonomia. 3) Il mandato temporalmente definito dei suoi componenti. Ossia i componenti dei parlamenti sono soggetti al rinnovo, e a scadenza temporalmente ravvicinate. 4) Il pluralismo interno. Con ci si vuole dire che, il parlamento unistituzione organizzata secondo principi e modalit tali da consentire e regolare la coesistenza di una pluralit dorientamenti politici. In particolare, ci significa consentire in maniera con tinuativa lespressione dellopposizione, che pu quindi fruire di una spazio istituzionale garantito. 5) Il collegamento organico con i processi istituzionali della rappresentanza politica. Con ci si vuole dire che, i parlamenti democratici costituiscono parte integrante del processo rappresentativo del quale sono il coronamento. Dunque, si tratta dassemblee non autolegittimatisi, ma si fondano su un legame istituzionalizzato con la cittadinanza politica. Lo strumento di questo collegamento sono forme le elezione popolare. Una definizione minima strutturale di parlamento, basata sui suoi caratteri strutturali la seguente: il parlamento unassemblea rappresentativa a competenza generale, pluralistica e permanente, ma rinnovata nella sua competizione tramite elezioni a scadenza regolari. 2. La rappresentanza democratica Lattributo politicamente pi significativo della definizione dei parlamenti il carattere rappresentativo. Ricordiamo che lattributo rappresentativo non qualifica soltanto una istituzione politica, il parlamento, ma un regime nel suo complesso la democrazia rappresentativa. Ed proprio questo attributo che fa del parlamento unistituzione essenziale della democrazia moderna. Stabilire con precisione il significato del concetto di rappresentanza non facile, in quanto questo concetto, cos cruciale per la politica democratica, ha un ambito dutilizzo che va al di l di questa sfera, e anche di quella politica. Infatti, il concetto politico di rappresentanza ha un uso che sestende ben al di l dellambito democratico. C una lunga tradizione di rappresentanza che precede lepoca democratica, cos come ci sono modelli contemporanei di rappresentanza che si propongono come alternativi a quella democratica. Si parla quindi di rappresentanza, rappresentanza politica, e rappresentanza politica democratica. Il concetto di rappresentanza fa riferimento sempre ad una situazione duale e relazionale, suppone cio un rappresentante e un rappresentato, e che tra questi sussista un certo rapporto. Nella sfera politica i due poli sidentificano con i governanti ed i governati. Ricordiamo che, al centro di tutte le interpretazioni della rappresentanza, importante il chiarimento dellidentit dei due poli, ossia chi sono i rappresentanti e chi sono i rappresentati. Secondo lo studio del concetto di rappresentanza politica di Pitkin, si possono individuare cinque varianti principali del significato del rapporto tra i rappresentanti e i rappresentati. Tali varianti sono: 1) La rappresentanza come conferimento dautorit. Con ci si fa riferimento a quel aspetto del rapporto tra rappresentato e rappresentante, in base al quale viene stabilito che le azioni del secondo valgono per il primo e lo impegnano. Il rappresentante ne trae, dunque, il titolo a agire legittimamente per il rappresentato. 2) La rappresentanza come azione nellinteresse di qualcuno che non pu, o non vuole agire personalmente. Dunque, il criterio della rappresentanza sta nel rispetto da parte del rappresentante

degli interessi del rappresentato. In questa accezione nel caso in cui si concepisca il rappresentante come lunico autorizzato a stabilire quale sia il vero interesse del rappresentato, uninterpretazione di cui savvalgono i regimi autocratici; invece, nel caso si riconosca al rappresentato il determinare il proprio interesse, si sono avvalsi di questa interpretazione i regimi liberal-democraici. Questa seconda interpretazione della rappresentanza introduce lesigenza che al rappresentato sia riconosciuto un ruolo attivo, cio la possibilit desprimere i propri interessi, e di controllare che essi siano rispettati dal rappresentante. 3) La rappresentanza come responsabilit. Questa terza accezione, vede la rappresentanza come relazione che comporta una responsabilit del rappresentante nei confronti del rappresentato, e prevede dei meccanismi per farla valere. Tale meccanismo sesprime nelle democrazie attraverso le elezioni. 4) La rappresentanza come rappresentativit, cio come specchio, riproduzione di una determinata realt. Qui la rappresentanza intesa come riproduzione delle caratteristiche dei soggetti rappresentati. Problema cruciale di questa accezione della rappresentanza la determinazione delle caratteristiche da rappresentare. Per lo pi ci si riferisce a caratteri oggettivi della popolazione quali il genere, lo status, la condizione professionale, e lappartenenza etnica o confessionale. Dunque si pu dire che, un organo politico sar tanto pi rappresentativo, quanto pi fedelmente replicher la distribuzione di certe caratteristiche proprie della societ. Da notare che, in un contesto di democrazia liberale, la rappresentativit sociologica non garantita automaticamente dai meccanismi elettorali, ma la sua realizzazione legata alla compresenza dalcune condizioni politiche, quali la volont dei rappresentati di scegliere rappresentanti simili a se stessi, e la disponibilit di un sufficiente numero di candidati-rappresentanti dotati di simili caratteristiche. Si nota anche che, alcuni parlamenti di regimi non democratici, sono pi rappresentativi dei parlamenti democratici in termini di rispecchiamento dalcune caratteristiche sociali della popolazione. Infatti, in essi la rappresentativit sociologica viene realizzata dallalto proprio come sostituto (con funzione legittimante) degli altri contenuti della rappresentanza che qui sono assenti. Il caso del Soviet Supremo dellU.r.s.s., ne un esempio emblematico, in quanto sia intermini di genere che destrazione sociale il parlamento era uno specchio della societ. Ricordiamo, inoltre che, questa accezione parte dallassunto che il comportamento dei rappresentanti sia determinato dallo loro identit, ossia un rappresentante donna far gli interessi delle donne, e cos via. 5) La rappresentanza come evocazione simbolica. Questa accezione ricorre con una certa frequenza nella vita politica, per esempio quando si dice che il capo dello stato rappresenta la nazione. In questo caso, una persona in veste del suo ruolo istituzionale esprime in maniera simbolica un carattere della realt politica. Ricordiamo che, la rappresentanza come raffigurazione di tipo simbolico, non una prerogativa dei parlamenti, ma essa viene utilizzata pi frequentemente in riferimento ad organi politici monocratici, quale il capo dello stato. Tutte queste accezioni ricorrono in qualche misura nellesperienza politica o singolarmente, o combinandosi tra di loro. E la preminenza attribuita alluno o allaltro aspetto produce entro il sistema politico effetti rappresentativi assai diversi. Fino a qui, lattenzione stata sulla natura del rapporto rappresentativo senza toccare il problema della natura dei soggetti dello stesso, ossia chi e che cosa rappresentato, e chi o che cosa il rappresentante. Quando parliamo dei rappresentati la domanda che ci si pone, se ci si riferisce ad individui concreti o a entit collettive pi o meno astratte, a una pluralit dentit o ad un tutto unico, a opinioni o ad interessi. Sul fronte dei rappresentanti, linterrogativo che ci si pone se questo ruolo sia ricoperto da un soggetto unico (leader o partito), oppure da una pluralit dentit collettive o di individualit. La rappresentanza parlamentare liberale e democratica ha optato per uninterpretazione pluralistica di entrambi i termini della relazione rappresentativa. Invece i regimi a partito unico contemporanei hanno privilegiato lidea dellunit. Possiamo dire in conclusione che, la rappresentanza politica democratica pu essere definita come una relazione di carattere stabile tra cittadini e governanti, intesi gli uni e gli altri come soggetti pluralistici, per effetto della quale i secondi sono investiti dellautorit di governare in nome e nellinteresse dei primi, e sono soggetti a responsabilit politica per i propri comportamenti di fronte ai cittadini stessi; e autorit e responsabilit politica dei governanti sono realizzate attraverso meccanismi istituzionali elettorali. In questa definizione di rappresentanza entrano in gioco tre importanti accezioni: la rappresentanza come conferimento di potere, come agire nellinteresse di, e come responsabilit; che si combinano completandosi tra di loro. Inoltre, importante ricordare che, questa combinazione si realizza in un contesto istituzionalizzato. Laspetto istituzionale costituisce un elemento di garanzia fondamentale per un assetto rappresentativo; in quanto proprio il carattere istituzionale che permette alla rappresentanza dessere elemento duraturo di un sistema politico. La

struttura istituzionale tipica, attraverso la quale la rappresentanza si costituisce come asse centrale delle democrazie moderne, quella identificata dal binomio elezioni-competitive-parlamento. Quindi, la rappresentanza contemporaneamente principio di legittimazione di potere, struttura politica istituzionale, e modalit di comportamento. 3. Gli antecedenti storici della rappresentanza democratica La rappresentanza politica si un fenomeno recente, che si manifesta nei paesi europei o a civilizzazione europea (Stati Uniti) a partire dalla fine del Settecento e soprattutto nella seconda met dellOttocento, per poi estendersi al di fuori di questa area culturale nel corso del Novecento, ma non dobbiamo dimenticare che nasce da unincubazione secolare, e che le assemblee parlamentari, hanno importanti precedenti sino dal medioevo. Le principali caratteristiche di questi antecedenti storici, ossia del parlamentarismo pre-moderno sono: 1) Ha come sua base fondamentale la presenza di una pluralit di sedi e di livelli dautorit. 2) Ha strutture istituzionali complesse, cio con pi camere. 3) Riflette la natura composita delle unit politiche medievali. Ossia allinterno di una monarchia possono esistere tante istituzioni parlamentari quante sono le unit provinciali che la compongono. 4) E diffuso in quasi tutti i paesi europei. 5) Ha carattere rappresentativo, in quanto offre unimmagine a scala ridotta dellarticolazione socio-politica del paese. 6) Il suo grado distituzionalizzazione raggiunto molto vario da paese a paese. Accanto a parlamenti che hanno frequenze di convocazione molto alte nel corso dei secoli, c ne sono altri che si riuniscono saltuariamente. 7) Nei meccanismi politici che stimolano la sua formazione e la sua convocazione si contrappongono due interpretazioni: quella della auto-tutela dei poteri periferici, che vede nei parlamenti medievali lo strumento attraverso il quale i poteri non monarchici della societ difendono i propri interessi e le proprie libert contro i tentativi di prevaricazione del potere regio; e quella della iniziativa regia, che invece vede i parlamenti come degli strumenti attraverso il quale il potere monarchico costruisce il consenso in una societ frammentata. Le somiglianze tra la rappresentanza parlamentare medievale e quella moderna sono che va registrata una logica di rappresentanza, ossia entrambi i parlamentarismi hanno come presupposto una concezione del corpo politico come dotato di soggettivit e non come puro oggetto di dominio. Inoltre questo corpo politico, interpretato come realt plurale, composita; ed il luogo dove questa pluralit del paese pu essere riprodotta e resa presente. Invece sul lato delle differenze tra la rappresentanza parlamentare medievale e quella moderna, bench si parli di pluralit del corpo politico per entrambi i casi, si tratta di pluralit di tipo diverso. La societ che esprime il parlamentarismo premoderno caratterizzata da disuguaglianze e della diversit. Invece la societ in cui nasce il parlamentarismo moderno, improntata ad una pluralit dopinioni, e dinteressi riferibili ad individui e gruppi collocati su un piano di parit legale. Quindi le articolazioni interne dei parlamenti moderni saranno secondo linee di partito, rispecchianti il pluralismo delle opinioni, invece che secondo linee di status, come nei parlamenti medievali. Con una formula sintetica si pu dunque contrapporre una rappresentanza di tipo corporativo nel parlamentarismo pre-moderno, e una rappresentanza di tipo individualistico in quello moderno. Anche i processi formativi delle assemblee parlamentari si caratterizzano in modo diverso. Mentre la competitivit delle elezioni appare un elemento chiave del parlamentarismo moderno, la sua rilevanza in quello pre-moderno secondaria, ovvero ci che conta qui, che i diversi segmenti del corpo politico siano rappresentati da loro fiduciari, e rispetto a questo dato poco rilevante il loro modo di selezione. Lultimo elemento distintivo scaturisce dalla diversa collocazione sistemica del parlamento; ossia mentre nel parlamentarismo pre-moderno il ruolo dautorit politica centrale rimane nelle mani del potere monarchico, ed il parlamento lo strumento di contenimento del potere monarchico, in quello moderno il parlamento ha un ruolo di protagonista pi che dantagonista. 4. I parlamenti contemporanei: varianti strutturali Del circuito della rappresentanza democratica, le assemblee parlamentari non sono lunica espressione istituzionale; ne sono per una articolazione istituzionale non fungibile e quindi sempre presente. La ragione della indispensabilit dei parlamenti, la si pu ben individuare nella struttura assembleare dei parlamenti che condizione necessaria per assicurare pluralismo alla rappresentanza. La posizione centrale del parlamento nel disegno istituzionale della democrazia moderna si traduce nel ruolo bifronte del parlamento: da un lato strumento despressione della societ e delle sue domande, e dunque sul versante dimput del sistema politico; dallaltro luogo del potere decisionale e dunque

collocato sul versante doutput. In termini generali si pu dire che la struttura dei parlamenti riflette da un lato le caratteristiche della rappresentanza e dei suoi processi; dallaltra profondamente influenzata dagli assetti potestativi e dai problemi della decisione politica. Le caratteristiche strutturali del parlamento sono: assemblearit, carattere permanente, pluralismo interno, e carattere rappresentativo. Ma non dimentichiamo che i parlamenti hanno anche delle varianti strutturali fondamentali, e che per struttura ci si riferisce al modello organizzativo reale dei parlamenti. 4.1 Monocameralismo e bicameralismo La prima dimensione di variazione quella dellarticolazione del parlamento in una o pi camere. Qui il problema di come configurare la rappresentanza ha un posto dominante. Mentre il modello unicamerale corrisponde allaffermarsi di un criterio unico dorganizzazione del rapporto rappresentativo, il modello bicamerale riflette lesigenza daccomodare e bilanciare criteri diversi, a ciascuno dei quali non possibile rinunciare completamente. Un primo gruppo di modelli bicamerali, tipici della prima fase di democratizzazione, e oggi spariti dalla scena, salvo leccezione inglese, ha avuto alla sua origine lesigenza di conservare in vita, accanto alla nuova forma di rappresentanza popolare in via daffermazione, forme pre-democratiche. Lintento stato quello di bilanciare il carattere innovativo della democrazia, e di garantirne laccettazione da parte dei vecchi strati politici dominanti. Ne sono state lespressione una serie di camere alte aristocratiche, vedi la Camera dei Lords inglese. Un secondo gruppo di modelli bicamerali, legato alla necessit di un compromesso rappresentativo tra una concezione unitaria e una concezione policentrica (federale, regionalistica, o comunque decentrata) della comunit politica. In questo caso mentre una camera si basa sul principio della parit rappresentativa degli individui che compongono la comunit politica, laltra camera si fonda sul principio della parit rappresentativa delle unit sub-nazionali (stati, regioni, ecc.), ovvero su forme di rappresentanza di secondo grado che assegnano ad organismi del governo locale un ruolo danello intermedio del circuito rappresentativo. Gli Stati Uniti, la Svizzera, e la Germania ne sono alcuni esempi. Un caso eccezionale il bicameralismo italiano odierno che era stato concepito per esprimere accanto al principio nazionale anche quello del decentramento regionale, ma che nella sua attuazione ha perso ogni significato di bilanciamento di principi rappresentativi diversi, per realizzare invece solo modeste variazioni dei meccanismi elettorali tra le due camere. Per definire il tipo di bicameralismo, oltre alla base rappresentativa delle due camere occorre valutare i poteri ad esse attribuiti. Si parla di bicameralismo paritario o simmetrico, quando i poteri dei due rami sequivalgono; e di bicameralismo asimmetrico quando una delle due camere ha poteri attenuati. Le possibili combinazioni di queste due dimensioni portano a quattro tipi di bicameralismo: 1) Il primo quello del bicameralismo forte o bilanciante, che quello che riconoscendo potere eguali alle due camere esprime meglio la logica del compromesso tra due interpretazioni della rappresentanza ugualmente forti (ne un esempio quello statunitense). 2) Il secondo quello del bicameralismo debole, ben esemplificato dal caso inglese, ed indicativo della forza minore del principio rappresentativo su cui si basa una delle due camere. 3) Il terzo quello del bicameralismo 40 ridondante, in cui la struttura duplice del parlamento non trova la sua base in diversi principi di rappresentanza, e la seconda camera si configura come un doppione (un esempio il caso italiano del dopoguerra). 4) Il quarto quello del bicameralismo a base funzionale, che configura una situazione ispirata ad una logica di divisione del lavoro: ad una camera certi compiti, ed alla seconda gli altri. 5. Attivit e funzioni delle istituzioni parlamentari Come elenco delle funzioni parlamentari sadotter quello di Bagehot, che considerato un metro di misura rispetto al quale valutare forza e declino dei parlamenti. Le funzioni del parlamento sono: 1) Elettiva (cio designazione dellesecutivo). Si pu parlare di controllo sul governo. 2) Espressiva (cio di trasmissione degli orientamenti popolari). Si pu parlare di funzione rappresentativa. 3) Educativa (cio delevazione delle opinioni popolari). Si pu parlare di funzione rappresentativa. 4) Informativa (cio di comunicazione degli interessi delle minoranze). Si pu parlare di funzione rappresentativa. 5) Legislativa (cio delaborazione e approvazione delle leggi). Si pu parlare di policy making. 6) Finanziaria (cio dapprovazione dimposte e bilanci). Si pu parlare di controllo sul governo, e di policy making. 5.1 Le funzioni di rappresentanza Secondo il modello normativo, i parlamenti rappresentano la nazione, o il popolo. Ma cos formulato il modello della funzione rappresentativa rimane ad un livello dastrazione tale da renderlo di scarsa

utilit empirica. In particolare si sorvolano gli aspetti pi problematici della relazione rappresentativa. Ossia, in primo luogo c la questione di quale sia il soggetto dellazione rappresentativa: sono i parlamentari individuali o il parlamento nel suo complesso? E sosserva che il parlamento rappresenta nel suo complesso la sommatoria dei parlamentari individuali, e la pluralit di raggruppamenti pi o meno formalizzati di questi. In secondo luogo, c il problema di quale sia loggetto della rappresentanza, che risulta essere una molteplicit e pluralit dentit distinte. Una realt questa, che pone lesigenza di una rappresentanza che dia voce ad una pluralit di domande, e che contemporaneamente solleva il problema di una riduzione di questa stessa pluralit, entro limiti definiti dalle esigenze della convivenza sociale. In terzo luogo, vi la questione della natura e qualit della relazione tra rappresentanti e rappresentati. Se questa consiste in un agire al posto di, e nellinteresse di entro un contesto istituzionalizzato di controllo dei rappresentati sui rappresentanti, rimane da verificare quale sia il grado di stringenza di questo controllo, e quali siano invece i margini di indipendenza che esso lascia al rappresentante. Ricordiamo che il parlamento non la sede esclusiva della rappresentanza, ma le specificit del circuito parlamentare sono tuttavia tali da renderlo difficilmente sostituibile allinterno del disegno democratico. La prima ragione che, in congiunzione con i meccanismi elettorali dai quali dipende la sua vita, il parlamento realizza il contesto di comunicazione e di controllo istituzionalizzato tra la cittadinanza e la classe politica pi articolato e sistematico. La seconda ragione, che le istituzioni parlamentari, per la loro struttura, consentono alla rappresentanza un assetto pluralistico e contemporaneamente offrono meccanismi formali ed informali di riduzione e moderazione del pluralismo. Infatti il carattere assembleare del parlamento realizza un contesto propizio alla presenza di una pluralit dinteressi, opinioni, e punti di vista, quale non sono in grado doffrire altri luoghi di politica. Perci allinterno del parlamento trovano espressione continuativa una pluralit di posizioni politiche, che potranno variare tra lestremo di due posizioni coese, e laltro estremo di una atomatizzazione di posizioni. Inoltre i partiti si pongono come un fondamentale fattore di regolazione di quello che lelemento pi delicato e critico della democrazia moderna: la competizione pluralistica. Il contributo delle assemblee parlamentari al contenimento del conflitto politico, si realizza da un lato attraverso una sofisticata ritualizzazione del conflitto stesso che attribuisce alle parti opposte (e quindi alle minoranze) ruoli, poteri e forme espressive specifiche, dallaltro incentivando una certa misura di collaborazione tra le parti stesse. Gli incentivi ad una certa misura di cooperazione tra le forze politiche rappresentate nel parlamento nascono dalla forma organizzativa stessa dellistituzione e dalle sue responsabilit decisionali. Infatti, i parlamenti in quanto organi decisionali sono macchine estremamente pesanti, in cui anche se la maggioranza ha gli strumenti per prevalere, ci si rende subito conto che un prolungato ostruzionismo dellopposizione incepperebbe questa macchina. Quindi in conclusione, si pu dire che il parlamento ha un ruolo strategico di garanzia di alcuni aspetti critici del pluralismo del controllo del conflitto.

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