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Galli Silvano

IL SEGGIO D'ORO

INDICE Presentazione (Jrme Carlos) Premessa Introduzione Prima Parte IL MESSAGGIO 1. Nyamian Dio del cielo Nyamian Signore dei cieli Nyamian volta celeste Nyamian Essere Supremo che abita al di sopra del cielo Nyamian Dio dei cristiani? 2. Nyamian sovrano terrestre I genitori Le mogli I figli Nyamian, un capo 3. Nyamian sovrano universale Un sovrano che non muore mai Fonte di ogni potere Creatore del mondo e degli uomini L'uomo si allontana da Nyamian Nyamian continua ad occuparsi dell'uomo Nyamian giudice universale Sulla soglia del mistero Conclusione 4. Titoli divini Nan Nyamian Nan Nyamian kpili Je min Nyamian Je se Nyamian Etimologia del termine Nyamian 5. Altre Denominazioni Due nomi rari Osservazioni Aloloa, tempo cosmico? Damangama

Conclusione 6. Asi: Tellus Mater Divieti legati alla terra - Gravidanze irregolari - Effusione di sangue - Adulterio con Asi Nyamian-Asi

Seconda Parte I RACCONTI Nyamian circondato da una corte, da notabili, da servi, da un cacciatore Ragno, capo dei notabili di Nyamian, propone al suo Signore di promulgare una le gge iniqua di cui resta vittima Ragno, portavoce di Nyamian, inganna il suo Sovrano sottraendogli beni e denaro Ragno, portavoce di Nyamian, copre pubblicamente di vergogna il suo Signore Nyamian e la sua corte si lasciano ingannare da Iena, il pi stupido di tutti gli animali Nyamian Signore delle terre e delle selve Nyamian chiede a Lumaca e ad Antilope di portare due sacchi di merci a suo frate llo Nyamian offre sua figlia in sposa a colui che arriver primo in una corsa Nyamian sposa la figlia di Ragno dal nome insolente: "NI" Aka Kokor seduce la moglie di Nyamian Fra le mogli di Nyamian c' una ladra Il figlio di Nyamian nutrito con latte di bufala Nyamian simula la morte per mettere alla prova l'amore delle sue mogli Nyamian d agli uomini un capo: lui stesso che lo sceglie Nyamian invia dal cielo gli attributi del potere regale Nyamian crea gli uomini in cielo e li fa discendere sulla terra. Gli uomini scop rono il cibo Nyamian dona l'acqua agli uomini Ragno e Fabbro collaboratori nella creazione Nyamian crea l'uomo per la vita. L'uomo rifiuta di salire da Nyamian e la morte fa la sua apparizione sulla terra Alla fine della vita Nyamian fa salire l'uomo da lui. In seguito ad un rifiuto, Nyamian invia Malattia che colpisce l'uomo e lo fa morire

Nyamian crea gli uomini e li invita a scegliere fra la vita e la morte Nyamian posa il suo sguardo su una donna e costei "riesce" nella vita Quattro acquirenti della medesima stuoia Nyamian all'origine di tutto ci che accade nel mondo Ci che Nyamian decide di dare all'uomo, costui l'avr in ogni modo, perch nulla si p u contro la sua volont L'uomo non pu fare nulla senza l'aiuto di Nyamian Gallo rifiuta di sfamare Nyamian e la sua corte Nyamian ricorda ai sovrani che esiste un'istanza suprema fonte di tutti i poteri sulla terra Nyamian si traveste e scende sulla terra per giudicare i suoi figli Appendice: Religioni tradizionali e annuncio del Vangelo Nyamian oggetto di culto Le stele in onore di Nyamian Gli intermediari I detentori dei feticci Intermediari e culto Nyamian l'Onnipotente Le tentazioni degli Israeliti L'annuncio

Silvano Galli IL SEGGIO D'ORO Nyamian, il Dio del cielo e della terra, nei racconti degli Anyi-Bona EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA

PRESENTAZIONE

Il Seggio d'Oro di Silvano Galli ci fa conoscere tanto l'Autore quanto un popolo della Costa d'Avorio, gli Anyi-Bona. Tra il p. Silvano Galli e questo popolo esiste un rapporto di dieci anni di pres enza, di ascolto, di dialogo. Il primo non era in villeggiatura tra loro, n si er

a fatto organizzare da loro un safari. Non si rendevano "servizi" nel senso turi stico del termine, a fronte di manciate di monete sonanti, dopo che l'uno, con l a sua Kodak a tracolla e con la condiscendenza del turista di passaggio, aveva f atto il suo pieno di immagini. Il sacerdote cattolico e il popolo degli Anyi-Bona si sono incontrati e si sono apprezzati. E poich Silvano Galli era, se si osa dirlo, in missione sacerdotale p resso i suoi ospiti Anyi-Bona, Dio presiedeva la loro "palabre" e mediava i loro rapporti. Silvano Galli, facendo parlare una ricca antologia di testi, ci restituisce il v olto e tutto il mistero di Nyamian, l'Essere supremo degli Anyi-Bona, e oltre a ci tutta la spiritualit di questo popolo. E qui l'istanza fondamentale del sacerdote cattolico fa la differenza: questo mo do di accostarsi umilmente all'altro, di ascoltarlo, meglio ancora di amarlo, pe rch esso , nella sua specificit, per prima cosa e soprattutto, il prossimo nel sens o evangelico del termine. Con la certezza che, se la spiritualit eleva l'uomo, tu tto ci che sale - secondo Theilard de Chardin - converge. Ed cos che il pregevole lavoro di Silvano Galli, lavoro di ascolto, di raccolta, di trascrizione, di traduzione, di commento, acquista tutto il suo significato: la ricerca dell'altro, l'incontro con l'altro, la comprensione dell'altro, l'amo re dell'altro. Senza cessare di essere prete e senza rinunciare in nulla alla su a missione evangelica, egli paga un tributo di stima e di riconoscenza al popolo che lo ha adottato. Nyamian, Dio supremo degli Anyi-Bona, si trova cos liberato da tutta la congerie di nozioni che i sostenitori dell'etnologia coloniale gli avevano accollato. La religione degli Anyi-Bona non pi vista come la miscredenza primitiva descritta da gli africanisti esploratori, come una religione invischiata nel pi abbondante pol iteismo. Ci accostiamo a Nyamian e lo cogliamo in tutta la sua complessit di essere non or dinario, nella dialettica sottile de "l'uno e l'altro", dell'essere vicino e lon tano, familiare e distante, nei suoi attributi profani e sacri, nella sua "finit udine" terrestre e nella sua entit celeste. Silvano Galli si fa pedagogo per istruirci attraverso le storie, questa "scuola serale" dell'Africa tradizionale: uomo di dialogo, che si offre come un ponte fr a visioni del mondo certo diverse, ma profondamente complementari. Essendo Dio unico, dobbiamo ammettere che le vie per raggiungerlo sono diverse, come diverso il suo popolo su tutta la terra, in questo migrare senza fine verso l'Eterno. Il Seggio d'Oro di Silvano Galli: gli di dell'Africa non sono ancora morti. Si na scondono sotto diversi travestimenti e, salvo errore, avranno ancora la loro par ola da dire nell'elaborazione della nuova personalit africana. Jrme Carlos Scrittore, giornalista

PREMESSA Fra le figure dell'hassidismo, Rabbi Nathan di Nemrov ha conosciuto un itinerari o abbastanza curioso. Ha trascorso l'essenziale della sua vita a raccogliere e a fissare per scritto le parole di un altro. Rabbi Nathan spiega come un sogno abbia dato questo indirizzo alla sua vita: "Nel mio sogno andavo alla panetteria per comperare piccoli pani. Per strada mi fermavo preso da un violento affanno: sarebbe questo lo scopo della mia vita? Pr endere piccoli pani dagli uni per darli ad altri? Nient'altro, niente di pi? In q uel momento un uomo apparve davanti a me e mi disse: "Se desideri che ti aiuti, attaccati a me". Quell'uomo era Rabbi Nahman, lo Tsadik, di cui sarebbe diventato lo scriba parti colare.

Prendere dei piccoli pani dagli uni per darli ad altri? Nient'altro, niente di p i? Nient'altro, niente di pi! Ecco lo scopo di questa raccolta di testi: "Infatti un'opera devota e di molta fatica raccogliere parole lungamente maturat e da altri, assorbirle, trascriverle nella lingua in cui sono state dette, dare loro una continuit, tradurle in un'altra lingua, pubblicarle (1)". L'Autore Note (1) A. Kientz, Le don du rcit, tradition orale et ethnologie, in "Etudes", 10 (19 87), pp. 340-341.

INTRODUZIONE Questa raccolta di testi riguarda un personaggio centrale dei racconti anyi-bona : Nyamian, il Dio del cielo e della terra. Nyamian non una divinit esclusiva degli Anyi-Bona: comune a diversi gruppi akan. Ma queste storie concernono unicamente gli Anyi-Bona, e qui si parler soltanto di loro. I testi sono stati raccolti nei loro villaggi, dove l'autore ha vissuto u na decina d'anni. La prima parte del volume si presenta sotto forma di note, di flash, su uno dei personaggi chiave della favolistica bona: Nyamian. Queste note non sono n teologi a (riflessione su Dio partendo dalla rivelazione cristiana), n teodicea (riflessi one su Dio e i suoi attributi partendo dalla ragione), ma unicamente un compleme nto introduttivo per mettere a fuoco questo personaggio e offrire cos un aiuto al lettore affinch possa apprezzare, gustare, assaporare meglio la bellezza delle s torie. Il metodo seguito comporta qualche pericolo e rischio. Infatti sono stati utiliz zati sia elementi raccolti dagli informatori, sia elementi attinti direttamente dai racconti. Qualcuno ha osservato che il testo avrebbe avuto maggior rigore se si fosse utilizzata l'una o l'altra fonte, piuttosto che le due insieme. Una volta raccolte le informazioni, bisognava ordinarle. Qui appare un secondo l imite, legato allo statuto e alla formazione dell'autore. Anche se c' stato un co ntatto immediato e prolungato con l'ambiente descritto, rimane sempre il problem a, molto delicato, di trovare la terminologia esatta per esprimere realt che non si colgono mai completamente. Come nota V.G. Grottanelli: "Quando si passa dal particolare al generale, si accentua il pericolo che il qua dro sia influenzato, sia pure in via indiretta e inconsapevole, dalle categorie dello studioso e dalla sua tendenza a ordinare le conoscenze secondo gli schemi ormai tradizionali in Occidente, i quali derivano, in ultima analisi, dalla teol ogia giudaico-cristiana ... E' ... noto che lo studioso... ottiene le sue inform azioni sul terreno alla spicciolata, una dopo l'altra, in casuale disordine, non gi in blocco come sistema coerente... l'ordine sar, in ultima analisi, introdotto da lui, sulla scorta dei nessi e collegamenti logici da lui intravisti; e la st essa selezione e concatenazione dei dati non potranno non essere suggerite dalla sua propria formazione teoretica in tema di teologia (1)". P.E. Adjaffi, uno studioso della religione anyi e in particolare della figura di Nyamian, nota come questa difficolt sia comune ad ogni studioso, sia africano, s ia occidentale: "Dato che gli adepti della religione tradizionale non colgono con uno sguardo co mprensivo e personale tutto il sistema delle loro proprie credenze ... bisogna t

rovare un linguaggio convenzionale, comprensibile per tutti, e questo non rende sempre conto della realt, almeno non completamente. E' il caso del termine Dio, i n senso generale, che qui ci interessa (2)". Per questa ragione non bisogna cercare in queste note ci che esse non sono, o non possono offrire. Si cercato di tradurre, in un linguaggio accessibile, il vissuto degli amici bon a che hanno aperto il loro cuore durante lunghi anni di vita comune, soprattutto al momento delle veglie narrative nei vari villaggi. Si tentato di spiegare ci c he i Bona evocano, suggeriscono, lasciano intravedere. Pi che le spiegazioni, ci che veramente importante sono le "parole dette" che si v oluto rispettare scrupolosamente e trasmettere nella loro integralit: ho preso pi ccoli pani fra i Bona per offrirli ad altri. La stessa osservazione vale per lo stile di ogni narratore, con le sue ripetizio ni, omissioni, frasi idiomatiche, onomatopee, ecc... "In mancanza della voce, si avr il suo modo di parlare", dice Marie Paule Frry a proposito del narratore tend a, e aggiunge: "I racconti parlano unicamente dei viventi, e non temendo la menzogna, si situan o dove tutto possibile, quasi tutto; tocca al lettore scoprire questo possibile, comprendere le regole del desiderio tenda elaborate dall'illusione. L'inconscio , per essenza, collettivo, perch ci che gli uomini hanno in comune al di l delle lo ro differenze individuali e ... culturali (3)". Che il lettore possa trovare in questi testi qualche briciola di questa universa lit, soddisfare il suo desiderio, assaporando qualche "piccolo pane" della cultur a tradizionale anyi-bona. Questo sufficiente per permetterci di intravedere qual e sia la qualit... del cibo che gli anziani bona ci offrono, accogliendoci alla l oro tavola, con un sorriso ammiccante e comunicativo (4). Gli Anyi-Bona Gli Anyi-Bona sono uno dei numerosi sottogruppi anyi sparsi nella Costa d'Avorio centro e sudorientale. La famiglia anyi appartiene all'area culturale akan. I Bona sono stanziati nella sottoprefettura di Koun Fao, con poche minoranze nei territori adiacenti. Koun Fao situato lungo l'asse stradale Abidjan-AbengourouAgnibilekrou-Bondoukou-Bouna, nella parte orientale del paese. I Bona sono suddivisi in gruppi e organizzati in chefferies quasi totalmente ind ipendenti. La chefferie Per chefferie si intende un tipo di organizzazione politica tradizionale, senza formazione statale, retta da un capo ereditario (5). Ogni chefferie caratterizzata da tre elementi rappresentati da oggetti simbolici : - il seggio atavico, detto bia bire, seggio nero, o anche adja bia, seggio eredi tario. Porta il nome dell'antenato fondatore del gruppo. E' il simbolo del poter e politico e religioso, e il supporto materiale della presenza tutelare degli an tenati; - la sciabola, il koto, simbolo del potere militare, o meglio dello jus gladii r omano. Una di queste prestigiose sciabole ancestrali custodita a Assindi, presso un lignaggio appositamente deputato a questo scopo. Viene esibita in certe occa sioni, per esempio ai funerali di un sovrano e all'intronizzazione del nuovo re (il neoeletto presta giuramento con questa sciabola), alla festa degli ignami (6 ), ecc.; - lo dja, l'insieme del tesoro reale, simbolo della potenza economica e della co ntinuit familiare. E' costituito da sacchetti di polvere d'oro e dall'insieme dei pesi destinati a determinare l'oro delle imposte, dei tributi, dei prestiti, e l'oro per acquisti importanti. Del tesoro fanno pure parte i regalia, le insegne del potere: statuette di legno dorato, scettri, anelli, corone, toghe, manti, s andaletti, e alcuni oggetti che ricordano eventi particolarmente rilevanti della

storia del popolo. Le strutture sociali 1. La famiglia A livello di struttura sociale i Bona appartengono ad un sistema matrilineare. I discendenti di una medesima antenata si raggruppano in un'unit chiamata awulo. L a residenza rimane virilocale: i figli appartengono alla famiglia della madre, m a la moglie va ad abitare dal marito. I discendenti e i segmenti di un medesimo lignaggio si raggruppano in un'unit pi vasta, chiamata abusuan e si riallacciano a d un antenato comune, reale o mitico, fondatore del gruppo. 2. Il sovrano Il successore attuale dell'antenato fondatore il famian, capo del gruppo e deten tore del potere politico. Di solito chiamato sovrano o re. Egli ha, come ausilia ri, e sotto i suoi ordini, diversi capi, i cui seggi sono di rango inferiore a q uello dell'antenato fondatore. Sono i suoi aiutanti nel governo del gruppo. 3. La regina Accanto al sovrano vi la regina madre, la himian. Contrariamente a ci che il term ine suggerisce, la regina non la madre del sovrano, n una delle sue mogli. Ella a ppartiene alla categoria delle sorelle classificatorie: come il re il discendent e dell'antenato maschile, cos la regina la donna genealogicamente pi vicina all'an tenata femminile del gruppo. La regina il simbolo della donna generatrice, la do nna per eccellenza, essendo i Bona una societ matrilineare. Ancora oggi ella gode di un potere reale, importante e vasto. 4. Il consiglio dei notabili Il sovrano assistito da un consiglio di notabili formato da un portascettro, che nel medesimo tempo suo portavoce, da un capo dei giovani, dal sacerdote della t erra, e da alcuni altri anziani. Anche la regina madre ha, alla sua corte, alcun e domestiche e delle giovani che lavorano per lei. 5. Il sacerdote Un posto importante occupa nella societ il komian, il sacerdote-guaritore-indovin o, con tre funzioni: liturgica, terapeutica, oracolare. Egli : - l'intermediario fra il mondo dei viventi e il mondo degli antenati, e l'univer so delle divinit tutelari del gruppo; - il medico-terapeuta, esperto conoscitore della farmacopea tradizionale; - l'interprete ufficiale e riconosciuto degli avvenimenti presenti e futuri attr averso la divinazione. La comunit fa appello al suo sapere nei momenti difficili e delicati, per decodif icare messaggi oscuri che interpellano tutto il gruppo. E' a lui che ci si rivolge per offrire sacrifici alle divinit, essere curati dall e malattie, conoscere il proprio avvenire. Ogni komian ha i suoi luoghi di culto e un tempietto dove tiene le suppellettili religiose e divinatorie e i suoi feticci. I feticci sono oggetti materiali, nat urali o manufatti, supporti del sacro, ai quali vengono offerti sacrifici durant e feste particolari o su richiesta degli offerenti. Come ricorda Mandirola: "Questo personaggio mette le sue capacit al servizio della societ ... lottando in particolare contro gli spiriti cattivi e gli uomini che ne sono il ricettacolo, quelli che vengono chiamati "diavoli", che "mangiano" lo spirito degli altri e c he sono i veri responsabili delle disgrazie e delle perturbazioni dell'ordine so ciale (7)". Note

(1) V.G. Grottanelli, Il pensiero religioso e magico, in Id. (a cura), "Ethnolog ica", Milano 1965, vol. III, pp. 308-309. (2) P.E. Adjaffi, Humanisme religieux agni et foi chrtienne, Roma 1978, pp. 200-2 01. Per il termine agni si trovano due grafie: agni e anyi. Nelle citazioni si r ispetter l'uso degli autori. In questo testo viene usata la grafia anyi. (3) M.P. Ferry, Les dits de la nuit. Contes tenda du Sngal oriental, Paris 1983, p p. 20-21. (4) S. Galli, Il neonato dalla barba bianca, Bologna 1993, p. 7. Questo testo ve rr citato con l'abbreviazione: Neonato. (5) J. Lombard, Autorits traditionnelles et pouvoirs europens en Afrique noire, Pa ris 1967, p. 16. (6) L'igname un grosso tubero che costituisce l'alimento base degli Anyi-Bona. (7) R. Mandirola, La Parola presso gli Agni-Bona, in "Africa", XLIX, 2, 1994, pp . 229-249.

Prima Parte IL MESSAGGIO 1. Nyamian Dio del cielo Nyamian Signore dei cieli Abitualmente quando si parla di Nyamian si allude all'Essere Supremo, a Dio. Ecc o alcune espressioni correnti: - Per ringraziare qualcuno di un favore importante si dir: me fa Nyamian da wo as e: chiedo a Dio di ringraziarti a nome mio. - Quando qualcuno parte per un viaggio: man Nyamian e dju boko nan a sa wo sin b oko: che Dio ti faccia arrivare e ritornare sano e salvo. - In un lutto, in una situazione difficile, una malattia, un incidente, si conso ler l'interessato augurandogli: man Nyamian djo wo kunu: che Dio "rinfreschi" il tuo ventre, che Nyamian ti dia pace (1). - Per augurare un felice anno nuovo si pu utilizzare questa espressione: Nyamian man wo ti h: Dio ti conceda che la tua testa "duri a lungo" (2), che Dio ti facci a vivere a lungo. - Per augurare buona fortuna si dir: Nyamian ghinan wo sin: che Dio sia dietro il tuo dorso, che Dio sia con te (3). Ci sono poi espressioni sulle labbra di tutti. Si trovano anche sui camion, sui taxi, sui muri delle case: Nyamian wo br: Dio qui, Dio esiste, con noi, dunque non bisogna temere nulla. Nyamian o nafe man: Dio non dorme, veglia su di noi. Nyamian tua wo kare: Dio pagher i tuoi debiti, dunque abbi fiducia. Nella vita di ogni giorno non si potr nulla iniziare, nulla compiere, nulla fare bene, se Dio non d'accordo. Si dir sempre: se Nyamian di so a... se Dio d'accordo. Si far sempre tutto Nyamian duman nu o Nyamian fanga nu: in nome di Dio o con la forza di Dio. Sonan o ngora djore io Nyamian ji sin, ricorda un proverbio: l'uomo non pu fare n ulla dietro il dorso di Dio, cio all'insaputa di Dio. Tutto ci che si intraprende arriver in porto se c' l'accordo di Dio. In tutti questi casi citati ci si riferisce a Nyamian Dio, e non a Nyamian volta del cielo o firmamento. Nyamian volta celeste Ci sono per altre espressioni pi ambigue che possono alludere sia all'Essere Supre mo, sia alla volta celeste, sia a fenomeni atmosferici. Eccone alcune:

Nyamian ne s to, letteralmente: il Nyamian sta cadendo. Chi cade? Il Dio del ciel o? La volta celeste? N l'uno n l'altra! Quando si parla di Nyamian in questo conte sto, nessuno pensa a Dio. Tutti sanno che l'espressione consacrata per parlare d ella pioggia. Si tradurr dunque semplicemente: piove, o sta piovendo. Si pu sentir e anche l'altra espressione: nzue s to, l'acqua sta cadendo, ma ordinariamente la prima che viene usata. Nyamian ne a kp: Nyamian ha smesso, cio la pioggia cessata, lett. tagliata. Nyamian ne kpura, Nyamian ne se kan nu: Nyamian trema, si scuote, cio tuona. In q uesto caso il termine pu essere riferito tanto al cielo, al firmamento, alla volt a celeste, quanto all'Essere Supremo, almeno ngoa nu, a livello fittizio. Alcuni racconti narrano infatti che i tuoni non sono altro che i brontolii di Nyamian che si lamenta delle malefatte umane (4). Nyamian ne se muna: Nyamian si oscura. In questi casi sembra fuori di dubbio il riferimento alla volta celeste. E' l'espressione corrente per parlare del cielo nuvoloso foriero di pioggia. Nyamian Essere Supremo che abita al di sopra del cielo Dagli esempi e espressioni viste, risulta che il termine Nyamian ha due fondamen tali accezioni: - il cielo, la volta celeste - l'Essere Supremo. Ma i Bona sono ben lungi dall'identificare Nyamian con la volta celeste. Nyamian l'Essere Supremo che abita al di sopra del cielo, sua creatura. Rivela la sua i mmensit nella maest dei cieli, ma ha una configurazione propria, personale, irridu cibile all'esperienza umana. Essendo al di sopra dei cieli, si manifesta nei fenomeni atmosferici: tuono, fol gore, nubi, pioggia. Queste manifestazioni non sono che un'epifania del Dio del cielo, dell'Essere Supremo celeste. Ecco allora l'ambiguit del linguaggio, la ter minologia fluida che indica, con lo stesso termine, il Dio del cielo e i fenomen i atmosferici (5). Nyamian Dio dei cristiani? Il termine Nyamian usato anche per indicare il Dio dei cristiani (6). E' ormai u na tradizione invalsa da decenni. Sia fra gli Anyi, sia fra i Baoul, come in genere fra gli Akan, in tutti i testi liturgici il termine Dio viene reso con Nyamian. Questa ormai la traduzione ufficiale del termine Dio. Essa appare impropria, per ch il contenuto del termine Nyamian corrisponde solo in parte al significato che il termine Dio ha per i cristiani. L'Essere Supremo Nyamian ha s alcuni attributi del Dio cristiano, ma gli attributi da noi ritenuti essenziali sono di rado ass egnati tutti congiuntamente a Nyamian. Esiste poi anche una difficolt di terminologia. I concetti riguardanti la divinit non sono mai espressi in termini raffrontabili con quelli della terminologia giu daico-cristiana. I Bona non hanno termini astratti quali assoluto, trascendenza, ecc. L'assenza di termini non significa per parallela carenza dei corrispondenti concetti (7). Per analizzare il contenuto del termine Nyamian, per comprendere ci che i Bona esprimono con questo concetto, si utilizzer il materiale raccolto: t estimonianze orali dirette e soprattutto testi di letteratura orale: miti, racco nti, proverbi. 2. Nyamian sovrano terrestre I genitori Il primo tratto, il pi comune, il pi evidente, il pi banale che emerge da tanti rac conti, sono le spiccate caratteristiche antropomorfiche di Nyamian: egli ha una casa, un padre, una madre, mogli, figli, campi, ecc.

Come tutti gli esseri umani Nyamian ha un padre e una madre. Questi genitori, ne lla maggior parte dei racconti, appaiono anziani, spesso ammalati, e muoiono com e tutti gli altri. Solo Nyamian immortale. Nei miti e nei racconti si parla regolarmente della mort e dei suoi genitori, che vengono spesso evocati in un contesto funerario. Questa l'occasione, per i sudditi di Nyamian, di portare doni considerevoli, prestigio si, per le esequie. I doni sono proporzionati al rango del defunto. Sono spesso doni straordinari. E ccone alcuni: - Portare la coda del pi vecchio degli elefanti, tagliandola senza ucciderlo; - Portare un animale feroce vivente; - Piangere con la bocca e con l'ano; - Uccidere il proprio figlio. In tutti i testi raccolti (oltre 500) una sola volta si accenna alla morte di Ny amian. Ero ad Akrassikro per una seduta di racconti. Un giovane intervenne racco ntando le avventure di Ragno che promette un dono eccezionale per i funerali di Nyamian. Alcune anziane signore, sedute vicino a me, sussurrarono: "E' un giovan e, non sa raccontare. E' il padre di Nyamian che morto, non lui". Lo stesso racconto l'avevo sentito pi volte altrove: a Koun Fao, Koun Abronso, Do dassu. C'era sempre una variante importante, ma la morte riguardava il padre o la madre di Nyamian. Ecco l'inizio del racconto (8): Un tempo vivevamo tutti l nel mondo. Anche il signor Ragno viveva con noi. In que l tempo si viveva assieme al Signore Dio. Eravamo dunque tutti l ... Eravamo vera mente molto numerosi. Le cose stavano dunque cos, quando un giorno si annunci che il padre del Signore Dio era gravemente ammalato. La malattia era talmente grave , che egli era ad un passo dalla morte. Tutti andavano a trovarlo. Uno arrivava e diceva: "Signore Dio, se tuo padre muore invier per i suoi funerali una toga ke nde" (9). Un altro diceva: "Se tuo padre muore invier una toga adinkra" (10). Anc he Ragno si present e disse: "Nan Nyamian, se tuo padre muore invier per i suoi fun erali la coda del pi vecchio di tutti gli elefanti. Gliela taglier senza ucciderlo , mentre ancora in vita" (11). Le mogli Nyamian si presenta come un anziano facoltoso circondato di prestigio e di probl emi. Come tutti i capi e i dignitari che spiccano per la loro posizione sociale, anche Nyamian poligamo. Di solito si racconta che ha cinque mogli (12). La loro condotta non sempre irreprensibile. Alcune sono infedeli, altre ladre, a ltre litigiose. Gli adulteri non si contano. In una storia Nyamian cerca di scoprire chi ha sedo tto sua moglie. Convoca nella sua corte i notabili e apre un'inchiesta. Una volt a identificato il reo, invia un messaggero per convocarlo, giudicarlo e punirlo. Il colpevole mette allora in atto una serie di sotterfugi per non rispondere all 'appello e sfuggire al castigo. Ammalia con danze e canti, l'uno dopo l'altro, g li inviati di Nyamian. Costoro, soggiogati dalla sua magia, si mettono a danzare dimenticando la loro missione. Ma, malgrado tutte le sue arti, alla fine il col pevole sar preso e punito (13). Nyamian si nutre di un cibo particolare: il riso. E' il suo piatto preferito. Si racconta che una volta Nyamian aveva preso una nuova moglie. In quel tempo, ogn i giorno, qualcuno rubava il suo riso. Tutti pensavano che fosse la novella spos a. Per smascherare la ladra, Nyamian organizz una festa ed invit tutte le spose co n lui al fiume per purificarsi. La colpevole sarebbe stata colei che avesse pres entato sul ventre una grossa ernia ombelicale. Si scopr allora che la colpevole e ra la prima moglie, quella al di sopra di ogni sospetto (14). Ragno ha una figlia di nome Berehiame, che significa: nulla mi impossibile. Un n ome insolente e provocatorio ... Nyamian esige la donna in sposa, e mette in ope ra una serie di espedienti per coprirla pubblicamente di ridicolo: - le costruisce una casa senza tetto; - esige che sia sempre ben vestita ed elegante, ma non le compera mai abiti; - si appropria del suo manto pi bello per la sua festa.

Non solo il padre della ragazza aiuta la figlia a trarsi ogni volta d'impaccio, ma alla fine gli atteggiamenti ostili di Nyamian verso la nuova sposa si ritorco no contro di lui, con ripercussioni pubbliche umilianti (15). Nyamian pu scacciare una delle sue mogli per darla in matrimonio ad altri. Una vo lta il vecchio Nyamian, non essendo sicuro dell'amore delle sue mogli, simul la m orte per vedere quali di esse l'amava veramente. A turno le vedove vennero a pia ngere accanto al cadavere del marito. Attraverso i loro lamenti, Nyamian arriv a comprendere i sentimenti profondi delle mogli, e scopr che proprio quella che lui amava di meno gli era pi fedele (16). I figli Nyamian ha figli, maschi e femmine. Come i genitori di Nyamian, anche i suoi fig li sono mortali. Possono ammalarsi e morire. Una volta a Nyamian nacque perfino un figlio paralitico. Il vecchio Nyamian and allora a consultare il suo komian (s acerdote-guaritore-indovino) che gli indic il rimedio in un'erba particolare, chi amata asi gnima, occhio della terra. Nyamian prese allora il suo manto, se lo cin se alle reni, e and al villaggio a trovare Ragno, esperto conoscitore della flora forestale, che gli procur l'arbusto desiderato. I figli di Nyamian sono come tutti gli altri. Per esempio, una delle sue figlie partorisce, ma non ha abbastanza latte per nutrire il bambino. Tutti si presenta no per offrire doni: acqua fresca, miele, linfa di palma, latte di mucca, ecc. L epre si presenta e promette latte di Bufala. Ma mungere Bufala... non cosa da po co (17)! Nyamian ha un altro figlio, Tiedou Bofouo. Come il suo nome indica, cacciatore. Un giorno si perde nella foresta. Spinto dalla fame e dalla sete, si imbatte in una strega. Chiede ospitalit per la notte. Inavvertitamente inciampa e fa cadere la marmitta di riso della vecchia. Costei lo fulmina con i suoi occhi e Tiedou m uore (18). Un altro figlio, Kakabangoa, esperto nell'arte della lotta. Un giorno si batte c on Sikouma, figlio di Ragno. Visto il valore e la forza di Sikouma, Nyamian chiede a Ragno di dargli suo figlio. Dopo lunghe discussioni, Ragno accetta la richies ta. In cambio chiede un vaso pieno di storie, di racconti, di astuzie. E cos li i ntroduce nel mondo (19). Nyamian ha il carattere di un vecchio geloso. Rinchiude, ad esempio, sua figlia in una torre per non darla in sposa ai pretendenti che si presentano. Ma le prec auzioni paterne si dimostrano inutili: la figlia sar ugualmente sedotta. Nyamian convoca allora tutti gli abitanti della foresta per individuare il padre del bam bino. Sar lo stesso bambino che riconoscer il padre. Nyamian promette una delle sue figlie in matrimonio al pi intelligente, al pi astu to dei suoi sudditi. Per esempio, promette la figlia a colui che arriver primo in una corsa. Non mai il pi veloce che vince, ma sempre il pi furbo (20). Talvolta Nyamian ha problemi seri coi suoi figli. Ce n' uno, ad esempio, che ha l egami dubbi con la sua prima moglie. Questo figlio si chiama Denaro. Nyamian ama talmente questo figlio che non pu vivere senza di lui. Ma Denaro fuggir e non lo si ritrover pi. E' da quel momento che tutti lo cercano. Nyamian, un capo Nyamian abita in un villaggio nel quale passeggia come un qualsiasi anziano. La sua andatura lenta e venerabile. Ha sotto i suoi ordini altri capi che sono i su oi ausiliari nel governare i villaggi. Possiede terre, campi, armenti. Al suo servizio ci sono giovani pronti ad esegui re i suoi ordini. Per esempio, chiede loro di andare a pulire i suoi appezzament i in foresta, o di preparare i terreni per la semina. Promette uno dei suoi buoi a colui che rester in mezzo alla macchia, quando quest a in fiamme. Naturalmente, Ragno a presentarsi come candidato. Di qui le sue avv enture e disavventure (21). Nyamian circondato da un corteggio di anziani, suoi notabili. Egli li convoca pe r chiedere il loro parere, ma la decisione finale spetta a lui.

Un giorno Ragno si presenta e domanda di diventare il cacciatore particolare di Nyamian. Costui convoca i suoi notabili per conoscere la loro opinione. Gli anzi ani riflettono, poi danno il loro parere: Sei tu il nostro capo, noi siamo tutti ai tuoi ordini. Nessuno di noi mai stato tuo cacciatore fino ad oggi. Ragno venuto e ti ha chiesto di diventare tuo cacci atore. Tu ci hai sottoposto la tua proposta. Ora tocca a te valutare e decidere. Se pu veramente essere tuo cacciatore, in questo caso, noi diamo il nostro parer e favorevole (22). Fra tutti i notabili, un posto di prim'ordine occupato dal portavoce di Nyamian. E' lui la bocca del re, il suo parere di peso, e pu essere pi importante di quell o del sovrano. Ecco come termina un racconto: Ecco anche la ragione per cui si trova oggi a fianco del sovrano un buon portavo ce. Quando c' una questione da trattare o un affare da giudicare, se il re dice: "Questa questione deve essere risolta cos", e al contrario il suo portavoce affer ma: "No, bisogna agire cos", ecco che il re ascolta il suo portavoce e lascia cad ere l'affare (23). Egli occupa un posto di primo piano nella corte del re, ed il capo di tutti i no tabili: Un tempo, da quando il mondo esisteva, Ragno era il portavoce del Signore Dio. S eguendo l'abitudine degli anziani, nessuno poteva entrare nella corte delle mogl i del Signore Dio, eccetto il suo portavoce e il Signore Dio in persona. L'acces so era riservato a loro due (24). I sudditi portano regolarmente doni al loro Signore, ma il suo portavoce che li riceve, li conserva, li amministra. E' lui che raccoglie le ammende dei processi , a lui che si consegna la selvaggina e gli animali devoluti al sovrano. Cos pure a lui che viene rimesso l'oro e una parte di tutto quello che si produce. Ora, poich il portavoce del re il primo fra tutti i notabili, molto spesso questo personaggio si trova in posizione di forza in rapporto al suo Signore, e abusa del suo potere: impone la sua volont, inganna il sovrano, lo sfrutta, lo deruba, sottraendogli beni e denaro. Ecco qualche esempio. Un giorno Ragno invita Nyamian a promulgare una legge che comporta l'eliminazion e di tutti coloro che non hanno l'integrit fisica. Nyamian accetta. A causa della sua avidit, Ragno cade nelle maglie della legge da lui stesso proposta. Cerca di sottrarsi al castigo con tutti i mezzi, ma scoperto e condannato a morte. Per s ottrarsi alla sua sorte deve fuggire e andare alla ricerca di un nuovo protettor e (25). La fine dell'anno arriva. Ragno deve rendere conto di quello che ha ricevuto, ma ha dilapidato tutto. Nyamian lo convoca: Ragno, l'anno terminato, portami tutta la selvaggina che hai a casa, il denaro c he ti hanno consegnato, le pecore che hai ricevuto: porta tutto affinch possiamo fare i conti (26). Ragno si accorda con sua moglie per imbrogliare il sovrano e sfuggire al castigo . Il vecchio Nyamian, credulone, cade nel tranello tesogli da Ragno e consorte, lasciandosi ingannare e beffare dal suo portavoce. Questo lascia intravedere la potenza di questi personaggi e la loro disonest. Arr ivano perfino a ridicolizzare pubblicamente il loro sovrano, con false accuse. P er esempio, di aver defecato davanti alla porta delle sue mogli. Il racconto mostra il potere quasi assoluto della bocca del re. Egli provoca e c onvoca il suo Signore per giudicarlo pubblicamente. Il racconto presenta le vari e fasi del processo che ha luogo davanti ai notabili di Nyamian e a tutti i capi riuniti. Giudicare un sovrano davanti ai suoi pari per una colpa pubblica equiv ale a destituirlo. Infatti Nyamian, non potendosi difendere dall'accusa, viene t acitamente condannato: poco alla volta i notabili e i capi si ritirano ed egli r imane solo a piangere sulla sua sorte (27). Questo rapido abbozzo di alcune caratteristiche di Nyamian mostra come egli abbi a s tratti comuni a tutti gli uomini, ma anche prerogative proprie di un sovrano che si possono cos riassumere: - possedere una corte con dei notabili; - soddisfare le richieste di terzi; - promulgare leggi;

- ascoltare le lamentele dei sudditi e porvi rimedio; - convocare gli uomini del mondo intero''; - infliggere punizioni; - giudicare e condannare a morte; - essere destituito. Il Bona immagina dunque Nyamian come un grande sovrano che abita al di sopra del la volta celeste. L'equivalenza Essere Supremo-Sovrano si riscontra anche a live llo linguistico. Spesso il narratore, all'interno di uno stesso racconto, utiliz za indifferentemente i termini Nyamian e Famian, quasi esprimessero la stessa re alt (28). Quest'uso indistinto dei due termini pu essere rivelatore di come il pensiero bon a concepisca la chefferie. Il binomio Essere Supremo-Sovrano lascia intravedere la stretta connessione tra l'Essere Supremo celeste e l'Essere Supremo terrestre . Il sovrano non sarebbe che l'immagine, il rappresentante in terra di Nyamian c he nei cieli, cio di un sovrano che al di sopra di tutti gli altri sovrani. 3. Nyamian sovrano universale Un sovrano che non muore mai La speculazione bona concepisce Nyamian in termini antropomorfici, ma ci rapprese nta solo la prima tavola di un dittico. Questi stessi testi di letteratura orale riconoscono a Nyamian caratteristiche proprie e poteri che nessun sovrano sulla terra pu arrogarsi. Nyamian un sovrano al di sopra e al di l di tutti gli altri s ovrani. Per esempio, un sovrano che non muore mai. Il Bona non dir mai che Nyamian immortale, o meglio lo dir, ma non con questa form ula. Lo esprimer a suo modo, con delle immagini. Per esempio, Nyamian ha dei geni tori e dei figli che sono mortali come tutti gli esseri umani, ma lui non muore, non muore mai. In tutti i testi raccolti non figurano narrazioni in cui si parli della morte di Nyamian, salvo quando Nyamian simula la morte per mettere alla prova l'amore de lle mogli, la fedelt al suo ricordo. Cos pure non ho mai trovato testi che parlino della nascita di Nyamian, anche se i genitori vengono normalmente nominati. Si parla regolarmente della nascita dei figli, o dei figli dei figli, ma non si trovano allusioni all'origine o alla fi ne del dio. Questo si comprende: Nyamian il garante della vita, dell'ordine, dell'armonia co smica. Non pu morire o sparire, perch la sua scomparsa porterebbe alla dissoluzion e dell'universo. Questa idea si ritrova, ad esempio, nei rituali che la societ co mpie alla morte del sovrano. Essi hanno lo scopo di neutralizzare gli effetti fu nesti e mortiferi di questa morte. Poich il sovrano il garante dell'ordine social e, la volta di quest'ordine, la fonte della vita, se dovesse scomparire, tutto c rollerebbe. Di fatto, tutti i sovrani muoiono. Ecco allora che la societ ha elabo rato una serie di rituali per limitare gli effetti nefasti di questa morte. Fonte di ogni potere Durante la festa degli ignami il sovrano esegue una danza. Al ritorno dalla sorg ente dove stato purificato, in piedi sull'amaca regale, con un ampio movimento c ircolare, tende le mani verso i quattro punti cardinali, sottolineando cos la sua connessione con il cosmo. In seguito compie il gesto simbolico di raccogliere t utto portando le mani sul petto, esprimendo cos che tutto gli appartiene, uomini e cose. La danza termina con un gesto molto eloquente: il re solleva la sua mano sopra il suo capo puntando l'indice verso il cielo. La sua grandezza, il suo po tere, provengono da Nyamian. Nana Bonzou II, sovrano degli Anyi-Ndni, commenta cos questo gesto: "Dopo Dio non ci sono che io sulla terra" (29). Il potere del sovrano proviene dunque dall'alto, non gli appartiene in proprio. Il sovrano non che il rappresentante visibile dell'istanza suprema, il legame ch e permette la continuit, che unisce i viventi agli antenati, all'antenato fondato

re, e, per suo tramite, all'Essere Supremo Nyamian, da cui proviene ogni vita, o gni potere. I detentori del potere politico devono riconoscere questa dipendenza non solo in modo teorico; devono soprattutto tradurla in prassi quotidiana nell 'esercizio del loro potere. Vi sono sovrani che dimenticano di essere i rappresentanti di Nyamian, che agisc ono come se Nyamian fosse lontano, come se non esistesse. Ah! Sono io, il Re sono io! C' qualcosa nel mondo che si chiama Dio e che pi grand e di me? Staremo a vedere! Se tu dici che esiste qualcosa che pi Dio di me, allor a, tu e io, vedremo! (30). Questi sovrani considerano dunque s stessi come l'istanza suprema del potere, onn ipotenti, detentori assoluti di tutti i poteri, signori della vita e della morte . Non sono n sorgente di vita per i loro sudditi, n i garanti della loro vita: son o agenti di morte. Nyamian allora interviene rimettendoli al loro posto, ricollocandoli nel loro am bito terreno. Un bambino rifiuta il nome che i genitori vogliono dargli. Se ne attribuisce uno lui stesso. Si sceglie un nome-proverbio: Chi l'Onnipotente? Ogni volta che vie ne interpellato, cio chiamato col suo nome, risponde: "E' Nyamian l'Onnipotente". In quel tempo il re aveva tutti i poteri, anche quello di uccidere gli uomini. S e ti prendeva e ti uccideva, nessuno poteva chiedergli ragione del suo operato. Il tiranno viene a sapere del fanciullo e del suo nome. Considerandosi pi forte e pi potente di Nyamian, cerca di eliminare il bambino. Diventa suo amico e gli re gala l'anello dei suoi avi, ingiungendogli di non perderlo, pena la morte. Con u no stratagemma un giorno glielo porta via e lo getta in mare. Il fanciullo rinch iuso in carcere in attesa dell'esecuzione. Un suo amico pescatore ritorna da un lungo viaggio. Sentita la notizia dell'imprigionamento dell'amico va a trovarlo e prendono un pasto insieme. Mentre mangiano trovano l'anello perduto nello stom aco di un pesce. Il re costretto a riconoscere che Nyamian pi potente di lui e de creta: Da quel giorno e per sempre, tu, chiunque tu sia, che dici che sono io colui che ha tutti i poteri e non Nyamian, avrai da fare i conti con me. Da oggi in poi t utti devono riconoscere che Nyamian che ha tutti i poteri (31). E' dunque Nyamian che ha tutti i poteri. Il potere terrestre una partecipazione, un'estensione, una concretizzazione, una delega del potere di Nyamian. Tutto questo ben espresso nei miti riguardanti le origini. Questi testi mostrano come all'origine la societ fosse strettamente egualitaria: tutte le persone avev ano lo stesso valore. Nessuno veniva chiamato nan (avo, anziano, vecchio, capo), nessuno aveva diritti di precedenza sugli altri. In quel tempo non esistevano n capi, n insegne del potere. Ma gli uomini vogliono un capo. Vanno da Nyamian e gliene chiedono uno. Nyamian risponde: "Domenica ve lo indicher". Di fatto, la domenica seguente, alle otto in punto, Nyamian produce un fragore di tuono (32), ed ecco che una catena discende dal cielo accompagnat a da un'amaca e da ogni sorta di ricchezze. Un secondo tuono, e dal cielo cadono dei machete e delle zappe. Un terzo tuono: il pi giovane dei fratelli si trova s ull'amaca. E' al di sopra di tutti: lui che comanda. In altri testi, la descrizione molto pi poetica. Gli uomini sono presi dal panico vedendo discendere dal cielo oggetti sconosciuti. Eccoli, nell'ordine: - un grande manto ago (33) - una pelle di capra - una coda d'elefante - un seggio ricoperto d'oro - un paio di sandali dorati. La gente non sa cosa fare. Si rivolgono al pi anziano chiedendogli di andare a ve dere quegli oggetti misteriosi. Il vecchio li invita a seguirlo. Arrivati sul po sto, li esorta ad essere solidali nel rischio: devono avvicinarsi tutti insieme a quegli oggetti. Il vecchio si avvicina per primo, ma gli altri, presi dal terr ore, fuggono e lo abbandonano. L'anziano rimane solo. Il giorno dopo tornano a r ivedere l'anziano. Riconoscono il suo coraggio, gli chiedono di sedersi sul segg io, e lo intronizzano re. E' dunque Nyamian che affida agli uomini il potere e le sue rappresentazioni sim

boliche, i simboli concreti della regalit (34). Creatore del mondo e degli uomini Esiste una serie di testi che inizia cos: tem bo Nyamian bole maa ne...: quando N yamian cre il mondo... Nyamian il creatore di tutto e, di conseguenza, il garante dell'ordine del mondo che ha creato. Non soltanto dell'ordine sociale, ma anche di quello cosmico. I miti delle origini narrano come Nyamian, all'inizio, abbia creato il mondo e t utte le creature, seguendo, pressappoco, quest'ordine: - il mondo - il sole, la luna, le tenebre - i geni - gli spiriti della foresta - gli esseri umani, uomini e donne separatamente - gli animali, gli arbusti, i vegetali, per assicurare cibo e selvaggina alle su e creature. Per aiutare gli uomini a difendersi dagli influssi malefici e dai pericoli della vita, Egli consegna agli avi gli amoan (feticci, amuleti). In alcuni miti, Nyamian crea gli uomini direttamente sulla terra, in altri li cr ea in cielo e li fa discendere sulla terra con una catena. Gli uomini, disperden dosi, scoprono poco alla volta dei tuberi: era il cibo che Dio aveva messo nella terra per il loro sostentamento (35). Nella creazione del mondo Nyamian pu servirsi di ausiliari, di intermediari. Per esempio, invita Ragno ad andare a cercargli il sole, la luna e le tenebre (36). Ragno ha dunque anche la valenza di eroe culturale e civilizzatore, che aiuta Ny amian ad organizzare e sistemare il mondo. In diversi testi ancora Ragno che introduce gli uomini nei segreti della vita, f acendo scoprire loro l'uso della sessualit. Nyamian all'origine del matrimonio. Quando cre gli umani, mise i maschi da una pa rte e le femmine dall'altra. Ognuno doveva vivere per proprio conto, senza recar si nel villaggio degli altri. Fra i due villaggi Nyamian pose uno strato cenere per vedere quale dei due gruppi raggiungesse l'altro per primo. Le donne desider avano gli uomini, ma non sapevano come fare per non farsi scoprire da Nyamian. La regina sugger alle donne di recarsi dagli uomini camminando all'indietro, in m odo che le orme sembrassero partire dal villaggio degli uomini. Lo stratagemma f unzion. Nyamian, vedendo le impronte, pens che fossero stati gli uomini a raggiung ere le donne. Li benedisse e riconobbe definitivamente il fatto: sar l'uomo che d ichiarer il suo amore alla donna e andr a cercarla. Conosciuta la decisione, le do nne si recarono tutte, la sera stessa, dagli uomini. L'indomani Nyamian and dalle donne per comunicare la sua decisione, ma trov il villaggio vuoto e scopr l'ingan no. Ormai non poteva pi ritornare sulla sua decisione. Sentenzi: sar l'uomo che dic hiarer l'amore alla donna, ma la donna seguir il marito nel suo villaggio e abiter con lui (37). L'uomo si allontana da Nyamian Fra Nyamian e l'uomo c', all'inizio, una comunione perfetta. I due vivono insieme . L'uomo non lavora, non ha bisogno di procacciarsi il cibo. E' Nyamian che pone direttamente il cibo nel suo ventre. L'uomo pu vivere felice per sempre. Gli basta rimanere in quest'ordine voluto dal Creatore, a vivere in armonia con lui. Ogni sua trasgressione non pu produrre ch e conseguenze nefaste. Di fatto, per, l'uomo vuole vedere, sapere, conoscere: perch viviamo senza mangiar e? A questo punto, Ragno potrebbe rivolgersi a Nyamian e chiedergli spiegazioni, dato che fra loro non c' separazione, vivono insieme, si parlano. Invece no, vuo le agire da solo, vuole arrivare a impossessarsi da solo del segreto, della cono scenza, senza dipendere da nessuno. Ragno si rivolge alla moglie e dice: Koro, sai, proprio non capisco questo problema. Al mattino, ogni volta che ci al

ziamo, siamo gi sazi, e non sappiamo come mai. Dunque apriamo il ventre al bambin o che abbiamo messo al mondo, per vedere se l che si trova il cibo che ci sazia. Ragno apre allora il ventre del figlio e vede! Ma questa conoscenza non gli proc ura un supplemento di vita; generatrice di morte. Poich ha visto, vedr in seguito anche tante altre cose che non conosceva: la fame, il lavoro, la sofferenza, la malattia, la morte, che vengono cos introdotte nel mondo (38). Infatti, all'inizio, l'uomo non moriva. Al termine del suo percorso terreno, sal iva al cielo da vivo. Nyamian, al momento opportuno, faceva discendere una caten a e invitava l'uomo a salire da lui, evitandogli la degradazione della tomba. Ny amian inviava un suo delegato, l'uomo si preparava per bene, e i due partivano. La dipartita non aveva nulla di funereo: era una festa. Un giorno un uomo, per delle ragioni banali, rifiuta di salire da Nyamian. Nyami an ha pazienza, attende e invia per tre volte il suo delegato a cercarlo, ma l'u omo rifiuta sempre. Nyamian si vede allora obbligato a lasciarlo sulla terra. E da allora la catena non scende pi (39). Qualche volta il mito pi esplicito. Come terzo messaggero Nyamian invia Malattia con quest'ordine: "Se l'uomo si ostina nella sua condotta, Malattia non ha che d a colpirlo". L'uomo rifiuta. Malattia lo colpisce. L'uomo si indebolisce e muore . Alcuni giorni dopo gli altri vedono il suo cadavere in decomposizione e dicono : "Non possiamo conservare una tale immondezza". Scavano una fossa e lo sotterra no (40). Nyamian continua ad occuparsi dell'uomo Anche dopo la frattura iniziale e le sanzioni che Nyamian ha dovuto prendere ver so l'uomo, Nyamian non si ritirato dal mondo lasciando l'uomo solo. Nyamian non il grande assente del mondo. I testi dicono unicamente che Nyamian e l'uomo non vivono pi insieme; ognuno vive nel suo ambito, ognuno ha un suo spazio proprio. Nyamian non in stato di inerzia passiva o di indifferenza verso il mondo. Egli c ontinua ad occuparsi degli uomini e delle cose del mondo. Gli uomini possono and are da lui ogni qualvolta lo desiderano. Si gi accennato al caso degli uomini che vanno a trovare Nyamian per chiedergli u n capo. Un altro esempio: Nyamian crea gli uomini in cielo e li fa discendere su lla terra, ma costoro hanno difficolt a trovare l'acqua. E senz'acqua non possono vivere. Un delegato si presenta da Nyamian e gli espone il caso. Nyamian ascolt a e riflette: non pu modificare la creazione, ma scender a risolvere il problema. Infatti scende sulla terra e lascia agli uomini tracce e indicazioni precise sul luogo dove possono trovare l'acqua (41). Nyamian sempre pronto a soddisfare le domande degli uomini, anche le pi strane. R agno va a trovarlo per chiedergli di realizzare i suoi sogni. Nyamian acconsente . Un giorno Ragno sogna che sua madre morta. Evidentemente il sogno si realizza. Allora corre da Nyamian per chiedergli di annullare la sua richiesta. Nyamian conosce tutti i pensieri dell'uomo: "Anche se nel tuo cuore buio come ne l profondo di una foresta, Nyamian ci vede chiaro". Egli ama gli uomini pi di qua nto gli uomini amino loro stessi: o kuro sonan: ama l'essere umano. Egli protegge tutti gli uomini, ma si cura soprattutto dei poveri, dei deboli, d egli orfani, degli oppressi. E' Nyamian che provvede al povero, che pensa a dife nderlo e a vendicare le offese e i maltrattamenti che gli altri gli infliggono: aienvu dimi Nyamian ji o ji o. E' Nyamian che "mastica il cibo delle galline" (per ch non hanno i denti), "che attinge acqua per le termiti, che scaccia le mosche d el bue che ha perduto la coda". Nyamian, tuttavia, pu togliere la sua protezione all'uomo malvagio, soprattutto a colui che augura il male a un altro uomo (42). Egli non pu fare il male, e neppure volerlo. Al contrario, egli offre agli uomini il potere e la capacit di riuscire, di affermarsi nella vita e di trasmettere a loro volta la vita. Ma Nyamian non fa il lavoro al posto dell'uomo. Costui deve, da parte sua, colla borare attivamente. "Nyamian concede i figli", ma non scende a nutrirli al tuo p osto, ricordava spesso Ayui Kwakou Franois (43). Un proverbio lo ricorda con molto umorismo: s e si fie, nan Nyamian a nwun nun a, o ngni man kpa: quando fai un campo, una nuova piantagione, se Nyamian non ries

ce a guardarci dentro, non potrai mai avere un buon raccolto. Nyamian non vede a ll'interno del campo se questo abbandonato a s stesso, se le erbe crescono in mod o disordinato e non vengono mai sradicate, cio se il contadino non si occupa mai del suo campo. Nyamian non scender a coltivarlo al suo posto. Il proverbio potrebbe avere anche un altro significato: "Se fai un campo all'ins aputa di Nyamian, non potr riuscire". E' un invito a mettere Nyamian al corrente delle proprie attivit. Nyamian il compagno della vita; se l'uomo lo mette al corrente delle sue attivit non soltanto riesce sul piano materiale, ma pu vivere tranquillo, pieno di fiduci a, perch non pu capitargli nulla di male. Nyamian lo protegge anche a sua insaputa . Di solito Nyamian non agisce direttamente, attraverso interventi clamorosi, spet tacolari o miracolistici. La sua azione sempre indiretta, mediata da un bambino, un forestiero, un cacciatore, una donna... Si gi parlato dell'intervento di Nyamian attraverso un bambino. Anche Cacciatore (44), con la sua chiaroveggenza, interviene spesso a nome di Nyamian. Un uomo va a trovare un genio. Gli chiede di trasformarsi in essere umano, di ve nire al villaggio, sposare una donna, e condurla nella foresta per ucciderla. Il genio d'accordo, viene al villaggio, sposa la donna e la conduce in un cascin ale nella foresta. La nutre, l'ingrassa, in attesa di ucciderla e mangiarla. Arrivato il momento, va ad avvertire i suoi compari perch si preparino al festino . Mentre sta comunicando loro la notizia, ecco che Cacciatore si trova appostato nei paraggi e ascolta tutto. Poich conosce il cascinale dei due, corre laggi, pre cedendo il genio, e avverte la donna, che immediatamente fugge. Il genio, scoper ta la fuga, insegue la donna in foresta. Nel momento in cui sta per raggiungerla , ecco che Cacciatore sbuca improvvisamente davanti a lui e lo invita a bere alc une ciotole di linfa di palma. Il genio non pu rifiutare. La donna ha cos il tempo di giungere al villaggio e salvarsi. Il genio, vistosi ingannato, cerca di catt urare Cacciatore, ma costui sparito. Alla fine il genio deve riconoscere: L'uomo del villaggio ha uno spirito che Nyamian gli ha dato. Questo spirito la p i grande di tutte le cose. E il narratore conclude: Se, nella vita, credi in Nyamian pi che in ogni altra cosa, non c' nulla nella for esta che possa ormai capitarti (45). Non soltanto nella foresta, ma anche nella vita di ogni giorno: se credi in Nyam ian, ti salver da ogni pericolo, anche a tua insaputa. Ma ad una condizione: nece ssaria una fede incondizionata in lui. Un sovrano aveva due figli. Uno seguiva la religione tradizionale del padre, l'a ltro era diventato cristiano contro la volont del padre. Un giorno il re mette al la prova il figlio cristiano. Va nella foresta e ordina a questo figlio di occup arsi dei suoi feticci, in caso di pioggia, perch "se la pioggia li colpisce, sara nno rovinati per sempre". La pioggia viene, il figlio chiede ai feticci di ritir arsi sotto la veranda. Questi non... ubbidiscono, e si rovinano completamente. I l padre, furente, decide di uccidere il figlio. Si accorda con i boia ai quali, una domenica mattina, invia il figlio per una commissione. Mentre il ragazzo arr iva verso la loro casa, sente suonare la campana della chiesa e decide di andare prima a messa, e solo dopo da loro. Il padre, dopo un periodo di attesa, sicuro del fatto avvenuto, invia dai taglia tori di teste l'altro figlio, per chiedere se hanno eseguito il suo ordine e inv itarli da lui. Costoro, vedendo arrivare il ragazzo, gli mozzano la testa second o l'ordine ricevuto. Alla fine della messa, il ragazzo cristiano si reca dai boi a per la commissione del padre. E' invitato a tornare a casa per riferire che l' ordine stato eseguito. Quando tutti sono riuniti nella casa del sovrano, costui riconosce che il Dio di suo figlio pi grande di tutti i feticci e d l'ordine di fa rli sparire dal suo villaggio (46). Nyamian giudice universale Il potere dei sovrani terrestri limitato al loro territorio e ai loro sudditi. I l potere di Nyamian si estende a tutta la terra e a tutti gli esseri. Nyamian il

sovrano che giudica gli uomini del mondo intero: la sua parola efficace e gli e ffetti di questa parola durano per sempre. Si visto che Ragno aveva disubbidito a Nyamian volendo conoscere la ragione per cui non era necessario nutrirsi per vivere. Aveva aperto il ventre al figlio pro vocandone la morte. Nyamian arriva, constata il male fatto, e sanziona i colpevo li: Tu, Ragno, guarda bene! Del male che hai fatto ne faccio una boccia e la applico in fondo alla tua schiena. Quanto a te, moglie di Ragno, vivrai nella foresta c on una ragnatela rossa attorno al tuo corpo. Se non riuscirai a catturare gli in setti, non avrai altro cibo nel mondo (47). A volte Nyamian si traveste, scende nel mondo e viaggia per controllare la condo tta dei suoi figli. Una volta Nyamian aveva dei figli che si chiamavano Testa, Braccia, Ventre, Gamb e. Ognuno viveva nel suo villaggio. Un giorno Nyamian decide di fare loro una so rpresa andandoli a visitare di nascosto. Si trasforma in mendicante, ammalato e coperto di piaghe, e inizia a bussare alla porta di ogni figlio. Testa, Braccia, Gambe, lo accolgono molto male: Tu, sporco come sei, pretendi di entrare in casa mia? Ventre, al contrario, lo fa entrare e lo riceve con tutti gli onori. Gli offre i nnanzitutto dell'acqua per rinfrescarsi, poi del vino. Prepara un pollo con una buona salsa e gli offre una stuoia nuova per la notte. Il giorno dopo il forestiero parte. In seguito, Nyamian ordina a tutti i suoi fi gli di riunirsi da Ventre. Quando tutti sono riuniti, dice loro: Voi siete tutti miei figli, ma Ventre sar ormai il vostro capo, e tutti dovrete s ervirlo. Tutti nella vita devono servire Ventre. E' lui il re. Voi siete miei fi gli. Vi ho messi ognuno in un posto diverso per vedere chi fra voi fosse il migl iore. Ho constatato che nessuno, all'infuori di Ventre, buono. Per questo tu, Te sta, porterai i carichi per il tuo Ventre (48). Tu, Gambe, camminerai per il tuo Ventre. Tu, Braccia, lavorerai per il tuo Ventre (49). Sulla soglia del mistero Ci sono alcuni testi alquanto misteriosi. L'uomo si trova davanti al mistero di Nyamian e non ha parole per esprimerlo. In questi testi Nyamian ha alcuni tratti del Dio vivente della Bibbia: non lo si pu rinchiudere negli schemi umani, imprevedibile. L'uomo pu solo constatare, ma n on riesce a comprendere. Nyamian, apparentemente, agisce in modo non "umano". Il suo agire "essenziale" sfugge alla comprensione dell'uomo. Nyamian non come le forze numinose i cui comportamenti possono essere previsti e , in qualche modo, canalizzati verso i bisogni umani. Nyamian non rientra in que ste categorie. L'uomo pu perfino far notare a Nyamian i suoi comportamenti "aberr anti": Tu ci hai creati tutti - dice Gallo a Nyamian. - Dunque tutti noi dovremmo riusc ire nella vita; ma quando si osservano tutti gli uomini, ecco che alcuni hanno u na buona situazione, altri sono ammalati, altri sono ricchi. Nyamian ascolta, ma non risponde, non d spiegazioni. E non ha neppure atteggiamen ti di risentimento o indignazione. Dopo un momento di stupore, non solo non infl igge sanzioni al colpevole, ma anzi sembra apprezzare il coraggio di colui che h a osato parlargli in quel modo, affidandogli il compito di scuotere gli uomini: Gallo, ecco quanto stabilisco: quando spunta il giorno tu darai agli uomini un o rdine, cos tutti comprenderanno che devono alzarsi (50). Il testo pi emblematico rimane Quattro acquirenti della medesima stuoia, un docum ento fondamentale della filosofia bona. Si lascia al lettore l'analisi del testo (51). Qui si offrono soltanto alcuni elementi per facilitarne la lettura e la c omprensione. I personaggi in gioco sono gli elementi che ogni uomo incontra nella sua vita: N yamian, Vita, Morte, Sacrificio. L'uomo proviene da Nyamian, la Vita lo segue e lo "controlla" durante tutta la s ua esistenza. La Morte lo attende ad ogni momento. Per allontanarla l'uomo deve, in ogni circostanza, fare sacrifici alle divinit tutelari. Anche senza rendersene conto l'uomo, nella sua vita di ogni giorno, compie azion i sbagliate, infrange numerosi divieti, si "sporca", dicono i vecchi.

Oltre a questi "sbagli" involontari, c' tutto il male intenzionale che si compie e di cui rimane traccia nel villaggio. Per rendere possibile la vita, l'uomo deve regolarmente placare le divinit offese : forze telluriche, esseri della foresta, antenati. La funzione sacrificale dunq ue essenziale alla vita dei Bona. Questa vita costantemente logorata e minacciat a da germi di deperimento e di morte e deve, quindi, essere regolarmente "rigene rata" da sacrifici. Alcuni riti sono periodici e istituzionalizzati, e riguardano tutto il gruppo, p er esempio la festa degli ignami, la festa in onore di Tano o di Brandr. Altri so no legati a fattori puntuali, come ad esempio mbr: una cerimonia per espellere da l villaggio il male che vi si introdotto; mum: un rito per neutralizzare gli effe tti funesti e devastatori legati alla morte di una donna incinta o di una partor iente. La maggior parte dei sacrifici, tuttavia, lasciata all'iniziativa individuale e tutti li compiono regolarmente. Ecco perch, nel testo, Sacrificio viene privilegiato su tutti gli altri acquirent i. Senza di lui non si pu vivere, egli l'elemento indispensabile per passare inde nni attraverso tutte le insidie che si incontrano sui percorsi tortuosi dell'esi stenza. Nyamian, Vita, Morte sono elementi ineluttabili, ma... vengono dopo. Questi tre acquirenti, dopo un momento di disappunto e di malumore per il rifiut o subito, "processano" il vecchio interrogando a lungo Sacrificio per conoscerne le mancanze. Alla fine devono riconoscere, con lui, che non ci sono elementi va lidi per infierire contro il "colpevole", anche se costui ha detto la "verit" a N yamian, a Vita e Morte. Conclusione Nyamian non dunque unicamente un sovrano come gli altri, come i sovrani terrestr i. Ha certe caratteristiche comuni ai capi bona, ma ne ha anche altre che nessun o pu arrogarsi: - non muore mai - ha creato il mondo, gli uomini - all'origine della chefferie e delle istituzioni regali - veglia su tutti gli uomini - salva coloro che confidano in lui - il giudice universale la cui parola efficace e duratura - i suoi comportamenti sono spesso inesplicabili e inaccessibili all'essere uman o. Le sue caratteristiche proprie sembrano potersi ridurre a tre serie. La prima fa capo all'attivit creatrice ed polarizzata verso il mondo, la sua origine, il suo destino (onnipotenza, eternit, infinit). La seconda serie, che fa capo all'onniscienza, polarizzata verso l'uomo e le sue azioni. In Nyamian i caratteri del Creatore si associano con quelli dell'osserv atore onniveggente, giudice severo e vindice implacabile (52). Una rappresentazi one plastica di questi attributi si pu osservare in alcuni scettri dei sovrani bo na e in certe impugnature di scimitarre raffiguranti una sfera ricoperta di occh i. Come Nyamian, il re pu guardare in tutte le direzioni, e quindi vedere tutto. Egli vede anche se non presente e di conseguenza conosce le azioni dei suoi sudd iti, e pu intervenire con sanzioni punitive. Come il sovrano, Nyamian onniveggent e e onnisciente. L'oggetto della sua onniscienza s tutto lo scibile, ma soprattut to le azioni umane cui sono annesse una sanzione punitiva per lo pi esercitata co n mezzi meteorici. Infine, la terza serie legata al mistero stesso di Nyamian e si manifesta nell'i mperscrutabilit del suo agire che, in gran parte, sfugge alla comprensione umana. 4. Titoli divini Nan Nyamian

Nei proverbi e nei detti popolari il nome di Nyamian appare sempre da solo, senz a nessun termine qualificante, mentre nei miti e nei racconti il suo nome sempre accompagnato da nan. Nan letteralmente significa nonno, anziano, avo, ma praticamente intraducibile. E sso indica riverenza, rispetto, venerazione, sottomissione. Lo si usa quando si rivolge la parola agli anziani di entrambi i sessi, per esempio nei saluti: nan a hin o... (buongiorno) nan anu o... (buonasera) nan mo... (coraggio!). Lo si utilizza pure quando si intende particolarmente ossequiare, onorare, valor izzare, sottolineare il ruolo importante di una persona, anche se non anziana. Nan per antonomasia il sovrano, il detentore del potere. Quando si rivolge la par ola ad un anziano si fa precedere nan al suo nome. Si dir, per esempio, nan Kwam. Qu ando invece si parla al sovrano, di solito, si usa unicamente nan, senza nessuna specificazione, mentre si fa seguire il suo nome quando si parla di lui in una c onversazione: "Nan Akrassi ammalato". Nyamian l'anziano, l'avo, il venerabile per eccellenza. Nan Nyamian kpili A nan Nyamian si aggiunge quasi sempre kpili, grande. Si possono sentire espressi oni come queste: se Nyamian kpili boka me a...: se il grande Dio mi aiuta. Ci che non si dir mai invece di un sovrano. Sulla bocca dei Bona il termine kpili, riferito a Nyamian, ha molto di pi che una semplice connotazione di grandezza. Esprime anche una chiara idea di immensit, d i onnipotenza. Nyamian talmente grande che ovunque, e di conseguenza domina su t utto, vede tutto e interviene al momento opportuno. La frase di cui sopra potreb be anche essere tradotta: se Dio onnipotente mi aiuta. Ci sono altre due locuzioni, piuttosto rare, ma che si trovano nei racconti: nan Nyamian kpili kwam e nan Nyamian Ama (53). Pare che un tempo si offrissero sacrif ici a Nyamian (54) in giorno di sabato, perch quel giorno gli sarebbe consacrato. Secondo altri, i termini sarebbero legati al giorno in cui Nyamian si manifesta to agli uomini (55). Je min Nyamian Un secondo termine frequentemente usato, nelle storie e nel linguaggio corrente, je min: il nostro signore Nyamian. Letteralmente min o mian significa: proprietario, padrone, signore. Il termine m in ha tutti questi significati. Nyamian dunque il proprietario, il padrone di tu tto e di tutti, il sovrano universale. Si gi visto questo dominio universale del sovrano nella danza che egli esegue nel giorno della festa degli ignami. Il sovrano riconosce che la sua grandezza e il suo potere provengono da Nyamian: Nyamian pi grande di tutto e di tutti, anche d el sovrano. Questa idea visualizzata anche su certe kpoma, i lunghi scettri regali che i por tavoce tengono nella mano durante le udienze o le cerimonie pubbliche. Sulla som mit dello scettro raffigurato un seggio (bia bir), emblema del potere, con sopra u na mano chiusa. L'indice della mano rivolto verso l'alto, verso Nyamian. Il mess aggio identico. Je se Nyamian Un altro termine riferito costantemente a Nyamian je se, nostro padre. Il termin e pure usato a proposito del sovrano, per esempio in questo genere di frasi: o t e je kora je se: il padre di noi tutti. Come il sovrano terrestre padre dei suoi sudditi e garante della loro vita, cos N yamian padre di tutti gli esseri e particolarmente dell'uomo, cio fonte di vita e forza che regge il destino di tutte le creature. Etimologia del termine Nyamian

Non esiste un'etimologia sicura del termine. Gli anziani danno spesso etimologie popolari, poco utili per scoprire il vero contenuto semantico delle parole. Anc he i funzionari, gli studenti, i maestri, non sono in grado di fornire un'etimol ogia soddisfacente. Neppure alcuni studiosi del gruppo akan consultati (Niangora n Bouah, Como Krou, Claude Hlne Perrot, Ano Nguessan, ecc.) sono stati in grado di offrire elementi utili per un'etimologia sicura. Mancando gli elementi comparativi per un'analisi accurata del termine, mi limito a riportare un'etimologia popolare proposta da Louis Kwam di Koun Abronso, e da qualche altro anziano, per esempio Kwakou Kra di Koun Fao. L'etimologia si trova all'interno di un racconto. Ecco la narrazione, riportata integralmente in traduzione quasi letterale. Vi voglio svelare il senso del racconto che sto per narrarvi. Conoscete il signi ficato di Nyamian kpili, Nyamian grande? No! (Risposta della folla). Bene, ho capito! Dovete sapere che Nyamian che ha creato tutti gli uomini che si trovano nel mond o. Ha creato i Bona, gli Ab, gli Ndni, gli Anyi, gli Nzogo, i Lobi (56). Dopo averl i creati, gli uomini si sparsero per il mondo. Rimanevano i Bona. Si installarono vicino a Nyamian. Questi Bona, intelligenti come sono, gli chies ero: - Tu che sei qui vicino a noi, tu in persona, come dobbiamo chiamarti? Allora egli rispose: - Io che vi ho creati, io non ho nome. I Bona risposero: - Ti chiameremo Nyamian kpili. Poich non hai un signore al di sopra di te, e sei nostro signore, cercane uno anche per te. Ecco la ragione per cui lo chiamiamo Nyamian kpili. Ecco il senso del racconto. L'etimologia si basa su queste equivalenze: - nya mian = je mian; - nya: avere, ottenere, guadagnare; - je: pronome di prima persona plurale: noi, nostro; - mian oppure min: proprietario, padrone, signore. Di solito si usa nell'accezione di proprietario di campi, di case, di beni mater iali, di terre, di uomini. Il mian soprattutto il "proprietario" di uomini. Nei tempi passati la ricchezza, il prestigio, il potere, si misurava dal numero di u omini di cui si poteva disporre. I Bona si rivolgono a Nyamian chiedendogli: "Tu ci hai creati, dunque sei je min , il nostro padrone, noi dipendiamo da te, poich ja nya mian, abbiamo ottenuto (l ett.: guadagnato) un proprietario, un signore. Qual il tuo nome? Tu ci hai dato un nome, qual il tuo?". Nyamian risponde: "Non ho nome, me l duma (con l'accento su l, indicante la negazi one), nessuno mi ha dato un nome, perch non ho un signore al di sopra di me che p ossa darmelo (me l mian: non ho signore)". I Bona rispondono allora: "Poich non hai un nome, non hai un signore, cercane uno anche tu (nya mian: guadagna un proprietario) "COme noi abbiamo il nostro, uno pi grande di te". Per i Bona inconcepibile vivere senza un signore, cio senza essere legati a qualc uno, senza dipendere da nessuno. La vita possibile solo se si fa parte di un awu lo (famiglia), la quale, a sua volta, fa parte di un abusuan (lignaggio), di una grande famiglia. La vita possibile unicamente se si vive all'interno di un grup po sociale con un sovrano a capo. 5. Altre denominazioni Due nomi rari Ci sono ancora altri due termini usati per indicare il Dio del cielo, o l'Essere Supremo. Si tratta per di termini piuttosto rari, tanto che coloro che li conosc ono non sono numerosi.

I due termini sono Aloloa e Damangama o Adamangama, o ancora Edangama. Il primo di uso estremamente raro. Non si sente mai questo termine sulla bocca dei Bona. Non ricordo d'averlo mai sentito, salvo in alcuni canti religiosi, oppure dopo a ver sollecitato informazioni. Gran parte delle persone interrogate non ne conosc ono neppure l'esistenza. Nei testi raccolti non si trova mai un accenno ad Aloloa, mentre si menziona qua lche volta Damangama. Alcuni anziani sono categorici: Noi non abbiamo mai sentito parlare di Aloloa. Da noi non esiste, saranno gli al tri Anyi, quelli di Abengourou, o di Aboisso che conoscono Aloloa (Louis Kwame, Koun Abronso, 4 aprile 1976. Della stessa opinione Kwakou Kra di Koun Fao). Invece altri conoscono il termine, ma non certo se l'abbiano ereditato dai loro avi o l'abbiano "recuperato" da altri gruppi. Quando per si chiedono spiegazioni circa il significato, nessuno in grado di fornirne. Ci sono degli studiosi che hanno parlato di Aloloa e di Damangama: Jean Paul Esc hlimann e Fernand Lafargue. Il primo ha lavorato a lungo fra i Bona, il secondo ha studiato la religione tradizionale degli Agni-Diabr. A proposito di Aloloa ecc o quanto scrive Eschlimann: Lo Spirito supremo che esiste prima di ogni cosa e che ha presieduto alla creazi one delle altre potenze celesti e terrestri si chiama Aloloa. Il termine di uso estremamente raro. Totalmente assente dalle preoccupazioni della vita quotidiana e dai linguaggi rituali, appare in certe espressioni arcaiche per parlare dell' inizio della creazione. L'Eterno questo spirito primordiale che avrebbe creato l a volta celeste chiamata Nyamian e la terra denominata Asi. In seguito avrebbe ad ornato il firmamento col sole, la luna e le stelle (57). Anche per Lafargue Aloloa sarebbe la divinit suprema degli Agni-Diabr, un sottogru ppo anyi limitrofo dei Bona, stanziati nella sottoprefettura di Agnibilekro. Scr ive: Al vertice del pantheon si trova Aloloa, che all'origine di tutto l'universo. Ha creato la volta del cielo, che nello stesso tempo una divinit chiamata Nyamian, in seguito ha creato Asi, divinit di rango quasi uguale a Nyamian (58). Vi quindi una netta distinzione fra Aloloa e Nyamian sua creatura. Aloloa il Dio supremo che sempre esistito, dunque eterno. Aloloa non oggetto di culto, mentre lo invece Nyamian. Su ordine e indicazione di Aloloa, Nyamian avrebbe creato i feticci. Per i due studiosi, Aloloa sarebbe lo Spirito Supremo degli Anyi-Bona e degli An yi-Diabr, che avrebbe creato la coppia primordiale Nyamian-Asi, il dio celeste e l a terra madre. Osservazioni Poich Aloloa una divinit di una tale ampiezza al vertice del pantheon, afferma Laf argue, si dovrebbe averne tracce anche in altri gruppi anyi e baoul. Infatti il t ermine conosciuto da alcuni gruppi anyi e baoul, e anche da qualche altro gruppo akan, ma non sempre nell'accezione di Essere Supremo. Il problema non semplice. A proposito dei Baoul, Lafargue ritiene di trovare l'eq uivalente di Aloloa in Damangama. Ma costretto a riconoscere che Damangama, trad otto con "l'Eterno", ha perso il suo ruolo di creatore dell'universo e particola rmente di Nyamian e di Asi. Di conseguenza Nyamian che, di fatto, prende il posto dell'Essere Supremo. Si potrebbe forse esaminare il problema da un altro punto di vista, e porsi ques ta domanda: il ruolo creatore di Damangama non si sarebbe perso di vista semplic emente perch Damangama e Nyamian sono lo stesso personaggio, due nomi diversi del la stessa realt? A proposito degli Ashanti, Lafargue afferma che possiedono l'equivalente di Alol oa in Nyancopon. Ma Lafargue deve essere male informato, perch Nyancopon semplice mente l'equivalente ashanti di Nyamian. Ecco come P.E. Adjaffi spiega la composi zione del nome Nyancopon (59): - Nyam: Nyamian; - Com: solo, unico; - Pon: vecchio, anziano.

Dunque Nyamian "il solo vero avo", l'anziano per eccellenza. Si tratta di un nom e enfatico di Nyamian, e non di una realt diversa. Aloloa, tempo cosmico? Per avere un complemento di informazioni su Aloloa ho fatto un sondaggio al di f uori del gruppo bona, ma sempre all'interno del mondo akan. A tre studiosi della cultura akan ho posto queste due domande: - Conoscete il termine Aloloa? - Se s, che significato ha il termine? Claude Hlne Perrot della Sorbona ha vissuto otto anni fra gli Anyi-Ndni di Zaranou ( prefettura di Abengourou). Ha pubblicato uno studio sulle migrazioni anyi della zona. La Perrot non ha mai sentito questo termine. Secondo le testimonianze da l ei raccolte lo Spirito Supremo degli Anyi Nyamian. Al di sopra di Nyamian non ci sarebbe nessun'altra divinit (60). Yawa Appronti, un ashanti docente all'universit di Legon (Ghana), non ha nessuna esitazione nell'indicare l'Essere Supremo degli Ashanti: Nyamian, chiamato di so lito Nyancopon. Non conosce un essere superiore a Nyamian, non ne ha mai inteso parlare. Barthelmy Como Krou, un anyi di And, ordinario di etno-sociologia all'universit di A bidjan, ha presentato nel luglio 1978, alla Sorbona, una tesi di stato sulla fil osofia del gioco nella societ anyi. Per il suo lavoro ha setacciato tutti i grupp i anyi e ha fatto ricerche fra gli Ashanti del Ghana. Egli conosce perfettamente quella lingua, essendo sua madre una ashanti. Nelle sue inchieste ha incontrato anziani che conoscevano il termine Aloloa. Egli riconosce che non facile defini rne esattamente il contenuto. Esclude categoricamente che si riferisca all'Esser e Supremo creatore dell'Universo e della coppia Nyamian-Asi. Secondo le testimoni anze da lui raccolte, Aloloa sarebbe: il tempo, inteso come spazio che va dalla creazione dell'universo al suo termine , il tempo in cui inserita ed evolve la creazione fino alla sua maturazione comp leta e alla sua dissoluzione finale. Ho infine consultato uno studio recente di Paul Emile Adjaffi, uno studioso anyi dell'Indni. Egli conosce i due termini Aloloa e Damangama - o Edangama, come scri ve - e analizza l'opinione di alcuni autori a questo proposito, ad esempio Tauxi er, Amon d'Aby, Grottanelli. Scrive: I termini Aloloa e Edangama che si trovano presso altri gruppi akan e che servon o, presso di loro, a designare l'Essere Supremo (61), esistono anche fra gli Any i dell'Indni, ma non vengono mai usati, da soli, per indicare Nyamian. Sono stati, forse, originariamente utilizzati in questo senso, ma oggi questi termini espri mono soprattutto l'eternit o la perennit di una cosa (62). A proposito dell'Essere Supremo degli Anyi, la sua opinione perentoria: Il Dio supremo stato talmente "agnizzato" che tutto il sistema delle credenze cr ollerebbe, se Nyamian perdesse il suo posto di unico Essere Supremo... In ci che noi possiamo chiamare il pantheon agni, c' un Dio supremo, Nyamian, origine e sos tegno di tutto ci che esiste. Damangama Se rimane arduo precisare esattamente il contenuto di Aloloa, pare, invece, meno difficile definire il termine Damangama. Secondo le informazioni raccolte a Koun Abronso, Koun Fao, Dodassu, Ngorato, e da alcuni proverbi tamburinati (63) durante la festa degli ignami nelle corti dei sovrani bona, anyi e abron, Damangama non sarebbe che l'attributo d'eternit dell' Essere Supremo Nyamian. Damangama potrebbe essere tradotto con "l'Eterno". Quest a traduzione confermata da nan Kwame Yebua, nan Koabenan Manzan, nan Kwame Amorofi, nan Nda Kwadio. In attesa che si svolgano i sacrifici nella corte reale, il Kenian kpili (il gra nde tamburo reale usato solo in presenza del sovrano) scandisce alcuni proverbi: O fi Damangama, O fi Damangama,

Damangama ji o fi titi. Letteralmente: Egli proviene dall'Eterno, Egli proviene dall'Eterno, l'Eterno proviene dagli inizi. Si potrebbe tradurre pi semplicemente: Il potere proviene dall'Eterno, L'Eterno esiste da sempre. E ancora: O fi Damangama, O fi Damangama, Ji ji o bole blemgbi, Blemgbi kosso o fi titi: Egli proviene dall'Eterno, Egli proviene dall'Eterno, E' l'Eterno che ha creato la regalit, La regalit procede dagli inizi. Diversi miti iniziano in questo modo: tem bo Damangama bole maa ne, oppure: tem bo Damangama bole sonan: nel tempo in cui l'Eterno ha creato il mondo / l'uomo.. . Il termine Damangama molto pi conosciuto di Aloloa, quantunque il suo uso sia l imitato ai proverbi esaltanti il potere, e a certi miti delle origini. Paul Emil e Adjaffi ha segnalato una frase che ritorna spesso nei miti dell'Indni: k bo Alolo a le bo ne, ji Nyamian bole awuno one asi: quando Aloloa iniziava, Nyamian ha crea to il cielo e la terra. Conclusione Per concludere, possiamo dire con Jean Paul Eschlimann: La concettualizzazione tradizionale di queste diverse istanze numinose diventa s empre pi fluida. L'influenza crescente delle tradizioni cristiane e musulmane acc entua certamente la disgregazione dei dati tradizionali. L'imbarazzo degli infor matori si traduce nel fatto che per loro, tutto diventa sinonimo di tutto e ognu no (Aloloa, Nyamian) ha fatto tutto (64). Questa imprecisione di linguaggio potrebbe essere rivelatrice anche di altro. Al oloa potrebbe, per esempio, essere un attributo di Nyamian, che sottolinea una d elle sue attivit: la sua immensit, o la sua attivit creatrice, esattamente come per Damangama. Da parte sua P.E. Adjaffi conclude in questi termini: Si potrebbe forse emettere l'ipotesi che gli Agni hanno creduto, un tempo, come gli Nzema ancora oggi, che Damangama era all'origine di tutto, e che era lui che ha creato Nyamian il quale, a sua volta, ha poi creato tutte le cose. Ma in que ste condizioni Edangama stato completamente eclissato da Nyamian al quale si con feriscono, oggi, tutti gli attributi dell'Essere Supremo. L'uso che oggi si fa d ei termini Edangama e Aloloa non ci permettono di affermare che queste nozioni d esignino degli esseri personali. Occorrerebbe uno studio pi approfondito di quest i termini per conoscerne l'evoluzione (65). 6. Asi: Tellus Mater Canter la Terra, madre universale dalle radici solide, antenato venerabile che nutre tutto ci che esiste: a te che tocca il compito di dare e di togliere la vita ai mortali (Mircea Eliade)

I Bona hanno un'economia di tipo agricolo a sedi fisse. Essi non sono, salvo in qualche raro caso, degli itineranti. La vita dipende quasi unicamente dai prodot ti della terra, anche se all'agricoltura abbinano la caccia e l'allevamento di a nimali domestici. E' dalla terra che nascono le messi e le altre piante commesti bili: igname, taro, manioca, mais, ecc. La terra la grande madre generatrice. Questo si riflette nel pensiero religioso. All'Essere Supremo celeste Nyamian, D io del cielo, si affianca Asi, la divinit tellurica, la Terra Madre. Essa consider ata una divinit per la sua capacit inesauribile di produrre frutti. Essa la Tellus Mater, la Generatrix universalis. Ad Asi consacrato il venerd, giorno in cui non si lavora. E' come se la terra, que l giorno, avesse le mestruazioni; dunque, come una donna, non deve essere toccat a. Asi, pi che la zolla che si lavora, il suolo che si coltiva, una divinit che si imp lora, che si venera, che si placa, con la quale bisogna essere in buoni rapporti affinch non venga mai meno la sua attivit generatrice di cibo (prodotti agricoli) , di selvaggina (animali selvatici), di ricchezza (oro). Divieti legati alla terra Da questa concezione della terra scaturisce una serie di precauzioni e di diviet i nei suoi confronti. Prima di dissodare una nuova porzione di foresta bisogna o ffrire un pollo o un agnello ad Asi, come per scusarsi del torto che si infligge alla madre "scavando nelle sue carni". Cos pure prima di aprire un nuovo accampam ento nella foresta, cio prima di abitarvi (66), si chiede all'asisofue, al sacerdo te della terra, di offrire un sacrificio per conciliarsi le potenze del suolo. A si pu essere profanata dalle colpe umane, che attenuano la sua fertilit o addirittu ra la rendono sterile secondo la loro gravit. - Gravidanze irregolari La colpa pi comune e pi diffusa sono le gravidanze irregolari delle primipare. Qua ndo una giovane rimane incinta per la prima volta, al di fuori delle norme tradi zionali, cio senza essere stata prima riconosciuta dal gruppo sociale come donna adulta e generatrice, tenuta ad offrire un agnello alla terra oltraggiata. La fe condit della donna ha il suo modello nella terra. Fra la fecondit del suolo e quel la della donna c' una solidariet. Il parto considerato una variante della fertilit tellurica. Ogni atto che perturba questa fecondit un disordine, perci qualcosa di pericoloso. Una fecondit irregolare pu essere pericolosa alla stessa stregua della sterilit. Asi viene placata col sacrificio di un agnello offerto obbligatoriamente dal giov ane che ha reso madre la ragazza, o dalla famiglia paterna. Questa ingiunzione a cquista tutto il suo significato se si pensa alla struttura cosmica del rituale coniugale. Non si dimentichi che per i Bona il mondo ricco di messaggi, di simbo li. All'uomo che si unisce alla donna e che la feconda, si contrappone la simmet ria antropotellurica del contadino che ara e feconda la terra. E' l'uomo il resp onsabile della fecondit. E' dunque lui che deve riparare il disordine compiuto. Il sacrificio ha luogo in un boschetto sacro, alla periferia del villaggio, ai p iedi di un grande albero, davanti al quale la vittima immolata. Essa viene scuoi ata sul posto. Ai piedi dell'albero si lasciano la testa e la pelle. Il resto vi ene diviso fra gli uomini adulti del villaggio. Le donne in et di avere figli non ne possono mangiare: "Sarebbe come se mangiassimo il nostro futuro bimbo", dico no le informatrici. Questo divieto non riguarda le fanciulle impuberi e le donne anziane: quelle che non possono ancora generare e quelle che non lo possono pi. Agli uomini richiesta una purit rituale. Possono consumare la vittima sacrificata soltanto se non hanno avuto rapporti sessuali, anche legittimi, la notte preced ente. - Effusione di sangue Se si versa del sangue nella foresta o nei campi, Asi contaminata e oltraggiata. Per esempio avere mestruazioni nei campi, in campagna, nella foresta, alla sorge

nte, equivale a effondere sangue e a contaminare Asi, quindi bisogna riparare. La riparazione proporzionale alla colpa. La donna colpevole deve deporre un uovo ai piedi dell'albero pi vicino al luogo profanato. Se le capitasse di perdere sa ngue mentre lava la sua biancheria in un ruscello o mentre attinge acqua, deporr un uovo vicino al corso d'acqua corrispondente. Se non lo facesse la sua colpa c omprometterebbe i futuri raccolti, anche se nessuno ne fosse a conoscenza. Alla donna severamente proibito andare in campagna o ad attingere acqua nei gior ni del suo ciclo. Non soltanto il lavoro che le vietato, ma ogni tipo di attivit: raccogliere legna, cercare del cibo, prepararlo, entrare nella corte degli uomi ni (67), ecc. La profanazione della terra con il sangue umano una delle colpe pi gravi, sopratt utto quando si tratta di ferite o di morti provocate intenzionalmente. Alzare il machete contro qualcuno volerlo uccidere. Il fatto sar giudicato pubblicamente d al capo villaggio e dai suoi notabili. A seconda del caso saranno inflitte sanzi oni severe per i colpevoli: uno o pi agnelli, alcune bottiglie di gin, e qualche volta un bue (68). - Adulterio con Asi L'offesa pi grave in assoluto avere rapporti sessuali in campagna, cio sulla terra . La pioggia cessa immediatamente, i campi si isteriliscono, inspiegabili incide nti vengono a funestare il lavoro dei campi: animali e serpenti attaccano l'uomo , alberi cadono producendo vittime, contadini si feriscono senza motivo, ecc. Se i colpevoli non confessano la loro colpa saranno colpiti da follia e la vita di venter impossibile sia nel villaggio, sia in campagna (69). Se le relazioni hanno un carattere incestuoso, per esempio fra padre e figlia, fratello e sorella, l' atto ancora pi grave: tutta la natura si rivolter e si scatener. Ecco come un racco nto descrive le conseguenze di quest'atto: I due si coricarono insieme. Quand'ebbero finito tutto, ecco un enorme fragore, un tuono che squass la foresta: kprrrr... Il cielo si copr di nubi e divenne scuro . La foresta divenne cos cupa che non si vedeva pi niente. Il vento cominci a sibil are... Il vento infuriava, continuava a piovere, finch con un boato immenso, un a lbero si sradic e cadde... kprrrr... proprio all'entrata della loro abitazione, t anto che non potevano pi uscire. Erano ad un passo dalla morte (70). La riparazione della colpa pubblica e avviene in due tempi. L'uomo e la donna so no condotti sul luogo del delitto, fatti spogliare e invitati a simulare l'atto sessuale. Frattanto si uccide un agnello al quale viene tolto lo stomaco senza s vuotarlo del suo contenuto. Lo si fa bollire, lo si estrae che ancora scotta e l o si spacca in due facendo colare il contenuto sul basso ventre dei colpevoli. C ostoro, urlando di dolore, fuggono ognuno per conto suo. Ad Asi viene poi offerto un agnello in riparazione dell'adulterio perpetrato. Avere rapporti sessuali fu ori dell'abitato equivale a commettere un adulterio con la terra. Nyamian-Asi Contrariamente a Nyamian, Asi non si trova mai nei testi di letteratura orale: n c ome divinit, n come soggetto operante. Asi non quasi mai personalizzata (71). Si tr ova come oggetto nella sua accezione pi comune di terra, gleba, suolo, oppure com e creatura di Nyamian. L'uomo passeggia sulla terra, lavora la terra, Nyamian ma nda gli uomini sulla terra, ecc. Si possono ascoltare queste espressioni: - je asi: la nostra terra, la mia terra, il mio terreno, il mio campo, l dove ho d isboscato; - je naa mo b asi: la terra degli antenati; - b asi: la loro terra. Questa espressione utilizzata in un contesto preciso. Abit ualmente indica il limite fra due villaggi: qui iniziano le loro terre, le terre del loro villaggio. Ho cercato pi volte di chiedere spiegazioni agli anziani di questo strano fatto. Un giorno ero con nan Louis Kwame, un anziano che ha riflettuto come non pochi su lla sua cultura e che ne possiede tutti gli elementi, e nan Kwame Yebua, capo vil

laggio di Koun Abronso. Avevo posto loro il quesito: come mai nei racconti non s i trova mai Asi personalizzata, a differenza di Nyamian? Il capo villaggio sembra va molto imbarazzato e ha passato la domanda a nan Kwame il quale si accontentato di rispondere: I vostri aerei volano alto, alto nel cielo, ma dove si posano? L'uccello vola, m a se cade dove va a finire? Il tuo cibo da dove lo ricavi? Quando i frutti cadon o dagli alberi, dove finiscono? Quando viaggi, su che cosa cammini? Il colloquio continuato a lungo, ma sempre nello stesso modo. Ho parlato anche c on parecchi anziani, ma nessuno stato in grado di fornire risposte soddisfacenti . Asi probabilmente non una divinit recuperata pi tardi, per esempio dopo l'Esodo (72 ). Dai racconti risulta che la religione bona prevalentemente, o almeno originar iamente, di tipo uranico: Nyamian che domina sovrano su tutto e su tutti. Si sa che i popoli cacciatori-raccoglitori hanno come Essere Supremo una divinit celest e che padre e contemporaneamente signore degli animali. Questi tratti sono tutti presenti in Nyamian: Ignari tanto dell'agricoltura quanto della pastorizia, essi traevano il loro sos tentamento dalla cattura degli animali selvatici e dalla raccolta dei frutti agr esti, la prima praticata principalmente dagli uomini, la seconda dalle donne (73 ). I Bona, dopo l'Esodo, o in tempi ancora pi remoti, avrebbero operato il passaggio da nomadi cacciatori-raccoglitori ad agricoltori. In una civilt agricola, in cui la donna occupa un posto preminente (i Bona sono una societ di tipo matriarcale) , l'Essere Supremo assumer tratti diversi. Un cambiamento di tipo di civilizzazio ne comporta il cambiamento, o almeno la modifica, di alcuni tratti dell'Essere S upremo. Ecco allora apparire accanto a Nyamian, Signore del cielo, Asi, sua controparte f emminile, divinit della terra e delle attivit agricole. Nella vita quotidiana la T erra Mater che occupa il primo posto: nel pensiero speculativo e nel linguaggio, che ne il riflesso, rimane Nyamian, il dio del cielo. L'uomo vive sulla terra e riflette su Nyamian. Note (1) L'uomo in pace ha il ventre freddo, calmo, l'uomo in collera ha il ventre ca ldo, infiammato d'ira. (2) Una delle forme tradizionali d'esecuzione degli schiavi, o di altre persone indesiderabili, era il taglio della testa. Questo avveniva specialmente durante la festa degli ignami. L'esecuzione aveva luogo al calare del sole. (3) E' l'espressione usata per tradurre il Signore sia con voi: man Nyamian ghin an amo sin. (4) Cf. per esempio, p. 43. (5) Le testimonianze degli anziani su questo punto sono inequivocabili: "Quando offri un sacrificio ad una statuetta, un ruscello, un albero, tu vedi la creta, il legno, ma non la forza che presente in essi. Cos tu vedi la volta celeste, ma colui che sta dietro nessuno lo ha mai visto" (Kwame Amorofi, Koun Abronso, 3 ma rzo 1977). (6) Per il gruppo anyi si veda, ad esempio, tutti i libri di preghiera, i catech ismi e i messali pubblicati dalle missioni di Abengourou, Agnibilkrou, Tankess, Ko un Abronso. Per i Baoul: M. Carteron, Catchisme en Baoul, gennaio 1984. Per i prote stanti: Evangile selon St. Jean, Alliance biblique universelle, 1973, edizione b ilingue francese-baoul. La stessa osservazione vale anche per il termine abonzam, utilizzato dai cristiani per designare il demonio. Abonzam, o sasabonzam, il te rmine corrente anyi per designare i geni giganti della foresta. (7) V.L. Grottanelli, Il pensiero religioso e magico, cit., p. 326. (8) Il racconto completo, con qualche variante di traduzione, si pu trovare in Ne onato, p. 110 e ss. (9) Queste toghe, segno di ricchezza e di potere, sono di solito riservate ai ca pi. La toga kende un ampio manto policromo tessuto a mano che proviene soprattut

to dal Ghana. Poich Nyamian un grande sovrano, questi doni prestigiosi corrispond ono al rango elevato del destinatario. (10) Anche le toghe adinkra sono confezionate soprattutto in Ghana. Sono dei gra ndi manti generalmente a due tinte e di seta, sui quali vengono applicati disegn i. I disegni, neri e in rilievo, vengono eseguiti con sostanze a base di succhi vegetali. Rappresentano di solito motivi geometrici o simboli arcaici esaltanti il potere. (11) E' in questo particolare apparentemente insignificante che risiede la strao rdinariet della promessa. L'elemento insolito non tanto quello di promettere la c oda di un elefante, ma di tagliargliela senza ucciderlo. Un cacciatore, per pote r dimostrare che ha ucciso una grossa preda, deve tagliare la coda all'animale u cciso e portarla al villaggio. Solo presentando la coda il cacciatore ricever aiu to per trasportare l'animale. Tagliare la coda a un animale significa averlo ver amente ucciso, essendo impossibile tagliargliela da vivo. Di qui la singolarit de lla promessa di Ragno. (12) Cf. p. 109. (13) Cf. p. 103. (14) Cf. p. 105. (15) Cf. p. 101. (16) Cf. p. 114. (17) Cf. p. 106. (18) Cf. Neonato, p. 145. (19) Cf. Neonato, p. 39. (20) Cf. p. 97. (21) Cf. p. 90. (22) Cf. p. 66. (23) Cf. p. 182. (24) Cf. p. 78. (25) Cf. p. 74. (26) Cf. p. 75. (27) Cf. p. 80 e 55. (28) P.E. Adjaffi fa notare che Nyamian appare, nelle storie, come un eufemismo per criticare indirettamente il potere politico dei capi tradizionali. Per quest o motivo vengono usati antropomorfismi talvolta grossolani. (29)C.H. Perrot, Les Anyi-Ndni et le pouvoir aux 18me et 19me sicle, Abidjan 1982, p. 106. (30) Cf. p. 74. (31) Cf. Neonato, p. 59. Un testo analogo si trova nella seconda parte del volum e a p. 158. (32) Questa manifestazione di Nyamian che comunica con l'uomo tramite il tuono, ricorda gli interventi di Dio durante l'Esodo, e i suoi dialoghi con Mos. Cf. Es 19,16-19: "Mos parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono". Vedi anche At 2,2 dove si parla di "un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo". (33) Manto riservato, di solito, ai capi. (34) Cf. pp. 116 e s. (35) Cf. p. 122. (36) Questo racconto particolarmente indicativo sul modo di "creare" di Nyamian. Non crea dal nulla, ma da materiali preesistenti che chiede di trasformare. Nya mian chiede all'uomo di collaborare alla sistemazione definitiva dell'universo. Il suo collaboratore privilegiato il Fabbro, il quale ha poteri particolari a ca usa del suo continuo contatto con le forze primordiali: fuoco, aria, acqua. Egli ha il compito di "TRasformare" la creazione. Testo a p. 127. (37) Cf. Neonato, p. 155. (38) Cf. Neonato, p. 56. (39) Cf. p. 132. (40) Cf. p. 132. (41) Cf. p. 125. (42) Cf. p. 143. (43) Questa espressione ricorda la corrispondente latina: Ipse laborato, non dic as: dat Deus aurum. Dat Deus omne bonum, sed non per cornua taurum: dal momento

che egli opera, non dire: Dio d l'oro. Dio d ogni bene, ma non il toro per le corn a. Citato in Anonimo del XIV secolo, La nube della non conoscenza, Milano 1990, p. 221. (44) Si preferisce scrivere Cacciatore con la maiuscola perch un personaggio tipi co, come Ragno, Lepre, Elefante, ecc. (45) Cf. Neonato, p. 93. (46) Cf. Neonato, p. 64. (47) Cf. Neonato, p. 58. Qualche piccola variante nella traduzione. (48) Di solito tutti i carichi vengono portati sul capo, o direttamente (per ese mpio tronchi o fastelli di legna) o deposti in cesti e bacinelle, ad esempio il cibo che si porta a casa al ritorno dai campi. (49) Cf. p. 165. (50) Cf. p. 157. (51) Vedi a p. 138. (52) R. Petazzoni, L'Essere Supremo nelle religioni primitive, Torino 1957, p. 9 1. (53) Di solito si trova scritto Kwam, o Kwame, ma i locutori pronunciano kwam. Kw am il nome maschile dei nati in giorno di sabato, Ama (pronuciato Am) il nome femm inile. Con questi due nomi sembrerebbe che, per i Bona, Nyamian possa essere sia di sesso maschile che femminile. Per Nyamian Ama cf. p. 105. (54) Cf. p. 172. (55) Di fatto, in uno dei testi di questa raccolta, Nyamian si manifesta di dome nica e non di sabato. Cf. p. 115. (56) Popoli della Costa D'Avorio. (57) J.P. Eschlimann, Les Anyi-Bona, note manoscritte inedite, p. 32. (58) F. Lafargue, Contribution l'tude de la religion traditionnelle des Anyi-Diab r d'Agnibilekro, in Colloque inter-universitaire Ghana-Cote d'Ivoire, Bondoukou 19 74, p. 522. (59) Osservazione comunicata in occasione della lettura di queste note. (60) L'incontro con C.H. Perrot e Y. Appronti avvenuto all'Universit di Abidjan d urante il Colloquio sulle tradizioni orali del 24-26 aprile 1975, organizzato da l GRTO (Gruppo di ricerca sulle tradizioni orali) e dall'ILA (Istituto di Lingui stica Applicata). (61) Si tratta soprattutto degli Nzima. Cf. V.L. Grottanelli, Gods and morality in Nzema Polyteism, in "Etnology", vol. VIII, n. 4, oct. 1969, pp. 371 e 372. (62) P.E. Adjaffi, op. cit., pp. 216-217. (63) Si tratta di proverbi scanditi sui tamburi mediante una sorta di alfabeto M orse noto a tutta la popolazione. (64) J.P. Eschlimann, note manoscritte inedite, p. 101. (65) P.E. Adjaffi, op. cit., p. 217. (66) E soprattutto prima di avere rapporti sessuali "nella foresta". Bisogna "um anizzare" la porzione di foresta prima di abitarvi. (67) Mi trovavo a Kongodia, nel cortile del capo villaggio. Avevo fatto il giro del villaggio per salutare e, secondo l'usanza locale, la gente veniva a ricambi are il saluto. A un certo punto il vecchio Ahingora mi fa un cenno indicandomi u na signora sulla porta: "Guarda ti sta salutando. Non pu entrare, ha le sue regol e". (68) Se per caso una donna dovesse partorire in campagna le verr chiesta una peco ra. (69) A Koun Abronso si crede che sulla collina Brandr vi siano un leone e una pan tera che ruggiscono notte e giorno. Allora gli abitanti del villaggio capiscono che stata profanata la terra. La pantera pu arrivare al villaggio per seminare te rrore e morte. (70) Testo in SMA (Societ Missioni Africane), Quando gli animali parlavano, 1988 (4), n 113, p. 15. (71) Esiste per una piccola eccezione. Ragno si rivolge a Terra per chiederle aiu to, perch aveva commesso un grave delitto e doveva cercare un nuovo signore. Terr a rifiuta: non pu andare contro la legge degli antenati. C' dunque un dialogo fra Terra e Ragno. Si veda il testo a p. 74. (72) Come si accennato nell'Introduzione, i Bona non sono originari del territor

io che occupano attualmente, ma provengono dal Ghana. Quando si parla di Esodo s i allude al movimento migratorio che ha portato i loro avi dal Ghana alla Costa D'Avorio. (73) R. Petazzoni, op. cit., p. 114.

Seconda Parte I RACCONTI Questa seconda parte presenta i racconti anyi-bona. Le storie sono presentate secondo lo schema delle note introduttive. Si comincia con racconti che sottolineano alcune caratteristiche terrestri di Nyamian. Nyam ian un sovrano con una corte, dei notabili, una famiglia, diverse mogli, figli, servi, terre. Nyamian presentato come un sovrano bona, circondato di prestigio, ricchezza e... problemi. Nei racconti successivi si mettono in luce altre prerogative che nessun sovrano terrestre pu attribuirsi. Nyamian abita una corte al di sopra della volta celeste , crea gli uomini e li fa discendere sulla terra, invia loro le insegne regali, veglia sulla loro vita, giudice universale, non muore mai, chiama gli uomini con lui alla fine della loro vita terrena. Non si troveranno tutte le storie citate nella prima parte. Per due ragioni. La prima: non si voluto appesantire troppo il volume riportando testi che possono e ssere trovati altrove. In nota si danno i riferimenti dei testi citati. Viene pr esentata di nuovo qualche storia particolarmente significativa. Una seconda ragione che Nyamian non sempre il personaggio centrale della narrazi one. Talvolta entra soltanto in modo casuale: ad esempio, la storia di Nyamian c he va alla ricerca dell'occhio della terra, un'erba particolare per curare il fi glio ammalato, centrata su Ragno e Iena. La malattia del figlio di Dio serve uni camente per raccontare le avventure e disavventure di Iena. Sono state tuttavia conservate alcune storie di questo tipo, per esempio quella in cui il Signore Di o e la sua corte si fanno ingannare da Iena, il pi sciocco di tutti gli animali. Si trover anche qualche narrazione non citata nella prima parte. I racconti in lingua originale non hanno titolo. Per facilitare la lettura, prim a di ogni narrazione stata inserita una frase che ne riassume il contenuto o cer ca di mettere in evidenza il momento culminante della storia. Come si gi detto altrove (1) non bisogna dimenticare che questi testi sono narraz ioni orali raccontate da narratori diversi, all'interno di una seduta narrativa che ha luogo, abitualmente, la notte (2). Queste storie non sono una rielaborazi one letteraria, ma una traduzione, rigorosamente fedele e quasi letterale, del t esto orale originario. Si cercato di conservare, nei testi scritti, il sapore de ll'oralit (3). Nyamian circondato da una corte, da notabili, da servi, da un cacciatore Voi anziani che siete qui, ascoltate. Questa sera ci siamo riuniti qui. Il padre venuto e ci ha chiesto di narrargli qualche storia. Allora ascoltate bene ci che vi racconter, e non ridete. Nei tempi antichi, quando noi eravamo l nel mondo, non sapevamo come fare per est rarre il vino di palma che noi beviamo. E' ancora Ragno, lui che ha introdotto i l sapere nel mondo, che ci ha rivelato questo segreto (4). Ragno va un giorno a trovare il Signore Dio e gli dice: - Signore Dio, voglio essere il tuo cacciatore. Dio chiese: - Puoi essere mio cacciatore? - S, rispose Ragno, posso essere tuo cacciatore.

Allora Dio disse: - Bene, siamo intesi. Poi Dio convoc i suoi notabili e disse loro: - Ecco la ragione per cui vi ho convocati: Ragno venuto e mi ha chiesto di diven tare mio cacciatore. Vuole andare in foresta, uccidere della selvaggina e portar mela. Desidero conoscere la vostra opinione. Gli anziani riflettono, riflettono, poi dicono: - Sei tu il nostro capo, noi siamo tutti ai tuoi ordini. Nessuno di noi mai stat o tuo cacciatore fino ad oggi. Ragno venuto e ti ha chiesto di diventare tuo cac ciatore. Tu ci hai sottomesso la tua proposta. Ora tocca a te valutare e decider e. Se pu veramente essere tuo cacciatore, in questo caso, noi diamo il nostro par ere favorevole. Gli anziani avevano espresso il loro parere e il Signore Dio aveva ascoltato. Dio prese allora Ragno che divent suo cacciatore. Ragno andava in foresta, caccia va la selvaggina e la portava a Dio. Un giorno Ragno lascia il villaggio e parte per la caccia. Ecco che incontra un branco di elefanti. Appena scorgono Ragno, tutti gli elefanti si mettono a fuggi re. Ragno li insegue, li insegue a lungo, a lungo, a lungo, ma non riesce a ragg iungerli. Ora Ragno era stanco e cominciava a sentire gli stimoli della fame. Da tempo pur e la sete lo tormentava. Era l in mezzo ad una grande foresta. Non trovava nulla da mangiare, niente da bere. Mentre camminava, ecco che vide un albero. Era l davanti a lui, a terra. In una c avit dell'albero c'era dell'acqua: c'era proprio dentro dell'acqua. - Ah! Io sono il cacciatore del Signore Dio, e lui il nostro capo, il capo di no i tutti. Ebbene, voglio bere di quest'acqua, che ho trovato nell'albero, in suo onore. Se dopo averne bevuto, morir, ebbene, sar nel nome del Signore Dio che sar m orto. Se invece star bene, sar ancora grazie a lui. Cosa prender Ragno per attingere l'acqua? Prende la sua bocca. Avvicina la bocca all'acqua, l'assaggia, l'inghiotte e la fa discendere nel suo stomaco. Caro mio (5)! Appena l'aveva gustata si accorse che l'acqua era talmente dolce, dolce... Si mise allora a berne, a berne... La fame che lo divorava, la sete che lo tormentava, tutto era sparito. Rest l un m omento e si ripos. Quando fece per alzarsi e partire - non era neppure andato come di qui al mercat o laggi - ecco che vide il pi vecchio di tutti gli elefanti. Aveva camminato a lun go ed era stanco. L'elefante si sdrai e si mise a dormire. Ragno prese il fucile e pum! L'elefante era l: morto! Ragno gli tagli la coda. Pensava fra s: - E' per causa sua che mi sono stancato, ed ora ecco che lo vedo qui davanti ai miei occhi. Bene, ora rientro a casa. Tornando si accost ancora allo stesso albero di prima e disse: - Bevo ancora un po'! Caro mio! Ragno cammin a lungo, a lungo. Quando arriv a casa i suoi occhi non vede vano pi chiaro. Non aveva che un solo pensiero: l'acqua che aveva bevuto stava pe r farlo morire. Ma era soltanto ubriaco. Si rec dal Signore Dio e gli diede la buonasera. Tolse la coda dell'elefante e la depose a terra. - Bene, disse Dio, che tutti gli anziani si riuniscano, ecco ci che Ragno ha port ato. Si riunirono. Allora Ragno disse. - Voi notabili tutti, osservate: ho deposto la coda dell'elefante davanti a voi. Ma c' un'altra faccenda di cui vi devo parlare. Ero dunque partito in foresta. A vevo fame, avevo sete. Ecco che ho trovato un albero che era caduto. Mi sono avv icinato ed ho trovato dentro il suo tronco dell'acqua. Ho bevuto l'acqua di quel tronco: era zuccherata, zuccherata, zuccherata... Ora il nostro capo il Signore Dio, lui il pi anziano di noi tutti, e io sono il suo cacciatore. Dunque anche l ui deve conoscere quest'acqua e berne. Che tutti coloro che il Signore Dio invie r a prendere l'animale portino dei recipienti. Ragno aveva parlato, ma i notabili non avevano ben capito. Ragno disse di nuovo: - Vi dico di cercare delle olle (6).

Ma nessuno riusciva a capire cosa volesse dire. Allora il Signore Dio intervenne : - Niente esitazioni! Ragno il mio cacciatore. E' partito in foresta, vi rimasto a lungo, ora tornato. Ci ha detto che ha bevuto dell'acqua, e dell'acqua molto z uccherata. Bisogna dunque che anch'io ne beva di quest'acqua. Prendete dunque de lle olle e andate. Presero delle olle ed eccoli per strada: camminano, camminano. Arrivano l dove si trovava l'elefante: non lontano, ecco l l'albero. Guardano all'interno del tronc o: c'era ancora dell'acqua. Ragno disse: - Deponete le olle sotto l'albero. Fanno allora colare l'acqua nelle olle. Una volta terminato di squartare l'anima le, raccolgono la carne, prendono le olle con l'acqua e ritornano a casa. Giunti a casa, dividono la carne. - E a proposito della faccenda di cui Ragno aveva parlato, che ne , chiese il Sig nore Dio? - Maest, rispondono, ecco la cosa che Ragno aveva annunciato. Depongono allora l'acqua a terra. - Ragno vieni, e bevi per primo. Si serve dunque Ragno. D'un sol colpo beve tutto. Poi si serve il portavoce del Signore Dio. Anche lui beve. In seguito si serve il Signore Dio stesso. Beve. Aveva bevuto. Ora rifletteva, rifletteva. Poi disse al suo portavoce: - Devi darmi il tuo parere sulla bevanda che abbiamo bevuto. Dopo un momento rispose: - Mio signore, tu hai preso Ragno come tuo cacciatore, ebbene ti ha portato una buona cosa. Ora deve portarti anche le radici e i rami dell'albero di cui abbiam o bevuto l'acqua. Dobbiamo vedere tutto questo con i nostri occhi e vagliare att entamente. Ragno, quella notte, non ha potuto andare a dormire. La notte stessa ritornato i n foresta, ha tagliato i rami della palma, ha preso le radici, e le ha portate a casa. Una volta arrivato le mostr al Signore Dio, ai suoi notabili e a tutti gli uomini . Ora, di questi alberi, ce n'erano vicino al villaggio, ma loro non lo sapevano. Quando Ragno fu davanti al Signore Dio, tutti osservarono attentamente i rami e le radici. Allora si ricordarono che di quegli alberi ce n'erano anche poco lont ano dal villaggio. Chiesero a Ragno: - Come bisogna fare per estrarre l'acqua di quest'albero? Rispose: - Quando sono arrivato, l'albero era a terra e c'era una cavit al centro del tron co: dentro c'era l'acqua. - Bene, poich le cose stanno cos, bisogna che anche noi facciamo cadere l'albero e scaviamo una cavit nel tronco, per raccogliere l'acqua e berne. Ecco che sradicarono e fecero cadere alcuni alberi. Scavarono una fossetta all'i nterno. Il giorno dopo vi trovarono dell'acqua. Ne bevvero. Era la stessa acqua di Ragno. Ne bevvero. Dissero allora a Ragno: - Signor Ragno, ci hai fatto scoprire una buona bevanda e un buon cibo. Ti ringr aziamo e ci congratuliamo molto con te. Ecco l'origine del vino di palma che beviamo. Ragno, capo dei notabili di Nyamian, propone al suo Signore di promulgare una le gge iniqua di cui resta vittima Voi tutti che siete qui riuniti, ascoltatemi bene! Sono io, Kwakou Franois, che r acconto questa storia. Una volta il Signore Dio aveva dei notabili ai suoi ordini. Ragno era capo di tu tti i notabili. Era lui che vegliava su tutti i villaggi. Un giorno, Ragno and a trovare Dio e gli disse: - Signore Dio, sei tu che mi hai dato il potere che esercito, sei ancora tu che mi hai messo a capo di tutti i villaggi. Nel mondo in cui viviamo oggi, bisogner

ebbe che tutti fossero sani. Nei tuoi villaggi non si dovrebbe trovare gente amm alata, gente con piaghe. Noi cercheremo queste persone e le uccideremo tutte. Ecco la proposta che Ragno aveva fatto al Signore Dio. Il Signore Dio rispose: - Va bene, sono d'accordo con la tua proposta. Caro mio! Si perquisirono tutti i villaggi. Si cercarono tutte le persone che av evano piaghe e furono uccise. Non ne rimase una! Fra tutti i superstiti non se n e trovava una con una sola piaga, anche piccolissima. Un giorno Ragno prese il fucile e se ne and a caccia. Arriv in un posto ricoperto di roccia laterizia. In mezzo ai blocchi di laterite c'era una grossa pozza con dei ragazzi che stavano facendo il bagno: kpuku kpuku kpuku... Ragno si sedette sull'orlo della buca e si mise a guardare i ragazzi che si divertivano. Uno dei ragazzi usc dall'acqua per fare un tuffo. Si mise proprio vicino a Ragno per lanciarsi in acqua. Tuffandosi, fece schizzare dell'acqua sul volto di Ragno . Ora quest'acqua, in cui si bagnavano i ragazzi, era molto dolce, dolce come il m iele. Ragno si lecc le labbra e disse: - Ah! E' in quest'acqua che voi fate il bagno, eh? Posso venire anch'io in acqua con voi? - Certo, riposero i bambini, puoi venire! Caro mio! Ragno si tolse la sua cartucciera, depose il fucile e d'un balzo si tu ff nell'acqua. - Eh! La vostra acqua veramente dolce come il miele! Ogni giorno Ragno andava a fare il bagno con questi bambini. Questo dur a lungo, a lungo. Ogni volta che i bambini terminavano il loro bagno, prima di partire, chiudevano la pozza con una pietra dello stesso colore dell'acqua. Il colore di questo blo cco di laterite rassomigliava talmente all'acqua che, anche da molto vicino, lo si sarebbe confuso con l'acqua. Un giorno, Ragno disse a sua moglie: - Moglie mia, se sapessi cosa ho trovato in foresta! C' un'acqua talmente zuccher ata che dolce come il miele. Domani andremo tutti a berne. Il giorno dopo Ragno chiam i suoi figli e ordin loro di cercare tutti i secchi e l e bacinelle che si trovavano in casa per andare a cercare quest'acqua e portarla a casa. Molto presto, all'alba, Ragno e tutta la sua famiglia andarono alla ricerca di q uest'acqua. Arrivarono sul posto. I bambini non erano ancora arrivati e la buca era chiusa. Ragno disse ai suoi figli: - Fermatevi qui - c'era l a fianco un grosso albero - vedete quest'albero? Io mi arrampicher sopra. Quando sar arrivato in cima, far un tuffo nell'acqua. Nel moment o in cui salter, e in cui voi sentirete: pu! Allora vi metterete a gridare: - Pap si tuffato nell'acqua dolce, pap si tuffato nell'acqua dolce! I figli risposero: - Abbiamo capito. Ragno aggiunse: - Una volta che avremo attinto l'acqua, ritorneremo subito a casa. Caro mio! Ragno si arrampic sull'albero e hop! Si lanci in basso e and a schiantars i sul blocco di laterite col suo ventre: la sua pelle fu una piaga sola. I suoi figli erano l accanto e gridavano: - Pap si tuffato nell'acqua dolce, pap si tuffato nell'acqua dolce! Ragno url: - Piantatela di dire stupidaggini e idiozie! Non vedete che vostro padre sta per morire? E voi gridate: pap caduto nell'acqua dolce, pap caduto nell'acqua dolce! Non vedete in che genere di acqua sono caduto? Ah! Quei bambini mi hanno inganna to, hanno voluto uccidermi! E voi continuate a gridare che sono caduto nell'acqu a dolce! Ragno si alz. Tutto il suo corpo non era che una piaga sola. Disse ai suoi figli: - Andate, andate, ritornate in fretta a casa. Fra un po' verr a cercarvi, allora ritornerete di nuovo qui. Cacci via in fretta moglie e figli. Tutti ritornarono a casa. Ragno and a fabbrica rsi una stuoia. Prese della corteccia d'albero e cominci a conciarla battendola c

on una pietra. Prepar una specie di camicia che avvolse attorno a tutto il suo co rpo. Ora, in quel tempo, Geco faceva parte, anche lui, dei notabili di Dio. E tutto s i era svolto davanti ai suoi occhi. Ragno pensava fra s: - Ho fatto uccidere tutti i miei amici (7), ora sono io che sono ricoperto di pi aghe. Geco andr senz'altro a raccontare tutto quello che ha visto, e mi uccideran no. Ragno disse a Geco: - Fratello, hai visto quello che mi successo? - Oh, fratello, non niente, rispose Geco. - Andiamo, disse Ragno. I due partirono. Arrivati non lontano dal villaggio, trovarono un uomo che estra eva la linfa di palma. Ragno disse a Geco: - Siamo quasi arrivati a casa, aspettami un momento, vado a vedere quell'uomo ch e estrae la linfa di palma, ne comprer un po', e poi la berremo insieme. Ragno and a cercare la linfa di palma e la offr a Geco. Caro mio! Ragno ne bevve p er primo: pu pu pu... e la sput fuori dicendo: - Eh! Questa linfa di palma non per niente buona e io sono andato a comperarla? Geco, prendi il mio machete e raschia la mia lingua. Se non lo farai, morir. Geco si mise allora a raschiare la lingua di Ragno. La ripul completamente. Alla fine, Ragno disse: - Amico mio, assaggia anche tu di questa linfa di palma e vedrai! Geco ne bevve un sorso e anche lui sput fuori: pu pu pu... - Veramente questa bevanda non buona! Ragno disse: - E' vero, vieni che ti raschio la lingua. Geco faceva uscire la sua lingua e la ritirava, la faceva uscire e la ritirava. Ogni volta Ragno la raschiava un po'. Ad un certo momento Ragno disse: - Amico mio, vedo molta sporcizia in fondo alla tua lingua, devi farla uscire co mpletamente. Geco allora fece uscire tutta la sua lingua. Quando fu completamente fuori, d'un sol colpo, Ragno gliela mozz via. Rientrarono a casa. Ragno indossava la sua cam icia di corteccia. Si presentarono davanti al Signore Dio. Dio diede loro il ben venuto, poi chiese a Ragno: - Sei partito in foresta, quali sono le notizie che mi porti? Ragno rispose: - Sono andato a caccia e sono ritornato. - E tu Geco, anche tu sei partito in foresta, quali sono le tue notizie?, chiese Dio. Caro mio! Geco cercava di parlare, ma non poteva. Tutto quello che poteva fare e ra di ciondolare la testa: kpu kpu kpu... battendo il suolo con il capo. Ragno s i alz e disse: - Signore Dio, non vedi che Geco ti sta trattando come un imbecille? Tu sei il n ostro capo e ci comandi tutti, noi siamo i tuoi notabili, ritorniamo da caccia, io ti ho dato le mie notizie, mentre Geco si ostina a far silenzio e a parlarti unicamente con la sua testa. Dio disse allora: - Come! E' cos che fai? Ragno, alzati e schiaffeggialo! Ragno si alz e diede uno schiaffo a Geco. - Parla! Caro mio! Geco batteva sempre il suolo col suo capo: kpu kpu kpu... Non aveva pi la lingua, come poteva parlare? - Ragno, dagli un altro schiaffo! Ragno si alz e kpum! Colp di nuovo Geco. Ci che Ragno stava facendo era veramente malvagio ed egli lo sapeva. Quando si pr eparava a colpirlo per la terza volta, nel momento in cui si alzava... waram! La sci cadere la sua camicia di corteccia: eccolo l davanti a tutti col suo corpo ric operto di piaghe. Dio disse allora: - Ah! Ecco il fondo del problema! Tutto il tuo corpo non che una piaga. Eri part ito con Geco e gli hai tagliato la lingua affinch non parlasse, e inoltre ti alzi

e lo colpisci! Prendetelo! Ragno supplic allora: - Terra, aiutami! Terra rispose: - Non posso, abbiamo una legge, bisogna rispettarla. Ragno and da una vecchia: - Nonna, aiutami! - Se ti aiuto, cosa mi darai in cambio? - Ti tesser un manto come quelli che hanno i bianchi! La vecchia lo prese allora sotto la sua protezione. Quando vedi ovunque delle ragnatele, sappi che Ragno che sta tessendo il suo man to per la vecchia. E' anche a causa di questa avventura che si vede Geco arrampicarsi sugli alberi e battere: kpu kpu kpu... la sua testa contro il tronco. Ecco il senso della mia storia. Sono io, Kwakou Franois, che l'ho raccontata. Ragno, portavoce di Nyamian, inganna il suo Sovrano sottraendogli beni e denaro Sono io, Ayui Kwakou Franois. Vi racconter una piccola storia, poi me ne andr, ma r itorner pi tardi. Al mio ritorno avrete molto lavorato. Vittorio, rispondi alla mia storia! Sapete come i giudici sono arrivati in quest o mondo? Intendo parlare di quei grandi personaggi che giudicano le cause import anti e difficili e che si trovano nei palazzi del governo. Allora, lo sapete com e sono entrati nel mondo? Ebbene, si tratta ancora di Ragno. Un tempo, Ragno era il pi anziano e il pi rispe ttato di tutti i notabili di Dio. Era sempre accanto al Signore Dio per qualsias i questione. Era lui che raccoglieva le ammende dei processi, era a lui che veni vano consegnate le pecore e la selvaggina della foresta. Era ancora da lui che s i portava il denaro e una parte di tutto ci che si fabbricava, perch era lui il pr imo di tutti i notabili. Caro mio! Gli avevano consegnato parecchio denaro: ne aveva raccolto una grande quantit. Ragno, un giorno, prese una parte di questo denaro e se ne and ad acquistare un c avallo. Lo cavalc e cominci ad andare a spasso un po' dappertutto. Un giorno il Signore Dio lo convoc e gli disse: - Ragno, l'anno terminato. Ora tempo di portami tutta la selvaggina che hai a ca sa, tutto il denaro che ti hanno consegnato e le pecore che hai ricevuto: porta tutto affinch possiamo fare i conti. Ora, Ragno aveva dilapidato tutto il denaro. Disse a Dio: - Signore Dio, il tuo denaro stato rubato (lo sai bene che non era vero!). Veram ente, ti dico che il tuo denaro stato rubato, insistette Ragno. Dio rispose: - Come! Se il mio denaro stato rubato, ti taglier la testa. - Ti assicuro, Signore, il denaro stato rubato. Mentre si discuteva, il Signore Dio cercava la sua ascia. Alla fine decret: - Tu, tu sei ancora un bambino, bisogna che ti tagli la testa. In quel tempo, Koro non era forse la moglie di Ragno? I due si erano messi d'acc ordo. Koro tolse la sua veste, poi la rimise, ma coprendo soltanto met del suo co rpo. Lasci l'altra met scoperta. Tutti e due se ne andarono dal Signore Dio: fr fr fr... Arrivarono davanti a Dio. C ostui disse, sorpreso: - Figlia mia, che cos' quest'abbigliamento? - Che cosa c', mio Signore? (8), chiese la donna. - Ma non ti accorgi che si vede una parte della tua cintura lombare e delle tue mutande? La donna guard attentamente poi disse: - Mio Signore, scusami, una negligenza, a causa di quello che successo a casa, c he sono arrivata qui in questo stato. Il Signore Dio era l seduto, rifletteva. Alla fine disse: - Veramente ci che Ragno ha detto vero. Venendo qui aveva detto che gli era stato

rubato il suo denaro, e che per questo avevano divelto la sua porta. Io pensavo che avesse raccontato questo per difendersi, e che era lui stesso che aveva pre so il denaro. Ora capisco. Quello che ha detto non pu essere che vero perch questa donna non poteva presentarsi con una parte del suo corpo nuda e alla vista di t utti. Ah! Vedo! Ora sono certo che la porta della casa di Ragno stata scassata e che il denaro stato rubato. Per questo, Ragno, non ti punir. A partire da oggi s ei libero. Fra i bianchi si prendono degli avvocati per difendersi nei processi: eccone l'o rigine. Se vedi che delle persone, dopo aver rubato somme importanti di denaro, si tirano facilmente fuori dai guai, perch hanno affidato la loro causa a degli a vvocati. E' qui che termina la mia storia. Ragno, portavoce di Nyamian, copre pubblicamente di vergogna il suo Signore Un tempo, da quando il mondo esisteva, Ragno era il portavoce del Signore Dio. S eguendo l'abitudine degli anziani, nessuno poteva entrare nella corte delle mogl i del Signore Dio, eccetto il suo portavoce, e il Signore Dio in persona. L'acce sso era riservato a loro due. Un giorno, sempre questo stesso Ragno, cos astuto, and a trovare il Signore Dio e gli domand: - La questione che vengo a sottoporti, a te Signore Dio, eccola: fra la piaga e la vergogna, che cosa fa pi male? Il Signore Dio rispose: - Ahi! Anche se oggi fossi coperto di vergogna, domani tutto sarebbe terminato. Se mi accusassero di qualche cosa, verrei giudicato e l'indomani tutto sarebbe f inito. Ma se hai una piaga, alcune volte dura un mese, tre mesi, qualche volta a nche un anno, e non ancora guarita. Io penso dunque che la piaga che fa soffrire di pi. Ragno rispose: - Ho capito! L'indomani Ragno se ne and nei campi. Andava a togliere l'erba dal suo campo. Lav orando si ferisce alla tibia con il machete. Taglia un bastone e rientra a casa zoppicando, piano, piano. Saluta Dio: - Signore, buonasera. - S? Ma, mio caro, cosa succede? (9) Ragno risponde: - Oh! Mio Signore, avevo deciso di andare a pulire il mio campo da tutte le erba cce. Mentre lavoravo, il machete m'ha tagliato (10). Il Signore Dio gli disse: - Mi spiace proprio (11). Ragno rispose: - Bene, adesso vado a curare il mio piede. - Va' pure, disse Dio. Ragno se ne and. Giunto a casa, ordin alla moglie di scaldare dell'acqua e di fare delle compresse sul suo piede. Mentre lo si curava, Ragno gridava. Il Signore D io, che era seduto non lontano, disse: - Ah, ecco! Tu avevi detto che la vergogna faceva pi male che una piaga. Guarda c ome gridi per una piccola piaga! Ogni volta che lo si curava e che Ragno gridava cos, il Signore Dio, che era sedu to laggi, gli gridava: - Ma come! Tu affermavi che meglio avere una piaga che una falsa imputazione (12 ). Vedrai, ieri dicevi che non hai potuto dormire! Tre giorni dopo, Ragno part e fece un contratto con Topo. Gli disse: - Comincia a scavare un buco che vada da laggi e che arrivi fin sotto la scala de l Signore Dio. Topo si mise allora a scavare la buca. Lavor a lungo. Arrivato alla fine, lasci un piccolo strato di terra per nascondere l'entrata della buca. Ragno fece allora fabbricare due tamburi legati insieme, e li consegn a Topo. Cos

tui li depose l nella buca. Quando tutti furono coricati, verso il primo canto del gallo, Ragno si lev e and a defecare proprio davanti alla porta del Signore Dio. Al sorgere del giorno Ragno si lev, and a lavarsi e pass a salutare il Signore Dio. Al momento di arrivare l, grid: - Ma come! Chi viene a defecare qui? Signore, guarda, qualcuno venuto a defecare qui, e abbondantemente anche. Allora il Signore Dio disse: - Ma chi venuto a defecare qui? Ragno disse allora: - Vogliamo ben vedere il perch della presenza di questi escrementi. Mio caro! Il tempo di parlare, Ragno aveva gi inviato dei bambini a chiamare il v ecchio Akrassi (13) e il vecchio Angoua Kwadio (14) perch venissero. Convoc poi anche tale re, poi tal altro sovrano affinch anche loro venissero (15). Gli anziani sono riuniti. Ragno disse allora: - Ecco! Questa mattina, quando sono arrivato qui davanti alla porta del Signore Dio, ho trovato che qualcuno aveva defecato qui. Ecco quegli escrementi che si t rovano l. Dobbiamo dunque interrogare gli escrementi stessi affinch dicano chi la persona che li ha fatti. Dicono: - Eh! Ma gli escrementi possono forse parlare? Ragno rispose: - S, parleranno. Se noi li interroghiamo, parleranno. Gli rispondono: - Bene! Dunque che si convochino gli anziani. Si convocano allora i re di tutti i paesi. Si riuniscono tutti. Si chiama poi: - Escrementi! Questi rispondono: - S! - Signore, io, io sono il re degli Abrad. Se sono io oppure uno di coloro che io comando che vi abbiamo fatti, ebbene ditelo! Gli escrementi batterono i due tamburi e risposero: - Non sei tu, non sei tu, non sei tu! Kle, klu, si mangia akoa (16), non sei tu. Lasciarono allora il posto. Ahua (17), mio caro, si present a sua volta e disse: - Se sono coloro che io comando che vi hanno defecato qui, allora ditelo. Gli escrementi risposero: - Non sei tu, signor Ahua, non sei tu. Eh! Non voglio dilungarmi su questo punto. Erano passati tutti con successo dava nti agli escrementi (18). Rimaneva Ragno, il Signore Dio e le sue mogli. Si diss e allora: - Bene! E' forse la sposa meno amata dal Signore Dio, colei che ha defecato qui? La si convoca. Andarono a chiamarla e venne. Si pose davanti agli escrementi e d isse: - Eh! Io sono sempre stata trattata male. Io non figuro fra le donne preferite ( 19). Bene, escrementi... Risposero: - S! - Se sono io che vi ho defecato qui, ebbene, ditelo! Gli escrementi risposero: - Non sei tu, non sei tu, non sei tu! Mio caro! Non voglio dilungarmi su questo punto. Tutte le donne del Signore Dio passarono davanti agli escrementi e risultarono innocenti. Rimaneva Ragno e il S ignore Dio, lui stesso. Ragno disse. - Eh! Anziani! Tocca a me ora! A me, Ragno, a me Kwakou Ananze, io che sono il p ortavoce del Signore Dio. Nessuno pu entrare qui in casa, eccetto me. Dunque, esc rementi... Costoro risposero: - Presenti! - Io Kwakou Ananze, sono io il portavoce del Signore Dio. In verit, se sono io ch

e vi ho fatti, ditelo! - Risposero: - Non sei tu, non sei tu, non sei tu! Kwakou Ananze, Askr henewa (20), non sei tu! L'assemblea fece: - Oh oh oh...! Allora Ragno disse: - Da come le cose stanno andando mi rendo conto che voi, anziani, ora potete par tire. Infatti ciascuno di noi, a turno, passato davanti agli escrementi e li ha interrogati, e come le cose stanno, puoi forse tu dire al Signore Dio di metters i davanti agli escrementi per interrogarli? No! Dunque che tutti partano! Allora il Signore Dio disse: - Come! Poich sono io che governo il mondo intero, se voglio defecare qui perch po i vengano a raccogliere i miei escrementi e li portino via, posso farlo, e li av rebbero raccolti (21). Poich le cose stanno cos, voglio interrogare anch'io gli es crementi. Il Signore Dio and a porsi davanti agli escrementi e disse: - Escrementi! Risposero: - S! Allora il Signore Dio disse: - Tutto il territorio che si estende da questa parte per me, tutti gli alberi ch e contiene sono miei (22). Dunque se sono io che vi ho fatti, ditelo! Gli escrementi risposero: - E' proprio cos, proprio cos! Sei tu che ci hai fatti, sei tu che ci hai fatti, s ei tu che ci hai fatti! - Come! Era proprio quello che avevo previsto. Era per questo che avevo detto ch e non bisognava che il Signore Dio venisse ad interrogare gli escrementi (23). Il Signore Dio s'oscur in viso e fece: - Mhou ou ou ou... Ecco perch a volte il firmamento si oscura. Dopo si sente: gbrou ou ou ou... (rum ore del tuono). E' quando pensa a questa storia che succede questo (24). Ecco il senso del racconto. Nyamian e la sua corte si lasciano ingannare da Iena, il pi stupido di tutti gli animali Ecco la storia che ho visto. Una volta, c' stato un tempo in cui, nel mondo, non si trovava cibo. Il signor Ra gno ogni giorno andava alla ricerca di cibo, perch l dove viveva non ne trovava. Se ne andava dunque alla ricerca di grani di palma, perch non se ne trovavano. Se ne andava dunque alla ricerca del posto dove si trovavano questi grani, perch og ni giorno lui, sua moglie, i suoi figli, non facevano che mangiare grani di palm a. Un giorno dunque si alz e, come d'abitudine, and a spaccare questi grani, lui, sua moglie, i suoi figli. Volendo spaccare un grano, questo schizz via e cadde in una buca. Disse allora: - Eh! Veramente non ho fortuna. Nel mondo di oggi non si trova cibo, ed ecco che il mio grano, che stavo per rompere, caduto in una buca, qui davanti a me: il m io grano caduto in una buca! Vado a vedere il posto dove andato a finire per rec uperarlo e mangiarlo. Ragno entr nella buca. Arrivato nel luogo dove il suo grano era caduto, trov molta gente: erano l insieme e avevano preparato parecchio cibo. C'era ogni tipo di vi vanda: salsa alle arachidi, salsa ai grani di palma, e molte altre variet di sals e: tutto era l davanti a loro. Ragno disse allora: - Ah, cos! Beh, ecco la ragione della mia venuta: nel mio paese non si trova nien te da mangiare. Stavo spaccando un grano di palma, perch non avevamo che quello d a mangiare. Ecco che quel grano scivolato via ed caduto in quella buca laggi. E' per questa ragione che vengo a cercarlo, qui, dove caduto, per poterlo mangiare con mia moglie e i miei figli.

Gli risposero: - Bene, qui il nostro villaggio, e abbiamo cibo in abbondanza. Ecco guarda le nu merose zucche (25) appese qui tutt'intorno. Cerca quella che desideri: puoi pren derla e portarla a casa. Arrivato a casa, batti sopra un colpo con la mano: avra i cibo per te, tua moglie, i tuoi figli e tutta la tua famiglia. Rispose: - Va bene, ho capito. Intanto mangio un po' del vostro cibo. - Fai pure, puoi disporre. C'era l della salsa alle arachidi, della salsa ai grani di palma, della salsa ai pistacchi. Mangi a lungo, a lungo, da farsi scoppiare il ventre. Tirando fuori la sua mano dal piatto, questa and a battere contro una delle zucch e. Gli chiesero: - Hai finito di mangiare? Rispose: - S! - Quale zucca desideri? - Questa, disse. - Se quella che desideri, prendila e portala con te, avrai viveri per tutta la t ua famiglia. - Tutto quello che avete detto, l'ho ben capito, rispose allora Ragno. Prese poi la zucca, usc dalla buca e se ne and. Arrivato a casa, disse a sua moglie: - Sono di ritorno, dammi dell'acqua. La moglie and a cercare l'acqua per suo marito: egli si lav. Una volta lavato, dis se a sua moglie: - Vieni qui coi bambini, ho portato a casa da mangiare. Il marito si mise allora l, in piedi, e con la mano batt sulla zucca. Caro mio! Av eva appena finito di colpire la zucca, che ne uscirono viveri in abbondanza: sal sa alle arachidi, salsa ai grani di palma, salsa ai pistacchi. Tutti mangiarono a saziet. Quando tutti ebbero terminato di mangiare e di lavarsi le mani, batt di nuovo la zucca: i viveri rientrarono. "Eh! Mio caro! Ci sono dei posti nel mondo dove c' veramente molto cibo, e noi si amo qui a soffrire la fame. Oggi tu sei partito, hai trovato questo cibo e ce l' hai portato, per questo ti diciamo grazie!" (26). Tutti vivevano tranquilli. Un giorno ecco Iena che arriva. Dice a Ragno: - Senti, proprio non capisco. Noi tutti stiamo morendo, arrivo da te e vedo che i tuoi bambini sono ingrassati. Non vedo proprio che cosa puoi dare loro da mang iare, perch noi tutti soffriamo la fame. Vengo dunque a chiederti che cosa dai lo ro da mangiare, perch i tuoi figli mangiano sempre a saziet, mentre i miei deperis cono. Rispose: - Ma non faccio niente di straordinario! - No, replic Iena, ti prendi gioco di me, dimmi come fai. Allora gli disse: - E' vero, qui non si trova da mangiare. Sono dunque partito alla ricerca di cib o, ho trovato quello che cercavo e l'ho portato a casa, ecco il fondo del proble ma. Iena gli chiese: - Indicami il posto. Il suo amico gli rispose: - Bene, bisogna che tu, tua moglie, i tuoi figli, andiate laggi nel posto che vi indicher, per spaccare grani di palma. L accanto, c' una grossa buca. Quando un gra no cade dentro, scendi a cercarlo. Quando un grano sar caduto dentro, dirai: vado a vedere dove il mio grano andato a finire. - Va bene, ho capito, rispose Iena. Caro mio! Iena part con moglie e figli. Eccoli intenti a spaccare i grani di palm a: kpo kpo kpo... Lavorarono a lungo, a lungo, ma nessun grano cadde nella buca. Iena disse allora : - Tu dunque, vai nella buca, ti dico, cadi nella buca, ma vai nella buca, dunque

! Si mise allora a far rotolare un grano fin quando cadde nella buca. Disse allora : - Mio caro! Il mio grano caduto nella buca, devo entrare dentro per vedere dove andato a cacciarsi. Andr a vedere cosa c' l dentro. Iena discese dunque nella buca. Arrivato in fondo, trov molta gente. Gli chiesero : - Come mai sei arrivato qui? - Amico mio, rispose Iena, laggi dove abito, non si trova niente da mangiare. Per avere qualcosa da mangiare siamo venuti qui a cercare grani di palma. Uno di qu esti grani caduto in questa buca, per questa ragione che sono arrivato qui a cer carlo. - Bene, questo il nostro villaggio, qui che noi viviamo (27), abbiamo cibo in ab bondanza, sei arrivato e ci trovi qui. - Datemi un po' delle vostre vivande affinch possa saziarmi. Qui ce n' veramente i n grande quantit; datemene dunque un po'. Mio caro! Batterono una zucca, ed ecco le vivande: salsa alle arachidi, salsa ai pistacchi, e ogni altro genere di salsa che si possa immaginare. Si misero a ma ngiare. Tutti furono sazi. Iena mangi a lungo, a lungo: la sua pancia fu piena da spaccarsi. Batt in seguito la zucca con la sua mano: paf! Tutto il cibo disparve . - Ora hai terminato di mangiare. Osserva tutte queste zucche che sono qui. Ce ne sono di piccole e di grandi. Guarda bene quella che desideri, puoi prenderla e portarla con te. Arrivato a casa avrai cibo per te, tua moglie, la tua famiglia. - Eh! Io, Iena, oggi ho trovato del cibo grazie al mio grano che caduto nella bu ca, bisogna che scelga la pi grande. - Osserva bene! E' quella l, la pi grossa che desideri? - S, la pi grossa! Gliela strapparono e la mescolarono ancora con le altre. - Poich io, Iena, sono arrivato qui, la pi grossa che scelgo. Iena sceglieva sempre la pi grossa. Alla fine gli chiesero: - E' veramente quella, la pi grossa, quella che vuoi? Rispose: - S! E' a causa del cibo che sono arrivato qui, ne ho trovato e me ne vado. - Bene, d'accordo, se questa che vuoi, siamo d'accordo, puoi andartene. Caro mio! Iena prese dunque la zucca e pens: "Eh! Ho proprio saputo trovare del c ibo, per me, mia moglie e i miei figli, tutto a posto adesso". Arrivato l per strada, Iena disse fra s: "E' vero, sono partito e ho mangiato pare cchio, parecchio, e sono sazio. Arrivato qui per strada, se non mangio ancora un a volta, le mie mogli non mi crederanno. Batter ancora una volta la zucca". Aveva appena battuto che... api, vespe, e ogni sorta di bestiole... uscirono e s i incollarono al volto di Iena che si gonfi, si gonfi... "Ah! E' cos, amici miei, cos che Ragno mi ha ingannato! Bene, far di tutto affinch i l Signore Dio sia morsicato nello stesso modo. Bene, adesso vado, non niente". Iena prese dunque la zucca e fr fr fr... Arriv a casa. Se ne and dal Signore Dio e di sse: - Signore Dio, sai che da quando sono al mondo, non si trova nulla da mangiare. Ebbene, sono andato l dove si trovano tante vivande, ne ho portate parecchie affi nch tutti possano mangiare. - Davvero? chiese Dio. - S, davvero, ho trovato del cibo. Il Signore Dio si riun col suo portavoce, i suoi notabili, e tutti gli abitanti d ella sua corte. Poi convoc Iena: - Iena, vieni, ti aspettiamo, ci avevi detto che avevi portato del cibo, vieni d unque a darci da mangiare. Iena arriva con la sua zucca sotto il braccio. Mio caro! Sai bene che Iena non a veva preso la zucca piccola, ma la grande. Il portavoce di Dio and a battere la z ucca. Iena si era seduto in un angolo, mentre gli altri, che non erano capaci di star fermi, si erano asserragliati attorno alla zucca. Iena era l, lontano. Pensava: "Non hanno che da mangiare, io sono gi sazio".

Si percosse dunque la zucca... eh... vespe, api, e ogni sorta di insetti usciron o e punsero a lungo, a lungo tutti i presenti. - Ah! E' cos che tu ci hai ingannati, Iena? Ci hai radunati ed questo che ci hai mostrato? Tutti si misero ad inseguire Iena. Mio caro! Lo si cerc, lo si cerc, lo si cerc a l ungo. Dove poteva trovarsi? Lo trovarono da Ragno. - Ragno, come mai Iena arrivato qui da te? Ragno rispose: - Non sono io la causa dei vostri mali. Io, quando ho trovato il cibo, non sono andato a dire al Signore Dio e ai suoi notabili di riunirsi per mangiarne. Ho ma ngiato tutto con i miei figli. Quando oggi incontri Ragno e vedi che ha un enorme sedere, sappi che il risultat o di questo gesto egoista. Nyamian Signore delle terre e delle selve E' il Signore Dio che ha inviato questo racconto nel mondo. Ascoltate bene tutti . Sono qui pronto a raccontare la mia storia. Quale storia? (28) Una volta il signore Dio annunci: "Cerco qualcuno che possa rimanere seduto in me zzo al fuoco quando una grande superficie di bosco in fiamme. A colui che potr ri manere l in mezzo al fuoco senza farsi bruciare, dar un bue". Ragno disse: - Signore, io posso farlo! - Davvero? - S, rispose Ragno. Allora il Signore Dio disse: - Bene, venite tutti (29). Partirono. Scelsero una grande estensione di boscaglia, come da qui (30) a Bondo ukou. Si prese Ragno e lo si depose l in mezzo. Lo si era dunque posto in mezzo al bosco. Si annunci: si appicchi il fuoco. Si di ede fuoco e tutto il bosco fu in fiamme. Qualche tempo prima Ragno era andato ad avvertire Sparviero: nel momento in cui il bosco era in fiamme, doveva venire a cercarlo e portarlo lontano, per ricondu rlo poi al suo posto una volta che il fuoco si fosse estinto. Sparviero aveva ri sposto: - D'accordo. Si era dunque dato fuoco al bosco. Era tutto in fiamme. Il fuoco divampava, diva mpava, divampava ovunque. Quando le fiamme stavano avvicinandosi a Ragno ecco che Sparviero... fiiiii... e pa! Afferr Ragno, lo prese con s e part in alto con lui. Vol a lungo, molto a lungo . Tutto il fuoco si spense. Il luogo dove era stato posto Ragno si raffredd: divenn e freddo, molto freddo. Allora Sparviero prese Ragno e lo depose al suo posto. Q ualche tempo dopo fu annunciato: - Signori, andiamo a vedere Ragno. Partirono. Appena arrivati laggi, ecco che Ragno era l. Attorno a Ragno tutto era bruciato. Perfino il luogo dove si trovava era bruciato. - Eh! Io, io sono pi intelligente di tutti voi! (31) - Signore, sei veramente intelligente. Allora lo si pos sul capo e lo si condusse in trionfo fino a casa (32). Gli disse ro: - Ecco il tuo bue. Ragno lo prese. Disse a Sparviero: - Uccider il bue e deporr la tua parte dietro la mia casa. Cos potrai venire a cerc arla. Sparviero rispose: - Bene! Ragno prese allora il bue e and a nascondersi nella macchia, ben lontano da tutti i curiosi. Non voleva condividere il suo bue con altri. E' per questa ragione c

he se ne and col suo bue nella macchia. Lo uccise e lo tagli a pezzi. C'era l a lat o una grossa pietra. Prese del sangue e degli escrementi del bue e li spalm sulla pietra. "Sai bene che Sparviero un animale stupido! Vuoi mica che gli dia della buona ca rne perch la sciupi. Posso ben ingannare Sparviero e mangiare la sua parte di car ne" (33). Prese allora la pietra e la pos dietro la casa. Poi entr in casa e and a coricarsi. Sparviero arriv: feeeee... Aveva visto la sua carne e scendeva a cercarla. Una vo lta Sparviero non aveva il becco ricurvo. Eccolo che discende: fiiii... (34) e va a sbattere col suo becco: kpou! Il suo b ecco si torse. Disse allora: - Ah! E' questo che Ragno mi ha fatto? Va bene, non niente. Ritorn e se ne vol di nuovo lass nel cielo. Non erano ancora trascorsi otto giorni. Il Signore Dio disse: - Ragno, la macchia di nuovo cresciuta! - Hau! Signore Dio, ripose Ragno, sai che sono sempre pronto. - Bene, vai allora, disse il Signore Dio. Ragno and trovare Sparviero. Gli disse: - Eh! Grazie per l'altro giorno (35). L'altro giorno ti ho aspettato a lungo, a lungo, ma non ti ho visto. Per questo ho dovuto mangiare la carne da solo. Ma no n ho potuto mangiare tutto, una parte si guastata. Sparviero rispose: - Ho capito. Prese allora Ragno e lo depose in mezzo alla macchia. Si prese il fuoco e si inc endi il bosco. Le fiamme si innalzarono: tutto il bosco fu in fiamme. Sparviero a rriv. Scese lentamente: fiiiii... Proprio nel momento in cui arriv sopra Ragno... ecco che gli pass accanto e vol via. Ragno grid: - Sono qui, sono qui, sono qui... Allora Sparviero ritorn di nuovo: fuuuuu... Arriv sopra Ragno. Gir a lungo sopra di lui. Improvvisamente, d'un sol colpo, discese e pu! Lo percosse con le sue ali. Poi lo lasci e vol via. Frattanto il fuoco divampava: tutto era in fiamme, ovunque c'era del fuoco. Ragn o cerc allora di fuggire attraverso le fiamme: fr fr fr... Fin per bruciarsi. Mor arro stito. Dopo che Ragno fu bruciato, annunciarono: - Andiamo a vedere il posto dove si trova Ragno. Partirono. Arrivarono. Ragno era l, disteso sul dorso, i suoi denti erano al di f uori (36). - Eh! Cosa ha fatto questa volta? Il suo feticcio non ha pi potere. Rientrarono a casa e annunciarono al Signore Dio: - Signore Dio, questa volta Ragno non ce l'ha fatta. Infatti le fiamme lo hanno completamente bruciato. - Bene! Andate a cercarlo e seppellitelo. Andarono a cercare Ragno e lo seppellirono. Quando dai fuoco alla macchia (37), se vedi che Aquila e Sparviero vengono a gir are sopra le fiamme, sappi che a causa dell'inganno di Ragno. Ecco la ragione per la quale, quando hai un problema con un tuo compagno, non de vi ingannarlo. Nyamian chiede a Lumaca e ad Antilope di portare due sacchi di merci a suo frate llo Ecco un'altra storia. Una volta Dio cerc qualcuno che potesse correre in fretta, in fretta, per arrivare fino a Bondoukou e portare due sacchi di roba. Antilope si presenta e dice: - Signore Dio, tu sai che io sono sempre pronto. E non esiste sulla terra un ani male pi veloce di me. Lumaca si presenta a sua volta e dice: - Signore Dio, eccomi pronto anch'io. Posso correre pi in fretta di tutti gli alt

ri animali. Domattina verr a cercare il sacco da portare a Bondoukou. Antilope disse, allora: - Sei tu, Lumaca, il mio solo concorrente? Bene! Vedremo chi dei due sar pi veloce . Signore Dio, dove si trovano i sacchi che dobbiamo prendere? - Eccoli, sono questi due sacchi, rispose Dio. Lumaca rispose: - Bene, abbiamo visto. - D'accordo, disse Dio, domattina molto presto, Antilope e Lumaca, verrete qui a cercare i sacchi. I due risposero: - Bene, abbiamo capito. - Colui che arriver per primo avr una grande ricompensa, concluse Dio. Durante la notte, Lumaca and a trovare sua madre e le disse. - Va', entra in uno dei sacchi, io entrer nell'altro. I due si nascosero, ognuno in un sacco. Il giorno dopo, al primo canto del gallo , Antilope and a prendere un sacco, lo depose sulla groppa e part cantando: Wa wa wa antilope, non correre cos in fretta! Wa wa wa antilope, mon correre cos in fretta! Il figlio di Lumaca si trovava l nei paraggi. Conosci la canzone che a sua volta si messo a cantare? Lumaca non ha gambe, ma gi arrivato! Lumaca non ha gambe, ma gi arrivato! Antilope, dopo aver caricato il suo sacco, si chiese: - Come, chi che canta cos? Mise le gambe al collo e... parara... Arriv a Bondoukou, depose il suo sacco e to rn di corsa a cercare l'altro. Ritornato sul posto, si mise a cantare di nuovo la sua canzone: Wa wa wa antilope, non correre cos in fretta! Wa wa wa antilope, non correre cos in fretta! Il figlio di Lumaca, a sua volta, inton la sua. Antilope prese il sacco che resta va e... parara... eccolo a Bondoukou. Arrivato sul posto, trova Lumaca seduto sul primo sacco che aveva portato. Doman d allora a Lumaca: - Ma come hai fatto ad arrivare fino qui? Lumaca rispose: - Ho preso il sacco di Dio e l'ho portato qui. Ieri Dio ci aveva convocati e ci aveva chiesto di portare qui questi sacchi. Io l'ho assicurato che avrei potuto correre pi in fretta di te, tu invece sostenevi che eri pi veloce di me. Ecco che allora ho preso il suo sacco e sono arrivato qui. Ora tu arrivi e mi trovi qui. Antilope depose il secondo sacco e disse: - Bene, devo andare a vedere Dio per raccontargli quello che accaduto. Riprese il cammino di ritorno e... parara... arriv dal Signore Dio. Gli disse: - Signore Dio, bisogna che tu venga, e tu stesso in persona, a Bondoukou da tuo fratello per vedere da vicino questo problema, perch c' un litigio fra me e Lumaca . Dio si rec dunque a Bondoukou. Arrivato sul posto, trov Lumaca seduto sui due sacc hi. Dio si rivolse a suo fratello e gli chiese: - Avevo chiesto di portarti questi due sacchi di roba. Lumaca e Antilope si sono presentati per eseguire i miei ordini. Ora ti domando: chi dei due arrivato qui con i due sacchi? Suo fratello rispose: - Veramente questa mattina, quando mi sono alzato, Lumaca che ho visto qui sui d ue sacchi. Dunque io credo che sia lui che li abbia portati qui. Dio si rivolse allora ad Antilope e gli disse:

- Ecco, il problema risolto. Antilope rispose: - Va bene, non niente. Fino ad oggi Lumaca ed io abitavamo insieme. A partire da adesso non voglio pi vivere con lui. Me ne vado a vivere in savana. Antilope se ne and in savana, mentre Lumaca rimase in foresta. Ecco la ragione per cui Lumaca vive in foresta e Antilope in savana. Qui termina la mia storia. Nyamian offre sua figlia in sposa a colui che arriver primo in una corsa Il Signore Dio prese la sua unica figlia e la colloc in un posto lontano come di qui ad Anyama (38). Convoc tutti i giovani e annunci loro che avrebbe dato sua fig lia in sposa al primo che fosse arrivato ad Anyama, al termine di una corsa. Ognuno tent, ma quando arrivavano a met strada, cadevano sfiniti, senza poter arri vare a destinazione. Allora tornavano indietro. Uno partiva ma non poteva arriva re alla fine della corsa, e riprendeva il cammino di ritorno. Notate bene! Una fanciulla che l ad Anyama. Non bisogna che correre laggi per trov arla! Ecco che Antilope-cavallina, che sorpassava tutti gli animali alla corsa, decise di partecipare. Camaleonte decise di correre con lui (39). Capite bene che Cama leonte non pu correre, ma domand ugualmente di correre insieme ad Antilope. Antilope gli disse: - Ascolta, Camaleonte, i pi valorosi hanno partecipato alla corsa senza raggiunge re lo scopo; non sei mica tu, Camaleonte, che non puoi neppure camminare, che po trai fare qualche cosa! Camaleonte rispose: - Posso arrivarci! Antilope si prepar. Camaleonte gli (40) disse: - Portami sulle tue corna, arrivati all'entrata del villaggio scender. Antilope rispose: - Va bene! Prese dunque Camaleonte e lo depose sulle corna. Prese in seguito lo slancio e p art. Una volta, quando non c'erano le macchine, Antilope era pi rapido di una macchina , pi rapido di un cavallo. Eccoli partiti: kpra... Quando Camaleonte rischiava di cadere, intonava questo c anto: Fermati, fermati, Antilope, Antilope, mettimi a posto bene! (Tre volte) Antilope posava la sua zampa a terra e continuava di nuovo la sua corsa: kparaf.. . (41). Da lontano, Antilope vedeva la fanciulla in piedi. Quando arriv accanto a lla ragazza, Camaleonte le salt sul petto. Antilope grid: - Ehi! Camaleonte! Quest'ultimo rispose: - Ascolta, amico mio, la ragazza mi appartiene! Tutti coloro che erano l approvarono la decisione, perch Camaleonte era arrivato p rimo. Antilope disse allora: - Come! Camaleonte, io ho corso a lungo, molto a lungo per avere la ragazza, e t u sei venuto a sederti sulle mie corna. Ora, per ringraziarmi, mi porti via la d onna? E' da quel giorno, a causa di questo problema, che Antilope-cavallina ha sempre le lacrime agli occhi. Nyamian sposa la figlia di Ragno dal nome insolente:"NI" Ecco la mia storia. Ragno aveva messo al mondo una figlia. Le diede nome Berehiame, che significa: N ulla mi impossibile! Il Signore Dio apprese il nome di questa fanciulla.

Disse: - E' Ragno che d dei "nomi-proverbio" cos? Allora il Signore Dio ordin di dire a Ragno che doveva dargli la figlia in sposa. Ragno rispose: - Non contraddir i tuoi desideri. Dunque, poich hai deciso cos, sono d'accordo. Il Signore Dio e la donna vissero dunque insieme. Una volta insieme, Dio decise di costruire una dimora per le sue spose. Dopo aver costruito le case, quella ch e prese per dare a Berehiame la lasci senza tetto. La donna and a trovare suo padr e e gli disse: - Pap, guarda, la casa che il Signore Dio m'ha dato non coperta. Suo padre le rispose: - Come! Poich io ti ho chiamata Berehiame, non devi preoccuparti di nulla. La sera Ragno sale sulla casa e, con la sua tela, la ricopre tutta. La pioggia si mise a cadere durante tre giorni. Nessuna suppellettile di Berehia me fu bagnata. Ella preparava il cibo e faceva tutto il resto esattamente come l e sue compagne. Il Signore Dio non sapeva come fare per far perdere la faccia a Berehiame. Fece chiamare di nuovo le sue mogli e disse loro: - Dopodomani, venerd, il giorno del mio Kra (42). Dovete dunque vestirvi tutte be ne per quel giorno. Risposero tutte: - Abbiamo capito! Dio acquist un nuovo abito per tutte le mogli, ma non per Berehiame. Questa and ad informare suo padre. Ragno le rispose: - Oh! Questo ti fa star male? Poich ti ho detto che ti chiami Berehiame, far in mo do che nulla sia impossibile per te. Ragno se ne and allora a cercare ogni genere di insetti che si trovano sulla terr a. Poi ritorn a casa e li incoll gli uni agli altri cos da confezionare un bellissi mo manto regale. Confezion poi ancora un due pezzi per donna (43) e lo diede a su a figlia Berehiame. Ordin poi a sua figlia di disporre tutti gli abiti nella came ra di suo marito. Quando il giorno fu arrivato, il Signore Dio chiam tutte le sue mogli e disse lor o: - Andate a fare la vostra toilette, poi ritornate che iniziamo la cerimonia. Appena partite le donne, il portavoce e i notabili uccisero polli e pecore e li fecero preparare. Mentre portavano le vivande per essere mangiate, aggiunsero pa recchie bevande. In seguito il Signore Dio e i suoi notabili mangiarono, prima d ella cerimonia. Quando le mogli furono pronte, mentre stavano preparandosi, il Signore Dio diede un'occhiata e vide gli abiti di Berehiame. Esclam: - Come! Tu ragazzina, tu hai il coraggio di portare questo abito? Glielo strappa da dosso e lo consegna alle sue rivali. Domanda in seguito: - E questo grande manto a chi appartiene? - Appartiene a pap, rispose Berehiame. Il Signore Dio disse allora: - Bene! Lo prendo per celebrare la mia festa. Prendi quest'altro e vai a darlo a tuo padre. Quanto a te, mettiti questo vestito. Va' in fretta e ritorna subito. Berehiame allora prese il manto e and a raccontare tutto a suo padre. Costui diss e: - Ti ho detto di non preoccuparti di nulla, perch niente impossibile per te. Rito rna in fretta, affinch possiate festeggiare (44) il Kra di vostro marito. Ritrovando suo marito, la donna gli disse: - Signore, sono andata darlo a mio padre. Dio rispose: - Bene! Usciamo fuori, adesso, andiamo. Allora tutti uscirono. Convoc tutti i suoi portavoce e i suoi notabili. Costoro v ennero e si sedettero. La prima moglie del Signore Dio si sedette alla sua destr a, la seconda moglie alla sua sinistra. Berehiame era seduta lontano, dietro il Signore Dio. Le bevande bevute e il cibo che avevano mangiato hanno fatto gonfia re il ventre del Signore Dio. Costui sollev una natica e lasci uscire dell'aria: f

w...! Ah! Mio caro! Capite che le grosse mosche nere e le mosche ordinarie sentirono l 'odore. Allora: nfufuuu... nfufuuu...! Il manto del Signore Dio e quello delle s ue mogli si trasformarono in un nugolo di insetti che volarono via. Ecco che il Signore Dio e le sue mogli rimasero tutti nudi! E' la vergogna per tutti. Il Signore Dio era l seduto. Vi rimase a lungo, poi fece: mhu uuu... Quando quest o fatto gli torna alla memoria e gli fa male, allora grida molto forte: aah! Que sto grido, sono i grandi colpi di tuono. Aka Kokor seduce la moglie di Nyamian Ecco ci che ho visto. Un tempo, all'inizio del mondo, tutti gli animali vivevano insieme. In quel tempo Dio aveva una moglie. C'era un insetto che si chiamava Aka Kokor. Costui and a sedurre la moglie di Dio. Una volta che la moglie di Dio fu sedotta, Dio convoc tutti gli animali. Tutti s i riunirono. L'assemblea accus Aka Kokor di aver sedotto la moglie di Dio. Alcuni di loro furono delegati per andare a cercare Aka Kokor e condurlo dinanzi all'assemblea. La delegazione part. Arrivato a un certa distanza dal villaggio, i l gruppo invi Elefante. Era lui che doveva andare a cercare Aka Kokor e riportarlo . Aka Kokor era un insetto. Il suo vero nome Tole. Elefante lasci dunque il gruppo e arriv alla casa di Aka Kokor. Costui aveva costruito la sua casa. Nel momento in cui Elefante penetrava nella casa di Aka Kokor, costui si mise a cantare: Zighi dain, danza, zighi dain! Zighi dain, danza, zighi dain! Il villaggio lontano! Zighi dain, danza, zighi dain! Il villaggio lontano! Oggi il villaggio lontano! Quanto a te, danza! Zighi dain, danza, zighi dain! Allora Elefante cominci a saltellare. Danzava e andava all'indietro, poi camminav a in avanti, andava indietro, camminava in avanti... Alla fine fece cadere un al bero nel cortile di Aka Kokor. Elefante disse a Aka Kokor: - Veramente, la tua danza proprio bella! Elefante tagli degli alberi e si costru una casa, l accanto a quella di Aka Kokor. L a delegazione era sempre l ad attendere, ma Elefante non si vedeva tornare. Invia rono un nuovo delegato alla ricerca di Elefante. Costui part, ma non torn. Inviarono un terzo delegato, e cos di seguito. Furono man date anche tutte le Antilopi. Era arrivato il turno di Gatto. Gatto si chiamava Aya. Part. Arriv laggi, trov Aka Kokor seduto. Costui si mise ad intonare la sua canz one: Zighi dain, danza, zighi dain! Zighi dain, danza, zighi dain! Il villaggio lontano! Zighi dain, danza, zighi dain! Il villaggio lontano! Oggi il villaggio lontano! Quanto a te, danza! Zighi dain, danza, zighi dain! Ma Aya Kan non danz. Si avvicin ad Aka Kokor: miao miao miao miao... Giunto davanti ad Aka Kokor, lo afferr per il sedere. Gli disse: - Vieni con me, perch sei tu il seduttore della moglie del Signore Dio. Fra i due si scaten una lotta: kiriri... Alla fine il sedere di Aka Kokor si restr inse. E' da allora che Tole ha il sedere rimpicciolito. Fra le mogli di Nyamian c' una ladra

Sono qui pronto a raccontare la mia storia. Un tempo il signore Dio aveva sposato le sue mogli. Fra tutte le mogli che aveva sposato, ce n'era una che rubava. Una ladra, mio caro! Come fare per scoprirla? Sapete che cosa si dice a proposito del Signore Dio: Egli non mangia qualsiasi t ipo di cibo. E' il riso il cibo che mangia. In quel tempo Dio aveva preso una nuova sposa. Questa nuova moglie che aveva spo sato, poich era una giovane sposa, si pensava che fosse lei a rubare il riso. C'era l ogni genere di polli. Mio caro! Si disse allora: - Eh! Questo riso che viene rubato, troveremo bene chi colui che lo mangia! Venne dato l'annuncio che l'indomani il Signore Dio avrebbe lavato il suo Kra. S ai che quando una persona come Dio lava il suo Kra, si va a lavarlo alla sorgent e. Fu presa questa decisione: quando si arriva e ci si sveste, colei che, una volta svestita ed entrata nell'acqua, avr in fondo al suo ventre una grossa ernia, ebb ene sar lei che ha rubato e mangiato il riso. Tutti dissero: "D'accordo". Arrivato al corso d'acqua il Signore Dio si lav le gambe e le braccia. Poi la sua sposa preferita gli cosparse il corpo di caolino. In seguito ella entr nell'acqu a e si lav. Rimanevano ancora quattro mogli. Ora toccava a loro di lavarsi. Venne annunciato : "Che la moglie appena sposata scenda in acqua". Dio disse allora: - Ma come! Lei, che arrivata qui qualche giorno fa? Lavatevi voi prima, poi si l aver lei. Avanti, lavatevi! Quando una donna entrava in acqua, cantava: Signore Dio Ama, se sono io che ho mangiato il tuo riso uccidimi lentamente! Picchia sulla mia testa, picchia sulla mia schiena, uccidimi lentamente! La donna cantava e usciva dall'acqua. Ecco che una delle mogli di Dio stava per partire, come se ritornasse a casa. Le gridarono: - Ehi! Le altre stanno lavandosi! - Ma vengo! - Eh! E' lei che ha portato via il riso! Le si grida di nuovo: - Le altre stanno lavandosi! - Ma cosa volete, vengo! Che cosa vi importa se me ne vado? - Bene, se dice che non vuol lavarsi, vedremo. Intanto, voi lavatevi. La donna entra, si spoglia, si lava, si immerge nell'acqua. Poi esce fuori e vie ne acclamata. Dicono allora: - Che la giovane sposa entri in acqua! Costei rispose: - Se la prima moglie non scende in acqua, neppure io scender. Allora il Signore Dio sentenzi: - Tu che sei la mia prima moglie, non puoi sottrarti dallo scendere in acqua. Se i tu la prima donna. Ecco che tutti si mettono a cantare. La donna si avvicina all'acqua. Appena si s poglia, ecco che l'ernia... nzongorongon... l attaccata in fondo al suo ventre. Si grida allora: "Ah! Sei tu che hai rubato il riso!". Se vedi che le donne hanno delle ernie, sappi che quella donna che le ha introdo tte nel mondo. Il figlio di Nyamian nutrito con latte di bufala Bene, sono ancora io, Kwakou Franois, la terza volta che prendo la parola questa sera. Vi racconter perch Lepre vive in savana. E' il senso di questo problema che vi spiegher. Dunque, una volta, quando eravamo l nel mondo, era il Signore Dio che ci comandav a (45). In quel tempo mise al mondo un figlio. Oggi le donne vanno a mettere al mondo i figli l dove ci sono le ostetriche, e se per caso una mamma non ha latte, o se non ne ha a sufficienza, le si d latte artificiale, in modo che il bambino

possa essere nutrito. Una volta non era cos. Quando il Signore Dio mise al mondo suo figlio, la mamma non aveva latte. Tutti andavano a rendere visita al Signore Dio. Uno veniva a vederlo e gli diceva: - Signore Dio, io porter al bambino dell'acqua, attinta appositamente per lui. Un altro veniva e diceva: - Io gli porter da bere del buon vino di palma. Anche Lepre venne a vedere il Signore Dio e gli disse: - La nascita di tuo figlio mi ha riempito di gioia. Per questo gli porter latte d i Bufala. Dio disse allora a tutti coloro che erano l riuniti: - Applaudite! Lepre ha detto che andr a mungere le poppe di Bufala, come si mungo no le poppe di una mucca, e che porter questo latte al bambino. Non dato a tutti di compiere questo, ma Lepre ha assicurato che pu farlo. Staremo a vedere! Il figlio del Signore Dio era dunque venuto al mondo. Colui che aveva promesso l 'acqua limpida, and ad attingerla e la port. Colui che aveva promesso il vino di p alma, pure lo port. - Lepre, vai a cercare il latte di Bufala! Mio caro! Lepre part in foresta: fr fr fr... Cammin a lungo, molto a lungo. Ad un cer to momento incontr una mandria di bufali. C'era proprio Bufala che aveva appena p artorito. Come fare per trovare il mezzo per mungerla e avere cos il suo latte? Mio caro! Lepre oltrepass la mandria e and a cercare un albero che si chiama kotok ie; quest'albero portava molti frutti maturi. Lepre ne colse una cesta piena, po i ritorn presso i bufali. Giunto in mezzo alla mandria vi gett un frutto. Bufala lo prese e lo mangi. Si spi nse un po' pi lontano e lanci un altro frutto; Bufala lo segu, lo prese e lo mangi. Cos, poco a poco, gettando sempre frutti dietro di s, si allontan dalla mandria e a rriv ai piedi dell'albero kotokie. Vuot cos il suo cesto. Anche Bufala arriv ai pied i dell'albero. Lepre era l accanto e le disse: - Ah! Sei venuta, tu che hai appena partorito, sei arrivata qui mangiando i frut ti di questo albero. Questi frutti sono davvero buoni, ma adesso sono finiti. Gu arda, ce ne sono ancora lass. Tu che hai delle corna, se pianti le tue corna nell 'albero e se lo scuoti forte forte, molti frutti cadranno. Bufala disse: - Eh! I frutti del tuo albero sono eccellenti. Mio caro! Bufala abbass il capo, prese lo slancio e... haou... Ma conficc le sue c orna nell'albero. Eccola incollata all'albero. Cerc di staccarsi, ma non ci fu nu lla da fare. Lepre scivol allora in mezzo alle gambe di Bufala, prese un recipien te, e cominci a mungerla, fin quando non ebbe pi latte. Poi ritorn sui suoi passi: fr fr fr... Arriv dal Signore Dio e gli disse: - Signore Dio, ecco il latte di Bufala. Dio diede il latte a suo figlio. Costui lo bevve. Mio caro! Adesso il figlio di Dio si irrobustiva di giorno in giorno. Lepre andava regolarmente a mungere Bufa la. Un giorno delle termiti arrivarono accanto a Bufala. Dissero fra s: - Ma come! Quest'animale, di solito, non si pu mai catturare, ti calpesta e ti sc hiaccia. Come mai oggi abbiamo potuto rosicchiargli gli zoccoli senza che si sia mosso? - Signori, rispose Bufala, perdonatemi tutte le mie colpe, e aiutatemi. E' Lepre che mi ha ingannata, ed per questo che sono incollata qui a quest'albero. Le termiti risposero: - Se ti aiutiamo, non ci calpesterai mai pi? Bufala rispose: - Eh! Non verr mai pi l dove voi vivete. - Bene! Allora le termiti entrarono nel tronco dell'albero e cominciarono a rosicchiare il posto dove le corna erano prigioniere. Rosicchiarono a lungo, a lungo. All'im provviso, hop! Bufala pot ritirare le corna. Le ritir e le introdusse di nuovo, le ritir e le introdusse di nuovo. Poi disse: - Molto bene, ora potete andare.

Rimise le corna nell'albero come prima, quando non poteva muoversi e Lepre veniv a a mungerla. Un po' di tempo pass. Lepre non sarebbe pi venuto a mungerla per dare il latte al figlio del Signore Dio? Lepre lasci il villaggio e se ne and a cercare il suo latte. Bufala era l. Lepre pr ese il suo recipiente, si spinse sotto la pancia dell'animale, afferr la mammella e cominci a mungere, a mungere, come i pastori peul mungono le loro mucche. Improvvisamente Bufala lo prese per la testa: foro! E con le sue zampe posterior i gli strinse fortemente il ventre: fim! Lepre cadde a terra con il suo recipien te. Non capiva pi niente. Si guard attorno e disse: - Ecco quel che mi capita in foresta! Se le cose stanno cos, non rester pi qui in f oresta con te Bufala, scappo in savana. Lepre part allora in savana per sempre. Ecco la ragione per cui quando, in foresta, incontri un Bufalo ferito (46), se s ali su un termitaio, ti lascia tranquillo. Ecco il senso del racconto. Nyamian simula la morte per mettere alla prova l'amore delle mogli Sono io, Ambroise Fiendi, che vi racconto quanto segue. Quando questi fatti si s ono svolti, io ero l. Una volta c'era un tale (47). Divenne adulto e spos diverse donne. Queste donne, che aveva sposato, erano in numero di cinque. Una Scopa, una Gallina, una Coppa (48), una Zucca, una Pappagallo. Con queste mogli la vita in comune dura da pare cchio tempo, e lui non sa come fare per conoscere i loro sentimenti profondi. Un giorno il Signore Dio immagin uno stratagemma: "Oggi far in modo di conoscere c i che le mie mogli pensano (49). La donna che ha pi attenzioni verso di me, finalm ente la conoscer. Cercher di fare di tutto per conoscere con certezza chi la donna che mi pi vicina". Dunque, un giorno, Dio mise in opera il suo stratagemma. Fece come se fosse mort o. Ora che deceduto le sue cinque mogli, vedove, verranno a piangere. La sua pri ma moglie Scopa. Il Signore Dio dunque morto, lo si lavato e lo si deposto sul suo letto. Le vedo ve vengono a sedersi attorno per piangere il loro consorte. I familiari di Dio s i mettono attorno alle vedove: - Vostro marito caduto (50). Venite a sedervi attorno a lui e piangetelo. Dobbia mo sentire i vostri pianti. Scopa, che la prima moglie, non forse lei che deve iniziare a piangere? Le dicono dunque: - Scopa, tuo marito caduto, vieni dunque a piangerlo. Dobbiamo sentirti e vedert i. Scopa si alza, va a sedersi a lato di Dio. Il modo in cui piange suo marito, ecc olo: Sandoforo fia e! Faccio di tutto Perch tutto sia in ordine in casa E pertanto mi battono! Dicono: - Eh! Scopa, in verit tuo marito lo hai veramente sposato. Dunque il lamento che hai appena fatto, lo abbiamo sentito, ma non l'abbiamo capito bene. Guarda il mo do in cui Dio coricato e pensa a tutto ci che ha fatto per voi. E dopo tutto ques to, oggi caduto. Piangi ancora, affinch noi che siamo qui con voi, siamo consolat i. Se siamo riconfortati, vostro marito avr un buon cammino da seguire, la via sa r libera per andare dove vorr. Dunque, riprendi i tuoi lamenti che hai appena espr essi, e lascerai poi il posto a un'altra tua compagna. La seconda moglie del marito Gallina. Con Gallina, il Signore Dio ha avuto molti figli. E Gallina venne a sedersi accanto al Signore Dio. E cominci a lamentarsi. Le dicono: - Tuo marito caduto, vieni a piangerlo un po'! Nel lamento che Gallina sta per fare, ella considera tutti i numerosi figli avut i col Signore Dio. Si mette dunque a cantare:

Kro kro kro kro! (51) Il Signore Dio morto, dove li condurr adesso? Le dicono: - Caro mio! Anche tu hai pianto tuo marito. Vostro marito ha fatto molto per voi . Guarda tutti questi figli che avete avuto. Sappiamo che hai avuto molti figli con lui. La morte ora l'ha ghermito. Dunque, non puoi che piangerlo. Ti abbiamo ascoltata una volta. Piangi ancora, vogliamo sentirti di nuovo. Kro kro kro kro! Il Signore Dio morto, dove li condurr adesso? - Bene, anche tu hai finito di piangere, puoi andare a sederti. La terza moglie Coppa. Le dicono: - Oggi tuo marito caduto. Anche tu, vieni a sederti accanto a lui. Sii riconosce nte, e mostracelo. Coppa and a sedersi l accanto. Di figli ne aveva avuti parecchi, anche lei, con Di o. Ecco il lamento che fa per suo marito: Tundunumundu! (52) Coppa, rotola veloce! Dissero: - D'accordo, anche tu hai pianto tuo marito. E di figli ne hai avuti molti con l ui. Oggi la morte che l'ha colto. Sii riconoscente con tuo marito, piangi ancora . I tuoi lamenti li abbiamo ascoltati una volta. Vogliamo sentirli ancora. Ella riprese: Tundunumundu! Coppa, rotola veloce! - Anche di te, abbiamo ascoltato la tua voce. Puoi andare a sederti. Se ne va a sedersi accanto a Gallina. Restano Zucca e Pappagallo. Dopo cinque mo gli si al completo. Allora, il turno della quarta. Pappagallo l'ultima. Dissero: - Zucca, il tuo turno, vieni, tuo marito caduto oggi. Vieni a piangerlo, che tut ti vedano. Zucca viene e si siede. Pensa: "Se mio marito morto, la sola cosa che resta da f are andare a cercare un altro marito: andr altrove". Il lamento che fa, eccolo: Ru ra Colo via (53) per andare dove? Me ne vado laggi! Dissero: - Eh! Zucca! Hai pianto! tuo marito se ne andato. Piangi bene affinch possiamo se ntirti, perch quell'uomo ha fatto molto per voi. Dunque piangi ancora, affinch pos siamo sentirti. Intona di nuovo il suo canto: Ru ra Colo via per andare dove? Me ne vado laggi! Dissero: - Hai finito di piangere, vai a sederti. Caro mio, mi pare che l'ultima moglie d el Signore Dio sia tu, Pappagallo. Ecco, tuo marito, a considerare bene le cose, vero, non t'ha sposato da molto. E oggi caduto. Poich se ne andato e ti lascia c os, buona educazione vuole che anche tu pianga. Quanto a Pappagallo, vero, ha sposato suo marito soltanto da due o tre anni appe na. Ed ecco, suo marito deceduto, e questo la addolora molto. Pappagallo si mett e a piangere: Pappagallo delle foreste! I vecchi piangono i vecchi. Il Signore Dio morto... Mi tratteranno da fattucchiera! Mi uccideranno! - Ehi! Pappagallo! Le tue lamentazioni non le abbiamo ben capite. Il Signore Dio l coricato, ben vivo. Vuole sapere ci che le sue mogli hanno nel lo ro cuore (54). E' cos che conoscer colei che l'ama veramente.

- Ehi! Pappagallo, i tuoi lamenti li abbiamo sentiti. Sono quasi entrati nei nos tri orecchi. Ecco, tuo marito t'ha sposata. Credo che non avete neppure fatto un anno di matrimonio (55). Qualcuno invece dice che sono gi due anni. Oggi, comunq ue, caduto e ti ha lasciata. Per questo, piangilo di nuovo, affinch ti ascoltiamo . Pappagallo delle foreste! I vecchi piangono i vecchi. Il Signore Dio morto... Mi tratteranno da fattucchiera! Mi uccideranno! Allora Pappagallo ha fatto un'altra lamentazione. Ma alla seconda il Signore Dio , l'uomo che deceduto, ecco che si muove. - Ehi! Pappagallo, i tuoi lamenti... Ricomincia! Pappagallo comincia un'altra volta. (Ripete il canto). Ora il letto si muove visibilmente. Il Signore Dio sul punto di svegliarsi. Osse rvate, l'uomo che deceduto! Ma Pappagallo piange in modo tale... E' la sua ultim a moglie che lo piange. E il letto si muove sempre di pi. Ora il Signore Dio comi ncia ad alzarsi. Dicono: - Canta ancora! (Ripete il canto). Ecco che Dio si messo a sedere sul letto. Dissero: - Pappagallo, riprendi le tue lamentazioni. Ella ricominci: (Ripete il canto). Dio si alzato completamente e si tiene ritto in piedi. Gli si d una sedia. Si chi ede al Signore Dio: - Cosa c'? Rispose: - Le mogli che ho sposato... ho voluto metterle alla prova. Da quando le ho spos ate, non so come fare per sapere... come metterle alla prova. Oggi, dunque, le h o messe alla prova. Ho trovato il modo di sapere quello che pensano e conoscere qual era la pi premurosa. Ecco perch ho immaginato questo stratagemma. Oggi tutte le mie mogli sono venute a sedersi accanto a me per piangermi. Dunque, se vi oss ervo bene, constato che Pappagallo che compie veramente quello che mi sta a cuor e. Dunque io, Dio, pongo la mia fiducia in lei. Per quanto riguarda le altre mog li, noto che se domani muoio, una dice: "Vado a cercare un altro marito". Un'alt ra afferma: "Ho avuto dei figli con lui, dove li porto adesso?". Io sono decedut o e dimenticato per sempre. Ma ecco, io non sono morto di una morte vera. Dunque , in definitiva, Pappagallo la moglie pi premurosa. Ecco perch Dio ha dato a Pappagallo la lingua per parlare. Inoltre, al mattino di buon'ora, il primo a volare lass nel cielo per parlare a Dio, prima che gli altr i lancino le loro grida. Ecco il senso del racconto. Nyamian d agli uomini un capo: lui stesso che lo sceglie Nel tempo in cui l'Eterno cre l'uomo, ne fece due: un uomo e una donna. Essi mise ro al mondo undici figli. Costoro non sapevano chi fosse il maggiore, e non c'er a un capo nel mondo. Ogni giorno, quando vanno nei campi e ritornano, ognuno, quando la moglie prepar a il pasto, lo consuma da solo. Invece il minore, una volta che sua moglie gli h a preparato il pasto, depone il cibo su una tavola, va ad attingere dell'acqua e la pone accanto. Poi chiama i suoi fratelli, che vengono cos a mangiare con lui tutti i giorni. In quel tempo Dio parlava agli uomini. Un giorno si recarono dal Signore Dio, e gli dissero: - Nostro Signore, noi, undici fratelli, non sappiamo chi sia il nostro capo; ecc o perch siamo venuti a porti la domanda.

Dio rispose: - Andate, e domenica prossima vi indicher il vostro capo. Quando arriv la domenica, Dio produsse un gran fragore di tuono alle otto in punt o. Poi una grande catena discese dal cielo, accompagnata da un'amaca e da ogni s orta di ricchezze. Un altro fragore di tuono, ed ecco delle zappe e dei machete cadere a loro volta. Al terzo fragore di tuono, ecco che il pi giovane degli undici fratelli si trov ne ll'amaca portato dagli altri fratelli. Riconobbero allora: Dio aveva indicato lo ro il capo! Ecco perch la questione dell'eredit regale di grande importanza: Dio che ce l'ha t rasmessa. Da allora sono i parenti di colui che ha avuto la carica di capo a succedergli, e non uomini qualunque. Anche se sei molto anziano, ma non provieni da questa fa miglia, non potrai ereditare la carica. Anche se un giovane colui che riceve l'e redit di capo, obbligatorio che tutti gli ubbidiscano. Nyamian invia dal cielo gli attributi del potere regale Ascoltate tutti molto bene! Sapete in che modo il re e la regina sono arrivati i n questo mondo? Ebbene, ve lo spiegher affinch lo sappiate. Nei tempi antichi, quando Dio ci ha creati, noi tutti vivevamo l nel mondo. In qu ei tempi non avevamo un signore da servire. Tutti gli uomini vivevano ognuno per conto suo, e ognuno era signore di s stesso. Uomini, donne, noi tutti non serviv amo che noi stessi. Ma un giorno... Eravamo l da lungo, lungo tempo... Ecco che il vento non soffia p i, la pioggia non cade pi. Guardiamo verso il cielo. Mio caro! Ci che sta per accad ere... qualcosa di veramente insolito. Un bambino, che si trovava in quel posto, vide questa strana cosa. Vide uno stra no oggetto venire gi. Si mise allora a correre: cri cri cri cri... Disse a suo pa p: - Eh, pap, guarda, vieni a vedere la cosa che sta per scendere e posarsi laggi, ho paura! E si rifugia dietro alle gambe di suo pap. Costui risponde: - Ma che cosa hai visto? Sei qui a casa tua, io sono qui a casa mia, quando abbi amo finito di vederci, ognuno si ritira per suo conto. Ma qual dunque questa cos a strana che hai visto per venire cos a parlarmene? Rispose: - Pap! Ho paura di questa cosa. Io sono un bambino e sono venuto ad avvertirti. Il padre rispose: - Bene, poich hai pensato di venire ad avvertirmi, andiamo affinch anch'io possa v edere. Partono da casa: cri cri cri cri... Una volta arrivati, il bambino dice: - Pap, guarda! Vedi la cosa lass nel cielo com'? Osserva bene, sta scendendo! Il padre osserva, osserva... - Dov'? Non la vedo! Il bambino riprende: - Ma non vedi come sta scendendo? Guarda attentamente e vede! Preso da improvvisa paura, si mette a correre. Mette le gambe in spalla e via: cri cri cri... Va a trovare un anziano, vecchio vecch io. Era l solo nella sua dimora. Gli dice: - Mio signore, mio signore, vieni a vedere la cosa strana che viene dal cielo e sta per posarsi laggi. - Non dire: mio signore. Noi siamo qui nel mondo, ma nessuno comanda nessuno. Og nuno signore di s stesso. Allora, se qualcosa sta scendendo dal cielo, in che cos a mi riguarda? L'altro dice: - Eh, ti prego, vieni a vedere! Il vecchio risponde: - Bene! Poich sei venuto a comunicarmi ci che hai in testa, andiamo a vedere! Mio caro! Anche lui parte. Una volta arrivati laggi... Mio caro! C' veramente qual

cosa di misterioso che scende dal cielo. Prima un grande manto tutto dorato, poi una pelle di bue... Mio caro! Poco dopo, ecco un seggio ricoperto d'oro... ciri m! Si adagiato l. Dopo un po' di tempo, una coda d'elefante... bum! cirim! La cod a caduta l. Dopo un altro poco, ecco dei sandali che si staccano da qualche parte e cadono! Eh! Tutto questo veramente inconsueto e straordinario. Tutti questi oggetti disc esi dal cielo... Che mistero! Che fare? Allora dicono: - Bene! Poich la cosa fatta ed capitato cos, signori, bisogna decidere qualche cos a. Nell'antichit, quando il Signore Dio ci ha creati, nessuno comandava nessuno. Ognuno serviva s stesso, e soltanto s stesso. Oggi, qui nel nostro villaggio, degl i oggetti insoliti sono discesi dal cielo. Un bambino andato a chiedere aiuto a suo padre. E' dunque andato a vedere suo padre. Costui andato a consultare il pi anziano del villaggio. Anche lui venuto e ha visto. Dunque, poich le cose stanno cos, bisogna che tutti ci riuniamo e che prendiamo una decisione: il vecchio che stato testimone di questi fatti misteriosi, succeduti davanti ai suoi occhi, que sto vecchio dunque, deve poter prendere questo affare in mano quando saremo tutt i riuniti. Mio caro! Eccoli tutti in cammino dal vecchio. Sono dunque andati a vedere il ve cchio. Arrivano e gli spiegano il problema. Risponde: - Non sono mica io il vostro capo, questa questione non mi riguarda. Rispondono: - Eh, signore, ti preghiamo! Se la morte arriva, allora tutti, tutti periremo. Rispose: - Bene, ho capito. Se dite che devo accettare, d'accordo, ma tutti dovete seguir mi. Quando stender la mano, voi tutti stenderete la vostra. Quando la mia mano to ccher il manto, cos con la punta delle dita, bisogna che tutte le vostre mani lo t occhino nello stesso momento. Se le nostre mani toccheranno l'oggetto nello stes so tempo, e se voi non mi lasciate solo, se non muoio, allora sapr che questa cos a una buona cosa, e che Dio che ce l'ha mandata. Aveva parlato. Tutti risposero che avevano capito il problema. Mio caro, eccoli che partono e arrivano laggi. La mano del vecchio si alza. Tutte le altre mani si alzano. La sua mano tesa. Tutte le mani sono tese. Tutti stann o per toccare il grande manto: una grande toga dorata... Tutti toccano... Ma app ena le loro mani hanno sfiorato il manto... Ecco che tutti sono fuggiti, e il ve cchio rimasto solo. Sono scappati e hanno lasciato il vegliardo solo, l col suo m anto: non poteva liberarsene, n deporlo a terra, era caduto su di lui. Il vecchio rimase l, piegato in due, a lungo, a lungo... Il giorno seguente, la gente disse: - Signori, dobbiamo andare a vedere il vegliardo, per vedere se morto, o cosa gl i capitato. Partono. Arrivati... il vecchio era ancora l, non era morto. Disse loro: - Signori, avvicinatevi, infatti questa cosa buona, vedete, sono ancora qui! Uno del gruppo prese la parola e disse: - Poich il vecchio al centro di questa faccenda e noi l'abbiamo abbandonato, poic h ancora oggi continua a tenere il manto, giusto che gli diciamo di sedersi sul s eggio, il seggio che Dio ha inviato. Che metta i sandali ai piedi e la coda dell 'elefante nella mano. Sappiamo che ha pi coraggio di noi tutti. Qualsiasi cosa su cceder in seguito, siamo certi che ci guider e ci aiuter a risolvere i nostri probl emi. Allora il vecchio disse: - Voi volete proprio uccidermi! Cosa volete ancora? Da quanto avete detto, volet e la mia morte, desiderate che muoia d'una morte rapida, ed per questo che siete fuggiti tutti e mi avete lasciato solo. Va bene, mi sieder sul seggio: se muoio, voi che mi guardate ricaverete profitto dalla mia morte. Se non muoio, ne trarr ete le conseguenze. Il vecchio si assise allora sul seggio, mise i calzari, prese la coda dell'elefa nte nella mano... Durante otto giorni... era sempre l... Gli si offre e lo si riv este di un grande manto... Lo si va a visitare a lungo, a lungo... Un mese dopo. .. era sempre l... Un anno dopo... era sempre l. Alla fine, conclusero: - Veramente Dio che ci ha inviato questa cosa. Dunque il nostro vegliardo che ha

affrontato il pericolo davanti a noi, e sul quale si posto il manto di cui noi tutti avevamo paura, lui solo ha fatto tutto il possibile per afferrare il manto e tenerlo sul suo corpo. Ora riconosciamo tutti che il nostro capo, lui che ha salvato il villaggio. Prima ignoravamo tutte queste cose. Ed era per questo che ognuno di noi non ubbidiva a nessuno. A partire da oggi e per sempre, bisogna ch e seguiamo il nostro capo, poich il vegliardo che Dio ci ha dato ha assunto il ri schio, giusto che sia lui a proteggerci e a guidarci. Dobbiamo riconoscere che D io che ci ha inviato questo capo, e che lui il solo degno di essere nostro sovra no. A partire da oggi, tutti devono ubbidirgli e servirlo. Erano tutti l. Uno si alza e va a porsi al suo fianco, un altro pure va a metters i al suo servizio. Ecco come il re giunto in questo mondo. Per quanto concerne la regina, ecco come le cose si sono svolte. Nel villaggio c 'era una vecchia. Si mise a parlare con una voce dolce e disse: - Questo anziano ed io siamo i pi vecchi di tutto il villaggio. Questo vecchio, a vete voluto farlo morire, ma non morto. Dunque, io che sono una donna, rester al suo fianco. Effettivamente, dopo che la donna ebbe parlato, tutti furono d'accordo. Risposer o: - Su quanto hai detto, siamo tutti d'accordo. Tutti si sono coricati. Verso l'alba vanno verso il luogo dove il vegliardo dimo ra. Il giorno si leva. Arrivano nel luogo dove si trova il capo. Gli anziani che si mettono al suo fianco, notano che vicino al capo c'era un nuovo seggio, dive rso da quelli che avevano l'abitudine di vedere. Era dunque diverso: un lato era ricoperto d'oro, l'altro lato pure era ricoperto d'oro. Davanti al seggio c'era una pelle d'animale. Dissero allora: - Signora, avevi detto che ti saresti messa accanto al vecchio, ma ecco ancora q ualcosa di strano che capitato. Abbiamo timore di quello che pu ancora succedere. Siediti dunque al suo fianco (sul nuovo seggio). Rispose: - Bene! Sono d'accordo. Mi sieder vicino a lui. Una volta che sono vicina, se non muoio, cosa farete allora? And dunque a sedersi accanto al vecchio. Rest assisa a lungo. Il tempo pass. Trasco rsero insieme tre anni. La donna era sempre accanto al sovrano. Allora tutte le donne, giovani e vecchie, dissero: - Visto ci che ha fatto la nostra sorella maggiore, bisogna che tutti decidiamo d i seguirla. Adesso sappiamo che la donna che Dio ci ha inviato capace di darci d ei consigli e guidarci. Se abbiamo dei problemi da regolare, sar lei a giudicare, lei che andata l accanto al sovrano. A partire da oggi e per sempre, voi donne, qualunque siate, ecco la vostra regina. Una volta che le vecchie ebbero parlato, tutte le donne compresero. E' da allora che la responsabile delle donne chiamata regina, e il responsabile degli uomini chiamato re. Ecco l'origine del re e della regina. Ecco il senso del racconto. Sono io, Kwako u Franois, che ho narrato questa storia. Nyamian crea gli uomini in cielo e li fa discendere sulla terra. Gli uomini scop rono il cibo Ascoltate bene! Vi voglio spiegare la ragione per la quale si celebra la festa d egli ignami, affinch possiate ben comprendere. In seguito vi spiegher anche la rag ione per la quale si mangia l'igname. Un tempo Dio cre gli uomini. Li fece discendere sulla terra. Gli uomini si disper sero. Nel loro vagare, arrivarono in un luogo dove trovarono molti ignami. Non c onoscendo questo tubero, gli uomini ebbero paura. Dovete sapere che in quel tempo Ragno e sua moglie erano dei piccoli insetti. An ch'essi si presero paura. Poich avevano paura, si misero in disparte e cominciaro no a parlare e a discutere come noi qui adesso. La moglie di Ragno chiese: - Fratello mio (56), di quella cosa che laggi, che cosa ne facciamo? Rispose:

- Non so proprio. Se viene posta la domanda: "Che cosa se ne fa di quella cosa?", uno risponde: "N on so". Che cosa si fa di quella cosa? L'altro risponde: "Non so". Si alz allora un bambino e disse: - Signori, siete voi che mi avete messo al mondo. Ma ecco che non conosciamo l'u tilizzo di quella cosa laggi. Poich io sono piccolo, io stesso ne assagger. Una vol ta assaggiatala, attender otto giorni. Se dopo questo tempo non sar morto, allora voi tutti conoscerete questa cosa e il suo valore. Nel gruppo c'era un vecchio. Questo vecchio era veramente molto anziano. Il segg io sul quale era seduto era tutto scolpito. Era tutto intagliato nel legno. L'al bero che un tempo si usava per fabbricare quei seggi si chiamava ss. Era su questo seggio che il vecchio era seduto. Tutta la sua barba era bianca. Questo vecchio si alz e disse: - Fratelli e figli miei, ascoltatemi bene. Non posso essere d'accordo su quanto ha detto questo mio nipote. Non posso accettare che questo mio piccolo mangi di quella roba. Oggi, sono qui in mezzo a voi. Sono il pi anziano di tutti, mentre q uesto bambino sta crescendo. Sar lui che prender il mio posto un giorno. Se si man gia di questa roba, pu darsi che si muoia; se si mangia, pu darsi che capiti qualc osa. Io non posso pi fare nessun tipo di lavoro, non posso pi fare nulla. Ora, dat o che io sono il pi anziano di tutti, se assaggio quella roba e muoio, mi pare di aver gi vissuto abbastanza nel mondo. Questo mio nipote avr la mia eredit. Tutti risposero: - Poich l'anziano ha parlato in questo modo, siamo d'accordo. Ecco la cosa, prend i e mangia. Nel momento in cui assaggi l'igname ebbe paura, molta paura. Perch non si cerca la morte per nulla. Ma proprio questo che gli diede la forza di assaggiare l'ignam e. Il giorno in cui mangi l'igname, era una domenica. Appena ebbe assaggiato, gli oc chi di tutti furono su di lui. Lo guardarono a lungo, a lungo. Ecco che arriv la domenica successiva. Il vecchio era sempre in vita. Allora la gente disse: - Eh! Grazie al nostro vecchio sappiamo che questa cosa una buona cosa. Se se ne mangia, non si muore. Allora tutti ne mangiarono. I giorni passarono. La domenica seguente arriv. Gli a nziani dissero: - Signore, la cosa che hai mangiata, in un giorno di domenica, veramente buona: l'hai mangiata, ti abbiamo osservato a lungo e non sei morto. Grazie a questa co sa abbiamo ottenuto forza, ora i nostri ventri sono sazi, non soffriremo pi la fa me. Bisogna dunque che istituiamo una festa. Inoltre, il seggio sul quale il nos tro avo era seduto nel momento in cui gust l'igname, questo seggio deve essere ve nerato. A questo seggio bisogna che offriamo l'igname. Bisogna che prendiamo del l'igname e che lo deponiamo sul seggio prima di mangiarne noi stessi. Prima di offrire l'igname al seggio, presero un grosso gallo, lo uccisero e lo c ucinarono insieme all'igname. E' per questa ragione che, per la festa, bisogna u ccidere un pollo sul seggio, prima di deporvi l'igname. In seguito, tutti ne consumarono. Una volta che tutti ebbero terminato di mangia re, il bambino che aveva voluto gustare l'igname per primo, disse davanti a tutt i: - Sono io che ho parlato per primo di questo affare. Grazie a questa cosa, il no stro anziano ha ottenuto la forza (era infatti lui che aveva evocato questo prob lema grazie al quale noi tutti abbiamo scoperto questo cibo da mangiare). Dunque io prendo un agnello e l'offro al seggio prima che noi tutti gustiamo l'igname. Il bambino aveva parlato. Gli anziani furono d'accordo sul punto in questione. Ecco perch, prima di mangiare l'igname, si offre prima una pecora al seggio. Ecco l'origine della festa dell'igname e la ragione per cui, nel mondo, si mangi a l'igname. Nyamian dona l'acqua agli uomini Signori, vi voglio narrare un racconto e insegnarvelo.

Sapete come i monticelli di terra (57) hanno fatto la loro apparizione nel mondo ? Voglio parlare di quei tumuli rotondi di terra che vediamo in foresta. Ve ne v oglio narrare l'origine. Nei tempi passati, il Signore Dio ha creato la terra. Mentre la creava, cre anche gli uomini. Cre dunque la superficie della terra distribuendola nel mondo. Mio caro! Non si vedeva acqua! L'acqua non aveva trovato posto sulla terra. Per questa ragione un uomo decise di andare a vedere il Signore Dio. Gli disse: - Signore Dio, Signore Dio, tu ci hai creati, hai creato la terra e ce l'hai don ata, ma non troviamo acqua da bere. Dio si mise a riflettere a lungo, a lungo, a lungo. Il modo in cui aveva creato la terra e l'aveva posta nell'universo... In verit... non poteva modificare quell o che aveva fatto. Dunque doveva fare qualcosa di nuovo, perch gli uomini che ave va creato, se non trovavano acqua, potevano forse vivere? Dio rispose dunque: - Bene, ho capito bene quanto mi hai detto. Rifletter sul problema. Dio discese allora sulla terra. Arrivato ad un certo punto, si mise a scavare, a rimuovere la terra e a disporla in monticelli. Continu a scavare e a scavare anc ora. Poi prendeva dell'acqua e la deponeva in una buca, poi ancora dell'altra e la deponeva in un'altra buca. Ecco dunque ci che faceva: scavava in un posto, poi vi metteva dell'acqua, scavav a in un altro posto e vi deponeva dell'acqua. Attenti bene! Dunque quando voi andate in foresta e trovate delle pozze d'acqua, sappiate che da quel posto stata tolta un po' di terra per farne un monticello. Quando arrivi in un certo posto in foresta, ecco dei tumuli di terra. Ci sono dei monticelli di terra in cui ci sono delle termiti, certo! Ma esistono dei veri monticelli. Non li hai forse visti anche tu? In foresta si trovano dei tumuli di terra. Non si trovano l per caso: Dio che li ha modellati. E' per ques ta ragione che abbiamo scoperto i posti dove c' dell'acqua. Ecco la ragione per cui oggi si trovano dei luoghi con dell'acqua, cos che possia mo bere. Voi che vedete ovunque in foresta dei rialzi di terra, ebbene sappiate che Dio c he li ha plasmati. Ragno e Fabbro collaboratori nella creazione Un giorno Ragno and a trovare il Signore Dio e gli disse: - Io conosco ci che tu pensi. Rispose: - Davvero? Ragno riprese: - S! Il Signore Dio disse allora: - Se tu lo conosci veramente, questo mi fa molto piacere, perch anche tu sei uno dei miei notabili e noi viviamo insieme. Se tu conosci ci che penso non posso far altro che ringraziarti (58). Dopo aver cos parlato, il Signore Dio disse a Ragno: - Ecco un pezzo di ferro, vai a farlo forgiare per me. Ragno prese il ferro. Dopo essere partito e arrivato come di qui a Kokomia (59), ecco che la situazione era diventata difficile (60). Poich tu affermi di conoscere il pensiero dell'uomo, forse necessario che te lo s pieghi? (61). Dopo essere giunto a Kokomia, disse: - Bene! Non c' niente di male in tutto questo. Va a passeggiare nei dintorni. Cattura ogni sorta di uccelli che trova nella nat ura, prende le loro piume e le fissa al suo corpo. Questo talmente cambiato da d iventare irriconoscibile. Poi prende il volo: van! In che luogo va a posarsi? E' qui, nella corte stessa del re che venne a posarsi a terra. Allora il Signore D io osserv a lungo questo uccello, poi disse: - Ma come! Che specie di uccello mai questo? Che si vada a chiamare Koffi Djato e Kouadio Fini (62).

Furono chiamati e vennero tutti. Esclamarono: - Ma come! Che cos' tutto questo? Andate a chiamare il portavoce del re. Partirono a chiamarli: gli Amorofi Kwame e gli altri (63). Vennero e si misero a d osservare, poi dissero: - Ma che specie di uccello mai questo? Il Signore Dio era l seduto. Disse: - E, purtroppo, oggi Ragno non qui con noi. L'ho inviato a fare forgiare del fer ro a Bondoukou. Poich afferma di conoscere tutto quello che penso, per conseguenz a, dovrebbe conoscere il nome di questo uccello. Ma l'ho mandato a farmi forgiar e tre ferri (64): che mi faccia il sole, la luna, la notte. Ma oggi non qui, che devo dire? L'uccello hop! Vol via e part lontano. Dopo essere ripartito e giunto a Kokomia, R agno raccoglie il suo ferro e va immediatamente a Bondoukou. Se ne and a consegna rlo ad un fabbro, dicendogli: - Il Signore Dio ordina: tu non hai che da modellare il suo ferro: uno per le te nebre, l'altro la luna, il terzo il sole. Tu non hai che da fabbricarli e ridarm eli affinch vada a consegnarli al Signore Dio. Il fabbro rispose: - Va bene! Forgi il ferro e lo rese a Ragno. Costui lo prese e si mise subito in strada per ritornare a casa. Appena arrivato and a salutare il Signore Dio, il quale gli dis se di andare a coricarsi. Il giorno dopo il Signore Dio fece riunire tutti gli anziani. Furono molto numer osi e formarono un gran cerchio. Poi domandarono a Ragno sue notizie. Rispose: - Bene! Il Signore Dio mi aveva inviato con l'ordine di forgiargli il suo ferro e di portarglielo. Sono partito, l'ho fatto forgiare, e sono ritornato. In conse guenza, ecco i ferri del Signore Dio. Fece allora uscire le tenebre dal suo sacco e le depose l: erano molto, molto ner e. Poi tir fuori la luna: tutta bianca. Poi trasse il sole: era cos splendente che non si poteva guardare. Il Signore Dio disse: - Mio caro! Tu conosci veramente ci che penso. Tu non hai che da vivere sempre co n l'uomo. Poi il Signore Dio disse (65): - Quando ti avevo invitato a partire, e dopo la tua partenza, era venuto qui un uccello. Non si sapeva di che specie fosse. Avevo riunito tutti i miei notabili e gli anziani. Nessuno di loro seppe il suo nome. Allora Ragno chiese: - Mio Signore, quell'uccello, com'era? Allora il Signore Dio disse: - Era come una civetta. Per aveva una lunga coda e il suo collo era tutto rosso. Non aveva becco come gli altri uccelli. Ragno disse: - Oh, mio Signore, si chiama: uccello-vai-ad-ascoltare-e-ritorna-a-dirmelo. Allora il Signore Dio disse: - Applaudite! Fu applaudito e fu sollevato in aria (66). Poi il Signore Dio decret: - A partire da oggi, tu devi essere considerato intelligente quanto l'uomo. Dunq ue vivrai con lui. Perch se ti dicessi di venire a vivere con me per sempre, fini rai per comandarmi. Ecco perch Ragno e l'uomo vivono insieme. Ecco il senso del racconto. Nyamian crea l'uomo per la vita. L'uomo rifiuta di salire da Nyamian e la Morte fa la sua apparizione sulla terra Sono io, Kwassi Yoman, che racconto questa storia. Vi spiegher la ragione per la quale Morte ha fatto la sua apparizione nel mondo. Un tempo, quando Dio cre l'uomo, gli disse: - Uomo, tu salirai al cielo da vivo, prima di morire. C'erano una vecchia, un vecchio e un uomo che vivevano l nel mondo. In quel tempo

, per quanto avanzata fosse l'et che si aveva, non si moriva. Un giorno andarono a visitare il re (67). Era il giorno di Dio. In quel giorno D io aveva inviato un delegato per venire a cercare uno degli uomini, perch il suo giorno era venuto. L'uomo non doveva morire sulla terra, ma salire al cielo da v ivo. Il delegato arriv, and a trovare il vecchio e gli disse: - La tua ora venuta, Dio mi manda a cercarti. Il vecchio gli grid: - Eh! Non posso venire! Sto per fare un sacrificio agli antenati qui sulla terra . Devo sacrificare un cavallo. Il delegato di Dio rest un momento pensoso, poi gli rispose: - Se le cose stanno cos, ho capito. Ritorn allora da Dio. Dio gli chiese: - Che cosa ti ha detto il vecchio? L'inviato rispose: - Mi manda a dirti che sta facendo un sacrificio e che arriver presto. Pass una settimana. Dio invi di nuovo sulla terra il suo messaggero. Quest'ultimo and a trovare il vecchio e gli disse: - Il tuo giorno arrivato, andiamo! Il vecchio rispose: - Eh! Oggi ho ancora un bue da sacrificare. Ritorna e avverti Dio che sto per ar rivare, ma che intanto sono occupato in questo sacrificio. I due discussero un momento, ma il vecchio non cambi parere. Il messaggero ritorn da Dio. Dio gli domand: - E il vecchio da cui ti ho mandato, cosa ti ha detto? Il messaggero rispose: - Mi incarica di dirti che si scusa molto, ma per il momento occupato, sta offre ndo un altro sacrificio; ad ogni modo non tarder. Dio rispose: - Non un problema! Tre giorni dopo, Dio invi per la terza volta il messaggero dal vecchio per ordina rgli di salire il giorno stesso. Il messaggero giunse dal vecchio e gli intim: - Dio ti comanda di andare da lui oggi stesso, non puoi pi rimandare: l'ordine di Dio va rispettato. Il vecchio grid: - Dirai a Dio che sto sempre offrendo il mio sacrificio... Non ho ancora finito, arriver presto, presto. Il messaggero ritorn da Dio e gli trasmise la riposta del vecchio. Dio esclam: - Ma come! Quell'uomo vuol fare di testa sua, mi sta talmente affaticando...! So no obbligato a lasciarlo sulla terra. Ecco la ragione per cui la morte entrata nel mondo. Un tempo Dio faceva scendere una catena con la quale tutti gli uomini salivano per raggiungere il cielo prim a di morire. Alla fine della vita Nyamian fa salire l'uomo da lui. In seguito ad un rifiuto, Nyamian invia Malattia che colpisce l'uomo e lo fa morire Un tempo, quando era giunto il momento per un uomo di morire, secondo il suo des tino, Dio faceva scendere una catena sulla quale si trovava un suo inviato. Cost ui diceva a colui che doveva morire: - Dio mi manda a cercarti, perch giunto per te il momento di morire. Quest'ultimo si preparava allora ben bene, si vestiva coi suoi migliori abiti e si disponeva a seguire il messaggero. I due salivano cos sulla catena e tranquill amente arrivavano da Dio. Ma un giorno fu il turno di un uomo ubriaco. All'arrivo dell'inviato, dopo aver udito lo scopo della visita, l'uomo rifiut di partire. Il messaggero ritorn ad avv ertire Dio. Dio invi un secondo messaggero. Costui rifer a Dio la stessa notizia del primo. Di o and in collera. Invi allora Malattia ad avvertire l'uomo con quest'ordine: - Se l'ubriaco si ostina nella sua condotta, tu, Malattia, lo colpirai. All'arrivo di Malattia, l'uomo rifiut di partire. Malattia colp allora l'uomo a ta

l punto che costui divenne molto debole. Alla fine mor. Alcuni giorni dopo, gli a ltri videro che stava imputridendo. Dissero: - Non possiamo conservare una tale immondezza. Allora scavarono una buca e lo deposero dentro. A partire da quel giorno, Dio sm ise di inviare la catena per cercare gli uomini al momento della loro morte. Al contrario, gli uomini muoiono dopo essere stati ammalati. Nyamian crea gli uomini e li invita a scegliere fra la vita e la morte All'origine Dio cre gli uomini e li pose subito davanti alle loro responsabilit. D io invi un messaggero dagli uomini per chiedere: - Dopo la morte, preferite riprendere la vita terrena o no? Gli uomini chiesero a Dio tre giorni di tempo per riflettere sul problema. Ma al terzo giorno non riuscirono ad intendersi per dare una risposta unanime a Dio. Si divisero: alcuni erano per il ritorno dopo la morte, altri per il non ritorno . Coloro che erano per il non ritorno scelsero come messaggero Gatto e coloro che sostenevano l'opinione contraria scelsero Cane come messaggero presso Dio. Questi due animali erano di una rapidit straordinaria, ma quale dei due sarebbe a rrivato prima presso Dio? Si fece loro questa raccomandazione: - Non divertitevi a rosicchiare le ossa per strada. Se ne trovate, nascondetele e le prenderete al vostro ritorno, perch il lasso di tempo di tre giorni sta per scadere. Dio attende una risposta. Cane, vedendo le ossa, non pot trattenersi, si ferm per rosicchiarle. Gatto, invec e, non prest nessuna attenzione alle ossa, segu il suo cammino e arriv per primo da Dio. - Gli uomini mi hanno inviato a dirti che dopo la morte non desiderano ritornare sulla terra. Dio accolse la parola di Gatto e la registr. Molto tempo dopo arriv Cane, tutto trafelato, e disse: - Gli uomini mi hanno mandato a dirti che dopo la morte desidererebbero riprende re la vita terrena. Dio esclam: - Ma come! Gli uomini non sanno quello che vogliono. Io non ritorno pi sulla mia decisione. Ci che fatto, fatto. Dio conged i due animali. Gatto ritorn trionfante, mentre Cane rientr con le orecch ie e la coda bassa. Ecco perch Cane e Gatto non s'intendono. E' da qui che nata l'espressione "COme c ane e gatto" per indicare che non ci si intende. Ecco perch dopo la morte non si ritorna pi a vivere sulla terra con il proprio cor po. Nyamian posa il suo sguardo su una donna e costei "riesce" nella vita Qui Koun Fao. Sono io, Yao Dongo, che sto narrandovi questa storia. Si racconta che una volta c'era una fanciulla. Ella era povera e aveva un bambin o. Le sue due amiche, al contrario, erano ricche. Queste fanciulle erano fidanza te. Un giorno decisero di andare nel villaggio del loro fidanzato. La fanciulla povera disse: - Prima di partire, aspettatemi. Le due amiche rispondono: - Come! Tu, povera come sei! Quando decidiamo di partire non ti aspettiamo. Non siamo per nulla d'accordo su quello che dici. Noi andiamo avanti. Andiamo, via! La fanciulla risponde: - Va bene! Ma devo vedere. Mia madre povera. Devo farle tutti i lavori: tagliare la legna, prepararle da mangiare, prima di partire. Le altre dicono: - Va bene! Le amiche partono dunque da sole. L'hanno abbandonata e sono partite. La loro am ica stava dunque dietro, le seguiva. Cammin facendo, arrivano come di qui a Koun

. Giunte l sul cammino, attraversano la strada del villaggio. Sono delle fanciull e molto belle che sono arrivate l sulla strada di Koun (68). - Fanciulle che state passando, diteci il vostro nome affinch lo conosciamo: Fanciulle, fanciulle che passate, dite i vostri nomi! Una disse: - Io mi chiamo Akoua e sono la prima. L'altra disse: - Io mi chiamo Ama e sono la prima. L'ultima disse: - Io mi chiamo Bd Bd e sono l'ultima. Gli uomini che erano l seduti, gli anziani che erano l seduti, dissero allora: - Bd Bd, tu che sei l'ultima, fermati e prendi. Mio caro! L'oro che hanno preso da darle, eh, quest'oro era proprio tanto. Hanno dunque preso dell'oro e glielo hanno dato. Mio caro! Continuano la loro strada e se ne vanno. Arrivano come laggi verso Banoua (69). Gli uomini seduti l sulla strada chiedono: Fanciulle, fanciulle che passate, dite i vostri nomi! Una disse: - Io mi chiamo Akoua e sono la prima. L'altra disse: - Io mi chiamo Ama e sono la prima. L'ultima disse: - Io mi chiamo Bd Bd e sono l'ultima, le mie amiche vanno e mi lasciano indietro. - Bd Bd, tu che sei l'ultima, fermati e prendi, tu che sei trascurata. Mio caro! L'oro che hanno preso da darle, eh, non mica roba da ridere! L'oro che ha ricevuto, adesso veramente parecchio. Era in quel posto che aveva ricevuto q uell'oro. Arrivano come laggi, verso Tankess (70). Fanciulle, fanciulle che passate, dite i vostri nomi! Una disse: - Io mi chiamo Akoua e sono la prima. L'altra disse: - Io mi chiamo Ama e sono la prima. L'ultima disse: - Io mi chiamo Bd Bd e sono l'ultima. - Bd Bd, tu che sei l'ultima, fermati e prendi. Mio caro! Ora le fanciulle sono arrivate alla fine del loro viaggio. Una volta a rrivate si incontrano con i loro fidanzati e con le loro amiche. Eh! Adesso tutt i vedono... L'oro che la fanciulla ha avuto... eh! E' proprio tanto. Quelle che affermavano di essere ragazze ricche, che erano cos e cos, giunte sul posto, loro insieme avevano meno oro che la ragazza povera da sola. Una dice: - Bene! Ecco come le cose sono andate. Noi dicevamo che eravamo noi le fanciulle per bene, e siamo partite lasciandola indietro. Arrivate qui, ecco che la fanci ulla povera, proprio lei, che ha ottenuto pi di noi tutte. Una di loro disse: - Quando ritorneremo a casa, io scoper il tuo cortile. L'altra disse: - E io mi occuper della tua casa. Delle tre ragazze che erano partite, stata la pi povera che diventata ricca. Mai nessuno pu dire, a te che vivi nel mondo: tu s che sei una persona per bene! D io solo pu indicare una tal persona. Voi tutte siete partite, voi che pensavate d i essere delle persone per bene, voi siete partite per prime. Anche la fanciulla povera era partita. Voi dicevate che avreste avuto questo e quello, mentre lei

era una fanciulla che non aveva nulla. Tutti hanno visto la sua miseria e hanno avuto piet di lei. E' per questo che ha avuto tutti quei doni. E' Dio che ha volu to cos. E' come se Dio abbia posato il suo sguardo su di lei. E' qui che termina la mia menzogna che ho raccontato. Quattro acquirenti della medesima stuoia Mi chiamo Louis Kwame. Questa la mia casa. Sono io che oggi sto narrando questa storia. Il padre venuto e ci ha domandato di raccontargli delle storie. Una volta c'era un uomo e sua moglie. Quest'uomo era talmente povero che non sap eva pi cosa fare. Questo durava ormai da lungo tempo. Un giorno sua moglie lo chiama e gli dice: - Pap (71). Risponde: - S! Ella disse allora: - Poich siamo qui e non abbiamo un soldo, andiamo in foresta. Tu, tu sai intrecci are delle stuoie. Una volta pronte, io andr a venderle. Se me le comperano possia mo cos guadagnare un po' di soldi per comperare del cibo. Eccoli in cammino. Non hanno neppure qualche soldo per comperare una piccola zap pa. Devono raccogliere della legna e venderla per poter acquistare una zappa. Eccoli partiti. Alloggiano sotto un grande albero. L'uomo va a sradicare delle l iane. E' l in foresta e comincia a intrecciare la sua stuoia: una denghere (72). L'intreccia con la liana go. Eccolo all'opera. Lavora a lungo, a lungo. Un giorno arrivano due uomini. Arrivati, ecco Morte, ecco Vita. Salutano il vecc hio, il quale risponde: - Eya (73), siate i benvenuti. Offre loro da sedere. Si siedono. Il vecchio riprende: - Siate i benvenuti, signori, siate i benvenuti. Poi chiede: - E che notizie portate? L'uno dice: - La mia notizia, eccola: sono arrivato qui per acquistare la tua stuoia. Domani verr a cercarla. Il vecchio risponde: - Poich ho appena iniziato l'intreccio, vai pure e ritorna domenica, allora te la consegner. Anche l'altro dice: - Anch'io vengo a comperare la tua stuoia. Vita dunque aveva detto: - Vengo a comperare la tua stuoia. Morte pure aveva detto: - Vengo a comperare la tua stuoia. Il vecchio disse: - Ho capito. Ora potete partire, domenica che dovete venire a cercarla. Erano appena partiti, quand'ecco un altro che arriva. Arrivato, saluta il vecchi o. Costui gli risponde e chiede: - E le tue notizie? Risponde: - Anch'io vengo ad acquistare la tua stuoia. Il vecchio chiede: - Come ti chiami? - Mi chiamo Dio Onnipotente (74). - Molto bene, vieni a cercarla domenica. C'erano, quindi, tre acquirenti. Dio era appena partito, che ne capit un altro. A rriva e dice: - Anch'io vengo a comprare la tua stuoia. Il vecchio risponde: - Come? La stessa stuoia? Sua moglie disse allora:

- Digli: vieni a cercarla domani. - Come ti chiami? - Mi chiamo Sacrificio (75). - Veramente tu ti chiami Sacrificio? E aggiunge: - Bene, domenica venite tutti a cercare la vostra stuoia. Il vecchio e la donna sono l in foresta. Continuano il loro lavoro. Improvvisamen te, ecco Vita (76). Arriva e annuncia: - Vengo a cercare la mia stuoia. Il vecchio risponde: - La stuoia non terminata. Un po' dopo, ecco Morte. Dice: - Vengo a cercare la mia stuoia. Il vecchio risponde: - La stuoia non terminata. Un po' pi tardi, ecco Dio che arriva. Dice: - Vengo a cercare la mia stuoia. Il vecchio risponde: - La stuoia non terminata. Risponde: - Ma come! Va bene, non fa nulla. Il vecchio l in foresta. Improvvisamente, ecco Sacrificio. Annuncia: - Vengo a cercare la mia stuoia. Il vecchio risponde: - A te, a te la dar. Prende la stuoia e la consegna a Sacrificio. I tre altri, quando avevano lasciato il vecchio, si erano nascosti nei paraggi. Escono dal loro nascondiglio. Ecco che Sacrificio arriva con la stuoia. Dicono: - Ma come possibile che questa stuoia, che diceva che non era pronta, tu, tu hai potuto averla e portarla via? Sacrificio risponde: - Io non so nulla. Sono andato a cercarla e mi stata data. Gridano: - Ma come? Morte aggiunge: - Veramente! Allora Vita dice: - Morte, vieni, andiamo ad ucciderlo. Morte risponde. - Eh s, bisogna veramente ucciderlo! Vanno a dare la notizia a Dio. Dio dice: - Certamente! Quanto a me, io che ho disposto tutto ci che c' nel mondo, bisogna c he uccida quest'uomo. Sono d'accordo. Se ne vanno. Tutti e tre sono d'accordo. Si mettono in strada ed eccoli partiti. Vita arriva per primo. Arriva e chiede: - Amico mio, perch hai consegnato la stuoia a Sacrificio? Risponde: - Bene, te lo spiegher. Da quando siamo stati creati le nostre vite sono nelle tu e mani, ed io dovrei dare la mia stuoia a te? (77). Anche Morte arrivato. Il vecchio gli dice: - In verit so che tu non odi nessuno. Uccidi il ricco, uccidi il povero, uccidi i l bambino; e io, io dovrei dare la mia stuoia a te? Dio disse allora: - Ma perch non hai dato la tua stuoia a me? Il vecchio risponde: - Eh! Come fare per rispondere alla tua domanda? Tu, tu hai creato tutti gli uom ini. Noi abbiamo tutti lo stesso sangue. Ma ecco che certi hanno molto denaro, c erti hanno molte ricchezze, alcuni possono compiere grandi cose; quanto a me, in vece... Esistono persone che non hanno nulla nella loro vita... Veramente, non p osso prendere la mia stuoia per dartela, perch tu ami gli uni e odi gli altri.

Dio prese la sua parte e se ne and. I tre si ritrovano e dicono: - Cosa dobbiamo fare? Si rivolgono a Sacrificio: - Vogliamo andare ad uccidere quell'uomo. - Eh! Ma quest'uomo io lo conosco da tanto, tanto tempo, e non ha mai fatto null a di male. Andate un po' a trovarlo e fategli delle domande. Hanno inviato Vita. Arrivato, chiede: - Amico mio! Risponde: - S! - Dimmi bene ci che pensi, ci che hai nella tua testa (78). Il vecchio risponde: - Se amassi discutere e litigare, non sarei venuto ad abitare qui in foresta. Anche gli altri sono ritornati e gli hanno fatto parecchie domande per lungo tem po. Ma non hanno trovato nulla. Alla fine concludono: - Dobbiamo andare ancora a vedere Sacrificio. Sono andati e gli hanno poste parecchie domande. Costui risponde: - Eh! Neppure io non ho mai trovato nulla di male in lui. Infatti, quando vengon o a consultarmi mi fanno una promessa. E' quando non mi offrono la cosa promessa che l'individuo muore. Io, io lo conosco da tanto tempo, ma non ho mai trovato nulla di male in lui. Allora gli dicono: - Se neppure tu non hai trovato nulla di male, allora, se lo uccidessimo, non sa rebbe bene. Se vediamo che Dio, alle volte, ritira la sua protezione all'uomo, a causa delle parole cattive che gli uomini rivolgono ai loro compagni. Ma se Dio non ritira la sua protezione, allora non c' nulla al mondo che possa nuocere all'essere uman o. Ecco la mia menzogna che ho raccontato. Nyamian all'origine di tutto ci che accade nel mondo Sono io, Christophe Badou, prolungher la seduta (79). Ecco il mio terzo racconto. Vi sveler (80) dunque questa storia, affinch tutti i vecchi comprendano. La stori a che ho visto, eccola. Una volta c'erano due animali che vivevano in foresta, Vipera e Tucano. Vipera s trisciava, mentre Tucano volava. Un giorno, Tucano incontra Vipera e gli dice: - Amico mio, oggi sono in serie difficolt... Ti prego, dammi una mano ad uscirne. - Che cosa ti capita, amico mio?, chiese Vipera a Tucano. - Abbiamo chiesto del denaro in prestito. Tutti i miei amici hanno reso il loro, io sono in difficolt, non posso renderlo. Vengono continuamente a reclamarlo. E' per questo che chiedo il tuo aiuto. Puoi prestarmi un po' di soldi per pagare q uanto devo loro? Vipera disse: - Va bene. Poich sei venuto a parteciparmi le tue difficolt, se ti lascio partire senza darti nulla, rischio di rovinare la nostra amicizia. Dunque ti aiuter, vado a cercare un po' di denaro. Vipera and a cercare il denaro e lo diede a Tucano. Tucano allora se ne and a paga re il suo debito. Il tempo che Vipera aveva stabilito a Tucano per rimborsare il suo debito pass, m a Tucano non si present. Allora Vipera invi uno dei suoi figli a ricordare a Tucan o i suoi impegni. Il figlio part a fare la commissione. Tucano gli rispose: - Vai a dire a Vipera che io sono un animale volante, e che lui un animale stris ciante. Se gli devo del denaro, che venga a trovarmi qui in alto. Se riesce ad a rrivare fino a me, gli render il suo denaro. Io non devo nulla a Vipera. Ascolta bene: tu, tu sei a terra e io qui in alto. Io vengo a chiedere in prestito del d enaro e tu me lo dai. Io, io sono un volatile, dunque non scender mai pi laggi a te rra. Se afferma che gli devo del denaro, che venga a cercarlo qui. Il figlio ritorn e raccont tutto a Vipera. Era Tucano che si era impegnato in ques t'affare. Vipera, pieno di collera, diceva:

- Bene! C' un solo Dio e non due. Io ti ho prestato dei soldi e al momento di ren derli tu non vuoi pagarmi. Se Dio decide che debba perdere il mio denaro, lo per der, in caso contrario, l'avr. Lungo tempo dopo, sopravvenne la siccit. Non c'era pi acqua. Tutti i ruscelli eran o a secco. Non restava che un solo grande pozzo dove si poteva trovare acqua. Er a l che tutti gli animali andavano a bere. Un giorno Vipera and a bere a quel pozzo e si nascose in un angolo al bordo del p ozzo per riposarsi. Qualche tempo dopo i tucani vennero, a loro volta, e bevvero dell'acqua. Dopo essersi dissetati, decisero di fare una piccola passeggiata pe r sgranchirsi le gambe. Durante questa passeggiata Tucano cadde nelle fauci di V ipera che, prontamente, le rinchiuse. - Ehi Tucano, sei proprio tu? - S, rispose Tucano. - Si dice che non bisogna mai fare del bene ai propri simili: questo proprio ver o! Sei tu che sei venuto, qualche tempo fa, a chiedere in prestito del denaro. E ora che ti sei tratto d'impiccio, rifiuti di pagare i tuoi debiti. Dici che se io non vengo a trovarti lass in cielo, non mi renderai mai questo denaro. Ma Dio non dorme. Dio sa. Dio sa che non posso volare, e per questo il mio denaro non p otr mai riaverlo. Io sono qui a terra. Grazie al buon volere di Dio Onnipotente o ggi ti ho preso. Tucano, far di te ci che meglio mi pare, perch tu, Tucano, tu voli , io, Vipera, non posso volare, ma Dio ha permesso che ti prenda, tu Tucano, qui a terra, ed ecco che ti ho preso. Oggi, per il buon volere del Dio Onnipotente, ti ho afferrato, Tucano, al bordo di questo pozzo dove cerchiamo l'acqua. Tucano disse: - Non uccidermi, ti prego! Ho commesso una colpa imperdonabile. Tucano preg Vipera di rilasciarlo, ma Vipera rifiut. Afferr Tucano e lo uccise. E' vero, Vipera non vola, striscia a terra, ma a terra che ha preso Tucano. Cos, se uno dei tuoi amici ti fa del bene e tu non puoi renderglielo, almeno non insultarlo, non dire: io l'ho ingannato e lui non potr mai prendermi. Sappi che D io grande, ed tramite lui che passano tutte le cose. Lui pu permettere che ci si vendichi di te. Ecco ci che io, Badou Christophe, ho raccontato. Ci che Nyamian decide di dare all'uomo, costui l'avr in ogni modo, perch nulla si p u contro la sua volont Signor Louis, rispondi alla mia storia. Sono io, Kwakou Franois, sono io che sto narrando questo racconto. Un tempo c'erano due giovani. Erano cresciuti. Avevano lavorato a lungo, a lungo , ma senza riuscire a guadagnare del denaro. Avevano utilizzato tutti i mezzi, m a invano. Un giorno andarono a consultare un marabutto. Arrivati da lui, costui disse a un o di loro: - Non devi andare a lavorare in campagna. Lavati, e quando avrai terminato di ma ngiare, coricati nella tua casa, e troverai del denaro. L'altro domand a sua volta: - E io, cosa devo fare? - La stessa cosa, rispose. Tutti e due lasciarono il marabutto e se ne andarono. Arrivarono al villaggio, e rimasero l senza fare nulla. Non andavano ai campi, non facevano nulla. Caro mio! Un giorno uno di loro si alz e disse: - Amico mio, vieni ad accompagnarmi alla toilette. - Ma io non ho bisogno, rispose l'altro. - Ti prego, vieni ugualmente ad accompagnarmi, siamo in pieno giorno. - Bene, rispose l'altro, andiamo! I due se ne andarono. Strada facendo, trovarono sulla strada un'olla posata a te rra. - Come mai che qui, su questa strada dove tutti passano, si trova un'olla? L'uno dice: - Ehi, amico mio, che cosa ne facciamo di quest'olla?

L'altro risponde: - Eh! Non bisogna toccarla! Caro mio! Se ne andarono allora alla toilette. Una volta terminati i loro bisogn i, presero il cammino di ritorno. Arrivati presso l'olla, uno disse: - Eh, non dobbiamo passare accanto a quest'olla senza aprirla e vedere cosa c' de ntro. L'altro rispose: - Ah! Ti dico, andiamo, non dobbiamo aprirla. Il suo amico rispose: - Ah! Aprila! - No, replic l'altro, non dobbiamo aprirla, andiamo! Caro mio! Oltrepassarono l'olla e se ne andarono. Arrivati all'entrata del villa ggio, uno dei due insistette di nuovo: - Amico mio, siamo andati a consultare il marabutto e ci ha dato dei consigli, a ndiamo e apriamo l'olla. L'altro rest l un momento, poi disse: - Andiamo! Ritornarono sui loro passi. Arrivati vicino all'olla, l'uno disse: - Bene, amico mio, aprila. L'altro rispose: - Come! Non ti ho detto che non bisognava aprirla? Sei tu che vuoi aprirla, apri la dunque! - No, replic l'amico, sei tu il pi anziano, tocca a te aprirla. Non posso farlo al tuo posto. Vai dunque e aprila. L'amico disse: - Va bene, non fa niente, vado e l'apro. Dovete sapere che l'olla era piena di api. Caro mio! Si avvicin, si chin sul coper chio. Aveva appena tolto il coperchio che... oooooh! Tutte le api uscirono e si incollarono su di lui. Lo punsero, lo punsero, lo punsero... Ritorn a casa e trov il suo amico che era gi addormentato. Disse allora: - Ma come! Va bene, non dir nulla, ma vedrai! Ecco che ritorna indietro, e se ne va verso l'olla che aveva aperto e da dove er ano uscite le api che lo avevano punto. Arriva, prende del fango col quale chiud e accuratamente l'apertura dell'olla, affinch, sollevandola e trasportandola, il coperchio non si muova e le api non escano. L'apertura dunque ben sigillata. Pre nde l'olla e la nasconde. Il giorno dopo va anche lui a chiamare l'amico. Gli dice: - Amico mio, vieni, andiamo alla toilette. L'altro risponde: - No! L'amico insistette: - Su, vieni! L'altro disse allora: - Bene, vengo, poich ieri anche tu mi hai accompagnato. Caro mio! Se ne vanno allora alla toilette e ritornano. Uno dice: - Bene, amico mio, io vado a coricarmi. Il suo amico risponde: - Bene, vado anch'io. Colui che aveva convinto il suo amico ad aprire l'olla, and a coricarsi. Colui ch e era stato punto dalle api, appena il suo amico fu addormentato, ritorn indietro . And l dove aveva nascosto l'olla e disse: - Eh! Adesso vado a rendergli quello che mi ha fatto. Raccolse l'olla. Il fango che aveva utilizzato per chiudere l'apertura era ben s eccato. La depose sulla testa. Si era in pieno giorno. Sapeva che tutti erano ne i campi. Se ne and: fr fr fr... Arrivato l davanti alla porta, dice: - Koko ko! Koko ko! Amico mio, amico mio! Nessuna risposta. C'era o non c'era? Scivola dietro la porta e l'apre adagio ada gio, senza far rumore. Guarda: l'amico era l che dormiva all'interno della stanza . Eh! Ci siamo! Toglie allora la chiave e la mette nella serratura, fuori della porta.

- Amico mio, amico mio! Si avvicina e lo scuote. - Ma cosa c'? L'altro rispose: - Eh! Come mai quando sono arrivato qui tu dormivi gi da lungo tempo? L'amico rispose: - Quando sono venuto a coricarmi, tu non eri ancora arrivato! - Bene, aspettami, ho comperato quattro litri di vino di palma, laggi, vado a cer carlo e ritorno per berlo con te. - Ho capito! Colui che dormiva si alz e si sedette sulla stuoia, mentre l'altro se ne andava a cercare l'olla. Bisogna sapere che ci che Dio ha deciso di darti, tu l'avrai in ogni modo. Ecco c he le api, che erano uscite dall'olla, non vi erano pi rientrate. Nel fondo dell' olla si trovava dell'oro. Dentro le api non c'erano dunque pi. Arrivato davanti a lla porta, chiese: - Amico mio, ti sei svegliato? L'altro rispose: - S, sono qui sulla stuoia! Allora, d'un botto, apr la porta e disse: - Ecco ci che mi hai fatto ieri, vengo a rendertelo! Prese l'olla e la gett all'interno della stanza. Prese la porta e kpra! la chiuse d'un sol colpo e disse: - Bene! Oggi hai ci che meriti! Mio caro! L'olla era caduta nella stanza. Appena era andata in pezzi... yonnnn! L'oro si sparpagli dappertutto! L'altro era partito, era fuggito. - Eh! Ma cosa vuol dire tutto questo? Eh! Ah! Veramente il marabutto l'aveva pre detto. Raccolse l'oro sparso di qui e di l. Lo raccolse a lungo, a lungo. Dopo un lungo tempo, colui che se ne era andato pens: - Ah! Adesso lo hanno punto abbastanza, ha sofferto quanto me! Vado ad aprirgli la porta. Arriva davanti alla porta, gira la chiave e apre. Vede il suo amico che gli doma nda: - Ma, amico mio, dove sei partito? Guarda la fortuna che ho avuto! Non sei tu ch e sei venuto a portarmi l'olla? Perch sei fuggito? Vieni, osserva tutto quest'oro . L'altro rimase l, immobile, guard a lungo, a lungo... Alla fine disse: - Scusa il male che t'ho fatto. Ieri mi hai ingannato con questa olla. Le api mi hanno punto, allora mi sono detto: getter l'olla nella sua camera, affinch le api lo pungano come hanno punto me. Ora, io non sapevo che eri tu il favorito dalla fortuna. L'amico rispose: - Va bene! In effetti Dio ci insegna che quando vai a consultare un marabutto, s e ti dice che Dio ti ordina di fare la tal cosa con il tuo amico per guadagnare del denaro, se costui cerca di ingannarti, non devi vendicarti. Dunque vieni, pr endi la met di quest'oro, tuo, io prender l'altra met. Raccolsero l'oro e divennero ricchi. Ecco la ragione per cui se il tuo amico ti fa del male, non devi rendergli male per male. L'uomo non pu fare nulla senza l'aiuto di Nyamian Sono io, Yao Ren, che racconto questa storia. Vi voglio spiegare la ragione per l a quale ogni persona, quando parla nella vita, deve fare riferimento a Dio. Un tempo c'erano due persone. Dalla loro nascita facevano tutto insieme, e andav ano sempre d'accordo in tutto. Non bisticciavano mai, ed erano veramente amici. Avevano il loro campo nella stessa zona. La gente li osservava da parecchio temp o: mai bisticci fra loro due. Quando gli abitanti del villaggio andavano a trova re uno degli amici, gli chiedevano:

- Come mai vuoi cos bene al tuo amico che non litigate mai? - Ma non mi ha mai fatto nulla. Comunque, anche se mi facesse qualcosa di male, non me ne importerebbe niente. Poich ripetevano sempre queste cose, ecco che il demonio, l'ingannatore, sent. And a trovare uno degli amici. Costui non diceva: "A Dio piacendo", ma soltanto: "No n litigheremo mai". And a vedere l'altro. Anche lui rispondeva: "Non litigheremo mai". Il demonio non dice nulla. Se ne va e dichiara: - Oggi li far litigare. Quando si incontreranno in foresta, avranno una discussio ne e si batteranno, si picchieranno. I due se ne vanno nei campi. Uno aveva il suo campo davanti all'altro, come di q ui a Akukro (81), l'altro qui. Il demonio va a trovare quello che si trovava un po' pi lontano. Si era trasformato in un uomo. Arriva e dice: - Buon lavoro, pap! L'altro, che stava costruendo dei tumuli di terra, rispose al suo saluto e chied e: - Quali sono le tue nuove? - Me ne vado a Kotoguanda (82), ma non conosco bene la strada; per questo che ve ngo a chiederti delle informazioni. Rispose: - Bene, ho capito quello che mi hai chiesto. C' il mio amico che si trova laggi, i l sentiero passa proprio in fondo al suo campo. Arrivato laggi, ti indicher il cam mino. - Ho capito. L'altro continua il suo lavoro. Appena lo ha lasciato, e si incamminato dove si trovava l'altro amico verso Akukro, ecco che si trasforma in donna. Arriva, lo t rova, e gli dice: - Pap, buon lavoro. L'altro risponde al suo saluto. - Signora, e le tue nuove? Rispose: - Sto andando a Kotoguanda, ho chiesto delle informazioni al tuo amico che si tr ova laggi e mi ha risposto che tu conosci la strada e me la indicherai. Rispose: - Bene! Ecco la strada, qui davanti a te, prendila! Una volta partito (83), dopo aver camminato un poco, and a nascondersi nella bosc aglia, e di l li sorvegliava. L'amico che era stato interpellato per primo, smise di lavorare, e si mise a gri dare e a chiamare il suo amico: - Eh! Amico mio! - S? - Hai visto l'uomo che arrivato da te? Gli ho detto che una volta giunto da te, tu gli avresti indicato il cammino, l'hai visto? - Non ho visto nessun uomo qui, una donna che ho visto! - Ma no, non una donna, un uomo. - Ti dico che non era un uomo, ma una donna. Uno era laggi, mentre l'altro era qui. - Tu menti! Ecco che si avvicinano. L'uno, avanzando, diceva: - E' un uomo che passato di qui. L'altro rispondeva: - E' una donna! - E' un uomo! Bum! Eccoli alle mani: si azzuffano. - La persona che passata di qui e che venuta a vedermi, ti dico che un uomo! La disputa si avvelena. I due cominciano a battersi andando di qui e di l. Il dem onio stava nella boscaglia e li osservava. Si azzuffarono a lungo, a lungo. Non c'era nessuno per separarli. Improvvisamente il demonio usc allo scoperto e si av vicin. Eccolo davanti a loro. Li agguant e li separ. Poi chiese loro: - Che cosa successo?

L'uno rispose: - Signore, un uomo venuto a trovarmi nel mio campo. Mi ha domandato di indicargl i la strada per Kotoguanda. Il mio amico si trovava qui. Gli ho detto di andare da lui affinch gli indicasse la strada. Il mio amico era proprio qui sul sentiero . L'altro arrivato, io ero laggi. Gli ho chiesto: "Hai visto l'uomo che veniva ve rso di te? Perch gli ho detto che, una volta arrivato qui, tu gli avresti mostrat o il cammino". Il mio amico ha risposto: "Non un uomo, ma una donna". Mentre io, un uomo che ho visto, ecco il problema. - Ebbene, io sono qui, ed ecco una donna che si avvicina. Arriva, e mi chiede di indicarle il cammino per Kotoguanda. Ed quello che ho fatto. Il mio amico arriv ato, mi ha chiesto se l'avevo visto. Io ho risposto che non era un uomo, ma una donna. Abbiamo avuto una discussione e ci siamo battuti. Il demonio dice: - Bene, vi dico di smettere e di non battervi pi, perch quella persona sono io. Pe rch quando voi parlate non dite mai: "A Dio piacendo". Voi non andavate dicendo c he non vi sareste mai battuti? Vi siete stancati per nulla dicendo che non vi sa reste mai battuti fino al giorno della vostra morte! Che cosa vi capitato oggi? Ero io, volevo vedere se era vero ci che andavate dicendo. Tu che parli, se non dici "A Dio piacendo", ecco come finirai. Ecco la ragione p er la quale, in ogni cosa che fai, devi sempre pronunciare, mentre stai compiend o quella cosa, il nome di Dio. Gallo rifiuta di sfamare Nyamian e la sua corte Gallo se ne and nel suo campo. Una volta arrivato al campo, dissotterr gli ignami. Ce n'erano parecchi. Ora, in quel tempo, c'era la carestia. Il Signore Dio non aveva nulla da mangiar e. Disse allora: - I miei figli sono torturati dalla fame. Bisogna dunque andare da Gallo. Una vo lta arrivati, prenderete un po' di ignami e me li porterete. Invi dunque un messaggero. Gallo rispose: - Ritorna, e d al Signore Dio che non ho cibo da dare al Signore Dio. - Come! Sono io che vi ho messi al mondo, e Gallo dice che non c' cibo... I miei figli stanno per morire, i miei figli, i miei, e dice che non c' cibo? Ritornate e domandategli ancora la stessa cosa. Sono dunque andati di nuovo a trovarlo. Gallo risponde: - Non ho cibo da dare al Signore Dio. - Non fa nulla, se non ha cibo, vedremo! Ditegli di venire, dopodomani, venerd. P oi lo convocheremo e lo sentiremo. Quando sar venuto gli chiederemo di spiegarsi, di dire cosa significa che "non ha cibo", quando i miei figli stanno per morire , e lui afferma di non aver cibo da dare loro... Ebbene, quando avr detto tutto q uesto davanti a me, allora avr veramente capito. Il giorno dopo si scelse un messaggero e fu mandato da Gallo con una convocazion e. Gallo allora si present. Tutti erano riuniti. Erano numerosi come noi, qui, ad esso. Tutti gli anziani, tutti i capi: tutti si riunirono. Si chiese a Gallo: - Spiegati un po'! I miei figli stanno per morire, muoiono di fame. Ti chiedo de l cibo, e tu non vuoi darmelo? Rispose Gallo: - Che venga posta al Signore Dio questa domanda: come mai certi riescono nella v ita, certi sono ricchi, altri sono poveri, altri ammalati? Perch Dio ha permesso queste differenze? Il Signore Dio ascoltava. Gallo continu: - Ecco la ragione per cui non ti dar mai del cibo. E' questa: tu ci hai creati tu tti. Dunque tutti noi dovremmo riuscire nella vita, ma quando si osservano tutti gli uomini, ecco che alcuni hanno una buona situazione, altri sono ammalati, al tri sono ricchi. E io, io dovrei darti del cibo? Il Signore Dio rispose: - Gallo, ecco quanto stabilisco: quando spunta il giorno, tu darai agli uomini u n ordine, cos tutti comprenderanno che devono alzarsi.

Sono io che ho parlato. Mi chiamo Kwabena Kra Gabriel di Broukro. Nyamian ricorda ai sovrani che esiste un'istanza suprema fonte di tutti i poteri sulla terra Sono io, Kwakou Etienne, sono io che tengo il telefono (84). Parler nel nome di D io e del signor Galli. E' da parecchio tempo che non ho preso questa cosa nelle mie mani, questa cosa che si chiama telefono. Un tempo noi non conoscevamo tutto questo. I nostri nonni neppure, non conoscevano questi strumenti. Ci che racconter una storia dei tempi antichi. Una volta non c'era che un solo re. Era l nel mondo, e non conosceva Dio. - Ehi, Victor, rispondi alla mia storia! (85) - Rispondo! Non c'erano dunque altri sovrani al di sopra di lui nel mondo. Il fatto era che il re era considerato come Dio. Gli si ubbidiva in tutto. Ci che diceva veniva es eguito. Ed era per questa ragione che non si conosceva Dio. Un giovane and ad acquistare un cane. Questo cane, che aveva acquistato, l'aveva chiamato: Gnamin te hene, cio "Dio re". Una volta acquistato "Dio re" il sovrano disse: - Ah! Sono io, il re sono io! C' qualcosa nel mondo che si chiama Dio e che pi gra nde di me? Staremo a vedere! Se tu dici che esiste qualche cosa che pi Dio di me, allora, tu ed io, vedremo! Il re prese sua figlia e la diede in sposa al giovane, dicendogli: - Poich abiti qui nel mio villaggio, ti ho osservato a lungo, e apprezzo tutto qu ello che fai. Se tu fossi stato una donna, ti avrei sposato io stesso, ma poich n on sei una donna, ti scelgo come mio amico. In pi, ti nomino mio portavoce. Il re tolse una catena d'oro dal suo collo e la consegn al suo portavoce. Gli dis se poi: - Questa catena d'oro che ho tolto dal mio collo per dartela, devi portarla semp re. Quando ci riuniremo, se non vedo questa catena al tuo collo, sar la tua testa , il cranio della tua testa, che prender per pagarla. - Ho capito, mio signore, quanto hai detto non complicato, rispose il giovane. Stando cos le cose, il re disse a sua figlia: - Ascolta, ci che quel giovane m'ha fatto, non posso proprio sopportarlo. Per que sta ragione voglio ucciderlo. C' una laguna dietro al villaggio, come quella di A bidjan, laggi. Il giorno in cui vedi che si profondamente addormentato, devi togl iergli la catena e gettarla nel mare. Quando avrai gettato la catena in acqua, g li dir che il giorno in cui ci si riunir e che non vedr pi la catena al suo collo, s ar col cranio della sua testa che pagher la catena. - Ah! Non nulla, pap: se lui che vuoi, l'avrai ben presto. Si viveva dunque l tutti insieme. Se il portavoce non era presente quando si disc uteva un problema che si presentava, non si poteva giudicare nulla in sua assenz a. Bisognava fosse presente prima di giudicare qualunque questione. Le cose stav ano dunque cos da parecchio tempo. Il tempo passava per niente (86). Un giorno ci furono dei funerali. Erano i funerali di una regina madre. Tutti i grandi re si riunirono. Una volta radunati, si distribu molta bevanda e tutti bev vero, a lungo, a lungo. Alla sera, il portavoce era ubriaco. And a coricarsi. Arr ivato a casa, cadde sul suo letto: kburu kbara! Non sente pi nulla. Sopraggiunta la notte, la ragazza s'avvicina piano piano. Toglie l'anello dal su o dito e la catena dal suo collo, poi se ne va a gettarli nella laguna: kion! C' era l nell'acqua un siluro. Prende la catena e kpuru!, l'inghiotte. Il giorno dopo il giovane si alza, si lava, guarda... Non vede pi la catena. La c erca ovunque, ma non la trova. E' l in casa che cerca, cerca, cerca... Il re manda qualcuno dal portavoce ordinandogli di venire in fretta. Il portavoc e risponde al messaggero: - Quando arrivi dal re, gli dirai che mi sono appena alzato. Ieri sera mi sono s tancato, mi lavo e arrivo subito. Difatti si era gi lavato. Stava cercando la catena. L'ha cercata a lungo, a lungo , ma non l'ha trovata. Non sa pi cosa fare. Gli inviati arrivavano, gli uni dopo gli altri. Ora sapevano tutti la ragione per cui tardava. Anche il re era al cor

rente. Sono tutti l, intenti a celebrare i funerali. I tamburi risuonano. Si invocano gl i avi defunti. Eh! La situazione veramente seria. Si dovr ben vedere. La testa de l giovane diventata come il manico di un'ascia. Il portavoce si infine recato dal re. Gli si offre da sedere. Appena seduto gli si pone la questione: - Portavoce, e la mia catena dov'? Risponde: - Maest, veramente... Quando un uomo in difficolt, non sa proprio cosa dire e cosa fare. Ieri sera, dopo i funerali, sono andato a coricarmi. Al mio risveglio, qu esta mattina, ho cercato la catena a lungo, a lungo, ma non l'ho trovata. Il re rispose: - Che cosa ti avevo detto un giorno? Tu non affermavi che esiste nel mondo qualc uno che si chiama Nyamian e che pi potente, pi grande di me? Vedremo oggi se lui i l re o se sono io! Le cose stavano dunque cos. Il portavoce aveva un amico che era pescatore. Quel g iorno aveva pescato molti siluri. Tutta la famiglia del portavoce piangeva. Cost ui ritorn a casa e disse: - Bene, poich le cose stanno cos, voglio fare ancora un gesto. Ho dei forestieri a casa mia. Poich devo morire, preparer qualcosa di buono per loro, affinch un giorn o parlino bene di me. And ad acquistare del pesce, un grosso paniere di pesci. Ritorn una seconda volta dal suo amico e not un grosso siluro adagiato l a terra. - Ehi, amico! Tu hai un grosso siluro cos e mi dai del pesce secco? Dammi questo siluro, lo compero. L'amico rispose: - Amico mio, ti ho dato molti pesci, non ti bastano? Poich devi morire, non sciup are il denaro che hai. L'altro rispose: - Dammelo, lo compero. Prende due monete e gliele d. Poi se ne va e torna a casa. Si appresta a lavare e pulire il pesce per cucinarlo e mangiarlo. Lo lava, l'apre, lo pulisce, e prend e lo stomaco e le interiora. Tu sai che gli intestini del siluro sono la parte m igliore di tutto il pesce. Volendo aprire questa parte, ecco che il coltello urt a contro qualcosa: krkrkr... "Eh! Ma cosa sar mai?". Apre e vede la catena e l'anello 'oro l incastrati. Allora li toglie e li lava. Quando ha finito di lavare la cate na, la mette in tasca e se ne va a trovare il suo sovrano. Gli dice: - Mio signore, ti assicuro che sto sempre cercando i tuoi gioielli. Una volta gli avi non avevano l'orologio per conoscere l'ora. Sapevano come indi care l'ora con l'aiuto del movimento del sole. Ora, si doveva ucciderlo verso se ra, nel momento in cui si ritornava dai campi col vino di palma. Era a quell'ora che doveva morire. Il portavoce disse al re: - Mio signore, e se ritrovo il tuo anello? Rispose: - Dove potrai trovare la catena e l'anello? Se li trovi e me li porti, allora so che hai salvato la tua testa. - Bene, va bene! Ritorn a casa. Tutta la famiglia piangeva. Non si poteva proprio fare nulla. Era come se fossero in lutto. Tutti erano riuniti. I tamburi risuonavano. Il portavo ce entr in casa. Mise il suo pi bel manto, prese la catena, se ne cinse il collo, e infil l'anello al dito. Poi lasci la casa e si incammin. Arrivato dal re, gli si offr il seggio, sul quale si sedette. Disse allora: - Ho sentito che il re ha detto che se ritrovo i suoi gioielli mi lasciano in vi ta. Ecco, li ho ritrovati! Cosa far il re? Gli rispondono: - Se li hai ritrovati, hai salvato la tua vita! - Davvero? - S, veramente! - Bene, eccoli!

Ecco il motivo per cui tutti gli uomini hanno saputo che, nel mondo, Dio esiste e che bisogna avere fiducia in lui. Ecco anche la ragione per cui, quando ti trovi in foresta, se ti capita qualche cosa o se ti trovi in difficolt, invochi il nome di Dio. Il nome che il giovane a veva dato al suo cane, cio "Dio re" proprio vero. Ed anche per questa ragione che noi, tutti gli uomini che siamo qui sulla terra, sappiamo che non c' nulla di pi grande di Dio nel mondo. Ecco ci che ho pensato e che volevo raccontare oggi. Dico questo perch il signor G alli possa comprendere e ricordarsi un giorno che noi viviamo qui, e che sappiam o che Dio esiste nel mondo. E' qui che termino di parlare. Mi chiamo Kwakou Etienne. Nyamian si traveste e scende sulla terra per giudicare i suoi figli Un tempo Dio aveva dei figli. Questi figli si chiamavano: Testa, Braccia, Gambe, Ventre. Ognuno abitava per conto suo. Testa abitava a parte. Braccia viveva (87) per conto suo. Gambe pure. Ventre abi tava, lui pure, a parte. Dio aveva posto i suoi figli ognuno in un posto ben preciso. Un giorno decise di rendere visita ad ognuno di essi, per poter stabilire chi fo sse il migliore. Prima della sua partenza, si trasform in un malato pieno di sporcizia e di piaghe . Se ne and da Gambe. Gli disse: - Sono venuto per salutarti. Gambe gli rispose: - Come! Tu, sporco come sei, pretendi venire qui a casa mia? Gambe ricevette molto male il suo ospite. Non gli diede buon cibo, e da bere gli offr una ciotola rotta con un po' d'acqua. Il cibo ricevuto da Gambe non era buo no. L'ospite dovette buttarlo via. And allora a trovare Braccia. Arrivato lo salut, ma in cambio ricevette lo stesso trattamento di Gambe. Braccia non si occup neppure di lui. Anche qui non ricevett e roba buona da mangiare. Se ne and, in seguito, a trovare Testa. Lo salut. Testa gli domand la ragione della visita. Rispose: - Vengo per salutarti. Testa rispose: - Come! Tu, sporco come sei, tu che puzzi in questo modo, osi venire a salutarmi ? Neppure qui ottenne del buon cibo. And allora a trovare Ventre. Lo salut. I bambin i dissero al padre: - Pap, c' un forestiero che arrivato, vestito male e ricoperto di sporcizia. Il padre rispose: - Fatelo entrare. Lo fece entrare nella sua bella casa (88) e gli chiese la ragione della sua visi ta. Il vecchio rispose: - Sono venuto per salutarti. Ventre gli domand: - E' per me che sei venuto, che sei venuto fin qui? Rispose: - S! Ventre prese un grosso bicchiere con dell'acqua fresca e gliela offr. In seguito gli diede da bere del vino (89). Ordin poi di uccidere un pollo e gli fece prepar are un buon pasto. And, in seguito, a cercare una bella stuoia pulita e gliela of fr. L'ospite gli disse: - Ma guarda come sono sporco! E tu mi offri una bella stuoia cos? Ventre ripose: - Non niente, coricati sopra. Il forestiero and a coricarsi. Avendo constatato lui stesso come era sporco, si c oric.

Tutti coloro che erano in casa ignoravano che il forestiero fosse loro padre. Il giorno dopo, il forestiero prese congedo. Convoc tutti i figli e chiese loro di riunirsi da Ventre. Allora tutti arrivarono : Testa, Braccia, Gambe. Disse loro: - Voi siete tutti miei figli, ma Ventre sar ormai il vostro capo, e tutti dovrete servirlo. Tutti nella vita devono servire Ventre. E' lui il re. Voi siete miei figli. Vi ho messi ognuno in un posto diverso per vedere chi fra voi fosse il mi gliore. Ho constatato che nessuno, all'infuori di Ventre, buono. Per questo tu, Testa, porterai i carichi per il tuo Ventre (90). Tu, Gambe, camminerai per il t uo Ventre. Tu, Braccia, lavorerai per il tuo Ventre. Dunque, se vedi che Ventre re, eccone l'origine: Dio che gli ha conferito questo titolo. Note (1) Neonato, p. 13 e ss. (2) Si veda, per esempio, l'inizio della storia a p. 77, Ragno, portavoce di Nya mian, inganna il suo Sovrano sottraendogli beni e denaro, in cui il narratore si presenta al pubblico, racconta la sua storia, poi si ritira, per ritornare pi ta rdi, a veglia avanzata, e riprendere la parola. Lo stesso narratore pu narrare di versi racconti durante la seduta. Cf. a p. 108 la storia Il figlio di Nyamian nu trito con latte di bufala. (3) Cf. Introduzione, p. 10. (4) La linfa di palma, detta correntemente bangui (in diula, ban: palma; ghin: a cqua) in tutta la Costa d'Avorio, la bevanda tradizionale degli Anyi-Bona, e in genere dei gruppi forestali della Costa d'Avorio. Si raccoglie due volte al giorno: al mattino presto e al calare del sole. Ogni p alma pu dare succo per circa un mese. Se ne pu estrarre dai 20 ai 30/40 litri, sec ondo la grossezza del tronco. Il racconto narra come gli uomini abbiano scoperto questo bevanda. L'eroe della narrazione Ragno, il personaggio principale nei racconti dell'area forestale. Ragno pu essere indistintamente animale o uomo. Il pi delle volte ha ca rattere umano, come nel testo. Ragno nel racconto occupa un posto prestigioso: i l cacciatore ufficiale del regno. Ed in questa veste che scopre e introduce nell a societ la bevanda che diventer cos una nuova ed importante acquisizione per tutto il gruppo sociale. (5) Il narratore, mentre racconta, non si rivolge a tutto il pubblico ma parla a d un "amico" che risponde alla sua parola, cio la accoglie e gliela ritrasmette s otto forma di eco o di brevi locuzioni. Questo personaggio pu essere considerato l'epicentro (colui al quale si dirige la parola) o l'agente ritmico (poich confer isce un ritmo al discorso pronunciato, che assume pertanto la forma di segmenti narrativi intervallati da canti ai quali si unisce tutto il pubblico). Nella soc iet anyi, la parola pubblica non pu cadere nel vuoto, ma deve necessariamente pass are attraverso questo "epicentro" per raggiungere l'uditorio. (6) Recipienti, privi di anse, in terracotta o argilla, usati per cuocere o cons ervare cibi e bevande. (7) Ragno svela il vero scopo della legge che aveva fatto promulgare: liberarsi da tutti i suoi "amici" per dominare incontrastato. (8) Di fatto la moglie di Ragno si rivolge a Dio chiamandolo: mio suocero, in se gno di adulato riguardo. (9) Il Signore Dio si rivolge a Ragno con l'appellativo affettuoso di nipotino m io. (10) Non si dir mai: mi sono tagliato col coltello, il machete; ma sempre: il mac hete mi ha tagliato. (11) L'espressione anyi yako che letteralmente significa condoglianze. Lo si dic e soprattutto in occasione di un decesso, ma anche in ogni circostanza dolorosa. (12) Ragno preferiva avere una piaga piuttosto che essere accusato falsamente. D io preferiva il contrario. Questa frase lascia intendere che la vergogna cui si allude, all'inizio della storia, la conseguenza non di una colpa personale, ma d

i una falsa accusa. (13) Un anziano di Tankess dove stato narrato il racconto. E' anche un notabile d el capo villaggio. (14) Capo villaggio e depositario di uno dei seggi ancestrali dei Bona-Amanvouna . (15) Il senso che Ragno fece chiamare tutti i capi della zona. (16) Espressione che serve per chiamare la folla col tamburo per una pubblica ri unione. Serve per attirare l'attenzione. In questo caso Topo batte i tamburi pri ma di pronunciare la sentenza affinch tutti possano ben ascoltare. Sembra che anc he la sentenza sia scandita dal tamburo, piuttosto che pronunciata oralmente. (17) Nome di un re amanvouna. (18) Tutti sono stati riconosciuti innocenti dopo aver interrogato gli escrement i. (19) Il termine bona per indicare le co-mogli korafw, cio rivale. Ogni moglie vede nell'altra una concorrente, una rivale. Fra le varie mogli emerge la jerejere, la preferita. Un posto a parte occupa la ji kpain, la prima moglie, che di solit o primeggia e ha autorit sulle altre. All'ultimo posto c' la kobi, la disattesa, l a meno amata, la pi dileggiata. Qui lo riconosce davanti a tutti. (20) Soprannome tamburinato per esaltare l'intelligenza di Ragno (testo ashanti) . Questa espressione di solito riservata unicamente al sovrano. (21) Il Signore Dio vuol dire che se anche li avesse fatti avrebbe avuto il pote re di farli raccogliere affinch nessuno vedesse e che non diventasse un affare pu bblico. Non avrebbe avuto bisogno di giocare questa commedia, come lasciano supp orre le parole di Ragno. (22) Simbolicamente: tutte le ricchezze che esistono sono mie. (23) Reazione indignata di Ragno che fa l'innocente. (24) Come si visto nella prima parte il termine Nyamian anche usato per indicare i fenomeni atmosferici. Cf. p. 15 e ss. (25) Sono, di solito, grosse zucche, svuotate ed essiccate, che servono da conte nitori. Per ottenere una forma particolare spesso si formano, con lacci, le oppo rtune strozzature, quando ancora la zucca in crescita. Cf. E. Leuzinger, Africa Nera, Milano 1960, p. 31. (26) Riflessione della moglie di Ragno. (27) Il narratore usa questa espressione: qui che mangiamo il nostro cibo. (28) Risposta dell'interlocutore. (29) Dio si rivolge ai suoi notabili. (30) Il narratore abita a Koun Fao. Quando dice: da qui a... vuol dire: da Koun Fao a... (31) Ragno si rivolge ai messaggeri di Dio. (32) Onore riservato ai capi. E' il re che portato sull'amaca regale. Ragno para gonato ad un sovrano a causa delle sue gesta. (33) Ragno sta parlando con s stesso. (34) Le onomatopee vengono riprodotte cos come il narratore le ha espresse: una v olta sar: feeee... un'altra volta fiiii... un'altra volta ancora fuuuu..., ecc. (35) Formula facente parte del cerimoniale bona. (36) Questa l'espressione del narratore. Si potrebbe tradurre: la sua bocca era aperta. Si preferito conservare la frase del narratore perch pi espressiva anche s e poco comprensibile in italiano. Ragno ha la bocca aperta e si vedono tutti i d enti. Segno evidente che la persona morta. I denti di un vivente sono all'intern o della bocca, perch ha la bocca chiusa. (37) Pratica corrente del contadino bona: d fuoco a parcelle di foresta per pulir e e preparare il suolo per poi seminare i suoi prodotti. (38) Questa storia stata raccolta ad Abidjan. E' stata narrata da Adja Mienzan, originaria di Broukro, prefettura di Tanda. Anyama una cittadina a 30 km da Abid jan. (39) Camaleonte chiede di concorrere con Antilope-cavallina, uno degli animali p i veloci della savana. (40) Come si gi avuto modo di notare, gli animali sono dei personaggi di sesso ma schile. Quando sono di genere femminile, il narratore lo dice esplicitamente. (41 Per tradurre la corsa dell'animale il narratore utilizza due tipi di onomato

pee: kpra e kparaf. (42) Il Kra indica il principio dinamico, vitale, di ogni uomo. E' questo elemen to che permette all'uomo di riuscire nella vita, di fare fortuna, ecc. Quando un adulto soddisfatto della sua vita, pensa di essere giunto al suo apice, festegg ia il suo Kra. (43) Espressione ashanti per designare un abito femminile che comporta una camic etta e una gonna lunga. (44) L'espressione consacrata lavare il Kra. (45) Il narratore usa l'espressione: era il Signore Dio che era il nostro avo, c io il nostro capo, colui che ci comandava. (46) Il bufalo ferito l'animale pi pericoloso perch attacca l'aggressore. (47) Il narratore usa la parola "tipo". Si vedr fra poco chi questo "tipo": il Si gnore Dio in persona. (48) Il termine anyi awua, cio calebasse. Sono zucche, di diverse dimensioni, di solito rotonde, con manico o senza. Sezionate a met e svuotate, vengono usate com e coppe per bere. (49) Lett.: ci che le mie mogli hanno nel loro ventre. (50) Eufenismo per evocare la morte del marito. Lo si utilizza soprattutto a pro posito di sovrani. Si pu anche usare questa espressione: il grande albero caduto. (51) Grido della gallina che richiama i pulcini. (52) Rumore della coppa che rotola a terra. (53) L'espressione : cola via come un ruscello. La si usa per parlare della cresc ita di una pianta a lunghe ramificazioni. (54) Nel loro ventre, dice il narratore. (55) Poco prima il narratore aveva parlato di due o tre anni. Queste incongruenz e sono correnti nelle storie. Il narratore cerca poi di rettificare. (56) Abitualmente la donna bona si rivolge a suo marito chiamandolo pap, fratello , zio, nonno, in segno di rispetto. La donna si rivolge molto raramente a suo ma rito chiamandolo per nome. (57) Si tratta di tumuli di terra che si trovano nella foresta presso pozze d'ac qua. Il narratore sottolinea che non sono da confondersi con i termitai. (58) Il Signore Dio vuol dire questo: poich conosci ci che penso, tu puoi farlo es eguire, anche se sono assente. (59) Villaggio ad una decina di chilometri da quello del narratore. (60) In realt Ragno non aveva ancora trovato il mezzo per sapere ci che Dio pensav a. (61) Riflessione del narratore. (62) Due notabili del sovrano di Tienkwakro che si trovavano l sotto l'arbre pala bre mentre fu raccontata questa storia. (63) Il nome di uno dei portavoce del sovrano di Tienkwakro. Ma non ha citato gl i altri nomi. Si limitato a dire: gli Amorofi Kwame. (64) Spiega ai suoi notabili il lavoro che Ragno dovrebbe fargli. (65) Ragno racconta il suo viaggio. Dio, a sua volta, fa il resoconto di quanto era successo al villaggio durante la sua assenza. E' lo scambio delle notizie. (66) Azione, di solito, riservata al sovrano. E' lui che viene sollevato, portat o a spalla, o sull'amaca. (67) Non si capisce bene la funzione di questo personaggio, dato che si trova so ltanto qui e non compare pi nel testo. (68) Si tratta di Koun Fao, villaggio a due chilometri da Koun Abronso, dove viv e il narratore. Le ragazze sono dirette verso sud, e nel loro cammino incontrano diversi villaggi. (69) Koun Banoua, detto anche Koun Aounzi, a 4 chilometri. (70) Villaggio ad una quindicina di chilometri da quello del narratore. (71) Termine di rispetto col quale la donna si rivolge al marito. (72) Stuoia abitualmente utilizzata per avvolgere i cadaveri. Il vecchio cos pove ro che pensa di morire presto, e vuol lasciare almeno la stuoia per avvolgere la sua salma. (73) Quando si saluta qualcuno l'interlocutore, se un uomo, risponder: eya, oppur e: eyaon. E' il segno che ha sentito e che ha accolto il saluto. Poi, a sua volt a, saluter con una formula appropriata all'ora del giorno e allo status sociale d

ell'interlocutore. (74) Il termine usato dal narratore kpili: grande. Come si accennato nella prima parte kpili, riferito a Dio, significa molto pi di grande. Il termine sottolinea la grandezza, cio l'onnipotenza di Dio. (75) Si traduce il termine munzue con Sacrificio. Di fatto il termine bona ha un contenuto semantico molto pi ricco della parola italiana sacrificio. Non possibi le presentare qui un'analisi approfondita del termine, ma solo qualche cenno. Il termine munzue , di solito, usato in questo genere di frasi: me yi munzue (lett. : tolgo munzue). Il che significa fare un sacrificio. E perch si fa un sacrificio ? Perch munzue wo me won, cio munzue su di me, dunque devo togliermelo di dosso. P erch o quando munzue su di me? E perch devo toglierlo? Munzue su di me quando, vol ontariamente o no, ho infranto un divieto, un kilie. L'ordine stato perturbato, e deve essere ristabilito. Quest'ordine ristabilito quando tolgo dal mio corpo c i che vi si accumulato sopra di male, di sporcizia, di colpa. Infrangendo un divi eto, facendo qualcosa che non dovevo fare, ho attirato su di me una specie di ma leficio. Me ne libero, facendo un sacrificio. (76) Vita, Morte, Sacrificio, Dio, sono personaggi. Sono dunque scritti con la m aiuscola e senza articolo. (77) Lett.: tu ci sorvegli, dunque non siamo liberi di fare quello che vogliamo, noi dipendiamo totalmente da te. (78) Lett.: nel tuo ventre. Come si detto, la sede dei pensieri e dei sentimenti non n il cuore, n la testa, ma il ventre. E' lui il re di tutte le membra, ci ric orda un'altra storia. Cf. p. 163. (79) Come si accennato altrove (cf. per esempio: Neonato, p. 13) le storie sono sempre narrate all'interno di una seduta narrativa. (80) Si mantiene il termine del narratore che non dice vi narrer questa storia, m a vi sveler. (81) Cascinale a qualche chilometro da Broukro, villaggio del narratore. (82) Villaggio a una decina di chilometri da quello del narratore. (83) Viene usato il maschile, anche se la donna che parte. (84) Allude al microfono del magnetofono. (85) Il narratore racconta sempre la sua storia a un interlocutore che accoglie la parola emessa e gliela rimanda sotto forma di eco. La parola arriva al pubbli co obbligatoriamente attraverso questo personaggio. (86) Malgrado tutti i tentativi, il re non riusciva ad eliminare il suo portavoc e, e intanto il tempo passava. (87) Braccia: nome di un figlio, dunque singolare maschile. (88) L'accoglienza che Ventre riserva all'ospite assomiglia all'incontro di Hamm adi e del vecchio mendicante in Kaidara, A. Hampate Ba, Kaidara, Abidjan 1972, p . 72. (89) Tutto il cerimoniale rispettato. Si offre come prima cosa dell'acqua, poi, una volta che l'ospite si rinfrescato, gli si chiede le notizie, poi gli si offr e vino o birra, secondo i casi. In seguito il pasto. (90) Di solito nelle campagne africane tutti i pesi vengono portati sul capo, o direttamente o in ceste e bacinelle.

Appendice RELIGIONI TRADIZIONALI E ANNUNCIO DEL VANGELO Le lites culturali africane (professori universitari, dirigenti industriali, funz ionari, giornalisti, scrittori) fanno volentieri al Cristianesimo il rimprovero di essere una religione "importata". A volte lo stesso rimprovero fatto anche al l'Islam, ma evidente che il vero bersaglio rimane il Cristianesimo, e soprattutt o il Cattolicesimo. Ai loro occhi il Cristianesimo non sarebbe che un elemento v enuto da altrove, facente parte dell'insieme dei beni e dei modelli importati, d

unque qualcosa di non autenticamente africano e che conviene abbandonare. Alcuni teorizzano e propongono nuove sintesi religiose, come ad esempio Jean Marie Adj affi col suo bossonismo1, nuovo nome dato alla religione tradizionale anyi. Se si pone a certi intellettuali la domanda: " possibile essere autenticamente af ricani e contemporaneamente cristiani?", la risposta, per molti, sicura: no! Le conseguenze, allora, sono evidenti. Poich il missionario l'agente principale d i questo sistema di alienazione e di estroversione, la logica richiederebbe che se ne restasse a casa sua, oppure, se si trova in missione, che facesse le valig ie. Come missionario sono stimolato a pormi qualche domanda: sono veramente in Afric a per proporre una religione importata e non desiderata? Sono mandato a distrugg ere la religione tradizionale e a sostituirvi qualcosa di radicalmente diverso? Sono inviato per annunciare ai nostri fratelli africani che ci che essi hanno cre duto, praticato, sperato, tutto ci che ha giustificato e fondato la fede dei loro antenati, non stato che un errore grossolano? Oppure la loro religione tradizio nale un appello a questa rivelazione che Dio ha fatto agli uomini inviando suo F iglio? Per rispondere a questi interrogativi, mi propongo di presentare una sintesi del la religione tradizionale anyi-bona: quali sono le divinit che conosce, quali son o i casi in cui il ricorso ai feticci ritenuto sufficiente, quando invece necess ario rivolgersi a Dio stesso. Nyamian oggetto di culto Vivendo fra i Bona si assiste a un fenomeno curioso. Si colpiti dalla presenza c ontinua di Nyamian nel linguaggio corrente: il nome di Nyamian costantemente sul le loro labbra. Si sono viste pi sopra alcune espressioni augurali. Il nome di Ny amian invocato nei detti, presente nei proverbi, usato come elemento nella compo sizione nei nomi. Ma quanto Nyamian presente nel linguaggio, tanto pare assente nel culto. Si ha l 'impressione che l'Essere Supremo celeste non sia oggetto di un culto particolar e, e si quasi portati a pensare che Egli sia al di fuori delle preoccupazioni cu ltuali della gente. Questo fatto non tipico dei Bona. Vincent Guerry ha notato lo stesso fenomeno pr esso i Baul. Scrive: "Dopo aver creato il cosmo, Nyamian non si occupa pi della su a opera. E' il grande solitario, ritirato nella sua torre, lontano dal mondo, di cui si disinteressa"2. In quasi tutte le culture arcaiche e presso la maggior parte dei popoli africani , gli Esseri Supremi celesti sembrano destinati a scomparire dal culto. Mircea E liade nota che gli Esseri Supremi si allontanano dagli uomini, si ritirano in ci elo diventando dei otiosi. Si direbbe che questi dei, dopo aver creato il cosmo, la vita, l'uomo, risentano una certa fatica, come se le loro forze si fossero e saurite nello sforzo immane della creazione. Si ritirano in cielo lasciando sull a terra i loro figli, o un demiurgo, per terminare o perfezionare la loro opera. A poco a poco vengono sostituiti da altre figure divine3. Petazzoni, molto a pr oposito, fa notare come questa oziosit si risolva in un aspetto complementare del l'attivit creatrice, e non nell'abbandono della creazione. Scrive: Una volta creato il mondo e ordinato il cosmo, l'opera del Creatore virtualmente compiuta. Ogni ulteriore intervento da parte sua non solo sarebbe superfluo, ma rischierebbe di riuscire dannoso, potendo ogni alterazione del cosmo dar luogo ad una eventuale caduta nel caos. Una volta creato il mondo la funzione esistenz iale del Creatore si riduce a prolungarne la durata e mantenere un'inalterata e inalterabile stabilit. L'oziosit dell'Essere Supremo, quasi una presenza inattiva, la condizione meglio connaturata e la pi propizia ad assicurare la permanenza de lle cose create e la continuit degli effetti della creazione4. Si visto che per i Bona l'Essere Supremo non il grande assente che si disinteres sa delle sue creature, anche se il suo ruolo sul piano liturgico pare quasi null o. Dico "pare" perch, di fatto, un'osservazione pi attenta rivela che le cose non stanno cos. La vita meno semplice e schematica di quanto si possa immaginare.

Le stele in onore di Nyamian In quasi tutti i villaggi si trovano delle stele, in muratura o in legno, chiama te Nyamian. Non sono rappresentazioni dell'Essere Supremo, ma supporti che ricor dano la sua presenza e, nello stesso tempo, luoghi di culto in suo onore. Le stele possono essere private o pubbliche. Quelle private si trovano di solito nelle abitazioni dei capi villaggio, dei sacerdoti e di qualche capofamiglia pa rticolarmente influente. Quelle pubbliche sono invece situate nella piazza del v illaggio. Alla sommit della stele si trova un recipiente nel quale vengono depost e offerte a Nyamian: acqua pluviale e uova. Nel cortile del capo villaggio di Kwassianiandjone5, all'interno del recipiente si trova una pianta grassa con foglioline galleggianti sulla superficie dell'acq ua. La pianta ha un nome significativo: Nyamian wu a / me ngo wu: Se Nyamian muo re, anch'io morir''. Poich Nyamian non muore mai, anche l'arbusto non muore. E' un a pianta perenne che ricorda costantemente agli esseri umani l'eternit di Nyamian . Qualche volta vicino alla stele si trovano resti di antichi sacrifici (in genere delle ossa) e "pietre di folgore", cio meteoriti. A Nyamian viene offerto un culto, anche se non ha carattere ordinario e regolare . L'offerta pi corrente il pollo bianco. Colui che lo offre allo stesso tempo il sacrificatore6. La vittima sgozzata e il suo sangue fatto colare ai piedi della stele. Nei villaggi dove non esiste la stele, il sacrificio viene eseguito in un angolo della corte. Il sacrificio offerto sia in ringraziamento, sia per implorare fav ori. Esiste anche un altro sacrificio, pi importante, pi solenne, ma pi raro. Ho avuto o ccasione di parteciparvi una sola volta nell'arco di cinque anni. La vittima in questa circostanza l'agnello bianco. Questo sacrificio ha luogo di sabato, giorn o consacrato a Nyamian. Il capo villaggio, stando davanti alla stele, offre la vittima con una preghiera . La vittima offerta poi deposta in una bacinella di rame e lasciata ai piedi de lla stele fino a sera. Durante la giornata Nyamian viene a ritirare la sua parte . Gli intermediari Nelle necessit correnti della vita quotidiana i Bona si rivolgono di solito agli intermediari, chiamati abitualmente amoan, "feticci". Secondo il linguaggio corrente, per feticcio si intende il supporto materiale di un'entit immateriale, di una forza invisibile, cio del sacro. Questi supporti del sacro possono essere divisi in due grandi categorie: i supporti artificiali e i supporti naturali. - Supporti artificiali: statuette lignee o di creta, zucche avvolte in drappi bi anchi o in reticelle, bacinelle di rame con sostanze particolari all'interno7 e sangue raggrumato in superficie. - Supporti naturali: alberi, corsi d'acqua, pietre, colline, montagne, ecc. L'idea di fondo sempre la medesima, anche se i supporti materiali cambiano. Nell 'elemento materiale presente una forza, un'energia: il sacro. Il fedele rende un culto (preghiere, implorazioni, domande di aiuto, di benedizione) a questa forz a sacra presente nell'elemento materiale. Come sottolinea Mircea Eliade: La pietra sacra, l'albero sacro, non sono adorati in quanto tali, lo sono invece proprio per il fatto che sono ierofanie, perch mostrano qualcosa che non pi n piet ra, n albero, ma il sacro8. Questi oggetti acquistano valore in quanto partecipano di una realt che li trasce nde. In mezzo a tanti alberi, ruscelli, pietre, quell'albero, quella pietra, que l ruscello, sono scelti, e per conseguenza diventano sacri, perch costituiscono u na ierofania. L'oggetto appare come un ricettacolo di una forza esterna che lo differenzia dal suo ambiente e gli conferisce senso e valore. Questa forza pu risiedere nella so stanza dell'oggetto o nella sua forma. Una roccia si rivela sacra perch la sua st

essa esistenza una ierofania: impassibile, invulnerabile, essa ci che l'uomo non . Essa resiste al tempo, la sua realt si riveste di perennit9. Altri oggetti possono diventare intangibili e inviolabili (sacri) perch consacrat i, in passato, da un evento fondatore, ad esempio un sacrificio, un giuramento, un avvenimento particolare. Esempio: la pietra koro di Ouatt, o il fiume Tano nel quale venne sacrificato, secondo la leggenda, il figlio della regina dei Baoul d urante il loro esodo. Che cos' questa forza presente nei supporti? Da dove proviene? Alcuni affermano c he si tratta di una particella, una scintilla dell'Essere Supremo, una sua manif estazione, una sua incarnazione. I detentori dei feticci I detentori ordinari di questi ricettacoli sono i komian, termine che si tradott o con sacerdote-guaritore-indovino10. Essi tengono i feticci nelle loro abitazio ni o in tempietti appositi. Certi feticci o amuleti protettivi possono essere po sseduti anche da privati: sovrani, anziani, o altri. Sotto il seggio del defunto sovrano degli Assuadi, Kwadio Nguettia di Koun Banoua , se ne poteva vedere tutta una serie. Cos pure sotto il seggio dorato del capo v illaggio di Ghend. Quando egli partecipa ad una pubblica riunione o ad una festa (ad esempio la festa degli ignami) si fa portare il seggio da un paggio che lo t rasporta tenendolo sulla testa. Sono allora visibili questi amuleti infissi sott o la pelle di capra che copre il piano del seggio. Altri amuleti si trovano, con una certa frequenza, all'entrata delle abitazioni, appesi sopra la porta principale. Questi amuleti domestici non vanno confusi co n le statuette degli antenati, n col seggio atavico, l'oggetto pi sacro del gruppo , supporto della presenza tutelare degli avi. Intermediari e culto Per quanto riguarda questi feticci assistiamo al fenomeno contrario di quanto si osserva a proposito di Nyamian: sono assenti dal linguaggio e presenti ovunque nel culto. In tutti i proverbi e detti raccolti i feticci non sono quasi mai men zionati, n lo sono i termini generici, come per esempio amoan (qualsiasi supporto materiale di una forza invisibile), boroninghe (gli esseri della foresta), abon zam (geni giganti della foresta), angbe (geni nani), n i termini specifici, cio i nomi propri di feticci particolari, ad esempio Birima, feticcio del villaggio di Ouatt o Lopongo, feticcio del villaggio di Tienkwakro; oppure Tano, il fiume sac ro degli Akan, Brandr, la collina sovrastante il villaggio di Koun Abronso, Brefr nzue, un ruscello sacro che fa da confine fra il villaggio di Koun Abronso e la foresta. Nelle necessit quotidiane della vita, ordinarie e straordinarie (sterilit, malatti e, siccit, epidemie, carestia...) il Bona si rivolge a queste divinit minori situa te nel suo ambito familiare offrendo sacrifici alla Terra11, a Brandr, a tale o t al altro feticcio, agli antenati, ma quasi mai a Nyamian. Come mai i Bona, i quali affermano che Nyamian non dorme mai, che dietro la nost ra schiena, che nostro padre, cercano di fatto protezione e soccorso presso ques te divinit rurali? Per quale ragione si rivolgono alle forze vicine, alle entit nu minose che abitano nei pressi del villaggio, piuttosto che a Nyamian? La stessa domanda se l' posta Cyprien Alberbide, a proposito dei Baoul. Nella sua raccolta di proverbi si chiede: Come mai i Baul, i quali affermano che Nyamian al nostro fianco, che veglia su di noi, che signore di tutto, ricorrono con tanta frequenza ai feticci? Altro fatto curioso. I Baul vivono immersi in un pantheon di feticci potenti e te muti. Se essi manifestano troppo a lungo la loro inefficacia vengono abbandonati e sostituiti con altri pi potenti. Ora come mai questi feticci onnipresenti e su pposti onnipotenti non sono mai citati nei proverbi? Alberbide conclude: Sarebbero forse un apporto recente che non ha ancora avuto modo di occupare nel linguaggio il posto che occupa nella vita?12 La risposta a questi interrogativi non facile. Si pu per tentare di dare qualche s

piegazione del fatto che i Bona si rivolgano a queste forze intermediarie, piutt osto che all'Essere Supremo Nyamian. C' innanzitutto da notare, come sottolinea Paul Emile Adjaffi, che non si tratta di una dimenticanza, n di una negligenza dell'Essere Supremo da parte degli uomin i. Nyamian talmente perfetto che non ha bisogno di nulla. I sacrifici degli uomi ni sono per lui inutili. Nyamian si situa al di l dei ringraziamenti degli uomini . L'uomo non potr mai "pagare" Nyamian per ricompensarlo di quanto ha ricevuto. M a ci sono anche altre ragioni. Il protocollo delle corti bona non consente ad un suddito di rivolgersi direttam ente al sovrano. Colui che desidera rivolgere la parola al suo signore, passa ob bligatoriamente attraverso un intermediario: il portavoce. Si visto nella prima parte di questo volume che il portavoce un personaggio molto importante, influen te e potente. E' sempre a fianco del suo sovrano, lo segue come la sua ombra. E' lui che riceve e trasmette la parola al sovrano13. Egli la "bocca" del Re. Il p ortavoce, chiamato anche portaparola, genealogista, portascettro, interprete, pr esente in tutte le corti, piccole o grandi che siano. Questa regola strettamente osservata da tutti. Il rapporto del fedele con l'Essere Supremo non si ispirerebbe a questo schema? Nyamian lontano, invisibile. Il fedele si rivolge ad un intermediario vicino, vi sibile che gli trasmette la sua parola: ecco i feticci, i supporti di potenze mi steriose che abitano non lontano dalle dimore degli uomini. C' poi un altro elemento che potremmo chiamare "COmpetenza territoriale" delle di vinit. Nyamian un Dio universale, si occupa di tutto e di tutti. Ha creato il mon do e gli uomini e si occupa di loro. La sua azione tesa soprattutto alla conserv azione e al funzionamento del macrocosmo, il mondo, con tutto ci che contiene. Il Bona vive in un microcosmo: la sua terra, la sua gente, le sue istituzioni, la sua cultura. In questo contesto si comprende come i Bona attribuiscano la respon sabilit diretta delle vicissitudini quotidiane a queste divinit secondarie che con oscono i loro bisogni, perch vivono con loro. Il macrocosmo ha la sua grande divi nit, il microcosmo bona ha la propria. Un altro elemento di risposta pu essere individuato nella "dinamica del sacrifici o". Il sacrificio richiede un certo contatto materiale, diretto o supposto, un c ontatto immediato col destinatario. Quest'ultimo deve essere visibile, rappresen tato. Qualche esempio: il seggio degli antenati, le bacinelle dei feticci, le zu cche sacre, le statuette. Questi oggetti vengono spalmati col sangue sacrificale , si depone su di loro il cibo offerto; la terra, la collina Brandr: stessa dinam ica; i corsi d'acqua: si fanno sacrifici sulle loro sponde; gli antenati, che si ritiene siano sotto terra: ecco le libagioni, i sacrifici a contatto col suolo. Nyamian invece non ha altare, non ha tempio; come offrirgli un culto? E la stele ?, si dir. Le divinit oggetto di culto effettivo sono quelle che cadono sotto l'in fluenza diretta dell'uomo, il che non il caso di Nyamian. Un altro elemento da considerare che il sacrificio ha essenzialmente il valore d i dono e contro-dono, di riconciliazione con l'essere offeso, di ristabilimento di un'armonia incrinata, di scongiuro di mali sconosciuti, e non soprattutto una valenza di lode. Il sacrificio sovente visto come "pagamento" di un debito, sia per ricompensare la divinit dei suoi servizi, sia per chiederle perdono dopo una trasgressione. Il fedele ha bisogno di sentire vicino il mondo soprannaturale, concretizzato, r eso presente in un supporto materiale: olla, bacinella, albero, ruscello, statue tta, ecc. Davanti ai molteplici pericoli che minacciano la salute, la fortuna, l a vita, il Bona si difende ricorrendo agli esseri soprannaturali pi vicini, al mo ndo delle forze invisibili: se li concilia, li placa con dei sacrifici, vuole se ntirli vicini per essere protetto, difeso. Ma come sottolinea Holas, non bisogna dimenticare che sempre l'Essere Supremo l'ultimo, anche se discreto, destinatar io di ogni preghiera, di ogni offerta indirizzata per via gerarchica all'antenat o familiare o ad una delle divinit minori14. Un altro aspetto da considerare la differenza qualitativa tra l'Essere Supremo e le divinit secondarie. L'Essere Supremo buono, dunque non ha bisogno di essere o norato con culto regolare. Egli non pu fare che il bene. Mentre gli spiriti, le f orze invisibili, sono ambigue, pericolose. Possono operare il bene come il male.

Bisogna quindi conciliarsele rendendo loro un culto pi importante e pi assiduo di quello che si rende a Nyamian. Questi sacrifici sono ben lontani dal mettere in causa la grandezza, la supremaz ia, la trascendenza di Nyamian. Egli non ha bisogno n del sangue n delle carni del le vittime sacrificate, n di cibo. Mentre i sacrifici offerti agli amoan (feticci ), ai womin (antenati) sono per loro cibo e bevanda, Nyamian non ha bisogno di c ibo: lui che nutre l'uomo e gli dona da bere, ricorda ancora Paul Emile Adjaffi1 5. Nyamian l'Onnipotente Queste divinit secondarie sono s efficaci, ma non onnipotenti: hanno sfere di comp etenza particolare. Sono divinit legate ai bisogni quotidiani. Esse difendono e g arantiscono la vita, la fecondit, la prosperit economica. Ma la loro efficacia lim itata, il loro potere ridotto. Infatti in caso di estremo pericolo, in una situa zione estremamente critica dove in gioco l'esistenza stessa della collettivit, si abbandonano le divinit che assicurano ed esaltano la vita in tempi normali, per ritrovare il Dio Supremo. Queste divinit esaltano e riempiono s la vita, ma sono s olo apparentemente forti, non hanno la capacit di salvare e di assicurare l'esist enza nei momenti pi critici. Possono riprodurre la vita, aumentarla, ma solo in s ituazioni normali. Esse hanno accumulato le potenze pi concrete, ma hanno perduto le forze pi sottili, pi spirituali, che si ritrovano intatte nell'Essere Supremo: solo lui pu salvare il cosmo e la societ umana in un momento di crisi16. Si sono gi visti alcuni interventi di Nyamian che salva l'uomo in momenti partico larmente problematici. Qui si vuole mostrare che Nyamian interviene, non soltant o per "salvare" persone singole, ma anche tutto il gruppo sociale quando questo in pericolo. Come si detto Egli, di solito, interviene tramite un infante. Salva inviando un bambino. La ragione pare sia la seguente. Nelle culture tradizionali africane di tipo orale, le conoscenze si acquisiscono vivendo, non studiando sui libri. Il saggio per eccellenza l'anziano: avendo vissuto, egli possiede gli elementi dell a sua cultura e pu trasmetterli. Egli come una biblioteca sempre disponibile e ac cessibile a tutti17. Infatti l'anziano, l'avo, il nan, costantemente presente nei racconti. Quando si presenta una situazione particolarmente difficile, quando si vivono momenti dram matici, senza via d'uscita, il vecchio si presenta e offre il consiglio appropri ato, la chiave per risolvere il problema. Quasi sempre il nan una donna. La donna , ad una certa et, possiede tutti gli elementi della sua cultura, anche quelli de lla cultura maschile. Un bimbo che nasce non ha ancora vissuto, dunque non possiede conoscenze acquisi te. Tutto quello che dice o fa, gli stato comunicato da qualcuno, cio dall'Essere Supremo Nyamian da cui proviene, tramite il mondo degli avi. L'infante l'inviato dell'Essere Supremo che viene a salvare la societ quando n l'u omo, n le altre divinit possono pi nulla. Ne un'illustrazione plastica il racconto che segue. C'era una volta un re, un re come quelli dei tempi antichi che aveva tutti i pot eri. Questo re aveva fatto una cosa che non doveva fare. Aveva preso Pitone e si era messo ad allevarlo. Nessuno poteva rivolgere la parola a questo re. Se anda vi per parlargli ti tagliava la testa. Aveva dunque preso Pitone per allevarlo. Pitone cominciava ad ingrossare, cominc iava a catturare i polli, ma nessuno poteva dire qualcosa. Pitone diventava semp re pi grosso. Aveva due anni. Ora erano le pecore e le capre che catturava. Il re continuava ad allevarlo. Pitone ingrossava sempre di pi. All'et di circa quattro anni cominci a catturare i bambini. Se andavi nei campi e lasciavi il tuo bambino a casa, al tuo ritorno, Pitone l'aveva divorato. Ecco ch e i bambini che si trovavano nel villaggio erano stati divorati quasi tutti da P itone. - Eh! Bisogna andare a trovare il re per raccontargli ci che sta capitando, per d ire che Pitone ha divorato quasi tutti i ragazzi e le ragazze del villaggio. Un giorno tutti si riunirono. Dissero:

- Amici, il re sta distruggendo il nostro villaggio: bisogna dunque che noi tutt i abbandoniamo questo villaggio. Con loro c'erano anche due cacciatori. Questi due cacciatori abitavano nel villa ggio. Quando andavano a caccia uccidevano sempre molta selvaggina. Nel momento in cui tutti fuggivano dal villaggio, ecco che una donna aveva dato alla luce un bambino. Era proprio il mattino di quel giorno che il bambino era n ato. Esiste una grande zucca18 chiamata "songbo". Quando andarono via lasciarono il b ambino deposto in quel recipiente. Anche sua madre era andata via e l'aveva abba ndonato. Il coltello che era servito per tagliare il funicolo ombelicale dell'in fante, era stato deposto accanto alla zucca. Gli abitanti del villaggio erano fuggiti al mattino. Quando fu mezzogiorno, e me zzogiorno in punto, Pitone usc e cominci a strisciare nel villaggio. Ecco che si m ise a cantare: Ho finito di mangiare Ma non ho avuto sangue da versare (tre volte, cantato dal narratore) Mia mamma mi ha messo al mondo Mi ha abbandonato in una zucca E se ne andata (tre volte, cantato dal pubblico) Pitone disse: - Non c' nessuno al villaggio per rispondere al mio canto? Eh! Voglio ben vedere! Inton di nuovo la sua canzone. Mentre passeggiava ud un canto che veniva da lontan o. Si mise alla ricerca del luogo dove proveniva il canto. Giunto l dove si trova va l'infante, inton di nuovo la sua canzone: (si ripete il canto). Ora Pitone ha visto la zucca dove era deposto il neonato. Questo bimbo era Dio c he l'aveva inviato. Pitone and a posarsi vicino alla zucca. Il coltello che era s ervito per tagliare il funicolo ombelicale era il neonato che lo teneva nella su a mano. Nell'istante preciso in cui Pitone stava per afferrare il bambino, costu i prese il coltello e lo infisse nelle fauci di Pitone. Ecco: prrrrr... tenghere nnnnnn... Pitone morto. Gli uomini che aveva divorato, le pecore che aveva mangiato, tutti uscirono. Ora coloro che erano fuggiti in foresta udirono un grande rumore laggi al villagg io. Erano le pecore che belavano, le galline che starnazzavano. Tutti gridavano: le capre belavano, gli uomini schiamazzavano. - Eh! Bisogna andare a vedere ci che capita laggi nel villaggio! Nessuno voleva muoversi. I cacciatori dissero: - E' proprio necessario che si vada a vedere quello che successo laggi. I cacciatori partirono. Giunti vicino al villaggio, ecco gli uomini: tutti color o che Pitone aveva divorato, erano tutti usciti. Le galline erano tutte uscite. Le capre, erano tutte uscite. Le pecore, erano tutte uscite. - Cos' successo?, domandarono i cacciatori. Risposero: - Eh! Il neonato ha ucciso Pitone, per questo che siamo tutti liberi. - Bene, andiamo dal re. Ecco la ragione per cui oggi il re non alleva pi pitoni. Ecco anche la ragione pe r cui si trova oggi a fianco del sovrano un buon portavoce. Quando c' una questio ne da trattare o un affare da giudicare, se il re dice: "Questa questione deve e ssere risolta cos", e al contrario il suo portavoce afferma: "No, bisogna fare co s", ecco che il re ascolta il suo portavoce e lascia cadere l'affare. Le tentazioni degli Israeliti L'intervento dell'Essere Supremo nei momenti drammatici, o il ricorso all'Essere Supremo in situazioni disperate, non tipico dei Bona, n dei popoli africani in g enere. Quest'atteggiamento lo si ritrova in altri popoli di estrazione culturale diversa, per esempio nel popolo ebreo. Quando gli Israeliti passarono da una economia nomade pastorale, parassitaria di

raccolta, ad una economia agricola a sedi fisse, nella loro religione entrarono in gioco nuove divinit che tentavano di soppiantare YHWH, il Dio dell'Esodo. L'agricoltura trasforma in modo radicale non solo l'economia, ma anche la sfera del sacro. Acquistano un posto importante la terra, la donna, la sessualit, la fe condit, con le divinit annesse: i Baal e le Astarti. Le grandi guerre sono finite, si vivono tempi di pace e di relativa prosperit economica. Gli Israeliti si allo ntanano da YHWH e si avvicinano alle divinit che hanno trovato sul posto, alle di vinit dei loro vicini. Quando poi sopraggiungono le catastrofi storiche, gli Israeliti ritornano sulla retta via. Si rivolgono di nuovo a YHWH, perch solo lui pu salvare: Essi gridavano al Signore dicendo: abbiamo peccato, perch abbiamo abbandonato il Signore e servito ai Baal e alle Astarti. Liberaci ancora dalle mani dei nostri nemici e ti serviremo (1 Sam 12,10)19. E' lo stesso gesto del Bona che riscopre l'esistenza e l'onnipotenza di Nyamian davanti all'estrema gravit di un pericolo: tutte le altre forze non possono fare nulla. Solo Nyamian pu salvare, e di fatto interviene e salva20. Per in tempi normali il Bona si rivolge costantemente alle divinit pi vicine. E' in loro che cerca protezione, rifugio, conforto21. Riassumendo l'analisi fin qui svolta si pu concludere che il Bona crede ad un Ess ere Supremo che si situa al di sopra di tutti i sovrani terrestri, di tutti gli spiriti della foresta, antenati, feticci, amuleti. Di fatto per, nella sua vita d i ogni giorno, nel suo cammino verso questa Divinit Suprema, nel suo desiderio di raggiungerla, si ferma per strada, rimane agli esseri spirituali pi vicini, alle entit numinose che popolano il suo universo. Il ricorso agli intermediari, resi presenti in un supporto materiale, semplicemente la manifestazione di una tenden za fondamentale dell'uomo, del suo desiderio di vivere con la divinit, in comunio ne con essa per beneficiare della sua protezione davanti a tutte le aggressioni della vita. L'annuncio Io, missionario, come mi situo davanti a questo mondo religioso tradizionale? Il mio annuncio del Vangelo viene a colmare un'attesa oppure resta qualcosa di imp ortato, che non risponde a nessuna esigenza fondamentale delle persone alle qual i mi rivolgo? Affinch la notizia sia buona, affinch sia veramente una "buona notiz ia", essa deve essere percepita come tale dal "ricevente" e non solo dall'"emitt ente". Ebbene, io sono convinto che la Parola che annuncio veramente una buona notizia, attesa, trasformante, vitalizzante: per me che la porto e per il Bona che la ri ceve. Tocchiamo qui la novit radicale del messaggio cristiano, l'originalit22 del Cristi anesimo, l'essenza stessa della missione. Nelle religioni tradizionali l'uomo cerca Dio, ma da solo non ce la fa ad arriva re fino a lui, a conoscerlo completamente. Qualcuno riesce a stabilire con Dio u n rapporto pi profondo degli altri, ma il mistero di Dio rimane nascosto, cos come rimane nascosta la porta d'accesso a questo mistero. L'uomo, nella maggioranza dei casi, rimane per strada: ecco i feticci attraverso i quali l'uomo cerca di i mpossessarsi del sacro. Nella religione cristiana non pi l'uomo che cerca Dio, ma Dio che scende alla ric erca dell'uomo. E' il figlio di Dio che diventa figlio dell'uomo affinch il figli o dell'uomo diventi figlio di Dio, come dice S. Ireneo. E' questa la novit rivolu zionaria del Cristianesimo in rapporto alle altre religioni: Dio si manifestato pienamente in Ges Cristo. Dio ha parlato e continua a parlare e a manifestarsi agli uomini in molti modi, ma Dio si manifesta e si rivela pienamente nella persona del Figlio suo Ges Crist o. Ges il Verbo, la Parola di Dio che si fa carne per rivelare il Padre (Gv. 1,18 ). E' questa la buona novella che annuncio al Bona. Gli dico: Ci che i vostri avi hanno sempre desiderato, sperato, ci a cui hanno teso con tutt e le loro forze, senza mai poterlo raggiungere pienamente - cio il loro desiderio

di vivere non solo con dei sostituti della Divinit, ma con la Divinit stessa - eb bene io vengo ad annunziarvi che questo possibile, che questo desiderio potete p ienamente realizzarlo. Ci che desiderate nel pi profondo di voi stessi, quest'aspi razione di tutto il vostro essere verso la Divinit, non un sogno irrealizzabile. Dio stesso venuto incontro a noi, dandoci il mezzo per raggiungerlo: Ges Cristo. Riconoscendo nella fede che Ges Cristo il Figlio di Dio, potete realizzare concre tamente il vostro desiderio di vivere in comunione con la Divinit. Accettando nel la vostra vita Ges Cristo, voi vivrete non pi in comunione con dei feticci "OP0" ( Dt 4,29), ma col Figlio di Dio stesso, cio con Dio, perch in Ges abita tutta la pie nezza della Divinit (Col 2,9). Questo Essere Supremo non lontano: ha un nome, un volto: Ges! E' talmente vicino, si interessa talmente alla nostra vita, che diven tato uno di noi. Accogliendo Ges Cristo, riconoscendo che Ges di Nazaret il Signore (Rom 10,9), il Bona passa dall'attesa all'incontro. In Ges Cristo il mistero rimasto nascosto ne i secoli svelato (Col 1,26). Cristo la porta d'accesso al Padre (Gv 14,6). Egli rivela il vero volto del Padre (Mt 11,27). In lui l'uomo pu conoscere pienamente il Padre (Gv 14,10). Come dice Ireneo: Il Figlio con la sua manifestazione d la c onoscenza del Padre... Tutto viene manifestato per mezzo del Verbo (Adv. Haer. I V,6.3). Missione allora sar: far conoscere il mistero rimasto nascosto nei secoli e da ge nerazioni, realizzando l'avvento della Parola (Col 1,25), proponendo agli uomini di credere a Cristo. Il riassunto del Vangelo Dio che si incontra con l'uomo pe r renderlo Figlio di Dio e farlo vivere della sua stessa vita in piena comunione con lui (Gv 1,12). Missione non sar soprattutto piantare la Chiesa in tutte le l atitudini e longitudini del globo, ma proporre una Parola che risposta a tutte l e situazioni, individuali, collettive, culturali, di tutti i popoli. L'uomo dive nta veramente uomo quando incontra Cristo che gli rivela il Padre (Gv 12,45) e g li permette di vivere la sua vita in pienezza. Parlavo di questo un giorno a dei giovani. Alla mia domanda se avessero capito, ecco la risposta di uno di loro. Quando ritorno al villaggio spiegher quanto tu hai detto in questo modo. Una volt a c'era un villaggio vicino ad una immensa foresta. Gli abitanti del villaggio a vevano sentito parlare di un grande Re, buono e generoso, che abitava al di l del la foresta. Tutti parlavano molto bene di quel Re. Le sue gesta erano sulla bocc a di tutti. Nel cuore della gente nacque il desiderio di andare a trovarlo, di i ncontrarlo, di mettersi sotto la sua protezione. Ma quel Re abitava lontano, e l a foresta era impenetrabile. Inviarono allora alcuni giovani con dei machete per tentare di aprire una pista nella foresta. I giovani partirono e cominciarono a lavorare. Ma il Re abitava lontano, molto lontano. La foresta era fitta, inestr icabile, misteriosa. Davanti alle difficolt i giovani si persero di coraggio. Pro prio non ce la facevano pi ad andare avanti. Si stancarono, si fermarono per stra da e costruirono dei cascinali. Il Re ebbe sentore di questi giovani che lo cerc avano e disse fra s: "Ma guarda che bravi quei giovani! Volevano venire da me, ma non ce l'hanno fatta. Non hanno saputo trovare la strada giusta e si sono scora ggiati, sono rimasti per strada. Mando io mio figlio a dar loro una mano, ad apr ire una strada in mezzo alla foresta". Il figlio del Re part. Apr la strada e si i ncontr con le persone sperdute nella foresta. Disse loro: "Se volete venire a tro vare quel Re che cercavate, venite con me, vi insegner la strada, se mi seguite n on vi perderete pi. E' lui stesso che mi manda da voi perch ha saputo che lo cerca vate. La strada ora esiste, l'ho aperta io". Nella prospettiva cristiana che cosa diventano i feticci? Accogliendo Ges Cristo il Bona non ha pi bisogno dei feticci, degli amuleti, perch Dio, diventando uomo i n Cristo, si mette alla portata dell'uomo. Contrariamente a quanto crede il Bona, Dio non solo si interessa alla vita di ci ascuno, a tutti i dettagli della vita (Mt 6,30), ma conosce tutti i bisogni, le richieste, le difficolt, prima ancora che siano formulate (Mt 7,8). E in Ges ogni preghiera esaudita (Lc 11,24). Dio interviene non solo nei momenti drammatici, n ell'estrema gravit di un pericolo, ma vigila costantemente su ogni uomo, perch Pad re provvidente di tutti (Lc 12,30). Da quando Dio invi suo Figlio nato da donna ( Gal 4,4) non c' nessun altro popolo che ha la Divinit cos vicina a s, come il Signor

e vicino a noi ogni volta che lo invochiamo (Dt 4,7). Come vanno allora considerati questi feticci, cio questi oggetti materiali coi qu ali l'uomo tenta di captare il sacro e di porlo al suo servizio? La lettera agli Ebrei ci ricorda che Dio ha parlato nei tempi antichi molte volt e e in diversi modi per rivelarsi definitivamente in Cristo (Eb 1,1). Dio si riv elato pienamente in Ges Cristo, ma si anche manifestato in altri modi. La sua sap ienza come una nube che copre tutta la terra, ed presente in ogni nazione del mo ndo (Sir 24,3-5). Dio si lascia intravedere, ad esempio, nelle opere da lui compiute (Rom 1,20), a nche se non facile per l'uomo riconoscere il Creatore. Contro coloro che negavan o la risurrezione dei morti Teofilo di Antiochia si appellava ai tekmeria, agli indizi che Dio aveva messo a loro disposizione nei ritmi cosmici: le stagioni, i giorni e le notti: "Non c' forse una rinascita per i semi e per i frutti?". Per Clemente di Roma il, "giorno e la notte rivelano la risurrezione: la notte s i corica, il giorno si alza; se ne va il giorno, arriva la notte"23. Possiamo assimilare ai fenomeni naturali le altre epifanie del sacro chiamate fe ticci: sono altrettanti linguaggi e presenze della Divinit. Queste ierofanie elem entari dominano l'esperienza degli Anyi-Bona, ma senza esaurirla. Non si potrebb e considerare questi supporti materiali del sacro come epifanie dell'unica Divin it? Come incarnazioni parziali dell'unico Verbo di Dio che si incarnato totalment e, perfettamente, pienamente in Cristo? Le altre non sarebbero che pre-incarnazi oni, prefigurazioni, tentativi umani di Incarnazione, di captare il sacro. La libert goduta da Dio gli permette di assumere qualsiasi forma, anche la pi aber rante e assurda. Non si dimentichi che Yahv ha trasmesso dei messaggi essenziali al suo popolo attraverso il profeta "pagano" Balaam e la sua asina, perch Dio che mette nella bocca le parole che devono essere dette (Num 23,11). Tutti questi supporti del sacro potrebbero essere considerati non tappe degenera te del sentimento religioso di una umanit decaduta, ma tentativi di prefigurare i l mistero dell'Incarnazione. Secondo Mircea Eliade24, dalla ierofania pi elementare, per esempio la manifestaz ione del sacro in un oggetto qualsiasi, una pietra, un albero, un ruscello, alla ierofania suprema che per il cristiano l'Incarnazione di Dio in Cristo, non vi sarebbe soluzione di continuit. Sarebbe sempre lo stesso atto misterioso: la mani festazione di una realt che non appartiene al nostro mondo, in oggetti che fanno parte integrante del nostro mondo. La rivelazione non distrugge i significati precristiani dei simboli, vi aggiunge semplicemente un valore nuovo. Per il credente il nuovo significato annulla tut ti gli altri: d al simbolo un'unica valutazione, trasfigurandolo in rivelazione. Si potrebbe in un certo senso affermare che tutti questi simboli attendevano la precisazione del loro profondo significato dai nuovi valori apportati dal Cristi anesimo: le modalit "pagane" del sacro non sarebbero che un cammino, una tensione verso l'unica, vera definitiva, Incarnazione. I "semi del Verbo" non possono ch e rinviare alla pienezza del Verbo. In questa luce la vita religiosa dell'umanit diventa allora nient'altro che un'at tesa di Cristo, in cui l'uomo trova salvezza, poich non c' sulla terra altra perso na inviata fra gli uomini, per la cui opera necessario che siamo salvati (At 4,1 2). E' una religione importata, questa che annuncio, oppure un coronamento, un compi mento delle attese pi vitali vissute nel profondo? Sono inviato per distruggere o ppure per portare a termine un'opera che attende di essere completata? Per approfondire i temi trattati si pu far riferimento a questi testi, alla fine dei quali si trova un'esauriente bibliografia sull'argomento. Religioni tradizionali africane: Isizoh C.D., The attitude of the Catholic Churc h towards African Traditional Religion and culture, Ceedee Publications, Lagos Rome 1988. Inculturazione: Kiaziku V.C., Cultura e inculturazione. Il punto di vista di un bantu, Edistampa / Nuova Specie, Troia 1999. Costa d'Avorio e mondo akan: Viti F., Il potere debole. Antropologia politica de ll'Aitunvle, Angeli, Milano 1998.

Valsecchi P. - Viti F. (Sous la direction de), Mondes Akan, Akan Worlds, Identit et pouvoir en Afrique occidentale - Identity and power in West Africa, l'Harmatt an, Paris 1999. Note (1) Da asi bossom: i geni della terra. Il termine bossonismo prende il posto di f eticismo, che porta in s connotazioni coloniali e negative. (2) In C. Alberbide, Les Baouls d'aprs leurs dictons et proverbes, Abidjan, 1975, p. 14. (3) M. Eliade, Il sacro e il profano, cit. p. 78. (4) R. Petazzoni, L'Essere Supremo nelle religioni primitive, cit., pp. 90-91. (5) Villaggio della sottoprefettura di Transua. (6) Dettaglio importante. Ordinariamente colui che offre la vittima, colui che p resenta la vittima alla divinit o al feticcio, non il sacrificatore, l'esecutore materiale del sacrificio. Questo compito di solito affidato ad un aburua, cio ad un discendente di uno schiavo. (7) All'interno c', di solito, un condensato del cosmo: elementi del mondo minera le, vegetale, animale, umano. (8) M. Eliade, cit., p. 15. (9) M. Eliade, Il mito dell'eterno ritorno, Milano 1975, p. 14. (10 Questo personaggio ha anche altre funzioni, molte delle quali in comune con gli Iatromanti greci. Eccone alcune: guaritore, veggente, purificatore, autore d i oracoli, viaggiatore nell'aria. Si veda: I.P. Couliano, I Viaggi dell'Anima, M ilano 1991, p. 122 e ss. (11) La Terra non un feticcio ma una divinit tellurica. (12) C. Alberbide, Les Baouls d'aprs leurs dictons et proverbes, Tiassal 1974, pp. 2-3. (13) A proposito di questo personaggio e del suo posto nella societ bona cf. S. G alli, Il racconto africano. L'esperienza Anyi-Bona, Bologna 1977, p. 55 e ss. Si veda anche Neonato, p. 17. (14) B. Holas, Les Dieux d'Afrique Noire, Paris 1968, p. 24. E' vero che Holas n on parla dei Bona, ma le sue osservazioni paiono pertinenti anche per l'universo culturale anyi-bona. (15) Cit., p. 231. (16) M. Eliade, Il sacro e il profano, cit., p. 82. (17) E' a tutti nota la famosa frase attribuita ad Hampat Ba: Un vecchio che muor e una biblioteca che brucia. (18) In bona la zucca chiamata awua, comunemente detta calebasse. E' il frutto d el Calebassier (Lagenaria vulgaris). Si tratta di una grossa zucca svuotata che serve da recipiente. La variante songbo molto pi grande delle normali zucche. Le donne bona la utilizzano per tritare i diversi ingredienti degli intingoli, e oc casionalmente, per deporvi i bambini quando lavorano nei campi. (19) Cit. in M. Eliade, Il sacro e il profano, cit., p. 98. Traduzione CEI. (20) Di fatto non esattamente lo stesso atteggiamento. In Israele il popolo si r ivolge a YHWH con la coscienza di aver peccato. Nella cultura tradizionale bona il ricorso agli intermediari non affatto condannato n condannabile. C' soltanto la certezza che Nyamian pi forte di tutte le altre divinit e che pronto ad interveni re in situazioni particolarmente drammatiche. Anche nell'Antico Testamento si tr ovano tracce di linguaggio mitologico (esempio: consiglio degli dei, e altri ant ropomorfismi), ma questo solo un tributo legato a certi generi letterari. L'affe rmazione dell'unicit del Dio vivente indiscussa. (21) L'atteggiamento del Bona non molto dissimile da quello dei cristiani ordina ri delle nostre parrocchie. Nelle cristianit di vecchia data, di solito il fedele non si rivolge direttamente a Dio, alla Trinit, ma piuttosto agli... intermediar i: Maria, i Santi. Esiste il pericolo, nel mondo occidentale come in Africa, di fermarsi agli intermediari, dimenticando l'Essere Supremo, Dio. (22) Questa affermazione deve essere intesa nella sua giusta accezione, perch il Cristianesimo ha le sue radici e attinge la sua linfa nell'Antico Testamento e n

elle Tradizioni ebraiche. Nessuno ignora che i Libri dell'Antico Testamento sono il terreno privilegiato della manifestazione di Dio agli uomini. Dio dialoga, s i manifesta, si rivela al suo popolo accompagnandolo lungo tutta la sua storia. Dunque "l'originalit" del Cristianesimo ha le sue radici nella storia ebraica. Ge s viene a completare la rivelazione che inizia nelle prime pagine della Bibbia. (23) M. Eliade, cit., p. 14. Cf., dello stesso autore, Trattato di storia delle religioni, Torino, 1957, p. 36. (24) M. Eliade, Il sacro e il profano, cit., p. 88.

Collana "Biblioteca scientifica"

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- La kora e il sax. Musica africana moderna (Tosi E.) - Giornale etnografico. Un missionario tra i Birrwa-Limba della Sierra Leone (Se nno T.) - I segreti della serenit. Pedagogia tradizionale nel cuore dell'Africa (Cisterni no M.) - Noi, i Turkana. Un saggio (Da Ros A.) - La campana di Balbino (Pellegrino V.) - Il seggio d'oro (Galli S.)

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