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Sergio Cesaratto

Sovranit monetaria e democrazia

06 Giugno 2011
Un grande primo ministro canadese, William Mackenzie King,[1] ebbe a dichiarare prima delle elezioni del 1935: Una volta che a una nazione rinuncia al controllo della propria valuta e del credito, non importa chi fa le leggi della nazione. Fino a quando il controllo dellemissione della moneta e del credito non sia restituito al governo e riconosciuto come la responsabilit pi rilevante e sacra, ogni discorso circa la sovranit del Parlamento e della democrazia sarebbe ozioso e futile. La rinunzia alla sovranit monetaria precisamente quello che il nostro paese ha fatto con ladesione alla moneta unica. In verit, a ben guardare, laveva fatto gi prima con il famoso divorzio fra il Tesoro e la Banca dItalia nel 1981. Con quellatto, compiuto attraverso un fait accompli uno scambio di lettere fra Andreatta e Ciampi in barba a qualsiasi decisione parlamentare, i governi della Repubblica rinunciavano alla prerogativa di determinare la politica monetaria, dunque moderare i tassi di interesse, con successive conseguenze disastrose per conti pubblici e distribuzione del reddito.[2] Con la moneta unica il nostro paese ha persino rinunciato alla possibilit di tornare indietro in quella decisione. Le ulteriori conseguenze sulla nostra economia dovute allabbandono della flessibilit del cambio estero sono davanti agli occhi di tutti con un crescente disavanzo delle partite correnti, dal pareggio del 1999 sino al -3,5% del 2010, con conseguente crescente indebitamento netto con lestero.

Lo sconforto sarebbe attenuato se la sovranit monetaria fosse passata a una Europa politica che avrebbe potuto usarla al meglio. Non stato invece cos, avendo lEuropa inscritto persino nel proprio trattato costituzionale, com noto, che la banca centrale indipendente dal potere politico avendo come solo obiettivo quello di stabilizzare il livello dei prezzi. Le conseguenze ultime di questa indipendenza si vendono nella indegna sceneggiata che si sta in questi giorni svolgendo fra le cancellerie europee e la BCE. A fronte del palese fallimento delle politiche di rientro dal debito imposte alla Grecia e della difficolt a far digerire ulteriori aiuti ai propri contribuenti, alcuni paesi europei, la Germania in primis, si sono dichiarati favorevoli a qualche forma di ristrutturazione del debito di quel disgraziato paese. Di riflesso, gli esponenti della BCE hanno cominciato a rilasciare a destra e a manca dichiarazioni minacciose che se tale ristrutturazione avvenisse la banca centrale non avrebbe pi stampato un quattrino a sostegno del debito e delle banche greche (una opzione nucleare stata definita), mentre il governatore Trichet si permesso di alzare la voce in summit di rappresentanti di governi democraticamente eletti e addirittura di abbandonarli sbattendo le porte.[3] Draghi, per coloro che coltivassero illusioni, ha ribadito nelle ultime Considerazioni finali che n la presenza di rischi sovrani, n la dipendenza patologica di alcune banche dal finanziamento della BCE possono farla deflettere dallobiettivo della stabilit dei prezzi. Quello che appare intollerabile non tanto il comportamento degli apprendisti stregoni di Francoforte, che in fondo rifiutano di fare quello che i trattati europei vietano loro di fare e difendono la reputazione di guardiani della moneta, ma che le democrazie europee si siano auto-inflitte queste umiliazioni. Si badi, da sempre la democrazia popolare ha avuto necessit di contro-altari istituzionali in un sistema di checks and balances. Ma a parte di una banda di fanatici economisti ultra-liberisti, mai a nessuno era venuto alla mente di elevare una banca centrale al rango di un quarto potere che espropria le istituzioni democratiche delle decisioni di politica economica! La BCE ha dovuto durante questa crisi, nolente o volente, assumere ruoli quello di

prestatore di ultima istanza ai governi (che non era in effetti nei suoi statuti) e alle banche, pena limplosione del sistema finanziario europeo e globale. A parte limplausibile ipotesi che la Grecia riesca a stabilizzare se il proprio debito pubblico a colpi di deflazione e di svendita del patrimonio pubblico, ipotesi a cui sembra incredibilmente dar credito solo la BCE attraverso lultra-falco Bini Smaghi, qualunque sia la strada alternativa prescelta dallEuropa una ristrutturazione del debito o quella pi razionale e meno dolorosa di europeizzazione del debito (per esempio qui) - la BCE sarebbe costretta a una politica monetaria accomodante. Lindipendenza della banca centrale in generale, e in particolare nei frangenti attuali, sbagliata, e lo statuto della BCE va assimilato a quello della FED americana i cui esponenti mai e poi mai potrebbero permettersi di non collaborare alle decisioni dellamministrazione. Per quanto riguarda il nostro paese, esso sta pagando a questEuropa dei prezzi elevatissimi in termini di disoccupazione crescente e di deindustrializzazione, e il futuro si presenta fosco. La consapevolezza di questo ancora scarsa, spesso anche a sinistra dove, per cinismo o ignoranza, ci si appassiona ad altri temi che non siano quelli delloccupazione e dei bisogni elementari della gente. Le proposte che lItalia dovrebbe avanzare a Bruxelles le abbiamo esposte (qui, qui e qui), ma lEuropa prosegue in una cacofonia di voci e inadeguatezza di proposte che fa poco ben sperare. La dichiarazione di Mackenzie del 1935, continua cos: Il Partito Liberale si dichiara in favore dellimmediata istituzione di una banca nazionale debitamente costituita al fine del controllo dellemissione di moneta rapportata ai bisogni pubblici. Il flusso di moneta deve essere in relazione ai bisogni nazionali, sociali e industriali del popolo canadese. Le urne diedero al partito liberale una maggioranza senza precedenti. Dopo le belle vittorie di Milano e Napoli, i prossimi mesi potrebbero vedere la partecipazione della sinistra italiana al governo. Naturalmente il problema che si presentava a Mackenzie era quello, pi semplice, di nazionalizzare lemissione di moneta. Pi complicato sarebbe se il Canada avesse stabilito una unione monetaria con gli Stati Uniti, come abbiamo fatto noi con la Germania. La consapevolezza di quanto dura la battaglia a cui dovrebbe attrezzarsi una sinistra che volesse davvero sollevare le sorti del paese ci sembra, comunque, un primo, essenziale passo.

[1] William Lyon Mackenzie King (1874-1950), leader del partito liberale, un partito di centro ma con sensibilit ai problemi sociali, fu per tre volte primo ministro del Canada. [2] Come ricordato da Aldo Barba in un interessante intervento al convegno per il 150mo su Sviluppo capitalistico e unit nazionale nei giorni scorsi. [3] Bini Smaghi arrivato a minacciare che la BCE possa imporre che i paesi membri dellUME rimborsino la banca decine di miliardi di titoli greci che essa detiene. Contro i timori della BCE vedi Roubini.

4 commenti:

webabuser ha detto...

Se tutto il denaro (euro in questo caso) viene al mondo come debito gravato da interesse, che percio' non potra' mai essere ripagato e potra' solo crescere, la politica monetaria e' abbastanza irrilevante: ci troveremo sempre in una bolla perennemente crescente di debito "pubblico" E inflazione. E' ora che pure i professorini e professoroni la dicano tutta sulla natura del denaro, delle banche "centrali" e del debito "pubblico".

06/giu/2011 11:59:00

Carmen the Sister ha detto...


@Webabuser Non TUTTO il denaro viene emesso come debito. Il cicolante no. Qui sta l'importanza fondamentale della politica monetaria e la grandezza dell'articolo di Cesaratto, che uno dei pochi ad avere il coraggio di dire queste cose contro il tab dominanate. Chi si limita a fare di tutta l'erba un fascio non coglie le differenze - (e pecca di arroganza).

06/giu/2011 18:45:00 Anonimo ha detto...


Per Carmen, emm... non sono d'accordo con te ma questo lo sapevi gi. A parte questa mia uscita, il testo veramente ottimo onore e stima al Prof. Cesaratto. La domanda che ci si dovrebbe porgere questa, quanta gente a conoscenza di tutto questo malaffare? Saluti. Orazio

06/giu/2011 21:45:00

Carmen the Sister ha detto...


Ben pochi, Orazio, e l'unica parte che purtroppo non posso condividere con Cesaratto la sua pervicace speranza che la sinistra si svegli e faccia una vera opposizione a questa dittatura europea. A presto

06/giu/2011 22:02:00 Anonimo ha detto...

Sul punto riguardante la sinistra, non ci metterei nemmeno un centesimo. Del resto sono due facce della stessa moneta, guarda quello che successo in Portogallo in cui la sinistra al potere ha perso ed arrivata la Destra... risultato effettivo NESSUNO, la destra eseguir quanto disposto "dall'alto".. Saluti. Orazio

07/giu/2011 00:49:00 Anonimo ha detto...


Ciao Carmen! :) Sono stata via un po' e al mio ritorno ho trovato una bella sorpresa su Mercato Libero: ho letto che hai una rubrica su un giornale dell'Emilia Romagna! Volevo solo farti i complimenti e chiederti se possibile leggere quello che scrivi sul tuo blog, magari anche in ritardo rispetto all'uscita sul giornale. Sarebbe interessante... Claudia

07/giu/2011 07:05:00 NICOLA_Z ha detto...


Buongiorno a te Carmen, e a tutti i lettori, Sono andato in ferie per un p di giorni lontano da casa, senza internet, e poi mi sono persino influenzato, quindi non ho potuto n leggere n commentare gli articoli postati. Un'altro bellissimo articolo, di un professore che dice quello che altri non dicono: "......il famoso divorzio fra il Tesoro e la Banca dItalia nel 1981. Con quellatto, compiuto attraverso un fait accompli uno scambio di lettere fra Andreatta e Ciampi in barba a qualsiasi decisione parlamentare, i governi della Repubblica rinunciavano alla prerogativa di determinare la politica monetaria, dunque moderare i tassi di interesse, con successive conseguenze disastrose per conti pubblici e distribuzione del reddito." Avevamo gi affrontato l'argomento nei post di fine maggio, che spiegava perch nel solo decennio degli anni '80, era letteralmente esploso il debito pubblico italiano, anche se qualcuno, quei motivi, non voleva capirli. Quindi un plauso a questo professore, anche se pure io la penso come te Carmen, il centrosinistra italiano ancora pi ubbidiente e servile del centrodestra, ai Poteri Forti nazionali e internazionali, basta guardare i curriculum e le posizioni, di persone come Andreatta, Amato, Ciampi, Scalfaro, Spaventa, Prodi, Visco, Padoa Schioppa, D'Alema, Veltroni, Colaninno, De Benedetti e compagnia. Putroppo nessuno dei due schieramenti riesce ad essere indipendente, da tali poteri "onnipotenti", io no so francamente come noi cittadini ne possiamo uscire "vivi". un saluto, Nicola.

07/giu/2011 10:40:00

Policy Notes | May 2011


A Modest Proposal for Overcoming the Euro Crisis This Modest Proposal by authors Varoufakis and Holland outlines a three-pronged, comprehensive solution to the eurozone crisis that simultaneously addresses the three main dimensions of the current crisis in the eurozone (sovereign debt, banking, and underinvestment), restructures both a share of sovereign debt and that of banks, and does not involve a fiscal transfer of taxpayers money. Additionally, it requires no moves toward federation, no fiscal union, and no transfer union. It is in this sense, say the authors, that it deserves the epithet modest. To stabilize the debt crisis, Varoufakis and Holland recommend a tranche transfer of the sovereign debt of each EU member-state to the European Central Bank (ECB), to be held as ECB bonds. Member-states would continue to service their share of debt, reducing the debtservicing burden of the most exposed member-states without increasing the debt burden of the others. Rigorous stress testing and recapitalization through the European Financial Stability Facility (in exchange for equity) would cleanse the banks of questionable public and private paper assets, allowing them to turn future liquidity into loans to enterprises and households. And the European Investment Bank (EIB) would assume the role of effecting a New Deal for Europe, drawing upon a mix of its own bonds and the new eurobonds. In effect, the EIB would graduate into a European surplus-recycling mechanisma mechanism without which no currency union can survive for long.

1 Commenti
1. 5 Giugno 2011 alle 11:08 am D. Mario Nuti scrive: Cesaratto scrive: con il famoso divorzio fra il Tesoro e la Banca dItalia nel 1981 i governi della Repubblica rinunciavano alla prerogativa di determinare la politica monetaria, dunque moderare i tassi di interesse, con successive conseguenze disastrose per conti pubblici e distribuzione del reddito. Con la moneta unica il nostro paese ha persino rinunciato alla

possibilit di tornare indietro in quella decisione. Lindipendenza della Banca Centrale figlia della teoria delle aspettative razionali, e della conseguente mancanza di trade-off fra inflazione e disoccupazione (curva di Phillips verticale). Solo senza questo trade-off, infatti, tanto vale delegare il controllo dellinflazione a una Banca Centrale Indipendente dal governo. La teoria delle cosiddette aspettative razionali, che in realt non implicano razionalit ma piuttosto un successo non dimostrato nel prevedere il futuro, oggi screditata, ma purtroppo lindipendenza della Banca Centrale, vincolata al solo obiettivo dellinflazione, e rimane una delle condizioni per I paesi che vogliono entrare nellarea delleuro. Quindi il divorzio fra Tesoro e Banca dItalia, se non fosse avvenuto nel 1981, sarebbe dovuto avvenire in ogni caso prima del 1999. A onor del vero va riconosciuto che il patto Andreatta-Ciampi, se ha condotto alla sfrenata crescita del debito pubblico italiano, almeno ha contenuto linflazione. Lidea che una europeizzazione del debito sia pi razionale e meno dolorosa della ristrutturazione del debito o del taglio drastico dei conti pubblici si basa su un pio ma malinteso desiderio. E cio che unistituzione dellUnione Europea, che ha un bilancio di poco pi dell1% del PIL europeo e un surplus primario costituzionalmente uguale a zero (sempre bilanciato ex-post con un prelievo sugli stati membri proporzionale al loro PIL), possa assumersi gran parte del debito degli stati membri emettendo titoli in concorrenza con gli Stati Uniti, che hanno un bilancio dellordine del 35% del PIL e la indiscussa possibilit che, prima o poi, sia realizzato un surplus primario sufficiente a stabilizzare e ridurre il rapporto fra il loro debito e PIL. Il mondo di Varoufakis & Holland potr essere migliore, ma non certo quello in cui viviamo nel nostro continente.

I nodi della crisi: le proposte della sinistra a confronto

1. Ho gi commentato su Economiaepolitica.it alcuni aspetti del rapporto del PD. Mi sembrava l di poter rilevare come nel Progetto convivessero due anime e, come nel Faust, l'una si vuol separare dall'altra". La prima anima quella dellintroduzione al rapporto e di un paio di proposte relative alla politica economica europea. Nellintroduzione si offre, infatti, una visione interessante e ormai condivisa da molti della genesi degli squilibri europei, su cui non mi sembra il caso di tornare qui, e, soprattutto, si condannano le politiche correnti dellUnione che ritengono di poter far riaggiustare i conti ai paesi periferici a suon di deflazione, unimpostazione inutile allo scopo oltre che socialmente devastante. Lalternativa europea avanzata dal Progetto ruota attorno a due proposte. Nellesaminare queste proposte operer un confronto con le corrispondenti proposte del documento delle associazioni ripubblicato da Pane&Acqua. 2. La prima quella di una europeizzazione di una quota dei debiti pubblici, proposta avanzata da molti negli scorsi mesi. Essa presenti aspetti condivisibili. Si deve tuttavia evitare che le politiche fiscali nazionali siano accentrate a Bruxelles in un quadro di regole ferree gestite da tecnocrati, come richiesto da un autorevole esponente della BCE (che certo non parla a caso), tali da svuotare i parlamenti nazionali di ogni decisione in tema di bilancio pubblico, con ulteriore perdita di sovranit democratica (che gi in realt venuta meno con lUME in quanto una nazione senza moneta non uno stato sovrano).[1] Manca inoltre, ed questa la critica pi importante, un richiamo fermo a un ruolo attivo della BCE a tener bassi i tassi di interesse sui titoli pubblici come invece sostenuto nel documento delle associazioni. Senza tale impegno, sarebbe complicato spiegare agli elettori tedeschi perch loro dovrebbero pagare tassi pi alti mettendo il loro debito in un unico calderone col debito dei famigerati PIIGS. La proposta andrebbe anche completata indicando lobiettivo della stabilizzazione, piuttosto che della riduzione, dei debiti pubblici nazionali. Una volta che, ad esempio, il 60% dei debiti nazionali fosse trasferito a un ente europeo del debito, i debiti residui persino dei paesi ad elevatissimo debito (persino di Grecia e Italia) sarebbero non lontani da tale soglia, e non si vedrebbe peraltro la necessit di piani draconiani di rientro.[2] La seconda proposta quella del cosiddetto standard retributivo, lidea che nei paesi in surplus commerciale le retribuzioni nominali dovrebbero correre pi della produttivit s da
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In uno stato sovrano si vota su due cose: diritti civili e scelte economiche. La seconda scelta ci stata fondamentalmente sottratta una volta che abbiamo rinunciato alla moneta. Circa la prima, ci pensa il Vaticano a scegliere per noi.
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I vari paesi non avrebbero infatti ulteriori doveri verso il debito trasferito alente europeo tranne quello di pagare gli interessi sulla quota da loro conferita. Questi titoli verrebbero trattati nel mercato dei titoli e considerati dai mercati come ultra-sicuri per la doppia garanzia dei governi europei e della BCE. generare una perdita di competitivit per quei paesi e un aumento dei loro consumi interni dovuto allaumento dei salari reali. Sebbene in via generale si concordi con questo, si deve rammentare che non vi una relazione sistematica fra andamento dei salari nominali e dei prezzi dei beni esportati, per cui lobiettivo andrebbe riformulato chiedendo ai paesi in surplus di mantenere un tasso di inflazione non inferiore a quello obiettivo della BCE, il quale a sua volta andrebbe rivisto allins, come anche suggerito dal documento delle associazioni. In sintesi, non c su questi aspetti contrapposizione fra i due documenti qui in discussione sebbene, mi sembri, quello delle associazioni sia pi puntuale e incisivo, in particolare nei riguardi del ruolo della BCE sui cui il documento del PD ancora troppo reticente. Io credo che non sar mai detto con troppa forza come qualunque paese, ma a me interessa il mio paese, aderendo alla moneta unica cede lessenziale della sua sovranit. Per giunta questa sovranit stata ceduta a un ente tecnocratico sovranazionale che non vincolato a politiche

di piena occupazione e crescita. E qui voglio ricordare lo scontro in atto fra la BCE e i governi europei: la BCE contro la ristrutturazione del debito greco e ha minacciato di negare nel futuro ogni ulteriore aiuto alla Grecia se lEuropa avvia tale ristrutturazione. Ma come si permette? O pi precisamente, come venuto in mente a paesi sovrani, o a un gruppo di paesi sovrani di rinunciare al primo dei privilegi sovrani che batter moneta? LEuropa ha voluto mettersi tutta in ostaggio di un istituto tecnocratico. La risposta in verit c: lUnione monetaria come aver adottato loro come moneta, cio il famoso gold standard; nellUME la miniera la BCE che per statuto centellina loro che emette per tener sotto controllo prezzi e salari monetari. Non a caso Keynes era ferocemente avverso al gold standard quale ostacolo alla piena occupazione. Si detto che la moneta unica era il primo passo verso lunit europea, allora lo si compia fino in fondo e che la BCE diventi veramente banca europea, per lEuropa, non contro lEuropa (dei popoli, intendo). Allora qui, se si ha un minimo di responsabilit nazionale - e non si monetaristi creduloni bocconiani e loro epigoni nelle varie banche centrali (Friedman, che era persona seria, era contro il progetto europeo) - va apertamente richiesto che la BCE come minimo adotti uno statuto simile a quello della FED americana, che contempera gli obiettivi della lotta allinflazione con quello della piena occupazione. Questo punto centrale nel documento delle associazioni, e detto solo di passaggio nel documento del PD. Il PD deve fare un salto. Ma poich queste problematiche sono assai complesse, si apre certamente un lavoro comune per rendere pi convincente un nostro comune punto di vista. C un altro punto dove concordiamo: un piano europeo di investimenti finanziato da emissione di eurobonds, lo pu fare anche la BEI, o un ampliamento dellattualmente misero bilancio della Commissione. Non mi soffermo su questo e passo allItalia. 3. Centrale nelle proposte del Progetto circa leconomia italiana lobiettivo dellaccrescimento delloccupazione femminile allo scopo di aumentare il tasso di crescita del Pil. E particolarmente nellimpostazione data dal Progetto alla questione occupazionale che emerge la seconda e pi tradizionale anima degli esperti del PD (forse solo di alcuni). Si legge nel Progetto: nei prossimi dieci anni il paese dovr affrontare una fase di transizione demografica che, a meno di cambiamenti significativi nel tasso di partecipazione al lavoro o nelle politiche di gestione dei flussi migratori, ridimensioner anche questa fonte di sviluppo (p.22). Quindi gli economisti del PD condividono senza colpo ferire lidea, mutuata dal pensiero economico dominante, che la crescita della popolazione sia fonte della crescita economica. Ma come spiegano, gli esperti del PD, che il nostro paese soffra e abbia sofferto nel passato di un abnorme eccesso di popolazione rispetto alle opportunit di lavoro (eccesso non risolto da una massiccia emigrazione nello scorso secolo).[1] senza che ci abbia generato un corrispondente aumento dei posti di lavoro, come si desumerebbe dalla proposizione che la crescita della popolazione fonte di sviluppo? Limpianto tradizionale si conferma laddove, da un lato, si afferma (correttamente) che la crisi ha portato in due anni a una diminuzione di oltre un milione di posti di lavoro (in unit di lavoro standard) ma, dallaltro, se ne deduce che la dimensione quantitativa del fenomeno tale da richiedere uno sforzo esplicito delle politiche di inserimento nel mondo del lavoro (p.26 mio corsivo, v. anche p. 58), come se la causa della disoccupazione non fosse pi la crisi, dunque la scomparsa dei posti di lavoro, ma lassenza di incentivi diretti e indiretti.[2] a ricoprirli! Di nuovo la questione delloccupazione vista, in maniera squisitamente marginalista, cio dal lato dellofferta scarsit di braccia sufficientemente incentivate a lavorare e non di domanda, come appare dal punto di vista keynesiano.[3] Che coerenza c, comunque, nellaffermare che la crisi cancella posti di lavoro che con opportuni incentivi si potrebbe indurre le donne a ricoprire? Senza tanta teoria economica c qui un palese non sequitur (c una spiegazione politica a tali incoerenze su cui torner).

Nonostante la contrazione demografica delle fasce pi giovani della popolazione, il rapporto del PD riporta per esempio che 2 milioni di giovani fra i 15 e i 24 anni non sono n a scuola n a lavoro.
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Diretti come la detassazione di parte del salario femminile, indiretti come servizi reali alle madri-lavoratrici.
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E forse qui rintracciabile una influenza di alcune economiste che sostengono che i bassi tassi di occupazione femminili abbiamo soprattutto a che vedere con questioni di incentivi. La questione principale sembra tuttavia essere quella della quantit dei posti di lavoro disponibili. A parit di quantit di domanda di lavoro, incentivi alloccupazione femminile (come un minor prelievo fiscale sui salari femminili) metterebbero semplicemente in concorrenza femmine e maschi. Un articolo di Antonella Stirati al riguardo in corso di pubblicazione su Economiaepolitica.it Tale impostazione, che oscilla fra influenza della teoria economica pi ortodossa e mera incoerenza, si riflette nelle simulazioni presentate nel Progetto. Questultimo accetta senzaltro limpianto europeo del rientro dal debito pur avvertendo di non dimenticare che limplementazione di strette fiscali al fine di stabilizzare o ridurre lindebitamento rispetto al PIL producono inevitabilmente degli effetti recessivi (p.96). Ci nonostante il rapporto assume come riferimento i tassi di crescita previsti (sic) dalla Commissione europea e dalla Banca dItalia,[1] che poco o nulla tengono conto di quegli effetti recessivi. In aggiunta a tale ottimismo, e in coerenza con lidea che i posti di lavoro si creino a colpi di incentivi alloccupabilit femminile, il rapporto ritiene che siano ottenibili tassi di crescita ancor pi ottimistici s da rendere meno dolorosa loperazione di riduzione progressiva del rapporto debito/PIL (v. appendice pp. 102-7). In sostanza, non solo si particolarmente ottimisti circa lassenza di notevoli effetti depressivi dei piani di rientro dal debito, ma si ritiene che la crescita sia ulteriormente accrescibile incentivando lofferta di lavoro femminile (incentivi peraltro fiscalmente costosi). Tutto ci poco credibile. Ci che pi grave, ci allontana da una consapevolezza politica dei problemi reali del paese e dellEuropa. Non si capisce dove sia la coerenza fra la proposta di europeizzazione del debito con laccettazione dei piani di rientro (ma anche qui emergono le due anime del Progetto in lotta fra loro. Qui bisogna essere chiari (come ama dire Bersani): un anno di deflazione imposta alla Grecia ha prodotto un disastro senza risolvere nulla; i piani di rientro quantificati dalla Corte dei Conti letteralmente ucciderebbero leconomia italiana, altro che un milione di posti di lavoro persi! Nel rapporto c naturalmente altro, c in particolare una lista di altre iniziative pro-crescita che fa a gara con quella del DEF di Tremonti (vedi qui e qui). Si pu discutere e certamente condividerne molte. Sulla politica industriale, in particolare, si tratta di pensare a un intervento pubblico assai pi diretto e incisivo di quello di contorno di cui parla il Progetto, in barba agli ostacoli che anche a questo riguardo ci pone lEuropa. Il punto che queste sono misure comunque di lunghissimo periodo, dagli effetti incerti e, in molti casi, costose (incluse quelle di incentivo allofferta di lavoro femminile). 4. Che fare dunque? La situazione del paese molto preoccupante, pi di quanto il cittadino medio si immagini. Indicatore di questo il peggioramento dei conti con lestero, progressivo da quando c la moneta unica, e irreversibile per la perdita di competitivit del paese (un tempo si svalutava e via! Ora non si pu pi). Il debito estero, ancora piccolo (20% del PIL) rispetto ai PIGS
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I modelli previsionali utilizzati dalla Commissione Europea, da Bankitalia e dal Governo sono tutti modelli dofferta basati nulla funzione di produzione neoclassica. In questi modelli la domanda aggregata non svolge alcun ruolo. I grandi modelli econometrici keynesiani furono infatti spazzati via dalla rivoluzione monetarista degli anni settanta. Quello che ci si aspetta da un programma economico progressista anche la reimpostazione della ricerca economica in Italia su basi diverse da quelle ora prevalenti.

per cresce, e ci segnala che il debito pubblico e privato crescono (poco male se i debiti sono fra italiani e se avessimo una banca centrale nazionale col ruolo di prestatore di ultima istanza, ma il debito estero diverso e non abbiamo una banca centrale nazionale). Come tutti dicono, i problemi si cominciano a risolvere se riparte la crescita. La crescita richiede un aumento della domanda aggregata che, in economia aperte, non pu che essere coordinato in particolare a livello europeo. Leuropeizzazione del debito, la stabilizzazione (e non la riduzione) del debito nei paesi ad alto debito e la loro espansione in quelli a basso debito, una redistribuzione del reddito a favore delle classi lavoratrici in tutti i paesi e una crescita dei salari oltre la produttivit nei paesi in surplus commerciale (i quali devono lasciar correre un po linflazione), un piano di investimenti europeo, last but not least, una politica monetaria coraggiosamente accomodante da parte della BCE, ecc. sono tutte misure di sostegno alla domanda europea che non possono che apportar beneficio anche ai paesi pi deboli (e in fondo il nostro il pi forte dei paesi deboli). Questi ultimi, naturalmente, hanno molti compiti da svolgere per accrescere la loro efficienza. Non entro su questo, tranne ricordare la centralit della lotta allevasione fiscale, perfettamente fattibile con la tracciabilit economica dei pagamenti. (parte del problema della legalit, a tutti i livelli). Nel Progetto del PD, per evidenti motivi elettorali, non si parla di imposte sui grandi patrimoni: ma non si ha troppa paura? Su mille altre cose che riguardano lefficienza possiamo e dovremo discutere. Sono problemi difficili in un paese difficile, con tante virt, ma sopratutto un mare di vizi che gi Dante, Machiavelli e Leopardi ben conoscevano. Questi vizi si riflettono tutti nella classe politica (opportunista e in genere poco preparata), anche a sinistra. A me sembra che, tuttavia, i problemi veramente ai limiti dellinsormontabilit siano quelli europei. 5. Avremmo dunque bisogno di un quadro europeo di sostegno alla domanda aggregata diverso da quello che si prefigura di deflazione. Abbiamo belle e sensate proposte (condivise da molti a livello europeo). Che possibilit abbiamo che passino? Vicino allo zero? Prima di rispondere voglio fare due osservazioni preliminari, non so se definire di metodo, poich sono politiche. La prima che non questo il momento (non lo stato mai, ma certamente non ora) per lasciare a manipoli di esperti spesso pure eterogenei la stesura di pletorici programmi economici che lasciano il tempo che trovano. Leterogeneit porta ai non sequitur, ma essa dovuta allassenza di una vera leadership politica sui temi economici che, laddove ci fosse, non tollererebbe incoerenza. I temi economici centrali in qualunque discorso politico serio (ma non come meri slogan) sono da sempre estranei alla cultura della sinistra italiana.[1] Ci sono ragioni storiche che non posso qui certo approfondire (si veda tuttavia qui e qui). Comunque sia, non viviamo tempi normali. Ripeto, perdendo la sovranit monetaria, la nostra sovranit come paese (e come democrazia) limitata alla voce in capitolo che possiamo avere in Europa. Figuriamoci se questo un problema da quattro esperti pi o meno bravi! Certo anche questi vanno selezionati bene: se si sceglie gente che pensa che il disegno europeo sia il migliore dei mondi possibili (e che magari c troppa poca flessibilit e che basta tagliare la spesa pubblica), beh buona fortuna! Se siete consapevoli, e gli esperti che scegliete capiscono perch, che lEuropa, tutta per un verso o laltro, s cacciata in una trappola (un nightmare) da cui non sa uscire, allora qui esperti e politici devono lavorare assieme e di fino. In parte nelle segrete stanze capendo sino in fondo i margini di manovra e trattativa e gli scenari ma anche in raccordo e con la mobilitazione dei movimenti. Nei riguardi del Progetto del PD, capisco che si tratta di un collage di posizioni diverse, talvolta opposte. Ma questo un problema politico. Fintanto che i programmi vengono visti come strumenti di agitazione politica e poco altro, non sorprende che essi vengano demandati a gruppi o grupponi di esperti che assemblano proposte le pi disparate (ciascuno rammenter lultimo programma Prodi). La questione una leadership sui problemi economici, che sono poi quelli centrali (francamente li subordino a quelli dei diritti civili). Non si sar mai convincenti fin tanto che ci si limita a dire, in perfetto stile Bersani, non si parla mai di lavoro, noi faremmo

meglio, senza dire (ne sapere bene) come. Certo, soluzioni non son facili, e la politica tira a campare di settimana in settimana sperando che la Ruby di turno disarcioni il Cavaliere e che il paese se la cavi. La seconda osservazione preliminare di non agire agitando ideali europeisti, pi o meno conditi di solidariet socialista (vedi anche qui e qui). Si pu anche fare, forse lo si deve fare, ma attenzione, ogni paese europeo, ogni partito europeo anche socialista, ogni lavoratore europeo bader solo ed esclusivamente agli interessi del proprio paese, noi dobbiamo riscoprire la capacit di fare gli interessi del nostro. Lasciamo dunque da parte leuropeismo idealista, optiamo per un europeismo realista. Per ora lEuropa una trappola, nel futuro si vedr, magari da tutto questo uscir una vera unione politica, ma chiss, forse moriremo invece di morte pi o meno lenta. Certo, imbarazzante ora dire agli elettori che lEuropa una trappola dopo che ci abbiamo portato con Prodi il nostro paese. Ma solo gli stupidi non cambiano mai idea (e comunque si pu sempre dire che dopo 10 anni di euro ora di cambiare bla bla). Autocritica sullEuropa, compagni, autocritica. Detto questo, dopo esserci chiariti realisticamente le idee sullEuropa e i nostri interessi nazionali
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C anche un po di ignoranza: in Italia non sappiamo linglese, ci spaventano leconomia e la matematica. E poco chiedere che i candidati a qualsiasi livello della sinistra conoscano (un po) almeno le prime due? cerchiamo pure il consenso dei partiti socialisti europei sulle nostre proposte (ma che siano documenti impegnativi, non stanche dichiarazioni). Si cerchino, anche e soprattutto, alleanze politiche in Italia. 7. Gli eventi ci possono aiutare, forse. La situazione veramente irrisolvibile nel modo in cui lEuropa, dominata dai tedeschi e satelliti, lavvicinano. Possono essere costretti ad accettare proposte pi avanzate (cos anche in Italia la parte pi responsabile del paese qualcosa potrebbe cominciare a capire). Lelemento di speranza che la situazione sia cos grave (non me lo sto augurando, diventer grave) che lEuropa sar costretta, forse, a fare dei passi in avanti e questi non possono che essere, piaccia o non piaccia ai tedeschi, verso una qualche maggiore unit europea, ma guardate che stiamo nel campo dellimpensabile: poich la spaccatura fra un'Europa economicamente forte una debole strutturale e, anzi, accresciuta in seguito alla crisi, questEuropa non pu che essere la tanto temuta (dai tedeschi) transfer-union, in cui il nord ricco sussidia il sud in maniera massiccia (qui per delle stime). Lalternativa la spaccatura, qualcosa che le crisi come le conosciamo sarebbero tempeste in bicchieri dacqua a confronto, ma chiss, forse con un po di fantasia e coraggio si potrebbe fare per affrontarle (si tratta di cose da gabinetti di guerra. Fassina, non mi aspetto che lei parli pubblicamente di queste cose, ci siamo intesi, credo). Quello che la protesta degli indignados spagnoli sta mettendo in luce in questi giorni la consapevolezza, particolarmente acuta fra i giovani, dellassenza di prospettive lavorative future: persino il precariato, esperienza che ha attraversato e lacerato le vite di milioni di giovani nei recenti decenni, sta diventando un miraggio. Persino giovani formati passano da stages non pagati ad altri stages non pagati. Anche in paesi dellEuropa che marcia. Credo una carta sia in una ribellione diffusa in particolare dei giovani a cui la presente situazione li sta forse portando. E forse tra giovani di diversi paese una qualche solidariet pu maturare, Poco marxista? no. Si tratta di giovani leve molto istruite, e tali fasce sono da sempre leva delle rivoluzioni. Personalmente non sono mai stato particolarmente eccitato dallo slogan della lotta al precariato in quanto la trovo secondaria allobiettivo preliminare e fondamentale della creazioni di nuovi posti di lavoro, della piena occupazione. Lobiettivo della piena occupazione per donne e uomini, per giovani e meno giovani deve ritornare a essere, assieme a quello della correzione delle iniquit distributive (particolarmente acuto in Italia), il tema centrale della sinistra. 8. Per concludere. Riformare lItalia difficile. Cambiare

lEuropa ancor di pi. Cosa suggerisco? - porre il tema delloccupazione e del futuro dei giovani, ad ogni costo, al primo posto - questo richiede un impegno alla modernizzazione del paese, pi legalit, efficienza, anche senso del dovere (qui s, impariamo dai tedeschi, un popolo, sia ben chiaro, da ammirare). Questo non si fa sotto la frusta della deflazione, per cui netto no ai piani europei di rientro dal debito (economicamente assurdi), non ci sono ni o ma. - il quadro europeo va mutato profondamente. Le proposte le abbiamo. - il momento di difendere gli interessi nazionali, dei nostri giovani, qui ed ora. - ci si assuma le proprie responsabilit se Europa vuol dire devastazione di ogni prospettiva futura per il paese, per noi e soprattutto per i nostri figli. Su questo direi che sarebbe il caso di istituire un tavolo di consultazione che non deve essere fra esperti, ma in cui si eserciti la leadership politica della direzione del PD, SEL e delle altre forze di opposizione. Incontriamoci intanto per un giudizio netto sulla Relazione della Banca dItalia. E il momento di dire se vogliamo essere uomini (e donne) o caporali. Sergio Cesaratto - Intervento svolto a margine del dibattito organizzato gioved 26/5 dalla rivista Paneacqua e dal Network per il socialismo europeo

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