it Geometrie non euclidee/Il problema del V postulato e la sua storia it.wikibooks.org L Ottocento Matematica Dalla Geometria Proiettiva Alla Geometria Euclidea in Storia della Scienza Treccani treccani.it
propriet delle figure aventi carattere invariante rispetto ad un particolare gruppo di trasformazioni. La classificazione dei gruppi di trasformazioni diventava quindi la chiave per la caratterizzazione delle varie geometrie. areeweb.polito.it
asserti sono equivalenti al V postulato e perci come esso indimostrabili e non evidenti. Su questa scia volta a riconfermare i risultati si inserisce anche Girolamo Saccheri, che cerca di dimostrare il V postulato non dimostrando proposizioni simili, ma per assurdo, ovvero creando una geometria che non si basi su di esso al fine di evidenziarne delle eventuali contraddizioni interne. Su questa intuizione si baseranno i matematici successivi per elaborare le loro geometrie non euclidee. Egli part nei suoi ragionamenti dal cosiddetto quadrilatero di Saccheri: In questa figura, che un quadrilatero isoscele, i due angoli superiori saranno conformi a tre possibili scenari: La loro somma pari a due angoli retti La loro somma inferiore a due angoli retti La loro somma superiore a due angoli retti. Riscontrando delle assurdit nelle geometrie basate sullipotesi 2 e 3 si sarebbe per assurdo dimostrato il quinto postulato. Saccheri ritenne di essere riuscito in questa opera tanto da pubblicare i suoi risultati nel trattato Euclide ab omni naevo vindicatus (Euclide riscattato da ogni neo). In verit, egli non giunse ad alcun assurdo, ma semplicemente a risultati diversi da quelli previsti dalla geometria euclidea, che ritenne inaccettabili in quanto contrari alla nostra percezione. Lidea di una geometria puramente teorica e liberata da ogni legame con lesperienza non verr mai formulata fino al XIX secolo.
L Ottocento Matematica Dalla Geometria Proiettiva Alla Geometria Euclidea in Storia della Scienza LOttocento - Matematica: DALLA GEOMETRIA PROIETTIVA ALLA GEOMETRIA EUCLIDEA
Storia della Scienza (2012) di Jeremy Gray capitolo xi DALLA GEOMETRIA PROIETTIVA ALLA GEOMETRIA EUCLIDEA Sommario: 1. La geometria proiettiva. 2. La geometria algebrica. 3. La geometria differenziale. 4. Laffermazione delle geometrie non euclidee. (J. Gray) 1. La geometria proiettiva La carriera del matematico francese Gaspard Monge riassume per molti versi la storia della geometria intorno al 1800. Nato nel 1746 a Beaune dove studi, Monge realizz nel 1764 una pianta della sua citt che gli valse un posto di disegnatore allcole Royale du Gnie di Mzires, presso la quale si fece ben presto apprezzare per i suoi metodi grafici per la progettazione di fortificazioni, considerati quasi un segreto militare, e per il talento che mostr in molti altri campi. Dopo essere stato nominato professore di matematica e fisica fu eletto, nel 1780, membro dellAcadmie Royale des Sciences di Parigi e, nel 1784, inizi a lavorare per le scuole della Marina. Le sue ricerche, grazie alle quali aveva ormai acquisito una solida posizione economica e una sicura reputazione scientifica, riguardavano le equazioni alle derivate parziali, la geometria differenziale e, essendo stato assistente di AntoineLaurent Lavoisier, anche la chimica. Quando, nel 1789, la Rivoluzione ebbe inizio, Monge era tra i pi noti scienziati francesi e con la caduta della monarchia divenne ministro della Marina per otto mesi, trascorsi i quali, giudicato troppo moderato, fu rimosso dallincarico. Dopo che, nellagosto del 1793, lAcadmie fu soppressa, Monge ebbe vari incarichi, finch fu nominato professore di geometria in quella che, nel luglio del 1795, sarebbe diventata lcole Polytechnique che, nel 1797, fu chiamato a dirigere. Nominato da Napoleone senatore a vita, lasci la direzione dellcole pur rimanendovi a insegnare fino al 1809, quando lartrite lo costrinse al ritiro. Dopo i rivolgimenti politici del 1816 cadde in disgrazia e trascorse nellombra gli ultimi anni di unesistenza divisa tra la matematica e il servizio allo Stato. In questa vita movimentata ci sono molti aspetti importanti da sottolineare. Da un lato, il passaggio da Mzires allcole Polytechnique signific il passaggio dalla formazione di un corpo di ufficiali a quella di professionisti, dal segreto militare allinsegnamento pubblico. La stessa creazione dellcole, che pure era una scuola militare, fu infatti un evento determinante nella vita intellettuale francese. Oltre allinfluenza decisiva sullistruzione superiore in Francia, questa scuola costitu un modello per le riforme universitarie di tutta Europa nellepoca delle conquiste napoleoniche. Daltro lato, la vita di Monge illustra le alterne vicende di un matematico e organizzatore assai capace che cavalca gli alti e bassi della grande politica. Infine, molto pi importante dal nostro punto di vista, nel periodo della sua massima influenza Monge insegnava geometria descrittiva, una materia che egli, insegnante eccellente, aveva la capacit di presentare ai suoi studenti con particolare efficacia. La geometria descrittiva consiste nelluso sistematico di proiezioni di figure solide tridimensionali su due piani mutuamente perpendicolari e nelluso delle coordinate piane per ottenere una formulazione algebrica di fatti geometrici. Questa tecnica si rivel uno strumento di grande potenza nelle mani di architetti e ingegneri. Lcole Polytechnique era una scuola preparatoria a quelle di applicazione, una specie di collo di bottiglia attraverso cui dovevavo passare tutti coloro che aspiravano alla professione di ingegnere civile o al servizio dello Stato, a entrare cio a far parte del gruppo di coloro che in larga misura sostennero il processo di modernizzazione in Francia. Gli esami di ammissione allcole divennero pi
selettivi, e crebbe linfluenza degli insegnanti. Ben presto, il numero di candidati super quello dei laureati delle universit inglesi o tedesche e Parigi divenne una specie di Mecca per chi in Europa aspirava a diventare un matematico. Monge, pur con tutti i suoi talenti, non era certo un matematico di primordine n la geometria descrittiva un argomento profondo. Bench strumento usuale di architetti e ingegneri, tale disciplina si sarebbe rivelata suscettibile di scarsi sviluppi nei cento anni successivi, fino a sparire quasi del tutto dallinsegnamento universitario dopo la Prima guerra mondiale. In Francia, tuttavia, Monge aveva restituito alla geometria un ruolo centrale nellambito degli studi matematici e la geometria descrittiva divenne un importante argomento dei programmi dellcole Polytechnique, in particolare di quelli relativi agli esami di ammissione. Si avvert quindi lesigenza di manuali appropriati e i vantaggiosi aspetti economici di questa situazione non sfuggirono a molti studiosi, tra i quali Adrien-Marie Legendre (1752-1833), matematico assai pi capace e profondo di Monge. Egli scrisse gli lments de gomtrie (1794), che con le loro numerose edizioni avrebbero dominato linsegnamento della materia nelle scuole superiori per tutto il XIX sec. e che si riavvicinavano in qualche modo al rigore dellimpostazione euclidea dopo un secolo di cartesiana fiducia nelle astrazioni originate dalle intuizioni semplici. Il testo di Legendre iniziava con definizioni e assiomi e procedeva con lunghe deduzioni e accurati ragionamenti su figure elementari come cerchi o triangoli. Questa era la missione educativa della matematica nella Francia rivoluzionaria, e questa rimasta da allora. La prevalenza della geometria nellinsegnamento e della figura di Monge allcole Polytechnique favorirono la formazione di un gruppo di geometri tra i quali spicca Jean-Victor Poncelet (1788-1867) il quale, catturato dai Russi durante la ritirata da Mosca, occup il periodo della prigionia riflettendo sulla geometria che aveva imparato come allievo di Monge. Egli not che le proiezioni della geometria descrittiva erano casi speciali di proiezioni da una sorgente luminosa puntiforme. Mentre le proiezioni considerate da Monge non preservavano alcune propriet geometriche come la lunghezza dei segmenti, conservandone altre come i rapporti tra le lunghezze lungo una retta, le proiezioni centrali studiate da Poncelet, pur non preservando neppure i rapporti tra lunghezze, trasformavano rette in rette, coniche in coniche e, con definizioni opportune, mantenevano lintersezione tra rette. Tornato a Parigi, Poncelet si accinse a sviluppare nei dettagli una geometria basata sulle propriet che si conservavano per proiezioni centrali, scoprendo una feconda teoria delle sezioni coniche che poteva costituire la base della teoria metrica classica, risalente ad Apollonio. Scopr anche di non essere stato il primo ideatore di tale approccio, avendo avuto un predecessore di rilievo in Girard Desargues (15911661), i cui lavori giacevano quasi dimenticati e, apparentemente, completamente perduti. Dato che le propriet di una figura che si conservano per proiezione centrale sono molto poche, quelle che lo sono meritano di essere considerate fondamentali e la geometria proiettiva di Poncelet segn linizio di una nuova, promettente e innovativa branca della matematica. Mentre nella geometria euclidea si pu parlare di lunghezza di un segmento e tutte le trasformazioni consentite la conservano, in geometria affine un segmento pu essere trasformato in uno di lunghezza diversa. Tuttavia se due segmenti consecutivi, AB e BC, su una stessa retta, si trasformano nei segmenti AB e BC, il rapporto tra le lunghezze dei segmenti resta invariato: AB/BC=AB/BC. In geometria proiettiva neanche questa invarianza dei rapporti si mantiene, ma una quantit pi complicata, chiamata birapporto, preservata dalle trasformazioni proiettive. Il birapporto di 4 punti allineati A,B,C e D, si definisce come ABCD/ADCB e pu assumere 6 valori distinti a seconda dei 24 possibili ordinamenti dei quattro punti; si ha comunque ABCD/ADCB=ABC D/ADCB. Poncelet desiderava fornire alla geometria un livello di generalit pari a quello dellalgebra, essendo la seconda considerata da molti garante della validit della prima, e tent di risolvere tale problema, che giudicava estremamente serio, formulando i concetti geometrici nel modo pi generale. In algebra, per esempio, si possono eseguire calcoli con le lettere prescindendo dal loro possibile valore e pu infatti
accadere che queste non rappresentino affatto grandezze reali come nel caso dellincognita di particolari equazioni di secondo grado. In geometria, tuttavia, la misura di un segmento considerata positiva secondo un assegnato orientamento della retta e negativa in quello opposto, nella dimostrazione di un teorema si dovranno pertanto considerare separatamente le due eventualit, perdendo cos di generalit. Analogamente si deve adattare un ragionamento su punti e figure ai vari casi riguardanti la posizione di quelli relativamente a queste. Il metodo che Poncelet proponeva per affrontate tali e altre simili questioni consisteva essenzialmente in un ampliamento del significato di vari termini geometrici ma, come Augustin-Louis Cauchy ebbe modo di osservare, si rivel insoddisfacente. Il libro pi importante di Poncelet, il Trait des proprits projectives des figures (1822), conteneva nella prefazione una dalle critiche di Cauchy, allepoca astro nascente dellcole Polytechnique. In tali critiche Cauchy sosteneva che Poncelet, nella sua ricerca di generalit, non faceva che estendere argomenti spesso effettivamente validi, a casi nei quali semplicemente non lo erano e ricordava, per analogia, luso delle serie di potenze in analisi: uso legittimo quando le serie convergono, ma privo di significato altrimenti. Anche dopo che Poncelet ebbe abbandonato il campo delle ricerche geometriche per dedicarsi alla progettazione di macchine, attivit che considerava pi utile, la geometria proiettiva rest una disciplina viva e studiata. Indicativa degli aspetti da essa esplorati la vivace controversia sulla dualit cui presero parte, negli anni Venti, vari matematici francesi tra i quali Joseph-Diez Gergonne (17711859). Data unellisse nel piano e un punto P esterno a essa, si possono tracciare le due tangenti allellisse che passano per il punto P e quindi la retta L individuata dai due punti di tangenza. Si pu cos considerare L associata a P. Allo stesso modo, data una retta L che incontra in due punti unellisse, possibile considerare le tangenti allellisse in questi due punti e il loro punto di intersezione P, che, anche in questo caso, si pu pensare associato a L. In geometria proiettiva questa corrispondenza tra punti e rette, che pu essere estesa al caso generale senza dover operare le distinzioni necessarie nel contesto euclideo, appunto la dualit, e il punto e la retta che si corrispondono sono detti polo e polare. Una propriet fondamentale della dualit quella di essere uninvoluzione: il polo della polare e la polare del polo sono, rispettivamente, il punto e la retta ai quali inizialmente si applica la dualit. Inoltre, le tre polari di tre punti allineati sono concorrenti e i tre poli di tre rette concorrenti sono allineati. Poncelet, che aveva introdotto il concetto di dualit, pensava che lellisse fosse indispensabile per la sua definizione, mentre Gergonne riteneva possibile una definizione di dualit che non ne richiedeva necessariamente luso. La questione fu risolta solo quando il matematico e astronomo tedesco August Ferdinand Mbius (1790-1868) scopr che nel piano e in ogni spazio di dimensione pari, qualsiasi processo di dualit associato a una conica, mentre in uno spazio di dimensione dispari, si hanno dualit che non dipendono da una conica (Tav. I). Tavola 1 opportuno ricordare che luso dei termini polo e polare deriva dalla geometria sferica, dove era ben noto come associare a ogni coppia di punti diametralmente opposti (il polo) un cerchio massimo corrispondente, o equatore (la polare), e viceversa. Si poteva cos passare da un triangolo formato da tre coppie di punti, a un triangolo determinato da tre equatori. Su una sfera la lunghezza di un segmento geodetico essenzialmente determinata dallangolo che esso sottende al centro della sfera, e le formule trigonometriche che mettono in relazione gli angoli e i lati di un triangolo sferico coinvolgono quindi soltanto angoli, anche se di due tipi diversi. Nel XVIII sec. si era scoperto come scambiare questi angoli tra loro in modo da dedurre le formule valide per il triangolo che si otteneva dalla corrispondenza tra poli e polari. In realt, il fatto che la geometria sferica fosse ben nota contribu a rendere problematica per Legendre la questione del postulato delle parallele: nella geometria sferica le lunghezze dei lati di un triangolo, e quindi le sue dimensioni, sono determinate dagli angoli, cio dalla forma del triangolo, e questo fece apparire speciosi gli argomenti che Legendre propose riguardo al postulato delle parallele. Per gli storici un elemento di notevole importanza rappresentato dal fatto che la geometria sferica non fu
considerata allepoca come il primo esempio di geometria non euclidea. Questo avvenne perch, pur non verificando il postulato delle parallele, in quanto due cerchi massimi si incontrano sempre, questa geometria non verifica neppure unaltra delle ipotesi euclidee, e cio che qualsiasi segmento possa essere prolungato indefinitamente. La ragione addotta dai matematici che cercavano di difendere lunicit della geometria euclidea era, tuttavia, che la geometria sferica non fosse plausibile da un punto di vista fisico. La possibilit di una geometria non euclidea era considerata una questione che riguardava la natura dello spazio e quindi quasi un problema filosofico nellambito della matematica applicata. Negli anni Trenta inizi il declino della scuola geometrica francese. Come Poncelet, anche se con unimpostazione meno originale, gli esponenti di questa scuola avevano preferito i metodi sintetici a quelli offerti dallalgebra. Ci non costituiva un problema nel caso delle coniche nel piano o in quello delle quadriche nello spazio tridimensionale ma, quando si passava allo studio di curve e superfici pi complicate, al metodo sintetico si presentavano seri impedimenti. Anche nel XVIII sec., infatti, i maggiori progressi della geometria erano stati compiuti facendo uso di metodi algebrici. Mbius era uno dei tanti matematici tedeschi che non esitavano a utilizzare lalgebra per lo studio della geometria e, pi o meno in modo indipendente, arriv allidea di spazio proiettivo, dandone una descrizione in termini di coordinate. Egli elabor un sistema di coordinate baricentriche nel quale, scelto un triangolo, si assegnavano pesi positivi o negativi ai suoi vertici. Il baricentro del triangolo determinato dai pesi assegnati e, viceversa, ogni punto del piano il baricentro di ununica terna di pesi (a meno di un multiplo comune). Mbius riusc a dare una semplice descrizione algebrica della geometria proiettiva che era una generalizzazione immediata e naturale delle coordinate cartesiane risultando quindi facile da usare e da estendere alle dimensioni superiori e allo studio di curve pi complicate. Come Carl Friedrich Gauss (1777-1855) e Friedrich Wilhelm Bessel (1784-1846), anche Mbius era uno dei matematici tedeschi impiegati come astronomi. Lastronomia era allepoca una professione altamente considerata e la Germania un paese allavanguardia in questo settore, principalmente grazie ai progressi nella produzione di lenti, ambito in cui Joseph von Fraunhofer (1787-1826) svolse un ruolo pioneristico. Assorbito dal suo lavoro di astronomo e a causa del suo carattere schivo, Mbius fu messo in ombra, come geometra, da Julius Plcker (1801-1868), che scrisse i due libri pi influenti del periodo. Con questi lavori, il primo sulle cubiche e il secondo sulle quartiche, i matematici entrarono in un nuovo regno in cui la geometria algebrica si mostrava realmente originale e profonda. 2. La geometria algebrica Lo studio delle curve richiede necessariamente la conoscenza dei modi in cui queste sono definite e, di fatto, possibile definire una curva in molti modi. Anche Ren Descartes aveva distinto le curve in geometriche e non. Le prime, nella sua concezione, potevano essere tracciate da qualche macchina complicata, mentre le altre erano dette meccaniche e richiedevano, nelle loro definizione, il concetto di movimento. Nel corso del XVIII sec. le curve geometriche preferite da Descartes divennero le cosiddette curve algebriche, definite da unequazione polinomiale in due variabili, mentre le altre, situate oltre i confini del dominio dellalgebra, furono chiamate trascendenti. Questo non significava, tuttavia, che le curve trascendenti non fossero considerate argomento della geometria e infatti una delle pi semplici tra queste, la cicloide, fu oggetto di numerose e importanti ricerche. Questa curva generata dal movimento di un punto di un cerchio che rotola senza strisciare lungo una linea retta. Isaac Newton, in una delle sue molte polemiche contro Descartes, laveva apprezzata per la semplicit della definizione. In seguito altri matematici scoprirono che era spesso pi semplice applicare il calcolo a curve meccaniche che non a curve definite da complicati polinomi. Ci che distingueva le curve algebriche dalle altre non era la semplicit della loro definizione, ma la facilit con la quale esse potevano essere create. Un matematico doveva semplicemente scrivere unequazione, verificare che era di fatto soddisfatta da qualche punto nel piano, e aveva ottenuto una curva. Altre caratteristiche della teoria delle curve algebriche emersero rapidamente come conseguenza della loro definizione per mezzo di polinomi. Una curva di grado m interseca una retta in, al massimo,
m punti e questo risultato si generalizza con quello che ora conosciuto come teorema di Bzout, il quale afferma ed una caratteristica della geometria algebrica che si possano contare gli oggetti che essa studia che due curve algebriche, di grado m e n rispettivamente, si incontrano in mn punti. Del teorema di Bzout furono date molte dimostrazioni ed esso si rivel gradualmente un risultato basilare della teoria. Un altro notevole risultato di geometria algebrica era stato scoperto da Newton che lo pubblic in unappendice dellOpticks del 1704. Dopo aver enumerato le differenti curve piane definite da equazioni cubiche (elencandone 78 tipi e omettendone altri 6 che non riusc a individuare) Newton presentava senza alcuna spiegazione la straordinaria osservazione che queste curve proiettavano soltanto cinque diversi tipi di ombra. In seguito numerosi matematici raccolsero la sfida di spiegare il senso di questa affermazione, ma mentre Jean-Paul de Gua mantenne questo approccio proiettivo, autori pi influenti come Gabriel Cramer e Leonhard Euler lo abbandonarono. Dopo gli anni Sessanta del XVIII sec., la geometria algebrica attravers un periodo di stagnazione che ebbe termine con lentrata in scena di Plcker. In Analytisch-geometrische Entwicklungen (Sviluppi analitico-geometrici), in due volumi (1828, 1831), egli studiava da un punto di vista proiettivo la geometria piana delle coniche con tecniche algebriche simili a quelle adottate da Mbius. La reale potenza di questo metodo venne per in luce soltanto nei suoi libri del 1835, System der analytischen Geometrie (Sistema di geometria analitica) sulle curve cubiche, nel quale veniva presentata una loro nuova classificazione diversa da quella di Newton, e del 1839, Theorie der algebraischen Kurven (Teoria delle curve algebriche), non meno importante, sulle curve di grado 4. Plcker risolse un noto paradosso che appariva uninevitabile conseguenza del principio di dualit. Secondo tale principio si pu sostituire un punto con una linea retta e, quindi, linsieme dei punti di una curva con un insieme di rette che determinano cos, con il loro inviluppo, una nuova curva detta duale. Se la prima curva algebrica, risulta algebrica anche la curva duale e ci si pu quindi chiedere se esista una relazione tra i gradi delle due curve. La curva duale di una conica, curva di grado 2, ancora una conica, ma con le curve di grado 3 e 4, si ottengono curve di grado, rispettivamente, 6 e 12. In generale da una curva di grado n si ottiene, per dualit, una curva di grado n(n1). Tuttavia, la curva duale della duale , punto per punto, la curva di partenza e il paradosso risulta dal fatto che il suo grado deve essere ancora n e non n(n1)[n(n1)1]. Plcker intu che un punto singolare di una curva abbassa il grado della duale. Un punto doppio lo abbassa di 2, una cuspide di 3 e quindi, se una curva di grado n ha d punti doppi e r cuspidi, il grado della duale k=n(n1)2d3r. Questa formula, detta prima formula di Plcker, va interpretata dopo aver ricordato che egli, nel 1829, aveva generalizzato il concetto di polare a curve algebriche arbitrarie. Preso un punto P, si considera la polare alla curva data rispetto a esso. Questa una curva di grado n1 e incontra la curva iniziale in n(n1) punti. Le rette condotte da questi punti a P sono tangenti alla curva. Se per la curva ha punti doppi e cuspidi, la polare passa due volte per ogni punto doppio e tre volte per ogni cuspide, da cui la formula precedente. Si pu tracciare unaltra curva che passa per i punti di flesso della curva data e un argomento pi complicato dimostra che essa passa anche per i punti singolari. Si ottiene cos una seconda formula di Plcker: =3n(n2)6d8r. Passiamo ora a illustrare il significato di queste formule. La retta duale di un punto doppio (detta bitangente) tocca la curva duale in due punti distinti, e la retta duale di una cuspide ha un contatto triplo con la curva duale (tangente di flesso). Nel caso di una curva cubica non singolare, la sua duale avr grado k=6, e un certo numero di cuspidi, diciamo , che provengono dai punti di flesso della curva originale. La duale della duale, che essendo la curva di partenza ha grado 3, deve pure avere grado 303, e quindi =9. Si riottiene in tal modo un risultato di Colin Maclaurin, secondo il quale una cubica ha nove punti di flesso. Plcker riusc a dimostrare che essi giacciono in gruppi di 3 su 9 rette, con 3 rette per ogni punto e, inoltre, che al massimo 3 punti di flesso sono reali. Per una quartica non singolare, invece, si otterr una curva duale di grado 12, con un certo numero di
punti doppi e di cuspidi, diciamo rispettivamente e . Per un ragionamento analogo al precedente deve risultare 13223=4, tuttavia per la seconda formula di Plcker, =24 e quindi =28: la quartica ha quindi 28 bitangenti. Plcker mostr che esse potevano essere tutte reali e diede inizio a una lunga serie di studi su tali configurazioni. Nel 1846 Plcker abbandon la ricerca in geometria algebrica e intraprese con successo la carriera di fisico sperimentale, studiando le propriet spettrali e magnetiche di gas e cristalli e scoprendo, prima di Robert Bunsen (1811-1899) e Gustav Robert Kirchhoff (1824-1887), le prime tre righe dello spettro dellidrogeno. Per i suoi meriti scientifici la Royal Society gli confer la medaglia Copley. Nel 1864, per, Plcker ritorn alla matematica pura, forse influenzato in questa decisione, come stato scritto talvolta, dalla morte, avvenuta lanno prima, dellirascibile Jacob Steiner (1796-1863). Grande e profondo sostenitore dei metodi sintetici Steiner aveva lirritante abitudine di annunciare risultati senza dimostrazione. Alcuni di questi si erano rivelati scorretti, cos come accadde ad alcuni risultati e metodi di Plcker che erano stati sostituiti da altri pi rigorosi, dovuti principalmente al matematico di Knigsberg, Ludwig Otto Hesse (1811-1874). Nel 1866 Plcker, affiancato dal giovane Felix Klein che aveva gi messo in luce il suo precoce talento, inizi a esaminare le conseguenze derivanti dal considerare lo spazio tridimensionale costituito da rette. Egli aveva mostrato come una retta nello spazio possa essere descritta da 4 coordinate. Linsieme di tutte le rette dello spazio quindi a 4 dimensioni e da questo segue il sorprendente risultato che uno stesso spazio possa avere una dimensione, se lo si pensa formato da punti, e unaltra se lo si pensa formato da rette. Questa scoperta fu ritenuta molto importante dalleducatore Rudolf Steiner, ed essa rimane ancora oggi un punto importante del pensiero steineriano. Plcker mor nel 1868, lanno in cui fu pubblicato il primo volume del suo lavoro sulla geometria delle rette, tuttavia Klein, che aveva avuto con lui lunghe conversazioni, era in possesso di un numero sufficiente di suoi manoscritti per realizzare, con laiuto di Alfred Clebsch (1833-1872), un secondo volume che apparve nel 1869. Clebsch, che aveva studiato con Hesse a Knigsberg, aveva cominciato a radunare intorno a s giovani matematici dando vita a Gottinga a una scuola di geometria proiettiva algebrica. Con Carl Gottfried Neumann (1832-1925), fond una nuova rivista, i Matematische Annalen, che dava spazio alla geometria (a Berlino si preferiva lanalisi) e offriva a matematici stranieri la possibilit di raggiungere un pubblico tedesco. Prima di prendere in esame lopera di Klein e di Clebsch si deve, tuttavia, considerare lo studio delle superfici algebriche. Una superficie algebrica nello spazio definita da unequazione polinomiale in tre variabili. Gli esempi meglio studiati nel corso della prima met del XIX sec. furono le superfici quadriche, definite da equazioni di secondo grado, che sono la naturale generalizzazione delle sezioni coniche nel piano. Il primo significativo passo oltre le quadriche fu probabilmente compiuto dal giovane matematico inglese Arthur Cayley (1821-1895), il quale, nel 1847, scopr che una superficie cubica generica contiene un numero finito di linee rette. Cayley comunic questa scoperta al suo amico irlandese George Salmon (1819-1904) il quale mostr ben presto che in generale tali rette sono 27. Questo risultato sorprendente richiam lattenzione dei matematici in molti paesi; il numero 27 non cos grande da precludere il tentativo di visualizzare la disposizione delle rette. Cayley, daltra parte, aveva mostrato che tali rette potevano essere tutte reali. Le loro complesse relazioni furono descritte in molti modi tra i quali particolarmente interessante fu quello scoperto dal matematico svizzero Ludwig Schlfli (1814-1895), al quale Steiner aveva proposto il problema. Nella sua descrizione egli introdusse una particolare configurazione di rette: il doppio sei, formato da due insiemi di sei rette ciascuno e tali che una retta di un insieme intersechi tutte quelle dellaltro tranne la sua corrispondente. Le configurazioni a doppio sei sono quindi 36. Altri risultati seguirono: Camille Jordan calcol il gruppo di simmetria della configurazione di Schlfli, Clebsch trov unelegante descrizione in termini di coordinate delle rette e della loro superficie e Karl Friedrich Geiser scopr una stretta connessione tra le 27 rette e le 28 bitangenti a una curva quartica piana. Unaltra superficie molto studiata fu scoperta da Ernst Eduard Kummer (1810-1893) nello studio della geometria delle rette di Plcker. Egli stava utilizzando questa geometria nelle sue ricerche di ottica e
scopr una superficie quartica con 16 punti doppi, nellintorno dei quali essa ha laspetto di un doppio cono. La superficie di Kummer risult in relazione con la superficie donda di Fresnel, che il fisico francese aveva precedentemente scoperto nei suoi pioneristici studi sulla rifrazione. La confluenza degli interessi divenne ancora pi profonda quando Cayley mostr che la superficie di Kummer si presentava in modo naturale nello studio di unimportante e tuttavia piuttosto oscura classe di funzioni complesse: le funzioni theta in due variabili. In tal modo improvvisamente una superficie veniva a trovarsi al centro dellinteresse nellottica, nella geometria delle rette, nella geometria algebrica, nonch nella teoria delle funzioni di variabili complesse. Inevitabilmente, dopo un periodo dedicato allo studio delle propriet di singole superfici, i matematici avrebbero cercato di creare una teoria generale. In modo altrettanto inevitabile tale teoria si sarebbe basata su intuizioni tratte da una teoria generale delle curve. Pertanto, si rivolger ora lattenzione al processo che condusse alla creazione di due contrapposte teorie delle curve. La creazione della geometria proiettiva aveva permesso ai matematici di assumere che due rette nel piano abbiano sempre un punto in comune: in geometria proiettiva non esistono rette parallele. Pi in generale, come si visto, il teorema di Bzout afferma che due curve algebriche di grado rispettivamente m e n, si incontrano in mn punti. Questo risultato era una conseguenza di fatti di natura completamente algebrica: la coordinata x dei punti di intersezione delle due curve soddisfa infatti unequazione di grado mn e il teorema di Bzout pertanto conseguenza del teorema fondamentale dellalgebra. Naturalmente tale teorema richiede che si possano considerare soluzioni complesse, potrebbe quindi sembrare che i matematici della met del XIX sec. accettassero lidea che le curve possedessero punti complessi, cio coppie di numeri complessi che soddisfano lequazione della curva, in perfetta analogia con la familiare geometria cartesiana reale. Stranamente, non sembra che le cose siano andate in questo modo. Ancora nel 1879 Cayley lamentava che una tale teoria, che egli pensava essere certamente ben nota, non fosse esposta in alcuna opera pubblicata. Ci che si poteva trovare, per esempio nel libro del 1839 di Plcker, era una teoria che interpretava i numeri complessi in termini di involuzioni reali (trasformazioni che coincidono con la propria inversa) prive di punti fissi reali. Il primo a padroneggiare le possibilit offerte dalluso dei numeri complessi, bench non nel modo ingenuo prefigurato da Cayley, fu infatti Georg Friedrich Bernhard Riemann (1826-1866), il matematico la cui opera avrebbe trasformato in larga parte la matematica della seconda met dellOttocento. Riemann, nella sua tesi del 1851, Grundlagen fr eine allgemeine Theorie der Functionen einer vernderlichen complexen Grsse (Fondamenti per una teoria generale di una quantit complessa variabile), e nel lavoro pi facilmente accessibile del 1857, Theorie der Abelschen Functionen (Teoria delle funzioni di Abel), aveva sistematicamente interpretato unequazione polinomiale in due variabili come equazione di due variabili complesse, cos come Cayley in un certo senso auspicava. Riemann and per oltre in molti aspetti della questione. Anzitutto osserv che unequazione della forma F(z,w)=0, di grado n in z e m in w, definisce una superficie e in particolare una superficie che si applica sulla sfera complessa, in modo che quasi ogni punto z della sfera si trovi sotto m punti (z,w) della superficie. Egli inoltre cerc di rappresentare la superficie senza immergerla nel piano complesso, pur mostrando che tale immersione si poteva realizzare in molti modi. Le idee di Riemann suscitarono reazioni diverse. Tra i geometri, Clebsch era in parte favorevole ad accettarle e a estenderle, ma con la sua morte prematura nel 1872, allet di 39 anni, la guida della scuola pass ad Alexander Wilhelm von Brill (1842-1935) e a Max Noether (1844-1921), che avevano una decisa propensione per lalgebra. Nel 1873 essi proposero una teoria completamente algebrica nella quale intendevano riformulare tutte le conquiste di Riemann in un modo che essi giudicavano sufficientemente chiaro e rigoroso. Nel loro approccio unequazione polinomiale definiva una curva nel piano e conseguentemente essi furono costretti a prendere in considerazione tutti i tipi di singolarit che una curva piana pu avere, ignorando lidea di Riemann di studiare la curva dal punto di vista
intrinseco e poi le sue possibili immersioni. Le difficolt per una completa comprensione dei punti singolari non sarebbero state del tutto risolte prima degli anni Trenta del XX secolo. La differenza pi rilevante tra limpostazione di Riemann e quella di Brill e Noether riguardava la definizione di genere di una curva algebrica, un concetto introdotto da Riemann ma sfruttato per la prima volta da Clebsch. Nella teoria di Riemann, data quella che oggi si chiamerebbe una superficie di Riemann, necessario mostrare che essa ammette funzioni analitiche a un solo valore. A tal fine Riemann mostrava che sulla superficie possono essere tracciate 2 p curve in modo che due punti qualsiasi possano essere collegati da un cammino che non incontra alcuna delle curve; ma che questa propriet di connessione non pu essere mantenuta per alcun insieme di 2 p+1 curve. Il numero p detto genere della superficie e se questa viene tagliata lungo le 2p curve essa appare come un poligono con 4p lati curvi. Riemann aveva in seguito mostrato, applicando il principio di Dirichlet, che la superficie ammette anche p integrandi (1-forme) ovunque olomorfi e linearmente indipendenti. Integrando queste 1-forme si ottengono funzioni complesse definite sulla superficie, che sarebbe possibile anche ottenere per prolungamento analitico di funzioni definite localmente specificando i loro poli semplici, cio un arbitrario insieme di m punti nei quali la funzione ha landamento di 1/z. Tali funzioni, tuttavia, possono non essere a un solo valore. Riemann riusc comunque a mostrare che una superficie di Riemann ammette almeno mp+1 funzioni a un solo valore linearmente indipendenti e quindi, in particolare, funzioni non costanti quando m>p. Questa disuguaglianza fu precisata nel 1864 dal suo studente Gustav Roch, il quale mostr che lo spazio delle funzioni a un solo valore su una superficie di Riemann ha dimensione mp+1+r, dove r la dimensione dello spazio delle 1-forme che si annullano in qualcuno o in tutti i punti in cui la funzione pu avere dei poli. Nella formulazione di Brill e Noether tutte queste informazioni vengono espresse in termini di curve nel piano che incontrano la curva data che si assume di grado n. C uno spazio di curve, dipendenti linearmente da un certo numero di parametri, che passano per un dato insieme di m punti della curva. La dimensione di questo spazio, che il numero dei parametri liberi, mp+1+r, dove p il genere e r la dimensione dello spazio delle curve di grado n3 che passano per ogni punto multiplo della curva il giusto numero di volte (j1 volte per ogni punto j-uplo). Infine, il genere ridefinito come (n1) (n2)/2dk, dove d il numero di punti doppi e k il numero delle cuspidi. La chiarezza e il rigore dellapproccio di Brill e Noether si dovevano pagare per a caro prezzo. Esso era adeguato soltanto per le curve le cui sole singolarit fossero punti doppi o cuspidi: le cosiddette singolarit ordinarie. Inizi cos un lavoro estenuante per dimostrare che gli altri casi si potevano ricondurre a questo. Fino a quando questo lavoro non fu concluso, la portata del concetto di genere rimase incerta. Il numero n3 dovuto a un formalismo per esprimere 1-forme olomorfe esplicitamente in termini dellequazione della curva data, ma si avverte la mancanza di una chiara motivazione intuitiva. Ciononostante, poich Riemann e Roch morirono entrambi nel 1866, e i pochi studenti di Riemann passarono ad altri argomenti, il futuro della teoria fu affidato alla formulazione di Brill e Noether. La sola concorrente, se cos si pu dire, fu la formulazione, data nel 1882 da Richard Dedekind e Heinrich Weber, di una teoria ancora pi marcatamente algebrica. Una trasformazione proiettiva non pu chiaramente modificare un punto singolare e per semplificare le singolarit i geometri introdussero una classe di trasformazioni, chiamate trasformazioni birazionali, che sono in genere applicazioni biunivoche del piano in s stesso, ma non sono ovunque definite, o meglio pu accadere che limmagine di certi punti sia una retta o che rette vengano trasformate in punti. Esse potevano essere utilizzate per mandare un punto doppio sulla retta allinfinito e i due rami della curva in un punto doppio in due curve che incontrano la retta allinfinito in due punti distinti, rimuovendo in questo modo il punto doppio. Similmente singolarit pi complicate si sarebbero semplificate. Si poteva sperare di dimostrare che una curva qualunque poteva essere trasformata in una
curva non singolare in uno spazio di dimensione superiore, tuttavia, se si richiedeva una curva piana, inevitabilmente sarebbero rimaste alcune singolarit; la questione pi delicata divenne cos quella di mostrare che le singolarit rimanenti erano soltanto quelle ordinarie. Allo stesso tempo si doveva anche mostrare, cosa che Clebsch realizz nel 1863, che una trasformazione birazionale non alterava il genere di una curva. Pi generali delle trasformazioni proiettive, ma ben lontane dalle generalit di quelle topologiche di Riemann, le trasformazioni birazionali erano lo strumento fondamentale della teoria, che si trasform in larga misura nello studio delle propriet birazionalmente invarianti delle curve e divenne nota come geometria birazionale. Una reazione a queste tecniche venne dallinterno della scuola di Clebsch quando, negli anni Settanta, Klein inizi a insistere per un approccio alla geometria pi visivo e intuitivo e a richiedere per ogni problema matematico, se possibile, una formulazione in tale stile geometrico. Tra il 1880 e il 1882, quando si affacci sulla scena il matematico francese Jules-Henri Poincar, Klein fu spinto a lavorare a ritmi frenetici. Poincar trasform la teoria delle superfici di Riemann argomentando che esse si potevano tutte costruire con un metodo esattamente opposto a quello adottato da Riemann. Mentre questultimo era partito dalla superficie di Riemann, tagliandola e ottenendo in questo modo un poligono con 4p lati, incollando poi questi a coppie, Poincar iniziava con il poligono che, come sosteneva, esisteva o sulla sfera di Riemann, o nel piano complesso, oppure nel disco unitario, a seconda del genere della superficie di Riemann che avrebbe dovuto formare. L esso veniva spostato globalmente, come una piastrella, senza cambiare forma o dimensioni, dallazione di un gruppo di trasformazioni geometriche. Allo scopo, nel caso del disco unitario Poincar introdusse una geometria non euclidea. Questo processo di pavimentazione della superficie forniva un accoppiamento dei lati che dava origine alla superficie di Riemann. Sebbene molti dei dettagli della sua costruzione richiedessero dimostrazioni, la visione delle superfici di Riemann che Poincar delineava convinse Klein, il quale, in un lungo scambio epistolare, stabil con il matematico francese un rapporto in parte di collaborazione, in parte di competizione. Questo intenso periodo di ricerche strem Klein che ebbe bisogno di un anno per riprendersi, e confess che non sarebbe stato pi in grado di lavorare efficacemente come matematico creativo. Il suo ruolo conseguentemente si trasform in quello di grande divulgatore e organizzatore di ambiziosi progetti per i matematici pi giovani che radunava intorno a s. Dalla met degli anni Novanta assunse la direzione dellIstituto di matematica dellUniversit di Gottinga, divenendo guida autorevole per i matematici del XX secolo. In questopera Klein sventolava con sempre maggior vigore il vessillo di Riemann, proponendosi come il continuatore della grande tradizione matematica di Gottinga che, da Gauss a Riemann conduceva se non a Klein stesso, almeno al gruppo di matematici che ora padroneggiavano la materia con pari maestria. Riemann, facendo uso del principio di Dirichlet, si era servito abbondantemente della stretta analogia tra funzioni armoniche e funzioni analitiche. In questo spirito, Klein scrisse una magistrale esposizione delle parti elementari della teoria riemanniana delle funzioni algebriche su una superficie di Riemann, che presentava anche a lezione in questo modo. Klein arriv a sostenere che Riemann era pervenuto alle sue idee grazie ad analogie con la fisica, bench quelli che avevano conosciuto personalmente Riemann dissentissero su questo punto. Klein mantenne ferme le sue convinzioni nonostante le violente critiche che a lungo gli furono mosse. Allinizio del XX sec. David Hilbert (1862-1943) si schier in difesa di quella impostazione, seguito poi da un altro brillante matematico di Gottinga, Hermann Weyl (1885-1955), che se ne serv per ricondurre lapproccio di Riemann al suo aspetto originale, ma su basi pi rigorose. Come era prevedibile, un progresso analogo nella teoria della superfici algebriche era pi difficile da conseguire. Clebsch aveva tentato di formulare una definizione del concetto di genere di una superficie e, ricalcando il caso relativo alle curve, aveva definito il genere di una superficie in funzione del suo grado, aggiungendo alcuni termini correttivi dovuti alla presenza di punti e curve singolari sulla superficie. Attraverso considerazioni di natura puramente formale, egli aveva poi identificato il numero
ottenuto con il numero di integrandi linearmente indipendenti di integrali doppi che la superficie ammette. Cayley, che aveva studiato una classe di superfici, dette scrolls, per le quali tale numero poteva essere calcolato, mostr che per molte di queste il numero di Clebsch risultava negativo, e non poteva essere quindi il numero di integrandi linearmente indipendenti. La formula di Clebsch venne allora utilizzata per definire quello che fu chiamato genere aritmetico, mentre al numero di integrandi linearmente indipendenti si attribu il significato di genere geometrico. Dal momento che entrambi questi numeri si rivelarono birazionalmente invarianti, lo studio della geometria birazionale delle superfici poteva essere avviato, pur essendo chiaro che questa disciplina sarebbe stata molto pi complicata rispetto a quella delle curve. Un certo numero di tentativi finalizzati a estendere il teorema di Riemann-Roch alle superfici furono compiuti nel corso degli anni Ottanta del secolo da Noether e Giovanni Battista Guccia, che tuttavia ottennero soltanto risultati parziali. I progressi decisivi furono conseguiti dai matematici italiani negli anni compresi tra il 1890 e il 1914: inizialmente Corrado Segre mostr come formulare la teoria delle curve algebriche in un modo veramente geometrico, il che consent a due altri matematici italiani, Guido Castelnuovo e Federigo Enriques, di sviluppare un programma analogo per le superfici. In una serie di articoli essi infatti elaborarono una classificazione delle superfici algebriche in termini di vari invarianti birazionali, da loro introdotti. Nello stesso periodo, in Francia, Charles-mile Picard (1856-1941) sviluppava la difficile generalizzazione della teoria riemanniana delle funzioni alle funzioni di variabili complesse su una superficie algebrica. I due approcci, nonostante fossero diversi, coglievano aspetti della materia complementari. 3. La geometria differenziale La geometria differenziale pu essere definita come lo studio della geometria con gli strumenti del calcolo. Durante il XIX sec. loggetto di questa disciplina fu principalmente lo studio di curve e superfici nello spazio e bench un significativo ampliamento della materia fosse proposto nel 1854 da Riemann, gli sviluppi delle sue idee non si realizzarono pienamente prima del XX secolo. Lo studio delle curve piane fu la maggiore fonte di ispirazione in queste ricerche e sar quindi opportuno richiamarne i concetti fondamentali che possono esser fatti risalire al tempo di Newton. In genere una curva piana ha una tangente in ogni suo punto e una normale, la perpendicolare alla tangente e quindi alla curva. Cos come la tangente la retta che meglio approssima la curva in un determinato punto, esiste un cerchio, che ha il centro sulla normale, che approssima la curva in un suo punto meglio di ogni altro cerchio. Questo detto cerchio osculatore della curva, mentre il suo centro e il suo raggio sono chiamati, rispettivamente, centro di curvatura e raggio di curvatura. La curvatura della curva in un suo punto il reciproco del raggio di curvatura; per una linea retta la curvatura zero, diversamente in un punto in cui la curva ha una deviazione molto accentuata da una retta la curvatura risulta grande. In termini fisici, se la curva percorsa da un punto P che si muove a velocit costante, la tangente corrisponde alla direzione istantanea del moto in P e il cerchio di curvatura consente di fornire una misura dellaccelerazione in P. Lesperienza quotidiana della guida conferma la percezione della curvatura nei cambi di direzione: pi stretto il cerchio, maggiore la curvatura. In termini analitici, la tangente riflette landamento della derivata prima della funzione che definisce la curva e la curvatura definisce quello della derivata seconda. Lo studio di superfici che non appartenevano a famiglie speciali, come le quadriche, inizi nel XVIII secolo. Le ricerche si basavano in gran parte sullo studio di curve sulle superfici. Per esempio, data una superficie, in generale essa ha in ogni punto P un piano tangente e una normale alla superficie in P. Si possono considerare i piani che contengono la normale e studiare le curve che essi tagliano sulla superficie. Per quasi tutte le superfici (la sfera costituisce uneccezione) queste curve hanno in P una curvatura che varia, ma nel 1767 Euler mostr che esistono due curve, che si incontrano perpendicolarmente in P, per le quali la curvatura assume i valori estremi. Questi costituiscono le curvature principali, e una curva che abbia in ogni punto della superficie una curvatura che sia principale detta linea di curvatura della superficie. Euler mostr anche che tra le curve che
congiungono due punti, quella che genera una superficie di rivoluzione di area minima una catenaria (la superficie corrispondente detta catenoide). Ci ispir nel 1760 Joseph-Louis Lagrange a formulare il problema di determinare la superficie di area minima, tra quelle con un determinato contorno, come un problema di calcolo delle variazioni. Egli mostr che la funzione che definiva la superficie doveva soddisfare unequazione alle derivate parziali. Nonostante la natura geometrica del problema, i metodi di Lagrange erano tipicamente analitici; tuttavia poco dopo il 1776 il giovane matematico francese Jean-Baptiste Meusnier de La Place forn la prima caratterizzazione geometrica delle curve che generano superfici di area minima, dando inizio allo studio delle superfici minime: in un punto di tali superfici la media delle curvature principali (detta curvatura media) si annulla. Il lavoro di Meusnier fu in realt pubblicato soltanto nel 1785, poco prima che egli morisse nel 1793 durante lassedio di Mayenne da parte dei Prussiani. Il problema di risolvere lequazione per la superficie minima con un dato contorno risultava particolarmente difficile e dovette attendere i matematici del XIX sec. per avere una soluzione. Prima di allora vi furono solamente scoperte isolate: si dimostr, per esempio, che lelicoide lunica superficie rigata che sia anche una superficie minima. Maggiori progressi in ricerche di geometria differenziale si ottennero nella risoluzione di problemi di altra natura. Nel 1820 Carl Friedrich Gauss era impegnato nei rilevamenti topografici del territorio di Hannover. Egli affront con grande seriet questo compito, partecipando personalmente alle ricognizioni e ideando un teodolite per migliorare laccuratezza del lavoro. In teoria, assegnata una lunghezza di riferimento, il problema era essenzialmente quello di ricoprire la regione con triangoli, misurare i loro angoli e quindi applicare la trigonometria elementare per calcolare le distanze tra i punti di osservazione. In pratica, invece, si ponevano due problemi fondamentali: gli errori di misurazione e il compito di adattarli alla superficie curva della Terra, la cui forma precisa era sconosciuta. Si poteva limitare leffetto degli errori di misurazione nei calcoli utilizzando varie lunghezze di riferimento, ma il problema della forma della Terra era pi serio. Gauss calcol che con unapprossimazione fino alla quarta cifra significativa, si poteva assumere che la Terra fosse una sfera, invece di un ellissoide schiacciato. A poco a poco, elaborando i dati, giunse a ripensare i fondamenti della geometria differenziale. La grande scoperta di Gauss, resa nota nel 1827, fu che il prodotto delle curvature principali in un punto pu essere calcolato mediante misurazioni effettuate interamente sulla superficie; in altre parole questa quantit intrinseca alla superficie. Se la superficie viene trasformata isometricamente in unaltra, i valori di questo prodotto in punti corrispondenti saranno gli stessi e ci consente lo studio della geometria intrinseca della superficie indipendentemente da come essa immersa nello spazio. Tale quantit si comporta quindi in maniera molto diversa dalle curvature principali e dalla curvatura media, che dipendono chiaramente dal modo in cui le curve sono situate nello spazio ambiente. Gauss fu colpito da questo risultato che chiam theorema egregium e attualmente il prodotto delle curvature principali noto come curvatura gaussiana. Con le ricerche effettuate da Gauss si apriva, di fatto, una prospettiva completamente nuova alla geometria differenziale. Pi precisamente, Gauss defin la sua misura di curvatura considerando dapprima la superficie immersa nello spazio tridimensionale. La normale in ciascun punto diretta verso un punto sulla sfera celeste, definendo cos unapplicazione, detta applicazione di Gauss, dalla superficie alla sfera. Gauss defin la curvatura gaussiana in un punto P come il limite Formula 1 dove S una piccola regione intorno al punto P, e S la sua immagine secondo lapplicazione di Gauss. Egli mostr poi che il valore della curvatura in un punto era sempre dato dal prodotto dei raggi di curvatura estremanti. Si pu facilmente evincere che lapplicazione di Gauss trasforma un piano in un punto e che, di conseguenza, un piano ha curvatura gaussiana uguale a zero. Anche un cilindro ha curvatura nulla, in quanto lapplicazione di Gauss lo trasforma in una linea: in effetti, queste due superfici sono
localmente isometriche. La curvatura gaussiana di una sfera di raggio R risulta essere uguale a 1/R2 e regioni a forma di sella hanno una curvatura negativa. Gauss aveva precedentemente studiato il problema di stabilire condizioni che rendessero conforme unapplicazione di una superficie sul piano: unapplicazione conforme infatti conserva gli angoli ed una propriet auspicabile per le mappe usate negli atlanti. Nel suo lavoro, che nel 1822 vinse il premio della Det Kongelige Danske Videnskabernes Selskab (Reale Accademia Danese delle Scienze), egli mostrava che su una superficie si pu sempre introdurre un sistema di coordinate (u,v) per il quale una funzione F(u,v)=(g(u,v); h(u,v)) a valori nel piano, sia conforme se e soltanto se le sue componenti g e h verificano una determinata condizione. Questa condizione stata in seguito considerata da alcuni studiosi equivalente alla richiesta che la funzione F sia una funzione della variabile complessa u+iv. Matematicamente tale interpretazione risulta corretta, ma Gauss non la esplicit se non circa venti anni dopo, e soltanto nei suoi appunti. Lonore di aver messo in luce la relazione tra le applicazioni conformi e la teoria delle funzioni di variabili complesse, spetta dunque al matematico francese Joseph Liouville (1809-1882) che nel 1843 tratt largomento forse in modo pi esplicito. Nel 1860 un altro matematico francese, Pierre-Ossian Bonnet (1819-1892), mostr che, nel caso di una superficie minima, lapplicazione di Gauss conforme. Verso la fine degli anni Quaranta del secolo, Riemann apprese, parlando con Gauss, che una funzione complessa conforme se la sua derivata non si annulla. In seguito Riemann consider il carattere conforme di una funzione complessa come una delle sue propriet fondamentali; le equazioni di Cauchy-Riemann sono unevidente testimonianza di questo punto di vista. Dopo le ricerche di Riemann, il passaggio da applicazioni conformi a funzioni complesse fu per i matematici un fatto scontato. Egli scopr anche la sorprendente connessione tra funzioni complesse e superfici minime. Negli appunti che rimasero inediti prima della sua morte, Riemann mostrava che ogni funzione complessa pu essere considerata come lapplicazione di Gauss di una superficie minima. Egli, tuttavia, riusc a trovare soluzioni esplicite soltanto per casi particolari, come, per esempio, famiglie di cerchi posti su piani paralleli. Karl Theodor Wilhelm Weierstrass (1815-1897) arriv indipendentemente alle stesse conclusioni, sfruttando formule precedentemente ottenute da Alfred Enneper (1830-1885) in modo formale. Le equazioni di Weierstrass-Enneper sono ancora oggi lo strumento basilare per scoprire superfici minime. Esse pongono per due problemi: difficile adattarle a un dato contorno e non garantiscono che la superficie che individuano sia priva di autointersezioni. Hermann Amandus Schwarz (1843-1921), il pi stretto collaboratore di Weierstrass, riusc comunque a far progredire notevolmente la ricerca in questo settore ben oltre laccumulazione di esempi ad hoc. Egli, come ci si aspetta da un matematico cos vicino a Weierstrass, mostr che la stessa idea di area di una superficie non era ben chiara. Riemann nella sua Habilitationsschrift del 1854 aveva portato la geometria differenziale oltre il dominio delle curve e superfici nello spazio. Egli sosteneva infatti che la geometria fosse lo studio delle grandezze, che andavano concepite come n-dimensionali, descritte da n-uple di numeri, in analogia con le coppie di numeri che rappresentano punti del piano. Data una tale variet n-dimensionale, ovvero un insieme di punti cos definiti, era possibile sviluppare la geometria di tale variet, non appena si fosse introdotto un concetto di distanza tra i punti. A tal fine si richiedeva la possibilit di misurare lunghezze infinitesimali e di integrarle lungo le curve, esattamente nello stesso modo in cui i matematici erano abituati a operare nel contesto familiare delle superfici. Il formalismo cos introdotto una metrica o, nel linguaggio usato nel XIX sec., un elemento di linea. Lintroduzione di una metrica consente di definire le geodetiche, vale a dire le curve di lunghezza minima tra due punti. Tali curve generalizzano il concetto di linea retta che infatti una geodetica nel piano euclideo. Le radicali implicazioni della concezione di Riemann erano profonde ed esplicite. Una propriet risultava geometrica, secondo la definizione di Riemann, se era intrinseca e definita attraverso la metrica. Lesempio classico era la curvatura gaussiana e Riemann descriveva tre tipi di superfici con
curvatura gaussiana costante. Egli ammetteva anche geometrie su superfici con curvatura variabile, su spazi di tre o pi dimensioni e anche, egli lasci intuire, su spazi di dimensione infinita. Inoltre, la geometria della superficie, essendo intrinseca, era indipendente dalle immersioni della superficie in un altro spazio e poteva quindi essere studiata con profitto, senza riferimento ad alcuna immersione. Tutto ci aveva una diretta rilevanza per lo studio della geometria non euclidea, alla quale Riemann alludeva soltanto. I tre tipi di superfici con curvatura gaussiana costante sono: la sfera di raggio R, che ha curvatura 1/R2, il piano, che ha curvatura zero, e un oggetto elusivo che avrebbe dovuto avere curvatura negativa (la pseudosfera). I matematici avevano gi familiarit con porzioni di una tale superficie, che pu essere ottenuta come superficie di rotazione. Questa era per considerata un modello insoddisfacente, in particolare perch una sua geodetica pu intersecare s stessa e perch esistono curve chiuse sulla superficie, come su un cilindro, che non possono contrarsi in un punto. A causa di queste e altre difficolt di simile natura, non era mai stata scoperta una superficie completa con curvatura gaussiana costante e negativa. Era chiaro, tuttavia, che se una tale superficie fosse esistita, i suoi triangoli sarebbero stati correttamente descritti dalla trigonometria iperbolica. Riemann sembrava suggerire che il problema non era che la superficie non esistesse, ma che potesse non essere immersa isometricamente nello spazio euclideo tridimensionale (Tav. II). Nel 1868 il matematico italiano Eugenio Beltrami riusc a costruire una tale superficie e nel 1901 Hilbert mostr che non poteva essere immersa nello spazio a tre dimensioni. Era invece gi noto che la superficie poteva essere immersa nello spazio a cinque dimensioni. un fatto sorprendente che negli ultimi decenni dellOttocento siano state piuttosto poche le ricerche di geometria differenziale intraprese secondo lo spirito riemanniano. Tavola 2 Dopo la morte di Riemann nel 1866, Rudolf Otto Sigismund Lipschitz e Elwin Bruno Christoffel, indipendentemente luno dallaltro, dimostrarono come estendere il formalismo di Riemann, ben compreso soltanto per le superfici, alle variet n-dimensionali. Unidea della complessit che ci comporta pu essere fornita dal fatto che la curvatura gaussiana si generalizza in un oggetto a tre componenti, nel caso di una variet tridimensionale, e a n(n1)/2 componenti, in quello di una variet n-dimensionale. La ricerca di un sistema di coordinate che faciliti il calcolo di tali quantit risulta spesso laboriosa e si deve inoltre disporre di formule che ne esprimano la trasformazione dopo un cambio di coordinate. Lipschitz stabil anche che meccanica e teoria del potenziale potevano essere sviluppate in questo contesto pi generale. Daltra parte, come stato recentemente messo in evidenza, numerosi matematici mostrarono che la formulazione hamiltoniana o lagrangiana della meccanica portava a equazioni per levoluzione di un sistema di masse puntiformi, le quali potevano essere interpretate come equazioni di una geodetica nello spazio delle fasi del sistema. Sembra invece che non ci siano stati tentativi di sviluppare una teoria analoga a quella delle superfici per le variet tridimensionali, con la conseguente ricerca di oggetti geometrici corrispondenti a superfici interessanti. 4. Laffermazione delle geometrie non euclidee Nel 1867 fu pubblicata lHabilitationsschrift di Riemann. La lettura di questopera rafforz le convinzioni di Beltrami, il quale lanno successivo diede alle stampe una sua ricerca sulla geometria non euclidea. Tale lavoro, nel quale lo spazio non euclideo descritto essenzialmente nei termini di una rappresentazione allinterno di un disco, contribu in maniera determinante ad accrescere linteresse per le geometrie non euclidee. Dopo laffermazione delle idee di Riemann e la diffusione del pensiero di Gauss sulla geometria non euclidea, questa diventava per i matematici un campo di ricerca particolarmente attraente. Le conseguenze della scoperta della geometria non euclidea rivestono certamente una grande importanza. Una volta riconosciuta la possibilit logica di due geometrie, decidere quale sia quella effettivamente vera, diventa un problema sperimentale. Molte parti della fisica dellOttocento dipendevano dalla geometria e venivano quindi messe in discussione, anche se
nessuno dubitava che lo spazio fosse o euclideo o almeno praticamente tale, eccetto forse per quanto riguardava la scala astronomica. La situazione era anche pi grave per la matematica che per oltre due millenni aveva rivendicato la possibilit di dedurre, per mezzo del pensiero puro, verit sul mondo esterno. Tale pretesa cominciava ora a vacillare e forse la si sarebbe dovuta restringere ai domini dellaritmetica e di quella che Jnos Blyai (1802-1860) aveva denominato geometria assoluta. Il colpo era stato comunque inferto e la geometria non era pi considerata in grado di fornire una conoscenza logicamente incontrovertibile sullo spazio. La fiducia che i matematici vi avevano lungamente riposto appariva adesso ingiustificata e quasi scandalosa. Inizi cos, negli anni Ottanta del secolo, un profondo lavoro di rifondazione della geometria. ragionevole domandarsi se non ci sia stata qualche causa nascosta che possa chiarire perch una tale rivoluzione concettuale si sia verificata a partire dagli anni Trenta con i lavori di Lobaevskij, Blyai e dello stesso Gauss. Qualunque sia questa causa, per certo che i matematici diedero presto avvio alla loro opera di ricostruzione. Il testo, molto chiaro, del Programma di Erlangen, enunciato da Christian Felix Klein nel 1872, spesso considerato un contributo decisivo per la rifondazione della geometria e, tradotto in molte lingue, ebbe negli anni Novanta unampia diffusione. Lidea centrale del Programma che esistano diverse geometrie (vale a dire le geometrie proiettiva, affine, euclidea e non euclidea), ciascuna caratterizzata da un proprio gruppo di trasformazioni: le propriet di una geometria sono quelle invarianti rispetto allazione del gruppo che le corrisponde. A causa delle relazioni tra i gruppi, c per una gerarchia tra queste geometrie. La geometria fondamentale quella proiettiva, mentre quella non euclidea si ottiene considerando i punti situati allinterno di una data conica arbitraria e il sottogruppo delle trasformazioni proiettive che trasformano la conica in s. La geometria affine piana si ottiene eliminando una retta dal piano proiettivo e considerando soltanto le trasformazioni proiettive che trasformano quella retta in s. La geometria euclidea associata con una conica degenere. Una fonte per queste idee fu un articolo di Arthur Cayley (1821-1895) nel quale egli illustrava la relazione tra la geometria euclidea e quella proiettiva. Klein intu due concetti che erano sfuggiti a Cayley. Per prima cosa egli comprese che si poteva analogamente mettere in relazione la geometria non euclidea con quella proiettiva e, di fatto, in modo anzi forse pi semplice e profondo. In secondo luogo egli osserv che erano i diversi gruppi che consentivano di parlare di propriet differenti, fossero esse proiettive, non euclidee, affini o euclidee. Klein descrisse inizialmente la geometria non euclidea che risultava dalla sua impostazione in 2 dimensioni e pass poi al caso di n dimensioni. Nel suo modello di piano non euclideo le linee rette apparivano effettivamente come porzioni di retta allinterno della conica fondamentale, ma quando Klein svilupp i dettagli della metrica, scopr che la sua geometria concordava con la descrizione di Beltrami. Tale risultato costitu un ulteriore importante passo verso laccettazione della geometria non euclidea. Nonostante lattenzione che gli hanno riservato gli storici, il Programma di Erlangen non ebbe grande influenza negli anni Settanta. Pubblicato in occasione della nomina a professore ordinario di Klein, alla stupefacente et di soli 23 anni, il testo ebbe una distribuzione limitata ai partecipanti alla lezione inaugurale e fu forse inviato a pochi amici e a qualche biblioteca universitaria. I suoi argomenti non furono neppure loggetto della lezione inaugurale, che diversamente riguard il tema dellinsegnamento matematico. Lidea che la geometria non euclidea fosse subordinata a quella proiettiva era comunque evidente in due articoli che Klein scrisse nel 1871 e nel 1873. Egli non dimentic mai la potenza concettuale che la combinazione di geometria e teoria dei gruppi offriva, tuttavia non svolse molte ricerche ispirate a questa concezione fino agli anni Ottanta, quando comparve sulla scena Poincar. Il giovane matematico aveva appena completato il suo dottorato, presentando una tesi sulle equazioni alle derivate parziali, quando lAcadmie des Sciences di Parigi band un concorso sulle equazioni differenziali lineari nel dominio complesso. Poincar raccolse la sfida e present un saggio nel quale prendeva in esame e rielaborava alcune idee recenti del tedesco Immanuel Lazarus Fuchs (1833-1902), un esperto della materia. Poincar, che era stato tra i pi
brillanti allievi dellcole Polytechnique, si trovava allora a Caen, presso lcole des Mines. Un giorno, durante una gita in campagna, mentre passava per Coutances, a bordo di un bus, comprese che le trasformazioni che stava utilizzando allo scopo di studiare il lavoro di Fuchs, erano esattamente quelle della geometria non euclidea sono parole sue, riprese quasi alla lettera da una sua successiva rievocazione dellepisodio del 1909. Egli aveva concluso larticolo per il concorso considerando alcuni triangoli e le loro successive immagini sotto lazione di una funzione ottenuta da unequazione differenziale e ora si rendeva conto di aver gi studiato figure di questo tipo: esse erano quelle del modello di Beltrami-Klein della geometria non euclidea. Meglio ancora, nel suo saggio egli aveva inizialmente considerato allinterno di un disco triangoli che avevano per lati archi di cerchio perpendicolari alla frontiera del disco. Le trasformazioni di questi triangoli preservavano gli angoli, ossia erano conformi. Per verificare che tali triangoli godessero di alcune propriet, Poincar li av eva poi sostituiti con triangoli i cui lati erano segmenti rettilinei. Il procedimento inverso trasformava per il modello di Beltrami-Klein in un modello conforme, che era per molti aspetti pi semplice da studiare. Poich, come egli sosteneva, la geometria non altro che lo studio di un gruppo, poteva ora concepire le trasformazioni dei triangoli, nel suo problema sulle equazioni differenziali, come trasformazioni della geometria non euclidea. Queste notevoli scoperte furono sviluppate in tre supplementi al suo saggio, pubblicati soltanto nel 1997, e successivamente divulgate in una serie di articoli apparsi tra il 1881 e il 1884. In questi scritti Poincar creava una branca completamente nuova della matematica, nella quale venivano a fondersi in modo unitario geometria non euclidea, teoria dei gruppi e teoria delle funzioni di una variabile complessa. Poincar affermava correttamente, senza tuttavia fornire una dimostrazione adeguata, che ogni superficie di Riemann, eccetto quelle di genere 0 o 1, si poteva costruire in modo nuovo, partendo da pavimentazioni del disco non euclideo. A distanza di pi di un secolo tale risultato inaspettato pu apparire meno sorprendente. Il piano pu essere ricoperto da copie congruenti di un parallelogramma spostato da traslazioni. A ogni traslazione i lati della piastrella fondamentale si trovano a combaciare con quelli delle altre sue immagini traslate adiacenti. Si stabilisce dunque unequivalenza tra coppie di lati dei vari parallelogrammi che permette, dopo vari avvolgimenti e incollamenti, di costruire la superficie di un toro. Riemann era invece partito dalla curva algebrica corrispondente al toro e, dopo averla tagliata, aveva ottenuto un parallelogramma. Egli era ben consapevole che con esso si poteva ricoprire lintero piano complesso, tuttavia quando era passato al caso di una curva algebrica, o di una superficie di Riemann di genere superiore, ottenendo dopo i tagli un poligono con 4p lati, non si era domandato cosa sarebbe accaduto utilizzandolo come piastrella per tassellare il piano. Tra i vari risultati raggiunti da Poincar troviamo laffermazione che quando p maggiore di 1, il poligono pu essere spostato in modo tale da ricoprire il disco non euclideo, e gli spostamenti della piastrella fondamentale possono essere pensati come trasformazioni che conservano le lunghezze nella geometria non euclidea. I frutti di questa intuizione furono notevoli per la teoria delle funzioni di una variabile complessa. Inoltre, sfruttando la geometria non euclidea in modo tanto proficuo, in una branca della matematica di cos alto livello come era quella della teoria delle equazioni differenziali, Poincar contribuiva a dare credito alla nuova geometria. Ora, come la geometria euclidea era messa in relazione con la teoria delle funzioni ellittiche, la geometria non euclidea svolgeva un ruolo analogo rispetto al territorio, peraltro ancora largamente inesplorato, che andava oltre le funzioni ellittiche. Tra le altre idee e intuizioni di Poincar, quelle relative alla possibilit di sfruttare anche la geometria non euclidea tridimensionale dovettero attendere, per essere correttamente comprese, il XX secolo. Nel corso di queste ricerche, Poincar inizi una corrispondenza con Klein e addirittura pubblic uno dei suoi articoli nei Mathematische Annalen di Klein. Tale collaborazione, che evidenzi anche uno scontro di personalit, suscit in Klein il desiderio di precisare il ruolo della geometria non euclidea e gli forn lopportunit per criticare la scelta dei termini usati da Poincar. Il matematico francese aveva infatti
chiamato fuchsiani i gruppi da lui introdotti, ma Klein giudic assurda questa decisione, suggerendo come pi appropriato il nome di Schwarz. Poincar non volle recedere (anche perch il nome di Fuchs era ormai gi compreso in testi e stampa) ma, dopo aver letto il lavoro di Schwarz, riconobbe che il suo nome sarebbe stato pi adatto. Tutto ci testimonia semplicemente che Klein conosceva a fondo la letteratura matematica, mentre Poincar mostrava unimpressionante capacit di creare nuova matematica senza immergersi nel lavoro di altri. In seguito Klein torn a insistere sul medesimo argomento e Poincar aggir lostacolo elegantemente, suggerendo che se il nome di Fuchs indicava ora una classe di gruppi relativi alla geometria non euclidea a due dimensioni, quello di Klein avrebbe potuto essere adottato per unanaloga classe di trasformazioni nel caso tridimensionale. Il trucco funzion nonostante le proteste di Klein e attualmente parliamo infatti di gruppi fuchsiani e di gruppi kleiniani. Poincar divenne rapidamente il pi importante matematico francese, e forse del mondo, anche per merito dei suoi lavori di fisica, materia della quale egli era, del resto, professore. A partire dalla fine degli anni Ottanta, inoltre, la sua fama aument notevolmente grazie a numerosi saggi che ancora oggi non hanno perso il loro interesse. Tra questi scritti, presto tradotti in inglese e in tedesco e letti in molti paesi da altri matematici e dal pubblico colto, molti hanno come argomento i fondamenti della geometria considerati da vari punti di vista. La scoperta della geometria non euclidea provoc molte vivaci polemiche che riguardavano la questione della vera geometria dello spazio. Poincar era del parere che in realt la questione fosse totalmente priva di senso. In un saggio del 1887, egli sosteneva che esistono tre geometrie bidimensionali, ossia la geometria euclidea, quella non euclidea e quella sferica. In unappendice a questo scritto, Poincar chiariva inoltre le differenze esistenti tra il suo approccio e quello di Riemann, che sembrava aprire la strada a una quantit infinita di geometrie. Egli sosteneva che le ipotesi che stanno alla base di ogni geometria non erano fatti sperimentali, giudizi analitici oppure proposizioni sintetiche a priori. Se fossero stati fatti sperimentali la geometria avrebbe dovuto subire lo stesso processo di revisione continua che caratterizzava la scienza, cosa che Poincar escludeva in maniera decisa. Anche le altre possibilit venivano negate, in quanto avrebbero necessariamente condotto a ununica e definitiva geometria, conclusione smentita dallesistenza di pi geometrie. Come gi osservato, Poincar sosteneva invece che una geometria non altro che lo studio di uno specifico gruppo. Quale sia quello pi appropriato lo si apprende dal comportamento dei corpi solidi. Sono queste le premesse di una celebre affermazione di Poincar, secondo la quale non si pu sostenere che la geometria euclidea sia vera e quella non euclidea falsa, esattamente come non ha senso asserire che le coordinate cartesiane siano vere e quelle polari invece false. Queste osservazioni riassumono il famoso convenzionalismo del matematico francese, un principio filosofico secondo il quale non ha senso domandarsi se lo spazio sia euclideo o non euclideo, ma soltanto valutare quale sia la scelta pi conveniente. In un saggio del 1898 Poincar consider il modo in cui si formano le nostre conoscenze geometriche a partire dallesperienza dei corpi solidi e svilupp unanalisi lunga e dettagliata sulla costruzione dello spazio sensibile che la mente opera per mezzo di esperienze, costantemente correlate, come i movimenti dellocchio, della testa o del corpo. Ogni tipo di attivit corporea conduce alle idee di una geometria o dellaltra: la geometria proiettiva essenzialmente una geometria della visione, quella euclidea principalmente muscolare. Lo spazio sensibile che la mente perviene a costruire, non lo spazio geometrico, non essendo isotropo, omogeneo o infinito. Lo spazio geometrico piuttosto una forma della comprensione. Noi arricchiamo tale comprensione con lidea di gruppo, che ci proviene dai movimenti descritti; diversi tipi di movimenti corrispondono a differenti sottogruppi, come rotazioni intorno a una retta o traslazioni. Un gruppo sufficientemente ricco, restringe la scelta a tre possibili geometrie. La geometria euclidea quella in cui le traslazioni che nel caso non euclideo neppure formano un gruppo costituiscono un sottogruppo normale. La maggiore semplicit della geometria euclidea si deve alla presenza di un ampio sottogruppo commutativo e questa caratteristica,
sorprendentemente, rappresenterebbe il motivo della preferenza, da parte di un convenzionalista, per la geometria non euclidea. In Francia il convenzionalismo di Poincar venne accolto favorevolmente, mentre in altri paesi non mancarono n critiche n obiezioni. Per molti matematici il punto pi spinoso era costituito proprio dalla sua interpretazione della geometria non euclidea. In un saggio pubblicato nel 1902 Poincar sosteneva che creature viventi su un disco nel quale la temperatura variasse secondo una legge che egli esplicitava, avrebbero tracciato come linee rette, cio come curve di lunghezza minima, linee che apparirebbero ai nostri occhi come archi di cerchio perpendicolari al bordo del disco. Noi definiremmo curve le loro linee rette distorte a causa delle variazioni di temperatura. Essi potrebbero tuttavia o concordare con noi, o considerare le loro linee rette realmente tali, e la geometria del loro spazio non euclidea. Come potremmo noi fare altrimenti? Supponiamo di realizzare in qualche modo, per esempio con raggi di luce, delle linee rette nel nostro Universo, e supponiamo di scoprire che la geometria dello spazio sia non euclidea. Sarebbe una conclusione corretta? Non necessariamente, pensava Poincar. Sarebbe infatti possibile sostenere che lo spazio sia effettivamente euclideo e che i raggi di luce abbiano qualche propriet finora inaspettata, senza riuscire a fornire alcun argomento che decida a favore di una di queste due alternative. Il matematico e filosofo Federigo Enriques (1871-1946) non era per di questo avviso. Egli riteneva possibile distinguere le propriet fisiche da quelle geometriche, sostenendo che si potrebbe in questo caso logicamente decidere se una propriet fisica come la temperatura possa influire sulla geometria delle rette. Questo dibattito prosegu fino allavvento della teoria della relativit generale, quando il convenzionalismo perse gran parte delle sue attrattive. Si tratt tuttavia di un dibattito di grande importanza. Lapparente possibilit di due sole geometrie plausibili dal punto di vista fisico era in contrasto con la concezione della geometria differenziale riemanniana, che sembrava offrire uninfinit di geometrie, e con la relativit generale, che ne proponeva esattamente una. La discussione si svilupp sia in ambito strettamente matematico sia a un livello pi divulgativo e insieme ai dibattitti sulla possibilit di una quarta dimensione, generando un diffuso interesse popolare nei confronti delle scoperte dei matematici. Indubbiamente queste discussioni contribuirono a preparare il terreno per i grandi cambiamenti culturali che le idee di Albert Einstein avrebbero provocato. Del resto non solo Einstein, ma anche artisti come Marcel Duchamp e Francis Picabia, trassero ispirazione dai saggi di Poincar sulla geometria. Studi Atzema 1993: Atzema, Eisso J., The structure of systems of lines in 19th century geometrical optics. Malus theorem and the description of the infinitely thin pencil , (Diss.), Utrecht, Rijksuniversiteit, 1993. Bos 1987: Bos, Henk J.M. - Kers, C. - Oort, Frans - Raven, D.W., Poncelets closure theorem. Its history, its modern formulation, a comparison of its modern proof with those by Poncelet and Jacobi, and some mathematical remarks inspired by these early proofs , Expositiones mathematicae, 5, 1987, pp. 289-364. Bottazzini 1988: Storia della scienza moderna e contemporanea, diretta da Paolo Rossi, a cura di Ferdinando Abbri, Torino, Utet, 1988, 3 v. in 5 tomi; v. III/1: Il secolo ventesimo, a cura di Umberto Bottazzini, Enrico Bellone [et al.]. Fauvel 1993: Mbius and his band, mathematics and astronomy in nineteenth century Germany , edited by John Fauvel, Raymond Flood and Robin Wilson, Oxford, Oxford University Press, 1993. Gray 1985: Gray, Jeremy J., Linear differential equations and group theory from Riemann to Poincar , Basel-Boston, Birkhuser, 1985 (2. ed.: 2000). 1989: Gray, Jeremy J., Ideas of space: Euclidean, non-Euclidean and relativistic, 2. ed., Oxford, Clarendon, 1989 (1. ed.: 1979). 1999: Gray, Jeremy J.,The symbolic universe, geometry and physics 1890-1930, edited by Jeremy J. Gray, Oxford, Oxford University Press, 1999. Marchisotto 1993: Marchisotto, Elena A., Mario Pieri and his contributions to geometry and
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