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Italia 2013 ..

la democrazia locale Nelle cronache dei talk politici delle reti nazionali e nei commenti dei grandi media, ad ogni occasione ci vengono proposte opinioni, in vero trasversali, in base alle quali la politica nazionale e gli assetti statali verserebbero in una situazione di sostanziale fallimento, mentre dallaltro lato i virtuosi comuni italiani (riuniti nellAnci/lobby) darebbero ancora prova di tenuta, di resistenza, di capacit e di ogni positivo agire rispetto alle comunit che essi rappresentano. Bloccati, loro malgrado, dal famigerato patto di stabilit. Tuttavia per quanto riguarda le situazioni e le comunit locali, per gli Enti che le rappresentano, nessuno fino ad oggi si voluto rendere conto, o non ne ha dato sufficiente espressione e risalto, che esiste un problema di carattere strutturale per cos dire interno a quegli ordinamenti, che non solo incide sullefficacia della loro azione aministrativa, che tocca invece lessenza costituzionale, repubblicana e democratica dei nostri sistemi territoriali, quanto meno quelli di maggiori dimensioni. Per questi, analogamente allo Stato, la crisi in realt esiste ed pi profonda di quanto non sembri, e non finanziaria, o meglio, non solo finanziaria. E non cambierebbe di molto la situazione e la modalit con cui oggi si procede alla determinazione delle scelte in questo livello di governo anche qualora vi fosse lauspicata ripresa economica e lo sblocco dei bilanci. Non neppure detto che si potrebbe fare un passo in avanti con drastici ribaltamenti elettorali, con laffermazione di nuove forme di governance politica, ancora molto ipotetiche. In altri termini nei tanti frammenti municipali che compongono questo Paese ci troviamo da tempo in altrettanti piccoli e grandi default etici, legali, finanziari e politici. Una moltitudine di sotto-sistemi bloccati, rovinosamente deficitari, sia negli aspetti istituzionali che in quelli economico-sociali. Quali le ragioni ? Ci vogliamo soffermare su una di queste, fondamentale, preliminare e precedente ad ogni altra, attinente la forma di governo locale. La legge per lelezione diretta del sindaco, elaborata e scritta in un periodo molto diverso da questo (anni 90-93 del novecento), supponeva che il problema principale di un ente territoriale sub statale fosse quello della governabilit; vigeva ancora una concezione in qualche modo unitaria, sistemica, delle articolazioni pubbliche e non pseudo-federale. Allora nonostante laffermazione leaderistica di qualche figura, erano i partiti e le correnti che pigliavano tutto, non i singoli. Esistevano alcuni artificiosi contrappesi sia interni ai contenitori politici che nelle istituzioni, una sorta di anomalo pluralismo spartitorio che garantiva in questo modo tutto italiano un certo equilibrio di poteri e forze. Il taglio netto del bi o tripolarismo e la personalizzazione erano un orizzonte piuttosto lontano. Come sappiamo il quadro cambiato di molto e questi ultimi aspetti della vita politica sono diventati i tratti salienti dellattuale volatile regime. Se vogliamo utilizzare una volta in pi lespressione regime riferendola allo specifico dei luoghi in cui viviamo, la situazione, a ben vedere, potrebbe quindi rivelarsi ben peggiore di quella che quotidianamente ci viene presentata per lo Stato centrale. Oggi (anche) in base alla legge citata (e da tutti i commentatori apprezzata ?) chi viene eletto sindaco, sia al primo turno che al ballottaggio, riceve una spinta plebiscitaria e, in base al meccanismo dei collegamenti delle liste e ad un premio in seggi senza precedenti, entra nel palazzo con una maggioranza bulgara a suo esclusivo sostegno. Una forma di presidenzialismo spinto, asincrono con le altre strutture costituzionali dello Stato, il pi delle volte esente da ogni controllo istituzionale e sociale. Cos, in questa configurazione del potere locale, quelli che ancora inopportunamente vengono chiamati assessori sono semplici delegati del sindaco, revocabili dal loro mandato a sua discrezione e senza preavviso. La dirigenza professionale stabilizzata viene di fatto sostituita nelle funzioni apicali dagli uffici di staff del primo cittadino (personale esterno sottratto al vincolo costituzionale per laccesso al pubblico impiego e con contratti da managers privati e relativi benefits). La stessa avvocatura municipale, se necessario, pu essere impiegata in preminente difesa di un solo

soggetto, il sindaco; cos pure le consulenze (quelle ufficiali e visibili e quelle invisibili), tutte ugualmente finalizzate allaffermazione di colui che sta al vertice del palazzo. E ancora: le principali nomine negli enti e nelle aziende effettuate per statuto dal sindaco stesso o dal suo (in senso letterale) Consiglio, e cos la holding pubblica municipale, la pi rilevante in senso assoluto sempre presente nel territorio, che viene indirizzata e vigilata innanzitutto per far guadagnare consenso al suo azionista di riferimento. Nel quadro sociale, riguardo agli stakeholder, le relazioni con i gruppi di interesse diventano allora personali e non istituzionali, viene meno in questo modo ogni vincolo legale ed etico (trasparenza, economicit, adeguatezza) e prevale inevitabilmente linteresse particolare rispetto a quello pubblico e generale. Il palazzo infine si trasforma da casa di vetro dei cittadini e per i cittadini, in sede privata degli interessi sia politici che privati della casta locale funzionalmente e spesso trasversalmente legata al sindaco, con tutti i relativi clienti e piccoli faccendieri. Tutto questo sul piano dellordinamento costituzionale e dei pi generali principi democratici sarebbe gi di per s una pesante anomalia, se non fosse che un altro meno noto, ma ancora peggiore, (dis)assetto risulta essere intervenuto in modo devastante sulla democrazia locale, e alla fine sulla pertinenza delle scelte municipali rispetto allinteresse pubblico. Facciamo riferimento ai controlli. Il quadro attuale. Eliminati per legge i controlli esterni di legittimit degli atti comunali, reso di fatto inoperativo il visto di legittimit sugli atti del segretario generale - ben sostituito nelle funzioni apicali dal management paraprivato del sindaco -, negata ogni funzione di controllo sulla legalit delloperato degli organi da parte della prefettura (organismo sempre pi inutile dato che solo formalmente conserva le funzioni governative decentrate di garanzia), integralmente inapplicato il controllo disciplinare e contabile sulla dirigenza e sulle decisioni implicanti spesa adottate dagli organi politici, rifiutata ovunque ed energicamente lintroduzione di un codice etico vincolante per gli eletti locali, da ultimo eliminata la funzione amministrativa comunale della difesa civica. Questo il contorno istituzionale; questa lassenza, devastante, di validi efficaci contrappesi, vale a dire laffermazione ipso facto (e laccettazione supina ed inevitabile) di un regime. Negli ambiti locali allesterno delle istituzioni, dal lato della cosiddetta societ civile, se possibile, le cose vanno ancora peggio. Molte organizzazioni professionali e imprenditoriali, con interessi localizzati, in diverse circostanze trovano utile semplificare, agevolare, i loro rapporti con lintero complesso pubblico (comune, provincia, regione, stato) investendo di fatto della loro rappresentanza in ogni sede istituzionale lentourage del sindaco, quindi il sindaco stesso. Ecco allora che il primo cittadino si trova ad esercitare pure il ruolo di super-lobbista di molti comparti ed al contempo di determinante arbitro e gestore delle scelte interne delle diverse rappresentanze economiche e sociali, piegate di fatto e non di rado a tale invasiva presenza. I media presenti, di fronte a tutto questo, collegati negli assetti proprietari al ceto imprenditoriale, conseguentemente restano soggetti, senza alcuna possibilit di scampo, alla volont del proprio (definiamolo) attento editore, che, ancora una volta, indirettamente risulta essere il sindaco. Conclusione: nessun controllo sociale ed una rappresentazione della realt, unagenda, totalmente nelle mani di un efficiente e ben finanziato organismo multidisciplinare e para-istituzionale di consulenza politica (in larga parte pagato dal contribuente) solitamente ed erroneamente definito ufficio stampa o relazioni esterne del sindaco. Il risultato ? Unimmagine della citt e di quanti vi risiedono completamente sovrastata dalla figura del primo e si potrebbe dire unico cittadino che fa e disfa a suo piacimento, trasferendo sulla collettivit ogni onere; una corte acritica pi o meno allargata e accondiscendente che gravita e prospera attorno e per

concessione di questa figura. Unipoteca politica, economica e culturale accesa in una tornata amministrativa e gravante su di unintera comunit a esclusivo vantaggio di un individuo e dei suoi fidi collaboratori. Allinterno della societ civile, quella dispersa delle gente comune, invece una spaccatura netta tra coloro che si identificano acriticamente nel sindaco e coloro che si sentono lontani da quella sua visione del mondo: una ferita aperta che incide profondamente e negativamente sulla coesione sociale e culturale del luogo, se vogliamo, persino sulla compattezza e competitivit del sistema.

MB (Gi lab IT)

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