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Giuseppe Marino, un uomo al servizio della Scienza A cura di Giuseppe Russo

Giuseppe Marino, un uomo al servizio della Scienza


Tutti da piccoli, ma forse non molto da grandi, siamo stati attirati, almeno una volta, da quelle piccole luminescenze che la notte si stanziano sul cielo. Qualcuno, poi, andato avanti e si interrogato sullorigine di quelle luci. Ha indagato con la propria logica, si informato con dei libri, o ha digitato largomento su Google. Tuttavia, per alcuni, la ricerca sul Net non stata esaustiva; pertanto, hanno fatto della loro vita una Ricerca. Sono loro quelli che scrutano gli astri durante la notte, sono loro quelli che dialogano con formule matematiche incomprensibili, sono loro quelli che tutti conoscono come Astronomi. Con grande piacere abbiamo intervistato il Professore Giuseppe Marino; laureato in Fisica presso lUniversit degli Studi di Catania , ha conseguito il Dottorato di Ricerca, e tuttoggi insegna nelle scuole superiori; , inoltre, Vicepresidente del Gruppo Astrofili Catanesi (GAC). Perch e come ha scelto di studiare fisica? Ho scelto di studiare fisica perch ero molto appassionato di tutto ci che avesse a che fare con la scienza, in particolare con lastronomia: di fatti, poi ho scelto lindirizzo astrofisico. Quando si avvicinato al dellastronomia? Gi da ragazzino, allet di 12-13 anni. mondo

Il prof. Giuseppe Marino nellatto di illustrare la nostra galassia con dei granelli di sabbia, durante il XXVII Corso di Astronomia proposto ogni anno dal GAC.

E invece, cosa ci racconta delle sue esperienze di ricerca presso il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) a La Palma (Isole Canarie)? In effetti, l, avevo un contratto come astronomo di supporto: ovvero ero di aiuto ai gruppi di ricerca che avevano a disposizione la strumentazione del TNG. Nel contempo, comunque, proseguivo la mia attivit di ricerca, intrapresa nel periodo della tesi universitaria e condotta anche durante il Dottorato di Ricerca. Fu una esperienza di fondamentale importanza, che mi accrebbe sul fronte culturale, anche perch mi permise di entrare in contatto con la comunit scientifica internazionale e con una strumentazione di grande rilievo. Di cosa si occupava in quegli anni il TNG? I progetti di ricerca di coloro che facevano richiesta per lutilizzo della strumentazione del TNG erano davvero svariati. Si andavano a ricercare pianeti extrasolari, eventualmente presenti su sistemi di stelle doppi o con pi componenti. Cerano astronomi che si occupavano di fare la spettroscopia di nebulose planetarie, per analizzare particolari fenomeni che avvengono durante le fasi iniziali e terminali della vita di una stella, con il fine di eseguire una tomografia, ovvero una mappatura tridimensionale di questi oggetti. Altri, invece, studiavano i cosiddetti brillamenti, cio fenomeni di esplosioni che si verificano sulla superficie delle stelle. Si osservavano anche le pulsazioni di alcune stelle, e dopo attente analisi era possibile determinare la loro struttura interna (astrosismologia). E poi cerano coloro

Durante gli anni di universit, che cosa prospettava per il futuro? Il mio intento era diventare Ricercatore Astronomo, sebbene mi piacesse gi allora lidea di potere insegnare: cosa che poi alla fine ho fatto, dopo un periodo in cui ho svolto ricerca scientifica. Cosa ci racconta degli anni che seguirono immediatamente la laurea? Be ebbi la fortuna di prendere una borsa di studio offerta dal CNR (Consiglio Nazionale della Ricerca); in quel periodo, infatti, moltissime di queste erano per giovani del mezzogiorno. Ci mi consent di continuare a studiare le stelle da un punto di vista professionale, come facevo durante il periodo della tesi di laurea.

Giuseppe Marino, un uomo al servizio della Scienza A cura di Giuseppe Russo


che si occupavano di cosmologia, ovvero dello studio delluniverso su grande scala e degli oggetti che permettono di capire il tasso di espansione del cosmo. Come entrato nel giro della ricerca a quel tempo? Dopo il Dottorato di Ricerca, tramite il mio responsabile di ricerca, il Prof. Rodon, venni a sapere che il TNG aveva redatto un bando per lassunzione di giovani laureati come astronomi di supporto. Partecipai al concorso e fui scelto per firmare un contratto a tempo determinato, che mi venne rinnovato, finch non decisi di ritornare in Italia, dove avrei avuto loccasione di insegnare con un contratto a tempo indeterminato. Appunto, lattivit di insegnamento molto importante, perch se non si insegna ai giovani non si avranno i ricercatori di domani. A questo proposito, alcuni ricercatori propongono un sistema che separi un po le due carriere, che lasci linsegnamento a chi ha pi talento per insegnare, la ricerca a chi ne ha di pi per ricercare. Lei cosa ne pensa? Durante gli anni delluniversit, mi sarei trovato pienamente daccordo con questidea. Ricordo, infatti, che spesso noi studenti ci ritrovavamo ad aspettare inutilmente in aula il professore che arrivasse; ci avveniva perch alcuni docenti si andavano assentando, essendo impegnati, oltre che nellattivit didattica, anche in quella di ricerca. Quindi, questo, per uno studente poteva creare dei disagi, anche se, col senno di poi, mi sono accorto che solo chi ha avuto esperienze di ricerca, pu veramente trasmettere agli allievi la passione per essa stessa. Se per, facciamo riferimento al talento, chiaro che esiste una predisposizione per la didattica e per la ricerca. Ha qualche considerazione da dire riguardo lattivit di ricerca italiana di oggi? E per quella estera? La mia esperienza mi porta a mettere in secondo ordine eventuali voci polemiche che ci sono nei confronti della ricerca italiana, per riflettere, invece, sulle numerose pubblicazioni scientifiche che si presentano, in particolare, nel campo della fisica nucleare, dellastrofisica. La Scienza in Italia a livelli molto elevati, e ne sono a dimostrazione le conoscenze che ho acquisito e le personalit che conosciuto durante i miei anni

Il prof. Giuseppe Marino colto durante il montaggio della strumentazione in uno dei campi estivi organizzati dal GAC e dedicati allosservazione del cielo.

di ricerca professionale. Per quanto riguarda lestero, s, sicuramente anche l ci sono paesi ad alti livelli, ma ci che li contraddistingue da noi, senza dubbio il tasso di investimento, che da noi notevolmente carente. Esiste, dunque, qualche opportunit per i giovani che vogliono intraprendere questa carriera come ricercatori? Credo di s. In particolare, nel campo della fisica le opportunit risiedono nel fatto che, in fondo, il numero dei giovani che scelgono di iscriversi alle facolt scientifiche e, ahim, gli studenti che poi riescono a concludere il corso di laurea, piuttosto limitato, e questo significa che lo spazio c. Nellambito della divulgazione scientifica, sono diversi gli articoli che ha pubblicato su riviste notevoli. Ce ne vuole parlare? S, avevo iniziato gi da ragazzo, prima della laurea, scrivendo sul LAstronomia, una rivista diretta allora da Corrado Lamberti e Margherita Hack, ma ormai fuori pubblicazione. Poi successivamente, visto che mi ero laureato, avevo svolto attivit di ricerca professionale come borsista e come dottorato, ho avuto anche la possibilit di scrivere da un punto di vista divulgativo pi tecnico, ma ho continuato, comunque, a fare da tramite, su questi argomenti, alla gente comune su altre riviste aperte a tutta la comunit. In astronomia, oltre ai ricercatori e agli scienziati, esiste anche una grande comunit di amatori, gli astrofili. Pu parlarcene?

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S, in generale, con il termine astrofilo si intende colui che ama il cielo. Chiaramente, questo pu significare una semplice passione per il cielo stellato, legata alla semplice azione di contemplazione, mentre pu significare anche una passione per la fisica degli oggetti che compongono il nostro universo. Si arriva, pertanto, anche a notevoli livelli, che si avvicinano molto a quelli professionali. In un certo senso, potremmo dire che esistono astrofili in grado di svolgere il lavoro degli astronomi, contribuendo, quindi, nella ricerca e nelle pubblicazioni tecniche. Esiste, quindi, un rapporto tra la comunit degli astrofili e quella dei ricercatori professionisti? S, certamente. Si tratta, innanzitutto, di un rapporto di collaborazione, per cui certi risultati ottenuti dagli astrofili e degni di essere pubblicati su riviste tecniche, vengono consultati anche dagli astronomi professionisti. In certi casi, esiste una coincidenza tra le due figure, ovvero quella dellastrofilo e quella del professionista: lei ne lesempio. Ci parla del Gruppo Astrofili Catanesi (GAC)? S, il GAC unassociazione di appassionati di astronomia, in cui convergono coloro che si interessano, anche semplicemente, dellaspetto contemplativo del cielo o storico della scienza; poi ci sono coloro che sono appassionati dellaspetto fotografico, quindi limitandosi al realizzare fotografie degli astri per poi apprezzarne le qualit estetiche; e infine, coloro che fanno osservazioni, che abbiano lo scopo di ottenere risultati pubblicabili su riviste scientifiche. Per esempio, tra i soci del gruppo, alcuni si occupano di eseguire delle riprese fotografiche al telescopio, che abbiano come soggetto le cosiddette stelle variabili (ovvero stelle soggette a variazione di luminosit). Quali sono le origini di questa associazione? Lassociazione risale, addirittura, al lontano 1977, quando venne fuori lesigenza di riunire coloro che, nella provincia di Catania, si occupavano di osservazioni astronomiche amatoriali. Allora fu Luigi Prestinenza, gi da decenni appassionato di astronomia, che pens di costituire unassociazione di astrofili, che potesse portare avanti anche la divulgazione locale.

Galassia di Andromeda (M31, 2.5 milioni di anni luce). la pi grande delle galassie vicine alla nostra, e nelle notti pi serene osservabile ad occhio nudo come una debole luminescenza. La foto stata realizzata da G. Marino.

Quali sono le attivit principali che ogni anno il GAC propone? Come attivit divulgative, ogni anno, in genere destate, svolgiamo delle serate di osservazione pubblica su richiesta dei comuni etnei che aderiscono a questo tipo di iniziative; poi nel periodo autunnale, teniamo un corso di astronomia, mentre per quanto riguarda lattivit dei soci, organizziamo delle uscite dedicate allosservazione, alla fotografia astronomica e alla ripresa, finalizzata alla ricerca, di stelle variabili o pianeti extrasolari. Negli ultimi anni considerevole liscrizione di soci giovani? Non molto in realt. Le ragioni potrebbero essere ricercate nel ruolo che, negli ultimi anni, sta svolgendo Internet, ovvero permettere ai giovani il facile scambio di idee, subordinando la necessit di far parte di unassociazione culturale. La carenza di iscrizioni adolescenziali , comunque, bilanciata dalle grandi capacit in ambito tecnico che i pochi, ma validi, soci giovani iscritti possiedono. E lei, come e quando si avvicinato al GAC? Mi sono avvicinato al GAC, nel periodo delle scuole medie, durante il quale entrai in contatto con le attivit divulgative che esso svolgeva. Grazie ad un mio insegnante venni anche a sapere che era possibile associarsi singolarmente al gruppo, e fu cos che ne entrai a far parte. Se volgessimo un occhio al passato, ha avuto maestri di scienza e di vita? S, certamente. Nel mio caso, mi hanno accompagnato nel percorso universitario e

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lavorativo, i professori Rodon e Santocatalano, mentre dallambiente del GAC ricorder ovviamente il compianto Luigi Prestinenza, scomparso di recente. Se dovesse identificarsi con un personaggio storico dellambito scientifico, chi sceglierebbe? Be, non saprei rispondere facilmente a questa domanda, anche perch rischierei di peccare di presunzione; comunque, devo dire di ritrovarmi molto nella figura di Galileo Galilei. Con limmaginazione, mi raffiguro questuomo, che sotto un cielo spettacolare, quale doveva essere quello del Seicento, puntava il suo telescopio sugli astri dal giardino di casa. Nella sua carriera, quali sono state le sue pi grandi soddisfazioni? Sicuramente, quella di riuscire a pubblicare su riviste scientifiche professionali, quali Astronomy and Astrophysics, ovviamente in collaborazione con gli altri componenti dellequipe di ricerca; e in seguito, anc he quella di riuscire a pubblicare su alcuni bollettini professionali nellambito del Gruppo Astrofili Catanesi. Per concludere, a cosa pu servire oggi studiare astrofisica? Innanzitutto, se riflettiamo sul fatto che in questa facolt non troviamo un ingolfo di iscrizioni tipico di altri studi, si pu stare un po pi tranquilli sul proprio futuro lavorativo. Inoltre, contribuir certamente a risolvere quella naturale sete di conoscenza delluniverso che ci circonda, che presente in diversi giovani. Che consigli darebbe a un giovane che voglia intraprendere una carriera simile alla sua? Intanto indispensabile avere lumilt di valutare le proprie capacit. Dopo aver fatto questo, con tenacia ed impegno si pu intraprendere una carriera di studi cos, con la speranza che alla fine, ci dia lopportunit sia di vivere pi che dignitosamente, sia di colmare quella curiosit per cui si abbia studiato. Ultima domanda, siamo davvero figli delle stelle? S, sotto tutti i punti di vista. Iniziamo dallambito fisico, visto che le particelle di cui il nostro corpo stesso costituito, sono nate nelle fornaci stellari, e poi secondo i cicli evolutivi delle stelle, sono state disperse nel mezzo interstellare. Da questi atomi, poi, sono nati i pianeti, e in particolare sulla Terra nata la Vita. Ovviamente anche da un punto di vista pi umanistico, il cielo stellato ha sempre affascinato luomo, e quindi, influenzato tutte le sue attivit culturali, nonch quelle materiali; per dirne una, per esempio, lagricoltura si basa sullalternarsi delle stagioni e dunque anchessa sullosservazione del cielo, soprattutto nellantichit. Grazie tante. Non c di che. E dopo aver scoperto di essere davvero figli delle stelle, potremo fissare il cielo con sguardi pi intimi. Il punto che prima, per, dovremmo osservarlo. Non ammiriamo pi il firmamento da tempo: il primo impedimento lormai noto inquinamento luminoso, che copre le deboli luci degli astri. Poi, la tecnologia ci ha separato da quei sistemi di riferimento con cui luomo, per secoli, andato avanti. Subentrano, infine, agnosticismi vari per cui non si risponde pi alle questioni che sono attaccate al nostro essere, e non si tenta la risoluzione di quelle domande fondamentali e inestirpabili che sono legate allesistenza delluomo. Intanto le stelle continueranno a custodirne la Soluzione. Giuseppe Russo

Il sottoscritto e il prof. Giuseppe Marino durante una serata osservativa. Lattrezzatura (sulla sinistra) pronta per una sessione di riprese finalizzate allo studio delle variazioni di luminosit delle stelle.

Giuseppe Marino, un uomo al servizio della Scienza A cura di Giuseppe Russo

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