Sei sulla pagina 1di 5

Le origini della filosofia antica: alla ricerca della misura delle cose

Breve saggio sul concetto di Lgos come calcolo dei beni della comunit sociale
A cura di Alessandro Volpe Introduzione Nello studio della Storia della filosofia antica un campo di importanza decisiva quello dellinterpretazione delle sue origini. Si dispone di una vastissima serie di letture contrastanti e talvolta contraddittorie sulleziologia del pensiero greco e quindi sulleziologia dellintero pensiero filosofico occidentale. Generalmente, tuttavia, gli apparati di studio universitari, la divulgazione filosofica e in terzo luogo la manualistica (accademica e liceale) tendono a considerare unicamente la rottura del pensiero antico (da Talete in poi) con gli hostes rationis, ossia la superstizione mitologica e la religione olimpica; in particolare nella forma del superamento del mytos per lavanzamento del logos come indagine razionale della realt liberatasi dalle figure delle teogonie mitologiche. La filosofia antica (in questo contributo considereremo essenzialmente la filosofia pre-sofista VI secolo a.C.-IV secolo a.C*) presentata quindi come una storia delle opinioni iniziante con limprovvisa scoperta della ragione filosofica e della ricerca scientifica in favore dellindagine sullorigine delle cose. Compito di questo breve scritto invece di capovolgere questo orientamento ermeneutico e catalizzare linteresse interpretativo sullimportanza del contesto storico e sociale di appartenenza dei filosofi presocratici (o presofisti). Un supporto bibliografico fondamentale il filosofo e studioso italiano Costanzo Preve, che oggi uno dei principali assertori della rilettura storico-filosofica del pensiero che ha dato origine alla filosofia occidentale. E anzitutto assolutamente necessario partire dal termine Lgos e dalle sue numerose interpretazioni. Il termine Lgos L a parola Lgos (), da considerare una tra i dieci termini fondamentali del greco antico, traducibile ed intepretabile in numerosi modi: parola, discorso, ragione, conto, calcolo, etc.1 Nel linguaggio colloquiale necessariamente era intesa come parola o discorso ( , lo deduco dai fatti, non da parole di Tucidide2, o che bisogno c di molte parole? nel Fedro di Platone3 4). Nel linguaggio cristiano universalmente
1 2

Vocabolario Greco antico-Italiano, Lorenzo Rocci, pag. 1156-1157 Vocabolario Greco antico-Italiano, Lorenzo Rocci, pag. 1156-1157 3 Vocabolario Greco antico-Italiano, Lorenzo Rocci, pag. 1156-1157

riconosciuta la lettura biblica di Logos come verbum (parola) dacch In principio era il Verbo, e il verbo era con Dio (kai ), e il verbo era Dio5. Ora, sarebbe oltremodo superfluo ma assolutamente decisivo, ricordare che i Greci non solo non erano cristiani, ma che anche tutto il pensiero greco non portatore di una dottrina creazionista (creazione ex nihilo) in tutte le sue varianti. E quindi possibile considerare implausibile la traduzione di Lgos come parola nel campo degli scritti dei filosofi greci. In aiuto della tesi di fondo sostenuta sono presenti le due derivazioni verbali: lego () e loghizomai (). Lego introduce linterpretazione di Logos come prodotto del discutere e ragionare nonch del calcolare6. Loghizomai invece , in realt, voce verbale proveniente dal termine stesso Lgos, ed esso significa essenzialmente calcolare, computare, numerare, - in alcuni casi di pensare (in relazione al contare di): , , ' , calcola alla buona, non gi coi voti, ma sulle dita scrive Democrito7. Il termine esaminato dunque appare come, non certo unicamente ma in gran parte riconducibile non tanto alla parola ragione quanto a calcolo. Limportanza del Finito e del suo calcolare nel pensiero greco antico I Greci scriveva Hegel nelle Lezioni della storia della filosofia onorarono il Finito8. Questa definizione hegeliana della filosofia greca descrive esaustivamente e coglie, pur nella sua brevit, il punto fondamentale della questione (Preve). Le grecit si configura infatti come una sorta di apologia della finitezza nella misura in cui il Finito il concettualmente perfetto. Tale formulazione comune a tutti i pensatori greci. In Parmenide lEssere vero tra i molti attributi Unico, Omogeneo e Finito, a tal punto da presentarlo nella poetica introduzione al suo De Natura come il solido cuore della ben rotonda Verita9. Nel filosofo eleate la strada che porta alla perdizione, il sentiero della doxa (dellopinione), appunto la strada che compie chi conosce lEssere in base ai sensi e quindi alla Materia (infinita e dunque comunemente considerata negativa) in contrapposizione con laletheia, il sentiero della verit che porta a conoscere lEssere vero e Finito. In Anassimandro possibile, ancora meglio che in Parmenide, definire tale punto. Egli difatti individua l-peiron (dal prefisso privativo a- e dal sostantivo pras, limite)10 che indica non solo ci che manca di un limite spazio-temporale, ma soprattutto ci che in-definito, indeterminato e dunque privo di una forma concettuale11. Altri tra gli innumerevoli esempi di tale filia greca per il Finito sono da ricercarsi nel famoso peccato di tracotanza (hybris), nella filosofia dellonni-commensurabile di Pitagora e persino nel motto delfico ripreso da Socrate , conosci te stesso interpretabile anche come conosci i tuoi limiti. Lunica eccezione che possibile individuare in Melisso da Samo, il quale propugnava un giudizio eretico nei confronti del Finito considerando invece lEssere privo di limitazioni.12 13 Aver evidenziato i caratteri finiti del pensiero greco funzionale ad aprire il discorso sul calcolo. Secondo quanto detto, solo ci che
4 5

Fedro, il Diaologo, Platone, Vangelo di Giovanni, 1, 1, 14 6 Vocabolario Greco antico-Italiano, Lorenzo Rocci, pag. 1130 7 Vocabolario Greco antico-Italiano, Lorenzo Rocci, pag. 1154 8 Lezioni sulla storia della filosofia, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, c. di E. Codignola e G. Sanna, Firenze, La Nuova Italia, 1930-1944 9 Poema sulla natura, Parmenide di Elea 10 Fragmenta Historicorum Graecorum (FHG), C. Mueller, Parigi, 1848 11 Infinito, una sfida per il pensiero, approf. di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 104 ediz. 2009 12 Infinito, una sfida per il pensiero, approf. di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 104 ediz. 2009 13 Melisso da Samo, di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pagg. 63-64 ediz. 2009

(e proprio perch , finito) possibile misurare, quindi conoscere (nel senso di definire) e quindi calcolare. Tutti i sinonimi di calcolare hanno una valenza non indifferente e si riprenderanno successivamente come il verbo dosare. E importante adesso che il lettore abbia in mente questo schema riassuntivo: a) ll termine Lgos indica il calcolo. b) Il pensiero greco retto interamente sulla base del concetto di Finito. c) La filosofia greca si fonda sul calcolo (e dunque sulla misura) del Finito. I presocratici come pensatori e legislatori alla ricerca del Bene della comunit Abbiamo gi posto in essere la doppia valenza del termine calcolo (Lgos) come conoscenza e misura delle cose. Tendenzialmente infatti, anche nel linguaggio e nella logica moderna, solo chi riesce a definire un oggetto e a misurarne le qualit nella possibilit di conoscerlo realmente.14 I filosofi presocratici possono essere considerati come i precursori di questo modus operandi, o per meglio dire, philosophandi. Ma in che modo i pensatori greci misuravano la realt? Iniziamo con lelemento essenziale delle figure dei sapienti: la loro biografia. Da questo elemento essenziale possibile ricavare la loro piena aderenza alla vita delle loro pleis. Nel complesso delle vite dei filosofi antichi ci giungono poche testimonianze: generalmente quella di Diogene Laerzio e in parte di Apollodoro di Atene: Talete, oltre che astronomo, fu uomo politico di spicco, cos anche Anassimandro e Pitagora15; Parmenide fu incaricato dai suoi concittadini a redigere le leggi della propria citt Elea16; Zenone si narra mor vittima nel tentativo di liberazione di Elea dal suo tiranno. Senza ombra di dubbio Empedocle spicca fra tutti per limpegno in campo politico: come suo padre Metone, che ebbe un ruolo importante nell'allontanamento del tiranno Trasideo nel 470 da Agrigento, negli anni fra il 446 e il 444 a.C., schierandosi dalla parte dei democratici e contribuendo al rovesciamento delloligarchia formatasi allindomani della tirannide.17 Tradizionalmente la manualistica tende ad evidenziare gli aspetti della vitalit politica dei presocratici (o anche detti fisici naturalisti), senza tuttavia legare essa alle loro variegate elaborazioni filosofiche. Per comprendere tale indissolubile rapporto tra politica e filosofia ci viene in aiuto Costanzo Preve, secondo il quale i Greci antichi, non avendo come riferimento n una religione monoteistica rivelata n la Storia (con la esse maiuscola, nda) come processo universaletrascendentale-riflessivo nato a met Settecento, lunico modello di cui potevano disporre era la Natura. 18 I Greci dunque si situavano allinterno di un Microcosmo sociale (la pols), il quale non poteva far altro che agire come riflesso del Microcosmo naturale.19 I filosofi presocratici, nel ruolo di legislatori comunitari, si ponevano quindi come conoscitori dellarch della Natura per legittimare la propria funzione sociale. (Un caso similare possibile ritrovarlo presso i predicatori ebraici, che legittimavano appunto la loro provenienza divina tramite i miracoli.)20. Pertanto solo dimostrando di essere in grado di spiegare le origini della physis era possibile spiegare lorigine e in seguito la regolamentazione e lordine stesso della societ. Come esempio, secondo Giorgio Colli,
Infinito, una sfida per il pensiero, approf. di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 104 ediz. 2009 15 Vite e dottrine dei pi celebri filosofi, Diogene Laerzio, Testo greco a fronte, a cura di Giovanni Reale con la collaborazione di Giuseppe Girgenti e Ilaria Ramelli, Milano, Bompiani, 2005 16 Politica, classi sociali e religine nella vita della plis, approf. di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 14 ediz. 2009 17 Politica, classi sociali e religine nella vita della plis, approf. di (storia de)La filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 14 ediz. 2009 18 Il lgos come calcolo comunitario e il concetto di metron, interv. a Costanzo Preve, Le rovine circolari, 2011 19 Il lgos come calcolo comunitario e il concetto di metron, interv. a Costanzo Preve, Le rovine circolari, 2011 20 Miracoli di Ges e teologia del miracolo, Ren Lautourelle, Cittadella, Assisi, 1987
14

il filosofo Anassimandro si mostrava al pubblico come direttamente direttamente ispirato dalle divinit.21 Nellanalisi previana lorigine della filosofia non si situa dunque nel passaggio dal da mytos al lgos (nel senso di ragione) quanto nella risposta dei sapienti greci al dissoluzione della comunit politica per due essenziali motivi: lavvento della moneta coniata e della schiavit per debiti (a cui aggiungo il pericolo dellannessione allimpero persiano per le pleis nel V-IV IV sec. a.C.)22. Tale risposta a questi tre grandi tumulti storici (che sfociano nella crematistica, da ricchezze, letteralmente societ delle ricchezze in termini aristotelici) appunto il metron (), ovvero la ricerca della ella giusta ripartizione e distribuzione delle ricchezze nella comunit sociale. In Parmenide lEssere vero non tanto un principio ontologico astratto, ma metafora dellEterna permanenza delle leggi giuste (dikaioi nomoi) in contraddizione con on il Nulla, come 23 metafora della disgregazione e della discontinuit della buona legislazione. In Pitagora lelaborazione matematizzante della Natura ha prodotto il cosiddetto dualismo pitagorico: limiteillimitato, dispari-pari, bene-male, male, etc. etc Naturalmente il filosofo ofo di Samo considerava - in continuit con la tradizione greca - la superiorit concettuale della limitatezza. In questo la problematica numerica della parit-disparit disparit qui sotto riportata - - - -

mostra efficacemente la dottrina della metafora della societ in crisi il cui compito quello di riportare stabilit e certezze tramite l (lo strumento) delle leggi. Ipoteticamente tale strumento possibile individuarlo nel numero che rende dispari il pari (in questo caso lunit che si aggiunge al numero 6). Tornando ad Anassimandro analizziamo questo suo frammento:
Ci da cui proviene la generazione delle cose che sono, sono, peraltro, ci verso cui si sviluppa anche anc la rovina, secondo necessit: : le cose che sono, infatti, pagano l'una all'altra la pena e l'espiazione l'e zione dell'ingiustizia, secondo l'ordine del tempo.24

La lettura pi interessante del frammento quella di Michele Maranzana, secondo cui il ricorso a termini come punizione, vendetta, giustizia e decreto suggerisce il legame fra la filosofia di Anassimandro andro e la problematica sociale. sociale [] Per questa ragione vi stato chi ha sostenuto, come Werner Jaeger, che la giustizia universale di Anassimandro Anassimandro ricorda come il concetto conce greco di causa (aita), che divenne fondamentale per il pensiero nuovo, in origine faccia tutt'uno con quello di colpa e fosse dapprima trasferito dalla responsabilit giuridica a quella fisica, mentre, secondo Rodolfo Mondolfo, il concetto stesso di cosmo deriva dal mondo umano (ordine della danza, dan dell'adornamento personale, dell'esercito e dello stato); e ne deriva pure il concetto con di legge, 25 senza del quale non si sarebbe costituita l'idea della natura come totalit totalit organica. Dunque, sempre in relazione al frammento il gi citato peiron (Ci Ci da cui proviene la generazione delle cose che sono) ovvero lin-determinatezza determinatezza infinita, si presenta come punto darrivo della rovina umana, metaforizzando la via della dissolutezza e dellingiustizia. Eraclito nella tematizzazione delleterno corso del fiume del divenire26 - come alternanza delle leggi isonomiche27 (leggi
21 22

Frammenti di Anassimandro, modalit di compatibilit, studi Vitellaro I Greci e le guerre persiane , 499-386 386 BC, Philip de Souza , Osprey Publishing, 2003 23 Le origini della filosofia greca, interv. a Costanzo Preve a cura di Diego Fusaro 24 In Simplicio, Anassimandro, fr. 12 B 25 Frammenti di Anassimandro, modalit di compatibilit compati , studi Vitellaro 26 I frammenti e le testimonianze, Eraclito, a cura di Carlo Diano e Giuseppe Serra, frammento 19, Milano, 1980 27 Dizionario di filosofia, Nicola Abbagnano, Utet

giuste) e leggi avverse al dmos il punto fermo e incorruttibile che governa e regola i contrari proprio il Lgos (in termini naturalistici il fuoco).28 Tale soggetto regolatore si rideclina nei fisici pluralisti sotto la forma del binomio cosmico Amore-Odio di Empedocle e nel nos di Anassagora.29 Per ultimo occorre esaminare anche il pensiero del filosofo di et ellenistica Epicuro (IV sec. d.C), il quale abitualmente viene introdotto come il pensatore dellabbandono sconsiderato ai piaceri. Questo un grave errore che pu essere smentito.
Ad ogni desiderio bisogna porre la domanda: che cosa avverr, se esso viene appagato? Che cosa avverr se non viene appagato? Soltanto laccorto calcolo dei piaceri pu far s che luomo basti a se stesso e non divenga schiavo dei bisogni e della preoccupazione per lindomani. Ma questo calcolo pu essere dovuto solo alla saggezza. 30

Il frammento epicureo proveniente dalla Lettera a Meneceo mostra con grande chiarezza espositiva e senza necessit di ulteriori spiegazioni limportanza del dosaggio nella filosofia del sapiente di Samo . Questultimo elemento di testimonianza dimostra inoltre come la filosofia antica greca abbia mantenuto nel corso della storia una sensazionale continuit negli intenti e nei suoi presupposti filosofici. Conclusioni Questa originale lettura dellorigine della filosofia greca sostenuta in questa breve introduzione al problema non pu certo sostituirsi del tutto alla tradizionale interpretazione del pensiero presocratico. Indubbiamente risulterebbe complesso comprendere ogni aspetto dei filosofi esaminati con la sola convinzione che dietro ogni formulazione ci sia una ragione politico-sociale. Tuttavia linterpretazione dominante ha il difetto di essere presentata come lunico modo di decodificare lintero pensiero greco antico, per cui tale metodo deve necessariamente aggiungersi ad essa. In questo momento occorre comprendere le ragioni di tale mancanza nei manuali e nei commentari tradizionali. Una mancanza che pu trasformarsi in un vero e proprio danno, soprattutto verso chi - come gli studenti liceali - si approcciano per la prima volta allo studio della filosofia. In conclusione ho tentato di compendiare secondo tre punti fondamentali in che maniera la mancata contestualizzazione nellanalisi del pensiero greco porta a dei rischi di comprensione: In primo luogo la decontestualizzazione storica e sociale del pensiero presocratico (ed in generale della filosofia antica) tende a presentare la filosofia non come uno studio su se stessi e sulla comunit di carattere veritativo e di cambiamento, ma come un precursore o un supporto artigianale e grossolano delle tecniche e delle scienze naturali. In secondo luogo perch la decontestualizzazione lascerebbe inspiegata limprovvisa tendenza alla trattazione politica dapprima coi sofisti e poi con Platone-Aristotele, dei quali invece sono generalmente enfatizzati i tratti politico-comunitari. In terzo luogo la decontestualizzazione non aiuta a cogliere a pieno la grecit, nella sua peculiare forma della continua ricerca dei giusti parametri di misura delle cose, della finitezza del Tutto, dellordine cosmico, politico-sociale ed etico; relegandola invece meramente nel ruolo di un pensiero schiavistico anticipatore della moderna raisn illuminista. Tutto questo inaccettabile e sta a noi rivalutare i Greci nella direzione adottata da questo breve e modesto contribuito, che spero sia stato di aiuto, o quantomeno, sia stato motivo di un rinnovato interesse a svolgere un raziocinante studio sul problema.
28 29

Eraclito, (la storia de)La Filosofia, Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, pag. 37, 2009 I presocratici. Testo greco a fronte, a cura di Giovanni Reale, Bompiani, 2006 30 Lettera a Meneceo, Epicuro, 132

Potrebbero piacerti anche