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VENERD 22 MARZO 2013

la sentenza

In alcune zone del territorio nazionale le cosche, scrivono i giudici, avevano ottenuto una posizione di sostanziale monopolio. Nelloperazione erano stati sequestrati beni per pi di 150 milioni di euro
I NUMERI

6 MILIARDI 800MILA

I COSTI SOCIALI DELLAZZARDO LE PERSONE DIPENDENTI QUELLE A RISCHIO LA SPESA ANNUA PRO CAPITE PER IL GIOCO

2 MILIONI
BISCA ITALIA
DAL NOSTRO INVIATO A CASAL DI PRINCIPE ANTONIO MARIA MIRA

1.703 EURO

e mani delle mafie sul gioco dazzardo legale. Ormai non ci sono pi dubbi. Non ci possono pi essere. La Corte di Cassazione ha, infatti, condannato definitivamente i 26 imputati dell operazione Hermes che nel 2009 scoperchi una vera e propria holding criminale tra imprenditori del gioco, con in testa Renato Grasso, detto il re dei videopoker, e il gotha della camorra, napoletana ma soprattutto casertana. Camorra di "serie A", camorra imprenditrice, clan dei casalesi, coi boss del calibro di Schiavone, Bidognetti, Zagaria, Iovine. Ma anche coi Misso del napoletano, un cui importante esponente, Giuseppe Misso, stato arrestato proprio ieri. Ed la prima volta che arriva una sentenza definitiva che sancisce questo legame tra gioco legale e cosche. Slot machine, bingo, scommesse in Campania ma anche nelle regioni del Centro e del Nord, compreso Roma e Milano. Gioco legale, lo ripetiamo. Lo avevano perfettamente individuato i magistrati della Dda di Napoli, guidati dal procuratore aggiunto, Federico Cafiero de Raho (vedi intervista). In attesa del deposito della sentenza della Suprema Corte, andiamo a rileggere quanto scrivevano i magistrati napoletani (oltre a Cafiero de Raho i pm Ardituro, Del Gaudio e Maresca, tra i pi impegnati e a rischio nel contrasto ai casalesi). Questi imprenditori, leggiamo, avevano ottenuto una posizione di sostanziale monopolio in determinate zone del territorio nazionale. Insomma niente a che fare con pressioni camorriste, pizzo o violenze ma vera e propria joint venture imprese-clan. Infatti Grasso e soci non subivano lingerenza della criminalit organizzata nellesercizio dellattivit dimpresa ma, allopposto, strumentalizzando le associazioni criminali per la propria crescita imprenditoriale, ricercandone attivamente la collaborazione e lapporto. Insomma per la Dda, e ora per la Cassazione, non la camorra a cercare gli imprenditori ma sono questi ultimi a cercare la camorra. Proponendo affari in comune, ottenendo protezione e sostegno per piazzare le macchinette, assicurando in cambio ricchissimi "dividendi". Si tratta di decine di milioni di euro. Non per niente quattro anni fa, oltre a decine di arresti (anche due carabinieri che avvertivano imprenditori e clan) e ancor pi indagati, vennero sequestrati beni per pi di 150 milioni di euro: 100 immobili, 39 societ commerciali, 23 ditte individuali, 104 autoveicoli, 140 tra quote societarie e conti correnti e soprattutto sale bingo nonch la societ Betting 2000 la quale, come sottolineavano gli inquirenti, sviluppa il pi alto volume di affari nel settore delle scommesse sportive. Sequestro via via confermato, fino alla confisca definitiva sancita lo scorso anno sempre dalla Cassazione (la Betting stata gestita in questi anni da un amministratore giudiziario). Non solo nel napoletano e nel casertano. Da Casal di Principe, feudo dei casalesi, loperazione arriv alla sala bingo Dea bendata di via Zara a Milano e a quella a Cernusco sul Naviglio, della societ Febe srl. E poi ancora a Cologno Monzese, Brescia, Cremona, Padova, Lucca. Tutte riconducibili a Renato Grasso, ai fratelli e soci, attraverso prestanome. Una propriet effettiva confermata da moltissime intercettazioni. Imprese e casalesi ma non solo. Nellaffare anche i clan Misso, come abbiamo detto, e Mazzarella, e perfino i siciliani Madonia e alcune cosche della ndrangheta. A conferma che il piatto talmente ricco che ce n per tutti. Al centro dellindagine c lui, il re dei videopoker che ha fatto da "ponte" tra la camorra di Pianura e quella di Casal Di Principe. Ma i soldi macinati dalle sua slot fanno gola a siciliani e calabresi: tutti soci in affari nel nome del videopoker. Per gestire questi settori si utilizzato il classico sistema delle societ a scatole cinesi, ovvero luso di prestanome con la fedina penale immacolata dietro ai quali si nascondevano gli uomini della mala. Denaro che veniva ripulito e che per chi investiva diventava un fruttuoso investimento, visto che alle cosche Grasso versava puntualmente una sorta di "royalty".

La Cassazione: la camorra controlla lazzardo legale


I casalesi imprenditori del gioco: 26 condanne definitive
CASALESI
FINISCE IN MANETTE GIUSEPPE MISSO CONSIDERATO IL REGGENTE DEL CLAN

Nuovo colpo al clan dei Casalesi il potrente gruppo criminale gi colpito dalle forze dellordine con una serie di importanti arresti che lo hanno decapitato. Giuseppe Misso, considerato lattuale reggente dellorganizzazione criminale stato arrestato dai carabinieri. accusato dellomicidio, compiuto nel 1992, di Giuseppe Gagliardi. Misso stato fermato mentre si recava a firmare alla caserma dei carabinieri di San Cipriano (Caserta): era infatti sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Dalle indagini, condotte dai carabinieri emerso che leliminazione di Gagliardi fu decisa dai vertici del clan dei Casalesi, in particolare da Francesco Bidognetti, nella contrapposizione armata in atto allinizio degli anni 90 con il gruppo Caterino-De Falco. Decisive le dichiarazioni dei pentiti Domenico Bidognetti, cugino di Francesco detto Cicciotto e Mezzanotte, e Pasquale Vargas, due degli esecutori materiali del delitto; Misso avrebbe avuto durante lomicidio il ruolo di guardiaspalle mentre Nicola Panaro avrebbe guidato lauto del commando. Misso era stato scarcerato il 28 dicembre scorso dopo aver passato sei anni in carcere per i reati di associazione camorristica ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
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Il magistrato: ci servono pi mezzi E i Monopoli vigilino sulle concessioni


DAL NOSTRO INVIATO A CASAL DI PRINCIPE

Federico Cafiero De Raho

lintervista
Cafiero De Raho: dalla Suprema corte arriva la conferma che il gioco legale non tiene lontano i clan

l gioco legale non tiene fuori la criminalit organizzata. Questa sentenza della Cassazione ne la conferma definitiva. chiarissimo che la camorra a controllare gran parte del gioco dazzardo. Ma noi abbiamo mezzi insufficienti per contrastarla. Ci vorrebbero maggiori controlli sul campo da parte dei Monopoli. Non ha dubbi il procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero de Raho, a lungo capo della Dda napoletana e da poco nominato alla guida della Procura di Reggio Calabria. Proprio lui, coi sostituti Ardituro, Del Gaudio e Maresca, ha coordinato l operazione Hermes. Quello dei giochi e, in particolare, della distribuzione e gestione delle slot machine e dei videopoker spiega ancora il magistrato, tra i pi esperti di camorra da tempo uno dei principali canali di arricchimento dei clan camorristi, come i casalesi di Schiavone, Bidognetti e Zagaria.

Per mettere un freno allavanzata dei videopoker pu bastare anche il regolamento condominiale
DA MILANO LORENZO GALLIANI

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n semplice regolamento condominiale pu essere un buon antidoto alla diffusione del gioco dazzardo, riuscendo in ci che il Comune non pu fare (perch quasi senza poteri) e che lo Stato non vuole (per via di interessi economici legati alla diffusione delle slot). Da Milano arriva linvito di David Gentili, presidente della commissione comunale Antimafia, a inserire nei regolamenti di condominio un divieto allapertura di sale scommesse. Seguendo cos lesempio di una palazzina di via Marghera, che aggrappandosi a un comma che non permette, nello stabile, lapertura di ritrovi, si sta opponendo allinaugurazione di un punto Snai. Il regolamento condominiale pattizio inviolabile e inderogabile, afferma Pietro Membri, presidente di Anaci (associazione nazionale am-

ministratori condominiali e immobiliari). Se gi presente una norma anti-slot, si al riparo dallapertura di una nuova sala. Se non c (ossia nella stragrande maggioranza dei casi, visto che negli anni del boom edilizio il problema dellazzardo patologico non era diffuso), riprende Membri, si pu sempre modificare il regolamento. Basta volerlo. C gi un precedente di pochi mesi fa, ed quello di uno stabile in via Cimarosa, sempre a Milano. Con lassemblea dei proprietari che, si legge nella sentenza della tredicesima sezione civile del tribunale, nega a una societ di aprire un locale con apparecchi da gioco e raccolta di scommesse, perch il regolamento condominiale non d spazio ad alcuna attivit che possa turbare la tranquillit del condominio o comunque contraria al decoro e alla buona moralit. La societ non si riconosce in questa definizione, ma per il tribunale lattivit di gio-

co dazzardo non appare equiparabile ad una qualunque altra attivit economica, considerato il disvalore con cui considerata dallo stesso ordinamento giuridico. Inoltre, affermano i giudici, la natura contrattuale del regolamento condominiale rende legittime le limitazioni ai poteri alle facolt spettante ai condomini sulle propriet private in esso contenute. Cos, il reclamo della societ di scommesse viene rispedito al mittente. Invito a inserire norme contro le sale giochi nei regolamenti condominiali, riprende Gentili. Il Comune, assicura, far la sua parte, promuovendo una battaglia culturale e realizzando interventi decisi, come lintroduzione di vincoli nel regolamento edilizio. Escamotage tecnici per dire no alla piaga dellazzardo. Ma anche i proprietari di abitazioni possono fare qualcosa per frenare lavanzata delle slot.
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il caso
Membri (Anaci): Laccordo tra proprietari inviolabile E c gi un precedente

E il gioco legale? In tutti i bar lei trova che stranamente il vero gestore delle macchinette non il proprietario dellesercizio ma lorganizzazione criminale. Dunque il boom del gioco dazzardo legale ha favorito gli affari dei clan? Non c alcun dubbio. E si tratta di molti soldi. E non parliamo poi della dipendenza da gioco, sulla quale evidentemente le mafie contano molto Quelli condannati non sono imprenditori sotto estorsione ma che cercano i camorristi per fare affari insieme. una novit? Purtroppo no. Nei nostri territori c una fetta consistente delleconomia, e quindi anche quella del gioco dazzardo, che va a cercare la camorra, non laspetta. Per superare la concorrenza o, come nel caso delle slot machine e dei videopoker, per convincere gli esercenti recalcitranti a prendere queste macchinette. E si sa bene come la camorra sia molto convincente. Le armi che avete sono sufficienti per contrastare questo fenomeno? Per quanto riguarda le norme con laggravante dellattivit a fini mafiosi le pene si incrementano di due terzi, ma non qui il problema. E allora quale ? Il problema la diffusione di questi giochi sui quali il controllo della camorra talmente alto che richiederebbe ben altri mezzi e uomini per un efficace contrasto. E invece voi non li avete? Esatto. questo il problema. La criminalit organizzata opera su innumerevoli fronti, li sfrutta tutti per il proprio arricchimento e per il controllo del territorio. Nei territori dove la camorra controlla e governa ogni settore fornisce lucro. E, ovviamente, questo vale anche per il ricchissimo mercato dei giochi. Nei territori di tradizionale presenza mafiosa cos come nelle regioni del Nord come abbiamo dimostrato proprio con loperazione Hermes. Contro questo fenomeno lo Stato risponde purtroppo con uomini e mezzi insufficienti. Ma allora chi dovrebbe intervenire? Sicuramente i Monopoli dovrebbero svolgere attivit di maggiore controllo sulle concessioni, con verifiche campo. In particolare sui flussi di denaro, tra giocate e vincite, delle macchinette. Non possibile permettere che con qualche trucco siano manomesse. Lo ripeto ci vogliono pi controlli preventivi. Anche perch poi quando interveniamo noi spesso il danno fatto. Antonio Maria Mira
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