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il Ducato

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Mensile - 12 aprile 2013 - Anno 23 - Numero 4 Ducato on line: ifg.uniurb.it

Periodico dellIstituto per la formazione al giornalismo di Urbino

Urbino

Come diventare eurocapitale della cultura


alle pagine 2 e 3

I capolavori

Fra i gioielli architettonici dellet doro


alle pagine 4 e 5

A spasso nellarte
LEDITORIALE

Tesori nascosti

Guida alla citt bellissima e sconosciuta


alle pagine 8 e 9

I medici del bello

Cos nascono i restauratori del futuro


alle pagine 10 e 11

er far capire la disattenzione che abbiamo nei confronti del nostro patrimonio artistico e culturale basta un solo dato: il Louvre rende pi di tutti i musei italiani. Alcuni anni fa fecero una stima di quanto incassiamo in un anno per la vendita del merchandising: molto meno di 20 milioni di euro, ovvero il 15% di quanto introita nello stesso settore il Metropolitan museum di New York. I nostri 20milioni sono appena il 60% di quanto la francese Rmn (Runion des Muses Nationaux) ricava dalla vendita del solo Cd-rom del Louvre. E purtroppo convinzione diffusa che la cultura un lusso e quindi una spesa superflua. E certe dichiarazioni dei nostri politici (Con la politica non si mangia) contribuiscono ad alimentare questo luogo comune. Perfino nel dopoguerra, con un Paese tutto da ricostruire, destinavamo pi risorse alla cultura,

lo 0,8% della spesa pubblica, il quadruplo di oggi. Se lo scrittore americano Dan Brown, ogni volta mette lItalia sullo sfondo dei suoi polpettonithriller, ci sar pure una ragione. Dopo la Roma dei Papi e il mondo esoterico di Leonardo (Il Codice Da Vinci), per il suo ultimo lavoro ha scelto le strade di Firenze e le pagine infernali di Dante. Dan Brown non sar proprio un maestro di stile, ma in quanto a fatturato unautorit indiscussa. Il brand Italia identifica, qualifica, e fa vendere in tutto il mondo. Non lItalia di oggi, soffocata dai debiti e condizionata dallo spread, ma quella luminosa del passato. LAntica Roma e il Rinascimento, gli unici momenti della Sto-

La nostra cultura umiliata e offesa

ria in cui siamo stati la locomotiva dellumanit. E allora dobbiamo porci la solita, ossessiva domanda: perch se lItalia piace e fa vendere devono essere sempre gli altri a guadagnarci? Perch i protagonisti del nostro passato, i mitici personaggi che hanno fatto la nostra storia, affascinano gli scrittori e i registi stranieri e non i nostri? Perch i telefilm sui Borgia li fanno gli anglosassoni e non i discendenti o gli eredi di Machiavelli? Ci siamo autorelegati e confinati a mediocre sobborgo dOccidente, condannandoci alla marginalit. Ci lasciamo trasportare dal vento della massificazione e delluniformit dilagante, rinunciando a essere e apparire come gli altri ci vogliono. C quasi

un clima di assuefazione, di stanca rassegnazione, di pigrizia e indifferenza verso il nostro orgoglioso passato.Urbino non fa eccezione. Federico Barocci, uno dei protagonisti del Manierismo e dellarte della Controriforma, sta conquistando gli inglesi con una bellissima mostra alla National Gallery di Londra. Noi alcuni suoi capolavori li abbiamo esclusi perfino dai giri turistici pi tradizionali. In questo numero, il Ducato cerca di creare una specie di atlante dei tesori nascosti per creare consapevolezza, scuotere pigrizia e indifferenza in una citt che aspira a diventare Capitale europea della cultura. Larte, la bellezza e la memoria del nostro passato possono ancora salvarci da un destino periferico. Serve un sogno antico e grande. Se cercheremo di sopravvivere in un eterno presente, non riusciremo pi a immaginare un futuro. Tantomeno un futuro migliore.

il Ducato

Parla la Soprintendente Maria Rosaria Valazzi

Si fa presto a parlare di cultura: su noi pesano il passato e il futuro


SILVIA COLANGELI

Italia uno dei Paesi che investe meno in cultura (1,1% del Pil secondo gli ultimi dati Eurostat). Come si tutela limmensa ricchezza del nostro Paese con i pochi fondi a disposizione? Lo abbiamo chiesto alla Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Maria Rosaria Valazzi. Non ci occupiamo solo di patrimonio artistico, ma tocchiamo un campo culturale molto pi vasto, che riguarda tutta limmensa produzione del passato e del presente, in relazione alla catalogazione e alla valorizzazione. Per noi, tutela ha un signicato specico:ci interessa particolarmente laspetto della conservazione, che riguarda tutto il ciclo di vita dellopera darte. Come soprintendenza delle Marche, quali sono i vostri compiti? La prima azione di tutela la conoscenza: ricerca, ispezione, territorio. I passi successivi sono il restauro, la manutenzione e la fruizione. La cura dellopera darte non deve essere concepita come unazione sterile. un altissimo servizio che svolgiamo per conto della comunit, che pu essere fatto attraverso canali pi tradizionali o inaspettati. Quali sono le mostre attualmente in corso? Abbiamo restaurato con i nostri fondi la Visitazione di Giovanni Santi, padre di Raffaello, attualmente esposta a Fano: il lavoro stato realizzato in collaborazione con le facolt di Scienze Ambientali e di Restauro. E stata utilizzata una tipologia dindagine scientica non distruttiva, ovvero il rilevamento tramite riettograa a raggi infrarossi che, superando il livello del colore, ha riportato alla luce uno dei pochissimi disegni preparatori di questo artista. Progetti futuri? Stiamo preparando unesposizione sul Settecento marchigiano. Lo stesso Palazzo Ducale in questo momento un cantiere aperto, sono previsti lavori per un costo di tre milioni. La conseguenza negativa di questa grande campagna di restauro sar la chiusura di alcune parti delledicio, specialmente nella facciata dei Torricini. Non possiamo rinunciare allagibilit del palazzo, per cui le parti pi importanti rimarranno visibili e ospiteranno piccole esposizioni. Ma, prima della chiusura, dal 23 aprile no al 5 maggio, sar possibile visitare lappartamento del duca, dove abbiamo appena terminato alcuni lavori

preliminari. Gi in questa prima fase sono venute alla luce opere bellissime. Il repertorio scultoreo del Palazzo Ducale credo sia il pi ricco del Rinascimento italiano: nel giro di qualche anno realizzeremo un volume fotograco su questo tema. Come vi state preparando alla sda per il titolo di capitale europea del 2019? Quello che abbiamo realizzato e quello che realizzeremo a breve frutto dei fondi stanziati per la mostra su Lorenzo Lotto nelle Marche, alla Venaria Reale di Torino, ma possiamo dire che Palazzo Ducale sar il fulcro artistico dei progetti che presenteremo per la competizione, da ultimare entro il 2015. Per quanto riguarda lo spazio museale avremo un ampliamento della Galleria Nazionale e una risistemazione del percorso espositivo. Inoltre integreremo le opere darte con contenuti multimediali e sistemi informatici allavanguardia. Proprio in questo numero del Ducato abbiamo scoperto che gli oratori della citt necessitano di essere restaurati. Abbiamo previsto a breve un intervento sulloratorio di san Giovanni. La dottoressa Vasano ha curato il monitoraggio degli affreschi dei Salimbeni. In questo caso sono le confraternite che devono far partire i lavori, noi svolgiamo funzione di controllo e abbiamo una deroga speciale per autorizzare casi urgenti di ristrutturazioni. Anche per San Bernardino sono previsti lavori, soprattutto di natura architettonica. Le sembra che Urbino abbia fatto abbastanza per valorizzare il suo patrimonio? un problema di giusta promozione. Per tanto tempo Urbino non si resa conto, o meglio, ci si accorti tardi del patrimonio che si aveva fra le mani. Fino a dieci, quindici anni fa, non si riteneva che il Palazzo Ducale fosse una delle risorse pi importanti della citt. Sulla cultura sinveste veramente poco e la crisi ha fatto il resto: nel nostro territorio, per esempio, hanno chiuso molte ditte di restauro con cui abbiamo lavorato per anni. Daltra parte, Urbino, che a livello istituzionale sta ricevendo pi attenzione rispetto a qualche anno fa, sembra alla ricerca di un modo per riemergere. Unaltra mia impressione che la citt sia pi considerata allestero che in Italia. A testimoniarlo anche il successo della mostra di Barocci alla National Gallery di Londra. Da quando partita, i musei di tutto il mondo sembrano molto interessati ad ospitare lesposizione, ma per il momento dobbiamo fermarci per mancanza di fondi.

Nella foto La citt ideale contenuta allinterno di una sfera riproduce Fedora, la citt del desiderio di Italo Calvino. Dietro i progetti non realizzati degli archistar per Urbino, allinterno del Museo della Citt.

Virgilio virtuale per il visitatore


U
na nuova segnaletica dalle tonalit sgargianti. A breve, plance alle porte della citt con cartine e indicazioni dei percorsi possibili. Da luglio un nuovo portale web di promozione turistica, da costruire in collaborazione tra pubblico e privato. Duemila pullman di visitatori lanno anzich milleottocento. Tutto entro il 2014. A partire da ora. Qualcuno la fermi! Avete presente i cilindri dai quali i maghi tirano fuori di tutto di pi, allinnito? Questa Maria Francesca Crespini, giovane come assessore al Turismo ( da meno di un anno in carica), ma vecchia di esperienza. Dal 2007 presidente dellassociazione Rievocazioni Storiche, da sempre fa linsegnante di matematica e sica e ormai di casa al comune di Urbino, dove ha ricoperto diversi incarichi. Fino a giungere a questo. Per lei il pi stimolante. Un pozzo di idee, senza fondo. Accompagnate da progettualit e concretezza. Il turismo unindustria, il nostro compito di coordinare, promuovere e fornire i servizi necessari proprio per favorire questa attivit del terziario, che una delle vere forze economiche esistenti. Ed ecco la segnaletica, inaugurata il 24 febbraio scorso, con nove itinerari turistici contrassegnati da altrettanti colori. Quella precedente era in auge dal 1984, andava rinnovata; anche per dare la possibilit al turista di fare percorsi senza lausilio della guida. E se il turista la volesse, la guida? No problem. Stiamo formando nuove giovani leve per tutte le evenienze, dice la Crespini. Ma non tutto. Stiamo commissionando un app georeferenziata, una mappa evoluta rispetto allaudio-guida, scaricabile e utilizzabile anche da smartphone. Accedendo con una password al sito del comune, al turista si aprir la mappa a partire dal luogo in cui si trova, che lo guider per le vie di Urbino. Una sorta di compagno di viaggio virtuale, insomma, discreto ma sempre al suo anco. Che sar presentato, terminato e pronto per luso, il 1 settembre prossimo. E non nisce ancora qui. Le piantine disponibili in pdf gi da ne aprile - saranno anche stampate e raccolte in un libro che sar la nuova guida turistica di Urbino. Si sta muovendo anche sul versante dellofferta turistica, la Crespini. Creando o potenziando percorsi e pacchetti turisticia tema o a seconda del target.Dal 24 aprile a ne maggio abbiamo gi una trentina di scuole che faranno visita a Urbino. Per loro, lassessore al turismo, ha pensato percorsi ad hoc e tappe innovative, come quella alla Fortezza Albornoz dove stanno allestendo un laboratorio di alchimia e astronomia:I ragazzi potranno vedere con i loro occhi comera il cielo nel 400, prima di Galilei. Stiamo entrando nel turismo religioso in collaborazione con lArcidiocesi continua lassessore e ci stiamo aprendo al territorio circostante . Il comune di Urbino sta lavorando con tutti i sindaci del Montefeltro per trovare elementi di comunanza e percorsi condivisi perch tempo che la citt si apra al territorio. Se ne parlato anche al primo appuntamento di Urbino2020, il progetto di alcuni giovani urbinati mirante al rilancio della citt a partire dallebuone pratiche e dalla partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative. Certo, la candidatura della citt ducale a capitale europea del 2019 ha dato una spinta a questimpeto di rinnovamento e del fare tutto e subito, neppure la Crespini lo nega. Ma anche vero che per fare le cose per bene ci vogliono tempo, progettazione e pianicazione. E una sda, i risultati si vedranno nel 2014. (E.T.)

URBINO CHE SAR


Lurbanista

Urbino resta ancora la citt ideale

LE MURA NEGATE

I progetti svaniti
LUCIA LAMANTEA

Un giro completo a piedi sulle mura di Urbino per ora non si pu fare. E duro a morire il sogno di Sergio Di Stefano, maestro in pensione, rompiscatole dal 1996 di politici locali e nazionali (ministri compresi), sovrintendenti e residenti del centro storico. Sul sito prourbino.it Di Stefano ha raccolto un vero e proprio dossier sulle mura restaurate negli anni 90. Un patrimonio mai reso accessibile completamente a tutti racconta ricordando i principi della tutela Unesco, di cui Urbino gode dal 1988. Nessun problema se da sud si imbocca via Matteotti: la passeggiata regaler una vista mozzaato. Ma se guardiamo il lato nord, tra porta Santa Lucia e Lavagine, un ristorante e tratti privatizzati coprono le mura o ostruiscono ancora alcuni camminamenti aggiunge Di Stefano che insiste da anni: per far rispettare a chi di dovere la legge sulla tutela degli edici storici. (G.R.)

amminare per Borgo Mercatale tra gli alberi e il profumo di ori appena sbocciati, mentre i bambini corrono tranquilli senza il pericolo di macchine che sfrecciano veloci. Poi, sedersi su una panchina e assistere ad uno spettacolo teatrale. Sembra un sogno, eppure questo stato uno dei tanti progetti, approvati sulla carta ma mai realizzati, di Giancarlo De Carlo, storico architetto della citt e autore del Piano Regolatore. De Carlo si sempre immaginato Mercatale come luogo di incontro, scambio e giochi, lo voleva riportare allantica realt del XV secolo, quando il piazzale ospitava i mercati, circhi e giostre. Quando la piattaforma venne pavimentata ed adibita al passaggio di auto e corriere per De Carlo leleganza che si addice allingresso di una citt prestigiosa si era perso. Cos nel 1994 progett di riportare alle origini il piazzale e di dirottare il trafco verso un nuovo parcheggio, quello della stazione. Il progetto prevede degli alberi su rotaie ovvero casse, dove crescono arbusti e ori, che possono

muoversi per creare gure pi appropriate a seconda degli eventi che accadono. Il piazzale doveva tornare luogo pronto per accogliere la gente che parte e arriva e si incontra in uno dei luoghi pi memorabili di Urbino. A liberare il piano di Mercatale e restituire a questo luogo la funzione di polo di comunicazione della citt era daccordo anche Renzo Piano, che per ovviare ai problemi dello stazionamento della grande quantit di autobus e automobili, individu unaltra struttura localizzata lungo la strada a valle di porta S.Lucia, un vero e proprio tunnel da scavare nella collina. Il progetto, iniziato con qualche modica ventanni dopo, deve essere ancora concluso. Le opere rimaste solo sulla carta sono tante, dal cimitero di Arnaldo Pomodoro alla biblioteca comunale di Paola Vidulli. Al Museo della Citt possibile vedere riprodotti i modelli su scala di alcuni dei progetti ideati da artisti e architetti ma mai realizzati. Sul softto sono esposti i plastici mentre nel mezzo della stanza uttuano le sfere delle tre citt ideali, alcune forme che Urbino avrebbe potuto avere se non fosse diventata come oggi.

el cuore di Urbino, dentro Palazzo Ducale, si conserva una delle pi famose opere di Piero della Francesca: La citt ideale. La perfezione delle architetture, larmonia tra citt e palazzo, hanno indotto gli studiosi a pensare Urbino come la citt che ispir il grande artista. Ma in un mondo che ruota intorno a metropoli e grattacieli, c ancora spazio per una citt arroccata, medievale e un po isolata? Ne abbiamo parlato con larchitetto Leonardo Urbani, nato a Pesaro e professore emerito di Urbanistica dellUniversit di Palermo. Urbino ancora una citt ideale? Credo di s. Il patrimonio medievale che la caratterizza costituisce un grande punto di forza soprattutto in un momento di crisi delle citt come quello in cui viviamo. Dopo la grande stagione del Medioevo e del Rinascimento, larchitettura ha cominciato a perdere quel rapporto privilegiato con le citt che aveva avuto nei secoli precedenti. Le realt urbane oggi sono in crisi perch pervase da individualit e perdita di radici: Urbino costituisce un esempio da seguire per rilanciare il rapporto fra architettura e territorio. Il periodo medievale stato maestro in questo perch, attraverso la cultura artigianale, ha creato citt fatte da uomini. Lintervento dellarte contemporanea ha rilanciato citt come Bilbao o Barcellona. Come si pu rivalorizzare un territorio come quello urbinate? Il rilancio pu avvenire con la creazione della citt in estensione intorno a Urbino. Bisogna comporre elementi naturalistici e architettonici in modo tale da creare una compenetrazione nel rapporto tra citt e campagna: il verde, i campi, la tradizione agricola devono tornare ad essere la cifra peculiare della citt del futuro. Larchitettura contemporanea diventata il luogo in cui si producono opere molto belle, ma che non sono altro se non oggetti e sculture ingrandite: questo il segno della crisi dellarchitettura moderna che poi si riflette sulla decadenza delle nuove metropoli. Nella citt antica cerano strutture, come il Palazzo Ducale, che riuscivano ad aderire al territorio. Adesso si creano prodotti belli ma decontestualizzati. Gli architetti oggi sono i rappresentanti di un secolo senza identit. Lindividualismo e la globalizzazione architettonica sono i principali fattori di degenerazione delle nostre citt. Basti pensare che non c differenza tra laspetto di una capitale dei Paesi arabi e una degli Stati Uniti. Regioni come le Marche svolgono un ruolo importantissimo in questo senso perch esprimono una cultura radicata nella realt territoriale e capace di rilanciare una nuova era artigianale in cui il rapporto tra forma e materia torni a equilibrarsi. Gli interventi di Giancarlo De Carlo hanno rispettato lidentit del territorio ma, nonostante ci, la citt sembra non aver avuto quello slancio che era nella mente dellarchitetto. La grande crisi della citt esplosa dopo De Carlo. Adesso tocca alle nuove generazioni cambiare le coordinate strategiche dello sviluppo delle citt. Urbino candidata a capitale europea della cultura 2019, cosa ne pensa? S, secondo me pu essere la candidata giusta: la sua composizione architettonica uno dei pi grandi esempi di dialogo tra tessuto urbano e campagna. La candidatura, a prescindere dallesito finale, potrebbe farla assurgere a citt ideale a cui guardare per un nuovo modello urbano. Dopo le grandi espressioni artistiche del 500 e nel 600, larchitettura si adagiata su un eccessivo razionalismo e oggi non dialoga pi con il territorio ma diventata espressione dellinformatica, della logica matematica e del calcolo numerico. Non dal numero che si pu ripartire. Se non vogliamo perderci in citt alienanti e senza identit dobbiamo ripartire dalle realt culturali, dalla storia e dalle strutture urbanistiche antiche. (A.F.)

il Ducato

Itinerari ragionati (e possibili) per conoscere Urbino e subirne il fascino

Il Palazzo pi bello del mondo


Cos esclam il critico darte Kenneth Clark davanti alla facciata e ai torricini di Luciano Laurana
LORENZO NICOLETTI
sfondo religioso dei maestri camerti Girolamo di Giovanni da Camerino e Giovanni Boccati, e affreschi di Antonio Alberti da Ferrara. Si arriva poi allappartamento dei Melaranci (tre stanze), cos denominato dal tipo di piante allora conservate nelle logge. Gli ambienti sono dominati da polittici di Giovanni Baronzio e Puccio di Simone, da un trittico di Nicola di Maestro Antonio da Ancona. Segue lAppartamento degli ospiti che tra le sue stanze, annovera anche la Sala del re dInghilterra con il softto ornato dagli stucchi di Federico Randagi e dove sono esposte il tesoro delle 103 monete doro. Inne, lAppartamento del Duca, composto dalla sala delle Udienze, dallo Studiolo, dalla Camera del Duca e connante con le Sale di Rappresentanza. Questi ambienti ospitano capolavori come La Flagellazione e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, il Ritratto di Federico e Guidobaldo di Montefeltro di Pedro Barruguete e gli Uomini Illustri. Di particolare rilievo La Citt Ideale opera di Piero della Francesca, tra le pi famose del Rinascimento. Concludono la visita, oltre al piano superiore, il Salone del Trono destinato alle feste con alle pareti una serie di arazzi raffaelleschi degli Atti degli Apostoli e lappartamento della Duchessa con 4 ambienti impreziositi dal Ritratto di Gentildonna(La Muta) di Raffaello Sanzio. Ed proprio lo stesso pittore a suggerire una vista alla sua casa Natale situata nellomonima via. Si tratta di una antica residenza dove, oltre ad un grazioso cortile, si possono ammirare opere di Giovanni Santi (padre di Raffaello), oggettistica domestica e ceramiche del Montefeltro. Il pezzo forte della casa la Stanza dellAffresco rafgurante un Vergine con il bambino che una tradizione popolana attribuisce a Giovanni Santi che vi avrebbe rafgurato la moglie con il piccolo Raffaello. In realt si tratta della primissima composizione raffaelliana. Del corredo urbinate fanno parte a pieno titolo anche il Duomo, la chiesa di S. Francesco con annesso convento dei Cappuccini e i numerosi oratori, tra i quali spiccano splendidi affreschi in quello di S.Giovanni e S.Giuseppe. Ricchissimi di capolavori, anche il Museo Diocesano Albani, costituito di 4 cappelline ed il Museo della citt. A regalare ulteriori emozioni concorrono altre due strutture: Il Mausoleo dei Duchi nella chiesa di S.Bernardino e la Fortezza Albornoz che dallalto del cosiddetto Pian del Monte d al visitatore la concreta sensazione di dominare lincantevole citt ducale.

dolci pendii dellAppennino marchigiano, ricchi di una suggestiva vegetazione che cattura lo sguardo sino al mare, continuano a svolgere nei secoli una preziosa funzione: la conservazione dei numerosi tesori storico-artistici del nostro territorio. Un patrimonio unico, vario, distinto di citt in citt, come un grande mosaico fatto di innumerevoli tasselli. La composizione di questo affascinante quadro prende il via sin dalle ere pi remote, passando per le antiche civilt e il medioevo, con un sensibile incremento nel periodo rinascimentale. Ad essere contagiata dal risveglio delle scienze e della cultura, caratteristico dellepoca, fu tutta la regione, raggiungendo un livello di assoluta eccellenza nel territorio del Montefeltro ed in particolare ad Urbino. Lantica dimora dei Montefeltro divenne in poco tempo capitale indiscussa delle diverse forme darte, proponendo capolavori pittorici e architettonici che ancora oggi le conferiscono un fascino del tutto particolare a livello mondiale. A dominare la citt innanzitutto il maestoso e imponente Palazzo Ducale eretto nel XV secolo dal duca Federico da Montefeltro per celebrare il proprio prestigio politico e sociale. Ledicio, che il critico inglese Sir Kenneth Clark ha denito come la cosa pi bella di tutto il Rinascimento, fu eretto grazie al contributo dei maggiori architetti dellepoca, tra i quali il orentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini e si compone di diversi ambienti. Innanzitutto il cortile donore, cuore del Palazzo ed ex centro delle attivit della corte, che accoglie il visitatore con una struttura equilibrata, composta di numerosi archi frontali e simmetrici. La sua particolarit quella di presentare una caratteristica colorazione rosso-avorio, dovuta allaccostamento tra mattoni e pietre. Nel loggiato del cortile, sulla sinistra, si trova la Biblioteca del Duca. Luogo dello Spirito per eccellenza, essa accolse i manoscritti acquisiti o composti personalmente da Federico dai Montefeltro. Al primo piano della struttura si accede attraverso lo scalone donore che presenta decorazioni del Barocci e uno stemma araldico del Duca. Si arriva cos al primo edicio denominato Appartamento delle Jole composto da 7 stanze. Il nome deriva da un camino presente nella prima stanza ad opera di Michele di Giovanni da Fiesole detto il Greco. Per tutto il percorso si incontrano opere a

CATTEDRALE

Il Duca volle una residenza splendida E chiam i migliori architetti del suo tempo

URBINO IN MOSTRA
Passeggiare fuori dal centro

VIA BAROCCI FORTEZZA ALBORNOZ

Dalla Fortezza per dominare citt e campagna


ELISA TOMASSO

Nella pagina a anco in basso il Palazzo Ducale. Nella mappa, alcuni tra i monumenti pi importanti, come la Cattedrale, e luoghi da visitare, come la Casa di Raffaello e la fortezza Albornoz. Inne, itinerari insoliti: loratorio di s. Giovanni e il suggestivo vicolo Piola S. Margherita

CASA DI RAFFAELLO SANTA MARGHERITA


CINQUE EURO PER LA VISITA
Quanto costa vistare le meraviglie di Urbino? Iniziando dal Palazzo Ducale, il prezzo intero di 5 euro, che scende a 2,50 per docenti e ragazzi dai 18 a 25 anni. Entrate gratis per chi non abbia compiuto 18 anni e per gli over 65. A casa Raffaello si entra invece con 3,50 euro, previsto uno sconto per le comitive (2,50 euro) e unagevolazione alle scolaresche (1.00 euro). Pi economico lingresso agli oratori: quello di S.Giovanni si visita con 2,50, mentre laltro di S.Giuseppe richiede ancora meno (2.00). In entrambi le comitive pagano 1,50. Diversi i prezzi ai musei: si va dai 3,50 euro (ridotto a 2,50 per le comitive e a 1,50 per le scolaresche) per il Diocesano Albani a 1,00 per il Museo della Citt e quello dei Gessi. Ingresso gratuito al Duomo, alla Chiesa di S. Francesco e al Mausoleo dei Duchi.

UN TABLET PER AMICO


Le cartoline ingialliscono sugli scaffali dei negozi di souvenir, le guide turistiche e le mappe di carta sono ormai date per disperse. Al loro posto, il turista moderno porta nello zaino uno smartphone e un tablet con i quali fotografa, naviga su internet, sfoglia guide illustrate sullo schermo touch usando applicazioni (app) dalle funzioni pi disparate, molto spesso realizzate ad hoc per il luogo che sta visitando. Il centro storico della citt Ducale gode della copertura del segnale wi gratuito con il sistema Uwic grazie al quale si pu scaricare MyCicero, la app per iOs e Android promossa dallassessorato al Turismo comunale e basata in particolare sulla scansione dei Qr Code, quei misteriosi codici a barre quadrettati applicati sulle targhe messe davanti ai principali punti di interesse.

ra lerba fresca che sta spuntando ignara del gelo e delle stagioni, sembra risuonare lantico e lento calpestio dei carmelitani scalzi, che un tempo venivano qui per pregare e per meditare. Immersi nel silenzio e nella suggestiva visione della citt ducale, nobile e triste, allora come oggi. Al mattino presto Urbino vuota. La fortezza Albornoz fredda, la luce ancora tiepida. Qualche raggio di sole cerca invano di penetrare il grigiore del cielo, segno di una primavera che fatica a farsi spazio tra le rigide temperature di questi giorni daprile. Non ce la fa. Urbino, la bella addormentata del Montefeltro, gi patrimonio dellumanit Unesco, gi candidata a capitale europea del 2019. Bella e inesplorata. Di qui non passa quasi mai nessuno, si concentrano tutti a Palazzo Ducale e nella casa natale di Raffaello Sanzio confida con sconsolato realismo il custode delloratorio di San Giovanni, in fondo a via Federico Barocci, una delle infinite stradine che si intrecciano sotto lombra dei plessi monumentali della citt. I turisti sono di passaggio a Urbino, non vi sostano e cos non hanno modo e tempo per guardarla pi da vicino. Fuori, sulla sinistra, in prossimit del portone daccesso allantica sede della confraternita, una cassetta postale con su scritto lettere, ben evidente, come la loro assenza. Partendo dalla fortezza Albornoz, nella zona nord occidentale della citt, e imboccando via dei Maceri, si arriva a via Margherita e poi a una delle sue tre traversine, Piola Santa Margherita. Stradine, vicoli, scalinate e sottopassi. Questa lUrbino nascosta. Fatta di salite e discese ripidissime e improvvise, dove bastano un po di umidit e di rugiada mattutina per ritrovarsi in un istante a valle. Un modo per andare piano, per soffermarsi sui mille particolari che altrimenti passerebbero inosservati. Come i tanti altarini in onore di questo o quel santo, di questa o quellaltra Madonna, posizionati ovunque e nei punti meno scontati. Sotto alcuni di essi, piccole bocche su pietra con su inciso elemosina. Tra lodore del muschio che prepotente continua a nascere dal suolo, le prime persone che si incontrano sono i ragazzi del

Urbino candidata a capitale europea della cultura Ma in parte rimane ancora sconosciuta

Centro Francesca che stanno uscendo di casa. Una di loro saluta insistentemente, con il sorriso sulle labbra. Poi ringrazia e se ne va insieme agli altri. Grazie. In lontananza una giovane coppia cammina lenta, mano nella mano, guardandosi negli occhi. Via Barocci, gli oratori e gi, per le scalette di via San Giovanni. Prima di ritrovarsi in mezzo al frastuono di via Mazzini, sulla destra una vecchia bici riposa sulle mura dingresso di Via sotto il Carmine. Oltre porta Valbona, linfinita scalinata che porta al Teatro Sanzio. Sulla sinistra, salendo, la piccola bottega di un rilegatore di libri antichi. Gi a lavoro. Di tanto in tanto un murales, colori che stridono con i toni sbiaditi dei torricini che si intravedono da lontano e che poi, a man a mano, si fanno sempre pi vicini. Eccoli che dominano sulla citt, ormai brulicante di persone che vanno a lavoro, di autobus che portano gli studenti a destinazione, di anziani che passeggiano tranquilli sotto i porticati di via Garibaldi. C anche una scolaresca di fronte al Teatro Sanzio. Uninsegnante cerca di carpire lattenzione dei ragazzi, deliranti. Racconta al microfono di Federico da Montefeltro che un tempo percorreva queste strade, a piedi, o a cavallo. Ma gi una navetta che passa fonte di distrazione. Tutti a correrle dietro, verso Piazza della Repubblica. Continuando a salire, un po di verde, ben curato. E ai lati della passeggiata Carlo Bo prima e del viale Ferdinando Salvalai subito dopo. Sullo sfondo le colline del Montefeltro dominano il panorama. Prima di ritrovarsi in Piazza Rinascimento, altri vicoletti si impongono allattenzione. Il giro dei torricini e poi, oltre via Saffi, via Piave e via San Girolamo che conducono dallaltra parte della citt. Allex monastero di Santa Chiara e ancora, oltre la chiesa di San Domenico, a Piazza Rinascimento, dominata dal Palazzo Ducale e dalla Cattedrale. Se a questo punto venisse voglia di esplorare sentieri pi classici o di far visita a qualche monumento, giovani donne del punto IAT (Informazione e Accoglienza Turistica) sono l, a disposizione. Insieme ai tanti spunti presenti sul sito www.urbinoculturaturismo.it. Privi di magia, ma pregni di storia.

il Ducato

Dietro e dentro il borgo medievale si nasconde lantico avamposto romano

Cera una volta Urvinum


Cinta muraria, torri di guardia, strade, necropoli e le tracce degli assedi dei Goti: qui passata la storia
VIRGINIA DELLA SALA

na Urbino piccola piccola, quanto basta per osservare la valle intorno ed essere inespugnabile: Urvinum Mataurense la citt dentro e sotto la citt, soffocata dallo splendore rinascimentale; il fantasma di unet romana che ebbe radici nellet del ferro e che si avvi a partire dal terzo secolo dopo Cristo. Restano sprazzi, piccole apparizioni: a guardarla nelle carte, il cuore di tutto, il fulcro di unurbanizzazione che si ramicata nel tempo attorno a due strade principali e perpendicolari, il cardo maximus e il decumanus maximus. Il forum, il centro della vita sociale, si trovava nel punto di unione di queste due direttrici e corrispondeva allattuale piazza Duca Federico. Si sa che per andare a teatro bisognava percorrere via San Domenico, arrivare in quel punto dove ora ci sono due pannelli a coprirne i resti, mai messi a disposizione dei turisti dagli anni settanta: Sarebbe stato molto utile spiega il professore di archeologia dellUniversit di Urbino, Mario Luni- inserire un progetto di copertura adeguata nel piano regolatore e creare unaerea museale che interagisca con lUrbino artistica e rinascimentale del centro. La distanza dalle mura meridionali breve: proseguendo lungo via Santa Chiara si pu immaginare di attraversare una zona residenziale, con domus, cisterne per la raccolta dellacqua e forse anche zone termali. Qualche anno fa, da uno scavo comunale, sono aforati tre muri di una domus di et Repubblicana e superci di pavimentazione in mosaico. Al momento, sono sepolte sotto la terra del cantiere, ma il comune di Urbino e la Sovrintendenza hanno gi inoltrato un progetto che preveda lo smontaggio dei ritrovamenti e la loro ricomposizione. In questo modo continua il professor Luni si riesce a offrire alla collettivit la

visione del documento storico archeologico senza estirparlo dalla sua naturale collocazione. Si immerge nei ricordi il professore, quando racconta di come Giancarlo De Carlo avesse denito il muro pi brutto mai visto il tratto di mura aforate durante la costruzione di unaula di palazzo Battiferri, sede della facolt di economia: Era un pezzo costruito con materiale di risulta, capitelli e cornicioni provenienti dalla citt romana. Risaliva al sesto secolo d.C. e fu probabilmente eretto durante lassedio del 540 da parte di Belisario, contro i duemila Goti che avevano occupato la citt. E ora, il muro integrato nel cortile della facolt, coperto da un telone in plastica per conservarlo. In via Saf, inglobato in un muro, c il rilievo di un pilastro, dellantica porta meridionale mentre una cantina di palazzo Virgili Antaldi ospita un mosaico appartenuto a un edicio pubblico del terzo secolo. Un teatro, comunque, non basta a fare di Urbino una citt darte e cultura: Urvinum spiega Luni - era per lo pi un avamposto militare, ideale per la presenza dacqua e per la posizione di dominio della via Flaminia. Le mura seguivano il perimetro naturale del poggio, quella forma curvilinea che d il nome alla citt (Urvus signica curvo, come il poggio su cui nacque loppidum). Lungo le strade esterne, verso lospedale, nella zona del Consorzio sono state trovate un centinaio di tombe che hanno permesso di stabilire let media degli abitanti del tempo attorno ai 28 anni (il 60% delle tombe accoglievano bambini al di sotto dei 12 anni). Scavare a Urbino un incontro col passato che richiede la costante supervisione della Soprintendenza ai beni archeologici: in alcuni casi, come per le mura romane inglobate in palazzo Bonaventura (sede del Museo della Citt) c chi ben contento di conservare e innestare antico e moderno. Altri, come Carlo Bo che trov un mosaico davanti casa sua, maledicono il momento in cui vecchi relitti bloccano il progresso, lingresso e lo sviluppo urbanistico.

Nella foto grande lAquedotto di Santa Lucia, che ha rifornito la citt per secoli e ormai in disuso. In basso, le antiche mura romane che sono rimaste inglobate allinterno del Museo della Citt. In alto, busto acefalo di una statua romana di et imperiale.

URBINO SOTTERRANEA
Urbino e le Citt Invisibili

Nel segno di Calvino

alvolta citt diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e laccento delle voci, e perno i lineamenti delle facce. E Italo Calvino che lo scrive, descrivendo una delle cinquantacinque citt che compongono il suo Le citt invisibili. Eppure chiudendo gli occhi e lasciando risuonare come uneco le parole dellautore - citt diverse che si succedono, incomunicabili tra loro non si pu non pensare che queste immagini siano pennellate decise dei tanti ritratti della citt di Urbino. Perch arrampicata sulla cima di una rocca, questa citt-palazzo custodisce se stessa e le sue tante anime che convivono e si sovrappongono luna sullaltra, dimentiche di s e aliene dal resto del mondo. Urbino una citt sospesa che somiglia in maniera sorprendente alle tante citt che Marco Polo e Kublai Khan, protagonisti dellopera calviniana, descrivono disegnandone la forma con i pezzi degli scacchi sui tasselli di ebano e avorio. Come uno scrigno la citt ducale conserva gelosamente le sue origini romane e medievali che riaforano in supercie, portate su dai cestelli che raccolgono lacqua in fondo ai pozzi e alle cisterne. E la Zaira di Calvino una fotograa della Urbino custode del suo passato: ma la citt non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle nestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere. I vicoletti stretti, tutti in salita si intrecciano luno con laltro come fossero un groviglio di li, una ragnatela sapientemente tessuta, raggomitolata allinterno delle mura che fanno da scudo alla citt e ai suoi abitanti. La forza visionaria di Calvino non solo descrive le tante citt nascoste, sovrapposte ed evidenti ma anche quelle possibili e irrealizzate, le citt del desiderio, rimaste impigliate negli ostacoli dellinattuabilit. E anche quando parla di Fedora, Calvino sembra sorare il prolo dei torricini di Palazzo Ducale: In ogni epoca qualcuno guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la citt ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura, gi Fedora non era pi la stessa di prima e quello che no a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di cristallo. Forse Le citt invisibili non solo una pregiata opera letteraria. E anche un ltro con cui indagare e attraverso il quale amare questa citt. (G.A.)

VISITE OFF LIMITS


Visitare i sotterranei di Urbino non cos semplice. Il Gruppo Speleologico Urbinate disponibile ad accompagnare chi ne fa richiesta, ma per strisciare nei cunicoli della citt ci vorrebbe, oltre a un po di coraggio e di esperienza, unassicurazione per infortunio. Per questo no ad oggi le visite sono soprattutto dedicate ai colleghi che partecipano al convegno regionale di speleologia. Se volete cimentarvi in questa avventura, mettete in conto di tornare a casa coperti di fango.

Cunicoli, pozzi, incisioni, cisterne e perno capelli dangelo

Gi, nella ragnatela sotterranea


DIANA OREFICE
i dice che laggi in fondo ci sono ancora le armi dei partigiani racconta il custode del Museo della Citt, mentre ci sporgiamo su un antico pozzo nascosto tra le mura di palazzo Odasi. Forse le gettavano l per nasconderle. Nel pavimento del cortile c la grata di una vecchia cisterna, e un altro pozzo per recuperare lacqua piovana che la cisterna raccoglie: un elementare sistema idraulico costruito pi di 500 anni fa. Ora il pozzo stato chiuso, ma se venisse svuotato sarebbe ancora funzionante. Secondo il Gruppo speleologico urbinate, che dal 1999 esplora i sotterranei della citt, nel centro storico di Urbino ci sono almeno 250 pozzi e 39 cisterne. Lopera idraulica pi affascinante lacquedotto di Santa Lucia: un cunicolo che si snoda a una profondit di dieci metri sotto le suole dei passanti, e si estende dalla fonte omonima fino alla chiesa degli Scalzi. Le date scolpite sullarenaria delle pareti raccontano una storia che inizia nel 1516 questa la pi antica epigrafe rinvenuta e prosegue fino al 1904. Tra

le incisioni si riescono ancora a leggere i nomi dei muratori e degli ingegneri che lo percorsero negli anni, e lavviso vendita vino, nel luogo dove probabilmente gli operai andavano a ristorarsi. C anche un bicchiere di vetro, ormai incrostato di calcare, che i muratori usavano per bere lacqua della sorgente spiraglio, una delle cinque che alimenta lacquedotto. Dal soffitto, nei punti in cui non ci sono le volte a botte in muratura, scendono i capelli dangelo: stalattiti bianche e sottili, lunghe dai dieci ai trenta centimetri. Anche lacquedotto di Santa Lucia, come la maggior parte dei pozzi e delle cisterne di Urbino, ancora funzionante: il Gsu si preoccupa di aprire le paratie per far defluire lacqua quando la condotta piena. Si pu bere, acqua pura spiega larcheologo Filippo Venturini, che collabora al progetto dal 2010. Lopera di studio da parte degli speleologi va avanti da oltre dieci anni e c ancora tanto da scoprire, a iniziare dalla data di creazione dellacquedotto: in un primo momento si pensava fosse di epoca Rinascimentale, ma la pavimentazione tipicamente romana.

Tra le altre scoperte del gruppo di Urbino ci sono le cisterne del Monte: due vasche rettangolari costruite nei primi anni del 900 in occasione del nuovo acquedotto comunale, che sostitu quello di Santa Lucia. Si trovano sotto il monumento di Raffaello e fino a pochi anni fa venivano ancora utilizzate. Sotto la scuola Pascoli c la condotta di via dei Morti: serviva, insieme al pozzo degli Albani, a raccogliere le acque del Santa Lucia. C poi la condotta dellIstrice, fuori dalle mura di Urbino: un cunicolo di un centinaio di metri che serviva a drenare le acque che potevano danneggiare le cinte della citt. E quella di Evagine, di una cinquantina di metri, per rifornire la fonte omonima, ricostruita in stile neoclassico nel 1800 dal Cardinale Albani. Il Gruppo speleologico di Urbino uno dei pi attivi dItalia nello studio delle cavit artificiali. Lavora in modo totalmente volontario, perch il rilievo dei sotterranei non rientra in nessun progetto finanziabile dal Comune. Lo fanno per divertimento e per passione: la passione di ritrovarsi di sera, dopo una giornata di lavoro, a percorrere cunicoli scavati migliaia di anni fa, nascosti sotto i piedi degli urbinati.

il Ducato

Dal medioevo alla Controriforma, un giro per 29 chiese: molte sono chiuse

Radiograa della citt visibile


La Urbino laica cresciuta su conventi, case generalizie e oratori, spodestando quella religiosa
AGNESE FIORETTI
cata alla celebrazione delleucarestia. Piuttosto utilizzata come deposito delle opere della Diocesi ed un vero peccato, perch custodisce un tesoro scientico. Si tratta di una delle due uniche meridiane a camera oscura (ossia da interno) delle Marche, un patrimonio difcile da scoprire e impossibile da visitare. Risalendo via Saf e fermandosi di fronte alla facolt di Economia della Carlo Bo, si trova la chiesa di San Paolo, ormai sconsacrata e diventata sede di un restauratore. Il percorso volto alla ricerca delle chiese chiuse della citt ha come tappa successiva Porta Lavagine, da cui inizia via Cesare Battisti che arriva no a Piazza della Repubblica. Lavagine una delle quattro porte incastonate nelle mura della citt, ma lunica ad avere una chiesa appollaiata sulla sua struttura. Santa Maria degli Angeli, un edicio a unica aula semplice e delicato, che ospita un dipinto della Madonna del latte. Da Lavagine, passando per una delle traverse di via Cesare Battisti che sboccano in via Nuova, si raggiunge via Budassi, dove si trova la chiesa di Santa Maria della Torre. Un arcobaleno di colori provenienti dalle vetrate che decoravano il portale del 500. Furono realizzate da Timoteo Viti e oggi accendono le stanze del Palazzo Ducale. Nel frattempo la chiesa delle Agostiniane continua a ospitare opere di pittori epigoni e allievi di Federico Barocci. Prossima tappa: la chiesa di San Bartolomeo, o San Bartolo, presso il baluardo sporgente dalle mura roveresche. Questa chiesa del XIV secolo ospitava il grande trittico rafgurante la Madonna del latte e alcuni episodi della vita di San Bartolomeo, che fu forse realizzato da Antonio Alberti da Ferrara. Proseguire verso la ne di questo viaggio vuol dire arrivare a via Raffaello, nella chiesa di San Sergio e in quella dellAnnunziata. San Sergio, oggi caratterizzata da uniconostasi bizantina, stata la prima cattedrale di Urbino e da qualche anno, ogni domenica mattina, vi sono celebrate messe ortodosse. La chiesa dellAnnunziata, invece, pass dalla congregazione dei Servi di Maria a quella dei Carmelitani scalzi e fu ristrutturata nel XVII secolo da Giovan Battista Bartoli. Aperta saltuariamente, custodiva la pala daltare di Raffaellino del Colle, rafgurante la Madonna del soccorso e oggi esposta al Palazzo Ducale. Questo percorso verosimile sta per diventare realt. Il primo ne settimana di giugno il Comune di Urbino organizzer quattro percorsi tematici per risvegliare 20 chiese del centro storico. una conquista soprattutto per quelle sette chiese dalle erbose soglie che saranno riaperte al pubblico. Il circuito cercher di riproporre liconograa delle principali opere conservate, dando vita a ori e strumenti musicali presenti nelle tele.

l convento di San Girolamo stato sede del carcere urbinate e oggi ospita la scuola di restauro della Carlo Bo. La facolt di Economia si insediata dove prima dei docenti arrivarono i Benedettini e quella di giurisprudenza nel vecchio convento degli Agostiniani. Perch Urbino una di quelle citt in cui il profumo della storia si respira in ogni angolo. Quel profumo che nasce dallintersezione di epoche e vicende diverse, dallaccavallarsi di tracce eterogenee che sanno fondersi in unico mattone, in ununica identit. Nellarco dei secoli Urbino stata accarezzata da quasi tutte le congregazioni religiose, che lhanno scelta per poi doverla abbandonare. Dopo lunit dItalia, i due decreti di Lorenzo Valerio ordinarono la soppressione di tali ordini, in modo da destinarne gli edici a un uso pubblico. Le Clarisse dovettero vagare tra varie strutture della citt, mentre le Agostiniane furono le uniche a sfuggire alla soppressione. Un processo di secolarizzazione di una Urbino troppo ecclesiastica, la modernit che si inla tra i vicoli e che, come ogni forma di riciclaggio, non d vita a tutto quello che tocca. Urbino, centro storico e non solo, una costellazione di 29 chiese, ma molte di queste erbose hanno le soglie. Con questa espressione Anna Fucili (responsabile della biblioteca dellAccademia di Belle Arti di Urbino) e Tiziano Mancini (responsabile per le relazioni pubbliche della Carlo Bo) hanno sottotitolato il loro testo dedicato alle chiese fuori le mura della citt ducale. Ma per imbattersi nelle erbose soglie non necessario oltrepassare i conni del centro storico; si incontrano anche da via Raffaello a piazza della Repubblica, proseguendo verso via Budassi o via Saf. Sono le soglie costruite dal tempo e dalloblio, delle chiese ormai chiuse e dimenticate, che sfuggono ai passanti e spesso anche ai residenti. Sono chiese svuotate, spogliate della loro identit per trasferirle al caldo dei musei, soprattutto del Palazzo Ducale.Spolverare Urbino da tutta la sua cristianit, non per eliminarla ma piuttosto per nasconderla, ha imposto a molte opere darte una destinazione museale per cui non erano state progettate. A rimetterci sono state quelle chiese non pi aperte al pubblico, cadute nel vortice del dimenticatoio o destinate a funzioni completamente diverse da quelle originarie. Solo in via Saf, tra lodore dei libri universitari e dei pranzi arrangiati nei piccoli bar, ce ne sono due, a pochi metri di distanza luna dallaltra. La chiesa di SantAgostino si estende subito dopo il vicolo omonimo ed chiusa da circa trenta anni. Non sconsacrata, ma neanche dedi-

Finiti i giorni dei percorsi di Daverio e Sgarbi

Il turista abbandonato
L
e vie della citt erano quelle in cui essi andavano al lavoro tutti i giorni, senza pi nessun rapporto con linseguimento sognato. Che del resto era gi dimenticato da tempo. Sono le vie di Zobeide, una delle Citt invisibili di Calvino. Ma potrebbero essere anche quelle arrossate dai mattoni di Urbino. La citt ducale e ideale. Un sogno, una nuvola da cui atterrare per scoprire che lutopia nella realt, che si rende visibile senza per questo perdere valore. Perch Urbino va guardata da pi prospettive, o meglio da pi livelli di profondit. In supercie ci sono i mattoni, il gatto del cinema ducale in posa tra i vicoli, gli universitari che trascinano valigie nelle ripide salite. Ma ci sono anche quegli spazi che comunemente non si vedono, relegati in un nascondino forzato. Sono indignata per lassoluta mancanza di attenzione verso queste strutture da parte del Governo, ha dichiarato lassessore alla Cultura Lucia Pretelli. Si denita sul piede di guerra, di fronte a quei tagli alla cultura abbattutisi come una mannaia sul patrimonio urbinate. Valorizzare nch si pu, e nel dimenticatoio niscono pezzi di arte, letteratura e architettura. Quelli a cui lassessorato di Lella Mazzoli - ma erano tempi pi ricchi - aveva restituito della linfa vitale. Passeggiate e parole, attori e personaggi di rilievo per accompagnare alla scoperta di luoghi ignoti urbinati e turisti. Scoprire Palazzo Corboli, lOratorio della Morte e quello della Santa Croce, il Torrione in fondo a Via Saf leggendo le Cantonate di Urbino di PaoloVolponi. Farsi guidare da Tommaso Ragno che recita il romanzo di Rabelais Gargantua e Pantagruel, il cui protagonista un giovane principe ereditario del regno di Utopia, o seguire Philippe Daverio dal Palazzo Ducale no allOratorio di San Giuseppe per scoprirne il presepe a grandezza naturale. Il progetto con cui lex assessore Mazzoli volle far rivivere gli interni e gli esterni dellUrbino pi nascosta stato un viaggio da Pifferaio magico, sempre gratuito e aperto al pubblico. Ogni anno i percorsi erano organizzati soprattutto durante la primavera, a Pasqua e a Natale. Venne ancheVittorio Sgarbi, si leggevano Pascoli e Tasso e il 31 ottobre 2008 i partecipanti poterono ottenere lannullo di un neonato francobollo rafgurante il centro storico della citt. Sono passati cinque anni e le casse si sono impoverite. Anche passeggiare diventato un lusso. (A.F .)

URBINO NASCOSTA
Gli oratori da valorizzare

San Giuseppe e San Giovanni i due dimenticati


ANTONELLA FERRARA

N
A sinistra, San Francesco di Paola. Sopra, loratorio di San Giovanni. Sotto, la chiesa di San Sergio in via Raffaello. In basso, la Sinagoga del Ghetto

ella girandola di scale e vicoli che si aggrovigliano per la citt ducale c un tesoro invisibile fatto di affreschi, statue marmoree e preziosissime tele. l che gli antichi splendori incontrano la decadenza del presente. Il viaggio che porta alla scoperta degli oratori di Urbino comincia una domenica di fine marzo tra le vie pi nascoste della citt, da via Federico Barocci dove, in fondo alla strada, si erge una piccola chiesa. Loratorio di San Giovanni rimane aperto dalle 10 alle 13: il tempo per visitarlo poco, ma vale la pena entrare. Pagato il biglietto e attraversata una porticina, si viene travolti da uno spettacolo difficile da descrivere. Le storie di San Giovanni Battista, affrescate dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, riempiono le pareti delledificio culminando nellanello di personaggi che si stringono intorno alla croce. La drammaticit disegnata sul volto della Maddalena porta a compimento la sensazione di catarsi creata dal susseguirsi degli affreschi . Sulla stessa strada si trovano altri due oratori: Le cinque piaghe e San Giuseppe. Il registro delloratorio di San Giuseppe conta poche visite: 2-3 nellarco della giornata. Lattenzione viene attirata subito dalla piccola cappella a destra dove si trova il presepe cinquecentesco di Federico Brandani. La pietra pomice e il tufo che ricoprono le pareti della cappella creano un effetto scenico suggestivo, latmosfera quella di una grotta. Nella cappella principale le

mura e il tetto sono un tripudio di stucchi e decorazioni attribuite a Carlo Roncalli, autore anche delle tele sulle pareti laterali. La statua marmorea di San Giuseppe domina la zona absidale, dove si innalza ledicola con colonne di porfido provenienti dal Pantheon, dono del cardinale Annibale Albani. Gli oratori di Urbino sono nove, ma molti sono chiusi: la cura e la fruizione degli edifici dipende dalle confraternite, che per non possono pagare i custodi per tenerli aperti. Gli unici visitabili sono San Giuseppe, S.Giovanni e loratorio della Grotta. Aprire i chiavistelli non facile e lunica soluzione cercare Giuseppe Cucco, esperto darte e priore della chiesa di S. Francesco di Paola. Il suo mazzo di chiavi apre il pi antico degli oratori: Santa Croce. Allinterno ci sono ponti e calcinacci: la chiesa in restauro dal 2006, ma il buio e la polvere non nascondono la bellezza della cappella della Sacra Spina, posteriore rispetto al nucleo originario. La chiesa di San Francesco di Paola, sede della confraternita del Corpus Domini nel 1708, da via Mazzini osserva silenziosa la vita della citt. Stucchi e affreschi di Antonio Viviani il Sordo, ricoprono le pareti laterali in un crescendo di ghirigori e decorazioni floreali. Nascosta tra i vicoli della citt del duca sopravvive un frammento di storia di Urbino. Le sculture del Brandani, gli affreschi di Giovanni Santi conservano la memoria di un passato che valica i confini del tempo, ma rimane soffocato dietro le porte sprangate del presente.

Il ghetto: un romanzo e una tragedia lunghi quattro secoli

Chi ha preso la gallina di Pagnocc?


ILARIA BETTI

ra un giorno di dicembre, la neve imbiancava la citt ducale e Pagnocc passeggiava per il ghetto. La Channuka, la festa ebraica delle luci, era alle porte e in mano teneva un gallinaccio. Allimprovviso lanimale vol via e Pagnocc lo rincorse per tutta via Stretta, nch vide un signore con un pesante mantello, sotto il quale era nascosta la gallina. Disse: Hai tu la mia gallina? E luomo: Nemmeno per sogno. Non potendo permettersi di contraddire un cristiano, sopport in silenzio lumiliazione. Nha toccat i pid per ter, come el gallnac d Pagncc: ancora oggi, nel dialetto urbinate, quando qualcosa scompare, ma non si pu fare il nome del sospettato, si torna con la mente a Pagnocc. La sua storia, come quella di tanti ebrei, si nasconde tra via Stretta e via delle Stallacce, le vie in cui sorse nel 1633 il ghetto ebraico a Urbino. Alla ne del XV secolo, gli ebrei erano circa un terzo della popolazione urbinate: gestivano il

commercio e i banchi dei prestiti, attivit vietata ai cristiani. Fino al 600 godettero di ampi privilegi. Ma con la morte di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo duca di Urbino, la situazione precipit. Il ducato venne annesso allo Stato della Chiesa che ordin la costruzione dei ghetti. Gli ebrei si trasferirono nei pressi di porta Valbona, dove fu costruita la nuova sinagoga, prima sita in via dei Veterani. Penalizzati nel commercio dallisolamento di Urbino, da tasse altissime e dal fatto che il mercato si svolgeva il sabato, giorno della Shabbat, gli ebrei si ridussero a 80 anime prima del 1915. Dopo il 1938, con le leggi razziali, trovarono rifugio in campagna, protetti dal silenzio dei compaesani. Tutti sapevano dove erano nascosti ma nessuno parl, afferma Maria Luisa Moscati Benigni, studiosa delle comunit ebraiche delle Marche. Non rivelarono neanche laltro nascondiglio, nella chiesa di San Sergio, in via Raffaello: Guardando in alto, si notano due nestrelle racconta la studiosa proprio in quelle softte, don Gino Ceccari-

ni, nascondeva gli ebrei stranieri. Quando la notizia della loro presenza si diffuse, furono spostati nei reparti di isolamento dellospedale, situato dove oggi si trova lIsia. Tutto inutile: pochi giorni prima dellarrivo degli alleati, vennero prelevati dalle SS e fucilati. Stessa sorte tocc a due coppie di Fermignano e di SantAngelo in Vado: la lapide commemorativa dei nove ebrei si trova ancora nel monastero di Santa Chiara. Cosa accadde, invece, alla sinagoga? Rimasta chiusa durante il secondo conitto mondiale, non sub danni. Fu riaperta nel settembre 1944, il giorno del Rosh Hashana (Capodanno), dalla Brigata ebraica, una truppa formata da ebrei palestinesi che risalivano la penisola con lottava armata inglese. Furono ospiti dei Coen, una delle famiglie storiche del ghetto. Durante la cena, uno dei ragazzi di questa Brigata racconta la Moscati- appena sent lodore del tradizionale pollo con il collo pieno, si mise a piangere. Pens alla sua Polonia, alloca ripiena che preparava sempre la nonna, pens alla sua famiglia, quattordici persone, tutte nite nelle camere a gas.

il Ducato

URBINO DISPERSA

Prima i Papi, poi Napoleone: nel 1631 inizia il saccheggio delle grandi opere

La diaspora del nostro genio


Con lultimo Della Rovere, la devoluzione spogli il Palazzo dei Raffaello, Barocci, Piero della Francesca
GIUSEPPINA AVOLA
il 1631, lanno della ne del ducato, lanno in cui Urbino seppellisce il suo ultimo duca Francesco Maria II Della Rovere. Le porte e le nestre di Palazzo ducale vengono sbarrate in attesa dei nuovi padroni, lenzuola bianche coprono sof e suppellettili. Senza erede maschio la dinastia non pu perpetuarsi ed per questo motivo che tutti gli stati Rovereschi devono passare allo Stato Ponticio. E la devoluzione. Mura, scale, porte rimangono a testimoniare la grandezza che fu, mentre vengono chiusi nei bauli della piccola principessa Vittoria della Rovere, glia orfana del duca Federico Ubaldo, i grandi capolavori dei maestri del Rinascimento. Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano lasciano le bianche pareti del palazzo coi torricini e seguono lultima dei della Rovere nel suo trasloco a Firenze dagli zii materni. Per chi vuole inebriarsi del colore di Tiziano o ammirare il genio dellanima di Urbino, Raffaello Sanzio, non baster percorrere le vie tortuose che conducono a questa citt sospesa: le opere di questi artisti sono disseminati in tutto il mondo. Firenze ne custode da secoli: Galleria Palatina e Ufzi sono i luoghi pi affollati di capolavori urbinati. E l che possibile apprezzare, oltre al famoso autoritratto di Raffaello col capo leggermente inclinato e il berretto nero sulla testa, i ritratti dei duchi di Montefeltro, Federico e Battista Sforza si guardano oltre al naso aquilino del porporato regnante. Ma non a Firenze che si ferma londa dei capolavori di Urbino. Se in Toscana Raffaello, Piero della Francesca, Barocci nirono legittimamente spiega Luciano Ceccarelli, segretario dellAccademia di Raffaello in quanto eredit della principessaVittoria, lattivit razziatrice di Napoleone port molte di queste opere altrove. E non solo a Parigi ad adornare i bei corridoi del Louvre, dove pure si conserva tra gli altri il San Michele e il drago dellartista urbinate, glio di Giovanni Santi ma anche a Brera, deposito dei capolavori dei maestri italiani prima di valicare la frontiera. E stato il prezzo da pagare per la Libert, galit, Fraternit continua Ceccarelli ma per fortuna alcuni non fecero in tempo a portarli via e rimasero in Italia. A Brera sono cos tante le opere degli artisti ispirati da Urbino che molte di queste sono state donate alle chiese del circondario per abbellire altari che non rappresentano il reale contesto in cui sono nate. Ma mentre spesso nel luogo che li ha prodotti - forse per lisolamento di Urbino o forse per lassuefazione a tanta bellezza - rimangono rintanati negli oratori per cui sono stati realizzati, come il Crocisso di Federico Barocci custodito allinterno dellOratorio della morte di Urbino, allestero acquistano fama e riconoscimento. E in corso alla National Gallery di Londra una mostra Barocci: Brilliance and Grace pi di 20 mila visitatori in poco pi di un meseche raccoglie molte delle opere del pittore rinascimentale che oper alla corte di Francesco Maria II della Rovere: le pale daltare provenienti da Senigallia, La Sepoltura di Cristo e lultima cena, dipinta per la cattedrale di Urbino.E stato fondamentale per la nostra equipe spiega Carol Plazzotta, curatrice della mostra venuta a Urbino a prelevare le opere conoscere e respirare le atmosfere che hanno generato questi capolavori. Barocci stato un pittore poco conosciuto, forse perch le sue opere sono rimaste nella citt di origine, non troppo facile da raggiungere. Proprio a Londra campeggiano il Ritratto di Giulio II di Raffaello e il Sogno del Cavaliere di Barocci. Anche il Museo del Prado di Madrid arricchito da opere dellingegno marchigiano: l che si trovano il Cristo Spirante in Croce del Barocci e la Sacra Famiglia con Agnello di Raffaello. Che queste opere siano in Spagna normale commenta Ceccarelli perch fu l che si form lultimo duca di Urbino ed presumibile che lui stesso abbia donato alla citt proprio i capolavori del Prado. Conne ultimo dellespansione dellurbinariet artistica nel mondo sarebbe Washington dove allinterno della National Gallery possibile ammirare una delle innumerevoli Madonne con Bambino del genio raffaellesco. E forse non un caso che le ampie stanze del Palazzo che ha ospirato la gloria dei della Rovere conservi del pittore urbinate La Muta: unimmagine di compita bellezza, di un enigmatico silenzio, che sembra trattenere a forza il momento in cui esploder per mostrarsi al mondo.

La Sacra Famiglia con lAgnello. Lopera di Raffaello nella pinacoteca del Prado di Madrid

Fu Urbano VIII a trasferire la biblioteca del grande Federico

I libri del Duca si leggono a Roma


F
orse usurpata, forse salvata: di sicuro c solo che la Biblioteca del Duca Federico se n andata. Nel 1657, seicento latini, centosessantotto greci, ottantadue ebraici e due arabi (codici manoscritti e miniati) hanno preso la strada verso Roma, in Vaticano, si dice sul dorso di muli instabili che pi volte ne hanno messo a dura prova la sopravvivenza. Gli urbinati non erano daccordo, rimpiangevano il grande splendore dei tempi di Federico da Montefeltro e non volevano lasciare andare via un patrimonio abbandonato da anni, da quando i Della Rovere erano scomparsi e la citt era diventata legazione romana sotto Urbano VIII. Ma al capo bisogna sottostare e il Papa mascher lappropriazione con un accordo di indennizzo, un pagamento insomma. Prese lui ci che poi avrebbe potuto prendere Napoleone. Ora tutto custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana ed consultabile attraverso internet e computer nella sala di palazzo Ducale, un tempo sede della biblioteca. Stessa sorte tocc alle stampe di Castel Durante, oggi Urbania in onore di Urbano VIII: la ricca biblioteca a stampa di Francesco Maria II Della Rovere vive tra le mura della Sapienza di Roma, nucleo portante della biblioteca universitaria Alessandrina. Il duca laveva affidata allordine monastico dei Caracciolini: a loro arriv lobbligo di inviarla a Roma, nel 1666, dove papa Alessandro VII stava realizzando il nuovo progetto. Cosa resta? Di pregevole, il fondo antico dellUniversit a cui Clemente XI, papa Albani, destin la biblioteca personale nel 1720 convincendo altre personalit di Roma a fare lo stesso Nel tempo, la biblioteca si arricchita del fondo comunale e di quello della Congregazione della Carit. Oggi, nelle sale superiori e in quelle sotterranee della Biblioteca Umanistica ci sono pi di 1422 pergamene (la pi antica del 1213) e manoscritti, stampe e incunaboli che vanno dal 1472 al 1830. Visitarla possibile : basta prendere appuntamento con il responsabile Federico Marcucci, comunicare ci che si vorrebbe vedere e prepararsi ad affrontare un viaggio tra i pezzi pi preziosi della storia di Urbino. Partendo dallatto di esposizione del piccolo Pasqualino, poi diventato Ippolito De Medici. (V.D.S.)

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LA SFIDA DEL RESTAURO

Urbino tra le pi importanti scuole di restauro

Cinque anni difcili per i medici del bello


Parla Laura Baratin: Lintesa con gli enti pubblici buona
MARIO MARCIS

una clinica speciale a Urbino dove i pazienti sono opere darte dimenticate. Le ferite di questi pazienti speciali, tele scolorite e ingiallite, legno grafato e consunto e altri manufatti, sono curate pazientemente in questa clinica della bellezza, dove ritrovano tutta la loro grazia originaria. Alla Scuola di restauro di Urbino si usa il bisturi, ma anche i grafetti, i tamponi e i coltelli e il camice bianco solo prima di mettersi al lavoro. A ne giornata diventa grigio, marrone o pezzato perdendosi tra la segatura, la polvere e le vernici dei corpi straziati delle opere, recuperate da impolverati e umidi depositi di provincia. I giovani medici dellarte passano le giornate tra il laboratorio di Palazzo Albani e le aule del Convento di San Girolamo. Aperta la porta del laboratorio li si pu trovare chini sui corpi feriti e qualche volta moribondi dei loro pazienti, poi si inginocchiano, quasi deferenti, gli occhi attenti e ssi su un millimetro quadro di una cornice del cinquecento, una volta placcata in oro. Quelloro, grazie alle loro mani callose e sporche, protette dai guanti, torner a brillare. AllOratorio della Grotta della Cattedrale sono esposte le opere che dalloblio delle chiese di SantAngelo in Vado, i ragazzi della Scuola hanno riportato alla luce. Dipinti su tela, sculture di legno e manufatti assemblati, restituiti alla comunit. Tra le colonne scanalate di marmo bianco della Cappella Valadier si alternano dipinti e sculture lignee del 500 e 600. Opere come La Lavanda dei piedi e Il passaggio di Mos tornano a respirare la fresca aria da museo: i loro colori, ora, sono molto diversi da quelli della polvere. Alla ne di un ombroso corridoio, che un tempo ospitava le preghiere dei frati, gli occhi di una Madonna brillano di nuovo mentre scrutano attenti il bambin Ges. Per diventare restauratori bisogna superare una dura selezione, racconta Laura Baratin, direttrice dellIstituto. Tre prove: una di disegno, una di percezione del colore e delle forme un po pi tecnica e un orale che spazia dalla chimica alla biologia passando per la storia dellarte. Bisogna essere un po scienziati, un poumanisti e un poartigiani insomma. Ogni anno vengono ammessi dieci allievi. La scuola di restauro di Urbino nasce nel 2011-2012 dopo il decreto legge del 2011 che stabilisce lobbligo di una formazione universitaria anche per i restauratori. Il corso dura cinque anni dopo i quali si pu sostenere lesame per laccesso allalbo dei restauratori, intro-

dotto a dicembre 2012. Urbino una delle cinque scuole di restauro in Italia. Le altre sono a Torino, Napoli, Palermo e Tor Vergata, tutte accreditate al Ministero dei beni culturali per ogni specica attivit svolta. Listituto urbinate pu operare su dipinti su tela, sculture di legno e manufatti assemblati darte contemporanea. La riforma del 2011 ha rivoluzionato il mondo del restauro. Prima la formazione dei restauratori era disseminata tra le scuole di alta formazione e le accademie delle belle arti. La collaborazione con gli enti

pubblici molto buona - spiega Laura Baratin - la Scuola di restauro lavora a stretto contatto con la Soprintendenza e il comune di Urbino, lArcidiocesi di UrbinoUrbania-SantAngelo inVado e altri comuni come quello di SantAngelo inVado, da cui vengono le opere della mostra. La scuola riceve un compenso dagli enti pubblici, sufciente a coprire le spese dei lavori e ad assicurare la didattica. Con lintervento dei privati, come avvenuto per la mostra, co-nanziata dal Consorzio della Casciotta di Urbino, i costi dei restauri diventano minimi per gli

enti pubblici. Quello che manca alla scuola non la qualit, ma le strutture. Adeguarle potrebbe trasformare listituto in un volano internazionale di cultura. Presto partir una collaborazione con lAmerican University of Beirut dove si vuole attivare un corso in parallelo a quello della citt Ducale. Urbino deve prendere coscienza che la Scuola una risorsa insiste la coordinatrice della Scuola - anche se un corso di studi un po anomalo, con pochi studenti e molto costoso. Adeguando le strutture, che sono un po carenti,

lIstituto potrebbe diventare un volano anche per altre attivit economiche. La richiesta internazionale dalla Cina, dal Vietnam e da altri paesi emergenti, sta arrivando ma non riusciamo a dare una risposta esaustiva perch non si possono presentare allestero delle carenze che conosciamo bene e che i nostri studenti bilanciano con la tanta qualit. Se gli occhi dei giovani medici dellarte potessero guardare il loro futuro con gli stessi occhi con cui guardano le opere da guarire, larte, forse, potrebbe diventare la prima realt economica della citt.

Tecniche sosticate, pazienza, esperienza e tanto amore

Larte di guarire i preziosi malati


L
a Madonna e il bambino che appaiono nella Sacra famiglia con tre anime purganti prima del restauro, sono gli unici volti lasciati intatti dal peso del tempo, che ha avuto un occhio di riguardo solo per loro. I tre peccatori, che dal basso scrutano la scena, svaniscono nella tela consumata, San Giuseppe ferito da uno squarcio verticale che ne divide il volto in due. Funghi, muffe, polvere, umidit: questi i cattivi che negano limmortalit terrena a unopera darte. Paola Alba, studentessa barese al quarto anno della Scuola di restauro di Urbino, li conosce e sa come si possono combattere. Ci sono voluti quasi cinque mesi a rendere il dipinto visitabile e ci vorr un altro mese per cancellare le macchie bianche che ancora lo deturpano. Dai depositi impolverati della diocesi di Urbino, il quadro ora, troneggia in una sala dellOratorio della Grotta della Cattedrale, al Museo diocesano Albani. Paola e i suoi colleghi hanno studiato e analizzato lopera per settimane. Si fa sempre cos. Prima di mettere mano sulle ferite aperte delle opere bisogna capire come sono state inferte, i materiali usati e se ci sono stati stati altri restauri. Ogni elemento del quadro stato lavorato a parte: il telaio (una struttura in legno), il supporto (una tela vegetale), gli strati preparatori (gesso e colla il pi delle volte), la pellicola pittorica (colori a olio) e gli strati di nitura (vernice). La tela, una volta rimossa dal telaio, viene restaurata partendo dalla parte posteriore. Prima di questo per si deve fare la velinatura, un processo che consiste nel creare uno strato protettivo della pellicola pittorica, cos da poter lavorare senza ansie sul retro. Come dei veri chirurghi, i restauratori afferrano il bisturi e rimuovono le tracce di precedenti restauri, poi riprendono in mano il pennello e procedono al consolidamento della tela. A questo punto, dove il quadro presentava delle lacerazioni signicative, come quella sul volto di San Giuseppe, vengono applicate delle toppe di tessuto simile alloriginale, ritagliate a mano in modo da aderire in modo perfetto al resto della tela. Con la foderatura, e quindi

La Beata Vergine della Consolazione prima e dopo il restauro


con lapplicazione sul retro della tela di un tessuto di supporto, si pu passare alla lavorazione della parte frontale. Neanche il pennello pi abile pu cancellare le macchie di polvere che da secoli riposano sulla tela. Per questo si inizia dalla pulitura ovvero la rimozione, attraverso alcuni agenti chimici, degli strati pi resistenti di sporco. Con la stuccatura delle lacune maggiori presenti nella tela, il quadro pronto per la reintegrazione pittorica, il ritocco a pennello delle parti dove la pellicola pittorica non cera pi o era praticamente perduta. Le parti bianche presenti ora nellopera verranno restaurate con una reintegrazione distinguibile dalloriginale, almeno nelle lacune maggiori, perch - spiega Paola Alba - secondo la teoria del luminare dellIstituto superiore per la conservazione ed il restauro Cesare Brandi - il restauro deve essere visibile e non mimetico per rispettare lintento originale dellartista senza il rischio di plagiarlo. Nei tratti pi rovinati verr utilizzata la tecnica del tratteggio. Delle linee verticali vicinissime tra loro, invisibili da lontano ma percepibili da vicino, come i pixel di uno schermo, provvederanno a riempire queste mancanze restituendo lidea originale dellopera. Grazie a questa combinazione di processi chimici, manualit, pazienza e amore per larte che Paola Alba e i suoi colleghi investono ogni giorno, gli occhi di San Giuseppe possono di nuovo riempirsi damore nella contemplazione di Ges bambino e della Madonna, mentre i tre fantasmi della parte inferiore, dal Purgatorio, hanno una nuova occasione di redenzione. Un momento che rimane quasi eterno, solo grazie a loro, i restauratori di domani. (M.M)

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il Ducato

Parco archeologico e museo di Fossombrone aperti solo durante lestate

Quei poveri scavi part time


I lavori afdati ai volontari: Abbiamo appena 3000 euro per tagliare lerba si sfoga il professor Luni
FEDERICO CAPEZZA
Fossombrone c unintera citt romana sepolta dai secoli e dalloblio, riportata alla luce per caso quarantanni fa durante i lavori di costruzione di un distretto artigianale. Oggi Forum Sempronii un parco archeologico conosciuto da una ristretta cerchia di esperti, che prende vita solo durante le campagne di scavo estive e per le visite scolastiche. Turisti? Praticamente nessuno. Fondata nel II secolo avanti Cristo sul percorso della Via Flaminia e abbandonata settecento anni pi tardi a causa delle invasioni barbariche, la citt romana stata riscoperta nel 1974 in localit San Martino del Piano durante uno scavo: dopo pochi colpi di benna, la terra ha restituito tracce di antiche mura. Nel corso degli anni gli archeologi dellUniversit di Urbino hanno scoperto le antiche terme e alcune domus, mentre le foto aeree scattate nel 2009 hanno svelato la sagoma di un anteatro. In zona c anche un museo, ilVernarecci, che espone i reperti di Forum Sempronii, ma anche questo spazio chiuso per gran parte dellanno. Daltronde, chi volesse conoscere i resti dellantenata di Fossombrone pu visitare il parco archeologico, lunico della provincia di Pesaro-Urbino, solo su prenotazione tra ne aprile e settembre. Ma leredit romana non solo Forum Sempronii: altri resti sono emersi a Cagli (Vicus ad Calem) e ben pi importanti sono le testimonianze del vecchio tracciato della Flaminia, dai ponti di Cagli e Cantiano ai tratti di galleria scavati nella Gola del Furlo. C chi, in passato, ha proposto di riunire tutto questo patrimonio in un percorso turistico, un museo distribuito sul territorio con tanto di bed and breakfast e agriturismo. Un intero indotto economico poteva nascere intorno alla valorizzazione della Flaminia e di Forum

Sempronii, rendendo pi ricca la gi notevole offerta culturale del Montefeltro. Ma cos non stato. Abbiamo tirato fuori dallerba e dalla terra ponti e gallerie spiega Mario Luni, professore di Archeologia dellUniversit di Urbino ma rimasto un patrimonio poco conosciuto. mancato il balzo dalla cultura accademica alla cultura locale. Per Luni c un modello ben preciso da seguire: Il Vallo Adriano racconta lesempio di ci che andrebbe fatto qui: sono 200 chilometri di muro con tracce di insediamenti e due grandi musei alle estremit. In Inghilterra riescono a ottenere tanto da poco, noi abbiamo anche troppo ma non lo pubblicizziamo. Sorati dal usso di turisti attratti dal carisma di Raffaello e del Duca Federico, gli archeologi cercano intanto di portare in supercie edici e monumenti, ma la ricerca rischia di rimanere senza nanziamenti: Siamo alla quarantesima campagna di scavo ricorda il professor Luni ma siamo rimasti praticamente senza fondi. Fino allanno scorso ricevevamo tramite lUniversit un nanziamento di 20 mila euro della Fondazione della Cassa di risparmio di Pesaro, ma con i nuovi criteri di riparto, i fondi sono stati assegnati solo alle ricerche delle facolt scientiche. Lunico sostegno arriva dal Comune di Fossombrone, tremila euro da spendere per tagliare lerba nellarea archeologica. Questanno non abbiamo niente, ma manteniamo il periodo di quattro settimane di scavi tra luglio e agosto. Non molliamo. Se le cose non cambiano, Forum Sempronii rischia di rimanere solo la palestra dei giovani archeologi: Abbiamo convenzioni con la Sorbona di Parigi e la Complutense di Madrid conclude Luni qui viene a scavare un gruppo archeologico di Entraigues, la citt francese gemellata con Fossombrone, per rimane una realt tutta accademica. Sta alla politica farla diventare una realt turistica, ma serve anche qualche imprenditore illuminato, qualche personalit genialoide che metta in piedi un progetto valido.

LA VITTORIA
La Vittoria di Fossombrone potrebbe tornare a casa per qualche settimana. La statua romana in bronzo e argento del II secolo a.C.fa parte della collezione del Museo di Kassel ed previsto che venga data in prestito al Museo Civico A. Vernerecci.

Riportati alla luce la Domus e le terme del secondo secolo a.C. Sotto terra ancora un intero anteatro

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GIOIELLI DEL MONTEFELTRO

Un centro storico ricco di tesori culturali

Fermignano, una storia di settecento anni passa per le sue chiese


MARISA LABANCA

una storia damore dietro la costruzione della chiesa di Santa Maria Maddalena, nel centro storico di Fermignano. Carlo Antonio Viti Antaldi, distrutto dal dolore per la morte della moglie, Maria Cristina Bonaventura, la fece costruire nel 1700, come prolungamento di un oratorio del XIII secolo di cui la donna era proprietaria. Progettata dallarchitetto urbinate Giuseppe Tosi, in ununica navata, la chiesa evoca ancora oggi il sentimento di lutto del Conte. Alla sinistra dellaltare maggiore, incastonata in una nicchia, c la statua di cartapesta della Madonna Addolorata, mentre ad adornare laltare maggiore e i due laterali sono stati afssi tre dipinti rafguranti il Cristo Morto con sopra il cuore tratto da sette spade in ricordo dei sette dolori di Maria, il Transito di San Giuseppe e il Cuore di Ges, questi ultimi realizzati dal canonico urbinate Alessandro Liera. La storia di Fermignano strettamente legata alle sue chiese. Luoghi di culto dove larte racconta la vita di un popolo. La Pieve di San Giovanni Battista era la chiesa pi antica del territorio, costruita sulla piana di Fermignano, ancor prima della Torre medievale delle Milizie. Oggi non ne resta pi nulla, se non un portale dingresso in stile gotico. Cos come la chiesa di San Pietro dove, nel dicembre del 1407, si adun la prima assemblea di cittadini. Anche la chiesa di San Pietro, come la Pieve, oggi non esiste pi, abbattuta nel 1800 insieme alla porta dellorologio. Dal Medioevo ad oggi, le chiese restano le principali depositarie del patrimonio culturale della citt. Anche se non in tutte si ofcia la messa, sono aperte per permettere ai turisti di visitarle, racconta Giulio Finocchi, studioso di storia locale, che alle chiese della sua citt ha dedicato il volume Le chiese di Fermignano. Ne ha descritto la ricchezza degli altari, dei dipinti e degli stucchi, senza tralasciare aneddoti e curiosit. Nella chiesa di Santa Veneranda (1564), dedicata alla patrona di Fermignano, Santa Venera, vergine e martire siciliana, si trova un crocisso ligneo ritenuto miracoloso. Dallo studio di Finocchi emerge che il crocisso fu acquistato, per sette orini, nel 1535 a Fabriano, probabilmente da un confratello trasferitosi a Fermignano per lavorare nella cartiera ducale. Solitamente coperto da un velo, il crocisso ve-

niva mostrato ai fedeli per dare loro la possibilit di chiedere aiuto o ringraziare per un voto. Ledicio, completamente distrutto dal terremoto del 1781, fu ricostruito dallarchitetto Tosi che, come per la chiesa di Santa Maria Maddalena trasform gli interni creando ununica navata, con un altare centrale, sotto il quale sono conservate le reliquie della santa patrona e cinque absidi, abbelliti dagli stucchi del decoratore e pittore urbinate Antonio Rondelli. In una nicchia nella parete sinistra della navata si trova un antico fonte battesimale con sopra un affresco di Rondelli rafgurante il Battesimo di Cristo. Tra i numerosi dipinti, due risentono di un marcato inusso neoclassico: la Madonna del Ponte e SantIrene che medica le ferite di San Sebastiano, realizzati dal pittore pesarese Placido Lazzarini. Le ultime due chiese di Fermignano, quella del Cristo Lavoratore e quella di Maria Santissima sono anche le uniche dove si ofcia la messa. Sono le pi recenti, perch costruite entrambi nella seconda met del 900 per far fronte allaumento della popolazione e del numero di fedeli. Nella chiesa di Cristo Lavoratore c un Encausto di 24 metri quadri. Laffresco, eseguito nel 2009 da un architetto orentino e da una ricercatrice russa, ritrae il Cristo risorto che benedice il popolo lavoratore e la chiesa. La particolarit di questo dipinto afferma Giulio Finocchi che rappresenta limmagine e la storia degli abitanti del rione Calpino e la piccola chiesa disegnata la riproduzione della facciata della parrocchia. La chiesa di Maria Santissima, consacrata nel 1974, la pi grande. Sviluppata in ununica navata e con una cupola ottagonale, ospita alcune delle opere che in passato si trovavano nelle chiese di San Pietro e Maria Maddalena. Sulla parete sinistra c la Crocissione del XVIII secolo, di Pietro Giangiacomi incisore e pittore di Urbino, e la tela seicentesca della Nativit di San Giovanni Battista, mentre sulla parete destra si trova il Compianto del Cristo morto e lImmacolata Concezione. Seguendo il percorso tracciato tra una chiesa e laltra, nei vicoli del centro storico di Fermignano si possono scoprire piccoli tesori, come lantica cappella gentilizia di palazzo Calistri, con affreschi probabilmente risalenti allepoca rinascimentale. Un connubio tra fede e arte fortemente sentito dai fermignanesi che, dall800 ad oggi, continuano a costruire tra le case particolari mastadine, edicole dedicate prevalentemente alla Madonna con il bambino.

In alto laffresco nella chiesa del Cristo lavoratore e, a anco, la Torre di Fermignano

Visitabile su richiesta, ma con la Pro Loco

La Torre inaccessibile
MARIA GABRIELLA LANZA

a torre medievale delle Milizie a Fermignano chiusa, inaccessibile, impossibile da visitare se non su esplicita richiesta. Un turista che arriva nella piccola cittadina di origine romana e voglia salire sullantica torre che sovrasta il Metauro trova la porta sbarrata. Eppure allinterno della struttura sono custoditi i modellini in legno e le riproduzioni fotograche delle opere di uno dei maggiori pittori e architetti del Rinascimento, il Bramante. Quattro piani in cui sono esposti il Cristo alla colonna, lEraclito e Democrito, il modellino della cupola di San Pietro e il tempietto di San Pietro in Montorio realizzati dallartista nato a Fermignano nel 1444. Una volta arrivati in cima, poi, si pu ammirare lintero centro storico di Fermignano: il ponte romano a tre arcate che attraversa la cascata del ume, la chiesa di Santa Veneranda e tutti i suggestivi vicoli della citt. Nei secoli la torre quattrocentesca stata cartiera, seticio e lanicio. Il Comune di Fermignano lha acquistata nel 1995 e cinque anni dopo, nel 2000, sono iniziati i lavori, costati 500 milioni delle vecchie lire, per riparare i danni causati del terremoto del 1997. Un gioiello artistico che per rimane chiuso. O meglio per chi desiderasse entrare nella torre, una soluzione ci sarebbe. Basta bussare alla porta della Pro Loco, che anche punto Iat (informazione e accoglienza turistica) e chiedere di visitarla. Il problema che non c nessun cartello che indichi di rivolgersi a loro. Sul muro della torre , per, apposto un QR code, una specie di codice a barre che

attraverso una applicazione per smartphone permette di scaricare una scheda nella quale, oltre alle informazione sul monumento, sono riportate le indicazioni per raggiungere la Pro Loco. Risultato: al turista che arriva a Fermignano e non ha a disposizione uno smartphone non rimane che chiedere ai passanti e sperare che gli diano le informazioni giuste. Il Comune non ha fondi. Siamo noi che volontariamente facciamo visitare la torre ai turisti, dice il presidente della Pro Loco, Alessandro Pesaresi. Lassociazione riceve dal Comune di Fermignano poco pi di 2.000 euro allanno: Con questa cifra, continua Pesaresi, non riusciamo a tenere aperta la torre per tutto lanno. Eppure basterebbero solo 6.000 euro per riuscirci. La visita su prenotazione ci sembra la scelta migliore per una piccola realt come Fermignano, risponde il dirigente generale e segretario comunale Pietro Pistelli. Daltronde non riusciamo a pagare neanche le ditte per gli appalti, non abbiamo altri soldi da investire nella torre. Metteremo al pi presto un cartello per i turisti, ma pi di questo non possiamo fare. Il monumento viene aperto ogni volta che organizziamo mostre e eventi come il Palio della Rana, continua il dirigente. Ma non solo la torre a restare chiusa. Anche lex mattatoio costruito nel 1875, ora Museo dellArchitettura, e il vecchio lavatoio sono visitabili solo su richiesta alla Pro Loco. Nel museo vengono organizzate mostre ed eventi, ma per la maggior parte dellanno chiuso. Il lavatoio, due grandi vasche costruite nella roccia davanti al ume Metauro, risale al diciannovesimo secolo e no agli anni 90 stato utilizzato dalle donne di Fermignano. Un gioiello di archeologia moderna.

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il Ducato

Senza fondi, a rischio le visite scolastiche

Quando nel palazzo si imparava larte (per metterla da parte)


VALERIA STRAMBI

nantica leggenda che narra di un occhio perso durante un torneo, le imprese belliche del duca Federico, ma anche gli enigmi di corte, la stagione delle lettere e larte dolcissima di Raffaello. Quanto fascino intorno a un mondo passato che rischia di veder sempre pi sfumati i propri contorni. Eppure, dalle mura della fortezza di Urbino, sembra di sentir risuonare lacciaio delle armature, nelle stanze di Palazzo Ducale alberga ancora il frusco delle maestose vesti di Battista Sforza e i sotterranei sono rimasti intrisi dal profumo dei banchetti proveniente dalle cucine. Quante volte i bambini della zona, nati e cresciuti in un museo a cielo aperto, si saranno immaginati le battaglie dei cavalieri e avranno fantasticato sulla pennellata magica di Raffaello. Quella dei pi piccoli una fantasia che si ha solo a quellet, strumento unico e potente che per ha bisogno di essere continuamente alimentato. Oggi parole da grandi come tagli, fedelt ai programmi ministeriali e problematicit dei trasporti suonano cos aride se paragonate alla voglia di imparare dei ragazzi. La posta in gioco troppo importante per correre il rischio di privare le nuove generazioni del gusto di vivere, oltre che vedere, la

I ragazzi rispondono a fatica su Raffaello, ma sanno tutto di Gualazzi

storia e larte locale. Nella classe V della scuola primaria di Piansevero, appendice dellIstituto comprensivo Paolo Volponi, ci sono 23 giovani menti che rispondono con entusiasmo e qualche incertezza alle domande sulla loro citt. Tre di loro non hanno mai messo piede a Palazzo Ducale e molti dicono di averlo visitato solo grazie ai genitori. In passato ci veniva proposta luscita con tanto di guida didattica racconta Angela Maria Pappi, maestra di italiano e storia ma questanno purtroppo non si presentato nessuno. Le scuole hanno lobbligo di seguire i programmi stabiliti dal Ministero e gli insegnanti devono quindi ritagliarsi autonomamente degli spazi per affrontare tematiche legate al territorio. Tutta la classe ricorda con precisione il buffo profilo di Federico da Montefeltro, ma su quale fosse il suo mestiere gi cominciano a sorgere i primi dubbi.Un coro unanime si leva invece alla richiesta di indicare chi sia e cosa faccia Raphael Gualazzi: un musicista jazz che abitava qua accanto, andato gi due volte a Sanremo. Antonio Serafini, preside del Volponi, scorge nelleccessivo numero di distaccamenti della scuola primaria uno dei problemi principali. Ogni frazione ha la sua sede e nessuno vuol sentir parlare di unificarle e creare un plesso unico. Purtroppo, con i tagli, diverse attivit sono saltate. Ad esempio, diventa difficile

portare i ragazzi che studiano in periferia a visitare i monumenti del centro storico. Bambini e maestre dovrebbero pagarsi il biglietto di tasca propria. Anche secondo Daniela Tittarelli, preside dellaltro Istituto comprensivo di Urbino, il Pascoli, questo un problema effettivo: Il costo c, ma Adriabus, con il piano Ami ama la scuola, ha disposto delle tariffe vantaggiose. Che in passato si facesse di pi per un dato di fatto. La preside racconta di un bellissimo progetto di qualche anno fa in cui i bambini svolgevano il compito di miniguide. Il loro ruolo era quello di far da ciceroni ai turisti e alle scolaresche provenienti da altre citt attraverso

le mura dei musei. Questo oggi non accade pi, e anzi, dal 2010 stata chiusa laula didattica di Palazzo Ducale dedicata ai laboratori. Claudia Bernardini, responsabile della didattica alla Soprintendenza, ammette che le vicissitudini degli ultimi due anni hanno portato a smantellare quella stanza, oggi trasformata nella biglietteria e bookshop del Palazzo. Non volevamo per rinunciare a un ambiente cos importante e abbiamo pensato di attivare una nuova aula, un po pi piccola di quella precedente, ma in grado di ospitare, da settembre prossimo, molte altre iniziative. Se i laboratori sono fermi e le visite ai monumenti noti e a quelli

pi nascosti scarseggiano, non va meglio sul fronte dei libri. Mancano infatti strumenti di lettura adeguati per far avvicinare i bambini alla storia locale. Ci sono solo un paio di libri adatti ai pi piccoli, entrambi su Raffaello e scritti da autori non urbinati rivela Catia Bertuccioli, proprietaria della libreria Montefeltro Libri mi capitato molte volte che i turisti richiedessero guide sulla storia della citt o sulle battaglie di Federico per i propri figli, ma non avevo niente da suggerirgli. Rimane uno straordinario volume a fumetti che racconta le imprese del Duca, peccato che sia pi per grandi che per piccoli e che non venga pi stampato.

Debitori, morte, vita: ogni strada una storia

Facciamo il giro del Cassero


I
pi giovani non lo sanno ma gli anziani forse se lo ricordano. Quando giocavano a calcio orentino a piazza Rinascimento, chiamata per questo piazza gioca pallon, o quando andavano al mercato a Borgo Mercatale a comprare i lupini dal lupinar. Ora in piazza non si gioca pi e il mercato scomparso da tempo, cos come le botteghe sparse nella citt. Ma un segno di quella storia rimasto nei nomi delle vie. Dai balestrieri forniti al Duca deriva Vicolo del Balestriere, dai forni di Zanchi e Casanti, attivi ancora negli anni 50, deriva via dei Fornari mentre via dei Saponari prende il nome dai fabbricanti di sapone, attivi nel quartiere. In via Posta Vecchia sono ancora visibili i segni delle antiche stalle dei postiglioni, coloro che svolgevano il servizio postale mentre in via dei Vasari cerano piccole fabbriche di terracotta e ceramiche. Si sente ancora il vento in via Quattroventi e la fatica nel salire via Saf, la cui cima si chiama proprio via Meta del salire. Personaggi storici, come Raffaello e Barocci, hanno prestato il loro nome a vie importanti. Anche chiese e castelli hanno inuenzato i nomi delle strade: Giro del Cassero, ad esempio, prende il nome proprio dal cassero (castello) dei Montefeltro che si trovava nelle vicinanze. Che dire poi di tutte quelle vie i cui nomi hanno a che fare con la morte? Via dei Morti era la via usata per trasportare i morti dal Lazzaretto al cimitero, dopo il divieto di attraversare la citt, mentre viaVolta della Morte, di fronte a via Balcone della vita, la volta che conduce allOratorio della Confraternita della morte, nata nel 500 per assistere i malati e trasportare i defunti e tuttora esistente. Giro dei debitori era, invece, il giro della citt che facevano coloro che avevano debiti per sfuggire ai loro creditori. Attenti alle vie con nomi dispregiativi: il sufsso accio contenuto in via delle Stallacce o in via delle Voltacce altro non che un vezzeggiativo affettuoso. (I.B.)

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LARTE E I GIOVANI

Il futuro in discussione: Urbino guarda troppo alle glorie del passato

Dove nita lavanguardia?


Lassessore Lucia Petrelli: E un momento difcile, ma larte contemporanea la strada dello sviluppo
La mostra Fisianomia allinterno dellIstituto Superiore per le Industrie Artistiche. Sotto, i lavori degli studenti dellAccademia delle Belle Arti: Virginia Verona, Carlo Esposito e Luca Colagiacomi. Nella pagina accanto, una scolaresca in visita al Palazzo ducale
le del Castellare nel palazzo Ducale venivano concesse gratuitamente per lallestimento di mostre e istallazioni. Poi una delibera della giunta comunale ha decretato che tutti i locali del comune potevano essere concessi solo a pagamento. Non si parla di cifre esorbitanti ( per afttare la sala per tre settimane si spendono allincirca mille euro), ma pur sempre signicative per degli istituti che gi hanno pesanti uscite e vogliono mantenere una didattica di qualit. Se Urbino perde di vista larte contemporanea, perde una parte importante del suo sviluppo sottolinea lassessore alla cultura Lucia Pretelli e si dice indignata per il ruolo secondario in cui lo Stato rilega la cultura. Abbiamo cercato di salvaguardare uno spazio allinterno del palazzo Ducale continua perch unottima vetrina per gli artisti contemporanei, inoltre quando saranno niti i restauri, anche le scuderie ducali potrebbero essere adibite a spazio espositivo. Tagli a livello ministeriale, uneconomia limitata e la crisi rendono la cultura un problema economico, ma la mancanza di attenzione nei confronti della nuova arte ha radici pi profonde. Come dice Pieracini Urbino abituata a guardare solo allinterno di se stessa. Potrebbe sfruttare le sue dimensioni in modo positivo, cercando di valorizzare la vitalit e la creativit degli studenti. Per Guerriera il problema culturale perch la spaccatura tra tradizione e contemporaneit a Urbino ancora pi evidente. La parte rinascimentale della citt accentra tutta lattenzione e gli sforzi dellamministrazione, che tralascia spesso e volentieri larte del presente. E anche lassessore Pretelli daccordo, ma precisa che Urbino non ancorata al passato, perch sono i giovani a proiettarla nel futuro e conclude Forse manca un po di presente.

CHIARA NARDINOCCHI

Gli studenti di Belle Arti chiedono pi spazi

al punto di vista dellarte contemporanea, Urbino non una citt darte. Questa affermazione, che stride con la tradizione della citt e con la sua candidatura a capitale europea della cultura 2019, stona ancora di pi perch a farla il direttore dellAccademia di belle arti Sebastiano Guerrera. Nota in tutto il mondo per il patrimonio artistico ereditato dal Rinascimento, la citt ducale era famosa negli anni 60 e 70 anche per larte davanguardia tanto che, a pochi anni di distanza sono nate due delle eccellenze italiane nella formazione artistica: lAccademia delle Belle Arti (1967) e lIstituto superiore per le industrie artistiche(1974). Ma lentusiasmo durato poco e lombra del Rinascimento ha oscurato il progresso artistico. A quarantanni di distanza lAccademia e lIsia continuano a sfornare nuovi talenti e a formare studenti che non vedono lora di emergere e di mettere in mostra la loro arte, ma dove? Le mostre spiega il direttore dellIsia Roberto Pieracini sono fondamentali per gli studenti sia come esperienza didattica, sia perch permettono un dialogo con lesterno fondamentale per la creativit. E proprio per limportanza di avere una vetrina, entrambi gli istituti si muovono e organizzano ogni anno mostre ed eventi importanti e di eco nazionale (come il Random, il Premio Nazionale degli Artisti e altre iniziative), ma possono contare solo su se stessi. Lamministrazione presente e partecipa agli eventi, ma non ci aiuta concretamente dicono allunanimit. E con concretezza si intendono soldi, ma soprattutto spazi. Fino a due anni fa le sa-

Giovani, promettenti, in fuga

ome governi e poteri politici assistono inerti e quasi indifferenti alla fuga dei cervelli, cos nel suo piccolo anche Urbino resta impassibile di fronte alla fuga dei suoi artisti. Magari si tratta solo di promesse, ma anche quelle non si mantengono qui, ma altrove. Andrea Maddaloni, Luca Colagiacomo e Carlo Esposito sono studenti dellAccademia delle Belle Arti e, come molti altri , hanno scelto Urbino perch una delle migliori in Italia e poi una citt piccola e universitaria, si conoscono persone interessanti e capaci di stimolarti. Ma allora perch quasi la totalit degli artisti, finiti gli studi, decide di andarsene? Fare arte significa fare qualcosa per migliorare la societ dice Elisabetta Rapini, studentessa dellIstituto statale delle Industrie Artistiche ma a Urbino troppo difficile. Il nostro istituto organizza molti eventi, ma lamministrazione non d nessuno aiuto. A stupire la maturit di questi giovani studenti. Per loro chiaro che larte si nutre di esperienze e di comunicazione. Pi che per esporre, vorremmo spazi per incontrarci dice Andrea perch, citando Marcello Signorile, gli elementi hanno senso solo nelle loro relazioni. Hanno investito soldi e tempo, ora vorrebbero che la citt premiasse la loro fiducia. Il

problema anche allinterno dellUniversit dice Virginia Verona, pittrice lo spazio per esporre poco e alcuni ambiti, come quello delle nuove tecnologie, vengono spesso penalizzati. E continua Luca: un dato di fatto: larte costa. Solo per comprare una cornice si spendono pi di 50 euro. Non esistono finanziamenti neanche per meritocrazia. Il problema che, se da un lato Urbino ti restituisce la tua singolarit, dallaltro pesa una cultura troppo ancorata al passato. Purtroppo Urbino si fermata a Raffaello continuano Andrea e Luca sarebbe bello portare Urbino nella contemporaneit. Dice Carlo: C proprio la volont di conservare Urbino cos com. Basta pensare che nella Casa Raffaello negli ultimi tre anni hanno ospitato solo una mostra di un esordiente!. I nuovi artisti urbinati vivono due vite. Una allinterno degli istituti di formazione. Laltra invece fuori. Quando varcano la porta dellAccademia o dellIsia si trovano soli e costretti a lottare per mantenere la loro identit di artisti. Ma la lotta spesso contro i mulini a vento di una citt lontana quasi 5 secoli da loro. E non stupisce che la risposta di Andrea, Luca, Carlo, Virginia e Elisabetta alla domanda cosa farai dopo? sia sempre la stessa: Emigrare. (C.N.)

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il Ducato

URBINO SUL WEB

Nel 2012, i contatti sul sito della citt hanno superato quota 140.000

Www, tutta Urbino sul web


Non serve una grande esperienza internautica per esplorare percorsi, consigli, prezzi. Ecco la nostra guida

osa sa di Urbino chi non c mai stato? A scrivere il biglietto da visita della citt ducale il web, i siti internet che raccontano le mille facce di questa citt e che traghettano nel mondo virtuale le sue bellezze artistiche, i suoi vicoli caratteristici, la sua storia millenaria e i suoi paesaggi . Basta accendere il computer digitare su Google Urbino ed ecco pi di 24 milioni di risultati. Il primo www.urbinoculturaturismo.it, il sito del Comune di Urbino. Monumenti, musei ma anche chiese, quartieri, le storiche porte e gli itinerari: ogni aspetto descritto con foto e una scheda dettagliata. C poi larea accoglienza in cui sono elencate le attivit ricettive e le informazioni di servizi su orari dei musei, dei trasporti pubblici. Il sito anche in inglese e tedesco. Il Comune non per in grado di sapere quanti utenti si collegano al suo sito. Per conoscere tutto sulla citt che ha ispirato Italo Calvino nel suo romanzo Le citt invisibili, il sito pi adatto Wikipedia, lenciclopedia libera realizzata dagli utenti: si va dalle informazioni storiche e culturali a quelle geograche, no ad arrivare alla cucina, alleconomia e allo sport. Negli ultimi trenta giorni la pagina italiana di Wikipedia stata letta 13.719 volte. Il 25 marzo stato il giorno con pi visite: 590 utenti . La pagina in inglese, invece, nello stesso periodo stata letta 7.718 volte: il 7 aprile ha avuto 356 contatti. Lutente che ricerca informazione su Urbino non solo inglese: i tedeschi hanno visitato la pagina 2.634, i francesi 2.500 e gli spagnoli 2.304. C poi www.palazzoducaleurbino.it, il sito dedicato ad uno dei pi bei palazzi del Rinascimento. Al suo interno ci sono anche informazioni sulla casa di Raffaello, sul centro storico e sulla Galleria Nazionale delle Marche che custodisce le opere del Diciannovesimo secolo provenienti da chiese e conventi. Pur essendo un sito che si rivolge ai turisti, non ha una versione in inglese, n viene tenuto sotto

controllo il numero degli utenti che accedono e la loro provenienza. Stessa cosa per il sito sulla casa natale di Raffaello, www.accademiaraffaello.it: solo in italiano e non si possono reperire i dati sugli utenti. Il sito della provincia di Pesaro Urbino www.turismo.pesarourbino.it ha una homepage ricca di informazioni: non solo arte ma anche sport, prodotti tipici, itinerari, informazioni di servizio e attivit commerciali. Nel 2012 140.543 persone hanno letto il sito: la pagina dedicata a Urbino nel mese di marzo ha avuto 10.749 contatti. Di queste 9.226 erano italiani, principalmente romani e milanesi, 439 statunitensi, 265 tedeschi e 154 francesi. E in tre lingue: oltre allinglese c una versione in tedesco e in francese e ha anche una pagina Facebook. La novit sui siti dedicati a Urbino www.terrediurbino.it, nato a ottobre dalla passione di tre ragazzi del posto: Ilenia Snidero, Laura Silvestri e Flavio Spezi. Cerchiamo di dare spazio gratuitamente anche ai piccoli negozi sotto casa, di essere aggiornati sia sui grandi eventi che sulle piccole iniziative che per rendono viva la citt, come la degustazione del bar allangolo, dice Ilenia Snidero. Nel mese di marzo abbiamo avuto 1300 visite e ogni mese c un aumento medio del 44%. Il sito ha una graca accattivante ed facilmente navigabile. Altra bella iniziativa quella realizzata dallIstituto comprensivo Volponi di Urbino, www.urbinonline.net: tre anni fa gli alunni della seconda media hanno creato un sito dedicato alla loro citt. I piccoli allievi hanno ripercorso il passato di Urbino, tenendo sso lo sguardo al presente con unintera sezione dedicata a Urbino oggi. Insomma, si pu intraprendere anche un viaggio virtuale, ma per provare la sensazione di stupore di fronte alla maestosit del Palazzo ducale, scoprire in un piccolo vicolo uno scorcio mozzaato e cogliere lanima di questa citt, bisogna, per, venire a Urbino. (M.G.L.)

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo". Consiglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA; per la Regione Marche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail: redazioneifgurbino@gmail.com Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991
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