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Corea del Nord, l'Assemblea del popolo dice s allo sviluppo delle armi nucleari

L'Assemblea suprema del popolo, il Parlamento nordcoreano, ha approvato oggi il rafforzamento delle attivit di sviluppo delle armi nucleari. Allo stesso tempo, riferisce l'agenzia Kcna, la sessione plenaria ha dato il via libera anche alla creazione di un apposito Ufficio "per lo sviluppo dei piani spaziali". E' l'ennesima escalation della crisi in atto da quando il regime di Pyongyang, il 12 febbraio , ha deciso di effettuare il terzo test nucleari, che le hanno valso un inasprimento delle sanzioni da parte dell'Onu. Il regime nordcoreano, guidato Kim Joug-un, continua tuttavia ad alimentare la tensione nell'area. Dopo aver minacciato di investire con un mare di fuoco la Corea del Sud e gli Usa, ora Pyongyang coinvolge nella sua lista nera anche Tokyo. L'ultimo avvertimento in ordine di tempo quello di colpire le basi statunitensi in Giappone, di Miasawa, Yokosuka e Okinawa. Lo riferisce il quotidiano del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord, e voce ufficiale di Pyongyang, il Rodong Sinmun. Il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva promesso di rafforzare l'arsenale nucleare, gi ieri all'apertura dei lavori della riunione plenaria del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori. Lo aveva annunciato l'agenzia ufficiale Kcna, secondo cui Pyongyang migliorer il deterrente atomico qualitativamente e quantitativamente per contrastare le minacce Usa. La notizia ha scatenato la condanna del governo nipponico da sempre ai ferri corti con Pyongyang La risposta della Corea del Sud. Seul metter in campo risposte militari forti e veloci contro le provocazioni della Corea del Nord, senza tenere conto delle conseguenze politiche. Lo ha assicurato la presidente Park Geun-hye, in una riunione coi vertici del ministro della Difesa, in risposta all'annuncio del fine settimana di Pyongyang sull'ingresso in "uno stato di guerra" contro il Sud. Se c' una provocazione contro la Corea del Sud e la sua gente, ci dovrebbe essere una risposta forte iniziale senza alcuna considerazione politica. Il messaggio della presidente di mettere da parte ogni remora rispondendo con forza in caso di provocazioni della Corea del Nord, promotrice di minacce quotidiane che ha fatto risalire la tensione nella penisola. La ragione dell'esistenza dei militari - ha aggiunto Park, nel resoconto dell'agenzia Yonhap - di proteggere il Paese e la sua gente dalle minacce. Nelle ultime settimane, Pyongyang ha progressivamente alzato i toni della retorica con ripetute minacce di guerra contro il Sud in risposta alle esercitazioni militari congiunte denominate (Foal Eagle) tra Corea del Sud e Usa, partite a inizio marzo e destinate a chiudersi a fine aprile, oltre che per la nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha varato una stretta alle sanzioni dopo il terzo test nucleare del 12 febbraio

La grazia rinnovi l'esistenza In preghiera sulla tomba di Pietro


La grazia contenuta nei sacramenti pasquali via per il rinnovamento dellesistenza personale, della vita delle famiglie e delle relazioni sociali. E' stato il cuore della riflessione che papa Francesco ha pronunciato oggi nel Luned dell'Angelo, prima della recita del Regina Coeli che nel Tempo pasquale sostituisce l'Angelus. S, il Battesimo che ci fa figli di Dio, lEucaristia che ci unisce a Cristo, devono diventare vita, tradursi cio in atteggiamenti, comportamenti, gesti, scelte. La grazia contenuta nei Sacramenti pasquali un potenziale di rinnovamento enorme per lesistenza personale, per la vita delle famiglie, per le relazioni sociali - ha sottolineato papa Bergoglio -. Ma tutto passa attraverso il cuore umano: se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio aspetto che non buono, che pu far male a me e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azione benefica. Questo il potere della grazia!. Senza la grazia - ha poi ripetuto per due volte - non possiamo nulla. E con la grazia del Battesimo e della Comunione eucaristica posso diventare strumento della misericordia di Dio ha proseguito. In questo modo si concretizza nella vita di tutti il Mistero pasquale. L'auspicio del Papa che esso possa operare profondamente in noi e in questo nostro tempo, perch l'odio lasci il posto all'amore, la menzogna alla verit, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia. E cio che la forza della Risurrezione di Cristo possa raggiungere ogni persona, specialmente chi soffre, e tutte le situazioni pi bisognose di fiducia e di speranza. Con

quest'ultima invocazione papa Francesco ha concluso il suo breve discorso prima della preghiera mariana del Regina Coeli. Poi i saluti agli oltre 40mila fedeli presenti in piazza San Pietro, con toni semplici e diretti. Buona Pasqua e buon pranzo! stato l'augurio con cui papa Francesco si congedato dai fedeli riuniti sul sagrato della Basilica Vaticana per l'odierna preghiera mariana del Regina Coeli. Saluto con grande affetto tutti voi - ha detto papa Bergoglio nella sola lingua italiana ai gruppi che gremivano anche oggi la piazza -, cari pellegrini provenienti dai vari Continenti per partecipare a questo incontro di preghiera. A ciascuno auguro di trascorrere serenamente questo Luned dell'Angelo, nel quale risuona con forza l'annuncio gioioso della Pasqua: Cristo risorto! Buona Pasqua a tutti! In preghiera sulla tomba di San Pietro. durata tre quarti d'ora, dalle 17 alle 17,45, la visita di papa Francesco alla Necropoli vaticana. stato - ha precisato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi - il primo Papa a scendere negli scavi della Necropoli vaticana. "Papa Francesco ha percorso tutta la via centrale della Necropoli, che si trova sotto la Basilica e le Grotte vaticane, ascoltando le spiegazioni, avvicinandosi cos - in leggera salita - al luogo dove si trova la tomba di San Pietro, esattamente sotto l'altare centrale e la cupola della Basilica", ha aggiunto Lombardi. "Nella Cappella Clementina, il luogo pi vicino alla tomba del Principe degli Apostoli, il Papa ha - poi - sostato in preghiera silenziosa, in raccoglimento profondo e commosso". "La visita - ha detto ancora padre Lombardi - si conclusa nelle Grotte vaticane, rendendo omaggio alle tombe dei Papi del secolo scorso che vi si trovano: Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I. Uscendo dalla Grotte, il Papa ha salutato il personale presente ed rientrato a piedi a Santa Marta, come a piedi era giunto all'ingresso degli scavi sul fianco sinistro della Basilica".

Centinaia di famiglie in fuga da Aleppo


Centinaia di famiglie stanno fuggendo oggi da un quartiere chiave della citt di Aleppo, nel Nord della Siria, a causa dei violenti combattimenti in corso da tre giorni tra ribelli e soldati. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale dei diritti umani, precisando che il quartiere quello di Sheikh Massud, abitanto soprattutto da curdi. Sempre oggi poi regime e miliziani ribelli si sono accusati a vicenda del massacro di una decina di civili, tra cui numerose donne, nella citt di Tall Kalakh, vicino alla frontiera con il Libano. Il quartiere di Aleppo dove da venerd sono state uccise almeno 43 persone, tra cui un imam e altri 14 civili, di particolare interesse strategico perch situato su una collina che sovrasta la citt e che, se cadesse in mano agli insorti, permetterebbe loro di attaccare i settori controllati dai governativi.

IRIA / IL REPORTAGE

Tur Abdin, il monte dei monaci siriaci


anche lattualit, oggi, a irrompere con forza tra le mura antiche dei monasteri del Tur Abdin. A Mor Gabriel, ma anche a Mor Abrohom, poco lontano da Midyat, o a Mor Hananyo, nei dintorni di Mardin, lusuale silenzio rotto da risa di bimbi e voci di ragazze. A Mor Hananyo, pi conosciuto come Deyrul Zafaran, "Casa dello zafferano", per il colore giallo intenso delle sue pietre, le celle di solito occupate solo da monaci, suore e studenti da qualche mese ospitano anche alcune famiglie. Si tratta di profughi siriani, di religione cristiana, giunti qui dopo essere riusciti ad attraversare il confine, che corre a una manciata di chilometri. Dallaltra parte, infuria unaspra battaglia tra esercito governativo, ribelli anti-Assad e militanti curdi, che si contendono il territorio chiamato "Jazeera", nel governatorato di Hasaka, incuneato tra la Turchia e lIraq e abitato storicamente da decine di migliaia di cristiani siriaci. Questi ultimi, puntualmente, si sono ritrovati nel mezzo del fuoco, esposti alla minaccia di rapimenti a scopo di ricatto, ma anche di violenze su base religiosa, soprattutto da quando la guerriglia contro il regime ha arruolato tra le sue fila gruppi jihadisti e fondamentalisti. Per questo i cristiani della regione, fuggiti dalle loro case, non hanno cercato rifugio nei campi profughi allestiti dal governo turco lungo il confine (il numero totale dei rifugiati siriani in Turchia ha superato i 188 mila) ma hanno raggiunto i villaggi cristiani e i monasteri del Tur Abdin. Sostengono che nei campi si nascondono anche molti estremisti islamici, e che temono di subire abusi e ritorsioni, racconta Maria, una giovane novizia che vive a Deyrul Zafaran. Noi abbiamo aperto loro le porte, cos come hanno fatto tante famiglie locali. Ma se la situazione dovesse precipitare, rischiamo arrivi di massa, che non saremmo pi in grado di gestire. Un altro "effetto collaterale" incandescente della sanguinosa crisi siriana. Siamo i proprietari di queste terre: vogliamo solo che ci trattino come esseri umani!. Sua beatitudine Mor Timotheos Samuel Aktas il carismatico metropolita siro-ortodosso del Tur Abdin, non riesce a trattenere lindignazione. Lo stupendo monastero di Mor Gabriel, dove vive insieme a tre monaci e quattordici suore, rischia di

dover chiudere i battenti, dopo pi di 1600 anni. Midyat, Sud-est della Turchia. Siamo nel bel mezzo della regione che per la maggioranza dei suoi attuali abitanti, quasi tutti curdi, parte integrante del Kurdistan turco. Ma questi altipiani adorni di villaggi in pietra color ocra e monasteri millenari si trovano nel cuore dellantica Mesopotamia (il Tigri scorre a pochi chilometri da qui) e ad abitarli, ben prima dei curdi, dei turchi e degli arabi, fu il popolo siriaco. Lo stesso a cui lumanit deve le basi del sistema giuridico e della scrittura e lo stesso che, negli ultimi duemila anni, ha custodito la fede cristiana in questi luoghi, dove ancora oggi si parla la lingua di Ges. Mor Gabriel adagiato sulle colline del Tur Abdin, in aramaico il "monte dei servitori di Dio", capitale spirituale dei cristiani siro-ortodossi, dove le grotte che bucano la roccia furono per secoli, e fino a pochi decenni fa, ritiro dei santi eremiti. Una terra contesa, che negli ultimi centanni stata teatro di massacri e violenze incrociate: leccidio dei cristiani (armeni ma anche siriaci) al tempo della prima guerra mondiale e, pi di recente, il conflitto sanguinoso tra lesercito turco e la guerriglia indipendentista curda del Pkk, divampato negli anni Ottanta e Novanta.

Fu in quel periodo infernale che moltissime famiglie cristiane, strette nella morsa della violenza, decisero a malincuore di abbandonare i villaggi degli avi per cercare una nuova vita in Europa. I siriaci, che fino a cinquantanni fa qui erano ancora 200 mila, oggi non superano le tremila persone. Mentre le case degli emigrati, lasciate vuote, venivano occupate illegalmente, lidentit cristiana del Tur Abdin era custodita nei maestosi monasteri, a cominciare proprio da Mor Gabriel, il pi antico di tutti, fondato nel 397 dai santi Samuele e Simone. Nel VII secolo questo era un centro di studi teologici e filosofici di primo piano: le lezioni, oltre che in aramaico, si impartivano in greco e persiano. A raccontarlo, con lo sguardo velato di tristezza, il professor Isa Dogdu, che insegna laramaico ai 35 studenti che frequentano la scuola a Mor Gabriel. Isa, che anche il vicepresidente della Fondazione che rappresenta il monastero, oggi teme fortemente per il futuro. Mor Gabriel infatti al centro di una contesa legale asprissima da quando, nel 2008, tre villaggi vicini rivendicarono un vasto appezzamento di terreno da sempre appartenuto ai monaci. Una causa alla quale se ne sono aggiunte altre, intraprese dal ministero delle Foreste e dal Demanio, e che continuano a fare la spola tra il tribunale di Mardin, capoluogo della provincia, e la Corte suprema ad Ankara, tra ricorsi e cavilli esasperanti: Si attaccano a ogni pretesto, dalla presunta occupazione illegale delle terre allaccusa di proselitismo, quando tutti sanno che non abbiamo mai violato la legge, commenta il professor Dogdu. Qualcuno ha persino affermato che il monastero fu costruito sul terreno dove sorgeva una moschea, ma Mor Gabriel fu fondato 173 anni prima della nascita di Maometto!. La lotta dei monaci ha anche un forte valore simbolico, in un Paese che, mentre da una parte cerca di promuovere una nuova immagine di tolleranza verso le minoranze, ha visto nellultimo anno e mezzo due chiese, a Izmit, antica Nicea, e a Trebisonda, convertite in moschee. E persino per la celeberrima basilica di Santa Sofia a Istanbul, oggi museo, una petizione popolare chiede la stessa sorte. Lo scorso settembre, i monaci di Mor Gabriel si sono infine appellati alla Corte europea dei diritti delluomo, sebbene le speranze riposte in questa mossa non siano molte: LEuropa parla tanto di diritti e di tutela delle minoranze, ma non alza la voce per difenderci!, sbotta il metropolita Aktas, logorato dal lungo braccio di ferro giudiziario. Eppure, nonostante la disillusione a volte sembri prevalere, tra le colline del Tur Abdin un piccolo, lento miracolo sta accadendo. Da qualche anno, approfittando del clima pi sereno che oggi si respira nella regione, i siriaci che erano emigrati hanno cominciato a fare ritorno a casa. A Midyat quaranta famiglie si sono reinsediate e non c villaggio, nella zona, che non abbia assistito a qualche ritorno. Con i risparmi di questi anni, chi era stato espropriato riuscito a ricostruirsi una casa al paese, magari per trascorrerci i mesi estivi. Aziz Demir, oggi sindaco del villaggio di Kafro, rientrato nel 2006 dopo ventun anni in Svizzera, ha fondato unassociazione per aiutare gli ex emigranti che vogliono ricominciare una vita qua. Intanto, la campana di Mor Gabriel continua a suonare, ricordando strenuamente al mondo che la convivenza di popoli e fedi, nella dura e magnifica Anatolia, non stata cancellata. Non ancora.

Tibet: nessun sopravvissuto tra gli 83 minatori sepolti da una frana


Nessun sopravvissuto al momento tra gli 83 minatori sepolti da unenorme frana ieri mattina in Tibet. Lo dice l'agenzia Nuova Cina, riportando notizie provenienti dai soccorritori, che continuano a lavorare. Tragedia analoga anche nella Cina orientale, nella provincia di Jilin. Sono 28 le vittime accertate per unesplosione in una miniera di carbone.

LETTURE/ "Zia Motja": la crisi della Russia ha un finale aperto


Marta Dell'Asta

Tra gli autori di best seller russi c anche Maja Kucerskaja, una signora moscovita senza pose da intellettuale, che insegna alluniversit, madre di famiglia e ha persino un marito. Oltre ad occuparsi di critica letteraria scrive dei libri molto letti ed strano, poich si tratta di unautrice ortodossa. I suoi primi best seller, come Il Dio della pioggia, e soprattutto Vita dei santi Padri dei giorni nostri, trattavano del difficile rapporto tra la fede e la modernit, ma lo facevano con una sincerit cos disarmante che si sono guadagnati linteresse di un pubblico molto vario. Da qualche mese ha pubblicato un nuovo romanzo, Zia Motja, che ha suscitato molto interesse e molti commenti, sia positivi che negativi. Il tema al femminile ma non come si potrebbe immaginare normalmente: niente autodeterminazione della donna e via discorrendo; una sorta di indagine su quel mondo sommerso e decisamente matriarcale che la famiglia russa. Un mondo, dice lautrice, per cui tutti noi soffriamo o abbiamo sofferto ma di cui nessuno ama parlare; per questo osa lei stessa un paragone audace: ho scritto lAnna Karenina del XXI secolo. Se, infatti, il famoso romanzo di Tolstoj puntava il dito sullipocrisia e il vuoto della famiglia borghese di fine Ottocento, che umiliava i sentimenti per sottomettersi alle convenzioni sociali, Kucerskaja scrive di uomini e donne che vivono alla superficie e sono cos estranei a se stessi, cos incapaci di dar voce alle proprie autentiche esigenze, che restano totalmente in balia di sentimenti superficiali, della reattivit e degli istinti, cui si riduce lo stesso desiderio di libert. La storia abbastanza semplice, la si potrebbe definire il tipico triangolo sentimentale: lui, lei e laltro, con in mezzo un bambino; una trentenne moscovita, che lavora come correttrice di bozze, si sente soffocare nel rapporto fiacco e slabbrato col marito, tecnico dei computer; di qui la sua disponibilit psicologica a subire il fascino di un maturo giornalista, uomo interessante e in vista, che la trascina in unavventura senza sbocchi. Quello che distingue il romanzo da un comune feuilleton sentimentale il punto di vista dellautrice, assolutamente non banale: al centro non c, infatti, lintrigo sentimentale in quanto tale, o il teorema femminista e nemmeno linteresse sociologico (la classica denuncia del maschio immaturo) ma il tentativo di riflettere, con gli strumenti della letteratura, su una condizione umana generale che interroga profondamente lautrice. La crisi familiare, la parabola dellavventura extraconiugale fanno da sfondo allaffiorare di domande al tempo stesso personali e universali: come posso essere felice? Cosa mi aspetto dalla vita? Cos il matrimonio? Come convivono amore e libert? Nei dialoghi tra i personaggi si ritrovano tutte le mezze risposte, tutti i luoghi comuni che circolano a questo proposito, ma sono riportati con immedesimazione, come se lautrice volesse prenderli sul serio, e verificarli uno per uno. Ma al tempo stesso lautrice vuole andare oltre, e nel romanzo cerca di porre queste questioni cos importanti nei loro termini reali: dov finita la capacit di amare mentre tutti hanno tanto desiderio di essere amati? Perch si fa cos fatica a vivere assieme? Le risposte di Kuerskaja tengono volutamente un profilo basso, come a dire che non tempo di prediche morali, i drammi oggi si consumano tra videogiochi ed sms: Si era sentita leroina di Anna Karenina e invece si trattava solo di un banale romanzo dappendice una volgare imitazione. Tuttavia, se zia Motja lontana dai modelli delleroina classica, non per lontana dalla vita, tant vero che molte lettrici hanno scritto di essersi viste ritratte nel romanzo; persino qualche uomo ha ammesso di non aver mai visto la questione coniugale in questa luce. Insomma, il pubblico russo legge Kuerskaja perch l dentro trova qualcosa di s, senza retorica, insegnamenti morali o manifesti ideologici. Ci si ritrova come in uno specchio. Questo un fenomeno interessante in un panorama letterario dominato dal disimpegno, e smonta allorigine i pregiudizi dei critici che guardano con sospetto la fede religiosa dellautrice. In realt la sua posizione di unammirevole equilibrio rispetto ai clich dominanti, sia ortodossi che laici. Il pregio maggiore di Kuerskaja proprio quello di non cedere alla tentazione di offrire soluzioni certe, dogmatiche, ma di riconoscere diritto di esistenza alla mentalit comune, di cui per sottolinea i bisogni profondi e lo smarrimento. Anche i richiami dellamica ortodossa della protagonista, dove si mischiano eterne verit cristiane e moralismi volontaristici, vengono passati al vaglio per vedere se tengono davanti alla vita, perch, sembra dire lautrice, non c niente di pi inutile del vago spiritualismo miracolistico. In unintervista del 2008 aveva detto: Quando vedo scritto su una targa: Avvocato ortodosso, o Medico ortodosso, mi viene voglia di girare sui tacchi e andare a cercare un buon medico e un buon avvocato. Se poi sar anche ortodosso tanto meglio. Per gli scrittori vale lo stesso.

un giudizio severo, che per lascia intendere come per lei la fede non debba mai andare disgiunta dalla ragione, e questa una posizione molto netta. Infine, a cosa approda questa storia coniugale? In un finale aperto che non la tipica catarsi consolatoria, la protagonista riacquista il contatto con la realt (di s, del marito, dellamante) e riprende una strada che non la fuga e nemmeno la nuda volont di sacrificio, ma laccoglienza commossa del dono di un nuovo bimbo.

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