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Sport socialit aggregazione

Invasione di Campo

nuova periferia polivante

Un saluto Vogliamo dedicare questa pubblicazione, il lavoro di questi mesi, quello che ancora ci attende, le nostre feste e i nostri sforzi a una persona che dal primo minuto ci ha portato il suo sorriso e la sua allegria, assumendosi con lentusiasmo di una ragazza con tanta esperienza e tanta energia, la nascita di questo progetto che bellissimo anche grazie a lei. Ciao Oretta...!

Questa realt nasce dalla riappropriazione di uno spazio, dallirruzione della capacit di determinare il cambiamento dentro i confini della stagnazione dovuta allincapacit di agire. Non solo unoccupazione fisica, ma un invasione dei vuoti, fisici e metaforici, lasciati dal sistema. Ci prendiamo la responsabilit di tagliare le catene e riaprire i cancelli, ci prendiamo la responsabilit di incontrare la collettivit in uno spazio restituito. Ci prendiamo la responsabilit di cambiare il significato della parola liberare, eliminando e riempiendo i vuoti di potere, vuoti di iniziativa, vuoti di competenze, vuoti di responsabilit, noi liberiamo questi spazi con la nostra determinazione, li riempiamo di ragazzi, di lavoratori e di studenti, di sport, di risate, di libri. Uninvasione di campo, il nostro campo, quello in cui da subito abbiamo iniziato a giocare la nostra partita, facendo squadra con chiunque avesse voglia di proporsi, di praticare unalternativa allabbandono e al degrado, di smettere di affidarsi alle promesse. Con questa pubblicazione vogliamo offrire due panoramiche: quella storico-cronologica, lo sguardo sul passato, le vicende che hanno portato allincontro fra il movimento Occupy Pisa e gli impianti sportivi della Fontina e quella sul presente, sulle progettualit che stiamo sviluppando e intendiamo sviluppare, sulla nuova realt di questi spazi, su che cosa la Nuova Periferia Polivalente. Non vuole essere la pubblicazione di un atto costitutivo, ma una documentazione che accompagna la quotidianit fatta di socialit, sport e aggregazione. Quello che leggiamo in queste pagine patrimonio della Nuova Periferia, lo abbiamo voluto mettere per iscritto. Sono pagine che meritano col tempo e col lavoro futuro di essere ampliate, raddoppiate, moltiplicate allinfinito con nuove idee e nuovi progetti da realizzare. Leggetele con noi e scriviamone altre

INDICE
Capitolo 1 Occupy Pisa la nostra storia Capitolo 2 Una storia vecchia... Capitolo 3 Nuova Periferia Polivalente realt auto-organizzata Capitolo 4 Nuova Periferia Polivalente realt auto-organizzata (seconda parte) pagina 1 pagina 3

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Capitolo 1. OccupyPisa la nostra storia


..Era il 15 maggio 2012. Occupy Pisa. Centinaia di persone in corteo al termine di una grande giornata di lotta contro Equitalia, hanno proseguito il loro percorso verso nuovi spazi, occupando l'ex-polisportiva di via di Pratale, un luogo abbandonato da anni al degrado. Ma partiamo dal principio. Partiamo da come nata questa occupazione, da cos il movimento Occupy Pisa e chi siamo. Partiamo dalla nostra storia. Occupy Pisa un movimento iniziato a novembre 2011 in cui, nella piazza davanti al comune, studenti medi insieme a universitari e giovani dei quartieri periferici, lanciavano lo slogan #occupypisa, ispirandosi all Occupy Wall-Street, nato il 17 settembre 2011 per denunciare gli abusi del capitalismo finanziario, l'iniquit economica e sociale sviluppatasi a seguito della crisi economica mondiale, ispirandosi alle proteste nel Nordafrica e Medio Oriente del 2010-2011, in particolare alle proteste tunisine. Qualche mese dopo, dopo le prime mobilitazioni transnazionali, dopo le rivolte arabe, gli UK riots, le acampadas spagnole, si poi diffuso lOccupy Everywhere a livello internazionale. Tutte le citt lanciavano lappuntamento in piazza l11/11/11, contro il sistema del debito prodotto dalla classe dirigente di politici, strozzini e banchieri, al grido unisono di SAVE SCHOOL, NOT BANKS!! Save school, not banks, lanciato come slogan e concretizzatosi la giornata del 17 novembre a Pisa, in cui noi come studenti medi, universitari, noi come lavoratori sottopagati, precari e disoccupati, abbiamo occupato unimmobile in Via la Pergola, sottraendo, cos, un grandissimo spazio, di propriet della banca popolare di Lodi, allabbandono e alla speculazione. Perch questa l'unica nostra alternativa reale ad uno stato di crisi e governi tecnici, quella di costruire risposte che partano dal basso.

In pochi giorni, allinterno di quellimmobile, si forma un nuovo tipo di socialit e di modo di vivere. Lontani da quell1% fatto di banchieri, politici, ricchi privati e imprenditori legati da potere e mafia finanziaria, nello stabile di via la Pergola, il restante 99% decideva di non rassegnarsi a debiti, sacrifici, solitudine e paura di alzarsi e rispondere. Quel 99% decideva di costruire le sue risposte. Residenze, aule studio e ludoteche, mensa, palestra, corsi universitari popolari e autogestiti, eventi di socialit, dai pranzi agli aperitivi, dalle feste per bambini alla presentazione di libri; per lappunto: Un nuovo modo di vivere. Ma tutto questo per quell1% rischiava di essere una minaccia, rischiava di diffondersi e riprodursi, e, cos, allalba del 15 febbraio 2012, decide di sguinzagliare uningente quantit di forze dellordine, che irrompono nello stabile, tenendo allinterno, per pi di unora, gli studenti che dormivano nelle stanze. Subito, allesterno, si formato un numeroso gruppo di studenti e famiglie che in mattinata si sono mossi in corteo per le vie della citt per manifestare contro le banche, complici di questa crisi. La forza del corteo, nonostante i tentativi di blocco, manganellate e chiusura di spazi, non si arrestato, e nel pomeriggio si stabilisce con tende e gazebi nella piazza vicina allimmobile, piazza Dante, di fronte a quella banca responsabile della speculazione e abbandono dello stabile di via la Pergola. Per tre mesi piazza Dante stata il punto centrale in cui le diverse composizioni, dagli studenti, ai lavoratori sottopagati, agli sfruttati, precari, famiglie senza casa, famiglie sotto sfratto, si sono rafforzate e unite insieme in un fronte comune: la rabbia contro chi ogni giorno tenta di addossare sulle nostre spalle un debito creato da ricchi padroni, politici e banchieri. Ed proprio lunione di questa rabbia che ha portato il 15 maggio a costruire un corteo di centinaia di persone che hanno bloccato per tutto il giorno, strade, ponti, vie, fino ad arrivare alla sede di Equitalia, sede dei cosiddetti strozzini legalizzati. La lotta contro Equitalia ha portato in piazza il protagonismo sociale della nuova composizione degli indebitati e la voglia di riscatto di quella condizione di minorit e di subalternit che i dispositivi di indebitamento e senso di colpa continuano a produrre, assieme a violenza, macelleria sociale e disperazione. Ma dopo tre mesi alla Pergola, dopo tre mesi di piazza Dante, dopo la lotta contro Equitalia, non avevamo finito, dovevamo continuare ad alzare la testa, denunciare i loro abusi, riprenderci i nostri spazi. E cos abbiamo fatto. Abbiamo occupato un altro spazio, usato ed abusato, per poi, quando il bicchiere era vuoto e non poteva essere riempito, abbandonarlo, lavarsene le mani, chiudere i cancelli e murare finestre e porte, lasciare che lerba nascondesse campi, piste e strade. ..Era il 15 maggio 2012. Occupy Pisa. Centinaia di persone in corteo al termine di una grande giornata di lotta contro Equitalia, hanno proseguito il loro percorso verso nuovi spazi; centinaia di persone si sono ripresi la NUOVA PERIFERIA POLIVALENTE.

Capitolo 2. Una storia vecchia... Storia OccupyPisa


Questa lennesima storia di cancelli chiusi, erba alta, ragnatele, serrature, porte e finestre murate, reti arruginite e muri sbiaditi. Questa e lennesima storia di degrado, lennesima storia di abbandono e di incuria. Questa lennesima storia di istituzioni che si rincorrono, di progetti mai realizzati, di spazi sottratti alluso pubblico, di opportunit sprecate, di iniziative mai intraprese. Niente di nuovo per questa citt. Una citt come tante, Pisa. Di quelle citt dove immobili sfitti e fatiscenti costellano il panorama urbano. Dove il diritto allabitare venduto a caro prezzo, tenuto volutamente inaccessibile proprio grazie allesclusione dal mercato di interi isolati di fabbricati, divenuti dimora di fortuna quando non sono ricovero per ogni specie di animale. Questa lennesima storia, nellennesima citt e nel solito tempo, il tempo in cui la riappropriazione e la restituzione ad una fruibilit pubblica degli spazi tuttora perseguita a norma di legge, degradata a semplice violazione della propriet. E siccome questa lennesima storia, noiosa storia di degrado, non stupir se quella di cui parliamo una propriet pubblica. Particolare, insolita ed elemento di novit la tipologia del protagonista della vicenda; non si tratta del palazzo di sei piani, non della fabbrica dismessa, n degli uffici abbandonati. E la storia di una polisportiva, di un impianto sportivo e dei suoi annessi: i campi della Fontina, localit di S.Giuliano Terme, provincia di Pisa. Per avere un idea della storia di questi impianti sportivi dobbiamo sfogliare le foto aeree dell I.G.M. (Istituto Geografico Militare). In una di queste fotografie, non troppo nitida, 1 datata 1973 , osservando attentamente intuiamo la sagoma del campo da calcio regolamentare che ancora oggi copre i tre quarti dellarea di cui ci stiamo occupando. Una storia che affonda quindi le sue radici nella Pisa degli anni settanta, che prosegue fino ai giorni nostri, fino al decadimento dettato dalla mancanza di investimenti che ha portato questo spazio (un campo da calcio regolamentare,una pista di atletica leggera, due campi da calcio a cinque, un campo da tennis, uno da basket, una via pedonale/ciclabile, un caseggiato ad uso spogliatoio/magazzino) ad essere un buco nero dellurbanistica di questo territorio. Chiusa tra uno dei quartieri residenziali pi tranquilli (La Fontina/Ghezzano, formalmente in territorio di S. Giuliano Terme, ma di fatto quartiere/dormitorio di Pisa) e una delle aree ad Edilizia Popolare storiche della citt di Pisa: Pratale, questimmensa area recintata costituisce di fatto una risorsa altrettanto immensa. E lo stata per trentanni, trentanni in cui questi impianti sono stati utilizzati per attivit sportive, sia da societ che da singoli che potevano accedere liberamente alle piste di atletica o ai campetti (in origine solo da tennis e da basket, poi due sono stati convertiti nello scorso decennio in campetti in erba sintetica per il calcetto). Chi abita da tanto tempo nel quartiere ricorda come ogni giorno ci fosse un gran numero di persone che utilizzavano costantemente larea per le pi disparate attivit. Immagini del passato, non troppo distante, che rendono malinconico lo sguardo del cittadino che si sofferma ad osservare la ruggine ai cancelli e le porte murate. Per trentanni circa questarea stata messa a disposizione della cittadinanza: ma da chi? E chi ha poi deciso che tutto dovesse cessare per chiudere i cancelli in attesa che gli impianti diventassero irriconoscibili per lincuria? Facciamo qualche passo indietro: nel 2006 si ha lultima assegnazione formale dellarea, affidata per un anno alla U.S. La Fontina, una societ che stata costituita per volont degli enti di promozione(CSI e UISP) da pi di10 anni e che di fatto gestisce gli impianti e i proventi derivati dallaffitto dei campi alle squadre che vi si allenano (il Ghezzano tra queste).
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Http://www.igmi.org/voli/scheda.php?gid=17943

In questo periodo e, si presume, per tutti gli anni precedenti, la Provincia di Pisa ad amministrare larea sportiva senza per esserne formalmente lunica proprietaria.2 Il terreno su cui sorgono gli impianti infatti attraversato longitudinalmente dal confine territoriale fra i comuni di Pisa e S. Giuliano, ragion per cui sulla sua destinazione duso doveva esserci un accordo fra le parti. Dal 2007 quindi larea della Polisportiva risulta non assegnata e da allora inizia la nostra solita storia di degrado. I piani regolatori dei due comuni proprietari concordano, una volta tanto, nel destinare quel sito a verde sportivo, anche con la variante del 2009.3 In particolare nel piano regolatore del comune sangiulioanese leggiamo che quellarea destinata a verde sportivo 4 costituisce uno spazio funzionale alla vivibilit dei residenti, quindi a loro beneficio. Unimpianto quindi per essenza destinato alla socialit ed al benessere, fruibile dai cittadini residenti e non. A partire da quello stesso 2009 la vicenda della Fontina diventa un evento giornalistico, gli articoli sul suo destino si rincorrono sulle pagine del tirreno fra dichiarazioni incrociate di enti pubblici, articoli di denuncia e proposte di societ private. Labbandono della Fontina sembra essere una fatalit, qualcosa contro cui nulla ha potuto lazione delle istituzioni che anzi si sono sempre mostrate preoccupate del benessere dei cittadini e del funzionamento dei servizi. Nel novembre di quellanno compare sul Tirreno la prima dichiarazione ufficiale che riguarda la volont di riqualificare e rendere fruibili gli impianti della Fontina. La dichiarazione del Presidente dell AC Pisa 1909 Carlo Battini, la societ che nel Luglio dello stesso anno ha rilevato il Pisa Calcio e che necessita di impianti per il lavoro settimanale: Una delle ipotesi allo studio quella relativa ai campi della Fontina. L'area, di propriet dell'amministrazione provinciale, da tempo in una situazione di inutilizzo, in attesa che si concluda una transazione di propriet con il comune di pisa. La proposta della societ nerazzurra potrebbe quindi essere in un certo senso risolutiva. Devono passare mesi prima di capire che quelle ipotesi si concluderanno con un nulla di fatto e che larea sportiva destinata ad un ben pi lungo periodo di abbandono.5 Sono gi passati due anni a questo punto della storia, dallultima assegnazione dellimpianto e nel 2010 proprio la UISP sempre sulle pagine del Tirreno a lamentare il degrado dei campi e leffetto che la loro chiusura ha avuto sulla sua attivit sportiva . Per tutto questo periodo si parla di abbandono delle istituzioni e di una mancata assegnazione dellarea, la voce del Pisa AC fuori dal coro , un coro silenzioso che non prende posizione sul destino dei campi sportivi, n sulle loro condizioni. Ad aggravare lo stato di calamit nel 2007 si aggiunta anche la normativa sugli impianti sportivi, che comporterebbe quindi non solo un restauro dellarea, ma anche un suo adeguamento alla legge. Troppo lavoro e troppi soldi.

2 il completo passaggio alla propriet della provincia viene formalizzato nel 2011 (vedi il tirreno del 3/07/2011) 3 http://terra.sister.it/comunesgtims/pag_iniziale.html e Http://www.comune.pisa.it/regurb/ru_2009/approv_dic2009/appr_fg_06.pdf 4 (dahttp://terra.sister.it/ComuneSGTIMS/Pag_Iniziale.html) Il subsistema delle aree a verde pubblico e sportivo comprende le aree non costruite che, per la loro destinazione ad usi ricreativi e di servizio alla residenza, costituiscono parte integrante degli insediamenti. Tali aree sono assunte dal Piano Strutturale come elemento fondamentale per la riqualificazione del tessuto urbano e per lorganizzazione delle relazioni fra ledificato e gli spazi aperti del territorio agricolo. In particolare, per le aree a verde pubblico e sportivo potr essere elaborato, in fase di Regolamento Urbanistico, un piano unitario che dia indirizzi per la valorizzazione ed il potenziamento delle strutture esistenti, nonch per la loro integrazione funzionale con il tessuto residenziale. 5 Il tirreno del 14/08/2010

Per questo la Provincia, che forse ignora che ogni anno la Regione mette a disposizione dei fondi per il recupero e ladeguamento degli impianti sportivi e labbattimento delle barriere architettoniche (lo stesso sito della Provincia ne pubblica uno lo stesso anno in cui termina lultima assegnazione degli 6 impianti ), preferisce che larea rifiorisca da sola, magari con laiuto di qualche benefattore, pubblico o privato che sia, ma che non preveda un suo coinvolgimento diretto. Ecco che nel 2011 il nuovo assessore allo Sport della Provincia ha una prima (vecchia) idea: "Abbiamo discusso della nuova vita del centro della fontina pochi giorni fa in giunta", ha detto l'assessore provinciale allo sport Salvatore Sanzo, dichiarazione rilasciata al tirreno nel luglio del 2011, dopo che nel febbraio precedente era gi comparso un articolo che accennava a voci che riguardavano il recupero dellarea 7. la buona notizia che la provincia inizier a cantierare gli spogliatoi; quella cattiva che il costo per arrivare alla piena fruibilit pubblica degli impianti, sar superiore a un milione di euro e ancora pi avanti: provvederemo quanto prima a dare in affitto gli impianti con un contratto di 6 anni rinnovabili per altri sei - spiega sanzo - ed a breve fare una gara per trovare per individuare il soggetto in grado di gestire questi impianti 8 . Nello stesso articolo viene per delineato il quadro disastroso delle codizioni dei campi e degli impianti. Porte e finestre murate, reti sparite o divelte, roulottes abbandonate allinterno dellarea, la pista di atletica impraticabile. Ma soprattutto viene precisato che i tempi per lemissione di un bando e la successiva assegnazione sarebbero lunghi e che si andrebbe comunque allanno successivo per poter vedere i primi sviluppi della vicenda. Sono passati ormai quattro anni dallultima gestione dellarea e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, innanzitutto dei residenti nel quartiere. Gli spogliatoi anche murati non hanno smesso di essere ricovero per alcuni spacciatori che di tanto in tanto utilizzano la veranda per pernottare, negli ultimi mesi del 2011 gli operatori del progetto Homeless (servizio che opera per conto della Societ della Salute e si occupa dei senza dimora) hanno anche effettuato diverse mappature nellarea per verificare la presenza di persone bisognose di assistenza, prova che lamministrazione pubblica aveva ben presente in che condizioni versassero gli impianti. Nel Dicembre 2011 lennesimo intralcio mina le buone intenzioni degli enti pubblici: il Decreto Salva Italia con il quale il governo pone le basi per labolizione delle province e il passaggio sotto le amministrazioni comunali o regionali di tutte le aree di loro competenza 9, quindi i campi della Fontina ricadrebbero nel limbo della terra di nessuno. Si inaugura una nuova stagione di stallo che fa slittare ulteriormente la risoluzione del problema. Nel febbraio del 2012 altro articolo di denuncia del Tirreno che poeticamente descrive con queste parole (molto simili a quelle di un anno prima) le condizioni degli impianti: Un inferno alimentato dal limbo. E' la situazione in cui versa oggi il centro sportivo della fontina una volta gestito in concessione, dalla uisp e dal csi e oggi di propriet della provincia. Il limbo costituito dal decreto Salva Italia che abolendo le amministrazioni provinciali rende di fatto orfano il complesso sportivo che ha un campo di calcio con spalti, spogliatoi, due campi da tennis, due di calcetto e una pista di atletica. Linferno lo stato in cui versa lintero complesso. Il campo di calcio ha le porte rotte, lerba o manca o alta due metri. I fari di illuminazione (l si tenevano vivacissimi tornei notturni) sono rotti, gli spalti sono stati rimossi, la pista di atletica impraticabile. I campi da calcetto e da tennis sono devastati: sparite le reti di recinzione e le porte, cos come irriconoscibili sono le superfici su cui si giocava. Ci non toglie che ieri, degli studenti universitari, passando da un buco della recinzione, abbiano improvvisato una partitella. Anche tutti i lampioni degli impianti sono inutilizzabili, alcuni rotti, altri con i fili tagliati. Gli spogliatoi hanno vetri infranti, porte murate e sui gradini ci sono spazzatura e materassi abbandonati . 10
6 (da http://www.provincia.pisa.it) In attuazione della L.R. n. 72/2000 la Regione Toscana interviene finanziariamente a sostegno di investimenti ed iniziative, effettuate rivolti a sviluppare l'impiantistica sportiva sul territorio.A questo scopo, in collaborazione con le Province, ogni anno nell'ambito del Piano Provinciale dello Sport viene pubblicato il bando per l'acquisizione di finanziamenti su progetti. Gli interventi promossi devono essere finalizzati a: messa a norma di strutture; abbattimento di barriere architettoniche; ampliamento di complessi gi esistenti; costruzione di nuovi impianti; acquisto di immobili da destinare ad attivit sportive; acquisto di attrezzature sportive. (data ultima modifica della pagina 15/10/2007, lassegnazione alla US La Fontina scaduta da quattro mesi) 7 Il tirreno 20/02/2011 8 Il tirreno 3/07/2011 9 http://www.altalex.com/index.php?azione=nuovo_documento&idnot=16436#_toc312833743 10 Il tirreno 10/02/2012

Ma negli uffici della Provincia ci si occupa di ben altri problemi, i campi della Fontina non sono sicuramente al primo punto dellordine del giorno e si pensa, non sapendo che fine dovranno fare, di passare lintera area sotto la propriet del comune (in attesa e in vista dei cambiamenti legislativi che sono nellaria dice Landucci, assessore provinciale al Patrimonio abbiamo comunque gi 11 avviato dei contatti positivi per il definitivo passaggio della propriet al comune ). Al di l dei dubbi sul futuro del Demanio Provinciale si tratta comunque del passaggio di propriet di impianti per i quali non prevista nessuna assegnazione, tantomeno stato sottoscritto alcun bando, al contrario di quanto sosteneva lassessore provinciale allo Sport, Sanzo quasi un anno prima e almeno sei mesi prima del Decreto Salva Italia, mesi in cui qualcosa si sarebbe potuto muovere e che avrebbero consentito di passare da una mano allaltra un impianto funzionante, non un rottame. La svolta nella nostra storia arriva pochi mesi dopo, il 15 Maggio. Una svolta dettata dalla determinazione e dalla volont di agire i cambiamenti senza aspettare tempi, quelli istituzionali, che come dimostrano gli anni di degrado, hanno altre priorit. Parliamo del movimento Occupy Pisa che nel Maggio 2012 occupa e rid vita al complesso sportivo della Fontina, con il solo investimento delle proprie forze e della propria volont. Nessun milione di Euro, nessun bando per lassegnazione. Il Movimento Occupy fa una cosa molto pi semplice:occupa i campi e le strutture annesse, si rimbocca le maniche e rimette a nuovo tutta larea. I giornali descrivono il quadro dellintervento degli occupanti e la consistenza dei lavori: dalla struttura sono stati raccolti ben 72 sacchi di spazzatura. una bomba sanitaria pronta ad esplodere, dicono occupanti e residenti. Dopo la bonifica si passati alla ristrutturazione: nuovo impianto elettrico e messa in sicurezza di quello idraulico, recupero degli infissi, tinteggiatura e arredamento. Inoltre stato allestito un orto sociale ed stato riaperto il passaggio pedonaleciclabile che unisce via di pratale a via carducci. La spesa? Poco meno di 1.000 euro (solo per il casottino ne servivano 30mila), grazie alla cooperazione e alla solidariet di residenti e aziende locali.si riappropria di qualcosa che da sei anni era l, sotto gli occhi di tutti, alla portata di tutti, a disposizione di chiunque 12 . Un evento degno di nota in cui spicca anche la presa di posizione favorevole del Comitato di quaritere: la bonifica e la riqualificazione dell'area ha fatto sicuramente felice il vicinato: come comitato la Fontina -dichiara un portavoce -abbiamo voluto appoggiare questa festa d'inaugurazione, che sentiamo come anche nostra. Avevamo provato in passato a chiedere alla provincia la gestione dell'area ma ci era sempre stata negata. Saremo presenti con tutto il nostro materiale e il nostro supporto 13 . Della storia e dellimportanza del movimento Occupy Pisa e della sua progettualit ci occuperemo nelle pagine seguenti. Certo che nella nostra storia ha costituito unimportanza fondamentale. Al dire, al promettere, al chiedere permesso, il movimento Occupy ha contrapposto il fare, il riprendere, il resistere. Ben altri progetti aveva la Provincia di Pisa, nella persona di Sanzo, che a latere di un convegno sulla riqualificazione degli impianti, tenutosi all Hotel San Ranieri di Pisa il 4/5/2012, pochi giorni prima delloccupazione, dichiarava: "per quanto riguarda la gestione, affidata tramite un bando di gara ad evidenza pubblica con scadenza pluriennale alle societ sportive -- conclude l'assessore -- negli ultimi anni la provincia passata da una procedura di affido in cui si valorizzava l'aspetto sociale della gestione, con canoni sostenuti dalle societ sportive irrisori, e con la provincia che sosteneva sia i costi della manutenzione ordinaria che straordinaria dell'immobile , ad una procedura che valorizza la redditivit degli impianti e allo stesso tempo responsabilizza i gestori: le societ sportive garantiscono infatti il sostegno alle spese di gestione e si fanno carico della tenuta della 14 manutenzione ordinaria ".La questione, qui per la prima volta palesata nelle parole dellassessore, quindi economica, non pratica come fino a quel momento si voleva far credere. La Provincia non intenzionata a promuovere o finanziare progetti a fondo perduto, ma preferisce affidare gli impianti a qualcuno che sappia farli fruttare. I canoni irrisori di cui parla lassessore non sono altro che i costi sostenibili che hanno permesso fin ora a chiunque di poter accedere alle attivit sportive.
11 Il tirreno 10/02/2012 12 Il tirreno 16/06/2012 13 ibid. 14 Pisainformaflash.it 3/05/2012

un dato di fatto che la pratica della riappropriazione abbia maturato risultati concreti in tempi e con costi per la societ ben inferiori a quelli ipotizzati dalle istituzioni. Non ci sono scuse per lo stato di abbandono, che anche se pu essere stato indotto in parte dallaccavallarsi di responsabilit e di nuove normative, include tra i responsabili tutte le istituzioni. uno stato di abbandono colposo, come altri esempi sul nostro territorio testimoniano, di unarea sottratta alla collettivit, recuperata solo dalla determinazione della collettivit stessa, stanca di promesse e proposte che immancabilmente si concludono in numerosi nulla di fatto contornati dai soliti purtroppo, scusate ma, sarebbe bello, per. Nonostante questa svolta, nota a tutti, la provincia continua con i suoi vuoti propositi e pochi mesi fa, nel febbraio 2013, sul Tirreno viene pubblicato un altro articolo che contiene dichiarazioni dellassessore Sanzo identiche a quelle di due anni prima: nuovo tentativo in vista per dare una prospettiva sicura agli impianti sportivi della fontina. Il complesso che si trova tra via di pratale e via carducci, nel comune di san giuliano, unarea abbandonata a se stessa da oltre sei anni. Decisamente troppi. Uno stallo ingiustificato. E poi pi avanti: ora la provincia, proprietaria dellarea, sta pensando di lanciare un bando per dare in gestione gli impianti.va detto che il bando deve essere ancora costruito, ma gi positivo che qualcosa torni a muoversi. Su questo fronte si registra anche un rinnovato feeling tra la stessa provincia e il comune, dopo che per diverso tempo le due istituzioni avevano manifestato sul tema orientamenti diversi. Per lamministrazione provinciale lassessore allo sport salvatore sanzo, da poco eletto anche presidente del coni regionale, ad auspicare una svolta: in effetti, quello che si manifesta alla fontina uno spreco, se non altro in termini di opportunit (di fruizione) non data ai cittadini. i campi devono essere restituiti alla citt, non si pu andare ancora oltre con questa situazione, dice sanzo, senza per 15 aggiungere altro sulle manovre in corso. .Tra queste righe lassessore non cita minimamente che il complesso non pi in stato di abbandono. Ci pensa il redattore dellarticolo a mettere i punti affermando che da un anno circa non si pu pi parlare di abbandono, dato che gli impianti sono stati recuperati e rimessi a disposizione di tutti dal lavoro del movimento Occupy. Proviamo a tirare le somme della nostra storia: unimpianto sportivo storico, di enorme importanza per la citt e per le associazioni sportive, per i singoli e per tutti gli abitanti ha attraversato anni di abbandono e degrado, degrado che ha raggiunto livelli tali da richiedere interventi economici che ammonterebbero a circa un milione di euro. Nessuna assegnazione, neanche temporanea, per arginare la degenerazione dello stato delle strutture, nessuna manutenzione ordinaria (in tutti questi anni solo nel 2011 la provincia ha avuto il dubbio di non poter pi amministrare larea), nessun ricorso ai finanziamenti regionali previsti per il recupero di strutture di questo tipo. Un solo intervento determinante: quello di Occupy Pisa. Noi siamo qui dentro, abbiamo ridato vita insieme al comitato di quartiere e a tutti i vicini solidali ad unarea enorme, tornata ad essere realmente patrimonio collettivo. Una solita, vecchia storia, quella dellabbandono e dellincuria delle istituzioni, delle lamentele e delle proteste dei cittadini. Una nuova storia quella da scrivere ora, da subito, dal 15 maggio 2012. La nuova storia del complesso sportivo della fontina, la storia della nuova periferia polivalente.

15 Il tirreno 14/02/2013

Capitolo 3. Nuova Periferia Polivalente realt auto - organizzata


Il metodo La riappropriazione degli spazi, la teorizzazione del loro riutilizzo e la realizzazione pratica delle progettualit rendono la Nuova Periferia Polivalente un progetto politico, in quanto dalla sua ideazione alla sua concretizzazione caratterizzato da un insieme di azioni connotate da una ben precisa pratica: il metodo, che deriva da unanalisi e da una lettura dei fenomeni che ci circondano. Abbiamo fin ora raccontato le vicende che hanno preceduto la nascita di questesperienza, vicende che ne hanno determinato lo stato di abbandono; ora descriviamo il presente, i propositi e le azioni concrete che definiscono una nuova fase della vita di questo spazio e del suo territorio. Ci occupiamo ora, nelle righe che seguiranno, di esporre in maniera sintetica, quella che la metodologia indispensabile per la realizzazione del nostro progetto. Quella che andiamo ad esporre una modalit di azione valida a qualsiasi livello, dalla realizzazione di uno spazio, alla costituzione di un soggetto politico. Ci che caratterizza la pratica politica alla base di unesperienza di questo tipo lautorganizzazione, cio la possibilit e la capacit di un gruppo di darsi autonomamente una struttura ed uno schema di azione, invertendo la tendenza a cui siamo abituati dellorganizzazione verticistica che procede dallalto verso il basso. Ma vedremo meglio pi avanti cosa intendiamo. In queste pagine faremo riferimento spesso alloggetto, o meglio il soggetto, del metodo che stiamo esponendo. Non potendo chiamarlo con un nome proprio, visto che intendiamo descrivere una pratica sempre valida, ci riferiamo al gruppo o ai soggetti o ai componenti in modo generico. Prima di entrare nello specifico diamo una traccia dello schema seguito per la nostra descrizione. Partiamo dallesporre brevemente cos autorganizzazione passando poi a descrivere quali siano i fattori che la compongono e le fasi in cui si articola il processo organizzativo per poi spendere qualche riga sul risultato finale del nostro percorso. Autorganizzazione Lautorganizzazione, intesa come capacit di un gruppo di darsi una struttura ed intraprendere percorsi che portino alla realizzazione di progettualit specifiche, una pratica che per definizione procede dal basso. Non pu esserci autorganizzazione dove la struttura viene data in maniera verticistica dallalto, preconfezionata ed entro cui le idee e le istanze debbano seguire percorsi obbligati. Si tratta di una modalit autonoma nel darsi degli obiettivi e perseguirli, con tempi e modalit stabiliti esclusivamente da chi partecipa. Auto-organizzarsi implica, in virt degli obiettivi prefissati, scegliere un terreno e maturare un percorso delle proprie azioni, formarsi come gruppo e come soggettivit e darsi di conseguenza una struttura organizzativa funzionale. Questi tre passaggi costituiscono la caratteristica di questa pratica, che per essenza rivoluzionaria, nel senso che relativamente alla realt in cui viviamo oggi elemento di novit e modello di cambiamento. Andando per ordine tracciamo un profilo, sintetico e ideale, della nostra metodologia, passando dallauto-organizzazione in generale alle sue diverse declinazioni in ambito di realizzazione concreta dei progetti e prima ancora di elaborazione teorica.

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Radicamento e partecipazione Partecipazione e radicamento sono due aspetti complementari della fase di consolidamento e di pratica. Il radicamento la premessa funzionale alla creazione di agibilit politica in un territorio, nel nostro caso cio la riappropriazione di uno spazio, quel processo che consente un riconoscimento ed una legittimazione da parte del territorio in cui si sceglie di operare e di creare una soggettivit che quindi gli appartenga. Radicare una lotta, un progetto, un qualsivoglia percorso significa doversi confrontare con un luogo, un contesto che pu appartenerci al livello formale (la nostra citt o il nostro quartiere, la nostra scuola o il nostro luogo di lavoro), ma raramente ci apparterr al livello culturale, o meglio ribaltando la prospettiva il nostro portato che potr risultare nuovo e in qualche misura estraneo. Si tratta quindi di compiere un primo passo: presentarci e renderci riconoscibili, far includere il nostro portato nel patrimonio del conosciuto dei luoghi in cui vogliamo realizzare le nostre progettualit. In questo senso linclusione nei percorsi delle soggettivit con cui si entra inevitabilmente in relazione, intesa come compenetrazione di esperienze e di portati spesso lontani tra loro, strumentale al radicamento. Stimolare la partecipazione di un territorio significa ottenere legittimazione del proprio agire, che viene riconosciuto come valido da persone che spesso hanno avuto alle spalle solo forme di partecipazione passiva alle decisioni che riguardano la propria esistenza. In un certo senso incontrare la legittimazione della cittadinanza significa spostarla sul terreno dellautodeterminazione. quindi necessario facilitare, promuovere laccesso alla costruzione di un percorso. Lapertura, il dialogo, la trasparenza dei discorsi, sono elementi fondamentali. Il piano su cui muovere i primi passi un piano politico come contenuti, ma umano come livello di relazione. Chi promuove e stimola la partecipazione deve avere quindi alle spalle una lettura del contesto, capire, per usare un linguaggio metaforico, come parla. La relazione tra soggetti partecipanti rende necessario a questo punto fare un altro passaggio, quello della costruzione del gruppo, cio della formazione, inteso come bagaglio delle competenze e come insieme di legami tra i suoi membri. Formazione Il legame tra la crescita del gruppo e lo spazio in cui si muove indissolubile. Il radicamento, che non una fase definita nel tempo cui ne segue immediatamente unaltra, ma deve essere continuo e costante, se in un primo momento come si detto strumentale alla realizzazione della progettualit politica in senso stretto, successivamente la deve affiancare, deve scorrere parallelamente. Diventa cio la relazione costante col territorio. Perci ad una fase in cui la partecipazione (ma a questo punto possiamo parlare di compartecipazione, cio di uno scambio continuo tra territorio e progettualit) spontanea in virt dellelemento di novit costituito dalla relazione tra soggetti, si passa ad una fase in cui necessario stimolare una partecipazione costante. Dobbiamo quindi saper organizzare le forze che si vengono a creare. Qui sorge un altro problema da risolvere o, volendola vedere da una prospettiva diversa, il primo obiettivo da realizzare: la formazione. Con formazione intendiamo sia la formazione del gruppo che delle soggettivit che lo compongono. Non possediamo manuali teorici o tecnici che trattino di come si debbano portare avanti i progetti e di come debba essere costruito uno spazio che li contiene e li promuove, per questa ragione lo strumento pi adatto alla trasmissione dei saperi la socializzazione. Ogni gruppo possiede, al livello di ciascun suo componente, un determinato numero di competenze. Si tratta semplicemente di innescare un meccanismo grazie al quale queste competenze diventino in misura pi o meno uguale per tutti, patrimonio collettivo. Che sia saper tagliare lerba o dare lintonaco, scrivere un manifesto o sostenere unintervista, si tratta di competenze specifiche che col tempo possono venire assimilate da ciascuno attraverso la trasmissione del sapere, venire appunto socializzate. Ovviamente i saperi che sono patrimonio del gruppo non bastano sempre da soli, in alcuni casi necessario compensare con un vero e proprio studio, con lacquisizione delle competenze allesterno del gruppo, cio con lauto-formazione. Un gruppo che intende portare avanti una progettualit politica pu e deve darsi degli spazi di crescita organizzando la propria formazione attingendo ad un patrimonio di saperi esterno a se stesso.

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A tal fine possono essere organizzati momenti di formazione con obiettivi specifici di crescita. Importantissimo per la costituzione dei gruppi e per il loro operare il lavoro manuale. Nellottica di perseguire costantemente sia il radicamento, che la partecipazione, il lavoro manuale e fisico un collante sociale ineguagliabile. Innanzitutto perch attraverso il lavoro passa una circuitazione di competenze che la prima forma di socializzazione, in secondo luogo perch attraverso il lavoro manuale mettiamo alla prova noi stessi e impariamo a capire gli altri componenti e da ultimo la costruzione materiale di uno spazio permette a ciascuno e quindi al gruppo di sentirlo proprio, di aver riversato nella fisicit del lavoro una parte di se stessi. Permette quindi di riconoscersi in qualcosa di fisico, in una concretizzazione del proprio operato. In qualche misura anche i progetti pi astratti, e ce ne sono tanti, acquistano maggiore peso per noi nel momento in cui ne vediamo una loro manifestazione concreta. La formazione sul piano delle competenze funzionale ad una crescita orizzontale del gruppo ed allintercambiabilit dei suoi componenti. In contesti in cui non si ha una dimensione professionale, in cui il tempo che ciascuno pu investire nel lavoro politico di per se ritagliato, ma si deve garantire la costanza dellazione, lintercambiabilit indispensabile, sia come forma di tutela dei componenti (consente un eventuale avvicendamento nello svolgere il lavoro), sia una tutela del gruppo e dei progetti (si pu facilmente sopperire alla mancanza di un membro). La formazione, la crescita collettiva orizzontale (che quindi anche espansione) e lintercambiabilit sono tutti elementi funzionali allaspetto forse pi importante dellauto-organizzazione, cio la divisione del lavoro. Divisione del lavoro La divisione del lavoro si attua attraverso un secondo passaggio rispetto alla formazione, che potrebbe sembrare in contraddizione con lintercambiabilit: la specializzazione. Per chiarire questa contraddizione apparente basta dire che non sintende che un componente del gruppo sia lunico a saper fare qualcosa, semplicemente che sia in grado di svolgere un compito meglio e pi velocemente, che sia appunto specializzato, in un ottica di funzionalit. Nessuno deve rendersi indispensabile (per garantire lautotutela del gruppo e del suo lavoro), ma la divisione funzionale del carico di lavoro un passaggio obbligato per poter portare avanti parallelamente pi progettualit. Spesso ci diamo la forma organizzativa in gruppi e referenti, questo un esempio di specializzazione. La divisione del lavoro garantisce la distribuzione degli oneri e permette di perseguire molteplici scadenze contemporaneamente, quando non di lavorare su pi fronti. Autorganizzazione e contropotere Un livello di organizzazione che consenta di operare su pi fronti, un impegno che generi radicamento e partecipazione ad un progetto, il riconoscimento della sua validit e della sua utilit per un bene collettivo sono tutti fattori che tendono verso un unico risultato: la creazione di contropotere. Non si intende una semplice contrapposizione. Con contropotere si intende innanzitutto unalternativa alle forme di organizzazione calate dallalto, alle risposte che prendono piede da iniziative lontane dai territori. Contropotere innanzitutto una potenzialit dellagire, del rendere concrete le pratiche dei bisogni cui si riesce autonomamente a sopperire. Non unaccezione negativa quindi del contrapporsi, ma una visione ottimista e possibilista. Laddove una progettualit politica travalica i confini della teorizzazione, diviene spazio concreto, si materializza in azioni quotidiane portate avanti da chi le ha originariamente proposte insieme a chi le ha recepite ed accolte come proprie, dove tutto ci diventa pratica, vissuto quotidiano, risorsa tangibile, quello il contropotere. La possibilit di ergersi a soggettivit che ha pieno diritto di espressione e trova la propria dimensione fuori dagli schemi preconfezionati dal sistema, dove non ci sono pi cittadini, abitanti, potenziali elettori, membri di comunit lontane, ma attori protagonisti nel darsi le risposte autonomamente, inserendosi in tutti quegli spazi, virtuali o fisici, lasciati vuoti a confermare le contraddizioni che caratterizzano la nostra contemporaneit. Inserirsi in quelle contraddizioni, scardinare le false certezze che ci vengono offerte come dogmi, crearci da soli le nostre sicurezze, le nostre garanzie, che altro non sono se non la consapevolezza del poter fare: questo creare il nostro contropotere. Contro perch alternativa reale, non critica sterile, ma pratica di vita; potere perch potenza data dalla determinazione, dallautodeterminazione del proprio destino.

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II progetti. n poco meno di un anno, dal 15 Maggio 2012 ad oggi abbiamo riaperto e reso accessibile uno spazio negato da anni ad un uso collettivo. Abbiamo ripercorso in queste pagine la storia del movimento e delle strutture cui ha ridato vita, abbiamo delineato il metodo organizzativo che ha permesso di realizzare unimpresa del genere. Esponiamo ora le iniziative ed i progetti che costituiscono la Nuova Periferia Polivalente. Lo scenario che ci si presentato al momento dellingresso in questi spazi era lo scenario di un luogo abbandonato, quasi un luogo fantasma. Le condizioni delle strutture in muratura e di quelle funzionali allattivit sportiva allaperto, sebbene non in totale stato di decadenza, erano allarmanti dal punto di vista igienico-sanitario e dal costo in termini di lavoro necessario ad una rimessa in funzione. Ci che ha destato maggiormente la nostra preoccupazione era la situazione degli spazi interni. Al momento dellingresso nel casottino (cos chiamiamo la struttura una volta adibita a spogliatoi e direzione degli impianti), ci si subito resi conto che quei muri tirati su a chiudere porte e finestre non avevano solo la funzione di impedire lingresso alla struttura, ma nascondevano anni di abbandono. Quelli che un tempo erano spogliatoi e docce erano diventati rifugi di fortuna; al loro interno, infatti, montagne di vestiti, avanzi di cibo, escrezioni, materassi, focolai rendevano impraticabile laccesso ai locali ed il loro utilizzo. Pi volte il vicinato aveva segnalato a istituzioni e forze dellordine la situazione di degrado in cui versava lex impianto sportivo della Fontina, ma come risposta negli anni avevano ottenuto silenzio, colate di cemento e mattoni. Nessun intervento di pulizia o manutenzione finalizzata almeno alla tutela delligiene degli stabili ed alla sicurezza degli abitanti del circondario. La situazione non era semplice, come poi scrisse il Tirreno allindomani della riapertura degli impianti, era una bomba sanitaria pronta ad esplodere. Per poter rendere agibili i locali e ripulirli stata contattata una ditta specializzata in bonifiche ambientali, la quale ha consigliato di non entrare nella struttura prima del loro intervento; il rischio era contrarre malattie infettive. Disinfestato e sanificato lo spazio, si potuta avviare la manutenzione ordinaria: ripristino degli infissi, pavimentazione, riverniciatura, giardinaggio, allestimento spogliatoi e di un punto ristoro e diversi interventi di pulizia esterna. E stata daiuto la solidariet del vicinato e delle imprese locali che hanno contribuito con donazioni di materiale edile, attrezzi e manodopera volontaria. Ogni intervento attuato ha avuto come obiettivo principale, oltre la riqualificazione materiale degli impianti, una loro ridestinazione a luogo di socialit per poter renderlo nuovamente fruibile strappandolo allabbandono determinato da logiche speculative. Il recupero degli stabili stato solo un passaggio iniziale, avente come finalit quella di renderlo terreno di sviluppo di molteplici progettualit, di realizzare uno spazio che si prestasse ad accogliere iniziative diverse, che fosse appunto Polivalente. Dai primi lavori urgenti e basilari si quindi passati alla riprogettazione ed alla fase di adeguamento delle strutture alle idee maturate nel corso delle assemblee e dei lavori di restauro. Tra i progetti da realizzare, oltre a quelli nati dalle opportunit che uno spazio di questo tipo pu offrire, come il ripristino dei campi da gioco e la loro riapertura, cerano anche progetti che il movimento si portava dietro dallesperienza di via La Pergola, come la Palestra Popolare e percorsi nati durante il presidio di P.za Dante, come la Camera del lavoro/non lavoro. Proviamo ora a fare un quadro generale di ciascun progetto, senza tralasciare proposte e idee ancora in fase embrionale che attendono solamente di essere realizzate.

Capitolo 4. Nuova Periferia Polivalente realt auto - organizzata (seconda parte)

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I Campini Quello di restituire una funzionalit ai campetti da calcetto, a quello da tennis, da basket ed a quello da calcio a 11 stato sicuramente il progetto cui era doveroso dedicarsi nellimmediato. Gli impianti, infatti, nonostante il loro abbandono, sono comunque sempre stati utilizzati in parte, grazie a qualche breccia delle recinzioni, per qualche partitella occasionale. Restituirli, puliti e liberati da rifiuti a volte anche pericolosi (vetri, ferri arrugginiti, ecc) era il primo segnale di rinascita di quegli spazi, il cui utilizzo perenne, anche se occasionale e frutto di qualche sconfinamento, era sintomo di quanto la comunit avesse bisogno di quel genere di risorsa. Il ripristino dei campi da gioco ha reso necessari numerosi interventi dalla riparazione delle reti, alla potatura degli alberi, cercando di coinvolgere nelle pulizie e nella manutenzione i frequentatori pi assidui degli spazi. Dopo il lavoro di restauro e pulizia lapertura dei campi libera, a disposizione di tutti quelli che vorranno usufruirne. Lo spirito della gestione, che vuole presentarsi come risorsa collettiva, lautogestione. Perci contribuire al mantenimento degli impianti sia col lavoro manuale di pulizia, sia con il rispetto degli interventi di recupero svolti fin ora, sia con un contributo economico o di materiale (palloni, racchette, reti, ecc) rientra nel farsi carico di una gestione collettiva, ed assumersi la responsabilit di voler partecipare al percorso della Nuova Periferia. In questo momento un altro dei lavori grossi che si sta cercando di portare avanti, quello di ripristinare limpianto esterno delle luci di illuminazione dei campi che offrirebbe la possibilit di poter utilizzare i campi nelle ore serali. Il lavoro , per, molto impegnativo e perci non sar immediatamente realizzabile. Bisogner revisionare ogni singolo cavo per controllare eventuali problemi, fili tagliati o fari fulminati. A tutto questo si aggiunger la spesa dellaumento di voltaggio nel contratto dellEnel, per riuscire a reggere la corrente una volta accesi. Un intervento del genere richieder unorganizzazione diversa nellaccesso ai campi. Durante il giorno rester sempre libero. Di sera, a chi vorr giocare, verr chiesta una quota di partecipazione e previa prenotazione, ovviamente non saranno somme altissime come in strutture private, (e oggi giorno anche pubbliche), ma cifre perlopi simboliche indispensabili al mantenimento delle spese. La Palestra popolare. Non nuova lidea di creare una Palestra Popolare, ne esistono di tanti tipi allinterno di altre esperienze politiche e non. Non un progetto a cui si approdati di recente, come anticipato nelle prime righe di questo paragrafo. La prima esperienza di realizzazione di una palestra allinterno di uno spazio liberato era nata in via La Pergola, lo stabile al centro di una speculazione poi sgomberato nel Febbraio 2012. Ora con la Nuova Periferia Polivalente questo progetto ha potuto vedere la propria piena realizzazione, con un corso strutturato in allenamenti settimanali ed un congruo gruppo di aderenti al progetto che ne hanno reso possibile la nascita. Una Palestra Popolare auto-organizzata ed autogestita non solo uno spazio in cui poter fare attivit sportiva ed imparare una disciplina. innanzitutto, come tutto lo spazio che la ospita, un luogo politicizzato, antifascista, antirazzista ed antisessista. A chi vi aderisce non chiesto nulla, a parte limpegno e ladesione a questi tre principi. Quello che volevamo aprire era uno spazio collettivo in cui chi avesse un sapere potesse metterlo a disposizione della collettivit, in linea con il principio di socializzazione delle competenze. Chi gestisce i corsi al suo interno una persona che per anni si allenato in altre palestre apprendendo le basi e le tecniche di kick-boxing e che con noi ha deciso di metterle a disposizione di un progetto autonomo, libero dalla mercificazione che, come altri settori dellesistenza, sta impadronendosi anche dello sport. Utilizzando dapprima gli spazi esterni, approfittando della bella stagione, si poi verificata la necessit di utilizzare uno spazio coperto e riscaldato. Si sono adeguati i locali, ampliando uno degli spogliatoi, trasformando alcuni vani doccia e ripristinando gli spogliatoi pi piccoli per consentire ai frequentatori di potersi rinfrescare dopo gli allenamenti e dopo le partite di pallone. A contribuire al livello materiale sono state molte donazioni: la moquette per foderare il pavimento, il tatami in cui creare uno spazio per il ring, panche e bilanceri, un tapis-roulant, guantoni, ecc. Ora la palestra funzionante e funzionale a diversi tipi di discipline, dalla boxe al fitness. Abbiamo aperto un posto che potesse andare al di l dellimparare a come fare a pugni o come difendersi o allenarsi per un bel fisico, quello che vogliamo costruire uno scambio di saperi, un modo diverso di allenarsi e di partecipare, un trasmettere valori. Valori come lantirazzismo, anti-sessismo e antifascismo. La palestra pronta; pronta per allenarsi, pronta per contenere nuovi corsi, pronta per essere riempita.

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Associazione Lavoro e Dignit (ALD) Gi il presidio di Occupy Pisa in piazza Dante, con volantinaggi negli ospedali, magazzini, fabbriche e centro per limpiego, aveva raccolto la partecipazione di molti lavoratori sfruttati/sottopagati e disoccupati. Insieme a loro aveva iniziato a costituirsi la Camera del lavoro/non lavoro. Unesperienza che voleva tessere i legami tra le diverse fasce sociali che oggi compongono il mercato del lavoro, un mercato in cui lo sfruttamento di manodopera a basso costo e sottoposta ad ogni tipo di ricatto consentito dalle leggi e dalle contrattazioni sindacali che contemplano forme contrattuali al limite della legalit. Unesperienza questa che ha reso possibile lacquisizione di conoscenze e la nascita di rapporti umani e politici che ci ha avvicinati allesperienza delle lavoratrici della Sodexo, una ditta a cui stato appaltato il servizio di pulizia allinterno dellospedale. Partecipando attivamente al presidio permanente, anima della loro lotta contro i licenziamenti. Unidea, quella del presidio fatto di tende, assemblee allinterno di gazebi, resistenza, nata anche grazie allesperienza di piazza Dante e che si voleva riprodurre. Unesperienza conclusasi con una vittoria delle lavoratrici, che hanno conservato il loro posto di lavoro. Da quellesperienza e da quella vittoria, le lavoratrici della Sodexo non si sono fermate, hanno deciso di continuare a stare unite, di creare uno sportello per ricevere tutte le persone che ogni giorno continuano a subire abusi, ogni giorno vengono sfruttate, costrette al silenzio per non perdere il posto di lavoro. Uno sportello che vuole essere unalternativa alla logica, ormai vuota, della rappresentanza sindacale. Uno sportello in cui la linea guida solo la partecipazione attiva da protagonisti della propria lotta e la costruzione delle proprie risposte dal basso. Un percorso avviato dapprima allinterno di una struttura dellarea dellOspedale di Cisanello, originariamente adibita a sportello informazioni, ma mai realmente utilizzata, poi trasferitasi allinterno della Nuova Periferia. Oggi quellesperienza costituisce la concretizzazione della Camera del lavoro/non lavoro. Prospettive future La riapertura degli spazi della Fontina, che ad oggi come abbiamo visto conta al suo attivo tre progetti avviati e unarea a disposizione degli abitanti del quartiere e di tutta la citt, non esaurisce ancora le sue enormi potenzialit. In un anno di riappropriazione numerose persone hanno attraversato questo posto portandovi allinterno idee e proposte da realizzare. Innanzitutto larricchimento dellesperienza della Palestra Popolare, in cui a breve convergeranno altri corsi, dalla bioenergetica, allautodifesa e altre arti marziali. A breve verr strutturata una sua apertura libera, parallela ai corsi, in cui ciascuno potr accedere alle attrezzature ed allenarsi. Allesterno verr attrezzato un dog-parking recintato (e autogestito dai padroni dei migliori amici delluomo) in cui i cani potranno scorrazzare e giocare liberi. Anche i bambini avranno un loro spazio, attrezzato con uno scivolo, prato sintetico, ombreggiante, altalena e piscina per i mesi estivi. Insomma, numerosi progetti che stanno prendendo vita, andando ad aggiungere valore a questi impianti, frutto interamente della cooperazione e dellautorganizzazione. Cosa vogliamo costruire oggi. Qualche parola a parte dobbiamo spenderla a favore dellottimo rapporto col territorio che ospita la Nuova Periferia e con i suoi abitanti. Gi prima della riapertura degli spazi il Comitato di Quartiere La Fontina aveva fatto sentire la propria voce, denunciando lo stato di abbandono e i pericoli che potevano derivarne. Il Comitato stato il primo soggetto a dichiararsi soddisfatto delloperazione di auto-recupero della polisportiva e dei progetti che vi stavano nascendo, attivandosi da subito in una proficua cooperazione che oggi ha permesso di vincere la sfida difficile con il degrado, ma ancora di pi ha portato sostegno nella lotta che procede verso una totale riappropriazione di questarea. Oggi Occupy Pisa, Comitato di quartiere, Associazione Lavoro e Dignit e tutti i progetti e i frequentatori di questi spazi costituiscono la Nuova Periferia Polivalente. Ben pi di una semplice idea, che si contrappone di fatto alle mille parole di chi in questi anni ha fantasticato di assegnazioni e lavori di recupero. Ringraziamo chiunque in questi mesi, col proprio lavoro, con le proprie idee o semplicemente con un saluto, ha costruito questa Invasione di Campo, dimostrando che quello che paga lessere protagonisti nella lotta e che, anche senza prendere in mano la penna, ha scritto con noi queste pagine e scriver le prossime.

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