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Appunti dalle Lezioni di Fisica Tecnica Fisica Tecnica Ambientale

Fondamenti di Trasmissione del Calore

Parte III - Irraggiamento


Prof. F. Marcotullio
A.A. 2006-2007

Indice
Testi consigliati 1 Le Propriet Radiative dei Corpi 1.1 La radiazione termica . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Grandezze caratteristiche dellemissione . . . . . . 1.2.1 Intensit di radiazione spettrale . . . . . . . 1.2.2 Intensit di radiazione totale . . . . . . . . 1.2.3 Potere emissivo emisferico spettrale . . . . 1.2.4 Potere emissivo emisferico totale . . . . . . 1.2.5 Lirradiazione e la radiosit . . . . . . . . . 1.3 Fenomeni di assorbimento, riessione e trasparenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iii 1 1 3 3 4 5 7 8 9 13 13 13 13 14 15 16 17 17 18 18 18 24 24 24 25 25 26 29 30

2 Il corpo nero 2.1 Denizione di corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 La radiazione del corpo nero . . . . . . . . . . . . . . 2.2.1 Emettitore di radiazione diusa . . . . . . . . 2.2.2 Emettitore perfetto in ogni direzione . . . . . 2.2.3 Emettitore perfetto ad ogni lunghezza donda 2.3 Prototipo di corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4 Le leggi del corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4.1 Legge di Plank . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4.2 Legge di Stephan-Boltzmann . . . . . . . . . 2.4.3 Legge dello spostamento di Wien . . . . . . . 2.5 Funzioni per lemissione . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Le superci reali e il corpo grigio 3.1 Emissivit . . . . . . . . . . . . . . . . 3.1.1 Emissivit direzionale spettrale 3.1.2 Emissivit direzionale totale . . 3.1.3 Emissivit emisferica spettrale 3.1.4 Emissivit emisferica totale . . 3.2 La legge di Kirchho . . . . . . . . . . 3.3 Il corpo grigio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

4 Lo Scambio Termico Radiativo 32 4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 4.2 Determinazione dei fattori di vista . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 4.3 Scambio termico radiativo in cavit . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

INDICE 4.3.1 4.3.2 4.3.3 Equazioni di base per cavit grigie . . . . . . . . . . . . . Metodo dellanalogia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . Metodo matriciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ii 39 40 44 47 47 49 49 50

5 Applicazioni 5.1 Parete irraggiata . . . . . 5.2 Lastra di vetro irraggiata 5.3 Schermi radiativi . . . . . 5.4 Eetto serra . . . . . . . .

Testi consigliati
La presente dispensa didattica rivolta agli allievi dei Corsi di Fisica Tecnica (Corsi di Laurea in Ingegneria Elettrica, Civile ed Ambiente e Territorio) e costituisce la raccolta completa degli argomenti svolti in aula. Disporre della dispensa tuttavia non esima n dai doverosi approfondimenti sui testi consigliati, n soprattutto dalla frequenza delle lezioni e delle esercitazioni. Saranno graditi suggerimenti nonch la segnalazione di errori ed inesattezze.

Testi consigliati in lingua italiana: 1. Kreith F., Principi di Trasmissione del calore, Liguori, Napoli 1975 2. Guglielmini G., Pisoni C., Elementi di Trasmissione del Calore, Masson, Milano 1996 3. Bonacina C., Cavallini A., Mattarolo L., Trasmissione del Calore, Cleup, Padova 1989 Testi consigliati in lingua inglese: 1. zi sik M.N., Heat Transfer - A Basic Approach, McGraw-Hill, New York 1985 2. Chapman A.J., Heat Transfer - Fourth Edition, Mcmillan, New York 1987 3. Lienhard J.H. IV, Lienhard J.H. V, A Heat Transfer Textbook, 3rd edition, 20011

1 Il testo pu essere scaricato gratuitamente http://web.mit.edu/lienhard/www/ahtt.html

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iii

Capitolo 1

Le Propriet Radiative dei Corpi


1.1 La radiazione termica

Lesperienza mostra che qualunque corpo (solido, liquido o aeriforme) che si trovi ad una temperatura al di sopra dello zero assoluto emette energia in forma di onde elettromagnetiche o, come spesso si dice, di energia raggiante (emissione per temperatura ). Grandezze caratteristiche di unonda elettromagnetica sono la lunghezza donda (nel seguito misurata in m1 ), la frequenza (s1 ) e il periodo T 1 (s) che legato a sua volta alla frequenza dalla T = . La lunghezza donda e la frequenza sono legate alla velocit c con cui londa si propaga nel mezzo dalla: 1 T Poich delle tre grandezze citate una soltanto indipendente, la caratterizzazione dellonda pu essere eettata attraverso ad una qualunque di esse. Nel seguito, seguendo la consuetudine, si far riferimento alla lunghezza donda . Lenergia raggiante in grado di propagarsi anche nello spazio vuoto ad una velocit elevatissima che, nel vuoto appunto, vale c0 = 2.998 108 m/s indipendentemente dalla lunghezza donda . Questa particolarit fa s che quello radiativo sia lunico meccanismo di scambio termico che non richiede la presenza di un mezzo interposto tra i corpi che vi prendono parte. La presenza di un mezzo materiale, anzi, ostacola la trasmissione e, in casi particolari, la impedisce del tutto (mezzi opachi alla radiazione ). Infatti, la velocit di propagazione c della radiazione in un mezzo qualsiasi sempre inferiore a quella c0 nel vuoto. Esse sono legate dalla: c = = n= c0 c

in cui con n si indicato lindice di rifrazione del mezzo considerato. Esso dipende sia dalla lunghezza donda della radiazione che dallo stato del mezzo
11

m = 106 m

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

ovvero dalla relativa temperatura e pressione. Le sostanze in fase gassosa presentano valori di n molto prossimi allunit; laria, ad esempio, alla temperatura e alla pressione ambiente presenta un valore dellindice di rifrazione pari a circa 1.0003 nei riguardi di una radiazione luminosa. Al contrario, valori nettamente maggiori dellunit sono propri delle sostanze allo stato liquido; per lacqua alle condizioni di temperatura e pressione ambiente si ha n ' 1.3 per una radiazione di lunghezza donda prossima a 0.6 m. Losservazione dello spettro di emissione di un corpo, ossia la modalit con cui la potenza raggiante P globalmente emessa dal corpo si distribuisce in funzione della lunghezza donda , consente di evidenziare una sostanziale dierenza tra i corpi condensati (solidi e liquidi) e i gas (Fig.1.1).

Figura 1.1: Spettro di emissione di aeriformi (a) e mezzi condensati (b) Mentre i primi presentano uno spettro di emissione continuo (contenente cio tutte le lunghezze donda teoricamente comprese tra = 0 e = ), i secondi presentano uno spettro discontinuo contenente cio un numero limitato di frequenze.

Figura 1.2: Classicazione delle radiazioni elettromagnetiche Comunque sia, al variare di le radiazioni elettromagnetiche mostrano caratteristiche e propriet profondamente diversicate. Se osservate dal punto di vista dei fenomeni che esse sono capaci di provocare in natura e che pi da vicino interessano luomo, scaturisce lo schema di Fig.1.2 nel quale si riconoscono: Le radiazioni hertziane che presentano lunghezze donda superiori a 100

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

m e che sono in grado di provocare fenomeni elettromagnetici facilmente percettibili. Esse comprendono le onde radio. Le radiazioni infrarosse caratterizzate da lunghezze donda comprese tra 100 m e 0.7 m. Sono quelle che in misura preponderante sono emesse dai corpi condensati alla temperatura ambiente e comunque alle temperature proprie dei fenomeni termici che interessano lingegneria. Le radiazioni visibili che presentano lunghezze donda comprese tra 0.7 m e 0.4 m. Sono dette visibili perch capaci di impressionare locchio umano. Allinterno dello stesso campo si pu operare una ulteriore suddivisione in quanto le radiazioni vengono percepite di colori diversi; passando da 0.7 m a 0.4 m i colori passano dal rosso al viola. Le radiazioni ultraviolette che si estendono da 0.4 m no a 0.05 m. Sono capaci di provocare fenomeni di natura chimica, sica e siologica. Le radiazioni di lunghezza inferiore a 0.05 m. In questo intervallo sono presenti i raggi X e le radiazioni emesse dalle cosiddette sostanze radioattive (raggi e raggi cosmici). Sebbene, come si appena detto, i corpi emettano per temperatura in un intervallo di lunghezze donda 0 , dal punto di vista delle applicazioni che qui interessano si usa fare riferimento alla cosiddetta radiazione termica che viene collocata tra 0.1 e 100 m. Tale regione comprende, pertanto, le radiazioni infrarosse, quelle visibili e solo una ridotta porzione dellultravioletto. Allinterno della radiazione termica compresa la radiazione solare che si estende tra 0.1 e 3 m.

1.2

Grandezze caratteristiche dellemissione

Si gi detto che la radiazione emessa per temperatura da parte dei corpi (condensati o aeriformi) non , in genere, ugualmente distribuita alle diverse lunghezze donda; allo stesso modo si osserva che lenergia raggiante viene, in genere, emessa in una misura che varia al variare della direzione. La radiazione emessa in una certa direzione viene denita in termini di intesit. Vi sono due tipi di intensit: lintensit spettrale (I ) e lintensit totale (I )2 . La prima si riferisce alla radiazione emessa in una certa direzione compresa in un intervallo innitesimo d costruito nellintorno di una data lunghezza donda ; la seconda, al contrario, si riferisce alla radiazione emessa in una certa direzione comprendente lintero intervallo (0 ) di lunghezze donda. In molti casi pi utile riferirsi a tutta lenergia raggiante emessa nel semispazio che sovrasta la sorgente. In questo caso si parler di potere emissivo. Vi sono due poteri emissivi: quello spettrale (E ) e quello totale (E ).

1.2.1

Intensit di radiazione spettrale

Consideriamo la supercie A di Fig.1.3 che emette energia raggiante in tutte le direzioni e a tutte le lunghezze donda. Sia P un punto di A, dA lintorno di
2 E prassi riferirsi a grandezze dipendenti dalla lunghezza donda con laggettivo spettrale o anche monocromatico . Laggettivo totale , invece, identi ca le medesime grandezze le quali si riferiscono ad una emissione comprendente lintero spettro di lunghezze donda.

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI


n
n

dA

P dA A

dA cos

Figura 1.3: Emissione in una assegnata direzione P e n la normale ad A in P . Indichiamo inoltre con e gli angoli azimutale (misurato rispetto ad un qualsiasi asse posto sul piano orizzontale) e zenitale (misurato dalla normale n) che individuano una assegnata direzione nello spazio. Consideriamo nellintorno di tale direzione un angolo solido d. Sia dQA,, la potenza emessa dalla supercie di area dA cos (disposta cio normalmente alla direzione di propagazione) allinterno dellangolo solido d e di lunghezza donda compresa tra e + d. Si denisce intensit di radiazione spettrale (o monocromatica ) nella direzione , il rapporto: dQA,, I = (1.1) dA cos d d Lintensit di radiazione spettrale rappresenta, quindi, la potenza emessa per unit di supercie, disposta normalmente alla direzione di propagazione, per W unit di angolo solido e per unit di lunghezza donda. Essa si misura in m 2 sr m e dipende dalla natura del corpo, dalla sua temperatura, dalla direzione, dalla lunghezza donda e, a rigore, dal punto considerato. Una semplicazione comunemente accettata per le applicazioni dellirraggiamento di interesse ingegneristico, tuttavia, quella di considerare i corpi emittenti con propriet uniformi su tutta la supercie per cui: I = I (corpo, T , , , ) Mediante la (1.1) possibile risalire alla potenza QA,, emessa da una certa supercie di area assegnata A allinterno di un angolo solido nito e in un intervallo di lunghezze donda compreso tra 1 e 2 come: QA,, = Z cos dA Z

2 Z

I d

(1.2)

1.2.2

Intensit di radiazione totale

Indichiamo con dQA, la potenza emessa a tutte le lunghezze donda (0 < < ) dallarea dA cos (disposta normalmente alla direzione di propagazione) nelle sole direzioni individuate dallangolo solido d . In analogia a quanto visto

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI in precedenza, si denisce intensit di radiazione totale il rapporto: I= dQA, dA cos d

(1.3)

Essa rappresenta la potenza emessa dallunit di supercie, disposta normalmente alla direzione di propagazione, per unit di angolo solido, si misura in W m 2 sr e dipende dalla natura del corpo, dalla sua temperatura e dalla direzione : I = I (corpo, T , , ) La potenza QA, emessa da una supercie di area A allinterno di unangolo solido si pu calcolare mediante la: Z Z QA, = cos dA I d (1.4)
A

La stessa quantit pu essere determinata mediante la (1.2) con 0 < < : QA, = Z cos dA Z

Z 0

I d

Dal confronto della precedente con la (1.4) si vede che vale la: I=
Z 0

I d

(1.5)

Se langolo solido tale da comprendere lintero emisfero che sovrasta la sorgente ( = 2 steradianti), allora si introducono le due ulteriori grandezza caratteristiche dellemissione denominate potere emissivo spettrale (o anche emittenza spettrale) e potere emissivo totale.

1.2.3

Potere emissivo emisferico spettrale

Si indichi con dQA la potenza irradiata dallarea dA in tutte le direzioni dellemisfero che sovrasta la sorgente allinterno dellintervallo di lunghezze donda compreso tra e + d. Si denisce potere emissivo emisferico spettrale il rapporto: E = dQA dA d (1.6)

W Esso si misura, pertanto, in m 2 m e dipende dalle caratteristiche del corpo, dalla temperatura e dalla lunghezza donda:

E = E (corpo, T , ) Landamento tipico della E in funzione di per un corpo condensato ad una data temperatura mostrato in Fig.1.4. Come si vede, partendo da = 0, la funzione cresce rapidamente no ad un massimo per = max da cui rapidamente decresce portandosi asintoticamente a zero per .

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

Figura 1.4: condensato

Andamento tipico del potere emissivo spettrale di un corpo

Se noto il potere emissivo emisferico spettrale possibile risalire alla potenza QA, emessa da una sorgente di area A in un assegnato intervallo di lunghezze donda (1 < < 2 ) mediante la: QA, = Z dA
2 Z

E d

(1.7)

Il potere emissivo emisferico spettrale E si pu ricavare se nota la intensit spettrale di radiazione I . Infatti, ricordando la 1.2 si vede che vale la3 : QA, = Z cos dA Z d
2 Z

I d

confrontando la precedente con la 1.7 si ricava che: Z E = I cos d


2

Poich (vedi Fig.1.5) langolo solido d pari a: d = si ottiene: E =


2 Z 0

rd r sin d = sin dd r2 Z2
0

(1.8)

I cos sin d

(1.9)

3 Si ricorda che una emisfera di raggio R ha una super cie di 2R2 e sottende un angolo solido di 2 steradianti.

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

In numerosi casi di interesse lecito ipotizzare che sia I = costante (una sorgente che approssima questo comportamento si dice diusa ); in queste circostanze la precedente fornisce: Z2
0

E = 2I

cos sin d = I

(1.10)

per cui il potere emissivo emisferico spettrale di una supercie diusa pari a volte lintensit di emissione spettrale.

Figura 1.5: Denizione dellangolo solido innitesimo d

1.2.4

Potere emissivo emisferico totale

Indichiamo con dQA la potenza irraggiata da una porzione innitesima dA di una supercie A in tutte le direzioni dellemisfero che sovrasta la sorgente nellintero intervallo di lunghezze donda 0 . Il rapporto: E= dQA dA

W viene denito Potere Emissivo Emisferico Totale di A. Esso si misura in m 2 e dipende solo dalla natura della supercie emittente e dalla sua temperatura (T ):

E = E (corpo, T ) Se si vuole conoscere la potenza raggiante QA emessa da una supercie di area A nellintero emisfero che sovrasta la sorgente e nellintero intervallo di lunghezze donda si avr: Z QA = EdA (1.11)
A

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

La stessa QA si pu ricavare dal potere emissivo emisferico spettrale. Infatti, ricordando la 1.7 si pu scrivere: QA = Z dA
Z 0

E d

Dal confronto della precedente con la 1.11 si ricava immediatamente che: E=


Z 0

E d

(1.12)

la quale mostra che il potere emissivo emisferico totale rappresentato dallarea sottesa dalla curva che rappresenta E . La QA si pu anche ricavare dallintensit di radiazione totale. Ricordando la 1.4 si pu scrivere: Z Z QA = cos dA Id
A 2

Dal confronto della precedente e della 1.11 si pu risalire alla: Z E= I cos d


2

Tenuto conto della (1.8) si ottiene:


2 Z 0

E=

Z2
0

I cos sin d

(1.13)

Se la supercie diusa la precedente fornisce: Z2


0

E = 2I

cos sin d = I

(1.14)

per cui il potere emissivo emisferico totale di una supercie diusa pari a volte lintensit di emissione totale.

1.2.5

Lirradiazione e la radiosit

Lirradiazione emisferica spettrale G denita come la potenza raggiante di data lunghezza donda che, provenendo dal semispazio che la sovrasta, incide W sullunit di area di una assegnata supercie. Essa si misura in m 2 m . Allo stesso modo si denisce lirradiazione emisferica totale G come la potenza raggiante che, indipendentemente dal suo contenuto spettrale, incide sulW lunit di area di una data supercie. Essa si misura in m 2 . Lirradiazione totale legata a quella spettrale dalla relazione ovvia: G=
Z 0

G d

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

Vale la pena di osservare che, cos denita, lirradiazione di una data supercie rappresenta linsieme della potenza emessa e riessa da tutte le superci che vedono la prima. La radiosit emisferica spettrale J rappresenta, invece, la potenza raggiante di data lunghezza donda che lascia lunit di area di una assegnata supercie. Questa potenza tiene conto, contemporaneamente, di quella emessa e di quella W riessa. Essa si misura in m 2 m . W Si denisce altres radiosit emisferica totale J m la potenza raggiante 2 che lascia lunit di supercie indipendentemente dal suo contenuto spettrale. Si ha, al solito, che: Z J = J d
0

1.3

Fenomeni di assorbimento, riessione e trasparenza

Indichiamo con G lirradiazione monocromatica di lunghezza donda proveniente dallo spazio che sovrasta una supercie (irradiazione emisferica ). Allorch la radiazione incide sul corpo una parte di essa, che indichiamo con G,r , viene riessa mentre la parte restante, che indichiamo con G,p , penetra allinterno del corpo (Fig.1.6).

Figura 1.6: Potenza raggiante incidente, riessa ed entrante in un corpo. Riessione speculare e diusa. Con riferimento alla riessione distinguiamo tra: riessione speculare (Fig.1.6.a) se: (1) la radiazione riessa giace nello stesso piano della normale alla supercie e del raggio incidente e (2) langolo di incidenza uguale allangolo di riessione r . Se ci si riferisce per un istante ad una radiazione monocromatica, lesperienza mostra che essa

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI

10

subir una riessione speculare se la lunghezza donda della radiazione abbastanza pi grande (ad esempio dieci volte) della rugosit della supercie4 . riessione diusa (Fig.1.6.b) se la radiazione incidente viene rinviata uniformemente in tutte le direzioni. Ancora con riferimento ad una radiazione monocromatica, essa subir una riessione diusa se la lunghezza donda pi piccola (la met o meno) della rugosit della supercie. Nessuna supercie, quindi, rigorosamente speculare o diusa per lintero intervallo di lunghezze donda. E esperienza corrente, ad esempio, che per le radiazioni visibili riettente una supercie molto levigata e lucida (le asperit debbono risultare inferiori al decimo di m), mentre diondente una supercie ruvida (asperit superiori al micron). Tra G , G,r e G,p sussite la relazione ovvia: G = G,r + G,p o anche: G = r G + G,p in cui con r si indicato un coeciente adimensionale, detto coeciente di riessione emisferico spettrale ( o anche riettivit emisferica spettrale), che indica la quota riessa della potenza incidente. Esso compreso tra 0 e 1 e vale: r = G,r G (1.16) (1.15)

La porzione che, al contrario, penetra nel corpo subisce un assorbimento progressivo tanto che se la lunghezza del cammino che la radiazione percorre allinterno del mezzo suciente, lintera radiazione viene assorbita e il corpo si dice opaco a quella radiazione. In questo caso G,p G,a (con G,a si indicata la potenza assorbita) e la (1.15) si scrive: G = G,r + G,a = r G + a G = G (r + a ) per cui: r + a = 1 Con a , al pari di r , si indicato il coeciente di assorbimento emisferico spettrale ( o anche assorptivit emisferica spettrale). Esso varia tra 0 e 1 e rappresenta la quota assorbita della potenza incidente: a = G,a G (1.17)

Se le condizioni sono tali da non portare al completo assorbimento di G,p , una porzione che chiamiamo G,t attraversa il corpo il quale si dice trasparente a quella radiazione. Il coeciente t detto coeciente di trasparenza emisferico spettrale ( o anche trasmissivit emisferica spettrale) del corpo considerato ed denito come: G,t t = (1.18) G
4 La

rugosit esprime mediamente le dimensioni delle asperit presenti sulla supercie.

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI In questa ipotesi: G,p = G,a + G,t = G (a + t ) e la (1.15) diventa: a + r + t = 1

11

(1.19)

Da quanto detto nora risulta evidente che i coecienti emisferici spettrali di assorbimento, riessione e trasparenza dipendono, oltre che dalla lunghezza donda , anche dallo stato della supercie (ad esempio dalla temperatura e dalla rugosit) e dalla direzione della radiazione incidente rispetto, ad esempio, alla normale alla supercie. Questultima, infatti, inuenza lo spessore del corpo lungo il cammino della radiazione e quindi la porzione assorbita rispetto a quella che traspare della totale radiazione incidente.

Figura 1.7: Assorbimento progressivo di una radiazione elettromagnetica Tale ultima dipendenza, in particolare, pu ricavarsi con riferimento alla Fig.1.7. Indichiamo con q (x) la potenza della radiazione allorch ha raggiunto la profondit x. Lesperienza induce ad ipotizzare che la diminuzione di potenza dq subita da q tra x e x + dx risulti proporzionale: (a) alla potenza della radiazione q (x) (b) allo spessore dello strato attraverato (dx) per il tramite di una costante di proporzionalit che caratteristica del mezzo denominata costante di assorbimento ; essa dipende dalla lunghezza donda della radiazione incidente ed ha le dimensioni dellinverso di una lunghezza m 1 . Ci premesso si ricava che: dq = q (x) dx ovvero

dq = dx q (x) Integrando tra x = 0 e x = s, in cui s rappresenta lo spessore totale del corpo, si ottiene: G ,p s Z Z dq (1.20) = dx q (x)
G,p 0

CAPITOLO 1. LE PROPRIET RADIATIVE DEI CORPI ovvero: ln che equivale alla: G,t = G,p e s

12

G,t = s G,p (1.21)

nella quale, ricordiamo, G,p e G,t rappresentano, della totale potenza incidente G , la frazione che penetra e che traspare dal corpo rispettivamente. Partendo dallequazione precedente semplice ricavare le: t a = (1 r ) e s = (1 r ) 1 e s

Dalle due equazioni (1.20) e (1.21) si vede che un medesimo valore del rapporto G,t /G,p pu essere ottenuto con elevati valori di e piccoli valori di s o viceversa. In altri termini se ssato, ad esempio, pari a 104 il rapporto G,t /G,p perch un corpo sia considerato opaco, allora s ' 9 per cui un vetro ( ' 0.04 cm1 per le radiazioni visibili) diventa opaco se s = 9/0.04 ' 230 cm. Non ha, quindi, alcun senso parlare di un corpo opaco o trasparente in assoluto in quanto uno stesso corpo che appare opaco pu, al contrario, divenire trasparente diminuendone opportunamente lo spessore. E gi stato richiamato il fatto che i coecienti emisferici spettrali di assorbimento, riessione e trasparenza dipendono, oltre che dallo stato della supercie a cui si riferiscono e dalla lunghezza donda, anche dalla direzione della radiazione incidente e quindi dalle caratteristiche direzionali della sorgente; ne deriva che i predetti coecienti costituiscono, a rigore, una propriet radiativa della supercie a cui si riferiscono nellipotesi che la radiazione sia diusa e, approssimativamente, se il carattere di direzionalit della radiazione incidente, come spesso accade, non molto accentuato. Diverso il caso in cui ci si riferisca a coecienti emisferici totali di assorbimento, riessione e trasparenza (detti anche assorptivit totale, riettivit totale e trasmissivit totale rispettivamente). Questi rappresentano la frazione dellirradiazione emisferica totale G assorbita, riessa e trasmessa da una assegnata supercie. Come tali essi sono mutuamente legati dalla: a+r+t=1 e a a , r e t dalle ovvie relazioni: R R a G d r G d 0 R a = R ; r= 0 ; G d G d 0 0 R t G d 0 t= R G d 0

(1.22)

Queste ultime mostrano inequivocabilmente che a, r e t dipendono sia dalle caratteristiche spettrali di assorbimento, riessione e trasparenza della supercie (a , r , t ) che dalla natura della radiazione incidente (G ); per tale motivo essi non possono essere riguardati come caratteristiche radiative della supercie soltanto, ma anche dalle caratteristiche radiative e dallo stato della sorgente. Ci procura certamente un qualche problema pratico il quale pu, comunque, essere rimosso purch siano vericate alcune particolari ipotesi che saranno discusse in dettaglio al paragrafo 3.2.

Capitolo 2

Il corpo nero
2.1 Denizione di corpo nero

Il corpo nero un corpo ideale il quale assorbe completamente lenergia raggiante che lo investe qualunque sia la lunghezza donda e la direzione di incidenza. Ne deriva che per il corpo nero valgono le: an = an = 1 da cui discende che nessun corpo assorbe pi del corpo nero a parit di ogni altra condizione, ossia: a an a an

Per tale motivo il corpo nero anche detto assorbitore perfetto.

2.2

La radiazione del corpo nero

Altre importanti propriet del corpo nero possono essere dedotte dalla sua denizione.

2.2.1

Emettitore di radiazione diusa

I due elementi di corpo nero mostrati in Fig.2.1,a presentano la stessa temperatura ed area dAn1 e dAn2 rispettivamente. La potenza raggiante dQn1 che viene emessa da dAn1 nella direzione di dAn2 pu essere espressa impiegando lintensit di radiazione totale come: dQn1 = In1 dAn1 cos 1 d La porzione di dQn1 che cade su dAn2 , e da questa totalmente assorbita, si ricava 2 facilmente ponendo d = dAn2rcos . Si ottiene: 2 cos 1 cos 2 dAn1 dAn2 r2 Allo stesso modo la potenza dQn2n1 che emessa da dAn2 incide su dAn1 , e da questa completamente assorbita, : dQn1n2 = In1 dQn2n1 = In2 cos 1 cos 2 dAn1 dAn2 r2 13

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

14

dAn1
dAn
1

Tc

r
2

dAc

dAn2

Cavit nera

(a)

(b)

Figura 2.1: Il corpo nero emette radiazione diusa. Poich, per ipotesi, le due areole sono allequilibrio termico, deve essere costantemente che: dQn1n2 = dQn2n1 da cui segue immediatamente che In1 = In2 . Se si avvolge dAn1 e dAn2 con un ltro che si lascia attraversare da una sola radiazione la trattazione precedente porta alla I,n1 = I,n2 . Poich i risultati sono stati ottenuti con la sola ipotesi che TAn1 = TAn2 , la loro validit prescinde dalla posizione relativa delle due superci. Ne deriva che lintensit della radiazione totale e spettrale di un corpo nero sono indipendenti dalla direzione per cui: I,n = I,n (T, ) e In = In (T ) Se ne conclude che la radiazione del corpo nero diusa e per esso valgono le: In =
En

e I,n =

En

2.2.2

Emettitore perfetto in ogni direzione

Si consideri una cavit formata da una supercie nera, adiabatica ed isoterma alla temperatura Tc come in Fig.2.1,b. Si ponga nella cavit un corpo reale di dimensioni sucientemente piccole da non turbare il campo radiativo nella cavit. Una volta che stato raggiunto lequilibrio termico il corpo deve emettere, in ogni direzione, una potenza raggiante dQcn esattamente uguale alla porzione assorbita della potenza dQnc proveniente dalla cavit nella stessa direzione. Ossia: a, dQnc = dQcn

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

15

dove con a, si indicato il coeciente di assorbimento totale nella direzione considerata. Con riferimento alla Fig.2.1,b si ha che: dQnc dQcn ed in denitiva: a, In = I Essendo sempre a, 1 consegue che sempre: I (T ) In (T ) (2.2) (2.1) cos 1 cos 2 dAn dAc r2 cos 1 cos 2 dAc dAn = I r2 = In

Poich i risultati sono stati ottenuti con la sola ipotesi dellequilibrio termico, lequazione precedente vale qualunque sia la direzione e la posizione del corpo reale nella cavit. Si pu aermare, pertanto, che lintensit di radiazione totale di un corpo nero sempre maggiore dellintensit di radiazione totale di un corpo reale a parit di temperatura. Allequilibrio termico vale anche il bilancio seguente: a G(Tc ) = E (Tc ) in cui si indicato con a e G il coeciente emisferico totale (assorptivit totale ) e lirradiazione emisferica totale entrambi alla temperatura Tc . Ora, se si tiene conto che la radiazione circolante nella cavit pari a quella del corpo nero alla temperatura Tc 1 , si pu sostituire lirradiazione G con il potere emissivo En : a En (Tc ) = E (Tc ) da cui: E (T ) En (T ) (2.3)

2.2.3

Emettitore perfetto ad ogni lunghezza donda

Un risultato analogo alla (2.2) si ottiene avvolgendo il corpo reale posto nella cavit nera con un ltro che si lascia attraversare da una sola radiazione di lunghezza donda . Assumendo pari a a,, il coeciente di assorbimento spettrale nella direzione scelta e ripetendo le considerazioni del precedente punto si ottiene che: a,, In = I Inoltre, essendo sempre a,, 1, si ha: I (T, ) In (T, ) per cui lintensit di radiazione spettrale di un corpo nero sempre maggiore dellintensit di radiazione spettrale di un corpo reale a parit di temperatura e lunghezza donda.
1 Si pensi di porre nella cavit di Fig.2.1,b un corpo nero. Ad equilibrio termico raggiunto lintensit della radiazione che lascia il corpo nero deve essere esattamente uguale allintensit della radiazione proveniente dalla cavit. Ci equivale a dire che la radiazione circolante nella cavit uguaglia quella del corpo nero alla temperatura Tc della cavit.

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO Ne consegue anche che: a En (Tc ) = E (Tc ) ed in denitiva: E (T ) En (T )

16

(2.4)

nelle quali a rappresenta il coeciente di assorbimento emisferico spettrale (assorptivit spettrale ) del corpo considerato.

2.3

Prototipo di corpo nero

Anche se un corpo nero non esiste nella realt, possibile approssimarne molto da vicino il comportamento mediante il dispositivo descritto nel seguito.

(a)
Cavit non nera

(b)
q2 Tc

2
Cavit nera

1
Tc

q1

1
Tc

Cavit non nera

Figura 2.2: Prototipo di corpo nero Si consideri la cavit non nera, isoterma ed adiabatica di Fig.2.2.a sulla cui parete praticato un foro. Se larea della supercie del foro molto piccola rispetto allarea della supercie interna della cavit, una qualunque radiazione che attraversa il foro subir, da parte della parete interna della cavit stessa, un parziale assorbimento ed una prima riessione. La porzione riessa incider ancora sulla supercie interna della cavit e subir un ulteriore assorbimento ed una seconda riessione e cos via. Poich, come semplice immaginare, estremamente improbabile che la radiazione incidente possa fuoriuscire prima ancora che sia stata, in pratica, totalmente assorbita il foro si comporta come un corpo nero nei confronti di una qualunque radiazione incidente. W Allo scopo di stabilire la natura della radiazione q1 ( m 2 ) che fuoriesce dalla cavit 1, si supponga di congiungerla, attraverso il foro, con una seconda cavit questa volta nera (indicata con 2 in Fig.2.2.b ) anchessa adiabatica e alla temperatura della prima (Tc ). La radiazione q2 proveniente dalla cavit 2 (quella nera ) penetra nella 1 attraverso il foro e da questa viene totalmente assorbita. Allo stesso modo, la

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

17

radiazione proveniente dalla cavit 1 (quella originaria non nera ) penetra nella 2 attraverso il foro e da questa viene totalmente assorbita. Ora, tenuto conto che per ipotesi la cavit formata dallinsieme delle due isoterma, dovr essere costantemente che: q1 = q2 Si pu concludere, quindi, che la radiazione, che per unit di tempo e per unit di area, fuoriesce dal foro praticato sulla supercie di una cavit isoterma e adiabatica indipendente dalla natura del materiale che la costituisce. Essa dipende solo dalla temperatura della cavit Tc ed uguaglia quella emessa da un corpo nero alla stessa temperatura. Si supponga, ora, di porre in corrispondenza del foro un ltro che si lascia attraversare dalla sola radiazione di lunghezza donda . Ripetendo le precedenti considerazioni si ricava che: q1, = q2, la quale consente di aermare che anche la radiazione spettrale che attraversa il foro praticato su una cavit adiabatica e isoterma indipendente dalla natura del materiale che costituisce la cavit ed uguaglia quella del corpo nero alla temperatura Tc della cavit. Sono usualmente realizzabili cavit che riproducono il comportamento di corpo nero con errori generalmente inferiori all1%.

2.4

Le leggi del corpo nero

Le grandezze che caratterizzano lemissione del corpo nero sono state ricavate teoricamente e vericate dal punto di vista sperimentale. Esse sono riportate e commentate nel seguito.

2.4.1

Legge di Plank

Il potere emissivo spettrale del corpo nero dipende dalla temperatura e dalla lunghezza donda secondo la: En = c c1 2 e T 1
5

(2.5)

che esprime la legge di Plank del corpo nero. Nella precedente la T rappresenta la temperatura assoluta e le due costanti valgono: c1 c2 = 3.74 108 = 1.44 104 W m4 m2 m K

Landamento di En in funzione della lunghezza donda mostrato in Fig.2.3. La medesima gura mostra che al crescere della temperatura le curve relative alle temperature pi elevate contengono completamente quelle a temperatura pi bassa ossia lemissione aumenta con la temperatura relativamente a tutte le lunghezze donda.

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

18

2.4.2

Legge di Stephan-Boltzmann

Esprime quantitativamente il legame tra il potere emissivo totale En e la temperatura: W En = T 4 (2.6) m2 nella quale T rappresenta la temperatura assoluta mentre la costante di proporzionalit , detta costante di Stephan-Boltzmann, vale: = 5.67 108 = 4.88 108 W m2 K4 kcal h m2 K4

nelle unit del Sistema Internazionale e Pratico rispettivamente. Per comodit la relazione precedente pu scriversi come: En En = 5.67 = 4.88 T 100 T 100 4 4 W m2 kcal h m2

La legge di Stephan-Boltzmann pu anche essere ricavata dalla legge di Plank per integrazione su tutto lo spettro di emissione secondo la (1.12).

2.4.3

Legge dello spostamento di Wien

La Fig.2.3 mostra che allaumentare della temperatura assoluta il massimo di emissione tende a spostarsi verso lunghezze donda sempre pi piccole. La legge che esprime il luogo dei massimi in funzione di T ossia la max = max (T ) si pu ricavare evidentemente dalla (2.5). Si ottiene: max = c3 T

nota come legge dello spostamento di Wien. La costante c3 vale 2898 m K.

2.5

Funzioni per lemissione

Lequazione (2.5) pu essere posta in una forma che elimina la necessit di fornire una curva separata per ogni temperatura (vedi Fig. 2.3). Ci pu essere facilmente ottenuto dividendone entrambi i membri per T 5 : c / En 1 c2 = 5 5 T (T ) e (T ) 1 m1 K1

ottenendo in tal modo una funzione del solo prodotto T come mostra la Fig2.4. Valori discreti di tale funzione sono riportati in Tab.2.1. In alcuni calcoli capita spesso di dover valutare la potenza raggiante emessa da un corpo nero ad una data temperatura in un predenito intervallo di lunghezze donda 1 2 (vedi Fig. 2.5). Questa quantit, che indichiamo con

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

19

Figura 2.3: Potere emissivo spettrale del corpo nero al variare della temperatura

25

10-5
20

En(,T)/T5

15

10

0
2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000

1000

T (m K)

Figura 2.4: Potere emissivo spettrale del corpo nero come funzione di T (mK)

10000

20000

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

20

Figura 2.5: Potenza emessa dallunit di area di una supercie nera nella banda 1 2 En (1 2 ) e che vale evidentemente: En (1 2 ) =
2 Z

En d =

2 Z 0

En d

1 Z 0

En d

pu essere calcolata con facilit disponendo della funzione En (0 ): En (0 ) = Z


0

En d =

Z
0

Questa dipende dalla temperatura e dalla lunghezza donda. Tuttavia, dividendo entrambi i membri per En = T 4 , si ottiene: F0 En (0 ) = = T 4
T Z 0

d c2 e T 1

c1

) essendo evidentemente d = d(T T . Lequazione precedente mostra che la funzione F0 (vedi Fig.2.6) dipende solo dal prodotto T ed i relativi valori sono riportati in Tab.2.1. Esempio 1 - Dato un corpo nero alla temperatura di 800 K, si vuole determinare: (a) il potere emissivo totale; (b) il potere emissivo spettrale per = 3 m; (c) la potenza raggiante emessa tra 1.5 e 4.0 m. Il potere emissivo totale si ricava dalla legge di Stephan-Boltzmann (2.6):

c1 / d (T ) c 2 (T ) e T 1
5

En (800 K) = 5.67

800 100

= 23220

W m2

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO


1

21

0.8

0.6

F0-
0.4 0.2 0
2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 20000 30000 40000

1000

T (m K)

Figura 2.6: Andamento della F0 in funzione del prodotto T (mK) In corrispondenza del prodotto: T = 800 3 = 2400 m K si legge dalla tabella 2.1 che: En = 0.207 103 m1 K 1 T 5 per cui: En (800K ; 3 m) = 0.207 103 5.67 108 8005 = 3846 T = 800 4 = 3200m K la tabella fornisce 2.1 che: F04 m = da cui En (0 4 m) = 0.318 5.67 108 8004 = 0.318 23220 = 7384 Allo stesso modo per T = 800 1.5 = 1200 m K si ha: F01.5 m = En (0 1.5 m) = 0.213 102 T 4 W m2 En (0 4 m) = 0.318 T 4 m2 W . m

In corrispondenza di:

10000

50000

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO che moltiplicato per il potere emissivo fornisce En (0 1.5 m) = 0.213 102 23220 = 50 Inne si ricava: En (0 4 m) En (0 1.5 m) = 7385 50 = 7335 W m2 W m2

22

Esempio 2 - Il lamento di una lampada ad incandescenza assimilabile, dal punto di vista dellemissione di energia raggiante, ad un corpo nero a 2400 K. Vericare che circa il 2.7% della totale potenza emessa dal lamento quella che cade nel campo del visibile (0.4-0.7 m).

CAPITOLO 2. IL CORPO NERO

23

T
600 800 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900 2000 2100 2200 2300 2400 2500 2600 2700 2800 2900 3000 3100 3200 3300 3400 3500 3600 3700 3800 3900

En 105 T 5
0 .0 0 0 3 2 7 6 0 .0 3 1 1 9 6 0 .3 7 2 9 0 0 .8 5 6 3 5 1 .6 4 8 3 8 2 .7 7 8 2 8 4 .2 2 8 3 3 5 .9 4 1 5 6 7 .8 3 6 5 1 9 .8 2 2 6 4 1 1 .8 1 2 8 6 1 3 .7 3 1 6 3 1 5 .5 1 9 1 9 1 7 .1 3 2 5 7 1 8 .5 4 4 5 4 1 9 .7 4 1 4 6 2 0 .7 2 0 6 3 2 1 .4 8 7 7 0 2 2 .0 5 4 2 0 2 2 .4 3 5 5 6 2 2 .6 4 9 4 6 2 2 .7 1 4 5 1 2 2 .6 4 9 4 0 2 2 .4 7 2 1 9 2 2 .1 9 9 8 8 2 1 .8 4 8 1 7 2 1 .4 3 1 2 8 2 0 .9 6 1 9 7 2 0 .4 5 1 5 1 1 9 .9 0 9 7 6 1 9 .3 4 5 3 1 1 8 .7 6 5 4 9

En (0) T 4
9 .2 9 9 7 E -0 8 1 .6 4 4 3 1 E -0 5 3 .2 0 8 9 1 E -0 4 9 .1 1 5 4 0 E -0 4 2 .1 3 4 8 5 E -0 3 4 .3 1 7 6 4 E -0 3 7 .7 9 2 3 2 E -0 3 1 .2 8 5 3 0 E -0 2 1 .9 7 2 3 2 E -0 2 2 .8 5 3 9 6 E -0 2 3 .9 3 4 9 1 E -0 2 5 .2 1 1 6 7 E -0 2 6 .6 7 4 0 0 E -0 2 8 .3 0 6 5 1 E -0 2 1 .0 0 9 0 3 E -0 1 1 .2 0 0 4 5 E -0 1 1 .4 0 2 7 4 E -0 1 1 .6 1 3 7 4 E -0 1 1 .8 3 1 3 9 E -0 1 2 .0 5 3 7 7 E -0 1 2 .2 7 9 1 0 E -0 1 2 .5 0 5 8 2 E -0 1 2 .7 3 2 5 1 E -0 1 2 .9 5 7 9 9 E -0 1 3 .1 8 1 2 0 E -0 1 3 .4 0 1 2 9 E -0 1 3 .6 1 7 5 3 E -0 1 3 .8 2 9 3 3 E -0 1 4 .0 3 6 2 2 E -0 1 4 .2 3 7 8 6 E -0 1 4 .4 3 3 9 6 E -0 1 4 .6 2 4 3 4 E -0 1

T
4000 4100 4200 4300 4400 4500 4600 4700 4800 4900 5000 5100 5200 5300 5400 5500 5600 5700 5800 5900 6000 6100 6200 6300 6400 6500 6600 6700 6800 6900 7000 7200

En 105 T 5
1 8 .1 7 6 6 0 1 7 .5 8 3 9 3 1 6 .9 9 1 9 1 1 6 .4 0 4 2 4 1 5 .8 2 3 9 2 1 5 .2 5 3 4 1 1 4 .6 9 4 6 4 1 4 .1 4 9 1 6 1 3 .6 1 8 1 3 1 3 .1 0 2 3 9 1 2 .6 0 2 5 5 1 2 .1 1 8 9 8 1 1 .6 5 1 8 9 1 1 .2 0 1 3 1 1 0 .7 6 7 1 8 1 0 .3 4 9 3 2 9 .9 4 7 4 7 9 .5 6 1 3 1 9 .1 9 0 4 6 8 .8 3 4 5 1 8 .4 9 3 0 4 8 .1 6 5 5 7 7 .8 5 1 6 4 2 7 .5 5 0 7 7 7 .2 6 2 4 7 6 .9 8 6 2 7 6 .7 2 1 7 0 6 .4 6 8 2 9 6 .2 2 5 5 7 5 .9 9 3 1 2 5 .7 7 0 4 8 5 .3 5 3 0 1

En (0) T 4
4 .8 0 8 8 8 E -0 1 4 .9 8 7 5 2 E -0 1 5 .1 6 0 2 3 E -0 1 5 .3 2 7 0 5 E -0 1 5 .4 8 8 0 3 E -0 1 5 .6 4 3 2 6 E -0 1 5 .7 9 2 8 5 E -0 1 5 .9 3 6 9 2 E -0 1 6 .0 7 5 6 1 E -0 1 6 .2 0 9 0 7 E -0 1 6 .3 3 7 4 6 E -0 1 6 .4 6 0 9 4 E -0 1 6 .5 7 9 6 7 E -0 1 6 .6 9 3 8 2 E -0 1 6 .8 0 3 5 4 E -0 1 6 .9 0 9 0 1 E -0 1 7 .0 1 0 3 9 E -0 1 7 .1 0 7 8 3 E -0 1 7 .2 0 1 4 9 E -0 1 7 .2 9 1 5 1 E -0 1 7 .3 7 8 0 6 E -0 1 7 .4 6 1 2 6 E -0 1 7 .5 4 1 2 6 E -0 1 7 .6 1 8 1 9 E -0 1 7 .6 9 2 1 8 E -0 1 7 .7 6 3 3 5 E -0 1 7 .8 3 1 8 2 E -0 1 7 .8 9 7 7 0 E -0 1 7 .9 6 1 1 0 E -0 1 8 .0 2 2 1 3 E -0 1 8 .0 8 0 8 8 E -0 1 8 .1 9 1 9 5 E -0 1

T
7400 7600 7800 8000 8200 8400 8600 8800 9000 9200 9400 9600 9800 10000 10200 10400 10600 10800 11000 11500 12000 13000 14000 15000 16000 17000 18000 19000 20000 30000 50000

En 105 T 5
4 .9 6 9 9 5 4 .6 1 8 3 5 4 .2 9 5 4 5 3 .9 9 8 7 5 3 .7 2 5 9 4 3 .4 7 4 9 1 3 .2 4 3 7 5 3 .0 3 0 7 1 2 .8 3 4 2 2 2 .6 5 2 8 2 2 .4 8 5 2 3 2 .3 3 0 2 4 2 .1 8 6 7 9 2 .0 5 3 9 0 1 .9 3 0 6 9 1 .8 1 6 3 5 1 .7 1 0 1 4 1 .6 1 1 4 1 1 .5 1 9 5 5 1 .3 1 6 4 6 1 .1 4 5 6 4 0 .8 7 8 6 0 0 .6 8 4 2 5 0 .5 4 0 3 3 0 .4 3 2 0 7 0 .3 4 9 4 4 0 .2 8 5 5 4 0 .2 3 5 5 3 0 .1 9 5 9 6 0 .0 4 4 1 6 0 .0 0 6 3 4 0

En (0) T 4
8 .2 9 5 0 3 E -0 1 8 .3 9 0 7 8 E -0 1 8 .4 7 9 7 9 E -0 1 8 .5 6 2 6 1 E -0 1 8 .6 3 9 7 5 E -0 1 8 .7 1 1 6 6 E -0 1 8 .7 7 8 7 5 E -0 1 8 .8 4 1 4 1 E -0 1 8 .8 9 9 9 8 E -0 1 8 .9 5 4 7 7 E -0 1 9 .0 0 6 0 8 E -0 1 9 .0 5 4 1 7 E -0 1 9 .0 9 9 2 9 E -0 1 9 .1 4 1 6 4 E -0 1 9 .1 8 1 4 3 E -0 1 9 .2 1 8 8 5 E -0 1 9 .2 5 4 0 7 E -0 1 9 .2 8 7 2 5 E -0 1 9 .3 1 8 5 2 E -0 1 9 .3 8 9 2 0 E -0 1 9 .4 5 0 5 8 E -0 1 9 .5 5 0 9 7 E -0 1 9 .6 2 8 5 4 E -0 1 9 .6 8 9 3 7 E -0 1 9 .7 3 7 6 9 E -0 1 9 .7 7 6 5 5 E -0 1 9 .8 0 8 1 4 E -0 1 9 .8 3 4 0 7 E -0 1 9 .8 5 5 5 5 E -0 1 9 .9 5 2 8 9 E -0 1 9 .9 8 8 8 3 E -0 1 1

Tabella 2.1: Funzioni per il calcolo della radiazione del corpo nero

Capitolo 3

Le superci reali e il corpo grigio


3.1 Emissivit

Per il calcolo della potenza termica scambiata per irraggiamento necessaria la conoscenza delle caratteristiche di emissione, riessione ed assorbimento dei corpi che prendono parte al processo. Se tali corpi sono corpi neri, allora, come mostrato nel precedente capitolo, le relative caratteristiche sono ben note. Purtroppo, i corpi da considerare nelle usuali applicazioni presentano, in genere, un comportamento che dierisce anche di molto da quello del corpo nero a parit di condizioni. Si pone, pertanto, il problema di denire un metodo eciente per poter caratterizzare le propriet radiative delle superci non nere. Se si considera che qualunque corpo reale emette e assorbe meno del corpo nero a parit di ogni altra condizione, si pu pensare di descrivere le caratteristiche radiative di un corpo reale rapportandole alle analoghe del corpo nero mediante lintroduzione di grandezze adimensionali denominate emissivit. Lemissivit di una supercie reale varia tra zero e uno e dipende dalla temperatura della supercie, dalla lunghezza donda e dalla direzione della radiazione emessa. Per una data supercie possono quindi denirsi diverse emissivit: lemissivit direzionale spettrale, quella direzionale totale, emisferica spettrale e emisferica totale.

3.1.1

Emissivit direzionale spettrale

Consideriamo una supercie ad una temperatura T che presenta una intensit di radiazione monocromatica I = I (corpo, T , , , ) ed un corpo nero alla stessa temperatura che presenta lintensit di radiazione monocromatica In = In (T , ). Si denisce emissivit monocromatica direzionale ,, il rapporto:
,, (corpo, T, , , )

I (corpo, T, , , ) I (corpo, T, , , ) = In (T, ) En

(3.1)

essendo In = En / in virt della (1.10). 24

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

25

3.1.2

Emissivit direzionale totale


I (corpo, T, , ) I (corpo, T, , ) = In (T ) En

E denita come:
, (corpo, T, , )

(3.2)

essendo In = En / per la (1.14). Lemissivit totale direzionale , si pu ricavare dalla emissivit monocromatica direzionale ,, ricordando la (1.5) che riportiamo per comodit: I=
Z 0

I d

Infatti ricavando la I dalla (3.1) e la I dalla (3.2), la precedente diventa: En , 1 = ed in denitiva:


, Z 0 ,, En

1 = En

Z 0

,, En

3.1.3

Emissivit emisferica spettrale

E denita dal rapporto tra il potere emissivo spettrale della generica supercie E (corpo, T , ) e quello del corpo nero relativo alla stessa temperatura e lunghezza donda En (T, ):
(corpo, T, )

E (corpo, T, ) En (T, )

(3.3)

Lemissivit spettrale si pu ricavare dalla emissivit monocromatica direzionale. Infatti ricordando la (1.9) che riportiamo:
2 Z 0

E =

Z2
0

I cos sin d

e ricavando la I dalla (3.1) e la E dalla (3.3) si ottiene: 1


2 Z 0

En

Z2
0

En

,,

cos sin d

Essendo En (T, ) indipendente dalla direzione, si ricava facilmente che: 1 (corpo, T, ) =


2 Z 0

Z2
0

,,

cos sin d

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

26

3.1.4

Emissivit emisferica totale

E denita come il rapporto tra il potere emissivo totale E (corpo, T ) di una data supercie e quella del corpo nero alla stessa temperatura: (corpo, T ) = E (corpo, T ) En (T ) (3.4)

Ricordando la (1.12) la precedente si pu anche scrivere come: 1 = En (T ) e dalla (3.3) si ottiene che: 1 = En (T )
Z 0 En (T, )d Z 0

E d

(3.5)

Analogamente alla emissivit spettrale, lemissivit totale si pu ricavare anche partendo dalla conoscenza della emissivit totale direzionale ricordando lequazione (1.13): 2 Z Z2 E = d I cos sin d
0 0

Ricavando la I dalla (3.2) si ottiene: 1 =


2 Z 0

En

Z2
0

En

cos sin d

Essendo En (T ) indipendente dalla direzione, si ricava facilmente che: 1 =


2 Z 0

Z2
0

cos sin d

Con esplicito riferimento alle sole emissivit spettrale e totale che pi interessano nello studio dello scambio termico radiativo, lesperienza mostra che lemissivit spettrale (corpo, T, ) presenta una dipendenza dalla temperatura generalmente debole e quindi trascurabile nelle usuali applicazioni. Pi problematica si presenta la dipendenza dalla lunghezza donda come chiaramente mostrato dalla Fig.?? che riporta la per alcune tipiche superci solide di interesse ingegneristico. Come si vede vi sono superci che presentano un legame tra = () molto complesso mentre altre, al contrario, sembrano mostrare una quasi indipendenza di dalla lunghezza donda. Una ulteriore complicazione pu essere rappresentata dalla forte dipendenza di dallo stato superciale intendendo con ci sia il tipo di lavorazione ed il grado di nitura e, per le superci metalliche, il livello di ossidazione che inuenza positivamente lemissivit spettrale.

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO


1.00

27

Emissivit emisferica spettrale

C
0.80

0.60

B
0.40

A
0.20

A: Alluminio 1100-0 Commercialmente puro B: Alluminio 24S-T81 anodizzato con acido solforico C: Alluminio 6061-T6 con anodizzazione spessa (1 mil)

0 0.50

1.0

3.0

5.0

7.0

11.0

15.0

19.0

23.0

Lunghezza donda ( m)

1.00

Emissivit emisferica spettrale

C
0.80 A: Vernice al silicone alluminato su acciaio inossidabile 321 B: Acciaio inossidabile tipo 301 C: Vernice epossidica bianca su alluminio

0.60

B
0.40

A
0.20

0 0.50

1.0

3.0

5.0

7.0

11.0

15.0

19.0

21.0

Lunghezza donda ( m)

Figura 3.1: Emissivit spettrale di alcune superci (da Chapman A.J., Heat Transfer - Fourth Edition, Maxwell Macmillan International Editions, New York 1989) Lemissivit totale, assegnata la supercie, dipende come si visto dalla temperatura. La Fig.3.2 riporta la relativamente ad alcuni materiali metallici. Come si vede lemissivit totale cresce proporzionalmente alla temperatura con una costante di proporzionalit che, a sua volta, cresce con la resistivit elettrica. Si osserva altres che a parit di temperatura laumento pi pronunciato per superci che presentano un certo grado di ossidazione mentre lo meno per materiali che presentano una supercie molto lucida. Superci lucidate e non ossidate, infatti, presentano valori della emissivit totale che variano tra 0.03 e 0.05 alla temperatura ambiente e aumentano anche di due ordini di grandezza (0.4-0.7) per temperature elevate (1000 C o pi). Superci rugose e/o ossidate aumentano di molto la loro emissivit; alla temperatura ambiente si supera normalmente = 0.6 no a raggiungere valori pari a 0.9. Alle alte temperature si osservano per valori compresi tra 0.9 e 0.95. Una raccolta di emissivit

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

28

emisferiche totali per alcune superci sono riportate in Tab. 3.1 a pagina 31.
Temperatura, C
1.0 0 250 500 750 1000 1250 1500 1750 2000

Acciaio inossidabile 347 ossidato a 2000F


0.9

0.8

Rame ossidato
0.7

Disco nero di ossido di Berillio

Ottone ossidato

Acciaio inossidabile 301

Emissivit emisferica totale

0.6

0.5

0.4

Disco bianco di ossido di Berillio Nickel ossidato

0.3

Zinco ossidato Alluminio ossidato a 1110 F

0.2

Rame lucidato Nikel lucidato

0.1

Lega di alluminio lucidata Zinco puro lucidato Ottone lucidato


0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500

Figura 3.2: Emissivit totale per alcuni solidi metallici (da zi sik M.N., Heat Transfer - A Basic Approach, McGraw-Hill, New York 1985) I materiali non conduttori (elettrici), al contrario, presentano una emissivit totale che diminuisce con la temperatura e, a parit di questa, pi elevata di quella dei materiali conduttori. Alla temperatura ambiente i materiali non conduttori presentano valori di che generalmente superano 0.8. Lemissivit totale, al pari di quella spettrale, si determina sperimentalmente. In alternativa la si pu ricavare analiticamente dalla conoscenza della = () applicando la (3.5). Il procedimento data la generale complessit della dipendenza della emissivit spettrale dalla lunghezza donda deve essere condotto per via numerica.

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

29

3.2

La legge di Kirchho

Una importante ed utile legame tra lemissivit emisferica (totale o spettrale) e il coeciente di assorbimento emisferico (totale o spettrale) noto come legge di Kirchho. E stato gi ricavato al paragrafo (2) che per un corpo reale posto allinterno di una cavit nera adiabatica ed isoterma valgono le (2.3, 2.4) che riportiamo per comodit: a En (Tc ) = E (Tc ) a En (Tc ) = E (Tc ) Poich il potere emissivo totale E (Tc ) e spettrale E (Tc ) di una supercie reale possono essere legati al potere emissivo totale En (Tc ) e spettrale En (Tc ) del corpo nero alla stessa temperatura per il tramite delle emissivit emisferica totale e spettrale secondo la (3.4) e la (3.3) rispettivamente, dalle precedenti discende immediatamente che: a = a = (3.6) (3.7)

Le uguaglianze precedenti costuiscono la legge di Kirccho la quale aerma che: lemissivit emisferica spettrale e totale di una supercie qualsiasi ad una temperatura T uguagliano il coeciente di assorbimento emisferico totale e spettrale della medesima supercie nei riguardi della radiazione proveniente da un corpo nero alla stessa temperatura. Pertanto, le (3.6, 3.7) sono generalizzabili sotto ipotesi ben precise. Consideriamo dapprima la forma spettrale della legge di Kirccho. Come gi evidenziato in precedenza (vedi paragrafo 1.3), la (3.7) , a rigore valida, se vericata una delle condizioni seguenti: 1. la radiazione monocromatica incidente sulla supercie diusa ; 2. la supercie irradiata presenta un coeciente di assorbimento emisferico spettrale a indipendente dalla direzione dincidenza. Tali ipotesi sono usualmente soddisfatte per cui la (3.7) viene comunemente assunta valida. Lestensione della (3.6), utile nello studio scambio termico radiativo, richiede che si riconsideri la (3.5):
R En (T, )d

e la prima delle (1.22) che, in conseguenza della (3.7), si scrive: R G d 0 a(sorgente, T ) = R G d 0

(corpo, T ) = 0R
0

En (T, )d

Dal confronto delle precedenti si osserva che luguaglianza espressa dalla (3.6) valida purch siano vericate luna o laltra delle due condizioni seguenti:

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

30

Figura 3.3: Potere emissivo spettrale del corpo nero e del corpo grigio alla stessa temperatura 1. lirradiazione G presenta la stessa composizione spettrale di quella emessa dal corpo nero alla stessa temperatura, ovvero G (T, ) = En (T, ). E una restrizione sulle caratteristiche della sorgente e deriva direttamente dalle condizioni operative che hanno originato la forma globale del principio di Kirccho. 2. lemissivit spettrale della supercie irradiata indipendente dalla lunghezza donda ossia = Cost. In tali condizioni la pu essere estratta dallintegrale ottenendo che = a. In condizioni diverse da quelle or ora illustrate il coeciente di assorbimento emisferico totale e lemissivit emisferica totale possono risultare scorrelate e lestensione generalizzata della legge di Kirccho pu portare a gravi errori di valutazione.

3.3

Il corpo grigio

Una sensibile semplicazione nello studio dello scambio termico radiativo tra superci reali si ottiene facendo ricorso al concetto di corpo grigio. Il corpo grigio un corpo opaco e diuso per il quale lemissivit spettrale indipendente dalla lunghezza donda. In tale ipotesi, per la (3.5), si ha costantemente che: (T ) = (T ) (3.8) ed costante il rapporto tra il potere emissivo spettrale E (T ) del corpo grigio e il potere emissivo spettrale En (T ) del corpo nero ad una assegnata temperatura (vedi Fig.3.8). Ricordando quanto detto nel precedente paragrafo, consegue direttamente che per il corpo grigio vale la (3.6). Ne deriva che in tutte le applicazioni in cui lecito introdurre lipotesi di corpo grigio, il calcolo dello scambio termico radiativo pu essere condotto usando le informazioni che scaturiscono dallapplicazione della forma globale della legge di Kirccho (3.6).

CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO

31

Osserviamo che il corpo nero un particolare corpo grigio; osserviamo inoltre che un corpo grigio , al pari di quello nero, un corpo ipotetico non esistente in natura. Ci nonostante, esistono in natura corpi che approssimano il comportamento del corpo grigio in intervalli anche estesi di lunghezze donda. Lutilit pratica del concetto di corpo grigio risiede proprio nel fatto che nelle applicazioni quasi mai interessa il comportamento di una supercie sullintero spettro delle lunghezze donda, ma solo in corrispondenza di intervalli relativamente ristretti (nel caso dello scambio termico lintervallo di lunghezze donda si estende tra 0.1 e 100 m). Tabella 3.1: Emissivit emisferica totale per alcune superci Materiale Temperatura
38 C 260 C 540 C 1370 C

Metalli Alluminio Lucidato Ossidato Ottone Lucidato Ossidato Rame Lucidato Ossidato Zinco Lucidato Lamiera zincata Isolanti Amianto in fogli Carta, bianca Cartone per copertura Materiali da costruzione Mattoni Argilla refrattaria Silice Intonaco Marmo bianco Pitture Lacca di alluminio Rossa Gialla Varie Acqua Legno Vetro

0.04 0.11 0.10 0.61 0.04 0.87 0.02 0.25 0.93 0.95 0.93

0.05 0.12 0.10

0.08 0.18

0.19

0.05 0.83 0.03

0.18 0.77 0.04

0.17

0.06

0.93 0.82 0.25

0.90 0.90 0.91 0.95 0.65 0.96 0.95 0.96 0.93 0.90 0.65

0.70 0.75 0.93

0.75 0.84

0.50

Capitolo 4

Lo Scambio Termico Radiativo


4.1 Introduzione

Lo scambio termico radiativo dipende da numerosi fattori; tra essi i principali sono rappresentati dalle caratteristiche dei corpi che vi prendono parte, dalla loro posizione reciproca, dalla natura del mezzo tra essi interposto. Tuttavia, in numerosi problemi di interesse ingegneristico il mezzo interposto costituito da gas mono o biatomici o da miscele di essi (come laria), i quali inuenzano in modo del tutto marginale il processo di scambio. E per tale motivo che nel seguito verr impostata, per pure ragioni di brevit, una trattazione che prescinde dalla presenza del mezzo interposto1 . Alcune ulteriori ipotesi semplicative del tutto lecite possono, altres, essere introdotte. In particolare: 1. i corpi sono neri o grigi ; 2. le caratteristiche radiative delle superci sono considerate uniformi; 3. le superci sono considerate isoterme; 4. il regime permanente.

4.2

Determinazione dei fattori di vista

Deniamo fattore di vista F1,2 tra una supercie A1 e una supercie A2 il rapporto adimensionale : QA1 A2 F1,2 = (4.1) QA1 nella quale si indicato con QA1 la potenza raggiante emessa dalla supercie A1 e con QA1 A2 la porzione di QA1 che cade sulla supercie A2 . Il fattore di vista compreso tra 0 e 1. Se A1 e A2 coincidono, il fattore di vista F1,1
1 La trattazione dello scambio termico radiativo che contempli anche gli e etti della presenza del mezzo stato approfonditamente studiato ed presente nella letteratura specializzata.

32

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

33

rappresenta la frazione di QA1 che ricade direttamente sulla stessa supercie A1 . Perch F1,1 6= 0 la supercie deve essere concava.

Figura 4.1: Schema per il calcolo dei fattori di vista Consideriamo le due superci A1 e A2 di Fig.4.1 e di esse le porzioni innitesime dA1 e dA2 a distanza r. La potenza globalmente emessa da dA1 e incidente su dA2 pu esprimersi facilmente facendo ricorso alla intensit di radiazione totale. Infatti, ricordando la (1.3), la potenza emessa da dA1 nellangolo solido innitesimo d costruito nellintorno di una direzione assegnata vale: dQdA1 d = I1 cos 1 dA1 d (4.2)

Langolo solido d , nel caso specico, quello sotto cui dA2 vista da dA1 e quindi , come evidenziato dalla Fig.4.1, deve essere tale che: dA2 cos 2 r2 Sostituendo la precedente nella (4.2) si ottiene in denitiva che: d = I1 cos 1 cos 2 dA1 dA2 r2 Integrando su entrambe le superci A1 e A2 si ricava la potenza raggiante che, emessa da A1 , incide su A2 : Z Z cos 1 cos 2 QA1 A2 = I1 dA1 dA2 r2 dQdA1 dA2 =
A1 A2

che costituisce il numeratore della (4.1). Essendo il denominatore delle medesima formula QA1 = A1 E1 si ottiene che: R R cos 2 I1 cos 1 dA1 dA2 r2 F1,2 =
A1 A2

A1 E1

(4.3)

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

34

La (4.3) mostra che il fattore di vista F1,2 dipende sia dalla geometria del sistema che dalle caratteristiche radiative della sorgente (E1 e I1 ). 1 Nellipotesi che la A1 sia diusa, allora I1 = Cost = E e la (4.3) si semplica nella: Z Z 1 cos 1 cos 2 dA1 dA2 (4.4) F1,2 = A1 r2
A1 A2

la quale mostra che se A1 diusa, il fattore di vista F1,2 dipende solo dalle caratteristiche geometriche del sistema. Supponendo che anche la supercie A2 sia diusa, il medesimo procedimento porta alla: Z Z 1 cos 1 cos 2 dA1 dA2 F2,1 = A2 r2
A1 A2

per cui: A1 F1,2 = A2 F2,1 (4.5) la quale esprime la proriet di reciprocit dei fattori di vista gi ricavata in precedenza nellipotesi di due superci nere2 . La (4.3) o anche la (4.4) costituiscono le equazioni generali per il calcolo dei fattori di vista che costituisce una operazione generalmente non semplice. Fortunatamente i fattori di vista relativi a numerosi casi di pratico interesse sono gi stati gi calcolati e sono raccolti sotto forma di graci a doppia entrata (Fig. 4.3, 4.5, 4.4)3 . Da essi possibile ricavare i fattori di vista relativi a situazioni geometricamente pi complesse sfruttando sia la propriet di reciprocit (4.5) sia due ulteriori relazioni di carattere generale che ci apprestiamo ad illustrare.

Ar

2 1 3
Ai As
Figura 4.2: Propriet di additivit e della cavit per i fattori di vista Consideriamo le due superci diuse Ar e As di Fig.4.2. La potenza raggiante che, emessa dalla prima, incide sulla seconda pari a Ar Er Fr,s . Se la
2 La propriet di reciprocit nella forma espressa dalla (4.5) vale solo se le due super ci sono diuse. 3 Per una raccolta completa di con gurazioni per le quali sono dati i fattori di vista sia in forma gra ca che analitica si consulti E.M. Sparrow, R.D. Cess, Radiation Heat Transfer - Augmented Edition , Series in Thermal and Fluids Engineering, Hemisphere Publishing Corporation, Washington, 1978

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO


0.9
1

35

b/c = 10
b

0.8
c 2 a

0.7 0.6

4.0

2.0
0.5
12

0.4

1.0
0.3

0.6
0.2

0.4
0.1 0 0 1 2 3 4 5 6 7

0.2 0.1

a/c
Figura 4.3: Fattori di vista per due superci rettangolari aacciate supercie As fosse pensata suddivisa, ad esempio, in N porzioni che denominiamo Ai (i = 1, 2, . . . , N ) si avrebbe che lenergia raggiante che, emessa da Ar , la raggiunge : N N X X Ar Er Fr,s = Ar Er Fr,i = Ar Er Fr,i
i=1 i=1

ed in denitiva:

Fr,s =

Il risultato espresso dalla equazione precedente costituisce la propriet di additivit dei fattori di vista. Pu risultare utile anche la valutazione del fattori di vista Fs,r della supercie s (quella suddivisa) rispetto allintera supercie Ar in funzione degli N fattori di vista Fi,r . Allo scopo riconsideriamo lequazione precedente e moltiplichiamo entrambi i membri per la supercie intera Ar . Si ottiene: Ar Fr,s =
N X i=1

N X i=1

Fr,i

(4.6)

Ar Fr,i

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO


1 0.9 0.8

36

8.0 6.0 5.0 4.0 a/c = 3

a c b

0.7 0.6

2.0 1.5 1.25

12

0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0 0.1


0.2 0.4

1.0 0.8 0.6 0.4 0.2


0.6 0.8

10

c/b
Figura 4.4: Fattori di vista per due superci circolari aacciate e applicando al primo e secondo membro la propriet di reciprocit (4.5): As Fs,r =
N X i=1

Ai Fi,r

da cui

Fs,r =

PN

P dove si posto As = N i=1 Ai . Si consideri ora la cavit di Fig.4.2. La supercie 1 emette la potenza raggiante A1 E1 di cui la frazione A1 E1 F1,1 incide sulla supercie 1, la frazione A1 E1 F1,2 raggiunge la supecie A2 ed, inne, la frazione A1 E1 F1,3 incide su A3 . Il principio di conservazione dellenergia consente di scrivere: A1 E1 = A1 E1 (F1,1 + F1,2 + F1,3 ) da cui F1,1 + F1,2 + F1,3 = 1

PN

i=1

Ai Fi,r Ai

i=1

Per una cavit costituita da N superci si pu scrivere per la iesima:


N X j =1

Fi,j = 1

(4.7)

che costituisce una ulteriore propriet dei fattori di vista relativi alle superci che formano una cavit.

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

37

0.5

Y/X = 0.02
0.45

Z 2 1 Y X

0.05
0.4 0.35 0.3

0.10 0.20 0.40 0.60

12

0.25 0.2 0.15

1.0 2.0

0.1

4.0
0.05 0 0.1
0.2 0.4 0.6 0.8

10 20
1
2 4 6 8

10

Z/X
Figura 4.5: Fattori di vista per due sueprcie disposte ad angolo retto

4.3

Scambio termico radiativo in cavit

Chiamiamo cavit una porzione di spazio limitato da superci ognuna con caratteristiche radiative note. Lintroduzione del concetto di cavit consente una elegante generalizzazione dello scambio termico radiativo. Le superci della cavit, infatti, possono essere reali o ttizie nel qual caso sono generalmente denominate nestre. Attraverso una nestra la radiazione pu fuoriuscire dalla cavit e disperdersi nellambiente esterno alla cavit stessa. La nestra, in questo caso, pu riguardarsi come una supercie nera (essa assorbe infatti tutta la radiazione che riceve senza emetterne). Qualora attraverso la nestra entri una certa potenza raggiante, allora la nestra pu venire equiparata ad un corpo nero ad una temperatura tale che il suo potere emissivo globale eguagli la potenza raggiante che attraversa lunit di supercie della nestra. Ci premesso, consideriamo una cavit costituita da N superci. La iesima delle predette superci, in generale, vede se stessa e le restanti N 1. Sono in totale N i fattori di vista da denire per ciascuna supercie (Fi,j , j = 1, 2, . . . , N ) ed N 2 per lintera cavit. Essi possono essere raccolti in una matrice quadrata

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

38

Figura 4.6: Bilancio energetico su una parete di una cavit grigia del tipo:

Non tutti gli N 2 fattori di vista sono, per, indipendenti. Infatti tra essi esistono i legami espressi dalla propriet di reciprocit (4.5) che, riguardando i fattori di vista posti in posizione simmetrica rispetto alla diagonale principale della matrice [Fi,j ], sono complessivamente pari a: N2 N 2 A questi si aggiungono ulteriori legami. Osserviamo, infatti, che per la iesima supercie della cavit vale la (4.7) la quale aerma che pari a 1 la somma dei fattori di vista della iesima riga della matrice Fi,j . Possono, quindi, essere scritte per la cavit N equazioni del tipo (4.7) per cui sono complessivamente: N2 N N2 + N +N = 2 2 i legami esistenti tra gli N 2 fattori di vista della cavit. In denitiva pari a: N2 N2 + N N2 N N (N 1) = = 2 2 2

[Fi,j ] =

F1,1 F2,1 . . . FN,1

F1,2 F2,2 . . . FN,2

.. .

F1,N F2,N . . . FN,N

il numero massimo dei fattori di vista da calcolare per la cavit considerata. Infatti, tale numero pu ulteriormnte diminuire per il vericarsi di particolari circostanze. Ad esempio, se alcune delle superci della cavit sono concave o piane i fattori di vista di tali superci verso se stesse (Fii ) sono evidentemente nulli.

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

39

4.3.1

Equazioni di base per cavit grigie

La Fig.4.6 mostra le potenze termiche che, per unit di area, interessano la generica supercie grigia di una cavit. Dalla gura si vede che per la stazionariet deve essere: Qi = qi Ai = Ai (Ji Gi ) (4.8) Dalla medesima Fig.4.6 si vede che lirradiazione e la radiosit non sono indipendenti essendo, per la denizione stessa di radiosit, che: Ji = Eni
i

+ Gi (1 i )

nella quale si tenuto conto che per la supercie grigia vale il principio di Kirchho (ai = i ). Ne consegue che la (4.8) si pu scrivere come: Qi = Ai Ji Ai Ji Eni 1 i
i

= (Eni Ji )

Ai 1

i i

(4.9)

Nella equazione precedente compaiono tre grandezze incognite (Qi , Eni e Ji ) le quali possono essere univocamente determinate a patto che per la generica supercie vengano scritte due ulteriori equazioni. Una di queste pu essere ricavata considerando che lirradiazione Ai Gi che compare nella (4.8) proviene dalla cavit ed data dalla somma delle radiosit Jj delle N superci che compongono la cavit stessa ognuna moltiplicata per larea Aj e per il fattore di vista Fji . In formule: Ai Gi =
N X j =1

Jj Aj Fji = Ai

N X j =1

Jj Fij

PN essendo, per una cavit, j =1 Fij = 1. Con Qij si indicata la potenza netta scambiata tra la i-esima e la j-esima supercie della cavit. La (4.10) mostra che la Qii nulla indipendentemente dalla forma della supercie. Lulteriore equazione rappresentata dalla condizione al contorno che, nel particolare problema considerato, assegnata alla generica supercie. Nella pratica le condizioni al contorno sono essenzialmente: del primo tipo. E pertanto assegnata, per la supercie considerata, la temperatura assoluta Ti ovvero il potere emissivo Eni . del secondo tipo. E assegnato la potenza netta Qi scambiata tra la supercie e la cavit. Fatte salve alcune eccezioni, nella pratica questultima condizione si applica a superci isolate verso lesterno (adiabatiche) per le quali Qi = 0. In tale ipotesi, per la (4.8), la supercie emette una potenza raggiante uguale a quella ricevuta e per tale motivo detta reirraggiante. Sono considerate reirraggianti,

nella quale si tenuto conto della propriet di reciprocit. Sostituendo lespressione precedente nelle (4.8) si ottiene: N N N X X X Qi = Ai Ji Jj Fij = Ai Fij (Ji Jj ) = Qij (4.10)
j =1 j =1 j =1

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

40

ad esempio, le pareti dei forni che per ovvi motivi sono adiabatiche. Infatti, sebbene nella realt una certa quantit di calore uisca per conduzione e convezione dallinterno verso lesterno, essa a tutti gli eetti pratici trascurabile rispetto alle potenze scambiate per irraggiamento tra le superci interne del forno. Per le pareti reirraggianti lequazione (4.9) mostra che Eni = Ji come per una parete nera. Le equazioni (4.9) e (4.10) unitamente a quella che esprime la condizione al contorno, quindi, risultano sucienti per la soluzione di un problema termico in cavit.

4.3.2

Metodo dellanalogia elettrica

Il metodo dellanalogia elettrica costituisce un metodo che ben si presta per affrontare lo scambio termico radiativo in cavit costituito da un limitato numero di superci (generalmente inferiore a quattro). Per lo sviluppo del metodo si considerino le equazioni (4.9 ,4.10). La prima mostra che la potenza netta Qi scambiata tra la generica supercie e la cavit si presenta analoga alla corrente che attraversa una resistenza Ri (resistenza superciale ) pari a: 1 i Ri = Ai i che posta tra due punti a diverso potenziale: il primo uguale al potere emissivo della supercie supposta nera (Eni ) ed il secondo uguale alla radiosit della medesima supercie (Ji ). Lequazione (4.10) mostra che la potenza netta Qi data dalla somma delle potenze termiche nette che la medesima supercie iesima scambia con le N superci che formano la cavit (principio di conservazione dellenergia ). Inoltre la struttura della medesima equazione suggerisce che ciascuna di dette N potenze analoga alla corrente che attraversa una resistenza Rij (resistenza spaziale ) paria a: 1 j = 1, 2, . . . , N Rij = Ai Fij

posta tra due punti a diverso potenziale: il primo, comune a tutte le resistenze, uguale alla radiosit Ji della supercie considerata, ed il secondo uguale alla radiosit Jj riferita a ciascuna delle N superci che formano la cavit. Lo schema elettrico equivalente allo scambio termico radiativo tra la supercie generica (i) e la cavit riportato in Fig.4.7. Esempio. Per gli sviluppi futuri utile determinare la potenza scambiata tra due superci qualsiasi che formano la cavit di Fig.4.8,a. Delle due superci siano assegnate le aree (A1 e A2 ), le temperature (T1 e T2 ) e le emissivit ( 1 e 2 ). La rete elettrica equivalente associata alla cavit quella mostrata in Fig.4.8,b. Per ottenerla suciente riportare per ogni supercie due punti (uno a potenziale uguale a En e uno a potenziale uguale a J ). Si unisce poi il punto a 1 potenziale En1 a quello a potenziale J1 con la resistenza superciale R1 = 1 A1 1 e il punto a potenziale J1 con quello a potenziale J2 con una resistenza spaziale R12 = A11 F12 . Analogamente per la seconda supercie. Una resistenza superciale R2 = 1 2 A2 2 viene posta tra i punti a potenziale En2 e J2 mentre quella spaziale (R21 =

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

41

JN RiN Eni Ri Ji Ri1 Ri2 J1


Figura 4.7: Schema elettrico equivalente allo scambio tra la supercie iesima e la cavit uguale a R12 per la propriet di reciprocit dei fattori di vista) gi stata collocata con riferimento alla supercie 1. Applicando il metodo dellanalogia elettrica si costruisce la rete elettrica equivalente di Fig.4.8,b da cui possibile ricavare immediatamente che la potenza termica netta Q12 scambiata tra le due superci della cavit data dalla: 4 4 T2 A1 T1 En1 En2 W (4.11) Q12 = Q1 = 1 1 1 2 = 1 1 1 1 1 2 + F1 +A A1 1 + A1 F12 + A2 2 A2 1 12 2 Lequazione (4.11) valida qualunque sia la forma delle due superci che la compongono. La forma, infatti, inuisce sul risultato nale per il tramite dei valori assunti dal fattore di vista e dal rapporto A1 /A2 . Alcuni casi di interesse applicativo sono riportati nella Tab.4.1. E semplice vericare che per una cavit formata da tre superci (vedi Fig. 4.9.a ) la rete equivalente ha la struttura mostrata in Fig.4.9.b. In tal caso la soluzione richiede in primo luogo il calcolo delle radiosit e da queste, tramite lequazione (4.10) si ricavano le potenze nette scambiate per irraggiamento da ciascuna supercie. Se si ipotizza, come in precedenza che siano date le temperature delle tre superci, le tre radiosit possono ricavarsi tenendo conto che, per la conservazione dellenergia, valgono le: Q1 = Q12 + Q13 ; Q2 = Q12 + Q23 ; Q3 = (Q13 + Q23 ) ovvero: En1 J1 R1 En2 J2 R2 En3 J3 R3 J1 J2 J1 J3 + R12 R13 J1 J2 J2 J3 = + R R23 12 J1 J3 J2 J3 = + R13 R23 =
1 A2 F21
N-1

Ri N-1 J2

(4.12)

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

42

Figura 4.8: Cavit a due superci grigie e rete elettrica equivalente.

En3

3
Q3 R3 J3 Q13 Q1 En1 R1 R13 J1 R12 Q12 Q23 R23 J2

b)
Q2 R2 En2

a)

Figura 4.9: Cavit a tre superci e schema elettrico equivalente. Esempio. Una cavit grigia a forma di triangolo equilatero innitamente lunga presenta le temperature e le emissivit riportate in Fig.4.10. Calcolare i ussi scambiati da ciascuna supercie con la cavit. Per prima cosa si ricavano i fattori di vista. Essi sono in totale 9 tra i quali esistono 9 equazioni (3 relazioni di reciprocit, tre di somma e le ulteriori tre discendono dal fatto che le superci sono piane). Poich le superci sono tutte uguali si ha: F11 = F22 = F33 = 0 F12 = F21 ; F13 = F31 ; F23 = F32 F12 + F13 = 1 F21 + F23 = 1 F31 + F32 = 1

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

43

Tabella 4.1: Diversi casi di cavit formate da due superci A1 A2 0 4 T Piccolo oggetto in 4 A Q12 = A1 1 T1 T2 una grande cavit A T F12 = 1 A A T 1 = A2 = A A(T 4 T 4 ) Piani paralleli A1 =1 Q12 = 1 +11 2 A 1 2 innitamente estesi 1 2 A T F12 = 1 T A1 r1 A2 = r2 r A1 (T 4 T 4 ) Cilindri coassiali  Q12 = 1 112  r2 r 1 innitamente lunghi + r2 1 2 F12 = 1 T T 2 A1 r1 r1 4 A2 = r2 A1 (T 4 T2 )  2 Sfere concentriche Q12 = 1 1 1 r2 r1 2
1 1 1 2 2 2

T1

F12 = 1

r2

Figura 4.10: Cavit a forma di triangolo equilatero Risolvendo si ottiene che: Fij = 0.5 per i 6= j per cui le resistenze che compaiono nelle (4.12) assumono i seguenti valori: R1 = 1 1 1 0.8 1 2 1 0.8 0.25 0.25 = = = ; R2 = = A1 A 0.8 A A2 A 0.8 A 1 3 1 0.5 1 1 1.0 2.0 = = = ; R12 = = A3 A 0.5 A AF12 A 0.5 A 1 1 1 1 2.0 2.0 = = = = ; R23 = = AF13 A 0.5 A AF23 A 0.5 A

R3 = R13

Le tre equazioni (4.12) si scrivono: R1 R1 R1 R1 + J3 J2 En1 = J1 1 + R12 R13 R12 R13

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO R2 En2 = J2 1 + + R12 R3 En3 = J3 1 + + R13 Sostituendo i valori delle resistenze: 23224 = 1.25J1 0.125J2 0.125J3 7348 = 0.125J1 + 1.25J2 0.125J3 459 = 0.5J1 0.5J2 + 2.0J3 e risolvendo si ottiene: J1 J2 J3 = 0.8514 23224 + 0.1242 7348 + 0.0976 459 20187 W/m
2

44

R2 R23 R3 R23

J1 J1

R2 R2 J3 R12 R23 R3 R3 J2 R13 R23

= 0.1242 23224 + 0.8514 7348 + 0.0976 459 8641 W/m2 = 0.3902 23224 + 0.3902 7348 + 0.8780 459 7436 W/m2

Le potenze termiche scambiate dalle singole superci con la cavit si ricavano applicando a ciascuna di esse la (4.10). Si ottiene: Q1 Q2 Q1 = A (20187 0.5 8641 0.5 7436) = A 12149 W = A (8641 0.5 20187 0.5 7436) = A 5171 W = A (7436 0.5 8641 0.5 20187) = A 6978 W

Osserviamo che la somma dei ussi nullo: (12149 5171 6978) A = 0. Infatti per la stazionariet deve essere nulla la potenza accumulata o sottratta alla cavit.

4.3.3

Metodo matriciale

In genere se N > 3 il calcolo manuale diventa dicoltoso per cui pu essere utile scrivere il sistema di equazioni in forma matriciale. Per far ci si riconsiderino le (4.9, 4.10) che riportiamo per comodit: Qi Qi = (Eni Ji ) =
N X j =1

Ai 1

i i

Ai Fij (Ji Jj )

E utile riscrivere la prima delle due equazioni precedenti in una forma che non contempli la Qi ma il potere emissivo Eni in funzione delle sole radiosit4 . Allo scopo si uguagli la prima equazione alla seconda: (Eni Ji )
4 In

Ai 1

i i

N X j =1

Ai Fij (Ji Jj ) = Ai Ji Ai

N X j =1

Fij Jj

questo modo si dispone di unequazione che consente di inporre la condizione al contorno del 1 tipo.

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO Riordinando si ottiene: Eni = Ji PN


j =1

45

Jj Fij (1 i )
i

(4.13)

La seconda equazione viene riscritta come: qi =


N N X Qi X = Fij (Ji Jj ) = Ji Fij Jj Ai j =1 j =1

(4.14)

Introducendo la funzione delta di Kronecker ( ij = 1 per i = j e ij = 0 per i 6= j ), si pu porre: N X ij Jj Ji =


j =1

Ne consegue che la (4.13) si modica nella: Eni =


N X ij Fij (1 i ) j =1 i

Jj

(4.15)

ed allo stesso modo la (4.14) si trasforma nella: qi =


N X j =1

Jj ( ij Fij )

(4.16)

Si consideri una cavit formata di N superci. Per M di esse sia assegnato il usso termico qi e per le restanti N M la temperatura (ovvero il potere emissivo En ). In tali ipotesi si scrivono nellordine: M equazioni del tipo (4.16); N M equazioni del tipo (4.15). Ne risulta un sistema di N equazioni che contiene N incognite costituite dalle sole radiosit J . In forma matriciale:
N N

[K ] {J } = {C }
N 1 N 1

con:

dove la matrice [K ] assume la k11 k21 . . . K= ki1 . . . kN 1 kij = ij Fij F (1 i ) kij = ij iji

forma: k12 k22 ki2 kN 2 k1j k2j kij kN j k1N k2N kiN kN N j = 1, 2, . . . , N j = 1, 2, . . . , N

i = 1, 2, . . . , M i = M + 1, M + 2, . . . , N

CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO

46

Il vettore {J } contiene le N radiosit incognite mentre il vettore {C } ha la struttura: {qi }i=1,2,...,M {C } = {Eni }i=M +1,...,N Una volta che le N radiosit sono state determinate: {J } = [K ] si ricavano: i ussi termici qi relativi alle N M superci per le quali erano assegnate le temperature applicando ad esse lequazione del tipo (4.16); ni 1/4 assunte dalle M superci con i ussi termici le temperature Ti = E assegnati applicando ad ognuna di esse lequazione del tipo (4.15).
1

{C }

Capitolo 5

Applicazioni
5.1 Parete opaca sottoposta ad irraggiamento solare

Ci interessa studiare il comportamento termico della parete piana di Fig.5.1. che separa due ambienti mantenuti a temperature diverse (Te e Ti ) ma costanti e che, sulla faccia esterna, riceve una certa potenza raggiante Wi per unit di supercie.

Figura 5.1: Parete irraggiata Di tale potenza incidente la frazione Wi r viene riessa, mentre la parte restante Wi a viene assorbita. Comunque sia, la porzione di potenza assorbita provoca un innalzamento dellenergia interna della regione della lastra corrispondente alla supercie esterna e quindi della sua temperatura la quale, una volta instaurata una condizione stazionaria, assunta pari a T 0 . Ci allorigine di due ussi termici specici: il primo, q1 , convettivo e viene disperso direttamente verso lambiente 47

CAPITOLO 5. APPLICAZIONI

48

esterno (quello da cui proviene lirraggiamento) in virt della dierenza di temperatura T 0 Te e vale: q1 = he (T 0 Te ) (5.1) il secondo, q2 , consegue alla dierenza di temperatura T 0 Ti ed dato, per lanalogia elettrica, dalla: q2 = T 0 Ti s 1 + hi (5.2)

I due ussi su richiamati non sono indipendenti in quanto vale la: q1 + q2 = Wi a (5.3)

Le precedenti tre equazioni possono essere opportunamente combinate allo scopo di ottenere utili indicazioni. Dalle (5.1,5.3) si elimina q1 ricavando la temperatura superciale T 0 : T0 = Wi a q2 + Te he

e = Te + Wi a T he detta temperatura aria-sole. Dalla (5.4) si vede che essa rappresenta la temperatura che dovrebbe avere lambiente esterno, in assenza di irraggiamento solare, anch il usso termico trasmesso verso lambiente interno fosse lo stesso che nella situazione reale. Pertanto detto usso termico si pu determinare come nel caso di una parete interposta tra due uidi purch si consideri, al posto e . Landamento reale e ttizio delle della temperatura reale Te quella ttizia T temperature nel uido esterno sono mostrate in Fig.5.1. La (5.4) mostra che q2 tanto pi basso quanto pi basso il valore della temperatura aria sole ovvero quanto pi basso il coeciente di assorbimento (lemissivit) della supercie della parete nei riguardi della radiazione solare (0.1 e 3 m), quanto pi alto il coeciente di adduzione e quanto pi basso il valore della potenza raggiante incidente. La (5.2) mostra, anche, che q2 tanto pi piccolo quanto pi basso il valore della temperatura T 0 raggiunta dalla supercie esterna della parete. A questo scopo non solo utile che la supercie assorba poco lenergia solare incidente (quella a bassa lunghezza donda), ma anche importante che la supercie emetta molto ovvero che possegga una elevata emissivit nei riguardi della radiazione infrarossa (quella a cui emettono i corpi alla temperatura ambiente compresa tra 8 10 m). La parete ideale quella trattata esternamente con latte di calce o vernice bianca che presenta entrambe le caratteristiche ora ricordate.

in cui la:

la quale, sostituita nella (5.2), consente di ricavare dopo semplici passaggi che: s Wi a 1 1 + + = Te + Ti q2 hi he he ovvero: i a Ti Te + W e Ti he T = P (5.4) q2 = 1 s 1 R hi + + he

CAPITOLO 5. APPLICAZIONI

49

5.2

Lastra di vetro sottoposta ad irraggiamento solare

Nellipotesi che la lastra, irradiata ed interposta tra i due uidi, sia trasparente alla radiazione (vetro), la potenza q che, per unit di supercie della lastra, si trasferisce dallambiente esterno verso linterno dato dalla somma del usso termico q2 originato dalla dierenza di temperatura e della potenza raggiante entrante per trasparenza: q = q2 + Wi t dove con t si indicato il coeciente di trasparenza del vetro nei riguardi della radiazione solare (generalmente pari a 0.8). Il usso q2 pu essere ricavato attraverso la trattazione precedente con la semplicazione che la resistenza termica della lastra di vetro sia trascurabile rispetto a quelle adduttive. Ne consegue che: i a Ti Te + W he q2 = 1 1 hi + he ed in denitiva: q= Te +
Wi a he

1 hi

1 he

Ti

+ Wi t

E possibile evidenziare che dei due addendi il secondo predominante (anche 10 volte in talune situazioni) rispetto al primo in presenza di radiazione solare.

5.3

Schermi radiativi

Sono dispositivi impiegati allo scopo di limitare lo scambio termico radiativo. Al ne di mostrarne il funzionamento consideriamo due superci grigie opache disposte parallelamente luna rispetto allaltra e tali da potersi ritenere innitamente estese. Se le due superci presentano emissivit 1 e 2 rispettivamente e sono mantenute a temperature diverse T1 e T2 si mostrato che la potenza scambiata tra essi data dalla (vedi Tab.4.1): 4 4 T2 A T1 W (5.5) Q12 = 1 + 1 1 1 2 Supponiamo ora che tra le due lastre precedenti se ne frapponga una terza, anchessa opaca per la quale si ipotizzer una emissivit diversa sulle due facce. Indichiamo con 31 e con 32 le emissivit della supercie rivolta verso la lastra 1 e 2 rispettivamente. Indichiamo poi con T3 la temperatura dello schermo. Il sistema risultante si congura come due cavit per le quali valgono le: 4 A T 4 T3 Q13 = 1 1 1 W (5.6) + 31 1 1 Q32 4 4 T2 A T3 = 1 + 1 1 32 2 W (5.7)

CAPITOLO 5. APPLICAZIONI

50

Per la stazionariet le potenze espresse dalle due equazioni precedenti debbono 12 scambiata tra le due superci 1 e 2 in presenza essere uguali e pari a quella Q dello schermo: 12 Q13 = Q32 = Q Ne deriva che: Q13 Q32 1
1

+ +

1
31

1
32

1
2

4 4 1 = A T1 T3 4 4 1 = A T3 T2 1 1

o anche:

Sommando membro a membro si ricava che: 4 4 T A T 1 2 12 = Q 1 1 + 1 + 1 + 1 31 32 12 = Q


1
1

1
2

1
2

12 < Q12 in una Paragonando lequazione precedente con la (5.5) si osserva che Q misura che dipende dalle caratteristiche radiative dello schermo. La temperatura a cui si porta lo schermo intermedia tra T1 e T2 e vale: T3 = "
4 T1

4 4 T2 A T1 1 + 1 + 32

1
31

#1/4 12 1 Q 1 + 1 A 1 31
31

In particolare, se si ipotizza che 12 Q e: T3 = "

4 T1

#1/4 #1/4 " 4 4 12 1 T1 + T2 Q 1 + 1 = A 2 1 2

= 1 e 32 = 2 si ottiene: 4 4 T2 A T1 Q = 12 = 1 1 2 2 1 + 2 1

Ripetendo un procedimento analogo nellipotesi di introdurre un ulteriore schermo si ricava che: 12 = Q12 Q 3 e in generale per N schermi uguali: 12 = Q12 Q N +1

5.4

Eetto serra

Con il termine di serra si indica un ambiente, destinato alla coltivazione di piante di pregio, allinterno del quale vengono realizzate articialmente speciali condizioni climatiche. Per mantenere inalterate nel tempo tali condizioni necessario fornire alla serra una certa potenza termica (in W att), detta fabbisogno

CAPITOLO 5. APPLICAZIONI

51

Figura 5.2: Distribuzione spettrale dellenergia raggiante solare esternamente allatmosfera terrestre termico della serra Q e che, in condizioni di regime stazionario, rappresenta la somma delle potenze termiche disperse dalla serra stessa. Poich per le esigenze proprie delle coltivazioni (fotosintesi) le serre debbono possedere ampie superci permeabili alla radiazione solare (ovvero elevati valori del coeciente di trasparenza alle lunghezze donda nellintervallo 0.3 3 m come mostrato in Fig.5.2), una parte anche rilevante del fabbisogno termico viene automaticamente fornita alla serra in conseguenza del cosiddetto eetto serra. Tale fenomeno originato dalla propriet di alcuni materiali come il vetro comune ed alcuni tipi di plastiche in fogli, che sono quasi totalmenti trasparenti alla radiazione solare (vedi Fig.5.3) e quasi totalmente opachi alle radiazioni infrarosse (5 10 m). La radiazione solare Ws (W/m2 ) che investe lunit di area della copertura in vetro della serra dipende dallorientamento della copertura oltre che dalla posizione geograca. Di tale radiazione una piccola parte viene riessa (rvs Ws ) mentre la restante (tvs Ws ) penetra allinterno della serra. E generalmente lecito trascurare la porzione di Ws assorbita dal vetro (avs 0). Della potenza tvs Ws , una porzione pari a circa il 5% viene impiegata per la fotosintesi; il restante 95% viene in parte riesso (e come tale riattraversa la copertura fuoriuscendo dalla serra), in parte (ags tvs Ws ) viene assorbita dal terreno, dalle colture e dai materiali contenuti nella serra che, di conseguenza, aumentano la propria temperatura la quale, a regime, assumer un valore medio che indichiamo con Tg e che risulta maggiore della temperatura dellaria esterna alla serra. Il valore di Tg si ricava dal bilancio termico seguente: ags tvs Ws = Wconv + Wrad il quale aerma che la potenza radiante entrante nella serra (tvs Ws ) ed assorbita dai materiali presenti uguaglia la somma della potenza scambiata sia per convezione (Wconv ) che per irraggiamento (Wrad ). Questultima, essendo emessa ad una temperatura prossima a quella ambiente, presenta una distribuzione spettrale in larghissima misura collocata nellinfrarosso (8 10 m).

CAPITOLO 5. APPLICAZIONI

52

Figura 5.3: Valri dei coecienti emisferici spettrali di assorbimento riessione e trasparenza per un vetro semplice (spessore 4 mm). Se la copertura della serra fosse trasparente a questultima radiazione, la temperatura di equilibrio Tg raggiungerebbe un valore minimo che pu essere dedotto dalla1 : Wconv = hc (Tg Te ) = ags tvs Ws Wrad per cui: Tg ' Ta = Te + ags tvs Ws Wrad hc

Nella realt la copertura in vetro della serra , al contrario, opaca alla radiazione infrarossa la quale subisce un assorbimento progressivo e totale. E evidente che in questo caso la temperatura di equilibrio della serra raggiunge un valore determinabile dal bilancio: Wconv = hc (Tg Te ) = ags tvs Ws nettamente pi alta del valore precedente. Un comportamento analogo a quello mostrato dal vetro nei riguardi della radiazione infrarossa seguito anche da alcuni gas normalmente presenti nellatmosfera. E per tale motivo che il riscaldamento progressivo registrato dal pianeta nellultimo secolo stato da molti imputato ad un vero e propri eetto serra provocato a livello planetario da alcuni dei gas (gas serra ) prodotti dallattivit umana (principalmente lanidride carbonica, il metano, gli idrocarburi alogenati, il protossido di azoto).

1 Si assuma in prima istanza che T ' T ossia che la temperatura del terreno e delle colture g a sia prossima a quella dellaria.

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