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Armi speciali per la guerra psicologica Le penne esplosive tra realté e propaganda Un famaso manifesto a propaganda del periodobellico mete in guaraia ‘controll schio delle penne esplosive. Italia, 1943. Nellimmagine di un manifesto di propagan- da un aereo statunitense lancia delle penne esplosive mentre aleuni bambini restano mutilati. La crudelta det nemico si accanisce contro i piu deboli e indifesi. Fra le immagini rimaste particolarmente vive nella memoria di chi visse gli anni del secondo conflitto mon diale @ fra quelle che suscitarono probabil mente pit: sgomento (figura 1). Negli anni della guerra e in quelli seguen- ti la questione del presunto impiego di pen- ne esplosive in Italia da parte alleata ebbe un’ampia risonanza nella popolazione. Le voci sull'impiego di penne esplosive da parte alleata giunte fino ai nostri giorni nella ‘memoria di molti che vissero il periodo bellico riportavano che dopo i bombardamenti aerei [Matite a tempo per linnesco dl cariche esposive da de ‘molizione. Quest! condegn’ furono probabilmente scam Diati per penne esplasive allmentarono la voce riguar do allimpiego da parte alleata di congegn esplosil In- ‘Sido. Sion Barren fosse comune, soprattutto ai bambini, imbattersi in og- getti a forma di pena, che esplodevano ai primi tentati- Vi di manipolazione. inquietanti cartelli, sparsi un po do- vunque, che ammonivano di non toccare questi oggetti, ¢ i racconti sui giornali, incoraggiavano il diffondersi della storia delle penne” Nonostante la grande diffusione di questi racconti é dif ficile reperire studi che abbiano raccolto e approfondito le notizie sull’impiego di ordigni esplosivi mascherati da oggetti innocui Non ci fu perd mai un vero approfondimento storico su questa che divenne probabilmente una delle voci pit! du rature del periodo bellico in Italia. In questo articolo ap- profondiremo la storia delle penne esplosive, cercando di distinguere fatti reali ed aspetti propagandistici. Gia dai tempi antichi esiste la consapevolezza che il ne- mico pud essere sconfitto non soltanto provocandogli la maggior quantita di danni 2ossibile con i metodi bellici convenzionali, ma anche mnando la sua volonta di com- battere, arrecandogli quindi un “danno morale”. Spesso i ‘due metodi sono stati legati: ne sono un esempio i bom: bardamenti aerei dell‘ultimo conflitto mondiale che eser: citarono anche un effetto psicologico molto rilevante sul: le popolazioni colpite. Le tecniche di bombardamento degli Alleati come noto hon erano soltanto un mezzo per indebolire il sistema produttivo aversario ma anche per minare il morale del la popolazione e il consenso alla prosecuzione del con: flitto Iiclima di terrore creato dal bombardamenti era alimenta to anche dalla propaganda che in Italia e Germania ten- deva a descrivere iI nemico come il pitt abietto, crudele e sleale possibile. L’odio varso iI nemico era alimentato ricorrendo a immagini caricaturali o grottesche, 0 di forte impatto emotivo, facendo leva su temi di grande impat- to emotivo quali l'odio per gli awersari storici dell'talia, { progetti degli Alleati di spartizione de! mondo, Ia religio- ne, la distruzione del patrimonio artistico e soprattutto le violenze contro le donne e bambini ee, ———— SSE Se Langoscia del periodo di guerra @ un ambiente fertile per la diffusione di credenze che in tempi normali non avreb- ero credito. Ed in questo clima leggende, credenze su- perstiziose, false notizie hanno una citcolazione persino pitt ampia e duratura rispetto alle notizie ufficial In alcuni casi é proprio attorno ai bambini che si diffondo- La “Domenica de! Corriera" del 16 magilo 1943 presentava quest im- ‘magine come na delle "matite esplosive lanclate dal aviator! anglo- ‘Sasson, no vere e proprie leggende. II fenomeno delle leggende di guerra @ stato descritto da molti autori; ricorderemo qui Barren Solo il classico Riflessioni sulle false notizie di guerra, ti ferito al primo conflitto mondiale e scritto da Mare Bloch ‘el 1921. In italia sulle voci popolari della Seconda Guer- ra Mondiale @ particolarmente originale e documentato lavoro di Cesare Bermani de! 1996. CRONOLOGIA DI UNA LEGGENDA Per ricostruire la storia de! mito delle penne esplosive al- leate @ stata compiuta una ricerca archivistica presso al- cuni archivi italiani e stranieri e sono state esaminate le accolte dei principali periodic italiani pubblicati ne! pe- riodo bellico. Una prima traccia in un documento ufficiale @ riportato in una circolare riservata (n° 280) della Divisione Affari Generali della Direzione Generale Servizi Protezione An- tiaerea de! Ministero dell'Interno, datata 17 Dicembre 1942, con Prot. AG 24-4/16196, indirizzata ai Prefetti del Regno e per conoscenza al Comando Generale dell U.N.RA.a Roma, con oggetto proprio “matite esplosive”. Cosi riportava testualmente: Viene segnalato che tra i vari ordigni offensivi che il ne- ico lascia cadere sul nostro territorio ve ne sono anche taluni aventi forma e peso di una comune matita tascabi: le di metallo i quali contengono una piccola carica esplo- siva, sufficiente per frantumare I'involucro ed imprimere alle schegge una forza sufficiente per produrre a breve di stanza ferite anche di una certa gravita. Pregasi portare. quanto sopra a conoscenza della popolazione, senza pe- 10 darvi particolare rilievo, poiché fino ad ora dall'ordigno in parola é stato fatto uso limitatissimo Alcuni rapporti di poco successivi cos! segnalavano, in modo per la verita un po’ sgrammaticato: “Matita esplosiva. II nemico ha lanciato in aleune localita della Francia degli ordigni a forma di matite e penne sti: lografiche che servono per innescare (con funzionamen- LLiustrazione italiana del 31 maggio 1943 pubblicava la foto dl una pen- ‘na osposiva rinvenuta ad Afragola presso Napoli. to a tempo) esplosivi. =ssa é costituita da due corpi ci- lindrici cavi uno in rame e altro in lega di alluminio e da una porta cassula di ottone. II cilindro di rame porta nel suo interno una fialetta di vetro contenente acido soltor' 0. L'altro corpo cilindrico contiene internamente la molla spirale de! percussore, ed il percussore, al cul estremo legato un filo di acciaio che Io tiene in ritenuta. La porta cassula contiene la cassula di fulminato di mercurio ed Un tubetto per ricevere la miccia detonante. La deflagra- Zione della cassula awviene in tempi diversi variabili da 15 minuti primi ad un'ova. Tali ordigni sono molto perico- losi e la loro presenza va senz’altro segnalata”, ‘Subito dopo si precisava perd la natura di tali ordigni “Si tratta in reaita di congegni di ritardo, comunemente impiegati per azioni di sabotaggio ma inutlie inadatti per azioni di bombardamento” Erano in dotazione infatti alle truppe alleate congegni a ritardo, a forma di penna, impiegati per far detonare cari che esplosive da demolizione impiegate per i sabotaggi Questi congegni perd evevano solo una generica somi glianza con una penna e non erano impiegati come trap- ole (figura 2) La questione poteva essere chiusa, tuttavia le voci con- tinuarono a diffondersi. A partire dal 1943 la stampa inizid a pubblicare anche immagini delle penne esplosi ve. Nel maggio 1943 I'Ilustrazione Italiana e la Domeni: ca del Corriere pubblicarono alcune immagini di penne esplosive di cui una rinvenuta ad Afragola (Napoli) e di un bambino ferito (figure 3 - 5). L'effetto fu di diffondere il Panico fra la popolazione, nonostante vari tentativi delle autorita di limitare la circolazione delle notizie. Una circolare della Regia Prefettura di Vercelli awertiva cosi la stampa locale: Date le ripercussioni sugli agricoltorl, sui mietitori, ecc. non occuparsi ulteriormente dei mitragliamenti in aperta ‘campagna. controllare in tal senso le corrispondenze e gli eventuali commenti. Si ricorda la disposizione categorica di non interessarsi uilteriormente in alcun modo sino @ nuovo awiso di pen. ne stilografiche esplosive e di altri oggettlinsidiosi lanciati {Un bambino con una mano feta dallo scope a un origna nel mag: io 1943,

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