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Dalla critica delle sociologie alla scienza della storia e della politica

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Razeto Migliaro Misuraca SOCIOLOGIA E MARXISMO NELLA CRITICA DI GRAMSCI

UNiitRSITA Dl PADOVA Dipoiserito di Storia e Filosofia del Diritto e Diritto Corionic_____

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Universita degli Studi di Padova Biblioteche del Polo iuridico

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IncI?. n. Luis Razeto Migliaro Pasq Sociologia e marxismo nella critica di Gramsci

Il 1977 stato un anno di forte ripresa degli stu di e del dibattito sul pensiero di Gramsci. Lin contro tra le iniziative promosse da strutture di ri cerca del movimento operaio per la celebrazione del quarantennale della morte del fondatore del marxismo italiano e la particolare congiuntura p0liUca hanno posto al centro del dibattito cultu rale il valore di tesi quali quella dellegemonia, lanalisi di come questa possa coniugarsi con il pluralismo politico e istituzionale, il rapporto tra tunzione nazionale della classe operaia e crisi del capitalismo. Le tappe salienti di queste ricerche su Gramsci sono nei libri di Badaloni, Buci-Glucksmann, Pag gi-Gerratana-De Giovanni e nel recente volume col lettivo: Politica e storia in Antonio Gramsci (Edi tori Riuniti, Roma 1977). In questo quadro il libro di Razeto Migliaro e Mi suraca parte da un punto di osservazione origi nale, dalla convinzione cio che la persistenza della crisi connessa alle carenze scientifichn nella comprensione delle condizioni reali e nella progettazione delle iniziative razionali; e che il suo superamento perci legato alla critica del le teorie sociali pi diffuse e alla costruzione di una nuova scienza della storia e della politica. Secondo questo programma, a partire da una let tura nuova dei Quaderni di Gramsci, e secondo una prospettiva di storia della cultura, si svolge in questo libro una analisi critica della sociolo tendenza deteriore gia marxista (intesa come del marxismo), incentrata nella critica del concet to di legalit storica. Si individuano quindi le con dizioni storiche e gli elementi costitutivi fonda mentali di una scienza della storia e della poli tica che dia ragione dei processi storici attuali nel

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DRAGHI

la loro particolarit, esaminando specificamente I avviamento di esse nelle teorie gramsciane della crisi organica, dei fenomeni del fascismo, del. americanismo, della burocrazia moderna. L. Razeto Migliaro fino al 1973 ha insegnato so ciologia presso luniversit tecnica dello Stato di Santiago. Attualmente insegna presso la facoh di scienze statistiche, demografiche e attuariali delluniversit di Roma. In Italia ha pubblicato, tra laltro, con F. Cerase e F. Consoli, Classi ed istituzioni in America Latina (Roma 1977). P. Misuraca lavora presso listituto di Sociologia della universit di Roma. autore di Sulla ricostruzione gramsciana dei concetti di struttura e superstruttura, pubblicato su Rassegna italiana di Sociologia n. 3. 1977.
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E IVlARXISIs1O NELL.J CRITICA EI GRAIVISCI

Dalla critica delle sociologie alla scien2a della storia e della politica

De Donato

Indice

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Prolegorneni
I. LA CRITICA DELLE SOCIOLOGIE

15
23

40 57
75

1. 2. 3. 4.

11 soggetto della critica ismo La sociologia come tendenza deteriore del marx marxismo La sociologia come scienza sociale alternativa al Critica delle leggi storiche e statistiche

DELLA POLITICA 11. LA SCIENZA DkLi,A STORIA E

75 80 101
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1. Dalla esperienza alla ifiosofia ed alla scienza 2. Teoria della crisi organica
3. Teoria della burocrazia moderna
III. NOTE TEORICHE

A 0 1978 De Donato editore S Bari Lungomare Nazario Sauro, 25

CL 07-0311-7

Prolegomeni

Le scienze storiche e politiche si trovano oggi nella necessit di comprendere, spiegare e dare risposte a un insieme di fenomeni e di problemi che investono gli Stati contemporanei, la cui com plessit e novit sono tali da evidenziare le carenze degli stru menti conoscitivi di cui dispongono le culture pi avanzate. Lin sieme di questi fenomeni e di questi problemi solitamente compreso sotto il termine generico di crisi ma le teorie finora elaborate sulle crisi economiche e politiche non sembrano suffi cienti a dare ragione della novit e complessit che caratterizzano la crisi attuale e a indicare adeguate politiche per affrontarla: ci rivela che essa coinvolge le scienze storiche e politiche me desime. Possiamo intravedere la natura complessa e nuova di questa problematica attraverso una preliminare considerazione di alcuni tra i sintomi pi evidenti dellattuale situazione critica: nel mondo capitalista un processo di rottura degli equilibri del mercato in ternazionale, proprio nel momento in cui lannodarsi dei pro blemi (disoccupazione, inflazione e stagnazione in quanto feno meni non puramente congiunturali ma piuttosto tendenziali, con seguenze e parti del modo in cui le forze produttive si sono svi luppate) esige soluzioni internazionali, che tuttavia sono contrad dette dagli interessi e dalle ragioni politiche degli Stati nazionali. del sistema isti attiva e passiva Ancora: la contestazione tuzionale, sempre pi estesa e profonda, che pone in questione la separazione tra dirigenti e diretti e spinge questi ultimi a met tere in discussione la legittimit della rappresentanza nelle sue attuali forme. Infine: la caduta di capacit delle ideologie domi nanti nel suscitare il consenso indispensabile ad assicurare lin tegrazione sociale e ad evitare i sempre pi vasti fenomeni di decomposizione morale nella convivenza civile. Nel mondo so cialista, a sua volta, la difficolt dei rapporti tra i diversi Stati

(lacuta conflittualit tra lUnione Sovietica e la Cina popolare, loccupazione della Cecoslovacchia ad opera delle forze mffitari del Patto di Varsavia come modo di garantire un certo sistema di rapporti intersocialisti) proprio nel momento in cui la com petizione tra i sistemi capitalista e socialista, e linterna necessit di uno sviluppo socialista basato su una pianificazione coinvol gente i diversi Stati, abbisognano di un internazionalismo che pervenga ad un livello qualitativamente superiore. Ancora: la divergenza tra un insieme di trasformazioni rivoluzionarie nella struttura sociale e di notevoli successi nella crescita economica da una parte, e le cristallizzazioni burocratiche nelle sovrastrut ture politiche e culturali dallaltra; tra la pianificazione accen trata e tecnica e la necessit di partecipazione e controllo di massa nei processi decisionali. Infine: la persistenza del ricorso a pratiche amministrative nei confronti della intellighenzia dis senziente. Senza ancora proporre uninterpretazione di questi fenomeni e problemi, possiamo intanto cogliere in essi due caratteristiche definitorie della crisi attuale. Il suo investire linsieme degli Stati, e il suo coinvolgere unitariamente economia, politica e cultura. Il mondo contemporaneo cio attraversa una fase di crisi organica generalizzata una fase della vita collettiva ca ratterizzata da un processo di scissione fra la struttura e la sovrastruttura che ha contenuti e adotta forme diverse negli Stati capitalisti e socialisti, manifestandosi tuttavia in ambo i sistemi come fenomeni interrelati. una fase in cui le varie formazioni economico-politiche sono di fronte alla necessit di compiere scelte radicali, tali da riorientarne il complessivo sviluppo futuro. La persistenza della crisi connessa alle insufficienze teo rico-scientifiche nella comprensione e nella risposta a questultima e il suo superamento legato alla costruzione di una nuova scienza della storia e della politica, capace di avviare il passaggio ad una nuova epoca politica. Capire questo rapporto tra crisi e scienze implica esaminare la crisi organica attuale come risultato di un processo storico le cui origini rimontano a quellaltra epoca storica di crisi interna zionale, che segn linizio dellattuale assetto mondiale. Decisivi furono gli anni 1929-32. Gli anni, nel mondo capitalista, in cui lacutizzarsi dello squilibrio economico-finanziario la premessa di una riorganizzazione istituzionale del ciclo di accumulazione marcata principalmente dallintervento sistematico dello Stato come fattore regolatore necessario. Lodierna crisi manifesta il logoramento di quel progetto di sviluppo economico, di ristrut turazione dello Stato e di ricomposizione dei rapporti tra econo mia e politica. Nel mondo socialista, in quel tempo rappresen

tato soltanto dallURss, sono gli anni della grande svolta ca ratterizzata dalla politica di industrializzazione accelerata e di collettivizzazione dellagricoltura, che ebbe come corollario il fenomeno che conosciamo come stalinismo La crisi che oggi percorre il mondo socialista esprime a sua volta il logoramento di quel modello di sviluppo economico, di organizzazione dello Stato e dei rapporti tra dirigenti e diretti. Ora, lanalisi di quella crisi e lelaborazione delle risposte ad essa furono condotte da determinate scienze sociali le quali, pur conservando distinte strutture concettuali di derivazione marxista nel mondo socialista, di derivazione economico-socio logica nel mondo capitalista avevano in comune un com plesso di fondamenti teorici e di connotazioni metodologiche che ci permettono di assumerle sotto la denominazione generale di sociologie. Il logoramento di quelle analisi e di quelle risposte alla crisi segna oggi la crisi di quelle strutture conoscitive, ed evidenzia la necessit della costruzione di una nuova scienza che comprenda, spieghi e dia risposte alla crisi organica attuale. Questo il nostro programma di lavoro.

Un insieme di esperienze politiche e teoriche maturate in re lazione al problema italiano ed alla vicenda cilena ci hanno indotto a soffermarci su Gramsci che, a seguito della sconfitta del movimento operaio in Europa e nel contesto della ristrut turazione differenziata degli Stati contemporanei, consegna ai Quaderni del carcere i suoi studi critici sul marxismo e sulla so ciologia e lesame della crisi organica a lui contemporanea. Gramsci riflette su questi problemi nel preciso momento storico in cui i modelli che oggi manifestano le proprie limitazioni si organizzano e cominciano a concretarsi. E chiaro che la coin cidenza cronologica di per s non vuoi dire niente oltre una ge nerica relazione che sempre radica luomo nella propria epoca, il pensiero teorico nel contesto storico. Ma il nesso storico che legittima la ricerca in Gramsci di un punto di partenza per una impostazione scientifica dei problemi reali attuali, dato dal fatto che la sua riflessione sincentra precisamente nella problematica storica che in quel tempo tendeva a imporsi, ponendosi gi al lora come critica delle risposte (modelli) date ed il logoramento delle quali costituisce lessenza dei problemi presenti. E ancora dal fatto che Gramsci affronta tale problematica attraverso la critica delle concezioni teoriche, delle ideologie (la sociologia da una parte, un certo modo di concepire il marxismo dallaltra) che stavano alla base di quei modelli. E in questo senso e su

questa base che attribuiamo attualit a Gramsci, una attualit


determinata
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Lanalisi dei problemi sui quali ci siamo proposti di interve nire esige non solo la lettura diretta dei testi di Gramsci, ma anche lesame critico delle diverse interpretazioni di cui il pen siero gramsciano stato oggetto. Questo , da un lato, prerequl sito della stessa lettura filologica, poich oggi non possibile leggere e interpretare lopera gramsciana prescindendo dalla me diazione delle interpretazioni che di questa si sono date. Dal laltro una esigenza della problematica che ci occupa, in quanto essa emerge in un contesto culturale del quale formano parte le interpretazioni dellopera gramsciana. Quaranta anni di studi gramsciani, che offrono una variegata costellazione di interpretazioni divergenti del pensiero di Gramsci considerato sia nel suo complesso che riguardo ad argomenti ci pongono di fronte allesistenza di difficolt di let specifici tura e comprensione. in effetti, le interpretazioni di Gramsci, con diversa fortuna, hanno percorso praticamente lintera gam ma logica delle possibilit. Lo si inteso come leninista con seguente, come revisionista, come politico impegnato nel tenta tivo di porre teoricamente la questione del passaggio al sociali smo nei paesi occidentali, come storicista assoluto, come parzial mente storicista, come precursore dello strutturalismo, e via via 2 Questo destino di Gramsci paradossale, ove si ponga mente alla permanente preoccupazione dessere preciso ed espli cito (fatte salve le particolari condizioni carcerarie); egli ritorna pi volte sugli stessi appunti, perseguendo, in ulteriori stesure e in nuovi sviluppi teorici delle medesime questioni, lapprofon dimento e la chiarificazione di ci che gli appare ancora im preciso. Cosa spiega la molteplicit contraddittoria delle interpreta zioni dellunico Gramsci? Comporre cosf la domanda, e cio significa rifiutarsi di avanzare a includendo laggettivo unico priori lipotesi opposta, costruita sulla possibilit logica di una carenza di unit teorica nellesposizione gramsciana, duna ete rogenea mescolanza non risolta di posizioni teoriche contrastanti. Da una tale ipotesi potrebbe derivarsi una meccanica spie gazione della esistenza di interpretazioni cosf disparate, coi risultato per di mancare proprio lindividuazione delle difficol t dinterpretazione. Ci sono stati impedimenti per una lettura biologicamente
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Cfr., in/la, Nota teorica 11, pp. 129-33.


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lbid.

rigorosa dei Quaderni. Fino alla recente edizione critica (1975) non era possibile esaminare gli scritti gramsciani nellordine ge netico in cui furono elaborati, il che ha impedito di appropriar si dellevoluzione intellettuale dellautore. Inoltre: lorganizza zione tematica dei Qitaderni nelle precedenti edizioni era una opzione a posteriori rispondente gi a una determinata interpre tazione dei testi. Il contesto tematico (esteriormente e da altri sovraimposto) attribuisce senso e contenuti ad ogni paragrafo particolare in quanto lo propone inserito in una certa proble matica teorica, e priva di concretezza i concetti rendendoli ge nerici in quanto ne mette in ombra i legami col determinato momento storico complessivo e con lordine dei pensieri del lautore. Che il contesto tematico attribuito agli scritti carcerari non corrisponda alloriginale contesto problematico secondo il quale Gramsci sviluppa la sua esposizione, soltanto adesso possibile cogliere manifestamente. In effetti lordinamento cro nologico di cui ora disponiamo permette di accedere ad un nuo vo (antico quanto i Quaderni manoscritti) ordinamento proble matico. In base a ci sar rimarchevole comprovare che appa nelle affermazioni testuali renti contraddizioni nella lettera in realt non sono tali: derivano piuttosto dalla di Gramsci inclusione in un medesimo nodo problematico di proposizioni che nel pensiero originale dellautore erano riferite a questioni diverse. chiaro che queste confusioni hanno dato origine a suggestive diversit interpretative. opportuno cogliere a questo riguardo un altro aspetto della stretta relazione che intercorre tra il problema filologico e il problema delle interpretazioni diverse del pensiero di Gramsci. Una certa diffusa forma di leggere Gramsci pu essere intesa appunto come una vera e propria teonizzazione (giustificazione) Alcuni della possibilit di formulare interpretazioni libere studiosi sostengono infatti che per penetrare nel vero senso, nello spirito del pensiero gramsciano, necessario andare oltre le parole. il testo scritto, quasi che la lettera non corri come se Gramsci avesse sofferto spondesse a detto spirito una difficolt espressiva insormontabile. Questa forma di lettura libera permette di aggirare le apparenti contraddizioni tra proposi zioni inscritte in diversi contesti, poich nei fatti non si fanno i conti col senso diretto delle affermazioni stesse e si finisce ac cettando come veramente coerente con lo spirito gramsciano taluna e non talaltra delle proposizioni contrastanti. E decisivo a questo punto richiamare il fatto che una interpretazione del lopera di un autore pi valida di unaltra nella misura in cui ne comprende pi parte, rende conto di pi elementi e al limite delle formulazioni nella loro interezza.

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Un altro problema di lettura deriva dal carattere a prima vista disordinato degli scritti gramsciani, e consiste nel proble ma di quale sia il criterio di sistematicit coi quale avvicinarsi ai testi. Anche a questo riguardo precise indicazioni emergono oggi dalla lettura delledizione critica. La precedente edizione tematica era un tentativo di sistema rizzazione e in quanto tale esterno, nel preciso senso di una sistematizzazione che si propone di supplire una presunta ca renza di sistematicit originaria. Il criterio di sistematizzazione editoriale corrispose a una determinata interpretazione dellopera gramsciana (e a una determinata interpretazione dei criteri di sistematizzazione dichiarati pi volte dallo stesso Gramsci) e al pro getto politico di divulgare Gramsci facilitandone la compren
ad unit tematiche che ha condizionato il dibattito sulla siste maticit o meno dellopera gramsciana, privandolo delle que stioni riguardanti 1 ordine di esposizione e 1 ordine (logica) della ricerca La ricostruzione filologica dei Quaderni permette di riaffron tare il problema della sistematicit dellopera oltre ogni media zione derivante da sisternatizzazioni sovrapposte. In effetti di viene chiaro che Gramsci costantemente ricerca una determinata sistematicit sia nella esposizione che nella investigazione; ed riduttivo interpretare quella ricerca come semplice lotta contro la frammentariet delle condizioni psicologiche e tecniche della vita carceraria, poich il significato decisivo di quello sforzo sta nel perseguimento di un nuovo tipo di sistematicit, inferiore, parte costituente la logica del suo pensiero, e che tutto il contrario di ci che pu esser detto una sisternaticit tematica. TI concetto gramsciano di sisrematicit della teoria e del la voro teorico pu costituire loggetto di pi specifici studi; ci li nlitiamo qui alla individuazione degli essenziali punti di riferi mento cile segnalano la direzione nella quale debbono essere convogliati gli sforzi tesi allo scioglimento di queste dicolt di lettura. Un punto di partenza pu essere quello offertoci da Gramsci in due lettere a Tania nelle quali espone i suoi progetti di la voro intellettuale. Nella prima leggiamo: studiare molto pi dicie di quanto non sembrerebbe [...] vorrei, secondo un piano prestabilito, occunarmi intensamente e sistematicamente di uualche soggetto che mi assorbisse e centralizzasse la mia vita interiore. Ho pensato a quattro soggetti finora, e gi questo Abbiamo qui il con .

e intorno sione. Si mostra oggi come una sistematizzazione formal

un indice che non riesco a raccogliermi

cetto di sistematicit della ricerca come occupazione intensa con forme ad un piano prestabilito intorno a un soggetto che centra lizza in modo assorbente la vita interiore del ricercatore. i vero che enumera di seguito quattro soggetti dei quali intende occuparsi, distinti, (e non lunica volta che fa elenchi temati ci); per da un lato sottolinea che alla base di questi temi sta lunit di un nodo problematico (< In fondo, a chi bene os servi, tra questi quattro argomenti esiste omogeneit: lo spirito e gradi di sviluppo, popolare creativo, nelle sue diverse fasi 4); dallaltro esplicitamente alla base di essi in misura uguale avverte che proporsi di lavorare su soggetti diversi gi [...] un indice che non riesco a raccogliermi . Nella lettera del 23 maggio 1927 appare ancora pi chiaro il senso della sistematicit che si propone: Un vero e proprio studio credo che flli sia impossibile, per tante ragioni, non solo psicologiche, ma anche tecniche; mi molto dif ficile abbandonarmi completamente a un argomento o a una ma teria e sprofondarmi solo in essa, proprio come si fa quando si studia sul serio, in modo da cogliere tutti i rapporti possibili e connetterli armonicamente Sempre la stessa idea: non la stessa sistematicit formale ed esterna, ordinamento e organizzazione di temi distinti, e nep pure la sistematicit il cui criterio consiste nellallacciamento di problemi o temi tra di loro, bensi lapprofondimento in un solo nodo problematico per scoprirne tutti i rapporti possibili e congiungere il tutto attorno a un centro unificante. Questa sistematicit deve dunque essere identificata nella lo gica interna dei Quaderni stessi, implicita alla ricerca ed alla dal momento che il esposizione teorica. Da qui la difficolt; concetto di sistematicit della teoria parte della teoria stessa e della stessa sistematicit della teoria, si rivela indispensabile dal livello filo unico modo di rompere il circolo partire logico. La tendenza a comprendere i testi richiamandosi allo spirito gramsciano si mostra come aggiramento speculativo del problema, come un arbitrario surrogato di una componente essenziale della teoria. Sulla base di questo modo dintendere il problema della si stematicit, una lettura che metta in condizione di accedere alla determinata teoria-sistemalicit gramsciana implica lanalisi di ogni paragrafo come un tutto coerente in s medesimo ed auto nomo, strutturato secondo una logica concreta e particolare che deve essere intelletta. In ogni ragionamento gramsciano tenden
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data A. Granii. Lnr da! carcee, Linaudi, Torino 1973, p. 58 (la ddlla lettera 19 ear:o 1927).

Ivi, p. 59. Ivi, p. 92.

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presente il nocciolo del ed implicitamente zialmente omia dei lauton suo pensiero complessivo; per questo che da altri, ma paragrafi non significa separatezza e sconnessione al contrario radicale interiore unit. asistemati La forma di esposizione gramsciana (lapparente altro) che appariva cit, il trascorrere da un argomento a un si rivela in sotto il velo dellinorganicit delle note sparse il metodo della ri vece una forma di esposizione coerente con cerca e con il contenuto dellanalisi teorica. le note dei pri Il passo che Gramsci compie nellorganizzare e in una sem mi quaderni nelle successive stesure non consist ma in un supera plice riorganizzazione lormale del materiale, in nodi problema mento qualitativo dellanalisi, che concentra re quantit di rap tici pi(i precisamente identificati una maggio della logica par porti armonicamente connessi. E il dispiegarsi ticolare delloggetto specifico.

La critica delle sociologie

1. Il soggetto della critica

alcune note Questa ricerca articolata intorno alla lettura di oni critiche dei Quaderni in cui Gramsci concentra le sue riflessi mi della proble sui marxismo e sulla sociologia e in cui analizza i ia il sog crisi e del riassetto degli Stati contemporanei. Tuttav appunto attraverso questa lettu getto di cui ci occupiamo matica trascende i confini cosf del testo come della proble preoc ra nostra in esso esaminata da Gramsci. Ci significa che la fica e poli cupazione non prioritariamente filologica ma scienti ne dei funzio tica; pi precisamente che il lavoro filologico in e politica problemi teorici e pratici: lintenzionalit scientifica dalla gio che ci conduce alla filologia, allanalisi dei testi. Il passag ti lema prob teoria e dalla politica alla filologia, e da questa alla mi proble i ca scientifica e pratica ha come punto di partenza Gramsci reali attuali della scienza e della politica; leggiamo ire ad una in quanto per il suo tramite sembra possibile perven punti di nuova impostazione dei problemi e individuare validi ttiva nella riferimento che ci permettano di entrare nella prospe quale essi possono ricevere risposta.

a nella prima Questo lavoro il risultato di una ricerca iniziat e e let teorich vera dei 1975 e sviluppata attraverso discussioni Ogni que ture metodiche unitariamente condotte dagli autori. lari e le stione stata esaminata da entrambi fin nei partico ma dalla ioni, singole proposizioni sono risultate non da mediazin omaggio ad costruzione di un testo comune. Pure va detto, dispari e delle una pratica abituale, che la cura dei paragrafi Misuraca, e dei note teoriche pari da attribuire a Pasquale paragrafi pari e delle note dispari a Luis Razeto.
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Sebbene affronti la questione in pi luoghi, Gramsci concentra la critica della sociologia in sei pagine dei Quaderni: due para grafi del Quaderno li secondo ledizione critica, corrispondenti a una nota del Quaderno XVIII secondo ledizione tematica Ora, presentare il problema nei termini generici di critica del la sociologia solleva immediatamente domande decisive, dalla risposta alle quali dipende linterpretazione che di tale critica si da. TI primo quesito ; A quale sociologia si riferisce Gramsci in questa occasione? questo un problema delicato, poich la su perficiale risoluzione che ad esso stata data sta allorigine di varie interpretazioni che non sono riuscite a cogliere il profondo significato delle proposizioni gramsciane. Alcuni hanno indivi duato in esse una critica della sociologia borghese altri hanno percepito soltanto la critica alla Teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista 2 di Nikolaj J. Bucharin. Pi elementi devono essere presi in considerazione per avviare una risposta a questa domanda, alcuni dei quali emergono solo con ledizione critica (in qualche modo ci serve a capire perch le interpretazioni date si mostrano precarie). Gi nel titolo del primo dei paragrafi la complessit del problema

Paragrafi 25 (Riduzione della losoja delta praxis a una sociologia) e 26 (Quistiorn generati), pp. 1428-34 dei Quaderni del carcere, Edizione critica dellIstituto Gramsci a cura di V. Gerratana, Finaudi, Torino 1975 (dora in poi citati con la sigla Q seguita dal numero di pagina); nota Materialismo storico e sociologia, pp. 146-51 de Il materialismo storico e la iflosofla ,li Benedetto Croce, Editori Riuniti, Roma 1971. 2 La tborje dli matrjalisrne historique. Manuel populaire de sociologie narxiste, trad. it. La Nuova Italia, Firenze 1977.

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a una socio anticipata: Riduzione della filosofia della praxis e tema logia. Degno di nota intanto il fatto che nella edizion ito nella tica dei Quaderni questo titolo non compare; assorb questa sop proposizione di apertura della nota. A ben vedere piii ancor pressione conseguenza diretta di un altro fatto a paragr del carico di implicazioni : il mancato riconoscimento ad un fo nella sua autonomia. Infatti il paragrafo viene saldato generali), e altro e compreso sotto il titolo di questo (Quistioni uimento; dalledi a questo appare subordinato come suo proseg paragrafi sia zione critica risulta invece sia la distinzione dei Riduzione della loriginale disposizione di questi: il paragrafo segue, quel filosofia della praxis a una sociologia precede, e non ione compiuta lo intitolato Quistioni generali. Larbitraria operaz conseguenza nella edizione tematica induce a (e forse anche identificazione del soggetto o parziale di) una erronea la nota della critica di questi brani, e in primo luogo perch Saggio di Bu cos composta appare incentrata nella critica del charin e su questa si apre. del ti Rimesse le cose al proprio posto, la semplice lettura ci Grams tolo del primo dei brani permette di intravedere come i pi termin in questo individua il soggetto della sua critica nei lare cri comprensivi, tali da comprendere come parte la partico sulla riduzio tica del Saggio buchariniano. Laccento posto a) socio ne della fiIosoa della praxis a una (indeterminat Bucharin. logia, e non a la (determinata) sociologia di dun tratta si Di quale riduzione e di quale sociologia dalla pro que? Un primo aspetto della questione viene posto posizione di apertura del paragrafo: ne della ten Questa riduzione ha rappresentato la cristallizzazio lettere a due stu denza deteriore gi criticata da Engels (nelle denti pubblicate nel Sozialistische Akademiker ) LI. recente Il problema sta dunque in una tendenza , non ori del marxi mente emersa ma contemporanea agli stessi fondat nel marxi arsi sino; tendenza deteriore che Engels vede svilupp Come tale smo, e che inscritta nella storia dei marxismo. ende e la Gramsci comincia con il considerarla, ma la compr dola riflesso e spiega da un punto di vista pi generale ritenen a al marxi manifestazione specifica di una tendenza non limitat della cultura smo ma che si manifesta nellinsieme della storia contemporanea, come pi oltre espliciteremo. Leggiamo la proposizione per intero: ne della ten Questa riduzione ha rappresentato la cristallizzazio due stu denza deteriore gi criticata da Engels (nelle lettere a

denti pubblicate nel Sozialistische Akademiker ) e consistenti nico nel ridurre una concezione del mondo a un formulano mecca che d limpressione di avere tutta la storia in tasca. (Q, 1428)

Dunque non solo riduzione della filosofia della praxis, ma questa come momento di una pi generale riduzione cli una con cezione del mondo. necessario a questo punto, per approssimarci ulteriormente al nucleo problematico che centralizza linteresse di Gramsci in questo paragrafo, andare alla prima stesura (precedente di due anni: 1930-3 1) dello stesso, che incontriamo nel Quaderno 7 delledizione critica. Il paragrafo qui aperto da questa pro posizione: La riduzione del materialismo storico a sociolo gia marxista un incentivo alle facili improvvisazioni giornali (Q, 856). Questa concisa formulazione stiche dei genialoidi non lascia dubbi rispetto ad un punto: esplicitamente Gramsci si propone di criticare una sociologia marxista, riduzione del materialismo storico. Tuttavia in questa prima stesura assente ogni riferimento ad una tendenza, e cio alla storia del marxi smo; e gi lintitolazione del paragrafo (Il Saggio popolare e la sociologia) indica come soggetto della critica specificamen te il marxismo di Bucharin. Ci evidenzia un processo, una maturazione, nel pensiero di Gramsci. Dalla prima alla seconda stesura si d uno spostamen to e una ricomposizione di problematica, segnata fondamental mente dal passaggio dalla critica a una forma particolare cli riduzione alla critica ad una tendenza generale che ha una continuit storica ed una dimensione culturale comprensiva; la critica a Bucharin incorporata come momento della critica di una certa deteriore tendenza del marxismo (ponendo cosf il problema in termini di storia del marxismo), e questa a sua volta incorporata come momento della critica di un certo svi luppo della cultura (ponendo il problema in termini di storia della cultura). Tutto questo non emerge soltanto dalla comparazione della proposizione di apertura e dei titoli delle due stesure ma dal contenuto e dal contesto di ambo le redazioni nella propria in terezza. Dal confronto globale risulta una ulteriore dimensione, che necessario prendere in considerazione a questo punto per una in tellezione accurata dei paragrafi. La prima stesura del paragrafo parte dun Quaderno da Gramsci intitolato Appunti di filosofia. Materialismo e ideali smo. Questo titolo ed il contenuto della generalit delle note che compongono il Quaderno 7 racchiudono un preciso conte sto problematico su1 quale Gramsci riflette in quel momento (1930-31) e che attribuisce un particolare senso alla nota sulla

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sociologia: il materialismo storico come filosofia, la sua origi nalit e specificit nei confronti delle altre filosofie che critica. La problematica fondamentalmente, se non esclusivamente, di livello teorico-filosofico. La seconda stesura del paragrafo (1932-33) sta in un Qua derno (lil) in cui il problema teorico della filosofia marxista e del confronto con le altre filosofie, integrato nel pi ampio contesto problematico della storia della cultura. Il Quaderno manca di un titolo originale (il titolo redazionale scelto dai cu non ratori delledizione critica Introduzione alla filosofia rende ragione della rivoluzione problematica che sostanzia que sta seconda stesura, oscurandone la lettura); abbiamo tuttavia di pugno di Gramsci i titoli parziali dei due complessi di paragrafi che compongono il Quaderno. Gi il primo degno di nota in quanto appunto sottolinea il terreno non puramente filoso fico dei problemi trattati: Appunti e riferimenti di carattere storico-critico. Il titolo del secondo insieme di paragrafi (comprende i due paragrafi che stiamo esaminando e che direttamente ci interessa) ancor pi indicativo: Appunti per una introduzione e un avviamento allo studio della filosofia e della storia della cultura. Determinanti novit sono presenti in questo titolo (l cui completa trattazione sta nelle note stesse del Quaderno). e Scompare qui la contrapposizione materialismo-idealismo cosi am con ci si dissolvono le contrapposizioni meccaniche tra filosofia idealista e filo piamente diffuse in quegli anni sofia materialista, tra scienza borghese e scienza proletaria, tra La collocazione sociologia borghese e sociologia marxista della filosofia della praxis nel quadro della storia della cultura non passa pi attraverso la mediazione del binomio caudino materialismo-idealismo Il terreno e lelemento di differenziazione, secondo Gramsci, si raggiunge per via della critica di tutta la cultura precedente (da non intendere restrittivamente in senso cronologico, in quan to inclusiva della cultura presente e tendenzialmente persistente), la quale contiene tanto indirizzi idealisti quanto indirizzi ma terialisti e correnti filosofiche, scientifiche e sociologiche che ad essi possono richiamarsi o ricondursi. La filosofia della praxis il fondamento e lespressione teorica di una nuova cultura integrale. La precisa individuazione di questa prospettiva un passo decisivo per comprendere il percorso dellelaborazione gramscia na, ed in particolare per identificare con esattezza a quali forme teoriche diretta la sua critica della sociologia A questo scopo opportuno prendere in considerazione il paragrafo che, significativamente, segue i due paragrafi del Qua

derno 11. In esso sottoposto ad analisi il Concetto di orto dossia, che appunto un modo di precisare i confini della fi losofia della praxis, e di specificarne la differenza rispetto alle altre filosofie.

non deve essere ricercata in scrive Gramsci Lortodossia questo o quello dei seguaci della filosofia della praxis, in questa o quella tendenza legata a correnti estranee alla dottrina originale, ma nel concetto fondamentale che la filosofia della praxis basta a se stessa contiene in s tutti gli elementi fondamentali per co struire una totale ed integrale concezione del mondo, una totale filosofia e teoria delle scienze naturali, non solo, ma anche per vi vificare una integrale organizzazione pratica della societ, cio per diventare una totale, integrale civilt. (Q, 1434).
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Su questa base Gramsci individua il carattere rivoluzionario di una teoria nel suo rappresentare un elemento di completa scissione tra i sostenitori del vecchio e del nuovo mondo. Una teoria appunto rivoluzionaria nella misura in cui elemen to di separazione e distinzione consapevole in due campi, in 1434). quanto un vertice inaccessibile al campo avversario che cade molto Il senso profondo di queste affermazioni oltre ogni lettura che in esse superficialmente veda una prospet lo esamineremo dettagliatamente pi avanti. tiva integralista Questa citazione viene qui inserita allo scopo di mostrare che linclusione della tendenza deteriore del marxismo nel quadro duna storia-critica della cultura significa lavviamento di una critica ad un determinato marxismo in quanto questo non ha raggiunto a) teoricamente la necessaria autonomia rispetto ai fondamenti filosofici della cultura precedente; b) politicamente una prospettiva rivoluzionaria indirizzata ad una integrale riorga nizzazione pratica della societ. Ecco perch la critica gramsciana della sociologia marxista non si presenta separata dalla critica delle sociologie non-marxiste o borghesi. Ancora: nemmeno gli borghese ) compaiono nella seconda stessi termini ( marxista stesura. Le diverse sociologie sono ricondotte da Gramsci ad una storia culturale comune, senza perci negare ad ognuna di esse la propria specificit. Rimane da sottolineare che non essendo questa critica esclu sivamente teorica ma insieme politico-pratica, essa rivolta an che al modo di fare politica che parte di quella cultura da su perare, e che include una tendenza, un modo di far politica presente anche nella stessa storia politica del movimento operaio. La gramsciana critica della sociologia deve intendersi dunque come un momento, una parte della critica complessiva di una certa cultura prevalente. Sebbene internamente connessa alla cri

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tica della filosofia, la critica della sociologia non si identifica con essa, ma si svolge in forma specifica, rilevando nel contempo limportanza progressiva che le diverse sociologie acquistano nel la cultura. La gramsciana critica della sociologia corrisponde (in par te) alla marxiana critica della economia politica. Questo centrare la critica nella sociologia (e non in altri set tori ideologici) ha ragioni storiche e teoriche. Storiche, nel capitalismo, in quanto precisamente lo sviluppo della sociologia il modo specifico che assume lideologia delle classi dominanti per rispondere ai problemi dello sviluppo del capitalismo e al dominio di quelle classi nelle singole societ. In effetti, leconomia politica classica servi fondamentalmente nel lepoca delle origini e della prima espansione del capitalismo ai bisogni della borghesia in ascesa che consolidava il suo sistema politico-economico, nella lotta contro le ideologie tradizionali; nellepoca dellespansione imperialista del capitalismo, delle sue crisi, della sua critica teorica e pratica da parte delle classi su bordinate, i problemi delle classi dominanti non erano piti giu stificare e fondare il sistema su basi teorico-economiche (leco nomia politica), ma piuttosto controllare e contenere i fenome ni di dissoluzione del sistema, le sue anomie e disfunzio nalit, e cio quei settori sociali conflittuali al sistema, reale minaccia al dominio delle classi proprietarie. vero che anche il margi leconomia aveva conosciuto uno sviluppo ulteriore nalismo, le teorie dellorganizzazione industriale e del lavoro, le ma questo sviluppo, sebbene teorie microeconomiche, ecc. indirizzato a funzionalizzare ed aggiustare il sistema affrontando i suoi problemi immediati, non si appropriava del problema cen trale della nuova fase di sviluppo del sistema, problema che non era strettamente economico ma sociale: era la sociologia che si proponeva di dare a questi problemi risposte al livello richiesto, ed per questo che le discipline sociologiche conquistavano rispet to ad altre un posto centrale ed egemonico. NellUnione Sovietica, a sua volta, i rivoluzionari al potere si trovavano a dover affrontare problemi nuovi, riguardo ai quali il marxismo classico, orientato alla critica teorica e poli tica del sistema economico capitalista, si mostrava carente di elaborazioni e strumenti adeguati. Lo sviluppo del marxismo co me sociologia popolare si impone in tale situazione come il modo specifico che assume storicamente lideologia rivoluziona ria divenuta dottrina ufficiale di Stato. In effetti il marxismo servi nel come critica delleconomia politica classico lepoca del dominio delle classi proprietarie per lorganizzazione sociale e politica delle masse allesercizio della lotta di classe ed alla formazione della coscienza e della cultura politica di classe;

nellepoca apertasi con la conquista del potere statale da par te dei rivoluzionari, che poneva a questi il compito di riorga nizzare complessivamente leconomia e le istituzioni di potere, si presentavano anche problemi di controllo, di integrazione so ciale, di contenimento di moti politici e culturali centrifughi, di funzionalit e stabilit organica del nuovo sistema in formazio ne. Un processo di sociologizzazione del marxismo fu la rispo sta teorica (di pratiche conseguenze) che in quelle condizioni storiche tendeva ad imporsi scavalcando la ricerca leniniana ed emarginando I alternativa troskijana. La critica delle socio logie sviluppatesi nellambito del capitalismo, gi avviata in qual che modo da Lenin nel 1894 (Che cosa sono gli amici del po polo e come lottano contro i socialdemocratici) non fu svi luppata ulteriormente dai marxisti; Gramsci proprio in quel man cato sviluppo della critica individua la causa, e lespressione, della crisi di sviluppo del marxismo, sottolineando con ci la centralit del nuovo compito critico necessario. Accanto a queste ragioni storiche, anche ragioni teoriche por tavano Gramsci a centrare lo sviluppo del marxismo nella cri tica delle sociologie. Una parte di queste si erano sviluppate nel come superamen mondo occidentale come risposta a Marx to del marxismo: della sua concezione della storia (con una teoria sociale ), della teoria della lotta di classe (con una teo ria dei gruppi e della stratificazione sociale, ad esempio), dei suoi criteri dinterpretazione (con le metodologie ). La risposta a Marx non era una funzione ideologica se condaria, ma elemento organicamente connesso al compito di contenere i conflitti e guidarne la ricomposizione. Il ritardo di una profonda critica scientifica di queste sociologie indebolisce il movimento delle classi subordinate e lo rende vulnerabile al livello della formazione della coscienza di classe e della lotta ideologica, privandolo sia delle armi da opporre a quelle tecni che di controllo sia della elaborazione di proprie tecniche di mobilitazione (queste alternative a quelle, poich la costruzione del nuovo sistema degemonia si basa su una espansione orga nizzata del movimento sociale e non sul contenimento del con flitto nelladattamento sociale). Questo non tutto; lassenza di una critica sistematica rigo rosa delle sociologie comportava gravi conseguenze per lo stesso sviluppo del marxismo. Da un lato emergeva la tendenza al re in particolare teorie sociali e me cupero di svariati elementi accorpandoli acritica di quelle scienze sociali todologie mente al marxismo; il marxismo della Seconda Internazionale,

Editori

Riuniti, Roma 1972.

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nel nome del realismo politico e sociale, esprimeva manife stamente questa tendenza. Reagendo con violenza contro di es sa, accusandola di revisionismo esorcizzando in blocco e sen za la mediazione della critica che distingue e supera in forma reale (non verbale), questa sociologia, il marxismo ortodosso si chiudeva in se stesso secondo una concezione esclusiva ed autosufficiente del proprio divenire, dogmatizzandosi ed ampu tando uno dei piedi sui quali cammina la scienza, e cio la cri tica comprensiva dogni sviluppo teorico nuovo, capace di di gerire il positivo e di negare il mistificatorio. A fronte della so si proponeva cosi sinizi a chiamarla ciologia borghese come vera e unica sociologia il materialismo storico, che veniva sottoposto ad un processo di /ormalizzazione sistematizzante. Il libro di Bucharin era inscritto in questa tendenza; Gramsci ri conoscerl nel sottotitolo (Saggio popolare di sociologia) lele mento di verit contenuto nel denominare sociologia que sto marxismo.
,

spiegazione nella reale affinit delle difficolt e dei problemi pratici che in situazioni diverse entrambi dovevano affrontare Riassumendo. Lindividuazione del soggetto della critica del la sociologia ci ha portato a collocare il problema nel quadro della storia-critica della cultura e a discriminare nel concetto generico di sociologie un insieme complesso di tendenze teo riche che si riconoscono come tali. Alcune di queste sociolo gie costituiscono tendenze interne del marxismo e della sua storia, altre a questo si contrappongono come alternativa. Tuttavia la critica gramsciana della sociologia coinvolge en trambe le tendenze in un unico movimento critico; se noi sce gliamo di procedere analiticamente distinguendo la critica di ognuna delle tendenze, lo facciamo nella prospettiva di ritro del soggetto della cri vare alfine la sintesi, la matrice tica, e lunitariet della critica del soggetto.
comune

2. La sociologia come

tendenza deteriore

del marxismo

Si manifesta cosf una curiosa convergenza negli indirizzi che il marxismo assume in condizioni storico-politiche non solo di verse ma apparentemente di segno opposto, in Occidente ove il marxismo allopposizione e nellURss ove al potere. Linterpretazione oggi prevalente secondo la quale il marxi smo in Occidente si conform alla tendenza che il marxismo aveva assunto in URSS in ragione della subordinazione politica e organizzativa dei partiti comunisti occidentali a quello sovie tico, ci sembra insufficiente per il fatto che, sebbene questa subordinazione fosse un fatto reale che ebbe riflessi nel terreno dello sviluppo teorico, questo costituiva anche una risposta ai problemi specifici che i partiti comunisti fronteggiavano in Oc cidente. Il processo di ideologizzazione del marxismo in Occidente che assume quasi la portata di una vera rinuncia allanalisi delle nuove realt di un capitalismo che si ostinava a funzionare si dispiega come reazione alla situazione di crisi in cui si dibat teva il movimento comunista, come riflesso della sccessione di sconfitte che il movimento subiva in quegli anni, come freno alla dispersione ed antidoto allattrazione dei revisionisti Di contro a ci, e dovendo continuare a realizzarsi come critica del capitalismo, il marxismo diventa astratto e metafisico alla critica concreta dei processi concreti si sostituiva la fede nellineluttabile sbocco nel socialismo delle contraddizioni og gettive del sistema. In questo modo la convergenza di indirizzi tra il marxismo al potere ed il marxismo sconfitto trova

Nella gi riportata proposizione dapertura del primo paragrafo, nella quale abbiamo mostrato che possibile leggere il sogget to generale della critica gramsciana della sociologia, contenuta insieme lindividuazione della tendenza deteriore che con Bucharin si autodefinisce sociologia marxista . i criteri che permettono di indicare quale sia esattamente questa tendenza sono i medesimi elementi storico-critici esplicitati nella propo sizione ( la stessa critica che identifica il soggetto della critica); pr comprendere ci in tutto il suo significato necessario aver conformemente al concetto gramsciano di sistema presente lidea gramsciana di scienza o di filosofia della praxis. ticit Laffermazione era questa:

Questa riduzione [della filosofia della praxis a una sociologia] cri ha rappresentato la cristallizzazione della tendenza deteriore gi nel Soziali ticata da EngeIs (nelle lettere a due studenti pubblicate stische Akademiker ) e consistenti nel ridurre una concezione del mondo a un formulano meccanico che d limpressione di avere tutta la storia in tasca. (Q, 1428)
.

Si tratta, anzi tutto, di una riduzione, vale a dire un restrin gimento della prospettiva, un ridimensionamento dei contenuti teorici, una diminuzione di questi contenuti come risultato di una loro fornializzazione in forme ridotte rispetto a quelle che sono loro proprie. Questa riduzione la manifestazione di

Cfr.;- in fra,

Nota

teorica III, pp. 133-4.

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una cristallizzazione. E questo un termine che e si esprime in descrive il fenomeno chimico-fisico per cui una sostanza passa dallo stato fluido al solido assumendo forma e struttura fissa; riferito analogicamente al processo teorico rappresenta la fissa zione della teoria in uno stato di compiacimento, repulsivo di ogni mutazione, riconducendo questo processo teorico ad una replica rituale del medesimo nel diverso. Cristallizzazione di una tendenza deteriore. Deteriore, in quan to risultato di una alterazione progrediente apportatrice di uno scadimento, di una perdita come impoverimento. Tendenza: una propensione persistente, un modo di concepire e ragionare inclinato ricorrentemente in una certa direzione, che riemerge pi volte in forme determinate diverse che per manifestano un comune orientamento. Chi sperimenta questa tendenza riducente, questo deteriora mento? E la prima domanda che ci dobbiamo porre. La secon da sar: qual in concreto il prodotto, il contenuto e la forma, di questa determinata tendenza? Se torniamo al testo troviamo due formulazioni; una generale che parla di una concezione del mondo che ridotta a un formulano meccanico che d che limpressione di avere tutta la storia in tasca , laltra individua la Riduzione della filosofia della la specifica praxis a una sociologia . Le nostre domande diventano conse guentemente queste: Come intende Gramsci la filosofia della praxis ? Ed in cosa consiste questo formulano meccanico questa sociologia ? Una filosojia della praxis concepita da Gramsci come teoria aperta ed in sviluppo, complessa e diversificata, refrattaria alla schematizzazione e ad ogni riduzione a tesi fisse pena il proprio snaturamento, da una parte. Dallaltra un formulano meccanico il quale si reputa contenga tutta la storia, lapplicazione del quale basterebbe a renderne ragione; riferimento allinterpre tazione schematica del materialismo storico, ridotto a una serie di categorie e leggi, determinazioni e contraddizioni (formu le ), con le quali si presume di comprendere e spiegare qual sivoglia processo o fenomeno storico-sociale, e che implicita mente nega che nella storia e nella societ possano svilupparsi novit che abbiano significato teorico, cio che esigano sviluppi e mutamenti qualitativi della teoria stessa. Che di questo precisamente e non di altro si tratti confer mato dal riferimento alle due lettere di Engels in cui Gramsci vede gi avviata la critica della tendenza deteriore. Il senso del riferimento degno di una sottolineatura: questa tendenza di inviluppo del marxismo colta intanto da Gramsci in un ante cedente storico concreto che permette di risalire alle sue ori

gini. Questa tendenza compare quando i fondatori del marxismo sono ancora in vita, e da essi criticata nel suo stato nascente; questa tendenza persiste tuttavia, ottenendo un successo sto di rico: si sviluppa, si cristallizza come sociologia marxista venta dottrina e disciplina teorica. E la critica di questa cri stallizzazione che permette a Gramsci di comprendere e cri ticare alla radice tutta la tendenza, e la critica stessa pu an dare oltre la critica engelsiana in quanto coglie la tendenza cio nel suo dispiegamento teorico e nella sua fase matura politico.
,

Lemergenza e la persistenza di questa tendenza denuncia che le sue radici sono, oltre che di natura teorica, propriamente sto rico-sociali. Non bastata la critica engelsiana, quando essa era allo stato incipiente, per sconfiggerla. Non bastata nemmeno la critica gramsciana, e di altri ancora, constatiamo oggi quando la tendenza acquisiva corposit teorica, per arrove sciarla. Anzi la tendenza assurgeva a dottrina ufficiale del primo Stato socialista, insediandosi sulla cattedra per la formazione dei quadri politici del movimento comunista (il Manuale buchari niano servi infatti a formare tutta una generazione di rivolu zionari), e per la diffusione del materialismo storico tra le masse. Tre interrogativi si sommano: la base reale, di classe, della tendenza; le ragioni del suo successo politico; il perch della sconfitta della critica. Lasciando per ora le domande come tali, avanziamo due elementi di riflessione riguardanti lultima: 1. la critica rimasta sostanzialmente incompresa (da alcuni sta ta sintomaticamente accomunata al revisionismo ); 2. i pro tagonisti della critica si sono posti essi stessi, in certo modo, come sconfitti, l dove agivano sotto linfluenza dellidea se condo la quale limpoverimento che comporta ogni diffusione massiva del marxismo conduce necessariamente ad una schema tizzazione. in ultima analisi al sacrificio della dialettica

Il contenuto di queste lettere engelsiane stato generalmente individuato come critica di una interpretazione economicista, determinista e meccanicista della concezione marxista della sto ria, interpretazione che non riconosce la complessa dialettica che forme politiche e inerisce ai rapporti tra base economica riflessi ideologici Gramsci da un lato coglie questi elementi
, .

Cfr., in/ra, Nota critica 1V, pp. 134-6.

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della critica engelsiana, e ne sottolinea il riferimento alla ten denza alla scorporazione dalla teoria delle tesi principali ed al loro uso nella forma di equazioni (Engels) o formulario ; ed ancora che Engels in qualche modo nel far la critica ad un errore teorico intravede tutta una tendenza della cul tura marxista (infatti Engels scrive che accade troppo spesso che si crede daver compreso perfettamente una nuova teoria, e di poterla senzaltro maneggiare, non appena se ne sono im le tesi e anche questo non sempre rettamente parate principali. Questo rimprovero io non lo posso risparmiare ad alcuno dei nuovi marxisti ; e in verit stata scritta della roba meravigliosa ) 6: Daltro lato Gramsci non soio, abbiamo detto, va oltre Engels nella critica della tendenza deteriore ma il soggetto della sua critica comprende anche certe tesi che in queste lettere En gels sostiene: le stesse tesi che Engels all errore -tendenza aveva opposto. Quasi che la critica engelsiana non fosse riu scita ad uscire dalla logica in cui quellerrore era inscritto e della tendenza stessa. nonostante tutto partecipasse perci Questo aspetto del problema sar ripreso e approfondito pi avanti. La critica gramsciana della tendenza deteriore non si ferma alla identificazione dellimpropriet dellinterpretazione della teo ria e delle sue conseguenti applicazioni (schematiche e dogma tiche) nelle analisi storiche particolari; individua altresi le ragio iii storiche e teoriche che spiegano questa tendenza, il posto e il significato che essa ha per -la storia del marxismo, per la storia della cultura. Nelle pagine gramsciane si svolge un modo dinten dere il marxismo e la-- sua storia; la sua proposizione della filosofia della praxis, che rende conto di questa tendenza deteriore (nei suoi presuposti e nelle sue conseguenze), comporta un nuovo modo di concepire I ortodossia marxista. Distinguere nella storia del marxismo una tendenza deteriore implica distinguere questa ultima dalla filosofia della praxis. Im plica concepire il marxismo come un processo storicizzabile nel suo proprio sviluppo teorico e politico, e la filosofia della praxis come sua tendenza ortodossa In questo senso il marxismo si pone come luogo di conflitto teorico. Orbene la filosofia della praxis, in quanto tendenza ortodossa, rifugge ogni dogmatismo e si pone come teoria scientifica aperta; per dal momento che nella storia del marxismo si manifestano tendenze deteriori di viene necessario sottolineare che non si tratta di una apertura

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6 Marx - Engels Lassalle, Opere, Societ editrice p. 6.


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Avanti!
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Milano 1914,
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indiscri-minata ed eclettica, che riconosca validit conoscitivo a qualsiasi sviluppo e orientamento. In (atti seb -: bene l filosofia della plaxls e aperta in sento storzco\essa isierne indipendente e autonoma il-i senso teorico: essaasta se stessa, contiene in s tutti gli elementi fondamentalperzco struire una totale ed integrale concezione del mondo . E ve nuto il- momento di soffermarci su questa affermazione per veri ficare se in essa si manifesti una concezione integralista. Ancor pi si tratta di porsi il problema cosi reale e attua le dei rapporti tra pluralismo, egemonia e ortodossia della possibilit di un concetto di ortodossia liberato dalle sco rie di una certa tradizione staliniana, e pi in generale dalle pro prie connotazioni di sapore religioso; della possibilit di- un cri terio di critica storica e di analisi politica che permetta di distin guere le esigenze della coerenza scientifica dalle richieste ideolo giche di parte, e di individuare una comune radice teorica alla pratica politica rivoluzionaria; della possibilit di teori-zzare un processo di costruzione dellegemonia nel contesto di una pratica politica e culturale pluralista. Senza pretendere di dispiegare in modo articolato le risposte a questi problemi, cercheremo di cogliere nella formulazione gramsciana i nodi che sembrano costituire consistenti basi teo riche per il loro sviluppo. La filosofia della praxis non deve n uscire da se stessa, alie narsi, prendendo in prestito da altre concezioni del mondo fon damenti teorici e metodologici che ne guidino lo sviluppo, n compiacersi nella deduzione dei propri principi e delle proprie leggi Nella storia del marxismo si vede come entrambi questi due atteggiamenti sono presenti e come entrambi rivendicano a s dessere i veri eredi dei padri fondatori. Gli uni i realisti si richiamano ad un modo dinten dere I apertura della teoria come accoglimento di ogni ele mento conoscitivo sorto al di fuori del marxismo, a questo som mandoli esteriormente. Gli altri gli ortodossi proclama no la compiutezza della teoria e ne intendono lo svolgimento solo nella applicazione pratica a realt diverse, e nel rifiuto dogni teoria diversa. Gramsci scopre che questi due modi apparentemente opposti di rapportarsi alle teorie diverse condividono in realt una co mune contaminazione ideologica da parte di queste: da un lato per accettazione acritica e dallaltra per negazione acritica. Lautonomia non si presenta mai come un dato acquisito ma deve essere conquistata di volta in volta di -fronte ad gni svi luppo culturale; essa garantita soltanto dalla critica che digeri sec e subordina, in un -processo che non n di accettazione n
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di nella critica di queste di negazione delle altre teorie ma ricostruzione di se stessa. Limmagine gramsciana dell ortodos sia non focalizzata nel punto medio tra due deviazioni, ma si forma in un vertice inaccessibile ed autonomo: si pone al di l del segmento, sopra.

Nellimpostazione dei problemi storico-critici, non bisogna conce pire la discussione scientifica come un processo gudiziario, in cui c un imputato e c un procuratore che, per obbligo dufficio, deve di mostrare che limputato colpevole e degno di essere tolto dalla cir colazione. Nella discussione scientifica, poich si suppone che linte resse sia la ricerca della verit e il progresso della scienza, si di mostra pi avanzato chi si pone dal punto di vista che lavversario pu esprimere unesigenza che deve essere incorporata, sia pure come momento subordinato, nella propria costruzione. Comprendere e va lutare realisticamente la posizione e le ragioni dellavversario (e talvolta avversario tutto il pensiero passato) significa appunto es sersi liberato dalla prigione delle ideologie (nel senso deteriore, di cieco fanatismo ideologico), cio porsi da un punto di vista critico lunico fecondo nella ricerca scientifica. (Q, 1263)

Il concetto di apertura si allaccia al concetto di ortodos sia La filosofia della praxis condivide con tutte le altre con cezioni del mondo la necessit di diventare un sistema compiuto ed in quanto tale distinto da tutti gli altri. Per alla filosofia della praxis il problema si presenta in modo diverso che alle altre filosofie; la sua diversit radicale sta anche nel modo di La compiutezza essere e nel modo di concepirsi compiuta in essa qualcosa che sta sempre nel futuro, e cio, si pone per manentemente come progetto, come realt non acquisita e tut tavia come tensione che d impulso allo sviluppo, come motore trainante. In atto, e cio in ogni momento della sua storia, la fi losofia della praxis vive nella (e della) incompiutezza ; pi pre cisamente, la sua compiutezza in atto si manifesta nella forma in forma polemica, di perpetua lotta di autonomia Possiamo ormai rileggere laffermazione di Gramsci cogliendo in essa una piena coerenza con quanto abbiamo detto: 1. non dice che la filosofia della praxis contiene la totalit degli elementi di una integrale concezione del mondo, bensf tutti gli elementi fondamentali , ai quali altri si possono e si debbono subordinare; 2. non dice che quegli elementi costituiscono gi compiu tamente la nuova concezione del mondo, bensf che essi servono per costruire questa totale concezione, segnando in questo modo che quella compiutezza da intendersi come un progetto di lavoro. In realt tutto ci non riveste di per s grande valore teorico,

ove risulti la semplice affermazione di un certo punto di vista opposto ad altri, privo delle ragioni fondanti. Gramsci le ra gioni le ha per fornite. Ad esempio in quel passo del paragrafo intitolato Osservazioni e note critiche su un tentativo di Sag gio popolare di sociologia , dello stesso Quaderno, ove scrive della necessit in una esposizione della filosofia della praxis della polemica con le filosofie tradizionali sostenendo che per questo suo carattere tendenziale di filosofia di massa, la filosofia della praxis non pu non essere concepita che in forma polemica, di perpetua lotta (Q, 1397). In qual modo Gramsci pone la relazione tra il carattere cri tico della filosofia della praxis e il suo carattere tendenziale di filosofia di massa? In qual modo questa relazione sta a fonda mento della compiutezza caratteristica della filosofia della praxis? La compiutezza della filosofia della praxis il progetto di compiutezza non cade dentro la teoria stessa, non la com piutezza formale di un sistema che abbia elaborato e collegato tutti i propri concetti, e perci la elaborazione di questa compiu tezza non ridotta al lavoro dei filosofi o di particolari organiz zazioni intellettuali; al contrario caratteristica costitutiva di que sta teoria il suo vivere non nel rapporto dei propri astratti elementi ma nel suo divenire coscienza collettiva, e perci la compiutezza della filosofia della praxis sta nella costruzione di un ordine intellettuale collettivo , si elabora nella sua espansione progressiva. La forma della compiutezza della teoria consiste in tanto nel suo essere filosofia di massa. Condizione di questa espansione il rapporto critico che la filosofia della praxis stabilisce con le altre teorie, cio la critica delle concezioni che sono diffuse a vari livelli tra le masse. Que sta attivit critica non altro che lesercizio di una autonomia intesa non come espressione di distacco e separazione dal pen siero e dallazione altrui che comporterebbe una polemica volta alla distinzione ed alla autodifesa della propria integrit ma come critica volta alla conquista di ci che le si oppone. Il contenuto della compiutezza della teoria sta allora nella conqui sta dellegemonia. Il concetto di egemonia richiamato da Gramsci nel brano dedicato al concetto di ortodossia in rapporto ai concetti di autonomia e di critica, acquisendo sotto questa luce una medita dimensione. Il carattere egemonico della teoria non significa il predominio esteriore sulle altre teorie, cio il fatto che la filosofia della praxis dirige il processo culturale definendo per esempio il terreno ed i problemi sui quali le teorie devono confrontarsi lasciando intoccate le altre teorie nella loro autonomia (e se

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stessa nella propria indipendenza), cio ancora sancendo la sepa razione tra le diverse teorie; comporta invece la subordinazione a s delle altre teorie attraverso una attivit critica che le 4Ironia, aggredisce, penetra, scompone, demistifica, sovverte ed as simila. Questo digerire comporta una crescita ed un mutamen to della stessa filosofia della praxis, di modo che la tendenza alla che non si presenta mai come conquista definitiva egemonia poich sempre nuove teorie da criticare emergono ed anche le si realizza nella co. vecchie persistono reiterate o rinnovate struzione dellautonomia e non si distingue da questa. Condizione di questo e quello, della conquista dellegemonia e dellespansione progressiva della filosofia della praxis, il par ticolare rapporto di questa teoria con la pratica. La pratica con nessa a questa teoria non si pone come un suo momento suc cessivo e perci esteriore, inteso ad applicarla, e la teoria stessa non si pone come pura interpretazione del mondo da verifi care nella pratica. La pratica assorbe la teoria nellopera di tra sformazione del mondo ; la teoria non si compie perci in se stessa, bensf nella critica reale della societ, cio nella, costru zione di una nuova cultura, in una nuova organizzazione pratica della filosofia della della societ. In sintesi: la praxis non si realizza allinterno della teoria stessa, bensi si rea lizza tendenzialmente nel rapporto teoria-pratica. Leggiamo per intero la proposizione gramsciana, in condizione ormai di cogliervi leffettivo contenuto, la ricchezza e la rigorosa articolazione (ulteriore conferma del tipo di sistematicit proprio degli scritti gramsciani):

Laffermazione gramsciana si pone infatti al di fuori di ogni prospettiva escatologica. La realizzazione della filosofia della praxis sta nel diventare una totale, integrale civilt nel ima integrale organizzazione pratica della societ Si individua cio la prospettiva storica di una organizzazione pratica o civilt nuova e diversa rispetto alla civilt precedente che assorbe e su pera; processo sottolineato nellaltra , frase della stessa nota ove si osserva come la filosofia della praxis comincia ad esercitare una propria egemonia sulla cultura tradizionale . In questo il carattere rivoluzionario della teoria, allo stesso modo in cui il cristianesimo fu rivoluzionario in confronto del paganesimo per ch fu un elemento di completa scissione tra i sostenitori del vec chio e del nuovo mondo. (Q, 1434-5) La. filosofia della praxis, in quanto teoria rivoluzionaria sto ricamente delimitata epocale si presenta internamente strut turata come filosofia di combattimento.
,

vivificare

Una teoria appunto rivoluzionaria nella misura in cui ele mento di separazione e distinzione consapevole in due campi, in quanto un vertice inaccessibile al campo avversario. (Q, 1434)

compiutezza

Lortodossia non deve essere ricercata in questo o quello dei se guaci della filosofia della praxis, in questa o quella tendenza legata a correnti estranee alla dottrina originale, ma nel concetto fondamen tale che la filosofia della praxis basta a se stessa contiene in s tutti gli elementi fondamentali per, costruire una totale ed integrale concezione del mondo, una totale filosofia e teoria delle scienze na turali, non solo, ma anche per vivificare una integrale organizzazione pratica della societ, cio per diventare una totale, integrale civilt.
,

La filosofia della praxis non dunque la filosofia della demo crazia ideale; ihvece quella che oggi, nelle condizioni storiche date,, ci mostra la strada per avvicinarsi ad essa, alla societ senza classi ove svanisce la separazione tra intellettuali e sem plici dirigenti e diretti; ove la scienza si fa senso comune e la regolazione della sociale si manifesta come dominio della li bert. Solo che dallinterno di tutte le societ contraddittorie e quindi delle teorie che in esse si affrontano, tale societ futuribile flon p comparire che come utopia politica, non pu es sere perci teorizzata ma pensata e rappresentatti miticamente (ideologicament). Coerenti a queste risposte si mostrano le affermazioni di Gramsci contenute nel paragrafo Storicit della filosofia della praxis.
, vita

(Q,

1434)

Ancora, prendendo le mosse dallultima parte della proposi zione gramsciana, un nuovo problema dobbiamo esaminare. Ma insomma la filosofia della praxis si compie nel comunismo? E della teoria come un progetto mai laver posto la storicamente concluso, significa pensare la filosofia della praxis come lultima e pi avanzata teoria possibile, che accoglier ii s ad inflnitum gli sviluppi di tutto il pensiero futuro? Ad en trambe le domande, con Gramsci, rispondiamo negativamente.
compiutezza
-

Che la filosofia della praxis concepisca se stessa storicisticamente, come cio una fase transitoria del pensiero filosofico, oltre che im plicitamente da tutto il suo sistema, appare esplicitamente dalla nota tesi che lo sviluppo storico sar caratterizzato a un certo punto dal passaggio dal regno della necessit al regno della libert. Tutte le filosofie (i sistemi filosofici), finora esistiti sono state la manifestazione delle intime contraddizioni da cui, la societ stata lacerata [...j Ma se anche la filosofia della prassi una espressione delle contraddi zioni storiche, anzi ne lespressione pi compiuta perch consape vole, signific che essa pure legata, alla necessit e non alla li bert, !, .che non esiste e non pu ancora esistre storicamente. Dun que, se si .dimostra che le contraddizioni spariranno, si dimostra im

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plicitamente che sparir, cio verr superata, anche la filosofia della pi prassi: nel regno della libert il pensiero, le idee non potranno nascere sul terreno delle contraddizioni e della necessit di lotta. Attualmente il filosofo (della prassi) pu solo fare questa afferma evadere zione generica e non andare pi oltre: infatti egli non pu pi che dallattuale terreno delle contraddizioni, non pu affermare, genericamente, un mondo senza contraddizioni, senza creare immedia tamente una utopia. (Q, 1487-8) Tutto ci che precede sta in una precisa connessione con il problema della tendenza deteriore, e ci mette in condizione di comprendere questa tendenza ad un livello ulteriore di comples sit teorica e di cogliervi le ragioni del deterioramento del marxi smo che questa tendenza storicamente esprime. Per risalire il percorso compiuto dalla nostra analisi in modo da ritrovare queste ragioni, possiamo intanto annotare come Gramsci nella nota soprariportata individua precisamente nella concezione che nega la transitoriet storica della filosofia della praxis un rap porto costitutivo della tendenza deteriore. Secondo Gramsci una ragione per cui avviene anche che la stessa filosofia della prassi tende a diventare una ideologia nel senso deteriore, cio un sistema dogmatico di verit assolute ed eterne; specialmente quando, come nel Saggio popolare, esso confuso col materialismo volgare , si trova nella difficolt di praticamente che laffermazione teorica se far comprendere condo la quale ogni verit creduta eterna e assoluta ha avu to origini pratiche e ha rappresentato un valore provvisorio , valida anche per la stessa filosofia della prassi (Q, 1489). Si tratta insomma della difficolt sperimentata dal marxismo di rivolgere a s i suoi criteri di critica della teoria altrui. Perden do la capacit auto-critica, la teoria si disarma di fronte alle altre teorie; si chiude in atteggiamento difensivo, negatore di queste, o si consegna in un atteggiamento aperturista, di ac cettazione di una etero.direzione (eteronomia). La individuata difficolt di far comprendere che tutto il si stema della filosofia della praxis pu diventare caduco in un mondo unificato (Q, 1490), che una difficolt reale e pratica, perch non affrontata viene ideologicamente capovolta e accolta nella teoria sotto la forma della concezione esattamente contraria, secondo la quale cio il marxismo il sistema delle ultime ve rit, il sistema i cui elementi fondamentali filosofici sono da in tendersi come verit assolute, tesi cristallizzate. Di questa difficolt bisogna per rendere ragione. Gramsci la vede insorgere nei processi di volgarizzazione della teoria. E con ci ritroviamo il problema che abbiamo denominato dellespan sione progressiva della teoria, processo nel quale la filosofia della

praxis diventando filosofia di massa rischia di deteriorarsi. Quan do essa si diffonde tra le masse nella forma della volgarizzazione di una dottrina (come insieme di contenuti teorici da insegnare e da imparare) essa si sovrappone alla filosofia spontanea delle masse, al senso comune al quale si accorpa come un suo ulterio re frammento. Entra cio a far parte del processo di formazione storica del senso comune, un processo nel quale si frammischiano frammenti di diverse concezioni del mondo, si sedimentano ed esteriormente si compongono in un tutto eterogeneo. La filosofia della praxis, espandendosi non come critica e nella critica del senso comune e delle filosofie che in esso ricadono, sperimenta quella perdita didentit, di quella autonomia sua propria che piega e subordina a s sia il senso comune che le filosofie. Si nella coscienza delle masse e come riflesso fin subordina alle concezioni del mondo proprie nel proprio statuto teorico delle classi dominanti, poich il senso comune costituisce lideo logia politica che esprime e riproduce legemonia di quelle classi sullintera societ. Per questa ragione sincontra la difficolt di far comprendere praticamente la storicit della stessa filosofia della praxis: ricon dotta ad essere una dottrina analoga alle altre, essa si auto-con cepisce secondo i criteri che le altre adottano per s, secondo la convinzione di rappresentare verit assolute, sistema compiuto; secondo la credenza che se una tale convinzione non fosse, gli uomini non opererebbero, non creerebbero nuova storia, cio le filosofie non potrebbero diventare ideologie, non potrebbero nella pratica assumere la granitica compattezza fanatica delle cre denze popolari che assumono la stessa energia delle forze ma teriali (Q, 1487). Intesa la teoria secondo i criteri di compiu tezza formale propri delle altre filosofie si finisce col frainten dere il nuovo rapporto teoria-praxis che essa tende a stabilire, politico e teorico che si manifesta appunto come processo di espansione della teoria, come incompiutezza in atto.

La tendenza al deterioramento della teoria nel processo at traverso il quale diviene filosofia di massa costituisce un pro blema pi complesso di quanto sembri, ed uno dei nodi teo rici centrali della riflessione gramsciana. Per la filosofia della praxis il problema non consiste soltanto nellevitare di deterio rarsi nel processo della sua diffusione tra le masse, nel presen tarsi come gi compiuta alle masse proprio quando in realt acquisisce progressiva compiutezza nelluniversalizzarsi. Il pro blema non consiste solo nel fatto che essa si diffonde in forma dogmatica e volgarizzata, e quindi il problema non si risolve or-

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ganizzando tale espansione in forma tale che i suoi contenuti e tra essi quello fondamentale della propria storicit e tran sitoriet siano rispettati. Oltre a ci occorre individuare il carattere strutturale del problema. Espandersi tra le masse significa espandersi tra le classi subor dinate economicamente, politicamente e culturalmente, tra classi cio che non sono mai state autonome ma sempre eterodirette, che non hanno lesperienza del controllo e della direzione dei processi storici e delle proprie condizioni di esistenza, che non hanno mai elaborato proprie coerenti concezioni del mondo ma che invece hanno un modo di pensare incoerente e frammentario nel quale si riassumono e compongono tutte le subordinazioni subite. Queste classi debbono diventare autonome, autonomia che non consiste nel non subire pni linfluenza ideologica delle classi dominanti e nello svolgere indipendentemente una propria razionalit, ma nel raggiungere un vertice inaccessibile agli av versari dal quale poter criticare, subordinare ed assimilare ogni vecchia o nuova concezione del mondo. Progetto molto difficile da realizzare e che richiede tempi e sforzi di tale portata che alta la probabilit che compaiano tentazioni di risolvere il problema dell egemonia con altri mezzi, burocratici (civili e militari). Ma in tal caso la politica delle classi subordinate pur essendo di classe non progressiva, non allarga e rende supe riore la vita culturale. Alla luce di questo concetto di autonomia il problema poli tico della rivoluzione acquista dimensioni tutte nuove, eviden ziandosi in tal senso la centralit politica delle ricerche gramscia ne sullo spirito popolare creativo, nelle sue diverse fasi e gradi di sviluppo

mento di tutte le teorie avversarie da parte di ognuna: nella lotta ideale e culturale o si assorbisce o si assorbiti. Ci che distingue una teoria rivoluzionaria il suo imporsi come un vertice inaccessibile al campo avversario , vale a dire la poten ziale capacit di digerire tutto il mondo culturale esistente e di porre i fondamenti ( elementi fondamentali ) del mondo culturale futuro. Lesempio storico scelto da Gramsci a com provare una tale concezione della storia della cultura riguarda il cristianesimo [che] fu rivoluzionario in confronto del paga nesimo perch fu un elemento di completa scissione tra i soste nitori del vecchio e del nuovo mondo .

Il conflitto permanente tra le diverse concezioni del mondo stato plasticamente rappresentato da M. Weber come conflitto tra gli di che presiedono ai singoli ordinamenti e valori . Tra i diversi valori che presiedono allordinamento del mondo il con trasto inconciliabile E questo un problema centrale e ricor rente della riflessione weberiana. Nel saggio Il significato della avalutativit delle scienze sociologiche e economiche, precisa:
.

Tra i valori si tratta in ultima analisi, ovunque e sempre, non gi di semplici alternative, ma di una lotta mortale senza possibilit di conciliazione, come tra dio e il demonio Tra di loro non pos
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sibile nessuna relativizzazione e nessun compromesso

Weber tuttavia, contenga stema di

coglie in tal modo la radicalit del conflitto ideale, e diversamente da Gramsci, ritiene che la scienza non i criteri per decidere della superiorit teorica di un si pensiero su altri:

La tendenza deteriore si rapporta al problema della incompiu tezza della filosofia della praxis non soltanto perch fa scomparire il concetto di incompiutezza e di storicit della teoria, ma anche in quanto il fatto stesso che la filosofia della praxis sia incompiu ta in atto, sia quindi una storia essa stessa, implica la possibilit di soffrire processi di deterioramento (tendenze deteriori). Que ste si pongono in rapporto con la teoria come momenti nega tivi della sua storia, con i quali la teoria deve costantemente lottare e dai quali deve differenziarsi. Lemergenza di ogni nuova concezione del mondo segna lini zio di una lotta nellambito della cultura. La prospettiva nella quale questa lotta intrapresa la subordinazione e lassorbi

Come si possa fare per decidere scientificamente tra il valore della cultura tedesca e di quella francese, io lo ignoro. Anche qui c un antagonismo tra divinit diverse, in ogni tempo. E...] Su que sti di e sulle loro lotte domina il destino, non certo la scienza dato solamente intendere che cosa sia il divino nelluno o nellaltro caso, ovvero in un ordinamento o nellaltro 10

Non riconosce quindi la possibilit di attingere un vertice la necessit di subordinare ad una le altre teorie. La lotta non si

A. Gramsci, Lettere dal carcere, op. cit., p. 59.

8 M. Weber, Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino 1971, pp. 31-2. M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino 1966, p. 332. M. Weber, Il lavoro cit., pp. 31-2.

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risolve perci sui terreno scientifico ma solo attraverso il dominio sui terreno politico. Questa separazione tra scienza e politica assunta dalla teoria stessa di Weber, in quanto il criterio di scelta tra le teorie resta fuori della scienza, sul terreno etico e politico:
Giudicare la validit di tali valori per una questione di fede, ed inoltre forse un compito della considerazone speculativa e del linterpretazione della vita e del mondo nel loro senso, ma non si curamente oggetto di una scienza empirica

la cultura marxista sottoposta ad un processo di revisione che la subordina alla cultura delle classi vittoriose; dallaltro si assiste ad un rinserramento nella ortodossia (in senso deteriore) che finisce anchessa con la subordinazione della cultura marxista, seppure in forme distinte:

La filosofia della praxis, poich si pone come tendenziale filosofia di massa, non esaurisce la sua battaglia nello scontro con le altre filosofie ma la svolge simultaneamente, molecolarmente, sul ter reno del senso comune; e in quanto si pone come critica pratica tesa alla trasformazione dei rapporti sociali, svolge la lotta non limitatamente sul terreno culturale ma anche sui terreno econo mico e politico. A causa di ci non gli sufficiente laver attinto teoricamente e ci non si realizza comunque una il vertice inaccessibile per vincere la guerra. La manifestazione e lo volta per tutte sviluppo delle tendenze deteriori segnalano infatti i vincitori vinti.

Quando non si ha liniziativa nella lotta e la lotta stessa finisce quindi con lidentificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coe sione, di perseveranza paziente e ostinata. Io sono sconfitto mo mentaneamente, ma la forza delle cose lavora per me a lungo an dare ecc. . La volont reale si traveste in un atto di fede, in una certa razionalit della storia, in una forma empirica e primitiva di finalismo appassionato che appare come un sostituto della predesti nazione, della provvidenza, ccc., delle religioni confessionali. (Q, 1388)

Nei paesi socialisti le classi subalterne vincono sul terreno po litico ed economico, ma la rivoluzione culturale avviata da Lenin rimane a mezza strada. Bucharin volgarizza la cultura marxista (e forma i quadri); nella lotta per legemonia i vincitori politici vengono vinti. Gramsci coglie tutta la gravit del fenomeno:

Quando il subalterno diventa dirigente e responsabile dellatti vit economica di massa, il meccanicismo appare a un certo punto un pericolo imminente. (Q, 1388)

La filosofia della praxis comincia ad esercitare una propria egemo nia sulla cultura tradizionale, ma questa, che ancora robusta e so prattutto piil raffinata e leccata, tenta di reagire come la Grecia vinta, per finire di vincere il rozzo vincitore romano. (Q, 1434-5) Proprio nel Saggio popolare, manuale della tendenza deteriore, Gramsci vede come Lambiente ineducato e rozzo ha dominato leducatore, il volgare senso comune si imposto alla scienza e non viceversa; se lambiente leducatore, esso deve essere edu cato a sua volta, ma il Saggio non capisce questa dialettica rivo luzionaria (Q, 1426). Da questo punto di vista possiamo ricavare elementi esplica tivi che consentono di scoprire la radice comune dellemergenza del revisionismo in Occidente e dello stalinismo nei paesi socialisti. In Occidente il movimento operaio fu sconfitto sul terreno della lotta politica ed economica. Come reazione alla sconfitta da un lato per anche come parte concorrente a questa

1 M. Weber, Il metodo cit., p. 62, nel saggio L oggettivit della scienza sociale e della politica sociale.

conoscitiva

Mancata legemonia, faffito lassorbimento della vecchia cultura dominante, con lo stalinismo il terreno della battaglia culturale occupato con le armi, delleconomia e della politica. Sopravvive il socialismo, tronco di rma autonoma cultura. Se, come annota Gramsci, i rapporti materiali sono il contenuto e lideologia la forma , si pu dire che la sociologia-tendenza deteriore del marxismo informa questi rapporti di produzione e le istituzioni politiche dei paesi socialisti. Possiamo ormai, riprendendo la lettura dei due paragrafi, esa minare come Gramsci precisamente individui quale sia la con cezione del mondo alla quale la sociologia-tendenza deteriore del marxismo si subordina ed in qual modo questa subordinazione si affermi. A partire dal precedentemente individuato modo di intendere il carattere della sua auto la storia della filosofia della praxis nomia, il modo della sua compiutezza, le forme del suo deterio Gramsci, nella sociologia-tendenza deteriore del mar ramento xismo individua una subordinazione teorica ad una filosofia pre di cui essa un fram marxista, al materialismo filosofico mento subordinato . Scrive Gramsci:

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Nel Saggio popolare non neanche giustificata coerentemente la premessa implicita nellesposizione ed esplicitamente accennata in qualche posto, casualmente, che la vera filosofia il materialismo filosofico e che la filosofia della praxis una pura sociologia. Cosa significa realmente questa affermazione? Se essa fosse vera la teoria della filosofia della praxis sarebbe il materialismo filosofico. Ma in tal caso cosa significa che la filosofia della praxis una sociologia? [.1 Cosi non giustificato il nesso tra il titolo generale Teoria ecc. [Teoria del materialismo storico] e il sottotitolo Saggio popolare [Saggio popolare di sociologia marxista]. Il sottotitolo sarebbe il ti tolo pi esatto se al termine di sociologia si desse un significato molto circoscritto. (Q, 143 1-2)

Intendere precisamente il significato di queste affermazioni e di queste domande non semplice: in esse inscritto un pro blema ben definito ed implicita una risposta ad esso. Il pro blema quello dei rapporti dati tra le sociologie e le filosofie; la risposta, esplicitata pi avanti nel testo, fissata sintetica mente l dove si dice che ogni sociologia presuppone una filo sofia, una concezione del mondo, di cui un frammento subordi nato (Q, 1432). Occorre leggere questa formula non come una proposizione normativa, che stabilisca al livello ideologico dei principi un rapporto necessario, bens come una proposizione cli carattere scientifico volta alla identificazione ed alla critica di un rapporto di fatto, e cio il mancato raggiungimento da parte delle sociologie esistenti di un loro proprio statuto scientifico, e cio di una reale rottura tale da renderle autonome dalle filo sofie speculative. Queste ultime continuano ancora a detenere il terreno e gli elementi costitutivi della teoria sociale. Le disci pline sociologiche sono perci costituite da un miscuglio (combi nazione che non risolve la reciproca esteriorit degli elementi) di frammenti di teorie sociali deduttivamente ricavate dalle filo sofie, e di. fatti particolari costituenti il materiale empirico che, conformato secondo categorie e leggi dedotte dalla teoria ge nerale, dia a queste (teoria, categorie e leggi ) la parvenza di fondarsi sulla realt. Mentre in realt queste discipline sono strutturate in subor dine ad una logica deduttiva, esse si vantano di condurre una battaglia decisiva contro la speculazione filosofica. In effetti per laggancio che stabiliscono con i fatti storico-sociali, il passo che le avvicina all oggetto non si compie come rottura della lo gica speculativo-deduttiva ma come riproposizione di questa su un terreno diverso. Torneremo pi oltre su ci, al momento del lesame della critica gramsciana delle sociologie non-marxiste. Questi elementi ci permettono comunque di raccogliere il si gnificato di quelle affermazioni e domande gramsciane che ab

biamo prima riportato. In esse Gramsci osserva che Bucharin distingue nel marxismo due livelli, il filosofico ed il sociologico. Il livello filosofico costituito dal materialismo filosofico che sarebbe dunque la filosofia marxista o vera filosofia ; il li vello sociologico costituito dal materialismo storico che sa rebbe dunque la sociologia marxista una pura sociologia o. Nota Gramsci che, nel Saggio, questa distinzione una pre messa implicita nellesposizione ed esplicitamente accennata in qualche posto, casualmente o. Nel testo buchariniano sono difatti contenute, fra altre, affermazioni come queste, nelle quali facile cogliere sia la distinzione del marxismo in due livelli, sia il rap porto deduttivo che il secondo (sociologico) lega al primo (filo sofico):
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Anche nelle scienze sociali, dunque, lunico punto di vista giusto quello materialista. Marx ed Engels hanno applicato in maniera coerente la concezione materialista alle scienze sociali. E...] Va da s che Marx ha avuto dei predecessori soprattutto fra i socialisti uto pisti (Saint-Simon). Ma soltanto Marx ha studiato a fondo la conce zione materialista [un modo buchariniano di riferirsi al materiali smo filosofico] nel solo modo capace di produrre la vera sociologia scientifica 12
come sociologia marxista:

ancora al paragrafo 6, La teoria del materialismo storico La nome Marx della

classe operaia ha una propria sociologia, conosciuta sotto il di materialismo storico, i cui principi sono stati enunciati da e da Engels. Viene chiamata anche concezione materialistica storia, o, pi semplicemente, materialismo economico

Ma, Gramsci si domanda: < Cosa significa realmente questa affermazione? o, e cio cosa effettivamente comporta conside rare il materialismo storico come la sociologia marxista e che essa si costituisca nella applicazione del materialismo filosofico? E risponde: Se essa fosse vera la teoria della filosofia della praxis sarebbe il materialismo filosofico . Il materialismo sto rico, in quanto sociologia, non avrebbe dunque in se stesso gli elementi teorici costitutivi, che dovrebbe ricevere dalla filosofia. Insiste Gramsci: Ma in tal caso cosa significa che la filosofia della praxis una sociologia? . Significa appunto che si cos costituito il tipico rapporto che lega le sociologie alle filosofie, caratterizzato dalla subordinazione delle prime alle seconde e dalla applicazione delle seconde nelle prime. Cos non giu
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N. I. Bucharin, Teoria del materialismo storico. cit., pp. 61-2. Ivi, p. 13.

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stificato il flesso tra il titolo generale Teoria ecc. e il sottotitolo Saggio popolare. Il sottotitolo sarebbe il titolo pi esatto . Cio Gramsci nega che il Saggio di Bucharin abbia un carattere teo rico, vale a dire che abbia raggiunto il vertice attinto dalle teorie rivoluzionarie ; gli riconosce invece un carattere socio logico : lesere un frammento subordinato alla cultura tradi zionale. Una espressione della tendenza deteriore del marxismo che ci fornisce la possibilit di individuarla nei suoi segni es senziali. Si badi, Gramsci in pi punti dei Quaderni ha svolto una cri tica del materialismo filosofico mostrandone il carattere pre marxista. Ha criticato anche lespressione materialismo storico in quanto in essa si prevalentemente messo laccento sul pri mo termine ( di origine metafisica ), e forsanche perch la stessa struttura lessicale dellespressione sembra riassumere in formula la composizione tra il materialismo filosofico e lanalisi storica, cio lapplicazione della filosofia materialista nella scienza della storia. Tuttavia non bisogna immaginare che Gramsci critichi la socio logia marxista in quanto dipendente da una filosofia pre-marxi sta, lasciando aperta la possibilit di costruire una vera socio logia da una vera filosofia. Da tutto ci che abbiamo preso in esame risulta invece chiaro che egli critica tutte le sociologie costruite sulla base di qualsiasi filosofia pre-costituita; Gramsci infatti pensa ad un rapporto radicalmente inverso e pone la possibilit della teoria ( filosofia ) nella teorizzazione dei con cetti che permettono di sancire il carattere scientifico, o meno, di una disciplina In ci la chiave di lettura delle proposizioni omesse nella nostra citazione, al centro della citata sequenza di affermazioni e domande. Riportiamole adesso:
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deteriore del marxismo Difatti, seguitando la lettura del testo, osserviamo che Gramsci compie il passaggio che una lettura poco attenta potrebbe non avvertire dalla critica di questa alla critica di quelle.

Cosf non giustificato il nesso tra il titolo generale Teoria ecc. e il sottotitolo Saggio popolare. Il sottotitolo sarebbe il titolo pi esatto se al termine di sociologia si desse un significato molto circoscritto. Infatti si presenta la quistione di che cosa la sociologia ? Non essa un tentativo di una cosidetta scienza esatta (cio positivista) dei fatti sociali, cio della politica e della storia? cio un embrione di filosofia? La sociologia non ha cercato di fare qualcosa di simile alla filosofia della praxis? (Q, 1432)

E cosa sarebbe questa sociologia? Una scienza della politica e della storiografia? Oppure una raccolta sistematica e classificata secondo un certo ordine di osservazioni puramente empiriche di arte politica e di canoni esterni di ricerca storica? Le risposte a queste domande non si hanno nel libro, eppure esse solo sarebbero una teoria. (Q,
143 1-2)

Su questo argomento per ci soffermeremo pi oltre.


3. La sociologia come scienza sociale alternativa al marxismo

La critica gramsciana di quelle sociologie che, da Comte a Mi chels, si propongono come scienza della societ, diverse ed oppo ste al marxismo, si allaccia alla critica della sociologia-tendenza

Dalla constatazione che il lavoro buchariniano non raggiunge il livello teorico in quanto non d risposte a domande teoriche, e dalla constatazione della mancata giustificazione teorica del nesso tra il titolo (Teoria) e il sottotitolo (sociologia) Gramsci passa ad esaminare direttamente il concetto di sociologia non gi nel si gnificato attribuitogli da Bucharin nellespressione sociologia marxi sta , hensf nel significato molto circoscritto che il concetto mo stra come proprio dalle origini e nella tradizione disciplinare. In questo modo Gramsci mentre da una parte innesta il saggio di Bu charin nella tradizione sociologica, dallaltra passa alla specifica quistione di che cosa la sociologia , vale a dire alla analisi critica della sociologia in quanto scienza sociale alternativa al marxismo. La specificit della sociologia precisamente individuata da Gramsci nel tentativo di fare qualcosa di simile alla filosofia del la praxis . In una determinata fase dello sviluppo capitalistico, nella storia della cultura si manifesta un bisogno di conoscenze sui processi sociali dal quale originano due filoni di ricerca in com petizione: da un lato un tentativo di una cosidetta scienza esat ta (cio positivista) dei fatti sociali , dallaltro il tentativo di una scienza materialistica della storia. E proprio perch cercano di fare qualcosa di simile di organizzare risposte ai medesimi pro blemi reali il che molto diverso dallaccomunarle come scienze della societ, cio scienze dello stesso oggetto, come vedremo pi oltre la sociologia e il marxismo si manifestano in un rapporto di competizione che li rende fra di loro alternativi. Il punto nodale della critica gramsciana dellinsieme delle socio logie sta nella individuazione del fatto che esse non si costituisco no come teorie. Il libro di Bucharin era riconosciuto da Gramsci come testo di sociologia proprio per il fatto di non fornire rispo ste teoriche. Cosa sarebbe allora la sociologia ?
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della scienza La sociologia stata un tentativo di creare un metodo tiri tentativo storico-politica [.1 La sociologia quindi diventata.., politici E...] di descrivere e classificare schematicamerite fatti, storici e entalmente La sociologia dunque un tentativo di ricavare sperim le leggi di evoluzione della societ umana. (Q, 1432)
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se formal Abbiamo qui tre elementi di identificazione i quali, ione: la mente organizzati, adotterebbero la forma di una definiz classificare i sociologia un metodo che permette di descrivere e societ. fatti sociali in modo tale da poterne ricavare le leggi della lessen Gramsci per non alla ricerca di una definizione che dia Gramsci za della sociologia. ii che cosa la sociologia in storia invece lavvio di una ricognizione storica di un filone della tempi della cultura; ci si manifesta nella precisa progressione dei quindi diventata stata dei verbi delle tre proposizioni E...] dunque ). In questa critica 11 punto di partenza fissato da Gramsci non dato dai risultati raggiunti sui quali dare una valutazione pragma tica, ma invece dagli oliettivi costituenti la particolare logica interna delle diverse sociologie , cio dai propositi ( tentativi ) che queste esplicitamente si danno nel ioro proprio specifico at trezzarsi di fronte ai processi sociali emergenti. Primo proposito, determinante di una prima fase della storia della ociologia, quello della creazione di un metodo della scien za storico-politica. La sociologia si costituisce storicamente, origi enta nariamente, nella costruzione di una metodologia che accons di dare scientificit alla conoscenza della realt sociale. La costru ulte iione di una teoria sociale si presenta come elaborazione costi nere, dipendente dallesercizio del metodo. Questo processo tutivo delle sociologie segna il mancato distacco di queste dalle nella filosofie poich, mentre il progetto consisteva precisamente mstituzione delle filosofie sociali da parte delle scienze sociali con lelaborazione di un metodo privo di propri supporti teorici di un al posto della teoria mancante duce allassunzione co . sistema filosofico gi elaborato, il positivismo evoluzionisti originaria Dal momento che la sociologia non si costituisce di una mente come ricerca di una teoria, bensf come ricerca teoriaguida) todologia, ricerca guidata (nellassenza di una propria ia i principi della filosof positivista da due contrastanti fattori ne risulta la mancanza ed I modello delle scienze naturali principi di autonomia, cio la duplice dipendenza: tanto dai dipendente che dal modello. (Allo stesso modo in cui, in quanto ci aveva critica e subordinata al materialismo filosofico Grams to la sociologia-tendenza deteriore del marxismo ). i e mo La critica della dipendenza dai due fattori ( princip un siste da dello diversamente articolata. Il mancato distacco
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me

ma filosofico gi elaborato speculativo (speculativo perch gi per Gramsci, come per Marx ed Engels, una filosofia elaborato non-speculativa possibile soltanto a partire dai risultati della scienza; per Gramsci, piii precisamente, si costituisce nella teoriz zazione dei concetti della scienza. Ma su ci ritorneremo), la di pendenza da una filosofia, di per s una negazione del processo costituente una scienza, che non pu adottare la via deduttiva a partire da una filosofia poich per ci diventa anchessa (la scien za o meglio la metodologia scientifica ) speculativa. In altri termini: nel processo di formazione della sociologia il rapporto scienza-filosofia stato invertito, e questo evidenzia le carenze strutturali tanto della sociologia come scienza che del positivismo evoluzionistico come filosofia. Contemporaneamente per il rapporto di dipendenza della me todologia sociologica dal modello delle scienze naturali determina quella specifica tensione nei rapporti tra la sociologia e il positi vismo evoluzionistico dalla quale origina una certa reazione par ziale della sociologia nei confronti della filosofia. Secondo proposito, determinante di una seconda fase della sto ria della sociologia, diviene quello di conoscere empiricamente i fatti storici e politici. La sociologia si sviluppa storicamente nella descrizione e classificazione dei fatti sociali nella cumulazione di dati i quali, nella loro organizzazione secondo schemi, fornisca no una immagine del mondo una certa ricostruzione dei mec canismi e del funzionamento della societ In tal modo la reazione della sociologia contro la filosofia si pone come reazione empirista: in ci la sua insufficienza e parzia lit. Difatti lintento di sostituire la filosofia sociale per mezzo di una descrizione e classificazione empirica dei fatti sociali non in terrompe il rapporto di dipendenza nei confronti della filosofia po sitivista: il ricorso ai dati gi nella logica di questa; la reazione e non recide la dipendenza in quanto non si sviluppa come critica teorica del sistema filosofico gi elaborato Cri nella tica teorica che non pu fare in quanto, non avendo raggiunto il livello della teoria, priva degli strumenti necessari allo scopo. La reazione non si costituisce come critica, bensf limitatamente come rifiuto, negazione non-critica.
,
---

Si condanna in blocco il passato quando non si riesce a differen ziarsene, o almeno le differenziazionj sono di carattere secondario e si esauriscono quindi nellentusiasmo declamatorio. (Q. 341)
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In conseguenza della mancata critica teorica, lo stacco dalla filosofia consiste in una operazione tale da proporre la sociologia come sostituto della filosofia, nel medesimo modo in cui un siste

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ma filosofico succede ad un altro. Lo stacco in realt appena sufficiente per fare della sociologia una tendenza a s, [...] una filosofia dei non filosofi (Q, 1432). Tendenza a s : una ten sione verso lautonomia propria di una scienza empirica e speri di questa nella costruzione mentale; la sociologia adotta la dei propri criteri secondo il modello delle scienze naturali, re stando per al contempo priva di uno statuto teorico scientifico. espressione Con ci diventata la filosofia dei non filosofi con la quale Gramsci sembra indicare in questa sociologia una ra zionalizzazione del senso comune. Allorch la sociologia utilizza schematicamente nellanalisi dei dati i criteri di descrizione e clas sificazione presi dalle scienze naturali, oltre al rimanere sotto, non attingere, le esigenze di interpretazione e spiegazione del movi mento reale dei processi (cio di quella logica specifica dellog getto specifico (Marx) che sta sotto le cose e dietro la rete ideo logica), riduce i fatti storici e politici a fatti sociali letti come cose Terzo pmpi/(J determinante di una terza fase della storia del la sociologia, quello della costruzione, a partire da una classifi cazione e schematizzazione dei dati e come risultato di una analisi di tendente a individuare i rapporti di causalit, di un leggi che permetta la previsione dellavvenire. Questa ulteriore elaborazione dei dati si pone come tentativo di costituire una sociologica. In tale modo il processo di strutturazione della sociologia co me scienza sociale compie la promessa formulata nella sua pri ma fase, chiudendo il circolo che dalla metodologia scende ai dati e da questi sale alla teoria. Il compimento del circolo tuttavia apparente poich il suo percorso non si svolto nellautonomia di un discorso scientifico specifico, ma piuttosto subendo in ogni momento del proprio sviluppo lattrazione dei due fattori esterni di cui abbiamo detto. Cosicch, sprovvisto di un proprio centro,

forma

sistema

ed indeterminato? Quali differenze sostanziali persisterebbero tra tale metodo ed una logica filosofica speculativa? e le risposte critiche che contengono Queste domande sono decisive per il fatto che la ricognizione storica dello sviluppo della sociologia fatta da Gramsci insieme una analisi della par ticolare logica interna delle diverse sociologie . Nei fatti in ognuna delle fasi precedentemente delineate c una articolazione dei tre elementi (metodo, dati, teoria) essendo ogni fase distin guibile col criterio della dominanza successiva del primo, del se nellanalisi dellultima delle fasi, condo e del terzo elemento. quella della maturit della sociologia, che la logica interna di questa pu essere colta, poich soltanto in essa gli elementi pre cedentemente formatisi si articolano in una struttura relativa mente stabile. Siamo alla critica di questa logica. La critica fondamentale da fare al processo-logica di costitu zione della sociologia radicata nel fatto che larticolazione tra il metodo i dati e la teoria esteriore, in quanto ogni elemento si forma in un diverso rapporto di subordinazione ai due fattori esterni In effetti Gramsci, dopo la distinzione sto rico-critica delle fasi, svolgendo le conseguenze specificamente teo riche della critica della sociologia, cosf prosegue:
, .

teoria

In ogni caso ogni sociologia presuppone una filosofia, una conce zione del mondo, di cui un frammento subordinato. N bisogna confondere con la teoria generale, cio con la filosofia, la particolare logica interna delle diverse sociologie. logica per cui esse acquistano una meccanica coerenza. (Q, 1432)

pi adeguatamente si il percorso non ha formato un circolo pu rappresentare come configurazione di unellisse, i due fuochi della quale sarebbero dati appunto dai principi filosofici e dal mo dello delle scienze naturali. Lemergenza della teoria sociologica segna in effetti un allon tanamento ulteriore rispetto alla filosofia sociale e simultaneamente

un avvicinamento alla logica delle scienze. Ma cosa significa co struire una teoria sulla base di dati intesi come presupposti ad essa? E cosa sarebbero questi dati antecedenti la teoria? Sono forse essi frammenti di realt immediata? E cosa potr essere un metodo indipendente sia dai dati specifici che dalla teoria, spe cifica anchessa, ai quali il metodo si proposto di corrispondere? Non implica ci il richiamo ad un metodo generale ed universale

La subordinazione di ogni sociologia ad una filosofia anche di ordine logico (oltre che storico-culturale): mentre una vera rottura dei rapporti con la tradizione filosofica speculativa comporta rap porti concreti espliciti e critici, la sociologia si mantiene a questa logicamente subordinata nella forma di una contrapposizione astrat ta i cui contenuti specifici non sono criticamente esplicitati. Della (per esem tradizione filosofica la sociologia conserva certi ecc.), dato empirico individuo pio, i concetti societ nega la preesistente organizzazione di questi, rifiutandosi con ci scienza, di conoscenza, cio non elementi costituenti una ne in teorie circoscritte a fenomeni e processi particolari, po nendo cosf se stessa (la sociologia) come uninsieme di scienza, di conoscenza, cio non elementi costituenti una bensf frammento subordinato duna filosofia. La sociologia non una critica delle ideologie e per questo non una critica della societ della quale le ideologie costituiscono lorganizzazione, il cemento. della organizzazione sociale equivale a criticarne la Fare
, , critica

contenuti

nuova

frammenti

nuova

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logica specifica. Mentre la filosofia della praxis si costituisce nella pas critica del sistema di conoscenze organico al sistema sociale sando dalla critica della filosofia alla critica delleconomia politica, la sociologia in ed arrivando ora alla critica della sociologia vece sillude di attingere direttamente la realt sociale e magari di rappresentarne una critica. Per arrivare a questo essa precisa mente tenta la costruzione duna metodologia secondo il model lo delle scienze naturali; cosf come le scienze naturali pervengo no, attraverso il loro metodo, alla conoscenza della realt natu rale, si suppone che attraverso una omologa metodologia possi bile conseguire la conoscenza della realt sociale. Qual la base di questa convinzione se non quella distinzione propria della tra dizione filosofica che individua fianco a fianco, nella realt senza aggettivi, lordine naturale e lordine sociale? Cos loggetto della sociologia sono i fatti ed i fenomeni specifici dellordine sociale, intesi come cose o rapporti tra cose e la sociologia stessa occupando un viene incorporata ad un sistema delle scienze corrispondente alla luogo specifico nella gerarchia del sistema collocazione del mondo sociale nellimmagine della realt fornita dallevoluzionismo positivista. Risultato della elaborazione di una scienza sociale secondo il modello delle scienze naturali lorganizzazione della sociologia come tecnica; infatti per la logica interna delle scienze naturali e a del loro metodo lapplicazione della conoscenza scientifica di carattere tecno questa connessa come tcndenza strutturale assunta come criterio e ga logico. Lefficacia della sociologia lefficacia operazionale tipica ranzia di oggettivit scientifica dogni tecnica. Essa si manifesta nel carattere sperimentale che tende ad acquisire la sociologia in quanto tecnica delladattamento e del controllo sociale: a differenza della filosofia, che cerca di produrre direttamente il consenso sociale attraverso la proposizio ne di una concezione del mondo organica ai rapporti sociali dati, la sociologia individua i meccanismi attraverso i quali il consenso si produce e si riproduce, tramite losservazione di singoli feno meni, processi e gruppi sociali. Chiunque possieda il metodo oggettive sociologico in condizione di fornire conoscenze perch oggettivo il metodo che si pongono come verificabili in quanto costruite sui dati La proposizione di un metodo comporta implicitamente la scelta di un oggetto, alla conoscenza del quale il metodo serva. Questo significa che loggetto non costruito dalla propria scien za, e neanche dallimpiego del metodo, ma di questo e di quel la costituisce un presupposto. Ma allora esso pu essere ottenuto per due vie: per scorporamento di insiemi di concetti dalla tradi zione filosofica (o da un determinato sistema filosofico), oppure

per assunzione di insiemi di fenomeni empirici pre-organizzati dal lesperienza scientifica precedente. In entrambi i casi loperazione consiste nella recinzione di un terreno proprio, di un proprio am bito di realt, differenziandosi soltanto il criterio col quale il ta glio condotto. Loggetto cosf inteso esteriore alla scienza, e in questa esteriorit la sociologia fonda la propria oggettivit La societ i fatti sociali diventano realt esterne; esterne a ci che dovrebbe costituirne la scienza, al soggetto di questa scienza (lo scienziato ), allesperienza scientifica (1 attivit pra tico-critica ), alla teoria stessa. La sociologia concepisce la realt (e quindi la realt sociale ) allo stesso modo del senso comune: per criticare la concezione soggettivistica essa accoglie la concezione della realt oggettiva nella sua forma pi triviale e acritica, senza neanche sospettare che a questa pu essere mossa lobbiezione di misticismo (Q, 1415). Allorquando la sociologia afferma che la realt (sociale) oggettiva in quanto esterna, non svolge in effetti una ricogni zione teorica di ci che esiste, bensf organizza ideologicamente e soggettivamente ( misticamente ) unesperienza. Costruendosi un oggetto separato, produce realmente la sepa razione tra le condizioni (storicamente determinate) e liniziativa; nel linguaggio sociologico, tra la societ e 1 individuo cate gorie che appunto allinterno della sociologia servono a formaliz zare tale separazione, una operazione di oggettivazione della so In un processo di ciet e di soggettivazione dell individuo duplice polarizzazione organizzato concettualmente sotto il no me di societ ci che ridotto a fatto oggettivo ( cose o rapporti tra cose ), e sotto il nome di individuo ci che, sfug gendo ad ogni controllo, ridotto a soggetto. In tal modo la sociologia, piuttosto che produrre una espe rienza scientifica (una scienza sociale ) produce una esperienza essa stessa una politica. politica (una politica sociale Da e su questo oggetto la sociologia tenta dunque di ela borare una teoria che di esso colga i meccanismi di funzionamento (cio i meccanismi di integrazione) e i meccanismi di sviluppo (cio le tendenze evolutive). Dal momento che loggetto dellana lisi sociologica include soltanto fattori oggettivi (le condizioni) ed esclude liniziativa, la teoria su di esso costruita assume la me desima struttura delle teorie che si riferiscono ai processi della natura. Questo procedimento di riduzione dei processi storici a processi naturali fa della sociologia, come scrive Gramsci, un tentativo di ricavare sperimentalmente le leggi di evoluzione della societ umana in modo da prevedere lavvenire con la stessa certezza con cui si prevede che da una ghianda si sviluppe r una quercia (Q, 1432). In tal modo la teoria sociologica co
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struisce leggi e modelli esplicativi dellintegrazione e del muta mento sociale in modo da escludere dal proprio campo visivo lo intervento pratico-critico dei soggetti attivi, vale a dire la politica. Loperazione teorica di esclusione della politica dal proprio og getto organica alloperazione pratica di esclusione della attivit politica stessa. Rimane della politica soltanto il sistema di dire zione col quale i gruppi dirigenti organizzano la subordinazione, consensuale o coercitiva, dei diretti. Di ci la sociologia diviene la teoria e la tecnica. In quanto teoria della politica la sociologia si presenta come una raccolta sistematica e classificata secondo un certo ordine di osservazioni puramente empiriche di arte politica (Q, 1431-2), e di criteri empirici di arte politica . Gramsci approfondisce questo aspetto della sociologia in un riferimento a Henri De Man:

Il libro di Henri De Man, se ha un suo valore, lo ha appunto in questo senso: che incita a informarsi particolarmente dei senti menti reali e non di quelli supposti secondo leggi sociologiche, dei gruppi e degli individui. Ma il De Man non ha fatto nessuna sco perta nuova n ha trovato un principio originale che possa superare la filosofia della praxis o dimostrarla scientificamente errata o sterile: ha elevato a principio scientifico un criterio empirico di arte politica gi noto ed applicato sebbene forse insufficientemente definito e svi luppato. Il De Man non ha neanche saputo limitare esattamente il suo criterio, perch ha finito col creare una nuova legge statistica e inconsapevolmente, con altro nome, un nuovo metodo di matematica sociale e di classificazione esterna, una nuova sociologia astratta. (Q, 1430-1)

Intanto vediamo che il De Man considerato da Gramsci come un rappresentante di questo aspetto della sociologia come scienza sociale alternativa al marxismo, e questo brano contiene gli ele menti generali della critica di esso. Il De Man prende come og getto larte politica in quanto attivit dei gruppi dirigenti, dei capi; soltanto ad essa attribuito e riconosciuto il carattere di realt cosicch essa diventa oggetto proprio della scienza della societ. Alla massa popolare, ai diretti vengono attribuiti e rico nosciuti soltanto sentimenti soggettivi, incapaci di costituirsi come realt sociale in quanto per s stessi impotenti, sterili e pas sivi. Larte politica dei gruppi dirigenti e dei capi consiste proprio nella oggettivazione, in un piano subordinato, di tali sentimenti. E soltanto per la mediazione dellattivit politica dei gruppi di rigenti e dei capi che i diretti, il popolo diventa reale: i suoi stati danimo vengono rappresentati, mostrandosi come reali non in s stessi ma nellattivit di coloro che li rappresentano. L arte poli tica larte di questa rappresentazione. Rappresentazione che non un prodotto ( una scoperta nuova ) della sociologia, ma che
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gi aveva prodotto nel proprio esercizio criteri empirici, sebbene insufficientemente definiti e sviluppati. Tali criteri erano noti (ai) ed applicati dai gruppi dirigenti e dai capi individuali (o cari smatici, come dice 11 Michels) [...] per intuizione (Q, 1430). Larte politica consiste dunque nel processo di standardizza standardizzazione che rende possi zione dei sentimenti popolari bile lesercizio della rappresentanza dei molti da parte dei pochi, nella misura in cui riduce una primitiva molteplicit di sentimenti spontanei ad una uniformit elaborata (standard), che il capo traduce in idee-forza, in parole-forza (Q, 1430). La sociologia si inserisce in questo processo introducendo in esso nuovi elementi di razionalit (dei nuovi problemi e bisogni dei gruppi dirigenti, risposta, abbiamo gi accennato; vi ai quali la sociologia d ritorneremo pi oltre). Da una parte dunque la sociologia incita a informarsi par ticolarmente dei sentimenti reali E...] dei gruppi e degli indivi dui . La sociologia introduce cosf un primo elemento specifico di razionalit nellarte politica: linformazione empirica. Essa tende a sostituire la supposizione del reale, sia nella forma dellintuizio ne (dei politici) che nella forma della deduzione (in base a prin cipi e leggi generali). Dallaltra essa eleva a principi scientifici quei criteri empirici di arte politica gi noti ed applicati, cio li generalizza, ne estrae le uniformit ricorrenti, li classifica e siste matizza. In tal modo la sociologia introduce la statistica nella po litica, la quale acquista la razionalit esteriore che le d luso stru mentale di un nuovo metodo, un nuovo metodo di matematica sociale, di classificazione esterna, una nuova sociologia astratta . La sociologia non corrode n investe i rapporti tra i dirigenti e i diretti, bensf tende a stabiizzarli e ad istituzionalizzarli provve derido i gruppi dirigenti di una nuova tecnica dinduzione del con senso. Anche se proposito, pi o meno consapevole, della sociolo gia era ed quello di sostituire la politica (ed i politici) per mez zo di una ingegneria sociale totalizzante. Dal complesso dellanalisi storico-logica fin qui svolta della sociologia come scienza sociale alternativa al marxismo risulta una pi precisa intelligenza del problema, da Gramsci accennato laddo ve individua la meccanica logica interna della sociologia: il pro blema della separazione delle tre parti costitutive della sociologia. i dati e la teoria costituitisi nella reciproca Il metodo esteriorit, hanno configurato una tendenza allo sviluppo auto nomo dei campi inerenti ad ognuna delle parti. Si tratta di una tendenza alla dispersione che induce una vera e propria istituzio nalizzazione disciplinare, che distingue e delimita nella sociologia della i corpi separati della metodologia della ricerca sociale banca dei dati della teoria sociologica
, una , , , .

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Dalla critica storico-logica emerge che tale tendenza non risulta dalle necessit di divisione tecnica del lavoro scientifico, n un prodotto della traduzione della scienza secondo le esigenze del laccademia, bensf tendenza costitutiva, strutturale della sociologia. Anche da ci dipende la difficile cumulabilit dei risultati della sociologia, ove non sia intesa come cumulabilit puramente este riore. Difatti il dramma di una scienza sociale che tenta (osten ta e stenta) di svilupparsi secondo il modello delle scienze natu rali quello di non svolgersi storicamente al modo di una scienza. Mentre le scienze naturali si sviluppano in una cumulazione di ri sultati che costituisce un terreno ogni volta piii ricco ed avanzato sul quale poggia lo sviluppo qualitativo della scienza stessa, la so ciologia invece sembra procedere secondo il modello di sviluppo proprio delle filosofie, che caratterizzato da una successione di concezioni e sistemi che si affiancano luno allaltro in un rapporto che conduce ad una cumulazione esteriore. Una esposizione di sto ria della sociologia non somiglia pi ad una esposizione di storia della filosofia che ad una di storia della fisica o della biologia? Circa un anno dopo la seconda stesura di questi paragrafi sul Saggio popolare e la sociologia, Gramsci in un nuovo contesto problematico incentrato nella riflessione sulla politica e sulla sua scienza riprende il discorso sulla sociologia. Il paragrafo sintitola Machiavelli. Sociologia e scienza politica, titolo seguito da (ve dere i paragrafi sul Saggio popolare) (Q, 1765). Essa da un lato conferma gli indirizzi della critica della sociologia fin qui svilup pata, dallaltro introduce alcuni elementi nuovi che dobbiamo considerare. Il paragrafo cosf inizia:

tanza per la quale i dirigenti hanno perso legemonia ed i diretti ne contestano lautorit. Una crisi di un determinato tipo di orga nizzazione statale, di un modo di fare politica e di garantire e le gittimare i rapporti di dominazione e subordinazione di classe, complessivamente fondati e cementati con lideologia del razionali smo illuminista che aveva prodotto le costituzioni, i parlamenti elettivi e lidea di uno Stato che esprime e realizza indifferenzia tamente gli interessi e le aspirazioni del cittadino Precisamente le dottrine evoluzionistiche e positivistiche rappresentavano una critica dellideologia illuministica ed un tentativo di superamento di tale crisi organica. Il progetto di una scienza della societ si basa sulla convinzione che questa avesse trovato i suoi fonda menti definitivi perch razionali ; la sociologia eredita dalla teoria politica precedente la persuasione che con le costituzioni e i parla menti si fosse iniziata unepoca di evoluzione naturale persua sione ideologica tradottasi nella possibilit di fare della societ un oggetto che pu essere intelletto con 1 oggettivit del meto do positivo. La crisi del complesso delle attivit pratiche e teori che che organizzano la vita sociale induce la sostituzione delle pre cedenti ideologie e teorie politiche con la sociologia, il cui propo sito essenziale quello di restaurare, ricostituire, rifondare lordi ne politico-sociale. Per questo ci che di realmente importante nella sociologia non altro che scienza politica . Proseguiamo la lettura del testo gramsciano.

La fortuna della sociologia in relazione con la decadenza del concetto di scienza politica e di arte politica verificatasi nel secolo XIX (con pii esattezza nella seconda met, con la fortuna delle dot trine evoluzionistiche e positivistiche). Ci che di realmente impor tante nella sociologia non altro che scienza politica. Politica divenne sinonimo di politica parlamentare o di cricche personali. Per suasione che con le costituzioni e i parlamenti si fosse iniziata una epoca di evoluzione naturale che la societ avesse trovato i suoi fondamenti definitivi perch razionali, ecc, ecc. Ecco che la societ pu essere studiata col metodo delle scienze naturali.
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Se scienza politica significa scienza dello Stato e Stato tutto il complesso di attivit pratiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo dei governati, evidente che tutte le quistioni es senziali della sociologia non sono altro che le quistioni della scienza politica. Se c un residuo, questo non pu essere che di falsi pro blemi cio di problemi oziosi. (Q, 1765)

Intanto si vede che il problema della sociologia ripreso da Gramsci in termini di storia della cultura e viene storjcjzzato esso stesso. Egli specificamente coglie le ragioni dellemergenza ed in sieme del successo della sociologia nella crisi delle attivit politiche tradizionali che matura fin dagli inizi del XIX secolo e che scop pia nella sua seconda met. Una crisi organica, crisi di rappresen 50

si forma come erede ribadisce Gramsci La sociologia delle teorie politiche (operanti nel diciottesimo ed agli inizi del diciannovesimo secolo), in quanto il suo problema fondamentale costituito dal complesso delle attivit dirigenti (di governo), del le attivit di conservazione del potere e di produzione ed organiz zazione del consenso. La sociologia perci la scienza dello Stato, cio la scienza della politica propria della (nuova) epoca politica nella quale la ricomposizione dellequilibrio tra la societ politica e la societ civile nello Stato contemporaneo richiede la passivit delle masse. che appunto entrava in crisi La precedente epoca politica sorta con la costituzione rivoluzionaria degli Stati mo organica derni, aveva richiesto invece il concorso attivo delle plebi e dei

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cittadini, mobilitati ed organizzati dallalto attraverso unarte ed una scienza politica capaci di produrre io specifico livello di con senso politico necessario. Se lepoca politica che si chiudeva si fondava su una politicizzazione diffusa, dallalto indotta e conte nuta in certi limiti, lepoca politica che si apriva necessitava di una generale smobilitazione (depoliticizzazione) che atomizzasse le masse e orientasse gli individui (in individui infatti si era no trasformati i cittadini ) verso le attivit private economi che e civili. Questa nuova epoca richiedeva lesercizio di una arte politica assegnata ad appositi funzionari (la politica come profes sione la burocrazia dello Stato la classe politica ) e di una scienza politica, la sociologia, elaborata da nuovi intellettuali che, sebbene organici a tale struttura statale, erano separati dalla poli tica e dal suo esercizio (la 14 scienza come professione la tecno crazia 1 Intellighenzia ) Di seguito Gramsci individua il modo in cui questa nuova pro blematica politica si presenta nellinterna struttura (nella logica ) della sociologia. La individua nel criticarla:
, , , , , ,

vata come totalit esteriore e trascendente i singoli individui, oggetto svuotato dei soggetti ( condizioni oggettive vuote di ini da Gramsci denominata appunto fetici ziative soggettive smo :

Come si pu descrivere il feticismo. Un organismo collettivo costituito di singoli individui, i quali formano lorganismo in quanto si sono dati e accettano attivamente una gerarchia e una direzione determinata. Se ognuno dei singoli componenti pensa lorganismo col lettivo come unentit estranea a se stesso, evidente che questo organismo non esiste pii.l di fatto, ma diventa un fantasma dellin telletto, Ufl feticcio i ... i Si portati a pensare i rapporti tra il sin golo e lorganismo come un dualismo, e ad un atteggiamento critico esteriore del singolo verso lorganismo (se latteggiamento non di una ammirazione entusiastica acritica). In ogni caso un rapporto fe ticistico. (Q, 1769-70)

Se vero che luomo non pu essere concepito se non come uomo storicamente determinato, cio che si sviluppato e vive in certe con dizioni, in un determinato complesso sociale o insieme di rapporti sociali, si pu concepire la sociologia come studio solo di queste con dizioni e delle leggi che ne regolano lo sviluppo? Poich non si pu prescindere dalla volont e dalliniziativa degli uomini stessi, questo concetto non pu non essere falso. (Q, 1765-6) Essendo lo Stato e la politica il soggetto reale della sociologia avviene per che loggetto proprio di tale scienza concettualiz in sotto il nome generico di societ zato e formalizzato modo tale che lo specificamente politico, la volont e liniziativa degli uomini stessi, lintervento consapevole ed attivo, sia escluso ed occultato da esso. Quando la societ intesa come linsieme delle condizioni e delle leggi che ne regolano lo sviluppo la societ umana ridotta a societ naturale societ di cose e di rapporti tra cose e non societ di uomini e di rapporti tra uomini.
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Tale rapporto feticistico Gramsci lo individua in tre tipi di or ganizzazioni umane: le organizzazioni religiose (la Chiesa), le orga nizzazioni politiche (i partiti), le organizzazioni universali (lo Sta to, la Nazione). Per la Chiesa: questo rapporto naturale che avvenga [...], poich, almeno in Italia, il lavorio secolare del centro vaticano per annientare ogni traccia di democrazia interna e di intervento dei fedeli nellattivit religiosa pienamente riuscito ed dive nuto una seconda natura del fedele ; rapporto fondato teorica mente dalla teoria della trascendenza cattolica . Per i partiti: Ci che fa meraviglia, e che caratteristico, che il feticismo di questa specie si riproduca per organismi vo lontari di tipo non pubblico o statale, come i partiti e i sin [...} TI singolo si aspetta che lorganismo faccia, anche se

dacati.

egli non opera e non riflette che appunto, essendo il suo atteggia

mento molto diffuso, lorganismo necessariamente inoperante

(Q, 1770).

Qual il rapporto tra tale modo di elaborare il proprio oggetto da parte della sociologia e il bisogno politico di organizzare quella specifica passivit che la nuova struttura statale richiede? Nel paragrafo intitolato Problemi di cultura. Feticismo, Gramsci d gli elementi per una risposta. Questa operazione di distacco della per la quale la societ oggettisociet dall individuo

Gramsci rileva che tale rapporto feticistico ha un significato di stinto nelle organizzazioni religiose e nelle organizzazioni politiche. Per le prime tale rapporto appare naturale in quanto la Chiesa (cattolica specialmente) storicamente ha svolto funzioni ed elabo rato ideologie tese a sacralizzare la separazione tra dirigenti e di retti, gerarchia e fedeli. Come dice Gramsci lintervento dal bas so disgregherebbe infatti la Chiesa (si vede ci nelle chiese prote stantiche) (Q, 1771). Producendo in questo modo una seconda le iatzira negli uomini, trasformando gli uomini in fedeli Chiese fanno politica: organizzano normalmente un consenso pas sivo e indiretto e la protesta impotente. Per i partiti la riprodu

Cfr.,

in fra, Nota teorica l,

pp.

136-8.

zione di questo rapporto fa meraviglia in quanto sembra con-

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traddire le funzioni storiche e le ideologie sulle quali si fondano. I partiti, organismi volontari cio organismi che fanno col lettiva la volont dei singoli, e che rendono coerente, omogenea, potente liniziativa dei soggetti, in contraddizione a ci diventa no sotto certe condizioni organizzazioni anchesse caratteriz zate da questo rapporto. Gramsci individua nella molto diffusa E...] concezione deterministica e meccanica della storia (concezio ne che del senso comune ed legata alla passivit delle grandi masse popolari il fondamento teorico della feticizzazione del partito:
, ,

E...] ogni singolo, vedendo che, nonostante il suo non intervento, qual cosa tuttavia avviene, portato a pensare che appunto al disopra dei singoli esiste una entit fantasmagorica, lastrazione dellorganismo collettivo, una specie di divinit autonoma, che non pensa con nes suna testa concreta ma tuttavia pensa, che non si muove con deter minate gambe di uomini, ma tuttavia si muove, ecc. (Q, 1770) In questo modo il partito, che in se stesso costituisce una critica delleconomjcjsmo, lo prolunga allinterno della vita politica dan dogli forma politica. Cosf da dire di ogni forma del cosi detto centralisnio organico il quale si fonda sul presupposto, che vero solo in momenti ecce zionali di arroventatura di passioni popolari, che il rapporto tra go vernanti e governati sia dato dal fatto che i governanti fanno gli interessi dei governati e pertanto devono averne il consenso, cio deve verificarsi lidentificazione del singolo col tutto, il tutto (qua lunque organismo esso sia) essendo rappresentato dai dirigenti. (Q,
, .

i propri oggetti, la sociologia (gli intellettuali organici a questo Stato) produce il proprio oggetto, produce la societ Tutta la sociologia, anche quella sociologia che svolge una certa critica della societ e che razionalizza ed organizza la protesta, non perci smettendo di fondare la separazione. La sociologia critica non pu essere una critica della sociologia e dello Stato poich si svolge comunque nel terreno della scissione. Una volta stabiliti latteg i rapporti tra i singoli e lorganismo come un dualismo giamento dei singoli pu essere tanto di una ammirazione entu siastica acritica che un atteggiamento critico esteriore del sin golo verso lorganismo : in ogni caso un rapporto feticistico >. La sociologia secolarizza nello Stato contemporaneo ci che la re ligione nei vecchi regimi paternalistici aveva sacralizzato. In effetti la sociologia, come la religione, politica. Lo , in primo luogo, come gi abbiamo visto, in quanto si presenta come scienza politica; ma si tratta precisamente di vedere in qual modo essa scienza per cogliere il suo modo dessere politica Gramsci conclude il paragrafo nei seguenti termini:
,

1771)

Il problema di che cosa la scienza stessa da porre. La scienza non essa stessa attivit politica e pensiero politico, in quanto trasforma gli uomini, li rende diversi da quelli che erano prima? Se tutto politico occorre, per non cadere in un frasario tautologico e noioso distinguere con concetti nuovi la politica che corrisponde a quella scienza che tradizionalmente si chiama filosofia dalla poli tica che si chiama scienza politica in senso stretto. Se la scienza scoperta di realt ignorata prima, questa realt non viene conce pita come trascendente in un certo senso? E non si pensa che esiste ancora qualcosa di ignoto e quindi trascendente? (Q, 1766)

Per lo Stato, Gramsci aveva gi esaminato il problema deI fe ticismo nel precedente paragrafo Machiavelli. Sociologia e scienza della politica, e di ci abbiamo gi scritto. Vi in questo paragrafo uno sviluppo ulteriore della critica della sociologia. Al nuovo Stato, sorto dalla crisi organica del vecchio Stato li berai-democratico, organica la sociologia. Essa si pone come scienza politica, scienza di questo Stato in quanto fonda teorica mente la societ come oggetto Vuoto di soggetti concreti. Men tre lo Stato in realt un complesso di attivit teoriche e prati che, di attivit concrete degli uomini concreti e delle classi che li organizzano, esso appare agli individui come un feticcio: realt oggettiva, esteriore e naturale che rappresenta la societ umana come societ naturale ( societ ) producendo una terza natura degli uomini. Allo stesso modo in cui lo Stato (i governanti) pro duce la passivit degli individui (i governati), crea per cosf dire

qui affrontato il problema della critica della scienza, della data pratica scientifica, a partire dalla critica dellideologia che in forma tale pratica. La scienza concepita da Gramsci non ridutti vamente come conoscenza ma come pratica, cio intervento uma no che trasforma la realt e gli uomini. In questo senso ogni cio creazione scienza attivit politica e pensiero politico di realt nuove. Il che non significa la semplice ripetizione che tutto politica, e perci anche la scienza; essa politica in un duplice senso: in quanto pensiero politico determinato, interpre tazione del mondo, ed in quanto attivit politica determinata, trasformazione del mondo. Questi sono i concetti vecchi per di stinguere la politica propria della filosofia dalla politica pro Tale distinzione non si dissolve in pria della scienza politica una tautologia a condizione che sia realizzata in modo nuovo, con concetti nuovi . Mentre i vecchi concetti distinguevano tra interpretazione e trasformazione del mondo, la distinzio
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ne gramsciana individua due modi di interpretare e insieme tra sformare, due politiche. Una la politica che corrisponde a quella scienza che tradi zionalmente si chiama filosofia la quale consiste nellorganiz zare la vita dci singoli, il loro modo di volere, pensare ed ope rare, attraverso la fissazione di fini e principi generali, valori e norme di comportamento; fornendo un determinato senso alla vi ta al quale si connette una determinata etica, essa orienta gli uo mini nella prospettiva di un determinato progetto storico-politico. Laltra la politica che si chiama scienza politica in senso stret to vale a dire la sociologia, la quale consiste anchessa nel ten tativo di orientare gli uomini secondo un progetto storico-politico. Lo fa per in un modo parzialmente diverso ioich, sebbene co mune rimanga lintento generale di organizzare la subordinazione dei diretti, mutate sono le condizioni storiche: la produzione di massa richiede la standardizzazione degli uomini e crea le masse, luomo-massa; il controllo e la direzione delle masse richiede un modo di volere, pensare ed operare di massa, una politica di massa che crei il consenso passivo. A questo scopo la scienza della societ non ridiscute quei e principi generali, quei va lori e norme di comportamento fissati dalle filosofie (perci ogni sociologia presuppone una filosofia alla quale si subordina). ma elabora teorie che razionalizzano il senso comune, metodi e tecniche daccertamento e di controllo sociale, dati che riducono le differenze e i cambiamenti a quantit operazionali (riducendo la qualit a quantit, elaborando la realt sociale quantitativaniente matematica sociale e operazionalizzandola statisti camente, organizza la realt stessa secondo modelli operazionali e in controlla praticamente). Questi due modi di fare scienza (come filosofia e come scienza politica in senso stretto ) implicano un concetto della conoscenza come scoperta cii realt ignorata prima e, po nendo cos( la realt come trascendente ed esteriore ai soggetti, ri ducono questi alla passivit politica. A tali scienze Gramsci con trappone lesigenza di una scienza della storia e della politica ; egli prospetta un nuovo concetto di scienza, una nuova pratica scientifica e una nuova politica tese a costruire lunificazione della teoria e della pratica, della scienza e del suo oggetto delle con dizioni e della iniziativa. Intesa la scienza come creazione , co me intervento che organizza e d forma, che fa diventar sogget tiva la realt, essa trasforma gli uomini in soggetti politici attivi. Su questa nuova scienza e sul come essa produca una nuova poli tica, ed al contempo sul come condizione della sua elaborazione sia lattivazione politica delle moltitudini, svoigeremo pii avanti lanalisi.
, , fini .

-I. Critica delle leggi storiche e statistiche

Dallinsieme delle analisi sulla sociologia-tendenza deteriore del marxismo e sulla sociologia-scienza sociale alternativa al marxismo risulta lunitariet (li fondo della critica a queste, in qLlanto sono basate su una analoga filosofia della storia ed una comune cultura politica. Queste sociologie presuppongono entrambi una certa con cezione del mondo, luna il materialismo filosofico, laltra il posi tivismo evoluzionistico; tuttavia leterogeneit che implicitamente sembra derivare dalla dualit del fondamento filosofico non deter minante: il materialismo filosofico ed il positivismo evoluzionistico coincidono nel concepire lo sviluppo storico come processo naturale soggetto a leggi fisse e nellinterpretare ie vicende storiche sulla base del modello dei rapporti causa-eeflo. Linterpretazione legalitaria della storia umana deriva preci samente dalluso di un modello esplicativo (ricavato dalle scienze naturali) che pone in relazione i fenomeni sociali secondo le categorie di causalit: determinati fenomeni causano altri fenome iii; rapporto che inteso sostanzialmente in maniera analoga sia quando definito come rapporto tra determinante e determinato che come rapporto tra variabile indipendente e variabile dipen dente Ed perci che la critica gramsciana delle sociologie si incentra sul problema delle leggi della storia Queste leggi assumono forme distinte nella sociologia-tenden za deteriore del marxismo, ove si presentano come leggi generali della storia (per esempio legge di corrispondenza tra forze pro duttive e rapporti cii produzione ) e come leggi particolari di sin goli modi di produzione (per esempio legge di concentrazione del capitale ), e nella sociologia-scienza sociale alternativa al marxi smo, ove si presentano come leggi generali dellevoluzione (per esempio legge del pii forte ) e come leggi statistiche specifiche (per esempio legge di correlazione tra lurbanizzazione e la sco larit ). La critica gramsciana di questi due modi dintendere le leggi della storia si svolge unitariamente: lasse del problema io stesso concetto di legge in quanto applicato alla realt storicopolitica, e luso che di queste leggi fatto e si pu fare nelle ana lisi concrete dei processi concreti. Dal momento che la funzione primaria delle leggi nelle socio logie quella di permettere previsioni sul futuro dei processi (as sunto come livello di scientificit di una scienza il grado della sua potenza predittiva), la critica di questo concetto di legge si prolun na nella critica del concetto di previsione scientifica. La critica gramsciana delle leggi contemporaneamente critica di un modo di concepire la storia e critica di un modo di fare la scienza di questa storia. Essa svela i legami concreti stabilitisi fra

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una concezione della storia ed una concezione della scienza in una intera fase della storia della cultura, mostrando come un modo di fare scienza produce una concezione del mondo (una filosofia della storia) e come questultima si ripercuote nella forma di questa scienza, ed ancora come entrambe hanno i propri fondamenti sto rici nella specificit della prassi umana di una determinata epoca politica. Questo il programma dellanalisi che segue. Si parte dalla critica di una concezione della scienza storico-sociale. Riprendiamo la lettura dei paragrafi critici della sociologia:

te sostiene che questo passaggio turba ogni legge . Gramsci nega con ci non i rapporti dialettici ma la loro assunzione come legge della storia, come ad esempio allorch si sostiene che il ca pitalismo la ghianda del socialismo, cio che lo sviluppo del ca pitalismo, il graduale accumulo delle sue proprie contraddizioni, sfocia necessariamente nel socialismo. Il problema del passaggio e delle leggi Gramsci laveva gi af frontato nel paragrafo precedente dove, dopo aver riconosciuto una certa utilit pratica a certi tipi di leggi (su ci ci soffermeremo pi-oltre), osserva che:

La sociologia dunque un tentativo di ricavare sperimentalmente le leggi di evoluzione della societ umana in modo da prevedere lavvenire con la stessa certezza con cui si prevede che da una ghian da si svilupper una quercia. Levoluzionismo volgare alla base della sociologia che non pu conoscere il principio dialettico col passaggio della quantit alla qualit, passaggio che turba ogni evoluzione e ogni legge di uniformit intesa in senso volgarmente evoluzionistico. (Q,

1432)

qui posto in evidenza come la ricerca sperimentale di leggi sociologiche il risultato di una concezione naturalistica della storia. Questa concezione della storia esclude ogni novit che ri sulti da interventi umani-soggettivi: cosf come la quercia im plicita nella ghianda, il suo sviluppo, lavvenire implicito nel passato e nel presente, la proiezione delle condizioni determi nanti. Quantunque la storia non sia intesa come costante ripeti zione dello stesso, ed un certo ordine di novit sia cosf riconosciu to, essa rappresentata come un processo di sviluppo, cio accre scimento, espansione, svolgimento, insieme dei processi attraverso i quali un organismo acquista la sua forma matura. Questo concetto di sviluppo che fonda lo svolgimento storico come processo regolato dalle condizioni oggettive nega il passag gio della quantit alla qualit, passaggio che turba ogni evoluzione e ogni legge di uniformit . Soffermiamoci su questo passaggio Solitamente la critica allevoluzionismo ed alla legalit sociologica si risolta nella contrapposizione di unaltra legge di evoluzione alla concezione del mutamento graduale e di unaltra legalit (riformistico) della societ viene opposta la concezione del mu tamento secondo rotture repentine (rivoluzionarie); per anche in questultima concezione il mutamento sociale concepito secondo il canone di una legge obiettiva, la legge appunto del passaggio dalle trasformazioni quantitative alle trasformazioni qualitative, se condo la quale naturalmente dallaccumulo delle piccole e parziali trasformazioni ad un dato momento avviene la metamorfosi del tutto. Gramsci non a caso non solo evita di parlar di legge dia lettica (del passaggio dalla quantit alla qualit), ma esplicitamen
. :

Ma non stato messo in rilievo che la legge statistica pu essere impiegata nella scienza e nellarte politica solo fino a quando le grandi masse della popolazione rimangono essenzialmente passive per rispetto alle quistioni che interessano lo storico e il politico o si suppone rimangano passive [...] Infatti nella politica lassunzio ne della legge statistica come legge essenziale, fatalmente operante, non solo errore scientifico ma diventa errore pratico in atto; essa inol tre favorisce la pigrizia mentale e la superficialit programmatica. da osservare che lazione politica tende appunto a far uscire le mol titudini dalla passivit, cio a distruggere la legge dei grandi numeri; come allora questa pu essere ritenuta una legge sociologica? Se si riflette bene la stessa rivendicazione di una economia secondo un piano, o diretta, destinata a spezzare la legge statistica meccanica mente intesa, cio prodotta dallaccozzo casuale di infiniti atti arbi trari individuali, sebbene dovr basarsi sulla statistica, il che per non significa lo stesso: in realt la consapevolezza umana si sostitui sce alla spontaneit naturalistica. Un altro elemento che nellarte politica porta allo sconvolgimento dei vecchi schemi naturalistici il sostituirsi, nella funzione direttiva, di organismi collettivi (i partiti) ai singoli individui, ai capi individuali (o carismatici, come dice 11 Michels). (Q, 1429-30)

da rilevare intanto che, sebbene Gramsci in questo brano considera esplicitamente le leggi statistiche della sociologia, il di scorso coinvolge tutte le leggi sociologiche, cosf come risulta dal medesimo contenuto delle argomentazioni e da un trittico di para
,

grafi (Libert e automatismo Regolarit e necessit, Previsione e prospettiva) incentrati sul problema.

Per Gramsci la storia storia umana, la praxis degli uomini,

non data naturalmente ma costruita soggettivamente, ove per soggettivo da intendersi lintervento attivo pi o meno consape vole. Punto di riferimento essenziale sono le Tesi su Feuerbach. da Gramsci ritradotte in carcere. La prima, specialmente, che si apre criticamente cosf:

Il vizio fondamentale di ogni materialismo, fino ad oggi, com preso quello di Feuerbach che loggetto, il reale, il sensibile

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cnnccpito solo sotto la forma delloggetto o della intuizione; ma non


come attivit sensibile umana, praxis, non soggettivamente.

(Q.

2355)

Lotiava: La vita sociale essenzialmcnte pratica. Tutti i mi steri, che sviano la teoria verso il misticismo, trovano il loro sciogli mento razionale nella praxis umana, e nel concetto di questa praxis . La nona, laddove il materialismo contemplativo definito e cri ticato in quanto materialismo che non concepisce il reale come attivit pratica (Q, 2357). Se la storia praxis, per inteiligerla concretamente occorre per distinguere in essa con concetti nuovi le diverse strutture (artico (azioni) di questa praxis. E ci che fa Gramsci. Egli distingue tra la situazione pratica in cui le grandi masse della popolazione rimangono essenzialmente passive e la situazione pratica in cui lazione politica tende appunto a far uscire le moltitudini dalla passivit . Nel primo tipo cli situazione la storia appare come prodotta dallaccozzo casuale di infiniti atti arbitrari individuali , nel secondo in realt la consapevolezza umana si sostituisce alla propri della storia con spontaneit naturalistica . Fenomeni caratteristici di questo secondo tipo di situazione tenpormea pratica sono il sostituirsi, nella funzione direttiva, di organismi collettivi (i partiti) ai singoli individui, ai capi individuali , lo estendersi dei partiti di massa e il loro aderire organicamente alla vita piii intima (economico-produttiva) della massa stessa , la ri vendicazione di una economia secondo un piano, o diretta . Ora, come sorto il concetto di regolarit e di leggi nello svi lippo storico? Le leggi della storia sono sorte come generaliz zazioni astratte dal primo tipo di situazione pratica. I singoli in dividui interagiscono sul piano degli interessi privati, in modo tale da non risultarne nessuna coerente attivit politica. Le masse si organizzano ed agiscono ad un livello pre-politico (religioso, eco nomico-corporativo, consurnistico, ludico, psicologico). Gli atti con creti degli individui e delle masse. nella situazione pratica che cosf deniscono, sembrano non costituire storia, non produrre nes la forma suna concreta attivit storica. Il loro svolgersi acquista della casualit, il loro ripetersi cluella della regolarit e necessit. I.,a generalizzazione astratta di questa esperienza pratica e lassun zione acritica della stessa ideologia che la conforma, raffinata teo ricamente, conduce alla proposizione di leggi che descrivono e presuntivarnente spiegano e guidano lo sviluppo storico. Dal momento che i risultati storici (i fatti storici) non sono quelli consapevolmente voluti e perseguiti nella praxis di ogni sin golo individuo e della massa stessa, la storia appare non come il prodotto della praxis umana (concreta) bensf come il prodotto di !orze iiatnrali (quando non siano intese addirittura come forze

extrastoriche), che agiscono secondo una propria logica (che de termina i singoli fatti storici in quanto facenti parte di un sistema di relazioni predeterminate, le cui parti stanno giuridicamente connesse) secondo la quale, date certe relazioni, se ne pu preve dere lo sviluppo. Le due lettere di Engels che Gramsci ricorda in questo stesso pa ragrafo trattano il medesimo problema. Engels nella prima cosf scrive:

[...1 la storia si forma in modo tale che i] risultato finale scaturisce sempre dai conflitti di molte volont singole, ognuna delle quali alla sua volta viene prodotta da una quantit di speciali condizioni della vita; ci sono adunque innumerevoli forze che sincrociano, un gruppo infinito di parallelogrammi delle forze, da cui esce una risultante che alla sua volta pu nuovamente es lavvenimento storico sere considerato come i prodotto di una potenza agente, come un tutto, incoscientemente e involontariamente. Per quel che ogni sin golo vuole, viene impedito da ogni altro, e quel che ne risulta

una qualche cosa che nessuno ha voluto. In questo modo la storia scorre fino ad ora a guisa dun processo naturale, e in sostanza anche esposta alle stesse leggi di moto. Ma, per il fatto che le sin gole volont ognuna delle quali vuole quello a cui la spingono la sua costituzione fisica o circostanze esteriori ed in ultima istanza economiche (o sue proprie personali o generali della societ) non raggiungono ci che vogliono, ma si fondono in una media generale, in una resultante comune, per questo fatto non si pu ancora concludere che esse siano eguali a zero. Al contrario, ognuna contribuisce a pro durre la resultante ed in essa compresa .

E nella seconda: Gli uomini fanno essi stessi la loro volont generale e secondo un piano societ limitata. Le loro aspirazioni si societ prevale appunto per questo la

il complemento e la forma di manifestazione. La necessit, che si impone attraverso ogni accidentalit, alla fin fine la necessit eco nomica .

storia, ma finora non con una generale, neppure in una data contrariano; ed in ogni simile necessit, di cui laccidentalit

Dal confronto tra queste proposizioni engelsiane e il paragrafo gramsciano in cui sono richiamate risulta evidente che Gramsci a queste due lettere si riferiva non soltanto per identificare in esse gli inizi dellautocritica del pensiero marxista di fronte alla sua tendenza deteriore, ma insieme per identificare altresf in esse sia certe premesse teoriche della scienza della storia e della politica,

Marx Engels Lassalle, Opere, Ivi, p. 8.


-

nt.,

jx 5.

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sia la persistenza nel vecchio Engels del feticcio di una conce zione legalitaria della storia. Le premesse sono da individuare in quelle proposizioni engel siane che rappresentano i processi storici come prodotti della pra tica umana concreta. Questo presupposto risale allIdeologia Te desca:
, ,

I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti reali, dai quali si pu astrarre saio nellimmagina zione. Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condi zioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato gi esi stenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione 17 Solitamente il presupposto si presenta in compagnia del prin cipio (fondamentale del materialismo storico) della determinazione della sovrastruttura da parte della struttura. Il presupposto ed il principio sono affermati insieme, anzi sono presentati come com plementari: reciprocamente luno viene tirato in ballo di fronte alle accuse a cui laltro sottoposto ed alle insufficienze di cia scuno di dare ragione sufficiente di specifici processi. Tale coesi stenza presente nelle proposizioni engelsiane citate. Le due let tere engelsiane rispondono in effetti alle domande di due studen ti che chiedono fino a qual punto le condizioni economiche ine come sia stato inteso da Marx ed En fluiscono causalmente gels stesso il principio fondamentale del materialismo storico ri guardante la determinazione economica. Per rispondere a tali do mande anche Engels espone luno di fianco allaltro il presupposto ed il principio ma, non limitandosi a questo, tenta un passo ulte riore: spiegare il rapporto tra i due individuando il passaggio teo rico dalluno allaltro. Il principio, lo svolgimento della storia secondo le stesse leggi presentato come la conclu di moto dun processo naturale sione di un sillogismo in cui le premesse sono: la prima, che noi stessi facciamo la nostra storia , la quale risulta sempre dai con flitti di molte volont singole ; la seconda, che per quel che ogni singolo vuole, viene impedito da ogni altro, e quel che ne risulta una qualche cosa che nessuno ha voluto . Questo nella prima lettera. Nella seconda il ragionamento si ripete: (prima pre messa) Gli uomini fanno essi stessi la loro storia ; (seconda premessa) ma finora non con una volont generale e secondo un piano generale; le loro aspirazioni si contrariano ; (conclusione) in ogni simile societ prevale appunto per questo la necessit . Ma qui Engels aggiunge un nuovo elemento, informandoci sul fatto che ci che espresso nella conclusione (il principio) pre
, ,

17

K.

Marx F. Engels, Lideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 8.


-

vale e si impone sulle premesse nella esplicazione dei pro cessi storici. La a necessit si impone attraverso ogni acciden talit le leggi della storia cio prevalgono tramite la casuale attivit dei singoli. Questultima (il presupposto) si pone come il complemento e la forma di manifestazione della legalit storica. Questa operazione engelsiana di teorizzazione dei rapporti fra il presupposto ed il principio ottiene dei risultati puramente ver bali. Difatti la conclusione logica dalle premesse (presentarsi i fe nomeni storici non coincidenti con la volont e le idee di chiun que) sarebbe da identificare in una storia senza indirizzi prefissati, appunto illegale. Ci vuoi dire che in effetti il presupposto ed il principio non possono convivere in pace. (Non testimonianza pa lese di questa incompatibilit la polarizzazione persistente e la lotta, nella storia del marxismo, tra storicisti e strutturalisti? Quantunque entrambi a parole sostengano unitamente il presup posto ed il principio, essi nel far teoria poggiano (sul) e privile giano luno o laltro). Engels osserva che gli eventi storici si realizzano attraverso la concreta attivit degli uomini, ma queste attivit sono il mezzo attraverso cui si esprimono, agiscono naturali (incoscienti ed involontarie) strutturate secondo proprie leggi di moto. Linter pretazione della storia si ottiene dunque non tramite lesame delle attivit concrete degli uomini concreti, e delle trasformazioni che ne risultano, ma piuttosto nella individuazione della logica imma nente che conforma queste attivit. Agli uomini concreti non cosf riconosciuta la responsabilit di creatori-produttori della sto ria; la loro attivit ridotta a quella di attori che impersonano una trama. In Engels in tal modo assistiamo ad una trasforma zione del presupposto al fine di farlo convivere col principio, ma proprio tale trasformazione costituisce la sua negazione. Engels, per negare il presupposto nella sua forma originale de finisce la volont degli uomini come prodotta da una quantit di speciali condizioni della vita e la loro attivit come quello a cui la spingono la sua costituzione fisica o circostanze esteriori ed in ultima istanza economiche (o sue proprie personali o gene rali della societ) . Per sostenere insieme che la storia risultato della attivit degli uomini ed al contempo prodotto delle proprie leggi, fa ricorso alla osservazione che lattivit degli uomini poggia sulle circostanze esteriori date; cosi facendo confonde la banale osservazione che ogni iniziativa parte da certe condizioni con la supposizione che ogni iniziativa non sia che (e non sia compren sibile altro che in quanto) lo sviluppo di ci che sta implicitamen te contenuto nelle condizioni date. Il concetto di determinazione cristallizza la confusione, in

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due quanto adoperato indistintamente per esprimere teoricamente pre la diverse questioni: la terrestrit dellattivit degli uomini e determinazione della direzione di sviluppo della storia. Che En rapporti ete gels tenti di risolvere in un medesimo concetto due accompa rogenei da leggersi anche nel fatto che frequentemente istanza gna al termine determinazione la formula in ultima contenuto di il che comunque non ci dice nulla di concreto sul vago, questo concetto, mentre invece lo rende sufficientemente verbalmente comprensivo di rapporti eterogenei. propria con In sintesi questo il modo in cui Engels fonda la accargere che la cezione legalitaria valida finora . Ci si pu politica delle zione pratica, quella caratterizzata dalla passivit non per masse. Engels fissa la validit della concezione legalitaria in classi; egli tutta la storia ma per la storia delle societ divise che tale con difatti dichiara esplicitamente nella seconda lettera accorgere che la cezione legalitaria valida finora . Ci si pu afferma la seconda premessa del sillogismo la cui conclusione situazione sto necessit nella storia, esplicitamente delimita una volont gene rica definita temporalmente: finora non con una limposses rale e secondo un piano generale . Engels rimandava della so samento della storia da parte degli uomini allavvento generale della ciet senza classi, realizzazione secondo un piano volont generale dei due Da tutto ci risulta palese che Gramsci nella costruzione rappor preciso paragrafi critici della sociologia aveva stabilito un concezione materia to teorico con le due lettere engelsiane sulla problemi affron listica della storia. Ma Gramsci prende in esame i di dellelaborazione tati da Engels nelle lettere non in funzione di analisi termini una concezione generale della storia, bensf in lorigine sto storica concreta. Per Gramsci si trattava di spiegare della storia e rica (teorica e pratica) delle concezioni legalitarie a questo pro costruire una scienza della storia e della politica; pratica fonda posito la distinzione fra i due tipi di situazione non era soio un mentale. Agli inizi degli anni trenta il socialismo non interpreta progetto ma una realt storica concreta; e Gramsci modalit pre le la realt del suo tempo conformandola secondo Non spartisce la fissate da una concezione generale della storia. lanalisi della storia re storia in due fasi, ma identifica attraverso politica degli uo cente la realizzazione di nuovi modi dellattivit consapevole: le collettiva mini, caratterizzati dallorganizzazione pianificato dello organizzazioni politiche di massa e lintervento dellattivit degli uomini Stato nelleconomia. Tali nuove forme pratica. conformano un nuovo tipo di situazione situazioni pratiche col Gramsci pone in relazione le due diverse situazioni in cui le problema delle leggi nella storia. Se nelle
,

grandi masse della popolazione rimangono essenzialmente passive non si pu escludere lutilit pratica di identificare certe leggi di tendenza , in quanto esse forniscono una certa immagine del ri sultato dellintreccio delle attivit degli uomini secondo la loro volont e i loro piani privati, nelle situazioni in cui lazione po litica fa uscire le moltitudini dalla passivit quella residua utilit delle leggi scompare, in quanto lazione politica collettiva appunto orientata contro le tendenze in atto. Mentre per En gels lazione organizzata delle masse rivoluzionaria nella misura in cui aderisce alle leggi della storia, per accelerarne e personaliz zarne lo sviluppo, per Gramsci lattivit politica delle moltitudini rivoluzionaria nella misura in cui tende a distruggere la legge dei grandi numeri , quando cio liniziativa produce il passaggio dal primo al secondo tipo di situazione pratica. Ricapitolando: la concezione legalitaria della storia emerge dal linterno del primo tipo di situazione pratica come una sua genera lizzazione astratta. Nello stesso Quaderno, alcune pagine pi avanti, Gramsci, in un paragrafo intitolato Regolarit e necessit, af fronta il medesimo problema riferito direttamente a Marx. Il pa ragrafo inizia con la domanda:

Come sorto. nel fondatore della filosofia della prassi, il concetto di regolarit e di necessit nello sviluppo storico? La risposta:

Non pare che possa pensarsi a una derivazione dalle scienze na turali, ma pare invece debba pensarsi a una elaborazione di concetti nati nel terreno delleconomia politica, specialmente nella forma e nella metodologia che la scienza economica ricevette da Davide Ri cardo. Concetto e fatto di mercato determinato cio rilevazione scientifica che determinate forze decisive e permanenti sono apparse storicamente, forze il cui operare si presenta con un certo automa tismo che consente una certa misura di prevedibilit e di certezza per il futuro delle iniziative individuali che a tali forze consentono dopo averle intuite e rilevate scientificamente. [.1 Dopo aver rile vato queste forze decisive e permanenti e il loro spontaneo automa tismo (cio la loro relativa indipendenza dagli arbitrii individuali e dagli interventi arbitrari governativi) lo scienziato ha, come ipotesi, reso assoluto lautomatismo stesso, ha isolato i fatti meramente eco nomici dalle combinazioni pil o meno importanti in cui realmente si presentano, ha stabilito dei rapporti di causa ed effetto, di pre messa e conseguenza e cosf ha dato uno schema astratto di una de terminata societ economica. (Q, 1477-8)

In questa risposta Gramsci osserva dapprima che la concezione marxiana delle leggi elaborata non a partire da una concezione

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generale della storia (Cio nel terreno teorico delle sociologie), ma dallanalisi concreta delleconomia capitalistica (cio nel terreno teorico delleconomia politica). Per ci il concetto di regolarit e di necessit nello sviluppo storico in Marx non deriva dal mo dello delle scienze naturali, ma dalla forma e dalla metodologia che la scienza economica aveva acquisito con Ricardo. Detto questo Gramsci coglie lorigine dellelaborazione marxiana delle leggi economiche nella situazione pratica caratterizzata dalla formazione di un determinato mercato generale, il mercato capi talistico. Tale mercato determinato infatti, si costituisce allor quando si generalizzano sulla scena storica comportamenti econo mici relativamente automatici. Questo mercato sembra subire una regolazione spontanea come se funzionasse sotto lo stimolo di una propria razionalit, di proprie leggi che sono appunto le co siddette leggi di mercato Tale struttura regolare si svolge con relativa indipendenza dagli arbitrii individuali e dagli interventi arbitrari governativi , funzionando cio indipendentemente dalla azione degli uomini. Di fronte a ci o lo scienziato (Marx) spie ga lautomatismo del mercato analizzandolo come se fosse rego lato da rapporti di causa ed effetto, di premessa e conseguenza ; considerato il processo economico in quanto combinazione di fatti economici giunge allesclusione della concreta azione umana e fornisce uno schema astratto che pone come assoluto lauto matismo stesso , il funzionamento regolare del mercato. Gramsci identifica e spiega il configurarsi di un funzionamento automatico del mercato nella comparsa sulla scena storica di determinati gruppi sociali omogenei e relativamente permanenti che svolgono una azione razionale, portatori cio di nuovi com portamenti economici razionali. Questi gruppi regolano il mercato mettendo in opera iniziative individuali basate sul calcolo in dividuale, secondo un omogeneo comportamento di gruppo. Que sto comportamento orientato a garantire agli stessi gruppi cer tezza per il futuro attraverso la riproduzione allargata delle con dizioni economiche date; questo che secondo Gramsci consen te una certa misura di prevedibiit , nella misura in cui ap punto le iniziative presenti organizzano un futuro calcolato. Marx, come Gramsci annota, aveva rilevato queste forze de cisive e permanenti , ma aveva assegnato il dispiegarsi della loro azione al terreno determinante della produzione, dei rapporti di produzione; il mercato rimaneva determinato appunto dalla pro duzione, risultando cosf che la spiegazione del suo funzionamento non richiedeva la considerazione della azione degli uomini in esso. Per Gramsci invece mercato determinato equivale pertanto a dire determinato rapporto di forze sociali in una determinata struttura dellapparato di produzione rapporto garantito (cio
, , .

reso permanente) da una determinata superstruttura politica, mo

rale, giuridica (Q, 1477). Di tale complessa definizione ci limi tiamo a questo punto a rilevare che il mercato consiste in un svolge se rapporto di forze sociali il quale, nella misura in cui si condo un equilibrio stabile (che anche politico e culturale), offre una immagine di funzionamento regolare e necessario. (Ogni crisi del mercato quindi un mutamento dei rapporti di forza; ma di ci pi oltre). Questa operazione teorico-critica di spiegazione degli automa tismi nei processi economici non come sviluppo di determinate leggi oggettive (immanenti nelle cose) indipendenti dalla volon t degli uomini, ma come risultato di un processo di standardiz zazione e generalizzazione dei comportamenti di gruppi sociali orientati a certi fini, era gi stata il soggetto di un paragrafo prece dente, intitolato Libert e automatismo (Q, 1245-6). In esso Gramsci riconosce alleconomia politica, al livello da essa attinto con Ricardo, lavvenuto superamento della concezione deterministica e naturalistica:

Quando Ricardo diceva poste queste condizioni si avranno queste conseguenze in economia, non rendeva deterministica leconomia stes sa, n la sua concezione era naturalistica

conseguenze

Insieme per coglie nel rapporto cos fissato tra lelaborazione di un nuovo legalismo:

condizioni

Osservava [Ricardo] che posta lattivit solidale e coordinata di un gruppo sociale, che operi secondo certi principii accolti per convinzio ne (liberamente) in vista di certi fini, si ha uno sviluppo che si pu chiamare automatico e si pu assumere come sviluppo di certe leggi riconoscibili e isolabili col metodo delle scienze esatte.

La spiegazone gramsciana degli automatismi non ricorre, invece, ad alcun modello legalitario.

In ogni momento c una scelta libera, che avviene secondo certe linee direttrici identiche per una gran massa di individui o volont sin clima gole, in quanto queste sono diventate omogenee in un determinatogli ar etico-politico. N da dire che tutti operano in modo uguale: bitrii individuali sono anzi moleplici, ma la parte omogenea predomina e detta legge

Non esistono leggi oggettive, ma soltanto lazione organizzata di gruppi sociali che dettano norme di comportamento alle masse: si tratta cio del processo di formazione del dominio e del consenso.

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Gramsci va ancora pi oltre, ponendo il problema in termini stonei, laddove di seguito annota: Che se larbitrio si generalizza, non pi arbitrio ma spostamento della base dell automatismo nuova razionalit.
,

cosf posto il problema della formazione degli automatismi e del passaggio da un automatismo ad uno nuovo. Il sistema dellecono mia borghese funziona automaticamente non in quanto guidato da leggi e tantomeno per la composizione spontanea degli arbitrii individuali, ma per lazione conforme delle masse secondo i modelli dazione prodotti dalle classi dominanti in un determinato clima etico-politico La formazione degli automatismi capitalistici di mer cato non risulta dal passaggio da un tipo di societ umana in cui gli arbitrii individuali sano stati predominanti sulla parte omoge nea ad unaltra (capitalista) in cui gli arbitrii individuali diventano omogenei, bensi dal passaggio da un vecchio ad un nuovo automa tismo. Storicamente si verificato il passaggio non dallarbitrio al lautornatismo, ma da un tipo di automatismo ad un altro, prodotti dallazione di diverse classi dominanti: spostamento della base dell automatismo nuova razionalit . Come Gramsci aveva scrit to in apertura di paragrafo, lautomatismo una libert di gruppo, in opposizione allarbitrio indiviclualistico . Il paragrafo si conclude con la precisazione delle ragioni che spin gono Gramsci a preferire il termine automatismo a quello di raziona ijt, con la sottolineatura che il rendere autonomo lautomatismo ri spetto allattivit pratica degli uomini non altro che una metafora verbale:
. , ,

naturali ; la misti puri concepiscono questi elementi come eterni critica analizza realisticamente i rapporti delle forze che determinano il mercato, ne approfondisce le contraddizioni, valuta le modificabilit connesse allapparire di nuovi elementi e al loro rafforzarsi e presenta la caducit e la sostituibilit della scienza criticata; la studia come vita ma anche come morte e trova nel suo intimo gli elementi che la dissolveranno e la supereranno immancabilmente, e presenta 1 erede che sar presuntivo finch non avr dato prove manifeste di vitalit ecc.. (Q, 1478)

Ma ci Gramsci non considera suflciente per il superamento de finitivo del modello esplicativo (del posto che della legalit fat tuale) raggiunto nella scienza economica con Ricardo:

La economia classica ha dato luogo a una critica delleconomia po litica ma non pare che finora sia possibile una nuova scienza o una nuova impostazione del problema scientifico. E...] Per stabilire lori gine storica di questo elemento [le leggi] della filosofia della prassi (elemento che poi, nientemeno, il suo particolare modo di concepire I immanenza ) occorrer studiare limpostazione che delle leggi eco nomiche fu fatta da Davide Ricardo. Si tratta di vedere che il Ricardo non ha avuto importanza nella fondazione della filosofia della prassi solo per il concetto di valore in economia, ma ha avuto unimportan za filosofica ha suggerito un modo di pensare e di intuire la vita e la storia. Il metodo del posto che della premessa che d una certa conseguenza, pare debba essere identificato come uno dei punti di partenza (degli stimoli intellettuali) delle esperienze filosofiche dei fondatori della filosofia della prassi. (Q, 1478-9)
,

Automatismo niente altro che razionalit, ma nella parola auto matismo il tentativo di dare un concetto spoglio di ogni alone spe culativo: possibile che la parola razionalit finisca collattribuirsi al lautornatismo nelle operazioni umane, mentre quella automatismo torner a indicare il movimento delle macchine, che diventano auto matiche dopo lintervento delluomo e il cui automatismo solo una metafora verbale, come lo detto delle operazioni umane.

Gramsci spiega questo elemento di continuit tra il Ricardo ed il Marx con la persistenza di una stessa situazione pratica, dello stes so mercato determinato dei medesimi automatismi. La raziona lit economica continuava ad essere, nel tempo di Marx, prodotta dagli stessi gruppi sociali dominanti nel tempo di Ricardo:
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In qual modo tutto questo riguarda direttamente la concezione legalitaria in Marx? Gramsci ritiene che la critica dei concetti di regolarit e di legge propri delleconomia politica classica ancora valida riguardo i concetti di regolarit e di legge propri della cri tica delleconomia politica di Marx. Nel paragrafo Regolarit e necessit Gramsci attribuisce alla critica marxiana un preciso superamento delleconomia politica classica: La critica delleconomia politica parte dal concetto della storicit del mercato determinato e del suo autornatismo mentre gli econo

Date queste condizioni in cui nata leconomia classica, perch si possa parlare di una nuova scienza o di una nuova impostazione della scienza economica (il che lo stesso) occorrerebbe aver dimostra to che si sono venuti rilevando nuovi rapporti di forze, nuove condi

zioni, nuove premesse, che cio si determinato un nuovo mercato con un suo proprio nuovo automatismo e fenomenismo che si pre

paragonabile allautomatismo obbiettivo senta come qualcosa di dei fatti naturali [.1 Che nella vita economica moderna lelemento

arbitrario sia individuale, sia di consorzi, sia dello Stato abbia as sunto unimportanza che prima non aveva e abbia profondamente tur bato lautomatismo tradizionale fatto che non giustifica di per s la impostazione di nuovi problemi scientifici, appunto perch questi inter venti sono arbitrari di misura diversa, imprevedibili. Pu giustifi care laffermazione che la vita economica modificata, che c crisi
,

(8

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automati ma questo ovvio; daltronde non detto che il vecchiodi quelle di amo sia sparito, esso si verifica solo su scale pi grandi prima, per i grandi fenomeni economici, mentre i fatti particolari sono impazziti (Q, 1478-9)
.

azione collettiva una subordinazione ai tini concreti delle classi do minanti. Quando le masse agiscono nella convinzione che la situa zione storica non pu che dirigersi verso sbocchi necessari, esse non

hanno acquisito autonomia (non agiscono liberamente, non agiscono

Le condizioni di una nuova scienza emergeranno con lavvento o dei partiti di massa che confotmeranno un nuovo tipo di situazi il ne pratica, allorquando muta il rapporto di forze costituente mercato per lascesa in campo di gruppi portatori di nuovi compor
tarnenti collettivi. sione scientifica
.

in funzione dei propri tini, non hanno una propria politica), ma restano subordinate

Queste osservazioni pongono direttamente il problema della previ

occorre prendere secondo Gramsci Da queste considerazioni automati le mosse per stabilire ci che significa regolarit legge sica smo nei fatti storici. Non si tratta di scoprire una legge metafi cau di di determinismo e neppure di stabilire una legge generale i salit. Si tratta di rilevare come nello svolgimento storico si costitu scono delle forze relativamente permanenti che operano con una a certa regolarit e automatismo. {...] La necessit nel senso specul tivo-astratto e nel senso storico-concreto (Q, 1479)

rico, possibile, e cosa vuol dire, prevedere lo sviluppo storico? Se lavvenire non legalmente determinato dal passato e dal pre sente, in qual modo esso pu essere visto prima, previsto? Gramsci, nel paragrafo Il concetto di scienza mostra come la critica della

Se non ci sono leggi che guidino il processo sto

:omune concezione della previsione scientifica un momento indi spensabile del superamento della concezione legalitaria della storia, e pi generalmente dogni concezione finalistica (e quindi causali stica).

In queste affermazioni sintetizzata la critica gramsciana dei con rie cetti speculativo-astratti di necessit e di legge in quanto catego e che fissano rapporti di determinnzione e di causalit, ed insiem proposta la spiegazione della regolarit storica in quanto risultato storico concreto dellazione delle forze sociali che impongono deter minati comportamenti collettivi costanti allinterno di certe situa zioni pratiche. Le leggi della storia non sono per Gramsci indipendenti dalla volont e dalla coscienza degli uomini, non sono cio leggi ogget an tive bensi pratiche collettive regolari indotte dalle classi domin ti allinsieme degli uomini. La razionalit della storia consiste nel processo attraverso il quale i tini concreti degli aggruppamenti so ciali dominanti in ciascuna fase storica conquistano il consenso ge nerale. Gramsci precisa ed esplicita questa dimensione soggettiva

impostare esattamente il problema della scrive necessario prevedibilit degli accadimenti storici per essere in grado di criticare csaurientemente la concezione del causalismo meccanico, per svuotarla di ogni prestigio scientifico e ridurla a puro mito che fu forse utile nel passato, in un periodo arretrato di sviluppo di certi gruppi sociali su balterni (vedere una nota precedente) 18 (Q, 1404)

(politica) della razionalit della storia:

Se la razionalit della storia sta nel fatto che i gruppi sociali fon clamentali organizzano la propria azione verso tini storici concreti ed elaborano e costruiscono i mezzi adeguati al raggiungimento di questi, la previsione dellavvenire prossimo si pu in certo modo realizzare in quel tipo di situazioni pratiche nelle quali le masse ri mangono sostanzialmente passive, cio quando prevale lautomati smo dato dal dominio egemonico delle classi dominanti che ordi nano ai propri tini le attivit delle classi subordinate. La regolarit

la cui Esiste necessit quando esiste una premessa efficiente e attiva, tini con consapevolezza negli uomini sia diventata operosa ponendo dei creti alla coscienza collettiva, e costituendo un complesso di convin ri . zioni e di credenze potentemente agente come le e credenze popola (Q, 1479-80)

Con questa proposizione si sovverte il senso della concezione kan tiana fatta propria da Engels, secondo la quale la libert la co scienza della necessit Quando la consapevolezza negli uomini del la necessit diviene operante si prodotta nella coscienza e nella

IS Gramsci si riferisce, come indicano i curatori delledizione critica, alla Nota i di p. 1394: A proposito della funzione storica Svolta dalla conce zione fatalistica della filosofia della praxis si potrebbe fare un elogio funebre di essa. rivendicandone la utilit per un certo periodo storico, ma appunto per ci sostenendo la necessit di seppellirla con tutti gli onori del caso. Si potrebbe veramente paragonare la sua funzione a quella della teoria della grazia e della predestinazione per gli inizi del mondo moderno che poi ha per culminato con la filosofia classica tedesca e con In sua concezione della ato popolare del libert come coscienza della necessit. Essa stato un surrog grido dio lo vuole tuttavia anche su questo piano primitivo ed elementare era un inizio di concezione pi moderna e feconda di quella contenuta nel dio lo vuole o nella teoria della grazia. [..] 11 deperimento del fatalismo e del meccanicismo indica una grande svolta storica .
,

70

7[

dei comportamenti collettivi, individuata con gli strumenti della statistica, pu dar luogo in queste situazioni pratiche a delle pre visioni fondate sullo svolgimento quantitativo delle tendenze pre senti. Questa operazione di rappresentazione anticipata non pu in cludere la rappresentazione delle novit storiche, ma solo la conti nuazione dallesistente. La previsione in tal senso una previsione tecnica, una tecnica funzionale alla riproduzione dei rapporti di forza dati, della passivit delle masse. Ma allora, possibile prevedere le novit storiche, i mutamenti qualitativi (il socialismo, ad esempio)? Cominciamo intanto coi ri levare, con Gramsci, che la previsione non un atto scientifico di conoscenza. Si conosce ci che stato o , non ci che sar, che un non esistente e quindi inconoscibile per definizione (Q, 1404). A meno che, appunto, ci che sar non sia altro che la ri produzione allargata di ci che . (In questo senso il futuro pros simo prevedibile da considerare come presente, in quanto non contiene alcuna novit. Il presente non da intendersi in termini di istante cronologico, ma come tutta una situazione storica se gnata dalla persistenza di determinati comportamenti regolari). Ora, il vero futuro, una situazione cio inciusiva di novit sto riche, non pu essere oggetto di conoscenza scientifica, ma solo di progetto politico.
: ,

sono atti di conoscenza, ma si basano su atti di conoscenza. Non qualsiasi progetto acquista il carattere di una previsione razionale; si possono produrre (si producono) previsioni arbitrarie, gratuite, utopiche. Condizione necessaria di una previsione razionale la ri gorosa individuazione degli elementi fondamentali e relativamente permanenti del processo storico, cio delle forze sociali decisive. Per prevedere bisogna prima conoscere, ma non basta: bisogna in sieme volere.

Solo chi fortemente vuole identifica gli elementi necessari alla realiz zazone della sua volont. [...j Ci si vede dalle previsioni fatte dai cosf detti spassionati esse abbondano di oziosit, di minuzie sot tili, di eleganze congetturali. Solo lesistenza nel previsore di un programma da realizzare fa sj che egli si attenga allessenziale, a quegli elementi che essendo organizzabili suscettibili di essere diretti o de viati, in realt sono essi soli prevedibili. (Q, 1811)

scrive Gramsci Chi fa la previsione ma da far trionfare. (Q. 1810)


in realt ha un program

Ed ancora: Realmente si prevede nella misura in cui si opera, in cui si ap plica uno sforzo volontario e quindi si contribuisce concretamente a creare il risultato preveduto (Q, 1403)
.

Latto del prevedere in quanto atto teorico non conoscitivo ma pi precisamente progettuale, collega lattivit scientifica e lattivit politica, la razionalit teorico-scientifica e la razionalit storico-po litica. Queste osservazioni pongono il problema della scienza e della po litica e del rapporto tra queste. Problema che affronteremo positi vamente pi avanti. Esso stato qui preso in considerazione per il fatto che la critica delle leggi implica la critica del comune concetto di previsione scientifica Difatti la credenza nella operosit di leggi oggettive (immanenti al processo storico) crea lillusione che possibile anticipare scientificamente il futuro; ma soprat tutto il bisogno di esser certi del proprio futuro, di aver fede nel proprio successo (latto del prevedere con certezza scientifica un atto di fede) che richiede che la storia si dispieghi secondo leggi indipendenti dalla propria e dallaltrui volont.

Questo non significa che lattivit predittiva equivalga allattivit politica, ne costituisce soltanto un momento, un momento specifi camente teorico. La previsione si rivela quindi non come un atto scientifico di cono scenza, ma come lespressione astratta dello sforzo che si fa, il modo pratico di creare una volont collettiva. (Q, 1403-4) Come pi precisamente intendere questo atto teorico che tut tavia non conoscitivo? Innanzitutto esso consiste nella proposi zione alla coscienza ed alla volont degli uomini di fini tali da su scitare un complesso di comportamenti collettivi informati ad una diversa razionalit. Consiste cio nellelaborazione di un progetto. Questa proposizione di fini e questa elaborazione di progetti non 72

La posizione del problema come una ricerca di leggi, di linee costan ti, regolari, uniformi legata a una esigenza, concepita in modo un po puerile e ingenuo, di risolvere perentoriamente il problema pratico della prevedibilit degli accadimenti storici. (Q, 1403)

In questo modo Si pensa generalmente che ogni atto di previ sione presuppone la determinazione di leggi di regolarit del tipo di quelle delle scienze naturali. Ma siccome queste leggi non esi stono nel senso assoluto (o meccanico) che si suppone, non si tiene conto delle altrui volont e non si prevede la loro applicazione. Pertanto si costruisce su una ipotesi arbitraria e non sulla realt

(Q, 1811).

Questa critica delle leggi storiche ci riporta

problema del rap

73

portc della sociologia con il modello delle scienze naturali. Dal momento che tale modello viene adottato per lanalisi dei fatti urnani (storico-politici), a questi vengono attribuite le caratteristiche dei Fenomeni materiali delle cose, cio regolarit costanti in Ufl S1 sterna di rapporti necessari.
,

Il. La scienza della storia e della politica

Poich pare per uno strano capovolgimento delle prospettive, che le scienze naturali diano la capacit di prevedere levoluzione dei pro cessi naturali, la metodologia storica stata concepita scientifica solo sc e in quanto abilita astrattamente a prevedere lavvenire della so ciet 19 (Q, 1403)
,

Con la critica complessiva delle scienze sociali (le sociologie ) Gramsci inizia lelaborazione della scienza della storia e della po

litica.
9 Cfr., ,nfra,

i. Dalla esperienza alla filosofia ed alla scienza


Nota teorica VI,
138-44.

pp.

La critica delle sociologie lavviamento della scienza della storia e della politica. In effetti ogni scienza si costituisce come critica delle elaborazioni scientifiche precedenti: la marxiana scienza della economia si presenta come critica delleconomia politica. Lavviamento della critica suppone il possesso di un punto di vista teorico superiore, autonomo rispetto alle teorie che costituiscono il sog getto della critica. La distinzione tra il momento polemico ed il momento positivo ha un valore puramente espositivo, dal momento che il carattere costituente della scienza dato dalla criticit. Tut tavia nel concreto strutturarsi di una scienza possibile individuare un passaggio dallimplicito allesplicito, cio un processo di progres iva autonomizzazione della nuova scienza dai materiali teorici an tecedenti. Processo questo che si svolge nellintreccio di tre mo menti di ulteriore elaborazione: elaborazione allargata del nucleo teorico originario, analisi concreta delle novit, espansione della nuova scienza come coscienza teorica collettiva. Ci proponiamo ora di esplicitare gli elementi costitutivi fonda mentali della gramsciana scienza della storia e della politica gi nella precedente esposizione della critica delle contenuti in germe sociologie. Torniamo ai due paragrafi dei Quaderni dai quali siamo partiti. [mmediatamente dopo la proposizione di apertura del paragrafo Riduzione della filosofia della praxis a una sociologia, nella quale critica la cristallizzazione della tendenza deteriore E I consistente nel ridurre una concezione del mondo a un formulano meccanico che d limpressione di avere tutta la storia in tasca , Gramsci esplicita il punto di vista teorico che, stando alla base di quella avviava la nuova scienza della storia e della politica:

...

critica,

Lesperienza su cui si basa la ftlosofia della praxis non pu essere schematizzata; essa la storia stessa nella sua infinita variet e molte plicit il cui studio pu dar luogo alla nascita della filologia come metodo dellerudizione nellaccertamento dei fatti particolari e alla na scita della filosofia intesa come metodologia generale della storia. (Q, i428-9)

Per Gramsci la conoscenza scientifica dei processi storico-politici non prende lavvio da alcuna concezione generale del mondo e della storia, bensi dallesperienza. Il contrario, cio partire da una filosofia, produce necessariamente una subordinazione che impedi sce il raggiungimento dellautonomia della nuova scienza. Come ab biamo visto nella critica delle sociologie, la caduta teorica del marxi contenuta nella assunzione del il suo deterioramento smo materialismo filosofico come fondamento dellanalisi scientifica dei processi storici e naturali. Ma cosa questa esperienza che fonda il processo conoscitivo? Non si tratta certamente dei dati empirici, poich questi sono gi ordinamenti della realt elaborati sulla base di concezioni teoriche determinate esplicite o implicite. Per espe rienza Gramsci intende i processi storici concreti, la storia stessa nella sua infinita variet e molteplicit ; esperienza che non pu essere schematizzata proprio per il fatto che non costituita di dati (classificabili), ma di azioni. di processi complessi individuali. In tal modo Gramsci si oppone simultaneamente tanto ad una fon dazione di carattere speculativo, quanto ad una fondazione di carat tere empirista della conoscenza scientifica. Lo studio di questi processi concreti apre due forme di cono scenza a cui Gramsci riconosce validit: la filologia e la filosofia. Il che non vuoi dire che lanalisi dei processi storici costruisce due metodi. Alla base della conoscenza sta una attivit specifica: lo studio , lo svolgimento duna indagine relativa ad un insieme di processi determinati. Il metodo la struttura di questa attivit Con creta, e non invece un sistema normativo elaborato indipendente mente. (Ogni metodologia scissa da una pratica conoscitiva si presenta infatti come una etica normativa). Lanalisi dei processi storici si organizza in due strutture fon damentali, che sono appunto la filologia e la filosofia. Per filologia da intendersi la struttura dellattivit di ricognizione degli acca dimenti storici in quanto accertabili nella propria determinata indi vidualit. Questa attivit si presenta dunque come una prima orga nizzazione dellesperienza storica che produce ci che di solito denominato dati empirici Questi dati per non sono dati ma costruiti, in quanto non costituiscono il materiale originario della conoscenza ma gi un risultato di essa. Il dato empirico lespe

rienza filologicamente organizzata.

Questo metodo conoscitivo che la filologia configura nel pro76

prio sviluppo storico e nellinterna articolazione logica tre progres. sivi gradi o momenti. Il primo dato dalla filologia come semplice constatazione dei fatti storici particolari, vale a dire dalla storio grafia descrittiva (bistoire vnementielle); il secondo grado dato da una attivit che organizza quei fatti storici particolari secondo categorie compilative. Questa attivit produce aggregazioni di dati e corrisponde a quellambito della conoscenza sociale comu nemente designato come sociologia empirica o statistica. La critica della sociologia-scienza sociale alternativa al marxismo e la critica delle leggi immanenti ai processi storici, non significa che non si possa costruire una compilazione empirica di osservazioni pratiche che allarghino la sfera della filologia come intesa tradizionalmente. Se la filologia lespressione metodologica dellimportanza che i fatti particolari siano accertati e precisati nella loro inconfondibile individualit, non si pu escludere lutilit pratica di identificare certe leggi di tendenza pi generali che corrispondono nella po litica alle leggi statistiche o dei grandi numeri che hanno servito a far progredire alcune scienze naturali (Q. 1429). Questo secondo grado della filologia, come di seguito Gramsci mostra in un passag gio che gi abbiamo preso in esame, mantiene una certa validit solo allinterno del primo tipo di situazioni pratiche, caratterizzate dalla relativa passivit delle masse. Il terzo grado o momento della filosogia, in un certo senso so stitutivo del secondo nelle situazioni pratiche definite dallattivit organizzata delle moltitudini, denominato da Gramsci filologia vivente . Questo tipo di attivit conoscitiva si realizza nel rap porto tra le grandi masse, il partito e i gruppi dirigenti. Il partito si pone come nuovo soggetto di conoscenza che struttura le attivit conoscitive in modo da organizzare lesperienza storica particolare come conoscenza (e giudizio) continua e molecolare. Conoscenza che non avviene pi da parte dei capi , e da parte dei singoli filologi per intuizione sorretta dalla identificazione di leggi sta tistiche, cio per via razionale e intellettuale, troppo spesso fal ma av che il capo traduce in idee-forza, in parole-forza lace, viene da parte dellorganismo collettivo per compartecipazione at tiva e consapevole per con-passionalit per esperienza dei par ticolari immediati, per un sistema che si potrebbe dire di filologia vivente Cosf si forma un legame stretto tra grande massa, partito, gruppo dirigente e tutto il complesso, bene articolato, si pu muo vere come un uomo-collettivo > (Q, 1430). La filologia, nellinsieme dei suoi gradi o momenti, una strut tura conoscitiva che non raggiunge da s il livello della conoscenza una organizzazione dellesperienza che pu attingere scientifica. un alto grado di precisione nellaccertamento empirico dei fatti sto rico-sociali, che produce dati leggi di tendenza consapevolezza
,

77

pratica dei processi collettivi immediati; non elabora per concetti e teorie, e perci non giunge alla interpretazione e spiegazione dei processi che constata. la scienza della storia e della politica la struttura conoscitiva che permette di attingere la spiegazione teorica dei processi storici, attraverso lelaborazione di concetti. (Cosa siano questi concetti lo discuteremo pi oltre). Gramsci adopera le espressioni filosofia della praxis e scienza della storia e della politica come intercambiabili, almeno entro certi limiti. Con ambedue le espressioni egli qui identifica indistintamente quella che abbiamo definita come seconda struttura conoscitiva fondamentale. Tuttavia, nellinsieme dei Qua derni, lespressione filosofia della praxis designa un ambito teorico dai confini indecisi; talvolta si allarga a comprendere linsieme della teoria e persino della cultura marxista, talaltra si propone pi re strittivamente in sostituzione dellespressione materialismo storico (a volte come semplice sostituto terminologico, ma nella maggior parte dei casi come espressione criticamente alternativa). Lespres sione scienza della storia e della politica designa invece sempre un definito ambito teorico, la proposta di una struttura esplicativa scientifica dei processi storici. E da rilevare che questa seconda espressione simpone progressivamente nei Quaderni, e che tende sempre pi ad acquisire autonomia e pi precisi contenuti in quanto proposta duna nuova scienza. Ma il fatto che le due espressioni restino intercambiabili rivela che Gramsci non aveva compiutamen te definito il rapporto tra la teoria marxista e la propria elabora zione. Non per ancora il momento di affrontare il problema di questo rapporto; occorre ancora esaminare pid da vicino questa

seconda struttura conoscitiva.

Questa scienza della storia e della politica non prende il movi mento da principi o assiomi pre-costituiti (categorie filosofiche ge nerali), e neppure dai dati empirici (dai prodotti della filologia), ma dallesperienza storica stessa. Quando nei processi storici con creti si manifestano situazioni problematiche, cio determinate dif ficolt storicamente decisive la cui soluzione non pu emergere dallo sviluppo lineare degli automatismi predominanti, ma richiede la creazione di una razionalit storica nuova, matura la necessit di un tipo di conoscenza critica e creativa superiore alla semplice ela borazione filologica. Non solo: queste situazioni problematiche esi gono la formazione di una scienza nuova in quanto fuoriescono dallambito teorico delle scienze date, vale a dire allorquando i nuovi problemi denunciano linsufficienza delle risposte che si pos sono ottenere attraverso lanalisi (di essi) con gli strumenti teorici di cui dispone la struttura conoscitiva data. Insufficienza delle ri sposte nel senso che lazione organizzabile mediante i concetti pro pri di una determinata scienza non permette di risolvere pratica

mente le difficolt concentrate e annodate in situazioni di crisi. Da questo punto di vista laffermazione marxiana che lumanit non si propone se non quei problemi che pu risolvere, perch, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono gi o almeno sono in formazione 20, va svolta criticamente E...] e depurata da ogni residuo di meccanicismo e fatalismo (Q, 1774): se vero che un problema diviene reale e attuale quando esistono le forze sociali che possono affrontarlo, ci non vuol dire che que ste siano da s in condizione di risolverlo, poich per ci neces sario costruire anche una struttura conoscitiva in grado di organiz zare la soluzione. Le situazioni storiche di crisi sono precisamente quelle in cui si verifica la contraddizione per cui da una parte esi stono le forze sociali che possono avviare il passaggio ad una nuova superiore organizzazione sociale, mentre dallaltra non esiste ancora la struttura conoscitiva in grado di comprendere la crisi stessa e di progettarne il superamento, ornogeneizzando, potenziando e ren dendo efficienti in tutti i suoi elementi quelle forze sociali. Ecco perch la situazione di crisi organica data secondo Gramsci dalla contraddizione tra la struttura e la sovrastruttura ; ed ecco perch essa pu prolungarsi irrisolta per decenni. Da queste situazioni di crisi organica si esce con svolte storiche di segno regressivo o progressivo, attraverso cio il ripristino coat to di razionalit sorpassate o mediante la costruzione di una nuova razionalit. Condizione dellavviamento di una svolta storica pro gressiva appunto la fondazione di una nuova scienza e la sua espansione nella coscienza collettiva; difatti si pu escludere che, di per se stesse, le crisi economiche immediate producano eventi fondamentali; solo possono creare un terreno pi favorevole alla diffusione di certi modi di pensare, di impostare e risolvere le qui stioni che coinvolgono tutto lulteriore sviluppo della vita statale (Q, 1587), cio di una nuova scienza della storia e della politica. Ecco perch il problema della identit di teoria e pratica si pone specialmente in certi momenti storici cosi detti di transizione, cio di pili rapido movimento trasformativo, quando realmente le forze pratiche sca tenate domandano di essere giustificate per essere piii efficienti ed espan sive, o si moltiplicano i programmi teorici che domandano di essere anchessi giustificati realisticamente in quanto dimostrano di essere assimilabili dai movimenti pratici che solo cosf diventano piii pratici e reali. (Q, 1780)

di scienza (della storia e della politica): la scienza linsieme delle

Dalle precedenti considerazioni viene fuori un nuovo concetto


20 K. Marx, Prefazione a Per Roma 1974, pp. 5-6.

ia critica delleconomia politica, Editori Riuniti,

78

79

attivit pratico-critiche tese a riorganizzare lesperienza e a ricercare una nuova razionalit storico-politica. I conflitti sociali e politici propri di un dato ordinamento sociale (le contraddizioni della razio nalit storico-politica data) sono colti nella coscienza scientifica e risolti teoricamente nella individuazione degli elementi necessari alla realizzazione del passaggio ad una nuova superiore razionalit. La scienza una impresa di creazione di una nuova razionalit teo rico-scientifica, critica della razionalit storico-politica data e inizio di una razionalit nuova. Ecco perch la scienza sempre rivolu zionaria; ed ecco perch le attivit teoriche di riproduzione della razionalit data sono delle tecniche di contenimento e di con trollo (come le sociologie). Naturalmente la scienza non produce da se stessa la nuova razionalit storico-politica concreta, la quale si costruisce nella lotta politica dalla scienza guidata. Ora, da questo punto di vista, quali rapporti intercorrono tra le rivoluzioni teorico-scientifiche (la costituzione di una nuova scienza) e le rivoluzioni storico-politiche (lorganizzazione di nuovi comportamenti collettivi razionali)? Abbiamo visto che il terreno sul quale si costituita la scienza della storia e della politica fu la grande crisi la crisi organica mondiale degli anni 20; una situazione storica cruciale che culmin nella ristrutturazione dei si stemi politico-economici contemporanei. E questa lesperienza (com plessa e multiforme) su cui si radica la scienza della storia e della Gramsci ad elabo politica; lo studio di quei processi storici porta 21 rare i concetti fondamentali di questa scienza
-

cetto di crisi definisce difatti ci che solitamente denominato pe riodo di transizione, cio un processo cruciale nel quale si manife stano le contraddizioni della razionalit storico-politica dominante e lemergenza di nuovi soggetti storici portatori di inediti compor tamenti collettivi.

che ha molte manife scrive Gramsci Si tratta di un processo stazioni e in cui cause ed effetti si complicano e si accavallano E...] Si pu dire che della crisi come tale non vi data dinizio, ma solo di alcune manifestazioni pi clamorose che vengono identificate con la crisi, erroneamente e tendenziosamente E...] Tutto il dopoguerra crisi, con tentativi di ovviarla, che volta a volta hanno fortuna in questo o quel paese, niente altro. Per alcuni (e forse non a torto) la guerra stessa una manifestazione della crisi, anzi la prima manifesta zione; appunto la guerra fu la risposta politica ed organizzativa dei

responsabili.

(Q,

1753-6)

2. Teoria della crisi organica La scienza della storia e della politica ha come premessa storica lo sviluppo della grande crisi organica, e lanalisi del problema di questa crisi produce i primi contenuti teorici di questa scienza. Ci soffermiamo perci sulla crisi, sulla teoria gramsciana della crisi organica, per individuare insieme le condizioni storiche in cui si forma questa scienza, i problemi intorno ai quali lavora, ed i suoi primi concetti. Esaminiamo quei passi dei Quaderni dove pi direttamente ed esplicitamente Gramsci analizza tale situazione critica problematica. Prendiamo in esame il paragrafo intitolato La crisi. In essa Gramsci fissa alcuni elementi fondamentali per una teoria della crisi. In primo luogo: con il concetto di crisi Gramsci individua una fase storica complessa di lunga durata e di carattere mondiale, e non uno o pi eventi particolari manifestazioni di essa. Il con

,

Intanto da notare che la grande guerra date le sue dimen sioni mondiali, manifesta il carattere mondiale della crisi stessa, e corrobora la critica gramsciana della interpretazione di quelli che nell americanismo vogliono trovar lorigine e la causa della cri si (Q, 1733). Il carattere mondiale della crisi rimarcato da Gramsci in quel passaggio dove afferma che, sebbene alcuni paesi hanno sentito pi la crisi , una illusione immaginare di poter sfuggire ad essa; illusione che discende dal fatto che non si comprende che il mondo una unit, si voglia o non si voglia, e che tutti i paesi, rimanendo in certe condizioni di struttura, passe ranno per certe crisi (Q, 1757). In qual senso la guerra stata prima manifestazione della crisi e prima risposta politica ed organizzativa ad essa, lo esamineremo pi avanti. Un secondo elemento della teoria della crisi consiste nellindivi duazione di essa come processo che coinvolge linsieme della vita sociale, ragione per cui non pu essere ridotta a suoi aspetti parti colari: crisi finanziaria, crisi dautorit, crisi commerciale, crisi pro duttiva ecc.

la crisi economica scrive Gramsci difficile nei fatti separare dalle crisi politiche, ideologiche ecc., sebbene ci sia possibile scientifi camente, cio con un lavoro di astrazione. (Q, 1756)

Cfr.. infia, Nota

teoria

VII, pp. 144-8.

con il concetto di crisi organica che Gramsci definisce una crisi storica complessiva. Gramsci contrappone il concetto di crisi organica al concetto di crisi di congiuntura; una crisi di carattere congiunturale non di vasta portata storica , e si presenta co me occasionale, immediata, quasi accidentale (Q, 1579), ed de terminata da fattori variabili e in sviluppo (Q, 1077). Una

80

81

crisi di carattere organico invece investe i grandi aggruppamenti, di l dalle persone immediatamente responsabili e di l dal perso nale dirigente (Q, 1579); in questo caso Si verifica una crisi, che talvolta si prolunga per decine di anni. Questa durata eccezio nale significa che nella struttura si sono rivelate (sono venute a maturit) contraddizioni insanabili e che le forze politiche operanti positivamente alla conservazione e difesa della struttura stessa si sforzano tuttavia di sanare entro certi limiti e di superare (Q, 1579-80). Le crisi (congiunturali o organiche) si manifestano sul terreno del ;;zercalo determinato; ora, come abbiamo visto, Gramsci intende per mercato determin:to e determinato rapporto di forze sociali in una determinata struttura dellapparato di produzione rapporto garantito (cio reso permanente) da una determinata superstruttura politica, morale, giuridica . (Q, 1477)
,

forze non avvenne per cause meccaniche immediate di immiseri mento del gruppo sociale che aveva interesse a rompere lequilibrio e di fatto lo ruppe [la classe borghese], ma avvenne nel quadro di conflitti superiori al mondo economico immediato, connessi al pre stigio di classe (interessi economici avvenire), ad una esasperazio ne del sentimento di indipendenza, di autonomia e di potere. La quistione particolare del malessere o benessere economico come causa di nuove realt storiche un aspetto parziale della quistione dei rapporti di forza nei loro vari gradi (Q, 1587-8). La crisi organica non dunque n una crisi puramente econo mica n una crisi specificamente politica; essa consiste proprio nella contraddizione tra i dati rapporti economici e gli emergenti rap porti politici, tra economia e politica, tra condizioni ed iniziative, tra struttura e superstruttura. In stretto rapporto con questo secondo elemento Gramsci iden tifica un terzo elemento della teoria della crisi organica:

Ma cos il mercato determinato e da che cosa appunto deter minato? Sar ceterrninato dalla struttora fondamentale della societ in luistione e allora occorrer analizzare questa struttura e identificarne quegli elementi che, (relativamente) costanti, determinano il mercato ecc., e quegli altri variabili e in sviluppo che determinano le crisi congiunturali fino a quando anche gli elementi (relativamente) costanti ne vengono modificati e si ha la crisi organica. (Q, 1077)

Scrivendo sulla grande crisi Gramsci segnala che sempre pi la vita economica si venuta incardinando su una serie di produzioni di grande massa e queste sono in crisi: controllare questa crisi impossibile appunto per la sua ampiezza e profondit, giunte a tale misura che la quantit diviene qualit, cio crisi organica e non pi di congiuntura . (Q, 1077-8) Quando Gramsci sottolinea il carattere organico della crisi pren de le distanze dal comune accostamento del concetto di crisi sto rica complessiva a situazioni di stagnazione o depressione econo mica.

Una delle contraddizioni fondamentali questa: che mentre la vita economica ha come premessa necessaria linternazionalismo o meglio il cosmopolitismo, la vita statale si sempre pi sviluppata nel senso del nazionalismo, del bastare a s stessi ecc... Uno dei caratteri pi appariscenti della attuale crisi niente altro che lesasperazione del lelemento nazionalistico (statale nazionalistico) nelleconomia: contin gentamenti, clearing, restrizione al commercio delle divise, commercio bi lanciato tra due soli Stati ecc. (Q, 1756)

Altra quistione connessa alle precedenti scrive quella di ve clere se le crisi storiche fondamentali sono determinate immediatamen te dalle crisi economiche E...] Si pu escludere che, di per se stesse, le crisi economiche immediate producano eventi fondamentali. (Q, 1586-7)
-

Ed a aucste considerazioni fa seguire lesempio della grande crisi t e 1 l 1789 in Francia: essa si svolgeva in un periodo in cui la si

tuazione economica era piuttosto buona immediatamente, per cui non si pu dire che la catastrofe dello Stato assoluto sia dovuta a una crisi di immiserirnento E...] in rottura dellequilibrio delle
8?

La crisi si presenta nel periodo in cui il capitalismo aveva for mato un mercato di dimensioni mondiali e quindi si era creata la possibilit che i gruppi economici dominanti nelle singole nazioni ricavassero il profitto sottraendo ricchezza ad altre nazioni capi talistiche; in queste condizioni il mercato economico internazionale si costituisce come un luogo di competizione tra gruppi economici dominanti nazionali. Essendo il mercato un determinato rapporto di forze sociali in una determinata struttura dellapparato di produzione il costi tuirsi del mercato mondiale significa: a) che le forze sociali comin ciano ad operare su scala mondiale, in una struttra dellapparato di produzione che presenta una crescente interdipendenza delle singole strutture produttive nazionali; b) che le forze sociali le quali affrontandosi costituiscono il mercato sono a questo punto tutte le classi dei diversi paesi, e che perci il problema dei rap porti di forza si fa molto pi complicato, per la sostanziale molti plicazione dei contendenti. In queste condizioni i gruppi economici dominanti rispettiva mente unificati nei diversi Stati nazionali si difendono gli uni dagli altri attraverso politiche economiche nazionaliste, protezioniste.

83

che facendo unanalisi [della crisi] si scrive Gramsci Mi pare dovrebbe cominciare dallelencare gli impedimenti posti dalle politiche nazionali (o nazionalistiche) alla circolazione; 1) delle merci; 2) dei capi tali; 3) degli uomini (lavoratori e fondatori di nuove industrie e nuove aziende commerciali) E.. .1 La premessa maggiore in questo caso il nazio nalismo, che non consiste solo nel tentativo di produrre nel proprio ter ritorio tutto ci che vi si consuma (il che significa che tutte le forze sono indirizzate nella previsione dello stato di guerra), ci che si espri me nel protezionismo tradizionale, ma nel tentativo di fissare le princi pali correnti di commercio con determinati paesi, o perch alleati (per ch quindi li si vuoi sostenere e li si vuol foggiare in un modo pi ac concio allo stato di guerra) o perch li si vuoi stroncare gi prima della guerra militare (e questo nuovo tipo di politica economica quello dei contingentarnenti che parte dallassurdo che tra due paesi vi debba essere bilancia pari negli scambi, e non che ogni paese pu bilan ciare alla pari solo cornmerciando con tutti gli altri paesi indistintamen te). (Q, 1715-6)

1 paragrafo Sullori fatta propria in parte da Gramsci ne guerra secondo la quale la guerra la gine delle guerre (Q, 1631) lotta inter-imperialistica per il dominio dei mercati coloniali, per La grande una suddivisione e nuova ripartizione delle colonie guerra fu piuttosto lotta per la ristrutturazione del mercato nei paesi industrializzati.

Nei tre elementi gi esposti della teoria gramsciana della crisi implicito un quarto elemento, consistente nellindividuazione dellori gine della crisi in un mutamento complessivo dei rapporti di /orza tra le classi e tra gli Stati.

Questo nazionalismo della vita statale era dunque risultato di retto dellinternazionalismo della vita economica (internazionalismo contraddittorio e parziale, in quanto espressione dellallargamento del raggio dazione dei gruppi economici che si unificavano soltanto a livello nazionale). Ecco perch la prima guerra mondiale fu la prima risposta dei responsabili della crisi (e la seconda guerra mondiale mostrer in seguito linsufficienza delle risposte a questa crisi). La contraddizione tra il cosmopolitismo della vita economica ed il nazionalismo della vita statale dunque allorigine della guerra, in quanto i rapporti di forza a livello internazionale (tra le classi dominanti unificate nei singoli Stati nazionali) non trovavano un luogo di confronto politico, quindi di mediazione e ricomposizione, quale una istituzione statale sovranazionale; in mancanza di una dialettica politica dei rapporti di forza internazionali il momento militare (dei rapporti di forza) simpone. In questo senso la guerra costitui un surrogato di uno Stato multinazionale, cio un comples so di attivit pratiche e teoriche militari (che definiscono la guerra, lo Stato come guerra) al posto di quel complesso di attivit prati mancante sul piano internazionale che e teoriche politiche che definiscono lo Stato. In questo senso da intendersi la conce zione della guerra come continuazione della politica con altri mezzi. ai ( Continuazione come acutizzazione dei conflitti politici interni ma anche come allargamento del le guerre civili singoli Stati le guerre tra gli Stati, le guerre mondiali campo della lotta come internazionalizzazione del conflitto).

La crisi ha origine nei rapporti tecnici, cio nelle posizioni di classi rispettive, o in altri fatti? Legislazioni, torbidi, ecc.? Certo pare dimo strabile che la crisi ha origini tecniche cio nei rapporti rispettivi di classe, ma che ai suoi inizi, le prime manifestazioni o previsioni dettero luogo a conflitti di vario genere e a interventi legislativi, che misero pi in luce la crisi stessa, non la determinarono, o ne aumentarono alcuni fattori. (Q, 1756)

Questo non una riaffermazione del criterio teorico-meto dologico generale secondo il quale ogni processo storico prodotto conflitto tra le classi; essa dal e pu essere spiegato come piuttosto riassume una specifica analisi storica concreta della gran de crisi e delle sue particolari manifestazioni. In particolare Gramsci fornisce una originale spiegazione dei fenomeni di infla della perturbazione dellequilibrio dinamico zione e deflazione fra la quota consumata e la quota risparmiata del reddito nazionale come espressioni di mu 793) e il ritmo della produzione tamenti dei rapporti di forza tra le classi e tra gli Stati. Sui fenomeni monetari della crisi:

Quando in uno Stato la moneta varia (inflazione o deflazione) avvie ne una nuova stratificazione di classi nel paese stesso, ma quando varia una moneta internazionale (esempio la sterlina, e, meno, il dollaro ecc.) avviene una nuova gerarchia fra gli Stati, ci che pi complesso e porta ad arresto nel commercio (e spesso a guerre), cio c passaggio gratuito di merci e servizi tra un paese e laltro e non solo tra una classe e laltra della popolazione. La stabilit della moneta una riven dicazione, allinterno, di alcune classi e, allestero (per le monete inter nazionali, per cui si sono presi gli impegni) di tutti i commercianti; ma perch esse variano? Le ragioni sono molte, certamente: 1. perch lo Stato spende troppo, cio non vuol far pagare le sue spese a certe classi, direttamente, ma indirettamente ad altre e, se possibile, a paesi stranieri; 2. perch non si vuole diminuire un costo direttamente

In cluesto senso va riesaminata la spiegazione leniniana della 84

V. I. Lenin. Opere scelte, Edizioni

Progress

Mosca, p. 168.

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(esempio il salario) ma solo indirettamente e in un tempo prolungato, evitando attriti pericolosi ecc. In ogni caso, anche gli effetti monetari sono dovuti allopposizione dei gruppi sociali, che bisogna intendere nel senso non sempre del paese Stesso dove il fatto avviene ma di un paese antagonista. (Q, 1758) Sul problema dello squilibrio tra il consumo il risparmio e la pro c-luzione nella grande crisi Gramsci coglie inoltre che, alle sue radici, pi che di uno squilibrio nei rapporti tra salari e profitti si tratta del fatto che avvenuto che nella distribuzione del reddito nazionale attraverso specialmente il commercio e la borsa, si sia introdotta, nel dopoguerra (o sia aumentata in confronto del perio do precedente), una categoria di prelevatori che non rappresenta nessuna funzione produttiva necessaria e indispensabile, mentre as sorbe una quota di reddito imponente (Q, 793). Si tratta cio della formazione (o dellallargamento oltre certi limiti) di un grup po sociale parassitario ci che comporta la strutturazione duna composizione demografica irrazionale. Insorge una crisi quando cre scono forze del consumo in confronto a quelle della produzione; ma non si tratta solo duna questione quantitativa. La crisi esiste quando una funzione parassitaria intrinsecamente si dimostri ne cessaria date le condizioni esistenti: ci rende ancor pi grave tale parassitismo. Appunto quando un parassitismo necessario il sistema che crea tali necessit condannato in s stesso (Q, 1343). Questi processi non dipendono naturalmente dallo svolgimento dei meccanismi economici, ma risultano da progetti politici che hanno alla propria base il problema dei rapporti di forza tra le classi:
, , ,

tuttavia non emergenza di nuovi comportamenti collettivi, i quali una arrivano ad espandersi fino a sostituire i precedenti. Questa rappresentanti e rappresentati situazione di contrasto tra te, che il cui o contenuto la crisi di egemonia della classe dirigen grande e sua avviene o perch la classe dirigente ha fallito in qualch con la forza sua impresa politica per cui ha domandato o imposto perch vaste il consenso delle grandi masse (come la guerra) o si intellettua masse (specialmente di contadini e di piccoli borghe attivit li) sono passati cli colpo dalla passivit politica a una certa nico costi e pongono rivendicazioni che nel loro complesso disorga ci ap e tuiscono una rivoluzione. Si parla di crisi di autorit complesso punto la crisi di egemonia, o crisi dello Stato nel suo (Q, 1603). della crisi; Questo lelemento decisivo della teoria gramsciana allin esso permette di individuare il ruolo della crisi economica terno della crisi organica:

iche immediate Si pu escludere che, di per se stesse, le crisi econom un terreno pi fa producano eventi fondamentali: solo possono creare impostare e risol vorevole alla diffusione di certi modi di pensare, disviluppo della vita vere le quistioni che coinvolgono tutto lulteriore statale. (0, 1587)

Il saggio del risparmio o di capitalizzazione era basso perch i capi talisti avevano voluto mantenere tutta leredit di parassitismo del pe nodo precedente, affinch non venisse meno la forza politica della loro classe e dei loro alleati. (Q, 1994)
Ancora:
Che non si vogliano (o non si possa) mutare i rapporti interni (e neppure retticarlj razionalmente) appare dalla politica del debito pub blico, che aumenta continuamente il peso della passivit demograca proprio quando la parte attiva della popolazione ristretta dalla disoc cupazione e dalla crisi. Diminuisce il reddito nazionale, aumentano i parassiti, il risparmio si restringe ed disinvestito dal processo produt tivo e viene riversato nel debito pubblico, cio fatto causa di nuovo pa rassitismo assoluto e relativo. (Q, 1991)
,

dei rap Una crisi economica consiste in effetti in uno squilibrio re gli auto porti di forza nei mercato determinato tale da incrina cio tale da matismi dominanti (nei comportamenti collettivi) e lazione, ac fare emergere comportamenti deteriori, anomali (specu ti sono di caparramento, tesaurizzazione ecc.). Questi comportamen dati carattere regressivo. tuttavia lincrinatura degli automatismi ivi si elabo ci che fa possibile che nuovi comportamenti collett mi nuove rino e si diffondano. che cio di fronte ai nuovi proble gruppi e corti risposte teoriche e pratiche maturino allinterno di ne organizzino lattivit. sociale e Pi in concreto si tratta di processi cli mobilitazione quali passano dalla di attivazione politica di determinate classi, le a politica, passivit allattivit. dal consenso passivo allautonomi partiti, e in dalla fase economic-o-corporativa alla organizzazione dello Stato che insomma si pongono lobiettivo della conquista ici si qeneraliz affinch i nuovi comportamenti di cui sono portatr nel fatto che zino allintera societ. La crisi organica sta dunque statale, si stac determinate classi non si riconoscono pi nella vita ancora non cano dai gruppi dirigenti dati ma allo stesso tempo riescono ad imporsi come nuove classi egemoni.

Un quinto elemento della teoria gramsciana della crisi consiste nella individuazione della rottura degli automatismi dati e della 86

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Lanalisi gramsciana della grande crisi oltre alla individua zione degli elementi fondamentali che permettono di coglierne il carattere organico, si svolge nello studio storico-concreto delle sue manifestazioni particolari nel mondo occidentale e nellURss. Questi elementi generali della teoria gramsciana della crisi ci permettono di riconoscere come i processi che nellURss condus sero allo stalinismo sono da spiegare in connessione con la grande crisi mondiale. La mancanza di una interpretazione teorica soddi sfacente del fenomeno stalinista ci sembra che in parte dipenda appunto dalla non-individuazione del fatto che la crisi mondiale coinvolse anche quel paese. Solitamente difatti tale crisi intesa come crisi del capitalismo; il risultato che da una parte non si colgono i rapporti storici che intercorsero tra le tre grandi ri e dallaltra sposte alla crisi fascismo, New Deai, stalinismo che dello stalinismo si danno spiegazioni che si limitano ad una messa in evidenza delle condizioni storiche, culturali e politiche nazionali Allo stesso modo che in Occidente, nellURss la crisi consi stette in un lungo e complesso processo storico. Abbiamo mostra to che datare la crisi negli anni 1929-30 risultato della riduzione dessa a crisi economico-finanziaria del capitalismo; limitare a que gli stessi anni la crisi che interess lURSS, in coincidenza con i processi di collettivizzazione nellagricoltura e di industrializzazione accelerata, comporterebbe lassunzione di analoghi criteri riduttivi dinterpretazione. Se invece la guerra da considerarsi manifesta zione della (e prima risposta alla) crisi mondiale, compresa dun due la crisi nellURss, allora linizio dei processi che approdarono al fenomeno stalinista da anticipare fino a una situazione ante cedente la stessa rivoluzione dottobre: la guerra. Ma, allora, la rivoluzione sovietica richiede di essere compresa e spiegata come avvenimento prodottosi allinterno della crisi e lo stalinismo in connessione con essa. Le interpretazioni (da parte marxista) della rivoluzione bolsce vica e dei suoi sviluppi solitamente separano il processo rivoluzio nano russo dal concreto processo cli sviluppo della crisi mondiale, e adoperano come criterio interpretativo lideologia dei protago nisti della rivoluzione, cio la concezione con la quale i gruppi so ciali che la produssero furono unificati, mobilitati e diretti. Tale procedimento interpretativo discende dallidea che il successo rivo luzionario sia la conferma teorico-pratica della scientificit della ideologia rivoluzionaria: la rivoluzione russa la dimostrazione de li Capitale. Il risultato la confusione tra la concezione ideologi ca che costituisce la componente ideale dellazione rivoluzionaria, e che quindi ne costituisce una parte, e i criteri teorico-metoclolo gici dinterpretazione storica (del processo complessivo).
,

Come in Occidente, nellURs s la guerra signific lo spostamento di grandi masse (specialmente di contadini), il livellamento delle condizioni di vita dellinsieme delle classi subordinate, la concentra zione di esse e la loro organizzazione disciplinata in vista di un fine comune (allesperienza della disciplina di fabbrica degli operai si aggiunge lesperienza della disciplina militare economica e di guerra, cio politica dellinsieme delle classi subalterne), la esperienza di momenti di vita intensamente collettiva (sviluppo di una volont e di una coscienza di massa), e insomma lelabora zione pratica, ancora confusa e istintiva, di nuovi comportamenti collettivi. Questi elementi sono da considerarsi essenziali per una interpreLazione della rivoluzione dOttobre e dei suoi sviluppi; ma a noi interessa piuttosto considerarli in quanto processi che indi viduano lo sviluppo della crisi nellURss. La guerra stata gi lespressione ed il luogo di un mutamento complessivo dei rapporti di forza tra le classi nellURss. Questo mutamento continu attraverso le complesse vicende degli anni successivi, essendo la rivoluzione appunto il momento di giudizio e di arrovesciamento dei rapporti di forza precedenti (che co stituisce la differenza riguardo ci che avvenne nei paesi capitali srici, dove il mutamento dei rapporti di forza fu a favore delle classi dominanti); la rivoluzione per non port con s immedia tamente una fase di equilibrio e di stabilit organica, poich i rap porti di forza continuarono a mutare significativamente negli anni seguenti (il periodo della Nxp, ad esempio) a conferma che si era ancora allinterno della crisi. Questi problemi sono esaminati particolarmente da Gramsci in due paragrafi nei quali sono messi in evidenza i rapporti tra la guer ra, i nuovi comportamenti collettivi che ne risultano, la rivolu zione, i problemi della razionalizzazione della produzione e del lavo ro, lindustrializzazione accelerata e lo stalinismo. Questi paragrafi, che a prima vista possono sembrare osservazioni teoriche generali sui problemi che si presentano nel passaggio e nella costruzione del socialismo, si fanno compiutamente intelligibili solo se intese come analisi storico-critiche di quella fase storica concreta. Il soggetto del primo paragrafo Animalit e industrialismo il mutamento complessivo dei comportamenti collettivi che av viene nel mondo intero a partire dagli inizi della crisi e nel con testo dei processi di industrializzazione; tale processo, inteso come periodo di passaggio ad una nuova civilt, caratterizzato dallo sviluppo di nuove, pi complesse e rigide norme e abitudini di ordine, di esattezza, di precisione che rendano possibili le forme sempre pi complesse di vita collettiva che sono la conseguenza necessaria dello sviluppo dellindustrialismo (Q, 2160-1). Ma la espansione di questi nuovi comportamenti collettivi non stata il

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prodotto di una elaborazione consapevole di massa di una raziona lit funzionale alle esigenze dei processi di produzione, bensf stata imposta dallesterno e finora i risultati ottenuti, sebbene di grande valore pratico immediato. sono puramente meccanici in gran parte, non sono diventati una seconda natura Ma ogni nuo vo modo di vivere, nel periodo in cui si impone la lotta contro il vecchio, non sempre stato per un certo tempo il risultato di una 2161). A questa ultima domanda compressione meccanica? Gramsci risponde richiamando lesperienza storica passata di mu tamenti epocali in cui non furono spezzati i rapporti di domina zione:
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transitorie, della vita di guerra e di trincea [...] La crisi [< che si sca tenata al momento del ritorno della vita normale l stata (cd ancora) resa pi violenta dal fatto che ha toccato tutti gli strati della popola zione ed entrata in conflitto con le necessit dei nuovi metodi di lavoro che intanto si sono venuti imponendo (taviorismo e razionalizza zione in generale). (Q, 2162)

Finora tutti i mutamenti del modo di essere e di vivere sono avve nuti per cocreizione brutale, cio attraverso il dominio di un gruppo sociale su tutte le forze produttive della societ: la selezione o educa 7ione delluomo adatto ai nuovi tipi di civilt, cio alle nuove forme di produionc e di lavoro, avvenuta con limpiego di brutalit inau dite. gettando nellinferno delle sottoclassi i deboli e i refrattari o eh ninandoli del tutto. (Q, 2161)

esercitata su tutto Ora. QLlando la pressione coercitiva il complesso sociale [.1 si sviluppano ideologie puritane che dn no la forma esteriore della persuasione e del consenso allintrin seco uso della forza: ma una volta che il risultato stato raggiun to, almeno in una certa misura, la pressione si spezza E...] e av viene la crisi di libertinismo (Q, 2161-2). Questo processo di liberalizzazione riguarda le classi dominanti, non tocca altro che superficialmente le masse lavoratrici {...]: queste masse in tatti o hanno gi acquisito le abitudini e i costumi necessari ai nuovi sistemi di vita e di lavoro oppure continuano a sentire la pressione coercitivo per le necessit elementari della loro esisten za (Q, 2162). Dopo queste osservazioni Gramsci arriva allanalisi particolare della grande crisi Essa considerata da Gramsci in rapporto a questi problemi del passaggio a nuovi tipi di civilt, a nuove for modi di pensare e di ope me di produzione e di lavoro,
viene
.

Lo specifico di questo processo di formazione di nuovi compor tamenti collettivi consiste nel fatto che essi si espandono allinsie me delle classi e sono imposti attraverso una compressione esterna estremamente rigida, sulla base delle esigenze della pratica militare e non soltanto del lavoro produttivo (le attivit produttive stesse sono militarizzate). La crisi dei che si manifesta nel do poguerra non perci conseguente ad un allentamento della pres sione coercitiva derivante dallacquisizione da parte delle masse delle abitudini e dei costumi necessari ai nuovi sistemi di vita e di lavoro, ma piuttosto dalla fine della guerra. Ci che mette in evidenza Gramsci relativamente a questa crisi il fatto che i nuo vi modi di vita, di pensare e di operare (la nuova civilt) corri spondenti alla nuova fase dellindustrialismo, che si erano formati cd espansi nella guerra, una volta finita la situazione costrittiva del regime di guerra di e trincea, non si mantennero, cosf deter minando linadeguatezza dei comportamenti collettivi bisogni della produzione. Le risposte a questo aspetto della crisi che fu rono approntate nel periodo successivo (taylorismo e razionalizza zione del lavoro, ecc.) le esamineremo pi oltre. Gramsci passa di seguito allesame della situazione in Russia:

costumi

ai

nuovi

rare:

A ogni avvento di nuovi tipi di civilt. o nel corso dcl processo di sviluppo, ci sono state delle crisi. (Q, 2161) l)i nuovo Gramsci riparte dalla guerra mondiale. verificata una crisi dei costumi di Nel dopoguerra estensione e profondit inaudite, ma si verificata contro una forma di eoercizione che non era stata imposta per creare le abitudini conformi a una nuova forma di lavoro, ma per le necessit, gi concepite come
-

scrive

si

Questo elemento diventa tanto pi grave se in uno Stato le masse lavoratrici non subiscono pi la 1ressionc coercitiva di una classe su periore, se le nuove abitudini e attitudini psicofisiche connesse ai nuovi metodi di produzione e di lavoro devono essere acquistate per via di persuasione reciproca o di convinzione individualmente proposta ed ac cettata. Pu venirsi creando una situazione a doppio fondo, un con flitto intimo tra lideologia verbale che riconosce le nuove necessit e la pratica reale animalesca che impedisce ai corpi fisici leffettiva acqui sizione delle nuove attitudini. Si forma in questo caso quella che si pu chiamare una situazione di ipocrisia sociale totalitaria. Perch totalitaria? Nelle altre situazioni gli strati popolari sono costretti a osservare la virt; chi la predica, non la osserva, pur rendendole omaggio verbale e quindi lipocrisia di strati, non totale; ci non pu durare, certo, e porter a una crisi di libertinismo; ma quando gi le masse avranno as similato la virt in abitudini permanenti o quasi, cio con oscillazioni sempre minori. Nel caso invece in cui non esiste pressione coercitiva di una classe superiore, la virt viene affermata genericamente, ma non osservata n per convinzione n per coercizione e pertanto non ci sar lacquisizione delle attitudini psicofisiche necessarie per i nLlovi metodi di lavoro. La crisi pu diventare permanente cio a prospettiva cata

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ione di strofica, poich solo la coercizione potr definirla, una coerciz tipo nuovo, in quanto esercitata dalla litc di una classe sulla propria lina. cLasse, non pu essere che unautocoercizione, cio unautodiscip

(Q,

2163) da osservare in primo luogo come per Gramsci il problema del passaggio ad una nuova civilt non consista soltanto nellavvento al potere delle classi subalterne e nella eliminazione delle classi sfruttatrici, ma piuttosto nella elaborazione di nuovi comporta menti collettivi stabilmente assimilati dalla generalit degli uo mini. (La sparizione delle classi sfruttatrici soltanto una condi zione della universalizzazione di tali nuovi comportamenti). La rivoluzione dOttobre non signific il superamento della cri si, n linizio di una fase di stabilit organica. Tuttavia essa segn linizio di una divaricazione negli sviluppi ulteriori della crisi, nel senso che la crisi segui strade diverse nel mondo capitalistico e nellUrss. In URSS caddero le classi dominanti, ci non port tuttavia ad una generale crisi dei costumi (come conseguenza della si fine della guerra) poich i nuovi comportamenti collettivi che erano costituiti e diffusi nella guerra furono sviluppati da parte io delle classi subalterne nella lotta e nella organizzazione rivoluz naria; dopo lOttobre la situazione di guerra permane sia allin terno (il pericolo controrivoluzionario e lestensione della rivolu zione alle altre repubbliche dellImpero) che nei confronti degli altri Stati (il pericolo dellaggressione ed il progetto di internazio nalizzazione della rivoluzione). Il problema si presenta allorquando tive, i nuovi comportamenti dovevano informare le attivit produt che richiedevano una rigot-osa disciplina. Le classi lavoratrici do vevano responsabilizzarsi della produzione e dirigere il proprio la delle classi diretta e indiretta soro senza piii la costrizione proprietal-le, ci che comportava una assunzione consapevole e consensuale della disciplina economica; ma questi nuovi comportamen ti formatisi nella guerra erano invece stati assunti meccanicamente (specialmente da parte delle masse contadine). Il risultato fu quel la situazione di ipocrisia sociale totalitaria di cui parla Gramsci, cio laffermazione di una etica (e di una ideologia) non intima mente assimilata e acquisita nelle abitudini; si stabilisce cosi una crisi permanente, poich la prospettiva catastrofica evitata sol tanto attraverso la rigida coercizione esercitata dalla lite delle classi subordinate sulle masse. Queste osservazioni di Gramsci sono la constatazione di un i fatto, cio lanalisi storico-critica di quei processi storico-politic concreti; che non costituiscano invece una giustificazione dei risul tati e dei mezzi a cui tali processi approdarono, sulla base di una cualche inevitabilit della coercizione sulle masse nei processi rivoluzionari, si vede nel paragrafo immediatamente successivo, inti
.

tolato Razionalizzazione della produzione e del lavoro. In esso il pro blema affrontato in riferimento alla discussione svoltasi allin terno del gruppo dirigente del Pcus, che dal punto di vista gramsciano acquista una medita dimensione:

La tendenza di Leone Davidovi [Trotskijj era strettamente connessa a questa serie di problemi, ci che non mi pare, sia stato messo bene in luce. Il suo contenuto essenziale, da questo punto di vista, consisteva nella troppo risoluta (quindi non razionalizzata) volont di dare la supremazia, nella vita nazionale, allindustria e ai metodi industriali, di accelerare, con mezzi coercitivi esteriori, la disciplina e lordine nella produzione, di adeguare i costumi alle necessit del lavoro. Data lim postazione generale di tutti i problemi connessi alla tendenza, questa do eva sboccare necessariamente in una forma di bonapartisrno, quindi la

necessit inesorabile di stroncarla. Le sue preoccupazioni erano giuste, ma le soluzioni pratiche erano profondamente errate: in questo squili brio tra teoria e pratica era insito il pericolo, che del resto si era gi manifestato precedentemente, nel 1921. Il principio della coercizione, diretta e indiretta, nellordinamento della produzione e del lavoro giusto (cfr. il discorso pronunciato contro Martov e riportato nel vo lume sul Terroris;27o) ma la forma che esso aveva assunto era errata: il modello militare era diventato un pregiudizio funesto e gli esercizi del lavoro fallirono. Interesse di Leone Davidovi per laniericanismo; suoi articoli, sue inchieste sul byt e sulla letteratura, queste attivit

erano meno sconnesse tra loro di quanto poteva sembrare, poich i nuovi metodi di lavoro sono indissolubili da un determinato modo di vivere, di pensare e di sentire la vita: non si possono ottenere successi in un campo senza ottenere risultati tangibili nellaltro. (Q, 2164)

La novit dellanalisi gramsciana (del 1934) sta nella individua zione dei rapporti concreti tra le scelte economiche e le scelte po litiche nella spiegazione del fenomeno stalinista. Gramsci individua nella politica di industrializzazione accelerata proposta prima una risposta alla da Trotskij e di seguito realizzata da Stalin crisi non corrispondente al livello dellacquisizione da parte delle masse operaie e contadine di quei comportamenti collettivi ( com plesse e rigide norme e abitudini di ordine, di esattezza, di preci sione ) che sono funzionali ai nuovi metodi produttivi. Cosi stan do le cose, lindustrializzazione accelerata comportava limpiego di retto (nelle fabbriche) ed indiretto (al livello statale) di mezzi coer citivi esteriori, che imponessero autoritariamente la disciplina nel la produzione e adeguassero i costumi alle necessit del lavoro Al livello della vita statale tale contraddizione comporta il pericolo della riduzione della politica alla attivit repressiva, a ci che Gramsci qui denomina una forma di bonapartismo (il cui con tenuto si pu desumere dal riferimento gramsciano alle sue prime manifestazioni nel 1921: prima epurazione nel partito, drastica restrizione della dialettica politica interna). Lattenzione con cui

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Gramsci seguI lo sviluppo del problema si riflette in una signifi cativa correzione della prima nella seconda stesura. Nella prima (Ouader;zo 4, dcl 1930-1932) scrive che la volont di dare la supremazia allindustria e ai metodi industriali, di accelerare con mezzi coercitivi la disciplina e lordine nella produzione, di ade guare i costumi alle necessit del lavoro. Sarebbe sboccata neces sariamente in una forma di bonapartismo, perci fu necessario spezzarla inesorabilmente (Q, 489). Confrontando questa alla se conda stesura (Quaderno 22), gi riportata, si nota come Gramsci dapprima parla di una avvenuta stroncatura di una tendenza che altrimenti sarebbe sboccata in una forma di bonapartismo; dopo (nel 1934) pone al presente la necessit di stroncare la tendenza, che intanto si era realizzata. Il problema individuato da Gramsci della imposizione coatta dei nuovi comportamenti collettivi funzionali ai nuovi rapporti e me todi di produzione, pone in luce la realt di un inadeguato svi luppo della nuova cultura, di una coscienza scientifica di massa. Alla crescita accelerata sul terreno economico (industrializzazione, collettivizzazione, pianificazion e) non corrispose un rapido accresci mento della soggettivit collettiva, una rivoluzione culturale ; ci che gi abbiamo definito nei termini pid comprensivi di un al largamento della divaricazione tra lo sviluppo della struttura e della sovrastruttura Quale la ragione di questo squilibrio? La risposta non pu essere individuata in una mancata consapevolez za, del problema e della necessit di produrre un rapido sviluppo della cultura e della coscienza di massa, nei dirigenti della rivolu zione, nel partito e nel sindacato. Agli inizi degli anni 20 ci fu una ampia discussione su questi temi: intervennero gli organizza tori del Prolethult, Lenin, Bucharin, Trotskij ecc. La ragione va piuttosto ricercata nel complesso dci problemi storico-politici che in precedenza abbiamo individuato e nelle risposte che ad essi furono date. La scelta dellindustrializzazione e della militarizza zione della produzione e del lavoro fu la risposta pratica al pro blema culturale, come osserva Gramsci quando annota che i me todi di lavoro sono indissolubili da un determinato modo di vi vere, di pensare e di sentire la vita: non si possono ottenere suc cessi in un campo senza ottenere risultati tangibili nellaltro . Intimamente connesso con questi problemi che mostrano la per sistenza e la specifica direzione di sviluppo della grande crisi nellURss il problema del conflitto tra il nazionalismo della vita statale ed il cosmopolitismo della vita economica. Questo elemen to della crisi assume in URSS specifiche connotazioni. La contrad dizione attinge una estrema acutezza, date le condizioni create dai nuovi rapporti sociali instauratisi e dagli indirizzi politici del nuo vo potere statale. La tendenza a 1 cosmopolitismo era parte essen
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ziale dei processi economici e politici: a) dato il carattere interna zionale della classe salita al potere; h) dato linternazionalismo del lideologia che guk!ava il processo rivoluzionario; c) data lesi genza di razionalizzazione economica mondiale derivante dai rap porti socialisti di produzione e dai nuovi metodi di regolazione delleconomia (la pianificazione). Tutti questi fattori erano attiva mente operanti in quegli anni in URSS; che la rivoluzione non si realizzasse anche in altri grandi paesi capitalisti era visto come il maggior pericolo per la sopravvivenza della stessa rivoluzione bolscevica, ed il problema costituito da questa carenza rest dram maticamente aperto fino a quando non fu elaborata la concezione del socialismo in un paese solo A questo bisogno di internazio nalismo corrispose invece lattivo isolamento dellURss da parte dei paesi capitalisti, che port lURss alla chiusura nazionalistica come previsione dello stato di guerra e ad una esasperazione del sentimento di indipendenza, di autonomia e di potere. Lindustria lizzazione accelerata fu in questo contesto la risposta pratica alla contraddizione, che permise la sopravvivenza dei processi storicopolitici aperti dalla rivoluzione russa. Questo tuttavia non costituf il superamento della crisi, ma piuttosto la sua stabilizzazione negli specifici indirizzi assunti da essa in URSS.

Gli indirizzi assunti dalla crisi in Occidente Gramsci li esamina centrando il discorso sulla razionalizzazione capitalistica in Ame rica. Seguitando la stesura del paragrafo Razionalizzazione della pro duzione e del lavoro, Gramsci scrive:

degli operai, i servizi di ispezione creati da alcune aziende per control lare la moralit degli operai sono necessit del nuovo metodo di la voro. Chi irridesse a queste iniziative (anche se andate fallite) e vedes se in esse solo una manifestazione ipocrita di puritanismo si neghe rebbe ogni possibilit di capire limportanza, il significato e la portala obbiettiva dcl fenomeno americano, che anche il maggior sforzo col lettivo verificatosi finora per creare con rapidit inaudita e con una co scienza del fine mai vista nella storia, un tipo nuovo di lavoratore e di uomo. La espressione coscienza del fine pu sembrare per lo meno spiritosa a chi ricorda la frase del Tavlor sul gorilla ammaestrato Il Taylor infatti esprime con cinismo brutale il fine della societ ameri cana: sviluppare nel lavoratore al massimo grado gli atteggiamenti mac chinali ed automatici, spezzare il vecchio nesso psico-fisico del lavoro professionale qualificato che domandava una certa partecipazione attiva dellintelligenza, della fantasia, delliniziativa del lavoratore e ridurre le operazioni produttive al solo aspetto fisico macchinale. Ma in realt non si tratta di novit originali: si tratta solo della fase pi recente di

In America la razionalizzazione del lavoro e il proibizionismo sono indubbiamente connessi: le inchieste degli industriali sulla vita intima

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un lungo processo che si iniziato coi nascere dello stesso industriali smo, fase che solo pi intensa delle precedenti e si manifesta in pi brutali, ma che essa pure verr superata con la creazione di unforme nuo vo nesso psico-fsico di un tipo differente da quelli precedenti e indub biamente di un tipo superiore. Avverr ineluttabilmente una selezione forzata, una parte della vecchia classe lavoratrice verr spietatamente eliminata dal mondo dcl lavoro e forse dal mondo fout court (Q, 2164-5) Intanto Gramsci subito pone in evidenza come anche in Ame rica il problema centrale nello sviluppo della crisi stava nella co struzione di nuovi comportamenti collettivi funzionali allo svilup po dei metodi di produzione e di lavoro propri della nuova fase della storia dellindustrialismo. Questo problema, a differenza che nellURss, era in America il problema di una classe dominante la classe borghese che in funzione della propria espansio ne doveva costruire tali comportamenti in altre classi le classi lavoratrici Da questo modo di impostare la questione risulta come il problema che si presentava alla classe borghese non era solo quello di conservare e riprodurre la subordinazione delle classi lavoratrici (che laspetto generalmente rilevato da parte marxista), ma insieme quello di trasformare strutturalmente le classi lavoratrici; il problema non era quindi di mantenere cristal lizzati i rapporti sociali dati, la posizione e la composizione delle classi sociali, bensf di dirigere i mutamenti delle classi sociali in modo tale da espandere la propria classe elaborando forme supe riori di dominio. Posizione dunque non puramente conservatrice, ma corrispondente allobiettivo di passare ad una nuova civilt allinterno del capitalismo. Parimenti che in URSS si poneva la esigenza della elaborazione pratica di una nuova morale e di una nuova coscienza collettiva, ci che mostra come il taylorismo e pi in generale i metodi di razionalizzazione del lavoro non sono ri ducibili a processi puramente tecnici o comunque limitati settorial mente a parti della vita sociale (il lavoro nelle fabbriche, il lavoro burocratico), ma piuttosto sono processi che ristrutturano com plessivamente la vita economica e politica, il modo di sentire, di volere. di pensare e di operare degli uomini e delle classi. Il fenomeno americano una risposta a questi problemi, una seconda risposta alla crisi, la cui importanza, significato e portata storica Gramsci riconosce come il maggior sforzo collettivo veri ficatosi finora per creare con rapidit inaudita e con una coscienza del fine mai vista nella storia, un tipo nuovo di lavoratore e di uomo . Questa lode dellamericanjsmo ricorda la lode della clas se borghese fatta da Marx nel Manifesto:
-.

tinuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto linsieme dei rapporti sociali 23

Gramsci pone in evidenza che il fenomeno americano consiste in un complesso ed organico processo di razionalizzazione, che mu ta gli uomini e le classi in modo tale da coinvolgerli attivamente nella realizzazione del progetto e dei fini propri della classe bor ghese; ci che non si esaurisce nella ricerca del consenso, in una azione cio di carattere sovrastrutturale ma che si svolge al livello di una trasformazione antropologica, ristrutturando il flesso psico-fisico del lavoro , e di una costruzione di una nuova classe operaia, ristrutturando la vecchia classe lavoratrice . Ma questa grandiosa opera di razionalizzazione indirizzata verso fini riduttivj delle potenzialit umane: sviluppando nei lavoratori i comportamenti macchinali ed automatici si limita e si controlla la partecipazione attiva della loro intelligenza, fantasia, iniziativa. La piena consapevolezza di questo fine da parte dei settori pi avan zati della classe borghese, nel contesto del mantenimento e della intensificazione dei rapporti di sfruttamento, si manifesta nel ci nismo brutale di una classe che dichiara senza ipocrisia i pro pri scopi. Questa risposta americana alla crisi non ne costituisce un supe ramento, ma anche in questo caso una sua stabilizzazione. Linsuf ficien.za di questa risposta ai problemi della crisi rilevata da Gramsci nel primo paragrafo del Quaderno 22 intitolato Amen canismo e /ordisrno laddove scrive che le risoluzioni di essi [problemi] sono necessariamente impostate e tentate nelle condi zioni contraddittorie della societ moderna, ci che determina com plicazioni, posizioni assurde, crisi economiche e morali a tendenza spesso catastrofica, ecc. E...] Che un tentativo progressivo sia ini ziato da una o altra forza sociale non senza conseguenze fon damentali: le forze subordinate, che dovrebbero essere manipola te e razionalizzate secondo i nuovi fini, resistono necessariamen te. Ma resistono anche alcuni settori delle forze dominanti, o al meno alleate delle forze dominanti. Il proibizionismo, che negli Stati Uniti era una condizione necessaria per sviluppare il nuovo tipo di lavoratore conforme a unindustria fordizzata, caduto per lopposizione di forze marginali, ancora arretrate, non certo per lopposizione degli industriali o degli operai ecc. (Q, 2139). Non solo: la crisi prosegue specialmente in quanto allo sviluppo di nuovi comportamenti sul terreno economico non corrisponde una trasformazione culturale complessiva organica a quei comporta menti. La contraddizione data dal diseguale sviluppo della strut

La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivolu zionaria [..] La borghesia non pu esistere senza rivoluzionare di con-

23 K. Marx F. Engeis, Opere complete, pp. 488-9.


-

voi.

VI, Editori Riuniti,

Roma

1973,

96

97

tura e della sovrastruttura si manifesta nella espansione dei fenomeni di delinquenza organizzata, dei psico-farmaci, delle cri si morali delle nuove generazioni e, aggiunge Gramsci, nella s< enorme diffusione nel dopoguerra della psicanalisi come espres sione dellaumentata coercizione morale esercitata dallapparato sta tale e sociale sui singoli individui e delle crisi morbose che tale coercizione determina > (Q, 2140).
una

Una terza risposta alla crisi, che segna una variante di stabiliz zazione capitalistica di essa in alcuni Stati europei configurata dal fenomeno fascista. Ci limiteremo ad analizzare il fenomeno sol tanto in relazione ai problemi prima considerati. Da questo punto di vista, il fenomeno fascista analizzato da Gramsci come il modo assunto dal processo di costruzione dei nuovi comporta menti collettivi adatti allespansione dellindustrialismo, nei paesi europei in cui non c ci che egli chiama una composizione demo
raflca razionale.

Lamericanismo scrive nel paragrafo intitolato Razionalizzazione della composizione demografica europea nella sua forma pi compiuta, domanda una condizione preliminare, di cui gli americani che hanno trattato questi problemi non si sono occupati, perch essa in America esiste naturalmente questa condizione si pu chiamare una compo sizione demografica razionale e consiste in ci che non esistano classi numerose senza una funzione essenziale nel mondo produttivo, cio classi assolutamente parassitarie. La tradizione la civilt europea invece proprio caratterizzata dallesistenza di classi simili, create dalla ricchezza complessit della storia passata che ha lasciato un muc chio di sedimentazioni passive attraverso i fenomeni di saturazione e fossilizzazione del personale statale e degli intellettuali, del clero e della propriet terriera, del commercio di rapina e dellesercito prima profes sionale poi di leva, ma professionale per lufficialit. (Q, 2141

Ora, in America, Poich esistevano queste condizioni prelimi nari, gi razionalizzate dallo svolgimento storico, stato relativa mente facile razionalizzare la produzione e il lavoro, combinando abilmente la forza (distruzione del sindacalismo operaio a base

tit minima di intermediari professionali della politica e dellideo logia (Q, 214-6). Diversamente a quanto accade in America, In Europa i di versi tentativi di introdurre alcuni aspetti dellamericanismo e del
O il

territoriale) con la persuasione (alti salari, benefizi sociali diversi, propaganda ideologica e politica abilissima) e ottenendo di imper niare tutta la vita del paese sulla produzione. Legemonia nasce dalla fabbrica e non ha bisogno per esercitarsi che di una quan

forma modernissima di produzione e cli modo di lavorare qua le offerta dal tipo americano pi perfezionato, lindustria di En rico Ford. Perci lintroduzione del fordismo trova tante resisten ze intellettuali e morali e avviene in forme particolarmente brutali e insidiose, attraverso la coercizione pi estrema. [...] La reazione europea allamericanismo pertanto da esaminare con at tenzione: dalla sua analisi risulter pi di un elemento necessario per comprendere lattuale situazione di una serie di Stati del vec chio continente e gli avvenimenti politici del dopoguerra (Q, 2140-1). Il riferimento al fenomeno fascista evidente. In questa analisi Gramsci coglie elementi di spiegazione del fenomeno fa scista solitamente non considerati, la cui necessariet per una sua comprensione Gramsci stesso esplicitamente sottolinea. Linterpretazione del fascismo come reazione difensiva delle clas si dominanti al pericolo rivoluzionario fattosi pi concreto a seguito dellOttobre che coglie un elemento politico del pro cesso, dimentica che il fascismo costituf anche un momento dello sviluppo capitalistico, in date condizioni. Il fascismo fu anche una risposta alle esigenze interne della espansione del capitalismo e delle sue classi dominanti. In effetti, lapprontamento negli Stati Uniti di nuove tecnologie e nuovi metodi di lavoro e la competi zione tra gli Stati capitalistici per il controllo del mercato, pone vano ai paesi capitalistici meno sviluppati e aperti lesigenza di cercare rapidamente e con ogni mezzo di ammodernarsi. Tale pro getto (di razionalizzazione capitalistica) urta nella composizione de mografica irrazionale, trova resistenza nei vecchi comportamenti e si avvia perci attraverso la coercizione pi estrema . Daltra parte, mentre negli Stati Uniti promotori furono i ceti imprendi toriali pi avanzati, in questa serie di Stati del vecchio continente i diversi tentativi di introdurre alcuni aspetti dellamericanismo e del fordismo sono dovuti al vecchio ceto plutocratico , il quale vorrebbe avere tutti i benefizi che il fordismo produce nel po tere di concorrenza, pur mantenendo il suo esercito di parassiti che divorando masse ingenti di plusvalore, aggravano i costi ini ziali e deprimono il potere di concorrenza sul mercato internazio nale (Q, 2141). Il fenomeno fascista esprime di conseguenza una pretesa irrealistica (in quanto vorrebbe conciliare ci che, fino a prova contraria, appare inconciliabile ), fallisce nel tentativo di superare la crisi e ne rappresenta un suo allargamento. Le due varianti della stabilizzazione capitalistica della crisi (il fenomeno americano e il fenomeno fascista) affrontano anche quel le altre contraddizioni che, come abbiamo mostrato, costituiscono

vecchia e anacronistica struttura sociale-demografica europea con

fordismo sono dovuti al vecchio ceto plutocratico, che vorrebbe conciliare ci che, fino a prova contraria, pare inconcffiabile, la

9L)

elementi della crisi mondiale. Alla contraddizione tra nazionalismo della vita statale e internazionalismo della vita economica la ri sposta pi vistosa fu il tentativo di dare una organizzazione giu ridica stabile ai rapporti internazionali (Q, 1824), espresso nella costituzione, ad esempio, della Societ delle Nazioni; tentativo che and presto incontro al fallimento. Agli squilibri del mercato (rap porti di forza tra le classi e tra gli Stati) la risposta fu il tenta tivo di giungere allorganizzazione di uneconomia programma tica (Q, 2139), e di definire un nuovo modo dintervento dello Stato nelleconomia. E evidente che la stabilizzazione e lallargamento della crisi pro dotte da queste tre risposte non hanno comportato larresto o il blocco dellespansione economica; lo sviluppo delle forze produt tive andato avanti con rapidit inaudita sia in URSS che in Oc cidente. Ma allora la crisi non trattenne lo sviluppo? Servi forse a stimolarlo? Per rispondere a queste domande occorre tener pre sente che le crisi definiscono fasi storiche di accelerato processo trasformativo: Si potrebbe allora dire, e questo sarebbe il pi esatto, che la crisi non altro che lintensificazione quantitativa di certi elementi, non nuovi e originali, ma specialmente lintensificazione di certi fenomeni, mentre altri che prima apparivano e operavano simultaneamente ai pri mi, immunizzandoli, sono divenuti inoperosi o sono scomparsi del tutto.

al marxismo. (Negli Stati fascisti europei nel dopoguerra non fu rono elaborate risposte teoriche articolate. Tale carenza supplita da una ideologia composita ed eclettica; nei confronti della socio logia poi il fascismo assume un atteggiamento contraddittorio, espressione delle limitazioni proprie del suo progetto di razionaliz zazione). In effetti fu tramite queste elaborazioni di cui in pre cedenza abbiamo delineato le caratteristiche e svolto la critica che i gruppi dirigenti e le classi al potere nei diversi tipi di Stato acquistarono coscienza dei propri fini ed approntarono specifiche risposte ai compiti immediati che avevano di fronte: a) costruzione degli strumenti teorici per guidare la raccolta delle informazioni e lapprontamento delle decisioni statali; b) formazione degli intel lettuali, dei tecnici e dei funzionari responsabili della organiz zazione e realizzazione del progetto ai vari livelli; c) la diffusione di massa dei nuovi indirizzi e la costruzione del consenso 24 Le sociologie organizzarono una risposta pratica complessiva a tali esigenze: la burocrazia. Lorganicit dei rapporti tra burocra zia e sociologia costituisce in effetti uno dei caratteri fondamentali della organizzazione degli Stati contemporanei. Nello svolgimento della critica delle sociologie abbiamo gi individuato i fondamenti teorici di questi rapporti; esamineremo ora specificamente il pro blema della burocrazia.
3. Teoria della burocrazia moderna

La crisi un rapidissimo movimento di elementi che si equi libravano ed immunizzavano. Ad un certo punto, in questo mo vimento, alcuni elementi hanno avuto il sopravvento, altri sono spariti o sono divenuti inetti nel quadro generale (Q, 1756-7). Di fronte a ci sta il mancato sviluppo di una teoria scientifica che fosse in condizione di comprendere la crisi e di elaborare una razionalit teorico-scientifica tale da fondare ed avviare una nuova razionalit storico-politica. La mancata elaborazione e diffusione della scienza della storia e della politica fece impotente di fronte alla crisi ogni tentativo di costruire quelle attivit pratiche e teo riche, quei nuovi comportamenti collettivi, quei nuovi modi di es sere, di volere, di pensare e di operare che potevano significare leffettivo superamento della crisi stessa e linizio di una nuova epoca politica. Le tre concrete strade che la crisi segui segnarono la sconfitta del progetto e delle previsioni di Marx sullo sviluppo delle societ capitalistiche pi avanzate, del progetto di Lenin sul la costruzione del socialismo in URSS, di Gramsci nella sua lotta teorica e pratica immediata. Le risposte concretamente date alla crisi trovarono piuttosto espressione teorica in URSS nella sociologia-tendenza deteriore del marxismo, in Occidente nella sociologia-scienza sociale alternativa
100

Lanalisi storico-critica del problema della burocrazia , nel suo rapporto col problema della crisi, uno dei soggetti a partitre dai quali si costituisce la scienza della storia e della politica. Gramsci riconosce infatti a questo problema un significato primordiale nella costituzione della nuova scienza. Cosi inizia il paragrafo Sulla
burocrazia:

11 fatto che nello svolgimento storico delle forme politiche ed eco nomiche si sia venuto formando il tipo del funzionario di carriera tecnicamente addestrato al lavoro burocratico (civile e militare) ha un significato primordiale nella scienza politica e nella storia delle forme statali. (Q, 1632)

Questa centralit del problema della burocrazia nella costruzione della scienza deriva appunto dalla sua centralit nella storia delle forme statali , nella questione dello Stato. Lanalisi della buro crazia non si pu svolgere cio indipendentemente da una analisi dello Stato, ma questa a sua volta non si pu realizzare scientifi
24

Cfr., in/ra, Noia teorica VIII,

pp. 148-53.

101

camente che ponendo il problema della burocrazia nel nucleo del lanalisi. Questo punto di vista costituisce una vera svolta riguardo al iwdo in cui la teoria dello Stato si affermata nella tradizione marxista, dove il problema dello Stato stato esaminato lasciando praticamente ai margini il problema della burocrazia. La tendenza a separare il problema della burocrazia dal problema dello Stato gi in Marx, il quale nellanalisi dello Stato stabilisce una netta che distinzione tra il contenuto di classe dellapparato statale e le forme isti determina lessenza, il carattere dello Stato tuzionali, che dello Stato costituiscono laspetto accidentale, la apparenza . E pur vero che il giovane Marx affronta il problema della buro crazia nella Critica della filosofia hegeliana dci diritto pubblico (opera daltronde rimasta a lungo inedito); ma in questo stesso te sto g contenuta la tendenza allemarginazione del problema. In effetti Marx nella critica della concezione hegeliana dello Stato de (nisce la burocrazia come la parte formale dello Stato e lanalisi hegeliana come o Semplice descrizione dila situazione empirica di Il nocciolo della critica marxiana consiste preci alcuni paesi samente nel contestare che lanalisi hegeliana attinga il livello della spiegazione teorica proprio perch incentrata nellanalisi della bu rocrazia.

teorici adeguati allo scopo e nel contempo anticipava una difficolt che doveva permanere irrisolta nellinsieme della propria opera. E da osservare inoltre che Marx coglie riduttivamente lanalisi hege liana in quanto dal problema dello Stato vede esclusa lanalisi del la polizia e del potere giudiziario e la vede invece limitata allesame dellamministrazione. Hegel aveva invece scritto: il potere governativo, nel quale sono compresi il potere giudiziario e quello di polizia n, Che Marx avesse della burocrazia un con
,

cetto ristretto testimoniato ancora dalla affermazione con la qua

le chiude la critica dellanalisi hegeliana al potere governativo:

Hegel esprime poi (S 308, nota) lo spirito vero della burocrazia, quando lo caratterizza come routine amministrativa e orizzonte di una sfera limitata

Anche lanalisi leniniana dello Stato non coglie il problema della burocrazia come problema essenziale. Lenin vede la burocrazia co me un fenomeno di deterioramento dellorganizzazione, e neI buro crate un funzionario dominato da atteggiamenti di routine

non scrive Marx Ci che Ilegel dice del potere governativo merita il nome di spiegazione losnfica. La maggior parte dci paragrafi potrebbero stare, parola per parola, nel codice civile prassiano; e tuttavia lamministrazione propriamente detta il punto piii difficile da spiegarsi. Poich Hegel ha gi rivendicato alla sfera della societ civile il potere -li polizia e il potere giudiziario il potere governativo non niente 26 altro che lamministrazione, chcgli sviluppa come

burocrazia

E pii avanti: li formalismo di Stato ch la burocrazia, lo Stato come forma lismo e Hegel lha descritta come un tale formalismo. In quanto que sto formalismo di Stato si costituisce in potenza reale e diventa esso stesso il suo proprio contenuto niaferiale, sintende da s che la buro crazia un tessuto di illusioni pratiche ossia 1 illusione dello Stato
,
,

Scrivendo che lamministrazione propriamente detta il punto piti dicile da spiegarsi , Marx rilevava la carenza di strumenti
K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, in Opere filosofiche giovanili, a cura di G. della Volpe, Editori Riuniti, Roma 1969,
p. 53.
26 27

Il riconoscimento della centralit del problema della burocrazia nellanalisi dello Stato in Gramsci parte di una rielaborazione complessiva della teoria dello Stato. Piuttosto che completare la idea dai pii. ricavata teoria dello Stato di Marx e di Lenin dalla formula gramsciana Stato = societ politica + societ la ricostruisce. La convinzione diffusa che lelabora civile zione gramsciana sul problema dello Stato riguardi specificamente gli Stati capitalistici avanzati e che perci essa non neghi la ela che restano legittime e sufcienti borazione marxiana e leniniana non tiene per gli Stati a minor sviluppo della societ civile conto del criterio metodologico generale secondo il quale lanalisi delle formazioni storiche pii evolute permette di comprendere le formazioni storiche meno complesse, quel criterio fissato da Marx nellespressione: lanatomia delluomo una chiave per lanato mia della scimmia 30, Una teoria dello Stato basata sullanalisi delle formazioni statali pM complesse, costituisce una rielabora zione complessiva che si pone come superamento della teoria pre cedente, e fornisce gli strumenti per dare ragione di quella teoria e di quegli Stati meno complessi
,

--

lvi, p. 37. Ivi, p. 59.

G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia dci diritto. Laterza. Roma-Bari. 1974, p. 288. Passo daltroride riportato da Marx stesso, Critica dello filosofia hegeliana, cit., p. 53. K. Marx, op., cit., p. 66 3 K. Marx, Introduzione a Per la critica, cit., p. 193.

102

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Il concetto gramsciano di Stato, nella sua forma pi matura, compare nel paragrafo gi considerata Machiavelli. Sociologia e scienza politica:

Stato tutto il complesso di attivit pratiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo de governati. (Q, 1765) Gli elementi di novit contenuti in questo concetto di Stato sono almeno tre: a) lo Stato non viene definito come un apparato una mac china uno strumento ma come un complesso di attivit, come linsieme delle attivit delle classi dirigenti in quanto dirigenti. Questo significa che lo Stato non pi inteso come una fortezza da conquistare, come una macchina che possa essere alternativa mente guidata da un personale politico o da un altro, come un ap parato istituzionale che pu essere posseduto da una classe o da unaltra, ma invece come insieme di azioni svolte da determinate classi, da determinate categorie sociali, da determinati gruppi di rigenti, da determinati uomini concreti; b) le attivit che costituiscono lo Stato sono attivit pra tiche e teoriche . Questo significa che lo Stato non ridotto alle attivit amministrati va giudiziaria e di polizia cio allesercizio pratico del potere attivit che ne costituiscono una parte ma comprende anche attivit elaborative, produttive di ideologie, informazioni e conoscenze. Ci vuoi dire che lo Stato non teso alla conservazione se non attraverso il concreto svilup po di determinati modi di sentire, di comprendere, di agire; e vuoi dire che la produzione, lorganizzazi one la e diffusione delle conoscenze una parte dello Stato e che gli intellettuali una parte di essi sono parte dello Stato (anche da questo punto di vista si comprende perch il problema della burocrazia un pro blema centrale nella teoria dello Stato); c) lo Stato non ridotto alle attivit di dominio (esercizio della coercizione) ma comprende le attivit di direzione (costru zione del consenso); ma non si tratta semplicemente di questo, cio del fatto di identificare una pi complessa articolazione dello Stato. Lelemento di novit in Gramsci sta piuttosto in questo, che lo Stato non si presenta pi come una entit separata dalla vita collettiva, come un organismo a s che domina e dirige la societ in quanto si pone al di sopra di essa, ma invece come il complesso di attivit che organizzano e rendono omogenee le mol titudini, che stabiliscono i rapporti di rappresentanza dei diretti da parte dei dirigenti, che infine coinvolgono attivamente le masse nello Stato stesso. Mentre solitamente lo Stato visto come lor, , , ,

ganismo che dal di fuori domina e dirige, riproducendo lestranei t da s dei dominati e dei diretti, Gramsci coglie il fatto che le attivit statali non sono attivit volte a fissare la separazione este riore tra d_irigenti e diretti, ma piuttosto a costruire lintegrazione dei diretti nello Stato; ci non vuoi dire che i diretti divengano dirigenti, ma che in quanto diretti si integrano nel complesso di attivit statali che appunto tendono a realizzare i fini ed i pro getti delle classi dirigenti. Lo Stato dunque lorganizzazione dei rapporti tra i dirigenti ed i diretti. Individuato cosf il problema dello Stato, il problema della buro crazia diviene fondamentale nella scienza della storia e della poli tica, e particolarmente nella teoria dello Stato. Ma cosa pi pre cisamente la burocrazia? Un primo elemento della teoria gramsciana della burocrazia sta nella identificazione della sua generale funzione di strutturazione e fissazione dei rapporti tra i dirigenti e i diretti. Gramsci nellin dividuare la funzione della burocrazia nella organizzazione e nel mantenimento del collegamento dei diretti con i dirigenti, non in tende identificare una funzione mediatrice di uno strato sociale intermedio al modo di Hegel ma invece rilevare come le classi dirigenti affidano ad un personale specializzato, organicamente connesso ad esse, la gestione della dominanza dei dirigenti e della subordinazione dei diretti. Che in tal modo sia da inten dersi la funzione di collegamento della burocrazia reso evidente dal fatto che essa, anche nel caso di uno Stato rappresentativo, non , n ritiene di essere, rappresentativa dei diretti, eletta e controllata dal basso. Il personale burocratico dello Stato no minato dallalto, dai dirigenti politici dello Stato, ai quali rispon de delle proprie attivit, ed selezionato sulla base della compe tenza tecnica, che appare come criterio di legittimazione. In que sto modo, mentre le classi dirigenti richiedono ai burocrati fe delt allo Stato ( spirito di Stato ), cio alla propria politica, le classi subordinate possono esigere da questi soltanto lefficienza tecnica nellesercizio delle loro funzioni. Da questo deriva che la burocrazia rappresenta la continuit dello Stato, che garantisce dalle oscillazioni e dai rischi derivanti dalle lotte politiche di frazione allinterno delle classi dirigenti; come scrive Gramsci, la burocrazia, cio la cristallizzazione del personale dirigente che esercita il potere coercitivo e che a un certo punto diventa casta. Onde la rivendicazione popolare della eleggibilit di tutte le cariche, rivendicazione che estremo libe ralismo e nel tempo stesso sua dissoluzione . 752)

Per Hegel I membri del governo e i funzionari dello Stato co stituiscono la parte principale dello stato medio nel quale trovasi

104

105

lintelligenza educata e la coscienza giuridica della massa dun po polo. Che essa non assuma la posizione isolata di unaristocrazia, e che la cultura e la capacit non diventino mezzo di arbitrio e di dominazione, ci assicurato dalle istituzioni della sovranit, dal lalto, e dai diritti delle corporazioni, dal basso. [...] Nello stato medio, a cui appartengono i funzionari statali, risiedono la co scienza dello Stato e la cultura la pid eminente. Perci esso anche la colonna basilare dello Stato in rapporto alla rettitudine e allintelligenza [...] Che questo stato medio si formi interesse principale dello Stato . Come si vede, Hegel aveva impostato il problema della burocrazia al livello dei rapporti tra dirigenti e diretti, e individuata la sua centralit nel problema dello Stato. Egli aveva anche colto la situazione specifica dei burocrati in quanto delegati del potere politico e legittimati dalla competenza Hegel detecnica: questi due momenti politico e tecnico
appunto

tire dallesame dei rapporti


scrive:

tra

dirigenti e diretti. Egli

nomina aspetto soggettivo e oggettivo:

ti, seppure in ultima analisi risalga a una divisione di gruppi sociali, tut tavia esiste, date le cose cosf come sono, anche nel seno dello stesso gruppo, anche socialmente omogeneo; in un certo senso si pu dire che essa divisione una erezione della divisione del lavoro, un fatto tecnico. (Q, 1752)

Occorre tener chiaro tuttavia che la divisione di governati e governan

Primo elemento che esistono davvero governati e governanti, diri genti e diretti. Tutta in scienza e larte politica si basano su questo fatto primordiale, irriducibile (in certe condizioni generali). E...] Dato questo fatto sar da vedere come si pu dirigere nel modo pid efficace (dati certi fini) e come pertanto preparare nel modo migliore i dirigenti (e in questo pits precisamente consiste la prima sezione della scienza e arte politica), e come daltra parte si conoscono le linee di minore re sistenza o razionali per avere lobbedienza dei diretti o governati. [...]

Per la loro destinazione ai medesimi [compiti di governo] il momen to oggettivo la conoscenza e la dimostrazione della loro [dei funzio nari j attitudine, dimostrazione che assicura allo Stato ci che abbi sogna 1...] Il lato soggettivo, per cui questo individuo tra molti [...1 scelto e nominato a un ufficio ed delegato alla gestione dei pubblici negozi; questa congiunzione dellindividuo e dellufficio, come due lati per s luno verso laltro sempre accidentali, spetta al potere del prin cipe, in quanto potere statuale decidente e sovrano
-

Tuttavia Hegel nellindividuare questi elementi del problema della burocrazia non ne fa la critica, piuttosto razionalizza una pratica in termini positivi. La sociologia, soprattutto con M. We ber, sviluppa lanalisi della burocrazia in termini analoghi e an dando poco oltre il contributo hegeliano (Weber si limita sostan
zialmente a formalizzare lanalisi hegeliana); Gramsci invece ri prende la problematica hegeliana sulla burocrazia, la ricostruisce criticamente e cosi si pone oltre hegel, oltre Weber ed anche ol tre Marx, che sul problema della burocrazia non riesce a cogliere la decisivit dei problemi posti da Hegel. Un secondo elemento della teoria gramsciana della burocrazia, in

Il duplice carattere politico e tecnico della burocrazia di scende dal fatto che la stessa distinzione tra dirigenti e diretti, clic costituisce il terreno nel quale la burocrazia si forma, risponde a esigenze politiche e tecniche della vita collettiva. La consapevo lezza di ci permette a Gramsci di comprendere come la separa zione tra dirigenti e diretti, e quindi il terreno costituente della burocrazia, si riproduce anche laddove si realizzi una societ senza classi ed ancora allinterno di un gruppo sociale omogeneo, ed allinterno dei partiti. Precisamente lesistenza di una burocra zia manifesta una situazione di scissione tecnica e politica tra dirigenti e diretti. Aggiunge Gramsci: Su questa coesistenza di motivi speculano coloro clic vedono in tutto solo tecnica necessit tecnica ecc. per non proporsi il problema fondamen tale (0, 1752): che questo:

Nel formare i dirigenti fondamentale la premessa: si vuole che ci siano sempre governati e governanti, oppure si vogliono creare le con dizioni in cui la necessit dellesistenza di questa divisione sparisca? (Q. 1752)

timamente legato al precedente, lindividuazione del suo presen


iarsi simultaneamente come fatto politico e come fatto tecnico. Gramsci identifica questo doppio carattere della burocrazia a par
31 K. Marx, Critica della filosofia cii,, p57. Questa e le successive cita ziuni dai lineamenti di 1Icgcl sono tratte dalla traduzione di G. della Volpe. date le deficienze della ormai invecchiata traduzione del Messineo (G.d.V. G. W. F. Hegel; Lineamenti cit.. p. 55.

Il terzo elemento della teoria gramsciana della burocrazia ri guarda il processo di formazione della burocrazia ed il problema della sua origine sociale. Riguardo al problema della formazione storica della burocrazia Gramsci individua un primo canale nella azione dei partiti:

naliti,

rare

Posto il principio che esistono diretti e dirigenti, governati e gover e vero che i partiti sono finora il modo pid adeguato per elabo dirigenti e le capacit di direzione. (Q, 1753)
i

106

107

Un secondo canale dato dalla dissoluzione delle vecchie (pre cedenti) classi dominanti nella formazione del nuovo Stato, vale a dire nel fatto che gli intellettuali ed i quadri di quelle classi di ventano funzionari (amministratori, tecnici, organizzatori, ecc.) del nuovo potere statale. Gramsci coglie questo processo alla base della o nascita degli Stati moderni europei per piccole ondate ri formistiche successive, ma non per esplosioni rivoluzionarie come quella originaria francese. [...] Il periodo della Restaurazione il pii ricco di sviluppi da questo punto di vista: la restaura zione diventa la forma politica in cui le lotte sociali trovano qua dri abbastanza elastici da permettere alla borghesia di giungere al potere senza rotture clamorose, senza lapparato terroristico fran cese. Le vecchie classi feudali sono degradate da dominanti a go vernative ma non eliminate, n si tenta di liquidarle come in sieme organico: da classi diventano caste con determinati ca ratteri culturali e psicologici, non pi con funzioni economiche prevalenti (Q, 1358). Proseguendo Gramsci si domanda se un processo analogo si pu verificare nella formazione di uno Stato socialista: o Questo modello della formazione degli Stati moderni pu ripetersi in altre condizioni? E ci da escludere in senso assoluto, oppure pu darsi che almeno in parte si possano avere sviluppi simili, sotto 1358). forma di avvento di economie programmatiche? Gramsci individua in questo canale di formazione della buro crazia moderna uno degli elementi che danno ragione sia del fatto che lo Stato [diviene] ogni tentativo di cristallizzare permanen temente un determinato stadio di sviluppo, una determinata situa sia di un certo equilibrio instabile delle classi, determi zione nato dal fatto che certe categorie dintellettuali (al diretto servizio dello Stato, specialmente burocrazia civile e militare) sono ancora troppo legate alle vecchie classi dominanti (Q, 75 1-2). Questi due processi convergenti nella formazione della buro crazia riflettono e prolungano la distinzione gramsciana tra intellet tuali organici e intellettuali tradizionali; Gramsci cosf precisa la questione:
, , ,

11 problema dei funzionari coincide in parte col problema degli in tellettuali. Ma se vero che ogni nuova forma sociale e statale ha avuto bisogno di un nuovo tipo di funzionario, vero anche che i nuovi gruppi dirigenti non hanno mai potuto prescindere, almeno per un certo tempo, dalla tradizione e dagli interessi costituiti, cio dalle formazioni di funzionari gi esistenti e precostituiti al loro avvento (ci special mente nella sfera ecclesiastica e in quella militare). (Q, 1632) Ma lanalisi gramsciana della formazione storica della burocra ia moderna individua un terzo canale: 108

Esiste [...] uno strato sociale diffuso per il quale la carriera burocra tica, civile e militare, sia elemento molto importante di vita economica e di affermazione politica (partecipazione effettiva al potere, sia pure in direttamente, per ricatto )? NellEuropa moderna questo strato si pu identificare nella borghesia rurale media e piccola che piti o meno dif fusa nei diversi paesi a seconda dello sviluppo delle forze industriali da una parte e della riforma agraria dallaltra. Certo la carriera burocratica (civile e militare) non un monopolio di questo strato sociale, tuttavia essa gli particolarmente adatta per la funzione sociale che questo stra to svolge e per le tendenze psicologiche che la funzione determina o favorisce; questi due elementi danno allinsieme del gruppo sociale una certa omogeneit ed energia di direttive, e quindi un valore politico e una funzione spesso decisiva nellinsieme dellorganismo sociale. Gli ele menti di questo gruppo sono abituati a comandare direttamente nuclei di uomini sia pure esigui e a comandare politicamente, non econo micamente ; cio nella loro arte di comando non c attitudine a ordi nare le cose a ordinare uomini e cose in un tutto organico, come avviene nella produzione industriale, perch questo gruppo non ha fun zioni economiche nel senso moderno della parola. Esso ha un reddito perch giuridicamente proprietario di una parte del suolo nazionale e la sua funzione consiste nel contendere politicamente al contadino coltivatore di migliorare la propria esistenza, perch ogni miglioramento della posizione relativa del contadino sarebbe catastrofica per la sua po sizione sociale. La miseria cronica e il lavoro prolungato del contadino, col conseguente abbruttimento, sono per esso una necessit primordiale. Perci spiega la massima energia nella resistenza e nel contrattacco a ogni movimento culturale contadino che esca dai limiti della religione ufficiale. Questo gruppo sociale trova i suoi limiti e le ragioni della sua intima debolezza nella sua dispersione territoriale e nella inomogeneit che intimamente connessa a tale dispersione; ci spiega anche altre caratteristiche: la volubilit, la molteplicit dei sistemi ideologici se guiti, la stessa stranezza delle ideologie talvolta seguite. La volont decisa verso un fine, ma essa tarda e ha bisogno, di solito, di un- lungo processo per centralizzarsi organizzativamente e politicamente. Il proces so si accelera quando la volont specifica di questo gruppo coincide con la volont e gli interessi immediati della classe alta; non solo il processo si accelera, ma si manifesta subito la forza militare di questo strato, che talvolta, organizzatosi, detta legge alla classe alta, almeno per ci che riguarda la forma della soluzione, se non per il contenu to. [.1 In questo senso deve intendersi la funzione direttiva di questo strato e non in senso assoluto; tuttavia non piccola cosa. [...] da notare come questo carattere militare del gruppo sociale in quistione, che era tradizionalmente un riflesso spontaneo di certe condizioni di esi stenza, viene ora consapevolmente educato e predisposto organicamen te. [...] (Q, 1603-7)

Attraverso questa analisi delle origini sociali e dei canali di formazione della burocrazia, Gramsci affronta il problema dello Stato e della sua struttura di classe ad un livello di concretezza diverso da quello dellanalisi marxiana, e della rielaborazione di

109

questa sviluppata da Lenin. Per essi il problema era quello di de finire il carattere dello Stato, che veniva fissato nella corrispon denza tra il modo di produzione determinato (capitalista, sociali sta) e le classi dominanti (borghesia, proletariato); ne conseguiva la concettualizzazione del carattere dello Stato in termini di dit tatura borghese e di dittatura del proletariato Lanalisi (li Gramsci conduce invece alla individuazione dei rapporti concreti tra le classi dirigenti e le classi subordinate e delle mediazioni (cio delle attivit volte a produrre la subordinazione delle se conde alle prime) attuate da particolari categorie sociali (intellet tuali, burocrati, tecnici). Il quarto elemento della teoria gramsciana della burocrazia ri iLLarda il processo attraverso il quale la burocrazia si configura come casta e concepisce se stessa come corpo separato Un fattore decisivo per la comprensione di questo processo sta nella osservazione gramsciana sulla parziale sovrapposizione del proble ma della burocrazia e della questione degli intellettuali. In effetti nella analisi degli intellettuali Gramsci individua le ragioni sia del loro costituirsi come gruppo sociale che del loro concepire se stessi come distaccati dalle classi e dai loro interessi:

Tale importanza attribuisce Gramsci a questo elemento della teoria che lo adopera come espressione sintetica del fenomeno bu rocratico:

E...] la burocrazia, cio la cristallizzazione del personale dirigente che esercita il potere coercitivo e che a un certo punto diventa casta. ((,
752)

Siccome queste arie categorie di intellettuali tradizionali sentono con spirito di corpo la loro ininterrotta continuit storica e la loro qua lifica scrive Gramsci cosi essi pongono se stessi come autonomi e indipendenti dal gruppo sociale dominante; questa auto-posizione non senza conseguenze nel campo ideologico e politico, conseguenze di vasta portata storica (tutta la filosofia idealista si pu facilmente con nettere con questa posizione assunta dal complesso sociale degli intel lettuali e si pu defl&re lespressione di questa utopia sociale per cui gli intellettuali si credono indipendenti, autonomi, rivestiti di carat teri loro propri ecc. [.1 (Q 1515)

,

In questi due brani Gramsci rileva lesistenza di un rapporto tra la posizione della burocrazia come categoria sociale separata e la concezione dello Stato come ente autonomo distaccato dalla vita delle classi. In tali condizioni lo spirito di Stato del quale la burocrazia il depositano, non consiste in un insieme di prin cipi etici che lo Stato pone come norma a Lutti i cittadini, e nep pure nellassunzione di punti di vista e criteri di carattere uni versale (il bene comune, il patriottismo ecc. ma invece nel ce mento ideologico che rende omogenea e compatta la burocrazia stessa, cio una ideologia particolare (di gruppo) che razionalizza a posizione da essa detenuta. In questo modo lo spirito statale 1 espresso dalla burocrazia non consiste nella assunzione dei fini ge nerali da parte di funzionari statali (come riteneva Hegel), ma nel proporre i propri fini di gruppo come f]ni generali della col lettivit. Ecco perch il potere governativo appare come corpo separato, ed ecco perch lo Stato era concepito come qualcosa di astratto dalla collettivit dei cittadini, come un padre eterno che avrebbe pensato a tutto, provveduto a tutto ecc.; da ci la assenza di una democrazia reale, di una reale volont collettiva nazionale e quindi, in questa passivit dei singoli, la necessit di un dispo tismo pid o meno larvato della burocrazia (Q, 750-1).

Pi specificamente sulla burocrazia: E...] il gruppo portatore delle nuove idee non il gruppo economico, ma il ceto degli intellettuali, e la concezione dello Stato di cui fa la propa ganda, muta daspetto: esso concepito come una cosa a s, come un assoluto razionale. La questione pu essere impostata cosf: essendo lo Stato la forma concreta di un mondo produttivo ed essendo gli intellet tuali lelemento sociale da cui si trae il personale governativo, proprio dellintellettuale non ancorato fortemente a un forte gruppo economico, di presentare lo Stato come un assoluto: cosf concepita come assoluta e preminente la stessa funzione degli intellettuali, razionalizzata astrat tamente la loro esistenza e la loro dignit storica. Questo motivo ba silare per comprendere storicamente lidealismo filosofico moderno ed connesso al modo di formazione degli Stati moderni nellEuropa conti nentale come reazione-superamento nazionale della Rivoluzione fran cese che con Napoleone tendeva a stabilire una egemonia permanente. (Q. 1360-1)

Questo elemento della teoria della burocrazia costruito da Gramsci in diretto riferimento allanalisi hegeliana della burocrazia dei Lineamenti della filosofia dcl diritto. ( da osservare che Gramsci non conosceva, perch ancora medita, la interpretazione e la critica del testo di hegel sviluppata da Marx nella Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico. Questo signific un rapporto diretto, senza mediazioni, con lanalisi hegeliana). Hegel affronta la questione della sussunzione dei particolari interessi della societ civile nella sfera delluniversale in s e per s dello Stato in quanto compiuto e funzione della burocra zia, particolarmente nei paragrafi 287 e 289. Nel primo scrive:
,

Questo compito della sussunzione in generale comprende in s il potere goveHratiuo, in cui sono parimenti compresi il potere giudiziario 110

111

e quello di polizia, che, piii direttamente, hanno rapporto con la parti colarit della societ civile e fanno valere in questi fini linteresse ge nerale.

E nel secondo:
Il mantener fermo linteresse generale dello Stato e la legalit in questi diritti particolari, e il ricondurre i medesimi a quello, esige una cura da parte dei delegati del potere governativo, dei funzionari statali esecutivi e delle superiori autorit consulenti in quanto costituite col legjalmente E...] Come la societ civile il campo di battaglia dellinte resse privato individuale di tutti contro tutti, cosf qui ha la sua sede il conflitto del medesimo con i comuni affari particolari, e di questi insieme a quello contro i piii alti punti di vista e ordinamenti dello Stato. Lo spirito corporativo, che si genera nel diritto delle sfere par ticolari, si converte in s stesso, ad un tempo, nello dello Stato, giacch esso ha nello Stato il mezzo di conservazione spirito dei fini particolari. Questo il segreto del patriottismo dei cittadini da cio essi conoscono lo Stato come loro sostanza, perch questo lato, che le loro sfere particolari, il loro diritto e la loro autorit, come ilconserva loro benessere. Nello spirito corporativo, poich esso contiene immediatamente il ra dicarsi del particolare nelluniversale, pertanto la profondit e la forza che lo Stato ha nel sentimento

Linterpretazione e la critica di Marx di queste analisi hegeliane danno la chiave per comprendere linsieme della teoria marxiana dello Stato. In un senso Marx realizza un superamento della con cezione hegeliana dello Stato, in quanto coglie il fatto che lo Stato non rappresenta astrattamente gli interessi generali, ma gli inte ressi particolari delle classi dominanti (riconoscendo un certo grado di universalit allazione di certe classi, nel momento in cui esse svolgono una funzione progressiva e rivoluzionaria); in un altro rimane al di sotto della analisi hegeliana, in quanto non coglie per intero la funzione sostanziale della burocrazia nello Stato. La radice di tale parzialit sembra risiedere nella troppo somma ria lettura che Marx fa dei brani sopra riportati; egli difatti nel commento ad essi riduce sia il concetto hegeliano di societ civile che quello di Stato:
Ci inizia Marx notevole: 1) per la definizione della societ civile come bellum omnium contra omnes; 2) perch legoismo privato svelato come il segreto del patriottismo dei cittadini e come la profondit e la forza dello Stato nel sentimento ; 3) perch il citta dino luomo dellinteresse particolare in Opposizione alluniversale, il membro della societ civile, considerato come individuo fisso men tre lo Stato si oppone egualmente in degli individui fissi ai citta dini .n Ivi, pp. 53-4. K. Marx, Critica della filosofia cit., p. 54.

Marx non vede che la societ civile per Hegel non soio la sfera dellinteresse privato individuale, ma anche la sfera dei Co muni interessi particolari, che quindi nellanalisi hegeliana la so ciet civile non sono solo i cittadini come soggetti economici pri vati, ma anche le corporazioni delle comunit e degli altri me stieri e stati come soggetti collettivi organizzati provvisti di una propria burocrazia particolare. Queste corporazioni e i loro propri funzionari. rientrano nella societ civile e restano fuori E...] dello Stato Due osservazioni ancora su questo punto. In primo luogo: la societ civile diviene in Marx la sfera delle attivit puramente economiche, laddove in Hegel essa includeva organizzazioni sociali, norme giuridiche, apparati burocratici, ecc. In secondo luogo: in Marx la lotta nella sfera econnmica, individuata come lotta tra classi, non trova momenti (li mediazione allinterno della sfera della societ civile ma soio nella sfera statale; in Hegel la lotta tra gli interessi opposti, individuata come conflitto tra singolo e tra cor porazioni (concezione piil primitiva in questo senso di quella marxiana), trova momenti di mediazione gi nella sfera della so ciet civile (concezione pi1 evoluta in questo senso di quella marxiana). Riguardo il concetto di Stato, Marx ripete la medesima opera zione di esclusione della burocrazia dal quadro dellanalisi. Egli non vede che la sfera dello Stato per Hegel non solo la sfera della empirica esistenza dei governanti, cio di determinati individui che si oppongono ad altri individui, in un astratto rapporto-oppo sizione tra Stato e cittadini, ma anche una concreta organizzazione lattivit della bu del potere, lorganizzazione delle autorit rocrazia. Dato che Marx attribuisce a 1-legel lesclusione della burocrazia sia dalla sfera della societ civile che dalla sfera dello Stato, inter preta la concezione hegeliana della burocrazia come se questa fosse fondata sulla separazione tra lo Stato e la societ civile:

Hegel parte dalla separazione dello Stato e della societ civile dei particolari interessi e dell universale che in s e per s e

senza dubbio fonda la burocrazia su questa separazione

E dato che Marx non saccorge che lanalisi hegeliana individua due concreti livelli di organizzazione burocratica (nella sfera della societ civile e nella sfera dello Stato), e che il rapporto tra lo Stato secondo Hegel lo specifico compito di e la societ civile

Ivi, p. 33. Ivi, p. 35. u Ivi, p. 58.

112

113

queste burocrazie, rivolge a Hegel la critica di aver lasciato a mez zaria la burocrazia, e di averne dato una rappresentazione specula tiva. E fa il verso a Hegel: Le corporazioni sono il materialismo della burocrazia, e la burocrazia lo spiritualismo delle corporazioni. La corporazione la burocrazia della societ civile; la burocrazia la corporazione dello Stato. In realt la burocrazia si contrappone perci come societ civile dello Stato allo Stato della societ civile alle corporazioni. L dove la burocra zia un nuovo principio, dove linteresse generale dello Stato comincia a diventare un interesse a parte e per un interesse reale essa lotta contro le corporazioni come ogni conseguenza lotta contro lesisten za dei suoi presupposti. Al contrario, tostoch la vita reale dello Stato si sveglia e la societ civile, mossa da proprio istinto razionale, si libera dalle corporazioni, la burocrazia cerca di restaurarle; ch appena cade lo Stato della societ civile cade la societ civile dello Stato Lo spiritualismo scompare assieme al materialismo, suo contrapposto. La conseguenza lotta per lesistenza dei suoi presupposti, tostoch un nuo vo principio lotta non contro tale esistenza, ma contro il principio di essa esistenza. Il medesimo spirito che crea, nella societ, la corpora zione, crea, nello Stato, la burocrazia
, , , .

sieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della societ, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita 39.

Cosicch solo alla fine del ragionamento Marx riconosce le buro crazie ;zella societ civile e nello Stato, ma nei termini dellattribu zione a Hegel di una analisi speculativa. Questa insufficienza della interpretazione e della critica di Marx del testo hegeliano non senza conseguenze. Essa in effetti alla base del modo in cui Marx imposta e risolve il probema dei rap porti tra economia e Stato e tra struttura e sovrastruttura Nella Prefazione a Per la critica delleconomia politica Marx parte proprio dal rapporto con Hegel:
.

Il primo lavoro intrapreso per sciogliere i dubbi che mi assalivano fu una revisione critica della filosofia del diritto di Hegel, lavoro di cui apparve lintroduzione nei Deutsch-franziisische Jahrbiicher pubblicati a Parigi nel 1844. La mia ricerca arriv alla conclusione che tanto i rap porti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi n per se stessi, n per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali della esistenza il cui complesso viene abbracciato da Hegel, seguendo lesem pio degli inglesi e dei francesi del secolo XVIII, sotto il termine di societ civile ; e che lanatomia della societ civile da cercare nella economia politica, E...] Il risultato generale al quale arrivai e che, una volta acquisito, mi servf da filo conduttore nei miei studi, pu essere brevemente formulato cos: nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volont, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. Lin38

Dal momento che Marx, sulla base di quella lettura di Hegel, ri duce la societ civile ai rapporti economici e toglie la burocrazia (e gli intellettuali) dalla societ civile e dallo Stato, egli perde la possibilit di individuare i rapporti concreti tra economia e Stato, struttura e sovrastruttura Tali rapporti sono in realt attuati da specifiche categorie sociali (la burocrazia, gli intellettuali), sicch, non individuate queste categorie nella loro propria funzione, questi rapporti concreti sfuggono allanalisi e vengono quindi concepiti in modo astratto attraverso concetti speculativi: determinazione, cor rispondenza, rispecchiamento, condizionamento, ecc. Una insufficien za nella analisi concreta della organizzazione sociale e statale porta Marx ad una formulazione teorica speculativa su questi problemi. Gramsci, a partire da una propria lettura critica di Hegel e da una interpretazione ed una critica di Marx, affronta questi problemi in modo diverso. Ci limitiamo ad accennare i tratti fondamentali della risposta gramsciana. Egli critica il carattere speculativo ( mi racolo superstizioso [Q, 1422]) dei rapporti tra struttura e sovrastruttura e tra societ civile e Stato, in quanto coglie la funzione di collegamento specificamente svolta dagli intellettuali ( funzionari della sovrastruttura ) e dalla burocrazia, e su que sta base definisce i rapporti tra struttura e sovrastruttura col concetto di blocco storico, blocco sociale tra classi organizzative delleconomia e gruppi dirigenti dello Stato cementato dalla atti vit delle diverse categorie intellettuali; e definisce i rapporti tra dirigenti e diretti sulla base del concetto di Stato come societ civile pi societ politica, organizzati dalla burocrazia. Ma Gramsci d anche una spiegazione delle posizioni assunte da Hegel e da Marx sul problema, inquadrandole storicamente. In uno dei primi paragrafi del Quaderno i intitolato Hegel e lassocia zionismo, scrive:
.

La dottrina di Hegel sui partiti e le associazioni come trama pri vata dello Stato. Essa deriv storicamente dalle esperienze politiche della Rivoluzione francese e doveva servire a dare una maggiore con cretezza al costituzionalismo. Governo col consenso dei governati, ma col consenso organizzato, non generico e vago quale si afferma nellistan te delle elezioni: lo Stato ha e domanda il consenso, ma anche educa questo consenso con le associazioni politiche e sindacali, che per sono organismi privati, lasciati alliniziativa privata della classe dirigente.

Ibid.

39

K. Marx,

Per la critica cit., pp. 4-5.

Ii I

1i

Hegel, in un ccrto senso, supera gi, coil, il puro costituzionalismo e teorizza lo Stato parlamentare col suo regime dei partiti. La sua conce zione dellassociazione non pu essere che ancora vaga e primitiva, tra il politico e leconomico, secondo lesperienza storica del tempo, che era molto ristretta e dava un solo esempio di organizzazione, quello corporativo (politica innestata nelleconomia). Marx non poteva avere esperienze storiche superiori a quelle di Hegel (almeno molto superiori), ma aveva il senso delle masse, per la sua at tivit giornalistica e agitatoria. Il concetto di Marx dellorganizzazione rimane ancora impigliato tra questi elementi: organizzazione di mestiere,

tadino, Gramsci fondava il divenire dello spirito di partito in spi rito statale sul fatto che nel partito che gli uomini ed i gruppi sociali acquistano una coscienza universale-nazionale (superando lo individualismo e linteresse economico-corporativo di gruppo, po nendosi fini generali); nel partito che si educano i dirigenti ed i funzionari statali; attraverso i partiti le classi divengono Stato.

clubs giacobini, cospirazioni segrete di piccoli gruppi, organizzazione (Q, 56-7)

giornalistica.

Gramsci sottolinea limportanza della analisi hegeliana della so ciet civile, che permette a Hegel di teorizzare lo Stato che orga nizza ed educa al consenso con le associazioni politiche e sindacali, oltrech coi propri mezzi. Ma insieme ne coglie la limitazione nel fatto che Hegel non poteva ancora avere lesperienza dei partiti di massa, che allorigine della critica della sociologia e della scienza della storia e della politica, come abbiamo visto. Neanche Marx ebbe tale esperienza, tuttavia rispetto a Hegel aveva in pi il senso delle masse ma in meno la comprensione della complessit della vita e dellorganizzazione statale. La critica di Gramsci a Marx su questo punto decisivo non si poteva finora cogliere, in quanto il passaggio che abbiamo citato era stato omesso nelle precedenti edizioni dei Quaderni. Questa osservazione storico-critica di Gramsci da collegare col problema della formazione dello spirito statale. Come gi abbiamo visto, per Hegel lo spirito statale ha origini nelle corporazioni ( lo spirito corporativo, che si genera nel diritto delle sfere parti colari, si converte in se stesso, ad un tempo, nello spirito dello Stato, giacch esso ha nello Stato il mezzo di conservazione dei fini particolari ). Gramsci sviluppa criticamente questo tema, ri tenendolo cruciale:

...] lo spirito di partito E...1 lelemento fondamentale dello spirito scrive nel paragrafo citato Machiavelli. Elementi di politica, e statale La dimostrazione che lo spirito di partito lelemento fon prosegue damentale dello spirito statale uno degli assunti pi6 cospicui da so stenere e di maggiore importanza. (Q, 1755)

--

Laddove hegel identifica la formazione dello spirito statale nelTe corporazioni, Gramsci la individua nei partiti politici, con ci cogliendo il passaggio storico a forme pi6 evolute di organiz zazione statale; non solo: laddove Hegel fondava il divenire dello spirito corporativo in spirito statale sul fatto che lo Stato garan tiva la realizzazione dei fini delle corporazioni e dei diritti del cit 116

Quinto elemento della teoria gramsciana della burocrazia il carattere storicamente determinato del problema della burocrazia, e quindi il rapporto tra le burocrazie moderne e la grande crisi Si pu dire che ogni forma di societ ha la sua impostazione o soluzione del problema della burocrazia, e una non pu essere uguale allaltra (Q, 974), scrive Gramsci a conclusione del paragra fo Sel/-government e hz;rocrazia, ove prende in esame il caso inglese in rapporto al francese e al tedesco. certo che ogni forma so ciale e statale ha avuto un suo problema dei fun7.ionari, un suo modo di impostarlo e risolverlo, un suo sistema di selezione, un suo tipo di funzionario da educare. Ricostruire lo svilgimento di tutti questi elementi di importanza capitale (Q, 1632) scrive ancora nei paragrafo Sulla burocrazia. Laffermazione del carattere storicamente determinato del problema della burocrazia non per Gramsci soltanto un richiamo metodologico generale, ma un ele mento della teoria della burocrazia al quale attribisce importanza capitale e questo perch in esso racchiusa la critica specifica a tutte le teorie che nella burocrazia vedono un tratto tipico di tutte le societ moderne, e su questo fondano una analisi socio logica generale ed astratta, non storica. (Si veda per tutti M. \Veber, che in Economia e societ alla analisi della burocrazia pre mette la seguente Osservazione preliminare. Abbiamo di propo sito preso le mosse dalla forma specificamente moderna di ammi nistrazione per poter in seguito raffrontare con essa in altre La storicit del problema della burocrazia porta Gramsci a prendere in esame lassetto delle burocrazie moderne nel contesto della grande crisi organica mondiale, in quanto tale crisi segna una riorganizzazione complessiva dei come abbiamo visto fe rapporti tra dirigenti e diretti. Nelle tre risposte alla crisi sul nomeno americano, fenomeno fascista, fenomeno stalinista terreno della riorganizzazione dello Stato, coglie limponente espan sione ed il predominio acquisito dalla burocrazia come indice del mancato superamento della crisi. In una serie di paragrafi esamina il processo storico che conduce alla crisi del modello di organizza zione degli Stati europei contemporanei. Gramsci prende le mosse dalla individuazione dcl progetto di
,

M. Weber,
p. 215,

Economia

socieflh,

Edizioni di Comunit, Milano 1961,

117

organizzazione dello Stato sviluppato dalla classe borghe se; nel pa ragrafo Lo Stato e la concezione del diritto scrive: La rivoluzione portata dalla classe borghese nella concezione del di ritto e quindi nella funzione dello Stato consiste special mente nella vo lont di conformismo (quindi eticit del diritto e dello Stato). Le classi dominanti preced enti erano essenz ialmen te conser vatrici nel senso che non tendevano ad elaborare un passaggio organi co dalle altre classi alla loro, ad allargare cio la loro sfera di classe tecnicamente e ideologi camen te: la concez ione di casta chiusa . La classe borghe se pone se stes sa come un organismo in continuo movim ento, capace di assorb ire tutta la societ, assimilandola al suo livello cultura le ed econom ico: tutta la funzione dello Stato trasformata: lo Stato diventa educatore ecc.

(Q,

937)

il progetto di organizzare i rapporti tra dirigen i ti e i diretti (la vita dello Stato) sulla base del consen so, cio sulla base della conformazione dei governati ai fini dei govern anti, che il senso proprio della aspirazione universalistica affidata allo Stato della classe borghe se. Questo progetto si strut tura in due elemen ti, il princip io di rappresentativit (come delega del potere) che si esprim e nel re gime parlamentare e dei partiti, e il princip io di compe tenza tecni ca che si esprime nel regime burocratico (nella divisio ne dei po teri dello Stato). Identificato il proget to, Grams ci prende in esame le condiz ioni della sua realizzazione e le sue limitaz ioni strut tural i, e dellor ga nizzazione statale che ne risulta fa la critica. Grams ci intend e il progetto della classe borghe se non come lideaz ione di un modello astratto di organizzazione della vita statale e la propos izione dei modi di attuarlo, ma come risultato dei conflit ti reali e risposta (iniziativa) alle condizioni date che gli ideologi razionalizzano e rendono sistematicamente coerenti nella teoria.

classi dalle quali risulta la conformazione di uno Stato che risente dellequilibrio instabile dei rapporti tra le classi, di uno Stato che contraddittorio in quanto risultante da una lotta. Pi precisamente: il conflitto tra rappresentanza politica e com petenza tecnica, tra regime parlamentare e regime burocratico, esprime il fatto che le categorie dintellettuali al diretto servizio dello Stato, specialmente burocrazia civile e militare, sono troppo legate alle vecchie classi dominanti, di modo che il progetto uni versalistico della borghesia sinfrange contro una burocrazia che diviene casta, stacca lo Stato dalla societ civile e lo assolutizza. La classe borghese non riesce a produrre a sufficienza i propri in tellettuali organici, non raggiunge la piena egemonia e deve ricor mediante com rere o alla violenza giacobina o alla utilizzazione degli intellettuali tradizionali; da questo risulta che promesso lo Stato borghese non pu poggiare sulla sola rappresentanza in quanto la sua attivit di educazione al consenso insufficiente e di e non riesce ad organizzare un conformismo di massa conseguenza la burocrazia (civile e militare) assolve sempre pi funzioni politiche ed occupa spazi crescenti nella vita dello Stato. La conclusione critica gramsciana viene di seguito nel medesimo paragrafo:

Importanza essenziale della divisione dei poteri per il liberalismo po litico ed economico: tutta lideologia liberale, con le sue forze e le sue debolezze, pu essere racchiusa nel principio della divisione dei poteri e appare quale sia la fonte della debolezza del liberalismo: la buro crazia, cio la cristallizzazione del personale dirigente che esercita il po tere coercitivo e che a un certo punto diventa casta. Onde la rivendi cazione popolare della eleggibilit di tutte le cariche, rivendicazione che estremo liberalismo e nel tempo stesso sua dissoluzione. (Q, 752)

La divisione dei poteri e tutta la discus sione avvenu ta per la sua rea li7zazione e la dogmatica giuridi ca nata dal suo avvent o, sono il risultato della lotta tra la societ civile e la societ politic a di un determinato periodo storico, con un certo equilibrio instabi le delle classi, determi nato dal fatto che certe categorie dintellettuali (al diretto servizio dello Stato, specialmente burocrazia civile e militar ati alle vecchie classi dominanti. (Q, 751) e) sono ancora troppo le scrive Gramsci iniziando il paragrafo Egemo nia (societ civile) e di visione dei poteri. La critica gramsciana allo Stato borghe se non consiste nellindividuare contrad dizion i astratte nel model lo di Sta to, e neanche nel contrapporre il model lo astratto alla sua realiz zazione concreta, hensf nellanalisi storico-critica della lotta tra le 118

Molto pi oltre, nel paragrafo Machiavelli. Lo Stato., Gramsci ri prende il problema:

...] quale fondamento hanno le accuse che si fanno al parlamentarismo e al regime dei partiti, che inseparabile dal parlamentariSmo? (fonda mento obbiettivo, sintende, cio legato al fatto che lesistenza dei Par lamenti, di per s, ostacola e ritarda lazione tecnica del governo). Che il regime rappresentativo possa politicamente dar noia alla burocrazia di carriera sintende; ma non questo il punto. Il punto se il regime rappresentativo e dei partiti invece di essere un meccanismo idoneo a scegliere funzionari eletti che integrino cd equilibrino i burocratici nominati, per impedire di pietrificarsi sia divenuto un inciampo e un meccanismo a rovescio e per ragioni. (Q, 1708)

Lo sviluppo storico di queste contraddizioni culmina nella crisi di rappresentanza e nella vittoria della burocrazia, processi

119

che significano la crisi storica dello Stato liberale. Questa crisi manifesta il fallimento del progetto statale della classe borghese, in quanto essa non riuscita a diventare classe generale che con forma a s le altre classi: Come avvenga un arresto e si ritorni alla concezione dello Stato come pura forza, ecc. La classe borghese saturata solo non si diffon de, ma si disgrega; non solo non assimila nuovi elementi, ma disassimila una parte di se stessa (o almeno le disassimilazioni sono enormemente pi numerose delle assimilazioni. (Q, 937)
: non

domandato o imposto con la forza il conscnso delle grandi masse (come la guerra) o perch vaste masse (specialmente di contadini e di piccoli borghesi intellettuali) sono passati di colpo dalla passivit politica a na certa attivit e pongono rivendicazioni che nel loro complesso di sorganico costituiscono una rivoluzione. Si parla di crisi di autorit e ci appunto la crisi di egemonia, o crisi dello Stato nel suo com plesso. (Q, 1603)

zazione statale) in Osservazione su alcuni aspetti della struttura dei


partiti politici nei periodi di crisi organica. A un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cio i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono pi riconosciuti come loro espres sione dalla loro classe o frazione di classe. (Q, 1602-3) Un primo elemento individuato da Gramsci che la crisi di rap presentanza si presenta innanzitutto come crisi dei partiti, cio dei canali in cui si esprime la rappresentanza e si organizza il consenso; ci vuol dire che non si tratta solo del fatto che le classi subordinate non si riconoscano nella data direzione statale, ma che le stesse classi dominanti percepiscono i propri organi par titici come inadeguati ai compiti che esse si pongono nel momento storico dato. Ci accade perch mentre le classi si evolvono, i par titi si cristallizzano chiudendosi in un processo di burocratizza rione. Prosegue Gramsci: Quando queste crisi si verificano, la situazione immediata diventa de licata e pericola, perch il campo aperto alle soluzioni di forza, allat tivit di potenze oscure rappresentate dagli uomini provvidenziali o Ca rismatici. Come si formano queste situazioni di contrasto tra rappresen tanti e rappresentati, che dal terreno dei partiti (organizzazioni di par tito in senso stretto, campo elettorale-parlamentare, organizzazione gior nalistica) si riflette in tutto lorganismo statale, rafforzando la posizione relativa del potere della burocrazia (civile e militare), dellalta finanza, della Chiesa e in generale di tutti gli organismi relativamente indi pendenti dalle fiuttuazioni dellopinione pubblica? In ogni paese il pro cesso diverso, sebbene il contenuto sia lo stesso. E il contenuto la crisi di egemonia della classe dirigente, che avviene o perch la classe dirigente ha fallito in qualche sua grande impresa politica per cui ha 120

In ci precisamente consiste la crisi organica. Gramsci spiega il rapporto tra la crisi dellorganizzazione sta tale rappresentativa e il predominio della burocrazia (nellorganiz

in questo passo la formulazione pi compiuta del processo, che vede insieme il fallimento del progetto universalistico della classe borghese che si esprime nella perdita dellegemonia, lo svi luppo dellautonomia ideologica delle classi subordinate che si espri me nellavvento dei partiti di massa e il raflorzamento della buro crazia come stabilizzazione dei rapporti di dominio tra le classi. Elemento caratterizzante di questo periodo storico il rapporto tra la grande guerra e la mobilitazione e lorganizzazione di grandi masse, che in precedenza abbiamo analizzato. Gramsci prosegue:

La crisi crea situazioni immediate pericolose, perch i diversi strati della popolazione non possiedono la stessa capacit di orientarsi rapida mente e di riorganizzarsi con lo stesso ritmo. La classe tradizionale di rigente. che ha un numeroso personale addestrato, muta uomini e pro grammi e riassorbe il controllo che le andava sfuggendo con una celerit maggiore di quanto avvenga nelle classi subalterne; fa magari dei sacri flzi. si espone a un avvenire oscuro con promesse demagogiche. ma mantiene il potere, lo rafforza per il momento e se ne serve per schiac ciare lavversario e disperderne il personale di direzione, che non pu essere: molto numeroso e molto addestrato. Il passaggio delle truppe di molti partiti sotto la bandiera di un partito unico clic meglio rappre senta e riassume i bisogni dellintera classe un fenomeno organico e normale, anche se il suo ritmo sia rapidissimo e quasi fulmineo in con fronto di tempi tranquilli: rappresenta la fusione di un intero gruppo sociale sotto ununica direzione ritenuta sola capace di risolvere un pro blema dominante esistenziale e allontanare un pericolo mortale. Quando la crisi non trova questa soluzione organica, ma quella del capo carisma tico, significa che esiste un equilibrio statico (i cui fattori possono es sere disparati, ma in cui prevale limmaturit delle forze progressive) che nessun gruppo, n quello conservativo n quello progressivo, ha la forza necessaria alla vittoria e che anche il gruppo conservativo ha bi sogno di un padrone (cfr. 1118 brumaio di Luigi Napoleone). (Q, 1603-4)

Nella situazione di una crisi di rappresentanza il problema im mediato della classe dominante quello di evitare la propria di sgregazione e di riorganizzarsi come classe dominante; essa prende atto della sua crisi di egemonia e non in condizione di perse guire il progetto di conformare a s le altre classi, non utilizza pi il regime rappresentativo cd i partiti come organizzazioni volte

12l

alla costruzione del consenso. Essa si unifica e si riorganizza in torno alla burocrazia (civile e militare) che emerge come il par tito unico il solo in condizione di assolvere i nuovi compiti della classe dominante. Si configura il predominio organico del regime burocratico. Questo predominio, come di seguito rileva Gramsci, non si manifesta solo nello Stato (il partito della classe dominante), ma coinvolgc anche le organizzazioni sociali, i partiti, le istituzioni cul turali (anche quelle delle classi subordinate, anche laddove diven tarono Stato):
,

Questo ordine di fenomeni connesso a una delle quistioni piii im portanti che riguardano il partito politico, e cio alla capacit del partito di reagire contro lo spirito di consuetudine, contro le tendenze a mum mificarsi e a diventare anacronistico. I partiti nascono e si costituiscono in organizzazione per dirigere le situazioni in momenti storicamente vi tali per le loro classi; ma non sempre essi sanno adattarsi ai nuovi com piti e alle nuove epoche, non sempre sanno svilupparsi secondo che si sviluppano i rapporti complessivi di forza (e quindi posizione relativa delle loro classi) nel paese determinato o nel campo internazionale. Nellanalizzare questi sviluppi dei partiti occorre distinguere: il gruppo sociale; la massa di partito; la burocrazia e lo Stato maggiore del par tito. La burocrazia la forza consuetudinaria e conservatrice pi peri colosa; se essa finisce col costituire un corpo solidale, che sta a s e si sente indipendente dalla massa, il partito finisce col diventare ana cronistico, e nei momenti di crisi acuta viene svuotato del suo con tenuto sociale e rimane come campato in aria. (Q, 1604)
:

La burocratizzazione nei partiti Gramsci la coglie anche a par tire dalla individuazione dei compiti che si pongono le classi nel loro sviluppo. I partiti nascono per dirigere, per organizzare la espansione delle classi e realizzarne il progetto di universalizza zione; ma allorch esse non riescono a costruire legemonia o sono costrette a posizioni difensive, la burocrazia di partito, che assolve funzioni di dominio interno, prende il sopravvento con la conse guente separazione del partito dalla classe, lo rende anacronistico, politicamente settario e teoricamente dogmatico.

Di questo processo di burocratizzazione dello Stato e dei partiti Gramsci, in Passato e presente. Agitazione e propaganda, d una analisi specifica riferita al caso italiano; la riportiamo per intero anche perch essa approfondisce e precisa alcuni concetti prima esposti. La debolezza dei partiti politici italiani in tutto il loro periodo di at tivit, dal Risorgimento in poi (eccettuato in parte il partito nazionali122

sta) consistita in quello che si potrebbe chiamare uno squilibrio tra lagitazione e la propaganda, e che in altri termini si chiama mancanza di principii, opportunismo, mancanza di continuit organica, squilibrio tra tattica e strategia ecc. La causa principale di questo modo di es sere dei partiti da ricercare nella deliquescenza delle classi econo miche, nella gelatinosa struttura economica e sociale del paese, ma questa spiegazione alquanto fatalistict: infatti se vero che i partiti non sono che la nomenclatura delle classi, anche vero che i partiti non sono solo una espressione meccanica e passiva delle classi stesse, ma reagiscono energicamente su di esse pec svilupparle, assodarle, uni versalizzarle. Questo appunto non avvenuto in Italia, e la manifesta zione di questa omissione appunto questo squilibrio tra agitazione e propaganda o come altrimenti si voglia dire. Lo Stato-governo ha una certa responsabilit in questo stato di cose (si pu chiamare re sponsabilit in quanto ha impedito il rafforzamento dello Stato stesso, cio ha dimostrato che lo Stato-governo non era un fattore nazionale): il governo ha infatti operato come un partito si posto al disopra dei partiti non per armonizzarne gli interessi e lattivit nei quadri per manenti della vita e degli interessi statali nazionali, ma per disgre garli, per staccarli dalle grandi masse e avere una forza di senza par tito legati al governo con vincoli paternalistici di tipo bonapartistico cesareo cos occorre analizzare le cos dette dittature di Depretis, Crispi, Giolitti e il fenomeno parlamentare del trasformismo. Le classi esprimono i partiti, i partiti elaborano gli uomini di Stato e di go verno, i dirigenti della societ civile e della societ politica. Ci deve essere un certo rapporto utile e fruttuoso in queste manifestazioni e in queste funzioni. Non pu esserci elaborazione di dirigenti dove manca lattivit teorica, dottrinaria dei partiti, dove non sono sistema ticamente ricercate e studiate le ragioni di essere e di sviluppo della classe rappresentata. Quindi scarsit di uomini di Stato, di governo. miseria della vita parlamentare, facilit di disgregare i partiti. corrom pendone. assorbendone i pochi uomini indispensabili. Quindi miseria della vita culturale e angustia meschina dellalta cultura: invece della storia politica, la erudizione scarnita, invece della religione la supersti zione, invece dei libri e delle grandi riviste, il giornale quotidiano e il libello. Il giorno per giorno, con le sue faziosit e i suoi urti per sonalistici, invece della politica seria. Le universit, tutte le istituzioni che elaboravano le capacit intellettuali e tecniche, non permeate dalla vita dei partiti, dal realismo vivente della vita nazionale, formavano quadri nazionali apolitici con formazione mentale puramente rettorica, non nazionale. La burocrazia cosi si estraniava dal paese, e attraverso le posizioni amministrative, diventava un vero partito politico, il peg giore di tutti, perch la gerarchia burocratica sostituiva la gerarchia intellettuale e politica: la burocrazia diventava appunto il partito sta rale-bonapartistico. (Q, 386-8)
,

Il predominio della burocrazia il segno comune delle tre risposte che alla crisi furono date (americanismo, fascismo, stalinismo). Tali risposte non furono risolutive della crisi e laffermazione stessa

123

della burocrazia d la misura della stabilizzazione della crisi, in quanto segna la cristallizzazione dei rapporti tra diretti e dirigenti. Tuttavia, nella costruzione di quelle risposte alla crisi organica si produce un cambiamento nella struttura interna della burocra zia, fattosi necessario per il bisogno di organizzare e controllare processi di formazione dei comportamenti collettivi connessi ai nuovi metodi di produzione ed alla razionalizzazione del lavoro. Emerge una burocrazia tecuocrafice, portatrice di criteri tecnici di gestione pi conformi alle esigenze del processo di razionalizza zione, che si affianca prima e progressivamente si sostituisce poi alla burocrazia tradizionale; burocrazia tecnocratica non pi legata alle vecchie classi dominanti ma organica alle nuove. Questo processo analizza Gramsci nel primo paragrafo del Qua derno 12, intitolato Appunti e note sparse per un gruppo di saggi sulla storia degli intellettuali.

Nel mondo moderno, la categoria degli intellettuali, cosi intesa, si ampliata in modo inaudito. Sono state elaborate dal sistema sociale democratico-burocratico masse imponenti, non tutte giustificate dalle necessit sociali della produzione, anche se giustificate dalle necessit politiche del gruppo fondamentale dominante. (Q. 1520) Poco pi oltre puntualizza: I ...] nella civilt moderna tutte le attivit pratiche sono diventate cosf complesse e le scienze si sono talmente intrecciate alla vita che ogni attivit pratica tende a creare una scuola per i propri dirigenti e spe cialisti e quindi a creare un gruppo di intellettuali specialisti di grado pi elevato, che insegnino in queste scuole. E..l la crisi del program ma e dellorganizzazione scolastica, cio dellindirizzo generale di una politica di formazione cle moderni quadri intellettuali, in gran parte un aspetto e una complicazione della crisi organica pi comprensiva e generale. [.1 Lo sviluppo della base industriale sia in citt che in campagna aveva un crescente bisogno del nuovo tipo di intellettuale urbano [...] Si pu anche osservare che sempre pi gli organi delibe ranti tendono a distinguere la loro attivit in due aspetti organici quella deliberativa che loro essenziale e quella tecnico-culturale per cui le quistioni su cui occorre prendere risoluzioni sono prima esami nate da esperti ed analizzate scientificamente. (Q, 1530-2)
,

corpi deliberanti, si crea un se preparano il materiale tecnico PCIcondo corpo di funzionari, pi o meno volontari e disinteressati. questo scelti volta a volta nellindustria, nella banca, nella finanza. tino dei meccanismi attraverso cui la burocrazia di carriera aveva finito col controllare i regimi democratici e i parlamenti; ora il meccanismo si va estendendo organicamente ed assorbe nel suo circolo i grandi specialisti dellattivit pratica privata, che cosi controlla e regimi e burocrazia. Poich si tratta di uno sviluppo organico necessario che tende a integrare il personale specializzato nella tecnica con personale specializzato nelle quistioni concrete di amministrazione delle attivit pratiche essenziali delle grandi e complesse societ nazionali moderne, ogni tentativo di esorcizzare queste tendenze dallesterno, non produce altro risultato che prediche moralistiche e gemiti retorici, E...] Il tipo tradizionale del dirigente politico, preparato solo per le attivit giuri dico-formali, diventa anacronistico e rappresenta un pericolo per la vita statale. (Q, 1332) Questo passaggio dalla burocrazia tradizionale alla burocrazia tecnocratica, se da una parte deriva dalle esigenze della razionaliz zazione della produzione e del lavoro, costituisce un mutamento complessivo nei rapporti tra dirigenti e diretti. Si tratta del pas saggio dal modello liberale di organizzazione del regime rappresen tativo-burocratico al modello tecnocratico di organizzazione di un regime burocratico-rappresentativo, un regime cio in cui si tecni cizzano insieme i rapporti di rappresentanza e quelli burocratici; da ci risulta il predominio delle competenze tecniche (del mon do dei funzionari ) anche nel processo di rappresentanza e di for mazione del consenso, col loro conseguente svuotamento ideolo gico. Si costruisce il consenso non pi attraverso il discorso reto rico bensf tramite linduzione di stereotipi comportamentali che non evidenziano il contenuto ideologico del messaggio, utilizzando per ci le complesse tecniche della comunicazione di massa. La teoria gramsciana della burocrazia non si esaurisce nei ter mini generali considerati; essa si prolunga e si specifica nella teo ria del partito. Gramsci esamina il rapporto tra levoluzione dei partiti di massa ed i processi di burocratizzazione, tenendo doc chio particolarmente il problema del centralismo burocratico (in rapporto al pi generale fenomeno di centralizzazione della vita economica, istituzionale e culturale). Ma tale problematica costi tuisce piuttosto parte della teoria gramsciana del partito. E lana

Dalla individuazione delle condizioni sulle quali sorge lintellet tualit tecnica, delle esigenze pratiche nella produzione e nelle istituzioni che emergono nel processo di ammodernan-iento, Gramsci passa ad esaminare pi specificamente i mutamenti ri guardanti la burocrazia. Cosi prosegue:

lisi di questa teoria rimanda ancora alla concezione gramsciana della politica stessa, e del progetto di trasformazione complessiva del la societ umana che Gramsci, a conclusione del paragrafo Machia velli. Lo Stato, imposta con linterrogativo:

Questa attivit ha cercato gi tutto un corpo burocratico di una nuova struttura, poich oltre agli uffici specializzati di competenti che 124

da vedere se parlamentarismo e regime rappresentativo si identi ficano e se non sia possibile una diversa soluzione sia del parlamenta rismo che del regime burocratico, con un nuovo tipo di regime rap presentativo. (Q, 1708)

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La crisi organica e la sua stabilizzazione nel predominio della burocrazia sono le condizioni storico-politiche della costruzione del la scienza della storia e della politica, cio della iniziativa teorica che si propone di affrontare e di risolverle attraverso lavviamento di una nuova epoca politica. Per questo tali condizioni costituisco no i primi fondamentali problemi che questa scienza si pone; la teoria della crisi organica e la teoria della burocrazia sono quindi elementi costitutivi di questa scienza. Ma sono solo i suoi elementi introduttivi; essa dovr dispiegarsi nello studio di una vasta pro blematica. Pi concretamente, problemi da esaminare sono i se guenti. Un primo complesso di problemi riguarda la politica, ed include lanalisi storico-critica dello Stato e dei partiti, dei rapporti tra economia e politica, e la progettazione di una nuova razionalit storico-politica. Un secondo complesso di problemi riguarda la scienza, ed include lanalisi teoretica dei problemi dellastrazione, della misura, del superamento dello storicismo ecc., e lanalisi, in termini di storia della cultura, dei rapporti tra Marx, Lenin e Gramsci. Un terzo complesso di problemi riguarda i rapporti tra scienza e politica, ed include lesame dei rapporti tra teoria e pra tica, razionalit storico-politica e razionalit teorico-scientifica, strut tura e sovrastruttura sullo sfondo della successione delle tre fasi della vita dello Stato:
,

III. Note teoriche

Alla fase economico-corporativa, alla fase di lotta per legemonia nella societ civile, alla fase statale corrispondono attivit intellettuali deter minate che non si possono arbitrariamente improvvisare o anticipare. Nella fase della lotta per legemonia si sviluppa la scienza della politica; nella fase statale tutte le superstrutture devono svilupparsi, pena il dis solvimento dello Stato. (Q, 1493)

I. Lattualit di un sistema teorico fondamentalmente data dalla persistenza dei problemi che esso ha individuato e teorizzato, cio dal fatto che i problemi sui quali si struttura quella concezione teo rica permangono irrisolti o che a un certo punto si ripropongono. La continuit del processo storico e teorico da individuare nel fatto che restano decisivi determinati ordini di difficolt la cui so luzione incerta implica la possibilit di una altrnativa. Ora, lattribuzione di attualit al pensiero di un autore ci che ne giustifica la rilettura; ogni interpretazione contiene quindi, im plicitamente o esplicitamente, una determinata definizione di tale attualit. Il significato dellattualit dellopera di Antonio Gramsci stato colto, dalla linea interpretativa pi importante e nei vari momenti del suo sviluppo, in intima connessione con laffermazione della classicit della sua figura storica e del suo pensiero teoricopolitico. In una prima fase, dominata dalla figura di Palmiro Togliatti, il rapporto attualit-classicit costruito nella ricerca di una fondazio ne teorica di una determinata prassi politica. Come ha scritto E. J. Hobsbawm (DallItalia allEuropa, ne Il Contemporaneo , Rina scita, 1975, n. 30):

Gramsci diventa un classico del partito perch Togliatti e i suoi compagni lo considerano il fondamento teorico di una strategia di lotta e di una prospettiva di trasformazione socialista in Italia, che guida le attivit del partito. Ma, identificando Gramsci con la politica del par tito, lo hanno reso vulnerabile alle critiche rivolte a quesra politica.

Completamento funzionale alla definizione di Gramsci come clas sico del partito la proposta di Gramsci come classico nazionale italiano, in quanto erede e superatore dellalta cultura italiana. In una fase successiva, ancora in corso, si delinea una relazione

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meno diretta e pi problematica del pensiero di Gramsci con la po litica del Pci. Gramsci proposto come intellettuale marxista di primo piano del movimento operaio in Occidente; a partire da tale collocazione pi universale gli viene attribuita una generica classi cit, diviene un classico marxista. Lattualit del suo pensiero perci ricercata, come tendenzialmente in ogni classico, pi che nei risultati della sua riflessione nel metodo di questa. Questa interpretazione del rapporto tra attualit e classicit del lopera di Gramsci, Valentino Gerratana porta avanti nella Prefa zione alledizione critica dei Quaderni. I Quaderni sono una ri flessione approfondita della propria esperienza politica e culturale e la costruzione teorica di una complessa metodologia critica per aggredire attivamente i processi in atto nel mondo contemporaneo (A. Gramsci, Quaderni cit., p. xxxiv); questo privilegiamento del metodo in confronto ai risultati fondato su ci: che Gramsci In nessun momento [...] ritiene di aver raggiunto la forma definitiva dei saggi progettati: questi non saranno mai scritti, e rispetto ad essi tutte le note dei Quaderni, nelle diverse stesure rappresentano solo una raccolta di materiali preparatori > (ivi, p. xxvi). Ma, da chiedersi, non proprio il rifiuto di rinchiudersi in una forma de finitiva un elemento essenziale della stessa struttura della scienza gramsciana? Per spiegare il privilegiamento della elaborazione metodologica di Gramsci (alla quale viene riconosciuto il valore della classicit) ri spetto ai risultati concreti della sua ricerca storico-politica (di fronte ai quali formulato al di l del richiamo alla discrezio ne e alla cautela linvito a una lettura maggiormente responsa bilizzata, non limitata a una semplice ricezione passiva. Il che non vuol dire affatto una lettura aperta a qualsiasi possibilit dinter ri pretazione (ivi, p. xxxiv), Gerratana avanza largomento conosciuto valido dalla generalit degli interpreti di Gramsci delle limitazioni oggettive che 1 isolamento del carcere com port alla ricerca gramsciana. Continua difatti Gerratana:
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giato di osservazione della vita politica e statale in quella epoca. In effetti il carcere era una istituzione che esprimeva sintetica mente la situazione di sconfitta del movimento operaio, il momen to repressivo delle attivit statali, e una microorganizzazione so ciale totalitaria ; era cio una istituzione in cui si concentravano e annodavano un insieme di esperienze e contraddizioni caratteriz zanti unepoca storica.

Gramsci scriveva in unepoca di profonde trasformazioni, per lettori che avrebbero dovuto affrontare nuove esperienze e sarebbero stati in possesso di nuovi elementi di giudizio che egli, nellisolamento del car cere, poteva solo confusamente intravedere (ivi, p. xxxiv). Ora, giusto portare lattenzione sulla specificit delle condizioni e delle circostanze in cui i Quaderni furono stesi, ma non si pu estendere oltre certi limiti la portata esplicativa di tale situazione; ancora: la linea di ricerca sulla condizione carceraria dovrebbe por tare non solo alla individuazione del condizionamento tecnico e psicologico che lessere in carcere comportava ma soprattutto al ri levamento del fatto che il carcere rappresentava un luogo privile 128

TI. Pi che esaminare particolarmente le interpretazioni date, con ta qui osservare come generalmente siano articolate intorno alla proposta di un concetto o di un altro (societ civile, egemonia, moderno Principe, blocco storico, intellettuale organico, guerra di movimento e guerra di posizione ecc.) come centro organizzatore che permette di individuare la coerenza interna del pensiero gramsciano, dimodoch le interpretazioni si stratificano coincidendo raramente sul contenuto dei concetti e dando luogo a scarsi mo menti di intersecazione. Tuttavia possibile individuare alcune assunzioni generali co muni al grosso delle interpretazioni, che possono essere ricondotte schematicamente a una doppia coppia di questioni. Riguardo la identificazione delloggetto della investigazione di Gramsci, si soliti, ad esempio, affermare che Gramsci un teorico della so vrastruttura ed in particolare dei rapporti tra societ civile e societ politica, degli intellettuali come funzionari della sovrastruttura e delle ideologie in funzione dellegemonia. Questo oggetto teorico proprio dellanalisi gramsciana posto in relazione con una deter minata situazione storica: il capitalismo in Occidente, laddove lo Stato si mostrava pi sviluppato e complesso che nel tempo di Marx e nella Russia di Lenin; laddove il momento della direzione intellettuale e morale e gli stessi intellettuali avevano pi decisiva importanza, data la grande tradizione culturale e lo sviluppo dei materiali e della struttura ideologica. Sarebbe la specifica proble matica posta da quella situazione storica lelemento in grado di spiegare lorientamento dellopera di Gramsci, ed in particolare il fatto che il soggetto della sua scienza non sia stata leconomia (rispetto alla quale egli avrebbe considerato che lanalisi e la cri tica fossero gi compiutamente svolte ne Il Capitale), bensi la po litica e le espressioni ideologiche della cultura e dellarte. Cosi intesi loggetto e la problematica del pensiero gramsciano, si individua conseguentemente il livello di analisi nel quale si muo ve Gramsci come meno generale rispetto a quello in cui si pone Marx, e pi vicino ai bisogni della strategia politica. Gramsci avrebbe dato come gi acquisite le proposizioni generali del mate rialismo storico (rispetto alle quali la sua preoccupazione sarebbe

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stata quella di ricostruirle nella purezza originaria recuperandone la dialetticit antidogmatica), e la sua ricerca si muoverebbe sul piano della applicazione di questi criteri teorici e metodologici alle particolari condizioni storiche dellItalia. Da parte di altri stata proposta una interpretazione secondo la quale Gramsci svolgendo analisi storiografiche concrete (per esempio sul Risorgimento, sul Partito dazione, sulla formazione degli intellettuali italiani nel lAlto Medioevo, ecc.) utilizzava certe proprie categorie di scienza della politica (blocco storico, intellettuale organico, guerra di mo vimento e di posizione, ecc.) che posseggono una certa generalit. Concetti che, secondo alcuni, avrebbero una validit affine a quella delle categorie sociologiche; e che secondo altri invece devono es sere pensati subordinati alle pi generali categorie del materiali smo storico. Da questa identificazione del soggetto teorico e del livello di analisi si trae una interpretazione dei rapporti di Gramsci con Marx in termini di sviluppo accumulativo, dimpiego (e in certo modo di adattamento) del marxismo nellanalisi di nuove esperienze sto riche e di altre sfere della realt; ed insieme e a causa di ci una considerazione del pensiero gramsciano come frammento subor dinato del marxismo. (A questo riguardo sorge il problema del grado di coerenza del frammento subordinato rispetto al conte nente marxiano, e spesso si teorizza sulla contaminazione ideali stica derivata dallinflusso del Croce e del Gentile.) Con questa prospettiva siamo andati in un primo momento ai testi; ma presto si presentarono decisive difficolt di comprensione: le proposizioni gramsciane, di fronte allanalisi filologica, solo in parte potevano essere ricondotte a queste assunzioni interpretative. Dal momento che era manifestamente arbitrario attribuire a priori ai testi la responsabilit di ci che si mostrava come oscuro ed in coerente. non restava che riprendere la lettura in un esplicito rap porto di criticit nei confronti di quelle interpretazioni. La critica di esse progressivamente sviluppata nel corso dellesposizione. Occorre precisare che ci sono interpretazioni di Gramsci che non possono essere ricondotte a quella linea interpretativa prevalente, emerse nellarco degli ultimi dieci anni. Tra queste opportuno a questo punto considerare particolarmente quella di N. Badaloni che, nel suo saggio Il marxismo di Gramsci (Einaudi, Torino 1975), in dividua le insufficienze delle pi diffuse interpretazioni di Gramsci nei seguenti termini:
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che la stessa dittatura operaia assume nelle sue diverse fasi e pu assumere in paesi diversi Poi questo grande ed appassionante proble ma teorico si ridotto nella misura del filo rosso dellegemonia e, pi restrittivamente ancora, in quella di una particolare sensibilit che una certa accezione del leninismo ha dei problemi culturali e della que stione della soprastruttura. Indebolito il grande problema posto da To gliatti, tutto sembra convergere sulla questione dellinversione del rap porto di predominanza tra struttura e soprastruttura (p. 180).

Badaloni arriva alla critica a questa e altre precedenti interpre tazioni del pensiero di Gramsci per via della ricognizione delle fonti teoriche dalle quali Gramsci avrebbe preso le mosse per ri comporre lunit originaria del marxismo nelle concrete condizioni della transizione al socialismo. Per noi invece il riconoscimento dellinsufficienza di tali interpretazioni risultato di una specifica analisi filologica dei testi gramsciani. La diversit dellapproccio critico non senza conseguenze, sia in rapporto alla radicalit del la critica stessa, sia riguardo alla nova proposizione interpretativa che da quella critica emerge. Lapproccio e il percorso del saggio di Badaloni meritano alcune osservazioni. Una prima considerazione riguardo il metodo di comprensione di un autore attraverso lesame delle fonti del suo pensiero gi nei Quaderni:

Lo studio della cultura filosofica di un uomo come il fondatore della filosofia della praxis non solo interessante ma necessario purch tut tavia non si dimentichi che esso fa parte esclusivamente della ricostru zione della sua biografia intellettuale e che gli elementi di spinozismo, di feuerbachismo, di hegelismo, di materialismo francese, ecc., non sono per nulla parti essenziali della filosofia della praxis n questa si riduce a quelli, ma che ci che pi interessa appunto il superamento delle vecchie filosofie, la nuova sintesi o gli elementi di una nuova sintesi, i] nuovo modo di concepire la filosofia i cui elementi sono contenuti negli aforismi o dispersi negli scritti del fondatore della filosofia della praxis e che appunto bisogna sceverare e sviluppare coerentemente. In sede teorica la filosofia della praxis non si confonde e non si riduce a nes sunaltra filosofia: essa non solo originale in quanto supera le filosofie precedenti, ma specialmente in quanto apre una strada completamente nuova, cio rinnova da cima a fondo il modo di concepire la filosofia stessa (Q, 1436).

A me Sembra intanto che il non aver posto il problema della fusione delle fonti di Gramsci abbia indebolito la forza della sua analisi della societ occidentale. Perso lelemento della fusione di diverse esperienze storiche del marxismo, il pensiero di Gramsci ha avuto risonanza, so prattutto per merito di Togliatti, come punto di riferimento delle forme 1.30

Gramsci si riferisce a Marx; ma il medesimo criterio di analisi da adoperare nei confronti dello stesso Gramsci, come mostra linsieme della nostra ricerca. Oltre a ci occorre rilevare come la ricognizione che Badaloni fa delle fonti di Gramsci sia alquanto riduttiva, ci che lo conduce a limitare la portata critica del pensiero di Gramsci. Difatti Bada

i 3.1

ioni interpreta Gramsci nellorizzonte teorico definito da Labriola, Sorel, Croce e Gentile, e Lenin. La sua tesi che Gramsci, pren dendo criticamente le mosse da ci che questi diversi autori ave vano separato e considerato parzialmente del marxismo, io ricom pone in unit ad un livello pi avanzato, rimanendo interamente nella prospettiva aperta da Marx ed elaborando il pi efficace strumento antirevisionistico che il marxismo occidentale abbia for giato (p. 178). Per noi invece, come esplicitiamo progressiva mente attraverso lintera ricerca, il pensiero di Gramsci non si fa compiutamente comprensibile che in una prospettiva di storia della cultura decisamente pi ampia, che comprende la scienza della po litica da Ivlachiavelli a Hegel, leconomia politica e la sua critica, la sociologia da Corntc a Michels, le diverse tendenze del marxismo contemporaneo. Di questo vastissimo arco culturale Gramsci svol ge la critica, raccogliendo importanti elementi che subordino, non alla ricomposizione di ununit precedente ma alla costruzione di una propria e nuova razionalit teorico-scientifica, alla proposta della scienza (Iella storia e della politica. Veniamo di nuovo alla questione delle interpretazioni in gene rale. Lo studio di esse pu essere svolto analiticamente utilizzando lo schema dei problemi di cui ci siamo serviti per formulare una sintesi molto generale di interpretazioni diverse. Per -un tale stu dio comunque necessario considerare le interpretazioni date se condo una prospettiva teorica di storia della cultura. Si tratta di fare la storia delle interpretazioni in modo da evitare sia la clas sificazione di queste in fedeli e false, sia la concezione di un pro cesso cumulativo di appropriazione del pensiero di Gramsci. Fare questa storia comporta piuttosto ricostruire il rapporto delle suc cessive interpretazioni rilevando di volta in volta, insieme al modo in cui i testi vengono colti, il rapporto con le corrispondenti a livello nazionale e in fasi storiche del movimento operaio e i momenti della storia della cultura. ternazionale Allo stato attuale degli studi di storia della cultura contempora nea e di storia del movimento operaio tale ricostruzione soltanto agli inizi. Contributi allo studio storico-critico delle interpretazioni (da intendere queste a loro volta come proposizioni successive di rapporti determinati tra i testi di Gramsci, le esigenze politiche del momento e i dati rapporti culturali) si trovano in: E. Ragio nieri, Gramsci e il dibattito teorico ne? movimento operaio inter nazionale, in Gramsci e la cultura contemporanea, Atti del Conve gno del 1967, Editori Riuniti, Roma 1969, volume I, pp. 101-47; G. Amendola, Rileggendo Gramsci, in Prassi rivoluzionaria e sto ricismo in Gramsci, Quaderno di Critica marxista >, n. 3, 1967, pp. 208-30; L. Poggi, Introduzione a Antonio Gramsci e il moder no Principe. I, Editori Riuniti, Roma 1970, pp. VI1-LIV; V. Ger

ratana, La ricerca e il metodo, e E. J. Hobsbawm, DallItalia al lEuropa, entrambi in Il Contemporaneo , Rinascita n. 30, Una 1975, dedicato alledizione critica dei Quaderni; F. De Felice, nuova scienza della politica, recensione alledizione critica dei Qua derni ne lUnit , 25.9.1975, p. 3; G. C. Jocteau, Leggere Gramsci, Feltrinelli, Milano 1975.

III. Se tale fu la tendenza prevalente nel marxismo nel periodo tra le due guerre mondiali, contemporaneamente si svilupparono linee di interpretazione ed elaborazione marxiste che quella tendenza contrastavano. In Occidente tali elaborazioni, sviluppate da grandi intellettuali ed intorno a riviste e istituti di ricerca, non ebbero nellimmediato una grande rilevanza politica; ma a partire dal linsieme di questa produzione teorica che si rese possibile negli anni sessanta una rinascita del marxismo. Caratteristiche distintive di quella produzione teorica furono da una parte il prendere in con siderazione e il confrontarsi criticamente con le discipline sociali non marxiste (sociologia, economia, statistica, psicologia, psicoana lisi, linguistica, filosofia ecc.), dallaltra lanalizzare le trasformazioni in corso e le novit storiche dello sviluppo delle economie e degli Stati contemporanei. G. Lukks e K. Korsch pubblicano nel 1923 rispettivamente Sto ria e coscienza di classe e Marxismo e filosofia; ripensano il marxi con indirizzi diver smo specialmente nei suoi aspetti filosofici criticando io semplificazioni affermatisi nel periodo precedente, si tentando entrambi una critica della sociologia e proponendo nuovi rapporti con la cultura filosofica europea pi avanzata. Lukcs andr concentrando la sua ricerca in un settore della storia della cultura (estetica, critica letteraria), Korsch articoler la propria in pi di retto rapporto con i problemi politici del movimento operaio. NellIstituto per la ricerca sociale di Francoforte, diretto da M. 1Iorkheimer dagli inizi degli anni trenta e del quale facevano parte 11. Marcuse, T. W. Adorno, E. Fromm ed altri, si sviluppano origi nali versioni di una teoria critica della societ che si richiama aI pensiero di Marx. Distingue la produzione della Scuola di Fran coforte da una parte il confronto del marxismo con diversi orien specialmente la fenomenologia, la psicoanalisi, tamenti teorici dallaltra lanalisi di de l sociologia (in particolare M. Weber) i fenomeni terminati aspetti delle societ capitalistiche avanzate la dellalienazione delluomo, lautoritarismo, le istituzioni ecc. critica delle ideologie, la riflessione sui problemi della libert e dei rapporti tra le strutture e gli individui. Un certo sviluppo teorico del marxismo si produce anche in Francia, sulla base di un confronto critico con determinate disci

133 132

vane Mao Tse-tung nelle sue ricerche Analisi delle classi della so ciet Cinese (1926) e Rapporto dinchiesta sul movimento conta dino nello Fjunan (1927) e nelle sue riflessioni sul marxismo nel lepoca di Yenan (1937-1945 circa).

ove svolge una riflessione critica sui problemi della costruzione del lo Stato sovietico e della cultura; da L. Trotskij, che negli anni del suo esilio svolge una intensa attivit teorica intorno ai temi della storia della rivoluzione russa, della struttura economica e di po tere dello Stato sovietico e della lotta di classe in Europa; dal gio

NellAmerica Latina il peruviano J. C. Maritegui nel suo lavoro Sette saggi di interpretazio,je della realt peruviana (1928) svolge una originale analisi marxista sulla struttura sociale, sulla storia e sulla cultura nazionale. Sviluppi nuovi della cultura e del pensiero marxista nel periodo considerato, progressivamet influenti in Occidente, furono dati specialmente da V. I. Lenin, in particolare nei suoi ultimi scritti

pline scientifiche quali la psicologia, la linguistica, la biologia. Da segnalare tra gli altri G. Politzer e il suo lavoro su Freud e Bergson (1928), M. Prenant (Biologie et marxisrne, 1935) e H. Wallon (De lacte la fJense, 1942). Nel campo della teoria economica i contributi marxisti di mag gior rilievo SOnO quelli del tedesco H. ann Grossm jo,ie umulaz (Lacc e la legge del crollo dei sistema capitalistico, 1929), dellinglese M. Dobb (Economia politica e capitalismo 1937 e Teoria economica e socialismo, 1923-54), del nordamericano P. M. Sweezv (La teoria dello sviluppo capitalistico, 1942). Un particolare sviluppo teorico-politico del marxismo dato dal gruppo dirigente del Partito comunista italiano durante il regime fascista, intorno alla rivista Lo Stato operaio . Indirizzo carat terizzante di questa elaborazione teorica era lesigenza della analisi differenziata della storia e della struttura sociale determinata (na zionale) come fondamento delliniziativa politica, e quindi in par ticolare lo studio delle radici sociali e dellideologia del fascismo.

indi Il primo grande lavoro in cui possibile cogliere questo che ha rizzo lAntidiihring (1878) di F. Engels. Questo libro, seconda svolto una funzione determinante nella formazione della Gramsci da generazione dei marxisti, considerato criticamente come un diretto antecedente del Saggio buchariniano:

ricercarsi nel Lorigine di molti spropositi contenuti nel Saggio da e, di elaborare lAntidiili ring e nel tentativo, troppo esteriore e formal di filosofia della un sistema di concetti, intorno al nucleo originario tezza. Invece praxis, che soddisfacesse il bisogno scolastico di compiu prese affer di fare lo sforzo di elaborare questo nucleo stesso, si sono state as mazioni gi in circolazione nel mondo della cultura e sono azioni che unte come omogenee a questo nucleo originario, afferm ro superiore. erano state gi criticate ed espulse da forme di pensie anche se non superiore alla filosofia della praxis. (Q, 17861

opportuno tuttavia rilevare come Engels, nella Prefazione alla tica del prima edizione dellopera, mostra una consapevolezza autocri tato forma risultato e spiega il fatto che lesposizione abbia acquis g in campi (li sistema in quanto ho dovuto seguire il sig. Diihrin che pu nei quali io posso muovermi tuttal pi con le pretese dellog avere un dilettante >, ed ancora che proprio la natura critica ad getto stesso [il sistema di Dtihringl ha costretto la uto scien unampiezza che assolutamente sproporzionata al conten ni Rinasci tifico di questo oggetto > (F. Engels, Antidiihring, Edizio ta, Roma 1956, pp. 10-11). nov con i Pro Un secondo tentativo fu compiuto da G. Plekha one filosofica blemi fondamentali del marxismo (1908), manualizzazi Internazionale. del marxismo che diviene un classico della 11 Gramsci ne svolge la critica in questi termini:

TV. l.a tendenza deteriore del marxismo ha avuto uno svi luppo storico molto complesso; essa si manifestata in differenti tipi di produzione intellettuale e nei vari campi della conoscenza (filosofia, storia, economia, biologia, psicologia ecc.). La sua storia da farsi; tuttavia la traccia del suo percorso fondamentale si pu cogliere in una sua espressione particolare e caratteristica: la pro pensione alla manualizzazione, alla composizione di sintesi sistema tiche convergenti alla forma1izzazioie scolastica del pensiero marxi sta come un tutto compiuto pronto per la sua diffusione e applica zione.

in due cor La tendenza dominante [nel marxismo I si manifestata sentata da Ple renti principali: 1) Quella cosidetta ortodossa, rappre nonostante le sue khanov (cfr. I Problemi fondamentali) che in realt, e. Non stato affermazioni in contrario, ricade nel materialismo volgar ro del fondatore bene impostato il problema delle origini del pensie cultura filosofica della filosofia della prassi: uno studio accurato della cui egli si form di del Marx (e dellambiente filosofico generale in come premessa rettamente e indirettamente) certo necessario, ma e originale filo allo studio, ben pi importante, della sua propria cultura sua per sofia, che non pu esaurirsi in alcune fonti o nella sua attivit crea occorre, prima di tutto, tener conto della sonale del Pie parte trice e costruttrice. Il modo di porre il problema da e mostra le khanov tipicamente proprio del metodo positivistico sue scarse facolt speculative e storiografiche. (Q, 1508)
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(1921), il terzo tentativo importante il Manuale di N. Bucharin o nel Pcus e che diviene un punto di riferimento teorico decisiv

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nella prima fase della III Internazionale. Limportanza negativa di questa opera sta nel fatto che rappresenta la cristallizzazione della tendenza deteriore proprio nel momento in cui si organizza il primo Stato socialista che si eleva a guida del movimento comunista mondiale e modello di costruzione del socialismo. La gravit di tale deterioramento della teoria in rapporto al momento cruciale nel quale si produce, poich dal momento in cui un gruppo subal terno diventa realmente autonomo ed egernone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente lesigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cio un nuovo tipo di societ e quindi lesigenza di elaborare i concetti pii.i universali, le armi ideologiche pi6 raffinate e decisive. E...] Si pu cosf porre la lotta per una cultura superiore autonoma . (Q, 1508-9) Infine abbiamo, di G. Stalin, Il materialismo dialettico e il mate rialismo storico (1938), esposizione sistematica di ci chegli ritiene i tratti fondamentali del materialismo dialettico e storico , ope ra che per tutta la seconda fase della III Internazionale ha rap presentato E...] linsuperabile modello dellelaborazione filosofica e sociologica nellURss (P. Vranicki, Storia del marxismo, Editori Riuniti, Roma 1973, volume TI, p. 166). Questo scritto di Stalin impoverisce il marxismo a un punto tale che la teoria originale di Marx non riconoscibile; eppure questa opera un elemento fon damentale della cultura marxista, in quanto insieme alle Que stioni del leninismo (1926) costituf per tutta unepoca il prisma attraverso cui furono interpretate le opere di Marx e di Lenin. Seguir, fino ad oggi, la moltiplicazione di manuali che riprodu cono, con minore o maggiore dogmatismo, i tratti decisivi della tendenza, con laggravante della frammentazione disciplinare (ma nuali di filosofia, economia, sociologia, socialismo scientifico, storia. materialismo storico ecc.) in funzione di una organizzazione scolare dellinsegnamento del marxismo.

sciuto controllo delluomo sulla natura attraverso la scienza, il raf forzarsi ed espandersi della classe borghese e lesperienza del fal limento dei tentativi di riformare luomo e la societ a partire dalle istituzioni politiche. Fenomeni che stanno alla base della so stituzione del concetto di Stato con quello di societ in quan to portano a ricercare quali siano i rapporti sociali che veramente contano, quei rapporti sociali, cio, i quali, essendo retti da leggi inaccessibili allattivit volontaria degli uomini, in qualsiasi posi zione di potere questi si trovino, finiscono inevitabilmente per dare scacco a tutte le buone intenzioni di modificarli e regolarli pro grammaticamente. In altre parole, compito dei nuovi scienziati di venta quello di scoprire rapporti piil duraturi e phl forti dellarbi trio mutevole dei politici; di scoprire cio la necessit sociale [...] cosf che i rapporti che caratterizzano la societ civile diventano i rapporti cosiddetti strutturali, cio quelli retti da leggi che si possono conoscere ma non modificare ad arbitrio, e dai quali gli altri rapporti sociali pni effimeri potranno venir dedotti (pp. 6 12-3).

Vero specifica ancora che la scienza borghese per eccellenza non la sociologia, ma leconomia E...] Ma chiaro che anche la so ciologia in rapporto con il formarsi della nuova classe. Questo rap porto per non diretto. E...] Dovendole cio trovare delle precise radici sociali converr partire dallipotesi che essa espressione di rap porti tra gruppi intellettuali e potere, piuttosto che partire dallipotesi che essa sia espressione degli interessi della nuova classe dominante (p. 612).

V. Il problema della individuazione delle origini storiche e teo riche della sociologia stato affrontato da A. Pizzorno in uno sti molante saggio intitolato Il pensiero sociologico (in Storia delle idee politiche economiche e sociali, collana diretta da L. Firpo, UTET, Torino 1973, vol. VI). Egli indica in A. Comte e K. Marx i veri padri fondatori della nuova scienza in quanto in entrambi la categoria societ viene trattata in maniera autonoma e siste matica, distinguendosi specificamente dalla categoria fondamentale per il pensiero politico, quella di Stato (pp. 609-10). Tra le con dizioni che stanno alla base del configurarsi del concetto di societ e quindi del suo divenire oggetto della sociologia, Pizzorno pone il progresso tecnico e laccrescersi delle ricchezze materiali, laccre

Nellanalisi di Pizzorno ci sembra che osservazioni penetranti e validesimpiglino in una confusa prospettiva di storia della cultura. Egli osserva che la sociologia emerge dalla crisi della vecchia scien za politica e del modo di fare politica corrispondente, e che essa mostra di differenziarsi nel porre come proprio oggetto la societ anzich lo Stato Ci che gli sfugge che alla radice ditale dif ferenziazione non sta leterogeneit delloggetto teorico, bens una lorganizzazione dei rapporti tra medesima problematica politica in due diverse governanti e governati, cio delle attivit statali fasi dello sviluppo degli Stati nazionali, in due distinte epoche po litiche. Questo precisamente ci che gli impedisce di cogliere i rapporti in cui stanno leconomia politica, la scienza politica, Hegel, Comte, il marxismo e la sociologia. Nel fare storia delle idee e delle discipline solitamente si pro cede alla ricerca dei rapporti tra le concezioni teoriche e gli in teressi sociali o di classe che ne costituiscono la base, mancando con ci la comprensione del fatto che le concezioni del mondo, le teorie e le discipline si spiegano fondamentalmente in rapporto alla
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vita dello Stato, cio ai progetti e alle attivit politiche dei grari aggruppamenti sociali. (Si potrebbe dire che i rapporti tra classi sociali e idee sono mediati dalla politica e dallo Stato.) Connessa a questo errore la dimenticanza del fatto che formandosi gli Stati moderni come Stati nazionali ci comporta lo sviluppo differenziato nazionale di concezioni e teorie che hanno contenuti fondamentali comuni, in quanto si formano nel terreno di una stessa cultura e affrontano gruppi di problemi affini relativi allo sviluppo di orno loghe fasi nella vita dello Stato. Da questo punto di vista perdono significato sia la distinzione classista delle concezioni teoriche e delle scienze che quella disciplinare ; entrambi vanno reinter pretate, in quanto le differenziazioni classiste corrispondono in realt a progetti politici di diversi blocchi sociali complessi, e le differenziazioni disciplinari hanno alla propria origine linguaggi e tradizioni culturali nazionali differenti. (Riguardo a questo proble ma di grande importanza sono le note grarnsciane sulla traduci bilit reciproca dei linguaggi scientifici , nelle quali pone in rap porto la filosofia classica tedesca, leconomia politica inglese e il pensiero politico francese.) Acquistano invece un valore essenziale le distinzioni realizzate secondo il criterio della cor in termini di storia della cultura rispondenza tra sviluppo delle idee e fasi di formazioni e sviluppo dello Stato. Molto schematicamente: nei periodi di formazione dei moderni Stati nazionali sorsero un insieme di scienze politiche quali la filosofia della storia e del diritto e la scienza dello Stato di Hegel, leconomia nolitica di Smith e Ricardo, la filosofia politica di Hob bes, la scienza politica di Montesquieau, la scienza della politica di Machiavelli. In una prima fase di disgregazione e di lotta per la egemonia allinterno di quegli Stati sorgono il pensiero socialista, la filosofia positiva di Comte, il materialismo storico e la critica delleconomia politica di Marx. Nella fase dello Stato della crisi or ganica troviamo le sociologie. Per una nuova epoca politica Gramsci pone i fondamenti di una nuova scienza, la scienza della storia e della politica.

VI. Il problema della legalit storica stato uno dei problemi nodali nella vicenda del movimento operaio internazionale, special mente nella fase della Seconda Internazionale, ed intorno ad esso simperniano le discussioni politiche fondamentali radicalizzatesi fino alla divisione del movimento. (Da notare che anche oggi il dibattito internazionale tra i partiti comunisti pone al centro la questione delle leggi oggettive universali della transizione e della costru zione del socialismo). stato cosi non solo in quanto dal modo in e quindi il passaggio al socialicui sintenda Io sviluppo storico

smo dipende lelaborazione della strategia e il modo in cui i partiti si definiscono e si organizzano, ma anche in quanto il con cetto di legalit storica stato sempre posto a fondamento della possibilit di costruire una scienza della storia e della societ, e quindi della possibilit di fare una politica scientifica, e dello stesso socialismo scientifico In effetti nella cultura marxista si va af fermando una tendenza che fissa un rapporto logico necessario tra le affermazioni che la storia si svolge secondo leggi oggettive, che compito della scienza lindividuazione di queste leggi e la loro ap plicazione allanalisi dei processi concreti, e che funzione del par tito appropriarsi di questa scienza e guidare le masse in confor mit a tali leggi. E utile considerare le posizioni espresse dai mag giori protagonisti di tale dibattito, quali furono certamente K. Kautsky, E. Bernstein, R. Luxemburg e V. Lenin. Tutti condividono il concetto della storia soggetta a leggi; ci che li differenzia il modo in cui ne definiscono il rapporto con la scienza e con la po litica, il che comporta lattribuzione di significati diversi alla le galit stessa. Segno distintivo del pensiero di K. Kautskv, pervenuto alla conce zione materialistica della storia e della scienza fondamentalmente at traverso la lettura dellOrigine delle specie di C. Darwin e dellAnti diihring di F. Engels. la decisa accentuazione del determinismo eco nomico e del carattere legale del processo storico. E questo lelemen to che non muta nel suo percorso dalle posizioni ortodosse a quelle revisioniste ; anzi in questo da ricercare la chiave del passaggio dalle une alle altre; mentre da ortodosso sostiene la via rivolu zionaria al socialismo e critica i revisionisti in base alla legge che individua nellacutizzazione delle contraddizioni oggettive del capi talismo la via al socialismo, da revisionista affida la venuta del socialismo allo sviluppo naturale del capitalismo secondo le sue proprie leggi. E sempre sulla base dellanalisi delle leggi e dei mec canismi propri del capitalismo che egli dapprima ritiene imminente la rivoluzione, e conseguentemente la necessit di prepararsi ad essa, ed in seguito sostiene che occorre attendere in modo piut tosto passivo lavvento del socialismo, in quanto esso risulter me luttabilmente dallo sviluppo contraddittorio del capitalismo. Il rap rorto tra leggi, scienza e partito in Kautskv colto da M. L. Sai sadori nei seguenti termini: Lazione concreta della socialdemo crazia assumeva [...] il carattere di adempimento ad un dettato prefissato dalle leggi dellevoluzione storica; la scienza marxista ne diventava lo specchio razionalmente disposto; mentre lorganiz zazione politica e il movimento pratico diventavano lo strumento per lattauzione delle tendenze oggettive rispecchiate dalle leggi scientifiche . [La concezione del processo rivoluzionario in Karl Kautskv (1891-1 922), in Storia del marxismo contemporaneo, An.

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nali dellIstituto Giangiacomo Feltrinelli,. Milano 1973, p. 30]. La biografia intellettuale di Kautsky illustra in modo paradigmatico come la concezione legalitaria della storia conduco alla subordina zione teorica e politica. Il revisionismo di E. Bernstein ha una struttura logica diversa e in certo modo opposta a quello di Kautsky. Bernstein ridimen siona il determinismo economico, in quanto la societ moderna molto pi ricca di ideologia non determinata dalleconomia E...] il grado di sviluppo economico oggi raggiunto lascia ai fattori ideo logici, e specialmente a quelli etici, unautonomia molto pi ampia che nel passato (t presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia, Laterza, Bari 1974, p. 38), e limita il campo di validit delle leggi in quanto distingue nella storia due componenti diverse: un ambito ragolato secondo leggi oggettive e necessarie cci un altro che rimane indeterminato e incalcolabile . quello dato dalloperare della volont. Egli per possiede un concetto di scienza come conoscenza di ci che secondo leggi (quindi sostan zialmente medesimo a quello kautskyano), col risultato che il ter reno su cui opera la scienza ridotto allo studio delle condizioni regolari del processo storico, ed esclude le attivit che dipendono dalla volont. Conseguenza di ci che non si pu prevedere scientiflcamente lavvento del socialismo anche se si pu dimo strare la desiderabilit, la possibilit e la probabilit. Quando in una teoria si introduce la nostra volont, tale teoria cessa di es sere scienza pura. (citato da Vernon L. Lidtke, Le premesse teo riche dcl socialismo in .Bernstein, in Storia del marxismo contem p)rlneo cii., p. 153. Da E. Bernstein, [dealismus, Kampftheo .V/issenschaft, in Sozialistische lvlonatshefte , agosto 1901, ne mie! 1 a. V, o. 8, pp. 602-3). Una scienza ge;,erale della storia non pos sibile poich il dato della volont umana esclude la possibilit di predeterminare scientificamente su basi generali gli sviluppi sto rici. E...] E parimenti ogni predizione storica conterr sempre un elemento ipotetico, perch in tutte le forze storiche calcolabili la volont degli uomini irstroduce un elemento incalcolabile. (ivi, da E. Bernstein, Der Kernpunkt des Streiies. Ein Schlusswort zur ie ist wissenschaftlicher Soziaiismus iniiglich?, in Sozia 7 Frage: X listische Monatshefte , ottobre 1901, a. V, n. 10, p. 783). Una scienza della politica non possibile, essendo la politica il terreno dellazione della volont organizzata, anche se Per giungere alle mete volute esso [il socialismo] ha bisogno di assumere come filo conduttore la conoscenza scientifica delle forze e dei rapporti esi stenti allinterno dellorganismo sociale, nonch delle cause e degli effetti nella vita della societ. (ivi, p. 135. Da E. Bernstein, Wie ist wissenscha/tlicher Sozialismus miiglich?, Berlin 1901, p. 33). in questo contesto Bernstein stabilisce una relativa separazione tra

scienza e partito, in quanto lazione del partito solo in parte gui data dalla conoscenza scientifica ed il partito stesso non oggetto di scienza. Liniziativa politica risulta in ogni momento dalla valu tazione empirica delle situazioni e dal giudizio etico sulle prospet tive possibili di sviluppo. Lazione del partito non perci scien tificamente controllabile e assume a guida il c;iterio di opportunit; la nota espressione di Bernstein secondo la quale o la meta, quale che sia, non nulla per me, il movimento tutto sancisce, oltre alla incontrollabilit scientifica, quella pi ampiamente dottrinaria. Con ci anche le posizioni di Bernstein portano alla subordinazione teorica e politica, come pone in evidenza Gramsci nei paragrafo Il movimento e il fne:

possibile mantenere vivo ed efficiente un movimento senza la prospettiva di fini immediati e mediati? Laffermazione del Bernstem secondo cui il movimento tutto e il fine nulla [...] nasconde una concezione meccanicistica della vita e del movimento storico: le forze umane sono considerate come passive e non consapevoli. (Q, 1898-9)

non la volont in effetti quando lintervento umano finalizzato secondo un progetto consapevole (che prospetti obiet tivi di medio e lungo termine ), viene ricondotto a passivit, non riconosciuto come iniziativa e spinta progressiva antagonista. E...] Non si tratta di altro che di una sofistica teorizzazione della passivit (Q, 1899). Rosa Luxemburg affronta il problema del rapporto tra leggi, scienza ed azione politica in maniera originale. Ella sostiene ad un tempo la necessit oggettiva e lintervento attivo nello svolgimento storico, accentuando ambo gli elementi ancor pi di Bernstein, e la tensione del suo pensiero scaturisce dai tentativo di integrarli teoricamente e praticamente in una dimensione unitaria (diversa mente da Bernstein, che crede di risolvere il problema nella loro separazione). E il tentativo di fondare lelemento soggettivo nellog gettivit: lo svolgersi della storia secondo leggi oggettive si mani festa e si realizza attraverso lattivit consapevole delle masse. La pratica politica della classe operaia portatrice del senso della sto ria; ci gi presente nellazione spontanea delle masse e diviene consapevole nella maturazione della coscienza di classe, quando cio le masse raggiungono la consapevolezza degli obiettivi (la rivolu zione dal grado di maturit raggiunto dallo sviluppo sociale, ma lo sottolinea il valore dellattivit politica spontanea delle masse, e contrariamente a Bernstein, limportanza della consapevolezza dei non fanno arbitrariamente la loro scrive fini. Gli uomini storia, ma essi la fanno da s. Il proletariato dipende nella situa zione dal grado di maturit raggiunto dallo sviluppo sociale, ma lo sviluppo sociale non pu prescindere dal proletariato; esso a un

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tempo la sua molla di propulsione e la sua causa, come pure il suo prodotto e la sua conseguenza. La sua azione stessa un mo mento determinante della storia. E se non possiamo saltar sopra allo sviluppo storico, come luomo alla sua ombra, possiamo per affrettano o rallentarlo. (citato da F. Tych, Masse, classe e par tito in Rosa Luxemburg, in Storia del marxismo contemporaneo, cit., p. 288. Da Rosa Luxemburg, Wvbr pism (Scritti scelti), Varsavia 1957, voi. TI, p. 266). E ancora: Il socialismo il primo movimento popolare nella storia del mondo che si proponga, e vi sia chiamato dalla storia, di portare nellagire sociale degli uomini un senso cosciente, un pensiero pianificato e con ci il libero volere . (Rosa Luxemburg, Scritti politici, a cura di L. Basso, Editori Riuniti, Roma 1967, pp. 446-7). Secondo questa soluzione del problema risultano ridi mensionati insieme il ruolo del partito e quello della scienza, in quanto le leggi agiscono e la loro consapevolezza diviene operante allinterno della classe, nel passaggio che in essa, nello svolgersi della propria pratica, si attua dalla spontaneit alla coscienza di classe. Come in Kautskv e in Bernstein, anche nelle posizioni della Luxemburg il raggiungimento dellautonomia teorica e politica compromesso: vero che la classe operaia ritenuta soggetto di azione e di coscienza autonoma, in quanto in s e senza uscire da s attua le leggi e si fissa i fini; ma tale autonomia, intesa come separazione e autosufficienza, precaria e illusoria, poich si fonda sulla affermazione aprioristica della superiorit oggettiva della classe operaia, dimenticando che la situazione di subordinazione socio-politica e culturale pu essere superata solo mediante la cri tica degli altrui e dei propri precedenti modi di pensare e di ope rare e lelaborazione di una nuova superiore razionalit teorico-scien tifica. V. Lenin compie il pi notevole sforzo realizzatosi nellintera cul tura marxista di organizzare in una concezione unitaria e coerente i diversi elementi del problema, cio di articolare legalit storica e attivit politica consapevole senza diminuire n il valore della scienza, n limportanza del partito. Egli fonda la possibilit della scienza sociale rilevando nella struttura economica della societ rapporti regolari e costanti. Gi in Che cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici? (1894), in cui svolge una articolata critica della sociologia soggettivistica, cosi in dividua la possibilit di un atteggiamento rigorosamente scienti fico verso i problemi storici e sociali : separando i rapporti di produzione come struttura della societ e dando la possibilit di applicare a questi rapporti quel criterio scientifico generale della reiterabilit, la cui applicazione alla sociologia era negata dai sog gettivisti [...] Lanalisi dei rapporti sociali materiali [...j ha su

bito reso possibile di nilevarne la reiterabilit e la regolabilit e di generalizzate gli ordinamenti di diversi paesi in modo da giungere ad un unico concetto fondamentale di formazione sociale. [...1 que stipotesi cre per la prima volta la possibilit di una sociologia scientifica, perch soltanto riconducendo i rapporti sociali ai rap porti di produzione, e questi ultimi al livello delle forze produttive, si ottenuta una base salda per rappresentare levoluzione delle formazioni sociali come un processo storico-naturale. (Editori Riu niti, Roma 1972, pp. 19-20). Individuando le leggi di sviluppo nella struttura economico-produttiva, egli fonda la scienza econo mica, ed in quanto riconduce la spiegazione dei processi sociali a quella regolarit, fonda la sociologia, scienza dei rapporti sociali. Ed in quanto alla base dei processi sovrastrutturali politici e culturali agiscono sempre i medesimi rapporti economici e so ciali, apre la possibilit ad una scienza della politica, il socialismo scientifico. questa una scienza subordinata poich la sua possi bilit non data da regolarit specifiche del processo politico, ma dal fatto che i fenomeni sovrastrutturali sono analizzati e spiegati in quanto connessi ai fenomeni strutturali. La scienza della poli tica i cui elementi fondamentali sono in Lenin la teoria dello Stato, della rivoluzione e del partito non per elaborata de. duttivamente a partire dai principi della scienza dei rapporti eco nomici e sociali, ma invece si costruisce nellanalisi dellesperienza storica concreta, in particolare dei movimenti e delle lotte rivolu zionarie e dei processi di formazione degli Stati. Difatti Lenin esige costantemente lanalisi concreta dei processi e delle condi zioni concrete , che vengono ricondotti, nel processo esplicativo, alle loro radici strutturali. La teoria politica una sintesi della esperienza organizzata secondo i criteri del materialismo stori co In Stato e rivoluzione questidea si ripresenta pi volte, pro posta come corretta interpretazione della teoria marxiana dello Sta to e della rivoluzione: Fedele alla sua filosofia, il materialismo dialettico. Marx prende come base lesperienza storica dei grandi anni rivoluzionari 1848-1851. Qui, come sempre, la dottrina di Marx il bilancio di unesperienza, bilancio illuminato da una pro fonda concezione filosofica del mondo e da una vasta conoscenza della storia. Il problema dello Stato si pone in modo concreto: come sorto storicamente lo Stato borghese, la macchina statale necessaria al dominio della borghesia? Quali trasformazioni, quali evoluzioni ha subto nel corso delle rivoluzioni borghesi e di fronte ai mutamenti autonomi delle classi oppresse? Quali sono i com piti del proletariato rispetto a questa macchina statale? (Editori Riuniti, Roma 1970, p. 88). A questo riconoscimento della speci ficit dei processi politici, e alla non riduzione della scienza della politica alla scienza delleconomia, si lega coerentemente la con, .

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cezione leniniana dcl primato della politica sulleconomia nel pro cesso rivoluzionario. Laffermazione di questo primato parte dal riconoscimento del fatto che la classe operaia da s, nel terreno iella lotta economica tra le classi, non supera il livello della co scienza e dellorganizzazione rivcndicativa-traduzionista. Per ci La coscienza politica di classe pu essere portata alloperaio solo dal lesterno, cio dallesterno della lotta economica, dallesterno della sfera dei rapporti tra operai e padroni. Il solo campo dal quale possibile attingere questa coscienza il campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolaone con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi. (Che fare?, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 115-6). Il movimento rivo luzionario la fusione del movimento operaio con la teoria scienti fica. La tesi del primato della politica si associa cori alla tesi della necessit della scienza senza teoria rivoluzionaria non c azione rivoluzionaria. Ragione di ci che la determinazione delle ideo logie da parte dei rapporti economici e sociali tale da portare al loccultamento e alla distorsione dei veri rapporti, e cio alla for mazione di una coscienza falsa lanalisi scientifica che svela la reale logica dei processi, mediante la critica dei rapporti concreti esistenti e dei loro riflessi ideologici. Compito del partito di ap propriarsi e sviluppare queste scienze, e di guidare con queste le masse; il suo carattere di avanguardia della classe operaia risiede precisamente nel fatto di essere la sua organizzazione politica che agisce scientificamente. La soluzione leniniana del problema non condivisa da Gramsci, in quanto egli critica la concezione che vede operare nella societ leggi oggettive indipendenti dallazione umana e il concetto di scienza connesso a tale concezione; ci implica un nuovo modo di intendere la scienza, e la necessit di costituire una scienza della storia e della politica su diverse fondamenta. In tal modo la strut tura del problema dei rapporti tra storia, scienza e politica diviene altra.

VII. Negli stessi anni in cui Gramsci si propone di fondare una scienza a partire dallesperienza, K. Popper pubblica un libro (Lo gica della scoperta scientifica, 1934) nel quale svolge una critica radicale dellempirismo e propone come unico metodo valido per tutte le scienze empiriche ci che definisce come metodo de duttivo dei controlli E opportuno esaminare qui largomentazione essenziale di questo autore, sia perch egli divenuto un impor tante punto di riferimento del dibattito epistemologico odierno, sia in quanto la sua critica del metodo induttivo intende riguardare ogni progetto di costruzione di una scienza che prenda lavvio dal lo studio dellesperienza.
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li centro della critica popperiana dellempirismo consiste nella critica della logica induttiva, cio della possibilit di stabilire la verit asserzioni di universali basate sullesperien , za problema che si pone in quanto il resoconto di unesperienz a di unosserva zione, o del risultato di un esperimento pu essere soltanto unasserzione singolare e non unasserzione universale (K. Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1974, p. 6). Tale critica si specifica in tre momenti: a) non giustificato inferire asserzioni universali da asserzioni singolari, per quanto numerose siano queste ultime, poich qual siasi conclusione tratta in questo modo pu sempre rivelarsi falsa: per quanto numerosi siano i casi di cigni bianchi che possiamo aver osservato, ci non giustifica la conclusione che tvtti i cigni sono bianchi (idem); b) daltronde le stesse asserzioni singolari non sono pur reso conti o registrazioni di osservazioni o percezioni immediate, poich in ogni asserzione singolare devono comparire concetti universali: Ogni descrizione fa uso di nomi (o di simboli, o di idee) tuliVer rali; ogni asserzione ha il carattere di una teoria, di unipotesi. La asserzione: Questo un bicchier dacqua non pu essere verifi cata da nessunesperienza basata sullosservazione. La ragione che gli universali che compaiono in essa non possono essere messi in relazione con nessunesperienza sensibile specifica. E...) Con la pa rola bicchiere per esempio, denotiamo corpi chimici che esibi scono un certo comportamento regolare, e lo stesso vale per la pa rola acqua (p. 87). A questo punto la critica dellinferenza si connette alla critica dellastrazione: qualsiasi tentativo di definire i nomi universali con laiuto di nomi individuali destinato a fal lire. Questo fatto stato spesso trascurato ed largamente diffusa la credenza che sia possibile, mediante un processo chiamato astra zione sollevarsi da concetti individuali a concetti universali. Que sto punto di vista parente stretto della logica induttiva, col suo passaggio da asserzioni singolari ad asserzioni universali. Questi due procedimenti sono egualmente impraticabili dalla logica (p. 52); c) ancora: i medesimi dati desperienza (le percezioni e le os servazioni immediate) sono impregnati di teorie, sono esperienze soggettive (p. 26). Il mio punto di vista che il nostro lin guaggio ordinario pieno di teorie; che losservazione sempre osservazione alla luce delle teorie e che soltanto il pregiudizio in duttivistico pu farci pensare che possa esistere un linguaggio dei fenomeni, privo di teorie e distinguibile da un linguaggio teori co (p. 43, in nota). Coloro i quali ritengono che alla base della scienza stiano esperienze empiriche irriducibili non riescono ad accorgersi che, ogni qualvolta credono di aver scoperto un fatto, si sono limitati a proporre una convenzione (pp. 36-37).
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La critica popperiana di ogni metodo induttivo non comporta la negazione della possibilit di una scienza empirica, bensf la fonda zione di questa nel metodo deduttivo dei controlli, cio nel pun to di vista secondo cui unipotesi pu essere soltanto controllata empiricamente, e soltanto dopo che stata proposta (p. 9). Le scienze empiriche sono sistemi di teorie. [...] Le teorie scientifiche sono asserzioni universali, {...] Le teorie sono reti gettate per cat turare quello che noi chiamiamo il mondo per razionalizzarlo, per spiegarlo, per dominarlo. Ci sforziamo di rendere la trama sempre pi sottile (p. 43). Il metodo consistente nel sotto porre le teorie a controlli critici I...] procede sempre lungo le linee seguenti. Da una nuova idea, avanzata per tentativi e non ancora giustificata in alcun modo una anticipazione, unipotesi, un si stema di teorie, o qualunque cosa si preferisca si traggono con clusioni per mezzo della deduzione logica (p. 12). Si ottengono in tal modo asserzioni di livello progressivamente meno universale, le quali vengono sottoposte ad un controllo preliminare di coerenza logica tra di esse. Queste asserzioni singolari sono caratterizzate dal fatto di poter essere controllate empiricamente.

Scopo di questultimo tipo di controllo di scoprire fino a qual punto le nuove conseguenze della teoria E...] vengano incontro alle richieste della pratica, sia a quelle sollevate da esperimenti puramente cientiflci, sia a quelle che derivano da applicazioni tecnologiche pra tiche. Anche qui la procedura dei controlli rivela il proprio carattere deduttivo. Con laiuto di altre asserzioni gi accettate in precedenza si deducono dalla teoria certe asserzioni singolari che possiamo chia mare predizioni E...] In seguito andiamo alla ricerca di una deci sione riguardante queste (e altre) asserzioni derivate, confrontando queste ultime con i risultati delle applicazioni pratiche e degli espe rimenti. Se questa decisione positiva, cio se le singole conclusioni si rivelano accettabili o verificate, la teoria ha temporaneamente su perato il confronto: non abbiamo trovato alcuna ragione per scartarla. Ma se la decisione negativa, o, in altre parole, se le conclusioni sono state falsificate, allora la loro falsificazione falsifica anche la teoria da cui le conclusioni sono state dedotte logicamente. opportuno no. tare che una decisione positiva pu sostenere la teoria soltanto tempo raneamente, perch pu sempre darsi che successive decisioni la scal zino. E...] Nel procedimento delineato qui non compare nulla che so migli alla logica induttiva. Io non presuppongo mai che si possa con cludere dalla verit delle asserzioni singolari alla verit delle teorie (pp. 12-3),

Riconosciamo senzaltro nelle posizioni espresse da Popper ele menti indirizzati ad una valida prospettiva. Tra gli altri: una con cezione aperta, non dogmatica, criticistica della scienza, che pro cede attraverso la falsificazione delle teorie date; ed uno dei mo menti della sua critica allespirismo, quello che coglie nei dati
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limpronta teorica. Tuttavia sia la critica allempirismo (nel suo complesso) che la proposta del metodo deduttivo dei controlli vanno criticate. La critica popperiana al metodo induttivo non convin cente, in quanto si fonda sulla richiesta ad esso di condizioni di logicit proprie del metodo deduttivo; in effetti specihco del me todo deduttivo procedere da una proposizione allaltra stabilendo tra di esse nessi di necessit logica. Ora, ci che si pu chiedere al metodo induttivo che le asserzioni pi generali comprendano il complesso delle osservazioni realizzate (non di quelle logicamente possihiP). In ci consiste la generalizzazione induttiva. Le genera lizzazioni non pretendono di essere universalizzazioni. Le generaliz zazioni induttive sono del tipo: Tutti i cigni osservati sono bian chi Ecco perch legittimo il passaggio dallesperienza alla filo logia, vale a dire il primo tipo di struttura conoscitiva riconosciuto da Gramsci (il metodo dellerudizione nellaccertamento dei fatti particolari). piuttosto il metodo deduttivo dei controlli che non regge alla argomentazione che Popper fa militare contro il metodo induttivo; in elfetti leterogeneit tra asserzioni universali e asserzioni sin rilevata da Popper allo scopo di dimostrare impossibile golari evidenzia limpossibilit di il passaggio dalle ultime alle prime passare dalle prime alle ultime attraverso un processo puramente logico. Il passaggio logico da unasserzione universale ad una con clusione singolare richiede sempre la mediazione di unaltra asser zione singolare. Ci non vuol dire negare validit nel lavoro scien tifico al procedimento deduttivo, ma individuarne i limiti: con lausilio della logica deduttiva si possono costruire ad esempio ipotesi, ma esclusivamente con essa non possibile attingere il livello della realt concreta individuale. Queste osservazioni criti clic mostrano che il problema male impostato da Popper. Egli non riesce a divincolarsi dalla concezione positivistica della scienza come spiegazione della realt attraverso la formulazione di leggi. Anche se non pretende che sia possibile fornire una prova scienti i nostri tentativi di indovinare fica dellesistenza delle leggi sono guidati dalla fede non-scientifica, metafisica (se pur biologica mente spiegabile) nelle leggi, nelle regolarit che possiamo svelare, egli sostiene che la scienza per definizione, scoprire (p. 308) strutturalmente, costruzione cli leggi. Dal momento che le asser zioni universali (esplicative) non possono avere che la forma di leggi universali, gi in partenza fissata limpossibilit di salire dallesperienza alle leggi, alla scienza. Le leggi universali trascen dono lesperienza, se non altro perch sono universali e trascen dono qualsiasi numero finito dei loro casi osservabili (p. 481). Il problema va impostato in modo diverso allorquando si tratta

di una scienza dei processi individuali in quanto individuali, cio

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di una struttura conoscitiva che non utilizza leggi (senza che ci ne pregiudichi il carattere scientifico). Ci limitiamo a questo punto a svolgere alcune considerazioni generali. E questa una scienza che concepisce il proprio oggetto come esperienza soggettiva (come gi stato colto da Marx nella prima Tesi su Feuerbac/); proprio per ch lesperienza iniziale soggettiva, razionalmente disposta, pos sibile passare da essa alla sua teorizzazione, possibile cio la co struzione di concetti mediante un processo di astrazione che colgano la logica specifica dellesperienza specifica (concetti che a loro volta possono essere teorizzati). In questo modo fondata la possibilit di un passaggio dallesperienza alla scienza, vale a dire al secondo tipo di struttura conoscitiva riconosciuto da Gramsci.

VIlI. E opportuno analizzare in quale rapporto stiano la teoria grarnsciana della crisi organica e la teoria marxiana delle crisi del capitalismo. A questo scopo faremo riferimento al noto lavoro di P. M. Sweezv La teoria dello sviluppo capitalistico (1942), ove si trova una sintetica rigorosa esposizione della natura delle crisi ca pitalistiche secondo il punto di vista di Marx. Sweczv inizia lesposizione della teoria marxiana della crisi esa minando la possibilit e la natura delle crisi nella produzione mer cantile semplice. Secondo la formula adoperata da Marx per rap presentare la razionalit economica specifica della produzione mer cantile semplice (M D M), la crisi consiste in una frattura nel processo di circolazione, che causata dalla separazione dei due mo menti della compero e della vendita o (Torino, Boringhieri, 1972, o. 159). La formula della circolazione M O M contiene certa mente la possibilit di una crisi, ma nello stesso tempo essa signi fica produzione per il consumo; e, poich il consumo fondamen talmente un processo continuo, poco probabile che quella possi bilit diventi realt (p. 161); a meno che operino fattori ester ni come le guerre e le deficienze di raccolto (ibM) nei quale caso i produttori repentinamente possono essere indotti a sospendere gli scambi. Nella produzione capitalistica invece, linterruzione del processo di circolazione un portato interno della razionalit specifica di questo sistema espressa nella formula O M D. Dato che il capi talista interessato unicamente a massimizzare il saggio del profitto, se questo sparisce o declina al di sotto del livello normale, scom pare Fo declina] lincentivo della produzione capitalistica (p. 167).
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tra luna o laltra di due possibili condotte: o rimettere in circolazione il proprio capitale o trattenerlo nella sua forma monetaria. P bensi sero che a lunga scadenza questa alternativa non esiste perch, se il capitalista vuole continuare a operare nella sua qualit di capitalista, presto o tardi dovr reinvestire il suo capitale. Ma ci non significa che egli debba immediatamente reinvestire il suo capitale e neanche che egli debba continuare a reinvestirlo sempre nello stesso ramo di produzione. E principio generalmente accettato che, se il saggio del profitto va al di sotto del livello normale in una particolare industria, i capitalisti trasferiranno il loro capitale da quellindustria in unaltra. Se, tuttavia, il saggio del profitto scende al di sotto del livello nor male in tutte o in quasi tutte le industrie, non vi pu essere nessun vantaggio a trasferire il capitale da unindustria allaltra. Quando ci si verifica, i capitalisti non sono pi spinti a continuare a reinvestire in quelle condizioni, che devono per forza essere da loro considerate sfavorevoli; essi possono rinviare il reinvestimento, finch le condizio ni siano di nuovo favorevoli: vale a dire, finch il saggio del profitto sia tornato al livello normale o finch essi si siano rassegnati ad un nuovo e pi basso livello del saggio del profitto. Nel frattempo, il rinvio del reinvestimento avr interrotto il processo di circolazione e causato crisi e superproduzione. La crisi e la successiva depressione sono, infatti, parte del meccanismo mediante il quale il saggio del profitto riportato completamente o parzialmente al suo livello prece dente (pp. 168-9).

Quando il saggio de] profitto scende al di sotto del livello normale, si verificher un arresto delle operazioni da parte dei capitalisti. Non difficile scoprirne le ragioni. Per la natura stessa del processo di cir cohivionu, il singolo capitalista continuamente chiamato a scegliere

Cosi definite in generale le crisi capitalistiche, Sweezy prosegue alla ricerca delle cause, da individuare esaminando le forze agenti sul saggio del profitto (p. 172). Giunge in tal modo a distinguere due tipi di crisi: crisi associate alla caduta tendenziale del saggio del profitto e crisi di realizzo Nel primo caso la crisi dipende da una caduta del saggio del profitto attribuibile ad un aumento del la composizione organica del capitale in relazione ad un aumento dei salari; nel secondo la crisi risulta da una caduta del saggio del pro fitto derivante dalla impossibilit di realizzare le merci al proprio va lore in relazione ad una generale carenza della domanda effettiva di merci. In entrambi i casi si tratta delloperare di leggi economiche proprie del modo di produzione capitalistico le quali ad un certo punto producono squilibri e si trasformano in una forza antagoni stica di questo metodo di produzione e che ha bisogno di crisi pe riodiche per essere vinta (K. Marx, Il Capitale, vo . III, citato da 1 Sweezv, p. 175). Riguardo questa teoria marxiana della crisi Sweezy riconosce che essa considera soltanto i tratti essenziali del fenomeno e ad un alto livello di astrazione. Le crisi scrive sono fenomeni partico larmente complicati, che sono regolati in maggiore o minore grado da una grande variet di forze economiche. Come Marx ebbe ad esprimersi al riguardo, la crisi reale pu essere spiegata solamente con il reale movimento della produzione capitalistica, della concor
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renza e dei credito (T/aeorien iiber dcv Mehrwert, voi. 11/2, p. 286). Per concorrenza e credito egli intendeva lintera strut tura dei mercati e del meccanismo finanziario che rende leconomia reale molto pi complicata dei sistemi-modello analizzati nel Capi tale. Per dirla in altre parole, la crisi, come complesso fenomeno concreto, non potrebbe essere completamente analizzata ove linda gine fosse condotta a quel livello di astrazione, ai quale si tiene il Capitale. Ci che vi possiamo trovare sono tutti quegli aspetti del problema della crisi che emergono a un alto livello di astrazione (pp. 157-8). evidente che nonostante lallargamento del quadro analitico proposto qui da Sweezv per lesame delle crisi, tutta lanalisi di queste svolta nei termini della teoria economica marxista consiste in un tentativo di spiegazione del fenomeno come prodotto della medesima razionalit economica del sistema di produzione capita listico. Dalla interpretazione da noi proposta della teoria gramsciana della crisi organica risulta evidente una netta diversit dimposta zione del problema, tanto riguardo lidentificazione del fenomeno quanto riguardo la sua spiegazione. Occorre tuttavia rilevare come tale diversit dimpostazione non significa che le due teorie riguar dino processi e problemi diversi, ma piuttosto che esse si presen tano come analisi alternative di uno stesso processo storico, e come distinte risposte a similari questioni. Ci confermato dallanalisi del percorso compiuto da Gramsci nello studio di questo argomento cruciale. Nel Quaderno lO, in alcuni paragrafi stesi nella seconda met del 1932, Gramsci fa il tentativo di comprendere la crisi secondo i cri teri e i concetti della teoria marxiana; interpreta questa teoria e cerca di svilupparla, rimanendo per al suo interno. Esaminando la questione della legge tendenziale dcl saggio del profitto, annota che occorrer forse meglio determinare il significato di legge ten denziale: poich ogni legge in Economia politica non pu non essere tendenziale, dato che si ottiene isolando un certo numero di elementi e trascurando quindi le forze controperanti, sar forse da distinguere un grado maggiore o minore di tendenzialit e mentre di solito laggettivo tendenziale si sottintende come ovvio, si insiste invece su di esso quando la tendenzialit diventa un caratte re organicamente rilevante come in questo caso in cui la caduta del saggio del profitto presentata come laspetto contraddittorio di unaltra legge, quella della produzione del plusvalore relativo, in cui una tende ad eliminare laltra con la previsione che la caduta del saggio del profitto sar prevalente. Quando si pu immaginare che la contraddizione giunger a un nodo di Gordio, insolubile normalmente, ma domandante lintervento di una spada di Ales sandro? Quando tutta leconomia mondiale sar diventata capitali , ,

stica e di un certo grado di sviluppo: quando cio la frontiera mobile del mondo economico capitalistico avr raggiunto le sue colonne dErcole. Le forze controperanti della legge tendenziale e che si riassumono nella produzione di sempre maggiore plusvalore relativo hanno dei limiti, che sono dati, per esempio, tecnicamente dallestensione della resistenza elastica della materia e socialmente dalla misura sopportabile di disoccupazione in una determinata so ciet. Cio la contraddizione economica diventa contraddizione poli tica e si risolve politicamente in un rovesciamento della praxis (0, 1279). E poco piil oltre, nel paragrafo Sulla caduta tendenziale del saggio del p;o/ltto, interpreta lamericanismo come un tentativo di superare la legge tendenziale, eludendola col moltiplicare le variabili nelle condizioni dellaumento progressivo del capitale costante (Q, 1312); dove a seguito di unanalisi particolareggiata di tale questione, conclude:

La legge tendenziale della caduta del profitto sarebbe quindi alla base dellamericanismo, cio sarebbe la causa del ritmo accelerato nel progresso dci metodi di lavoro e di produzione e di modificazione del tipo tradizionale delloperaio. (Q, 1313)

Questo tentativo di spiegare la crisi dallinterno della specifica razionalit economica capitalistica in diretto rapporto con il con cetto di mercato determinato, che Gramsci a questo punto mostra di non aver ancora sufficientemente elaborato. Difatti poco sopra egli scrive:

nelle loro leggi di uniformit, cio astratte ma senza che lastrazio ne cessi di essere storicamente determinata. Si astrae la molteplicit individuale degli agenti economici della societ moderna quando si parla di capitalisti, ma appunto lastrazione nellambito storico di ima economia capitalistica. (Q, 1276-7)

Mercato determinato per leconomia critica [] E...] linsieme delle attivit economiche concrete di una forma sociale determinata assunte

In questa formulazione del concetto Gramsci coglie gi che il mercato determinato un insieme di attivit concrete (attivit eco nomiche e in ci sta una prima riduzione); mostra tuttavia di ri tenere che tali attivit concrete sono adeguatamente assunte, tra mite lastrazione determinata, in leggi di uniformit, come la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto. Ecco perch la spie gazione della crisi ricercata sul terreno delle leggi, cio su quel livello astratto in cui si ritiene sia radicata la razionalit interna del capitalismo. Il decisivo superamento critico di tale concetto di mer cato determinato documentato nel Quaderno il, nel paragrafo Regolarit e necessit, che abbiamo preso in esame nel testo. Gramsci svolge qui una precisa critica al procedimento attraverso 150

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il quale si astraggono dalle attivit le leggi, e con queste si spie gano quelle: Dopo aver rilevato queste forze decisive e permanenti e il loro spontaneo autornatismo (cio la loro relativa indipendenza dagli arbitrii individuali e dagli interventi arbitrari governativi) lo scienziato ha, come ipotesi, reso assoluto lautomatismo stesso, ha isolato i fatti meramente economici dalle combinazioni piil o meno importanti in cui realmente si presentano, ha stabilito dei rapporti di causa ed effetto. di premessa e conseguenza e cosf ha dato uno schema astratto di una determinata societ economica. (Q, 1477-8) Mercato determi Il nuovo concetto di mercato determinato nato equivale a dire determinato rapporto di forze sociali in una determinata struttura dellapparato di produzione rapporto garan tito (cio reso permanente) da una determinata superstruttura po non comprende solo le attivit litica, morale, giuridica (Q, 1477) economiche ma linsieme organico delle attivit concrete, non indi vidua la razionalit del mercato nelloperare delle leggi ma nel con creto rapporto tra le forze sociali attive, non esprime soltanto la razionalit particolare dellazione dei capitalisti (come in D M D) ma il conflitto tra razionalit diverse. Sul terreno di questo nuovo concetto di mercato determinato tutta la problematica della crisi sar conseguentemente riformuiata; riformulazione che abbiamo esposto nel testo come teoria gramsciana della crisi organica. Ci limitiamo qui di seguito alla esplicitazione di alcuni elementi critici sulla teoria marxiana della crisi capitalistica contenuti nella nuova teoria. Nel Quaderno 15. steso nella prima met del 1933, nella nota Passato e presente. La crisi, la critica alla teoria che vede nella ca duta del saggio del profitto la causa della crisi molto esplicita: Occorrer combattere chiunque voglia di questi avvenimenti dare una definizione unica, o che lo stesso, trovare una causa o una 1755). E facile vedere come alle fondamenta origine unica di tale interpretazione (da Gramsci criticata) della crisi stia il pre supposto ideologico, dedotto dalla concezione materialistica della storia, che il sistema capitalistico, al pari di tutti i precedenti, condannato a cadere sotto il peso delle proprie contraddizioni. Tanto forte questo condizionamento che, sebbene quella stessa analisi della crisi faccia intravedere in essa (crisi) un momento di controllo e di guida del processo economico da parte dei capitalisti (< la crisi e la successiva depressione sono, infatti, parte del mecca nismo mediante il quale il saggio del profitto riportato completa mente o parzialmente al suo livello precedente , Sweezv), predo mina di fatto lidea della crisi come processo incontrollato e passi vamente subito dai capitalisti. Ma il problema di fondo un altro. Se la razionalit capitalistica porta nel proprio seno lautodistruzio

ne di questo modo di produzione, lanalisi di tale razionalit in dirizzata alla individuazione delle sue contraddizioni, e le crisi assumo no il significato di sintomi o manifestazioni di esse. E precisamente questo che ostacola la comprensione della specifica razionalit; questa razionalit viene presentata come una razionalit irrazionale, dove que sto carattere irrazionale desunto da un giudizio etico, cio dal con fronto dei fui specifici della produzione capitalistica (merci come valori di scambio) e dei capitalisti (il profitto) con i fini umana mente razionali dellattivit produttiva (prodotti come valori duso). Questo confronto consiste in realt nel misurare i comportamenti dei capitalisti col metro di una razionalit economica precedente (M D M), propria della produzione mercantile semplice e che si prolunga nel comportamento economico delle classi subordinate (< la formula della circolazione M D M non scompare affatto n diviene irrilevante collavvento della produzione capitalistica. Inve ro, per i lavoratori, che costituiscono la stragrande maggioranza del la popolazione, la circolazione continua ad avere la formula M i) M con tutto ci che essa implica. Il lavoratore comincia con una merce, la forza-lavoro che, nella migliore delle ipotesi, ha per lui un ben limitato valore duso; egli converte la sua forza-lavoro in denaro; e da ultimo usa il denaro per acquistare beni necessari alla sussistenza. Questo M D IVI e lobiettivo un aumento del va lore duso. 1) M D cosi estraneo al lavoratore, al pari che ai produttori in una produzione mercantile semplice. E, quindi, del tutto errato dipingere i lavoratore come dominato dal motivo del profitto e immaginare che egli condivida lintenso desiderio del capi sempre maggiore di ricchezza in talista di unappropriazione astratto Sweezv, pp. 164-5). Proprio perch la critica della ra zionalit capitalistica svolta dal punto di vista di una razionalit storicamente antecedente (la cui superiorit rivendicata in base a un giudizio etico) la razionalit capitalistica risulta incompresa e valutata come perversa ed assurda, irrazionale appunto. Come abbiamo cercato di mostrare la questione va interamente reimpostata. Ogni razionalit internamente coerente; la contraddit toriet nei processi storici concreti risulta dalla compresenza e dal conflitto di diverse razionalit (dominanti o subordinate, sorpassate o emergenti); una data razionalit dominante risulter superata sol tanto nellespansione di una nuova, superiore, autonoma razionalit (nello stesso paragrafo Passato e presente. La crisi, Gramsci mostra ci analizzando le ragioni della caduta dellimpero Romano, che egli mostra non spiegabile collo svolgimento della vita dellIm pero Romano stesso , ma la cui spiegazione piuttosto da ri cercare nello sviluppo delle popolazioni barbariche e anche oltre , Q, 1759). Sono queste le premesse della teoria grarnsciana della crisi organica.
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Finito di stampare nel mese di maggio 1978 rialla Tipolitografa \Iaic Snc in Bari iei conto di De I)onaio editore Spi\

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