Sei sulla pagina 1di 5

Intervento 28 giugno 2012 Let dello spettacolare integrato Nella Avvertenza alla terza edizione francese Guy Debord

scrisse: Ricompostasi nella riconciliazione la Grande Frattura del potere di classe, bisogna dire che la pratica unificata dello spettacolare integrato, oggi, ha trasformato economicamente il mondo mentre trasformava la percezione in senso poliziesco (p. 32). Proprio su questo doppio piano, quella della percezione, o dellesperienza in senso pi generale, e quello delleconomia, su questo sdoppiamento di prospettiva, si gioca tutto quanto il concetto di spettacolo. Ci sono tre movimenti in uno solo, o tre aspetti del medesimo movimento che laffermazione dello spettacolare integrato: a) trasformazione della percezione; b) unificazione delleconomia; c) semplificazione della societ. Questi tre momenti rimandano luno allaltro e descrivono la traiettoria dellaffermazione definitiva dello spettacolo sotto forma di spettacolare integrato. Lespressione designa quellintegrazione globale fra spettacoli; nonch fra spettacolo, dimensione politica e spazio sociale, cos come si realizza nel corso degli anni del cosiddetto riflusso, ma con radici che affondano nellanalisi dei cosiddetti anni di piombo. Attualmente noi siamo tuttora nel regno dello spettacolare integrato:
Il governo dello spettacolo che attualmente detiene tutti i mezzi per falsificare linsieme della produzione nonch della percezione, padrone assoluto dei ricordi e padrone incontrollato dei progetti che plasmano lavvenire pi lontano. Esso regna da solo ovunque; esso esegue le sue sentenze sommarie (Commentari, IV)

Lo spettacolare integrato la fusione fra le due forme precedenti di spettacolare: lo spettacolare concentrato, caratteristico della dittatura nazista e stalinista, e lo spettacolare diffuso, caratteristico del blocco democratico guidato dagli Stati Uniti. Il primo tipo di societ spettacolare era caratterizzato dal comune riferimento di tutti gli spettacoli ad un centro di potere irradiatore dideologia; il secondo, al contrario, si caratterizza per una diffusione a-centrata, priva di un riferimento ideologicamente riconoscibile, ma pervasiva in senso molecolare, cio rispetto alla dimensione dei modi di vita, delle esistenze singolari, delle passioni individualizzate. Secondo Debord nello spettacolare integrato le due caratteristiche si fondono, e i Paesi nei quali tale tendenza si rende maggiormente visibile sono la Francia e lItalia. Fondendosi i due tipi di spettacolare precedenti, si modificano i modi della loro applicazione:
Per quanto riguarda laspetto della concentrato, il suo centro direttivo ormai diventato occulto: non pi occupato da un capo riconosciuto n da unideologia precisa. Per quanto riguarda laspetto diffuso, linfluenza spettacolare non aveva mai contrassegnato fino a questo punto la totalit dei comportamenti e degli oggetti prodotti socialmente (ibidem)

Abbiamo dunque una forma spettacolare che da una parte procede nella sua concentrazione rispetto ad un nucleo direttivo occulto che produce la verit di unideologia non pi chiaramente identificabile, dallaltra si installa nei comportamenti individuali colonizzando limmaginario dei singoli e governando la produzione degli oggetti. Un esempio: si pensi al modo (improprio e riduttivo) come si parlato in questi anni di berlusconismo. Con questa vaga definizione si cercava di tradurre unoscura categoria dellimmaginario sociale della quale si aveva avuto il presentimento da parte di molti; ma questa stessa categoria doveva risultare inadeguata proprio perch manteneva in s non chiarita questa distinzione che lo spettacolare integrato riunifica in s: con questo termine si voleva indicare, ora una certa forma di controllo di un centro direttivo occulto sulle modalit di produzione della verit, ora una sorta di trasformazione dei singoli in senso a-morale che induceva alla straordinaria diffusione di comportamenti vagamente riconducibili ad un modo di fare, ad un modo di trattare le persone ed il mondo. Con tutto ci i due aspetti restavano confusi e inindagati sotto il duplice rispetto della loro reciproca connessione e della loro differenza, riducendo lanalisi alluniversale vuoto di un certo berlusconismo. Se si tiene conto

invece della doppiezza che lo spettacolare integrato riunifica in s, del legame che si insatura tra una produzione di verit controllata ed una diffusione capillare dei comportamenti, cio una trasformazione guidata dei modi desistenza, tutto il fenomeno appare immediatamente chiarito, almeno riguardo alla doppia consistenza del dominio dello spettacolo. Diversamente si ricade in una trappola ben studiata: ora la produzione di verit considerata come mera conseguenza della trasformazione dei comportamenti, ora invece il rapporto causale invertito, e il discorso spettacolare condiziona e plasma tali comportamenti; in altre parole viene a costituirsi un circolo vizioso entro il quale appare impossibile ristabilire lordine causale. In questo circolo vizioso fiorisce la fallacia principe del populismo mediatico, che in ultima istanza giustifica tutte le sue pseudo-argomentazioni fondandole nella volont popolare con la quale manterrebbe un filo diretto; esso suona sempre la stessa musica: Poich essi pensano e agiscono cos, giusto che la realt (mediata) si adegui al loro modo di agire e pensare. La potenza critica del concetto di spettacolo al contrario si rivela primariamente in ci: esso impedisce di considerare la societ come una natura alla quale, semplicisticamente, le dimensioni sovrastrutturali farebbero in ultima istanza riferimento. Non considerare la societ come il dato a partire dal quale si producono per cos dire ingenuamente la politica e lideologia come conseguenze naturali della natura-societ il primo punto della potenza critica del concetto di spettacolo. Ma per chiarire come il concetto di spettacolo possa riuscire a denaturalizzare la societ/seconda natura rivelandola a sua volta come un divenuto occorre riandare alla definizione fondamentale dello spettacolo, e alla domanda in risposta alla quale lo spettacolo sorge per la prima volta: come far lavorare i poveri, l dove lillusione ha tradito e la forza stata sconfitta? Lo spettacolo e il movimento-separazione La parte I de La societ dello spettacolo ha per titolo La separazione compiuta. Ci accostiamo in prima istanza allo spettacolo sotto la prospettiva della separazione: ci fa sorgere spontanee alcune domande. Come dobbiamo intendere questa separazione? In che senso essa ha a che vedere con lo spettacolo? A quale unit dovrebbe fare riferimento, in negativo, questa separazione? A quale titolo essa detta compiuta? La prima risposta la troviamo nella tesi 1: Tutto ci che era direttamente vissuto si allontanato in una rappresentazione. In questa frase possiamo gi distinguere tutti gli elementi che guideranno le nostre analisi successive: a) la separazione deve essere intesa come un movimento per il quale il direttamente vissuto si allontana, in generale: essa lallontanamento della vita vissuta dal nucleo dellesperienza diretta; b) lunit prima deve essere pertanto intesa come unit del vissuto direttamente, unit dellesperienza vissuta; c) la rappresentazione il luogo in cui si situa tale esilio, essa la terra dellesilio di ci che era direttamente vissuto. Per approfondire queste tre indicazioni fondamentali passiamo alla tesi 2:
Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita si fondono in un corso comune, in cui lunit di questa vita non pu pi essere ristabilita. La realt considerata parzialmente si afferma nella sua propria unit generale in quanto pseudo-mondo a parte, oggetto della sola contemplazione

a) la separazione qui definita in particolare come lo stacco di immagini dagli aspetti di vita pertinenti; b) lunit acquisisce qui un senso secondo: nel corso comune delle immagini staccate lunit unit a parte in cui si fondono le immagini che si sono staccate. In tale unit come corso comune delle immagini nella rappresentazione laltra unit, quella che abbiamo definito sopra come l unit di questa vita cio il nucleo dellunit dellesperienza direttamente vissuta non pu pi essere ristabilita;

c) la rappresentazione qui qualificata come la somma delle rappresentazioni, fuse nel corso comune; nella sua parzialit essa quellunit di cui sopra, considerata globalmente come pseudo-mondo: una totalit seconda dellesperienza, che destituisce la prima, essa la realt considerata parzialmente che si afferma nella sua propria unit generale; in quanto rappresentazione tale pseudo-mondo altrettanto oggetto della sola contemplazione. Seguendo i tre nuclei qui distinti possiamo tentare una prima chiarificazione di ci che si intende quando si assegna allo spettacolo il carattere fondamentale della separazione. Secondo Debord lo spettacolo ha la cifra della separazione poich il suo movimento consiste in un allontanamento e in uno stacco di immagini dalla vita, che rompe lunit prima dellesperienza direttamente vissuta per andare a costituire una unit seconda, un corso comune in un pseudo-mondo come rappresentazione o mucchio di rappresentazioni. I termini sui quali dunque occorre insistere per vedere pi a fondo in che cosa trovi consistenza la definizione di spettacolo saranno dunque in primo luogo: esperienza e rappresentazione. chiaro innanzitutto che per Debord vi sia una opposizione fra i due termini, il cui peso dovr per esser fatto emergere procedendo dalla definizione della seconda. Esperienza e rappresentazione: mondo e pseudo-mondo Rappresentazione la mediazione specializzata dello spettacolo, il suo far vedere ( 18). Ovunque vi rappresentazione indipendente infatti lo spettacolo si ricostituisce ( 18). Ma che significa qui rappresentazione indipendente? indipendente ci che sfugge allattivit degli uomini, alla riconsiderazione e alla correzione della loro opera, indipendente, in questa misura, lo spettacolo stesso. La rappresentazione il modo di far vedere proprio di quel movimento autonomo del non-vivente che lo spettacolo stesso. Essa indipendente da quel direttamente vissuto da cui le immagini si sono staccate, da quel nucleo desperienza dal quale il direttamente vissuto scomparso e si allontanato. Ma questo significa: lesperienza, il direttamente vissuto proprio lattivit degli uomini, contrapposta alla sola contemplazione che spetta allo pseudomondo della rappresentazione; in quanto attivit degli uomini lesperienza altrettanto la possibilit sempre aperta per gli uomini alla riconsiderazione e alla correzione della loro opera. Lopposizione fra esperienza e rappresentazione cos ben delineata: la rappresentazione il modo di far vedere dello spettacolo; come tale essa (si pone) indipendente dalla esperienza diretta come attivit riflessiva umana, tale attivit quella in grado di prendere a oggetto se stessa e la propria opera per riconsiderarla e trasformarla. Loggettivit della rappresentazione si costituisce in opposizione alloggettivit dellesperienza direttamente vissuta perch la sua oggettivit indipendente dallattivit concreta, dalla prassi umana, o meglio: si pone come tale. E nondimeno si dir che qualsiasi esperienza contiene in s qualcosa della rappresentazione: se non altro perch la rappresentazione lunico modo di ri-presentare un oggetto alla coscienza e dunque di farne esperienza. Tuttavia rappresentazione , appunto come esperienza, conoscenza, ecc uno di quei termini che recano con s lambiguit fra il senso attivo e il senso oggettivo: rappresentazione lo diciamo tanto dellattivit con la quale noi ci rappresentiamo qualcosa, quanto delloggetto-immagine rappresentato: esattamente in tale ambiguit e precisamente nel fatto che il secondo significato schiaccia costantemente il primo e lo occulta che si trova per noi la chiave dello spettacolo come enorme positivit indiscutibile e inaccessibile. Positivit appunto ci che si pone; ci che si pone si pone in una coscienza, entro il corso di una esperienza. La rappresentazione il modo eminente del porsi (del)loggetto. La rappresentazione implica la separazione fra il soggetto che ospita e loggetto che si im-pone alla sua attenzione, occupando il corso della sua coscienza. In tutto ci il soggetto che esperisce attivamente, rappresentandosi loggetto, ma lattivit rappresentativa che il soggetto compie gli rimane innanzitutto e per lo pi del tutto sconosciuta, cosicch facilmente occultata la natura attiva dellesperienza, e della facolt di rappresentarsi oggetti. La rappresentazione nasconde sempre linsidia del primato delloggetto rappresentato sul soggetto che se lo rappresenta, reca con s lidea di un oggetto che si dia in s,

naturalmente e ingenuamente: un tale oggetto sempre un oggetto autoritario, che richiude la possibilit, lesser-altrimenti. La rappresentazione rischia costantemente di ingenerare la dipendenza del rappresentante dalloggetto rappresentato, il soggetto che si ritrova ad essere oggetto: in quanto puro contemplante egli si ritrova infatti privato della sua attivit, della propria capacit di trasformazione, impotente di fronte alla positivit insormontabile della realt circostante. Loccultamento del carattere attivo dellesperire e del rappresentare legato al primato occidentale della categoria del vedere: Lo spettacolo lerede di tutta la debolezza del progetto filosofico occidentale, che fu pure una comprensione dellattivit dominata dalla categoria del vedere ( 19). La centralit platonica delleidos, dellidea come oggetto di visione e dell essere come semplicepresenza rimanda alle categorie di apparenza, illusione e sogno: Debord le connette tutte e tre al concetto di spettacolo, completando la definizione.
Lo spettacolo la ricostruzione materiale dellillusione religiosa. La tecnica spettacolare non ha dissipato le nubi religiose in cui gli uomini avevano deposto i loro poteri staccati da loro stessi, le ha soltanto riallacciate ad una base terrena. [] Lo spettacolo la realizzazione tecnica dellesilio dei poteri umani in un al di l; la scissione compiuta allinterno delluomo ( 20) Quanto pi la necessit viene ad essere socialmente sognata, tanto pi il sogno diviene necessario. Lo spettacolo il cattivo sogno della societ moderna incatenata che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo il guardiano di questo sonno ( 21)

Le tesi 19, 20, 21 riallacciano lo spettacolo ad una tradizione filosofica* rappresentativa, cio ad un modo specifico di concepire lesperienza come contemplazione: la storia dellesperienza occidentale si riduce ad una storia della contemplazione passiva di oggetti. Il sogno lattivit rappresentativa passiva per eccellenza. una forma desperienza che simula lattivit essendone il contrario. chiaro a questo punto che per Debord lunit prima del direttamente vissuto, lunit dellesperienza coincide con lidea di una esperienza vissuta che sia pratica, attiva, in grado di riconsiderarsi e di trasformare i propri prodotti, laddove il termine rappresentazione indica invece lesperienza intesa come passivit contemplativa che nello spettacolo trova la sua pi alta e insuperabile espressione, quella di una separazione rivolta non solo alle immagini della vita, ma di una separazione fra luomo e il suo potere di trasformare tale vita. Quellunit cui si fa riferimento innanzitutto lunit di un mondo: lunit di questo mondo altrettanto lunit dellesperienza direttamente vissuta: abbiamo un mondo in quanto abbiamo esperienza di un mondo, abbiamo un campo di oggetti intenzionali e praticabili dal quale non possiamo mai uscire. La nostra possibilit di trasformare questo mondo coincide con la nostra capacit di mettere in questione le strutture attraverso le quali esperiamo questo mondo. Lo psudo-mondo della rappresentazione tale perch esso un falso campo desperienza, nel quale possibile solo contemplare la positivit di un insieme di immagini della vita che hanno reciso qualsiasi legame con il potere umano di trasformare la vita cui queste immagini fanno riferimento. E proprio qui, nello snodo fra rappresentazione, esperienza e mondo sinnesta il termine decisivo: alienazione. Il concetto di alienazione completa e approfondisce il concetto di separazione dal lato del suo problematico rapporto con esperienza e rappresentazione, e ci riserviamo di approfondirlo prossimamente. Lalienazione ci viene incontro dapprima nella forma della separazione delluomo da ci che in suo potere, della riduzione delluomo a predicato dei propri predicati, che, dai tempi di Feuerbach, stata analizzata nella forma eminente della superstizione religiosa, lo spettacolo assume qui i caratteri di uno pseudo-sacro:
*

Filosofica qui significa: nella misura in cui la doxa si rifiuta di pensare, il pensiero la determina implicitamente e inconsciamente. E tutte le formulazioni che il pensiero si d insieme ripescano e ricadono nella doxa stessa: precisamente la doxa che opera sempre in senso filosofico e dogmatico proprio perch si rifiuta di porsi il problema del proprio procedere dubitandone filosoficamente. Nella misura in cui ci si rifiuta al pensiero si condannati a ripeterne inconsapevolmente gli errori e le ingenuit. Il pensiero rappresentativo , a loro insaputa, il modo di pensare innanzitutto dei semplici occidentali, non dei complicati che lo hanno formulato filosoficamente in qualche tempo.

mostra ci che : la potenza separata sviluppantesi in se stessa, nellaumento della produttivit realizzato per mezzo del raffinamento incessante della divisione del lavoro fino allultima parcellizzazione dei gesti dominati allora dal movimento indipendente delle macchine e che lavora per un mercato sempre pi esteso ( 25)

Nell di questa tesi risuona il modo dessere di ci che si d come semplicemente presente, delloggettivit e della positivit insuperabile che accomuna la necessit dello sviluppo capitalistico e la potenza dellantica illusione religiosa. Il sacer appunto il separato: sacro il modo capitalistico di produzione nella misura in cui esso coincide con ci che e non pu non essere. Ci la cui esistenza, la cui possibilit dessere altrimenti non risiede in poteri umani il separato. Lo spettacolo produce questa separazione, e la perpetua, mantenendo loggettivit dellesistente alla stregua della necessit ontologica.
Lo spettacolo la conservazione dellincoscienza nel cambiamento pratico delle condizioni desistenza. Ogni comunit e ogni senso critico si sono dissolti nel corso di questo movimento, nel quale le forze che hanno potuto crescere separate non si sono ancora ritrovate ( 25)

Ecco dunque la seconda natura per come essa arriva ad affermarsi, a valere come per ciascun soggetto oggettivit indiscutibile: per mezzo di una costante cancellazione della dimensione attiva dellesperienza, di una separazione fra ci vissuto e ci che in potere dessere cambiato. Cos anche la societ diventa ci che non pu non essere tale, e la possibile trasformazione sempre di nuovo scongiurata.

Potrebbero piacerti anche