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Alimentazione selvatica o domestica

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12/10/2012

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Alimentazione selvatica o domestica


Testo di Massimo Montanari tratto dal volume "La fame e l'abbondanza" - Laterza 1997

Categoria: usi - curiosit

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Video ricetta cacciagione e frutti del bosco (guarda il video) archivio video

Le Vite dei santi padri raccontano di un anacoreta siriano che, ritiratosi in meditazione nella solitudine del deserto, scelse di vivere di sole erbe e radici. Il nostro non sapeva per distinguere le piante buone da quelle cattive. Lo coglievano perci dolori di ventre e conati di vomito, le forze gli mancavano e la sua forza vitali pareva sul punto di abbandonarlo. Ma ecco che dopo sette giorni di digiuno, a lui savvicin una capra selvatica che prese il fascio di erbe raccolte dalleremita e cominci a separare con la bocca le piante velenose dalle buone. In questo modo il santuomo imporr cosa mangiare e cosa rifiutare, e pot vincere la fama senza pi correre alcun pericolo. Lepisodio istruttivo, perch ci mostra la predilezione degli asceti del IV-V sec. verso un modello alimentare naturale, basato sulluso della vegetazione spontanea. Il modello usc rafforzato nel VI VII sec. quando al ritiro nel deserto gli asceti europei sostituirono quello nella foresta, dove i prodotti spontanei erano decisamente pi numerosi. Lalimentazione selvatica era molto diffusa nel basso Medioevo, e il suo modello non poteva essere improvvisato , ma richiedeva un duro apprendistato legato alla conoscenza del territorio e agli insegnamenti che offrivano le figure che lo abitavano. Pastori, boscaioli o cacciatori erano i custodi del sapere del bosco. Nei testi e nelle carte processuali del VIII-IX sec. si cita spesso la loro preziosa collaborazione per conoscere configurazione e confini delle foreste. Luso della natura era legato ad una cultura che non veniva appresa nei libri ma per mezzo dellesperienza diretta. Il confine tra economia selvatica ed economia domestica era assai meno rigido di quanto si possa credere. Esisteva una linea mobile che si spostava in base alle esigenze della comunit. Molte piante crescevano sia allo stato selvatico che addomesticate. La cultura dellorto, di vitale importanza non solo nellalimentazione ma anche nella farmacologia, sinnestava nella lunga frequentazione del mondo vegetale spontaneo. Lambivalenza selvatico-domestico valeva anche per gli alberi da frutto: meli, peri, cotogni ecc. in una cultura alimentare a met strada fra lo stadio della raccolta e quello della coltivazione. Anche leconomia della pesca era ad uno stadio intermedio fra il naturale e lartificiale, vivai e peschiere si impiantavano in genere nei corsi dacqua e nelle paludi. Lo stesso valeva per gli animali, e specie che oggi non esitiamo a pensare domestiche esistevano anche allo stato naturale, come il bue selvatico cacciato nelle foreste europee almeno fino al IX-X sec., o i porci domestici, allevati allaperto nei boschi, in tutto simili ai cinghiali selvatici. I Longobardi tenevano cervi attorno alle case, e nella stagione degli amori i bramiti disturbavano la quiete dei villaggi, tanto che nel VII sec. delle leggi si preoccuparono di disciplinarne la presenza. Con il passare dei secoli, la valorizzazione produttiva e alimentare delle piante coltivate e degli animali domestici divent pi forte a scapito della dimensione selvatica. Impossibile indicare una cronologia precisa di questa mutazione, che fu progressiva e non rispett ovunque gli stessi tempi. Un momento decisivo tra i due modelli dovette verificarsi nel VII e VIII sec. quando si raggiunse il massimo dellequilibrio e di sostegno reciproco. Lesito delle vicende si chiar gi nel XI sec., quando Ildegarda Von Bingen scriveva che solo le piante coltivate e addomesticate dalluomo si addicevano perfettamente alla sua alimentazione, mentre quelle che crescevano spontaneamente contrariae sunt homini ad comedendum. Linterpretazione ideologica era evidente, perch a iniziare dal IX sec. in tutta Europa si erano intensificate le imprese di disboscamento e messa a coltura dei terreni ad opera di abbazie e monasteri, portando in breve tempo queste organizzazioni sociali a diventare le pi ricche e potenti dEuropa. La nascita delle citt fu il segno del definitivo cambiamento del modo di affrontare il problema cibo, dove labbondante domanda di civilt fece relegare ai margini i valori di naturale e selvatico, dando cos il via al grande boom della produzione. Leggi radici e identit cucina

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