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dei «modi di essere» della materia ("eesse:
reo delle cose) non & «necesarios,onia®fondato sul nulla. E
‘ero che la materia dele cose precist ad esse ed 8 cera, ma la
thatera bil «silencio nudo> ela «quiet altsima> dele cose: in
«sta, fe cose, in quanto «modi di estere> non hanno voce né via:
tece evita delle cose vengono crate dal nulla dale «forse» della
materia.
“Tal forse non agiaco in bate a un modell presistente — a
Ailferenza del demiurgo platonic, che produce, mando guar-
dando le idee, Quindis «modi di essere» (le cose) son 8 prodotti
ale forze della materia, ma il principio de loro comteauto (ssa,
2
Ae
ella loro modalita) & il nulla. Non agendo i alean mo-
dello preesistent, quest forze non sono altro che il puro divenire
della materia, il puro processo che crea e annulla le case (ele
creature materiali», si dice appunto nel Frammento apocrifo di
‘Stratone di Lampsaco). I «silenzio nudo» e la «quite alts
i nulla dele cose, cot lo «spazio immenso» e vuoto da cut il
venire procede ein cu ritorna. Nel pensiero di Leopardi la cit
ca alla dotrina di Platone sta al fondamento del'affermazione
che tuto nulla e che le cose sono crete e annientate dalle forze
della materia,"1
ILNULLA E IL DOLORE1. LINNOCENZA DEL DIVENIRE
41. CPENSIFRO DI LEOPARD! COME FARADICMA DELUALTERAZIONE.
DE. F10 ANTICO PENSIERO FILOSOFICO
‘Ma proprio il conceto che Ia materia ‘agisce senza modeli,
producendo dal nulla tutte le cose (¢ tutte annientandole), deter-
nina nel pensiero di Leopardi quella stssaalterazione del sige
ficato originario del pit antico pensierofilosofico, che si ripresen-
tera pid tardi nella filosofia contemporanea, in’ Nietzsche e s0-
praitutto in Heidegger: Ia convinzione che il pit antico pensiero
{reco intenda il divenire come «innocenza », dove tutio cd che ac=
fade @ «senza perché». Il pensiero di Leopardi @ il paradigma di
(questa interpretazione.
Tfati, dire che «il primo principio delle cose @ il nulla»
cequivale a dire che «un primo ed universale principio delle cose 0
zon esistené mai fu, 0, se esste oesisté, non lo possiamo in niun
‘modo conoscere, non avendo nai né potendo avere il menomo dato
per giudicare delle cose avanti Ie cose e conoscerle al di la del pu-
Fo fato reale» (P 1341-42). Il «puro fatto reale» non pud essere
Feondotto ad una dimensione preesistente, che ne sia il «princi
pis: Te cose sono un + puro fatto» senza perché: non si pud cono-
Scere nulla delle cose, prima che si presenti il puro fatto della loro
"Ma questo non 2 il senso che il pit antco pensiero greco at-
tribuise alaccadere delle cose. Leopardi guarda a questo pen-
”Ait dere
siero con gli ooci di Arisotele, ma opera anche una radicale i=
dduzione di cid che tali occhi gli consentono di vedere — lo stesso
tipo di riduzione poi compiuto da Nietziche e da Heidegger. Per
i primi pensatori greci il Tutto @ un circolo di produzione e di
struzione; ma non tutti punt del cieolo sono omogenei il creo-
1 incomincia da un punto privilegiato, che contiene originaria-
‘mente in sé ¢ in cu ritornano tut gli altri punti de circalo,
«secondo necessta», come dicono Anassimandro ed Eraclito.
1 punto priviegiato del circlo & Verché, il principio di tate
le cose del mondo — la physic. E Yarché il modello conforme-
mente al quale tuto si genera e tutto i corrompe. L'essenza delle
‘cose precsiste nell’aché: in questo senso, il principio delle cose
rnon & il nulla, ma, appunt, la dimensione in cui esse esistono
originariamente. A’provenire dal nulla e a ritornarvi la singola-
rit, Vindvidualita, 1a specifica dele cote, non la loro essenza
Relativamente a quest'ultima, la conoscenaa delParché, consente
ai «giudicare delle cose avanti le core e conoscerle al di a del pur
+o fatto reale». Il platonismo sta alle origin del pensiero grec.
2. aremenesroseDIERACLTO
Ma sono proprio i trati del platonismo che Leopardi (come
poi Nietzsche e Heidegger) toglie dal volte del pid antico pensie-
togreco Ses canellane que at il rammemo 52 Era
to diventa Vndicazione inente del senso essenziale del
Tao llframmentodiee
“aién & un Fanciullo che si tastulla(paieén) € gicca cl ta
voliere:ilregno di un fanciullo»,
Sel frammento viene latcato nel contest che autenticamen-
te gi compete 'aién di cu esso parla pud essere specail tempo
‘in cui 'uomo non sa ascoltare la veritas che il suo @i exegno di
un fanciullo»:ilframmento 70 chiama appunto «trasulli di bim-
iv le «opinioni» — dosdsmata — degli uomini, ossia cid che ess
ppensano quando non ascoltano la verita dl Légor. Ma tutto cam-
bia se, nella cancllazione de platonismo delle origin, si intende
Vain del frammento 52 come Vessere stesso, nella sia totalita,
. “
inne ee
eaia come Vacadiment sto del Tuto, uind si ten che
Tan nom indice che per Eracto i tempo dla non vert,
vuln sess verde esacre
Th queso seco fan, Vaccadimeno di tite le cove dl
rondo € un fanculo che goa, Un fancillo che goa cl wvo-
reso spe, om apn un mda
ci dispone i pez sul tavalire,dsacendo ogni vet le com
Einacont che eg va va via frmando utleando in sempre
‘uove cmbinasionii peed ui gl dspone peri su gee.
‘a piss la «natura ognor verdes) che prodcee estroge
le cove del mondo un fanulo che ios al avolee rego
di un fanillo, Le ombinazin! ee ea forma sus tavoliere
soto | mond. Non appena lia oonigurato ba configura Te
Gove che ex onengono,aempiend propio capri dia
{lspencealriment lvoe le part che ess ha dso (Ivece
i done peal sl tava, Tanillo po serie di use
¢ alte oe bel gener per inalzarecotrutont che atomigiano
Some palaz atterrandole non append le ha compiute econ
fuel material conruendone di uve)
BuuneraNcnuionwrrtos
Leopardi pud aver intravist il frammento 52 di Eraclt,leg-
gent il Pandang di Cement Alesanio, dove ig dt
fanciullo @ deuo «divinos (I, 5), 0 pub addirittura aver lito le
Refutationes di Ippolito (IX, 9,4, che riportano inegralmente il
fSrammento. T versi 154-172 della Palinodia lo rispecchiano co-
‘munque nel modo pid chiaro — rispecchiano, appunto, il volto
che esso assume quando ne siano cancellat i eattidel‘platoni-
‘mmo, Suonano cos!
Quale un fanciullo, con:
A foglolni ea fuse, in forma
‘0d tempioo di torre od palazzo,
‘un edifici rinalza;e come prima
fornitoil mira, ad atterrarlo veto,
0|
ata dre
perch li ses lui fuse e fog
per noo lavoro son di mene
fon natura ogni opra sua, quantungue
ako arco cintemplat, non prima
‘ede perf, cha isfrlaimprende,
Te par scat dispensando alte
E tndarno a preservarsesteso of alo
dal gin reo In a agin gl chien
tternament, i mortal seme acorre
mile vidi oprandoin mile puse
Con dova man! che, oa fore in ont,
Ia hatura crude, fancalla nit,
il sue capri ademple senza oss
dinruggend formand® si rasta,
va pari congne a Faldia nel 1835, un anno
meta, quas alla ine dla via ate che principio di
tat ecome 2 mula wen orate Prien darant esta
te del 1821; mat due test sono exenialmente sala perché
Solon quanti peincpio delle coe il lla i ereho ele
produc le dstge € un
La rgione 1 pr far grand fee dedi progressi ba bic
sogna dt quel ce dispention! natural cela disrugge om
‘Bh, Vimmaginasion ei sentmemo» Gb). Questa la
imLafont
contraddizione — o meglio, questo un aspito della contradd-
one — che la ragone introduce nell wom. La ragione ha biso-
00 di cid che esa ditrugge:immaginazioneesentimento, Ma le
ituson sono immaginazionee sentiment, evceversa; el bel.
tom il ebuono>, le svete, la sgiuscta, la smagnanint» (4
cui si parla nella pagina 125 dei Peni, qui sopra riportata)
sono «pure ilusiol ey «fantannesetanaeiumagariew (bid)
Distruggendoimmaginazionee sentimeno, a ragione, come tale,
Isolata in se stesea,cistrugge tute quest illusion, ¢ dunque ¢
ineitabilmente«dotrina della seelleraggine raglonaa (hid),
asia di cb che dal punto di vata delle uson! &seleraggines
eegaimos
“Per far grandi effet edecsi progress (P 1858) — cot
per avere Ia grande potenza — Ia apne ha tutava bisogno
See dre
fat la ragone & «impotensa» (P1839), La vera e supre-
1a filosia¢lacontemplazione dellimpotenza, La vision della
pula tte sn gun ques seine ape
visione della loro easensialeimpotenc: Fimpotenaa di fronte
al nulla che leannienta. La potenea& la salvenza dal nulla, La
fomma potenza # Veternit «Limpotenea tha bisogne) della
fomma potenea> (ibid), perché la Fagione ha bisogne delim
Imaginadione e delle illsion etella disrugges (bid). La som.
ta potenzadel’cternita&illsione
Mala grande filosfia—la obit Laesommita deo spi-
suman, pers ni —grandie fama el il
2a la ravi e consol dunque, in esta, la tessa poten della
“Gone desl eimpoen dl at vo sind soma.
Inente potent ed eternt Gonnipotenza ed eternity la cl unica
pata € illusone);€ Psocchiata onnipotntee (P 1851) (Foc.
‘Bauch per Lepr anc cp mi he gar
tio dela natures)?
* Quando ha ma un deco gato sl gran sistema dll cove uvechate
cnniptente eg sia rivet un grande everament enna vgrt dla
Satara oun grande ed unverale rere?» (P 1850-5) «I eds ia
Sempre tree apie alia ei; ado alferana con mane robusta (>
1858) «Esquando un edeso vale specular parlare in rand, arceare da
se ueoo tn gran sistema are ura grade lnsovazone in fla in qualche
prt spect dia, ardaco creche ep erainaramente deta» (P1859)
1 .
Nokia apie del oa
‘Tuttava Villusione e la potenza di cui la grande filosofia ha
bisogno, ® anche cid che Ia ragione distrugge. In questa e per
{questa distruzione, considerarla come tal, la filostia «dourina
della scelleraggine ragionata>: il contenuio di tale dowrina & la
sscelleraggine», I'segoismo». Quanto al contenuto, considerato
in 9 stesso, eparatamente dalla forma, «la perfezione della filo-
sofia non 8. altro che egoismo», (P 2253) .
‘Legoismo & infatt conseguenza necessaria dell’samor pro-
prios (P 892), cot della volonta con cui esistenza vuole se stessa
‘e vuole salvarsi dal nulla, distruggendo id che la ostacoa.
A-woranrus
TL epensiero» di pagina 125, sopra riportato (§ 1), parlando
della «filosofia indipendente dalla religione» come «dottrina dl
Ia scelleraggine ragionata non intende proporre la dipendenza
della Filosofia dalla religione: per la religione (che qui e prece-
dentemente@ intesa da Leopard come crstianesimo) il buono, la
virta, la giustizia non sono illusioni; mente tli essi sono per la
vera flosofia: «fantasmi ¢ sostanze immaginarie». La filosofia
scopre questa «vert che la natura aveva nascosa sotto un pro-
fondissimo arcano>. Se dunque la filesofia non sirende dipen-
dente dala religione, cot dall'lusione che sosituisce le vert
sence della foi con quelle erivlten — se floia
‘non impedisce a se stessa di essere conoscenza autentica della ve-
Fitde non si lascia avvolgere dallillusione — allora al contenuto
della Filosofia appartiene 1a conoscenza che «il vero partito in
{questo mondo & essere un perfetto egoista».1 LA RAGIONE MODERNA,
LtaNoMELECoIs«o
Lo stato affeaivo pid adeguato alla veri, cid alla nuit del
tuto, é la noia.E lo stato affetivo — peculiae delle moderna,
— in cu affetvcd® ridota al minimo e quindi & insieme inat-
Livtde impotenza assoluta, mort vera e totale.
Ma la veritd pud apparire anche nelluomo che vive € che
‘dunque, per la presenza del piacere, del dolore e della dstrazione
dal desiderio del piacere (occupazioni, lavoro, divertimenti), si
mantiene al di fuori della noi
Quando la coscienza della verti, cot la filosofia, si trova in
‘questa seconda situazione, la filosofia, quanto al suo contenuto
‘onsiderato isolatamente (cfr. 1, 2) & «egoismo», ossia cascienza
che Ia volonta di esstere ¢ di godere — il desiderio infinito di
piacere — non @ limitata da alcuna legge immutabile ed eterna,
che abbia il carattere delld verti cioé non deve adeguarsi ad al
cna «idea». I valori della morale, le idee immmutabili ed eterne
— bonta, virtd, giustizia, bellezea, magnanimita, amore —, in
base ai quali la cultura tradizionale pone limiti allegoismo (P.
271-72). Tl filosofo moderno .. 2} necessariamente egoista, €
uindi malvagio» (P 2294). Nel filosofo modern la vert & iso
lata dalla poesia ¢dalfllusone;e il contenuto della verith& iso
lato dalla forma, consstente nella forza, grandezza e magnanimi=
1 con cui il contenuto viene conosciuto (ef. 2).
180
Lavage med
Laffermazione del’egoismo del filosofo moderno non va se-
pparata dalla tesi che la noia® una «condizione dell'anima .. rac
Gionevolissima, anzi la sola ragionevole» (P 141). Se la noia in
‘quanto condizione «ragionevolissima» é lo stato affetivo pid ade~
{guato alla verti, es0 # insieme assolutaitazione e impotenza. Il
“filosofo moderniow & «necessariamente egoista € quindi malva-
{Gio» quando non affonda nella noia,cioé velativamente a quella
Condizione dell'anima in cui & presente la soddisfazione (illuso-
fla) del desiderio infinto del piacere, o in cui tale desiderio &
‘ingannato», emitigato», eaddormentato® (Ia noia essendo ap-
punto il «desiderioingenito e compagno inseparable dellesisten-
2a, che in quel tempo [nel tempo della noia, appunto] non & sod-
fato, non ingannate, non mitigato, non addormentato»,
PAT).
Relatioamente a questa condizione, la «perfezione» della fi
losofia non &. altro che egoisms» (P 2293); e poiché la flosofia
‘moderna 2 «perfeta» concscenza della veri (thid.) — «giacché
niente di falso le possiamo imputare» (P 2295) —, la filosofia
‘moderna, relatvamente 2 quella condizione, & essenzialmente
‘egoismo ¢ malvagita, ossia cid che dal punto di vista del'illusione
‘morale & egoismo e malvagita. Prfetiamente separata dalle ilu
sioni, la perfettavertafilosofica, quale ®reperiile nella filosofia
moderna in quanto dstrugge le illusion della tradizione, & per-
Fett egoismo. :
‘