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Per il Testo Completo di B.Gabrielli Su Piano Casa • Punta e clicca su NotiziarioANCSA .
L’ANCSA, Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici, di cui fanno parte numerosi comuni italiani, non è solita intervenire nell’attualità del dibattito su scelte che le istituzioni, ai diversi livelli, ritengono di fare. Ha sempre scelto l’esame critico di condizioni generali incidenti sul patrimonio costituito dai nostri Centri Storici e dal nostro patrimonio storico - territoriale: la denuncia, cioè, di situazioni strutturali e non locali.
Il provvedimento che il Governo sta varando e che passa sotto il nome di “Piano Casa” riguarda precisamente una misura di carattere generale che ha incidenza sul patrimonio storico, artistico, ambientale e paesaggistico del nostro Paese.
I problemi che l’ANCSA ritiene di denunciare all’opinione pubblica ed delle forze politiche che derivano dai provvedimenti in corso di definizione sono – tenuto conto del livello di informazione di cui si dispone – i seguenti:
• in primo luogo, si ritiene incostituzionale un provvedimento generale in materie che sono di competenza delle Regioni;
• in secondo luogo, si ritiene illegittimo un provvedimento che, prevedendo aumenti di cubatura in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed adottati prevarica l’autonomia dei Comuni. Si rammenta che gli strumenti urbanistici siano il risultato di attente valutazioni condivise e votate da Consigli Comunali cui è demandato il potere decisionale in materia ed ancora che tali scelte sono il risultato di ampia partecipazione dei cittadini. Provvedimenti del Governo o del Parlamento in materie che riguardano l’uso del suolo possono avere funzioni di tutela, e perseguire scelte infrastrutturali di interesse nazionale, ma non possono incidere su scelte che hanno a che vedere con l’uso dei suoli, che riguardano esclusivamente i Comuni.
Se questi sono i profili istituzionali che fanno ritenere i provvedimenti governativi del tutto illegittimi e gravemente lesivi delle autonomie locali, altrettanto gravi sono le conseguenze territoriali che possono derivare da tali provvedimenti, che non sono state valutate, ignorando del tutto la realtà territoriale del nostro Paese...
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L’ANCSA, Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici, di cui fanno parte numerosi comuni italiani, non è solita intervenire nell’attualità del dibattito su scelte che le istituzioni, ai diversi livelli, ritengono di fare. Ha sempre scelto l’esame critico di condizioni generali incidenti sul patrimonio costituito dai nostri Centri Storici e dal nostro patrimonio storico - territoriale: la denuncia, cioè, di situazioni strutturali e non locali.
Il provvedimento che il Governo sta varando e che passa sotto il nome di “Piano Casa” riguarda precisamente una misura di carattere generale che ha incidenza sul patrimonio storico, artistico, ambientale e paesaggistico del nostro Paese.
I problemi che l’ANCSA ritiene di denunciare all’opinione pubblica ed delle forze politiche che derivano dai provvedimenti in corso di definizione sono – tenuto conto del livello di informazione di cui si dispone – i seguenti:
• in primo luogo, si ritiene incostituzionale un provvedimento generale in materie che sono di competenza delle Regioni;
• in secondo luogo, si ritiene illegittimo un provvedimento che, prevedendo aumenti di cubatura in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed adottati prevarica l’autonomia dei Comuni. Si rammenta che gli strumenti urbanistici siano il risultato di attente valutazioni condivise e votate da Consigli Comunali cui è demandato il potere decisionale in materia ed ancora che tali scelte sono il risultato di ampia partecipazione dei cittadini. Provvedimenti del Governo o del Parlamento in materie che riguardano l’uso del suolo possono avere funzioni di tutela, e perseguire scelte infrastrutturali di interesse nazionale, ma non possono incidere su scelte che hanno a che vedere con l’uso dei suoli, che riguardano esclusivamente i Comuni.
Se questi sono i profili istituzionali che fanno ritenere i provvedimenti governativi del tutto illegittimi e gravemente lesivi delle autonomie locali, altrettanto gravi sono le conseguenze territoriali che possono derivare da tali provvedimenti, che non sono state valutate, ignorando del tutto la realtà territoriale del nostro Paese...
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Il provvedimento che il Governo sta varando e che passa sotto il nome di “Piano Casa” riguarda precisamente una misura di carattere generale che ha incidenza sul patrimonio storico, artistico, ambientale e paesaggistico del nostro Paese.
I problemi che l’ANCSA ritiene di denunciare all’opinione pubblica ed delle forze politiche che derivano dai provvedimenti in corso di definizione sono – tenuto conto del livello di informazione di cui si dispone – i seguenti:
• in primo luogo, si ritiene incostituzionale un provvedimento generale in materie che sono di competenza delle Regioni;
• in secondo luogo, si ritiene illegittimo un provvedimento che, prevedendo aumenti di cubatura in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed adottati prevarica l’autonomia dei Comuni. Si rammenta che gli strumenti urbanistici siano il risultato di attente valutazioni condivise e votate da Consigli Comunali cui è demandato il potere decisionale in materia ed ancora che tali scelte sono il risultato di ampia partecipazione dei cittadini. Provvedimenti del Governo o del Parlamento in materie che riguardano l’uso del suolo possono avere funzioni di tutela, e perseguire scelte infrastrutturali di interesse nazionale, ma non possono incidere su scelte che hanno a che vedere con l’uso dei suoli, che riguardano esclusivamente i Comuni.
Se questi sono i profili istituzionali che fanno ritenere i provvedimenti governativi del tutto illegittimi e gravemente lesivi delle autonomie locali, altrettanto gravi sono le conseguenze territoriali che possono derivare da tali provvedimenti, che non sono state valutate, ignorando del tutto la realtà territoriale del nostro Paese...
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L’ANCSA, Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici, di cui fanno parte
numerosi comuni italiani, non è solita intervenire nell’attualità del dibattito su
scelte che le istituzioni, ai diversi livelli, ritengono di fare. Ha sempre scelto l’esame critico di condizioni generali incidenti sul patrimonio costituito dai nostri Centri Storici e dal nostro patrimonio storico - territoriale: la denuncia, cioè, di situazioni strutturali e non locali.
Il provvedimento che il Governo sta varando e che passa sotto il nome di
“Piano Casa” riguarda precisamente una misura di carattere generale che ha incidenza sul patrimonio storico, artistico, ambientale e paesaggistico del nostro Paese.
I problemi che l’ANCSA ritiene di denunciare all’opinione pubblica ed delle forze
politiche che derivano dai provvedimenti in corso di definizione sono – tenuto conto del livello di informazione di cui si dispone – i seguenti:
• in primo luogo, si ritiene incostituzionale un provvedimento generale in
materie che sono di competenza delle Regioni; • in secondo luogo, si ritiene illegittimo un provvedimento che, prevedendo aumenti di cubatura in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed adottati prevarica l’autonomia dei Comuni. Si rammenta che gli strumenti urbanistici siano il risultato di attente valutazioni condivise e votate da Consigli Comunali cui è demandato il potere decisionale in materia ed ancora che tali scelte sono il risultato di ampia partecipazione dei cittadini. Provvedimenti del Governo o del Parlamento in materie che riguardano l’uso del suolo possono avere funzioni di tutela, e perseguire scelte infrastrutturali di interesse nazionale, ma non possono incidere su scelte che hanno a che vedere con l’uso dei suoli, che riguardano esclusivamente i Comuni.
Se questi sono i profili istituzionali che fanno ritenere i provvedimenti
governativi del tutto illegittimi e gravemente lesivi delle autonomie locali, altrettanto gravi sono le conseguenze territoriali che possono derivare da tali provvedimenti, che non sono state valutate, ignorando del tutto la realtà territoriale del nostro Paese.
1. Si dà per scontato che il provvedimento degli aumenti di cubatura non
riguarda le aree di tutela e neppure i Centri Storici. Sarebbe bene peraltro ben precisare cosa si intenda per aree di tutela: se, ad esempio, le aree tutelate dai Piani Paesistici, Piani Territoriali, Piani Regolatori devono essere intese come incluse. Si ricorda peraltro che secondo la Convenzione Europea del Paesaggio è del tutto superata l’idea che vi siano paesaggi da tutelare e paesaggi da non tutelare. Il nostro Paese, in particolare, è, nel suo insieme, un territorio storico, dotato in ogni sua parte di valori ambientali e paesaggistici.
Da queste considerazioni emerge che ogni modificazione è soggetta a
valutazione, e sono appunto gli strumenti urbanistici che identificano con precisione i modi di tale modificazione, avendoli valutati sul terreno, situazione per situazione. 2. Quali sono dunque i rischi insiti nella errata generalità del provvedimento governativo? L’ignoranza della specificità del nostro territorio e dei processi che gli strumenti urbanistici tentano di innescare è una caratteristica del provvedimento. Gli strumenti urbanistici prescrivono regole per le altezze e per le distanze da osservare nella edificazione. Derogare da tali regole vuol dire avere quale solo riferimento il codice civile. Le conseguenze, solo sotto questo aspetto, sono catastrofiche. I piani regolatori stabiliscono poi un rapporto, in forza di legge, fra quantità dell’edificato e servizi collettivi. Se la consistenza di un’area viene forzosamente aumentata del 20%, non si vede come i Comuni possano contemporaneamente aumentare la consistenza dei servizi collettivi non solo per la paventata esenzione dagli oneri di urbanizzazione, ma anche perché in molte situazioni possono non esservi aree da destinare a pubblici servizi. 3. Si ritiene che il provvedimento inciderà soprattutto sul patrimonio edilizio costituto da case uni/bifamiliari, ville e villini sparsi sul territorio. Quando potesse incidere anche sugli immobili plurifamigliari, le conseguenze estetiche sono inimmaginabili.
L’ANCSA intende sottolineare come la componente estetica sia sempre
del tutto assente a livello istituzionale, come se l’economia stessa del nostro paese potesse farne a meno. Proponiamo un richiamo forte di contenuti al riguardo, contro ogni rischio di degrado estetico.
Se ci si sofferma sulle tipologie che potranno al meglio fruire del
provvedimento, anche qui l’ignoranza delle reali situazioni è evidente.
I danni più gravi al nostro territorio derivano da quei fenomeni di
dispersione urbana che in varie aree territoriali si sono verificati nel corso degli ultimi decenni. Nati spesso da abusivismo, o da interpretazioni assai lasche di leggi e di regolamenti, tali insediamenti hanno divorato territori agricoli di pregio, mancanti in genere di opere di urbanizzazione: strade adeguate, fognature, acquedotti, ecc. Tali insediamenti hanno determinato un alto livello di mobilità individuale, per non parlare dei fenomeni “asociali” che ne derivano. Compito dei piani urbanistici è frenare e riorganizzare questi insediamenti privi di servizi. Premi di cubatura sarebbero ammissibili solo a condizione di porre riparo al disastro urbanizzativo, al contrario, si ritiene di concederli per aggravare tale disastro. Il governo dovrebbe ben al contrario, in tali situazioni, aiutare i Comuni per intervenire in tali aree a favore della collettività.
Un secondo disastro annunciato dal provvedimento è quello che riguarda
i capannoni industriali, commerciali e di deposito. Se anche questa tipologia insediativa venisse premiata, i danni urbanistici ed ambientali che ne deriverebbero sono facilmente constatabili.
Un terzo disastro annunciato sono i danni all’ambiente che deriverebbero
in modo indiretto da una promozione dl settore edilizio di grandi dimensioni. Per ultimo l’ANCSA vuole ricordare a chi prende le decisioni che non è più vero che “si le bâtiment va, tout va”. Questo è stato vero ai tempi del barone Haussmann, ma non è più vero oggi, per i grandi cambiamenti strutturali che l’economia ha avuto.
L’ANCSA intende promuovere ogni azione atta ad impedire il disastro che i
provvedimenti governativi preannunciano chiedendo a Regioni, Comuni e cittadini di reagire con i mezzi che il nostro sistema democratico garantisce e rivolge appello al Presidente della Repubblica che ne è il custode.
Il consiglio direttivo dell’ancsa, nella sua seduta del giorno 13 marzo 2009, in Firenze.