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la Repubblica

DOMENICA 24 MARZO 2013

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LA DOMENICA
Sono il pi famoso degli uomini oscuri diceva di s
Ora unaffascinante mostra parigina ricca di manifesti situazionisti, schede, video e appunti

Larchivio
Avanguardie

inediti riaccende i riflettori sulleclettico intellettuale francese Che prima del 68 aveva gi capito quale fosse il nemico da combattere. E intuito come sarebbe andata a finire dopo

Debord contro
tutti
FABIO GAMBARO
utta la vita delle societ in cui regnano le condizioni moderne della produzione sannuncia come unimmensa accumulazione di spettacoli. Inizia cos il pi celebre dei libri di Guy Debord, La societ dello spettacolo, arrivato nelle librerie francesi nel novembre del 1967 e poi tradotto infinite volte in tutto il mondo. Discusso, chiosato, detestato o adulato considerato ancora oggi uno dei testi che meglio interpretano la condizione contemporanea. Duecentoventuno tesi che si presentano come una teoria critica dellalienazione dominante, denunciando senza mezzi termini lo spettacolo come condizione onnipresente della societ capitalistica. Lo spettacolo non un insieme dimmagini, ma un rapporto sociale tra le persone mediato dalle immagini, scrive colui che allepoca era linstancabile artefice dellInternazionale Situazionista. Lo spettacolo governa le nostre esistenze, sinterpone tra noi e gli altri, recuperando oltretutto ogni forma di contestazione che tenti di rimetterlo in discussione. Di conseguenza, la sua critica che per Debord era la condizione necessaria per provare a immaginare una vita emancipata dallideologia del consumo non pu che prendere le forme di una guerra fatta dintelligenza, movimento e strategia. Esattamente come quel Jeu de la Guerre che latipico intellettuale francese invent nel 1956 e poi continu a elaborare negli anni successivi con la volont di riprodurre la dialettica di tutti i conflitti. Un gioco della guerra che al contempo sintesi strategica della sua opera e metafora della lotta contro lo spettacolo delle merci, spiega Laurence Le Bras che, insieme a Emmanuel Guy, ha curato lampia e affascinante mostra intitolata Guy Debord, un art de la guerre (alla Bibliothque nationale de France dal 27 marzo al 13 luglio). Proprio quel gioco che mira innanzitutto a rompere le linee di comunicazione del nemico stato scelto dai curatori come filo conduttore di un percorso che, oltre a ribadire lattualit di Debord in tempi in cui lo spettacolo pi che mai un principio strutturante della realt, ricostruisce in dettaglio la poliedrica personalit di un autodidatta nato il 28 dicembre 1931 e morto suicida il 30 novembre 1994 che fu al contempo poeta, saggista, cineasta, artista, filosofo, sociologo e militante politico. Anche se come ricorda Bruno Racine, il presidente della BnF che per Gallimard firma la prefazione del bel catalogo della mostra lautore di Critique de la sparation preferiva considerasi uno stratega, un arrabbiato e un teorico. La quasi totalit dei documenti esposti provengono dagli archivi privati di Debord, acquisiti dalla Biblioteca nazionale nel febbraio del 2011 per 2,7 milioni di euro, e impedendo cos che finissero alluniversit di Yale. Grazie al vastissimo materiale lasciato dal teorico del situazionismo (manoscritti, lettere, appunti, schede, fotografie, ritagli, volantini), i due curatori hanno costruito un ricco percorso che propone anche diversi quadri

La spettacolare guerra alla societ dello spettacolo

PARIGI

e documenti audiovisivi, al cui centro figurano seicento delle oltre millequattrocento schede di lettura vergate dallintellettuale francese. Per Laurence Le Bras questo il vero e proprio cuore pulsante della riflessione di Debord, che per tutta la vita ha incessantemente annotato pensieri e citazioni in una sorta di dialogo permanente con gli autori che prima di lui avevano cercato di comprendere il mondo. Per saper scrivere occorre aver letto. E per saper leggere occorre saper vivere, scrive Debord, che in una delle schede annota una frase di Carl von Clausewitz che pare scritta per lui: In qualunque modo io possa immaginare la relazione tra me e resto del mondo, la mia strada passer sempre attraverso un campo di battaglia. Quando pubblic il suo libro pi famoso, lautore della Societ dello spettacolo aveva gi una lunga carriera di agitatore alle spalle, dentro e fuori i movimenti dellavanguardia artistico-politica degli anni 50 e 60. Aveva per esempio partecipato al movimento lettrista dIsidore Isou e Gabriel Pomerand, realizzando nel 1952 un film intitolato Hurlement en faveur de Sade. In seguito, convinto che fosse necessario uscire dal semplice rituale dello scandalo artistico, crea Potlatch, un bollettino politico-culturale che per molti versi anticipa le tematiche dellInternazionale Situazionista. Questa nascer ufficialmente nel luglio del 1957 in un paesino dellentroterra ligure, Cosio dArroscia (tra i fondatori cerano anche gli italiani Giuseppe Pinot-Gallizio, Piero Simondo, Walter Olmo ed Elena Verrone), sulla base di un testo intitolato Rapporto sulla costruzione delle situazioni. Noi pensiamo innanzitutto che occorra cambiare il mondo. Vogliamo il cambiamento per liberare la societ e la vita in cui ci sentiamo imprigionati, si leggeva nella prima pagina del documento, che poi precisava: La nostra idea centrale la costruzione di situazioni, vale a dire la costruzione concreta di atmosfere momentanee della vita, e la loro trasformazione in una qualit passionale superiore. Negli anni successivi, il percorso di Debord, che tra i suoi autori preferiti menziona Dante, Machiavelli e Petrarca, seguir quello del movimento situazionista, la cui avventura sintreccia con le lotte politiche di quegli anni, specie nel Maggio 68 cui fornir, oltre a spiazzanti modalit di comunicazione, alcuni delle parole dordine pi efficaci e diffuse. Tra una battaglia e laltra, mentre nelle riunioni dellInternazionale Situazionista si succedono scomuniche ed espulsioni (fino alla dissoluzione ufficiale nel 1972), lintellettuale militante continua a fare film sperimentali come La socit du spectacle e In girum imus nocte et consumimur igni. E intanto pubblica alcuni testi pi autobiografici, tra cui Pangyrique e Cette mauvaise rputation. Proprio in uno scritto inedito degli ultimi anni, si definisce il pi famoso degli uomini oscuri. Una definizione perfettamente illustrata dalla mostra parigina, che restituisce tutta la complessit di quel teatro delle operazioni immaginato da Debord. Per il quale la miglior cosa che possa capitare a unavanguardia di aver fatto il proprio tempo, nel pieno senso del termine. E per lautore della Societ dello spettacolo sicuramente vero.
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Il consumismo morto benvenuti a Gomorra


CARLO FRECCERO e DANIELA STRUMIA

FOTO BNF, DPT. MANUSCRIPTS, FONDS GUY DEBORD

ella sua opera pi famosa, La societ dello spettacolo (di cui curammo la prefazione alledizione italiana nel 1997), Debord descrive il consumismo che ci siamo appena lasciati alle spalle. Per Debord lo spettacolo il cattivo sogno della societ incatenata. Ne consegue che svegliarsi da questincubo il primo compito che si assegnano i situazionisti. Oggi che questo evento si realizzato, che lo spettacolo andato in frantumi e abbiamo bruscamente riacquistato il contatto con la realt, limpressione che ne traiamo non di liberazione, quanto piuttosto di disperazione e rimpianto. Cypher, il traditore di Matrix, non chiede in cambio del suo tradimento dei benefici economici: vuole solamente regredire allo stato di incoscienza che caratterizzava la sua vita prima di assumere la fatale pillola rossa, che lha liberato dalle accoglienti illusioni di Matrix per scagliarlo brutalmente nei sotterranei della vita vera, dove si combatte in trincea contro il male, ma a costo di rinunciare a ogni piacere. Conoscere la verit non significa necessariamente schierarsi dalla parte giusta. Marx come ispiratore di rivolta ha avuto un compito tutto sommato pi facile di Debord. Marx aveva come oggetto di studio la prima rivoluzione industriale, e la sua analisi era intrisa di sudore, sfruttamento e dolore. Il consumismo invece non viene percepito come sofferenza, ma come godimento condiviso, redistribuzione del benessere. Se quindi Marx ha buon gioco a connotare di significati negativi il concetto di alienazione, Debord, che una sorta di Marx del consumismo, prova maggiori difficolt a farci odiare la contemplazione, che lanello di congiunzione tra alienazione e spettacolo. Anche la contemplazione passivit, ma una passivit che non nasce dallimpotenza bens dallammirazione. Si contempla la Madonna, si contempla il sacro, si contempla lo spettacolo. Lo spettacolo, inteso come consumismo, ha rappresentato nel nostro recente passato una sorta di sacralit. Se dunque lo spettacolo morto non perch labbiamo combattuto, ma perch le leggi economiche hanno preso unaltra strada. Alla fine degli anni Settanta nacque il capitalismo finanziario. Il valore non scaturisce pi dal lavoro, dalla produzione e dal consumo. Nasce dal mercato, dalla libera contrattazione dei valori azionari. Spazzato via il mondo della produzione reale, lavoro e consumi diventano superflui. Le luci dello spettacolo si spengono ad una ad una e il mondo sembra tornato a uno scenario da prima rivoluzione industriale. Finito il consumismo, cosa pu dunque insegnarci oggi Debord? In realt sembra che le sue risorse profetiche si rivelino inesauribili. Nel 1988 scrisse I commentari sulla societ dello spettacolo che descrivono lucidamente non la societ di allora, ma la realt di oggi. Ne La societ dello spettacolo Debord identificava due forme di spettacolo, legate a due diverse forme di regime politico: lo spettacolo concentrato, proprio delle societ totalitarie e dittatoriali, e lo spettacolo diffuso, proprio delle democrazie occidentali dominate dal consumismo. Nei Commentari introduce il concetto di spettacolo integrato, che ha molte caratteristiche in comune con lo spettacolo concentrato, dove il centro direttivo ormai diventato occulto. Qui la Mafia non rappresenta pi un residuo arcaico del passato, ma il modello economico vincente: nellepoca dello spettacolo integrato, essa appare di fatto come il modello di tutte le imprese commerciali avanzate. Ancora una volta Debord descrive dal passato il nostro presente. Pensiamo al concetto di spettacolo integrato, miscela di stato tollerante e autoritario, come anticipazione del capitalismo autoritario contemporaneo. E pensiamo allidea di Mafia come modello di tutte le imprese future. Incomprensibile nel momento in cui viene scritta, quella definizione anticipa in maniera sorprendente unopera come Gomorra: la delinquenza non corruzione, deviazione, ma la matrice stessa della produzione capitalistica.
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IMMAGINI
Qui sopra La societ dello spettacolo in unedizione francese del 1971 Dallalto: 1954, da sinistra a destra Gil Wolman, Mohamed Dahou, Guy Debord e Ivan Chtcheglov davanti alla galleria Double Doute (Doppio Dubbio) a Parigi. Una scheda del dossier Filosofia, sociologia; un manoscritto del 78 (In girum imus nocte et consumimur igni, uno dei suoi film); tre volantini, di cui quello arancione invita allapertura del bar La Mthode: Se stasera dopo le dieci non avete intenzione di rileggere Schopenhauer

DOCUMENTI
Nella pagina di sinistra Guy Debord a Cannes nel 1950 e dallalto: un numero dellInternationale situationniste, scheda dal dossier Marxismo e un fotomontaggio. Qui a destra tre manifesti del Maggio 68, mentre a sinistra uno dei cinque esemplari del Gioco della guerra costruito da Debord nel 1978. Qui sopra The Naked City (1957) Tutti materiali esposti nella mostra parigina Guy Debord, un art de la guerre alla Biblioteca nazionale di Francia dal 27 marzo al 13 luglio

FOTO BNF, DPT. MANUSCRITS, FONDS GUY DEBORD

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