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Per un Fisco pi equo

La Giunta Pisapia ha messo al centro delle proprie attivit il Bilancio del Comune di Milano. Una scelta responsabile sulla quale si misurer la compattezza reclamata dal Sindaco dopo il doloroso rimpasto di marzo. Lassessore Francesca Balzani ha gi trovato modo di risparmiare 138 milioni, ma se ne devono trovare altri 300 per assicurare il pareggio. Il che significa metter mano a tasse e tariffe come ha ben inteso un ampio fronte di protesta che si estende dallopposizione sino ai sindacati. Essersi tanto concentrati sul Bilancio, ha per indebolito liniziativa politica complessiva della Giunta, su temi strategici per il futuro della citt. Lincidente pi recente quello che ha portato alla presidenza dellAmsa Paolo Rossetti, in rappresentanza della quota bresciana di A2A e dei suoi piani industriali, diversi da quelli che avrebbe voluto sviluppare Milano. Anche sulla partita strategica di Expo, alla probabilissima nomina di Giuseppe Sala a Commissario unico, non corrisposta quella di un sottosegretario che, in rapporto diretto con la Presidenza del Consiglio, si occupasse esclusivamente dellEsposizione, n le si sono ancora assicurate le risorse necessarie, anche in violazione del patto di stabilit interna, proprio quando la Provincia si ritira dalla compagine. Resta aperto il caso della Sea Handling, parte di quello pi generale che riguarda il futuro della societ di gestione degli aeroporti. Un capitolo che andr aperto su partecipate e controllate. Lincertezza costa, chiosava Francesca Balzani presentando i primi risultati del suo lavoro. Parlava di una legislazione fiscale ancora una volta in divenire, ma il giudizio si potrebbe estendere anche alle scelte mancate, rinviate o fraintese che a costi economici aggiungono anche costi politici che rischiano di scaricarsi sullamministrazione e, pi in generale, sul clima della citt. Sino ad oggi la Giunta ha dato limpressione di giocare sempre di rimessa, via via denunciando le condizioni in cui una legislazione fortemente punitiva delle autonomie locali la costringeva ad operare. Ma la situazione divenuta tale che sembra necessario organizzare una reazione che non si chiuda, come sta avvenendo per il Bilancio, entro i confini della citt, ma si allarghi alle realt che le sono pi omogenee dando loro una prospettiva unitaria. Il terreno proprio quello della fiscalit locale di cui l'Imu larga parte. Su questo terreno i Comuni hanno molto da proporre. Per esempio, scongiurare lennesimo pasticcio suggerito dalle convenienze politiche contingenti che vorrebbe unificare in una futuribile Ics (Imposta su casa e servizi) delle imposte propriamente dette,

perch di natura patrimoniale (Imu, addizionale Irpef, registro), con la, sempre futuribile, Tares che una tassa. Per esempio, rivendicando autonomia nella determinazione delle franchigie che, nelle varie ipotesi, potrebbero abbattere il gettito fino all85%. Per esempio agganciando le imposte locali alle dichiarazioni Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) che, se messi a punto come da anni sollecita Maria Cecilia Guerra, ora divenuta sottosegretario, offrirebbero anche indicazioni preziose per erogare servizi ai cittadini che ne abbiano effettivo diritto. Unopposizione responsabile potrebbe contribuire a sviluppare un progetto del genere il cui fine, trasparente, una fiscalit pi equa. Che, se effettivamente tale e certificata nelle destinazioni, potrebbe anche essere meglio sopportata dai cittadini. Un modo per eliminare dal dibattito pubblico anche le fantasie sui vampiri di Equitalia, le tasse che devono restare sul territorio, le esattorie civiche e le tante semplificazioni da campagna elettorale. Il cui ultimo fuoco la proposta del Governatore Maroni di anticipare ai Comuni il gettito Imu che il Governo non liquidasse. Sempre che il Governo glielo garantisca, come per i fondi per la Cassa integrazione. Una partita di giro. E una presa in giro. (la Repubblica Milano, 6 maggio2013)

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