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Collana AM 00

Collana AM Associazione AttivaMente Presidente: Enrico Tommaso Spanio Direzione scientifica: Sergio Fabio Berardini, Giovanni Panno, Gabriele Zuppa Contributi pittorici: Vittorio Bustaffa, Matteo Cecchinato Grafica: Matteo Cecchinato

ISBN : 978 - 88 - 95881 - 40 - 9 Copyright 2011 Casa Editrice Limina Mentis di Lorena Panzeri, Villasanta (MB). Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione pu essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo elettronico, meccanico, digitale se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto dAutore. Finito di stampare nel mese di Agosto 2011

Nota editoriale di presentazione della collana


Gli studi intrapresi dal gruppo Ricerca AM, di cui questa collana intende raccogliere i risultati, hanno condotto a riscoprire lintima unit che vi tra i saperi, a sviluppare la consapevolezza del compito collettivo che sta dietro ad ogni indagine. Il mondo non semplicemente abitato da diverse opinioni, indifferenti e inconciliabili lun laltra, come oggi crede la cultura dominante, ma plurivoca testimonianza del continuo sforzo di comprensione a cui ogni vita ed ogni esperienza partecipano. Ogni opinione, ogni disciplina, ogni cultura, ogni civilt rappresentano un momento di questo processo, in cui il conoscere lAltro coincide con il formare Se Stessi. Le ricerche di AM non si sviluppano contro il nichilismo e il relativismo postmoderni, ma si muovono nella direzione del loro superamento. Questo primo volume intende, con i tre saggi qui proposti, mostrare il percorso compiuto nei primi anni di lavoro del gruppo di ricerca, primo tassello di un progetto che si sta rivelando fecondo da qui lesigenza di unapposita collana e che intende, attraverso lesempio di un atteggiamento e di un modus operandi ben definiti, infondere nuova linfa ad una cultura che sembra non innestarsi pi nella vita.

III

Gabriele Zuppa

trilogia sul fondamento

Tre saggi storico-teoretici per comprendere il presente

Sommario

Prefazione Parte i: Origini della scienza occidentale nella mistica dellIslam


Introduzione: una lunga secolarizzazione dellEt Moderna? Islam: Continuit di civilt Percorsi dello spirito Non nominare il nome di Allah invano Ricerca spirituale e scientifica La mistica sufi e la filosofia Occidente: Un grattacapo Descartes Galilei Il Positivismo ante litteram dellUmanesimo e del Rinascimento Islam e Occidente: La svolta nel rapporto tra fede e ragione: la doppia verit Storia ideale minima del rapporto tra fede e ragione Il lungo errore della storia della filosofia Secoli da riscrivere.

Parte ii: Critica e storia del trascendentale come cifra dellEt Moderna
Introduzione: le tendenze antitetiche degli ultimi due secoli Molti conti tornano: la certezza universale e necessaria delle matematiche. Il mondo matematico Caratteristiche in s universali e necessarie, caratteristiche per noi soggettive e contingenti Murati vivi: il trascendentale e la teoria della conoscenza come mezzo per la sopravvivenza I conti veramente non tornano: il mondo una nostra costruzione Le ragioni della posizione trascendentale e sua fallacia. Da Hume a Husserl Le ragioni della posizione idealistica e sua fallacia. Da Jacobi a Gentile Le ragioni della posizione nichilista e sua fallacia Lillusione della conoscenza di s La storiografia tra Nichilismo e Idealismo Dal trascendentale allontologico.

Parte iii: Identit dellIo, indispensabilit dellAltro


Un prologo, un auspicio Introduzione: (il) tutto da rifare La retorica del relativismo postmoderno: sospensione del giudizio e tolleranza La logica del relativismo: condizione suprema della violenza Fuori strada Un altro bersaglio: misconoscere il problema Lunico approdo possibile del postmoderno: il multiculturalismo Quale paradosso? Alcune categorie dellintercultura: progresso, universalismo, gerarchia Il dialogo dellanima (lIo) con se stessa (lAltro): non-indifferenza, ricettivit, valutazione Il realizzarsi dellIo: lAltro Lassolutezza del bene, trascendente lIo e lAltro Unidentit soltanto Dallidentit alla differenza Oltre identit e differenza: la non-indifferenza dei distinti Un caso paradigmatico: Contro lidentit di Remotti Influenze e contaminazioni Compromessi e sacrifici Individuare lessenza Lin s come astratto Lessere determinazione del pensiero Appendice logica Appendice politica.

Postilla sullEt Moderna (xxiii-xx) Postfazione in guisa di segnavia Note al testo Indice

Prefazione
I tre saggi qui presentati affrontano alcuni dei temi centrali nel dibattito contemporaneo. Lanalisi logica intrapresa si sviluppa in un percorso storico, il quale soltanto pu spiegare come e perch si sia arrivati a pensare quei contenuti che caratterizzano ci che ormai da tempo viene definito Postmodernit. Il primo saggio intende mostrare il rapporto che sussiste tra verit e metodo, ovvero tra una conoscenza e il suo grado di scientificit. infatti errore diffuso ritenere che la scientificit di un enunciato dipenda dal metodo impiegato per ottenerla, mentre invece la verit che si impone allinterno di una concezione filosofica del mondo a determinare il metodo (scientifico) per procedere nelle indagini ulteriori. Ne segue che, se non il metodo scientifico il discrimine teoretico a determinare la svolta dello sviluppo scientifico degli ultimi secoli, essa dovr essere ricercata altrove, segnatamente questa la tesi che viene qui sostenuta nella cultura dellEuropa islamica che, nella figura di Averro, porter il contributo decisivo sulla questione del rapporto tra fede e ragione. Laltra svolta fondamentale che comparir nel cuore della Modernit secondo la periodizzazione qui proposta rappresenta dallinnovativo tematizzarsi della problematica soggetto-oggetto, la quale porta a nuova consapevolezza il ruolo del soggetto, per la comprensione del quale viene ricercata una concettualit che ruota intorno al termine trascendentale. La questione sul soggetto assieme, nelle sue varie declinazioni, il problema del relativismo e del nichilismo, la resa davanti ai quali, o la loro compiaciuta accettazione, li battezza come postmoderno. E giungiamo cos allultimo saggio che si propone di rilevare alcune tra le pi significative aporie del Postmoderno, cio della cultura oggi dominante, che sono talmente diffuse e radicatesi nella mentalit comune da essere diventate parte integrante della sua retorica, dei riferimenti accettati e non pi passibili di discussione. Da queste ricognizioni teoretiche consegue la necessit di una diversa periodizzazione dellEt Moderna, dacch quella
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Prefazione

attuale misconosce e occulta i nodi teoretici fondamentali che la plasmano, producendo unerrata autocomprensione e determinandosi in un destino povero e sfiduciato, quello attuale che viviamo, sul quale continueremo a lavorare per prepararne un nuovo corso.

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Parte i Origini della scienza occidentale nella mistica dellIslam


Introduzione Una lunga secolarizzazione dellEt Moderna?
Lintento delle pagine che seguono quello di adombrare unipotesi, la verifica della quale costituirebbe un momento fondamentale per la riscrittura dellintera nostra storia, viziata da un errore decisivo, collocabile alle soglie dellEt Moderna, dal quale non ci siamo ancora liberati, che ancora agisce e determina la nostra autocomprensione. Potrebbe essere che la cultura in lingua araba non abbia soltanto consentito che i testi dellantichit ci venissero tramandati, come sovente si ricorda in segno di una riconoscenza che ne prende congedo1, bens abbia costituito un momento cruciale dello sviluppo del pensiero che ha condotto fino a noi. Una delle forze decisive che avrebbe contribuito a plasmare il nostro Occidente sarebbe rappresentata proprio da quella grandiosa civilt che nacque nel segno dellIslam2. Laspetto che prenderemo qui in considerazione riguarder principalmente la nascita della scienza moderna, nella cui trattazione il fuoco della nostra attenzione dovr essere rivolto in particolare a cogliere un aspetto teoretico conclusivo dellepistemologia novecentesca e del rapporto del pensiero con il dato di fede, del pensiero con la sua pratica.

Islam
Continuit di civilt
Insieme allerrore che informa la nostra autocomprensione dovr altres risultare quanto fuorviante sia pensare in termini di scontro di civilt in riferimento al rapporto con lIslam3, come se la contrapposizione fosse costitutiva, come se lIslam fosse portatore di una visione antitetica a quella
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Parte I: Origini della scienza occidentale

che crediamo costitutivamente nostra, la visione propria dellOccidente, magari a quellOccidente del quale si vorrebbe unidentit dalle radici cristiane. Le radici dellEuropa, come stato sottolineato di recente4, non sono infatti meno islamiche: anzi, proprio dallIslam ha avuto origine quello spirito libertario che si contrapposto alloscurantismo cristiano. Sarebbe sufficiente questa consapevolezza per vedere tutta larbitrariet di unespressione come scontro tra civilt: lo scontro non causato dallantiteticit costitutiva di due civilt, ma, di volta in volta, da malintesi5 cagionati da pregiudizi, tanto che nel Medioevo lIslam rappresentava rispetto allOccidente quello che noi pensiamo rappresenti ora lOccidente nei confronti dellIslam. La contrapposizione dunque del tutto contingente e non determinata dalla natura propria di ciascuna civilt. Uno studio ambizioso e temerario di storia universale dovrebbe prefiggersi di spiegare levoluzione antitetica di queste due culture, talmente antitetica da produrre qualcosa come uno scambio di ruoli. Per completare il paradosso baster ricordare che negli intenti del padre e profeta dellIslam non vi era quello di fondare una nuova religione, e ancora meno che potesse essere alternativa a quelle di allora. Maometto intendeva rianimare una spiritualit che vedeva atrofizzata in pratiche idolatriche e sclerotizzate, scongiurando allo stesso tempo la minaccia del politeismo. Maometto si pensava il continuatore di un messaggio ormai secolare, depositato nei testi sacri dellebraismo e del cristianesimo. Fin dalle origini lIslam stato nei propri intenti la continuazione della religione di Abramo: musulmano non indica un particolare tipo di monoteismo, ma lessenza stessa del monoteismo, secondo il messaggio dei suoi profeti, come Mos e Ges. Musulmano significa letteralmente sottomesso a Dio, ragione per la quale nel Corano troviamo scritto: Abramo non era n un ebreo n un cristiano: era un hanf e musulmano6 .

Percorsi dello spirito


Maometto, da grande spirito dellumanit, sapeva da che cosa oggi sia lOccidente sia lIslam e ogni civilt di ogni tempo si dovrebbero ben guardare, sapeva in che cosa consiste
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Islam

la vera minaccia alla libert dellumanit, in quali atrofie dello spirito si annida il dogma illiberale dal quale nei secoli ci siamo lentamente, e a fatica, liberati o pensavamo di averlo fatto. Alla tradizione islamica, gi a partire da Maometto, appartiene la chiara consapevolezza che ogni significato non aderisce alle parole che lo vogliono esprimere se non nella storia che ha condotto a tracciare quelle stesse parole, che, senza il percorrimento di quella storia, quel che rimane lettera morta. Ogni appropriazione di significato appropriazione di una storia, delle esperienze che la compongono. educazione a questi significati, addestramento continuo in vista di quello che allinizio del percorso non pu che essere nulla pi di una promessa. Questo sanno i grandi pensatori: i significati sono depositati nello spirito di un popolo e non nella lettera morta di un testo. Per questo gi Confucio dice che imparare senza pensare porta a nulla; pensare senza imparare pericoloso7 e similmente Maometto rammenta: il Corano ha un senso essoterico e un senso esoterico; e questo senso esoterico ha un senso esoterico, e cos via fino a sette sensi esoterici8. Che lo spirito sia la vita che taglia nella propria carne9, questo sembrano sapere Maometto e la civilt a lui successiva, la civilt islamica. Questo presente nella tradizione cristiana, agli inizi della quale lapostolo Giovanni indica che la legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la verit divennero realt per mezzo di Ges Cristo10: il significato non la formula, sempre vuota ed astratta, ma il contenuto concreto che la vita di ciascuno, vissuta e meditata, le restituisce. Le parole sono bens un mezzo per il significato, che per, pur indirizzato da quelle, consiste sempre in quel che vi si sa riconoscere. questa la ragione per la quale, come ricorda Gunon, le vie verso Dio sono numerose come le anime degli uomini11, e per cui, conseguentemente, nel Corano sta scritto: Nessuna costrizione nella religione12. I gesti generati dalla costrizione non sono niente pi che un movimento esteriore, che nulla significano per quelladesione che solo pu nascere da unautentica conversione spirituale.

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Parte I: Origini della scienza occidentale

Non nominare il nome di Allah invano


Compreso alla luce di questa consapevolezza, il secondo dei dieci comandamenti riceve un senso del tutto particolare: il massimo monito alla cautela nellavere a che fare con le cose divine, perch continuamente si sottoposti al pericolo che la fermezza e la certezza della fede non siano altro che ottusit e presunzione di un animo che ancora non conosce se stesso13. Sempre incombe il pericolo di nominare Dio a sproposito, proprio perch si tratta di Dio, di colui che trascende tutte le cose umane. Sapere e volere ci che Dio sa e vuole: non questo un cammino nel quale si dovrebbe incedere con piedi leggeri e la massima prudenza? A tutte le volte che, guidati da una sicurezza che credevamo infallibile, ci sbagliamo dovremmo aggiungere anche limpertinenza sacrilega di considerare volere di Dio quel che poi si manifestato come errore? I musulmani conoscono bene questo pericolo, e il ricordo di un evento terribile dovrebbe ogni volta metterli in guardia dalleccesso (Dio non ama coloro che eccedono14) e dalla presunzione dellultima parola: proprio da fedeli, in nome di Dio, non hanno riconosciuto e hanno perfino ucciso uno dei loro massimi profeti: Ges. Il Corano lo ricorda: In verit Noi abbiamo dato il Libro a Mos, e dopo di lui abbiamo inviato altri profeti. E a Ges figlio di Maria abbiamo dato i Segni, e labbiamo aiutato con lo Spirito di santit. Ogni volta che un profeta vi portava quel che voi stessi non desiderate, non vi inorgoglivate? Alcuni li avete trattati da bugiardi, e altri ne avete uccisi. Ed essi dicono: I nostri cuori non sono circoncisi. No, Dio li ha maledetti a causa della loro miscredenza. raro che credano, e quando giunse loro da Dio un Libro a conferma di quello che gi era presso di loro, mentre prima essi chiedevano la vittoria sui miscredenti, quando dunque giunse loro quello che gi conoscevano, lo rinnegarono15.

Ricerca spirituale e scientifica


Particolarmente significativa nella tradizione islamica, sia dellassoluta trascendenza di Dio sia della faticosa conquista che anche la fede richiede, lesegesi sui novantanove nomi
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Islam

di Dio. Secondo la teologia musulmana i nomi di Dio sono quattromila. Sebbene lessenza divina sia indefinibile, perch possiede attributi che trascendono lumana comprensione, come eternit e infinit, nondimeno ciascun nome simbolo di un attributo dellessenza divina. Mille di questi nomi sono per conosciuti solo da Dio, altri mille li conoscono gli angeli e Dio, e ulteriori mille sono conosciuti anche dai profeti, oltre che da Dio e gli angeli. Degli ultimi mille infine ne possono prendere parte anche i credenti: trecento sono menzionati nella Bibbia, trecento nei Salmi, trecento nei Vangeli e cento nel Corano. Ma ad essere noti ai fedeli comuni sono novantanove di questi cento nomi, perch il centesimo una conquista solo dei mistici pi illuminati. Questa tradizione ben testimonia lulteriorit di Dio rispetto alla natura umana e lo sforzo incessante che il cammino della religione richiede, che gi con Maometto un cammino di ricerca, sia spirituale sia scientifica. Uno dei pi famosi detti (hadt) che la tradizione islamica attribuisce al profeta recita infatti: Cercate la scienza dalla culla fino alla tomba, fosse pure in Cina. Ma pi in generale lo stesso Corano a sollecitare losservazione e la riflessione, chiamando luomo a riconoscere nella creazione i segni di Dio16, favorendo una promozione spettacolare della Ragione quale mezzo e garanzia di conoscenza17.

La mistica sufi e la filosofia


Ricerca che anche tolleranza ed apertura verso il nuovo e il diverso: non questo il luogo per ricordare le numerose e rivoluzionarie innovazioni introdotte dallIslam, la cui ricezione determin una svolta anche nella cultura europea18, ma importante sottolineare il liberalismo e luniversalismo deccezione coltivati nel seno della tradizione islamica19, in particolare dal sufismo, sviluppando quanto gi contenuto nel Corano: E non disputate con le genti del Libro se non nel modo pi cortese, eccetto con quelli di loro che agiscono ingiustamente20. La tolleranza religiosa si trova ben espressa per esempio in una quartina di Jall al-Dn Rm: Vieni, vieni; chiunque tu sia, vieni. / Sei un miscredente, un idolatra, un pagano? Vieni! / La nostra casa non un luogo di disperazione, / e anche se hai tradito cento volte una
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Parte I: Origini della scienza occidentale

promessa... vieni21. Il sufismo agli antipodi dellidea che vi possa essere ununica religione depositaria di verit, e lo sforzo di ciascun musulmano dovrebbe essere proprio quello di superare lapparente inconciliabilit dei segni esteriori, perch, come scrive Bistm: Le religioni sono come tanti rami che si partono da un unico tronco. E allora taglia i rami e attieniti al tronco22. Conseguentemente, osserva Omar Khayyam: Sono luoghi di adorazione il tempio degli idoli e la Kaaba. Anche il suono delle campane un inno in lode dellOnnipotente. Il mihrb, la chiesa, il tasbh, la croce, sono in verit modi diversi di rendere omaggio alla Divinit23. Quanto visto finora si trova perfettamente riassunto nella parole scritte da bn lArab nellopera Illuminazioni della Mecca: Quando parlano di Dio tutte le dottrine religiose concordano; non vi luogo per divergenze, e non ci permesso dubbio alcuno sul loro valore. Ma Dio lAltissimo al di l di ogni comprensione umana, descrivibile solo con paragoni inadeguati, e allora ogni religione ne d spiegazioni inadeguate a seconda delle inadeguatezze dei suoi seguaci. Colui che sa rispetti chi non sa, colui che ha visione sublime di Dio riconosca che comunque inadeguata e rispetti quelle di tutti gli altri esseri umani24. Questo slancio verso la verit, sostenuto dalla consapevolezza di poterla trovare ovunque, ha determinato una notevole ricettivit, chiaramente teorizzata nella filosofia islamica25 dai suoi inizi con al-Kind fino ad Averro, filosofo sufi al quale dedicheremo particolare attenzione pi avanti. Al-Kind nella sua opera Sulla filosofia prima, dopo aver indicato la filosofia come la pi nobile tra le arti, perch scienza delle cose nella loro verit nella misura della capacit umana26, sottolinea proprio limportanza di rivolgersi a chiunque nella ricerca del vero, anche a chi non condivida la fede musulmana.
Perci la nostra gratitudine verso coloro che hanno conseguito un poco di verit deve essere grande; e tanto pi verso coloro che hanno raggiunto una grande parte di verit, dato che questi ci hanno fatto partecipare ai frutti del loro pensiero e ci hanno facilitato la ricerca delle verit nascoste, fornendoci le premesse che spianano le vie della verit27.
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Occidente

Occidente
Un grattacapo
Lo spirito che sorge e viene coltivato in seno alla cultura islamica sembra insomma essere quello stesso che, in una delle sue fasi successive, accelerer il processo di secolarizzazione nella cultura illuministica. Un primo lume europeo di quello pienamente riconoscibile nelle parole, poche ed efficaci, di un oscuro filosofo inglese del XII secolo. Allinizio del XII secolo Abelardo di Bath, in un trattato sui princpi della ricerca scientifica, scrive (rivolgendosi in forma dialogica a un immaginario nipote che ironizzava sul suo amore per le sottigliezze dei saraceni):
Dai maestri arabici ho appreso una cosa, a lasciarmi guidare dalla ragione, mentre tu sei abbacinato dallaspetto dellautorit e sei guidato da alte briglie, che non sono quelle della ragione. Infatti che cosa di fatto unautorit se non una briglia? E come animali bruti sono menati ovunque dalle briglie e non hanno idea di che cosa li guidi o perch, ma altro non fanno che seguire una corda che li tira, cos lautorit degli scriptores conduce non pochi di voi in pericolo, legati e vincolati da una credulit animalesca28.

Se Kant non fosse il genio indiscusso dellIlluminismo, verrebbe da sospettare che nello scrivere la celeberrima Risposta alla domanda: che cos lIlluminismo? (del 5 dicembre 1793) avesse presente il quasi dimenticato Abelardo. Cos riassume lo spirito del suo tempo:
LIlluminismo luscita delluomo da uno stato di minorit il quale da imputare a lui stesso. Minorit lincapacit di servirsi del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! dunque il moto dellIlluminismo. [...] da tutte le parti odo gridare: non ragionate! Lufficiale dice: non ragionate, ma fate esercitazioni militari! Lintendente di finanza: non ragionate, ma pagate! Lecclesiastico: non ragionate, ma credete!29.
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Parte I: Origini della scienza occidentale

Un abbaglio: lerrata autocomprensione filosofica dellEt Moderna e dei suoi interpreti fino ad oggi
A ragione Kant considerato un momento di sintesi eccezionale dellEt Moderna, i padri della quale sono senzaltro Galilei e Descartes, come unanimemente riconosciuto e gi tratteggiato nelle chiare parole di Schopenhauer:
Cartesio considerato a buon diritto il padre della filosofia moderna, anzitutto ed in generale poich ha avviato la ragione a reggersi sulle proprie gambe, con linsegnare agli uomini a servirsi del proprio cervello, sino allora duplicemente sostituito dalla Bibbia e da Aristotele; in particolare poi ed in seno pi ristretto, poich divenuto cosciente per la prima volta del problema dellideale e del reale, intorno a cui per lo pi si aggira da allora ogni filosofare, cio della questione su cosa vi sia di oggettivo e cosa di soggettivo nella nostra conoscenza, su cosa dunque in questa sia da attribuirsi ad eventuali oggetti diversi da noi, e cosa invece a noi stessi30.

Il lucido resoconto di Schopenhauer non soltanto riconosciuto allunanimit, ma fa parte della stessa autocomprensione filosofica degli inizi dellEt Moderna.

Descartes
Descartes stesso presenta come rivoluzionaria la sua proposta, che consiste, a suo dire, nellapplicazione del metodo esposto nelle Regole per la guida dellintelligenza e nel Discorso sul metodo. In questultima opera racconta di aver studiato nel collegio gesuita di La Flche, ricevendo unottima formazione nellambito della cultura umanistica, della matematica e della filosofia scolastica. Qui un giovane Descartes ha modo di osservare come nel campo dello scibile aritmetica e geometria procedano a passo sicuro, considerato il grado di certezza (certitudo) che ottengono nella ricerca della verit, mentre nella filosofia a lui contemporanea non si trova nulla di cos evidente e certo (evidens & certum), che non possa essere messo in discussione31. La ragione di ci risiede nel fatto che gli studiosi, non contenti di conoscere
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cose perspicue e certe, hanno osato affermare anche cose oscure e ignote, cui giungevano solamente con congetture probabili32. Siccome preferibile non studiare che dover comunque rimanere nel dubbio33, viene da s che coloro che cercano la retta via della verit non debbono occuparsi di nessun oggetto, sul quale non possano avere una certezza uguale alle dimostrazioni dellaritmetica e della geometria34. Ecco quindi lesigenza di procedere come laritmetica e la geometria, di adottare cio il loro metodo. Precisamente sembrerebbe che la certezza sia tale in virt della necessit deduttiva propria delle matematiche35, che dunque questa sia la cifra specifica della filosofia cartesiana e dellEt Moderna, che, di conseguenza, la filosofia antica e medioevale pensino altrimenti. Basta poco per per accorgersi che il discrimine non cos facilmente tracciato: Aristotele stesso scrive negli Analitici primi che sia chi dimostra sia chi interroga deducono il sillogismo, stabilendo che qualcosa appartiene oppure non appartiene a qualcosa36 e il sillogismo un discorso in cui, posti taluni oggetti, alcunch dagli oggetti stabiliti risulta necessariamente, per il fatto che questi oggetti sussistono37. La certezza quindi non data dalla necessit della dimostrazione, ch la dimostrazione senza necessit non sarebbe pi tale, bens dal punto di partenza38. In effetti, essendo per Cartesio la deduzione ci che lo stesso Aristotele intende, ossia tutto ci che viene necessariamente concluso a partire da altre cose conosciute con certezza39, egli dedica la maggior parte dellopera a ricercare che cosa sia evidente. Risulta, al termine dellaccurata disamina condotta nelle Regole, che evidente non pu che essere qualcosa di assoluto, semplice, noto per s, necessario. Tali sono gli oggetti della matematica e allo stesso modo tutto quello che viene dimostrato sulle figure e sui numeri necessariamente unito con ci su cui laffermazione viene fatta40. Non solo, tale necessit non presente solo nelle cose sensibili, ma anche, ad esempio, se Socrate dice di dubitare di tutto, di qui deriva una conoscenza necessa ria: dunque intende almeno questo, che dubita41. Nelle Regole vengono perci gi affermati con chiarezza due capisaldi della speculazione cartesiana, segnatamente le due evidenze fondamentali: il cogito e le matematiche42.
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Parte I: Origini della scienza occidentale

Come stato osservato da Cottingham, Cartesio non muove alcuna obiezione al sillogismo aristotelico in quanto tale: poich come Descartes ha detto me ne sono servito, quante volte ce n stato bisogno43; non ne critica la forma logica (ammetter infatti che di tutte le cose si d la dimostrazione44), bens il suo utilizzo, impiegato nella ripetizione di luoghi comuni, per imporre il proprio punto di vista in una disputa, piuttosto che in un qualche serio tentativo di estendere le nostre cognizioni45. La cifra del metodo non dunque la deduzione, ma il punto di partenza della deduzione, levidenza, che in Cartesio coincide con il cogito. Lepisteme (la scientificit) in Cartesio non data quindi semplicemente dal metodo, bens dallevidenza del cogito innanzitutto e dalle verit di ragione in generale (come le matematiche)46. Il portato cartesiano non consiste nel metodo perch tutto il metodo consiste nellordine e nella disposizione47, vale a dire che il metodo infallibile suggerisce di proce dere metodicamente. La confusione della filosofia moderna e ancora dei suoi studiosi fino ad oggi diventa ulteriormente chiara se si considerano alcune altre filosofie del Seicento. Ricorda Berti: il metodo di Descartes che pi profondamente ha influenzato la filosofia posteriore non stato il dubbio, ma quello geometrico dellanalisi e della sintesi, anzi quasi soltanto quello della sintesi (bench egli preferisse lanalisi), che Spinoza assunse addirittura quale metodo delletica, da lui detta non a caso more geometrico demonstrata, Hobbes assunse quale metodo della filosofia politica, da lui costruita mediante la deduzione di conseguenze necessarie da unipotesi assunta come vera (lo stato di natura), concepito in un certo modo, e un economista allievo di Hobbes, William Petty, assunse quale metodo delleconomia48. Ma il rigore rispetto alle filosofie precedenti non dato dal rigore (come crede Cartesio), ma dalla filosofia (la sua, in questo caso). I canoni di veridicit dipendono dallintera visione del mondo, con questa si formano e da questa vengono esplicitati, ma non guidano a priori la ricerca scientifica. Questa consapevolezza gi presente in Hegel e la si pu riscontrare nella filosofia idealista, per esempio in Carbonara, persuaso che nessun metodo sia il momento storicamente primitivo nella genesi spirituale
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dun sistema filosofico e tanto meno di quello che vogliamo ora esaminare. Sebbene Cartesio nel suo sistema del sapere ponga come iniziale il problema metodologico e sebbene anche noi cominciamo da questo medesimo problema, ci deve essere interpretato come la conseguenza del bisogno di ordine logico e di chiarezza, direi quasi didascalica, nellesposizione. Storicamente parlando, quando Cartesio si accingeva a formare le regole del suo metodo, la sua formazione spirituale era gi compiuta e una certa visione metafisica del mondo era gi nella sua mente, presupposto ideale di quello che egli era sul punto di mettere in evidenza con una particolare trattazione49. Segnatamente, Cartesio dubita di certe cose, perch in esse non riconosce attuato quel criterio devidenza, ch il segno sicuro di certe particolari verit, come quelle matematiche, la cui forma deve ritrovarsi in tutte le proposizioni, che aspirino a presentarsi come vere. Dubita, in breve, perch gi conosce certe verit per se stesse evidenti e indubitabili, il cui possesso per lui costituisce il vero prius della speculazione50. In altri termini, al metodo, che comincia col dubbio, presupposta la metafisica e, nel senso particolare di Cartesio, la posizione delle verit matematiche, alla cui evidenza e al cui rigore deduttivo deve conformarsi qualsiasi costruzione intellettuale, scientifica o filosofica51.

Galilei
Sia Cartesio sia, prima di lui, Galileo credono che a condurli ai risultati sia il metodo che stanno seguendo, non riconoscendo che il metodo sviluppato e teorizzato proprio a partire dai risultati che stavano ottenendo. Bisognerebbe riconsiderare lintera storia della filosofia di quei secoli alla luce di questa acquisizione, tenendo presente la forte continuit di queste filosofie con il passato. Ci vuole poco anche per accorgersi la forte continuit che vi tra Galilei e Aristotele, se non altro nella misura in cui egli stesso ritiene di continuare quello spirito di ricerca proprio del filosofo greco. La polemica di Galilei, cos come di tanta parte della cultura rinascimentale, rivolta a dotti e cattedratici di tutte le specie, al loro ottuso ipse dixit52, non certo ai grandi della tradizione
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Parte I: Origini della scienza occidentale

scientifica, dei quali conoscono e proseguono lopera. Basta attenersi al solo Dialogo sopra i due massimi sistemi per accorgersi di questo con sufficiente chiarezza. Lottuso Simplicio tale per essere aristotelico, cio per rifarsi ad oltranza alle dottrine di Aristotele, non per il solo prenderlo in considerazione. Questo proprio ci che lo divide da Salviati, che, pur confrontandosi con Aristotele, non rinuncia a proseguire il lavoro scientifico, riaffermando solo cos il valore e lo spirito dellopera aristotelica. Per esempio, sottolinea Salviati:
Adunque di queste due proposizioni, che sono ambedue dottrina dAristotile, questa seconda, che dice che bisogna anteporre il senso al discorso, dottrina molto pi ferma e risoluta che laltra, che stima il cielo inalterabile; e per pi aristotelicamente filosoferete dicendo: Il cielo alterabile, perch cos mi mostra il senso, che se direte Il cielo inalterabile, perch cos persuade il discorso ad Aristotile53.

Le sensate esperienze e le necessarie dimostrazioni, considerate capisaldi del metodo scientifico, sono quel che da sempre ogni filosofo fa per rendere conto del mondo circostante; lesprimere questa necessit non pu che voler indicare linsufficienza delle une e delle altre, ovvero laffidarsi a qualcosa di ormai superato per le nuove sensate esperienze e necessarie dimostrazioni, superamento delle precedenti. Anche Descartes del resto, checch se ne dica sul suo razionalismo, riguardo allesperienza e allesperimento, che non ne che una parte di quella54, concorda con quanto in Galilei viene esaltato come la scoperta del metodo sperimentale:
Ma devo anche confessare che la potenza della natura cos ampia e vasta, e i suoi princpi cos semplici e generali, che non mi accade quasi pi di notare qualche effetto particolare senza capire subito che pu essere dedotto in parecchi modi diversi e che, di solito, la mia pi grande difficolt sta nel trovare in quale di queste maniere ne dipende. Infatti in proposito, non vedo che un espediente: cercare di stabilire nuove esperienze i cui risultati siano diversi secondo che ne siano dedotti in un modo piuttosto che nellaltro55.
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Ma pur nelle simili prospettive e nellesigenza di procedere metodicamente, quanto la concretezza del metodo pensato dipenda dalla visione del mondo che si andavano creando confermato da un lato dai diversi risultati che i due scienziati andavano ottenendo, dallaltro e soprattutto dagli errori eclatanti ai quali i loro metodi scientifici li conducevano. Per quanto riguarda il primo punto illuminante il modo di pensare ancora astrattamente il metodo da parte di un pur ottimo studioso di Descartes. Cottingham osserva come laffermazione di Cartesio che le sue spiegazioni sono provate da uninfinit di esperienze, non deve farci presumere una sua capacit di individuare degli esperimenti, destinati a verificare se si realizzino effettivamente i fenomeni predetti da una determinata ipotesi56. Qui non si tratta di avere un corretto metodo e una conseguente altrettanto corretta applicazione: semmai le linee essenziali che caratterizzano un metodo sono date proprio da tutti i casi in cui esso viene applicato. Lapplicabilit del metodo il suo stesso modo di pensarlo. Esso sorge quindi dai risultati e si rinnova dai risultati e fallimenti a cui conduce. Non esiste e non teorizzabile al di fuori di questi, tanto che tutti i tentativi ripetutisi fino a noi sono falliti, e da ultimo, con Popper si riusciti a individuarlo nella dinamica delle congetture e confutazioni57, ovvero avvicinandosi alle origini del pensiero filosofico, con quella dialettica, che non appunto semplicemente un metodo, ma la dinamica stessa del pensiero. Ed che cos, del tutto naturalmente, che linfallibile metodo scientifico conducesse Cartesio a sviluppare una concezione delluniverso fisico che sarebbe stata ben presto negata dalla fisica successiva; condusse Galilei a prendere un granchio proprio riguardo il problema fondamentale che lo occup tutta la vita: noto infatti che la spiegazione delle maree data da Galilei in termini di movimenti di rotazione e rivoluzione terrestre sia falsa. I risultati che i due maggiori teorici del metodo ottennero proprio sulla scorta dello stesso si rivelarono falsi. Linnovazione da loro vantata, lacquisizione di una rinnovata prospettiva di scientificit, il vero portato della loro proposta: non tanto lacquisizione di questo o quel risultato scientifico,
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ma la determinazione stessa della scientificit di qualsiasi risultato. Proprio le conclusioni errate a cui giungono negano per la loro pretesa58. Con ci non si vuole qui assolutamente negare il carattere rivoluzionario del pensiero sia di Galilei che di Descartes: il primo ha gettato solide basi per un innovativo studio del mondo naturale o fisico, il secondo, come evidenziato da Schopenhauer, ha tracciato il percorso su cui si mossa lintera speculazione filosofica successiva. Altrettanto dobbiamo per cominciare a riconsiderare il processo effettivo che ha determinato la nostra attuale visione scientifica del mondo, che di certo non si pu sbrigativamente liquidare con la scoperta del metodo scientifico in Et Moderna. Risulterebbe quindi che tutta la differenza tra la scienza moderna e quella antica consista semplicemente in un diverso grado di appagamento dello scienziato riguardo alla verit e in alcun modo nella presunta scoperta del metodo scientifico sperimentale. La scienza moderna figlia dellUmanesimo e del Rinascimento, cos come il suo proprio metodo figlio dei risultati che andava ottenendo. Per quanto riguarda Harvey, per citare un altro illustre esempio, di nuovo improprio affermare che la parte essenziale della sua dimostrazione [di Harvey] sta appunto nellapplicazione del principio galileiano della misurazione59. Semplicemente, invece, ci si accorge che la massa del sangue che passa attraverso il cuore o un grosso vaso nellunit di tempo talmente grande che deve trattarsi del ritorno periodico della stessa sostanza60 e che, quindi, era poco probabile il movimento centrifugo asserito da Galeno. scorretto affermare che i risultati conseguiti da Harvey siano la conseguenza dellapplicazione del metodo scientifico, del metodo sperimentale o del principio di misurazione. Egli semplicemente prosegue un lavoro gi ampiamente iniziato, formula delle ipotesi che rendano intelligibili i fenomeni finora osservati e prosegue le osservazioni e la ricerca tenendo presenti le ipotesi pi plausibili. Vi cio unestrema continuit con il lavoro scientifico precedente. Lenfasi posta sul metodo da spiegarsi psicologicamente, ma non in base alle dinamiche della scoperta scientifica. Ci che agisce il
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sentimento di separazione nei confronti dellautorit e del dogmatismo, dal pregiudizio. Il procedere a gonfie vele in una nuova direzione compreso con ladottare un nuovo metodo rigoroso, che non conceda cio nulla a quanto gi creduto e supposto. Cos come nellIlluminismo la battaglia contro il pregiudizio sar inteso come il libero utilizzo della ragione, scevra di condizionamenti. Pretese legittime, ma infondate se pensate astrattamente: la correttezza del metodo e il retto uso della ragione non sono pensabili se non sulla scorta dei risultati che si sono raggiunti e si stanno raggiungendo. Lerrore dellEt Moderna, che ancora ci portiamo appresso, stato quello di assolutizzare qualcosa che era anchesso un risultato storico, perfezionabile, anzi, che continuamente si perfeziona.

Il Positivismo ante litteram dellUmanesimo e del Rinascimento


A partire da Descartes e fino ai giorni nostri si creduto con crescente trasparenza che ci si fosse avviati in unet nuova, caratterizzata dal libero utilizzo della ragione, ovvero da un utilizzo della ragione che non la vincolasse a qualcosa a lei estraneo. Con la tenacia derivata da una accrescentesi lucidit si prese ad organizzarsi e a condurvi la battaglia illuministica contro i pregiudizi. Lo slancio che sempre pi si stava alimentando61 lo si creduto il frutto di un siffatto uso e i risultati conseguiti si sono creduti come il germoglio di quellinnovativo esercizio della ragione, codificato nelle forme esemplari di un metodo scientifico e di un metodo geometrico. La considerazione critica del lavoro di Cartesio e Galilei sembra suggerire per la necessit di considerare lEt Moderna non tanto come un nuovo inizio, ma come la sistemazione e sistematizzazione di un processo iniziato molto addietro. opportuno qui rilevare brevemente come una certa polemica contro una tradizione che si prodigava sulla ripetizione di vuoti e sclerotizzati filosofemi circolasse vivacemente nel corso di tutto il Cinquecento e non mancasse nel Quattrocento. I personaggi che la animavano sono i pi disparati e ne ricorderemo qui solo alcuni62. Ludovico Vives (1492-1540), umanista, filosofo e
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pedagogo spagnolo, nellopera De causis corruptarum artium, parte della sua summa enciclopedica De disciplinis libri XX (1531), afferma: melius agricolae et fabri norunt quam ipsi tanti philosophi. Questo perch
arrabbiati contro la natura, che essi ignoravano, i dialettici se ne sono costruita unaltra: cio quella delle formalit, delle ecceit, delle relazioni, delle idee platoniche e di altre mostruosit che gli stessi che le hanno inventate non possono capire. A tutte queste cose essi attribuiscono un nome pieno di dignit e le chiamano metafisica. Se qualcuno ha unintelligenza del tutto ignara della natura, o che ha orrore di essa, una mente che invece propensa a cose astruse e a sogni pazzeschi, dicono che costui possiede unintelligenza metafisica.

chiaro che gi qui sono contenuti i germi della polemica degli scienziati della prima Et Moderna, cos come della battaglia illuministica, e di nuovo del Positivismo e del Neopositivismo. Tutte manifestazioni di uno stesso errore prospettico. Il credere ci che la mancanza di concretezza, di evidenza, di sensatezza o di fattualit sia qualcosa in s, misconoscendo che tutti questi parametri sono tali allinterno di unintera visione del mondo. Questo non implica condursi al relativismo del Novecento, ma soltanto vedere che tutto ci contro cui si punta il dito pure evidente, concreto, fattuale, sensato, ma in un grado minore rispetto al risultato ulteriore che si crede di aver raggiunto. Dal pregiudizio non ci si libera in virt di un atto magico, di un metodo o di un atto di volont, ma sviluppando le stesse categorie che poi verranno riconosciute come informatrici del pregiudizio. Georg Agricola (1494-1555), mineralogista tedesco, nella Prefazione al De re metallica (1556), che rimane per due secoli lopera fondamentale di opera mineraria, scrive:
Io non ho scritto cosa niuna la quale non habbia veduta o letta o con accuratissima diligenza esaminata quando che da altrui mi sia stata raccontata.

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Lo scrive in aperta polemica con gli alchimisti, tutti scuri, che designano le cose con nomi istrani et trovati di lor capo et chi luno et chi laltro se n finto duna stessa cosa. E sembra fargli eco un ceramista francese, Bernard Palissy (1510-1589), nei suoi Discours admirables (1580):
Mediante la pratica io provo esser false in pi punti le teorie di molti filosofi, anche i pi antichi e rinomati. In meno di due ore ciascuno potr rendersene conto purch si prenda la pena di venire nel mio laboratorio. In esso si possono vedere cose mirabili (messe a prova e testimonianza nei miei scritti), collocate in ordine e con delle scritture al di sotto affinch ciascuno possa istruirsi da solo. Ti posso assicurare, o lettore, che, sui fatti contenuti in questo libro, imparerai pi filosofia naturale di quanta non ne impareresti in cinquantanni leggendo le teorie e le opinioni dei filosofi antichi63.

Fatti, non parole, sembra suggerire con efficacia questo discorso positivista ante litteram. E solo un anno dopo, la sua precisa formulazione si trover in tuttaltro ambito: Robert Norman, un marinaio inglese, che, dopo circa venti anni trascorsi in mare, si era dedicato alla costruzione e al commercio delle bussole, in un volumetto sul magnetismo e sulla inclinazione dellago magnetico, The Newe Attractive, Containing a Short Discourse of the Magnes (1581), sintetizza quello che ormai appare come un pensiero ricorrente: not regarding the words, but the matter. Ma gi nel Quattrocento, ancor prima di questo fermento di nuove arti, opere e prospettive, che si sentivano nuove rispetto a una certa parte della cultura tradizionale, i motivi dominanti il Cinquecento e i padri dellEt Moderna, Galilei e Descartes, si ritrovano in Leonardo da Vinci (1452-1519), pittore, ingegnere (progettatore e costruttore di macchine), letterato e filosofo; segnatamente troviamo: lidea di un necessario congiungimento fra la matematica e lesperienza; una polemica fermissima contro le pretese dellalchimia; uninvettiva contro i recitatori e i trombetti delle altrui opere; una generale protesta contro il richiamo alle autorit che propria di chi usa la memoria invece che lingegno. In termini affermativi, quel richiamo alluso della propria ragione,
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che Schopenhauer attribuisce a Descartes, e che disseminato in pi parti nellopera di Galilei:


E qual cosa pi vergognosa che l sentir nelle publiche dispute, mentre si tratta di conclusioni dimostrabili uscir un di traverso con un testo, e bene spesso scritto in ogni altro proposito, e con esso serrar la bocca allavversario? Ma quando pure voi vogliate continuare in questo modo di studiare, deponete il nome di filosofi, e chiamatevi o istorici o dottori di memoria; ch non conviene che quelli che non filosofano mai, si usurpino lonorato titolo di filosofo64.

Galileo il punto darrivo e la sintesi dei secoli a lui immediatamente precedenti, che si sollevano con gli strumenti intellettuali di cui dispongono contro le sclerotizzazioni e le atrofie dello spirito, ora massimamente rappresentati da filosofi aristotelici e tradizionalisti di ogni sorta. Cos come in precedenza era stato laristotelismo ad essere il simbolo della ragione e del suo libero utilizzo contro loscurantismo dogmatico della fede nei secoli bui del Medioevo cristiano.

Islam e Occidente
La svolta nel rapporto tra fede e ragione: la doppia verit
Si capisce che nel corso del Cinquecento lidea del nuovo, la sensazione dellaver intrapreso e di star intraprendendo una nuova impensabile avventura, diffusissima. Ci si immaginino soltanto le conseguenze nella propria rappresentazione e percezione del mondo della scoperta di un nuovo continente e lipotesi rivoluzionaria della teoria copernicana... Quello che oggi chiamiamo scienza moderna lennesimo fiore di questa generale fioritura, di questa rinnovata fiducia, le cui origini devono essere ricercate assai indietro nel tempo. Sar un trattatello a rivelarsi decisivo per il prosieguo della storia occidentale, vero e proprio spartiacque ideale, che determiner il prodursi di quellatteggiamento, nuovo e inaudito, che agir nella storia occidentale fino a dilagare con lIlluminismo europeo. Il trattato decisivo sullaccordo della religione
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con la filosofia di Averro esordisce con un topos proprio anche della filosofia scolastica: conoscere il mondo creato da Dio certamente una parte della conoscenza di Dio. Queste le parole del filosofo di Cordova:
Ogni attivit filosofica altro non che speculazione sugli esseri viventi, e riflessione su come, attraverso la considerazione che sono creati, si pervenga a dimostrare il creatore: infatti, gli esseri esistenti sono prodotti, per cui dimostrano di avere un produttore. Tale conoscenza relativa alla produzione delle cose, tanto pi completa quanto pi consente una conoscenza completa di Colui che le ha prodotte. La Legge religiosa autorizza, e anzi stimola, la riflessione su ci che esiste, per cui evidente che lattivit indicata col nome (di filosofia) considerata necessaria dalla Legge religiosa o, per lo meno, ne autorizzata65.

Si richiama con ci pure linvito alla speculazione presente nella tradizione musulmana nel Corano e nei Detti del Profeta, presente anche nella tradizione cristiana, basti pensare a Tommaso66. Si ricordano cos alcuni versetti del Corano in cui si esorta alla ricerca filosofica:
Che la Legge religiosa chiami a unindagine intellettuale sugli esseri esistenti e richieda (di pervenire) a una conoscenza su di essi, appare chiaro da parecchi versetti del Libro di Dio Benedetto ed Eccelso, tra i quali per esempio il seguente: Riflettete, o voi che avete occhi a guardare! [...] E cos mostrammo ad Abramo il regno dei cieli e della terra perch fosse di quei che solidamente son convinti [...] Ma non guardano dunque gli uomini al cammello, come fu creato, e al cielo, come fu innalzato?67

Tutto questo giustifica non solo luso della ragione nella sfera religiosa, ma legittima, favorisce per di pi, lo studio di chi, anche se non musulmano, ci ha preceduto nellindagine razionale. Lapertura dimostrata dalle parole di Averro non ammette eccezioni:

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Per cui, se qualcuno si gi preso la cura di indagare sul ragionamento razionale, ovvio che ci competa, per quanto ci poniamo sulla stessa strada da lui percorsa, di far riferimento a ci che il nostro predecessore ha gi affermato, si tratti di qualcuno che professa la nostra stessa religione oppure no [...]. E lAltissimo ha ben chiarito tutto ci dicendo: Chiama gli uomini alla via del Signore, con saggi ammonimenti e buoni, e discuti con loro nel modo migliore68.

chiaro dallesordio del trattato che il contenuto rivelato e quello mostrato dal pensiero razionale non potranno contrastare perch strettamente legati, perch la realt a cui la retta ragione giunge creazione di Dio. Tommaso a riguardo non da meno, come vedremo, e sottoscriverebbe le affermazioni del trattato che seguono:
Ora, dal momento che la nostra religione vera e incita a unattivit speculativa che culmini nella conoscenza di Dio, noi musulmani non possiamo che essere fermamente convinti del fatto che la speculazione dimostrativa non pu condurre a conclusioni diverse da quelle rivelate dalla religione, poich il Vero non pu contrastare col Vero, ma anzi gli si armonizza e gli porta testimonianza69.

Giammai per, Tommaso sottoscriverebbe le parole che seguono, che si stagliano rivoluzionarie e indelebili per la storia successiva:
Ma se contrasta, si presenta la necessit di uninterpretazione allegorica delle Scritture. Interpretazione allegorica significa trasporto dellargomentazione da un piano reale a uno metaforico senza con ci derogare dalle norme linguistiche arabe nelluso della metafora , in modo da definire qualcosa o con un sinonimo o facendo riferimento alla sua causa o al suo effetto o a qualcosaltro che gli si pu porre a confronto, o insomma a tutte quelle particolarit che sono reperibili nei vari tipi di discorso metaforico70.

In questa maniera, in queste parole si consumato il distacco tra il contenuto della fede e il contenuto della ragione;
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alla ragione viene attribuita unindipendenza del tutto nuova, le si concede di alzarsi e di andarsene con le proprie gambe, per sviluppare tutta la sua potenza, ancora una volta, fin dove sapr arrivare. La fiducia nella ragione e nel Vero che essa pu raggiungere tale che, una volta conseguito, sar il Vero della rivelazione che dovr essere pensato alla luce di quello. Il testo sacro dovr piegarsi alle rivelazioni della ragione e trasfigurare il proprio contenuto per potersi adattare ad essa. Ma come si era caratterizzato precedentemente il rapporto tra fede e ragione perch Averro possa essere considerato un momento rivoluzionario e un nuovo inizio? Possiamo individuare idealmente sei tappe fondamentali della storia del rapporto tra fede e ragione, la quarta delle quali rappresenta il momento di svolta segnato da Averro.

Storia ideale minima del rapporto tra fede e ragione


Credo quia absurdum. Nei loro rapporti primordiali la ragione esclusa dallambito della fede: anzi il merito ed il senso del credere sono tratti dallirrazionalit del contenuto fideistico che viene abbracciato. La frase credo, proprio perch assurdo, generalmente attribuita a Tertulliano, ricorre certamente in maniera trasversale nei secoli, tanto che esposta e discussa ancora ai tempi di Abelardo71. Questa fase solo apparentemente sembrerebbe non aver nulla a che fare con le successive, nelle quali in qualche maniera un rapporto tra fede e ragione sempre instaurato. In realt gi qui presente in maniera pi violenta il rigetto della vanit di ogni sterile razionalismo che avvalli qualche pretesa di riuscita nel giardino del mondo. Credo ut intelligam. A rappresentare questa seconda fase sicuramente Agostino, che nelle Confessioni mette chiaramente in luce la necessit di abbracciare la fede per linsufficienza da un lato delle soluzioni filosofiche classiche fino ad allora trovate per la spiegazione del mondo, dallaltro dei tentativi terreni per raggiungere la felicit72. In quello che la biografia di Agostino rappresenta, la conversione dopo un lungo insoddisfacente peregrinare in cerca di una qualche stabilit dellanima, laccento non pu che essere posto sulla
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continuit che la fede rispetto alla ragione, una ragione che abbandonata a se stessa naufraga. Credo ut intelligam et intellego ut credam. Questa fase successiva vede unulteriore compenetrazione tra fede e ragione. Non vogliamo qui interamente negare che la reciprocit fosse assente in Agostino, ma, anche considerato il contesto filosofico in cui Agostino visse, pare che la caratterizzazione pi significativa in Agostino sia proprio la scoperta della fede come superamento della stessa razionalit filosofica. Con Anselmo e Abelardo invece i tempi sono pi maturi affinch gli sforzi della ragione, sufficientemente mortificati dallimmagine delluomo come peccatore ed imperfetto, acquistino un peso ed un significato diversi nelleconomia complessiva della salvezza dellanima. Fissato il nocciolo duro della fede e della sua presenza ineludibile nella vita delluomo si tratta ora di dare un ruolo positivo alla ragione: non pi soltanto quella manchevole di qualcosa. Cos Anselmo lideatore della prova ontologica dellesistenza di Dio e Abelardo il campione della dialettica. Credo et intellego. Siamo giunti cos al momento di rottura che lopera e il pensiero di Averro costituiscono. Da questo momento in poi i percorsi della ragione e della fede di principio rimarranno separati, tanto che quello della doppia verit sar un vero e proprio topos nei secoli successivi. Gi esplicito nel Prologo della condanna, da parte del vescovo di Parigi, tienne Tempier, di 219 proposizioni filosofiche, il 7 marzo 1227:
Taluni studiosi della Facolt delle Arti, a Parigi, oltrepassando i limiti di questa Facolt, osano trattare a lezione e discutere come se fossero tesi opinabili [quasi dubitabiles], degli errori patenti, esecrabili, o meglio delle falsit folli... Per non dare per a divedere di sostenere quel che in tal modo pur insinuano... dicono che si tratta di tesi vere secondo la filosofia, ma non secondo la fede cattolica come se si dessero due verit contrarie!73.

Nel XIII secolo il differente rispetto tra fede e ragione, e lo spostamento di baricentro nellequilibrio che non sarrester pi, riscontrabile nelle posizioni di Tommaso, Sigieri
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Islam e Occidente

e Alberto Magno. Che la ragione non debba, e in alcun modo in maniera retta possa giungere ad affermare tesi opposte a quelle teologiche chiaro nelle parole di Tommaso:
tuttavia impossibile che ci che ci affidato da Dio per fede risulti contrario a ci che posto in noi per natura: in questo caso, infatti luno o laltro dovrebbe necessariamente essere falso, e poich entrambi ci sono dati da Dio, Dio stesso sarebbe per noi autore di una falsit ci che impossibile... per cui impossibile che ci che riguarda la filosofia risulti contrario a ci che appartiene alla fede74.

Sigieri invece, con tutte le cautele del caso, proprio nella polemica che lo vedeva coinvolto con Tommaso su alcune questioni fondamentali75, si prodigava di mostrare a quali scandalosi lidi conducessero i percorsi della ragione, ma adottando la strategia di limitarsi alla mera esposizione dei filosofi del passato, in particolare di Aristotele:
Ora, se qualcuno dicesse che erroneo credere che le anime non si separino totalmente dai corpi e che ricevano castighi e premi proporzionatamente a ci che hanno compiuto nel corpo e che cos non accade e che ci contraddice la giustizia, necessario rispondere, cos come fin dallinizio abbiamo detto, che la nostra intenzione principale non quella di indagare quale sia la verit riguardo allanima, ma quale sia stata lopinione del Filosofo a riguardo76.

La separazione tra fede e ragione invece riproposta con tutta la sua forza in Alberto Magno, che nellindagine si propone di ignorare i contenuti di fede:
Tra coloro che si dedicano allo studio della filosofia, alcuni si pongono il problema della separazione dellanima dal corpo e si chiedono, se lanima effettivamente si separa, cosa rimanga di essa e, se ci che rimane lintelletto, in quale relazione lintelletto che rimane dopo la separazione di unanima dal corpo si trovi nei confronti di quello che rimane dalla separazione di unaltra anima, se ci sia identico ad esso o diverso. Occorre
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quindi accertare, con argomenti dimostrativi [per rationes et syllogismos videre], cosa si debba pensare e affermare in proposito. Dunque, qualsiasi cosa sostenga la nostra religione, noi ora la mettiamo totalmente da parte, accettando esclusivamente le verit suscettibili di dimostrazione per mezzo del ragionamento scientifico [quae per syllogismus accipiunt demonstrationem]77.

Landamento e lo sviluppo del rapporto tra fede e ragione dal XIII secolo fino alle soglie dellEt Moderna vario ed articolato. Non riporteremo quindi qui ricerche gi ampiamente esposte altrove78; basti rilevare limpressionante presenza dellaverroismo in questi secoli, simbolo del libero utilizzo della ragione79. Luso della ragione, rispetto ai dogmi cattolici80, conduceva alle tesi presenti nellopera di Aristotele: si capisce bene limportanza e il ruolo dellaristotelismo di ispirazione averroistica per la cultura rinascimentale e limpatto che deve aver avuto sullo stesso Galilei81. Sennonch abbiamo gi visto come anche laristotelismo si fosse sclerotizzato in un dogmatismo non da meno rispetto a quello cattolico. Bisognava cambiare aria, e a questo, come ben sappiamo, ci pensarono Galilei e Descartes, figure di spicco di unEuropa in fermento. Intellego et credo. NellEt Moderna si assiste dunque allattuarsi di una riflessione filosofica sempre pi svincolata dalla visione del mondo cattolica. Tanto che lintellego non pi un esercizio che ruota attorno a un nucleo ancora forte: quello della fede e dei significati contenuti nella Bibbia. Ormai con filosofi come Galilei, Descartes, Locke, Kant lattivit dellintelligere del tutto svincolata dal contenuto della fede, che rimane ancora, ma a margine. In Galilei ancora presente, anche se in forma residuale, quellatteggiamento riscontrato in Alberto Magno, che osserva ove conduca la ragione, senza per pretendere che possa scoprire una qualche verit che non sia qualcosa di pi che una mera ipotesi. significativo anche soltanto il titolo dellopera di Locke Ragionevolezza del Cristianesimo per il contesto radicalmente mutato: quasi a voltarsi in dietro, fare una pausa, e concedersi di mostrare come, tutto sommato, anche il Cristianesimo sia ragionevole. Per chiudere questa fase con Kant, con il quale del mondo tradizionale non
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rimane pi nulla, se non una miserrima parvenza, in cui il credere definitivamente un atto di fede e nientaltro. Intellego neque unquam credo. Per completezza, per sintetizzare in una formula anche gli ultimi due secoli, chiudiamo con questultima fase del dissolvimento di ogni credere o, meglio, della riduzione di ogni pensare a credenza. La scienza stessa, credenza indifferente tra credenze, ormai solo tecnica. lepoca del nichilismo.

Il lungo errore della storia della filosofia


Sono a tutti noti il naufragio dellepistemologia del Novecento e la sua deriva nichilistica, che si compie nellopera di Feyerabend. Il fallimento dei ripetuti tentativi che si susseguono almeno a partire da Galilei di individuare il metodo scientifico portano a decretare limpossibilit di ogni metodo, e lultima parola infine Contro il metodo82. Lo sconcerto e la disillusione viziano le successive riflessioni, che disperano della stessa possibilit di qualcosa come la scienza, abbandonata allarbitrio e alla soggettivit dellindividuo. Cos comera accaduto a quasi la totalit della filosofia dopo Nietzsche. A noi per non interessano le conseguenze nichilistiche, dalle quali prendiamo le distanze, ma la conquista dellimpossibilit che la scientificit consista in un metodo che preceda lo stesso lavoro scientifico, e che per di pi lo fondi. Qui labbiamo rilevato in particolare nellanalisi dellopera di Descartes e Galilei. Non il metodo scientifico a guidare lopera di Descartes e Galilei, ma la mole di risultati che andavano sommandosi, e in generale il rinnovato spirito che andava dilagando per lEuropa, a favorire lo sviluppo di ci che Descartes e Galilei dovettero interpretare come metodo scientifico o scienza in senso stretto. Che non sia cos evidente sia per il fatto che loro stessi conseguirono risultati errati, sia perch la retorica del metodo e dello scientifico era gi presente molto prima di loro. In realt agli inizi dellEt Moderna, negli autori che abbiamo fin qui citato, si palesa un errore di fondo che caratterizza tutta la storia del pensiero. A ben vedere, il grande errore in cui cadono i padri dellEt Moderna e i loro continuatori , da un punto di vista pi generale, proprio dellintera storia della filosofia. La pretesa
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Parte I: Origini della scienza occidentale

di scientificit non certo unesigenza propria soltanto di questo periodo, si presenta ovunque vi sia il pensiero, e di essa ne abbiamo testimonianza fin dagli albori del pensiero filosofico. E gi da subito la pretesa di assolutezza propria di ciascun sistema filosofico fa emergere la loro inconciliabilit. Le filosofie di Eraclito e Parmenide, fino ad oggi paradigmatiche nella storia della filosofia, mostrano come tutta la loro fortuna risieda nella loro forza epistemica. Ma non la scienza (lepisteme) a definire la verit, bens la verit a definire la scienza. la forza della verit che in noi agisce e si d come evidenza a tracciare il confine al di l del quale sta la chimera, il fittizio, loscuro, ci che non disvelato il mondo dei dormienti83. Quella che viene oggi concepita come scienza moderna dunque il frutto non del metodo scientifico, ma di un rinnovato vigore spirituale, di un mutato atteggiamento, palpabile molto prima di Descartes e Galilei, da rintracciare nelle migliori forze sviluppatesi nel seno della civilt islamica e nella figura di Averro, punto di tangenza di due mondi che hanno voluto considerarsi agli antipodi.

Secoli da riscrivere
Averro, nei secoli che conducono a Galilei e Cartesio, il simbolo di una razionalit che tenta di emanciparsi e di uno spirito libertario ben coltivato nel seno della cultura islamica nelle arti pi svariate, nella scienza, nella filosofia, uno spirito ammirato e auspicato nelle parole gi dal sapore illuministico di Abelardo di Bath. Che lo spirito illuministico e secolarizzato provenga in buona parte dallIslam, questo dovrebbe stravolgere lintero nostro immaginario e tutte le periodizzazioni fin qui scritte. Che non sia un metodo a determinare la scientificit, ma un atteggiamento nuovo e rivoluzionario sviluppatosi nella cultura islamica questo quello che dobbiamo pensare oggi alla luce delle migliori acquisizioni teoretiche in ambito epistemologico, sorte dalle stesse contraddizioni che si palesavano nei tentativi succedutisi da Galilei al positivismo, dal neopositivismo a Popper. Dobbiamo insieme pensare un ritorno dellepisteme dalla scienza alla filosofia, che permetta di riconoscere la scientificit negli slanci dello spirito e non nella loro
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Islam e Occidente

assenza (come ancor oggi viene positivisticamente pensata loggettivit), che permetta di pensare che la scienza, se vuole incominciare ad essere qualcosa di pi che tecnica, non pu che proporsi, come ancora nel Seicento con assennatezza accadeva, per quello che , molto di pi: filosofia...

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Parte ii Critica e storia del trascendentale come cifra dellEt Moderna


Anamnesi del Postmoderno: eredit e prospettive dagli ultimi due secoli di Idealismo e Nichilismo

Introduzione Le tendenze antitetiche degli ultimi due secoli


Se volessimo in una prima sintesi indicare che cosa ha caratterizzato la cultura degli ultimi due secoli, due nomi dovrebbero essere irrinunciabili: idealismo e nichilismo. Il primo nome dovrebbe indicare la consapevolezza lentamente acquisita che la realt non indipendente dal suo essere pensata, il secondo nome invece linconsistenza e larbitrariet della stessa realt una volta che essa dipenda da come la si pensa. Se la realt non pi criterio indipendente dal pensiero capace perci di stabilirne la correttezza ladeguazione a se stessa ella si frantuma nellinfinit dei pensieri, delle culture, delle epoche. Che negli ultimi anni vi sia stata una piena nichilistica non difficile rilevarlo, basterebbe il nome con cui la cultura oggi dominante si nomina: postmoderno a sottolineare la sua rottura con il moderno, individuato proprio con la possibilit di ununit al di l degli infiniti particolarismi. Unit che nel postmoderno non invece pi rintracciabile. Il libercolo che a posteriori stato considerato il manifesto di questo indirizzo culturale, La condizione postmoderna84 di Lyotard, indica in Hegel lultimo rappresentante del moderno, oltre il quale non vi sarebbero pi state le grandi narrazioni unitarie che hanno caratterizzato la tradizione: cos che la mancanza di sistema che si inaugura con Nietzsche diviene un tratto inevitabile della concezione postmoderna. Quanto appena ricordato per solo un sintomo di una fase acuta dellepidemia nichililista, che non pu non vederci preoccupati, ma che pu essere superata questo lintento che qui ci guider
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Anamnesi del Postmoderno

iniziando a ricollocarla entro una migliore prospettiva. Quella prospettiva che sappia vedere nellidealismo e nel nichilismo non due filosofie inconciliabili, ma due momenti del fare i conti con quello stesso problema che si impone con Kant e che viene sintetizzato in una formula da Schopenhauer: il mondo una mia rappresentazione85. Ma il filosofare in grande stile non venuto meno negli ultimi due secoli: anche un occhio appena convalescente saprebbe riconoscere grandiosi sistemi nellopera di Nietzsche e di Heidegger, come nondimeno nellopera di Croce e di Gentile. Tutte queste filosofie sono state tutte tentativi ben riusciti di superare una visione razionalistica, illuministica e positivistica del sapere e del mondo, che si proponeva di vedere le cose cos come stanno. Il maggiore sforzo del pensiero che ha occupato la filosofia moderna fino ad oggi stato il tentativo di pensare lessere non pi in termini realistici, bens in termini trascendentali. Proprio la difficolt e lo scandalo di questo tentativo hanno condotto a una disillusione che conosciamo nelle forme della disperazione nichilista e dellabbandono relativistico. Negli autori che nominiamo idealisti presente una maggiore capacit costruttiva che evidenzia la positivit di una nuova visione trascendentale e considera quella realistica superata, mentre gli autori nichilisti pensano maggiormente evidenziando limpossibilit di servirsi delle categorie ereditate, impossibili proprio perch presuppongono una concezione realistica e razionalistica del mondo. Mentre lidealismo vede il positivo della negazione delle categorie realistiche, il nichilismo non riesce a ricostruire in direzione di un loro superamento e rimane perci confinato nel perimetro della negazione. I modi in cui il positivo e il negativo del superamento del realismo si danno sono naturalmente i pi vari e diversamente presenti in ciascun autore. Per agevolazione esemplificativa, per meglio circoscrivere il problema, abbiamo quindi deciso di chiamare luno idealista, laltro nichilista proprio per indicare due direzioni orientative. La complessit con cui nuovo e vecchio, speranza e delusione, slancio e abbandono si compenetrano ha naturalmente in ciascuna fase e in ciascun uomo una propria peculiarit. Qui dovremo limitarci ad analizzare solo alcuni aspetti dello sfacelo filosofico al quale siamo
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