il “Fronimo’”
rivista trimestrale di
chitarra e liuto
diretta da
Ruggero ChiesaIncontri
Parte seconda:
ing for Guitar
Manuel de Falla ¢ la chitatra di Angelo Gi- Manuel de Falla and the Guitar by Angelo
lardino 27 Gilardino
Storia della letteratura del liuto e della chi- History of the Literature of the Lute and
tarra di Ruggero Chiesa Guitar by Ruggero Chiesa
LITL, Tl Cinguecento LIL The Sixteenth Century
‘Alonso Mudazra 36 Alonso Mudarra
Discografia di Fernando Sor secondo il nu- Recordings of Fernando Sor Arranged by
mero dopera di Pietro Fancini e Nicolet- Opus Number by Pietro Fancini e Nico-
1a Caselli 40 detta Caselli
Idee a confronto 51 Exchange of Ideas and Opinions
Corsi e concorsi internazionali 56 International Courses and Competitions
Recensioni Reviews
Masica 59 Masie
Dischi 61 Records
I concerti in Italia 62 Concerts in Italy
La bottega della chitarra 63 Guitar Shop
Encounters
Intervista a Leif Christensen di Ruggero Interview with Leif Christensen by Ruggero
Chiesa 3 Chiesa
‘Wenzeslaus Thomas Matiegka di Francesco Wenzeslaus Thomas Matiegka by Francesco
Gorio Gorio
Le caratteristiche strumen Part Two: Aspects of bis Instrumental Writ
wali 7 |
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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI OTTOBRE 1985 CON 1 TIPL
DELLA MUSICOGRAFICA LOMBARDA DI BRUGHERIO|Ruccrxo Crnesa a Lerr CurisTeNsEn
Indubbiamente tu sei oggi il chitarrista
ese piti conosciuto. La chitarra ba una tradi-
zone nella tua patria, e se si, da quando?
LC.: Una tradizione non esiste, poiché la chi-
tarra si insegna nelle Accademie soltanto da
vent'anni. Questo non significa che non ci fos-
sero chitartisti_in passato. Coste ha dedicato il
suo Studio n. 7 dellop. 38 a Mr. Holm di Co-
penhagen, ma la professionaliti nel nostro set-
tote & abbastanza recente
RC: Come ti sei avvicinato alla chitarra? Chi
sono stati i tuoi maestri?
LC.: Ho cominciato da solo, verso i tredici an-
xi, con una chitarra dalle corde di acciaio, che
suonavo usando le cingue dita della mano de-
stra, poiché mi sembrava naturale fare cost. Do-
po due anni mi sono iscritto ad una scuola mu-
sicale pubblica, non I’Accademia perd, ¢ il mio
insegnante, Verner Simonsen, morto ottantenne
qualche mese fa, era molto stupito per la mia
tecnica, Simonsen, che suonava il fagotto nel-
Vorchestra locale, era un grande appassionato
della chitarra, e aveva seguito i corsi di Yepes
e di Scheit. $i sentiva molto orgoglioso di es-
setsi seduto vicino a Yepes, il quale stava fa-
cendo colazione con un uovo, una mattina in
Olanda, Simonsen mi diceva che ero un genio,
che nessuno dopo Yepes era come me. Poi ho
scopetto che dava lo stesso giudizio di tutti i
suoi allievi
RC: Dopo di lui, bai avuto altri maestri?
LC: Ho cercato di entrare nell’ Accademia, ma
on sono stato ammesso. Per ottencre cid ho
stadiato privatamente con Ragossnig in Sviz-
zeta per un anno. Dopo tre anni di permanen-
za all’Accademia, perd, mi hanno bocciato, ¢
cost sono ritornato a studiare con Ragossnig.
INCONTRI
Rimant, 29 APRILE 1985. TERZO FESTIVAL CHITARRISTICO RIMINESE, INTERVISTA DI
Come vedi, avevo una cattiva fama nel mio pae-
se: continuavano a mandarmi via.
R.C.: I! primo disco che ha reso celebre il tuo
nome conteneva opere di Regondi. Per quale
ragione hai scelto questo compositore, e perché
hai deciso di suonare le sue musiche si una chi
tarra dell’Ottocento?
L.C.: B una storia tunga. Conoscevo le opete
di Regondi dal 1976, quando le avevo viste
nella Biblioteca di Vienna, ma mi sembravano
impossibili da suonare. Nel 1980 feci la mia
prima registrazione per la Paula (una Suite di
Buxtehude, i Tentos di Henze, i Quattro pezzi
di Martin, una Rossiniana), e, quando ascoltai
il nastto, mi resi conto che i risuleato era trop-
po insoddisfacente: suonavo un po’ come
Bream, altre cose come Williams, altre ancora
come Segovia. Il disco non poteva uscite in
quelle condizioni! Nello stesso periodo di tem-
po tenevo molti concerti, sempre con esiti che
non mi lasciavano contento. Era il problema
che tanti chitarristi devono affrontare quando
finiscono le lezioni con un insegnante — io ave
vo terminato da poco i contatti con Ragoss-
nig — e si trovano soli senza sapere cosa fare.
Per fortuna, quando. studiavo all’Accademia,
avevo conosciuto un clavicembalista, Jesper Bo-
yer Christensen, maestro eccezionale, che po:
deva una straordinaria capacita di spingere le
persone a interessarsi degli strumenti e delle no-
vith musicali. Eravamo rimasti buoni amici e,
pensando ai suoi consigli, ho ricordato di aver
Tetto quelle bellissime opere di Regondi e ho de
ciso di registrarle, scegliendo uno strumento del-
Vepoca per garantire una maggiore fedelta al
testo. Avevo pert solo tre mesi a disposizione,
ed ® per questo che forse il disco poteva riuscire
meglio. Comunque, penso che per un giovane
chitarrista il risultato piti importante sia scopri-
re da solo cosa vuol fare e come Io vuol fare.
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