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LA CELEBRAZIONE IN VATICANO, LUNEDI' L'ANGELUS

Pasqua, la benedizione di Papa Francesco: Pace a tutto il mondo e basta schiavit


Circa 250 mila fedeli hanno assistito a messa e benedizione Urbi et Orbi. Il pontefice si ferma a baciare i bambini
ROMA - Pasqua in San Pietro per circa 250 mila tra pellegrini e turisti che hanno affollato fin dall'alba la piazza racchiusa dal colonnato del Bernini. Alle 10.15 iniziata sul sagrato la messa concelebrata da Papa Francesco, il pontefice venuto dall'altra parte del mondo. Poi alle 12 il Santo Padre impartir la benedizione Urbi et Orbi dalla loggia centrale della Basilica. Sabato notte Papa Francesco aveva concluso intorno alle 23 la lunga veglia in preparazione alla celebrazione della Santa Pasqua. BUONA PASQUA CARI FRATELLI E SORELLE - Alle 12, dopo il giro della piazza, Papa Francesco si affacciato alla Loggia: Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero: Buona Pasqua. Che grande gioia potervi dare questo annuncio. Cristo risorto - ha detto -. Vorrei che giungesse in ogni casa in ogni famiglia specialmente dove c' pi sofferenza, negli ospedali, nelle carceri. Domenica mattina, alla vigilia della sua prima messa di Pasqua, il Papa aveva scritto su Twitter: Accetta Ges Risorto nella tua vita. Anche se sei stato lontano, fa un piccolo passo verso di Lui: ti sta aspettando a braccia aperte. STOP A MERCANTI DI SCHIAVI E DROGA - Accogliamo la grazia della misericordia di Dio, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita e diventiamo strumenti della misericordia per far fiorire la giustizia e la pace - ha detto il Papa -. Domandiamo a Ges risorto che trasforma la morte in vita - di mutare lodio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Pace a tutto il mondo ancora cos diviso dallavidit di chi cerca facili guadagni, ferito dallegoismo, da chi continua la tratta di persone: la schiavit pi estesa in questo XXI secolo. Pace a tutto il mondo dilaniato dal narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali. VIA DALLA SCHIAVITU DEL PECCATO - Lamore di Dio pu trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. Lo stesso amore per cui il figlio di Dio andato fino allabisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo di Ges, lo ha trasfigurato lo ha fatto tornare nella vita eterna, ha detto il Santo Padre. E ha spiegato: Ges lesodo il passaggio delluomo dalla schiavit del peccato, del male, alla libert dellamore, del bene. Perch Dio vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi, luomo vivente. Cristo morto e risorto una volta per sempre e per tutti ma la forze della resurrezione - questo passaggio dalla schiavit del male al bene - deve attuarsi in ogni tempo negli spazi concreti della nostra vita, ogni giorno. Quanti deserti ancora lessere umano deve attraversare. Soprattutto il deserto che c dentro di lui quando manca lamore di Dio e per il prossimo. Ma la misericordia di Dio pu far fiorire anche la terra pi arida pu ridare vita alle ossa inaridite. PACE IN SIRIA, AFRICA, COREA - Nel suo messaggio che ha preceduto la benedizione Urbi et Orbi Papa Francesco ha voluto soffermarsi sui tanti conflitti che insanguinano il mondo: Cristo la nostra pace e attraverso di lui imploriamo pace per il mondo intero: pace per il Medio Oriente, in particolare tra israeliani e palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinch riprendano con coraggio il negoziato per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq e per lamata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi.

E poi ha chiesto: Quanto sangue stato versato e quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?. Quindi ha auspicato la pace per lAfrica, ancora teatro di sanguinosi conflitti. Pace per il Mali affinch ritrovi stabilit. E in Nigeria dove purtroppo non cessano attentati che minacciano vite di innocenti e tanti, anche bambini, sono tenuti in ostaggio dai terroristi. Pace nellEst della Repubblica del Congo e nella Repubblica Centrafricana. Pace in Asia, soprattutto nella penisola coreana perch superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione. MESSAGGI IN HINDU E CINESE - Intorno alle dieci i fedeli sopraggiunti nell'ultima ora, non riuscendo pi ad accedere a piazza San Pietro e a piazza Pio XII, gi pienissime, avevano gremito l'intera via della Conciliazione. La liturgia della parola era poi iniziata con la lettura, dapprima in lingua spagnola, di un brano dagli Atti degli Apostoli. Poi erano stati letti messaggi augurali in tutte le lingue, e tra questi un messaggio per Papa Francesco in hindu e uno in cinese. Signore dissolvi ogni paura e rendi possibile ci che il nostro cuore non osa sperare, aveva detto il Papa aprendo la liturgia eucaristica. Alle 11.34 la benedizione finale del santo Padre ha chiuso la messa, seguita dal Regina Coeli. Poi il pontefice ha lasciato il sagrato per attraversare la piazza tra i fedeli - si fermato anche ad abbracciare e baciare alcuni bambini - e quindi raggiungere la Loggia da dove impartire la benedizione Urbi et Orbi, preceduta dal suo messaggio. PAURA PER BIMBO COREANO - Momenti di tensione intorno alle 11 quando un bambino coreano di 8 anni si perso tra la folla allontanandosi dai parenti: gli agenti di polizia, coordinati dalla dottoressa Francesca Federici, lo hanno tranquillizzato offrendogli dell'acqua. Poi, grazie alla collaborazione con i carabinieri, i poliziotti sono riusciti a rintracciare la madre e il piccolo ha potuto riabbracciarla.

MESSAGGIO URBI ET ORBIDEL SANTO PADRE FRANCESCO


PASQUA 2013 Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua! Buona Pasqua! Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c pi sofferenza, negli ospedali, nelle carceri Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perch l che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Ges risorto, c la speranza per te, non sei pi sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto lamore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio! Anche noi, come le donne discepole di Ges, che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento (cfr Lc 24,4). Che cosa significa che Ges risorto? Significa che lamore di Dio pi forte del male e della stessa morte; significa che lamore di Dio pu trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. E questo pu farlo lamore di Dio! Questo stesso amore per cui il Figlio di Dio si fatto uomo ed andato fino in fondo nella via dellumilt e del dono di s, fino agli inferi, allabisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo morto di Ges, lo ha trasfigurato, lo ha fatto passare nella vita eterna. Ges non tornato alla vita di prima, alla vita terrena, ma entrato nella vita gloriosa di Dio e ci entrato con la nostra umanit, ci ha aperto ad un futuro di speranza. Ecco che cos la Pasqua: lesodo, il passaggio delluomo dalla schiavit del peccato, del male alla libert dellamore, del bene. Perch Dio vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi: luomo vivente (cfr Ireneo, Adversus haereses, 4,20,5-7).

Cari fratelli e sorelle, Cristo morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavit del male alla libert del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, lessere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c dentro di lui, quando manca lamore di Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ci che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio pu far fiorire anche la terra pi arida, pu ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14). Allora, ecco linvito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Ges, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace. E cos domandiamo a Ges risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare lodio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. S, Cristo la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinch riprendano con coraggio e disponibilit i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq, perch cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per lamata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi? Pace per lAfrica, ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinch ritrovi unit e stabilit; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nellest della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura. Pace in Asia, soprattutto nella Penisola coreana, perch si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione. Pace a tutto il mondo, ancora cos diviso dallavidit di chi cerca facili guadagni, ferito dallegoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavit pi estesa in questo ventunesimo secolo; la tratta delle persone proprio la schiavit pi estesa in questo ventunesimo secolo! Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Ges risorto porti conforto a chi vittima delle calamit naturali e ci renda custodi responsabili del creato. Cari fratelli e sorelle, a tutti voi che mi ascoltate da Roma e da ogni parte del mondo, rivolgo linvito del Salmo: Rendete grazie al Signore perch buono, / perch il suo amore per sempre. / Dica Israele: / Il suo amore per sempre (Sal 117,1-2).

LETTERA AL PAPA/ L'ergastolano: grazie Francesco, la cosa pi grande essere perdonati


Ciao Papa Francesco. Ciao a tutti. Mi chiamo Bledar Giovanni, sono un detenuto ergastolano, fine pena mai. Sono da dieci anni detenuto nella Casa di Reclusione di Padova. I primi anni di carcere sono stati abbastanza duri. Ero sempre in mezzo ai guai, perch mi sembrava che solo con la violenza si potessero risolvere i problemi. Tante volte mi sono chiesto: Ma cosa fai, Bledar?. Ero molto stanco e spesso mi sentivo in colpa nei confronti dei miei compagni detenuti e degli agenti. Ogni cosa che facevo non aveva nessun senso per la mia vita. Ero diventato un uomo senza dolore, per i momenti pi brutti della mia vita sono stati quando percepivo che mi mancava qualcosa e mi sentivo vuoto. Mi hanno messo in isolamento diurno per un anno. Anche l ho litigato con un ragazzo, ci siamo presi a pugni e ci siamo fatti male, fino a quando gli agenti sono intervenuti, ma ho spinto a terra anche loro. Dopo lisolamento, allimprovviso un giorno ho visto un avviso di lavoro della cooperativa Giotto per i detenuti, ho risposto e sono stato assunto. Un colpo di fortuna: l mi si sono aperte le prime speranze. Da otto anni lavoro con la cooperativa e mi sento rinato tramite il lavoro. Un paio di anni fa c stato un momento in cui alcuni operatori della cooperativa Giotto mi seguivano in maniera particolare per migliorare il mio lavoro, tanto che mi sembrava che stessero perdendo tempo con me. Queste persone aiutavano uno come me, che fino ad allora nella vita aveva sempre fatto del male agli altri! Questo ha svegliato la mia coscienza dal buio. Ai capannoni dove lavoro ho conosciuto Franco, Marino e Ludovico: erano tutti ergastolani. Anche se la loro pena era uguale alla mia, io li vedevo sorridenti. Ho cominciato a frequentarli al lavoro e anche in sezione. Andavano ogni domenica a Messa e al sabato alla Scuola di comunit. Anchio ho iniziato ad andare a Messa non tanto per me, ma per vedere cosa fanno Franco, Marino e Ludovico, e l ho visto che pregavano Dio. Allora cera come parroco don Luigi che parlava sempre di Dio Padre Onnipotente e raccontava la vita di Ges, che l ho cominciato a conoscere. Ogni volta che ascoltavo i racconti della vita di Ges mi venivano i brividi alla pelle. Cos ho cominciato, domenica dopo domenica, ad andare a Messa e l ho deciso che io appartenevo a Dio e che Dio mi apparteneva. Ho chiesto a Franco e a Marino se potevo anchio andare con loro a Scuola di comunit perch avevo il desiderio di conoscere il nostro Creatore; anche se prima non ero praticante, dentro di me chiedevo sempre a Dio che mi aiutasse. Fa parte della natura che noi siamo creati da Dio, e cos ho cominciato la mia ricerca per conoscere il mio Dio. Ho preso la decisione di scegliere una vita di libert e ho detto a Ges io confido in te. Chi nel mondo non vuole la salvezza? Credo che tutti gli esseri umani abbiano bisogno di essere salvati e aiutati da Dio, cos ho cominciato a desiderare il Battesimo. Ho cominciato a questo punto il Catechismo con il mio fratello don Lucio, che voglio ringraziare di cuore assieme a tutti quelli che mi sono stati vicini, specialmente Ges che mi ha aperto gli occhi e il mio cuore. Due anni fa ho ricevuto il Battesimo e tutti i Sacramenti e ho scelto come padrino Franco. Essere stato battezzato nel nome di Ges Cristo cambia la vita. Vuol dire ricevere il perdono di tutti i miei peccati e questo il pi bel dono dello Spirito Santo. Il Battesimo non un lavaggio del corpo per togliere lo sporco; il Battesimo ci salva perch Cristo Risorto e si trova in cielo con il Padre. Il Battesimo una invocazione a Dio fatta in buona coscienza. Lo so e sono certo che Cristo mi ama e si fida di me perch siamo creati da Lui. Vorrei anchio partecipare alla Via Crucis ma non possibile. Verr il momento anche per me. Voglio raccontarvi per di un amico che mi ha chiesto di accompagnarlo alla preparazione del Sacramento del Battesimo. Mi ha detto: Bledar Giovanni, io ho scelto te come mio padrino e io gli ho risposto Armand, io sono appena stato battezzato e non posso e gli ho detto di trovarsi unaltra persona pi adulta nella fede cristiana. Armand mi ha chiesto dieci volte di fargli da padrino e io gli ho chiesto perch proprio me. E lui mi ha risposto: Io seguo il mio cuore. A questo punto gli ho detto: Se il tuo cuore ha detto di s, ti dir anchio di s. E cos ci siamo abbracciati. Armand molto contento e anchio di pi. Il 25 maggio Armand ricever il Battesimo qui nella nostra Parrocchia del Carcere Due Palazzi. Oggi, mentre scrivo questa lettera, caro Papa Francesco, il 25 marzo, giorno dellAnnunciazione a Maria, ed anche il mio compleanno. E un piccolo segno che la Madre di

Misericordia ed io festeggiamo assieme. Sono molto contento che la mia data di nascita non avvenuta per caso. Oggi era anche la festa del Buon Ladrone e buon ladrone sono io. Ti aspettiamo, un abbraccio e prega per noi. Bledar Giovanni

Tregua angosciosa
Diranno i prossimi giorni quale esito avr l'estremo tentativo del capo dello Stato di dare un governo al Paese attraverso la complessa e irrituale procedura da lui illustrata ieri. La cui riuscita dipender necessariamente anch'essa, peraltro, dalla possibilit di costituire quella maggioranza trasversale che finora non si riusciti a costituire. E che nulla lascia credere potr mai essere messa in piedi tra una settimana. In realt sulle spalle e sulle decisioni del presidente Napolitano si stanno scaricando in modo sempre pi pesante le contraddizioni senza uscita in cui il recente risultato elettorale ha posto i partiti tradizionali. Un risultato che ha accentuato in modo parossistico non solo e non tanto i loro reciproci e gi assai aspri conflitti, ma che - mostrando la sostanziale fragilit di tutte le formazioni politiche - ha ridotto al massimo le possibilit di manovra per ciascuna di loro. Le ha legate in un viluppo inestricabile di timori per il proprio futuro, di pregiudiziali, di scelte ritenute obbligate, di veti reciproci. E cos, pur in una situazione in cui nessuna di esse aveva la maggioranza, e quindi per formarne una il compromesso avrebbe dovuto apparire inevitabile, in realt proprio ogni spazio di compromesso venuto a mancare. A parte, rinchiuso in un isolamento pi che splendido insolente, il Movimento 5 Stelle, convinto che tale isolamento fosse pegno di chiss quali successi futuri e non gi, come invece di giorno in giorno pi probabile, il preannuncio di un memorabile flop politico. In questo scenario tormentatissimo il presidente Napolitano per giorni e giorni ha esercitato con equilibrio ammirevole un ruolo di moderazione, di consiglio, anche di ammonimento. Inutilmente. In specie contro l'inerzia autoreferenziale e a tratti inspiegabilmente autocompiaciuta dell'apparato del Partito democratico, ogni sforzo si infranto. Per non offendere la suscettibilit del suo segretario ha accettato perfino di non esigerne la formale rinuncia all'incarico, dopo che per ben una settimana egli aveva inutilmente cercato una maggioranza che non c'era. E cos, di consultazione in consultazione, di colloquio in colloquio, la crisi si trascinata senza sbocchi fino ad oggi: sotto gli occhi sempre pi perplessi dell'opinione pubblica internazionale e dei mercati, mentre la tenuta economica del Paese dava segni continui di cedimento, la discesa dei redditi si aggravava, l'inquietudine circa il futuro si stava trasformando in un'incipiente disperazione. Verremmo meno a un dovere di sincerit verso i lettori e verso un uomo dell'onesta intellettuale di Giorgio Napolitano se dicessimo che la decisione presa ieri dal presidente della Repubblica ci lascia pienamente convinti. Ci sono troppe cose che non ci appaiono chiare circa i lavori e lo scopo delle due commissioni di saggi istituite. A cominciare da chi dovr utilizzarne i risultati, e come e quando; e se dovr trattarsi di una maggioranza parlamentare e di un governo futuri. A proposito dei quali, per, l'orizzonte appare oscuro oggi come lo era ieri. A che pro dunque quell'areopago di valentuomini? Una cosa invece sentiamo chiarissima: l'Italia comincia ad avere paura, s paura. Nel marasma generale essa avverte tuttavia che la Presidenza della Repubblica rimasta ormai la sola sede possibile di identificazione della compagine nazionale, la sola fonte autorevole di decisioni libere e disinteressate per quanto possono esserlo decisioni umane. Tutto ci si deve a Giorgio Napolitano. Possiamo allora chiedere sottovoce: perch rinunciare a un simile presidente? Ernesto Galli Della Loggia
DALLE CAMPAGNE PROVOCA UN ESERCITO FANTASMA DI PERSONE SENZA DIRITTI

Le falle del sistema sanitario cinese Oltre 250 milioni senza assistenza medica
Senza residenza non si pu accedere alla sanit pubblica, cos proliferano le cliniche pirata
Alcuni sono medici, hanno il titolo per esercitare la professione, altri semplicemente no. La frase scandita apparentemente senza timori n preoccupazioni - di una donna di 32 anni della provincia di Henan, riportata in un lungo articolo sul quotidiano spagnolo El Pais. Si chiama Xu Fan. E' accorsa a Pechino, dove il marito si appena trasferito per lavoro. E' un operaio edile, sta partecipando al processo di "cementificazione" pi grande che la Storia ricordi. Milioni di metri cubi. Edifici di centinaia di metri di altezza, grattacieli venuti dal nulla per testimoniare la grandezza di un Paese con ritmi di crescita da capogiro (anche se ora in leggero rallentamento). IL VANTO - Il consorte di Xu si fatto male. Vittima di un incidente sul lavoro che poteva costargli caro, sta ricevendo le prime cure in una clinica illegale. Di fatto inesistente. Non contemplata nel servizio sanitario pubblico, vanto finora per la Cina turbo-capitalista e iper-consumista, perch ancora retaggio della cultura comunista di derivazione maoista. I servizi pubblici, come l'istruzione e la sanit, sono da sempre la tesi "giustificazionista" per stigmatizzare al minimo le storture del comunismo mondiale. Il controllo statale, l'iper-dirigismo in materie economiche si traduceva comunque in ottimi servizi e un adeguato welfare pubblico. E la medicina cinese per molti secoli stata pioniera nella ricerca e sviluppo a livello mondiale. Ora ed oggi. L'EMIGRAZIONE - Tuttavia l'emigrazione di massa del trentennio liberista dopo le aperture al mercato di Deng Xiaoping sta comportando un'emigrazione di massa dalle campagne sterminate della Cina dell'entroterra verso le citt incubatrici del progresso del Paese. Pechino, ovvio, la capitale. Ma anche Shanghai, Shenzhen e le altre che si affacciano sul Pacifico. Ecco, questo esodo collettivo per contribuire alla crescita impetuosa del Paese, ormai locomotiva mondiale, comporta non pochi problemi sociali. Non gestiti adeguatamente dal partito unico, depositario della classe dirigente comunista al potere da oltre sessant'anni. Cos c' un numero che fa impallidire: sarebbero circa 250 i milioni di cinesi emigranti senza copertura sanitaria. Sono cittadini illegali, fantasmi per il servizio pubblico nazionale perch privi di residenza nelle citt nate come funghi dopo le liberalizzazioni. LO HUKOU - Il documento anelato da molti diventa cos lo hukou, il certificato di residenza, la carta che consente l'accesso al sistema sanitario nazionale. Si traduce in cure, assistenza, il medico di prossimit, farmaci a buon mercato. Peccato che sia correlato al luogo di nascita, non al luogo di approdo. Cos - consapevoli di una domanda in enorme crescita - nelle citt stanno proliferando centinaia di cliniche illegali, sprovviste delle pi elementari norme igieniche e contrastate dalle autorit che nel 2010 ne avrebbero chiuse un migliaio soltanto nella municipalit di Pechino. Eppure sono l'esito della frammentazione del welfare cinese, non coordinato efficacemente a livello centrale, in cui la burocrazia a far da padrone e gli enti locali in sostanza non comunicanti tra loro. Dice Xu Fan che non c' via di uscita perch i trattamenti negli ospedali di Pechino sono migliori, ma sono pi cari e se il tuo hukou non di qui devi pagare di pi per essere curato. Un paradosso per un Paese con il partito dichiaratamente comunista al potere. Cos il nuovo primo ministro Li Keqiang in un recente evento pubblico ha dichiarato che Pechino accelerer le riforme per ripartire al meglio la ricchezza, diminuire le disuguaglianze tra zone urbane e rurali e dare assistenza medica agli immigrati. Nell'attesa non resta che l'illegalit. E cliniche pirata.
ANNI FA UNA SQUADRA DI 25 ELEMENTI INTERVENIVA AD ABBOTTABAD

Muore un altro incursore anti-Bin Laden Decimato il Team Six che uccise lo sceicco

Shadle, un Navy Seal, si schiantato in un'esercitazione. Due anni fa altri 22 membri della squadra morirono in elicottero
Erano 25 i membri del Team Six dei Navy Seal che nel maggio 2011 , vicino a Islamabad, entrarono nel bunker dello sceicco del terrore . Adesso in vita ce ne sarebbero soltanto due. Dopo il tragico incidente di elicottero che uccise 22 membri di quella squadra, nell'agosto dello stesso anno, infatti, un altro marine del Team Six morto durante un'esercitazione. IL PARACADUTE - Si chiamava Brett D. Shadle, aveva 31 anni e gioved pomeriggio con il suo paracadute si schiantato al suolo nel deserto dell'Arizona dopo una collisione con un commilitone. Stavano esercitandosi nei lanci a bassa quota. Shadle stato dichiarato morto all'ospedale di Tucson, poco lontano. Il collega ricoverato in condizioni definite stabili e le sue generalit non sono state rivelate. Sull'incidente le autorit militari hanno aperto un'inchiesta. IL LIBRO - A queste morti - anche se non mai ufficialmente confermato che i 22 a bordo dell'elicottero fossero ad Abbottabad o se facessero parte del team logistico - va aggiunta la storia di Matt Bissonnette, che sotto lo pseudonimo di Mark Owen aveva scritto un libro, , in cui raccontava il dettaglio della missione, e che poi diventato la base del film Zero dark thirty. Bissonette/Owen stato minacciato di morte, e non avendo chiesto ai suoi superiori il permesso di divulgare informazioni, seppur camuffate, stato congedato con disonore. LO SPARATORE INDIGENTE - E l'uomo che ha materialmente ucciso Bin Laden (Devo colpirlo alla testa cos non ha la possibilit di farsi saltare per aria. In quel attimo gli sparo, due volte alla fronte. Bam. Bam. La seconda mentre sta scivolando sul pavimento) un mese e mezzo fa aveva raccontato all'Esquire di essere rimasto senza alcuna assistenza dopo essersi congedato. Per l'emozione o lo stress legato alla vicenda, ha lasciato il Team Six dopo soli 16 anni, contro i 20 previsti.

Riccardo Muti: Grillo sembra Iago E mi fa orrore questo turpiloquio


Il maestro:Gli artisti saliti sul carro 5 Stelle? Ognuno segue quel che ritiene giusto. Ma arte non fare lo scapigliato
Io sono profondamente grato al mio Paese. AllItalia devo tutto. Per questo mi fa male vederla cos. E avverto la necessit di alzare la voce, per segnalare qualche pericolo e qualche opportunit. Riccardo Muti, dopo il successo del concerto verdiano di Roma e prima di partire per Chicago, sta passando qualche giorno in montagna. A chiedergli se abbia sciato, sorride. Io non so sciare. I miei figli si divertono molto, il mio nipotino di 5 anni sta imparando. Ma io appartengo a una generazione di italiani per cui sciare non entrava nel novero delle cose possibili. Se ripenso alla mia giovinezza, nella Puglia degli anni 50, mi sembra di essere vissuto secoli addietro. Non cera la tv; anche quando nacque la Rai, nessuno a Molfetta aveva il televisore, per vedere Lascia e raddoppia si andava al cinema. Ma era un Paese laborioso, in senso latino: "labor". Vigoroso, forte, disponibile alla fatica, al sacrificio, pieno di speranza. La mia era una famiglia numerosa. Non eravamo poveri, pap era medico, ma dovette lavorare molto per farci studiare. Alle elementari il maestro era mio nonno, direttore della scuola Alessandro Manzoni: inflessibile, rigoroso, severo; un esempio di decoro, dignit, lealt. Davanti alla villa comunale, dove portavamo le ragazze a passeggiare, cera lorologio con la scritta: "Mortales vos esse docet quae labitur hora"; in sostanza, ricordati che devi crepare.

La scritta sempre l, ma nessuno ci fa pi caso. Per noi era davvero un richiamo etico, ci ricordava il dovere di comportarci in modo civile, anche con le donne. Al liceo, dove aveva studiato Salvemini, le nostre serate erano il seguito delle lezioni: le passavamo a conversare con gli insegnanti di letteratura, latino, filosofia. Mio fratello maggiore diventato neuropsichiatra, il secondo ha fatto luniversit navale di Napoli, i gemelli nati dopo di me sono ingegneri elettronici. Mio padre volle che ognuno avesse una cultura musicale, a ingentilire una formazione cos rigida; anche se il massimo che ci si poteva attendere, nella provincia del Sud, era diventare direttore della banda del paese. A 7 anni mi misero in mano un violino, che ovviamente ho detestato con tutte le mie forze; anche perch avrei voluto un fucile di legno con il tappo, allepoca il pi bel regalo possibile. Pap si era gi arreso: "Riccardo non portato per la musica". Fu mia madre a dire: "Diamogli ancora un mese". Un mese proficuo. Decisivo stato poi lincontro con Nino Rota, il mio padre musicale, cui sono rimasto vicino sino alla morte. Per la cosa pi importante stata crescere in unItalia piccola ma seria. Un Paese dalle radici poderose. Per questo oggi non ho difficolt a stare accanto alluomo pi semplice della terra come alla regina Elisabetta. Parte del mio percorso si svolta allestero, ma io mi sento profondamente italiano, ho dato ai figli i nomi dei nostri grandi santi Francesco, Chiara, Domenico , e mi ribello nel vedere il mio Paese ridotto cos. LItalia di oggi non sa pi soffrire e non sa pi sorridere. Ha smarrito non solo il senso degli enormi sacrifici dei padri, ma anche la loro gioia di vivere. La Spagna messa peggio di noi, per ha ancora vitalit, joie de vivre, quellattitudine che un tempo ci rendeva simpatici al mondo e ora abbiamo perduto. A Chicago vedo tanti ragazzi italiani, gente in gamba, che dovuta fuggire. Non voglio fare il "laudator temporis acti", ho sempre detestato chi diceva: "Ai miei tempi". Ma questo un Paese malato, molto diverso da quello che sognavamo da ragazzi. Persino i profumi sembrano spariti: i profumi che uscivano dalle finestre destate, quando nelle case ancora si cucinava, e si rideva. Ora viviamo in una societ grigia. LItalia sembra aver tirato i remi in barca. Non crede pi nel futuro e in se stessa. Non si fida pi di nessuno; e con qualche motivo. Non voglio dare giudizi sui politici; ma il livello di questi anni sconfortante. Per mestiere mi capita di seguire dieci linee musicali, che si intersecano e si contrappuntano, ma tendono allarmonia. Invece se metti anche solo tre politici in tv subito si gridano addosso, e non si capisce pi nulla. Io credo nella dialettica, nel confronto, nel rispetto. evidente che per non precipitare verso il voto anticipato occorre fare un governo di larghe intese, anche se, pi dellaggettivo, mi interessa il sostantivo: intese. Una soluzione non populista, in cui i migliori esponenti delle diverse culture politiche si applicano ai problemi del Paese, si occupano delle famiglie che gi alla seconda settimana del mese sono in difficolt. Ricordo Berlinguer e Almirante: ideologie sbagliate; ma personaggi strepitosi. I tagli alla cultura, al cinema, ai teatri, alle orchestre, sono vergognosi, ma non mi stupiscono: ai concerti, i politici non vengono mai. Quelli davvero interessati li conti sulle dita di una mano: come Ciampi e Napolitano, che vedevo a Salisburgo anche prima che diventasse capo dello Stato. A quasi tutti gli altri, della musica e della cultura non importa nulla. E Grillo? Mi ricorda Iago, che nellOtello dice: "Io non sono che un critico...". Criticare senza dare soluzioni credibili possono farlo tutti. Se dirigessi unorchestra dicendo solo quello che non va, non risolverei nulla. Gli italiani si sono stancati della vecchia politica, ma ora hanno bisogno di vedere una luce in fondo al tunnel, e di qualcuno che li guidi verso la luce. Invece sento invocare dittature, "il 100% dei voti": unavventura che abbiamo gi conosciuto, finita malissimo. E poi questo turpiloquio mi fa orrore. Un segno di abbrutimento. E gli artisti saliti sul carro di Grillo? Ognuno libero di seguire quel che ritiene giusto. Faccio notare per che noi abbiamo una idea un po distorta, per cui si "fa" lartista, mentre nella realt si "" artista. Essere artista non significa fare lo scapigliato, un po folle, con la barba e i baffi lunghi e le parole in libert, sempre ad agitare le mani con violenza e a insultare gli interlocutori. Non pretendo che tutti debbano essere come Bach, solennemente seduto al suo organo a comporre opere da consegnare a Dio e allumanit, concependo nelle pause un sacco di figli. Un modello di artista per me Toscanini, uomo di grande semplicit, eleganza, coscienza civile. O come Verdi. Uomini per cui la forma contenuto. A Verdi, Muti ha dedicato un libro e parte della stagione dellOpera di Roma, con lavori considerati minori che per esprimono lidentit italiana, da Genova con il Simon Boccanegra a Venezia, con I due Foscari. Il ritorno del sentimento nazionale pu essere la premessa per la rinascita. Negli anni 70 linno, il tricolore, la patria erano parole sospette. Io ci credevo gi allora, ho sempre fatto linno, e soffrii quando si tent di creare una polemica con Ciampi: dirigevo alla Scala il Fidelio, che considero una sorta di inno del mondo, per questo rinunciai a Mameli; la cosa non fu spiegata al presidente che ci rimase male, i media avevano gi allestito il rogo, per fortuna ci chiarimmo subito. Alla guida della Scala, Muti ha passato 19 anni. E quella di oggi? Il punto non privilegiare Wagner rispetto a Verdi: due geni che hanno avuto il solo torto di nascere nello stesso anno. Il punto che la Scala rappresenta storicamente la nostra nazione. la

voce dellItalia allestero. La nostra anima. Se a un teatro togli lanima, gli hai tolto tutto. Sarebbe un tradimento. ovvio che la Scala pu mettere in scena i grandi musicisti austriaci e tedeschi. Ma devessere consapevole che a Vienna, a Berlino, a Bayreuth sono attrezzati per tradizione, lingua, cultura a farlo meglio di noi. Mentre se perdiamo la capacit di mettere in scena meglio degli altri Verdi, Puccini, Bellini, Donizetti, Rossini, allora il danno sarebbe gravissimo, perch quella la nostra cultura, siamo noi. In Cina ogni anno aprono teatri, conservatori, orchestre che la studiano, e se non teniamo il loro passo ne saremo sommersi. Questa era la linea che prima di me aveva seguito il mio predecessore Abbado. Ma con Abbado non siete rivali? Queste sono cretinate messe in giro da chi ha sempre bisogno di rappresentare gli italiani divisi, come Coppi e Bartali. Ma Coppi e Bartali facevano la stessa corsa. Abbado e io no, e per fortuna, altrimenti ci renderemmo ridicoli, visto che non abbiamo pi ventanni. Apparteniamo a generazioni diverse, ma abbiamo sempre avuto rapporti cordiali e ci stimiamo, perch condividiamo lo stesso amore per il nostro Paese e per quel linguaggio universale che la musica italiana parla a tutti gli uomini.

LETTERA/ Farouq: cari amici cristiani, ecco perch festeggio la Pasqua con voi
Wael Farouq

Caro direttore, quando giungono le feste, e vedo i festeggiamenti, mi tornano subito alla memoria le parole di Luigi Giussani sulle tradizioni, alle quali non si pu ridare vita se non vivendo con esse. La pratica delle tradizioni fra le quali la celebrazione delle feste religiose, siano esse islamiche o cristiane , per alcune persone, del tutto priva di questo spirito, di questa vita. Somiglia a qualcuno che lascia dei fiori primaverili vicino alle tombe dei suoi cari e poi se ne va. I fiori appassiscono e i cuori dei defunti non sbocciano. Alcuni cuori per usare una metafora frequente nella tradizione islamica sono scuri e freddi come le tombe. Altri, invece, sono come un giardino nel quale risplende la luce e sbocciano i fiori. Se entrano lodio, il rancore, linvidia e il fanatismo, il cuore dellessere umano muore, mentre se entra lamore, il cuore resuscita. Ogni sentimento damore una resurrezione. In tal modo, viviamo una resurrezione ogni giorno che ogni essere umano pu testimoniare, e il destino finale sar la vita, non la morte. Per questo, oggi, augurando buona Pasqua ai miei cari amici cristiani, non mi felicito con loro per un evento religioso o storico, ma per il significato immortale che questo evento ha nelle loro vite. Festeggiando con loro, sto effettivamente celebrando una condivisione nellamore che ha consentito al mio cuore di vivere uneterna primavera.

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