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Maria Pia Rossignani

Gli edifici pubblici nell'Italia settentrionale fra l'89 a.C. e l'et augustea
In: La Citt nell'Italia settentrionale in t romana. Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI. Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987). Rome : cole Franaise de Rome, 1990. pp. 305339. (Publications de l'cole franaise de Rome, 130)

Riassunto Maria Pia Rossignani, Gli edifici pubblici nell'Italia settentrionale fra V89 a.C. e l'et Augustea, p. 305-339. L'analisi dei resti architettonici e strutturali di Brescia e Milano, due fra i pi rilevanti insediamenti del territorio transpadano, porta a concludere che, negli anni immediatamente successivi alla promulgazione della lex Pompeia (89 a.C.) le due citt hanno visto la costruzione di edifici monumentali su modello urbano e centroitalico. Sembra pertanto lecito considerare il fenomeno come conseguenza della concessione dello ius Latti ai centri transpadani. Il clima di diffusa romanizzazione dei territo- ri a nord del Po, che si instaura prima dell'effettivo ingresso della Transpadana nell'orbita romana, sancito dalle leggi fatte votare da Cesare nel 49 a.C. giustifica tali episodi architettonici, destinati a celebrare il legame politico, economico e culturale con Roma. In particolare, viene avanzata (v. retro) una nuova proposta di lettura del santuario tardo repubblicano di Brescia, visto come complesso distribuito su pi terrazze, secondo uno schema ben rappresentato nei coevi santuari centro-italici.

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GLI EDIFICI PUBBLICI NELL'ITALIA SETTENTRIONALE FRA L'89 A.C. E L'ET AUGUSTEA

Questa analisi prender in esame i casi particolari di due citt del territorio transpadano - Brescia e Milano - che si collocano all'interno di un medesimo processo storico nel loro diventare citt romane. Am bedue riferibili all'occupazione gallica - la prima definita capoluogo del popolo cenomane da Livio (XXXII, 30, 6), la seconda metropoli degli Insubri da Strabone (V, 1, 6)1 - stanno restituendo chiare test imonianze archeologiche del fatto che la citt romana si costituita per trasformazione del precedente insediamento. Ho proposto una prima analisi dei materiali che documentano l'es istenza di edifici monumentali - pubblici e privati - in queste due citt nel I secolo a.C. in occasione del 2 Convegno archeologico regionale lom bardo e a questa rimando, per la verifica e la discussione dei problemi sia topografici che cronologici relativi ai materiali esaminati2. Mi sembra tuttavia possibile ampliare ulteriormente le considerazioni allora fatte, soprattutto per quanto riguarda il complesso tardo-repubblicano di Bre scia. Una serie di riflessioni sulle strutture finora individuate pu infatti legittimare una proposta di revisione della lettura corrente. In particolar e, credo esistano elementi per ritenere che il monumento non si limitas se alle quattro celle emergenti sul basso podio in opera incerta, ma fosse pi estesamente articolato, sia planimetricamente che in alzato. La manc anza, a tutt'oggi, di un rilievo critico del complesso templare costringe a ricucire le testimonianze e ad affidarsi alla misurazione delle quote effet tuata in occasione della presente ricerca3 (fig. 1). 1 Per ogni riferimento alla organizzazione territoriale preromana rimando ora alla relazione di G. Bandelli, infra. 2 ROSSIGNANI 1986. 3 Grazie alla cordiale disponibilit della Direzione dei Civici Musei di Brescia e degli amici Gianni Berna e Remo Rachini, autori delle elaborazioni grafiche qui presentate.

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Fig. I - Brescia. Planimetria del Capitolium flavio e del sottostante complesso repubblicano; non vi figurano i portici laterali al tempio di et flavia (rilievo del 1958).

Le caratteristiche planimetriche e decorative degli edifici poi obli terati dalla costruzione del Capitolium flavio (edifici la cui esistenza fu segnalata dagli scavi promossi da Luigi Basiletti negli anni 1823-1827 e che furono pi estesamente indagati tra il 1956 e il 1961 sotto la dire zione di Mario Mirabella Roberti4) sono troppo note per essere qui

4 Per la storia degli scavi ottocenteschi cfr. M. Mondini, Gli scavi ed il Museo Patrio, in Brescia romana (Materiali per un Museo, II), Brescia, 1979, II, p. 52-53; la rela zione sugli stessi contenuta nell'opera Museo Bresciano Illustrato, I, Brescia, 1838, redat ta da G. Labus, G. Nicolini e R. Vantini. Per gli scavi degli anni 1959-1960 cfr. Mirabella

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ricordate nel dettaglio. Basti richiamarne gli elementi essenziali : alle pendici meridionali del colle Cidneo, su una terrazza che si eleva di m 3,60 circa sulla strada che costituiva il decumano massimo della citt, si alza un basso podio (alto m 1,30) sul quale sono quattro aule affian cate,separate da intercapedini. Il dislivello fra la quota superiore della terrazza e la quota pavimentale delle aule era superato mediante brevi scale, poste sull'asse di ogni cella (una sola scala conservata, delle altre si individuano i punti di inserzione5) Quanto all'elevato degli ambienti e delle intercapedini che li dividono, il rinvenimento di spez zoni di muratura di volta rende certi che le celle, come le intercapedini, fossero voltate6. Sulla traccia della lettura di Mirabella Roberti, il Gabelmann nel 1971 proponeva di ricostruire le strutture di facciata come quelle di piccoli templi in antis, con prospetti separati, a quattro colonne sulla fronte7 (fig. 2). Univoca, nella bibliografia, l'interpretazione delle celle, di impianto pseudo-basilicale, come luoghi di culto : il riferimento ai quattro tempietti repubblicani di Ostia diventa, per cos dire, d'obbli go8. Ma la restituzione grafica del motivo ornamentale delle tre lastre frammentarie decorate con festoni appesi a protomi bovine riferibili a un fregio generalmente considerato come quello della trabeazione esterna degli edifici, gettava seri dubbi sulla interpretazione proposta9 (fig. 3). Essendo l'altezza totale del fregio ricostruibile fra cm 75 e cm 80 (se, come sembra ovvio, il festone vegetale doveva essere completo

Roberti 1961. Altri scavi nell'area del tempio repubblicano vennero eseguiti sotto la dire zione di Pietro Da Ponte nel 1913-1914 (M. Mondini, Antiquaria e archeologia a Brescia (1480-1945), in Archeologia urbana in Lombardia, Modena, 1984, p. 79; 96. 5 La muratura dell'unica scala conservata (la prima da est) non legata a quella del podio, ma semplicemente addossata; in corrispondenza delle altre scale nella muratura del podio si nota una sorta di tamponatura : possibile indizio di fasi edilizie successive. 6 Conservati attualmente sul pavimento della seconda cella da est. Cfr. Mirabella Roberti 1961, p. 366-367; Gabelmann 1971, p. 138-139. 7 Gabelmann 1971, p. 138-139. 8 Mirabella Roberti 1961, p. 366-367; 369; Mansuelli 1971, p. 129-130; Gabelmann 1971, p. 138-139; J. . Ward Perkins, Architettura romana, Milano, 1979, fig. 166a (dove le scale figurano all'interno del podio, anzich all'esterno); Frova 1979, p. 214-215; Gros 1976, p. 174. 9RossiGNANi 1986, p. 233-234, fig. 14.

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Fig. 2 - Brescia. Pianta ricostruttiva del complesso repubblicano nella proposta di H. Gabelmann (1971).

nella sua parte inferiore, scolpito su altre lastre ricavate nei blocchi dell'architrave) l'altezza delle colonne sottostanti doveva essere com presa tra m 10,60 e m 11,30, su una fronte di edificio calcolabile alme no fra i 12 e i 13 metri : la larghezza esterna di ogni aula , invece, di soli m 910. Rimarrebbe la possibilit di supporre una collocazione del

10 Larghezza calcolata come distanza fra gli interassi dei muri laterali. I calcoli si fondano sui rapporti proporzionali del tempio rotondo di Tivoli, dove l'altezza del fregio pari a 14,2 volte l'altezza totale della colonna (Delbrueck 1912, p. 16-22, tav. XIII) e su quelli del tempio rettangolare di Tivoli, dove il rapporto fra l'altezza delle colonne e la distanza tra gli interassi delle colonne angolari di 1,15 (Delbrueck 1912, p. 14-16, tav. VII-VIII), mentre di 1,08 nel tempio di rcole a Cori (Delbrueck 1912, p. 23-36, tav. XVI). In un primo tempo, sulla scorta di queste osservazioni, avevo proposto la possi bilit di un trabeazione unitaria - e non separata - delle aule bresciane (Rossignani 1986, p. 234, nota 48).

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Fig. 3 - Brescia. Disegno ricostruttivo del fregio del santuario repubblicano (disegno P. Piva, 1984). fregio sul muro frontale del podio : proposta che trova ostaoclo nel fat to che il muro in questione conserva ampi lacerti di una stesura di stuc co bianco bel levigato, che non sembra presupporre altri rivestimenti (fig. 4). La ricognizione effettuata di recente in occasione della elaborazio ne di una tesi di laurea su tutto il materiale rinvenuto durante gli scavi degli anni '50 n, confermava la necessit di postulare l'esistenza di strutture monumentali di dimensioni maggiori di quelle documentate dai resti murari ora visibili. In particolare, sono stati rintracciati fram menti di colonne scanalate di grande diametro, certamente non perti nenti alle colonne interne delle aule a quelle ipotizzate sulla fronte, ma che possono bene riferirsi alle colonne che dovevano reggere la tr abeazione di cui il fregio faceva parte12. Una revisione globale delle strutture individuate nel corso delle successive indagini al complesso fornisce, al proposito, una serie di importanti elementi. 11 La tesi - svolta da L. Tonoli sotto la guida della scrivente - stata discussa nell'a.a. 1985-86. In Mirabella Roberti 1961, p. 353-355 viene fornita una prima, sintetica descri zione dei materiali rinvenuti. 12 A giudicare dal diametro ricostruibile della scanalatura, di circa cm 12. Si tratta di un frammento in pietra (Tonoli 1986, p. 124, n. 90) a cui verosimilmente sono da associa re altri due frammenti, pure di pietra, con tracce di scanalature (Tonoli 1986, p. 126, n. 94, 95). Le colonne del tempio rotondo presso il Tevere hanno 24 scanalature di cm 12,3 su un diametro della colonna di cm 96 : Rakob-Heilmeyer 1973, fig. 16, colonna 6. Le colon ne delle aule bresciane, in mattoni stuccati, hanno un diametro di cm 38. Le colonne ipotizzate dal Gabelmann sulla fronte esterna delle aule, sulla base dei rapporti proporz ionali rilevabili negli edifici citati a nota 10, dovrebbero avere avuto un diametro alla base non superiore a cm 80. Sulla base dei rapporti proporzionali fra diametro di base e altezza totale della colonna (di 1:9 nel tempio rotondo di Tivoli, 1 : 10 nel tempio rettan golare di Tivoli, 1:11 nel tempio rotondo presso il Foro Boario : Delbrueck 1912, loc. cit. a nota 10 e Rakob-Heilmeyer 1973, loc. cit.) i diametri di base delle colonne supportanti il fregio bresciano dovrebbero invece esser compresi fra cm 96 e cm 120.

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Fig. 4 - Brescia. Particolare del muro del podio repubblica no presso il punto di appoggio della scala orientale : visibi le il rivestimento in stucco dell'opera incerta. L'esistenza di un edificio preesistente al Capitolium fu segnalata per la prima volta dagli scavi ottocenteschi, che sotto il pronao flavio individuarono un cunicolo coperto a volta, realizzato sfruttando il lun gomuro est-ovest di una precedente costruzione (resecato in altezza) e la fondazione del colonnato del pronao13 (fig. 5). In questa occasione 13 Le osservazioni sulle strutture degli edifici templari sono contenute nelle pagine di Vantini 1838, p. 87-89 (commento della tav. XVIII).

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venne rilevato che, alle due estremit, il cunicolo prosegue, sempre coperto a volta, con due bracci obliqui, che tagliano il muro est-ovest. L'ambulacro (come lo chiama il Vantini, in pianta C, D, E, F) (...) all'estremo E si volge fra mattina e settentrione, pel tratto di circa 11 metri, e riesce ad una porta otturata, che si suppone intromettesse alle sotterranee volte del teatro. Nella parte contraria D piega, per sette metri ed un terzo, fra settentrione ed occidente, ed al punto C si addent ra in un fondo di privata ragione, che non si potuto scavare. La porta otturata un'ampia apertura tuttora visibile (larga m 1,80, alta m 2,20) con spallette ed architrave costituti da blocchi di botticino la cui superficie stata lasciata grezza, e che creano un profondo stromb o. Fori per cardini indicano l'esistenza di una porta che doveva aprirsi verso l'interno. La soglia si trova a circa m 3,26 rispetto alla quota pavi mentale del vano terminale del portico flavio, che la sovrasta14. L'ottu razione di cui parla la relazione ottocentesca costituita da una potent e struttura muraria in pietre legate da malta che occupa tutto l'invaso della porta15 (fig. 6). Il muro DE (prosegue il Vantini) (. . .) appartiene alla fabbrica anteriore al tempio; e in pi luoghi rivestito di un intonaco con belle pitture (. . .) Dal lato di oriente si prolunga fin contro alcune nicchie (b, b) che si presumono appartenenti al teatro. Il dislivello misurato allora (circa m 2,20, fig. 5, III) fra la soglia della porta e la base del muro a nicchioni non ora controllabile, per il parziale interro dell'area davanti alla parete a nicchie, poi occupata dall'aula a pilastri ni adibita (come sembra) a ridotto del teatro16 (fig. 7, 8). Lo scavo suc cessivo di quest'ultimo ambiente e dell'edificio teatrale consente ora di negare il collegamento strutturale della porta di cui sopra e della paret e a nicchie ad essa antistante con il teatro (la cui costruzione comport anche l'obliterazione della terza nicchia, partendo da ovest) (fig. 9). Anche sulla base delle caratteristiche della incorniciatura a blocchi

14 La soglia dell'apertura si presenta ora parzialmente interrata : il disegno della fig. 6 indica il punto dove stata messa in luce, nel corso dell'attuale rilevamento. Va segnalato che in Mirabella Roberti 1961, p. 368 e nota 46 il vano soprastante viene indi cato erroneamente come quarta cella del Capitolium flavio (vedi anche A. Frova, infra). 15 In passato deve essere stato fatto un tentativo per indagare oltre la tamponatura, dal momento che in questa esiste un rattoppo moderno in mattoni, oltre al quale sembra di intravedere una massicciata. 16 Per l'aula a pilastrini cfr. Frova 1979, p. 231-233.

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Fig. 6 - Brescia. Prospetto della porta orientale di accesso al criptoportico (rilievo G. Berna, 1986). grezzi, che segnalano una apertura di servizio non in vista17 credo si debba interpretare la porta come quella di accesso a un criptoportico, e che parimenti ne vada escluso un rapporto di contemporaneit con l'edificio di epoca flavia. Lo scarto di quota fra l'architrave della porta e il livello pavimentale del soprastante ambiente della costruzione fla via infatti minimo : soli m 1,00, nei quali non possibile collocare la volta del criptoportico e la soletta superiore. Nel criptoportico della via del tempio di rcole a Tivoli - uno tra i criptoportici conosciuti di minore altezza (m 4,30) - lo scarto fra l'architrave della porta d'accesso e il pavimento superiore di circa m 2,30 18. Si deve quindi dedurre che la galleria sotterranea fu tagliata - forse scoperchiata - al momento della costruzione flavia e che, per questo, si sia reso necessario il tam ponamento del suo invaso. 17 Si vedano le incorniciature delle porte interne del criptoportico sottostante la Curia di Verona (G. Cavalieri Manasse, infra, fig. 11). 18 Giuliani 1973, p. 88, fig. 9-12.

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Fig. 7 - Brescia. Planimetria generale degli edifici forensi rilevata dopo le indagini ottocentesche : nella zona a nord sono individuabili il Capitolium flavio e il teatro (da Museo bresciano illustrato, 1838).

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Fig. 8 - Brescia. Particolare dell'aula a pilastrini : in corrispondenza del lato sud visibile il taglio regolare nella roccia (rilievo 1979).

Il muro a nicchioni antistante, per il quale i possibili confronti riportano ad ambiente tardo-repubblicano, sia in ordine alla tecnica muraria in opera incerta19 sia in ordine al partito architettonico (si

19 II paramento murario ha subito pesanti restauri, gi forse in epoca flavia : original e sembra essere quello dei pilastri e della ghiera dell'arco della nicchia di sinistra, in opera incerta regolare, mentre il paramento della nicchia centrale (dove quesi compie-

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Fig. 9 - Brescia. Il muro a nicchioni e l'aula a pilastrini, visti da sud (foto Museo).

richiamano a tale proposito in particolare i nicchioni di Todi20 (fig. 10) svolgerebbe la funzione di muro di schermo. Nella intercapedi ne tra il muro frontale del criptoportico e il muro a nicchioni, larga tamente caduto l'intonaco di rivestimento) in opera incerta irregolare (si segue qua la terminologia del DMA 1985, p. 95). Vedi anche nota 41. 20 L. Crema, Architettura romana (Enciclopedia Classica, III, XII, 1) Torino, 1959, p. 164, fig. 157; M. Verzr in Guide Archeologiche Laterza, 4 : Umbria-Marche, Bari, 1980, p. 73-75 : il monumento, in opera quadrata, fa parte verosimilmente del muro di terrazz amento di un santuario di tipo ellenistico, databile al terzo quarto del I secolo a.C.

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Fig. 10 - Todi. I nicchioni (da Guide archeologiche Laterza, 4).

circa cm 90, si pu forse postulare l'esistenza di una scala di accesso. Tale angustia di accesso peraltro riscontrabile in diverse, analoghe strutture di fine li-inizi del I secolo a.C. : ad esempio nel criptoportico della villa dei Misteri21 in quello della villa di Quintilio Varo a Tivol i22. Risulta impossibile determinare se il passaggio fosse coperto e, soprattutto, se nel muro a nicchioni esistesse un altro piano con lo stes sopartito ornamentale (la costruzione del portico flavio pu, infatti, avere comportato la parziale demolizione della struttura). Si pu invece osservare che il muro di facciata del criptoportico proseguiva verso est, sempre parallelo al muro a nicchioni antistante. Ritengo che si possa facilmente spiegare il fatto che il cunicolo fla vio si prolunghi, a ovest, con un braccio simmetrico a quello orientale, con l'esigenza di raggiungere, in modo analogo, il corrispondente ac cesso al braccio occidentale del criptoportico : a ovest va quindi postu lata una apertura analoga a quella descritta dal Vantini e attualmente visibile. La funzione del cunicolo sembra essere stata quella di creare un collegamento di servizio fra le due estremit laterali del complesso, piuttosto che di consentire una frequentazione del criptoportico, che

21 Giuliani 1973, p. 82-83, fig. 1. 22 Giuliani 1973, p. 83, fig. 2.

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deve essere risultato inutilizzabile a seguito degli interventi flavi23. Allo stato attuale, non esiste la possibilit di sapere se il portico coperto si svolgesse a U (in questo caso il braccio nord doveva correre parallelo alle pendici del colle) se si limitasse ai due bracci est e ovest. Mentre non possibile avanzare ipotesi sulla destinazione del criptoportico, certa appare la sua funzione primaria : ossia quella di sostenere, am pliandone la superficie, una terrazza superiore (in parte forse gi otte nuta con lo spianamento della pendice rocciosa del colle). L'incidenza che le opere della costruzione flavia hanno avuto sulla conformazione naturale della roccia (nella quale fu anche tagliata una intercapedine di isolamento24 (fig. 11) impediscono di determinare la profondit di tale terrazza : d'altronde, quando negli anni '50 furono edificati i vani del Museo sopra le celle del Capitolium, non vennero condotte osservazioni in proposito. Ritengo che la terrazza segnalata da questi elementi vada messa in relazione con le celle e, in particolare, che queste ultime fossero gli ambienti che, sul lato meridionale, costituivano, con la copertura a vol tadei singoli vani e delle intercapedini, il sistema di prolungamento e insieme di sostegno del soprastante terrazzamento. Ritengo anche che pi congrua con i resti di strutture di fondazione individuati sia una ricostruzione del prospetto delle celle a parete piena, come quella che viene qui proposta (fig. 12-13-14). Al lungo muro est-ovest del podio sono infatti collegati ortogonal mente tronconi murari, alcuni dei quali in asse con i muri laterali delle celle, altri, a coppie, centralizzati sulla larghezza di ogni cella e il cui allineamento risulta esterno alle scale di accesso. Queste ultime fondaz ioni non hanno corrispondenza con strutture interne delle celle (fig. 1). Non si vede tuttavia perch interpretarle come sottomurazioni delle colonne interne di ipotetici pronai25 (fig. 2) dal momento che per realizzare tali colonnati si sarebbe gettata, come di consueto e come staticamente consigliabile, una fondazione continua, parallela al muro

23 II Vantini propone di interpretare il cunicolo (alto m 1,70) come struttura funzio nale al deflusso delle acque provenienti da altro edificio (Vantini 1838, p. 89) situato a ovest del tempio; Mirabella Roberti come struttura di collegamento di due edifici a lato del tempio (...) di areazione di drenaggio o, ma dubitativamente, come favissa (Mirabella Roberti 1961, p. 347-348). 24 Vantini 1838, p. 23 e p. 62-63 (commento della tav. IV, dove nella sezione della fig. Ill chiaramente visibile la suddetta intercapedine). 25 Gabelmann 1971, p. 140, fig. 8.

Fig. 1 1 - Brescia. Sezioni delle celle del Capitolium flavio e del sottostante cunicolo (K) ; nella visibile l'intercapedine di isolamento (B) tagliata in et flavia nella roccia (da Museo bre

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Fig. 12 - Brescia. Planimetria ricostruttiva delle aule repubblicane, del muro a nicchioni e della facciata del criptoportico. In grigio segnalata la superficie occupata dalle celle flavie e dai portici laterali (disegno G. Berna, 1987).

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Fig. 13 - Brescia. Ricostruzione ipotetica del prospetto delle celle repubblicane (disegno G. Berna, 1987).

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Fig. 14 - Brescia. Assonometria ricostruttiva delle strutture della terrazza inferiore (disegno G. Berna e R. Rachini, 1987). del podio. Credo possa essere accettabile, in presenza di queste struttu re, proporre un muro pieno di facciata, aperto da arcature regolari (che vengono corrispondere esattamente alle strutture di sostegno ora esaminate e a quelle che, seguendo il loro ritmo, si possono ipotetic amente integrare). Ai fornici centrali dovrebbe corrispondere un corto vestibolo, ai lati del quale si possono ipotizzare arcature cieche e, ancor a,arcature che immettevano nelle intercapedini voltate (che sono pavimentate26). Fra i diversi elementi con funzione architettonica, 26 II pavimento un signinum con inclusioni di crustae marmoree (Mirabella Robert i 1961, p. 3). Le arcature cieche sarebbero disegnate sulla parete esterna di ogni aula, una per parte ai lati degli ingressi. Si potrebbe anche ipotizzare una facciata analoga a quella della terrazza dei fornici a semicolonne del santuario di Palestrina, dove ai fornici aperti si alternano fornici chiusi a trabeazione rettilinea, con muri dotati di finestre (che riso lverebbero anche il problema della illuminazione delle aule stesse) : F. Fasolo-G. Gullini, // santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma, 1953, p. 155-165, tav. XX).

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frammenti di rivestimento in stucco con scanalature e parti di capitelli corinzio-italici potrebbero essere riferiti all'ordine applicato da ipotiz zare a scansione delle parete27. Questa ipotesi di ricostruzione verrebbe a trovare una conferma (oltre che nei numerosi esempi che si possono citare a confronto) nelle scelte decorative degli architetti flavi che, verosimilmente a riproduzione della precedente facciata, rivestono la parete esterna del muro di sostegno della terrazza inferiore con lastre nelle quali sono ricavate arcature cieche28 (fig. 15-16). Attribuendo alle aule una funzione di parziale sostegno della ter razza superiore, si comprende forse anche pi agevolmente il modello che nella loro progettazione viene tenuto presente : modello che risulta molto prossimo a quello dei ninfei, che nella tarda et repubblicana hanno il carattere di ambienti parzialmente inseriti nella roccia e par zialmente costruiti, con copertura a volta29. In alcuni di questi (ninfeo di S. Vittorino presso Tivoli, datato dal Quilici alla fine del li-inizi del I secolo a.C.30, ninfeo maggiore della cosiddetta villa di Cicerone a Formia31) la divisione dello spazio interno in vano centrale e navatelle laterali non transitabili ricorda quello delle aule bresciane. (In queste ultime tuttavia - come gi stato osservato - la decorazione pittorica delle pareti laterali, con il finto ordine colonnato ionico, ad assumere un ruolo trainante rispetto alla architettura, per cui le colonne poste sul ciglio delle banchine laterali assumono anch'esse un valore illusio nistico di dilatazione spaziale32). Se questa ipotesi accettabile, ne consegue che il ruolo egemone nel complesso doveva essere svolto non gi dalle aule, ma dall'edificio che si elevava sulla terrazza superiore : con ogni verosimiglianza un tempio, a cui vanno riferiti gli elementi architettonici sopra citati (il fregio e le colonne). Tempio che doveva occupare l'area in cui furono

27 Si tratta di numerosi frammenti appartenenti a rivestimenti in stucco di colonne semicolonne, con scanalature e sfaccettature (Tonoli 1986, p. 120-121, n. 81-82) e a capit elli corinzio-italici (Tonoli 1986, p. 121-124, n. 83-89) : i due gruppi di elementi potrebbe ro appartenere a un unico ordine, con diametro di base fra cm 70 e cm 80. 28 Gabelmann 1971, p. 129, tav. 25, 2; 26, 1. 29 Vedi per tutti N. Neuerburg, Ninfei e fontane nell'Italia antica (MAALBA Napoli, V), Napoli, 1965. 30 L. Quilici, La grotta di Paris a S. Vittorino, in RIA, XVI, 1969, p. 9-29. 31 L. Crema, L'architettura romana nell'et della Repubblica, in ANRW, I, 4, BerlinoNew York, 1973, p. 648, fig. 33. 32 Gros 1976, p. 174.

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Fig. 1 5 - Brescia. Plastico ricostruttivo del Capitolium flavio esposto alla Mostra Augustea della Romanit (Roma 1938).

costruite le celle del Capitolium flavio, ma con una quota di spiccato ben superiore : calcolabile infatti che il pavimento di queste ultime, che si trova a soli + m 2,30 rispetto al pavimento delle aule preesistenti (fig. 11), sia almeno 4 metri al di sotto del punto di appoggio della solet ta della terrazza repubblicana33.

33 L'altezza degli ambienti - al culmine della volta a sesto ribassato - stata calcolata fra m 6,00 e m 6,50, sulla base della altezza ricostruibile delle colonne (m 3,50/4,00 per un diam. di base di cm 38). Fra i reperti figura un elemento in stucco appartenente al

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Fig. 16 - Brescia. Muro di terrazzamento prospettante sul decumano : visibile il muro repubblicano in opera incerta e la fodera f lavia in lastre di botticino (foto Museo).

rivestimento di una volta, con tracce dell'incannucciata sul retro (Tonoli 1986, p. 118, n. 77) e un frammento, sempre in stucco, verosimilmente di un lacunare piano (Tonoli 1986, p. 115, n. 71).

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Anche se la proposta di lettura che si va esponendo necessita di verifiche da una auspicabile ripresa delle indagini in questo importante monumento, rimane da segnalare, fra i tanti problemi risolti solo a livello di ipotesi, quello relativo all'accesso alla terrazza superiore. Tale accesso non poteva avvenire da sud, a causa della presenza degli ingressi indipendenti delle celle. Un possibile indizio della sua esistenza sul lato orientale (e quindi simmetricamente su quello occidentale?) potrebbe essere individuato in un taglio regolare nella roccia, ortogonal e all'asse maggiore delle celle, lasciato visibile nelle opere di sistema zione del complesso, immediatamente a sud dell'aula a pilastrini (fig. 8). Ambiente, quest'ultimo, che sembra essere venuto ad occupare uno spazio precedentemente definito. Con una scalea di accesso lateral e si adatterebbe anche la funzione di prospetto monumentale assolta dal muro a nicchioni, che verrebbe a fiancheggiare l'ingresso alla ter razza superiore nascondendone le strutture di sostegno. Tornando alle aule, rimane il problema di avanzare proposte accett abili riguardo alla loro funzione. La chiave interpretativa mi sembra affidata alle basse pedane che si trovano, in posizione assiale all'ingres so e addossate al muro di fondo, in ogni ambiente34 (fig. 18). Credo sia da rivedere la definizione di podi che stata loro attribuita, in quant o l'altezza sul pavimento minima (cm 18), n sulla superficie - un iformemente pavimentata a mosaico - si notano impronte di elementi appoggiati (quali basi per statue) che ne giustifichino il riconoscimento con basamenti35. Mirabella Roberti, notando che sulla parete di fondo rimangono alloggiamenti per l'adesione di elementi in alzato, corr ispondenti a quelli visibili in pianta, lungo i lati est e ovest delle struttu re (il lato sud nascosto dalla sostruzione del pronao flavio) ne propo ne la ricostruzione come basi di edicole, nelle quali era collocato il simulacro della divinit36. 34 Larghezza m 3,13; profondit ricostruibile m 1,76; altezza cm 18. 35 Cfr. per tutti Mirabella Roberti 1961, p. 352; Frova 1979, p. 214. 36 Mirabella Roberti 1961, p. 364, nota 33 : A proposito di questo podio (...) abbia mo tutti gli elementi per riconoscerlo coperto da un tegurio, posto a protezione ed esalta zione del simulacro (. . .) Ai lati di ognuno di questi podi (. . .) c'erano (. . .) due muretti meglio due plutei, alti forse cm 75, connessi a quattro pilastrini di un piede quadrato, due per lato. Sui pilastrini dovevano impostarsi due colonnine verso l'aula e due paraste ver soil muro, che non potevano non reggere architravi in legno in pietra una qualsiasi copertura. Nella pianta della fig. 17 (ibid., p. 354, fig. 6) la posizione della sostruzione del pronao flavio risulta errata, arretrata rispetto alla posizione reale, che coincide invece con il lato meridionale di tali strutture.

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fir' Fig. 17 - Brescia. Pianta della pedana addossata al muro di fondo della seconda cella da est (da Mirabella Roberti 1961).

Per quanto mi riguarda, il problema rimane aperto anche perch (tranne che per i larario.37) non mi risulta sia mai stata trovata la docu mentazione archeologica dei numerosi termini adottati dagli autori an tichi per indicare piccoli ricettacoli per statue per arredi per oggetti particolarmente importanti venerati : termini come zotheca/ zothecula, absis, penetrale, sellarla che Pierre Gros analizza puntualmente nel valore funzionale che sembra loro riconoscibile38. Certamente, nelle aule di Brescia i manufatti che si ergevano sulle pedane dovevano esse re parzialmente integralmente costruiti con elementi lignei (dal mo mento che nelle impronte di adesione delle spallette laterali e del te ttuccio rimangono ancora grappe in ferro con fori passanti) dovevano esseri aperti dotati di una chiusura che si potesse aprire facilmente (per esporre gli oggetti contenuti?) : la parete interna infatti integral-

37 Vedi per tutte l'opera classica sui lararia di Pompei : G. K. Boyce, Corpus of the Lararia of Pompei {MAAR, XIV), 1937. 38 Gros 1976, p. 125-129.

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Fig. 1 8 - Brescia. Il cunicolo sottostante alle celle f lavie : sono visibili i livelli pavimentali delle celle repubblicane ; a sinistra il muro di fondo delle celle sul quale (in primo piano) si notano le impronte di elementi in alzato corrispondenti alla pedana della terza cella da est (foto Museo). mente dipinta, con motivo a tessitura isodoma (fig. 19). Su questa, tut tavia, non rimangono impronte di ripiani orizzontali. Non so pensare altro che a contenitori di oggetti particolarmente preziosi venerati : connessi con i culti con le strutture politiche dell'insediamento cenomane?39 39 A meno che non si debba vedere nel complesso della terrazza inferiore una serie di locali di uso civile, destinati all'amministrazione cittadina : in tal caso, l'insieme costituito

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Fig. 19 - Brescia. La parete di fondo della quarta cella da est in corrispondenza della pedana (rilievo G. Berna, 1987).

Quanto alla datazione del complesso, mi sembra non si possa che riconfermarne una cronologia ai primi decenni del I secolo a.C. : e, questo, sia sulla base delle linee generali dell'intera progettazione (che trova ora riscontri pi puntuali con le soluzioni adottate nei santuari centro-italici40) sia per i singoli elementi, strutturali e decorativi : (tecni-

dalle pedane e dalle strutture in alzato a queste collegate sarebbe in qualche modo ass imilabile al tribunal degli edifici basilicali, destinato ad accogliere i seggi dei magistrati (vedi per questa struttura nelle pi antiche basiliche Gros 1976, p. 124-125 e J.-M. David, Le tribunal dans la basilique : volution fonctionnelle et symbolique de la Rpublique l'Empire, in Architecture et socit de l'archaisme grec la fin de la Rpublique romaine {Actes du Colloque international, Rome 1980) (Collection de l'cole franaise de Rome 66) Parigi-Roma, 1983, p. 219-228). 40 Per tutti vedi ora F. Coarelli, / santuari del Lazio e della Campania tra i Gracchi e le guerre civili, in Les bourgeoisies municipales italiennes aux IIe et Ier sicles av. J.C.

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ca edilizia41 (fig. 20-21); pavimenti42, decorazione pittorica43, elementi architettonici44 (fig. 3; 22). Ma anche le esperienze che vanno postulate, come bagaglio culturale dei costruttori, mi sembra confermino un qua dro costituito da modelli desunti sia dalla architettura pubblica che da quella delle grandi ville private (ninfei, criptoportici45, dilatazione spa ziale affidata prevalentemente alla pittura46) : esperienze sulla scorta delle quali si trovano soluzioni empiriche per i diversi problemi che si presentano. Anche per la Milano tardo-repubblicana confermerei la datazione alta (sempre nell'ambito dei primi decenni del I secolo a.C.) degli el ementi riferibili a uno dei primi (se non al primo) monumenti pubblici della citt, gravitante sull'area forense, dopo avere finalmente recupe rato nei depositi del Museo Civico la base pertinente ai quattro grandi (Actes du Colloque international, Naples 1981), C.N.R.S., s.n. 609, Parigi-Napoli, 1983, p. 217-240. 41 L'opera incerta quasi reticolata (DMA, 1985, p. 95, tav. 19, 1) del muro di terra zzamento del podio e delle aule testimoniata in edifici pubblici di fine li-inizi del I secolo a.C. (F. Coarelli ; Public Building in Rome between the Second Punic War and Sulla, in PBSR, XLV, 1977, p. 9 sq., fig. 1, f, g); l'opera incerta del muro a nicchioni (cfr. nota 19) anche precedentemente, per tutto il II secolo : Coarelli, ibid. ; F. Rakob, Hellenismus in Mittelitalien. Bautypen und Bautechnik, in Hellenismus in Mittelitalien 1976, II, p. 370 sq.). Sar da verificare se tale differenza di tecnica edilizia segnala anche differenti fasi dell'edificio. 42 M. Donderer, Die Chronologie der rmischen Mosaiken in Venetien und Histrien bis zum Zeit der Antonine (DAI, Archologische Forschungen, 15), Berlino, 1986, p. 101-103, . 1-7 : la datazione dei pavimenti delle celle bresciane viene confermata attorno all'89 a.C. 43 A. Frova, Pittura romana nella Venetia et Histria, in Aquileia nella Venetia et Histria (AAAd, XXVII), Udine, 1986, p. 208-211 (con bibliografia precedente) ne riconfer ma una datazione ad et sillana. Anche l'importante complesso pittorico, sostanzialmente inedito, meriterebbe un'analisi esauriente. 44 Quanto alla datazione del fregio, cfr. Rossignani 1986, p. 232-233. Altro elemento di datazione costituito dalla forma delle basi attiche delle colonne interne delle aule (fig. 22), per cui cfr. nota 48. Gli elementi riferibili a capitelli corinzio-italici sono troppo frammentari perch se ne possa effettuare un'analisi formale. 45 L'adozione dei criptoportici sembra avere infatti inizio nelle sostruzioni delle grand i ville a terrazze campane e laziali (Giuliani 1973, p. 81). 46 Per l'anticipazione delle soluzioni architettoniche dipinte sulle pareti delle dimore di lusso rispetto alla architettura reale, cfr. J. Engemann, Architekturdarstellungen des fr hen zweiten Stils (RM, Ergnzungsheft 12), Heildelberg, 1967 p. 18 sq.; Gros 1976, p. 174175; 180.

Fig. 20 - Brescia. Particolare dell'opera incerta quasi reticolata del muro di terrazzamento repubblicano (an golo sud-est).

Fig. 21 - Brescia. Il mu incerta irregolare della

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capitelli di tipo corinzio-italico rinvenuti nel 1901 in via Bocchetta47

38.

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Mat.

Fig. 22 - Brescia. Pianta e sezione delle basi delle colonne interne alle celle repubblicane (da Mirabella Roberti 1961).

47 N. Inv. A 1085 : diam. inf. cm 104; diam. sup. cm 80,4; alt. cm 38,4 (cfr. Rossignani 1986, p. 219-224 e nota 15). Il riconoscimento della pertinenza della base ai capitelli si fonda, oltre che sulla documentazione fotografica di archivio, sulla analogia del material e lapideo, sulla corrispondenza del numero di scanalature - 20 - del sommoscapo e dell'imoscapo, e sui rapporti proporzionali, per cui lo scarto fra il diametro inferiore del lacolonna (cm 80,4) e quello superiore (cm 69) risulterebbe di cm 11,4, su di una altezza totale della colonna (con capitello) calcolabile fra m 7,20 e m 9,00 (quanto ai rapporti proporzionali, cfr. nota 12). Le dimensioni degli elementi architettonici consentono di dubitare della pertinenza degli stessi alla frontescena del teatro della citt (Rossignani, he. cit., contra A. Levi, // teatro romano di Milano, in Historia, V, 1931, p. 32-41) : l'edificio, con un diametro massi mo della cavea di m 95, doveva raggiungere nell'orchestra un diametro di m 30 (G. Cava

Fig. 23 - Milano. Capitello (a) e base (b) da via Bocchetto (disegno R. Rachi

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(fig. 23a-b). La base attica si inserisce nella serie degli esemplari pi antichi, databili fra la seconda met del II e gli inizi del I secolo a.C, oltre che per l'assenza del plinto, per la presenza di un semplice incavo fra i due tori, senza il filetto, che compare solo in epoca pi tarda a delimitazione della gola48. Alla serie di documenti di architettura monumentale tardo-republicana della citt vanno ancora aggiunti un grande capitello ionico-italico a volute diagonali, rinvenuto sempre in zona prossima all'area del Foro49, e i dieci rocchi di colonna sfaccettati, originariamente rivestiti in stucco, rinvenuti reimpiegati in strutture di rinforzo alla cinta murar ia repubblicana50 (fig. 24). Ma le datazioni proposte (che ancora oggi purtroppo non possono basarsi su dati stratigrafici) e che riportano agli anni attorno all'89 a.C. - data della promulgazione della lex Pompeia - i primi edifici monum entali eretti in nuclei urbani che certamente dovettero benificiare del laconcessione dello ius Latti, richiedono alcune considerazioni. Chi si oppone a una cronologia alta di tali edifici lo fa, mi sembra, essenzia lmente sulla base di due ordini di motivi : il primo di questi riguarda la valutazione storico-giuridica delle effettive conseguenze della legge che va sotto il nome di Pompeo Strabone. Come gi ha ricordato Gino Ban-

LIERI Manasse, in Guide Archeologiche Laterza, 1 : Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lomb ardia, Bari, 1982, p. 299-300) : alla frontescena del teatro di Verona, con un diametro dell'orchestra di m 30,20 e un edificio scenico lungo m 71, sono pertinenti capitelli corinz i con un diametro di base di cm 59 (L. Sperti, / capitelli romani del Museo Archeologico di Verona, Roma, 1983, p. 29-30, n. 20, con bibliografia di riferimento). A proposito di quest'ultimo monumento, il Gros ha recentemente ribadito la datazione al I sec. a.C. dell'impianto : P. Gros, La fonction symbolique des difices thtraux dans le paysage urbain de la Rome augustenne, in L'urbs. Espace urbain et histoire (Ier sicle av. J.-C. - IIIe sicle ap. J.-C. Actes du colloque international, Rome 1985, (Collection de L'cole franaise de Rome, 98), Roma, 1987, p. 336-337; vedi anche M. Verzr, infra. 48 L. Shoe, Etruscan and Republican Roman Mouldings (MAAR, XXVIII) Roma, 1965, p. 191-195; G. Cavalieri Manasse, Appendice sulla decorazione architettonica dei monu menti forensi, in Quaderni del Centro Studi Lunensi, 10-12, 1985-1987. Atti del Convegno Studi lunensi e prospettive sull'occidente romano, Lerici, 1985, I, p. 175-176, n. 22. 49 Reimpiegato in una tomba rinvenuta in piazza degli Affari : E. Roffia, Milano, Piazza degli Affari, in Notiziario di Archeologia Medievale, 23, 1978, p. 35 : tomba 2. Il capit ello, senza N. Inv., attualmente conservato presso la sede della Soprintendenza ai Beni Archeologici. In pessimo stato di conservazione, misura circa m 80 di diametro (non ancora stato possibile effettuarne la documentazione grafica). 50Rossignani 1966, p. 234, nota 51.

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Fig. 24 - Milano. Rocchi di colonna sfaccettati. Le misure dei peri metri delle sezioni dei cerchi e delle relative altezze sono espresse in cm. (disegno R. Rachini, 1987).

delli, l'ingresso effettivo dei centri transpadani nell'orbita romana sa rebbe stato sancito solo dalle leggi fatte votare da Cesare nel 49 51. Uni camente dopo questa data inizierebbero, in questi stessi centri, rilevanti sistemazioni urbanistiche, con l'adozione di piani regolatori la cui pa-

51 II punto di riferimento costituito dagli studi di G. Luraschi, di cui si veda ora : Nuove riflessioni sugli aspetti giuridici della romanizzazione in Transpadana, in Atti Corno 1985, p. 43-65 (con bibliografia precedente).

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ternit romana viene vista nell'impianto ortogonale che, pressoch uniformemente, caratterizza l'organizzazione spaziale anche delle citt costituitesi per trasformazione di precedenti insediamenti celtici52. Ma il solo riconoscimento della ortogonalit della rete viaria po trebbe essere una falsa pista, almeno fino a quando non si giunger a chiarire il tipo di impianto degli abitati celtici (soprattutto dei maggiori e particolarmente nel II secolo a.C.) e quindi a valutare su dati certi i cambiamenti apportati a seguito dell'ingresso di questi nell'orbita poli tica romana o, al contrario, le possibili continuit con le preesistenze. La storia della formazione dei centri urbani nella Transpadana centrale ora affidata alle importanti indagini che, proprio in questi anni, la Soprintendenza Archeologica vi sta compiendo. La perfetta assialit dell'impianto bresciano stata di recente messa in discussione da Gian Pietro Brogiolo, sulla base della revisione dei dati dei vecchi scavi e delle altimetrie53 (fig. 25). Vengono individuati due nuclei distint i, anche se ciascuno dotato di impianto ortogonale : a ovest quello che sembra corrispondere all'insediamento cenomane, a est quello che ap pare costituito entro la prima met del I secolo d.C. : fra i due nuclei, quasi a cerniera, si situa il complesso repubblicano e il Foro. Non mi sento di condividere la certezza, espressa da diversi autori54, che la pre senza del tempio repubblicano debba segnalare anche la contempora nea presenza del Foro. L'area viene a trovarsi ai margini dell'insedi amento pi antico, e risulter centrale solo dopo la costituzione del nucleo orientale. Potrebbe trattarsi proprio di un santuario, eretto in posizione periferica, forse di mercato, dal momento che prospettava su di una strada di grande comunicazione interregionale55. Quanto alle

52 Si veda per tutti E. Gabba, Urbanizzazione e rinnovamenti urbanisticici nell'Italia centro-meridionale del I secolo a.C, in SCO, XXI, 1972, p. 90; Id., Considerazioni politiche ed economiche sullo sviluppo urbano in Italia nei secoli II e I a.C, in Hellenismus in Mittel italien, 1976, II, p. 327-333. 53 G. P. Brogiolo, Brescia, in Archeologia urbana in Lombardia, Modena, 1984, p. 86-88 e tav. V p. 85. 54 Mirabella Roberti 1961, p. 367; Mansuelli 1971, p. 86; Gabelmann 1971, p. 141. 55 II decumano massimo di Brixia era il tratto urbano della strada che, giungendo dalla zona del lago di Garda, collegava la citt con Bergamo e Com (P. L. Tozzi, / fattori topografici di Brescia romana e lo sviluppo urbanistico della citt, in Saggi di topografia storica, Firenze, 1974, p. 32-37) : strada ampiamente sfruttata in et preromana, a partire dal V secolo : R. De Marinis, // mantovano nella protostoria, in Misurare la terra : centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso mantovano, Modena, 1984, p. 24, fig. 9.

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Fig. 25 - Brescia. Revisione della rete stradale romana nella elaborazione di G. P. Brogiolo (1984).

caratteristiche dell'impianto preromano, mancano finora elementi che consentano di sapere se esso fosse meno dotato di ortogonalit, se non il fatto che il muro di terrazzamento del complesso repubblicano sembra perfettamente allineato con il reticolo occidentale. La mancanz a di un preciso rilevamento impedisce di accertare se il leggero camb iodi orientamento fra le celle del Capitolium flavio e il monumento sottostante sia davvero rilevabile (fig. 1) e possa segnalare la volont di creare un raccordo fra le due maglie divergenti. Il secondo ordine di considerazioni a sostegno di una datazione bassa dei monumenti sopra citati pi genericamente invoca la necessit di stabilire lassi di tempo (rispetto alla cronologia dei monumenti urban i centro-italici) per permettere i cosiddetti attardameli56. Riguar do a quest'ultimo punto, al di l di possibili confutazioni teoriche, che hanno il loro punto di forza nella necessit di postulare maestranze

G. Luraschi, 56 Cfr. in p. Atti 357. Corno 1986 gli interventi della 2e giornata : partie. C. Saletti, p. 348-349;

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chiamate dall'esterno per erigere monumenti per i quali la cultura cel tica non aveva modelli (maestranze che non si vede perch dovessero essere attardate) il panorama complessivo della produzione architetto nica e scultorea della Cisalpina fra II e I secolo a.C. (anche se lacunoso e in molti casi oggetto di valutazioni critiche da aggiornare, e anche se prevalentemente riferibile ai centri coloniali di pi antica data) mi sem bra non lasci dubbi sul fatto che l'Italia settentrionale sia stata, in que sto periodo, culturalmente allineata con l'area centro e sud-italica, anche per merito di maestranze richiamate da questa. Il caso del teatro di Bologna, recentemente edito e datato al primo ventennio dei I secolo a.C, non fa che confermare questa convinzione57. In seguito a specifiche richieste architetti, lapicidi e artigiani (forse in diversi casi gi insediati e operanti nelle colonie della Cisalpina) potevano trasferirsi e prestare la loro opera anche in territori non ancora - non completamente - giuridicamente e politicamente roman i. Si pone quindi il problema di comprendere se e per quali motivi questa richiesta possa essere stata formulata : in pratica, se esistita una permeabilit fra aree celtiche e aree romanizzate : problema che, di recente, stato messo a fuoco da Emilio Gabba58. La mancanza di esplicite testimonianze storico-letterarie su un fenomeno spontaneo, dettato da prevalenti motivazioni economiche, affida alla indagine ar cheologica le prove di questa ipotesi. Uno dei filoni in cui le ricerche avviate sono gi in grado di deline are fenomeni complessivi quello sui contenitori anforari, valutati come indicatori di rapporti commerciali stabili, determinati da precise richieste. Il censimento relativo all'area lombarda59 conferma, gi alla fine del II secolo a.C, l'esistenza di una fitta rete di importazioni dai centri medio-adriatici e dalla costa tirrenica, documentata da anfore di forma Lamboglia 2 e Dressel 1 60.

57 J. Ortalli, // teatro romano di Bologna (Deput. Storia Patria prov. Romagna. Docu menti e Studi, XIX) Bologna, 1986, p. 46-48. 58 E. Gabba, Ticinum : dalle origini alla fine del IH secolo d.C. in Storia di Pavia, I : L'et antica, Pavia, 1984, p. 214-222; Id., / Romani nell'Insubria : trasformazione, adegua mento e sopravvivenza delle strutture socio-economiche galliche, in Atti Corno 1986, p. 3141. Vedi anche Rossignani 1986, p. 217 e nota 7; p. 235-239. 59 S. Lusuardi Siena, Postilla sulle anfore romane del territorio lombardo, in Atti Corno, 1986, p. 240-241. 60 Sulle testimonianze anforarie di et tardo-repubblicana nei territori lombardi si vedano i seguenti contributi : B. Bruno, Considerazioni sul commercio e l'importazione di

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Se anche la storia degli avvenimenti attribuisce alla figura di Cesa re l'impulso dato alla urbanizzazione della Transpadana, non si vede tuttavia perch escludere che i vecchi abitati insubri cenomani abbia no prima di Cesare - forse in coincidenza con 89 a.C. - potuto dotarsi di edifici monumentali che, con il loro valore ideologico, potevano san cire il legame eonomico e culturale, oltre che politico, con Roma. Se corretto interpretare l'ingente afflusso di merci prodotte da manifattur e italiche come segnale della presenza - gi alla fine del II secolo a.C. - di famiglie romane immigrate nella Transpadana centrale, qui attrat te dalle potenzialit produttive della regione, queste stesse famiglie potrebbero essere prese in considerazione come possibili committenti di realizzazioni che ne confermassero anche il prestigio61. Maria Pia Rossignani

anfore nel territorio mantovano, in Annali Benacensi, 8, 1986, p. 41-53; Ead., Le anfore, in Santa Maria alla Porta : uno scavo nel centro storico di Milano, a e. di A. Ceresa Mori e M. Tizzoni (Studi Archeologici, 5), Bergamo, 1986, p. 246-286; B. D'Ambrosio, T. Mannoni, S. Sfrecola, Dati minero-petrografici su anfore tardorepubblicane e altomedievali, ibid., p. 277-279. 61 Famiglie la cui presenza peraltro segnalata dai non pochi materiali relativi a monumenti funerari databili, sia a Milano che a Brescia, nell'ambito del I secolo a.C. : si tratta di elementi architettonici (Rossignani 1986, p. 228-233; 238) e scultorei (G. Sena Chiesa, Recezioni di modelli ed elaborazioni locali nella formazione del linguaggio artistico mediopadano, in Atti Corno, 1986, p. 257-307, passim) mentre mancano purtroppo, almeno fin ad ora, dati epigrafici.

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