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Sommario

1. Metodo dialettico e ricerca della verit. Il ruolo della requisitoria nel nuovo

codice di procedura penale. ________________________________________ 2

2. Il discorso giudiziario e larte retorica come tecnica di argomentazione e

persuasione. Cenni storici. _________________________________________ 4

3. Persuadere argomentando: luso del metodo dialettico per costruire un

discorso persuasivo._______________________________________________ 8

4. Argomentare comunicando: loratore e luditorio. ____________________ 11

5. Trovare cosa dire, mettere in ordine gli argomenti ed esporli bene: alcuni

buoni, antichi consigli.___________________________________________ 17

1. Metodo dialettico e ricerca della verit. Il ruolo della requisitoria nel nuovo codice di procedura penale. Nellambito del contraddittorio giudiziale e, segnatamente, nel processo penale, la requisitoria del pubblico ministero costituisce un momento indefettibile della trama dialettica che conduce alla definizione della controversia. Il codice di procedura penale vigente, ispirandosi al sistema accusatorio, ha accentuato i profili dialettici del giudizio penale, meno evidenti e quasi trascurati nel processo inquisitorio. Il ruolo processuale della requisitoria rimasto tuttavia immutato. Essa infatti costituisce ancora oggi latto tipico con cui lufficio della pubblica accusa propone al giudice i propri svolgimenti dialettici, richiedendogli una data pronuncia, tendenzialmente definitiva.1 Come noto, nel nuovo impianto codicistico, la premessa fondamentale e, ad un tempo, la maggiore garanzia di obiettivit e terziet del giudice, costituita dal fatto che il giudicante rimanga, per cos dire, vergine rispetto alla conoscenza dei fatti e alla loro argomentata valutazione fino allinizio del processo vero e proprio e cio fino al momento iniziale dellistruzione probatoria dibattimentale. A partire da tale momento, il giudice (monocratico o collegiale) diviene non solo spettatore ed arbitro della contesa processuale, ma soprattutto il principale destinatario dellopera di convincimento che le parti -di regola- non mancano di esercitare, utilizzando tutti gli strumenti e le occasioni processuali, dallesposizione introduttiva fino alla formulazione delle conclusioni finali.

Cos, sotto limpero del codice di procedura penale abrogato, definitiva la requisitoria il CARLI, Requisitoria, in Enc. del dir., Milano, 1988, vol. XXXIX, p. 905. LAutore peraltro non mancava di precisare che con la requisitoria [...] il pubblico ministero propone e sviluppa nella sua integralit la tesi accusatoria, svolgendo le proprie argomentazioni sulle risultanze del processo ed avanzando le proprie richieste a carico o a favore dellimputato. [...] Mediante latto in questione, il pubblico ministero assume una data ipotesi di soluzione del dubbio concernente la responsabilit dellimputato, ma postula, per lintrinseca incertezza e provvisoriet della proposizione avanzata, la necessit del controllo e della verifica o quanto meno, di un confronto con una supposizione contraria, affinch con la conferma della fondatezza dellopinione espressa, possa conseguirsi unaffermazione di verit da parte del giudice.

Lattivit persuasiva delle parti si manifesta, pi o meno scopertamente, nelle varie fasi del dibattimento e, segnatamente, nellistruzione probatoria che si sviluppa secondo il metodo della cross examination. Le norme che regolano lacquisizione delle prove nel corso del dibattimento sono improntate a criteri eminentemente dialettici, o se si vuole, dialogici nel senso che la prova viene acquisita in un contesto articolato di proposizioni tendenzialmente antitetiche che caratterizzano lintroduzione e lacquisizione della prova nel giudizio, fin dalla fase degli atti preliminari al dibattimento2. In particolare, le regole che disciplinano lesame diretto e il controesame di testimoni, periti e imputati riflettono un metodo di acquisizione della prova sostanzialmente dialettico nel senso che la ricerca della verit processuale, obbiettivo prioritario del processo penale, 3 si sviluppa per tesi ed antitesi, ferma restando losservanza delle garanzie idonee ad assicurare la lealt dellesame, la genuinit delle risposte, la pertinenza del giudizio e il rispetto della persona. 4 A questa ricerca, essenzialmente libera come libero il convincimento del giudice, risulta estraneo ogni criterio di prova legale. Analogamente estraneo al metodo dialettico il riferimento a verit assiomatiche le quali, per comune convenzione filosofica, non esigono dimostrazione ma dalle quali ogni dimostrazione, nel senso cartesiano del termine, procede. Un discorso avente ad oggetto la tecnica della requisitoria non pu prescindere da tali considerazioni di fondo, intimamente legate alla struttura ed alle finalit del processo, quali risultano fissate dal diritto positivo.

Si ponga mente, ad esempio, alla disciplina della presentazione delle liste testimoniali.

V. direttiva n. 73 della delega legislativa al Governo della Repubblica per lemanazione del nuovo codice di procedura penale, legge 16 febbraio 1987, n. 81.
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V. direttiva n. 73 cit. nella nota precedente.

Metodo dialettico (nel senso aristotelico) e ricerca della verit storica: questo il binomio che caratterizza lo svolgimento del processo nella sua fase culminante (istruzione dibattimentale e discussione finale). La requisitoria si pone come momento conclusivo di tale ricerca, nella prospettiva propria della pubblica accusa. Le conclusioni che questultima

chiamata ad illustrare nel corso della discussione finale (cfr. art. 523 c.p.p.) non possono prescindere dal binomio sopra indicato. E pertanto la requisitoria, nel proporre la ricostruzione del fatto storico oggetto del processo e la sua valutazione sub specie juris, rimarr strettamente ancorata agli esiti di tale ricerca quali risultano acquisiti al processo mediante la corretta applicazione del metodo sopraindicato. Naturalmente il pubblico ministero, nel proporre con la requisitoria uno schema di decisione, mirer soprattutto a catturare lattenzione ed il consenso del giudice nei confronti della tesi da lui sostenuta e presentata come un risultato di verit. Nel perseguire tale obbiettivo, il pubblico ministero far appello alle sue risorse intellettive, alla sua esperienza, alla sua abilit professionale, alla sua sensibilit, cio, a dirla in una parola, alla sua cultura. Questa sua particolare attitudine si esprimer attraverso la capacit di far s che il ragionamento giudiziario sia aderente alle esigenze pratiche del proprio argomentare in modo da renderlo persuasivo. E questa unarte, che affonda le sue radici nella retorica, intesa come tecnica () dellargomentazione persuasiva5.

2. Il discorso giudiziario e larte retorica come tecnica di argomentazione e persuasione. Cenni storici. Si pu dire che la linea di demarcazione tra dimostrazione filosoficoscientifica, ed argomentazione persuasiva, alla ricerca di una verit accettabile, labbia segnata la pratica giudiziaria.
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Per una definizione della retorica come tecnica dellargomentazione persuasiva, v. ECO, Il linguaggio politico, in AA.VV.,I linguaggi settoriali in Italia, a cura di G.L. BECCARIA, Milano, 1973, p. 94. Secondo LA., (...) in condizioni di massima lealt intellettuale, un discorso retorico iniziato per convincere gli altri di una cosa pu portarmi a rifiutare ci che avevo in animo di dire. In questo senso la retorica (...) uno strumento di conoscenza.

Il discorso retorico, nel suo significato originario, non muove da premesse assiomatiche per derivarne conclusioni apodittiche, ma verte intorno ad argomenti probabili e mira unicamente a persuadere luditorio circa l accettabilit di una data asserzione. 6 Il primo tentativo di fondare larte del discorso persuasivo risale al V secolo a. C. e il merito va ascritto alla pratica forense. A quel tempo, infatti, risalgono le controversie intentate da molti siracusani, dopo la caduta del tiranno Trasibulo, per ottenere la restituzione delle propriet confiscate da questultimo. Un filosofo pitagorico (EMPEDOCLE) e due facondi siracusani (CORACE e TISIA), traendo occasione da tali azioni giudiziarie, posero le basi delleloquenza forense come strumento di persuasione. Essi non solo dettarono regole per la disposizione della materia di un discorso e per la ricerca degli argomenti, ma per la prima volta colsero la linea di demarcazione tra il vero ( ), oggetto della filosofia o della scienza, e il verisimile ( ), oggetto del discorso retorico che mira a persuadere. 7 In seguito questarte, che ben presto prese il nome convenzionale di retorica (arte del dire o della parola come la defin il sofista Gorgia di Leontini), venne progressivamente emarginata dalla filosofia ufficiale. Questultima, infatti, procedendo per assiomi con il metodo deduttivo, respingeva fermamente ogni tentativo di ridurre la ricerca della verit ad una mera approssimazione a tale obiettivo, che ha costituito la premessa e il fine ultimo di ogni discorso filosofico.
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cfr. ECO, op. ult. cit., pp. 91-92, il quale osserva: Tanto per capirci, dire che due pi due fa quattro, che due parallele non si incontrano mai che una proposizione non pu essere vera e falsa insieme, non apparteneva (e non appartiene) alla retorica. Si tratta di affermazioni che (anche se non sono pi considerate vere in senso assoluto) si basano su un sistema di assiomi preciso e convenzionato: dati gli assiomi e date le regole per derivarne delle dimostrazioni, chi si inserito in una certa logica non pu discutere certe conclusioni. Esse sono apodittiche. Supponiamo invece che si debba discutere se lecito o non lecito sottrarre a qualcuno qualcosa che egli ci ha rubato. Come vedete non esiste una regola matematica che precisi le condizioni sotto le quali una conclusione pu dirsi vera. Bisogna, se si vuole costruire un sillogismo, partire da una premessa che soltanto probabile. Compito del discorso retorico sar dunque quello di costruire abilmente, da talune premesse di partenza (che non sono assiomi ma mere opinioni), il sillogismo retorico per trarne, attraverso argomentazioni persuasive, determinate conclusioni accettabili dalluditorio; in questo senso -prosegue lA. (p. 93-94)- la retorica un esercizio onesto e produttivo. Io, anzich imporre la mia volont allaltro con la forza, voglio avere il suo consenso, la sua adesione convinta, e perci argomento per persuaderlo.
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Per unacuta analisi storica delle origini della retorica, v. RIPOSATI, La retorica, in AA.VV., Introduzione allo studio della cultura classica, Milano, 1973, pp. 93 e ss.

Ed anzi, quando quella tecnica -che mai assurse al rango di vera e propria filosofia- divenne uno strumento in mano ad uomini facondi e talora prezzolati, impegnati a trasformare con abili discorsi le opinioni ( ) in simulacri di verit, la retorica venne progressivamente bandita dal circuito scientifico-filosofico. Si deve soprattutto ai sofisti (PROTAGORA, GORGIA, TRASIMACO, IPPIA ed altri) 8 la creazione e lo sviluppo dei fondamenti teorici e pratici della retorica che costituirono le basi della sua fortuna e, ad un tempo, del suo rapido declino, soprattutto a causa del negativo giudizio espresso da Socrate e Platone nei confronti della retorica eristica9 sviluppata dai sofisti. Il pensiero filosofico non poteva rimanere inerte di fronte alla degenerazione della retorica eristica, propria dei sofisti, che erano giunti a menar vanto di rendere pi forte la causa pi debole (PROTAGORA) o di utilizzare la forza del per far s che le cose piccole appaiono grandi, e le grandi piccole; le cose nuove assumano un colorito antico, e quelle antiche uno nuovo10 E cos, dopo gli ultimi successi che pot ascrivere nel periodo della Roma repubblicana (soprattutto per merito di CICERONE) e imperiale (grazie a TACITO e QUINTILIANO), la retorica, svuotata del suo alto contenuto etico-logico, non pi alimentata dalla grande eloquenza politica11, definitivamente decadde nellEt di Mezzo. Essa, secondo il costume e la mentalit medievali, divenne piuttosto un insieme di cataloghi di , identificandosi progressivamente con la ricerca della

V. Aut.e op. cit., pp.93 e passim.

Per eristica sintende larte della controversia finalizzata allobbiettivo di far prevalere la propria tesi, vera o falsa che sia, utilizzando i pi sottili strumenti dialettici e retorici (in gr. eristik tchne: da erizein, contendere, disputare. La connotazione negativa che questo termine ha assunto nella tradizione e mantiene tuttora (nel senso di degenerazione della dialettica, strumentalizzazione capziosa delle tecniche retoriche) legata al fatto che la nozione (e la qualifica di eristici, ovvero di mercenari di parole, applicata a certi filosofi) appare in Platone, e va collocata nel quadro di una generale polemica antisofistica (in particolare, nellEutidemo sono presentati caricaturalmente i sofisti minori, presuntuosi continuatori dei Gorgia e dei Protagora): v. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano, 1981, p. 259, voce eristica.
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V. Aut.e op. cit., pp.94, l dove si fa riferimento a quanto di GORGIA dice PLATONE nel Fedro. Sulle cause del declino della retorica romana, in et imperiale, cfr. Aut. e op. ult. cit., p. 99.

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bella parola e del bello stile, quasi una guida alla prosa artistica (come la poetica alla versificazione). 12 Ma la retorica, intesa quale o ars, ha conosciuto nuove fortune nel nostro secolo soprattutto grazie allopera di due studiosi, Chaim PERELMAN e Lucie OLBRECHTS-TYTECA. Essi, nel loro Trattato dellargomentazione. La nuova retorica (Torino, 1966), hanno costruito sapientemente, con materiale antico, una nuova retorica, ponendo le basi di una teoria dellargomentazione destinata ad occupare, nello scibile umano, gli ampi spazi lasciati liberi dalle scienze dimostrative, produttive di verit e certezze assolute. In questa terra di nessuno abbandonata allirrazionale, agli istinti, alla violenza o alla suggestione13, estranea dunque alla logica razionalistica, la nuova retorica destinata a spiegare la sua forza argomentativa, applicata al campo delle opinioni pi o meno verisimili, un tempo relegate nellambito dellirrazionale, vale a dire del non dimostrabile col ragionamento more geometrico. Nel costruire la sua requisitoria, il pubblico ministero pi o meno consapevolmente dovr fare i conti con limmenso repertorio di argomenti, luoghi comuni, forme e tecniche operative che la retorica antica e moderna hanno continuamente elaborato e sottoposto a revisione. La conoscenza delle tecniche argomentative, se non arma dattacco, costituir pur sempre una valida difesa contro il pericolo di contraffazione, alterazione o distorta interpretazione della verit storica da parte di chi, per suo statuto processuale (imputato o parte privata), non mira necessariamente al risultato di un giusto processo, ma piuttosto ad una decisione comunque favorevole ai propri interessi.

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Cfr. MARCHESE A., Dizionario di retorica e di stilistica, Milano, 1978, p. 262-263. Sul punto, cfr. MARCHESE A., Dizionario di retorica e di stilistica, Milano, 1978, voce Retorica, p. 263.

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3. Persuadere argomentando: luso del metodo dialettico per costruire un discorso persuasivo. Per il nuovo codice del rito penale di fondamentale importanza il vaglio dialettico delle fonti di prova che si realizza pienamente nel contraddittorio

dibattimentale. Tale metodo, assurto a regola di esperienza eletta e codificata, assicura il minore scarto dallaccertamento della verit (storica). 14 Il processo penale si occupa della ricostruzione e valutazione di fatti umani e si conclude con una decisione che accerta lesistenza o linesistenza di uno o pi fatti penalmente rilevanti traendone le relative conseguenze giuridiche in tema di responsabilit dellimputato. Nella sentenza che definisce il processo, il giudizio di valore (colpevole o innocente) consegue, dunque, al giudizio storico (il fatto contestato sussiste o meno). Ora non pu sfuggire che il giudizio storico, in quanto legato alla ricostruzione di un evento ormai trascorso e non pi riproducibile nella sua irripetibile entit, tale che sempre possibile predicarne il contrario. Della morte di una persona, ad esempio, si accertano le cause sulla base di una serie di elementi indiziari criticamente valutati (tracce di veleno ricollegabili alla volontaria ingestione di una bevanda; ora della morte compatibile con lazione venefica della pozione ingerita; assenza di un plausibile movente in capo alla persona che materialmente aveva offerto la bevanda alla vittima; esistenza di un movente idoneo a giustificarne il suicidio, peraltro annunciato alcuni giorni prima; ecc.). Ci non esclude del tutto, sul piano logico, che laccertamento del fatto penalmente rilevante si presti, sia pure in via meramente ipotetica, a ricostruzioni alternative. La decisione che conclude il processo non esprime, dunque, giudizi formali o scientifici (del tipo 2+2=4; A non pu essere eguale a NON-A; la somma degli angoli interni di un triangolo uguale a 180), ma giudizi di certezza relativa , essendo in gran parte fondata su prove rappresentative (o storiche) e/o prove critiche (o indiziarie, da

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Cos, testualmente, con riferimento al contraddittorio dibattimentale, FASSONE, La valutazione della prova, in AA. VV., Manuale pratico dellinchiesta penale, a cura di L. VIOLANTE, Milano, 1986, p. 125.

inde dicere) che non hanno, di per s, valore assoluto ma attendono pur sempre lapprovazione ( ad-probatio) del giudice. In altre parole, la certezza processuale sussiste quando le probabilit del contrario sono confinate in unarea cos ristretta da essere convenzionalmente accettata. 15 Non questa, ovviamente, la sede per esaminare i criteri dettati dallordinamento processuale per lassunzione e la valutazione e, in ultima analisi, per laccettabilit delle prove. Qui baster ricordare i pericoli che sul piano logico-conoscitivo sono connessi alla valutazione della prova logico-critica (o indiziaria) e la necessit che, nel processo inferenziale dal fatto noto al fatto ignoto da provare, limprobabile, linverosimile, la mera congettura siano espunti dalla ricostruzione del fatto con la forza dellargomentazione persuasiva. Di tutto ci il pubblico ministero terr conto quando formuler la sua requisitoria. Luso del modello dialettico, o -se si vuole- del sillogismo retorico che a tale modello sispira, costituisce lo strumento pi appropriato per costruire una buona requisitoria, secondo gli insegnamenti della retorica classica. Si gi avvertito che nel corso del dibattimento le parti hanno modo di incrociare le armi, disvelando le rispettive strategie fin dalle prime battute dellistruzione probatoria. Fondamentale, dunque, il raccordo tra i vari momenti processuali (introduzione, acquisizione e valutazione della prova) nei quali il pubblico ministero e il difensore hanno occasione di introdurre, direttamente (si pensi alla discussione incidentale sullammissibilit e rilevanza di un mezzo di prova) o indirettamente (si pensi alla sapiente gestione di un esame testimoniale o di un controesame che miri a

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Cfr. FASSONE, op. ult. cit., p. 111.

demolire la prova dalibi dedotta dallimputato) argomentazioni persuasive a favore della propria tesi. Di grande effetto persuasivo pu risultare il raccordo logico-argomentativo tra lesposizione introduttiva che preannuncia la tesi daccusa e la requisitoria finale che ne argomenta i vari passaggi logico-giuridici, sulla base della valutazione delle prove raccolte. Tale raccordo, oltre a dimostrare lintima coerenza e stabilit della tesi ab

origine illustrata, pu avere una sua autonoma forza persuasiva quando la ricostruzione dei fatti, annunciata nellesposizione introduttiva e ribadita nella requisitoria, abbia resistito alle alterne vicende dellistruzione dibattimentale, vincendo ogni altra ricostruzione del fatto da provare ex adverso prospettata. Il metodo dialettico sar, ovviamente, utilizzato quando, sul terreno processualprobatorio, sono in gioco diverse ricostruzioni del fatto storico oggetto di prova, tutte possibili ma non egualmente probabili. In questo caso, labilit tecnica del pubblico ministero requirente si spiegher nellenunciare la propria ricostruzione del fatto (tesi accusatoria ), in modo semplice e chiaro, passando successivamente ad esaminare le altre possibili ricostruzioni della vicenda processuale (antitesi difensiva ), gi dedotte o comunque deducibili alla stregua degli elementi probatori raccolti. Al termine di questa attivit espositiva, egli tenter una ragionevole sintesi, secondo il modello dialettico di cui sopra si faceva cenno. E cos, ponendo a confronto le varie storie proposte come possibili ricostruzioni alternative del fatto, il pubblico ministero scioglier il dilemma tra la tesi della colpevolezza e quella dellinnocenza dellaccusato. Egli opter per la spiegazione che appaia dotata di maggiore coerenza intrinseca, di pi semplice ed immediata comprensione razionale, tenuto conto della sua maggiore compatibilit (sotto il profilo quantitativo e qualitativo) con i dati di fatto probatoriamente acquisiti nel corso del processo.16

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Per unidentica impostazione del problema, con particolare riguardo alla scelta del metodo dialettico per la costruzione della parte narrativa della requisitoria, v. CAROFIGLIO, Tecnica della requisitoria, Relazione tenuta in occasione del IX Corso di aggiornamento per magistrati delle procure della Repubblica presso i tribunali sulle tecniche dindagine, organizzato dal Consiglio Superiore della

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Questo modo di argomentare dialetticamente, anche se comporta un impegno aggiuntivo per la pubblica accusa (che dovr farsi carico di esplorare tutte le possibili ricostruzioni alternative del fatto oggetto del processo), quello che possiede la maggiore carica persuasiva. 17 Naturalmente tale opzione argomentativa andr praticata nei soli casi in cui il p.m. (che, nel rassegnare le proprie conclusioni, prende per primo la parola) pu ragionevolmente ipotizzare lesistenza di una controversia in ordine alle possibili ricostruzioni alternative del fatto. Solo in questo caso sar utile e ragionevole sfidare la controparte anticipandone le mosse e neutralizzando dialetticamente lantitesi difensiva. Nel caso contrario, ipotizzando una controversia inesistente o puramente accademica, il pubblico ministero rischier di indebolire la sua stessa tesi e di offrire allavversario loccasione per riaprire, magari con altri argomenti e con rinnovata forza persuasiva, il dibattito su questioni di fatto e di diritto che landamento dellistruzione probatoria faceva ritenere ormai superate.

4. Argomentare comunicando: loratore e luditorio. La tecnica retorica nata in funzione di un uditorio che il naturale destinatario dellargomentazione persuasiva. E fondamentale per ogni oratore -ed anche pel pubblico ministero che pronunzia la sua requisitoria- realizzare una sorta di comunione mentale con i propri interlocutori, nella consapevolezza che lefficacia persuasiva dellargomentazione
Magistratura (Frascati, 20-24 maggio 1996), p. 4. LA., citando il FERRAIOLI, in Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Bari, 1989, p. 27, osserva sul punto che Quasi tutte le controversie giudiziarie in punto di fatto possono essere considerate come contese fra ipotesi esplicative contraddittorie -luna includente la tesi della colpevolezza, laltra quella dellinnocenza dellaccusatoma entrambe concordanti con le prove raccolte. E il compito dellindagine giudiziaria, al pari di quello di ogni altro tipo di indagine o spiegazione, di eliminare il dilemma in favore dellipotesi pi semplice, dotata di maggiore capacit esplicativa e soprattutto compatibile con il maggior numero di prove e conoscenze precedentemente acquisite.
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CAROFIGLIO, op. cit.., p. 5, segnala che la validit del modello dialettico trova un significativo riscontro in recenti studi di psicologia della decisione giudiziaria che hanno evidenziato -tra laltro- una decisa tendenza dei giudici simulati a valutare la coerenza di una storia in relazione alla coerenza della storia alternativa, e a dichiarare una maggiore sicurezza nella propria versione dei fatti quando ritenevano di avere una visione chiara anche della versione opposta (cfr. CATELANI P., Il giudice esperto. Psicologia cognitiva e ragionamento giudiziario, Bologna, 1992, p.135, cit. da CAROFIGLIO, ivi).

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dipende in gran parte dal valore che loratore dimostra di attribuire al suo uditorio, dal consenso che da esso si attende, dalla sua partecipazione intellettuale ed affettiva allo sviluppo dellargomentazione. 18 N vanno trascurati i notevoli riflessi sul piano psicologico dellatteggiamento delloratore nei confronti del proprio uditorio: chi non si cura di realizzare tale contatto mentale e simpatetico con i destinatari del proprio argomentare potr essere giudicato superbo, antipatico; viceversa, si conquister pi facilmente la simpatia delluditorio e pi agevolmente lo predisporr allascolto colui il quale far mostra di attribuire la massima importanza allattenzione ed allapprezzamento dei propri interlocutori. Accade sovente nella convulsa pratica del foro che si dimentichi una massima ovvia ma di fondamentale importanza: Non basta parlare o scrivere, occorre pure essere ascoltati e letti. 19 Ogni strategia che miri a catturare lattenzione ed il consenso delluditorio non pu prescindere dalla conoscenza di esso ed anzi pu ragionevolmente affermarsi che tale conoscenza condizione preliminare di ogni argomentazione efficace. 20 Conoscere il giudice: questa una buona regola da osservare nella preparazione e formulazione di ogni requisitoria od arringa difensiva. Ci vale soprattutto per i giudici popolari delle corti dassise e, pi in generale, per i giudici non togati (si pensi, ad esempio, ai componenti esperti delle sezioni agrarie dei tribunali civili), la cui estrazione sociale, professionale e culturale spesso ben diversa da quella dei giudici togati, molto pi vicina -questultima- a quella degli altri protagonisti togati (pubblico ministero e difensore) del processo penale. Ad esempio, potr essere utile sapere in anticipo che di una corte dassise, chiamata a giudicare di un omicidio a sfondo sessuale di una giovane casalinga,

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Sul punto, cfr. PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, Trattato dellargomentazione. La nuova retorica,Torino, 1989, pp. 1718: Per argomentare occorre attribuire un valore alla desione del proprio interlocutore, al suo consenso, sl suo concorso mentale. E dunaque a volte un segno apprezzabile di distinzione quello di essere una persona con cui si discute.
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V. AA. e op. ult. cit., p. 19. V. AA. e op. ult. cit., p. 22.

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aggredita da un bruto mentre rientrava a casa dopo avere assistito ad una funzione religiosa, fanno parte, in numero prevalente, donne di giovane et, di estrazione borghese, di solida educazione religiosa, di modesta cultura. In taluni processi di particolare delicatezza tecnica, per orientare lo sviluppo del proprio argomentare in funzione persuasiva, utile che il pubblico ministero (come il difensore) conosca preventivamente gli orientamenti culturali e professionali (la giurisprudenza), le attitudini ed abilit specifiche, le abitudini e gli atteggiamenti usuali tenuti in udienza dal giudice togato (monocratico o collegiale). Non sar superfluo, ad esempio, informarsi preventivamente sui ritmi usualmente impressi alle udienze, in procedimenti di tal genere, dal presidente del collegio giudicante, sui tempi normalmente riservati agli interventi delle parti, sulle capacit di concentrazione e reazione alle varie argomentazioni proposte (desumibile, oltrech dal comportamento tenuto dal giudice in udienza, anche dalle decisioni ordinanze e decreti- interinalmente adottate nel corso del dibattimento). Come stato giustamente osservato da PERELMAN e OLBRECHTSTYTECA21, spetta in realt soprattutto alluditorio il compito di determinare la qualit dellargomentazione e il comportamento degli oratori. Nelleloquenza -scrive il Vico- la cosa sta tutta fra noi e gli ascoltatori: noi dobbiamo adattare il nostro discorso alle loro opinioni. 22 Da ci deriva la concezione del discorso persuasivo come pietanza destinata alluditorio 23, opportunamente invitato ad un banchetto nel quale conviene accontentare il gusto degli invitati piuttosto che quello dei cuochi. 24

21

Op. cit., p. 27.

22

La citazione (G.B. VICO, ed. Ferrari, vol. II, De nostri temporis studiorum ratione, p. 10, trad. Corsano, p. 38) di PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, Trattato cit., p. 26, nota 1.
23

Cfr. MARCHESE, op. cit., voce elocutio, p. 90. Sul punto, v. anche PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 26.

24

La massima di B. GRACIAN, Il discreto, p. 80 (Cfr. GRACIAN, Lhomme de cour, trad. Amelot de La Houssaie, p. 85) citato da PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 26, nota 2.

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La preparazione di quella pietanza particolarmente difficile e delicata quando loratore (pubblico ministero o difensore) si trovi a dover persuadere un uditorio composito, formato da persone diverse per estrazione culturale e professionale, quali sono i giudici togati e popolari delle corti dassise. Il tal caso egli potr trovarsi nella necessit di utilizzare tecniche argomentative diverse e finanche diversi tipi di linguaggio figurato per venire incontro ai gusti variegati dei suoi molteplici e diversi interlocutori. Limportante -dunque- comunicare con tutti trovando per ciascuno degli interlocutori il linguaggio appropriato. Per rimanere nella metafora, la pietanza argomentativa, pur variata nei suoi ingredienti o nel modo di servirla, dovr sempre apparire appetibile e tale da soddisfare i diversi gusti dei convitati. Ma non si tratta solo di dilettare luditorio: compito delloratore soprattutto quello di persuadere, senza soggiacere alluditorio ma tentando di conquistarlo con parole chiare che mirano a rendere razionale una decisione e, attraverso ladesione alle conclusioni dellargomentazione, a fargli assumere la responsabilit della decisione medesima. Per raggiungere tale obbiettivo essenziale farsi capire, andare diritto alla mente ed al cuore dellinterlocutore, senza indulgere a giri di parole di colore oscuro. In altri termini, occorre evitare di assomigliare a quegli oratori -i nuovi oratori- criticati da QUINTILIANO nel Proemio della sua Institutio oratoria . Essi si appagano di sapere solo loro quel che intendono esprimere; non importa se il prossimo li capisce! Per loro larte del sublime quella che ha bisogno del commento; del resto, i lettori dellet nostra hanno questa inclinazione: rallegrarsi non tanto per quello che hanno letto quanto per quello che hanno creduto di scoprire tra le parole di colore oscuro. 25 Va da s che lobbiettivo della chiarezza, come quello della concinnitas, pu essere conseguito solo con lo studio e la preparazione adeguati alla materia da trattare:

25

La citazione stata tratta da RIPOSATI, op, cit., p. 111.

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ogni improvvisazione devessere bandita da qualsiasi discorso che, mediante luso di tecniche argomentative, miri a persuadere. Ma la chiarezza argomentativa non basta. Occorre tener desta lattenzione e limpegno delluditorio per tutto il tempo necessario a far penetrare nelle menti e nei cuori degli interlocutori i principali fattori di persuasione: il che riesce particolarmente difficile nei discorsi di ampio respiro oratorio e di non breve durata. Si pensi alle requisitorie nel c.d. maxiprocessi e, comunque, ad ogni intervento oratorio destinato a svilupparsi in un tempo che superi alcune ore di durata, dovendo loratore esaminare partitamente decine e decine, se non centinaia, di posizioni diverse, ciascuna delle quali meritevole di autonoma trattazione. A tale scopo pu essere utile utilizzare quel minimo di gestualit che pu servire a catturare e tener desta per il tempo necessario lattenzione delluditorio. Senza voler richiamare la complessa casistica che, fin dallantichit, fiss le regole dell actio (della retorica latina) o dell (della greca), sottolineando la necessit di recitare il discorso con gesti e dizione appropriati, vanno ricordati come utili strumenti per suscitare e/o tener desta lattenzione degli interlocutori, il ritmo e lo stile del discorso, luso appropriato delle pause, l osservanza dei tempi del proprio argomentare, e, non ultimo, lo sguardo. Ma di ci parleremo tra poco, quando cercheremo di dare alcuni suggerimenti pratici dettati dallesperienza. A conclusione di queste osservazioni di carattere generale, sar bene sottolineare che esiste una stretta, reciproca interrelazione tra il discorso ed il suo autore. Lo sviluppo dellargomentazione, infatti, diversamente da quanto accade per la dimostrazione scientifico-matematica nel caso della deduzione formale, strettamente collegata al contesto, alle intenzioni delloratore ed ai fini che costituiscono lobbiettivo del suo argomentare. A questo proposito, PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, citando il Pareto, hanno osservato che la moralit di Euclide non agisce per nulla sulla validit delle sue dimostrazioni geometriche, ma se chi ci raccomanda un candidato spera di

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trarre dalla nomina o dallelezione di questultimo un vantaggio personale di una certa importanza, il peso della sua raccomandazione ne risentir inevitabilmente. 26 Oggi, come ieri, si pu ben dire che la vita stessa delloratore, nella misura in cui pubblica e conosciuta, costituisce la pi efficace introduzione al suo discorso.27 Ci significa che pu recuperarsi ancora oggi, nel campo delloratoria forense, il significato profondo dellantica definizione delloratore: vir bonus, dicendi peritus, nel senso che non tanto lesemplarit di vita e lonest dei costumi, ma almeno la moralit e correttezza professionale, deve costituire un requisito indispensabile per accreditare loratore presso il suo uditorio, per far s che le sue parole conservino il giusto peso nel processo argomentativo e non vengano intrinsecamente svalutate dalla persona stessa delloratore. 28 Anche sotto il profilo psicologico losservanza delle regole processuali, il rispetto delle norme deontologiche e, pi in generale, la correttezza manifestata dal pubblico ministero nel quotidiano svolgimento delle sue funzioni costituir la migliore presentazione di una buona requisitoria. La presenza di tali requisiti nel buon oratore predisporr favorevolmente allascolto di buoni argomenti, non soltanto perch presentati secondo i canoni della scientia bene dicendi,29 ma anche perch provenienti da vir bonus, da persona corretta e leale, che della sua correttezza e lealt ha fatto un stile di vita dandone prova anche nel dibattito processuale nel quale pronuncia la sua requisitoria. Il discorso, in presenza di tali qualit proprie delloratore, apparir pi sincero e genuino anche se saranno usati gli accorgimenti propri dell ars retorica come quello,

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Cfr. PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 335. Sul punto gli AA. osservano inoltre che la persona il contesto pi prezioso in cui possa essere apprezzato il senso e la portata di unaffermazione, soprattutto quando non si tratti di enunciati integrati in un sistema pi o meno rigido, per il quali il posto occupato e la funzione esercitata nel sistema forniscono i criteri sufficienti dinterpretazione.
27

AA. e op. ult. cit., p. 338. Cfr. RIPOSATI, op. cit., p. 111.

28

29

PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 27, osservano che per QUINTILIANO la retorica, scientia bene dicendi, implica che il buon oratore non soltanto persuada bene, ma dica il bene.

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consigliato da tutti i principali maestri di retorica dellantichit, di elogiare le qualit oratorie dellavversario e di nascondere, minimizzare le proprie. 30

5. Trovare cosa dire, mettere in ordine gli argomenti ed esporli bene: alcuni buoni, antichi consigli. Nella preparazione di requisitorie che, per la natura od ampiezza della materia trattata o per altre ragioni appaiono di particolare complessit, il primo problema che si pone al pubblico ministero quello di trovare cosa dire, di individuare i contenuti essenziali del proprio discorso, di scegliere nel vasto repertorio degli argomenti pertinenti al tema della requisitoria quelli di maggiore efficacia persuasiva. Gli antichi chiamavano inventio (dal latino: invenire quid dicas) o (dal greco: , trovo, scopro) quella parte della tecnica retorica che si occupava della ricerca degli argomenti (res) da esporre, della scelta delle vie della persuasione. 31 Dopo aver individuato il tema centrale del proprio discorso,

loratore va alla ricerca dei dispositivi logici da utilizzare per trovare le premesse della conclusione alla quale vuole giungere. Questa ricerca era anticamente facilitata, nel discorso giudiziario come in quello politico (o deliberativo) e celebrativo (o epidittico), da una serie di argomenti per cos dire preconfezionati, la cui efficacia persuasiva era gi stata convenientemente sperimentata dalla pratica. Loratore, per convincere o commuovere il proprio uditorio, attingeva da questo repertorio standardizzato di argomenti o (luoghi comuni, nel senso moderno di stereotipi), per avviare il proprio discorso sui binari della persuasione. 32

30

AA. e op. ult. cit., p. 476, ove si ricorda che il consiglio richiamato nel testo seguito da Antonio, il quale, nel pronunciare la sua orazione funebre in memoria di Cesare (v. W. SHAKESPEARE, Giulio Cesare, atto III, scena II, p. 87, trad. Ricci), cos si esprime: Non sono un oratore come Bruto. Gli AA. osservano, peraltro, che E consigliabile non solo di lodare a parole leloquenza dellavversario, ma anche di non confutare mai i suoi argomenti in modo che egli possa apparire un avvocato mediocre. Se la troppo grande reputazione di eloquenza un pericolo e soprattutto lo la reputazione di abilit, si potr mettere tuttavia le mani avanti, dimostrando che, poich la perdita di persuasione che ne risulta inevitabile, bisogner tenerne conto.
31

Cfr. MARCHESE, Dizionario cit., p. 263; ID. op. cit., voce Inventio, p. 151. 17

Si deve al pensiero aristotelico la prima definizione della topica intesa come larte di trovare le premesse per lesercizio della dialettica le cui conclusioni, ove sia il caso, vengono diffuse persuasivamente attraverso la retorica. 33 Cicerone diede a questarte una connotazione di ordine formale: i o loci, oltre a -e forse pi che- indicare un argomento notevole, unopinione largamente diffusa, additarono un criterio per trovare gli argomenti e per organizzarli. La validit dei loci risiede nel fatto che essi, al pari degli (opinioni generalizzate) di aristotelica memoria, non possono essere ignorati, sotto pena di fare un discorso incomprensibile o privo di qualsiasi interesse. A tal proposito si osservato che allinterno dei discorsi altrui va identificato ci che non pu rifiutare chi pretende di sapere; si tratta di premesse fra le quali alcune sono dotate di un peculiare carattere che le rende notevoli: sono le opinioni degne di stima, professate dai pi, dai pi autorevoli, e comunque le pi diffuse. Sono luoghi comuni, tesi che hanno gi raccolto un comprovato consenso; sono premesse, come stato detto, che sono il contesto storico, o culturale, o linguistico in cui tutti si muovono e che condiziona ogni argomentazione. Questo tipo di luoghi notevoli Aristotele chiama .34 Ancora oggi loratore e, per rimanere nel tema della nostra relazione, il pubblico ministero nel pronunciare la sua requisitoria pu trovare conveniente porre a premessa del proprio discorso ovvero confutare o, comunque, considerare queste opinioni qualificate. Nel costruire la trama del proprio discorso, egli pu ritenere utile o
32

Prima di assumere il significato di luoghi comuni o di stereotipi, nel senso moderno del termine, i topoi funzionavano come caselle vuote, presentandosi spesso sotto forma di una serie di domande: quis? quid? ubi? quibus auxiliis? cur? quomodo? quando? Sul punto, cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, voce retorica, p. 791.
33

Cfr. CAVALLA, Topica giuridica, in Enc. del dir., Milano, 1992, vol. XLIV, p. 727. LA si sofferma -tra laltro sulla distinzione tra topica dialettica e retorica nel pensiero aristotelico, sottolineando conclusivamente che la topica appare come larte di trovare in una discussione (che non verta sul fondamento di una proposizione appartenente ad una scienza particolare) unaffermazione notevole perch capace, per le sue caratteristiche [...] di formare la premessa di un ragionamento, il sillogismo dialettico, anche esso fondato sul principio di ogni discorso logico e cio sul principio di non contraddizione, con il quale, attraverso la difesa di certe tesi dalla loro negazione e la confutazione di altre, si prova la presenza di opposizioni, almeno in un certo contesto controversiale.
34

V. CAVALLA, op. cit., p. 725, il quale in nota (18) cita BERTI, Nuovi studi sulla struttura logica del discorso filosofico, Padova, 1985, p. 203. 18

necessario soffermarsi su di esse per dar maggior forza persuasiva al proprio dire o per punteggiare il percorso argomentativo alla ricerca della verit con opportuni richiami a massime desperienza, criteri interpretativi, opinioni scientificamente qualificate. Nella c.d. topica giuridica35 essenziale il riferimento alla tradizione giurisprudenziale che pu costituire un denominatore comune e, comunque, un punto di riferimento logico- argomentativo per lautore del discorso (p.m.) ed il suo qualificato interlocutore (giudice). Seguendo le indicazioni della topica giuridica, un principio consolidato di giurisprudenza, perfettamente aderente alla fattispecie concreta, potr costituire il paradigma argomentativo entro il quale si articoler la requisitoria. Analogamente questultima potr essere sostenuta, nei vari passaggi argomentativi, da massime giurisprudenziali ampiamente condivise dalla dottrina, ovvero da opinioni generalmente diffuse ed accettate dalle altre scienze. Se vogliamo limitarci ai luoghi tratti dalle massime giurisprudenziali, che costituiscono un punto di riferimento usuale per ogni discorso giudiziario, pu osservarsi che il continuo ed appropriato riferimento ad essi pu consentire la produzione di argomentazioni che, progressivamente, contribuiscono ad i lluminare il problema dibattuto dai vari punti di vista, ad eliminare equivoci e superficialit, ad aggiustare linterpretazione della legge ed il significato del fatto in questione. 36 Ci attiene, pi propriamente, allordine del discorso che, nella classica ripartizione della retorica antica, prende il nome di dispositio o . Ancora attuale ci sembra linsegnamento della retorica classica circa lordine generale del discorso il quale, quando non segua la disposizione in medias res (ordo artificialis), normalmente strutturato (ordo naturalis) secondo lo svolgimento logico del discorso. Esso comprender:

35

Tra le opere di maggior rilievo sulla topica giuridica, va ricordato il noto saggio del VIEHWEG, Topica e giurisprudenza , Milano, 1962.
36

In questordine didee si muove il pensiero di CAVALLA (op. cit., p. 728) allorquando tenta di ricostruire il concetto e la funzione dei loci nella Topica ciceroniana. 19

a) un esordio (exordium) con il quale loratore cerca il contatto col pubblico e aspira a conciliarsi la simpatia delluditorio (captatio benevolentiae) ed annuncia il piano della sua argomentazione (partitio), esponendo la scaletta degli argomenti che intende trattare; b) una parte informativa centrale o narrazione nella quale si limita a riportare semplicemente i fatti (narratio); c) una parte pi propriamente dimostrativa, l argomentazione vera e propria, costituita da una confirmatio, nella quale vengono esposti gli argomenti delloratore, e da una confutatio, nella quale vengono confutati gli argomenti dellavversario, secondo lo schema dialettico sopra illustrato; d) un epilogo (epilogus, conclusio), in cui si riassume largomento e si conclude mirando a conquistarsi il consenso delluditorio. Le parti del discorso oratorio -secondo lo schema classico- riflettono, dunque, la dicotomia tra esigenza di commuovere, di suscitare nelluditorio attenzione e partecipazione (animos impellere) e necessit di informare e convincere (rem docere). La prima delle due cennate esigenze espressa dallesordio e dallepilogo; la seconda dalla parte centrale del discorso, comprendente la relazione sui fatti e lindicazione delle prove o vie di persuasione. 37 I canoni della retorica classica, per quanto attiene allordine della trattazione, costituiscono tuttora validi suggerimenti operativi per il pubblico ministero che si accinga a pronunciare la sua requisitoria, specie quando si tratti di ordinare una materia vasta e complessa. Talvolta potr prescindersi da tale ordine tradizionale desposizione (ordo naturalis), per entrare immediatamente in medias res. Ci potr essere utile quando le questioni di fatto o di diritto non esigono una specifica trattazione, lattenzione delluditorio essendo gi concentrata su uno o pi punti del dibattito. In tal caso, loratore coglier la favorevole occasione, entrando nel vivo della discussione, senza

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diffondersi in inutili preamboli ma cercando di sfruttare il vantaggio offertogli dalla situazione particolare che solo lui, con la sua sensibilit affinata dallesperienza, sar in grado di apprezzare. In altri casi, tale ordine artificiale del discorso in grado di produrre, pi di quello normale, un effetto-sorpresa ovvero pu imprimere alla relazione sui fatti ritenuti essenziali od anche alla stessa argomentazione una pi incisiva efficacia persuasiva derivante dal modo stesso in cui loratore ha deciso di disporre la materia. 38 Anche l ampiezza dellargomentazione ha costituito specifico oggetto delle tecniche argomentative. 39 Si gi accennato alla distinzione tra dimostrazione (scientifica), che procede deduttivamente da assiomi verso conclusioni certe, e argomentazione retorica, che mira a convincere, seguendo un metodo dialettico, muovendo da premesse soltanto probabili. Sulla base di tale distinzione, stato acutamente affermato che di due dimostrazioni, tutte due convincenti, che partano dalle stesse premesse per arrivare alle stesse conclusioni, la pi breve sembrer quasi sempre la pi elegante: poich produrr gli stessi effetti e determiner lo stesso grado di convinzione e sar altrettanto soddisfacente e completa, il fatto che sia la pi breve non offrir che vantaggi. Non sar la stessa cosa per largomentazione: lampiezza di questultima ha una funzione che manifesta in modo chiarissimo la differenza tra dimostrazione e argomentazione. 40 Talvolta lampiezza del discorso pu giovare allo sviluppo dellargomentazione, la brevit non essendo necessariamente un requisito della chiarezza argomentativa e della capacit di persuasione.
37

Per una sintetica, quanto chiara, esposizione delle parti del discorso, secondo la retorica classica, v.: MARCHESE, op. cit., voce Dispositio, p. 83-84; v. anche Enciclopedia Garzanti cit., p. 791; RIPOSATI, op. cit., p.104.
38

Cfr. MARCHESE, op. ult. cit., p. 83.

39

PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, loro Trattato cit., p. 496, riservano allampiezza dellargomentazione un apposito paragrafo nel capitolo dedicato alla trattazione delle tecniche argomentative.

21

La diversa composizione delluditorio (si pensi alle corti dassise) sufficiente, da sola, a giustificare il cumulo degli argomenti ed una maggiore ampiezza argomentativa che normalmente utilizzer le figure retoriche della ripetizione o dell amplificazione.41 Non sempre un discorso argomentativo pu ridursi, al pari di una dimostrazione di geometria, allenunciazione di una tesi, seguita dalla sua dimostrazione. Pu accadere infatti di dover sostenere una tesi che non richiede una particolare preparazione delluditorio perch appare di primo acchito semplice e accattivante. In tal caso conviene enunciarla fin dallinizio. La tesi -secondo PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA- orienta il discorso, ma anche una presa di posizione, un impegno assunto dalloratore. Il fatto di enunciarlo subito ha il vantaggio di illuminare gli ascoltatori: il terreno viene cos occupato. 42 Vi , per, un altro modo di affrontare la discussione che consiste nel ritardare lassunzione di questo impegno in funzione dello svolgimento della discussione. Va osservato in proposito che il pubblico ministero requirente ha gi enunciato nellesposizione introduttiva la tesi accusatoria, strettamente legata alla letterale formulazione del capo daccusa. Nelle conclusioni finali egli dovr tenerne indubbiamente conto. Pu accadere che talune acquisizioni probatorie appaiano fin dallinizio d incerta interpretazione o che, nel corso dellistruzione dibattimentale, sopravvengano prove nuove, inizialmente non dedotte e considerate (si pensi al pentimento di un
40

V. AA. e op. e loc. ult. cit.

41

Sul punto, v. AA. e op. ult. cit., pp. 176-189, ove si fa riferimento al rapporto tra figure retoriche e argomentazione ed alle figure della scelta, della presenza, della comunione. La ripetizione, in particolare, ha quale risultato quello di raddoppiare leffetto di presenza; per mezzo della ripetizione (lesempio citato da PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA tratto da QUINTILIANO: Sono lotte, lotte domestiche e intestine quelle che tu prepari, Caio Gracco. Ho ucciso, s, ho ucciso ...), la seconda enunciazione del termine sembra caricata di valore e la prima, per reazione, sembra riferirsi esclusivamente ad un fatto, mentre normalmente da sola pareva contenere fatto e valore ( op. cit. p. 185). Per amplificazione sintende, secondo gli AA. ul. cit., lo sviluppo oratorio di un soggetto, indipendentemente dallesagerazione con la quale per solito esso associato (a tal proposito PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA citano un esempio di congerie, tratto dalla Instituzioni oratorie del VICO [p. 81]: Cotesti occhi tuoi sono formati alla impudenza, il volto allaudacia, la lingua agli spergiuri, le mani alle rapine, il ventre alla ingordigia ... i piedi alla fuga: dunque sei tutto malvagit).
42

V. PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op. cit., p. 522. 22

imputato nel corso del dibattimento o allacquisizione delle dichiarazioni di un collaboratore della giustizia, imputato di reato connesso o collegato, conosciute dopo la formulazione dellesposizione introduttiva). In questi casi, pu essere conveniente per il pubblico ministero, che tenuto ad esporre per primo le sue conclusioni, limitarsi ad illustrare la propria tesi in termini essenziali, riservando di approfondire, in replica, le proprie argomentazioni dopo aver ascoltato le eventuali controdeduzioni difensive sui vari punti controversi. Egli, soprattutto se avr tenuto in serbo le argomentazioni idonee a confutare le controdeduzioni avversarie, potr condurre un efficace affondo argomentativo, scoprendo solo in sede di replica le carte di riserva e unendo alleffetto logicoargomentativo anche leffetto sorpresa che, in genere, ha una forte presa sulluditorio, per quanto qualificato. In altri casi, come si gi accennato, al pubblico ministero potr essere utile giocare danticipo, utilizzando quale figura retorica la prolessi,43 che si ha quando loratore introduce nel proprio discorso delle obiezioni alle quali egli stesso risponde. Questa tattica sar seguita dal pubblico ministero requirente ogni qualvolta una grave obiezione potrebbe inficiare lintero svolgimento della tesi daccusa, in quanto gli argomenti addotti a sostegno del proprio ragionamento potrebbero essere tutti interpretati in funzione di tale obiezione.44 Come si vede, nel campo dellargomentazione persuasiva, non pu teorizzarsi un modo di procedere nello sviluppo dellargomentazione, un ordine prefissato degli argomenti, n tantomeno pu indicarsi una strategia argomentativa tendenzialmente uniforme per ogni tipo di discorso.

43

Sulla prolessi come figura argomentativa, cfr. AA. e op. ult. cit., pp. 178-179; sulla confutazione anticipata, v. anche pp. 523-524.
44

Quintiliano -notano PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA (op. cit. p. 523)- aveva consigliato, per le stesse ragioni, di cominciare dalla confutazione di un accusa che fa aleggiare un dubbio sullintegrit mo rale dellaccusato, a meno che certe accuse meno gravi siano notoriamente false; in questo caso si comincer col confutarle, per togliere ogni credito agli accusatori. 23

Si pu ben dire che le vie dellargomentazione sono infinite e la scelta di una determinata strategia o tattica argomentativa affidata in gran parte alla sensibilit e allesperienza delloratore. Uno dei principali fattori di cui questi terr conto senzaltro la forza intrinseca degli argomenti che intende trattare. Ma non sempre la forza dei propri argomenti gli apparir irresistibile al punto da poter serrare largomentazione e ridurla allesposizione dellargomento principale che, da solo, in grado di convincere il giudice. Quando pi sono gli argomenti e non tutti della stessa forza persuasiva, qual lordine da seguire? Studi recenti sulle tecniche argomentative45 hanno ripreso, sul punto, il pensiero ciceroniano secondo cui bisogna incominciare e finire con gli argomenti pi forti. E questo l ordine omerico o nestorico, cos chiamato perch il saggio eroe omerico Nestore soleva porre al centro del proprio schieramento le truppe meno sicure. Sia lordine crescente che quello decrescente degli argomenti presentano, infatti, inconvenienti che ne sconsigliano ladozione. Il primo, postulando la presentazione iniziale degli argomenti pi deboli o addirittura insignificanti, pu indisporre luditorio rendendolo facile preda della distrazione. Il secondo, muovendo dagli argomenti pi forti verso quelli di minore incisivit, rischia di lasciare negli ascoltatori unultima, sfavorevole impressione. Si sopra accennato allornamento del discorso retorico ed alla gestualit delloratore. Non crediamo di dover dare specifiche indicazioni o suggerimenti sullo stile della requisitoria o sulla gestualit del requirente. Dalle nostre aule di giustizia stata da tempo bandita ogni vacuit e pomposit espositiva per lasciare il posto ad una oratoria essenziale nello stile e nel gesto,

45

PERELMAN e OLBRECHTS-TYTECA, op.cit., p. 522. 24

proporzionata ai tempi ed alle modalit di svolgimento del processo, rispettosa delle esigenze di speditezza che, soprattutto nello spirito del nuovo codice di procedura penale, deve -oggi pi che mai- caratterizzare lamministrazione della giustizia. Orbene, pur nellessenzialit del discorso giudiziario, bene mantenere uno stile sobrio, unesposizione chiara, evitando ogni sciatteria espositiva, avendo cura di dare al proprio argomentare un ritmo discorsivo idoneo a mantener desta lattenzione delluditorio, dosando opportunamente le pause sia in funzione delle sollecitazioni alla riflessione che di volta in volta capiter di dover proporre, sia in ragione della naturale caduta dellattenzione degli ascoltatori a causa del prolungarsi del discorso. Anche luso dello sguardo, da indirizzare verso tutti gli ascoltatori, potr essere funzionale allo scopo di tener desta lattenzione delluditorio e di personalizzare il discorso, quasi a voler significare che esso sia stato preparato espressamente per ciascuno degli ascoltatori. 46 Unultima osservazione ci sembra pertinente al tema della nostra relazione. Essa riguarda la memoria. Nei processi di particolare complessit (si pensi ai c.d. maxiprocessi), come fare per ricordare il vasto complesso argomentativo che costituisce materia della requisitoria?

46

Sul punto, v. le interessanti osservazioni di CAROFIGLIO, op. cit., p. 13, il quale si riporta ai suggerimenti degli specialisti di comunicazione edegli insegnanti di teatro. A proposito delluso dello sguardo egli osserva quanto segue: Bisogna guardare normalmente la persona cui ci si rivolge, negli occhi (n sopra, n sotto), senza per fissarla; uno sguardo troppo fisso, lungi dal provocare ladesione, genera un effetto tendenzialmente intimidatorio e comunque incide negativamente sullefficacia della comunicazione. Nei limiti del possibile (e nel caso della comunicazione persuasiva in sede giudiziaria sempre possibile) bisogna cogliere lo sguardo di tutti gli ascoltatori e non solo di alcuni. Ogni ascoltatore dve avere infatti la precisa consapevolezza che lintervento gli si rivolge direttamente, che stato preparato espressamente per lui; deve, in sostanza, sentirsi interlocutore e non anonimo membro di un pubblico. Quando ci rivolgiamo a qualcuno dei nostri ascoltatori pu capitare che lo sguardo non sia ricambiato. Ci pu avvenire per le ragioni pi varie: distrazione temporanea, stanchezza, disinteresse per i nostri argomenti, addirittura ostilit nei nostri confronti. Quale che sia la ragione comunque in questi casi occorre evitare di insistere nella ricerca dello scambio visivo con chi sembra c stia ignorando. Bisogna evitare di restare ipnotizzati (, questo, un rischio dal quale si viene messi in guardia nei corsi di tecnica della comunicazione) dallinterlocutore volontariamente o involontariamente disattento. Lo sguardo va rivolto altrove cercando, nel seguito dellesposizione, di sollecitare anche con qualche espediente la partecipazione del distratto). 25

Gli studiosi della comunicazione suggeriscono di evitare di leggere memorie scritte o di dilungarsi, senza necessit, in lunghe citazioni tratte da verbali o da repertori di giurisprudenza o da scritti dottrinali. La lettura rischia infatti di estraniare linterlocutore e di ridurre la requisitoria ad una sorta di soliloquio, di scarsa efficacia ai fini della comunicazione persuasiva. Potr essere utile invece predisporre appunti o scalette con lannotazione dei principali argomenti da trattare, affidando lordine espositivo di essi allo sviluppo orale dellargomentazione che sar tanto pi efficace e persuasivo quanto pi sar spontaneo e svincolato da un ordine prefissato (semprech lordine stesso degli argomenti non risulti, di per se stesso, argomento di persuasione). Nella scaletta potranno eventualmente essere appuntate figure retoriche o attacchi giudicati di particolare effetto persuasivo, in modo da affidare non gi ad un ordine precostituito di parole ma piuttosto ad una serie di immagini ed effetti appositamente studiati lo sviluppo dellargomentazione. In conclusione, pu ritenersi ancora valido linsegnamento attribuito al grande Marco CATONE Censore, uno dei maestri delloratoria latina: rem tene, verba sequentur: limportante padroneggiare la materia del discorso, le parole seguiranno. E questo, forse, linsegnamento pi prezioso e sempre pi attuale che la retorica antica ci abbia tramandato.47

47

Sul punto, v. il Saggio di NARDUCCI, introduttivo al testo dellopera di Cicerone DellOratore, B.U.R., Milano, 1995, p. 66 26

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