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Nel corso del XVI secolo Sanremo e l'intera Riviera di Ponente vennero investiti da una lunga serie di incursioni

da parte di bande di corsari barbareschi, che spadroneggiarono in tutto il Mediterraneo fino alla battaglia di Lepanto del 157 1, continuando poi ancora a saccheggiare e devastare soprattutto le coste tirren iche anche dopo questa data, ma con minore intensit e frequenza. Le origini di qu este incursioni risalivano a quando, nel 1453, subito dopo la conquista di Costa ntinopoli, il sultano ottomano Maometto II aveva decretato una vera e propria gu erra santa contro gli infedeli, concretizzatasi in seguito in azioni di guerrigl ia e terrorismo da parte di flotte di pirati turchi, algerini e tunisini, che in tensificarono le loro scorribande per tutto il mar Mediterraneo a partire dai pr imi anni del Cinquecento. Nel 1518 la maggior parte dei pirati turchi passarono sotto la guida di Kair-ed-Din, soprannominato Barbarossa, che era diventato in q uell'anno governatore di Algeri, che sarebbe poi diventato nel 1533 bey di Tunis i e comandante dell'intera flotta musulmana. Una flotta di corsari turchi guidat a da Barbarossa venne sbaragliata una prima volta nel 1526 dalle forze navali po ntificie comandate da Andrea Doria, che due anni dopo pass al servizio dell'imper atore Carlo V come capitano generale di mare delle armate di Spagna. La scelta d i Doria di schierarsi con l'imperatore irrit per moltissimo i Francesi, che per ra ppresaglia iniziarono a infierire sulle popolazioni liguri ritenute da allora di fatto nemiche della Francia per aver avallato, seppur indirettamente, il tradim ento dell'ammiraglio genovese. Sanremo in particolare si dimostr particolarmente entusiasta della nuova alleanza con Carlo V, che fu considerato il vero trionfat ore sui pirati turchi. Quando nell'aprile 1533 l'imperatore transit con la sua fl otta nelle acque liguri, i rappresentanti della citt non esitarono a recarsi con delle barche nel punto dove si trovava la flotta imperiale e a portare a Carlo V e alla sua corte doni e rinfreschi, come segno di omaggio e gratitudine della c omunit sanremese nei suoi confronti. Nel corso del 1533 si fecero inoltre sempre pi frequenti gli allarmi per pos sibili attacchi di pirati turchi. Il 28 agosto di quell'anno il Consiglio Comuna le discusse alla presenza del podest della notizia, precedentemente diffusasi in citt, dell'imminente passaggio nel tratto di mare antistante Sanremo di una flott a francese e di una turca. Dal momento che si riteneva molto probabile che tali navi arrecassero dei danni al paese, i nove consiglieri comunali presenti decise ro di impartire disposizioni per riparare la cinta muraria e provvedere all'acqu isto di armi e polvere da sparo. Nella stessa occasione venne concessa al podest piena facolt di adottare le misure di emergenza che la situazione avrebbe richies to. Le autorit comunali ordinarono allora di porre delle guardie, cio sentinelle, sui capi antistanti la rada sanremese: a Levante il capo dell'Armea, oggi detto Capo Verde e a Ponente il Capo Pino. In un primo tempo tali sentinelle sorveglia vano i capi soltanto per il periodo estivo, ma il 1 maggio 1534 il Consiglio Comu nale stabil di rafforzare i corpi di guardia, pagando le sentinelle anche per la stagione autunnale e invernale. La sola sorveglianza della costa si rivel per in s eguito insufficiente e si dovette provvedere ad attuare delle opere di difesa pi efficaci. Il 15 agosto 1534 il commissario di guerra di Sanremo, dopo aver visit ato le mura del borgo, dichiar al Consiglio Comunale che esse presentavano molte aperture e porte non necessarie, che avrebbero potuto essere molto pericolose pe r la popolazione. I consiglieri decisero allora di far chiudere immediatamente t utti gli spazi rotti o aperti, affidando nello stesso tempo ad alcuni cittadini il compito di controllare la corretta esecuzione di queste operazioni. Quattro g iorni dopo, il 19 agosto, il Consiglio Comunale venne nuovamente convocato, ques ta volta alla presenza di dodici nobili, per decidere quali altri provvedimenti adottare per far fronte alla situazione diventata sempre pi allarmante. Si conven ne che sarebbe stato necessario trovare del denaro a prestito, cio chiedere in mu tuo ai mercanti e alle altre categorie la somma pi alta possibile per poter soste nere le spese eccezionali previste per difendere la citt dal pericolo delle incur sioni barbaresche. Il Consiglio stabil inoltre che sarebbe stato indispensabile r eclutare degli uomini, e in quest'ottica nomin otto Capitani, detti di guerra, co n il compito di istruire e poi comandare le squadre destinate a intervenire in c aso di necessit. Tali misure, concepite e attuate in via precauzionale, rimasero

in gran parte inapplicate, tranne quella istitutiva dei Capitani di guerra, che sarebbe rimasta valida anche nei decenni successivi. Nel gennaio 1543 giunse a Sanremo il nuovo podest Luca Spinola, inviato dal g overno genovese. Intanto, man mano che la flotta turca guidata da Barbarossa si avvicinava alle coste liguri, aumentava sempre pi la paura e lo sgomento delle po polazioni locale per il grave pericolo rappresentato dalle navi ottomane. Il pod est Spinola si tenne comunque sempre costantemente informato sull'avvicinamento d elle navi turche e sui preparativi compiuti nello stesso tempo dai Francesi, la cui frenetica attivit in vista di un nuovo attacco alla flotta spagnola preoccupa va non poco il governo genovese. Il 12 luglio 1543 Spinola venne informato da un frate arrivato a Sanremo dalla Provenza che le navi francesi si sarebbero unite alla flotta turca in arrivo per procedere alla conquista di Nizza. Pochi tuttav ia pensavano seriamente in quel momento che i franco-turchi avrebbe tentato di e spugnare Nizza, ritenendo pi probabile un loro attacco ai porti spagnoli. Spinola si affrett quindi prontamente ad informare il governo genovese dell'importante n ovit, mentre nel frattempo Barbarossa giungeva in Provenza al comando di una giga ntesca flotta composta da oltre 110 galee, pi alcune decine di altre navi di appo ggio, quali brigantini, fuste e galeotte, che trasportavano circa 14.000 uomini pronti allo sbarco. La Repubblica di Genova, alquanto intimorita per l'entit dell a flotta nemica, eman allora una serie di ordini urgenti a tutte le autorit della Liguria, intimando loro di sorvegliare attentamente le mosse dei Turchi, di cui dovevano essere segnalati tempestivamente tutti gli spostamenti per poter preven irne eventuali attacchi alle citt e ai paesi costieri. Per tutto il mese di luglio Spinola, preoccupato per il possibile precipita re della situazione, invi numerose lettere al governo genovese tenendolo costanta mente informato sui principali avvenimenti che si svolgevano nella zona. Nello s tesso tempo il podest sanremese mandava quasi giornalmente degli uomini fidati a Marsiglia e Tolone per raccogliere il maggior numero possibile di notizie intere ssanti. Il 13 luglio Spinola venne a sapere da un medico che aveva avvicinato Ba rbarossa che i franco-turchi avevano intenzione di attaccare la sabauda Nizza, d esiderata sia da Francesco I per motivi di natura dinastica che dallo stesso Bar barossa, il quale sperava di farvi un ricco bottino con la possibilit di catturar vi molti nobili riscattabili a prezzi molto alti. Il podest inform prontamente le autorit genovesi di questa importante novit, a cui ne fece seguire pochi giorni do po un'altra con la quale faceva presente che il re di Francia aveva emanato un b ando con cui aveva ordinato alla sua flotta di rispettare le terre, le persone e i beni della Repubblica di Genova. Spinola alleg a questa comunicazione una lett era, inviatagli dal vice ammiraglio della flotta francese, il conte dell'Anguill ara, che ringraziava il podest per aver aiutato una fregata francese trovatasi in difficolt nel mar Ligure. Anche il capitano Paulin, che svolgeva le funzioni di comandante di squadra navale, volle rassicurare i Genovesi che la flotta francoturca non avrebbe attaccato le coste liguri limitandosi ad assaltare soltanto la citt di Nizza. In realt a preoccupare maggiormente il governo genovese e la stessa popolazi one ligure erano i Turchi, che non si consideravano nemmeno degli alleati dei Fr ancesi, di cui avrebbero voluto volentieri fare a meno. Tenuto presente questo f atto risulta evidente come i Turchi considerassero i paesi neutrali come la Repu bblica di Genova dei veri e propri nemici. Spinola invi a raccogliere notizie sul l'atteggiamento che avrebbero assunto i Barbareschi un suo uomo di fiducia, che per non pot sapere pi di tanto dai Turchi, che, anzi, dopo averlo scoperto nei pres si di Antibes, lo avevano inseguito per quattro miglia sulle montagne. Apparve a llora chiaro al podest sanremese che i Turchi avevano la netta intenzione di diri gersi verso la Liguria per compiervi devastanti saccheggi e razzie. La stessa po polazione di Sanremo era consapevole che, se poteva essere risparmiata dai Franc esi, non lo sarebbe certo stata dai Turchi, le cui navi apparivano spesso minacc iose all'orizzonte. Per poter contrastare efficacemente eventuali attacchi barba reschi Spinola fece accrescere il numero delle sentinelle, organizz delle squadre

armate e predispose tutte le misure necessarie a garantire una valida difesa. M olti tuttavia speravano che i Turchi rispettassero le direttive francesi che vie tavano attacchi ai paesi neutrali, qual'era appunto la Repubblica di Genova. In particolare la citt di Sanremo poteva ben credere nelle promesse dei Francesi, so prattutto in considerazione delle attestazioni di stima e amicizia manifestate d al conte dell'Anguillara e dal capitano Paulin al podest Spinola, oltre al fatto che un cittadino sanremese, Antonio Gaudo, era il patrone di un'intera nave appa rtenente alla flotta francese. Proprio Gaudo scrisse da Marsiglia nel luglio 154 3 ai suoi parenti e amici di Sanremo per rassicurarli che il re di Francia aveva ordinato ai comandanti della sua flotta di rispettare la neutralit della Repubbl ica di Genova. Il 31 luglio il podest Spinola si affrett a comunicare questa importante noti zia alle autorit genovesi, aggiungendo che presto l'armata turca e quella frances e si sarebbero allontanate verso destinazioni ignote ponendo di fatto termine al la situazione di emergenza che si era venuta creando. Successivamente per le noti zie che provenivano dalla Riviera di Ponente cambiarono tono e registro, tanto c he il governo genovese venne a sapere che probabilmente Barbarossa, dopo aver at taccato Nizza, non sarebbe rientrato subito a Costantinopoli, ma avrebbe passato l'inverno nel mar Ligure. Il 4 agosto Spinola scrisse nuovamente al governo del la Repubblica per informarlo che un cittadino sanremese di ritorno dalla Provenz a gli aveva riferito di aver visto la flotta turca nel pieno della sua potenza c on moltissime galee cariche di uomini pronti allo sbarco e di una grande quantit di materiale da assalto costituito da scale, calce e legnami. Queste notizie sus citarono un'enorme impressione tra gli abitanti di Sanremo, che erano notevolmen te preoccupati per le future mosse dei Turchi, che potevano comparire all'orizzo nte da un momento all'altro. All'alba del 5 agosto si scorse in lontananza la fl otta franco-turca, che era giunta davanti a Nizza e Villafranca, spaventando non poco i Sanremesi e lo stesso Spinola, che ne inform immediatamente il governo di Genova; fortunatamente per l'armata nemica rispett le direttive francesi e rimase ancora nelle acque antistanti Nizza. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto nove galee turche, che si erano staccate dalla flotta impegnata nell'assedio di Nizza, si presentarono di fronte alla sp iaggia di Sanremo e cominciarono a sbarcare uomini armati. Poche ore dopo, quand o ormai era giorno, altri sei vascelli si aggiunsero a quelli approdati durante la notte, sbarcando altri uomini. Si svolse allora tra i Turchi, che erano circa un migliaio, e le sentinelle sanremesi un serrato combattimento che dur per ben otto ore e che caus diversi morti da ambo le parti. I pirati barbareschi, dopo es sere stati respinti dalla costa, ritornarono sulle loro navi dirigendosi verso L evante, mentre alcuni di loro tentavano di prendere la citt alle spalle salendo v erso i monti. Mentre i Sanremesi guidati dal podest Spinola attendevano i nemici nella zona di Poggio Radino, il grosso delle forze turche venne sconfitto da un contingente di armati sanremese in localit Par nei pressi di Verezzo. I Turchi in fuga non rinunciarono per a catturare molte donne e bambini di Verezzo, Poggio e delle altre frazioni di Sanremo che erano stati sorpresi all'aperto e che purtro ppo non fecero pi ritorno. I Turchi lasciando il territorio sanremese inferociti per il mancato successo dell'attacco, proferirono pesanti minacce alle sentinell e costiere avvertendole che presto sarebbero tornati per vendicarsi. Il giorno d opo la fallita incursione su Sanremo la flotta franco-turca avrebbe poi attaccat o in forze la stessa Nizza, che, dopo alcuni giorni di eroica resistenza, venne conquistata dagli assedianti, che non riuscirono per ancora ad espugnare il caste llo, ultimo baluardo della resistenza cittadina. La battaglia della Par, avvenuta il giorno di San Donato, era destinata a diventare una data simbolica e partico larmente significativa in quanto rappresentava una grande vittoria dei Sanremesi sui temutissimi pirati barbareschi, che erano stati clamorosamente sconfitti pr oprio nel momento della loro massima potenza. Il 7 agosto 1607 il Consiglio Comu nale di Sanremo proclam il giorno in cui si era svolta la battaglia della Par sole nne festivit cittadina, mentre nello stesso periodo venne deciso di celebrare l'i mportante avvenimento con la costruzione a Verezzo di una chiesa dedicata a San

Donato nei pressi del luogo della battaglia, poi terminata nel 1630. Venne anche stabilito che una delegazione di Sanremesi si sarebbe recata in processione ogn i anno alla chiesa di Nostra Signora degli Angeli per celebrare l'importante ric orrenza, che sarebbe stata anche commemorata tramite l'erezione di una croce sul luogo della battaglia in localit Par, a futura memoria dell'epica vittoria dei Sa nremesi sui corsari barbareschi. Appena conclusa la battaglia della Par il podest Spinola, che ricopriva anche l'incarico di commissario generale, ordin agli abitanti di Taggia di inviare a Sa nremo 50 archibugeri con il relativo armamento. Il podest e gli Anziani di Taggia per non soltanto si rifiutarono di inviare a Sanremo gli uomini richiesti da Spi nola, ma inoltrarono al governo genovese il 10 agosto 1543 una secca protesta pe r l'atteggiamento assunto dal podest sanremese nei loro confronti. Per giustifica re il loro rifiuto le autorit taggesi addussero il motivo, certamente inventato, che 60 vascelli turchi stavano per sbarcare i loro uomini nel territorio di Tagg ia. Ricevuta risposta negativa dal Comune di Taggia, Spinola and su tutte le furi e scrivendo il 12 agosto una indignata lettera di protesta al governo di Genova. Il podest di Sanremo si rec allora personalmente a Taggia per ottenere gli aiuti richiesti, ma nemmeno in tale occasione riusc ad avere quello che desiderava e no n gli rimase altro da fare che rinnovare il 26 agosto la sua richiesta di rinfor zi di uomini. Dopo la caduta della citt di Nizza, i Sanremesi temevano che i Turc hi tornassero a colpire la loro citt per conseguire una rivincita morale e razzia re un ingente bottino. Per rafforzare il corpo di guardia a difesa della citt il podest Spinola chiese allora 30 uomini a Triora, Badalucco e Montalto e altri 30 a Taggia, che per si rifiut nuovamente di inviarli adducendo come giustificazione che la citt era spopolata. Nel frattempo giunsero notizie da Nizza che sembravano rendere plausibile u na rapida liberazione degli abitanti di Poggio e Verezzo catturati dai Turchi ne l corso dell'incursione del 7 agosto. Il capitano Antonio Gaudo aveva infatti co nsigliato il podest Spinola di trattare la cosa con il conte dell'Anguillara e Ba rbarossa. Spinola invi allora uno scrivano a Nizza che venne ricevuto amichevolme nte dall'Anguillara ed ebbe un colloquio anche con Barbarossa, dal quale ottenne per soltanto la promessa di rinviare la soluzione della questione a dopo la resa definitiva di Nizza, perch in quel momento non era possibile rintracciare tutti i capitani delle galeotte, sparsi qua e l nel vasto teatro di guerra. L'unica con cessione che l'inviato di Spinola riusc a strappare all'ammiraglio turco fu quell a di ottenere un salvacondotto che permetteva alle navi sanremesi di esercitare liberamente le loro attivit commerciali in Provenza e dovunque avessero voluto. I l podest di Sanremo non rimase comunque soddisfatto di queste concessioni e conti nu imperterrito a fortificare la costa attendendosi altri attacchi da un momento all'altro. Tali misure precauzionali erano quanto mai opportune in quanto che, i n attesa che il castello di Nizza venisse espugnato, singole squadre della grand e flotta turca stavano compiendo altre incursioni sulle coste liguri e provenzal i saccheggiando e razziando tutto quello che capitava loro sotto tiro. Il 5 sett embre 1543 gli attacchi turchi investirono per direttamente il territorio di Sanr emo; in quel giorno infatti ventidue galeotte turche sbarcarono molti uomini a B ordighera e nella baia di Ospedaletti. Penetrati nell'entroterra, i pirati depre darono Seborga e quindi si diressero verso Coldirodi, dove catturarono molti abi tanti che avevano invano cercato scampo rifugiandosi nei campi circostanti il pa ese. Appena saputa la notizia di queste altre incursioni barbaresche, il governo genovese invi una grida a tutti i comuni della Riviera di Ponente per avvertirli di stare all'erta anche nell'entroterra. Dopo aver razziato e saccheggiato quas i tutti i paesi della costa ligure e provenzale, i Turchi decisero il 9 settembr e di allontanarsi dalla zona. Questo fatto non rallegr per il podest Spinola che sp erava ancora di raggiungere un accordo con i Barbareschi per la liberazione dei prigionieri sanremesi e coldirodesi. Ai primi di ottobre anzi part da Sanremo una fregata carica di frutta e denaro per raggiungere la flotta turca ancorata nel

porto di Tolone e trattare con i Barbareschi la restituzione dei prigionieri. Gi unta per davanti a Nizza, l'imbarcazione venne bloccata, e la merce che trasporta va fu sequestrata e il denaro rapinato. La notizia di questo atto di pirateria c ristiana suscit l'indignazione dei Sanremesi, che, per bocca del podest Spinola, p rotestarono vibratamente con il governo genovese, che riusc a farsi restituire da i Nizzardi la merce depredata alla fregata sanremese. Nel frattempo la flotta tu rca si era trasferita in Corsica, rendendo molto problematica la prosecuzione de lle trattative per la restituzione dei prigionieri sanremesi e coldirodesi che e rano ancora sulle galeotte barbaresche, di cui era estremamente difficile indivi duare il luogo preciso in cui si trovavano. All'inizio del 1544 giunse a Sanremo un nuovo podest, Sebastiano Artusio, ch e era stato incaricato dal governo di Genova di indagare sulla possibilit di pred isporre un'adeguata difesa della cittadina dell'estremo Ponente. Gi nel mese di g ennaio Artusio, accompagnato dal capitano Gian Francesco Fabiano, esamin le forti ficazioni esistenti constatando che le difese erano poche, ma potevano essere ra fforzate con poca spesa. Come primo provvedimento il podest ordin comunque di disl ocare otto uomini nei punti pi prominenti della costa per controllare se, sopratt utto durante le ore notturne, fossero sbarcati dei vascelli armati; Artusio pres crisse inoltre che, con il sopraggiungere della bella stagione, si provvedesse a d un rafforzamento della suddetta guardia. Negli stessi giorni il Consiglio Comu nale di Sanremo, per migliorare l'armamento delle sentinelle, chiese al governo genovese di inviargli dieci smerigli, le lunghe bocche da fuoco che permettevano di tirare dalla costa sulle navi che si avvicinavano a terra. Non si sa quale s ia stata la risposta del governo, ma probabile che la richiesta del Consiglio Co munale sanremese sia stata respinta per la grande carenza di queste armi nei dep ositi della Repubblica della Genova e per il fatto che queste armi erano richies te in grande quantit da quasi tutte le localit della Liguria. Facendosi poi sempre pi incombente la minaccia di attacchi turchi e dopo aver constatato la mancanza di uomini validi per la difesa della citt, le autorit di Sanremo scrissero il 9 ap rile 1544 al Senato della Repubblica per pregarlo di emanare una legge che costr ingesse anche gli uomini dell'entroterra, specialmente quelli di Triora, Badaluc co, Montalto, Ceriana, Baiardo e Castelvittorio, di mettersi a disposizione del podest di Sanremo per fare la guardia sulle coste della cittadina. Tre giorni dopo il podest di Sanremo avvert il Senato che le galee turche era no ancorate ormai da diverso tempo presso le isole Hires ed erano pronte a salpar e da un momento all'altro verso oriente. Fece inoltre presente alle superiori au torit che a Sanremo la paura per un loro improvviso attacco era molto grande e ch e, per ogni evenienza, ogni notte sorvegliavano sulla citt ben 90 uomini dislocat i in parte sul porto, in parte in piazza e in parte sui capi. A met maggio giunse la notizia che la flotta turca sarebbe presto ripartita per Costantinopoli, non attraverso per la via pi breve, cio prendendo il largo e dirigendosi verso la Cors ica, ma costeggiando lungo la Riviera ligure con prevedibili soste davanti ai po rti delle citt e dei paesi pi importanti. Appena la notizia si diffuse a Sanremo, la tensione raggiunse il suo culmine: tutti temevano infatti un attacco barbares co durante il passaggio della loro flotta. Al momento della partenza da Hires, Ba rbarossa aveva per avvertito le autorit sanremesi che, passando da Sanremo, egli a veva intenzione di fare rifornimento di viveri per la sua flotta; l'ammiraglio t urco aveva addirittura ordinato che gli fossero preparati dei cibi e delle bevan de da distribuire ai suoi uomini. Il commissario genovese di Sanremo assicur allo ra Barbarossa che avrebbe ottemperato alle sue richieste, facendogli per sapere c he, per il ritiro dei viveri, non sarebbero dovuti sbarcare a Sanremo pi di otto o dieci turchi. Sbarcati per a Sanremo alcuni Turchi non si accontentarono di pre levare i viveri pattuiti dirigendosi verso la collegiata di San Siro nella spera nza di razziare il ricco bottino degli arredi e delle altre cose sacre custodite nella chiesa; fortunatamente per i Sanremesi avevano provveduto a trasferire i b eni pi preziosi della chiesa nell'oratorio di San Sebastiano e cos i Turchi, che p oterono depredare ben poco, sfogarono la loro ira rompendo gli altari e quanto c apit loro sotto tiro. La maggior parte dei Barbareschi rispett per gli accordi pres

tabiliti e, dopo aver ritirato i cibi e le bevande richieste, si allontan dalla r ada antistante Sanremo facendo rotta verso Levante. Dopo aver saccheggiato vari altri paesi liguri, la flotta turca fece quindi ritorno a Costantinopoli. Il per icolo dei pirati barbareschi non era per terminato in quanto il nuovo capo della flotta turca, Dragut, successo nel 1546 a Barbarossa, riprese le scorrerie nei n ostri mari. Il 25 luglio 1546 infatti una squadra di 26 galeotte e due grosse galee, co mandate da Dragut, Charo Mustaf e da un rinnegato soprannominato lo Zoppo, sacche ggiarono Laigueglia, dove presero prigionieri tre quarti degli abitanti sorpresi nel sonno; subito dopo la stessa flotta comp altre razzie e distruzioni a San Lo renzo e Santo Stefano. Giunta notizia a Sanremo di questo ennesimo atto di pirat eria dei Turchi, la popolazione rimase profondamente sgomenta e preoccupata per il persistere degli attacchi barbareschi. Il podest Lorenzo Fiesco Sforza comunic allora al governo di Genova il 2 agosto che gli abitanti di Sanremo vivevano in uno stato di autentico terrore per la paura di un imminente attacco dei Turchi; era inoltre assolutamente necessario terminare il lavoro di costruzione delle mu ra che recintavano il quartiere di San Siro, dove abitavano pi di ottocento perso ne, tra cui il prevosto e tutti i preti della chiesa maggiore, che erano di fatt o prive di protezione. Il 9 marzo 1547 venne rieletto podest di Sanremo Luca Spin ola, che provvide a riorganizzare le difese, rafforzando in particolare il numer o delle sentinelle a guardia delle coste. Nell'agosto 1548 il passaggio di venti vascelli turchi davanti a Sanremo determin l'immediato intervento del podest Giac omo Boggio, che ne inform il governo genovese, il quale eman subito dopo una grida con cui metteva in guardia tutte le localit rivierasche dal pericolo turco. Nell 'aprile dell'anno successivo il nuovo podest Antonio Vignolo, in ottemperanza agl i ordini ricevuti dal Senato genovese, predispose delle difese in vista di un ev entuale attacco della flotta di Dragut; si provvide tra l'altro a fissare dei pr ecisi turni di guardia e a controllare l'efficienza delle fortificazioni. Il 6 marzo 1550 il Consiglio Comunale decise di predisporre nuove misure dif ensive per prevenire ulteriori attacchi barbareschi concedendo ai capitani di gu erra la facolt di spendere quanto necessario per difendere la citt da Dragut. Il 2 5 marzo successivo, essendo giunta la notizia che la flotta di Dragut si stava d irigendo verso la Liguria, lo stesso Consiglio deliber di riparare al pi presto le mura cittadine, abbattendo gli alberi e altre eventuali costruzioni abusive che potessero facilitare la scalata delle mura. In quel periodo sorse inoltre una c ontroversia tra gli abitanti del Borgo e quelli del Piano, il nuovo quartiere so rto attorno alla chiesa di San Siro, che protestarono con una lettera inviata al governo genovese per essere stati trascurati nelle opere difensive apprestate i n citt per contrastare gli attacchi barbareschi. Il governo di Genova invi allora a Sanremo l'ingegnere militare Gio Maria Olgiati, che collabor con le autorit loca li in vista di una completa revisione delle fortificazioni della cittadina. Tra le misure adottate in questa circostanza vi fu quella di ridurre le porte della citt da 15 a 4, affidandone la sorveglianza a delle guardie armate fino alle nove di sera, quando le porte sarebbero state chiuse. Il 27 giugno 1550, sempre per tutelare maggiormente il borgo da probabili attacchi di Dragut, la cittadinanza riunita nella chiesa di Santo Stefano, decise di assoldare 100 uomini addetti al la guardia delle porte e delle coste, poi peraltro licenziati il 4 luglio succes sivo. Nell'agosto del 1550 iniziarono anche i lavori per la costruzione di una n uova opera difensiva, il bastione di ponte Berruto, poi detto torre della Ciapel la, terminata nell'ottobre dello stesso anno. Il bastione, tuttora esistente nel l'attuale piazza Eroi Sanremesi, aveva l'importante funzione di garantire in cas o di assedio il rifornimento idrico agli abitanti e di proteggere l'attiguo muli no da eventuali incursioni nemiche, compiti entrambi indispensabili per assicura re la sopravvivenza della popolazione nell'evenienza di un improvviso attacco ba rbaresco dal mare. Alla fine di luglio del 1551 il podest Battista Spinola volle premunirsi da una incursione barbaresca ordinando che tutti gli uomini dai 17 ai 70 anni doves

sero tenere le armi a portata di mano sia di giorno che di notte tanto in citt co me in campagna. Venne anche disposto che nessuno poteva emigrare da Sanremo senz a l'autorizzazione del podest. Un nuovo avvistamento di vascelli turchi fu segnal ato dal podest Pietro Vernazza al governo genovese il 16 agosto 1552, mentre in c itt scoppiavano dei tumulti tra i membri della famiglia Sapia e quelli della fami glia Palmari, poi sedati solo in seguito all'intervento della forza pubblica. Ne ll'agosto 1552, come apprendiamo da un dispaccio del podest Vernazza al governo d i Genova, risulta che Sanremo poteva contare per la sua difesa su 560 uomini arm ati, divisi in 400 archibugeri, 40 balestrieri, e 120 armati con aste, spade e l ance. Per garantire un pronto intervento in caso di attacco barbaresco, il nuovo podest Matteo Paravagna, che ricopriva anche l'incarico di commissario delle gua rdie, mise delle sentinelle ai due capi, Arma e Pino, con l'incarico di vigilare le coste giorno e notte sotto la pena di severe sanzioni per chi non avesse svo lto il servizio in modo scrupoloso. Il governo genovese provvide anche a inviare a Sanremo l'ingegnere militare Francesco Melegheto, che diede disposizioni per il rafforzamento dei corpi di guardia e la ripartizione delle munizioni con magg iore diligenza e sollecitudine. Nel luglio del 1553 il Consiglio Comunale decise inoltre di eseguire dei la vori di ampliamento delle mura affidando l'incarico di provvedere alla difesa de lla citt ai due cittadini Bartolomeo Musso e Bernardo Gaudo, che svolsero quindi il loro ufficio seguendo gli ordini del podest e dell'ingegner Melegheto in rappr esentanza del governo genovese. Nel 1555 i Turchi tornarono per a colpire: verso il 25-26 giugno di quell'anno infatti alcune galee cariche di pirati algerini sb arcarono nella baia di Ospedaletti, dirigendosi poi verso Coldirodi, dove fecero prigionieri molti abitanti del paese. Subito dopo questi pirati approdarono nel porto di Sanremo, in localit San Rocco, offrendo alle autorit locali la possibili t di riscattare immediatamente i prigionieri catturati a Coldirodi. Iniziarono qu indi delle trattative tra i capi algerini e il podest Alessandro Giustiniani, che si protrassero per molte ore. Molti abitanti riuscirono a riscattare dei prigio nieri pagando forti somme di denaro, ma le operazioni furono interrotte da un fo rte vento, che costrinse i Turchi a ritornare sulle loro navi e a ripartire alla volta di Antibes, dove continuarono le trattative. Dopo un mese, grazie anche a ll'intervento di alcuni mercanti di Nizza e allo stesso Consiglio Comunale di Sa nremo, che aveva deliberato di destinare a questo scopo i proventi della vendita dei pascoli comunali di monte Bignone, quasi tutti i prigionieri di Coldirodi a ncora in mano ai pirati furono liberati. Soltanto tre prigionieri non poterono e ssere riscattati per mancanza di denaro e purtroppo finirono i loro giorni come schiavi. Dopo questo episodio il Consiglio Comunale autorizz i Collantini, come e rano detti gli abitanti di Coldirodi, a costruire un bastione sul loro capo per una migliore difesa del borgo dagli attacchi dei pirati barbareschi. Nel 1561 i Sanremesi, sotto l'amministrazione del podest Alessandro Murtura, decisero di riprendere i lavori di ricostruzione delle mura e delle altre opere difensive della citt. L'8 aprile di quell'anno infatti il Consiglio Comunale app rov il progetto di ampliamento della cerchia muraria, che, terminata nel 1562, av rebbe inglobato anche il quartiere della Palma superiore. Il lavoro, dopo essere stato iniziato, fu comunque subito interrotto e venne poi ripreso nel 1568 e co mpletato negli anni successivi. Nel frattempo il Comune port a termine la costruz ione delle fontane del Roglio e della Costa e ripristin quella della Fontanassa. Nel giugno del 1561 intanto tornava a profilarsi la minaccia barbaresca: in quel mese venne infatti avvistata una flotta di pirati turchi nel tratto di mare ant istante Sanremo; si trattava della flotta del famoso capo corsaro di Algeri Ulug h-Al, detto Occhial, che negli anni seguenti avrebbe devastato pesantemente le loc alit costiere del Ponente ligure. Ai primi di luglio un gruppo di pirati venne me sso in fuga da una bombarda installata sulla spiaggia di Sanremo, che, sparando contro le loro navi sbarcate a San Martino, li aveva costretti a desistere dalla loro intenzione di saccheggiare la citt. In seguito a questo episodio le autorit comunali decisero di acquistare altre due bombarde, che furono piazzate sui prom ontori in modo che potessero battere il mare dal capo Armea al capo Pino. Nel 15

62 vennero portate a termine delle altre fortificazioni a Poggio e a Bussana, me ntre continuavano a funzionare regolarmente i corpi di guardia addetti alla vigi lanza delle coste e delle spiagge di Sanremo. Per aumentare ulteriormente le difese della citt, i Sanremesi decisero di in viare al Senato nel giugno del 1563 un loro sindaco, Agostino Fenolio, il quale propose alle autorit genovesi di costruire un forte presso il porto per tenere al largo le navi che volessero avvicinarsi a terra. Il forte inoltre avrebbe potut o difendere le navi che entravano nel porto in cerca di salvezza e, naturalmente , avrebbe dovuto essere munito di un'adeguata artiglieria. Il progetto incontr pe r l'accanita ostilit di diversi consiglieri comunali fermamente contrari alla sua realizzazione, che cos non venne pi attuata. Il 9 giugno 1564 torn in Riviera il te mibile Ulugh-Al, che sbarcato con la sua flotta presso la grotta dell'Arma a Buss ana, si diresse verso Taggia, dove devast e saccheggi il convento dei Domenicani e alcuni quartieri della cittadina, difesa peraltro con grande valore dai Taggesi , che risposero all'attacco con armi da fuoco anche di grosso calibro; alla fine del combattimento, durato circa sette ore, i Turchi lamentarono diversi morti e feriti, che per furono portati via, mentre i Taggesi ebbero un solo ferito. Negli anni successivi i Barbareschi compirono numerose altre incursioni ai danni dei paesi rivieraschi, risparmiando per sempre Sanremo, forse a motivo del suo ottimo sistema difensivo, munito tra l'altro di artiglierie a lunga gittata. Dopo la sconfitta della flotta turca a Lepanto nel 1571 si poteva dire terminat o l'intero complesso di fortificazioni della costa ligure, tanto che lo stesso U lugh-Al, sopravvissuto alla battaglia, prefer rivolgere i suoi attacchi verso le c oste dell'Italia meridionale e delle isole. Tuttavia nel 1594 Coldirodi venne nu ovamente attaccata dai pirati, che rapirono sessanta persone, poi rilasciate die tro il pagamento di un riscatto di 8000 lire. Dopo questo ennesimo assalto barba resco, il Consiglio Comunale di Sanremo decise di costruire una torre quadrata a difesa della costa, il futuro forte di Ospedaletti, poi terminato nel 1597, nom inando anche un Magistrato per la redenzione degli schiavi che si occupasse dell e complesse procedure necessarie per la liberazione dei prigionieri in mano ai p irati barbareschi. Negli anni successivi questo nuovo ufficio svolse un'attivit p articolarmente intensa, se si pensa che, a tutto il 1600, furono pagate ben 2900 0 lire di riscatti; e ancora nel 1646 cinque sanremesi furono riscattati per la somma complessiva di 190 scudi, segno evidente che, almeno fino alla met del Seic ento, i pirati barbareschi non cessarono di razziare e saccheggiare le nostre co ste.

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