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PROGESSO

O R IG IN A LE

DEGLIUNTORI

A 8PBSB DEGLI EDITORI


M.U.CCC.XXX1 X

Co* Torchi di G u r iu T u m

UMAMSSIMI LETTORI.

V ra le tante raiserie di un secolo male studiato, che il sig. A l e ss a n d r o M a n z o n i trasse in luce ne suoi Promessi Sposi, fu pur quella del Processo degli Untori. DalF economia del suo lavoro il gran poeta fu costretto a quasi appena accennarlo, riserbando pero , come egli dice < ad altro scritto il trattarne piu am* ( piamente > Scorsero dodici anni da che quel Romanzo immort&le usci e non fu per
(1) Promessi Sposi Cap. XXXII fine. ( 2 ) Giugno 1 8 2 7 , benchi colla data del
1 8 2 5.

anco quella promessa adem pita, per quanto nel sollecitassero i voti onde FEuropa aspetta tutte le cose sue. Temperd in parte quel desiderio il sig. Cesare Cantu, co suoi Ragionamenti sulla Storia Lombarda , illustrando il *gran poeta. Egli pero non pubblico che parte di quel Processo , si per la natura dell opera sua, si perche anch egli diceva e credeva imminente la pubblicazione della Colonna Infame, descritta da quel sommo. E)d ora la fama da una parte va dicendo che tal pubblicazione non illudera piu a lungo laspettazione universa le , renendo in appendice alia nuova edizione dei Promessi Sposi, dall altra molte ragioni fanno temere che sia ancora lontana dal becco lerba. Gomunque sia, per prepararla noi siamo yenuti in determinazione di pubbli-

care il Processo originate degli Untori. Vi abbiamo premesso la parte informativa, desunta dai sullodati Ragionamenti del sig. Cant^. Seguono gli atti di esso Pro cesso ove conservammo 1 ortografia di quel tempo, migliorandone un poco la disposizione, e apponendo in calce la spiegazione dei passi latini. Conchiusimo con un altro brano de prefati Ragiona m enti, acciocche i lettori potessero vedere 1 origine, landamento e il fine di quel famoso delirio. 11 trarne importanti appiicazioni alia morale , alia civilizzazione, alia storia moderna, ed incutere salutare spavento a chi puo temere che altre verita sortano, per quanto tardi, alia luce, sara cura del sig. A l e s s a n d r o M a n z o n i , della cui opera noi abbiamo voluto con questa crescere il desiderio, che deh egli TOglia presto soddisfare! In tale aspettazione, la vivacita dun linguaggio originale, la dettagliata infor-

mazione dei costumi, la drammatica vera e naturale, i pregiudizii, il dilatarsi di un grande errore, le conseguenze d un principio falso, daranno e da interessarsi a chi sente, e da meditare a chi pensa.

Milano, Aprile i83g.

lx

d it o r i .

FA C T I

SPECIES

Mncrudelendo in Milano ]a peste, nell estate del i63o, disastri a disastri, an gas tie ad anguitie crebbero in quel gran travaglio le superstizioni, e principalmente la credensa che alcuni si fottero cengiurati per propagare il male e met* tere Milano aflktto al nulla. Di coatoro toccb il Manzoni, e promise tra tta n i A pieno altrove. Perb chi sa quanto ancons negher& al desiMri* comune la sua Storia della Colonna It* fame} F rattan to , importando a molti il conoscerne alcun che, is raccolsi da parecchi libri alcune coie, che esibisco informi ai lettori; i quali oh come awanno a stupire ed imparare quando, sotto la penna del nipote diBoccaria, vedranno queste tradizioni diverse, morte, contraddittorie, staccale, aviv a n i, e dirigersi al fine deducare la opinione popolare alia ragione, alia giustizia I E credenza antica, per lo meno quanto la peste di Atene descritta da Tucidide, che la malisia umana giugnesse a tanto d a diffondere la peste ad arte. Quando la ragione sonnecchiava servft della superstizione e dell autoiilk, o delirava ebbriata dal fanabsmo, rinacque e si saldb una tale credenza: Cardano, Martino Delrio, Wieiro, trattatisti di diavolerie, as* skurano che nel i536, nel Marchesato di Saluzao, fu propagata la peste cogli u n ti: vi un trattato de peJte im nufactai c il Tadini d conservb memoria di molte, diffuse, come credevasi, malisiosamente. Anche nella peste del iSj6 sf ragionb di

Untori, e raocontarono che un di costoro, in sul venire ctroz* zato, confessossi reo, e palesb insieme un preservative contro la peste, adoperato poi col nome di unto dell irapiccato. II 1 2 settembre di qur'lanno, il governatore Ayamonte, avendo saputo che alcune pertone eon poco xelo d i caritit, e per mettere terrore e spavento al popolo, per eccitarlo a qualche tumullo, vanao ungendo con unti che dicono pestiferi e contagiosi le porte et i catcnacci delle cate e le cantonate, sotto pretesto d i portar la peste, dal che risultano mold inconvenienti, e non poca alterations tra le g yiti, maggiormente a quei che facilmente si persuadono a credere tali cose , per ovviare a tale insolenza, promette a chi ne denunzii gli autori 5oo scudi, e la liberazione di due banditi: e se era complice, 1 impunita, purclid non fosse il capo. Da questa grid*, ripetuta poi il ig del mese stesso, ben appare come fosse poco piu che il sospetto di un insolenza, non di una tanta reita. E convien cre dere che non a^quistasse piede, giacch il l^erta, il Giussano, A Bugato, altre memorie di contemporanei, t t o ne fanno pur oenno. Peri) 1 ignoranza progrediva merci le cure di chi vi aveva interesse, e i fiutti di quella sono sempre gli stessi. Fin dal i6a8j la cattolica maesta del nostro re, con paterna premura, aiea mandate lettere ^1 senato e al Iribunale della sanila milanese, annunziando come dalla Corte sua foisero fuggiti quattro Fran* cesi, ( i Francesi allora faceano mplta paura ai nostri padroni) scoperti di voler infettare Madrid con unti pestilenziali: stes* era dunque sullawiso se mai capitassero in questi paesi(i). Poco dopo arriva in Milano all osteria dei Tre-re un Gerolamo Bonincontro, veslito alia franoese e civile negli atti; e iccome allora il passaggio delle Iruppe faceva nascere paura peste, cost egli lascia intendere d avere certi suoi spe cific^ co quali cinque anni innanzi area fatto del gran bene nella terribile peste di Palermo (); e sfoggia ample altesta<
( 1) Tadini p. 111.

() Anche q id U si diase firopagaU dagli ntori.

tionl a n te da principi, come abiliaaimo di medicina e di matcmatica. Sono queti diacorsi rapportati al senatore Arconato, preaidente della sanitt, ch i di rapportatori neppur allora* ci dorera esaer careatia. Egli, combinate le lettere reali coll easere coalui franceae, conchiude, e la concluaione vien via dribtiaaima, che colui foaae un nntore, e lo fa cattura're. II Tadini e il auo auditore Viaconti, incaricati deaaminarne gli utenaili-, trorarongli libri <\jpatrologiai e chironianzia, un breviario, non so che libri spirituali e temporali, o come ai direbba oggi, profani: una vestina ed una cintura dellabito di a. Fran cesco di Paola, e Tasetti con argentovivo e polveri. Queate toccale e fiutate, si conobbero medicinali, onde fu come innocenle liberato. Se non che dalle carte e dagli esami auoi era venuto in chiap) comegli foaae un frate apostata, rico* Trato alcun tempo a Ginevra, e che ora andava a Roma per impetrare perdonanza dal papa : lo perchi il padre inquiaitore generate lo chieae come cosa sua, ed avutolo, il proceaab come Dio vel diea, e maodollo poi a Roma al roodo suo (i)t Fin qui adunqua tale idea (come quasi tutti i mali nostri, esotica) degli untori era vaga, lontana, e ne avrebbero riao, ae non fosse parao un crimen lesae il dubitare di coaa ataerita da un re cattolico. > Ma il aoapelto ( traduco o compendio il Ripamonti) acquistb piede dal trovarai la mattina del 2 3 aprile i63o untate le pareti di molte case. Tutti accorrerano a Tedere: ci andai anchio; erano macchie sparae, ioeguali, come se alcuno con una spugna averse schiccherate le muraglie. Da quell' ora, ogni di ai narrava di altre case untate, di gente infetta appena le aveaae tocche: ai aggiunse che ai ungeaaero le persons: infine, de' tanti morti, ben pochi si credevano pe rire senza malizia. Prima i ferri, i legni: poi le atrade, laria steaaa temevaai contaminata: che piu T ai giudicavano unte perfino le meaai mature. E racconta, daccordo col Tadini e cogli altri, come aul principio di. giugno trovaromi unte le panche in Dnomo; le quali portate fuori e brufciate, ser( i ) Vdi Ripamonti d t P tilt Twiiai p. n a .

virono non poco a eenvincere la moltitudine, per cui un Oggetto diventa cos\ di leggieri un argomento (i). Provata allora la verita del falto per tanti testitnonii e per la visita del tribunale della laniti, comineiotti a ragionarvi sopra. una burla degli itudenti di Pavia: & una biuarria di caalieri grandi per incantar la noja di quell' attedio di Casale: i il contino Aresi, e don Carlo Boui, i il figlio del rillnnr Padilla per ispaventare la gentei i una perfida vendetta del governatore Cordova cacciato a torsi di cavoli: i una trama del re di F ran d a: una delle solite del Richelieu, ed i uomo
da ja rlo , che non crede pSt in D io d i quello facciano le mie tcarpe '(a): & una raffinata barbarie di quel W allenstein, il

cui nOme suonava terribile come la campana a martello. Alfine divenne universale opinione che quegli unti fossero fatti per ispargere la peste. Universale dico, benche Ira i privati, chi per sana cagione, chi per ismania di contraddire quel che dicevano i p ib , vi fossero alcuoi che non credeano (3). Tra questi ricorderb vo(i) Dopo dallora nessuno piu ginocchiavasi o sedevasi jralle panche. (a) Cosi uno esaminato nel processo degli Untori. (3) 11 buon senso Vera, ma te ne stava nascosto per paara del senso comune. Muratori dice daver raccolto da molti Kilanesi come alcuni de* padri loro non avesiero creduto alle unxioni. Noi ne addaciamo testimonii contemporanei. 11 La Croce dice che e cosa chiarissima e m piu die manifcsta, in modo che chi ptrtinacemtnu la ntguto nomo m ragiynevole non si potrebbe aflermare a p. 41- Tadini nella dedicaxione asserisce che etna qutilo accident* tian ttati varj U ptntkri e rimprovera qnelli li quali con frivoli ragioni td tttm pj procurano im~ pugnarlt, e ricorda la nwM dtUi pontkri degli uoauni circa at mmficio accompagnato con mrto diabolic*,. . . . ancorchi molti ipoculatM ttitmutrv. Altrove t Oggidi oleum ttngono cho quotto utaioni non fotMro contagion n i maleflcht p. 11. Alcuni iptculatwi non credtvano da principio cosa aleuna di quotti accidtnti di potto vtntfica o maltfica. . . btnchi alcuni a lor mal coito tporimmlavano poi il contrmno... per tab lo comWkv ot con/iuarno: to fano puoeo doppo pattato il dmort tt il male, mutamo ptntitro, ntgtndo il ponofido *t il maltficio p. 138. E il* Cardinal* Federigo in nn MS. Fuert nonnulU qui jTrfrffi vtotfidumupu infioitrtnWr. Id focilo comfittatur . . . . pouci ju tr t iHi, tt pmdtiitiorum tormonibut grmvuiime increpahantur.

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lentieri il mio brianzuolo Ripamonti, che cfaiaramente mostra non m n i fede: " m a soggtunge sio diceaai che non vi ful6no untori, e che mel sappongono a frodi umane i giudizii di Dio ed i castighi, ibolti sdamerebbero empia la atoria c 4'aotare (1 ). Onde seguka discorrendo come > (i deaignasaero aotori del duperato coniiglio -gran r e e i loro ministri, e la Id k U ie i indignaaioae accagionasae quelli, che forae pifii che altr\ ompjaugeano la noetara aciagura. Ed era *ooe comune cbc jjdem onio congiurasae cogli uomini per icpopolare il fMW . Su di che ( i sempre a J&ipamonti che parla) crederli o a m crederli, io riferirb i portenti che si ipargerano. Cori m dunque fama che il diavolo o th m in Milano tolto a pigione una casa, otb eraii posto a fabbricare e diflbndere BDgwnti. k aentirli, ri aapeano dire che casa era e di cui: ed m o raccontava, che trorandoai un di in piazza del Duomo, vide una carrozsa a aei bianchi caralii e gran corteggio, t aedutori uno di grandaspetto, ma burbero quanto mai,- git occhi infocati, irto i crini, minaccioso il labbro. 11 quale fattogliai dappres'so, *i aoffermb, lo fece m ontare, e dopo varii giri e rigiri lo menb ad un'abitazione, cbe.partT ail palazzo di Circe. W miato 1' ameno e il terribile s qui hioe, b tenebre, altrove deaerti, gabinetti, boschi, orti, caacate dPaeqba: inline mucchi doro. Dai quali gli permiae di lavarne tanto che fosae pago, purchA rolesse apargere dellunto. E avendo ricuaato, ai trob al luogo atesao ondera atato levato. . . . (a). * Ma dopoche ai ritenne che il diavolo vi desse m ano, entrb quella stupida e roicidiale negligema, che & figlia c^lta diaperaziooe: poi un indagare le cause di effetti aognati, e u s panico lerrore: fin i pih intimi si schivaTano lun laltroc ne aolo del Ticino e dellamico si nvera in aoapetto, ma fin* tra marito e moglie, tra fratelli e fratelli, Ira padre e figliuoli: e il letto, e la mensa geniale, e che che ai ha per santo iacuteva apavento. . .
(i) Dt P ott 1. II.

(a) Quetto fatto ti racconUvi non da tutti a un modo, che sarebbe ua Lroppo singolar privilegio della faToU.

i4 Chi non (a il caco del senatore Caccia T al quale il serro (chiamaTati il Farleta) offr una m attina un fiore, n appena quegli il fiut, ne contrasse il contagio a la morte. A Voi* pedo di Tortona ti trovarono sette untori, ohe furono morti sulla ruota : e attorno a quel tempo 'si scopersero ivi presa* le macine da mulino unM te, sulla coi macchie fregata del pane, datolo mangiare alle galline, subito morirono d il* lividirono. Una' mosca che forse Vera potata t u , fenqptti nellorecchio di un ta le , gli caus senz altro la morto. Aa-' tooio Croce e G. B. Saracco di G ttadella deposero con gin* ram ento, che un carpentiere Tar vicino ammalato, di fitta notte sent andar alcuno per oamera, sebbene fosse chiusa la prta. Mi levai (coti linfermo) a guardare, ed etti: lzati e ci se gui ; V fuor di citt un magnate che ti dar vasi da unger la vicinanza, e navrai in compenso salute e vigore. Intanto mi esibivano debei danari, e li faceano suonar sulla tavola. F ra ci sentivo tentennare e scricchiolare il letto, tirarmisi la coltrice e le lenzuola, ondio stava inorridito. Ma poich in sistevano etsi, chiesi loro chi fossero. Mi risposero : Ottavio Sassi. Io rifiatai^ e tosto ogp cosa s dilegu: solo rimase sotto > letto imi. lupo che mugolava, e tre gattoni alle prode 1 che la v a n o versacci, finch apparve il di. Anche Carlo Girolamo Somaglia (i) narra avvenimenti simili, come a non dubitarne. Due che col fiscale Giuseppe Fossati usavano in carrozza verso Novate, smontati ad un macello, fu rono untati e morirono. Gio. Curione, servidore desto Somaglia, m entre andava olire pei fatti suoi, accortosi daver unto il man tello s lo gett, vide gli screi, addit il reo, che fu menato ^n, ma non seppui il castigo perch in prigioni m olti mori

rono prim a che la G iustizia facesse la dovuta dimostrazione.


Un altro giovane che gli stava in casa, unto m ori entro >4 ore. F a altrove raccontare al senator Laguna d'aver esami nato un untore, che confess come un tale gli avea dato on vaso e tre lecchini, promettendogli che tornando gli daria (i) Atteggiamento dello stato di Milano p. 4gf.

is i altro danaro. Colo! fee* la p ro n ui domestic! saoi (sui dom esticil) poi sui n d d lf che.di dorlo morirono. Condottosi f i n f l i in cerca dell'ynicoNlal danaro, piu nol Irovb. Non aatante scguitb ad impiastrafe per una certa Tolutta che u pmmlera, come do' cacdatori che, non cepitando selvaggine, tirano qualche volta ad uccelli da nalla; Poichi cinsegna un altro (i), che la dia&olica fattu ra eras ta le , che chi p rtso ne veniva eon fh rle il prim o conteruo, terndva tal gusto e diietto melfandar tuUando, che umano piactpc, sia qualsiyoglia, non 2 possibile se li agguagli. Due illustri e benemeriti scrittori Muratori < Yerri hanno k affiermato che il Gardinale Federico dubitasse <|el f*tl delle nnuoni: in verita perb egli tenne che molto vi fosse dellesagerato, ma insieme che qualche cosa .fosse di vero. A provs di ch e noi compendiererao qui i sentimeati desso Gardinale. facile confoodere il vero col falso: e della peste fat turata se ne dissero tante, che lievemeate puoi crederlf e m prontamente rifiutarle. Noi, come alcune ne crediamo, cost m ad altre possiamo ricusar fade. Certo alcuni, aifine di scu< sarsi della negligenza se avestero acquistata la. peste per lalito e pel contatto, vollero dire di averla presa <per gli * unti. . . . Si contb che uno degli untori, penetratar in an m monastero, vi portb la peste intridendo i famigli; n si scopn la frode se non quand erano morti quasi tutti. Tali cose divulgate ne tutte crediamo, n tutte giudictiamo in- vratate. . . Nel Lazzarelto un unlore confessb daver patto col diavolo, mostrb dove tenea nascosto i barattoli pieAi m di veleno, e tosto dopo spirb. Una donna, confessaM spon taneamente il misfatto, diede fuori per complice la figli* sua, che fu trovata coi vasi e tutto per ungere. Mentre un tale, convinto per untore menavasi al supplizio tanaglian* dogli le membra, additb uno degli speltatori, e lo fe pren* dere ai birri come complice suo. Ed io posso proprio af* fermare duno, che vestito da prete, entrb ncchiostri fe gli
( i ) La Croce p. 5a.

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unse. Si sa del resto che questa non t la priraa peste falta per umana malizia : n e la cosa & intpossibile ad eflettuarsi, b en ch t difficile a s s a i : co m e dicesi degli alchimisti c h e tiam u tan o i m e t a ll i, ma co n inesplicebile fatica lavoian* dovi intorno tutta la vita. Negli untori s aggiunga la m a

il lizia dei demouii, ch e sempre avversi agli uomini, spingono ed amm aestrano al misfatto che loro procaccia m esse d'anim me e di corpi. P o ic h i mentre i magistral! cercavano gli untori, trascuravano le cure necessarie. Q uesto pub acqui star fede alle unzioni. Ma d altra parte, non si potea tanto miracolo finire con ricchezze private : nessun re o principe vi form roba o potere : neppur mai trovossi il capo e lautore di questi unti. Ed gra n d argomento a non credervi il vedere cessare di per se un delitlo , che dovea durare sin all'estremo quando fosse stato diretto ad un fine deter-

minato.

Militari violenti , lascivi , parte nostri

In q u est intradue co m e venire a capo del vero ? ma i piu forestieri, nojati dal rigido impero, dal tenue soldo, dalle faliclie, dalle

* fami durate, si disse ch e cominciarono a mulinar qualche >


lerm ine d e 'lo r o patimenti : ed ajutante il diavolo , inven tarono le u n z io n i, i cui elementi portarono forse dai luo ghi slessi, o n d era venuta la peste. Da alcun tempo ancora andava per Lombardia una brigata di uomioi fa c in o r o si, vanlatori di delitti, spadaccini, che senza ne guadagno ne punto d onore, sfidavano chiunque valesse nelle armi. Ne > e novita che gli sceilerati, per sottrarsi al patire, ricorrano al d e litt o : Catilina vel dica. Ma che questi untori fossero i peggiori viventi che mai, appariva dal loro m od o di nio> rire, poiche sprezzando ogni soccorso delle anim e , anehe sotto la mano del boja, duravano a negare. Un d'essi, colto proprio in sui fatto, e condotto nddiritturn alia forca, visto un carro ov erano i monatti misti ai c a d a v e r i, slrappossi i a qtiei che lo m en a v a n o , c di un sallo b a k b in mezzo a quclla turba pestilente , com e in sieurissimo ricovero fra buboni e raaicm, ove ncssuno avrebbe ardito stendere la mano. Ma preso a sassi c schioppeltate, fu rotto in m ollc

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parti, e sulla bara stessa carreggiato alia fossa. Del rcsto land fa t t i, le co ndanpe su c c e s s e , I'atrocita dell'influenza, appena lasciano dubitare del fatto delle unzioni. Cosi it C w dinale. Q u ello perf> d i e piii desta meraviglitr si e il vedere com e da que&to ilelirio andassero presi i raedlci, e lino ilT a d in i. Egli c h e de'priroi avea gridato contro il venire dell infausto esercito tedesco, egli che primo avea riconosciuto i casi di peste disse minata nel paese; egli per cui istanza fin dal I 11 ottobre an* teeedente il tribunate di sanitu avea tnesso quel di provvisione ulT avviso affinche, crescendo la peste in F r a n c ia , in Fiandra, in Germania, e gia penetrando n e Grigioni ed a P o sc liia v o , la tenesse lontana di qui con J e rro , fu o c o ,f o r c a : egli, eol S e lla la suo maestro, preso a perseguitare dal popolo perdu: sostenevn che era la peste; egli che per ufTicio e per zelo ne avea segnito passo passo prima le tracce sparse poi le gigantesehe ; egli che avea veduto le ragioni del crescer di quell a nel mancar di p rov id en ze , nell ostinazioue del volgo a n o n crederla, nell aver raccolti gli afTamati al lazzarettu, nella malizia dei monatti ch e ad arte lasciavano cadere ccnci e cadaveri per le vie e nelle ease, n el casligo di D io perchc. h o rm a i s i vedeva pcrsa la ragione, il giudilio, la p r u d e n z a , la carita nelle crea tu re, egli divenne de piil caJdi a sostenere c h e la peste era diffusa dalla perversita degli untori.

T alm ente si trovava fo n d a ta , cosi egli , I'opinione d el volgo e della plebe c d ella nobilta, d ie queste u n zio n i non fo sse ro solam cnte pcstilcnli, m a ancora vi concorresse V a rte diabolica p e r distrucre non solam cnte la cilia, m a lulto lo sta lo . . , c!u: o g n i nolle p er il spazio di tre rnesi si vedcvano w ile rnollc conlrade della cilhl che era cosa d i stupore c m eraviglia non sapere dove s i fa lb rica sse lanta </uantita d unguento , quulc s i vedeva d i colore gialdelto, o croceo scuro, et in verilii havere d a ongere in una nolle le ccntinaja cl m ig lia ja d i case, bisognava fo ss e fabricato con arte d ia b o lica , perchc naturalm entc p a rla n d o non si poteen fa r e che non si fo .s ft s a jut to o inteso p er le diligenzc sln w n lin a rie 3 che trallandosi del bene-

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fi'tio publico, ciascuno non le facesse. M a quello che ci con * fe rm a v a concorrerc V arte diabolica in queste ontioni c che ogni nolle non solam ente si trovavano rinfrescate le u n tioni nelle m edesim c case della nolle antccedente, m a accrcsciute d i gran lunga la subsequcnte. . . E t che sii la vcrild non si p u o negare che il P odcsla d i M ilano un giorno non fa cesse cowdurre n et T ribunale d ella S a n ita d ie d f u r b i , d ' ela in circct d i 1 2 in 14 a nn i, li q u a li confessarono a viva voce che ogni m atlina erano condo tti a ll' ojfellcria, ct doppo bene m angiato et bcvuto, andavano ongendo le personc ehe si trovavano nel V e rza ro , con unguento, che g li era dato d alcunc personc che si trovavano a d un hora d i nolle in quelle case che si dicono 7/iattc a l bastione, con 4 0 soldi p er ciascuno, et ja tta diligcnz a la sera m edem a p e r fa rg li prigione, non si ritrovorno. Den e vcro che vicino a l bastione se gli trovh un tale G iovanni B a ttista , che della parentella ])er degni rispetti non *i nom itia , ct condotlo prigione, men tre si tonnentava re.stb sopra la corda strangolato d a l dem onio, ct quegli fig liu o li fu ro n o f r u stati, d i p n o i banditi da tutto lo sla to , . . , JVh solam ente rcsto nella cillcl d i M ilano, m a i i allargo nel DucatO in incite tn re ct villc p e r causa delle q u a li ju r n o p resi alcuni delinquenti et condannali alia liu o ta , et in particolare Un laico setvila et un altro d i S . A m brosio a d Nernus , p er csser caso n olo rio , fu r n o p resi con dctlo u n g uen to , ct m essi a lia lortura confessorno averlo ricepulo da eerie personc fo rasticri p e r f a r m orire a lcuni suoi n e m ic i, dove poco tlopo fu r n o ancor essi condannali a lia morte. In questo tem po non f u M edico ale uno nt> persona intelligente che havcssc senlimCnto diverso d i queste untioni p estilen li, che non fo ssero con arte diabolica fa b ricate: rnentre p er le m oltc personc le q u ali m orivano a lia sprovista senza segni csterni, senza comcrcio da loro saputo d i conlagio, concludcvano tutti p er necessity csser stati unti e non altrim enti. S ' aggiunse di piu che, oltre I' unguento pestilcnte e vcncfico, ja b b n ca va n o ancora una polverc della inedcsima natura c oualita, la quale sp^rgzvano nclli vasi d e ll acqua bcncdctta , pi-

ig
gh'ata d a l p opolo nelle chiese et ancora n clli luoghi della p o vertOt, dove si trovavano cam inare con li p ie d i ig n u d i , attacandose alle m an i el p ie d i , havcva lanla fo r z a che incontinente quelle m isere creature s ' infiU avano et m orivano in brcviuX d i tempo. D o p o tnolli altri esem pii vienc a narrar di se
ites&o, chc -vide, in contrada di s. R afaello, un iurfunte a cavaJIo, che destram ente spargeva detta p o lv ere, m a accortosi d essere scoperto, fugg'i a rotta di collo: di due zitelle di An* lonio V ailino da Caravaggio, che nel prendere 1 acqua santa in chiesa dei Servi per segnarsi, v i scdrsero qualchc polvere galleggiante j e lVa 4 o ore roorirono ( i ) , e d" allrc due donne ch e, giunte alia chiesa delle Grazic, trafelanli dal caininin o e dal c a l d o , bevvero m o riro n o . dell acqua santa, c p o co dopo uc

C erlo vi parru mirabile c o m e si torte conseguenze polcssero tirarsi dai fatli, per adoperarli, invece di utile ammaestramento, a rincalzo dellc superstizioni. Cost 1 accorrere di tanta genie alia chiesa dclle Grazic era naturale che, pel contatto> accrescesse il male: m a no; doveasi dire che un untore, travestito d a frate, era stato v e d u t o , in iscam bio di qu ell olio m i r a c o lo s o , porvi dell unto suo ( 2 ). In quclla 6consigliata processione fatta I' 11 di giugno e nel concorso per otto d*i a l D u o m o a visitarc s. Carlo, T a d in i vedeva una ragione di ere* see re i l male s ' i per la folia essen d o nel piil caldo della sta te, si pel com m ercio colic pcrsone infette, si pel camrainare co i pie scalzi e riscaldati sopra te vie sporche dalle reliquie d e frequenti cadaveri: pure doveasi spiegare la ruortalilii cresciuta colic polveri veneliche. U n altra volta, al i 5 di luglio, * appiccb un incendio, corse voce ch e fosse un* arte d e F ran ces'! nascosi fuori per sorprcndcre la cilia : onde un dar ulIarme, un terror panico, un accorrere, un affbllarsi, c cresceie le morti s'i pel contatto, si perche ogni popolare effcrvesceuza
( 1) N e lla peat* di P a le r m o del i G x { , s 5 , sG e r a ii to lla 1 a cq u a

ta n ta d a lle p ile , c o m e r c i c o l o d el c o n ta g io ,

( 1) La C r o c e p. 47- T u t l i i lalli <|tii acccnnati n a r ra t i n el c ap it ol o an le ee dc iile d e Ilagionamcnu.

f ur ouo

d;il Cnntu

10
s v i l u p p a c e r e s c e l e e p i d e m i c ; m a a n c l i e a l l o r a si d i s s e t u t t o q u c sto esscre stato u n a tr a m a degli u n to ri p e r a v crc agevo-

lez z a d e l l o r o i n f e r n a l e p r o p o n i m e n t o ( 1). D e i p r o c c s s a t i , a l c u n i m o r i v a n o f r a i t o r m c n t i , gli a l t r i d u r a v a n o p r o t e s t a n d o s i i n n o e e n t i f i n a l i a n i o i i e ; e q u c s t o s ' a v e a p e r p r o v a d e U e s s c r co lo ro d ati al d iav o lo ( i). P o v e r a r a g i o n e ! D o p o t u t t o cii>, m i c l i i e d c t c f o r s e q u e l c h ' i o e r e d a d e l f a t t o di tali u n z i o n i I V c r a m c n t e , a s e n t ir l o a s s e r i r e d a t a n t i c o m e cosa veduta p ro p rio d a loro , tra lta n d o s i di un giudizio d i

i m m e d i a t a , a s s o l u t a p e i c e z i o n e , p a r r e b b c u n s o v c r c h i o di c r i t i e a il d u b i t a r n e . M a cl i i f a c e i a r a g i o n e a l i a n a t u r a d e l l ' u o mo e a l l ' o s e u r i t a d e i t e m p i , r e s t a c o n d o t t o a n c l i e p i n in l a I u o m o , q u a n t ' e p i u g r o s s o l a n o l a n t e m c r a v i g l i a , p i u e g r o s s a , pi i i

del d u b b io . P e ro c c h e giudizii: e q u a n d o

p iu e r e d u lo : q u a n t e piu p a ssio n alo t a u t e piu precipitoso nei accade una

a g c v o l m c n t e 1-i si c i 'c d e , c o g n u n o , a l m c n o p e r a m b i z i o n e , pretende esserne stato testim onies. C l i e sa m a i vi poneste

m c n t c , i f a n e i u l l i n i q u a n d o si ie c e r o a l c u n m a l e .son t u t t a fin e z z a d i a p p o r r e a q u a l c h e c a s o la c o l p a p e r i s c u s a r n e se s t e s s i . A n c h e il p o p o l o , f a n c i u l l o a d u l t o , per n o n d o v cr dire io

c o n t r a s s i il e o b t a g i o c o l l a v e r e t r a s c u r a t e

le d e b i t e c a u t e l c

I r o v a v n c o r o o d o 1 i n e o l p a r n e u n i n e f l a b i l e m a l i g n i t a . A g g i u n g i 1 i s t i n t o d e l l a d a t t e al m o d o curiosita ch e v o rrc b b c s u o di v c d c r c : t r o v a r le r a g io n i, v la p c r p c t u a a-

aggiungi

inclinasc i a-

zione del volgo a se o rg cre la m a n o gurc , perche sentendo troppo duro

dell' in iq u ita nelle il d a r di e o z z o

contro

Q uello che con arcana

b ilancia i b c n i c i m ali

scom parte,

( i ) T<lini ("j) S i n

p.

128.
p e rtin a cem en te a ffc lm a r o n o
fju ts lo

a ll' u l t i m o

d eiser
C n jrr

in n o een ti,
p. 4 g-

l o f p o r t a n d o d e l r i m a n e n t e q u e l l a m o r t e c o n a t s a i b u o n a dis j> otizione, d a l ch e si argo m en ta la d iabohca J a l t u r a d i /a lto . lo s on o d i p a r e r t c h e li Capi m a l j a / t o r i e d a u lo r t d i t a n t a in u m a n it a a v e s s t r o a n c h e p a t t o c o l D e m o n t o . e d i e p e r c iu , i-olcndo i m p u l a t i d i ta l s c e l l e r a g g m e , e g ltn o p a l e t a r i l

/(atto , v e n is s e r o d a q u e lto s o f j o c a t t , pc rc lic 10 ne ho wisii a l c u n i , l i CfUali


te m e n d o il d o v u lo g a s tig o , a r r a l b i a l i se g l i c re p o il v e n t r e i n d u e p a r t i . Smn.fylia, AlU' ^ i. uu cnt u icc.

v u o l p u r t r o v a r e q u a g g i u u n r e o , c o n l r o c u i s f o g a r e il d i s p c l t o d i p a tim e n ti c h e n o n c re d e d i incritare. C h e s e a q t ies t o i n o d o d i v e d e r e p r o p r i o d i t u t t i i t e m p i ( e v o i n ' a v e t e i n p r o n t o e s e m p i i v c c c l i i e n u o v i ) si n t r e c c i u o a l t r e a c c r c d i t a t c i l l u s i o n ! , d i f f u s e , r a d i c a t e , c l a b i t u d i n c d in c a u t e c r c d e u z e e d i o s s c r v a z i o n i t r a s c u r a t e , c h i m i s u r e r k l a bisso ovc p u b giungcre lian n o I u o m o ? G r a n l e z i o n e a c o l o r o c h c

p o t e r e s u l l o p i n i o n e , a g li s c r i t t o r i p r i n c i p n l n i e n t c , ai l a s c i a r 1 e r r o r e n e p p u r l a do-ve p a j a a d a n n o delle

m a e s tri, ai p reli, di n o n

i m i o c e n t e , p e r c h e l e n t o s t e n d e le s u e r a d i c i q u e l l ' e l a il d e s i d e r i o d cm p iere con

u t i l i p i a n t e , e i f r u t t i s o n o s e m p r e i u n e s t i s s i m i . E a p p u n t o in g a g l i a r d e sfatisazioni il

v u o t o , a b b o rrito d a lla volontii, c h e rc sla v a nelle fa n tasic pei falliti interessi g e n e ra li, la te r rib ile v ic iss ilu d in e di s f o r t u n a t i

e v e n t ) , Ja m a l i z i a d i c h i p o t c v n , a v c a n o r i c o n d o t t o g l ' I t a l i a n i a q u e l p a n t o , i n e u i , c o m e f a n e i u l l i , f o s s e r o g u i d a t i c o l l a u t o r i t a e l a c r c d u l i l a n o n c o l l a r a g i o n c . I n o g n i p a r t e d e l s>>p e r e , m i s t e r i i : filosofi, le g g isti, t e o l o g a n t i a g i u r a r e rola del m a e s tro : rim anere 6ulla pa-

conlenti a cause rid ic o le : ogni

fc n o m c n o spiegato con

so p ran n atu rali cagioni, m iracoli o pre-

J ti g i , s a n l i l a o d i a v o l e r i a : i n s u l t a t a o p u n i t a l a r a g i o n c q u a l T o l t a r i v c n d i c a s s e i d i r i t t i stioi . Basti l'ac c en n a re l'o p in io n e

delle streg h e e della m agia. I te m p o rali ,

le m a l a t t i e u n p o

c o m p l i c a t e , l a s t c r i l i l a d e c a m p i o d e l l e d o n n e , f in q u e l n a tu ralissiin o elletto d e ll'itin a m o ra rs i, v o le a n o a ttrib u irs i a m a ligno sg u a rd o , a filtri , a m a lic . G i a a v e t e p o t u t o v e d e r e in 1j i fol-

q u e s t i r a g i o n a m e n t i le p r o v e d i t u t t o c ib : ed a n e h e

l e t l i e r a u o s t a t i v i s l i c o i p r o p r i i oc el l i : t c s t i m o n i i o c u l a r i a v c a n o n o t a t o il t a l c e il t a l c n e l l e t r e g e n d e ( i ) : i t r i b u n a l ! , le p c r -

( ')

Vi

r i c nr d a l c di B c nv ennto Cellini. Ollr e i liliri di Mreijlier il C n m p t n d i u n m a l t f i c a r u m

ri a ci lat i , e c a po l av n ro in lal

pa t o a .Milano noi ifiofi. F r a le u>3 l'nlle di papi r elative nil irn|m-.iz i o n c , v a n n o d ist in te i q i i e l l a di I n n u r e n z o V 111 nel <lo|"> !i q u a l e l a n t c f mni i !< s t r a t i . <lie m l solo eli tlor ato di Tveveri si eou ilaDiiarouo p e r i strcgoni Ofiuo per sonc ( V. S prcngel . t>uti'ugc z u r
Of-

--- 23 --sone p i u e l e v a t e n ' e r a n o c o n v i n t c t a n t o ,


da seguitarne p er

un p a j o d i sccoli l e g a l l y o r r i b i l i , n o n intcrrottc carncficine ; v i t t i m c o g g i d 'i c o m p i a n t e , non chc dai g c n c r o s i p o c l i i , m a fin d a q u c l l i c l i c d i s p r e z z a n o altrc v i t t i m c , cadute v o l o n t a r i e al* l ' a n t i g u a r d o d e l l a r a g i o n e p r o g r e s s i v a . Che sc o g g i n c s s u n O j
s c n o n f o r s c qualche d o n n i c c i u o l a ^ crcdc vi s i c n o s t a l e le s t r e t;hc, l i c n c l i e il f a t t o s i a a s s c r i t o d a t a n t i , b c n c l i e t a n t c l ab biano esse stessc confcssato ni t r i b u n a l ] , n o n p o t r e n i o a n c l i e sogno quelle unzioni V n o i crcdcrc c l i c f o s s c r o d e l t u t t o u n

Trovar u n a p a r c t e i m p i a s t r i c a t a , n u l l a di p i i i facile m a s s i m e a l l o r n . Chi l a v i d e l o d i s s e : m i l l c a l t r i a s s c r i r o n o a v c r l o ved u t o anche l o r o : i l f a t t o c o r r c n d o per le bocch cj m i s t o a l i o


s p a v e n t O j i n g r o n d i s c c : si v a r i a u o le c i r c o s t a n z c cos'i d a p a r c r e

diversi i f a l t i ecco t u t t o . Che s e

si

volcssc

crcilerc

al-

in c n o la p r im a unzionCj a ttr ib u c n d o la a b u r l a o d a ltro , c o m e p o i s p i c g a r c q u e l l a c o n t i n u a z i o n c ? c o m c il n u m c r o q u a s i i n f i n i t o d i c a s e u n t e o g n i nfottc ? o v c si h i b b r i e a v a tanta m a

t e r i a ? c h i a r d i v a d i f f o t i d u r l a e in tal c o p i a d o p o c h e v c d c a n s i d a t i ai p i u c r n d c l i s trazii q u c lli che appcna n erano sospet-

tati rci 1 E p p u r c a n c h e q u c s te cose s o n o altrcttan ta asscvcranza. (i)

tuttc

attestatc con

scfticle d e r M e d e c i n 8. i 3 ) q. q u e l l a di L e o n X n e l i 5 a t

o v c si d i c e

r l i e c o s t o r o , fr a n it r e n e f a n d i t a , a m i u a z z a n o figliuoli p e r far l o r o s o r l i Icgi. 3. q u e l l a ili A d r i a n o V I . d i r r t t a n e l i 5 d 3 a l l ' I n q u i s i t o r e di C o m o , o v c d i r e ess ersi t r o v a t e m o l t o p e r s o n e c h e si p ig li a n o a s ig n o r e il diaYulo . e e o n ine an taz .i on i o f f e m l o n o i g i u i n e n l i , i f r u l l i ee. 4> q u o ll a N e rro m a n z ia , contro S.0 q u e l l a chi fa d i Si st o V ne l i i 8 f i c o n l r o la G c n t n a u z i a , l d r o m a n z i a , A e r e o m a n z i a , l ' i r o i n a n z i a , O n o m a i i 7 i a , C lii ro m ai iz ia , p a t t o c o l l a m o r l e d e s c r i v e n d o c ir c o li e scg n i e cc. di G r e

g o r io X V n e l i 6 a 3 , ov c si a s s r r i s c c r l i r da i c o s to r o nialcficii, sc an c l i e n o n v e n g a la m o r t e , n e s e g u o n o m a l a l l i e . d iv o rz ii , s te r il it a e c c . P i u chn t u l l e lc leygi e le b o l l e giov u a i p c r d e r e a fl a tt o credervi. (i)


tutto Ncssuno di che sia di scn saio p iw negare non non sie no d ire le se gu itc q ue st* e in

quesla

ra z z a il

11011

U n z io n i il

c e n tin a ja

cni<'

in

M i l a n o , fie :

m ig litija

d u ca to.

T a d i n i p. i uS.

li
Se poi ci fosse stato ancora chi non cretlessc esscr q ucg unli un'arte diabolica, vennero i padri del S. UfKizio dell'Inquisizione ad annunziare al presidente A icon a to, siccome il tal d'l appunto era stato da essi prefinito al d em on io perche cessasse ogni suo potere soyra il p opolo milanesc ( i ) : pa role, dice il R ip a m o n ti , che sem brano togliere ogni dqbbio sugli unti, essendovi interposta Tautorita apostolica, c h e non pu6 n e ingannare n e essere ingannata (a). Q u a n d ancbe fosse provato cb e i governanti siano sem pre i piu retti pensatori, n on yi farebbe rneraviglia il yederli cntrar a n ch essi a d u e piedi neliu credenza degli u n t i, e cosi al risentim ento istintivo del p opolo aggiungere quello dcliberato d ella legge. F in sulle prim e il Senalo cxcellentissim o non

rcslava m a rc ogni diligenza bcnclte straordinaria p er rilrovarc l i m alfallori, acci'o si potessero castigarc, e p e r le.vare ancora taiito lerrore d ie seguiva p e r la ciuii quando fosse anco faU o per burla o p er spavento d el p o p o lo (3).
II tribunale della sanita poi pubblicb il seguentc editto : A vcn do alcuni tamerarj e scellerati avuto ardire di andare u n g e n d o molte porte delle case, diversi catenacci di esse e gran parte dei muri di quasi tutte lc case di questa cilta, con unzioni parte b ianche e parte g ia lle , il che ha causato negli animi di questo p opolo di Milano grandissimo terrore e s p a v e n to , dubitandosi che tali untuosita siano state fatte per auincntare la peste chc va serpendo in tante parti di questo stato, dal che potendone seguire molti mali effetti cd inconvenienti pregiudiciali alia p ubblica s a l u t e , ai quali doyendo gli signori Presideoti e Conseryatori della sanita dcllo stato di Milano per debito del loro carico proredcre, han n o risoluto per beneficio publico e per quiete e contolazionc degli abitanti di questa citta, oltre tante diligenze sin qui d ordine loro usate per raetter in chiaro i d e lin q u e n ti, far pubblicare la presente grida.
( i ) P e r c h c n o n far p r i m a l ' i n ti w at a a colui ? ( 3) Ri p. D e P i i t c 1. 1 .

(}) Tadini

11 J-

24
C od la quale promettono a ciascuna persona di qualsivoglia grado , stato e condizione si sia che nel termine di giorni 3o prossimi a venire dopo la p u b blicazione della presente mettera in chiaro la persona o le personc che hanno co m m esso, favorito, ajutato o dato il mandato, o rcccttato, o avuto parte o scicnza ancorche m in im a in cotal d c li t t o , scudi 2 0 0 d e danari delle condannc di questo T r ib u n a l e : e sc il notificantc sara uno d ccomplici, pui che non sia il prin c i p a l , se gli promette 1'inapunita, e parimentc guadagnerii il suddetto premio. E d a questo efietto si deputano per giudici il sig. Capitano di Giustizia, il signor Podesta di questa citta ed il sig. Auditore di questo tribunale a quali o ad uno di essi avranno da ricorrcrc i propalatori di tal delitto, quali volcnd o saranno anco tenuli segrcti.
D a t o in M ilan o li 1 9 M ag g io i 6 3 o .

M . A h to jh u s M o n tiu s

Praeses. Canccll.

J a c o d u s A u to m i u s T a x u b o s

Aperti dunque ce n t occhi per iscoprire i rei d ell unzione, si credettc liuaim cute avcrli trovati.

PROCESSUS CRIMINALIS
eonu
DON JOANNEM GAETANUM DE PADILLA et ceteros impinctos de aapersione facta Mediolani TJnguenti pestiferi

anno kdcxxx

PARS OFFENSIVA

C vh instrucretur processus contra nonnullos reos de unctionibus pestiferis in hac Civitate secutis, emerserunt iwnnulla inditia contra Don Ioannem Gaietanum de P a d illia Equitem S. Jacobi, et Dttcem Equitum in hoc Dominio Mediolani , qui ob id fu it detenUis, ct iiissu Senatus reus constitutus de man dato dato Jo. Stepha.ni B a ru e llo , mediante pecunia, ad conficicndum, etdispargeiidum, pro extinctione populi, unguentum pestiferum, qui suas fe c it defensiones, de quibus nunc definitive agitur. Agitur quoque de C arolo Yedano , appellato il Tegnone, pariter detento, et reo constitute, quod ad cffectum prcedie turn fuerit mediator ad ineundam amicitiam inter dictum Dow Ioannkm , et n. q. Io. Stepuanum Baruellum , qui fassus fu era t se ungtientum pestiferum iussu died Don Ioannis confecisse, etiam mediante pecunia, quodqae, de eoad effectum illud disseminandi per hanc Civitatem , diversis personis tradiderit. Item reo constitute, quod parentes baculo percusseritj qiu pariter suas defensiones prccstitit. Agitur etiam de Francisco Griono , appellato il Saracco etiaYn detento, reo constituto de aspersione dicti unguenti, mediante pecunia 3 qui nullas defen siones fecit.

El denique dgitur de la. B aptista Sanguineto campsore, reo constituto dc submiriistratione pecuniarum ijs} qui dictum unguentum disseminaruntj qui pariter pr&slitit defensiones. E t res sic se habet ulz. ()

( i ) Instrucndosi processo contro alcuni rei di unzioni pe* stifere fatte in quesla citta, emersero alcuni indizii contro D o n Giovanni Gaetano Padillia^cavaliere di San Giacomo^ e capitano della cavalleria in questo stato di Milano, il quale per ci5 fu arrcstato , e per c o m a n d o del Senato costituito reo d ' aver non danaro dato incom benza a Giovanni Stefano Baruello di fare e spargere un unguento pestifero, per isterminio del popolo. Egli fece le sue d ife se , delle quali or si tralta la definitiva. Trattasi pure di Carlo iVedano detto il Tegnone , egualmente arrestato e costituito r e o , perchi} al prenunziato cffctto sia stato mediatore dell'amicizia fra il detto D on G io vanni e 1' ora defunto Giovanni Stefano Baruello, il quale avea confessato d aver fatto I un g u en to pestifero per com ando di esso D o n Giovanni, anche m cdiantc danaro: e d'averlo dato a diverse persone ad oggetto di disseminarlo. L o stesso c pure ioiputato d aver bastonato i 6uoi genit o r i , del chc pure esibi le difese. Trattasi anche di F ran cesco Griono, detto il Saracco, pure arrestato e reo costituito di aver asperso col detto u n gu en to, mediante d a n a r o ; il quale fecc alcune difese. D a ultimo trattasi di Giovanni Battista Sanguineto banc h i e r e , imputato d'aver somministrato danaro a quelli che il predetto unguento disseminarono , il qual pure oflVi discolpc. Cosi sta la cosat com e si vedra.

l63o. D SA B T 2 2 . M SIS IU IJ. IE B A I tN N

C um Ercellentissimus Senatus intellexisset, die antecedenti fuisse in vico la Vedra de Cittadini nun cupate, pestiferum unguentum disseminatum Egr. Capitaneo Iustitife mandavit, u t iilico se informaret prcecipue (I Sacristano Ecclesife Divi Alexandri edocto 3 prout incontinenti ad dictum Sacristanum se contulitj et ab eo intellecto id fuisse verian3 et quod prcecipue imputabatur de tali unctione quidam gener ob~ stetricis Paulce sanitatis Commissarius, ad dictum vicum della vedra nuncupatum pariter se contulitj et ibi infrascripta vidit, ac fe c it ulz. (').
Entrando nella detta strada della Vedra de Cittadini dalla parte verso il Carobio, si h visto Ja muraglia a mano dritta di quelle case furaata in diversi luoglii alto da
( i ) Avendo 1 ' eccellentissimo senalo inteso qualm ente ieri

nella via detta la V ed ra de" C itta d in i, fu disseminato 1 un gu en t o pestifero, com an d 5 allegregio capitano di giustizia, che su b ito s informasse, principalmente dal sacristano della chiesa di S. Alessandro informalo. II quale incontanente si recb ad esso sacristano, e da lui udito ch e cib era vero, e che prin cipalmente veniva imputato un genero della P aola c o m a r e , coramissario della sanita, si recb parimenti alia c o n tia d a d ella V edra, e vide quanto sotto.

3o terra circa an brazzo ct mezzo, et entrando nella porta, dove stanno li Tradati, si h vista la muraglia fumata sotto Iandito di quella, tanto da una parte, quanto dal1' altra in diversi luoghi. Di pih si b visto, che la muraglia intorno alii uschij della barberia di Gio. Giacomo M ora, posta sii 1 altro cantone della delta strada della vedra de Cittadini verso il Carobio, h stata imbiancata di frcsco tanto quanto dura la longliezza di dctta muraglia, et questo per levare altre ontioni, che erano sopra essa muraglia, et fu detto da diversi, che erano iv i, che quelli luoghi fumati, erano cosi per haver dato il fuoco a quelli luoghi, dove si era trovato ontato di onto tirante al giallo, come attestano in effetto csso Sign. Capitano et N otaro, d' haver visto nelli luoghi abbrugiati alcuni segni di materia ontuosa, tirante al giallo, sparsovi come con le dcta. Quibus viais, examinavit ipse D. Capitaiicus Ilorletisiam Castilioncam uxorem Alexandri Tradati, qua: cum iuramento Dicit (*), hieri mattina circa le due hore di giorno trovassimo li muri dell andito della nostra porta imbratlati di una certa cosa gialla, et in grande quantity, si che li dassimo il fuoco con della paglia, ma Nicolo mio ligliuolo disse che non bastava, perchc bisognava anchc piccar il muro, ct sendo in quel mentrc concorso ivi gran ijuantiti de donne, fu detto, chc era stato visto a ongcre il Commissario genero della Comadre P aola, et anche
( i ) L c quali cosc viste, esso Sig. Capitano csamiiio Ortcnsia Castigliona, m ento d i c e : mogliu d Alessaudro T r a d a ti, cliu con giui a-

3i tier* te a flgliuola del Sargcnte Bono disse, che p a stato da lei uno cognato di detto Commissario & eomj&uidarli, che tacesse: chi sij poi detto Commissario, io non lo conosco, nfe so perche ongesse, s6 bene, che fri le altre, che dissero, che era stato detto Commissario, che haveva onto, fii Iappellata la Rosa, che sti sopra quel portico, che traversa la Vedra, et dissero, che questo segul circa le olthore.

S. g. r. salvo ut supra, non tamen etc. annorum 20 in circa. Successive etiam Eocaminata C attebina uxor Alexandri Rosccj tes tis nominata, cum iuramento ln q u it (i), hieri mattina, che di poco erano sonate le
otto bore, io ero nella mia camera, una delle stanze, che traversano la stradd, detta la V edra, et viddi venire uno da verso il Carobio, qual era incappato di cappa n era, con capello giu nelli occhi, et haveva in mano una carta piegata al longo, sopra la quale mctteva le mani, che pareva, clic scrivcssc, et viddi clic si fece presso alia muraglia delle case subito voltato il cantone, venendo dal Carobio k mano dritta, et viddi, che k luogo & luogo tirava con le mani dietro al muro, per il che mi venne pensiero, che fosse uno di quclli, che & giorni passati anJavano ongendo, et viddi, che teneva taccato le muraglie pure della parte dritta, sino alia casa di S. Simone,
( i ) (S. g. r. >uol dire super generalibus recte , c i o e ch e iisposc b en e sulle d o m a o d e general!, da cui soglionsi principiar i costituli. L e altre son form e ootarili. ) Avea ao anui circa, successivamcnte fu esam inala Caterina moglie d'Alestaudro llo iu , tcsliuionio u om inato, che cou giuramento disse.

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dove habitano li Tradati, ct poi viddi, che tornft indietro, et volto verso il Carobio, et nel voltar il cantone, s incontro in unhuomo, qual io non conosco, et viddi, che costui lo saluto, et io poi dimandai a detto huomo, chi si fosse detto tale, et lui mi rispose , che era uno Commissario della Saniti, et io dissi a questo tale, e che ho visto colui h fare certi a tti, che non n i l piacevano; subito poi si divulgo questo negotio, et uscessimo, et si viddero imbrattate le muraglie ili un certo onto, che pareva grasso tirante al giallo , et in particolare quelli del Tradate dissero, che havevano trovati imbrattati li rauri dcllandito della sua porta. A d alias ait(i), fu visto ancora detto Commissario da Ottavia moglie del Sargente Bono, la quale dice di conoscere quel tale, che fu salutato da detto Commissario, il qual Commissario io in faccia non lo potei comprendere, mk era huomo di grandezza commune, vestito di sargia nera, con uno capello al quale cascavano le ale nel volto, ne se li vedevano arnic alcune. S. g. r. annorum 5 o. in circa. O c t a v i a d e P e h s i c i s uxor Hicronjini Boni3 eadcm

die tanquam nominata cxaminata cum iuramento A it (J), hieri mattinaalle otto hore levai, et ine 11 audai alia fenestra della camera, che guarda supra la strada, et viddi uuo vestito di nero, che veniva da verso il Carobio, et doppo passato il portico, che e sopra la slra-

(1) A d a llr e d o m a n d e risp o se . (2 ) Di c i r c a 5o auni. O llavia d e P e r s i c i , m oglie di G cm -

l a m o D o n o , lo s le s s o g i o r n o e s a a i i n a t a , c o m e u o i u i n a l a , d e pose con giuram enlo.

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da, viddi, che si ferm6 in fine della tnuragBa del giardino de Crivelli, et viddi, che costui haveva ana carta in mano, sopra la quale misse la mano d rittt, che pa reva, che volesse scrivere, e poi Viddi, che levata la mano dilla carta la fregd sopra la muraglia di detto giardino in un luogo dove era un poco di bianco, et ci& fatto, viddi, che and& verso il corso di Porta Ticinese. Chi si sij poi detto tale io non lo s6, ne lo conoscerei, perchfe in volto non 1 hb visto, m i %huomo piu tosto grande che altrimente, con uno capellaccio con falda grande, che li cascava sil glocchi, et era vestito di ongarina, (eraiolo, et calcette neri. D iem s, doppo, che co stui fu contrapassato, una donna chiamata la Rosa, che st& sopra detto portico vedendo un malossaro da legne, che sUi nella casa del Rastello li dimando chi fosse detto tale, et lui li rispose, per quanto lei mi disse, die era uno Commissario. Interrogate se sk k che effetto questo tale fregasse di quella mano sopra il jnuro, R espondit, doppo iu trovato onte le muraglie, particolarmente nella Porta del Tradate, et viddi poi, che con paglia accesa andavano abbrucciando in quelli luoghi ove si era visto onto, et viddi, che quel tale fece quell atto qualclie due volte in un istesso luogo, et poi ritornd per dove era venuto. S, g. r. annorum 60. in circa. ' Examinata etiam A n g e l a d e B o n is fd. Hieronjrmi testis nominata cum iuramento D icit ('), hieri mattina circa le died hore mi levai dal
( 1) Di 6 0 anni circa. Esaminnla anche Angela de Bonis e il (1glio Girolamo, (estimonio nominato, con giuramento rispose.

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letto, et dalla finestra viddi gran donne f che erano per strada, et f t detto, che erano state imbratfate le muragUe, e cosi venar i basso, et viddi alia nostra porta , che sopra la muraglia vi era una cosa gialda, che pareva, che in duoi luoghi vi fosse stata buttata su con un deto, ct viddi, che con paglia accesa andavano la gente abbrucciando li muri dove dicevano, che vi erano di questi imbrattamenti, et mia madre disse, che haveva visto uno vestito di nero, che irabrattava, et noi facessimo piccar via la calcina, ink chi si fosse quello vestito di nero, che imbrattava non llio inteso, et circa verba, sibi dicta & dicta Mathceo concordat cum matre. S. g. r. annorum 20. in circa. Exam inatus supradictus Petrus M artyr Puuckllds quon. Am brosij, lignorum praxeneta, u ts. nominatus cum iuramento A it (), hieri mattina Icvai alle sett' hore, et mezza, poi andai alia prima Messa di S. Celso, poi alia Piazza del Castello passando per la vediy de Cittadini. A d alias ait, quando passai per la detta Vedra, potevano essere otto hore et mezza in circa, et ivi in detta Vedra scontrai uno vestito di nero, che non s6 se sij Commissario, o Paradore, il quale saludai, et ello mi rese il saluto, et ^ magrotto, di statura alta, con barba rossa, vestito di ongarina, et cappadi saglia nera, t un capello nero alia francese di quelli, che si usano adesso, ma come habbi nome io non lo s6 , so bene, che sti al (i) Sulle parole dettegli da ello Matteo, concorda colla ma* dre. D anni circa 30. Etaminato il sopraddetto Pietro Martire Pulicello del fi Anbrogio, sensale di legna, come sopra nominalp, ruponde con giuramanto.

t-

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Tqrcfaio dellO ^ o al Carobio, et doppo ana donna, che era ad una fenestra mi dimando chi era quel tale, et io U ri&posi, che lo conoscevo di vista, et die ety commissario, b sia paradore, et essa mi disse, che Ihaveva Visto trigato () D, et che li haveva dato un poco di sospetto, et poi andai per li fatti miei, et ritornato 1 casa circa le diedotto bore, sendo in casa mia, sentei di faori in strada donne, che facevano fncasso, et dicevano, che erano state onte le porte, et che si era scoperto, che quello, die le haveva onte, era stato un Commissario, et nominarono uno Gulielmo, et frl un hora in circa passb un carro, che andava 1 tuor m orti, et sentei, che le donne dicevano, che qaello, che era con il carro era quello Gulieluo, siche andai alia finestra, e viddi, che quello, che era con il carro era quello medemo, che io havevo incontrato, et saludato la mattina. Interrogator se passando lui per la Vedra de Cittadini, vidde le muraglie imbrattate. Respondit, non li fed fantasia, perche fin* all'bora non si era detto cosa alcuna. S. g. r. annor. 4^ in circa dicta die. F u it detentus Guluclmus CoMsnssARros, et inconti n e n t facta ditigenti perquisitione , tam ponies eum , quam in eius domo, nihil ad rem fu it compertum, et prcecipuk nulla quantitas pecuniarum. E t cum supervenisset D. A uditor d ixitt ipse D. A uditor fiu sse consimile processum ab Octavio Suario e x eius ordine, in quo inter alios exam inatus fu it die 11. Iu lij Thomas G rillus, quon. Francisci ex habi(i) Fcrmo.

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tdtoribus in sedanine dicti Gulielmi*suo iuramento, D icit 0), adesso detto Guglielmo A il Commissario, et per questo &sciiivato da tu tti, anche da sua moglie, et dapoi, che h Commissario, viene & casa alle due, et tre hore di notte, et hieri mattina levo su tra le sette, et otto hore, et trovai, che era apertt lai porta della casa, et la camera di detto Gulielmo era chiusa, che ciredo che.lui fosse gi& uscito di casa, per che Don lo viddi piu fiino hieri sera alle due hore di notte. .S. g. r. annorum ao. in circa. Die 22. eiusdem Iu n ij, et comm DD. CapiL lust; et Auditors Constitutus quidahi homo infrascriptce qualitatiSj idz (). Unhuomo di stalura grande, magro,'cOn barba rossa assai lunga, capclli castani scuri, in camfoa dal mezzo in sb, con calzoni di mezzalana mischia stracciati, calcette di stamo nero, et ligazzi di cendal nero, qui cum iuramento : Jnquitj.it) mi chiamo Gulielmo Piazza, figliuolo di Domenico, et habito in Porta Ticinese nella Paroc. di
(i) Di circa anni 46- Lo stesso giorno fa arrestato Guglielmo commissario, e subito fatta diligente ricerca sopra lu i, come in sua casa, nulla fu trovato in proposito, e principalmente nessuna quantity di danaro. Ed essendo sopravvenuto il signor ascoltante, disse esso signor ascoltante essersi fatto un consimile processo da Ottavio Suario di quellordine, nel quale fra altri fu esaminato ai, aa di Luglio Tomaso Grillo del fu Francesco, abitante neDa stessa porta di Guglielmo, che con giuramento disse. (a) Di circa ao anni: il aa Giugoo, in presenza dei si gnori Capitano di Giustizia e auditore, fu coslituito un uomo dell infrascritta qualita.

*7

S. Pietro in Caminadella, ciofe al Torchio dell' Oglio, et habito insieme oon mio padre* In terro g a te dicit, h6 anche un vestito di saglia neraf di scotto, do& una cappa, et un' ongarina ktoga, et h6 anche un capello alia polacea, et anchb hd tin feraiok) di panno caviiino. A d alias dicitj alii 46 del mese di Maggio, coihindai & far il Commissario: sopra la S&niti per fin* seqnestrtr su gl infetti, farli coodur- via, et anche Far condor vui It morti di peste con li earn, comraaBdando alli taonati,' et ad altri, et quest ufficio lo faccio per Porta Ticinfcsfe;' insieme con duoi altri Commissarij, m i prima di fer il Commissario attendevo & scartezar filisello. A d alias aitj la forma del mio vivere, doppo che sono Commissario h questa; alia mattina levo ad un'hora, 6 due di giomo, et havute le denuntie deUi Antiani vadoi provedere secondo il bisogno, et alia sera saranno setnpre cinque, b sei hore di notte quando vado h casa, et mangio in una camera k basso, perchfe, doppo che sono Commissario non prattico con li miei di casa. Interrogatus dicit, hieri mattina levai dal tetto, che erano piii de nove hore, poi andai & tuor su la nota delli amalati di Porta Ticinese ciofc andai al Carobio, da S. Lorenzo, poi a S. Michele la Chiusa, dipoi andai s i dietro al fosso trk il molino delle armi, et.il Ponte di Porta Ticinese poi in CittadeUa, poi in Yiarenna, et poi tornai al Carobbio, dove poi commisi alTApparitore, che andasse pigliar li carri, et poi andai al Lazaretto. Interrogate con che habito usd di casa. R esponds havevo 1 ongarina, et il feraiolo di panno cavdlino, perche pioveva, et sin o i sera andai con detto feraiolo.

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Interrogate coo chi parlo hieri mattina. Bespondit, parlai con alcuni, che vennero i chiamarmi. . A d alum (licit, hieu non steti nella Vedra de Cilia* dini se non una folia, che erano piu de.dodeci hore, e vi steti con li Signori Deputati della Parochia. InterrQgaUu ait, Sig. sL, che detta Vedra hk uno passadizzo, cliela traversa, dove vi stanno dplle persone, il qual passadiizo hk .delle fenestre, mk non mi raccordo, die hieri mattina vedessi alcuno &dette finestre, et quan do vi passai era tardi. Interrogate se hieri mattina fit salutato da alcuna persona. Bespondit* io non lo so.* Interrogate, se hieri mattina fit salutato da alcuno alia ponta della contrada della Vedra de Cittadiqi Bespondit, Sig. nb. Interrogatus elicit, Sig. si, che so dove h il Pasqnaro di S. (iprenzo, ma no& so, che ivi vi habiti alcuno malossaro da legna ,-se non fosse uno malossaro da legna, chiamato il Spagnoletto, quale non s6 come habbi nome, ma h piccolo. Interrogate, se. conosce un Pietro Martire Pulicello jnalossaro da legna. Respondit, Sig. n6. Interrogate, se si, che siano stati trovati alcuni imbrattamenti nelle muraglie delle case di questa Citti,par* ticolarmente in Porta Ticinese. Bespondit, mi non b s6, perdhfe non mi fermo niente in Porta Ticinese. DettoU, che hahitaodo lui in Porta Tictqese come

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dice, et sendo Commissario di Porta Ticinese et pratticando per Porta Ticinese, non i verisimile, che non sappi se vi sij alcana noviti, particolannente in materia di qoesti ontumi, sendo anche cosa, che appartiene al soo uffido. Respondit, se mi stb sempre fuori di P itta Ticfciese i far condur via m orti, et amalatl DettoUj che he anche questa fc scnsa bastante, tanto pn!i essendo di necessity dipraticare in Porta Ticinese se non fosse per altro, ahneno per 1 occasione dandar raocogliendo li morti, et amalati. Respondit, h perche vado poi via far li fatti miei. D ettoliy che dal processo appare^ che hieri mattina furono onte le muraglie delle case di quests Citti in diversi lnoghi di Porta Ticinese per la qnal causa furono accesi Atodu, et abbrucciati in diverse parti dove si scoprivano tali onti; il che h cosa poblica, non solo per Porta Ticinese mil per tutto Milano, e pero dica per qual causa nega cosa tanto notoria, non admettendoli la scosa , che non prattichi per Porta Ticinese, volendo la nggione, che per il dotdicilio, et per 1 officio vi pratti * chi piii, die in altre parti della Citti. Respondit, non dico, che non praticassi; dico, che non 1 hd saputo. D ettoliy che hi detto liberamente di non pratticare per Porta Ticinese, e pero dica perch& neghi cosa tanto chiara, et tanto notoria. Respondits dico, che pratticavo per Porta Ticinese, ma di questi onti non s&, n& ho intesd cosa alcuna. A d aliam a it, li Deputati con quali andai hieri alia Vedm de Cittadini li conosco solamente di vista, ma non di nome.

4 Redargutus dicit, io s6 bene dove stanno, et conosco il Sign. Giulio Lampugnano, che sta ancora lui nelh contrada di S. Simone. E i dido, che non h verisimile, che non sappi li loro nomi, e per6 dica per qual causa mostra di non saperin. Bespondit, k perche non 1 * D ettoli, che dica la veriti per qual causa nega di sapere, che siano state onte le muraglie, et di sapere come si chiamino li Deputati, che altrimente, come cose inverisimili, simetterk alia corda per haver la veriti di que-. ste inverisimilitudini. Bespondit, se me la vogliono anche far attacear al collo lo faccino, che di queste cose, che mi hanno interrogato non ne sb niente. E t sic semper sine prceiuditio conuioti, et iurium Fisco acquisitorum, et ei prius reiterato iuramento etc.. fu it torturcB subiectus, qui dum retineretur in ea elevatus acclamavit pluries (0 : ah per amor di Dio V. S. mi faccia lasciar g ii, che dird quello, die sb. E t cumesset in piano depositus d ixit, non so niente V. S. mi facd dar un poco d acqua. E t cum persisteret, che non s& niente; fu it denuo in. eculeo elevatus, et in ea per satis spatium temporis retentus, nihil emersiL Quarefu it depositus, dissoiutus, et reconsignatas etc. animo etc. (a).
(i) E cosi sempra seoza pregiudizio del convinto e dei diritti acquistati dal fisco, e piik volte ripetulogli il giuramento, ec., ec.j fu sottoposto alia tortura: il quale mentre in essa era tenulo sollevato, pift volte esclamb. (i ) Deposto al piano d iu e , ecc. E penistendo . . . . fa di nuovo elevato nel tormento, e trattenutovi per ahhat m a

4.i -

DU 25. nilSDEM. Senatus ExceUendss., auditis M agnif. Prceside<Sa^ m tatis, Egreg. Capit. Iustitiat super pram issis Censuit dictum Plateam, adhibito etiam Egr. Fiseti Tom iello denuo esse tortures subijciendum , adhibita Ugatura canabis, et interpolatis vicibus arbitrio pros-, fatorum JEbrceddis j et Capitand , abraso. prius ditto GuUebno , et vestibus Curiae induto propinata etua* potione ea purgante, scilicet super abquibus ex men* datijs, et inverisimilitudinibus resultantibus ex processu, iuxtH mentem Senatus, de qua erant edoclL . Pro cuius examinatione assistentibusdictis DD.Prceside, Capitaneo Justitus, etFiscdU Tomiello* fu it die pnedicta a5 . iterum exam inatus prcedictus P la tia , qui suo iummento A d interrogationes ait ('), Signor s i , che Venera
tempo, nulla ne emerse. Onde fu depotto, sciolto e riconsegnato, ec. con intenzione, ec., ec. ( 1) L eccellentissimo senato, uditi il magnifico presidents della sanit&, legregio capitano di Qiuttizia, intorno alle premesse, giudicb che il detto Piazza, udito anche legregio fiscale Tornielloj dovesse esser di nuovo sottoposto alia tortura, adoperata la legatura del canape, e a piti volte interpolate, ad aibitrio degli altifati presidente e capitano (raso dapprima il detto Guglielmo, e vestito cogli abiti del tribunale, datogli prima anche purga) sopra alcune menzogne e inverosimiglianze risultanti dal processo, giusta la mente del senato, della qnale erano jnformati. Al qual esame assutendo i predetti signori presidente, capitano di Giustizia e fiscale Tomiello, fu il

4*

mattina alli a i.' del presente, li Antiani, dbe sono sotto la mia cura mi portorno delle denontie, et de vivi, et de m orti, segno tale, che ne feci portar via quinded de 1m orti, et dosi a rra de vivi, et le denoniie le portano oiica le tr bore di giorno, cio alle tuldeci bare Jairrogatxuj *epri ma d'haver dette denutrite ra uxko di casi Respondit, alle nove faore partei 1 visitare li seque strati , delle quali visite ne feci parecchie; m a non s il sumero preciso, n li nomi. A d alias ait, cominciai le dette visite alle colonne di S. Lorenzo, poi S. Michele la chiusa, poi' k S. Pietro io Campo Lodegiano, poi venni dietro il fsso, poi andai in Cittadella, poi in Viarenna, poi al Lazaretto, et sem pre andai con lapparito. Interrogato, se sotto la sua cura vi sotto altri se questrati. Respondit, ve ne sono nella contrada di S. Simone, nella contrada del Gambaro, et al Carobio. Interrogato, che dica liberamente, che feraiolo port detto giorno. Restpondit, un feraiolo di panno < cavelino, perche piofev*, ma quando' non piove, porto quello di saglia nera. Inerrogatns dicit\ detto giorno di Venerd havevo
detto a3 giugno di' nuovo esaminato esso Piazza, che con giu ramento alle interrogazioni rispose. N . B. Siccome s upponevasi che il reo potesse per arti magichfee per patti col diavolo resistere ai torm enti, peed lo n ffcdtta, ^vestiva e purgava.

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ii feraiolo di panno cavdlino, unongarino di saglia nera, et il resto era quello, che not trovo indosso. Interrogate, che dica liberamente la veritk, se detto giorno di Venerdi alia mattina porto il feraiolo di saglia. Bespondit, Sig. nb, portai quelb di paano sino alia sera. E i die to , cbe pure-si legge in processo, cbe aRa mattina porto il feraiolo di saglia nera, et die si mut6 di feraiolo, etpart& quello carelliuo. Bespgndit, dico,che n*n lo portai quello di saglia. A d alias oat, Sig. si, die 1uffido mio vuole, cbe io porti sempre meco un libro, b altra cosa da scriyerli sopra. Interrogate, se qudla mattina di< Yetterctt Baveva seeo* il libro. Bespondit, nan lo s6 dire k V. S. non mi raccordo. Interrogate, se 1 attioni, che fece quelia mattina rioer* corno scrittura. Bespondit, Signor sL Interrogate, per qual caiisa donquehi detto, che non si xaccorda dhaver haruto seco il libro. B espondit, k percbe ne fed la memonia con uAo quintemetto di ereta, die porto, et poi il doppo disntre li reportai in quinternetto. D ettoli, perche causa portando <seco il Quinternetto non li scrive sopra d esso, et non sopra quello di creta. Bespondit, perche non ho tempo. Dettoli, perche ft doppia iatica. Bespondit, perche bisogna fame una per il Laza* retto, fe 1altra per lu i, mk qudla del- Lazaretto, et quelia dd libro le fcccia con coouaoditi.

- 44 A d aliam ait, io non ho occasione di far visite nella Vedr de Cittadini, perche non vi altro, che una casa serrata dalli deputati della quale non ne ho preso nota. Dettoli j per qual causa non h tenuto nota di detto sequestro, havendo obligatione per luffidio suo di tenerla. Respondit, perche io non lo sapevo ne anche, et quelli Signri mi menorono l per far menar via un* in fetto, e t tr al Lazaretto. Interrogato, se di detti infetti hebbe alcuna deuontia. Respondit, l kavr havuta laltro Commissario, et poi saranno venuti da me farli menar via, come occorre molte volte. Dettoli, perche causa fi questo non potendo per lobligatione dell ufficio, menar via ne infetti, ne morti se non h prima il giudicio. Respondit, gl* Antiani .dicono <haverlo datto al mio compagno, max dixit, trovo poi il mio compagno. Dettoli, che se non risolver di dire la verit perch hahbi fatto tante inverisimilitudini, sopra delle quali statto di gi tormentato, se bene legiermente, s verr contro di lui pi rigorosi tormenti, adoperando ancora laligatura del canepo per haver la verit, il che si far sempre senza pregiudicto di quello convitto, et con fesso, et non altrimente. Respondit, che posso dire se non che m apiccano adesso adesso.

Tunc, semper sine prceiudito ut supra, fu ti dtictus ad locum tormentorum prius abraso , et vestiments curia; induto, et ibi et prius reiterato iuramento veritatis dicendosifu t tormento cahabi siMectusQuxU mentem Senatus, et etam in eeuleo elevatus, ac per

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satis spatiztm temporis retentus, semper negavit atittd scire, et propterebJitit dissolutus, et reconsignatus etc. m im o etc. > Verum die 26. Iu n ij et coram Egr. D. A uditors fu it iterum dictus Pldtea intro ductus, et ei prius delato iuramento veritatis dicendce fu it ei dictum , per dictum D . Audiiorem (0, Che dica conforme & quello, che estraiudicialmente confess^ &me alia presenza anco del Notaro Balbiano, se sa, chi &il fabricatore delli unguenti con quali tante voile si sono trovate ontate le porte, et mura delle case, et cadenazzi di questa Citifr. Bespondit, a me lhi datto lui 1 unguento il Barbiere. D ettoti, che nomini detto Barbiere. Bespondit, creddo habbi nome Gio. Giacomo, m i non s5 la parenteUa, ma habita sik. la ponta della Vedra de Cittadini, che non ne ve sono daltri. Interrogate, se da detto Barbiero, ne h i avuto 5 poco o assai di detto unguento. Bespondit, me n& h i datto tanta quantity come potrebbe capire questo caramale, ostendens atramentarium
( ) Allora, tempre senza pregiudizio, come topra, fu condotto al luogo del- tormento, raso in rima e vestito cogli p abili della curia, ed ivi rinnovatogli il giuramento di dir la verita, fu lottoposto al tormento del canape, secondo la menle del senato, ed anche alzato sulla tortura, e per abbastanza tempo tenutovi, sempre negb taper altro, e percib fu sciolto e riconsegnbto, ec. ec. con animo, ec. ec. II a6 di giugno poi, in presenza dellegregio signor Auditore, fu di nuovo introdotto esso Piazza, e datogli prima il giuramento di dir la verita, gli fu detto da esso sig. Auditore.

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parvum N otarji quorum imtiarum. trium in circa, (*) et giallo, duro come Toglio gelato di Unguento. A d atiam ait, Signor si, che detto Barbiere h mio amico di botuft, et bonanno. Interrogate, con qual occasione detto Barbiere li diede detto onto. Respondit, passai di lk, e mi chiamo, e mi disse: b i poi da dam un non so che, et dimandandoli io die cosa era, mi disse, che era non so che onto, et io dissi, Si si verr6 poi & tuorlo, et cosl da li k doi, trfc di me lo > diede nd passando , et quando disse di darmdo ero per .contro alia sua bottega, et lui era con tr&, o quattro persone, quali adesso non h6 & memoria chi si fossero, ink m'informaro da Matteo fruttarolo, che vende gambari al Carobbio, che all hora era con m e, che saprk dire chi erano, el quando disse, che haveva tal onto da darmi fu di sei, o otto giorni prima della mia detention^ et era passata lAve Maria della sira, che poteva essere mezhora, o un hora di notte, et due giorni prima, chio ontassi li ndla contrada della Vedra de Cittadini, come gik V. S. hk visto, ricevei 1onto da detto Barbiere, quale me lo diede mentre passai dalla sua bottegha la mattina avanti il disnare, in uno vasetto di vetro rotondo. Interrogate, che cosa li disse quando li consign^ detto vasetto di onto. Respondit, mi disse, pigliate questo vasetto, et ungete le muraglie qui adietro, et poi venete da me, che haverete una man de danari, et io li dimandai, chi mi luvrebbe datto tali danari, et esso rispose ve li daro io. (i) Mostrando il calaiaaio piccolo del Notajo, che pub tener

47 Cosi pigliai 3 vasetto, et lo misi inessecntinU Ve nerd mattina'seguente. Interrogato, se detto Barbiere li dine per die cusa faoesse ongere. Respondit, non mi disse niente; m'immagino bene, die detto onto fosse velenoso, e potesse nuocere alili corpi Immani, poich la mattina seguente mi diede un acqua da bevere, dicendomi, che mi sarei preservato dal veleno di tal onto, come in effetto io la bevei, qual acqua po teva essere un onza, et mezza, due in circa, et non era ne bianca ne torbida, et mi pareva lambicata, e me la diede sii lusduo della sua bottega, d ie risponde al Carobbio alla mattina circa le otto bore, et l proprio la bevei subito, et era in una am poiina di vetro, Subdoli, ex se 0), se lui ne fa incetta di quelle cose. Interrogatus dicit, quando detto Barbiere mi diede detta acqua, mi disse, che la bevessi, perche haveva virt tale, che mi havria preservato dal veleno di quell onto, et dalla peste. Ad aliam a it, non h avuto altronto, che quello h detto, ne h onto in altri luoghi, che l, dove lo dispen sai tu tto , che f Venerd mattina, come ho detto. Interrogatus dict, il vasetto nel quale era detto onto lo buttai via l nella Vedr de Cittadini sotto il porti co, che traversa la strada contro il muro della parte dellhostaria, et si ruppe in cento fangaglie. A d alias aits vedendo l 'effetto credo, che detto Bar biere facesse detti onti, et acque mal fine, che poi li fcbrichi di suo capricio, overo persuasione 4* altri, io non lo s, come anche non s, eh altri ne fakricano, ne
( ') Soggiungendo fra s.

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che altri n&abbino liavuto da detto Barbiere , et se k sapessi lhavrei gii detto, m i h ben sicuro, die si com ne ha ditto a m e, ne habbi datto ad altri ancora, cioi me l'immagino vedendola quantiti delli onti sparsi p a la Citti, -perchfe havendo io ontata la Vedra de Cittadini, et pure essendo ontata la Citti in tanti luoghi, et tante volte, bisogna'per necessity che da altri sij stata ontata. Interrogate, che dica li luoghi precisi, dove lot ontd. Respondit, cominciai ad ongere poco lungi dall'usdiio della bottega di detto Barbiero, che guarda sii la detta Vedra de Cittadini andando giil per la Vedra verso il ponte de Favrici, et poi ungei fino vicino alia porta dd> 1*hostaria vicino al luogo dove Saracco tiene li cavalli da vittora, et poi tornai indietro sotto detto portico ongendo, et poi sotto il medemo portico buttai il vasetto, come hi> detto. Interrogate* se detto Barbiere assignt) k lui constitnto luogo preciso da oftgere. Respondit, mi disse , che ungessi H nella Vedra de Cittadini, et che comindassi dal suo uschio, come fed cosi circa le otto hore. Interrogate* se quella mattina, che ungfe come ha detto incontr6 alcuna persona che lo saludasse. Respondit, fui incontrato, et salutato da uno malov saro da legna, che sta su 'I pasquaro di S. Lorenzo, et questo non lh& mai potato dire sc non adesso. Interrogate, perch* n0n 1 hi potuto dire altra volta. Respondit, io non lo s6, ne so i chi attribuire la causa se non & qudlacqua, che mi diede da bere, perche V.S. vedda bene, per quanti tormenti m'hanno datto non ho potuto fdir niente.

49 A d alias a it. Signor no, che non hi> m u havuto dal detto Barbiere li danari, che mi h i promesso, ne ntaiglie Vhi> ricercati, penphe non ho havuto tempo, slando che 1 effetto segul fl Venerdl, et il Sabbato fui preso. D ettoli, perche causa non ha detto quests verity prima d adesso. Respondit, io non lh6 detta, perche non ho potuto, et sg ^ fo ssi stato cent anni sopra la corda non havrei mai potuto dir cosa alcuna, perche non potevo parlare, et quando mi veniva dimandato alcuna cosa circa questo particolare, mi fugiva dal cuore, che non potevo respondere. E t fu it reconsignatus* etc. etc. Incontinenti p ro f. D . A uditor aecessit ad apothecam suprascripti Barbitonsoris Jo. lacobi, sitam su per angulo vici Cittadinorum, iUaque sim ul cum eius filia in dicta apotheca reperto fpnbos detineri iussit* qui tonsor d ix it ('), s6, che h Vfenfcta per quell onto; V. S. lo vedda l i , et aponto quel vasetino lhavevo apparecchiato per dar al Commissario m i non b venuto : io non h& gratia di Dio fallato, V, S. vedda per tutto> b non ho fallato, pu6 sparagnare di fiumi tener ligata Posted, fa cta diligentia in dicta domo, et prim o in dicta apotheca reperta fu ere inter alia (a) ,
(1) E fu riconsegnato. Incontanente il prefato signor Auditore andb alia del sovraddetto barbiere Gio. Giacomo Mora, posla sull della via deCittadini, e trovatolo cola iosi^fDfcal bedue fe arres tare; il quale barbiere diA ef (2 ) Poi fatta diligenza in essa casa, e prioiQ.DeQ* bottega, si trovb fra 1 altre cose :

5o

Un scrittorio di noce con doi anti('), et duoi cassetini, "in uno de quaii si &trovata una pignatta di terra con dentro unguento per medicar la aogna, come egli dice. Stracci, et papelli (3) imbrattat! dalcune polvere. Unascatoladi tolla(3)con dentro sei sorte dunguento. Un papelo con alume di rocco abbrucciato. Un vaso grande di vetro tondo, alto quatro detaj coparto & fcrrta nel quale vi era unguento di color barettino^. (foal dice haver fabricato, per. preservar gl huomini dal contaggio, et dice esserli stata datta la ricetta da un Prete chiamato Antonio Bonsignorc suo amico. Un altro vasetto piccolo con dentro dell istesso nnguento. che di sopra hk detto. Un* ampolla de oglio de Scorpioni. Un vaso di terra, con dentro robba gialla, et bianca che dice esser grasso ^e mulo rosso. Uno vasetino di vetro quadrato alto circa due dita con dentro, per quanto disse., oro potabile. Uno vasetto di terra rotondo con dentro oglio di noce puro come disse. Un* ampolla con aceto, che dice haver morto argento vivo per prepararlo. Uno vasetino di vetro quadro con residuo di oglio di zolfo. Una scatola di legno con dentro unguento disse per iJaD sciattino di vetro con dentro oglio di lucerte, (feme dkfe H bflettino, che vi h sopra.
(i) Impoite. (2 ) Cartoodo. (3) Latta.

5i

Un altro simile con dentro oglio di sambuoo. Unaltro quadretino con dentro oglio philosoforum. Una carta con dentro balette, fatte per li cauterij, come lui hi detto, con il levate, et cantarides. * Una carta con dentro unguento giallo, et verde. Unaltro papero piccolo con dentro polvere rossa. E t d ix it, h i a piacere, che li traditori siano castigatL Un vaso con eletuario, con boletino, che dice.contra pestem, fatto a di a i . Giugno, et fe circa quattro deta. Un libretto di reoette. Un vasetto alto doi dita pieno di mitridate. Due pignatte, una delle quali hi dentro argento vivo. Unaltro vaso piedo d ellettuario contra pestem, per quanto lui dice. Un ba6lotto con dentro cinque parpagliole. Una ricetta consignatali in mano da detto Signor Au ditors , et lui 1 hi stracciata in pii pezzi, m i poi rac' colta, et conservata, et lui ha detto non haverla strac ciata per malitia. Trfc lettere scritte, che non contengono cosa ad rem, et libretti, et altre scritture che si sono portate via, ct uno scattolino con dentro bottoni doro. In una stanza annessa alia bottega Un piatto di maiolica con dentro mele di Spagna. D icens ex se, se per sorte mi sono venuti in casa, perche io habbi fatto questellettuario, et che non shabbi potuto fare, io non 60 che farli, I*ho fatto k fine di bene, et per salute de povop, come si trovari, perche ne h& datto via perlamorde Dio, et un vaso lho fatto io, et 1' altro 1 Iii fatto il Sig. Gerolamo Spcciaro alia BaUp.' Un amolone con dentro un bocale di oglio philoto-

5i -

phorum, ud con dentro circa due bocali di oro potabile, disse dattoli da Davit Parin. Un fiasco con dentro acqua di ruta capraria. In un' altro camerino attaccato alia detta bottegha E t cum ibi inventa fuissent duo vasa stercore humano plena, et Guerinus satelles dixisset ( 0 , che di sopra vi h il condotto, ipse Mora respondit, io dormo qui da basso, et non vado di sopra. In uno cortino. Un fornello con dentro murata una caldara di rame nella quale si & trovato dell'acqua torbida, in fondo della quale si 6 trovata una materia viscosa gialla, et bianca, la quale gettata al muro si h attaccata. D ixit ipse tonsor, &smoglio (*). Ivi vicino, una panara piena di fiore di calrina. D ix it tonsor, io 1 haveva comprata per 6 r accomodar la casa. Due cadregbe da camera piene di stereo humano. Sopra la detta caldara un basloto grande con dentro acqua, et cenere. In cantina Uno parolo (3) mezzo d acqua della sorte di quella della caldara, con infondo unistessa materia. Un parolo con dentro lisciva, et cenere. D ixit ipse tonsor non h6 fallato, m i se h&vessi fidlato dimando misericordia. (i) E troyatisi doe eantari pieni di iterco umano, e avendo lo sgherro Guerino detto. . . esso Mora rispose; (a) Ranno, Ii% civio. (3) Pajuolo.

53

E t sic fu it recessum. D ieque 36. Iu n ij in officio, et coram Egr. Capitaneo IustituBj Auditore, et F iscali Tom iello. F u it dictus tonsor exam inatus, qui suo iura m ento D ixit ('), io mi chiamo Gio. Giacomo Mora, et mio Padre si chiamava Cesare, et sono nato nella casa dove sono stato tolto. A d alias ait, Signor si, che prima di partire da casa mia alia mia presenza hanno descritto ogni cosa. E t ei lecto inventario d ixit. Signor si, che quest'fe 1 inventario delle robbe trovate in casa mia. Interrogate, in che modo et i che fine si trova ha ver fatto quel smoglio ritrovato in corte nella caldara, et quello, che si & trovato nel parolo, qual era in cantina. Bespondit, sono state le donne, che ne dimandano conto & loro: sapevo io, che quel smoglio vi fosse, come sapevo clesser hoggi condotto prigione. A d alias ait, ne conosco tr& Commissarij in Porta Ticinese, doi di vista, et uno, che dicono esser stato posto prigione sin Sabbato, il cui nome adesso non mi soviene, mk k figlio d uno coriere,et lo conosco perche passa del continuo avanti la mia bottega, et 1' istessa mattina, che fft preso, io li dovevo dar ua vasetto di ve tro pieno donto, per ongersi li polsi per preservarsi dal mai contagioso, mk fu posto prigione, et il vasetto b an( 1 ) E cosi s'andb. 11 2 6 giugno, in uffizio, e in presenza dell egregio Capi tano di Giustizia, dellAuditore e del fiscale Torniello, fu esso barbiere/^laminato, il qoale con suo giuramento disse.

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cora Ik in bottega, et fc descritto nellinventario lettomL Interrogato, in che modo detto Commissario ricercd k lui il detto preservative. Respondit, m incontro sopra il Carobio, et mi disse., so, chebavette fatto delloglio, ne voglio uno vasetto, il che lu di trfe giorni prima della sua deteatioae. Interrogator narrat ingredientia ad dictum oleum conficiendi. A d alias ait, tutto il mondo dice , che detto Com missario h stato posto prigione per haver ontato il muro, et le case intorno alia mia bottega, come ancora quella mattina, che turono onte le mura della Vedra de Citta dini , trovai onta la mia bottega in quattro luoghi, so pra il muro, et sopra le ante della bottega, di una cosa tirante al giallo, piu che ad altro colore 3 e stetti per piccarlo via, m i poi volsi, che vi stasse finchc la giusti^ia lo visitasse, come venne la il Signor Capitano di Giustitia, et visito per tutto, salfo la mia bottega, se bene io ero in essa lavorando, et havrei procurato di farla visitare, mk il Sig. Castione, et il Sig. Tradate mi dis sero, che lasciassi la cura k loro. Interrogato , se con detto Commissario hk mai tratr tato daltro, che di darli il vaso. Responditj Signor no mai m ai, eccetto che unanno fk fu a casa mia ad impremudar un serviciale ('). Interrogatus d ix it, nella mia bottegha circa al particolare della Sanitk non ho mai fatto altro, che un'elletuario per preservarsi della peste. E t fu it reconsign atus, etc. animo etc.
*

( 1) A prender in prestito la cannb da serviziale.

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Successive. Exam inatus n u n s w u e f a t i M o & e una cum eo a/H carceres ductus, qui suo iuramento Inquit (0 , io mi chiamo Paolo Gerolamo Mora. A d alias ait, Signor si, che ltggi la giustizia Jilk fatto diligenza in casa mia, %vero, che nella nosQra&orte vi h uno fornello fatto alia foggia di quelli delli tintori per lavar li panni, e puo essere circa un mese, che non si adoperato, perche si fece bugata. Interrogate, se nella caldara del fornello resta poi lisciva. Bespondit, Sig. nd. A d alias ait, Gulielmo Piazza lo conosco cosi di vi sta, et si tratta, che habbi onto le porte, et le muraglie della Vedra de Cittadini, et quell* istessa mattina fu con l'istesso onto imbratata ancora la nostra bottega di un onto tirante al giallo, comeio viddi, et sentei, che una donna di quelle, che stanno sopra il portico che traversa la detta Vedra, quale non s6 come habbi nome, disse che detto Commissario ongeva con una penna liavendo un vasetto in mano, m& io non lo credeyo, per che detto Commissario andava in mezzo la strada, et quando parlava con qualch uno li parlavairdi lontano.. Interrogatus dicit, Signor si, che nella detta nostra casa vi &un condotto, et & basso vi e una segietta.

( 1 ) E fu riconsegnato ec. ec. Successivamente esaminato il figlio del prefalo Mora con lui arrestato, con suo giuramento disse:

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A d alias dicit, lhi) visto detto Commissario per mezzo alia mia bottegha i parlare con delle persone, m l non mi raccordo con chi, et saranno quindeci giorni, 6 tri settimane che' non 1 ho visto; mi raccordo _ancora, che quella mattina, che iurono onte le muraglie , un hora dc^ppo in circa viddi/ detto Commissario passare noshft- ljOttega, che potevano essere circa le nove hore. E t fu it reconsignatus ammo etc. Incontinentique Exam inata C la ra . Bbippia died M ora uxore, cum iuramento. Inquit ('), non lo conosco Gulielmo Piazza. A d alias ait, sono forsi died, o doded giorni, che non h& fatto bugata, et per farla adopero della cenere, del sapone, quella caldara che i la in corte, et il seo chione. Interrogata dicitt Signor si, che soglio goveraare (a) della liscia, e smoglio delle bugate per far delli strentori se occorre, come ne h& goveraato un poco in uno pa rolo, che &li in cantina, et un poco nella detta caldara, la quale lisciva, stando 1 si purga, et il japone cala giti 1 eC fa fondo brutto, et detto fondo resta bianco, et dd smoglio avanzato dalle bugate si dopra per far delli stren tori alle mani. E t fu it licentiata etc.

(i) Di subito esaminata Chiara Brivio, moglie di delto Mora, con giuramento disse : (a) Guarna riporre.

5? Com panut successive SmsTUiras T m ta Custos Carcerum, et D ixit (), H6 ordinato al Bulone Fante, che si trova prigione con il Piazza, che fatta diligenza con esso per saper la veriti del negotio, per h preso per servitio pubKco. Gioanni Bulone, die sijfova prigione con il Piazza mi dice, che detto Piazzf lir h i confessato, cont vi sono duoi barbieri per porta, che ongiono. E t sic statim introductus prcedictus Ioannes Bobesj dictus il Bulone cum iuramento In q u it (a) , sono nella prigione di S. Gioanni, nella quale siamo dodeci, et 1 ultimo condotto h quello della * Saniti, & cui ft data la corda hieri, et per far appiacere & Sebastiano, e cavarli di bocca qualche cosa, e dubitando non si fidasse di me per esser fante, h5 datto il carico i Melchion pregione, che li h i cavato di bocca* che vi era uno Barbiero dentro in questo, et che vi era piil d uno barbiere per porta, che ongeva, et anche di presente li & dietro k farlo parlare, il Piazza discorrendo de gli onti con Melchione TorelIo,che ancora lui i pri gione, h i detto, che credeva, che fossero doi barbieri per porta, che ongevano. S . g. r. ttmn&rum a3. in circa. Melchior autem T acrkllcs successive exam inatus cum iuramento D icit (3), Sebastiano disse al Bulone, et il Bulone
(i) E fu licenziata. Comparve poi Sebastiano Testa, custode delle carceri e disse: (a) E subito introdotto esso Giovanni Bobe, detto il Bu lone , con giuramento depose: (3) Di cirea anni a3. Melchiorre Torello esaminato da poi, con giuramento disse:

6o

caldan, perche anche di questo ne hd cavato on poco di quell* residenza, et si k attaccato al muro come vischio, il qnal effetto non lo fa la residenza delTaltro smoglio. Ho poi anche visto uno parolo di lisda, ma in quella non vi h5 conosciuto alteratione alcuna. D ixit insuper, si .V. S. che con il smoglio guasto si fanno delli piii eccellenti yeleni, che si possono imaginare. S. g. r. annorum 4o. in circa. D icta etiam die Exam inata e x officio I a c o b d t a d s Anoaioms, quon. Dom inici P . S . Calim eri, s. g. r. annorum 5o. in circa, pariter lavandarta , in substantiam concordat cum dicta M argarita de ArpizareUis. D icit tamen ('), et nel baslotto, nel quale i quella liscia mi pare, che vi sij qualche alteratione. E t addit (), quanto piii si ruga in detto smoglio ai vede, che viene piii negro, et piik infame, et con il smo glio marzo cattivo si (anno grande porcherie, et tossid. D icta etiam die E x Officio, coram D. A uditore exam inatus Phisieus A r c h e l k u s C a & c a n v s cetads annorum 3 i . in circa suo iuramento D icit (3)jdordine di V. S. Sig. Aoditotejo h6 visto, et
( 1 ) Esaminata d Uffido Giacomina de Andrioni quondam Domenico della Parrocchia di S. Calimero, di 5o anni circa, pure lavandaja., in so&tanza concorda con ttargherita de Arpizarelli, perb d ice: (a) E aggiunge. (3) Duffizio esaminato in presenza del sig. Auditore il fisieo Archileo Carcano, dice ecc.

6i

molto bene considerata la robba, che J ia quelia caldara posta nella corte del Barbiero Gio. Giacomo Mora, havendola con un legno fatta sollevare dal fondo, et ho visto esser di color brutto, et di materia viscosa, et h i della qualiti della colla di carnuzzo, ma precisaraente io non saprei dire, che cosa fosse, solo, che & viscosa, ontuosa, et di cattivo odore, del resto io non I16 mai osservato, che cosa faci il smoglio, dico bene, che per rispetto dell ontuositi, che si vedein detta acqua, pud es> ser causata da qualche panno ontuoso Iavato, come mantili, tovaglie, et simili, ma perche in fondo di quellacqua vi hb visto, et osservato la qualiti della residenza, che vi e, et la quantita in rispetto alia poca acqua, dico, et concludo ai mio giuditio non poter esser in alcun modo smoglio. H6 di piil visitato li vasi, et unguenti, et acque, trovatoli in casa, et dico, che questa non &mia professione. Interrogate* se s i , che materia possi haver causata quelia residenza Responditj io non lo so , ma gia h6 detto, che pare come colla di carnuccio. Interrogator che giuditio fi de vasi, et unguenti, et acque i lui mostrate Responditj quests non fe mia professione, pero per ri spetto di quel vaso delettuario, io lho per elettuario reale, et del resto come dell oro potabile, et dell oglio filosoforum, ini pare cosa strana l'havere in tanta quan tity , pero di questo bisognari parlarne con li distilatori.

Examinatusqiie successive coram ut supra ex OJfitio Phisicus Io. B a p t is t a V k r t u a , P. S. Laurentijj cetatis annorum 63. et S. g. r. suo iuramento

6*

Inqi&s U jofeba, che h in quella caldara doppo haverla vista, et considerata molto bene non passo venir in altro-parere, che sia smoglio, perche non v ih i quella qualiti di sapone, et anche perche quella residenza, che h i in fondo non mi pare residenza naturale di smoglio, perche quella materia viscdsa, et ontuosa, che percfo io giudico, che sij cosa fabricata, ma che cosa possi essere, b 1 che cosa possi servire, io non lo sb, se non fosse per comporre qualche grassume. Examinaiusque pariter ex OJJicio * et incontinenti coram ut supra V ictor a Basilicapetri Chirurgus, quondam Francisci P. S. Nazarij suo iuramento Ait* h& visto la robba, che h in quella oaldara, che h
nella corte del Mora, et quanto & me non la tengo per smoglio, (na piii tosto per acqua composta, et bollita, et queUa materia* cbe k sul fondo, la stimo parimedte per composta, per haver dell ontuoso et viscoso ^ perche il smoglio non fa in fondo 1 quella maniera, perehe Avede, che levando di quella materia, che e in quella caldarat fila & fogia di. colla di carnuccio; a che cosa poi servire, io non lo posso giudicare, ma bisogna, che sij da com-> popere con qualche altra materia. S. g. r. annorum 5o. in circa. DIE 2 7 . EJV EM ET SD j

Coram DD. Prceside, Capitano Just. Auditore* et Fiscali Tomiello. Iterum examinatus prof. Guliklmus P l a t e a suo iuramento Dicit, Signor si, che quanto deposi hieri nanti il Si gnor Auditore h vero, et quaudo il Barbiero mi diede il.

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vasetto dell* onto, usd dall'uschio d&dletro,tet me lo diede. Interrogates dicit, io non ho altro, che dire, et non ho mai traltato con detto barbiero, se non come b& detto, et mi promise una buona mano de danari, ma non ho ancora havuto niente. D ettoli, che non e verisimile, die trk lui, et detto Barbiere sij passato piu di quello h i detto, trattandosi di negotio grave, quale non si commette k persone se non di grande confidenza, et percio se non se si resol* veri di dire interamente la veriti come ha promesso, se li ft protesta, che non sc li serverk limpunitk promessa, ogni volta, cbe si trova diminuta la sodetta sua confessione, et non intiera di tutto quello h passato tri lu i, et il detto Barbero, et per il contrario dicendo la 'verith puntuaknfente se li servark 1impunitk promesla. Bespondit, dico a V. S. Doi dl inanti, che mi dasse onto, A i detto Barbiero sulcorso di Porta Ticinese con r&d*altri, et vedendomi passare,mi disse, Commissario, 5 un*onto da darvi. Io li dissi, Volete darmelo adesso? i mi disse dino, et quando poi me lo diede, mi disse, e era onto da ongere le muraglie per far inorir la gente, : io non li dimandai se lhaveva provato. Interrogator che dica, che cosa era quelia, che l*imiva, perche quando ill tormentato non potesse par, sicome nell^tro suo essame hk deposto. es/?on^, i'bfsogna che fosse quell* acqua, che mi tro da bere, quale mi dissero, che era preservativo, i disse altro. I alias cut* Signor si, che tutto quello, che ho decontro detto Barbiere h la veritk, et come tale >maoteniro in faccia.

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.. E t tunCt Utpftrgaret infam iam et faceret indituan

contra nominathm tonsoremfuit servatis servandis torturcB subiectus, et dum in eculeo retineretur dicit (), tutto quello, che h6 deposto contro il Barbiero h vero, e
per& non 1 h& aggravato indebitamente, et se non dissi a principio quello, che hd detto doppo, & stato per 1 im pedimenta dell' acqua, che avevo bevuta come hd detto, e V. S. mi lasci un poco pensare sino k dimani, perdte andarft raccordandomi se havrb da dir altro tanto contro di lui quanto contro d altri. DicenSj pratticava famigliarmente con Ini il Baruello genero del Bertone, qual Baruello h stato retirato un pezzo sk-la piazza del Castello; sti sit la spada, sol fare delle w fa d lft, et h un grande bestemiatore; et pratti* (sno addae con lui li Foresari padre, et figliuolo, gente fifffantt A e anche sono stati nella S. Inqutftibne.

E t sic fu it d&positus s dissolatus, ac reconsignatus a io. E x processu consignatoj et fabricate per Gbmctk larium TaUabovem, legitur: examinatus. Die prcedicta Doaumcos dk Foaus demmdavit (), die
un mese trov>. dietro al bastione certi figliuoli, quali pigliavano delle jucerte, et che poi le vendevano al detto
(i) E allora per purgare 1' iofamia e costituir indisio oonIro il predetto barbiere, fu colle debiteV is^rve, sottomesso alia tortura, e mentre era tenuto <ul torm ento, disse (a)E cosi fu deposto, slegato e riconsegnato, con intensione e c Dal processo consegnato e fatto dal Cancelliere Tagliabue, leggeu. Esaminato lo stesso giorno Domenico Dfel F a r ia , dcnuniib.

6S

Mon per ana pupgfotfc Jufui, 6 sia parun soldo lana,

et pueros ipsos nominavit, qui incontinent^ fuerunt deterOi, smlicet Franciscus Galius, Carolus de Martignoms, Franciscus Bareta, et Carolus Taurellus, et examhtati cencludunt omhes('), che era vero, che un
mese fk in circa andavanp al bastione a pigliar delle lucerte, et die le pqrtavanq al detto Barbiere, quale glie le pagava un soldo luna, et che le pigliavana &sua instanca di detto Barbiere. Veriun Taurellus dicit, che li commnd6 obe andassino al basUone &pigli^rli a5. lucerte, at eh non fossero $ minor numero, le indorono &pigliare, e k portorono & detto Barbiero, che glie le pag6 un soldo 1 una, et li diede soldi sedeci in tutto, et Gallos addit, a l t la mglie di detto Barbiere li disse, credere li v d lW / da* da mangiaie k Francesco Saracco suo vicino amaltfto, Ca rolus Martignonus addit, che non aono aoHati altre vohe fe.pgliar dette lucerte,

Nec aliud in substantiam deponunL than die 2 7 . Iunij 16S 0 . fuisset Egr. Preston denuntiatum, che G brolamo M iliavacca detto il Fo resaw in conto dJoqgere, et che haveva avuto a dire,
che voleva far tnorire delle altre donne.

Super quo examinata L ucia M aibbria quon. Hieronjrmi Par. S. Laurentij jdajoris, cum iuramento Dicit3 andandt) io k pigliar segni della misericordia,
et passando dalla bottegha dd Speciaro Yilano, posta a
( 1) E nomiab essi fanqulli che nibito furono legqti, cioi....

ed esaminati conchiudono tutti che ec.

G6

Carobio, sentei che Gerolafno Fowsaro diise con unal* tro , che era con lu i, quale non conosco, simili parole, Non sono ne anclie morte queste bozirone? bisogna anclie farne morire delle altre, et cio detto ando verso S. Lorenzo, et io andai per li fatti m iei, il che segui circa le 1 8 . hore. S. g. r. annorum 21. in circa. Et sic fu it dictus H ie r o n y m u s M i l i a v a c c a detentus. Successive comparuit A r c a n g e l u s L e v a quoti. loannis P. $. N ic o la ie t D ixit , trovandomi poco ft alia ferrata della Communa nuova, nelta quale vi e detenuto Gaspare Miliavacc^ figliuolo di Gerplamo Foresaro, lio senlito , che detto Gaspare h& detto k sua moglic, qual era alia ferrata, Sc tu sarai dimandata, di la verita, perclife io non vi sono dentro in queste cose, et lei li h& risposto, la veritl, che io li ho visto portar a casa un non so che, credo liabbi detto un vaso con non so che oglio, ma. che non li volse dire, che cosa vi fosse dentro. S. g. r. annorum 60. in circa. Fuit pariter fa cta diligentia in domo died Ilieronjm i Miliavacoe, qiue dum fieret, illius uxor nescio quid inter eius coxias abscondidit. (*)
d ic t a d ie .

Examinata B r i g i ' d a G l u s s i a n a uxor prcef. Gasparis Miliavaccs suo iuramento


( 1) F u p u r e fatlo d iligcoza in c asa di G c ro la m o Migliavacca, e rnentre la si faccva, la m o g lie di lui a sc o n d e v a no n so che tra le cosce.

67 -

Jnfjuit , trovandomi alia lerrata a parlar con mio marito, li ho raccontato, che facendosi la diligenza iu casa di suo padre, sua madregna havcva nascosto in mezzo le gambe un vasetto, cioe una ranevetina di vedro longa area un dcto, con dentro non so che oglio, et che havendoli il Sig. Podeslii chmandato, che oglio era. lei li rispose, che era oglio, che li liaveva portato & casa suo marito per medicare una fogatione, che liaveva nella natui a, ct che sendomi io poi doluta con lei di questa cosa, la mi disse, che era oglio, che adoperava suo marito con Steffano B aruello, et perche io raccontavo queite cose bassamente,detto mio marito mi command^, che parlassi forte, perche ogn uno sentesse, et cosi lo raocontai forte. A d aliam ait> ponno essere sei settimane, che li ne viddi unaltra canevetla con dentro acqua di cedro, per quanto lei disse , ct disse, che glie 1 haveva data il Ba ruello, perche tra loro passava grande famigliariti. Dicens, ho anche inteso, che hanno preso un cognato H detto Baruello per causa de questi o n li,e t lui andava i quasi del continuo di compagnia delli sodelli mio suoceio, ct Baruello, come si vedeva publicamente. S. g-. r. .salvo ut supra , non tamen etc. annorum 26. in circa.
DIE
3 8

. E 1USDEM MENSI 8 lUKIJ.

Examinata M a s g a r i t a d e A l h f . u t i n i s uxor prmf. Iltsro/ij/ni Miliavaccc, cum iuramento Dicit, sari unanno, che sono maritata con Gerolamo Migliavacca detto il Foresaro, et sono gravida, ct liabitiaino con Gaspare ligliuolo di detto mio marito nella stanza del Giussano, posta per contro le c o lo u n c di S. Lorenzo.

gfd aUas edtj mio marita OQO pwttica con altri, cfce
con io . Staffimo Barello,perch& bisogna, die lai atfaiA riUa bottegha, et vedo che nnno insieme all'hosteria delli sd ladri, che amidtia poi pisai trk di loro, io non lo s6. Interrogate dicit, dirft k V. S ftaltro hieri da sera circa mezzhora di notte, sendo in casa, mi f t detto, die havevano fatto prigione mk marito, si die subito oorsi alia bottegha a dar ordine alii forbid , poi tornai a c m , eH rorai V. S. Signor PodestA, quale mi feoe gaardare par fttte le casse, et havendo inteso, die si faceva diligen* per coloro, die ongevano le porte, u racoordai/ohe havevo in una cassa una canevetina di vedro con dentro un non w che, die. mi potto k casa fr ta b marito per medicarmi li porri rizzi, che lui m haTeta taccato, dissi frk me, 6 poveretta ml se mi trovaaeero mai tal cosa, et che si sospett^sero di qualche male, et cod presto preri tal canevetta, e me la nascosi le gambe, ma presto li mti me la levorono, et eoslV. S. mi fece condur prigione. Dicens, detta canevetina con dentro detta robba., mio marito me la portft a casa poco doppo Pasqua , et de qumded giorni in circa doppo, cbe mi fli dato fuori il milk, e cod mandavo medicando.
DICTA DUC.

- f r

D. Prater curavit diction midierem per peritos in partibus pudendis visitari3 prout fm t visitata, et relatum i'), che quel male, che haveva nella natura era mai
(i) U Signor Pretore la fe visitor* da periti nelle pudende, lb pfciitto che

* 9 * francese, ma per rispetto dell, acqua, cbe era nella detta canevetina dissero detti p e ritic h e non sapevano, che giadicio fare, m a.che si remettejrano k chi rhiverk composta. OB IQLtf. Ip. Stdhanto Barvxllcs se sponte prwse^ffivit co

ram Preetore3 qui statim ilium examinaQit, et nut iuramento D ixit (Oj sono venuto da V. S. perche hd inteso, che
Ini & stato & cercare. A d alias ait,, io non sapero perche causa Gerolamo Foresaro fosse pregione, n& doppo, die V. S. f t k c m Ha k hr perquisilibne intesi, che la moglie di detts Fo resaw) si era cacciato in mezzo ddle gambe un vaso, 6 iia quadretto di vedro, qual viddi, die V. S. mi mo* strd, et io dissi, che non sapevo perdie lhavesse cosi nascosto/perche io lo dtedi k suo marito con dentro uno COmpteto rhiamato donma, fatto dam e con vino bianco, con oppio tabako^ et colandre, et lo fed per far donning et dird a V .& havendo io I tempi passati travagliato di mai francese, et non jtotanda dormire, uno mio cognato chiamato Michel Angiol&Bertone me l'inwgnd, et sapendo detto Foresaro, ch*jo- tfevevo questa coa^ cin que 6 sei mesi sono me ne dimandd, et io glie (i4>edi> mk non mi disse, jfce cosa ne vofesse fare, accepto ptm. manibus dicto vasuj odoratus est, et dixit Signor A , die h quello, che diedi k detto Miavacca.

Etfu it reconsignatus ammo* etc.


(i) Gio. Stefano Baruello ci presents Tolontariamente al Sig. Pretore che (ubito 1 ew m inb, con giuaMMBto dine

10 DIB I I . ICU) i6 3 p .

Coram tune D. J/Neside iSbntaff*4 etEgr. D. Preetore3 Iud. Equi, el Fiscali TomieBo.
ExaminatuSj pr f .
Io . S iftriU H C S B a h u e l l o s

suo

iunuhe/Qp Dicit, 'i l composto delladormia lo fe^icoavipbianco, et doi danari doppio tabaico, della semenza de cohmdri, et non altro, et- lo feci in casa mia in uno pignatino, quale fii posto al fuoco k bollire, e per,tal se gno il pugnatino brusuun poco, al che fZi presente mia Mglieft il Bertone, et.^fante$ca,.che andavano inanti, rt ftjfljfin. et ne bb fatto una volta spla, n% fu fatta *d altro fine; cbedi far dormire, et se vogUono, che nefqcci hi prova, lafar>, et bever6. A d alias ait, detta compositione doppo haverla fatta la posi in uno ampolino, et era tanta cosa come mezzo un deto, et 1 ampolino & quello cUe di gik h& t;icoiy>> nuto, havendootelo fatto vederf il Sig* PodesU, quale mi ha detto dhaverlo havuto dalla donna; del Foresaro. A d alias dicit, detta ampolino lo diedi io al detto Fo resaro p v dprmire> quattro, o cinque mesi in circa. .d* Intyrogatus dicit, jgr pdmmunipai al detto Foresaro, che co n lagiutto de Di<^ dormivo un pocp, perche prim t non potevo per il tnal fcancese,.jg li rgqcont^i, che docmivo per la detta compositione , che mio cognato m haveva insegaato i fare, ink, che per6 non 1* adoperaro piii, perche era amara, et esso mi ricerc6 a dargliela da li ad uno mese in circa, come glie la diedi. Ad alias ait, loppio tabaico 1hebbi da quel Speciaro, die sta ndli Fustagoari, dal quale n' hebbi doi da-

7i a iri et era come vischio, et in quell istesso modo lo feci tllire nel pugnalino, et per pifitare le colandre ado perai uno bronzino,- tet 4>questo liquore n ha adoperato anche mia moglie U d to , tr volte, per il fine, che Tadoperai io per haver .* medemo male che io. Dettotij eh resulta, che lo repose in due cdterette. Respondit, nhavevo due, m fi riposta in tftaa sola A d alias aitj saranno da quattro in cinque anni, che tengo amicitia, et cognitione di detto Foresaro, et se bene non andavo troppo di sua compagnia, andavo qualche volta i mangiar seco in csti s a i, m lui non mai stato a mangiare in casa mia, ma. io con lui all! hostaria havr mangiato da dieci, dodeci volte. A d alias cut, h mangiato con lui da doi mesi et mezzo in q u , et per il passato in altri tempi, come sa rebbe in casa sua quando stava dietro al fosso, et h an che mangiato con lui nellhostaria delll sei ladri, m ad altre hostarie con lui non vi h mai mangiato. Interrogato* se conosce alcuno Italiano, che sappi parlar todesco. Respondit* ne conosco uno di* deca, che li dicono il Lampugnano, con occasione che. Iridando ioalik Rosetta doro sopra la strada di Pavia viddi una giovine, che and in casa duno massaro mio amico chiamato Tameo, al quale io dimandai perche causa teneva quefft giovine in casa, et lui mi rispose, che era di quel Signor Lampugnano, come aneli* detto Signor Lampugnano mi disse, che era sua moglie, al che risposi, che si sapeva pubicamente ct era donna da partita Ad alias ait Mdetta hostaria di mio missere, et vi sono stato diverse volte mangiare da doi mesi et

ya

m f w in quii, tnk-vtbr l indietro non vi- sono mai p ii stato, et vi h mangiano col Vacazza malossaro da cavalli. Interrogato* se onosce uno, che li dicono Giacinto p Maganza per sopfa nome detto il Romano Respondit* non conosco loon Giacinto, salvo uno he stavji meco per ragazzo quando ero Soldato, quale fei sarvfc da cinque sei mesi su-l Monferrato., et non u d inverno passato, ma nell altro hebbi licenza, et Tenni \ Infilano, et vi menai detto ragazzo, et stete meco detto Giacinto sino che si retirassimo dallassedio di Ca sale , che poi lo licentiai havendo trovato, che mangiava lui la biada del cavallo, sendosi accordato qoI patrone, et saranno circa venti giorni, che non lh visto, et circa otto mesi sono lo viddi, che stava per postione con uno da Binasco. A d alias ait* a Santa Croce conosco Frate Cattelino, et un altro che h il naso longo. A d alias ait* conosco l'Hoste, che li dicono il Pa lazzo., alla quale hostaria vi andavo altre volte, ma adesso per questi tempi non vi vado. Interrogatus dicit* non conosco alcuno Banchiere. A d alias ait* Banchieri sono quelli, che danno da nari , e poi ricevono il cambio d altri danari scodendo Punir, ma a me noli mai occorso pigliar danari in questa forma. Interrogato* che dica se lui ha ricevuto danari in al tra forma differente Respondit* Signor n.

A d alias* negai noscere Mora Tonsorem * dicit quidem conosco quel Barbiero, che stava alla ponta della
vedr de Cittadini, ma non h mai parlato con lui, ne

fono mai stato in casa sua, uA neik sua bottega vi fui con ano, che haveva gusto di sonar di clavacino, ne vi sono stato altre vlte., se non quando ;vennero li sbirri prenderlo, che andai a vedere che furigata era quella.

Negai nascere Gulielnutm Plateam. Etfu ti reconsignatus etc. animo etc.


D 5. 1U 1K L1J. P aclcs Hierohymus Castiuonkcs ex CoadhUorbus

in officio Egr. Capitami Iustitice qucerelavit dictum Hieronymum Miliavacam, dicens (0, non havendo
che fare detto Miliavacca nella nostra Parochia, si ipesso passegiare inanti, et indietro guardando nelle porte per vedere se alcuno vedeva il suo mal fehne di ongere, incantare le persone, et si conosce da questo, che egli j di mala vita, et dato far male massime con me et mia famiglia, perche ad anni passati lo processai di molti misfatti, et fii mandato alla galera, et fr gl altri mi* sfatti amazz uno fratello, stato al Santo Offitio pi volte, et stato pregione per haver fatto il Confessore, et per alcune balle di piombo datte in bocca figliuoli con alcune orat ioni, et im m unem ente in coqtg de strigone, et petijt exammari diversos testes per eunt-

nominatos. Verwrn nulli esaminati fuere. Futi quidem dictus Hieronjrmus Miliavacca examinatusj tortus* et condemnatus* ut suo loco infra dicetur.
(i) Dice di non conoscere Gug. P ian a ecc. ecc. Paelo Gerolamo Castglioni, dei coadjutori nell'UiEcio del Capitano di Giustizia, diede qnerdjl al detto G. Migliavocca, dicendo

b b 27 . ranu i63o.

Custos Carcerum Egr. Capitano, compamit, et J dixit <) sono stato avisato da Giacomo Scotto, qual %
pregione eol figliolo del Mora Barbiero, come detto figliuolo si k lasciato intendere, die se sark chiamato dirk la veritk. A sic incontinend introductusj et examinatus di-

CtUf Scottus cum iuramento . Inquit, io aono stato pregato da quello figliuob del
fiarbiere k farli levare li ferri, et havendoli io detto, die bisogoaya che dicesse la yeritk circa gl onti, mi h i riiplslB, *die voleva dire tutto quello che sapeya in ma teria de tali onti, et quel Piazza, che hieri ebbela corda mi hk detto JftnnJa.i al detto giovine se conosceva urf tal Giussano, et se lontQ, che daya il Barbiere k detto Giussano faceva operatione, d oi guarire, ^ morire, t detto Giovine rispose, che conosoeva detto Giussano, mk non sapeya se detto onto facesse morire , o guarire, et esso portava Tonto li daya suo padre al detto Giussano.

Nescit ad quern finan prcedicta queererat tBctus Mate* W.


E l l detto Giovine hk detto, che detto onto, die Slava a detto Giussano tirava al Inretino, ct lo pagava trentfe soldi I* onia, et il medemo Piazza li ece ancon ricercare ae era anorto gente assai neOa stanza del Giss( 1) E cbieae esanainasscr v arii testim o n ii n o m in a ti, wm. a e s tin o il fu . E sso M Lgbaracca e sa m in a to , t o r t n n t o , cob* d a a a a to , c o n e si d ira a to o lo ogo .

M tostode dcBe carccri ifi Giustizia c a o p n e e o e (1) S o t sa a f a l fiac il Piazza ^ a n a (iin fc i o cc

7-^ uno, cosi mi rispose, ere morto detto Giussano, g o to aasai. S. g. r. annorum 35. in cirea.
m ark k t i a h d u .

Iterum examinatus preef. Io. Iacobds Mora., suo iu ramento Inquit, da che tempo (acessi 1 unguento contro 4 male contagioao non lo saprei dire precisamente, mk & no pezzo , e lo feci in quel tempo, che M cominti&.fc parlare della peste, et h fatto con oglio d* oliva, oglio filooofornm, oglio laurino, oglio di sasso, cere nova, poiere di rosmarino, polvere di salvia, et polvere idiqvoi grani de geoeprio, et un poco daceto forja, e a m que-' ^o s ' oog e li polsi, sotto Iasselle, la s6la de piedi, il oollo.deUa mano, e nelli geoochij. Interrogate, se 0 vasetto, che h i deposto nell altro
too -esame jpparechiato da lui constituto per dare al detto Commissario., dell Utesso .unguento, che di so pra hi detto d* h%yer fatto con la rioetta hayuta dal Prete de Bonsignori. Respondit, &dellislesso tolto fuori dajl istesso vaso, e valera in tutto trenta, 6 quaranta soldi. Interrogate, dica per qual causa straccio la carta bo* vata in casa sua, et & lui datta in mano dal Sig. Audi tore in tempo che si faceva la visita in ca$a sua, et se vedcpdola la rfconosceri. Respondit, la straciai cosi in casa sua, et vedendola la riconoscwo. , Ei ei tunc estentis frustris papiri lacerati, dixit ('), jf (i) E (piegatigli ioaMrf f zi della carta slracciata, dil**r

76

b'riconosco certo per quella scrittura che io straziai in vertentemente, et si potranno li pezzetti congregar in sieme per vedere la continenza, et mi verr ancora memoria d chi mi sij stata datta. A d alias aitt Signor n , che non h mai adoperato quell' acqua trovata nella caldaia, et che gi dissi esser fenoglio, et non sapevo ne anche die fosse in casa. " D e tto li che dalla visita fatta di detta acqua stato giudicato, che non sij smoglio come lui dice, m i sibed altra sorte d* acqu^, et nel fondo d* essa si trovato noi materia viscosa tirante al giallo e bianco, perci dica, che-si serviva di detta acqua, e materia con la detta acquarritrovata. Respondit, in conscienza mia, io non s, die in caQ mia vi sij detto smoglio, ne acqua con la materia,. <he V . S. dice. Interrogatot quanto fcAipo , che h ftfto 1 oglia di * lueerte trovato in casa sua. Responditt poco, ponno essere dieci giorni. Interrogatili dicit, mandai via tr tosoni, quattro pigliarle Iooerte, et mi portorno casa vintitr lu eerte, il qual oglio l ' adoperano poi per 1 aperture, et lo fed particolarmente per uno chiamato Sarcco. Interrogato, in che modo non havendo lui pi che tanta amidtia con detto Commissario Gulielmo Piazza * come h detto nel precedente suo essame, esso Commis sario con tanta libert li ricercava il sodetto vasetto di preservativo, et lui constituto con tanta prontezza of ferse di darglielo, et l ' interpell ad andar a pigliarlo, come nell' altro suo essame h deposto. Respondit, io lo iu per linteresse, perche mi dasse

* - 77 * poi da quattro, cinque parpagliole, perche la sobba-po sta, et era conveniente, che mi dasse poi qualche M i, ne glie loffersi per altro. A d alias ait, il Baruello lo conosco pervista, tn ooit h mai p a tta to con lu i, et conosco ancora li F o re s ti chiamati il padre Gerolamo, m il nome del figliuolo non lo s, et il figliuolo viene alla mia bottegha, m il padre non vi viene, ma sono certa gente da lasciarli fare i (atti loro, dico anche il Baruello, perbhe ono sempre pregioni, da esser chiapati. Interrogato, se si, o hi inteso, che per altri tempi siano state imbrattate le porte, et muraglie di questa Citt, oltre 1 imbrattamento che f fatto Venerd1prossimo passato. Respondit, Signor s, che Sfilano era stato imbrattato dire vlte prima di Venerd, m i non h mai inteso, chi habbi imbrattato. Interrogato, se s d chi il detto Commissario possi hxver havuto l onto per onger le muraglie, per la cui causa h nell altro suo essame detto esser statto messo pregione. Respondit, Sig. n. Interrogato, se s, che persona alcuna con offerta de danari habbi ricercato detto Commisario ad ontare le mu raglie della vedr de Cittadini, et che per cosi fare li habbi ancor datto uno vasetto di vetro con dentro dell onto. Respondit,,flectens caput, et submissa voce (') non s niente.
(i) Abbassando il capo, e sotto voce rispose :

78

Interrogate, se lui constitute h& ricercato il sudetto


Gulielmo Piazza Commissario della SaniUi ad ongere le muraglie attorno alia vedra de Cittadini, et per cos) fare e gli h i datto uno vasetto di vetro con dentro Ionto, dovevt adoperare, con promessa di darli ancora una quantity de danari. Respondit, Signor no, mai de no , in etcrno: far io queste cose ? Dettoli, die cosa d iri quando poi dal detto Commis sario Piazza li sari questa verita sostenuta in faccia. Respondit, guardami Dio, questo in faccia? diro che b un infame, et die non pud dir questo, perche non h i mai parlato con me di tal cosa, et guardami Dio.

Tunc fuit introductus dictus Platea, ct dictum Morarn suo iuramento recognitions dicens, (') questo e
Gio. Giacomo M ora, che fi il Barbiero sopra la ponta della contrada della vedra de Cittadini. Jnterrogato, che dica, se b verb, che detto Gio. Gia como 1habbi ricercato ad ongere le muraglie della con trada sudetta della vedra de C ittadini, e che per cosi fare doi giorni prima che facesse tal ontione li dasse uno vaso di vetro con dentro 1onto, che doveva adoperare, con promessa di darli una quantita de d anari, come poi fu il sudetto onto adoperato, et dica ancora se e v e ro , d ie la mattina seguente alia ricevuta di detto onto li dasse unampolina d un'onza, et mezza in circa d'acqua da bevere per preservative dellonto, che doveva adope rare con ordine particolare di cominclare ad ongere alia propria sua bottcglia.
( i ) A llora fu in t r o d o tto il P iazza e con u o b b e il M ora , diccndo g iu r a m e n to rico*

79

Respondit, Signor si, che h vero. Et ipso Jo. Jacobo dicente, oh D b nusericordia, nop
si trovark m ai questo.

Et respondents, dicta Gulielmo, et dicente ,

lo

sono i questi termini per sostentarvi voi. E t replicante dicto Jo. Jacobo, non si trovarX oaaif non provarete mai d'esrer stato & casa mia. E t perseverante dicto Gulielmo, et dicente non fossi mai stato in casa v o stra , come vi son stato, che sono k questo termine per voi. E t contrareplicante dicto Io. Jacobo, et dicente non si tro v a ri m ai, che siate stato a casa mia. E t ambobus per severan tibus, fuerunt consignati etc.

animo etc.
die

38. IU3U.

Prcefatus Platea fu it introductus coram D. Auditore, qui ei dix it, il Barbiere h i detto, chio non sono
mai stato k casa sua; V. S. essamini Baldassar Litta, et Steffano B ozzo, quali sono informati, ch' io sono stato nella casa, et bottegha di detto Barbiere. Prout die 29, eiasdem f u it vocatus, et examinatus B a ld a ss a r L i t t a in domo prcef. D. Auditoris, et coram

eo qui suo iuramento D ixit, conosco Gulielmo Piazza , e Gio. Giacomo


Mora, e bisogna, che Irk di loro vi fosse amicitia, perclie piu, e piu volte ho visto il detto Gulielmo, il quale hk parlato con detto Mora , stando il Mora sopra uno delli uscliij della sua bottegha, mk in casa, ne in botte gha di detto Mora non 1 ho mai visto, pero & pailar in sieme come ho detto li ho visti t r , o quattro volte, et particolarmente una volta della settimana passata, che

8o

sark stato il Lutied!, 6 il Martedi, parlo con detto G uglielmo mentre era con non so che carra d infetti cosi circa le aa. hore, di che poi parlassero io non lo so.

S. g. r. salvo quod domum per eiun habitatam condu xit a dicto Platea, non tamen etc. annorum 35. in

circa.
Fuitqj dicta die examinatus in et coram ut supra S t e p h a n o s B u z i u s q. Jo. Ambrosij ut supra nominatusj qui suo iuramento N ihil concludit. S. g. r. annorum 29. in circa. Examinatusq; eadem die M a tr e c s Vulpics appellatus il Pesco in processu nominatus, nihil pariter con cludit circa amicitiam inter Moram et Plateam, et InterrogatuSj se sa , clie detto Barbiero liabbi mai
detto al Piazza, che havesse appareccliiato alcun un guento da darli. Respondit, non st) niente! Redargutus dicitj non h vero, io giuraro, clic non I16 mai visto, che si siano parlati.

EtJuit licentiatus cum precepto de se consignando toties qnoties etc. die 3o. dicti mensis iunlt. Iterum constitutus coram DD. Pr reside, Capitaneo Justitia:, et Auditore Io. Iacobus Mora, iuratus, et Interrogatus, che dica per qual causa lui constitulo
nellaltro suo essamc, mentre fu confrontato con Gulielmo Piazza, 111 negato apena haver cognitionc di lui, dicendo, che mai fu in casa sua, cosa pero, clie in contrario li fu sostenuta in faccia, ct pure nel primo suo cssam mostra d'haver sua piena cognitione, cosa che ancora

8i

depongono altri nfl processo formato, 3 die ancora si oonosce per vero dalla prontezza sua in oficrirli, et ap* pareccbiarti'il *aro di preservative deposto nd soopreeedente essame. Respondit, 1 ben vero , die il detto Commissario P iaua passa da B spesso dalla mia bottega, m i non ba prattica di casa mia; n i di mi. Ei dicta., die non solo h oontrario al suo essame, mfc aucora alia dpositiooe daltri testimoaij', et quello die piu imports dalla confrontations f a tta c o r detto Piazza. Respondit, mm h i mai il detto - Gulielmo prattieatn in casa mia, M h stato in mia bottegha, fuori che in caso e d un.serviciale: i ben vero, che pratticava (Jctto Piazza $u la bottegha del Fusaro mio vicino, et ivi slavano cianciando tri di loro. Interrogator che dica parimente la veriti per qual causa in tempo, che si fece la visita della sua casa straccio in tanti pezzi la scrittura, che h i poi riconosciula per sua, essendo cosa verisimile, che & qualche fine ci6 habbi fatto. Respondit, era cosi in mano mia dattami dal Signor Auditore, et io la stracciai per non baverne p ii bisogno. D ettolicbe non doveva stracciare detta scrittura 1 lui confidata dal Sig. Auditore, m i doveva conservarla nd stato, cbe li fu data, et non in faccia della giustizia scar* parla, et si cbe non deve haver cio fatto senza mistero, e pero dica 1 che fine do fece. Respondit, iu credei, cbe me lhavesse data come scrit tura da niente. Dettoli, chil Sig. Auditore li disse, cbe dovesse dire, che cosa era detta ricetta.

8a

Respondit, V. S. me lo disse, ma poi si volto in altra parte della bpttegba. - Interrogatus d ic itquesta acriltura fii fatta dal Signor Monte Chirurgo, et poi secretameute feci vedere il decotto dal Sig. Mltteo Bergamasco, ei lui vi aggionse non s6 che cose, et era per il Sig. Mauro Notaro. Ad alios ait, ne ho delle ricette nel bancliino tri 6 quattro, che ho havuto da un gentilhuomo Pavese grande vertito da conditione, che credo chiamarsi il Sig. Gio. Battista Negri, m i non ne hd messo in opera nessuna, ft ben vero, che m'instava fa metterne in opera una, la quale era fcerto argento vivo preparato col solfo, dicendo, che era buona per il contaggio, ne v entravano altri ingre dient!, et & questeffctlo era preparato 1' argento vivo in doi vasetti. Interrogate, che si risolva di dir la veriti, i che fine h i scarpata la detta scrittura, et perche causa hk negato d haver prattica, et cognitione famigliare di detto Commissario. Respondit, gii Ii6 detto perche causa h6 scarpata la scrittura, et non & vero, die il Commissario habbi ha* vuto pratica in casa mia. Dettali, die se non si risolveri di dire questa veritl, per online del Senato Eccellentissimo, et del Tribunale della Saniti, si verrl contro di lui k tormeuti, il che ri fari senza pregiudilio delle ragioni del Fisco, che si h i contro di lui, et particolarmente dell'inditio, che result6 dalla depositione del detto Commissario con lui consti tute confrontato. Respondit, gii ho detto qucUo, che- passa intomo alia scrittura, et il Commissario dice un* infamia, perche io non li ho datto nicnte.

83

Dettoli, d * per adtao noa v6 la alfeoda lui, solo


(be dies, perche hsbbi scsrpsta Ik scrilturs, et perche sfeghi, ch'il Comnusiariosij stato allasua bottegha, mo* atrando qtasi di non haver oogoittone di lui. - Respondit, d haver visto in poi detto Commissario ad andar inanti, et indietro parecchie volte; del retto non h i altra cogniUone di fan. i Tunc, ad effectum tantum ut supra, et m a pne-

juditio ut supra, fu it subiectus ligatures canabis, et post diversas interrogationes, et acclamationes, ac negatidnes, quod Platba domi sua conversatus sit , et iteradones, quod moreretur in tortura, quodque veritatem dixerat, dicens ('),vedete quello volete chio dica, die lo dim, Iasciatemi sndare chedird ogni cosa, perche
Is veritk lho delta: h i strscciata Is scrittura, credendo fosse Is ricetta del mio elettuario, accio alcuno non la vedesse volendo io il guadagno solamente, et petijt deponi, quia, veritatem dixisset, et depositus dixit. Is vcritk i, ch* il Commissario non hs praties alcuna meco, et iterum strictus, et ellevatas replicavit V. S. vedda quello vole cli* io dica, die lo diri , et tunc ccepit dicere , ho datto al Commissario uno vasetto pieno di hrutto, doi stereo, accii imbratasse le muraglie, et pe

tijt deponi, ac dissolvi, et depositus


(i) Allora, soltanlo ad effetlo come sopra, e senza pregiudizio come sopra, fu (oUonesao alia legatura del canape, e dopo varie interrogation! e gridi a negare che il Piazza avesse pratica in casa s u a , e replicore che morrehbe sulla tortura, perclii avea detto la verita: soggiunse. . . . E cbiese d* ewere calato, perchi avea detto la veriti, deposto disse. . . e di auovo stret to e legato replicb. . . . ec.

- H

i Dixit* (era stereo humaao, smekaso, at di q u d b iu * te rn , che csce daHa bocca de morti, che aono sopra li cam , qual materia,' che esce daUa bocca de morti me la diede delto Commissario Piazza, et me ne diede uno vaMttQ, quai iotpoiposi. neUa caldara, che % in casa siiai qual valsop&teva tenen uoa libra di robba, Ja qual robba me la diede circa dieci giodii sono, et inanti cbio dassi U yasd a .lut UatUssimodi questo sopra il cono di Porta Ticinese, lui et io solamente, et mi disse, che U facessi> questa' compostiibne, perdieloi bavrebbe bvorato assai, poiche i sarebbero amaUte ddle persooe assai, et 10 havrei guadagaato assai col'mio detuarkx , A d alias tut* io di questo negotio non ne h6 trattato con akri, ne meno nhd1 datto ad altri, ne s6 , die il Piazza habbi. ontato altro cbe la vedra de Cittadini, et haveva detto Piazza 1 onto dd impicato, quale b> pre.servava dalla petite ongendosi li poki. Interrog. dicit, lui mi disse cost, vorrei die face** simo qualcbe cosa per pater lavorar tutti duoi, et io li dimandai di quella materia, et esso me la porto: come facesse poi ad haverla,.lui lo sapri. Interrog. se altri sono intrigati in questo. jResp. vi saranno li suoi compagni li Foresari, et 3 Baruello, cioe Gerolamo Foresaro, et suo figliuolo, et 1 Baruello genero del Bertoae, li quali essendo compa 1 gni del Commissario havraono tri loro fatto questo. Interrog. dove era quella materia brutta. Resp. era io casa mia nel fornello, et la componevo di notte, accio niuno Io sapesse, et la facevo di mia testa, et il stereo glielo mettevo per coprire quella ma teria pestilente.

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Interr.dicit, He ho iatto quella sol caldara, quad era


r avauzo del vasetto dato al Piazza. Interrog. ait* pigliavo il stereo, et lo mettevo nella caldara, el lo distemperavo con quello smogliazzo clie era la dentro, et poi di quello ne pigliavo, et lo met tevo io unobaslotto, et lo mesedavo (>) con il vaso die il Commissario m haveva datto; et bene incorporate tutto ne impivo il vaso, et buttavo via il resto ncHa vedra. . Interrog. quanti vasi di 'detta compositione ne h i datto al detto Commissario, ed in quante volte, et da che tempo coinincio dargliene. Besp. li ne ho datto pareccbie volte, m i del numero non me.ne raccordo, mox ad aliam interrogationem d ic it li ne ho datto cinque o sei volte, et cominciai A dargliene dopo die fu fatto Commissario, et li vasi erano de otto o dieci onze, et gli ne ho datto di terra, et di vctro, et quello che ini diede l&i era di terra. A d aliam ait, di detta materia me n h i datto una volla sola doppo die fu fatto Commissario che non mi raccordo del tempo preciso. Jnterr. se tal cosa h fatta di comissione dalcuno. Resp. Sig. no, m i trovandosi tri noi ne discoressimo. Negat aliqiiemfuisse prcesentemk*), quando li ha datto delti vasi. Ad alias ait, io non lift visto di die colore fosse la materia che mi porto il Commissario, perchfe era scuro quando lavoravo in questa materia, et lavoravo di notte quando gli altri erano i dormire. Interrog. se si, che altri habbirio fatto tali attioni, es(i) In una ciotola e lo meicevo. (a) Dice nessuno eiser slato presenle ec.

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sendo verisimil*, che molti siano cofpevoh*, stando die la Cittl h slata onta tante, et tante volte, et in tanti luoghi. Resp. non lo so, ne Ibosentito dire, ne anche da lui.

E t ad purgandum infamiam, et ut official nomirutr tos, fu it sine pradudUfo ut supra, iterum in eculeo etievatus. Et acciamando ad interrogationes dixit 0),'
tutto quello che h6 detto i to o , et non b& agravato al cuno indebitamente.

Et cum persistent, multunujue pati videretur, fu it depositus, dissohitus, el reconsignatus etc. Et die primo mensis Iulij F uit denuo exaniinatus dictus Mora coram D. D. Prteside, Auditore, et Egr. Fiscali Torniello, et suo iuramento D ixit (a), quell'unguento cbe ho detto, non ne Ijo fatto
detto lh6 detto per li torraenti. El cominata ei tortura , D ixit (J), perche V. S. mi h i fatto mettere questo vestito, che pare mi yoglia anora far dare delli tormenti.
1)6

minga, et quello cbe

Dictum ei fu it non fiiisse ita indutum pro dicta tortura W, m l perche la sua camisa portava nausa, m l
per necessita se li deranno tormenti se non dira la verita. D ixit, quello che dissi hieri non h vero, lo dissi per li tormenti.
(1) E per purgare I infaiuia, e perohi afletti i nominati > f u , tanka pregiudizio come sopra, di nuovo sollevato satl* ec n le o ... e gridando alle interrogation disse. (2 ) E persistendo, e parendo soffrir assai, fu deposto, sciolto, riconsegnato ecc. ecc. E il 1 . di Luglio fa di nuovo csaminato esso Mora, in presenza dei Sig. Presidente, Auditore Fiscale Torniello, e con sno giuramento disse. (3) E minacciatagli la tortura, disse. (4) Dettogli non essere stato vestito cost per la tortura.

- 8* -

Denuo dixit* quello che ho detto lhb detto pet* li iftnnenti; mox dixit* V. S. mi lasci an poco dire un* Ave Maria, poi faro quello che Dio ininspirari, et sic Aexis genibus se posuit ante imaginem Crucifixi de* pictam* et oravit per spatium unius miserere* deinde surrexit* et iterum.iuratus* etc. Interrog. dixit* in cosdenza mia bon h vero niente> Tunc iussum fia t duci ad locum tormentorum* et ibi tormentis subijci adhibita ligatura canapis* prout inconlinenti factum fuit* et reiterato iuramento ve* ritatis dicendw dixit ('), V. S. non mi dij piik tonnmtr,
che la veriti, cbe bd detto la voglio manteaere. - E t sic dicta promissione attenta*fu it iterum ductus

ad locum examin. et ibi iterum iuratus* e t Interrog. dixit* non h vero nieate. Qua propterfu it denuo ad locum tormentorum du* ctus* et ibi ei reiterato iuramento veritatis dicendce etc. fuit. Interrog. (*) k risdversi di dire, perche causa si retire
dalla confessione gii fatta, et hora nega, et hora after* ma, pev6 dica la veriti altrimenti si fark tormentare.. , Et sic denuo ductum ad locum examinum*denuoque

iuratus etc.
(i) C piegate le ginocchia, 11 pdie innaAzi alleffigie del Cro* eifiito dipinta e pregb per lo ipazio d* un miserere, poi torte.t. Allora fu fatto condurre al luogo del tormanto ed ivi sotr toporre alia tortura colla legato ra del canape , come subito lii fatto , e replicate il giuramento di dir la verita, ditte (a) E co il, attesa tale promeMa, fu di nuovo menato al laogo dell'esam e, ed ivl nuovamente giurato ed interrogate diue... Onde di nuovo menato al luogo del tormento, ed ivi ripctutogli il giuramento di dir la verita, fu interrogate eta

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Interrog. dixit, h vero quello che confcssai liieri doppo deposto dalli tonnenti, etsenzache V. S. me Id faccia lcgere, lo ratifico. Turn fu it eilecta dicta eius depositio did, hen fa* eta ut supra ad eius claram intelligcndani, deinde Interr. dixit &la verita tutto, et non ho con
daggiongerli, ne da sminuirli. Ad alias dicit, iu il primo il Commisslrio atrattirm i di fare quello che ho eoafessato, ciofe la prima volta che trattassimo iosieme mi diede il vaso di quelia materia, et mi disse, Accomodatemi un vaso con questa materia, con la quale ongendo li cadenaazi,et le mun* glie, si amakrl della gente assai, et tulti doi guadagneremo, come gii ho detto. Interr. dicit, quanto 4 me non. ho avbto- altro fine, die di guadaguare. Dettoli, die non b verisiraile, cbe solamente per luh ver occasione il commissario di lavorare, et lui constituto di vendere il suo elettuario habbino procurato coil limbrattamento delle porte la destrattiorie e morte dttta gente, pero dica perclii causa si sono mossi k cosi fare, per un interesse cosi legiero. Resp. V. S. lo saprl dal Commissario per esser stato lui linveotore, ed io non ho mai fatto tal inguento se non adesso, m l non lho adoperato, et k stato il Comr missario die 1 h i adoperato. Interr. dicit, per fare tal unguento, si piglia dt Irt cose tanto per una, ciofc della materia che mi dava il Cpmmissario, del stereo humano, et del fondo del stoo(i) Allora gli fn ltta la tua depositione jeri fatta some sopra , a sua chiara inteiligem a, <)titiM interrogate distfe ftt

-B g gfio, et messeda>vo ogni cost ben bene, n% vi entitva ailro ingredieote, ne bolitnra. A d alias aitt al detto Commissario non gli li& data altro preservativo, clje un vasetto con dentro un comp posto doglio doliva commune, oglio laurino, oglio di sasso, cera nuova, polvere di rosmarioo, di salvia, di baccbi di gineprio, ed aceto, et questo s adoperava per ongere li polsi, et io sono stato appresso 1 roolti apestati, medicandoli, et salassandoll, et non bo pigliato peste valendomi del mio ellettuario. Dettoliy che pure dalla depnsitione del Commissario si legge, che la mattina precedents all onto, che feCe nella contrada de Cittadini, H diede nuacqua da bere, e pero dica la veriti. ftesp. cbe mi raccordi non G hb datto altro che il detto preservativo, et 1 onto per ongere le muraglie. Dettoliy che per haver lui constitato fatta la audetta compositione, et unguento di-concerto del. detto Com* missario, et fa lui doppo datto per ontare le muraglie delle case nel modo, et forma da lui constituto, et .dal detto Commissario deposto fa fine di far morir la gente, si come il detto Commissario h i confessato dbavere.per tal fine esseguito, esso constituto si fa reo d aver procu<rato in tal modo la morte della gente, et che per haver cosi fatto, sij incorso belle pebe imposte dalle leggi k chi procure et tenta di cosi fare. Resp. io non mmtendevo, cbe la gente dovesse morira per quell* onto, m i in intendevo solamente che si ongessero le muraglie per fir smarire, et amliar h gente. Ad aliam dicit , detto Commissario era povero meschino, mai vestitoi, et andava fuori & prendere ucelli,

9 ml io non sono statto ia cast sua, h ben yero, che doppo esser stato fatto Comnussario hayeva delli dense*, etassai, m l cbe quantitl nhavesse io non lo ao, so bene, che diceva, cbe guadagnava bene.

Etfu it reconsignaius etc. ammo etc.


PRIMO ItJLXJ.

Facto verbo in Senatu. CeHsuit is ordoj dictum Moram postquam ratam habuerit dictam confessionem iterum, et diligentissif me, verumabsque tortura excutiendumesse,utmelius explicet in dicta corfessione iam exposita, et sifieri potent auetores, mandantes, et complices alios tanti flagtfij indicet, mox examine perfecto, ream compo* sitionis, et traeUtionis Gulielmo Plate# dicti Icetiferiun guenti cortstituendum cum narrationsfucti, assignat9 termino tridui ad faciendum si quas facere voluerit defensiones, quod vero atti.net ad dictum Gulielmum Plateam,eum pariter requirendum esse, an aliquid amplius habeat, quod addat confessioni iam fa c ta , qiuan omnibus collatam diminutas essej Senatus exL stimavit, quod si nihil se amplius habere responded* titt reum pariter enuntiandum aspersionis dicti lastiferi unguenti in varijs locis via appeUati la vedra de Cittadini in P. T. assignato consimili termino ad sum faciendam defensionem. ,
D ICTA Die coajjf CT SU A P& .

Pro executione ut supra iterum exammatus dictm GnuBuns P u r n suo iuramento , - Dicit ('), non b& altro, die aggiongere, solo, che mi (i) II t. Ltiglio avutone disorio in Senate, *i opirifc die

9' sono nccordato , cbe il figliolo del Barbiere da me noininaSD,' h i detto ad uno de Scotti, cbe i qui pregione, che havevano datto dell'onto ad uno de Giussani, ed ad' altri, et che avuto detto onto sono morti, il che mi disse on giorao, 6 doi doppo che sono nella pregione dove mi ritrovo, m i di che materia fc<gttcomposto quell'onto, io non lo s&, ne s6 che dcuno habbi dato al detto Barbiere materia di' far tal onto. . Interr. se lui constituto li h i' datto materia alcana per far tal onto. Resp. Signor n6. D ettoli, che pure si legge in processo, cbe lui conidtuto, cosi concertato con detto Barbiere, li portd utf nso della materia, che esce della bocca de morti ape*' Mali per fin* 1 onto adoperato per imbrattare le mura glie delle case per ottener il fine gii detto, percio dica: ae i n to , et per qual causa non l'h i deposto per godere
il detto M ora, dopo aw ratificata replicatamente la auacoafeuiooe, doversi caw glieoe il vero m u to rtu ra, accioochd meglio in detta confessione spieghi le cose gia esposte, e se si posta gii autori, mandanti e complici di tanta enormita: poi fiaito 1 esame, doversi costituir reo d* aver compos to e dato a G aglidm o P i n a esso unguento roortifero, assegnandogli il (m in e di tre gidrni a fare sue di&sa se voglia. Quanto aid esso Gug. Piazza doversi inchiedere se abbia qual cosa di pih d a aggiungere alia confessione fatta che con tutti venne dpagooata e collasiooata: e il Senato stimbche se risponda aoo aver nient altro, debbasi pur diehiarare reo di aver .unto ia varj luoghi della Vedra de' CitUuBmi in porta ticinese, assegnatogli egnal termine a sue difese - II detto giorno, per eSecuzione di quanto sopra, esaaninato esso Piaaw cob suo g im m eato dioe

deflrapaiiiti i Ini promesn, et icp G aii, J u s d o tienuneate Ja verili, come ooa pratoU a f n s t f i ricercato i dire. Respondit, non li b& ditto nicntr. Interrogatus dicit, da detto Barbiere u n volta sola ImM di detta compositione. m Dettoli* die coosta, die ne U kamto dnqae 6 sec volte, e pero dica perche d i canto soUmentedu a voku Respondit, ne bo bavuto doe volt* di: onto oallio, mox dixit', sono tri dd sicuro. A d alias dicit, con detti onti, bd onto la vobm-de Cittadini, neOa oootndadi S. Simone, et alPasquaro de Besti di comisaione d d detto Barbioo, ct mi raoondo d baver ancon onto la porta de carri dd MosaaCerodi S. Marta, etakunelegne dabbrogiare coooacasione c b rintrodncerano in detto Mooasteror 1 die fu T istea* setdmana, die ontai le case ddla vedra deCittadini, ne mai altri che il Barbiere, et io hanno havuto scienza di qoesto. Interrogate, perche causa non hi detto qttesto Mffi altri suoi essami. Respondit, della sporcitia cavata dalla bocca de mofjj apestati, io non lh> havuta, ne portata al Barbiero, ct il resto non r.h& detto, perche non me ne sono mot cordato. D ettoli, cbe per non haver detta la verlti idtier*} come haveva promesso, lui non puo, ne deve godefi dell impuniti promessali come li fu protestato, caso che si fosse trovata diminuta la sua confessione, et ritrovjjjp non dire tutto quello era passato tri lu i, et detto Bar* biere, laonde essendo risultato dal processo, ancofadaHa

93 -

jaatatfaneaaaa confessions dliater lui constitute odMm di.db'il deVito di h i principalmente comesso in d arh delta materia de morti apestati al detto'Barbiero,'per farjl-dettoonto, esso constitute coofbrtae ilia protests, cbe li fit falta non pu6, ne deve liora godere della delta impunitfc, et perci6 si fk reo non solo d ' haver onto le mragiie 1 fine di far morir la gente* come hioorifesa to , m l ancora d baver datto id sbdelto Barbier* b sadettamateria ascita dalla bocea de: motti apfcstati per fctf -tt sodetto oato, etche per baveroos) fatto sij incrtrso idle pene ddle leggi. Bespondit, vero cbe detto Barbiero mi rtcercfr Ji portarli quelia materia, et io giieh portai ptr far il detti C tO B . A d eiias aH, la dettaspnmma Thebbi da uno Mo* aattovdel quala non sb il nome , aali se ne trovarl il cooto dalTApparitere Viscardino, et me la diede coa promessa/ the feci dldarii delli danari, eio&doi soodi, ma non giieK h5- datti, e me ne diede iina volta Mia, cosi in uno piatdioo di terra, di notte, 11 alle colonn* di S. Lorenzo, che niuno vidde, et fit de circa otto giorni prima, ch'io cotninciassi ad ontare le muraglie. Jnterrogatus dicit, mi mossi 1 cosi fare instalo, et rioefcato dal detto Barbiere, il quale promise di darmi qoantitl de danari, se bene non specified la quantitk, di* cendomi, che haveva una persona grande, che haveva promesso grande quantiti de danari per far tal cosa, per6 non mi volse dire, chi fosse la persona, benchfe io glie lo dimandassi, solamente mi disse, che dovessi attendere 1 liveware ad ontare le muraglie * che m havrebbe datto quantiti de danari, il che segul sopra 1 uschio della sua

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bottegha iatorno allA ts Maria, ft A d* died, dorian giorni prima, ch io oomiodassi ad oogen le m ongfit come b6 detlo. . A d aliam ait, dico, che per far quello bo c o a k n to non.' ho mai bavuto alcuno in agiutto.

Etfu it reconsignatus etc.


Perum eadem die iterum coram ut supra examm

natus dictus Platea suo iuramento - Jnquit, il .Monatto, che mi diede la spunama i

ttaa

oerto grande farastteio .che U chiera kvttai poaa barha^ smilzo, vestito allhora di rosso, e confidai quarto pift cod lui,.che con glaltri, perche lavorava piii freqoentemenlein Porta Ticinese. t Ad aliam ait, Sig. si, che ft vero, che il delioBar* biete mi ritin ti i far quanto ho confesofo, et mi disat, die lo faceva ad iastanza di persona gbmde, quale . t haveva promesso quantity de danari; at ft vero, ck ia rkevei U spumma dal Monatto come bft detto. . Et praedicta servatis seryandis, etiam cum iunb

mento in tormenti* ratijicavit et protestatus fu it st neminem indebite gravasse. Et die a. mensis lu lij fu it iterum examinatus prmdictus Mora, qui cum iuramento : Dicit(), io non so altrimeute che alcuno habbi instate,
et ricercato il sudetto Gulielmo Piazza a darli della spoma che esce dalla bocca de morti apestati con promessa de quantitft de danari.
(>) E le cose predetle, colie debite riserve, anche con giaramento fra i tormenti ratificb, e proteslb non aver indebita* mente grarato nessono. E il a. Luglio fu di nuovo esarainato il predetto M ora, il qualt ec.

- 9 * Jnterrfifato,* h i ft H prhno iricercare detto Pim a k cosi fore, et se per questo li promise quantiti de danari. Bespondit, Sig. no: dove vole V. S. ch'io pigli qdantitb de dftoiiri? DettbU, che si legg* in pMctoo per k propria depontione del detto Piazza, fatta doppo 1 ultimo essame da Ini constitute, che fli iodotto, et ricercato da lui i farli kavere della swfctta spanta de morti apestaticon promessa di datii qoantitfcidr dknari, coodirli arieorm, die kareva persona grande, cbegli haveva' promesso <juaa^ tiA de danari per te td k m i, chepbi A fattocoa 1'oato < lui constitute compocto coa la sudetta spumtna dal h ndetto Commissario bavuta, percM dica se verb , ei y cbi b la persona grande; che haveva promespoi lui con*itituto la quantiti grande de danari, parte de quali do* veva poi dare al detto-'Gommiasarib, cosa che hi pi& de( Terisimfle, che habbi mosso lui constitute, et detto Commissario k fare una tanta sceleragine, che non h pef hayer occasione di vendere lui constituto il suo ellettuario, et il Commissario d'haver modo di piji lavorare come neOi loro esmnu hanno deposto. Bespondit, la veriti I'hd detta, et anco davantaggiow

E t ei ostensa urna rubea in eius domo reperta >iU lam recognovitj et dixit (>), h mia, et quello, cbe h in essa h sale d* orina, et sono parecchi anni, che in'
casa per medicar le ulcere.

Quibus actis,Juit dictis Morte, et Platecepubl. pro(i) E moitratagli 1'urna rowa trovata io sua casa , la ricooobbe, e disie ec.

gfc cunt terming djenm^UotwH'dd faciendum ayrum- defenfioHStj, atfu it eis atsignatus deferuor. pis 6. ion*

Fuit dictis reis ex ordine Senatutt -pf alims Urinimdf umiui diei ad fkqiebdqgn tortfm defouioHes^ttc.
MCT4'db

JEx :0rdihr$tpakHil.}E3toelknlbK' tHudem diei, filU 6ataminat. Wfihnw^ M i&iAUa qMOfi. JoanHi*. P. S. PauU,-qw,auo iurnmbnto' (') Jrtqmt> v ia ittattto si dusmkrM Sknoae FwngilwWj toa ft. morto questa settinuuia al .Laaarette di pesfe, ct Dominica prossiitia passata jni mocsc jutcoca wm figUuola chiartata/Hippobta, k quilo a ai*a& Meroordi ooa na ddlorfe apttd la aella sinistra* cC la PMsioica. morse di ptstt, dbi odd fh fatto il giudjCio. Ad alutm dicit, questa mia figliuola Dominica ptos* &ima pasftata quindeci giorni doppo, die fossimoi casa, doppo cfescr stabs alle nostra devotioni, nel cavarsi la veste, trovo imbcattata li mantca sinistra duaooto, cbe tirava come al colore de gl'assi di questa porta, la quale ft dasse dl pecdiia, e tin al ttneto, nft poteodosi ira(i) II cbe iattp ad essi Mora e Piaaza,fu pabblicatoil pto* cesto, col .tpnaine di due giorni per fur )e loro difcM, e fa ad essi assegoato ii difeosore. Ai f t di Luglio fu ad essirei, per ordine del Senato, sU bilito un altro termine di un giorno per fare le loro difese, ec. 11 detto giorno per ordine deUEccellentiss. Senato fu esan in ata Francesca de Casali quondam Gio. della parroccliia di S. Paolo ec.

9J
rnaginare dove havesse fatta tal macchia se- nedisperava, sapendo che in casa la teneva con ogni riguardo, cod si pigli5 unto cuchiaro con dentro del'fooco, et della cart* de strazze, ma son giov&, et si- mise k tqrno con le ogne per rasparla via, ma non vi A retnedio, %t era come che li foss stato Buttata sik di quelia nufeeria, et per la morte, che &poi successa di detta m b figliaola, et per* die la macchia era s& la manica siniitqp^fet perche il male li h venato sotto la sella sinistra, immagino, che sij di quelli onti, che sono stati butttti su per li muri, ct la macchia era dalla parte di fuori- delh manica; in che maniera poi possi esser stata fatta detta macchia so pra detta manica, io non lo sd, ma quando si porto il corpo di S. Carlo, un giorno di quell ottava andai con questa mia figliuola in Duomo per pigliare' la perdonania, dove mi si fece appresso una vecchia brutta in scosale<0 vestita da Orsolina, k dimandarmi elemosina, qf. benche .la licentiassi, non se mi voleva scostare, et se bene si partiva, ogni tratto me la trovavo appresso, cosa che mi h i fatto pensar poco bene, et tal macchia fa vista, et odorata dalli vidni, ma niuno di questi b morto. A d aliam dibitt mio marito tocc6 ancora lui dette macchia. S. g. r. salvo ut sup. non tamen etc. annorum 4o.

in circa.
l63o. DIB 2 .
ICLU.

AirromtJs Ricinrrtjs quon. Ioannis de loco Rotula-

rum, testis nominatus cutrtjuKunento'.


(i) Grembiule.

gB#* Q idtt io ero nel eamuxone (0 di 6. Giovanni, dove aono stato circa duoi mesi, ma da hieri in qui mhanno posto in communa. A d alias ait, Signor si, che in S. Giovanni ho coosciuto un Gulielmo Piazza, qual diceva, che era pregione per la Saniti, par non s6 che unti, per ja qual causa &anahe^pregione un Barbiere, et un suo fi^linolo, qual figliuole frnd colombirolo di S. Pietro, per6 dal S. Giovanni si pub parlare benissimo i quelli, che sono in S. Pietro. A d alias dicit, Giacomo Scotti era alia fenestra del camuzone di S. Giovanni, et dimandb, et 3 figliuolo di detto Barbiere, disse & detto Giacomo, die vedesse un poco di full levar li ferri, et lui li disse, che non sapeva come fare, et poi comindb ad interrogarlo per die causa fosse pregione, et Ini rispose, che era pregione per yon s5 che onti, et all'hora venne ivi il Commissario Piazza, et disse al detto Giacomo, che dimandasse un poco al detto figliuolo dd Barbiere se conosceva un de Giussani, et se. detto Giussano haveva mai havnto al* cun onto, et se quello faceva guarire, 5 morire, di che colore era, et chi l'andava k pigliare, e tse n haveva havuto da altri, et cod li ft dimandata una cosa per volta, et egli rispose, che si, che il Giussano, et altri della sua stanza havevano havuto di quell onto, che fa ceva il Barbiere suo padre, il quale era uno preservative et cbe il Giussano era morto, et che altri erano morti, et altri scampati, che lo vendeva trenta soldi lonza, et che era di color baretiqp, et che il Giussano n* haveva (i) La Segrcta.

fcaruto parecckie volte, essendolo andato i pigliare alia bottegha di suo padre, et questo fit sentito da altri, ma meglio da me.

S. g. r. annorum Z . in circa. j
DICTA DIE

F uit monitus Notarius Mounts de ekctione in eum facta in defentorem dtcti. Morce, qui D ixit ('), io non posso accettare questo carico, perch&
prima sono NotarO criminale, ft chi non conviene accettar patrocrai], et poi anche perchi mm sono n i Procuntore, nfe Avocato, andero bene a parlarli per darli gu sto, ma non accettarft il patrocinio.
DICTA D R .

Comparuit dictus Mourns, et dixit (a), sono stato dal Mora, et mi h i detto liberdmente, che non h i fallato, et che quello, che h i detto, 1h i detto per forza de tor menti, et perch & li hi> detto, che non volevo qu^Sfo carico, m* h i pregato di supplicare il Sig. Presidente i prorederli di difensore.
d ie

4 n ju j.

Comparuit Io. B a p t i s t a G is la g o s defensorio nofnine Gulielmi Platece, et petijt sibi ostendi processum, prout fu it ei incontinend ostensus, et ilium perlegit.
d ie

6 iu l u .

Senatus exceUendss., petentibus dictis Platea, et Mora, mandavit eis statui novum terminum duratur
(i) F u ammonite il notajo Mauro ester stato d etto feniore del M ora; il quale disse... (i) Comparre esso Mauro e disse...

di-

IOO

rum per totam diem Dominicam Crastinpm proutfu it eis statutus etc. Supervenit ordo SenatusExcellendss. tawt&s ulz*(*).
1 6 3 d . a 8 . A i Lu g U o .

Sentiti il Dottor Michel della Torre, ed il Dottor Collegiato Gaspare Alfiere Auditore della SanitA, nella del processo, che si vk fabricando contro G^iglielmo Piazza Comnii&ario della Sanitfe, et altri, et quello che in detto processo ocqorre, per degni rispetti si ordina, die detto Auditore Alfieri senza Notaro ricevi la depo sitione di detto Commissario Piazza, scrivendoia di sua propria mano, et facendola sottoscrivere dall'istesso Piaz za, 5 segnare con un segno, in caso, che non sappi scrivere, tubscripta P roueria.

E t cum eodem die supervenisset alius processus per Notarium Galleratum instructus contra H y a c in t h * M I g a n t ia m , et alios bonum duxi de eo in hoc rela tione breviter mendonem facere. Qui ideo processus omissis indiHjs capturce died MagentuB praecedendbus sic se habet ulz.
i 6 3 o . dcb 8 . l o u r

Vocatus dictus Gallaratus in loco appellato la C* sinazza, ubi dictus Magantia reperiebatur detentus,
(3) Comparve Gio. B att Cislago, qual difensore di Guglidmo Piazza, e domandb gli ti comunicaiM il processo, oome fu la tto , e lo lesse. A' 6 Luglio 1 Eccellentiss. Senato a richiesta del P ia u a e del M ora, stafeili loro un nuovo termine cbe durasse tutta la Doinenica seguente, come ec. soprawenne un ordine del* 1 Eccellentiu. Senate di questo tenore.

101 *

scilicet vocatus pro parte eiusdem Magantke ad il ium accessit, qui ipsi Notario dixit (>)4 yoglio dire
quello che s2l

E t sic iurattts* ei interrogate dixit3 io mi chiamo


Giacinto Maganza, et sono figliuolo dJ uno Frate chiamato Frate Rocco, quale di presente si trova in Santo Gioanni la Conca. Dettoli che dica quello A. Besp. ft uno cameriere, die d i quattro deple il gior no, et his dictus obmutuit: lnstitus ad dicendum, quello ha oomindato dire. Besp. ft il Baruello padrone deUhostaria di & Paolo, qual ft anche parente dellHoste d d Gambaro, qual Bamello si chiama Gio. Stefiano. Interrog. che dica, che cosa hk fatto detto BarueHo. Besp. ha confessato gi&, die si ft troyato de bisse, et 4e yeneni in una sua canepa, et Francesco Bertone suo cognato mi hft rioercato ^ yoler andare con lui' & oercar delle bisse. A d alias aitt mi ricerco ft questo con oftcasione che in P. T. mi dicono per sopranome il romanoet 4hii disse andiamo fuori al giardino della Rosa ft cerear bisse, sciatti, et ghezzi(*),et altri aqimali da qaali poi faono mao-# giare una creatura morta, et come quelli animali hnqo
(i) Ed*easei)dq il stessoM ptervennto nn altro processo 4al Notajo Gallarato istrutto contra GiamntoMl^apkX* Isd. al-, tr i, stimai bene farqe breve menrione. (1 qual procetqo, tra< lasciati gl indixj precedent! alia cattufa di e**o M anam a, tale. Chiamato esso Gallarato alia Casinazza, ovciV iftaganza era in arresto, * arricini) a lui il quale gli disse..: (i) Bisce, rospi e ramarri.

mangiato quell*'creature hanno Is olle sotto te tn , et fanno gl* uognenti, et li danno poi I quelli die ongano, et li danno quattro dople il giorno perche ongano Is porte, perche quellunguento tira piik, d e non fa la cakmita. Dicens ex se, bisognarebbe sapere chi 4 qud Bancbiere che d i le quattro doble al <& poiche detto Ber, tone non hk mai voluto dirlo. A d aliOm ait, vi sono tri, o quattro, die pratticmo sopra la piazza dd Gastello di Milano, quali fanno dd bravazzo, et vanno in casa ddle puttane, et io m immagino, che vadino ongendo in casa di dette puttane. Interrog. dicit, vi I uno che sti gi& dd ponte di P. C. quale non s6 come habbi nome, ma d figliuolo di quello meuescalco, die s ti gi& di detto ponte dalla parte di S. Giorgio, quale non & altro, die ongere lui, et tre suoi.compagni, quali io non conosco, il die s& perchfc volevano, che io andassi 4d ungero con lo ro , et col Baruello, qual h pregione, et se non vi h si trovar& alTHostaria di S. Paolo, dove per paura d esser tftfato ^ i nasconde in canapa a poso alii vascelli (*). A d alias ait, s6 che V ascondeva a poso li vasdli, perche m^ vi sono trovato presente, perche andava & pigliar le canevette dell onto hora i S. Paolo, et bon. per contro alle colonne di S. Lorenzo in un uschio, che v i in c5 dove sti un batidor da oro, et vi habita an cora detto Baruello, et hora andava con Gio. Battista detto l'inspiritato fiiori di Milano, et si mettevano in* sieae otto, 6 died, et si mettevano i mangiare per lho* .flUat et andavano ongendo per Milano.
cantina dietro alle botti.

io S

Ad affam dicit, Sig. A, dw hd visto tal onto, et dum esset interrogatus a dir dove, obmutuit, verum institut ed dicendum dove D ixit, lbo visto nelTotfaria della Rosa d oro, et
1 haveva il Baruello, & fu un Merconfl quindeci giorni sono in circa-se non fallo, et 1 haveva detto Baruello in * un* olla grande, grande, et 1 haveva sotterrata in mezzo dell horto nella detta hostaria della Bon 4'toto oon so pra dell* herb*. Jnterr. dica con die oceanone d 6 vidde. Besp. vi erano aei penone, et viddi con oeearione che detto Baruello mi disse, cbe dovessi tar sopra la porte della detta hostaria, et come veniva uno camarata di detto Gio. Battista detto llnspiratk, dftressi dffblate, mk non venne mai, qual camerata ) un giovine rotondo, che quasi *assomlgli* k detto Gio. Battista, etstk in P. T. vicino alle sostre da mano dritta nel venir k Milano, fet faceva candde, mk adnuo non fa mestiero > et *k k spasso. Jnterr. chi erano quelle aei person* che erano in detta hostaria. Besp. uno era il Baruello, F altro detto Gio. Battista Inspiratk, laltro era il Bertone* t delli albsnofr mi accordo. A d alias ait. Signore se di detto Onto io n* h td ispensato dei doi scatoiini, mipossa esser tagliato3 icoUo, et 1' ho dispensato sopra il Monzasco, ciofc ongtevo le sbarre, come le h& ongiute in Barlassina, k Meda, ed a Birago , perche questi vilani subito che hanno sentito messa, si buttano gift, et s appoggiono sopra le sbarre, et saranop forsi quindeci gtorai chio ongeL

io4

Jnterrdg. dicit., lonto ch io riiy a ltf comb ho detto, me lo' diede il' Baruello , et Gerolamo Foresaro in uno palpero sopra la ripa del fosso di P .T . vkihoMlla casa di detto Foresaro ^ott^ivicino t i ponM.de Favrici. A d atikm aitt quando mi diedero tal onto d i quando io fui venuto dal Piemonte,-et havendomi tn m to dietro al fosso di P. T. il Baroello mi disse, b Romano, che fai, nndiamoii bere il vino hiaoco., mi nlegta che -ti vedo con buona chiera, et cosi andai alTaffieUaru delli sei dita, et pago vino bianco, et non is6 . phe hanottini, ppi disse vien quk Romano, io voglio she faceiamo una biula ad Ufto, et perao pigliaqOedt'onlo, quale mi diede in uno palpeip, e v i all bogtagA del Gambaxa la di so pra dove h uL camarat* da gentilhuomini, t se dices-. sero,che vuoi<dl,. niente m i che sei andato lk per ser< yirli, *t che pokji ongessi, con quell onto, t:ood an* dai, et; Ji ogsi nell$ deljta hostwi* del Gambaro, et erano 4 i sopra della lobia a m^op sinistra t et m'iotradussi la i darli da bere, mostrando di frizzare un poco, cio per' mangiaro qwtalfc lw coae,, et, 009 ! li ousi le spalle con quellunguento j et nel metterli il feraiolo li onsi anche U colaro, et il colfo con le mie. mapij dove credo siano mprtj per Jpl onto, et < $dQ, che saranno, morti senzdU 9 \ro , percnfc morono solamente i toccarli li pamu> faccig ;io. Inferr. dica come h i fatto lui i non morire toccando quest onto tanto potente come dice Resp. el sari alle volte Mia buona OQtnples&iooe.della person?. Et Ju it reconsignatus .etc. ammo etc, Ferum die nono eiusdem.

io5 *

Itena& examinMus dictus ffjracintus cum iurar 9 ento A d interrogation^inquH, gik*)id detto, d ft in que
st ontione ve n hamio patfe A Hfcrpdlo, it Bertone suo ,cugnato, Gerolamo Foresaro, et bora'agiongo suo <U gliuolo chiamato credo -Michele, et it cugino chiamato credo Gio. Pietro Foresaro * et di questi li principali 'erano il Baruello, et fl Barbiere die 4 pregione, cbe stk sul cantone della vedra de Cittadini, ed il Foresafb vecchio, et credo cbe detto onto k) fabricassero in casa di detto Barbiere; peri io bod sono mai stato in casa di detto Barbiere, son boa stato in casa dd Baruello, et dallj Foresari. A d alts ait, Sigtior nd, die non lit visto le olle che b6 detto, mk solo una volta detto Baroello mi men6 al detto giardino, et mi disse: sopra.la porta presso alia quale vi fc'la. cesa ('), che dovessi sUr 4 vedere se vedevo on tale, et io ccci|un tratto la testa oltra la cesa, et viddi, ch&haveva disquatato nel giardino tanto di luogo come sarebbe tr braiza, mk non potei vedere che cosa cavasse fuori, et poi li copri con delle f^ssine. A d alias ait, niuoo habitava allJhora in dettl 'bosta* ria, et il Baroello era leccardo C come un sbino, cbe voO leva delli meglior bocconi, e pero dispensava le qtiattro dople il gtanio, che li davano. A d alias cat io ero Ragazzo dd Signor Fabritio Landriaoo nella. compagqia dd Sig. Yercellino Visconte, e saranno vintidoi giorni, cbe siamo venuti dal Piemonte.
(i) Siepet

(a) Ghiotto.

io 8 * -

Interrogate, ch* nomini tutti fpieUiton quali li fc oocorso andar all hostane, et poi andar per la Cittk oageudo ootae dice, : Respond^ il Baro^Ho, padre, e figliuolo Foresari, it cngiqo de-detti Foresari, upo cendakro, che h un oerto grAodotto, ratondo di faccia, che comincia metter h|tf, Cl*<l Barbiere, che stk su la vedra de Cittadini In&rrQgahtt. dicit, questo onta tin t* al bianco, ct al gtalla Ad alias dicit, tutti li sodetti stavano quasi semp* insieme, et io, che sapevo apresso k poco dove trovarli li; andavo & cercare all* hostarie. Interrogatus dicit,, li doi scattolku di onto me li diede il Baroelk) la dietro il fosso per contro la casa del For&aro, cosi trk lui et^pe, ct mi disse Yk fuori in qual che luogo ad onfcre^ che quando fossi tomato sapevalui quello haveva da fare, cosi io di mio capricio andai alle sodette Torre di Barlassina, Meda, et Birago dove di notte ontai le sharr* delle chiese come hd detto, et sa* ranno circa quinded giorni, ch'io hebbi detti scattolini, ne mai altrimente hd adoperato detto onto in altro luo go , n&in altro modo: Interrogate, come andd cod a dispensar detto onto in dette terre. Respondit3 perche in quelle terre havevo ricevuto delli dispreggi, et per vendicarmi pigliai loccasione deli 1 onto. Ad alias ait* k Meda fui fatto morsicare da un case, quale mi guastd una gamba, k Barlassina fui hastonato dalli paesani, et k Birago era perseguitato dalli paesani, et narrat causas.

9 - *

Interrogate, came A 'lo i,^h e iLdefe Barbiere fosse delli principali. Respondit, toon lo s6 per altro, Je non che me lo 'disse il Bertone, quale mi disse, che detto Barbiere, li Foresari, et il Baruello erano li principali, et che it Barbiere haveva uno suo figliolo piccolo, che lo mandava con-alOri figBoli k cercar delle bisse. Ad alias ait, non h6 mai havuto da costoro altro clie da bevere; mi prometevano bene , mk non mi-davano coaa alcuna, et li andavo piii presto per vedere quello, che facevano, et per bere che per altro, et loro havevano del preservativo, m i a me non ne davano, perche non oontinuavo andar con loro, ne si> che sorte di preset* vativo fosse, mk mi penso che 1 havessero. Interrog. dicit, loro ontavano hora con le mani, hora con delle penne, et hora con delle pezze. Ad alias ait, quando andai k Barlassina, et ad altri luoghi come ho detto v andai con la mia boletta, et steti fuori solamente un giorno, et *Da notte. Et fu it reconsignatus etc. animo etc.
DICTA DIE.

Facta tUUgentia in viridario died hospidj della Rosa repertum fu it tantum, ut infra ulz (>).
Poco oltre il mezzo si %visto la terra mo&sa come escavata, et nel fine del detto horto una nevent alia si nistra della quale si &vista la terra mossa vicino alia casa.

Factaque fu it successive diUgenda in domo Io. Stephani Baruelli in quit repertafuere infrascripta ulz.
(i) F atta indagine nell orto di detta osteria della Rota, fa trovato come segue

*10

Si A Visto ad qfarm ario ife <jtaina trt oiUe assai grande con dentroto&ba liquids puzolente, d o i liquids come acqua, et m a presso ancora uno vaso come sarebbe uno boccalone da oglio con dentro un poco di crusca di formento; in un* altro cantone di detta cudna si h visto una basla con dentro robba liquids come la solatia, et dallaltra parte dell'armadio si h visto tmo jfagnatino alia foggia di quelli, cbe adoprano li poveretti pieno di robba liquida come sopra. Examinata successive, M argarita ok CaacaxMiJamula died BarueUi cum iuramento. Inquit, sono cinque mesi, che servo al Baruello. A d alms ait, con detto Baroello vi pratticava un da* tiaro delli Besoszi, et Gerolamo Foresaro, quali giocavano insieme alle carte. Interrogato, M li sudetti poitavano ininti, et indietro cosa alcuna. Bespondit, Sig. n&, ma il mio padrone s i, che por tava inanti, et indietro diverse cose, et fra le altre due canevetine piccole, et longhe un detto, et mezzo al longo, con dentro roiba di color nero, et la portd a casa doi mesi sono mentre venessek casa con Bertone suo co* gnato, mk le fece poi portar via. A d afjas ait, dicono, che detto mio patrone sij pre gione, perche pratticava col Foresaro. Interrogato, se sa dove si fabricasse la robba, che era in dette canevette. Bespondit, viddi questa Quadragesima, se ben mi raccordo ch il detto mio padrone, et suo cognato Pie tro Gerolamo Bertone alia mia presenza fecero bollire un non s6 cbe in una pignatta, quale boB piik de due

- III

bore, el poi pigliorno fdori quello -havevane fatto b o t lire, et lo metterano poi nelle caqevette, mox dixit3 la notte lasciorao la robba nella pugnata, et la mattina seguente la metteroo nelle canevette. Interrogate dicit, io credo, die in detta pugnAta vi mettessero dentro un mezzo di vino bianco, cbe tqjle mi parse allodore, et porlorono lk non s6 che, sopra uno bronzino, cbe havevano impremudato dal padrone dglla casa, et poi facevano bollire insieme ogni.cosa, qik io non s6 poi, che cosa fosse quello, che porttvano.

Quo factum etc. V trum iterum examinata dicta fam ula suo turomento Dicit,, la matteria, che feoe bollire il mio patrone, et
suo cugnato come io viddi tirava al giallo, et al venft, ma di che cosa fosse composta io non lo sb, perche mi facevano star in parte perche non vedessi, et mi facer vano andar via k far qualche cosa per casa, et in parti* colare la mia padrona mi mandava via, ma il patrone, et il Bertone non dissero mai niente. Interrogate dicit, Sig, si, che la patrona pod sapere ogni cosa, perche stette sempre presente k quello fecere il Baruello, et il Bertone. Dicens, la pugnatta era piccola, et nuova, et son sicuro, che vi misero dentro dd vino bianco, et altre cose che havevano in uno palpero, et che havevanfe pistate, ma che cose fossero io non k) sb. Interrogate, dicit 3 quella pugnatta f&^ortata a casa qudla sira dal detto Bertone. Ad aliam ait, detto Baruello disse che voleva adope* rare detta robba bollita in detta pugnata per medicarsi

ni le gambe, alle qualPhaveva male, t lui diceva, che e tl mal Francese.

Etfia t reconsignata etc- animo etc.


SUCCESSIVE.

Examinata C attsiun* ite Bertohis uxor dicti Bam etii eum iuramento A d mterrogationes dicit, fa casa mia non vi prattict alcuno, salvo Paolo Gerolamo Bertone mio fratello, qual pregione Ad alias ait* Sig. si, che conosco Gio. Battista Besozzo, et pratticava talvolta in casa mia con mio marito et h anche sentito nominare Q Foresaro, m io non lo conosco, n mai stato in casa mia. Redarguta dicit* in verit io non lo conosco. Interrogata* se s, che in casa sua sij stata fatta bol lire compositione alcuna in pignatta nuova. Respondit* non mi raccordo del tempo preciso, m stato doppo il Natale, che venne a Milano un mio fa* tello, al quale mio marito disse, che li doleva la vitto, che non poteva dormire, perche ha il mal francese, et detto mio fratello per guarirlo li insegn pigliare del vino bianco, et farlo bolire, come mio marito fece, con certa altra compositione, che io non s che cosa fosse, et cosi mise del vino bianco in una pignatta, nella quale l messo dell' altra compositione, che non s che cosa fosse, et fili fatta bollir insieme, et ne beveva poi un poco ogni sera, et un poco ne bevevo anch'io, perche m haveva impita di mal cattivo, l'qual cosa bollita fu reposta in due ampolle di vetro, et era questa compositione del co lore del vino bianco, ma torbida; perche era bollita, le quali arapolette le tenevano l sopra un scrittorio, et

113

Quando andavamo k letta, ne bevevama ua poco ogni

sen. Et fu it reconsignata etc.


DIB

22.

1DLU.

Iterum examinatus dictus M a g a n t i a suo u0km9nt& Inquit* io non mi raccordo daltro. Tunc fu it monitits ad dicendum veritctt&n], perche esso constitute si- ft reo, die-habbi ricevuto da Sldlfeo Baroello unguento, o sia onto contagioaei per far morire le persone, accio ne dispensasse, et ungesse in diverse parti, come esso coostituto ando allhostaria del Qambaro, ed ivi onto sei persone con finta di servirli- alia tavola per mangiare qualche boccone, ongendoli non soloil feraiolo, ma il colaro e carne, fingendo di metterli il feraiolo per farli morire, et dopo d esser andato alii luoghi di Barlassina, Meda, e Biragho, et per 1 istesso ef fetto per far morire le persone haver onto le sbarre delle Chiese, dove dice, che li Villani sogliono appogiarsi, et fuesto ancora per vendetta, come hk eonfessata, commettendo detto delkto. Respondit, mi dimando in colpa-. E t sic fu it reconsignatus etc. Comparuitque, Baricellus Io. Padlus Anwoitos, et suo iuramento d ixit, havendo inteso, che V. S. ha fatto rugare lk nella Rosa doro, mi sono raccordato, che ua mese fa in circa viddi il Baruello, Gerolamo Foresaro, et altri duoi, che non conosco, che rugavano nel ruto nel strechione app6, L hostaria(') del Paiazza, cod ad un'hoia,. et mezza di notte, ma il Baruello mi venne incontro con unarchibuggio Iongo ch ruota, et mi fece tornar indietro..
(i). Prugayano nel mondezzajo nel viottolo dieted L oitrda

n 4
DICTA DIB.

Ex ordine IUustriss. Prcesidis Sanitats ,fu it examnatus Antonids C o s t a , quondam Bartholomce habit ad conchetam Cassini, qui suo iuramento A it, l bostaria della Rosa di Melchione Bertone. Interrogato, se in detta hostaria vi h mai visto il
figliuolo di detto Bertone. tiespondit, trentadoi giorni sono in circa glie lo viddi con suo cognata il Baruello, che venivano l per am mazzare il Sig. Ermes Lampugnano. Interrogatili dicit, lo volevano amazzare, perche detto Lampugnano h una puttana assai bella, et loro la vole vano negociare. S. g. r. annorum 45. in circa.

Et fu ti licentiatus cum praecepto in faciem de se consignando toties quoties etc. Factaque nova diligenta in viridario dict. Hospidj della Rosa , dictus Hjracintus ibi ductus D ixit('), quando il Baruello rugava in questo giardino
come h detto, lo viddi rugare qui vicino alla nevera, dove si vede al presente esser stata mossa la terra, et viddi molto bene, che tolse un non so che, che lev fuori dalla terra, et se lo pose nelle calce, et perche io ero so pra la porta, detto Baruello diede un cifolo, et io andai poi alla sua volta.

Et cum supervcnisset Io. Ambrosius Migtiavacca, dcit ipse Hjracintus, ah Signor Migliavacca sono que
sto termine, perche me vi h tirato il Baruello.
(i) E fu licenziato con precetto di ricomparire ogni qual volta foste richiesto. . E fatta nuova indagine nell' orto di detta osteria della Rosa, esso Maganza ivi menato disse.

ii 5

Interrogatus dictus Hjacintus dixit, viddi benissimo che detto Baruello cav6 fuori due canevette longhe un palmo, et se la caccfo una per calzone, et per segno vi erano duoi con lui, quali io non conobbi.

E t faeta ejccavatione in loco designate ut\supra, fe hil repertum fuit. Conductus etiam p u t successive ad domum dicti BarueUi, ut indicaret ubi Baruellus haberet ilia vasa, et in loco a dicto Magantia demon strate cum fuisset excavatum, nihil pariter repertum fuitj prout nec in capsis dictce donuts.
i63o. due 8. ruLij.

Pro executione ordiniss de qua supra fu it Gulielmus Platea introductus3 et per D. Auditorem Gasparem Alfierum dictum fu it uU. ('), se quello detto, et
confessato & me questa mattina estraiuditialmente alia presenza ancora del Dottor Michele della Torre h vero. Bespondit3 &vero, ,et pi& che vero. Jnterrogatoj dica, che veritk e questa. Respondtt3 diro &V. S. pregato da messer Gio. Gia como Mora barbiere a darli della putredine, che esce dalla bocca delli rufetti cadaveri, linterpellai che cosa ne voleya fare, et egli mi rispose, che voleva fabricar un onto per ontare U cadenazzi, et porte della Gittk^per
(i) Scavato nel luogo indicato, nulla si trovb. Condotto fu pure alia casa di detto Baruello per indicare dove il Baruello tenesse quei vasi, e scavatosi nel luogo indicato dal Maganza, nulla parimenti si trovb, come neppure nelle casse di detta casa. Per esecuzione dellordine sopraddetto, fu introdotto Guglielmo Piazza, e dallAuditore Gaspare AlGeri gli fu detto come

116

far morire le persone, et instate da lui tii 6 quattro giorni k filo, et persuaso dalle sue preghiere, et prom i se , instigate ancora dal Diavolo, mi risolsi, darli come li diedi un piatto di pietra di capacitk de dieci, 5 dodcfci onze in circa di spuma, o sia putredine, come ho detto, uscita dalle bocche de cadaveri infetti. Interrogate, che dica quando fu, che detto Barbiere li ricerc6 tal spuma. Respondit, fii dodeci giorni in circa, prima chio adoprassi 1 onto nella contrada de Cittadini. Interrog. in che luogo glie lo dimando, et in che hora. Respondit dieci, 5 dodeci dl prima, che adoprassi 1 onto, il Barbiero m interpeUo avanti la sua bottegha in mezzo la piazza, che poteva essere unhora di notte, o poco piu, che io li facessi il dette servitio, cioi li volessi dare la detta putredine per far il sopradetto onto, che mi havrebbe datta quantity de danari, che mai piii sarei stato povero huomo. Interrogate dicit, disse detto Barbiero, che questo tale, che doveva dar il danaro, era un capo grosso, et doppo il spazio di quattro, 6 cinque giorni mi disse, che questo capo grosso era un tale de Padiglia, il cui Qome non mi raccordo, benchfe me lo dicesse; so bene, et ini raccordo precisamente, che disse esser figliuolo del Sig. Castellano nel Castello di Milano. A d alias cut, io non so perche detto capo grosso facesse far detti onti, se non che il Barbiere mi disse, che lo faceva fare per far morir la gente. Interrogate dicit, bisogna bene, che detto Barbiere hayesse ricevuto danari da detto capo grosso, o da altri in suo nome, perche non si sarebbe messo a simile im-

i!7

presa senza quattrini, ma io per veritk non posso dire, che n habbi havuto, perche*non lo s6. Interrogate quanti giorni stette a ricevere lonto doppo, che li hebbe datta la putredine. Respondit cinque b sei giorni. Interrogatus elicit, quando detto Barbiero hebbe ricevuto il mio vaso con la putredine, disse Lasciatevi ve dere, che fatto il composite, ve lo dar6 per dispensarlo sopra le porte, et contrade, n& vi dubitate, perche que sta & un* occasione di farvi stare allegramente tutto il tempo di vostra vita senza lavorare, et io li dissi, che 1 apparechiasse, cbe k tutte 1'bore sarei stato pronto, * come in efletto vi passai da sua bottegha, et da lui inteso una sera, come ho gik detto in altro mio essame, che baveva apparecchiato l'onto da darmi, la mattina seguente vandai, et sendo entrato nella sua bottegha, ricevei di sua mano un vaso di vetro, di tenuta di cin que onze in circa di onto, di color giallo, quale con* forme al gi& concertato dispensai la mattina seguente, che fu il Venerdi, credo sia il a i. o aa. del mese di Giugno prossimo passato nella Contrada de Cittadini sopra la Vedra cosi commandato da lui che facessi. A d alias ait3 credo che detto Barbiere, si come hk datto & me di questi onti, n'habbi dato ancora ad altri, perche non havendo io ontato in altra parte, che nella contrada gik detta, et sendo stata trovata onta tutta la Cittk, bisogna per necessity che sij stato dispensatodetto onto da molte altre persone, come sarebbe, m immagino da quelli, che solevano pratticare per casa di detto Barbiero. Interrog. dicit, quelli che solevano pratticare per casa

118

di detto Barbiere, sono Gerolamo Foresaro, suo figliuolo il Saracco, che tiene cavatti da vittura, il Baruello, quale i Uno delli maggiori biastemmatori del mondo, et 4 stato retirato molto tempo sopra la piazza del Castello, perche haveva una salvaguardia sopra detta Piazza. Interrogate) se sk, che detto Baruello havesse amicitia col figliuolo del Sig. Castellano da lui nominate Respondit, di certo non lo s6, ma mi vado bene immaginando, che fosse suo amico, et dependente-, perche sendo questo'Baruello fuggito dalla compagnia del Sig. Vercdlino Visconte, si retiro sopra detta piazza del ca stello, dove stette per molti mesi allogiato nell hostaria delli Brngnoni, sempre spalegiato dal figlio del Signor Ca stellano. Interrogato come sk die detto Baruello fosse spale giato dal figlio dd Sig. Castellano. Respondit, lo sapra dire il Foresaro, et il Sasso, quale ogni mattina andava k far la cavagna, ciofe k comprare rid faceva bisogno d detto Baruello. Interrogato se da altri j che dal detto Barbiere hk inteso ch il figliuolo del Castellano facesse far tal onto. Respondit, Signor n&. Interrogatus dicit, Sig. n5, che non so che per detta causa sij stato sborsato danari k detto Barbiero, n& ad altri, n io h&mai parlato con detto figliuolo del Sig. Ca stellano. Interrogatus dicit., Signor si, che tutto quello, die h& detto di sopra, lo manteniro in faccia d detto Bar biero, et k chi fark bisogno, perche h la pura, et mera veritk: anzi dico di piii, che so, che detto Barbiero ha dato in pik luoghi dd suo onto preservativo, et in par-

'9 ticolare al Giussano officiate di Provisione, et suoi vicin i, quali doppo haverlo tolt, sono tutti morti, die sono al nutnero de quindeci, prima chio si] stato impregionato, et doppo ho inteso esser morti quasi tutti di quelia casa, al nutnero de sessanta persone. E t diro & V. S. sendo io pregione, ho inteso dal fi gliuolo del medesimo Barbiero, che bavendo dato tal onto preservativo al Giussano, et habitanti in sua casa, non ostante il rimedio erano morti, et da qui m imma-' gino, cbe tal onto fosse venenoso.

Et subscriptus dictus Platea hoc modo uiz.


i 6 3 o . a 8 . LUGL10.

Io Gulielmo Piazza affermo, et dico esser vero tutto quelio in queste due foglie si contiene, scritto dordine mio dal Sig. Gaspare Alfiere Auditore della S aniti, et in fede h6 sottoscritto di propria mano, aneora con giu ramento.
DICTA DIB.

F uit per lllustrissimos Presides Senatus, ac Sanitatis ordinatum dicto D. Auditori, ut illico cum dicta depositions se ad Suam Excellentiam conferrett prout si contulit, et illam de prcedictis certiorem reddidit , et post iUius redditum Ju it die 1 1 . dicti mensis lu lij ordinatum per eosdem lllustrissimos DD. Prcesides recipiendas esse depositiones 3 tetm dicti Plate/K^ quam dicti Tonsoris per Secretarium Proveriam, cum interventu Egr. n. q. Fiscalis Tornielli. E t sic dicta die coram Illustriss. D. Proeside Sanitatisj ac Egr. Auditore, et Capitaneo Iustitice cum assistentia. dicti Egr. Fisc. Juit dictus Platea denuo exar minatus, iuratus, et interrogatus, doppo il detto suo es-

no

same fatto in mano del detto Sig. Alfiere, qui presente li &occorso cosa piu da dire. Respondit, non h& altro, che dire, et patijt sibi legi diet, examen. Et sic d lecta, et ostensa eius depositions in manibus dicti D. Auditoris facta ut supra ('). D ixit, questo che mi havete letto, et mostrato i la mia depositione, come mia ancora 4 la sottoscritione, ni ho altro che dire, se non che mi dechiaro, che li dana ri, che il Barbiero mi prometteva, non erano proprij di lui, ma sintendeva di darmi di quelli, che il co grosso li dava k lui, et dico, che doppo Inver pensato sopra il nome del Padiglia figliuolo del Castellano, mi raccordo che A uno de due nomi, 6 Giovanni, 6 Francesco, ma non so quale precisamente di questi duoi, et ft nella sua bottegha. M l tempo da me espresso, et mi dechiaro, che se bene ho detto, che fu inanti, che ontassi la vedra de Cittadini, et che ho ontato in detto luogo solamente, meglio raccordatomi, dico, che questo fit la prima volta, che io ontai, che non mi raccordo il tempo, et luogo precisi, havendo io ontato nelli luoghi gik da me deposti, ciofc nella Contrada di S. Simone sul pasquaro delli Besta, et alia porta delli -carra di S. Marta. Interrogato se il Barbiere li disse die utile poteva pascere, et per qud fine si moveva il detto figliuolo del Castellano &far morire la gente.
(i) Dai prendenti del Senato C della Sanila Fu ordinato allauditore che colla predetta deposizione andasse da S. Ecellenza, come andb, e Iinform 5 dell'occorrenle; poi ordinarono die alle deposizioni del Mora e del Piazza assistesse col ecr*tarie Proveria il dottor Fiscale Torniello ecc.

Respondit, non mi disse altro, solo che era il figliuolo del Castellano, che li haveva data la commissione di questo. A d aliam aitj Signor no, che non so, chi introducesse in araicitia detto Barbiero cbl detto figliuolo del Castellano,se non fosse stato il Baruello, il quale haveva amicitia con occasione d esser stato retirato sopra la Piazza del Castello, come ho gik detto. Et fu it reconsignatus etc. animo etc. Et successive coram ut supra eductus h carceribus prcef. lo . I acouus M ora, qui iuratus3 etc. ('). Interrogatus h dire se h vero, che per indurre il Com missario k far quanto hk deposto, li promise quantitk de danari, dicendoli ancora, cbe vi era una persona gran de, o capo grosso, che li dava danari. Responditj non si trovark mai questo in etiflfe). Dettoli, che si trova pure esser cosi la verilk, poiche in processo si legge, che lui constituito, non solo cod disse al detto Commissario, ma ancora li specifico il detto capo grosso, che dava danari, et che haveva data la commissione di tal attione, percid dica se 4 vero, e! chi 4 questo capo grosso. Respondit^ se io lo sapessi, lo direi in conscienza mji/ n& lui potrk mai dir questo con veritk. Tunc ad eius pr&sentiam introductus prcef. Cottitnh* sarius,et ei prius delato iuramento veritatis dicendee &c. fu it (=0
(i) Trallo fuor di carcere esso G. G. M ora, giurato disse (?) Allora introdotto alia sua preseoza il prefato com mi Jlario, e deferitogli il giuramento di dir la verita ( fu inter-

'1

Interrogatus & dire, se e vero, che Gio. Giacomo


Mora qui presente, come lui depose nel suo ultim o es sam e, che per indurlo a far quanlo ha fatto intorno al-

1 onto

adoperato per ongere le mura, et porte di que

sta Citta da lui deposto, li facesse la promessa de denari, dicendoli , che vi era un Co grosso, che dava li danari, et dechiarando che tutto cio faceva dordine, ct comissione del Padiglia figliuolo del Castellano di M ilano, il quale era il Co grosso da lui nominato,

Respondit, Signor s i , che i; vero. Dicente dicto Io. Jacobo, e voi volete dir questo? Replicante dicto Commissario Platea , si che lo voglio dire, che

5 la

v c r ili, et sono k questo rnal tcrmine

per v o i, et sapete b ene, d ie mi dicesti questo sopra l uscliio della vostra bottegha.

DictUt autem Mora dix it, patienza; per amore d i voi


moriro.

Qnibns actis Ju it Platea rcconsignatus, dictus verb Mora f u it Interrogatus, che dica hora mai la veritk, se e vero,
che al detto Guglielm o Piazza suo conoscente, et poco fa confrontato con lui, li dicesse,ch e vi era un Co gros so, 6 persona grande, che dava per questeffetto danari, dechiarando, che tutlo cio faceva d ordine. et commissione del Padiglia figliuolo del Sig. Castellano di Mila no, che questo era il Co grosso da lui nominato, si co m e dal detto Commissario li h stato sostenulo in faccia.

Respondit, Signore la verita io l ho detta. Dettoli, se non si risolveiad i dir la verith se al detto
Commissario ha dctlo le sodette p a r o le , nel m odo die di sopra c stato in t e n o g a to , che altrimente per havere

ia3

questa veritk, si verrk contro di lui a tormenti, sempre per6 senza pregiuditio di quello, die 4 convinto,et confesso. Respondit, di questo in conscenza mia non so niente. Tunc fu it ductus ad locum tormentorum , et ibi denuo iuratus, et interrogatus super depositis in eius facie per Plateam ut supra Respondit,, la veriti 1 hd detta. Et tunc, iterum iuratus, et indutus vestibus Curia, fu it tortura subiectus, adhibita ligatura canabis, qui dum stringeretur (>) D ixit, Signor si, cbe k vero quanto mi k stato sostenuto in faccia dal Commissario, et confermo tutto quello, che lui hk detto, lasciatemi gift. Et sic depositus replicavit, tutto quello, che hk detto il Commissario in faccia mia 4 la veritk. Ad alias ait3 fu il Sig. Padiglia figliuolo del Sig. Ca stellano di Milano, che mi diede commissione di far tal ontione, et me la diede alia vedra de Cittadini fuori dd]hostaria delli Sei ladri, ne vi erano altri, che lui, et io, et detto Padiglia 4 piu grande di me, et mi disse Vorrei, che facesti unontione da ongere le porte, et cadenazzi, dal qual onto sarebbe risultata la morte delle persone, che danari non mi sarebbero mancati, et che non dovessi haver paura, die m' haverebbe trovati molti compagni, et io li risposi, che dovesse torture quando
(i) Condotto al luogo del tormento; e giurato nuovamedte e interrogato su cib che il Piazza area deposto in faccfa acnf rispose___ E di nuovo giarato, e vestito degli abiti della Curia, fu sottoposto alia tortura, adoper|Ddo la legatura del canape, il quale mfetTQ | | Mringera disse:

i4 voleva, nfe passo altro discorso tra m e , et l u i , perche venae su della gente all liora, la qual gente era forsi anclie con lu i, et cosi mi convennc andare per li fatti miei, ct lui perii s u o i . e t da li & poclii di lui torao da m e , et disse, che dovessi prcudere detta ontione, ct andar a bordeghare, che havcrehbe dato tanti danari quanti liavessimo volsuto, et fu ivi appresso.

Interrogatus dicit, mi dava tutti li danari, che volevo, et se dicevamo due dopic, nc le dava, se quattro, quattro, ct io ne ho havuto sc non due volte quattro dople per volta, et nelli stessi luoghi.

Dettoli, che non fe vcrisimile , che li dasse danari in


strada.

Respondit, non vi e tanto a che fare h far cosi manum dexteram saculam sinhctrain ingerehdo, m o x di x it ('),fbon si contavano minga. Interrogate, se vi era gente quando li dava danari Respondit, haveva gente con lui ma nou s accostavano & noi.

Interrogate, chi l introdusse in amicitia con detto


figliuolo del Signor Castellano,

Respondit, fu uno delli su oi, grande vestito di mischia, che tirava al zenzovino, magro, di karka n e ra ,e t poca, venne due, o tie volte in barkaria a farsi far la barka, et mi d isse , che sc mi contentavo parlarc con il figliuolo del Sig. Castellano, m havrcbbe fatto guadagnare lutti li danari, che havessi volsuto, et questo tale Sia in Castello, et h di quelli del Castellano.

Interrogate, in che luogo liparlo il figliuolo del Sig.


Castellano la prima volta,
( i ) M eltendo la m a n d e slra nella sa c c o c c ia sinistra.

ta5

Respondit, gik ho detto, che fu alia Vedra de Cittaini, et allhora mi diede le quattro doppie, et laltra volta ne le mando da quel grande , il qual grande mi portd nche un vasetto dontione, et io lo gettai poi nella ve in senza adoprario, et composi poi da me stesso quelli inque vasi, che ho coofessato. Interrogator se quel grande li disse, che compositione sa in quel onto, Respondit, Signor no, et io dubitando davelenarmi, lo butai via. Interrogate, se h poi mai tomato, b hk mandatoad intendere, che cosa esso havesse fatto. Respondit, la seconda volta mi dimando, et io li risposi, che bavevo fatto quello m haveva commandato, et cosi 4, perche se bene non havevo adoprato del suo vaso, bavevo pero adoperato io stesso della compositio ne, che ho confessato sopra il corso di Porta Bomana, et Porta Ticinese, di mia mano, et alia Vedra de Citta dini, et h& onto una volta sola, et ho poi dato li vasi, die ho detto al Commissario. Interrogato, come cosi diede detti vasi al Commissario. Respondit, io dissi al Commissario, che se voleva adoperare di questi onti havrebbe guadagnato tanli da nari come havesse voluto dal figliuolo del Sig. Castella no , et il detto Commissario ne hk havuto da un non so chi. Interrogato, chi h quello, che sborsava li danari, Respondit, se non lo posso dire, 1bd qui stretto nfeUa gola, et non lo posso dire, et replicavf, lo direi volontieri, m i non lo posso dire, et iterum dixit, 1 hd

n6

gropito qui ponens manum ad gulam, dicens non b posso dire. Dettoli 3 che si iisolvi di dire il nome di costui, che altrimenti si fari di nuovo ligare. Resp. quel suo, quel suo compagno. Dettolij cbe dica chi k questo compagno, che altrimente si far& ligare. Resp. non mi faccia ligare, che lo dird. Et cum esset elcvatus, et dixissetj, h uno banchiere Genovese , al quale h morta la moglie di peste fuori di porta cinese et di gratia V. S. mi faccia 'slegare che dire il tutto, proutJuit dissolutust et ad sedendum positus, postea. Interrog. k dire questa yeritk. Respt postquam stedsset anxius () &Giulio Sangui* netti, lho pur detto: dal quale quel Spagnuolo disse, che dovessimo andare &prendere tutti quelli danari, che volevamo. lo per6 da quel Banchiere, perchc sono yenuto pregione quasi subito, non ho ricevuto danari, et me lo disse non solo quel spagnuolo, mk anche il figliuolo del Sig. Castellano. Interrog. se dovevano andare con scritture, o senza. Resp. dissero, cbe saria bastante, che avessimo detto d esser de quelli del figliuolo del Sig. Castellano, che all hora lui ne harrebbe datto tutta quelia quantity de danari, che havressimo richiesto. Ad alias dicit* io non so precisamente, che alcuno sij stato k pigliar danari di detto Banchiere k quest* effitto; &vero, ch* io dissi al Commissario che andasse U t
(i) Fu disciolto e mesM a sedere. . . e dopo essere itato dubbioto diue

iJ7 k pigliarne, il qual Commissario me ne hk mostrato due volte dalle quattro dople di Spagna sino alle sei. Dettoli, che non h vyisimile, che detto Banchiere volesse sborsare danari sopra il semplice dimando del Commissario, et complici, che per6 dica liberamente come passo questo concerto, et se vi passava scrittura Ira di loro. Besp. disse che bastava, che fossimo andati ft k pi gliar danari, dicendo come ho detto di sopra, et sottoscrivere il nostro nome, dicendo, io tale de tali; et bisogna che detto Banchiere fosse informato del fatto. Interr. se conosce detto Banchiero, et se 4 stato & casa sua. Besp. Sig. no, bisognarebbe havere quel Spagnuolo grande, che ei saprebbe ogni cosa. Interrog. dicit, detto Spagnuolo si chiama Don Pie tro di Saragozza, et sono parecchj questi Spagnuoli, che hanno trattato di questa materia, et uno hk parlato con me, altri con altri. Interrog. se alcuni delli suoi di casa sapeva di que sto guadagno. Besp. Sig. nb, die non lo sanno. Interrog. se sk, che altri habbino ricevuto danari, et onto, b da lui o da altri. Besp. con me nessuno: trk il Commissario, et me, sono passate quelle poche ciancie, che h6 detto, con jl Commissario sempre sono venuti alia mia bottegha li Foreafcri quando veneva k prendere li vasi, et cqn ei sempre vi era il Baruello, li quali potevano sentire quelttf passava trk me, il Commissario, perche stavano Iontani solamente quattro passi.

u8

Interrog. dicit t io non ho mai trattato di qaesti ne. gotij c o d detti Foresari, et Baruello, mk sempre col Commissario, ne ad che altri ontassero ,*ne facessero di questa compositione. Dettoli, che non 4 verisimile, che sendo tanta quan tity di gente, che ongevano, come si pud vedere dalla quantitk delli onti trovati per la C itti, non sappi esso, se non tutti, almeno parte de complici, et perd li nomini. Besp. loro sapranno bene nominar me, perche mi di* cono il Barbiero, mk io non li conosco loro. Interr. se hk visto il figliuolo del Sig. Castellano 4 trattare con alcun altro sopra il corso di P. T. Besp. Sig. no, perche lui veniva nascostamente, et il caminavo a nascondermi. Ad alias dicit, saranno stati dieci giorni prima delb mia detentione, die non hd pariato con Don Pietro de Saragozza, il quale mi disse, che lui ancon ontava, mk io non hd visto. Interrog. se sk dove sij stato fabricate quel vaso dooto, che dice li mandd il figliuolo del Castellano. Besp. credo che sij fabricate in Castello, m i si par* lavamo cosi succintamente, che non haveva tempo di parlare di molte cose. A d alias dicitt Signor no, che detto figliolo dfl Sig. Castellano, ne detto Don Pietro mi dissero k che fine facessero queste cose, ne che utile cavassero dal morire di tanta gente. Interrog. che dica quante volte hk visto il figliolo dd Sig. Castellano dopo quesli trattati. Besp. io 1 ho visto quelle due volte sole. Interrog. sc sk, che li danari, che doveva dar fuori

*9 il Sangninetti focsero proprio del figliuolo del Castellano, o pagati dordine d altri. Resp. io non to altro; solo che detto Don Pietro disse, die dovessimo andare dal detto Sanguinetti, che n avrebbe datto tutti li danari , che havessimo voluto, mi io non vi sono stato. Tunc ad purgandam infamiam, et ut Jaciat inditium contra nominates, fu it iterum in ecculeo ellevatuss et ratifieavit omnia, dicens tutto' quello che ho detto h vero. et non ho aggravate alcuno indebitamente, perche tutte quello ho detto &la vfriti, n& hd aggravate alcuno indebitamente, et per anlor'di Dip V. S. non mi faccia pifr tormentare. E t sic Ju it depositus, dissolutus, it reconsigna.tits etc. Dieque duodecimo dicti. mensis cortvn uts. servatis tervandiSj etiam cum iuramento ratifieavit, omnia per eum die antecedenti deposita, aliud non addendo, nec diminuendo ('). Fuit postea Interrogatus, i descrivere la persona del detto figliolo dd Sig. Castellano. Respondit; &pii grande di me, qui est statune mediocris3 non &ne grasso, ne magro, ne io 1 h6 potato rafigurare troppo bene, perche pariava con me incappato, et sucdntamente, et era vestito di mischia tirante al xenzovino, et non llio potato veder bene, perche era
(i) E cos'i fu deposto, sciolto, riconsegnato. Ai 13 poi, in presenza come sopra, colle solite riserve, ancbe con giura mento, ratificb le cose tutte deposte il <fl precedente, nulla sggiungendo n i diminuendo.

i3o

raso, haveva un poco de barbisetti, qji poco poco, per quello che mi pure tiravano piii it biondo, che al nero, benche non lo possi accertare, perche stava tanlo incapato, et era assaibel giovine, ne mi raccordo degTocchj. Interrogate, die dica il tempo preciso, die detto Don Pietro 1invito &parlare col figliolo del et il tempo ancora che parli con detto figliolo, et die ricevfc li danari. Respondith stato circa un mese, et memo prima ch io fossi pregione, et questa pratica &durata doqoe settimane, et non pitk per qaanto mi posso raccordare. Interrogato, se si il nome di detto figliolo dd Ca stellano. Respondit, io non lo so, ne mi 4 stato detto, il Comtnissario sapri dire i V. S. ogni cosa, perche lui hk in acritto li nomi di questi Signori per quanto io credo. Interrogato, se il trattato ft di valersi esso dell'oato, che li dasse il figliolo dd Castellano, 6 che esso ne & bricasse. Respondit, essi prima mi mandorono il loro vasetto, come h6 detto di sopra, mk io poi li dissi, che non si caciassero altro fastidio, che ne havevo composto io, che liavrebbe fatto listesso effetto, et questo lo dissi al detto Don Pietro, et detto Don Pietro & venuto due, 6 tri volte ad intendere quello facevo. Interrogato, che dica dove hi imparato tal sua com* poaitione. Respondit, dicevano cod in barbaria, che si adoperava di quella materia, che esce dalla bocca de morti, et tri gl altri sentei, che lo diceva il Sig. Gio. Battista de Ne gri, dicendo baverlo sentito dire, et io mJ ingiy iii ad aggiongervi la lisdvia, et il stereo.

131

Interrogator da dove nasceva la difficulty che haveva hieri in dir il nome del Banchiere Sanguinetti. Bespondit, non me nf raccordavo, et sentivo in qnella k gonfiarmi la gola. Interrogator quante volte il Cominissaria li h i mo* strato danari Bespondit, da trfc, b quattro volte salvo il vero et erano quattro, cinque, 6 sei doppie per volta. Interrogator se si, 6 pu6 immaginarsi per che causa 3 figliolo del Castellano si movesse k questo. Besponditj io non lo s6 , lo saprk 3 Commissario, perche lui b molto ben informato del tutto. E tJid t reeonsignatus etc. ammo etc.
DIB l 3. IULIJ.

Iterum coram Egr. D. Capitaneo Iustitue examinatus prcef. Goliklmus P latea suo iuramento Inquitj Sig. si, chfc per causa dell* onto 3 Barbiero mi hi fatto dar danari, et lui ancora me n* hk datto, et doi giorni in circa prima della processione di S. Carlo h6 ricevuto un qualche trenta ducatoni frk quali vi erano due dople d'ltalia in uno colpo solo, et li hebbi dal Barbiero, 3 quale mi men& alia casa delli Turconi in Borgo nuovo, dalli quali ft fatto 3 sborso, io restai per6 sopra la porta, et il Barbiere entri> in casa, et detto Turcone si chiama Gerolamo, qual b un huomo piccolotto, grassotto in chiera, et credo, che habbi la gotta, et vi andd detto Barbiere con uno Spagnuolo col quale loi parl> alia Piazza del Castello di fuori dalla porta vicino alia guardia, et doppo che hebbe parlato con lui disse, Andiamo in Borgo nuovo k casa del Turcone, che ci pagark 3 danaro.

i3 i

Interrogato, se il Spagnuolo venae 1 casa delTurcone. Respondit, all*hora non venne, mk bisogna bene, che vi sij andato delle altre volte, perche diede lordine che ci fossero datti li danari, perche me lo disse il Barbiero. Interrogate, che dica tutto quello che li disse il Bar* biero in tal materia. Respondits diro k V. S. D Barbiero stando sopra la sua bottegha forsi de dodeci giorni prima, che s' ado* prasse lonto, mi disse, se li volevo dare di quella sporcitia che hd detto, che non mi sarebbero mancati da nari, poidi^ questo negotio esso lo iaceva ad inslanza dun Co grosso, et che perci6 non sariano mancati da nari, et io perci6 li promisi di farlo, ne concertai quan tity de danari, perche mi disse, che non ne sariano man* cati, et mi f& dietro tri, 6 quattro giorni, perche io to* Jevo sapere chi era questo C grosso, et finalmente mi > disse, che era il Padiglip figliolo del Castellano, quello che h alia guerra Capitano de Cavalli, et io li diedi detta spuma, et mi disse, che mi dovessi lasciar vedere, che havrebbe fatto 1 onto, et io circa doi giorni doppo andai & riceverlo in un vaso di vetro, et andai, et ontai la contrada di S. Simone circa le tr& hore di notte, et on* tai cpn le mie mani proprie, et il giorno seguente ne pigliai un* altro vaso , et ontai al Pasquaro delli Resta unhora nanti il giorno, et 1*istessa mattina ontai, come h& detto la alia porta di S. Marta, et il doppo disnare di quel giorno conforme alia posta fatta quella mattina con detto Barbiero, mentre li diedi conto dhaver ontato nelli luoghi, che mi haveva detto, andassimo alia piazza del Castello et alia porta fece chiamare fuori uno Spagnuolo, qual era di statura grande piu di me con barba nera,

133

con uno vestlto- color senzovino, et par!6 con esso, che potevo io esser lontano vinti passi, et poi dissi k me essendosi licentiato dal Spagnuolo, Andiamo dal Turcone, che il Spagnuolo hk detto, che li ha datto ordine, che ci diano danari, et cosi andati &casa di detto; Turcone io' restai sopra la porta, et il Barbiero entrd dentro, et doppo esser stato dentro circa mezhora venne fuori, et mi disse, Pigliate, saranno trenta ducatoni, et all* hora io li numerai, et trovai che erano vinticinqne ducatoni, et due dople. Interrogatus dicit, Sig. no, che trk me, et il Barbiere non passo scrittura, mk bisogna bene, che detto Barbiero facesse scrittura se doveya ricevere il detto danaro da dar k me, et mi disse, che haveva havulo delli danari per Ini quando mi diede li trenta ducatoni, ma non mi disse la quantitk, ne mai mhk detto dhaverne havuto altte volte, puo ben essere, che nhabbi havuto perche andava inanti, et indietro dalli Spagnuoli, et dal Turcone, il che so , cio4, che lui andasse inanti, et indietro, per cbe con occasione, cbe chiamavo danari k detto Barbiero per Teffetto sodetto, lui mi diceva che non dovessi dubitare, che non ne sarebbero mancati danari, perche lui sarebbe andato dalli Spagnuoli, et Turcone k farsi dare delli da nari, ml io non ho pero havulo altri danari di quelli h5 gik detto. Interrog%se il Barbiere non hk fatto dar dasari alii Foresari, et al Baroello, ait non so, che n habbi fatto dar ad altri, perche loro erano sempre insieme con detto Barbiero, et bisogna, che anch'essi habbino onto, et ricevuto danari, poicbe essi sono poveri, et stanno sempre sit 1*hostaria mangiando, et bevendo allegramentc

.34 -

don cUnari sempre nelli calzoni, et al Baruello in partioolare mi racoordo dhaver visto nell*bostaria delli a& ladri una calxa piena de danari, ciofe zeehini, et dncatoni, die giocava, et detto Baruello, et Foresari padre, ct figliuolo cod detto il Bertoncino, che li andava dietro per ragazzo, erano sempre insieme giorno e noMe. Dettoli, cbe risulta dal processo, che sempre'cbe Ini andava alia bottegha del Barbiero apdavauo con loi li Foresari, et il Baroello. R esponditdirb liberamente vi venivano di compa* gnia per ricevere anchessi delli onti, et tutte le volte cbe fl Barbiero ne ba datto & me, ne ha datto ancora ad easi, et io fui ricercato dal Barbiero & trovar persone k questeffetto, et parlai alia bottegha del Foresaro con esso suo figliuolo, et il Baroello sopra di questo, quali # subito se n* accontentorono, et di compagnia andassimo alia bottegha del Barbiero, il quale passo con essi il medemo discorso, che haveva passato con me, non no* minandoli per6 la persona, checib haveva comesso, ben che credo , che doppo glie l'habbia detto, et all' hora non ft datto onto ad alcuno di noi, ma cominciassimo poi ad andar k prenderlo, et ne prendessimo due volte in compagnia, et il Venerdl, giorno inanti alia mia captura l'hebbi sola A d alias ait; Sig. n6 , che non so dove li sodetti da me nominati habbino ontato, solamente mi dicevano, che andavano ontando per Milano, et erano sempre tutti quattro di compagnia; & ben vero, che il Bertoncino non viddi, che sentisse i trattati alia bottegha del Fore saro, ne del Baruello, mk bisogna, che anchesso liabbi ontato, perche era sempre con loro, et h cognato del-

r - I35 *-

Baruello: cbe questi poi baresseroaltri corapagm io non 10 s6 proeisamente; h ken vero, che qui sempre ra di loro compagnia uno, cbe li dicooo Pedrino, cbe di cajalli da vittura, qual era tamborioo del Castello, an malossaro da cayalli chiamato il Vacana, il Sassino chia mato Bernardo, et questi s6 che erano sempre in com* pagnia I jnangiar e bere, gioeca**, et andar i volta per Milano giorno, et notte, et nti raccordo, che vi & an-* cora un Francesco Barbiere, die era sempre di loro com pagnia. Interrogate, se si, 6 bi sentito dire dal Barbiere^ 6 dalli detti Foresari, et Baroello, cbe habbino bavuto danari. Respondit, mibanno detto, chs ne banno havuto anch* essi, cioi me lo dissero li Foresari, et il Baruello suhito passata la prima volta dell'onto ricevuto dal Bar biero, m2i non mi dissero quanta quantity a* bavessero havuto; solo mi dissero haver havuto delle dople, et ft 11alia bottegha delli Foresari, die mi dissero, cb' il Bar biero gli haveva fatto dar delle dople, et che erano statti di compagnia i pigliarle, m i non mi dissero dove, ne da chi. - Redargutus dicit >postqmm stetisset cogitabunduss Signor si, che mi dissero, cbe erano stali i casa del1 istesso Banchiere in Borgo nuovo di compagnia del Barbiere, et che detto Banchiere Turcone subito sborsato il danaro era andato i Como. Interrog. se sk, che detti da lui nominati habbino trattato con altri, et massime con il Spagnuolo da lui descritto. Resp. io non lo so, mi bisogna bene che vi habbino

136

trattato, perche htvevano grandissima amidtia sopra la Piazza del Castello. Interrog. se si il nome di quel Spagnuolo, col quale par!6 il Barbiere alia sua presenza. Resp. se non m'inganno credo nominasse Don Pietro di Saragozza. Et servads servandis tortura purgavit infamiam 3 omniaque in hoc pnssenti examine per eum deposita ratificavit, ajfirmando etiam se neminem indebite gravasse etc.
DICTA KT1AM DU CORAH CT SUPRA

Iterum examinatus dictus Io . I acobus M ora Barbitonsor suo iuramento Inquit (0 quando io h6 parlato al figliuolo del Sig. Ca stellano, tutte due le volte era cod mezza mattina, et non si lasciava liberamente vedere, gettando la cappa al volto. Interrog. se sa, che da altri Banchieri sij stato per I* effetto sudetto pagato danari. Resp. suspirum emittens Signor n5. A d alias ait3 Sig. si, che s6 , che vi k un Banchiere della parentella de Turconi, mi nonsd in qual contrada stij, perche non sono mai stato in casa sua, mox postquam aliquantulum cogitasset dixit3 vi sono stato una volta i tuor quattro dople, et un altra volta ne hd havuto altre quattro, et hora che mi raccordo saranno state da t r i , o quattro volte.
(i) E colle debite riserre, purgb linfamia, e tutte lecose deposte in questo eiame ratificb, affermatido anchq di non aver indebitamente gravato nessuno. < Di nuovo il barbiere Mora disse

*37 Interrog. come hebbe detti danari da detto Turcone, et se esso li fece qualche recapito. Besp. Don Pietro, che hd gik nominate disse, cbe dovegsi *aadar &casa del detto Turcone, e dire che ero di (jaelli del figliolo del Sig. Castellano, che mavrebbe datto li danari, ch havessi voluto, et il Tqrconi subito me li dava, et mi faceva sottoscrjvere un foglio bianco col mio nome, dicendo io Gio. Giacomo Mora confesso ha ver ricevuto quattro, sei, otto, secondo che erano. A d alias ait, il detto Turcone h un' huomo di mia statura, grasso, ben complesso, vechiotto, con barba quadra, et barbisi lunghi, et andavamo II in una camera di dietro, neOa quale vi erano due bofette, e delle catetre('), et ivi mi faceva il sborso portando secoli danari in uno sachetta Interrog. dicit, h6 bavuto danari dal detto Turcone quattro volte in circa, et la prima volta mi diede vinti* cinque ducatoni, et quattro dople, et nellistesso tempo mi diede vinticinque ducatoni, et due dople, quali consegnai al detto Commissario sopra la porta del Turcone nelT uscire; la seconda volta mi diede circa cinquanta ducatoni, et vi erano dentro alcune dople, moxponens manus ad caputt dixit, mi penso desser stato conciato cosi, che non posso dir liberamente la mia ragione, et nccontar il tutto. Interrog. quanti danari hebbe la terza , et quarta volta. Besp. da cinquanta ducati in circa, et in somma havrd havuto da ducento scudi in circa in tutto.
(i) Stipi e tcranae.

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A d alias irtqult, tutte le volte, che souo stato i casa di detto Turcone, il Spagnuolo mi haveva detto, che andassi I pigliar danari se ne volevo, et io in compagnia del Commissario tutte le volte vi sono andato, et il Com* missario i sempre stato sulla porta, et haveva da me circa la m eti, 6 poco pifi del danaro da distribuire, come lo dtatribuiva alii suoi compagni, alii quali anch10 ne davo tutte le volte, benche essi non venessero lk dal Banchiero, li quali compagni sono il Baruello, li Foresari , il Fusaro attaccato alia mia bottegha, Pedrino, die d i Cavalli da vittura, et sono da otto, b died, cbe ne hanno avuto, et questi tutti trattano col Commissario da ongere, et anche meco, et li promisi ch1 bavrebbero ha* vuto danari tutte le hore ch havessero voluto, et tutti li sodetti sanno ad instanza di chi si faceva questonto, ft mi dissero, che hivevano ontato per Milano, et sentendo dire, che era stato ontato per Milano, io andavo poi i prendere li danari da darli, come li davo tutte le volte, che n havevo anch io id ua bora di sira in circa essendo in piazza, et questo si faceva vedendolo tutti quelli della camerata, m i nascostamente quanto k gl altri, mi non davo ugualmente i tutti., ma i chi pift, et i chi meno, et il Baruello havri havuto piu di sessanta scudi, et al* tro tanti il Foresaro, et tanti il suo figliuolo, ne posso darne conto distinto, perche non si contavano. Interrog. che si dechiari, se li ducento scudi, die di sopra ha detto sono gl istessi, che hi deposto ultima* niente haver distribuito, o pure se ne hk havuto altra quantiti. Resp. ho havuto delli ducento scudi alia volta, et li andavo distribueudo k poco k poco alii compagni, et

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tutu k vdte, cbe & venutoU Don Pietro, sempre bo havuto danari, et havri> havuto vicino k milk scudi, et 10 direi preciso, se havessi la lista del Turcone. Interrog. se si h fatta lista particolare. Respondit, non si 4 fatta altra lista, se non che sem pre adoperava un foglio bianco, et io mettevp sotto il mio D om e , cognome, et la quantitl dd danaro. Interrogato quanti danari dalli sodetti havHk trattanuto per se stesso. Respondit, mi erano sempre alle coste, el sempre mi dimandavano danari, et ne h i avansati pochi da quelli pochi in poi, cbe b& dispensato per casa mia, li quali ponno esser pochi. Dettoli, che non h verisimile, die de tanti, ne h^bbi tratteouto fi pochi per lui. Respondit, 4 perche sapevo dove andar k prenderne, et ne dovevo andar k prendere quando fui preso. Interrogato quando cominci6 il primo sbotso. Respondit, non so dir precisamente i giorni, ma fu snbito che hebbi il vasetto, che mi porti) Don Pietro. A d alias inquit, andavo it prendere U danari quasi sempre sul tardi alia sira, et li dicevo al Turcone, che ero da parte di Don Pedro dd figliuolo dd Castellano, et esso mi dava cento, et cento cinquanU scudi confonna 1 domandavo. 1 A d alias ait, Sig. n>, die non Ji6 parlato k Don Pe dro, sendovi presente il Commissario se non una volta, che andai, et fed chiamare detto Pedro fuori dd Castello, et parlai con lui, et poi col Commissario andai k casa dd Turcone k tuor danari. Interrogatus dicit, non mi raccordo della qualiti della

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casa del Turcone, perche vi andavo sempre con lanimo turbato, etinquieto, ponens manum ad oculos ('), die non guardavo ne anche laria, 9 6 bene, die &in Borgo novo. Interrog. che nomint li altri della camarata, I qtuli hi datto danari per tal effetto. Respondit, sono di camarata, i quali h6 dato danari, et V. S. avverti, che il Commissario, n& hk dato via ancor lui; mox dixit, sono il Baruello, li Foresari, il Fnsaro mio vicino, Pedrino delli cavalli, il Saracco, cbe di via cavalli da vittura anch esso, eerti compagni dd Foresaro, certi battori da oro, certa gente, de quali non s6 li nomi loro. M ox d ixit, li battori da oro si chia* mano li Giussani, et Pedrino destribuiva K danari I quelli di Cittadella, quali danari glieli davo io, et per adesso non mi raccordo daltri, et se me ne raccordar6 , to diri. Et tortura ei adhibita* servatis servandis purgavit infamiam, et omnia, qua* supra deposuit radjicavit Vervm antequam in- eccuteo elevaretur , dixit (*), tutto quello, che h6 detto & U veriti, mfc h6 agravato alcuno indebitamente, anzi vaggiungo, che quando Don Pietro mi portfc il vasetto dell'onto, ne diede un'altra al Commissario in mia presenza 11 vicino alia mia casa , et bisogna, che n' habbi datto k de gl'altri, et che esse lo fabrichi in Castello. E t eadem die iterum coram ut supra examinatus prcef. Mora, et prcevio iuramento per turn prcestito de veritate dicenda etc.
(1) Mettendo le mani agli ocahi. (a) Colla tortura purgb 1 infamia e ratified quel che sopra avea depotto, e prima d'esser alsato sui tormento disse

14 Interrogatus, che dica per qual causa hieri per il Banchero, che sbors6 il danaro da lui deposto nominfc il Banchiere Sanguinetti, et nellessame di questa mattina hi nominate) il Turcone. Respondit* io lo dissi hieri sera, perche dal Commis sario intesi, che haveva havuto danari per quest' effetto, dal quale V. S. potrk anche intendere, che hk havuto altra materia per ongere di quella, che li h& datto io, et non puo essere, che habbi fatto tante ontioni con quella materia, che li ho dattio, Interrogato da chi disse detto Commissario d haver havuto li sodetli danari. Respondit., ben mi disse mostrandomi non s6 che do ple, che le haveva havute da quel Banchiere Sanguinetti, dal quale mi haveva detto Don Pedro, che dovessi andare per haver danari a quest efFetto ancor io, il qual Don Pedro me'lo disse alia mia bottegha poco avanti, ch io fossi pregione. Etfu it reconsignatus etc. animo etc. blCTA Q O U D C R M U SU A U Q E IE O A T PR . Iterum examinatus prcef. Gclielhus P l a t e a suo iuramento Dicit* Signor si, che per ongere le muraglie ho ha vuto altri danari piii di quello, che h > detto, cio& ne h6 havutd due volte da uno de Lucini in Borgo novo, che st& per contro al Turcone, et hebbi prima quelli del Turcone, che h& gik confessato, et doppo duoi, o tre giorni in circa hebbi questi dal Lucino, li quali tutti ascendono alia somma de cinquanta scudi in circa. A d alias ait* detto Lucino h tutta cosa del Turcone, et essendo io andato dal giovine, scrittore del Turcone,

i4 i

per fanni dar danari., quale non ab come habbi notne, ma 4 smenzo in volto, vestito di nerb, non moltb grande, poco di volto, et poca poca barba, 3 colore non s6 per esser barba pungente, et parla milanese, mi dint die dovessi andar dal LacinOj dofc andai dal Scrittore, et dimandai se era in casa U Signor Turcone, et 3 Scrit tore mi disse., che non* vi era., et io li dissi, die ero venuto per tuor danari d*ordine dd Barbiere di P. T., et esso mi disse, Andate dal Lucino, che lui h i la commis sione di pagarvij et mi insegn6 la casa di detto Ludno, qual 4 malossaro da cambij , et io li dissi se haveva commissionedal Sig. Turcone di pagarmi danari, etesso mi dimand6 chio ero, et rispondendoli io, che eromandato dal giovine dd Sig. Turcone per tuor danari dor dine dd Barbiero di P. T., lui cacd6 mano li danari, et mi diede la prima volta due dople, et quattro, b sei ducatoni, et la seconda volta mi diede trenta, o quaranta ducatoni, compresi li primi danari della prima volta, dei quali io non li ne feci confesso, ma che il Lu cino ne facesse scrittura non lo s . Sono stato ancora in > un altra casa k tuor danari per questo effelto sopra 3 corso di P. N. allincontro dell'Annonciata, in compagnia dd Barbiero, ed ivi detto Barbiero alia presenza mia parl6 con un giovine, che parlava forasdere, et li dimand6 danari da parte di qud Don Pedro di Saragozza, el doppo 3 Barbiero con quel giovine, rcstando io alia pusterla, andorono dentro in casa, et 3 Barbiero port5 fuori delK danari, et k me diede pochi danari, doi otto, b dieci dople in tant* oro, non dicendo quanti esso nhavesse preso. Interrogato se detto Barbiero porto ordine in scritto

.43 di detto Don Pedro, et se s i , che di questa sborso si facesse scrittura alcuna. Responditj ch io sappi, il Barbiere non porto alcun ordine in iscritto, et perche stettero dentro un poco, puo essere, che habbino fatto scrittura, che non lo sb. A d aliam ait; due altre volte sono stato col Barbiero &casa del Turcone &tuor danari., ma non mi raccordo, che danari mi dasse. A d alias inquit, delli danari , che io rkevevo, ne h& dato due, 6 tre volte alii Foresari, et possono haver ha vuto da circa quaranta scudi, ne h6 anche dato al Ba ruello due, 6 tr% volte, et haver& havuto da a5 in trenta scudi, et dico &V. S. che non ne h6 datto a nessunaltro, ct glie li h i datti alia sua bottegha, sendo presenti tutti duoi, come anche il Baruello nella stessa bot tegha del Foresaro, et glie li davo, dicendomi essi, che havevano ontato per Milano , et mi dicevano li luoghi, et bisogna, che ontassero anche in altri luoghi fuori di Porta Ticinese m l non ricercavano 1 ordine da me, mb si bene dal Barbiero. A d aliam dicit, quando si comincio veder di questi onti, il Foresaro vecchio mi disse, ch il Baruello faceva incetta di questa materia per ongere la Citti, ma non mi disse ad instanza di chi lo facesse, n& mi disse come si facesse tal compositione, et questo discorso lo comin cio k casa sua, et andassimo in Porta Ginese di compa gnia alia bottegha del detto Foresaro, perche in quelia di Porta Ticinese vi st& del continuo il figliuolo. Interrogatus dicit, detto Foresaro vecchio disse, che ne voleva dar anche I sua moglie di questonto, perche ongesse, et me lo disse nel principio, che cominciassimo

- a i disoorrere tr i not di questa materia Ik aDa sua bot tegha , et di B ad un giorno, 6 doi, che hebbe havuto della detta materia dal Barbiero mi disse, che sua moglie anch essa haveva adoperata tal materia, ontando in Porta Ticinese et le maniche aUe donne nelle Chiese. A d aliam dicit* I quella casa in Porta Nuova li dicono la cm del Sanguinetti, et il giovine parlava genovese, et haveva la chiera sminzetta, vestito di nero, di statura commune, et se lo vedessi non lo conoscerei per baverlo visto una volta sola; conoscerei bene il Lucino^ et il Turcone, et h6 dubio, che in questo negotio vi possi haver mano il fratello dd Turcone , qual si dice 4 ban* dito, et 4 in Turino, 6 in Francia, et pu6 essere , cbe habbi scritto a detto suo fratello, perche subito che io, b il Barbiere andavamo, ci dava li danari. Et cum in prcecedend suo examine reticuisset, et negasset dictos suos complices* et alia ut supra* licet ideo etc. fu it ei adhibita tortura , et tortura servatis servandis Durgavit infamiam, omniaque per eum in hoc examine deposita ratificavit*et protestatus fu it se neminem indebite gravasse etc. du 1 6 . nmu. Fuit vocatus* et examinatus Io. Baptista Sangoi* hetus, ut infra suo loco didtur Fuit dicta etiam die examinatus Hieronihds Tuacoitus, fueruntque alia peracta circa nunuilarios * ut pariter infra suo loco dicetur. D E l 8 . 1U 1J. O L Fuit ordination* quod respecty Morce * et Plateat ederetur copia processus* ubi illam habere voluerint supressis nominibus aliorum mmtinatorum.

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E t die 1 9 . ejusdem fu it ordinatum, quod pradictit processibus incumberet Egr. Fisc. Corius, attento impedimenta, Egr. Fisc. Torniello supervento. D 21. 1BUJ. IE F uit dicto Io. I a c o b * Mor publicatus processus cum termino dierum duorum ad suasfaciendum defensiones, qui pro eius defensore elegit una cum protectoribus Galeatium Dossum, et etiam ex se D ixit ('), il Commissario inanti, che trattasse con me haveva delli ducatoni, et due dople di Spagna, et dicevet di volere tuor casa in Porta Renza per non an dar in casa con la moglie, et che voleva andar k cavallo. Similique modo, et eadem diefu it dicto Platece pu blicatus processus Et die 2 7 . eiusdem, Senatus, contra dictos Moram,
(1) E avendo n d precedence (tim e taijdto e negato i detti suoi complici e altre cose, portifc tk a d ^ e ra ta la tortura; e colla tortura purgb 1 infanfia e tti&c& tfutte le cose depote, e protestb nan aver gravatO nets ua* indebitamente. Ai i. Giugno fu citato ed esamimttf G. B. Sanguineto, come si dira piii sotto. L o stesso di fu pure escp)inato Girolamo Turcone, e finite altre cose intorno ai ban gK ai} come si dira. II 18. fu ordinato che^Ti%>*% #d al Piazza si pubblicasse copia del processo se volessefo, soppressi i nomi degli altri nominati. E al 19. del medesimo fu ordinato che a tali processi attendesse legr. fiscale Gorio per impedimento sopravvenuto all egr. fiscale Tarniello. , D 11. Luglio fu Al detto G, G. Mora pubblicato i l processo, col termine di due giorai le sue difese, il quaje per difensore eleste coi protaUflM Yktleavo Dosso, ed an& e da

.' *

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et Tlateam suarn protulit difinitivam scntentiam, qua est tenoris seqiientis ulz.
Relalo in Senatu per Magnificum Senatorem Mon * tium Prmsidem Offitij Sanitatis processu constructo adversus Gulielmum Plateam, et Io. lacobum MofcftHj qui pestifaro unguento Cmtatem in/ecerunt, et audito ipso Magn. Pro;side, collectisque omnium pa trum votisj Senatus in cam Juit sententiam, u t prce dicti Mora, et Platea dcnuntiata eis morte torqueantur, adhibito etiam canabe arbitrio ipsius Magn. Prasidis super alijs et complicibus, et habitis pro repo titis et confrontatis , impositi plaustro, ad locum patibuli soli turn traducantur, inter eundum vetlicentur Candenti forcipe in locis ubi deliquerunt ; utrique dextera manus amputetur ante tonstrinam M u r a ; Jractisquede more ossibus, rotaque in altum ellevcntur, vivi ra ta intertexantur, et post koras sex iugulentur, m ox eorum cadaveru comburantur, et cineres in flumen projiciantur, damns Mora: solo equetur, et in eius area erigatur columna , q u a vaCetur inJamis cum inscriptione fucti, et ne cuiquam ticeat domum reedi/icare in perpetuutn. Crediioribus autem particularibus satisfiat ex bonis damnatorum si ader u n l , sin minus de publico; bona ipsius M ora et Platea conjiscentur. In traducendis eis adpatibulum servetur hac Jorma, ut pracedant binipracones, qui causam eorum condemnations, ct supplicij Populo sigrtyicent, adsit opportunurn prasidium ne quis Up multus in populo exoriatur* et idea suspectorum

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domus obsignentur; jiutque proclanxa, ut se quisque contineat domi, et sibi caveat: locus ubi iustitia exercerida erit, sepiatur ligneis cancellis, qui ne pestifero illo unguento illiniri possint , per idoneos homines custediantur; eique loco fiat umbraculum, ut minori incommodo religiosi morituris assistere valeant, etde his omnibus moneatur Ficarius Iuttitice. Octavianus Perlasca* et sigillat. etcA').
( i) Ai 27. II Senato proferi contro i detti Mora e Piazza b definitive sua sentenza del tenor seguente: Riferito in Senato dal MagniGco Senatoi-e Monti, presidente d ellUflizio di Sanita, il processo istrutto controG-. Piazza e G. G. M ora, che con pestifero unguento unsero la C itta, e adito esso magnifico presidente, e raccolti i voti di tatti i Senatori, venne nella determinazione cbe i predetti, Mora e Piazza, intimata ad essi la m orte, i t a p n o tormentati colla conla ad arbitrio cTesso magnifiqo Presidente, intorno agli altri punti e ai com plici; e cbe avuti <pe# ripetuti e confroqtati, sopra un carro sieno condotti .al solito luogo del supplizio, e per via sieno morsi con tenaglie infocate nei luoghi dove peccarono ; ad entrambi si tagli la destra davanti alia barbieria del M ora, e spezzate le ossa secondo il costum e, e la rao ta si levi in alto e si iolreccino vivi in quella, e dopo6. ore sieno stroizati, e luU bf i tteroj cadaveri sieno bruciati, e le ceneri gettate nel fiume, e la casa del Mora si distrugga, e al posto suo s' alzi una colonna che si chiami infame con un iscrizione del fatto, e a nessun piii in perpetuo sia concesso rifabbriotrla. Ai creditor! particolari si soddisfaccia ooi beni dei condannatise ne avrenno, se no del pubblico; i beni del Mora e del Piazza si cqpfischino. Nel condur|i al patibolo si tenga questa fttiM . P te c e ^ 110 due trombetf) A e annonzino al popolola Cautii {ileth iondannae del supplizio. Siavi bus tan te scoria, c U iMNMnenga tumulto nel popolo,

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d ib a 8 . i u l i j .

Pro executione suprascriptw sententice coram D. Preside Sanitatist assistente D. Fisc. Corio fu it dictus Io. IacobusMora, denuntiata morte* iterum exa minatus, qui suo iuramento. InquitW j gU. hd detto, che 4 stato il figliuolo dd Ca stellano , et qud Don Pietro di Saragozza, quali have vano in compagnia un altro, che non li s5 dir il nome; ma era grande come il figliuolo del Castellano poco meno, spagnuolo, vestito di panno, o sia durante beretinazzo, barba un poco rossetta, et li barbisi piccioli, voltati in su, et 4 quello , die h venuto sempre col figlitiqlo del Castellano &parlar meco, essendo ancon venuto detto Don Pedro solo le volte che ho detto ne miei essami. , I&tSrro'gato se altri havevano mano in questo, oltn li nominati. Mespondit, io non so altro, ma per mia immaginatione, credo che vi possino anche essere dentro li figliuoli dAlfonso Barbiere, perche una volta mi tenevano guar*
e percib si chiudano le case dei sospetti; e si 'proclaim che ciascuno stia in casa, e si guardi. II luogo dove avrassi a far la giustizia cingasi di steccali di legno., i quali affinch nan possan essere infetti con quellunguento pestifero, custodiscanti da uomini a cib; c a quel luogo facciasi un coperchio, acciocch i frati possano con minor incomodo assistere ai condannati, e di tutto diasi avviso al Ticario di Giustitia. Oltaviano Perlasca sottoscrisse e sigillb ecc. (i). II a8. Luglio in esecuiione della predetta Sen ten r a , pre sent! il presidente della Sanita e il dottor Corio, fu annua. xiata al Mora la Sentenia, e di nuovo esaminato con suo giuramento disse:

>49 dato; non h6 peri) mai parlato con lopo questo t et dalli Spagnuoli in poi, corn? ho detto, non s6 daltri, et quanto I me credo, che sij fabricato in Castello, e Cittadella. Interrogate, se sh, che altri sappino, che sia uscita tat fiorte di materia dal Castello. Respondit, se lo sapessi lo dim ,- il Commissario lui jA il negocio, perche lui andava &volta. Interrogatus dicit, io non sono stato da altri Banchieri k pigliar danari, salvo dal Turcone, et dal San guinetti, dal qual Sanguinetti vi sono stato- una volta sola, et se lo vedessi non Id conoscerei ne anehe, ma quelia volta mi diede una brancata de dinari dorot che k> non numerai, essendo andato II da parte (ty.Bbn Pie- ' tro , quali danari io li diedi tutti al Commissa*l>, et detto Sanguinetti me li diede presso alia pusterla di dentro della sua porta. Ad alias ait, era quasi sera finita la piazza, et dimandai se vi era il Sanguinetti, et incontrai un gio-vine sbarbato con li capelli, cbe tirano- al nero longotti attorno attorno- al capo , alia, foggia che si portano adesso , at quale dimandai se il Sig. Sanguinetti era in casa, et lui mi rispose &in casa, et lo- chiamd, et venne da me It presso alia pusterla di dentro, et mi disse, che cosa votevo, et io risposi, Son uno dr quelli di Don Pedro de Saragozza, et esso mi replied, che cosa volevo-, et io dissi, Vengo dordine di detto Don Pedro & pigliar da nari, et esso Sanguinetti disse, Aspettate un poco, et ando di dentro d un uschio, et ritorno fuori ivi presso la pusterla dove io ero, ct mi diede una brancata de danari senza numerarli.

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Interrogate, qhe descrivi il Sanguinetti, che li dttQe detti danari. Respondit, io havevo tema, et stavo con la testa bassa, et non li guardavo troppo bene in chiera , percib non posso troppo ben deaenverlo. Interrog. d ic it^ v w o tema, perche era una oosa inr degna, et dubitavb S scoperto. Dettoli, che aon verisimije, che havesse tema pp* questo, stando che dandoli il Sanguinetto il danaro tan la sua semplice parola, poteva ben pensare che USan^ii. netti fosse del tutto consapevole, et che percib non ha* veva causa di temere. Respondit, Signor si, che ancora lui lo sapeva, et vi sono an<Jat^ perche Don Pedro mi disse, che andassi da Jui, cbe lo sapeva, doi mi disse, cbe dovessi andan dal Sanguinetti, e dirli, sono di quelli di Don Pedro, che mi havrebbe dato danari, perche il Sanguinetti sa peva IefTetto, per quale si davano. Interrogatus dicit, dellonto che mi diedero loro, non ne b& dispensato, perche come ho detto, lo gettai via, ma di quello che io fabricai, io ne h& dispensato nna sol volta sopra la vedra de Cittadini dietro al muro, ma & niuna porta particolare, il che feci una sera, che era scuro, cio& lo pigliai fuori del vaso con uno legno, et lo buttavo al muro due, i> tre volte, et poi lo gettai via. Interrog. dicit, di questo onto ne hk havuto solo il Commissario, ma in che modo lo dispensasse, non lo s6 . A d aliam ait3 Signor si, che al Commissario li diedi il preservativo, cioe li diedi un vasetto dell ontione, cbe adoperava quellimpicato del settantasei, ciofe della pe* ste passata.

iSi

Interrogatus dicit, Signor si, cbe hd fabricalo io detto preservative, et vi h dentro oglio d'oliva, laurinO) oglio de sassi, polvere di rose marine, di salvia, di ginestre, et aceto, et credo che detto Conpnissario lhabbi *ato, ma d o q s&, clie detto Com#ti*sario havesse alth cbmpagni nel spargere detto onto. InUrrogato se doppo fabricatp t*l opto come hi confaaat*, I I pill parlato can dettp'Uoa Pedro. Respondit, vi sono venuti se non quelle due volte, et tr& volte Don Pedro, ma mentre ragionavamo insieme, non sono stati visti da altri. A d aliam ait, I me non I stata data alcuna ricetta per far detta onlione, ma lhd compostada me, come hd detto nelli altri miei essami. Tunc Juit ductus ad locum tormentorum, et ibi prins delato iuramento veritatis dicendce etc. aptfUe. Ugatura canabis, antequam stringeretur fia t Interrogatus I risolversi di dir la veritk. Respondit, vi sono 4i compagni del Commissario, chq ancon Iqpo banno adoperato questonto, et si chiamano il Negroponte, et il Litta Officiali di Provisione, il fi gliuolo del Manescalco chiamato il Secco, che sta al Car robio. Interrogate come si questo. Respondit, era una compagnia del Commissario, et sempre erano insieme a mangiare, et bere all hostaria delli sei ladri, ed il Spagnuolo disse, che tutti quelli compagni del Commissario, che mangiavano, et bevevano insieme, adopravano lonto, et particolaimente mi no mind il Negroponte et il JJtta, et ho&, che mi nocordo, vi era ancbe il Rosso, che vend#gambaial Ca-

15a -

robio, io pero noa li ho datto onto, n& So altro t vi era ancora uno tmtore chiamato Baldassar del Forao, parente del Commissario., questo pero il Spagnuolo non me lo nomino,disse bene, che erano cinque, che mangiavano, et giuocavano insieme, et se sapessi iltfo 15 direi. Et dum striqget'etur acclamando dixit* lrafanii stare, che mi ricordo un non so che d' un gentiluotno., et sic dixit * h un gentiluomo, che stk sopra la piazza del Castello in quelle case un poco piii in giii, e t'i na giovine grande, magro, de Crivelli, che non so il nome, et venne in compagnia del figliuolo del Castellano totte due le volte, che venne k parlar con me, et sentpie *ta^a lontano, nfc hk sentito, che cosa trattassimo insieme 40A il figliuolo del Castellano, et mi sono raccordato di qn&to. E t dum denuo stringereturfu it Interrog. &dire se hi altri complici, et se quel gentilhuomo ha trattato con lui constituto. Respondit acclamando, non I1 6 altro, quelgentHhuomo hk trattato con me dellongere. In te rro g a tu s dicit* Signor s\, chio diedi latnpolina dell' acqua al Commissario, et era per diftesa della testa, et acclamando sepius dixit* non I16 piu nessuno, son moito. Interrog. che parole li disse quel gentiluomo. R espon dit* mi disse, che dovessi seguitare k ongere, et mi disse, V i dietro, non ti dubita, che non ti nuo> cheranno danari, et me-lo disse tutte due le volte, quando yenne da me col figliuolo del Castellano, et me lo disse alia preaenza ^el detto figliuolo del Castellano, et poteva sentire.

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Interrog. perchfc causa hk detto prima, che detto Crivelli, et altri stavano iu disparte, che non potevano sentire. Resp. perche allora ora un poco lanfaooo et poteva sentire e non sentire. E t interrog. se hk aggravate alcuno indebitamente. Respondit non ho aggravate alcuno indebitamente, et quello ho detto &la verity. E t sic tortura purgavit infamiam., et denuo dixit , qurilo eke hb detto h vero, nfc h6 aggravate alcuno in debitamente. Et fu it reconsignatus etc. M ox coram ut supra introductus3 et examinatus prcef. Gulielmus Platea ei prius denuntiata morte cU4k iuramento D icit3 io non h& altro che dire per quel Christo, che %lk. Ad alias ait 3 prima ch* io fossi Commissario solevo pratticare con uno fruttarolo chiamato Matteo, et con un officiate di Provisione chiamato il Litta. Interrog. dicit, io non hi> mai dato onto ad alcuno^ ma fc stato il Barbiero che glie 1 hk dato, ciod al Fore saro et al Baruello, ne so che n* habbi dato ad altri. E t cum servatis servandis3 ei prius reiterato iu ramento veritatis dicendoe3 fuisset positus in for* mentis adhibita etiam ligatura canabis acclamavit3 non ho niente se non il Baruello, etli altri, che h5 gik detto. Interrog. che dica liberamente da chi altri hk havuto materia., Resp. due volte dal Monatto che hd detto, et tutta

i54

'due- le volte 1 I16 datta al Barbiero , et saepixis accla* mavit. Interrog. cbe dica il nome di detto Monatto. Besp. h un certp grande con barba nera, mk k questo Monatto non h6 datto danari , perch &il Barbiere mi disse, cbe m* havrebbe datto danari per darli, et me la diede tutte due le volte in P. T. alle colonne di S. Lorenzo, et era in uno piatellino di pietra, ed il Barbiere aspet* t*va sopra la porta della sua bottegha, et dimandai detta Valeria al Moiptto in P* T. et quando detto Monatto mi diede detta materia era in compagnia di unaltro Moaatto, che non li s6 il nome. - Etdum iterum stringeretur scepius ttcclamavit, non liaaltro, ftu>ri che il Baruello. E t cum esset in ecculeo ellevatus scepius acclamando pctijt deporti, et depositus D ixit, quando il Barbiere mi tratto di questi onti, mi disse, che n* haveva datto in P. C. ad un giovine suo compagno, et mi paleso molti altri, come anche. fece il Foresaro, il quale mi disse haverne datto ad uno suo ^pmpagno in P. C. che faceva il tessitore, et il Barbiere mi disse, cbe n haveva datto ad uno Barbiere, o sia lavorante di M. Dioniggi Barbiere in P. Ludovica, et me lo disse il Barbiere che & qut pregione, et il Foresaro mi disse, Lascia far k me, che voglio che li facciamo morir tutti, et lo disse anche il Barbiere. Ad aliam tut* jl Foresaro mi disse, che il Baroello fabricava di que4ti onti, mk non mi disse il luogo. Et tortura purgata infamia fu it reconsignatus etc. Mox etiam iterum examinatus prcef. Io. 1a cobus Mq&a suo iuramento.

155

D ix it io non h6 datto onto ad alcuno della mia pnH


fewone, ne ad altri fuori che al Commissario.

E t fu it reconsignatus etc. Die a 5. Iulijfu it D. Ioanhes de P adilia detwtus, et ductus ad Castrum Pomati. Die 26. Iulij Custos carcerum retulit sicuti Io. Sn> phawus B aruellus se sponte constituerat in carceribtis usque sub die 1. dicti mensis Iu lij, Dicens insuper (0 , si troyono anche piegkitfi Gaspare
figliolo di Gerolamo Foresaro, Pietro^ Gerolamo Berto ne, et detto Gerolamo Migliayacca, ciofe Gaspare dalli a 5. Giugno prossimo passato in quk, Pietro Gerolamo Bertone, et Gerolamo Migliavacca dalli 27. Giugno in qui, et perche intendo , che sono pregioni per li otfH, supplico siano sbrigati per spacchiar le pregionL Fuitq; sub tadem die detentus Io. B aptista Vazitis dictus 1 inspiritato , et omnes fuere examinati, ut in

fra suo loco dicetur.


DIE 29. ItJLU i 63o.

Iterum examinatus prcef. Io. Iacobus Mora


ram ento

suo

iu

Dicit, conosco delli Giussani Mercanti da seta, et an che uno de Giussani, qual era officiale di Provisione, quale h morto prima cb io yenessi pregione, et hk uno
(1) II s 5. Luglio fu arrqptato don Gio. Padiglia, e con* dotto al castello <|i Pomafo. Ai 16. il custode delle carceri riferi che Gio. Stefano Baruello si era gpontaneamente costituito prigione fino dal i. del detto m eie; aggiungendo

fratello, che orbo chiamato Agostino , qual orbo veniva spcsso a farsi far la barba alia mia bottegha, mk de onti non ho mai discorso con l u i , anzi si disgusto con me, perche non volsi ventosare suo fratello; d haver poi discorso con lui de verieni non me ne raccordo.

Et f u it reconsignatus ctc.
DIE ULTIMO 1ULIJ.

Exam inatus Io. B a p t i s t a B a z i u s dictus / ' inspiriLato quon. Iosephi, a t supra dctcntus suo iuramento Inquit, non so la causa della mia pregionia, son sarto,
ct soldato della guardia, c vivo di quello.

A d alias ait, Gerolamo Foresaro e un forfante , el


pero noil tcngo sna ainicitia, et b lmomo di mala vitta, et lia uno figliuolo grande, ma non so il suo n o m e , et conosco Matteo , et Bernardo fratelli Sassi habitanti in Cittadella , perche li ho serviti del mio essercilio; co n o sco anclie Gio. Steffano Baruello, perche l lio servito del mio cssercitio, ct ho anche mangiato, et bevuto con lui, pero non sono mai andato & volta con lu i, et e dallestate passata in cjua, clie non ho mangiato con lui con occasio/ie che presi certe quaglie, ct conosco anche il Bertone cognato di detto Baruello et so, che sono piegioni tutti doi, et per certa dorrnia per quanto ho inteso dal proprio Baruello, la qual dorrnia lui diceva , clie la toieva per il mai franeese, ma io Iho per una scusa , et mi d ic e v a , che n haveva datto ad una put tana.

Interrogate), come cosi l lia per una scusa. Respondit. che so io Signore: ho sempre sentito dire
cbe la dorrnia e cosa mala, anzi dico, che detto Baruello pratticava tutto il giorno con detto Fo resaro , et ti a di loro si laceva un mercato di sverginature, et altre iudi-

1J 7

gnita . et ho scntito ilire, d i e davano alle donne di q u e sta dnrmia , et che poi li andavano adosso, et faccvano

il fatto loro, la qual dormia detto Baruello diceva die


la faceva lui.

Interrog. dicit, Sig. n o, d ie non conosco alcun Gia


cinto Maganza, ma se lo vedessi potria esscrc d i e lo conoscessi.

E t f u it reconsignaUts animo ctc. Die 2 . A u gusti i6 3 o . Sententia Senatus contra Mo~ ram , ct P la t cam, et f u i t carecuta.
lG3o.
DIE U L TP IO Il 'L lJ CORAM D. PR/ES IDE SANITATIS.

Jo. B a p h s t a Bazjus quon. Ioscphi P . S. Laurentij mainris appellatus /'inspiritato detcntus, suo iuramento D icit, vivo del mio mestiero, che e di far il sarto, ct di far il soldato della porta di CortCj ma perche io sij pregione non lo so.

A d alias ait, non tcngo compagnia con alcuno, salvo


u n o , d ie li dicono il Caimo, col quale vado ad ucellar e, nfe ho altro compagno di fcrmczza.

Interrog. dicit, questanno non sono statto a mangiare


ad alcuna liostaria se non col Sig. Gio. Ambrosio Migliavacca , et con altri.

s l d alias ait, all liostaria delli sei ladri non vi sono


mai stato questanno.

Interrogate, se conosce alcuno detto il Foresaro. llsspondit, oil Signore, caput convivendo, h uno vigliacco,, non tengo sua amicitia, io 1 aborro piu ch il Diavolo l acqua santa, ct u huom o di mala vitta, ne ho mai havuto sua prattica se non di buoudi, ct buon anno,

158

cl si chiama Gerolamo, ct liu uno figliolo g r a n d e , ma non so come habbi nome.

Interrog. dicit, non sono mai stato i casa sua sc non


sei, 6 settc anni sono per far molare un forbice.

Interrogato, clii conosce lui per amicitia stretta in


Porta Ticincse, massiinc in Cittadella.

Respondit, li Sassi con quali arulavo fuori quest an


no, et sono doi fratelli uno chiamato Matteo, et 1' altro Bernardo, ne ho altri d amicitia stretta, solo di b o m li, et buon anno.

y id alias ait, Sig. si, cbe conosco uno delli Baruelli,


et con lui ho mangiato, ct bevuto, pero non s o n o mai andato a volta con lui, ct non ho amicitia stretta con lu i, ct non ho mangiato con Ini dall* estate prossima passata in qua, con occasione che presi certe quaglie , ct doppo clic sono pregione ho mangiato ancora con lui.

/ i d alias ait, Sig. si, che conosco il Bertone cognate


di detto Baruello, ct mi stato detto , che prigione , et per quanto ho sentito dire da detto Baruello sono pie gioni 1 uno, ct l altro per non so che dormia, che lui prendcva per quanto diceva per il mai franeese, et mi hi detto esso Baruello, che n ha datto ad uua puttana in Porta Cincsc.

Interrog. dicit, ho sempre sentito dire , che la dormia 5 cosa mala.

Interrogato, se esso ha donque il Baruello per huomo, chc tcncsse cosa mala.

Respondit, anzi dico a V. S. clie pratticava tutto il


giorno col Foresaro, et si faceva fra di loro un mercato, et se ne gloriavano, che era una cosa iucm lihilc di sverginature, et altre indignita, le quali io aborrivo , et mi

l5 q

raccordo d haver sentito dire, clic davano alle donne di questa dormia, ct pni li aridavano adosso.

A tl alias ail*
detta d orm ia .

il B a r u e l l o m i d i c e v a , cl ie la faceva l u i

N e g a t noscere Iacintum Magantiam. D ie i i . A u g u s tifu it coram D. A u ditore c.raminatus H i eronymus M iliavacca F o r es a iu u s quondam lo. P etri, ut supra detent us qui suo iuramento Jnquit, io non so la c a u sa della mi a d e t e n t io n e , e t
p r a tt ic a v o c o n poca g e n t e , p e i c l i e n o n li a v e v o ne fev e n i v a alia r a i o l o , ne c a p e l lo , e l p a r t i c o l a i m e n t e l m t t e g l i a G i o . S te lf an o B a r u e ll o

mia

c o l q u a le feci

amicitia

p e r via d un m i o n ip o t e c l ii a m a lo l ietro Mi g lia va c c a, del re st o no n li a v e v o sua a m ic it ia , e t q u e s t am ic it ia con^inc i o s i n o al t e m p o c li e 1 a s s e d i o era .sotto Cas ale 1 altra v ol t a.

A d alias ait,

d et t o B a r u e l l o n on fa a l c u n o es se rci ti o,

et l i o i n t e s o , d i c e p r e g i o n e , mh n o n lu'j in t e s o la causa, et h ab it a d i casa in una ca sa, c l ie n s p o n d c v e r s o la v c d r a , percl ie l lio vi s to piu v o l t e cn tr ar , et u s c i i e di la.

Interrog. tlicit.

e so l it o

praticar c o n

d e tt o B a r u e ll o in

P i e t i o G e r o l a m o B e r t o n e s u o c o g n a t o , q u a le st av a casa mia a m en a r la inol a.

Interrog. dicit^

in casa di det to B e r t o n e vi s o n o stato

una v o l t a . o d u e in g i o r n o di (esta co n o c c a s i o n e c l i an dai a v e d e r l o p e r c h e era amalato, ct g i o c a s s i m o al ce n to , il c l i e passata. fu i n t o m o alia testa di ll c s s u r r e t i o n c prossima

A d alias ait,

d e t t o B a r u e ll o v e n i v a s p e ss o a casa mia p c r c l ie e ro m a i co n -

a p i g l i a r m i p e r m e n a r m i v ia , m a

i6o

ditlonato de vcstiti non v i a n d a v o ; andavo solamente qualche volta con lui k bevere all boslaria delli sei ladri per esser vicina, e vi sono stato pill de dodcci volte, et due, b tie v o ile b stato k vedermi alia mia botteoha , o di Porta Cinese per compagnarmi k casa.

Dettoli, che occasione haveva detto


quelle cose con lui constituto.

Baruello di far

Respondit, V . S. glielo dimanda , m o x d ix it, vi veniva con occasione che pratticava alia Piazza del Castello, com e io hu v i s t o , mk che praltica solesse non lo s o , chiama il Pilosello. ten e r e , io I bu ben visto a gioccare con u n o , che si

Rcdargutus dicit, io non so t h e altra prattica solesse


tenere.

Interrog. dicit, e venuto il Baruello trJ, o quattro


volte alia mia bottegha in Porta Cinese e con lu i vi vcm'va detto Bertone., e con quell occasione detto Ber tone sintrodusse in casa mia a lavorare.

A d alias a it, il Baruello b slato parecchie volte in


casa mia, et non saprei dir adesso, che fosse cento, ne cinquanta.

Rcdargutus dicit, m intendo d i i c , che .slelle a casa


mia due volte con mio ncpote , mk dall hora io qua vi

b stato parecchie volte. Interrogato, da che tempo il Bertone comincid lavorare in casa di lui constituto.

Respondit, fu u n anno al Natale prossimo passato. D ettoli, che sc li e detto coil che occasione il Ber
tone s inlrodusse ii lavorare in casa di lui constituto , ct lui h i risposto, che fu con occasione che andava inanti , ct in dictro col B aruello, et con questo si vedono le sue

I t ic

contrai ieta, poiche gik haveva detto , ct clic lui constituto

cli il

BarueUo.cra

stato in casa sua solamente clue volte con suo nepote, solamente doe volte k casa dicendo

di

detto Baruello k gioccar al c e n t o ; et

lui

con

stituto doppo, d ie vi h stato a centanara di volte, uctoi put) negate di non liaver fatto contraiieta, et peio libcramente , perche faccia queste contrariety , hora in un m o d o , hora in un' altro.

dt&

dicendo

Respondit, la verita stk come ho gia detto. A d (dins inquit, Sig. si , clic lio mangiato cou detto
Baruello in casa inia parecchie volte questo ISatale e Carnevale prossimi passati, alle volte s o l o , et all<j volte \ i e venuto con delli soldati.

Interrog.. cjuante volte vi e venuto con delli soldati. Respondit, died, 6 dodeci volte & questo Carnevale,
dico k questo Carnevale prossiino passato un anno.

A d alias a it, detli soldati io non li conosco,


hora trfc.

111k

se

li vcdcssi li conoscerei. et erano hora uno. hora d o i ,

Dettoli, d i e non c verisimilo, che non sappi li nomi


de detti S old a ti, volte come dice. havendo mangiato in casa sua tante

Respondit, io non ho mai conosciuto n e ss u n o , m o x d i x it , conobbi una volta 1Alfier Angera. D ettoli, che non e vcrisimilc, che non habbi cono
sciuto anclic g l altri.

Respondit, m i Signore, molte volte venevano a inangiare in casa mia cbe non lo sapevo, et andavano in cucina k vedere, d ie cosa havevo a fuoco., ct me lo mangiarano, ct tal volta cntrando per un uschio di dietro , clic io non Io sape\ o.
1I

19a

MettoB, die per questa ngione, cbe' dice si ft piu gagliardamente inverisimile, oltra di che mostra, che wetti Soldati, et Baruello' havessero grande patroaanxa in casa di lui constituto, perilchfc di nuovo se li dice, debba dire li nomi loro, et anche la causa di tanta fdfonanza in casa di lui constituto. * Respondit, hora li veniva 1uno, hora li veniva laltro. Interrogato, se hk mai mangiato col detto Baruello fuori di casa sua, et (uori dellhostaria ddli sei ladri. Respondit, non me ne raccordo. Dettoti, che se ne raccordi, e dica la veritL Respondit, nbn mi raccordo, mi rimetto al Baruello^ t k suo cognato. Interrogato, se lui era solito caminar di notte con detto Baruello. Respondit, Sig. n&. Redargutus dicit, Sig. n5, che non sono stato solito andar di notte con lui; mox dixit, mi sono trovato tri, o quattro volte di notte con lui, sino ad unhora, etad un hora et mezza in circa, et poi andavo i casa, et que sto secondo che si trovavamo cos\ a caso, et andavamo k bcvere; dicens non andavo k volta se non al tardi, perche non havevo feraiolo, et di dette tri, o quattro volte, mi raccordo, che una volta stctti k bevere all'hostaria del Paiazza, che stetti anche lk k mangiare , et k dormire. Interrog. dicit, Sig. si, che so, che dietro alia detta hostaria del Paiazza i solito starvi dd rudo, mk io non ho mai rugato in detto ruto, che poi il Baruello vhabbi rugato lui io non lo so, et li puo haver rugato dentro, ch io non lo so.

163

Dettoli, slie dica la veritk perche did processo appare, cbe lui coostituto, et detto Baruello hanno rugato if) detto rudo. Respondit, io non li ho rugato, li pu6 haver rugato il Baruello, ch'io non lo so. A d alias ait, lo non conosco Giacintqfifaganza detto il Romano. Redargutus dicitt pu 5 conoscere lui me, che io non lo conosco lui. Ad alias ait, Signor si, che conosco Gio. Giacomo Mora Barbiere, et Io viddi i far pregione poco prima di me, ne dall'hora in qui h i mai saputo altra nova di lui, et si diceva, che era stato fatto pregione per haver folio quelia compositione dell' onto, che si dava alle porte, et per le mure di Milano per il male contagioso, il che lo diceva tutto il popolo, ma io non h i mai havuto sua prattica, and si trovark, ch io una volta li diedi una goerela, mk non si> chi sij il Notaro, mi raccordo bene, che fu il Sig. Setarra, che mi mando k casa il Notaro. E t fuit reconsignatus animo etc. i 63o. Fuit per Illustriss. Ficepresidem Senatus Excellentiss. ordinatum, esse dictum Hieronymum Miliavaccam tortures subijciendum super contrarietatibusj, et inverisimilitudinibus, adhibila etiam ligatura canabis etc. (').
fill I a; AUGUST!. Iterum examinatus dictus Hieronymus Miuavacca coram Egr. D. Auditore, et suo iuramento
(i) F u dall illust. vicepresidente del Senato eccellentistimo ordinato che detto Girolamo Migliavacca *i ottopone*e alia tortura per le conlrarietk e inverosimigliante, adoprata la

i6 4

D ixit, dir6 per sparmire li tormenti tutto quello posso dire. Dettoli, che donque lo dica. Respondit, Gio. Steffano BarUello fece un' acqua, che diceva esser dormia per far dormire la gente, $ io li dissi, che me ne dovesse donar un poco, come me ne diede un poco in una cosa quadra di vetro turchino, la qual cosa ft trovata presso mia moglie, quando A fatta pregione, la qual acqua la fece sino nella Quadragesima prossima passata , et &me la diede sotto le feste di Pasqua di Resurretione prossima passata, et me la diede sopra il ponte di Porta Ticinese, Dicens un giorno & festa doppo il disnare, mentre si ti'ovassimo al ponte II, Porta Ticinese io, detto Baruello, et Pietro Gerolu|M Bertone, li dimandai detta acqua, et lui mandc) subtly detto Bertotke & casa sua k tuor detto vasetto, et me I diede, et io la portai k casa mia, et era giusto tant* qua, che poteva stare in un gusso di noce. Interrogato, k che effctto procuro detta acqua. Respondit, diro k V. S. io liavevo due postheme nellorrcchie, che non potevo dormire, et per questo procurai delta acqua, et perche lui rifiutava di darmela per tal efietto, li dissi, che mi facesse appiacere di darmela, dicendoli, che volevo far dormire una giovine per negoliarla camalmente come me la diede, mk con efletto non me ne sono servito in cosa alcuna, et tal quale me la diede 1 ho sempre governata, et &quella, che mia mo glie voleva nascondere. Dettoli, che dica liberamente la famigliariti che pas* sava, trk lui, et il Baruello, et chi erano quclli soldati, che andavano con detto Baruello k casa sua k mangiare

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nel modo, cbe raceonto hieri, percbe non i da credere, che gente da lui non conosciuta volesse entrare in casa sua &mangiare nel modo, che hk raccontato, che altrimente sopra questa inverisimilitudine, et sopra le altre ancora, et sopra le contrarietk, che hi fatto, si metterk alia tortura grave. Respondit, dico k V. S. die non s6 , che si siano , perche era.il Baruello, cbe me li menava. Tunc eoprius abraso, et vestiSus curiae induto, fu it ductwn ad locum tormentorum, et ibi reiterato iuramenta veriUUis dicendec,fu it denuo Interrogator A risolversi di dir la verrtk percbe habbi Jfktto le contrariety, et inverisimilitudi, che fece hieri nd *uo essame, massime mostrando di non sapere chi siano Quelli soldati, die mangiavano in casa sua, et anche dica se hebbe dal Baruello quell acqua per altro efTetto, clie per quello ha raccontato, che altrimenti slnza pregiuditio deHe ragieni al Fisco acquistate, si metterk alia corda. Respondit, io non so pifi di quello, che ho detto. Et sic sine prceiuditio ut supra, et ad effectum tam tam ut supra, fu it tortures canabi subiectus , et dum stringeretur, acclamavit, quellacqua non 1 ho havuta per altro efTetto, ct qudli soldati, se li vedessi li cono scerei. Et dum fortius stringeretur, acclamavit V. S. mi facci lasciar stare, clie dirfc la vecitk, et sic iussum Juit desisti, mox fu it ,. Interrogato, k dir questa veritk Respondit, li Soldati, uno era lAlficr Aogera, un al tro era il Sasso, che ft 1 Ogliaro in Cittadclla, unaltro

i6 6

e mo certo grande, cbe vk dietro al figliolo del Sig Se nators Visconte, un' altro i figliolo d'iino procurators die sta nella contrada di S. Simone, mi non so come liabbi nome, so bene, che k della compagnia dd Sig. Marchese Litta. Dettoli, che se ndn dice liberamente la veriti si fari di nuovo stringere. Respondit, se dico la veritk: V. S. mi vole tornare i far tormentare. Dettoli, che non guardi a questo, mi dica la veriti, che per rispetto de tormenti se li usari queUa cortesia, che sari di giustitia. Respondit, l'onlo 1*hk fabricate il Baruello, mk io non s6 niente. Interrogate, die onto i questo, che hi fabricate il Baruello. Respondit, se n*hk datto ad altri, io non lo s5. Dettoli, che rispondi iproposito, edica, che onto era questo, che fabrica il Baruello come dice. Respondit, il Baruello mi hk detto, che h di quello, che si onge per la Citti per far morire la gente, et me lo disse in casa sua propria un mese prima, ch io fossi pregione. Interrogate, chi ft presente i quanto li disse il Ba ruello. R&spondk, niuno salvo lui, et io, et Pietro Gerolamo suo cognate, mox dixit, prometto i Dio di dir la veriti dogni cosa se V. S. mi fa levar questo canepo. Dettoli, che guardi bene i non mancare poi di quello, che hk promesso, che altrimente se li fari di nuovo mettere, et tormentare piu di quello si i fatto.

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Respondit, torno & promettere, die la diro, et non mancaro. E t sic levato canabo D ixit, la veriti i come diro, cioi Gio. Stcfiano Baruello venue nella mia bottegha di Porta Ticinese con detto Pietro Gerolamo suo cognato, qual Pietro Gero lamo haveva una pignatta non troppo grande, et era vi cino 1 sera, et il Baruello mi dimando, se havevo del fuoco in casa, et io li dissi de si, et lui.subjto ando al fuoco, et mise detta pignatta sopra il carbone, et fr mise dentro certe composjtioni, che baveva portato lui In certi palperi, che io non so poi, cbe Qosa fossero, et li fece cuocere forsi un quarto dhora, et poi levatolidal fuoco, vodi quelia robba in duoi arapolini come quelia che haveva dentro 1 acqua, che mi diede, come ho detto, uno de quali cosi pieno lo diede poi & me, et l'altro lo tenne per lui, et quello, che k restate i me Si & rotto. Dettoli, che sin qui di a credere di non dire la veriti. Respondit, mi disse, che con quelTonto, che mi diede in quellampolino dovessi ongere la mia bottegha per fa re , die moressero la gente, et cosi l'ongei di fuori, et di dentro, perche venivano inanti, et indietro le donne per far molar le forbid. A d aliam dicit, ho anche onto intorno i P. Ticine se, i P. C. et per tutto Milano. Dettoli, che dica in che parte precis* Jhi opto. Respondit, ho onto le botteghe, et muri .vicino i casa mia sopra il corso, et anche ho onto le botteghe intorno alia mia, li in P. C. et in particolare ho onto la bottegha dell intagliatore, et del molatore miei vicini alia mia botegha in P. T. et ho onto anco la mia casa

i68

in P. C. per 1 eftetto sodetto, n& ia particolare mi rac cordo daltro. Interrogato come faceva i ongere. Respondit, li spruzzavo la robba a dosso con 1' ampolino, tiofe lo spruzzavo sopra le botteghe, et muti con il proprio ampolino. A d alias ait, hi) havuto onto dal detto Baruello an che altre volte., riofe due., 6 tre altre voltej ma non s6 dove det& Baruello fabricasse detto onto. Interrogato da che tempo hi havuto altre volte onto dal detto Baruello. Responditj come sarebbe da quindeci giorni, & tri settimane dopS haver havuto il primo. Interrog. che cosa faceva detto Baruello dell' onto, die restava i lui. Respondit, credo che ongesse, 6 che Io dasse via, Dicens credo che ongesse, perche se ne teneva per lui, et credo, che ne dasse ad uno., che stk per contro & S. Eustorgio malossero da vacche, quale non sb come habbi nome., mox dixit, k giovine grosso, et credo a chiami il Vacazza. Ad alias dicit, Dio mi h& fatto raccordare adesso figliuolo di quello procuratore, che stii nella contradadi 4n Simone, et si chiama lUgatio., et questo hi havuto dell onto dal detto Barudlo, et ne hk dato ancora i quell' ogliaro/ol)6 sti in Cittadella., et costui 1 hi> visto dietro allAlfiere Angera quando veniva qualche volta i casa mia, ne hk dato ancora & Tognino datiaro in 1?. T. et ad uno Bottegharo chiamato il Lizore., die sta per con tro k detto Oliaro, et ad un certo Nasinoj che fi il Bar biere , et ad un Rosso t che fi il Pescore al Carobio, et

i6 g

credo ancora, che ne habbi datto ad un certo Battore da oro, che stk in Cittadella, et credo che ancora ne habbi datto ad altri. Dicens credo, che Pietro Gerolamo Ber tone ongesse ancora lui. Interrog. dicit, sb die detto Baruello hk datto onto alii Sodetti, perche il proprio Baruello me lJhl detto, ed anche me 1' hanno detto glaltri, da me sopra nominati, ciofc m' hanno cOnfessato d havervi havuto dal detto Baruello di detto onto, et io ancora h6 visto k darglielo , Dicens, ed io ancora di commissione di detto Baruello ne h6 datto k quel giovinazzo, che viddi dietro allAlfier Angera. Dicens etiam, adesso, che mi raccordo, il Baruello venae un Sabbato k casa mia in P. T. sendo con lui il Vacazza,et Pietro et Gerolamo suo cognato, et mi disse. detto Baruello. se volevo andar m P. C. (0 et io li disse de si, ma che volevo prima disnare, et esso mi disse, vien con noi, che disnaremo insieme, come in effetto andai, e mi menorono all hostaiia della Stella, che eserciva quel-Rosso pescore, cbe hi> n^ninato, et ivi disnassimo, et per segno il Bafuello fece accomodare certo rane con polvere de garoffoli, et sptindessimo trenta soldi per uno, et ivi standa detto Baruello, disse k detto Pie tro Gerolamo suo cognato, che dasse del detto onto a^ una donna, che era venuta!ivi, qual donoaio non so, come habbi nome, ma detto Rosso io saprfe dire,come in effetto subito alia nostra presenza, ed anche di detto Rosso, et d un altro giovine, che li dicono il Bracino,
(i) Sinteoda sempre Porta Ticinese, Porta Comasina, P o rta Romaua, ecc., come si cbiamano i quartieri di Milano.

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che stk in dettr hoslaria,li ne diede in uno hjcbiero tnO to , che era come un deto per travei^o, ; Dicens, non glie lo diedero , pe^she oflgSug , ma k mischio del vino, et glielo fecero bevere per vedere Tef* fettOj che voleva fare, perche del primo, che detto Baruello fabricft in casa mia, die cosa poi. segniase di detta donna, io non lo s6, perche ne hanche non ne h& mai dimandato conto. A d alias dicit, il detto Baruello mi disse ana volta, che questo negotio de gli onti proveniva da uno Spa gnuolo delli buoni, di quelli y chestanno k Milano, mox dixit, mi disse che il Spagnuolo era Don Giovanni G *> pitano de cavalli, figliuolo del Castellano di Milano. Interrog. in che luogo detto Baruello li disse, die questo negotio proveniva dal figliuolo dd Castellano di Milano. Respondit, me l'hk detto trk, 6 quattro volte, una volta in casa mia, et le altre volte me 1 hk detto per stia da, et questo sark stato un mese, et mezzo, prima cbe venessi pregione, che me lo disse Ik in casa mia in P. T. presso sera, et anco me l'ha detto in P. C. nella mia bot tegha, et sempre da lui et m& Interrog. con che occasione detto Barudlo li raccontb Questo. Resp. venne k dire, che il detto figliuolo dd Castella no era suo atqico, et che havrebbe fatto ascendere detto Baruello k qualche grande offitio. Interrogate se lui constituito ha mai visto detto Ba ruello insieme col figliuolo del Castellano. Respondftj questo non lo posso dire. Interrogate k che effetto detto figliuolo del Gastdla* no faceva fare detto onto.

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Respondit, io non lo sb, nb il Baruello mi hk trat tato di questo. Interrogato sesa clie detto Baruello habbi havuto da detto figliuolo del Castellano o da altri, premio, o danari per far detti onti, et per farli dispensare. Respondit, Signor s5, die detto Baruello per quest* ef fete) hi havuto delli danari assai, et li andava k tuOr da un banchiere. Interrog. che dica, chi h questo Banchiere** Resp. V. S. mi lascia pensare, et postquam cogitasset dixit, il Baruello me lo disse, ma non ne posso trar k memoria, et ne manco sb dove stij, perche non li sono mai stato. Interrog. dicit, sb che il Baruello hk havuto danari, perche piii volte mi hk mostrato delli danari, dnquanta ducatoni alia volta trk oro, et argento, et mi diceva, Vedi qnk, bb havuto questi danari per lonto, et me n'hk dato anche a me piii volte, et la prima volta, che fu una sira, mi diede uno ducatone nell' hostaria del Paiazza, alia presenza di quello Tognino datiaro, che per segno quella sera detto Tognino, et detto Baruello, et un* altro da fiaori, che non so chi si sij, cenorono tutti in detta ho staria. A d aliam cat, la seconda volta detto Baruello mi die de quattro ducatoni nella mia bottega di P. T. sendo solamente lui, et io; la terza volta hebbi dal detto Baruello doi zechini lk in casa mia in P. C. ne vi era alcuno pre* sente, et ddle altre volte mi hk dato delle bagatelle, ciok pochi danari. Interrogatus dicitt io non ho mai visto, ch$ dett6 Ba ruello habbi datto danari ad altri; ben vero, che Ini mi diceva, che ne dava k tutti.

iy* Interrogato se sk in quali luoghi detti da lui sopranominati hkbbino onto. Respondit, loro mi dissero, che andavano 1 ongere, ma non dicevano in qual luogo particolare ongessero. Interrogato se sk, che per looto, che hk dispensato, sij morta alcuna persona. Respondit, questo io non lo posso sapere, sb bene che io ho onto. Ad alias dicit, io vado pensando chi sij quel giovi ne, che h i visto dietro all Angera, al quale io una volta diedi per tfdine dd Baruellodi dettd onto, e glie lo diedi al ponte di P. T. dietro allacqita, alia presenza dd pro* prio Baruello, et dd detto Pietro Gerolamo, et era ia uno di quelli vasetti quadri, che ho detto. Ad aliam ait, io non h> mai tolto preservativo, ni sb, che glaltri labbino tolto, solamente il Baniello quan do mi dava di quelli onti, diceva, Non habbi fastidio ddh tua persona sopra la parola mia, oltra di che io non h6 mai voluto toccare di quell onto con le mani, solamente col proprio vasetto spruzzavo le botteghe, porte, et mura, come ho detto. Ad aliam dicit, conosco Gio. Battista Bazzo , deU6 1inspiritato, etera gran famigliare del J3aruello, perchfe lo vedevo andar sp6*so con lui ia Milano, et fuori, ma chc ongesse io non lo sb. Ad aliam-ait, non hauer mai trattato de detti onti con detto Mora, perche tra lui, et me non vi era di buono. Conosco ancora Guglielmo Piazza, ma ti&con lui, n & con il barbiere hb mai trattato di questi onti. Dettoli, che avverti bene k dir la verita, pcrche consta, che hk ricevuto da loro onto, et danari.

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Respondit, Signor no, cbe non b vero, ma se mi date Ji tormenti, perche io neghi questa particolaritk, sari forzato a dire* che k vero, benche non sij, et se fosse vero, come & vero il resto, che h& confessato, lo direi, et sarei in obligatione di dirlo. Dettoli, che non si vole altro , che la veriti. Resp. Jlendo, non ho havuto da loro cosa alcunj|Interrog. dicbi con quali ingredienti fece 1 onto 0 Baruello. Respondit, circa..le 23 bore, et mezza venne k casa mia in P. T. detto Baruello, et perci5 Gerolamo suo co gnato con li suoi feraioli, et disse a me detto Baruello se havevo in casa del fdoco, et io dissi de s i, et lui soggiungendo disse, se era fuoco di carbone, et io dissi de s i, et allhora detto Baruello con detto suo cognato entrorono dentro nella cucina, posta di dietro alia mia bottegha, dove vi era il fuoco, et io li andai dietro, et viddi che detto Baruello lev6 di sotto al feraiolo di detto suo cognato una pignatta nuova, uaatnola di vetro con dentro certa robba, che pareva oglio, uno mantino con dentro della robba, che io non sapevo, che robba fosse, ma il Baruello mi disse per simili parole; io sonO diventato un zarlattaao, questo maatino k pieno de zatti('), et bisse, et cosi viddi, che butt5 ogni cosa nella detta pugnatta, nella quale vi mise ancora certe polveri, che i* non si che polveri siano, per6 la cosa delli zatti et bisse io n*n li viddi, et cosi tornai subito nella mia bottegba, restando in cucina detti Baruello, et suo cognato, dicens non h cucina, ma i un camarino, dove vi e uaa
(i) Ciarlatano, rospi, bisce.

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padella di fuoco di earbone, et come dico restorno k far cuocere la robba, cbe era in detta pugnatta, la quale lhavevano stuffata benissimo, che non poteva in alcuna parte fiadare, et frk un quarto d hora in circa, detto Baruello tomb 4a me, et mi dimandb se sentivo quellodore cosi acuto, et io li dissi de si, et lui mi disse, Stoppa il naso, .tien dentro con me, come andai, et viddi quelia pignatta ben stuffata con panni d intorno al coperto, che doveva bollire, et cio visto, me ne passai in corte ad orinare, et poi per altra parte tornai in bottegha, et da ivi viddi che detto Baruello, et suo cognato levorono la pignatta dal fuoco, et viddi, che si misero k colare con un panno la robba, che avevano cavato da detta pugnatta, et che l'andavano mettendo in quattro canevette di vetro quaere, che havevano, ma io perche lodore, che era tanto acuto, bisogno che me ne uscissi in piazza, et cosi vicino a sera detti Baruello, et suo cognato andarono i casa di detto Baruello, et portorono con loro le dette quattro canevette, lasciando ivi in casa mia la pignatta, nella quale io doppo li feci dentro un mio bisogno, poi la buttai via, e la ruppi. A d alias dicit, Signor si, che il giorno &dietro, die detto Baruello mi hebbe datto quelia dbrmia, mi diede ancora un vasetto di quelia robba, che fece in detta pi gnatta, et mi disse, che dovessi andar k ungere le botte ghe, et porte per far morir la gente, dicendomi, che havrei fatto piacere i persona tale, che mhavrobbe remu nerate, et cosi io onsi nel modo , che ho gi& detto, n& n%i b6 havuto altro, che li danari, che ho detto, ni mai hi fatto altro delitto, n&ho mai fatto piu di quello, che ho confessato.

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Et tortura servatis servandis purgavit infamiam etc. omniaque per eum fossa ratificavitj et protestatolifuit se neminem indebite gravasse. Dixitque, quello che h confessato adesso, non F ho
confessato buon bora, perche mi credevo Tesser stato assassinato da testimoni), del resto non h mai fatto altro. E t sic fu it depositus > dissolutus , et reconsigna*

tus etc. Die vero 13. Augusti., suo iuramento , et servatis servandis extra torturarti ratifcavit omnia, protestarli se non habere aliquid addendi, nec diminuendi. Interrogai. se si posto a memoria il nome di quel
banchiere, che sborsava il danaro.

Respondit,t ostquam aliquantulum] cogitasse!, credo p che detto Baruello lo nominasse per il Turcone, ma che si sij questo Turcone non lo s, perche -non mi raccordo mai d tiaverlo visto, et h pi memoria, che nomi nasse il Turcone, che altri A d alias ait, io non s dove sij la terra di Magnago, ne mi raccordo di conoscere alcuno della parentella d Cagioni, ne mai h dato onto ad altra persona che quelli h.detto, et se cos non , prego Dio, e tutta la Corte Celestiale , <$e siano contro 1 anima mia. Et iterum ad omnem bonum finem, servatis servan dis, tortura purgavit infamiam, et omnia per eumfossa ratificavitj puptestans se neminem indebite gravasse etc. nec alia delieta comisisse. Et successive, presente causidico Francisco Bara- tetto, protestatus fuit habere quosque testes pr repetitis, et confrontatis, salvo iure se defendendi informa.

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Ideoque fu it ei publicatus processus cum termino dierum trium ad suas faciendum defensiones etc. cum oblatione copice processus etc. Tandem die 1 9 - Augusti fu it per D. Auditorem Gasparem Aliferum definitive relata causa dicti Hi* ronpni MiUavacca in ExceUentissimo Senatu. Qui censuit dictum Hierokfrihum Miliavaccam, denuntiata morte, torquendum esse super ali/s et compUcibus, mox plectendum esse eadem pcena, qua plexi fuere Io. Jacobus Mora , et Suiielmus Platea, amdemque habendum pro repetito* et confrontato, quo ad ahos etc. Et sic eadem die, et coram D. Auditore iterum cojutitutus Hieronymus MiUavacca, et ei prius it Jato iuramento veritatis dicendce prout iuravit etc. eique denuntiata morte adformam ut supra, fu it < )
(1) E di nuovo', a 4 ogni boon fine, colla tortura purgb lln* famia e ratified tutte le cose dette; protestando non aver gra vato nessuno indebitamente, n i altri delitti comtnessi. . Indi presente il causidico Plrancesco Baradello, protests Ter ciascuno dei testimonii per ripetuti e confrontati, salvo il diritto di difendersi in forma. Percib gli fu pubblicato il proqesso col termine di 3. giorni per far le sue difese, ofTertagli copia del processo. Finalmente il 19. Agosto fu da)t**audllore Gaspare Alfieri definitivamente riferita la causa di detto Girolamo Migliaracca nell' eccellentissimo Senato. 1 quale opinb che il detto Girolamo Migli^yacca, denun* 1 ziatagli la morte, dovesse essere torturato sopra le altre c o m e sui cotnplicij indi uccider colla pena stessa di Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, e doverlo tenere per ripetuto e confrontato. E cos'i il giorno stesso, in presenza del Sig. Auditore, co-

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Interrogator & dire se hk fatto altro, e se nel comettere quello h& confessato, hk havuto altri complici. Respondit, non h6 fatto altro. D ettoli, che averti bene k dir la veritk. Respondit, hd detta la veritk, e mi sono tratio k me moria , che al sicuro il Turcone Banchiere, era quello, che pagava li danari al Baruello, e massicuro molto bene, perche il Baruello me lo disse et non hd altro da dire. A d aliam dicit, mi sono tratto k memoria, come quel Battistino Barbirolo, et uno delli Brusa hanno havuto dal Baruello dell onto, e 1 hanno adoperato; come poi si liabbi nome quel Brusa io non Io sd, mk h figliolbdi quel mercante da panno, che stk al Carobio, D icens h& habbino onto del sicuro io non lo so , ma sd bene, che lo riceverono dal Baruello perche viddi, e glielo diede al Carobbio vicino alia bottegha di quel Selaro, che era vicino k sira , e questo fb . de quindeci giorni avanti cliio fossi tolto pregione, e bisogna che gik trk di loro si fossero concertati, perche quando si trovorno vicino al Selaro come hd detto, senza dir altro si scostorono -un poco da me, et viddi che detto Baruello si levo dalle calce una di quelU canevette con dentro dellonto, e lo consigno in maho al detto B rusa, e doppo haver parlato un poco trk di loro, il Baruello .venne con me, et glaltri andorono per li fatti loro, e doppo il proprio Baruello mi disse, che li ne haveva dato; che lo dispensassero poi, io nonlo so. Mi raccordo ancora che datrd
tituito Girolamo Migliavacca, e deferitogli giuramento di dir la Terita, e denunziatagli la morte come sopra, fu interrogato, ec.

178 settimane ia circa, prima cliio venessi pregione, mentre mi trovassi sopra la porta della casa, ove tengo botte gha ia P. C., venae uao spagnuolo soldato del Castello, et seado raeco Gio. Stefiano Baruello, disse esso Spagnuq/o, mostrando una di quelle canevette di vetro con dentro dell* onto, h6 qid il balsamo, questa. sirs Voglio imbalsamare, et il Baruelkf si mise k ridere ,r poi voltatosi it me detto Baruello, disse, Vedi minchione, die havevi tanta paura ? nfc potevano esser piu de vintitri hore, et io poi andai nella mia bottegha, e questo sol* dato io (redo, che si cbiami Diego soldato d d Gastello, t h giovine cor barba pongente, grande , esperto (), et orta uno coletto con stringoni di seta, di color rosso, sia oremesi. DicenSj vi &anche un altro banchiere chiamato Ambrosio Melzo, che paga qudli, che ongiano, m ax d ix it, per amor de Dio V. S. non scriva questo perche non i vero, m i k> dicevo per schivar li tormenti. D ettoli, chaverti bene, h dica solamente la pura verita, perche non si oerca altro, et averti k non aggravar la sua consdenza. Responditt questo dd Mdzq.non h vero, ne ho altro da dire, perche no^ mi raccordo d altro. E t dum J u issetjn ecculeo ellevatus, acclamando di x it, fatemi lasciar g iu , che diro la veriti, li Cinquevie hanno datto danari ancora loro ai Baruello, et iterum acdam avit lasciatemi gib, che diro la verity et sic in piano depositus D ix it, io non so come habbi nome, mk h delli Cin(t) Spert snello.

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quevie, dicens sendo io , et il Baruello in contrada di S. Simone ci scontrassimo in uno, quale, s' accompagno con noi, et andassimo si no & S. Calocero, etpoi dietro al bastione, et ivi viddi, che detto Cinque vie diede forsi dnquanta Oechini al detto Baruello, il qual Baruello mi disse- poi, che questo talq si chiamava il Cinquevie, et Che era uno banchiere, et die li haveva datto quelli dalutri per 1 onto, delli quali danari detto Baruello diede trfc cechini a m e, mk non mi raccordo da che tempo, et questo Cinquevie &un homo grosso con barba nera^ vestito d* ormesino nero, et una ongarina di sopravia, 4 poteva essere detk di quarant anni in circa , ma dove habiti non lo so, perche non 1 ho mai visto altre Vot|e. D icens io'non s6, che cosa trattassero trk di loro, per* che io stavo sempre di dietro da loro, d d resto non ho fatto adLeo. E t iterum in ecculeo elievatus acclam avit, la^ciatemi gift, che dir6 la veriti. E t ita in piano depositus, D ix it, il Baruello hk datto ancora delTonto k quello, che cura li muli del Sig. Marchese Homodeo, quale & un certo giovine, che altre volte stava con Saracco, mk non so come habbi nome, et so die li ne diede, perche mentre si trovasse detto Baraello nella mia bottegha passbdetfo tale, die tiene cura delli muli, et detto Baruello lo chiamo, et alia mia pre senza lk di fuori nanti la mia bottegha, che era passata 1 hora del disnare, li diede uno di quelli quadretti pieno di onto, et li diede credo sei cechini intieri, et li disse, che dovesse andar k ongere, et lui disse, che li sarebbe andato,et perche non dissero altro, m immagino, che gik trk di loro havessero fatto il concerto, et qnesto gio*

180 vine h grande come m e, sbarbato, vestito di panno de mischia, et h piC tosto biaaco di faccia che moretto, et k se Io vedr6 lo conoscero. Mi raccordo ancora, che quando fl Baruello mi diede la prima volta dell onto, me ne diede uno quadretto con Itto cechini, et mi disse, che lo dovessi portare al Trentino da sua parte, come glielo portai, et promise detto Trentino, che havrebbe fatto ogni cosa, il qual Trentilko non sb come habbi nome, mk tiene cavalli da vittura. Interrogate, come sk,che il tutto depends dal figliuolo del Signor Castellano. Bespondit, io lo so, perche il Baruello me Iha detto molte; volte con giusta veritk , perche me 1 hk replicatomolte volte, et non ho altro da dire. D ekoti, che guardi bene, e dica la veritk. Respondit n& hk havuto anche uno, che si chiama il Foletto, che scovava la corte di Sua Eccell. dofe hk havuto dell onto, et glie Io diede il Baruello in mia pre senza, et li ne diede una canevetta piena sopra il pasquaro di S. Loreozo circa un hora di notte, almeno doi mesi et mezzo (k, et li diede cinque cechini, e veramente detto Baruello mi dava ad intendere, che era dormia, et promise detto Foletto d andar per la Cittk ad o n g e r e , et per segno viddi, cbe comincio allhora allhora ad O D gere nella stretta de vedraschi. Dicens V. S. sappi, ch il Baruello la al piedi della nevera, audando verso la vigna del Tame, fece una foppa, et li nascose dentro forsi trecento scudi in tanti cechini alia mia presenza, li quali cechini detto Baruello mi dis se, che li haveva haviiti dal Cinquevie et dal Tjircone, (jjt la fopp4 la fcce il Bertone, il che sark stato un mese

181 et mezzo in circa prima ch* io fossi posto pregione, et non ho fatto altro.

Et ad purgandam infamiam, et ad faciendum inditium etc. fu it iterum in ecculeo ellevatus, -et dum in eo retineretur A d interrogationem dixit, quello, che h6 confessato
in questo mio ultimo essame fe vero, salvo quello del Melzo,. et non ho agravato alcuno indebitamente, et acclatnando dixit, non h6 altri compliri, ne ho comesso altri delitti, et h6 detta la verit&, n& h6 aggravate alcu no indebitamente. Dettoli, che guardi bene & non aggravar alcuno inde bitamente. Respondit, non h i aggravate alcuno indehHamente.

'Et squassatus etiam, aliud non emersit. dik 13. mensis Augusti, et coram D. Auditore. Examinatus P etru s Hieronymus Bertowbs fit. Melchionis P. S. Laurentij Maioris MedioUmi+ut supwa detenUis, suo iuramento Dicit, io fui fatto pregiooe in casa di Gio. Stefiano
Baruello mio cognato, mk non so la causa. A d alias ait, detto mio cognato h pregione ancora lui in questuffitio, et per quanto ho sentito dire, per un vasetto di dormia. Interrog. dicit, Sig. s), che lio visto detto vasetto la 1 rasa di mio cognato sopra la credenza, et h un vasetto quadro di vedro, anci mio cognato stando pregipne mi h i detto, che i stato essaminato sopra detto vasttt>. A d alias ait, detta dormia era una cosa come aqua torbida, come &moglio, e 1 1 & fall? lui in casa di Ge> rolanfb Foresaro.

18a Interrog. d icit, un doppo disnare circa le venbdoa hore, capital alia bottegha di detto Foresaro posta Ticino al Carobbio di P ./T. e dissi k detto mio cognato se voleva venir k casa, e lui mi disse di no, ma mi diede otto soldi, e mi disse, che dovessi andar all hostara k comprare un boccale di vino bianco, e perche mi fidassero 1' amola, mi diede esso mio cognato uno martdlo, il quale lasciai in pegno all hoste, e cosi portai fl vino bianco k casa di detto Foresaro, e poi viddi, die detto mio cognato haveva portato ivi una pignatta nuo* v a , nella quale vodo*detto viuo bianco, e poi li mise deqtro non so che robbe, che haveva in uno palpero, che non so poi che robbe fossero, perche non mi la* sciava vedere li fatti suoi, e posta detta pignatta con detta robba sopra il carbone acceso la fece bollire, havendola quattata ben bene, in modo che non potesse so* rare, mk sorava nfc piu, nfc meno, e la stopo k torao k torno con delle pezze, che io andai & pigliar k casa, e doppo che ebbe bollito un hora buona, tiro giu dal fuoco la detta pugnatta, e colo detta robba bolita[in un stra*zo , che io havevo portato da casa , e quelia roba colata la mise poi in doi vasetti di vetro, e stop6 detti vasetti con della cira credo di Spagna , e poi io li portai 1 casa sua. Interrog. se detto suo cognato mise in detta pignatta piu di quello hk detto. Resp. non li mise altro. Interrog. se lui constitute fu sempre assistente k ve* der far detta robba. Resp. Sig. s i, salvo, che nel mentre che boliva mi npndo k casa k pigliar delle pezze per stopar benotdetta pugnatta, e per colar detta robba come ho detto.

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D ettoli, che dica la veritk se detto sua cognato mise in detta pignatta piu robba di quello hk detto. Resp. non ho visto metterli dentro altro. Interrog. se lui allhora porto k casa del detto Fore saro altro die pezze, e vino bianco. Resp. Sig. no, che non vi portai altro. D ettoli, cbe averti bene k dir la verita, perche dal processo consta, anclie per la propria depositione di Ge rolamo Migliavacca Foresaro, come lui constitute ando alia sua bottegha di compagnia del proprio suo cognate, e non dopo come dice, e che anclie lui constitute porto lk la pignatta, un amola con dentro materia, che pareva oglio, altre cose, e particolarmente un panno, 6 fosse manlile con dentro robba, che il proprio Baruello disse esser zatti, e bisse, e queste robbe dette Baruello le fece cuocere in detta pignatta, e pero dica un puoco la causa percbe non dice la veritk intiera, e libera. R esp. la veritk sti come ho detto. Iterum ei dictum fu it, die quello se li & detto di so pra consta in processo, e pero dica la veritk. Resp. non h vero. D ettoli, cbe non h da credere, cbe quelli hanno cio deposto babbino volute dir una falsitk aggravando l anima sua, stando che 1 hanno deposto col suo giura mento. Resp. V. S. vole, chio dica quello, die non so. A d aliam dicit, un giorno at doppo disnare, detto mio cognato tolse su la detta dormia, et andassimo col Fo resaro , e con Gio. Battista Strigella, e col Vacazza alia Piazza del Castello in uno magazino de puttane, essercito da una donna chiamata Lucia, ma io non andai

184 dentro, ofae pordo non sb dire che cosa loro facessero; sb bene, cheVeone di fuori il Baruello, et mi maud6 k comprar* una pints di vernazza, et doppo portatali la vernazz*, si fermorono in detto bettolino piii di mezzbon, poi tornassimo k casa, et nel venir k casa sentei, che tri loro dicevano,. die detta dormia non era buona. Interrog. che familiaritk passava con quelli altri da lui sopra nominati. Resp . havevano Fatto amidtia insieme, con occasione cbe mio cognato stava retirato sopra la Piazza d d Cafitello, dove anoora stava detto Strigdla, e vi 4 stato mio cognato sopra detta Piazza retirato, et io stavo Ik cod lui per sua compagnia, e pratticava con quelli, che venivano al gioco. Interrog. dicit, Sig. no, cbe non conosco Don Gioinoi figliolo del Castellano. A d alias dicit, 1 hostaria della Stdla k in P . C. al mercato de Cavalli, dove stetti una volta k bevere, et una mattihfc A disnare con mio cognato, col Foresaro, col Vacazza, et con una donna, qual donna stava in detta hostaria, mk non sb come habbi nome. Interrog. se sk, che k detta donna fosse datta cosa alcuna particolare da bere. Resp. Sig. nb j cb io sappi se non del vino. A d alias a it, conosco Giadnto Maganza perche i stato ragazzo di mio cognato, et lo viddi forsi quinded giorni sono avanti cliio venessi pregione, in casa dd Sig. Fabricio Landriano, et anche lo viddi k Santa Croce. Interr. se detto suo cognato soleva pratticare con detto Maganza dopo che non era piii suo ragazzo.

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fon lui, 8 nota l Santa Croce, che li dimand&r cqa*.#taAb A dalias a it, io non h ma parlato con deft fenganza, se non come h detto, die & de quiodoai giorni avanti la mia pregionia. Jnterrog. che dica se n raccorda dP'iiavei' detto al detto Maganza eon quali ingradienti si faceva Tonto, che sandava spargendo per Milano, sopra le mura, et porte. Respondit, Sig. n. Interrogato, se si raccorda d haver detto al detto Maganza, che quelli, che ungevano se-li davano quat tro dopie il giorno, e che 1 onto era composto con bisse. Respondit, non h mai parlato di questo con lui. Interrogato, se si raccorda haver detto al detto Ma ganza , eh' il Mora Barbiere, il Baruello, e li Foresari erano principali, che attendevano fabricar detto onto. Respondit, io dico, che non h mai parlato detto Maganza. Interrogato, che dica se instigato da dtto suo co gnato, ricett il Maganza perche andasse cercar delle bisse. Respondit, Sig. n. Dettoli, che tutte le sodette cose si leggono piena mente in processo, e per si risolva dir la verit. Respondit, dico, che non s niente. Dettoli, che pensa bene, e diea la verit circa al par ticolare desser stato in casa del Foresaro con suo co gnato, quaodp detto suo cognato fece la dormia, come dice, cio se fui constituto and casa di detto Fore saro unitamente con detto suo cognato, e non separata mente come dice, et se nel medemo atto port la pignatta,

Resp. non l h ne anche mai pi

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e non l'andare com prary il Baruello coma parim utf v ratontatdo, e di pi. dica, se port att bora fci tal atlo- cas d i de'tto Foresano altra robba pi d ^ o ^ b h detto-, e particolarmente se vi port un manti d o , simil drappo pieno di robba , nel quale detto suo co gnato bebbe dire, che vi erano zatti, c bisse, perche gi il proprio Foresaro io dice. Respondit, dico, che non vero.

Tunc fu it introductus proef. Hieronjrmus Milia vacca, et secata inter ipsos mutua recognidone, D ixit ipse Meliavacca suo iuramento, questo Pie
tro Gerolamo Bertone ,-cbe venne a casa mia col niello, e quest quello^ che port la pignatta, lam oli, et il mantino, b simil panno, nel quale il Baruello dis se, che vi erano dentro bisse, e zatti, e qaesto ancora queHo, che port sotto quando andassimo alla Stella la robba, che diedero da bere a quella donna. Bertonus Respondit, non vero.

Et cum quilibet persisterei in suo dicto,fu it Milia vacca reconsignatus etc. Mox reiterato iuramento dicto Bertono de ventate dicendo., fuit Interrogato risolversi di dir la verit, perche causa
facci si grave bugia, perche si suppone, anci si h da credere, che sij vero quello che dice il Foresaro, che altrimente per haver la verit si metter tormenti. Respondit, V. S. faci quello che vole. Et sic servatis servandis super mendatjs tantum ,

eoque prius abraso, et ligatura canabis strido D ixit, haver detta la verit, et negavitscire sibi di eta in faciem dicto Foresario, dicens, se sapessi

>87 qoakfie cosalo direi, posteaptjt dimiti,perche dir la verit, f i dimissus dicit, h sotito dire. A * il Com m issari ongeva, ne h altro.che dire, dieind tortuose subiectus negavit esser vero quello h detto il'Fortaro, et scepius dixit, havef detta la verit.

Et die 28. Augusti iterum examinatus dictus Ber* tonus suo iuramento Dicit, h detto la verit, non s niente. Tunc monitus fu it ad dicendum veritatem, perche
dal processo consta come lui constituto, e Gio. Steffano Baruello suo cognato, dalla Quadragesima prossima pasn ta in qu hanno pi d una volta fabricato di quellonto, che sandava spargendo per la Citt a ruina, e morte de gli habitanti in essa, massime in casa di Ge rolamo Foresaro, e come lui medemo constituto n ha dispensato, e fatto dispensare parecchie volte in diversi luoghi della Citt con danno, e morte de molti Citta dini , bavendo lui constituto procurato ingredienti per far detto onto, massime zatti e bisse, e come meglio dal processo, e per si & reo dha ver comesso quanto si con tiene in questa pre