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RIVISTE & RIVISTE

Sociologia, fede & politica, psicologia


Chi avesse ancora nella memoria, vivide, le malefatte delle varie armate proletarie, quale che ne fosse la denominazione esatta, degli anni Settanta e Ottanta, e giustamente ne ponesse in relazione lazione famigerata con quella fucina del dissenso, anche armato, che a quei tempi era stata la facolt di Sociologia dellUniversit di Trento la quale aveva avuto Renato Curcio, Margherita Cagol, Marco Boato e Mauro Rostagno fra i suoi studenti e Toni Negri fra i suoi docenti , avrebbe buon gioco a stabilire un nesso, peraltro incontestabile, fra quella materia di insegnamento cos in odore di sovversione, la sociologia, e lo sfacelo del nostro Paese; fra quella e lideologia sinistrese dilagante qui da noi, in Italia, a tutti i livelli, in quegli anni infocati; e, cos facendo, non sbaglierebbe. La sociologia da sempre, per vocazione, una scienza positiva e di sinistra, solitamente critica nei confronti della fede. Con la sociologia, lanticlericalismo non solo diventa parte importante del mondo liberato dallinfluenza del cristianesimo; ma propone una sintesi di spiegazione universale che, alternativa a quella cristiana se non in aperta opposizione a essa, offre al suo posto una visione freddamente analitica, geometrica quasi, della realt. Perch unimpostazione siffatta, rigidamente materialista, si attenuasse, pescando in mbiti di pensiero e di credenze diversi da quelli del positivismo empirico (Durkheim) e speculativo (Comte), occorreva attendere il 1891 e la Rerum novarum, occorreva attendere lUnion de Fribourg, raccolta intorno un inquadramento del problema vi il saggio, sempre attuale, di Marco Burgalassi, Itinerario di una scienza. La sociologia in Italia tra Otto e Novecento, Franco Angeli, Milano 1966, pp. 248, euro 29). Cos Morra ripesca, scrivendo sul numero della trimestrale Rivista di politica ora in libreria, un inedito di Louis de Bonald (1754-1840), capofila dellultramontanismo, paladino del primato della religione sulla politica e monarchico integerrimo, e uno dellabate Lamennais (1782-1854), per provare linflusso che il cattolicesimo conservatore, quello francese soprattutto, avrebbe avuto sulla nascita della sociologia. Unipotesi non facile da sostenere soprattutto quando si pensi a quella tematica della specificit del metodo delle scienze storico-sociali specificit che ricalca quella delle scienze naturali rivendicata da sociologi quali Max Weber, Georg Simmel, Siegfried Kracauer, Karl Mannheim, attenti a non confondere il metodo con lideologia tenendo per docchio quellasserita amoralit dei fini in base alla quale agirebbero tutti gli attori sociali, quale pi, quale meno, nessuno escluso. In breve, proprio nei difensori della tradizione contro le derive populiste e rivoluzionarie dellAufklrung che Morra rintraccia, al di l della polemica contingente, le premesse e gli antefatti sui quali si sarebbe, nei secoli successivi, strutturato lo studio scientifico della sociologia empirica. La conclusione di Morra lapidaria (ma discutibile): Se esiste una tradizione sociologica, essa affonda le sue radici nel conservatorismo (G. Mor-

al card. Mermillod, il 1921 e lUnion de Malines, ispirata allapostolato del card. Mercier, e poi il card. Ferrari a Milano, mons. Radini Tedeschi a Bergamo, il gesuita Vermeersch a Roma, Giuseppe Toniolo a Pisa; fino ad Achille Ardig, considerato il padre della moderna sociologia cattolica, il quale con Giuseppe Alberigo, Beniamino Andreatta e Giorgio Freddi sarebbe stato tra i fondatori della Facolt di Scienze politiche dellUniversit di Bologna. Una vera e propria sociologia cattolica si fatta, insomma, attendere a lungo prima di agire con pienezza di intenti e di strumenti dentro e fuori la Chiesa. Gianfranco Morra, professore emerito di Sociologia Culturale a Bologna, autore di un saggio a suo tempo di fondamentale importanza, Marxismo e religione (1976), si prova a guardare pi lontano e a far piazza pulita di taluni stereotipi, sdoganando lidea che non possa esservi una sociologia conservatrice o di destra e, accanto a essa, una sociologia cattolica (per

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ra, Le origini conservatrici della sociologia, in Rivista di politica, apr. 2012, pp. 177-185). Luca Ozzano, docente di Scienza Politica allUniversit di Torino, gi autore di un importante saggio sul rapporto tra fondamentalismo religioso e democrazia, apparso per i tipi de Il Mulino nel 2009, a curare lultimo numero della Rivista di politica, diretta da Alessandro Campi, numero monografico intitolato Religione, politica e democrazia nel mondo contemporaneo. Un numero interessante, lo si sar capito, e per pi di una ragione. Quando alla fine di agosto di questanno il card. Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, dai microfoni della Radio Vaticana esortava i cattolici a entrare in politica, molti e preparati, con coerenza, egli formulava, con le sue parole, un invito alla riflessione sui grandi temi sociali e a farlo non solo dal pulpito, ma nelle proprie case, negli uffici, sul luogo di lavoro. Un passo in avanti dei cattolici, la cui tepidezza andata aumentando con lo svanire del grande sogno centrista in politica. Pu darsi ci dia adito a qualche perplessit. Ma il rispetto della fede e la tutela dei diritti individuali sono perfettamente compatibili con la democrazia, assicura Ozzano, tanto sul piano ideale che su quello della prassi istituzionale (L. Ozzano, Il dibattito teorico su democrazia e religione e il caso italiano, in Rivista di politica, numero cit., p. 5). Oggi pi che mai la partecipazione dei cattolici alla vita politica della nazione dovrebbe essere avvertita pi come un obbligo che come un semplice diritto. Quanto al processo di ricristianizzazione della societ, questo non potr non passare, oggid, da unanalisi rigorosa sociologica, per lappunto la quale si discosti dalla superata concezione di una mera rappresentanza di interessi per ovviare alle evidenti lacune di metodo, di tenacia, di etica della responsabilit che affliggono lattuale classe dirigente del nostro Paese.

Imparzialit in psicologia
Il Journal des psychologues, diretto da Jean-Luc Poncin, la sola rivista (la seule revue) destinata allinsieme degli operatori che si muovono nellmbito della psicologia, quale che ne sia lmbito specialistico. La sola sullintero pianeta? Come che stiano le cose realmente, il mensile parigino, che ha visto la luce nel lontano 1982 con lo scopo di diffondere e far conoscere le informazioni essenziali, indispensabili ai professionisti di un campo in continua evoluzione come lo la psicologia, festeggia ora, nel settembre di questanno, il 300mo numero della serie. Lindirizzo empirico della professione di psicologo spinge inevitabilmente, spiegano i due rdacteurs en chef, Patrick Conrath e Delphine Goetgheluck, verso una modernit s indispensabile, ma lacquiescenza alla quale non deve implicare un sacrificio dei contenuti (Le Journal des psychologues, n. 300, Sept. 2012, p. 3). Nessun punto di vista discriminato, tra le condizioni per essere pubblicati essendovi anzitutto linteresse dellargomento, la leggibilit del testo e il rigore professionale del medesimo. Tra i vanti di questa pubblicazione, fra le pi accreditate doltralpe nel suo campo, vi limparzialit: il

Journal des psychologues, assicurano Conrath e Goetgheluck, tiene in modo del tutto speciale alla propria completa indipendenza (totale indpendance) da questa o quella corrente, dovendo prima di tutto render conto dei travagli e delle preoccupazioni che oggi variamente affliggono il mondo della psicologia (ivi). Si tratta, concludono i due condirettori, di un lieu original dexpression puisque tout un chacun peut exprimer son point de vue et faire partager son exprience (un luogo originale di espressione nel quale ciascheduno potr far conoscere il proprio punto di vista e condividere con altri la propria esperienza, ivi). Fra gli articoli del numero ultimo uscito, quello del settembre di questanno, un contributo firmato a quattro mani dai due redattori en chef dal titolo Trente ans de psychologie, et maintenant? (n. cit., pp. 18-23) nel quale essi spiegano che la professione dello psicologo andata via via affermandosi come una componente essenziale (une composante essentielle), propriamente ineludibile (voir incontournable) delle scienze umane. Fra i contributi, ve ne sono uno di Isam Idris dedicato allecumenismo pedagogico, se cos si pu definire la cura e tutela della diversit etnica in mbito scolastico (Pour une cole de la diversit, n. cit., pp. 74-5) e uno di Maryse Siksou dedicato alla ricerca in neuropsicologia (n. cit., pp. 44-48). Ci vuol poco a capire, solo tenendo fra le mani il bel mensile, che taluni psicologi di casa nostra avrebbero molto da imparare dai loro colleghi doltralpe. Carlo Alessandro Landini
Un numero della Rivista di Politica costa euro 10. Labbonamento annuale d diritto al ricevimento di 4 numeri e costa euro 30. Limporto va versato sul c.c.p. n. 15062888 intestato a Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Un numero del Journal des Psychologues costa euro 6, labbonamento annuo euro 52 (ma solo euro 41 per gli studenti). Per abbonarsi conviene consultare il sito web della rivista allindirizzo http://www.jdpsychologues.fr/.

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