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SIGMUND FREUD - IL DISAGIO DELLA CIVILT - RIASSUNTO Il disagio della civilt (Das ungluck in der kultur) viene dato

alle stampe nel 1930, ed quindi da considerarsi opera della piena maturit di Freud. Esso, pur prendendo le mosse dal dato clinico e senza prescinderne mai del tutto, certamente uno dei saggi dell'austriaco che pi se ne allontanano. Diverse sono le novit che questo saggio ha apportato tanto al pensiero freudiano quanto alla storia della filosofia in genere. Nella mia trattazione ho tentato di mettere in luce tali aspetti innovativi prescindendo da quelli secondari. Una seconda avvertenza: nel suo procedere Freud tende spesso a presupporre dati e problemi che affronta analiticamente solo in seguito. Ho cercato, per ovviare a questo inconveniente, di approfondire tempestivamente ci che andava approfondito, anche a costo di anticipare alcuni passaggi, senza tuttavia compromettere l'impianto generale della trattazione freudiana, che al contrario mi sono sforzato di conservare. 1. La felicit Freud pone la felicit come scopo della vita di ogni individuo. Egli non affronta il problema in termini originali, ma originale il punto di vista psicoanalitico da cui prende le mosse. La felicit cui l'uomo pu ambire, afferma l'autore, non ha un valore assoluto: la pretesa dell'uomo si riduce ad evitare la sofferenza e a raggiungere una quota di piacere possibile. Si istituisce cos la celeberrima dicotomia tra il principio di piacere, che inerisce all'ES, e il principio di realt , proprio dell' IO cosciente in contatto e in rapporto col mondo circostante. Il principio di realt si configura come il criterio in base al quale l'IO, consapevole delle limitazioni che la societ impone e dei rischi che il mondo esterno comporta, ambisce al controllo dei moti pulsionali inferiori, che mira ad inibire o a sublimare. Quest'ultimo processo consiste (cfr. Cinque conferenze sulla psicoanalisi) nello scambiare la meta della pulsione (di stampo sessuale) con una a cui il mondo esterno non opponga ostacoli, censure, divieti. Nella fattispecie il piacere derivante dal lavoro intellettuale (quello dell'artista o dello scienziato) rende indipendenti dal mondo circostante, stabilendo come oggetto di piacere un processo psichico interno. Allo stesso modo il godimento derivante dalla contemplazione di un'opera d'arte, o della bellezza in genere, consiste nella creazione di un mondo fantastico come formazione sostitutiva del desiderio. Mentre questi casi sono caratterizzati dalla consapevolezza da parte del soggetto del divario che separa la sua formazione fantastica dal mondo reale, la religione si distingue proprio nel fornire una garanzia di felicit tramite una paranoia non riconosciuta come tale, e si configura perci come un autentico delirio collettivo. Essa altres limitante in quanto, omologando tutto il pensiero umano ad una dottrina, pretende di delineare una direzione unica per la ricerca individuale della felicit , che rappresenta al contrario uno dei campi in cui l'indole del soggetto ha facolt di manifestarsi nella sua particolarit . Il conflitto "principio di realt - principio di piacere" pu anche avere come esito, nelle persone pi deboli o psichicamente meno attrezzate, la nevrosi; mentre una efficace quanto primitiva via di fuga dalle sostanze stupefacenti, che alterano il chimismo della psiche. A esulare questa stessa concezione rassegnata della felicit va considerato infine "quell' indirizzo della vita che fa dell'amore il centro di tutto e si attende ogni soddisfazione dall'amare e dall'essere amati"; esso, pur cos coraggioso e appassionato, tutto fuorch compromissorio, tuttavia lo stile di vita che pi espone il soggetto alla sofferenza. 2. La civilt Dopo aver considerato da lontano quanto gravose siano le limitazioni imposte all'individuo dalla societ , spontaneo chiedersi perch l'umanit abbia scelto la strada dell'incivilimento. Freud in primis fornisce una definizione positiva del termine "civilt" (kultur): "esso designa la somma delle realizzazioni e degli ordinamenti che differenziano la nostra vita da

quella dei nostri progenitori animali e che servono a due scopi: a proteggere l'umanit contro la natura e a regolare le relazioni degli uomini tra loro". Se vero che l'uomo ha ampiamente dimostrato che, perseguendo il primo obiettivo egli di fatto in grado di ambire all'onnipotenza e all'onniscienza, di assurgere cio a uno status divino, anche vero che questo non basta a renderlo felice. La seconda istanza pone maggiori problemi .La prima mossa che la civilt fece per regolare le relazioni umane fu sottomettere l'arbitrio individuale alla volont generale. Ci implica un sacrificio, una serie di rinunce pulsionali da parte del singolo: molti degli sforzi dell'umanit si sono volti in direzione di un "accomodamento vantaggioso tra pretese civili e individuali ", che non ancora stato trovato. La vita degli uomini ebbe storicamente un duplice fondamento. La coercizione al lavoro, data dalla necessit e la potenza dell'amor: il maschio non voleva essere privato dell'oggetto sessuale, la donna, la quale a sua volta non voleva rinunciare alla "parte" da lei separatasi, il figlio. Da ci la formazione delle prime famiglie. Sapendo dalla psicoanalisi che la vita pulsionale ha carattere conservativo, ovvero che la libido riluttante ad abbandonare uno status quo raggiunto per un altro eventuale, risulta strano che la civilt punti invece ad allargare sempre di pi la comunit (potremmo immaginarci singoli nuclei familiari slegati l'uno dall'altro), collegando gli individui libidicamente, e non solo mediante vincoli d'interesse. Addirittura, la civilt reprime la sessualit proprio per costringere i singoli a trovare soddisfacimenti sostitutivi alle loro pulsioni: le "amicizie", in effetti, non sono altro che "amore inibito nella meta". Il rivale, evidentemente terribile, contro il quale la civilt si organizza anche mediante repressioni e coartazioni ai danni degli individui, Thanatos, la spinta aggressiva, la "pulsione di morte, la necessit di sedare la quale giustifica a pieno titolo il costituirsi della civilt stessa a prescindere dal suo prezzo. Thanatos, sottolinea Freud, travalica perfino il rispetto della specie, che minaccia costantemente di distruzione. Un mero interesse razionale non basterebbe a preservare la comunit umana da una pulsione tanto feroce; necessario contrapporle vincoli di tipo erotico-libidico. La civilt preposta sostanzialmente a questo, e con ci svelato il suo vero scopo, la sua ragion d'essere. Nel corso della storia l'uomo, conclude Freud a proposito della civilt, ha barattato l'assenza di restrizioni pulsionali, e con ci la possibilit di raggiungere una felicit immediata ma precaria, con un po' di sicurezza in pi. 3. La metapsicologia A seguito di questa prima trattazione occorre una risistemazione semantica dei termini principio di piacere, principio di realt, eros e thanatos. Freud appone una correzione sensibile alla dottrina delle pulsioni. Analizziamo la dicotomia principio di realt -principio di piacere. Possiamo dire che mentre il primo risponde al criterio della necessit (pospone il piacere ai bisogni fisiologici e alle possibilit offerte dal mondo circostante), il secondo inerisce a quello dell' "amore"; il primo indica il modo di procedere delle pulsioni dell' io, che puntano di fatto all'autoconservazione dell'individuo, il secondo fa riferimento alle pulsioni oggettuali, in quanto "l'amore ricerca gli oggetti", e mira alla conservazione della specie. L'introduzione del concetto di narcisismo, secondo il quale anche l'io pu essere investito della libido (l'energia tipica delle pulsioni oggettuali), ha permesso di approdare alla conclusione che anche le pulsioni dell'io sono libidiche. Intuitivamente: ora possibile considerare la necessit, volont dell'individuo di conservare se stesso come frutto di un amore riflessivo di tipo narcisistico. Da cui possiamo trattare pulsioni oggettuali e pulsioni dell'io come "sottoinsiemi" della pulsione di vita, Eros, la cui energia caratteristica la libido, che si contrappone in quanto forza volta alla coesione ed alla conservazione della sostanza vivente, alla pulsione di morte, Thanatos, ignota e comunque distinta dalla prima, anche per l'energia adoperata. Essa difficilmente riconoscibile poich, a quanto ne sappiamo, si presenta sempre congiuntamente alla pulsione di vita: anche il furore distruttivo pi cieco si distingue per il piacere narcisistico di onnipotenza che se ne ricava. La forza distruttiva pu essere rivolta tanto all' esterno quanto all'interno. Valgono qui gli esempi del sadismo e del masochismo, che sono altres manifestazioni palesi della presenza congiunta di Eros e Thanatos. 4. Super-io e senso di colpa

Freud identifica con il Super-io lo strumento che la civilt eroticamente costituita usa per frenare Thanatos. Ne rivede quindi la teoria dal punto di vista dello sviluppo libidico individuale. Una coscienza morale presuppone discernimento tra ci che si ritiene "bene" e ci che si ritiene " male". Freud, scartata l'eventualit che l'uomo possa disporre di una originaria capacit discriminatoria, afferma che l'individuo, nel corso del suo sviluppo, tende sempre pi a identificare con "male " ci che "potrebbe fargli perdere l'amore". Poca in quest'ottica la differenza tra l'intenzione e l'azione, salvo il fatto che pi facile che l'autorit, nella fattispecie quella genitoriale della quale si teme appunto di perdere l'amore), scopra l'azione che l'intenzione; ma tale discrimen viene a cadere quando l'autorit viene introiettata e convertita nel super-io, al quale l'io non pu nascondere neanche i pensieri. La tensione tra il Super-io e l'Io angosciato si manifesta con quello che chiamiamo "senso di colpa" o, in altri termini , "bisogno di punizione". Ma se il sentimento di colpa originario, che intendiamo come semplice angoscia o paura, pi precisamente come timore della punizione che l'autorit esterna pu infliggere, evitata dalla rinuncia pulsionale (possiamo dire che l'angoscia genera la rinuncia), il Super-io minaccia di aggredire l'Io a prescindere dalla rinuncia, anzi appare proprio quest'ultima, con la aggressivit acuita che ne deriva, a rendere pi severo e intollerante il Super-io. Il rapporto cio si rovescia: l'angoscia produce la rinuncia, che a sua volta genera nuova angoscia sotto forma di senso di colpa. L'uomo, dice Freud, per sfuggire alla minaccia incombente di felicit esterna ha creato un'entit psichica che di fatto implica una permanente infelicit interna. Ricordiamo brevemente le tappe individuali attraverso le quali il bambino giunge a formare il super-io. La figura paterna incarna per il bambino l'autorit, che gli impone i primi sacrifici pulsionali; il bambino sviluppa nei suoi confronti una forte dose di aggressivit , un vero e proprio desiderio di vendetta, che la necessit lo costringe a reprimere; a questo punto che il bambino stacca dal proprio Io l'istanza psichica nuova, il Super-io. Esso in primo luogo si fa portatore dell'aggressivit del bambino, in secondo luogo, dal momento che l'autorit esterna foriera di sofferenza non si pu sconfiggere, la introietta, la incorpora dirigendola verso l'Io. Ossia la tipologia dell'autorit , l'autorevolezza del Super-io, effettivamente ricavata per identificazione dal modello del padre, ma la tremenda aggressivit , l'accanimento, che non ha necessariamente riscontro nella figura paterna, endogeno, un portato della pulsione di morte del bambino. Dalla profonda analisi del Super-io individuale risulta evidente come il "senso di colpa" sia l'espressione psichica interna del conflitto atavico Eros-Thanatos : Eros, con la paura di perdere l'amore, che pone le basi della coscienza morale, la quale d'altra parte diviene pure valvola di sfogo di Thanatos. Tale contraddittoriet stridente acuita dalla civilt , che data dalla spinta erotica ad allargare la comunit e in generale gli affetti dell'individuo; tale obiettivo pu essere raggiunto soltanto grazie a un'ulteriore inibizione, che poi sfogo riflessivo, dell'aggressivit . Il senso ci colpa diviene in quest'ottica il problema pi importante dell'incivilimento umano, e con esso la progressiva perdita di felicit che ne deriva e che costituisce il "prezzo del progresso civile". Premesso che il senso di colpa nell'accezione freudiana da riferirsi e un'azione non compiuta, chiamiamo rimorso il sentimento che si prova a seguito di un crimine effettivamente compiuto. In generale possiamo dire che mentre questo secondo stato d'animo dovrebbe sempre essere conscio, il senso di colpa vero e proprio tende a non essere riconosciuto come tale e a manifestarsi come una sorta di malessere, di angoscia, un disagio che, visto quanto detto in precedenza, possiamo a buon diritto riconoscere come il "disagio della civilt " del titolo. 5. Il Super-io civile L'ottavo ed ultimo capitolo affronta il tema del parallelismo, secondo Freud del tutto evidente, tra evoluzione individuale e incivilimento; l'ultimo sensazionale approdo del libro la formulazione della teoria del Super-io collettivo. Per dimostrarne la fondatezza, Freud lo ricava per analogia da quello individuale, preso in considerazione questa volta dal punto di vista filogenetico. Come si form originariamente, storicamente il Super-io individuale? In epoca preistorica i fratelli coalizzati dovettero uccidere effettivamente il padre, da cui il rimorso, risultato dell'ambivalenza emotiva primigenia verso il padre stesso: odio,

certo, ma anche amore (ancora Eros vs Thanatos). Fu proprio questo amore a ripristinare la figura paterna mediante l'istituzione del Super-io, quasi a punire quell'atto di aggressione. Soltanto nelle successive generazioni possiamo parlare di "senso di colpa", mutuato "geneticamente" dall'originario rimorso. Parallelamente la societ sviluppa una sorta di coscienza morale basata sull' impressione che hanno lasciato di s grandi personaggi carismatici, che in vita furono snobbati, bistrattati o addirittura uccisi. Essi, proprio come il "padre primordiale", dopo la morte violenta divengono sorte di divinit : l'esempio pi calzante ed eclatante senza dubbio Ges Cristo. 6. Il pessimismo di Freud Una medesima obiezione pu essere sollevata nei confronti tanto del Super-io individuale quanto di quello collettivo. Il loro modo di procedere , per citare Freud, "non psicologico": nei loro precetti e divieti essi non tengono sufficientemente conto delle resistenze all' ubbidienza, in primo luogo la forza pulsionale dell'Es, ma anche le concrete difficolt poste dal mondo circostante. Un palese esempio del fatto che il Super-io "non si cura degli elementi di fatto della costituzione psichica umana" il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso", volto a sconfiggere l'aggressivit umana, il quale sminuisce il valore dell'amore, sostanzialmente irrealizzabile e per di pi espone chi lo applica, privato di ogni difesa, all' infelicit . Dice Freud : "Che immane ostacolo alla civilt deve essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa pu rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!". La pessimistica conclusione di Freud che ad ogni passo fatto dalla civilt verso la sedazione, il controllo o l'abolizione di Thanatos corrisponder un aumento del senso di colpa (e parallelamente a una perdita di felicit) da parte del singolo. Non solo. Tale sacrificio individuale potrebbe non bastare: tanto pi oggi che l' uomo possiede gli strumenti tecnici per procedere alla propria stessa autodistruzione, l' aggressivit originaria potrebbe avere comunque la meglio su Eros, a dispetto degli immani sforzi di quest' ultimo. 7. In sintesi La teoria psicologica freudiana viene rivisitata: la pulsione di morte presente fin dai tempi di "Al di l del principio del piacere" (1920), trova qui la sua sistemazione definitiva, mentre pulsioni oggettuali e pulsioni dell'Io rivelano la loro analoga natura libida, erotica. Anche l'istanza del Super-io soggetta a ripensamento, considerata analiticamente nella sua formazione e dal punto di vista filogenetico e dal punto di vista ontogenetico. La sua carica aggressiva risulta in realt figlia della pulsione di morte del soggetto, non tanto dell'aggressivit paterna presente nel corso dell'infanzia. Altra conquista innovativa quella del Super-io della civilt, una sorta di coscienza morale collettiva, ricavato dal modello di quello individuale. La civilt, che sorge a collegare libidicamente gli individui allo scopo di evitare il trionfo di Thanatos, la pulsione di morte, agisce proprio mediante il Super-io, il quale non solo fornisce una norma comportamentale, ma diviene automaticamente la valvola di sfogo della aggressivit dei singoli: essi, non potendo liberare verso l'esterno la propria forza distruttiva, la rivolgono contro il proprio stesso Io. Il portato individuale del conflitto Eros-Thanatos il "senso di colpa" che, lungi dall'accezione comune, ridefinito da Freud come una sorta di disagio, di angoscia, e rappresenta il "termometro" della tensione tra i desideri dell'Io e la severit del Super-io, che tende a inasprirsi a seguito della rinuncia pulsionale. La pessimistica conclusione di Freud che, ammesso e non concesso che la civilt (che in s tutt'altro che un male) riesca a sedare Thanatos, o quanto meno a controllarlo tramite legami libidici, pur vero che ad ogni passo avanti fatto dalla civilt in questo senso corrisponder un aumento del senso di colpa (e parallelamente una perdita in termini di felicit) da parte del singolo.

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