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Fuele si scaglia contro i leader bosniaci

Nonostante le forti dichiarazioni rilasciate dal Commissario europeo allallargamento, pesanti come macigni, difficilmente si sgretoler lincrollabile immobilismo politico. Il feroce intervento di gioved scorso a Sarajevo del commissario all'allargamento dellUnione Europea, Stefan Fuele, ha suscitato molta preoccupazione da parte della stampa bosniaca e degli analisti locali, sebbene molti politici del Paese abbiano reagito con una fredda indifferenza. Fuele ha snocciolato una serie di argomentazioni durissime contro limmobile politica bosniaca dopo aver constatato gioved a Sarajevo che i leader politici non sono riusciti a trovare una soluzione all'attuazione della sentenza del Tribunale per i diritti umani di Strasburgo nel caso Sejdic-Finci; il verdetto definisce discriminatoria l'attuale legge elettorale bosniaca e determina l'impossibilit per i rappresentanti delle minoranze di accedere alle pi alte cariche dello Stato. Una bozza dell'accordo stata s accettata in linea di massima dai leader bosniaci nel corso di un precedente incontro a Bruxelles, ma secondo quanto dichiarato venerd da Mladen Bosic, leader del Partito democratico serbo (Sds), "la finalizzazione dell'accordo sembra inattuabile". Bosic ha poi attaccato la presa di posizione del Commissario europeo: si detto "stupito" del fatto che "Fuele abbia ancora la pazienza di ripetere la solita filastrocca: tutti abbiamo la volont politica di risolvere il problema, ma una soluzione non si raggiunge mai". In effetti le parole di Fuele sono state pesanti come macigni: "I leader politici bosniaci hanno sprecato un'altra preziosa occasione per un progresso concreto sul percorso europeo del Paese. "Non ci sono pi scadenze - ha dichiarato il Commissario europeo - e mi trovo costretto ad annunciare la cancellazione del terzo round di negoziati di adesione allUe. I partiti politici negli ultimi tre anni non sono riusciti a fare alcun passo avanti significativo per quanto riguarda l'attuazione della sentenza del Tribunale per i diritti umani di Strasburgo nel caso Sejdic-Finci e il processo in cui l'Ue ha prestato il proprio aiuto non ha portato a risultati tangibili a causa dell'incapacit dei leader politici di trasformare quanto proclamato in azioni concrete". Alcuni leader, secondo Fuele, "purtroppo sono pi concentrati sui propri interessi

partitici ed etnici, al fine di conservare l'influenza riservata ai tre popoli costitutivi, invece di lavorare sull'attuazione della sentenza stessa". Secondo il sito internet "Dw", in seguito alla cancellazione del terzo round di trattative, molto probabile che venga sancita anche labrogazione dellAccordo di stabilizzazione e associazione con l'Ue: una mossa del genere segnerebbe definitivamente il destino della Bosnia. Il quotidiano di Sarajevo Oslobodenje ritiene che lattuale paralisi politica e istituzionale del Paese dipenda dal suo stesso assetto costituzionale: la richiesta sempre pi frequente di difendere gli interessi nazionali in Bosnia Erzegovina, e in particolare nella Federazione (lentit musulmano-croata) diventata un meccanismo perfetto per bloccare le istituzioni. Serbi, croati e bosgnacchi, i cosiddetti tre popoli costitutivi della Bosnia secondo la costituzione stabilita a Dayton, hanno infatti la possibilit di porre il veto su determinate nomine e decisioni assunte a diversi livelli istituzionali, invocando la difesa della propria nazione. In questo periodo stiamo assistendo in modo particolare alla progressiva paralisi del Tribunale costituzionale della Federazione, lunica istituzione competente per rispondere alle numerose istanze presentate in questo senso a livello di questa entit. Infatti durante la seduta del 21 marzo scorso, il gruppo bosgnacco presso la Camera dei popoli del Parlamento federale ha presentato richiesta di difesa dellinteresse nazionale persino per la nomina di ahbaz Dihanovi a giudice del Tribunale costituzionale. Cos, per il quinto anno consecutivo, lattivit del Consiglio per la protezione dellinteresse nazionale presso il Tribunale costituzionale completamente bloccata perch non ci sono abbastanza giudici. Per questo, nonostante i messaggi duri di Fuele, diversi leader locali hanno annunciato il proprio pessimismo sull'attuazione della sentenza. Il leader del Partito socialdemocratico (Sdp) e ministro degli Esteri bosniaco, Zlatko Lagumdzija, ha dichiarato che non esiste nemmeno una possibilit teorica che i sette leader attuali trovino un accordo". Il leader dell'Unione democratica croata (Hdz), Dragan Covic, ha affermato in conferenza stampa che il dialogo non ha un'alternativa ma, a causa dei rapporti all'interno della Federazione Bosnia-Erzegovina, l'entit musulmana e croata della Bosnia, in questo momento non vedo la possibilit di un accordo". Covic e Lagumdzija hanno aperto anche alla possibilit di dimettersi, "a patto che lo facciano anche gli altri leader". Secondo

Lagumdzija, infatti, "soltanto sette leader nuovi potrebbero raggiungere un accordo". Il capo della comunit ebraica in Bosnia, Jakov Finci, una delle due persone assieme al rom Dervo Sejdic a cui si riferisce la sentenza, ha sostenuto venerd che il mancato accordo tra i leader politici bosniaci sull'attuazione della sentenza del Tribunale per i diritti umani di Strasburgo nel caso Sejdic-Finci rappresenta l'inizio della fine per il Paese: si un segnale molto negativo per un Stato che non riesce a rispettare i principi basilari dei diritti umani, per cui difficilmente pu avere un posto in Europa". Importante ricordare anche che in caso di un blocco dei rapporti con l'Ue non ci saranno pi neanche i fondi di pre-accesso e nemmeno il Fondo monetario internazionale vorr pi collaborare con la Bosnia.

Bosnia, fabbrica di tabacco alla Bulgaria


Le autorit della Republika Srpska (Rs), lentit serba della BosniaErzegovina, hanno dato il via libera alla vendita. Le autorit della Republika Srpska (Rs), lentit serba della BosniaErzegovina, hanno dato il via libera alla vendita della fabbrica di tabacco di Banja Luka alla societ bulgara produttrice di sigarette Bulgartabac. Il governo della Republika Srpska ha autorizzato la societ Antonic Trade, azionista di maggioranza della fabbrica di tabacco, a vendere a Bulgartabac la sua quota di partecipazione, pari al 55 per cento, dello stabilimento, oltre a cedere anche il pacchetto controllato dallo stesso esecutivo di Banja Luka, il che consentir a Bulgartabac di controllare il 67 per cento della fabbrica. Zeljka Cvijanovic, primo ministro della Repubblica Srpska, ha spiegato che, in base allaccordo, la societ bulgara si impegnata a mantenere i livelli di produzione e il personale gi impiegato nello stabilimento di Banja Luka almeno per i prossimi cinque anni e ad operare investimenti per i prossimi tre anni. Bulgartabac sar inoltre vincolata ad acquistare tabacco greggio dai produttori locali se i prezzi e la qualit soddisferanno le esigenze del mercato. Il governo della Rs ha intentato nellottobre scorso una causa di 2,2 milioni di euro contro Antonic Trade per via della presunta violazione del contratto di privatizzazione.

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