di Savvas Neocleous (*)Centro di studi su Medioevo e RinascimentoTrinity College Dublin, College Green, Dublino 2, Irlanda a b s t r a c tQuesto articolo esamina le accuse dei latini di cospirazioni bizantino-musulmane contro le Crociate avanzate nel corso del XII secolo, accuse contenute in diverse cronache, resoconti e lettere. Sebbene i loro elementi sensazionalistici fossero evidenti, i racconti dei latini che ritraevano i sovrani bizantini come alleati degli infedeli contro le Crociate e gli Stati crociati vennero pi o meno presi alla lettera dagli studiosi moderni. Unanalisi pi approfondita mette in evidenza che tali accuse erano basate su voci che si erano sviluppate e diffuse tra i ranghi e le fila delle armate crociate e infine si radicarono nelle cronache arricchendosi sempre pi di elementi bizzarri. Servirono prima ad indicare un capro espiatorio per giustificare il fallimento della Crociata del 1101 e della seconda Crociata poi come strumento per spiegare, interpretare, o piuttosto malinterpretare, la terza Crociata. Malgrado il fatto che, in genere, queste teorie non sembrano aver avuto grande seguito presso gli imperatori latini, i re e i nobili, paradossalmente, fu proprio un nobile della quarta Crociata, Baldovino IX di Fiandra, insieme con i suoi chierici consiglieri, che infine le utilizz nel maggio e giugno 1204 per giustificare la conquista latina della cristiana Costantinopoli. Traduzione a cura di Emanuela Iolis Introduzione Dopo la sua proclamazione a sovrano dellimpero latino di Costantinopoli, il 16 maggio 1204, Baldovino IX di Fiandra invi un certo numero di lettere in Europa che riferivano dellinattesa piega presa dagli eventi a Costantinopoli e recavano un dettagliato resoconto delle circostanze che avevano portato alla conquista della capitale bizantina. Quattro lettere sono arrivate fino a noi ed erano indirizzate a Papa Innocenzo III (11981216), allarcivescovo Adolfo di Colonia, allabate di Cteaux e tutti gli altri abati dellordine cistercense, e a tutti i fedeli di Cristo (universis Christi fidelibus) (1). (*) Savvas Neocleous titolare di una laurea specialistica in filosofia e del dottorato di ricerca in filosofia presso il Trinity College di Dublino e di una laurea presso luniversit di Cipro. E curatore degli atti del primo e secondo forum post laurea in studi bizantini: Sailing to Byzantium. Autore di diversi testi, tra cui The Byzantines and Saladin: opponents of the Third Crusade?, in Crusades 9 (2010); Imaging Isaac of Cyprus and the Cypriots: evidence from the western historiography of the Third Crusade, di prossima pubblicazione nel volume From holy war to peaceful co-habitation (CEU Medievalia)e Representation of music in medieval Cypriot iconography: evidence from nativity scenes, pubblicato nel volume POCA 2005, Postgraduate Cypriot Archaeology. Nella sua lettera enciclica, Baldovino si scagliava contro la citt di Costantinopoli: Questa citt, nel pi immorale rituale dei pagani (i musulmani) cio bere il sangue in segno di unione fraterna molto spesso osava intrattenere scellerati rapporti di amicizia con gli infedeli, il suo seno generoso nutriva quegli stessi infedeli, ai quali nel suo arrogante orgoglio arriv a fornire armi, navi e vettovaglie(2). La lettera di Baldovino era indiscutibilmente un capolavoro di propaganda, che aveva lo scopo di legittimare la conquista latina della citt cristiana di Costantinopoli.Cosa aveva portato il neo imperatore latino di Costantinopoli - e gli eruditi chierici nellesercito della quarta Crociata che concepirono i contenuti della lettera enciclica - ad affermare che la capitale imperiale molto spesso osava intrattenere scellerati rapporti di amicizia con gli infedeli? Questo testo esamina le accuse
avanzate dai Latini su presunti complotti bizantino-musulmani contro i Crociati nel XII secolo, ne individua le origini e le zone dove sarebbero stati perpetrati, determina se queste accuse fossero veritiere o costruite, e infine stabilisce quali specifici episodi Baldovino e i suoi consiglieri avessero in mente quando prepararono la lettera enciclica. La prima Crociata (1096-1099) Le accuse contro i bizantini di collusione con i musulmani possono essere ravvisate fin dalla prima Crociata (3). Quando Nicea si arrese ai bizantini il 19 giugno 1097, ai Turchi della citt fu data la possibilit di arruolarsi nellimpero bizantino o di tornare liberi nelle loro terre (4). C da rilevare che limperatore Alessio (1080-1118) dipendeva pesantemente dagli stranieri che prestavano servizio nellesercito (5), e dopo la morte di Roberto il Guiscardo nel 1085, un gran numero di Normanni si era riversato nellesercito di Alessio (6). I Normanni, che avevano disertato larmata di Boemondo durante la spedizione in Albania nel 1107-8, furono accolti dallimperatore che gli dette la libera scelta di rimanere a servire nel suo esercito o di andare ovunque essi avessero voluto(7). Ai Turchi di Nicea nel 1097 furono offerte le stesse condizioni dei Normanni. Agli occhi latini per i Turchi erano degli infedeli e il trattamento di favore da parte di Alessio inaspr il risentimento di molti cronachisti latini contro limperatore bizantino. Incline ad attribuire alla condotta di Alessio il peggior movente possibile, lanonimo autore di Gesta Francorum riteneva che limperatore li trattasse (i Turchi) con grande cautela cos da poterne disporre per colpire i Franchi e impedire loro la Crociata Questa tesi ripresa in Occidente da due dei primi tre revisori delle Gesta Francorum. Ghiberto di Nogent racconta che il tiranno Alessio, non solo lasci i Turchi impuniti, ma li accolse a Costantinopoli (con) lobiettivo principale (), in caso di disaccordo con i Franchi, di avere uomini utili per opporvisi (9). Usando queste identiche parole, Roberto il Monaco, rivela linganno di Alessio (10). Baldrico di Dol, che cur la terza riscrittura delle Gesta Francorum, invece molto pi moderato nei suoi rilievi. Egli enfatizza due volte che si dice (dicitur) prova che egli non condividesse necessariamente tale visione che Alessio avrebbe usato i Turchi contro i cristiani al momento opportuno e, attraverso di loro, si sarebbe ribellato contro quelli che egli invidiava (cio i Crociati) (11). Tuttavia, il cronachista ci offre anche un punto di vista alternativo e ragionevole per cui il trattamento di favore riservato ai Turchi di Nicea fosse mirato a spingere altre citt ancora in mano ai Turchi ad arrendersi. Dopo la caduta di Nicea, Alessio occup la citt con mercenari turcopoli (cavalleria con armatura leggera di origine turca) (12); questo, oltre al trattamento clemente riservato ai Turchi di Nicea, presto diede adito a voci incontrollate. Come sottolineato da Bernoldo di Costanza nel Chronicon, gi nel 1100 la voce che Alessio avesse ritirato ogni sostegno ai Crociati e avesse restituito ai pagani le citt da questi riconquistate aveva raggiunto la Germania (13). Nel suo Hierosolymita (o Libellus de expugnatione Hierosolymitana), scritto tra il 1105 e il primi anni del 1106, Ekkehard di Aura, riferendo del viaggio di Boemondo (1105) in Occidente per promuovere il sostegno alla Crociata che prevedeva la deposizione di Alessio (14), pi esplicitamente afferma, in tono propagandistico, che il monarca bizantino si riconcili con i Turchi perch aveva poca o nessuna speranza di continuare a regnare in Oriente e quindi restitu ai figli del tiranno Solimano (Qilich Arslan (10921107)) (15) Nicea () che era stata da poco riconquistata con il sangue cristiano (16). Riferendosi alla presunta cessione di Nicea ai Turchi da parte di Alessio, Ekkehard afferma: Crimine sommamente ripugnante (17), tuttavia, contrariamente alle affermazioni del cronachista, Nicea rimase sotto il controllo bizantino fino al 1330.Laccusa di Ekkehard fu recepita e riproposta da uno dei pi importanti storici latini del XII secolo: Otto di Freising. Nella sua Chronica, Otto registra che Alessio scelleratamente si alle con i Turchi () ed empio consegn loro Nicea, che era stata conquistata al costo dello spargimento di tanto sangue della nostra gente (18). E impossibile tuttavia che Otto, fratellastro del re tedesco Corrado III (1138-52) e uno dei comandanti dellesercito tedesco nella seconda Crociata, non sapesse che Nicea era sotto il controllo bizantino,
perlomeno al tempo della spedizione dellesercito tedesco in Asia minore nel 1147. Ci nonostante, lo storico decise di ribadire laccusa di Ekkehard contro Alessio, presumibilmente perch mancava di un approccio critico a questa fonte o perch pensava che Nicea fosse stata effettivamente restituita ai Turchi da Alessio, ma poi riconquistata ai bizantini dai suoi successori. Le insinuazioni contro Alessio, sebbene riferite alla riconciliazione con i Turchi e allintenzione di usarli alloccorrenza contro i Crociati, non pu essere considerata come unaccusa esplicita di cospirazione bizantino-musulamana.La prima e unica accusa esplicita di complotto contro la prima Crociata si trova nel resoconto di Raimondo di Aguilers. Il cronachista indica due ragioni per cui ai primi di maggio del 1099 lEgitto fatimide invi unambasceria al campo crociato di Arqah (Akkar) per rigettare la proposta della cessione di Gerusalemme in cambio di altre citt e unalleanza militare contro i Selgiuchidi. La prima era che al-Afdal, visir del califfo fatimide (19), sapeva che noi eravamo pochi (20), e la seconda era che il visir sapeva che limperatore Alessio ci era mortalmente ostile da quando avevamo scoperto le sue lettere che ci riguardavano dopo la battaglia contro il re di Babilonia (cio al-Afdal) ad Ascalon (il 1 agosto del 1099), nellattendamento dello stesso re (21). Il resoconto di Raimondo stato accettato da parecchi studiosi (22), tuttavia Lilie ne ha messo in dubbio la credibilit: il fatto che Raimondo sia il solo cronachista che riporta questa informazione () deve far sorgere dei sospetti (). Se fosse vero estremamente improbabile che un fatto simile non fosse noto nellarmata crociata e quindi non fosse utilizzato anche da altre fonti per la propaganda (23). Per di pi, come ha sottolineato Lilie, la proposta dei Crociati sarebbe stata comunque rigettata dagli egiziani, mentre laffermazione che al-Afdal avesse con s ad Ascalon le lettere bizantine non ragionevole (24). E, pi importante, allinizio di aprile, gli inviati di Bisanzio arrivarono al campo crociato di Arqah e cercarono di convincere i prncipi ad attendere che larrivo di Alessio alla fine di giugno cos che questi avrebbe potuto viaggiare con loro fino a Gerusalemme (25). Lungi dal tramare contro i Crociati, limperatore bizantino appare essere pronto, nella primavera del 1099, a marciare alla testa dellarmata crociata fino a Gerusalemme e sacrificare i suoi buoni rapporti con i Fatimidi nella speranza sia di assicurarsi la Citt Santa che esercitare pressioni su Boemondo rinforzando la sua alleanza con il resto dei prncipi crociati. Tuttavia, non del tutto impossibile, che a seguito del definitivo rigetto della proposta di Alessio davanti ad Arqah tra la fine di aprile e i primi di maggio 1099, limperatore bizantino riconsiderasse la situazione e decidesse di cambiare la sua strategia politica, mandando unambasceria al Cairo per informare alAfdal della sua definitiva rottura con i Crociati, prendendo le distanze da loro (26). Le lettere imperiali devono essere arrivate al Cairo dopo che al-Afdal aveva lasciato la capitale fatimide alla volta della Palestina per affrontare i Crociati: le lettere sarebbero state quindi trasmesse al visir fatimide, finendo poi nellaccampamento egiziano di Ascalon. Tali lettere, quando fossero state mandate, non avrebbero avuto alcuna parte nellantecedente rifiuto delle proposte dei crociati su Gerusalemme; esse possono a malapena essere state infarcite di parole di odio che Raimondo di Aquilers, acerrimo nemico di Alessio, attribuisce a loro. Nelle sue lettere, limperatore deve essersi semplicemente lavato le mani nei riguardi dei crociati e delle loro vicende. Nel suo Hierosolymita, che rimanda allelaborazione di Raimondo di Aguilers, Ekkehard di Aura, come introduzione al suo resoconto sul viaggio di Boemondo in Europa occidentale nel 1105, accoglie ed rilancia laccusa contro Alessio contenuta nel resoconto di Raimondo. Questi sostiene che le lettere dellimperatore bizantino ad al-Afdal rilevano che limperatore Alessio era ostile a noi fino alla morte, ma non necessariamente che Alessio incitasse il visir contro i crociati. Invece Ekkehard accusa il sovrano bizantino di incitare al-Afdal (Babylonicum regem) contro i Crociati, e non solo una, ma parecchie volte con frequenti messaggi (frequentibus nuntiis) (27). Sebbene Ekkehard non faccia riferimento in dettaglio alle lettere ufficialmente trovate nellaccampamento egiziano dopo la battaglia di Ascalon, la sua accusa pi grave di quella che si trova nel resoconto di Raimondo: limperatore bizantino cospirava frequentemente con gli infedeli contro i Crociati.
La Crociata del 1101 La disonorevole sconfitta dei Crociati nel 1101 solo due anni dopo il clamoroso successo della prima Crociata fu uno shock per i Latini dOccidente (28). Le due principali armate della Crociata erano quella franco-lombarda e laquitana-bavarese. Entrambe furono annientate dai turchi in Asia minore. Alberto di Aachen annota che, nella domenica di Pasqua, 6 aprile 1102, i superstiti della Crociata e altri coloni latini doltremare si riunirono a Gerusalemme per celebrare la Resurrezione, essi consigliarono Baldovino I di Gerusalemme (1100-18) di chiedere allimperatore Alessio, tra le altre cose, di fermare la distruzione e il tradimento dei Cristiani (a perditione et a traditione Christianorum cessaret) e non ascoltare i turchi e Saraceni (Turcos et Sarracenos non audiret) (29). Come Alberto chiarisce, i Crociati consigliarono Baldovino di avanzare tale richiesta perch la voce (fama) che circolava tra i Cristiani era che, su consiglio ingannevole dellimperatore stesso, i lombardi e i soldati turcopoli al comando del conte Raimondo fosse stati indirizzati attraverso deserti e luoghi sperduti nelle terre desolate di Paflagonia, cos che, ormai debilitati come erano dalla fame e dalle sete, potessero essere l facilmente sopraffatti e uccisi dai turchi (30). Tuttavia, quando Baldovino, nel tentativo di dissipare ogni dubbio, si decise ad inviare unambasceria ad Alessio per confermare il loro trattato e la loro amicizia, limperatore, con un giuramento solenne nel nome di Dio () fug tutti i sospetti dei Cristiani sulla morte dei Lombardi (31). La voce che il sovrano bizantino avesse orchestrato la distruzione dellarmata lombarda anche smentita dallo stesso Alberto di Aachen. In verit, come riportato da affidabili e illustri personaggi (a veridicis et nobilibus viris), Alessio non poteva assolutamente essere incolpato di questo crimine, anzi, spesso aveva messo in guardia larmata sullinospitalit dei territori, le carenza di approvvigionamenti e le imboscate dei turchi nelle zone remote della Paflagonia, e mettendoli in guardia che per queste ragioni essi non avrebbero potuto percorrere in sicurezza quella strada (32). Perfino lacerrimo nemico di Alessio, Ghiberto di Nogent, concesse che limperatore bizantino in persona onestamente (veraciter) disse loro (ai lombardi) che non disponevano di un numero sufficiente di cavalieri per prendere una strada alternativa a quella della prima spedizione (33). Dunque Alessio non fu esplicitamente accusato di agire dintesa con i turchi contro lesercito lombardo, per contro la vicenda dellarmata aquitano-bavarese fu del tutto diversa. Infatti, allarrivo a Costantinopoli. i capi dellesercito vennero sommersi di regali da Alessio e fecero voto di fedelt allimperatore bizantino. I prncipi avevano incontri quotidiani con limperatore, e i loro uomini venivano trasportati con rapidit attraverso il Bosforo, mentre sulla riva orientale dello stretto, i Crociati tedeschi cominciavano a dubitare di Alessio.Tra di loro cera Ekkehard, che annotava che girava una voce (murmur) per la quale il detestato imperatore favoriva i Turchi piuttosto che i Cristiani, e avendo valutato la capacit offensiva dei Crociati, incoraggiava i turchi contro di loro con frequenti messaggi (34) ci si potrebbe tuttavia chiedere se i turchi avessero veramente bisogno di lettere e incoraggiamento da Alessio per attaccare gli infedeli invasori dei loro territori. Unondata di panico si diffuse tra i Crociati tedeschi e i pellegrini, si spinsero a immaginare che il sovrano bizantino avesse detto che egli avrebbe indotto i Franchi a combattere contro i turchi come cane mangia cane (35). Conseguentemente alcuni tedeschi in preda al panico decisero di arrivare in Terra Santa per mare.Ekkehard non era il solo ad affermare che Alessio incoraggiava i Turchi contro i Crociati, voci fantasiose di complotti tra limperatore bizantino e gli infedeli contro la spedizione aquitano-bavarese presto si diffusero in Occidente. Ghiberto di Nogent insinua che prima ancora che i Crociati avessero lasciato Costantinopoli, Alessio ne aveva informato i Turchi per lettera: ( che) le grasse pecore francesi stanno muovendo verso di noi, condotte da un pastore folle (cio Guglielmo IX di Aquitania) (36).Guglielmo di Malmesbury analogamente sottintende che Alessio avesse cospirato con i Turchi contro i Crociati aquitanobavaresi. Nel suo Gesta regnum Anglorum, egli annota che Alessio guid Guglielmo (di Aquitania) in unimboscata dei turchi, i quali, dopo averlo isolato dai suoi 60.000 uomini armati lo
lasciarono proseguire, quasi da solo, per reazione alla risposta negativa del conte, ci a causa del suo presunto rifiuto di prestare giuramento di fedelt allimperatore. In un passo successivo di questo lavoro, Guglielmo di Malmesbury ritorna sulla Crociata del 1101 e con una rappresentazione raffinata e retorica riferisce che senza che Alessio se ne curasse o piuttosto proprio per questo, (illo [Alexio] non curante vel potius procurante) egli (Guglielmo di Aquitania) era caduto nella trappola tesa da Solimano (38).Alessio era percepito dagli occidentali come un potentissimo sovrano. Non solo per la grandiosit della capitale imperiale senza rivali nellEuropa occidentale ma per la splendida ospitalit offerta ai Crociati a Costantinopoli; il sovrano bizantino fece del suo meglio per impressionarli e ostentare il suo potere e la sua ricchezza. Era considerato tanto potente da condizionare gli eventi ed era quindi ragionevole che gli fosse addebitata una catastrofe come la Crociata del 1101. Lo scenario in cui Alessio boicotta la Crociata del 1101, era considerato particolarmente suggestivo dagli Occidentali che necessitavano di una giustificazione per il disastro. Le voci si erano ampiamente diffuse e, prontamente accettate come vere, successivamente si arricchirono di ulteriori e fantasiosi particolari.Un racconto altamente immaginifico della sfortunata Crociata del 1101si trova nella Historia ecclesiastica di Orderic Vitalis. Orderic tuttavia manca di distinguerne le tre differenti spedizioni, dando limpressione che ununica armata marciasse verso lAsia minore. Il suo racconto include la pi elaborata sintesi dei rapporti tra Alessio e i Turchi, da cui scaturiscono le pi pungenti critiche allimperatore bizantino: Alessio invi delle navi cariche di tarterons da distribuire tra i Crociati, con lo scopo di conoscerne il numero (39). Successivamente mand una stima del loro numero a Danishmend, a Qilich Arslan e altri principi turchi, e li consigli di riunire tutte le forze del mondo pagano incitandoli alla battaglia in Paphlagonia (40), dove i Crociati furono infine sopraffatti. Secondo lelaborata ricostruzione di Orderic, dopo la vittoria i turchi restituirono allimperatore tutta la grande quantit di tarterons che aveva ingannevolmente elargito ai Cristiani fingendo generosit. Gli fecero avere anche la met del bottino preso al nemico sconfitto (41). I rilievi conclusivi su Alessio sono altamente critici: tale perfido traditore fece un patto con i turchi e vendette in questo modo i fedeli agli infedeli, ottenendone in cambio una grande quantit di tarterons come prezzo del suo tradimento del sangue dei cristiani, egli ha cos glorificato la sua follia (42).Nonostante le accuse di diversi cronachisti occidentali secondo cui Alessio era responsabile del disastro della Crociata del 1101, le reali cause della catastrofe devono essere ricercate altrove (43). Fintanto che limperatore bizantino fu coinvolto, egli generosamente forn vettovaglie, fondi e validi consigli militari che per larmata franco-lombarda non segu, contingenti turcopoli furono anche affiancati alle forze franco-lombarde e aquitano-bavaresi. In breve, il comportamento di Alessio non fu sleale (44). Tuttavia, sebbene Alessio non potesse ritenersi responsabile della distruzione delle armate nel 1101, dallinizio del XII secondo gli storici latini in Occidente e lOriente latino contribuirono alla diffusione e alla legittimazione della diceria che limperatore bizantino e i turchi fossero in combutta. Scrivendo molti decenni dopo la sfortunata spedizione, Guglielmo di Tyre, proprio come Ekkehard e Ghiberto, sosteneva che Alessio mandava continuamente suoi emissari presso i turchi, pregandoli di distruggere i pellegrini. Tramite numerose lettere e messaggi, egli informava i turchi dellarrivo dei pellegrini e li avvisava in anticipo che per la loro stessa salvaguardia non dovessero subire il libero passaggio di questa grande compagnia (45). Curiosamente, mentre nelle cronache della prima Crociata c un solo riferimento al complotto bizantino-musulmano e in una sola fonte, cio il resoconto di Raimondo di Aguilers, sulla Crociata del 1101 i riferimenti a questa accusa erano molto comuni (46). La seconda Crociata (1147-1149) Quando le armate tedesca e francese nella seconda Crociata partirono dallEuropa occidentale al comando del re tedesco Corrado III e del re francese Luigi VII (1137-80) rispettivamente in maggio e giugno 1147, nessuno poteva immaginare che questa spedizione si sarebbe risolta in una sonora sconfitta (47). In una lettera che limperatore bizantino Manuele (1143-80) mand a Luigi
nellagosto del 1146, lo informava che era ben disposto verso di lui e ostile ai turchi, contro cui egli stava marciando con laiuto di Dio (48). Nellestate del 1146 Manuele dichiar guerra a Masud I (1116-56), il sultano selgiuco di Iconium (Konya), e marci sulla sua capitale che cinse dassedio. Dopo molti mesi, limperatore si ritir, con lintenzione di tornare lanno successivo. La partecipazione del re tedesco alla seconda Crociata e il crescente numero di Crociati in procinto di entrare sul territorio bizantino nellestate del 1147 costrinse tuttavia Manuele ad accettare la proposta del sultano per una tregua nella primavera dello stesso anno. Molti commentatori moderni hanno sostenuto che lintenzione di Manuele fosse quella di tenere le mani libere per trattare con i Crociati (49). Agli occhi di molti Crociati francesi concordando una tregua col sultano di Iconya, limperatore bizantino aveva tradito la causa cristiana. Il cappellano di Luigi, Odo di Deuil, che sembra cos essere stato a conoscenza del contenuto della lettera di Manuele al re francese del 1146, dichiarava con disappunto che Manuele in persona, che aveva scritto al nostro re (Luigi) di avere intenzione di accompagnarlo nella lotta agli infedeli e che aveva riportato su di loro una recente e importante vittoria, aveva poi di fatto rinnovato con loro una tregua di dodici anni (50). Le valutazioni e le iniziative dei bizantini erano determinate dallinteresse politico piuttosto che dal fervore della fede. Gli Stati cristiani compresi quelli crociati in Siria e Palestina confinanti con i territori governati dai musulmani spesso concludevano accordi di pace con i vicini musulmani stringendo perfino alleanze militari strategiche. Questa politica era dettata da spregiudicate ragioni di realpolitik (51). Tali considerazioni, per, erano fuori dalla mentalit della maggioranza dei Crociati occidentali che, avendo giurato di sterminare gli infedeli guardavano qualsiasi compromesso con loro come un tradimento. Mentre i Crociati francesi marciavano attraverso la valle del Meandro nei territori bizantini sud-orientali dellAsia minore, i turchi, sconfitti dai francesi in una battaglia campale alla fine di dicembre 1148, si rifugiarono ad Antiochia, citt bizantina nella zona del Meandro. Odo of Deuil colse loccasione per screditare Manuele che, nelle parole del cronachista, da traditore occulto si rivel (dolosus proditor) aperto nemico(apertus inimicus) (52). Laccusa di Odo, tuttavia, non aveva alcun fondamento: la sua credibilit risulta indebolita proprio perch precedentemente aveva affermato che limperatore bizantino aveva avvisato il re francese, che era a Efeso, dellimminente attacco turco esortandolo a rifugiarsi nei castelli imperiali (53). Chiaramente, perci, Manuele avrebbe difficilmente dato il suo appoggio, ovvero non era proprio al corrente del presunto accordo tra i turchi e gli abitanti di Antiochia, una misera cittadina, come Odo stesso la descrive (54). C da aggiungere che, durante lavanzata dei Crociati francesi attraverso i territori bizantini dellAsia sud-occidentale, un considerevole numero di genti locali, rese ostili dai saccheggi dei Crociati, si allearono spontaneamente con i turchi. Odo di Deuil annota che i turchi e i greci erano nostri comuni nemici (unanimes inimici) (55) (...) progettavano la nostra (dei francesi) distruzione in molti modi, perci, sebbene essi fossero storicamente nemici, si accordarono per perseguire questo scopo (56). Phillips sostenne la tesi che i greci potessero aver cooperato con i Selgiuchidi per stabilire buone relazioni con loro: i Crociati sarebbero passati ma i turchi sarebbero rimasti e non potevano permettersi di inimicarseli (57). Si pu aggiungere che sebbene a livello politico limpero bizantino e il sultanato selgiuchide di Iconya fossero nemici storici in Asia minore, a lungo andare i loro continui contatti, specialmente nella valle del Meandro, portarono allo sviluppo di buone relazioni a livello locale tra i due gruppi (58). Daltra parte, lavanzata francese attraverso lAsia minore era stata caratterizzata da saccheggi e razzie (59). Questo spiega in termini pratici perch un buon numero di genti locali, inclusi gli abitanti di Antiochia del Meandro, decise di fare causa comune con i selgiuchidi contro i francesi (60). Nel 2003, Harris ha sostenuto che la parte pi credibile della cronaca di Odo fosse quella dove Manuele incoraggiava attivamente i turchi ad attaccare i Crociati che avanzavano attraverso lAsia minore (61). Questa affermazione, tuttavia, si basa su un falso presupposto: infatti soltanto in unoccasione effettivamente Odo allude al fatto che Manuele fosse in combutta con i Turchi, cio quando si riferisce allepisodio in cui i Turchi si rifugiarono ad Antiochia sul Meandro. Denunciando Manuele come nemico dichiarato il cronachista insinua che il monarca bizantino avesse consentito la ritirata dei turchi nella citt bizantina. Per quanto riguarda invece le
popolazioni di lingua greca nel sud-ovest dellAsia minore che fecero causa comune con i Selgiuchidi contro i francesi, Odo non ne attribuisce la responsabilit allimperatore. Inoltre, una pi accurata disamina delle fonti della spedizione crociata francese in Asia minore rivela che nessun autore latino accusa Manuele di cospirare con i turchi per distruggere la Francia. Di fatto, la sola accusa esplicita rivolta a Manuele, non di cospirazione ma, precisamente di connivenza negli attacchi contro larmata francese, viene proprio dalla penna del re Luigi. Sebbene nella sua lettera inviata da Antiochia al suo reggente, labate Suger di Saint-Denis, Luigi riferisce che i francesi furono ricevuti con gioia e onori dallimperatore di Costantinopoli, tuttavia dice anche che i Crociati soffrirono molte perdite in Asia Minore a causa del tradimento dellimperatore bizantino, dato che i Turchi col suo permesso entrarono nelle sue terre per contrastare i soldati di Cristo (62). Anche se Luigi sembra avere considerato Manuele un complice degli assalti turchi, escludendo un suo intervento diretto, tuttavia dal punto di vista del re deve esserci stata poca o nessuna differenza in termini di responsabilit morale. Nonostante questo, il sovrano francese non si nasconde il fatto che il tracollo dei francesi fosse anche dovuto ai loro stessi errori oltre che ai costanti agguati dei banditi, alle gravi difficolt sul terreno e in molti luoghi mancanza di approvvigionamenti che presto portarono alla carenza di cibo. Come osserva Mayr-Harting, Luigi dette poca importanza al presunto tradimento nella sua lettera (63). Per di pi, vale la pena di notare che nel discorso indirizzato ai suoi baroni in Adalia e citato da Odo, Luigi non faceva nessun riferimento alla perfidia bizantina (64). Laccusa che Luigi rivolge a Manuele di avere consentito che i turchi entrassero nel suo territorio per contrastare i Crociati ha una qualche credibilit? Runciman sostiene che Manuele non poteva fornire sufficienti forze per coprire la lunga linea di confine in Asia minore, specialmente perch era impegnato in una guerra contro Ruggero II di Sicilia (1130-54), egli non avrebbe potuto perci impedire lincursione delle bande turche in Anatolia (65). Studiosi pi tardi come Magdalino e Phillips hanno pure messo laccento sui limiti dellautorit di Manuele sulle zone di confine tra gli imperi bizantino e elgiuchide (66), e soprattutto, il re francese sembra avere sopravvalutato il controllo di Manuele sullAsia minore occidentale. Sebbene Luigi accusasse Manuele di aver consentito ai turchi di entrare nel suo impero, tale accusa non sembra avere avuto grande seguito nellarmata francese, e ancora di pi non fu mai confermata nelle cronache del tempo. Nemmeno Odo di Deuil accus limperatore di Bisanzio di avere concesso ai turchi di entrare nel suo territorio e attaccare i francesi. Per contro, lopinione di Odo di Deuil sullarmata tedesca della seconda Crociata era diversa. Egli sosteneva che dopo la disfatta in Asia minore i Crociati tedeschi maledicevano lidolo di Costantinopoli (Manuele), che aveva dato loro una guida infedele (conductorem et traditorem) (67). Secondo le fonti del cronachista, la guida fornita da Manuele aveva consigliato ai tedeschi di rifornirsi a Nicea con provviste solo per otto giorni, li aveva poi condotti a perdersi nelle montagne ed era infine fuggita per condurre quindi i turchi alla preda (68). I tedeschi, o piuttosto Odo, erano del tutto sicuri che Manuele, avendo fornito allarmata tedesca una falsa guida aveva fatto quanto in suo potere per umiliare la fede cristiana e rafforzare il paganesimo, incoraggiare gli intimiditi pagani e fiaccare il nostro (dei Crociati) ardore (69). Come nel caso della sfortunata crociata del 1101, i Crociati nei ranghi della spedizione tedesca erano sensibili ai racconti di complotto alla ricerca di qualcuno su cui gettare la colpa del proprio fallimento. In Manuele e nella guida bizantina essi trovavano un comodo capro espiatorio, Manuele era percepito dai tedeschi come un monarca potente: limperatore bizantino li aveva senza dubbio convinti di questo quando i crociati tedeschi soggiornarono a Costantinopoli. Dopo tutto, era un obiettivo della diplomazia bizantina fare colpo sui barbari, che non conoscevano la natura speciale dellimperatore, della sua citt e del suo impero (70). Il fatto che Manuele fosse considerato dai tedeschi potentissimo e pertanto capace di dettare il corso degli eventi, lo fece considerare responsabile della loro sconfitta in Asia minore. Tuttavia, contrariamente allaccusa dei tedeschi e di Odo di aver fornito allarmata tedesca un conductorem et traditorem, Manuele non aveva direttamente ed esplicitamente ordinato alla guida di tradire i tedeschi in favore dei turchi o di complottare contro di loro. A parte Odo di Deuil, non
ho trovato altri autori in Occidente che menzionassero o facessero allusioni allimperatore bizantino o a guide che avessero agito in accordo con i turchi (71). Il punto di vista dei coloni latini di Siria e Palestina era, per, una faccenda differente. Guglielmo di Tyre, lo storico latino dOltremare, riferisce che la guide greche deliberatamente condussero le legioni tedesche su strade fuori mano e in luoghi che offrivano al nemico ottime opportunit di attaccare e sconfiggere un popolo credulone (72), per poi fuggire nottetempo. Le guide bizantine attirarono i tedeschi in posti remoti sia perch cos erano stati istruiti dai loro capi (de mandato domini) o perch corrotti dai turchi (73). In un passaggio successivo della sua Historia, Guglielmo ammetteva che era opinione comune (dicebator publice), ed era probabilmente vero, che del transito sui pericolosi tragitti percorsi dai tedeschi limperatore bizantino fosse non solo a conoscenza ma che ne fosse il mandante (de conscientia et mandato) (74). Lo storico evita di citare per nome Manuele, imperatore che egli ammirava, e pi tardi nella sua elaborazione lo elogi, per minimizzare qualsiasi imbarazzo nei suoi lettori. Lespressione dicebatur publice, utilizzata da Guglielmo di Tyre richiede ulteriori approfondimenti. Guglielmo studi in Europa occidentale per pi di ventanni(sedici anni nelle universit di Parigi e Orlans, e il restanti anni a Bologna), tornando nel regno di Gerusalemme non prima del 1165 (75). Una domanda sorge spontanea: dove si era creata questa opinione comune? In Francia, dove Guglielmo soggiorn dal 1146 al 1162 circa, o nellOriente latino? Se prendiamo per buona la Francia, ci scontriamo con limprobabile scenario in cui queste insinuazioni parlano del sabotaggio bizantino ai danni della spedizione tedesca, ma nulla dicono del presunto ostruzionismo dei bizantini nei confronti dei francesi. La mancanza di questo riferimento specifico ci fa concludere che dicebatur publice si riferisce allOriente latino. Come poteva Guglielmo sapere questo, dal momento che non era mai stato oltremare a quel tempo? Come lo stesso storico ci riferisce, per il suo resoconto della seconda Crociata, egli spesso si rivolgeva ai sapienti (latini dOltremare) e a quelli la cui memoria di quel periodo era ancora fresca (76). Questi uomini senza dubbio informarono Guglielmo delle voci secondo cui i bizantini avevano tradito la spedizione tedesca. Queste dicerie, nate nei ranghi tedeschi, sembrano essere circolate in Oriente subito dopo la seconda Crociata e furono credute e registrate come vere, dai cristiani dOriente non latini. Difficile da credere sia casuale che il resoconto dellanonimo cronachista siriaco sulla spedizione crociata tedesca fosse cos coerente con quello di Guglielmo di Tyre (77). Sebbene non ci sia una esplicita relazione testuale tra la Historia di Guglielmo e la Cronaca dellanonimo siriaco, gli scrittori delle due opere devono, almeno nellopinione di questo autore, essere basati sulle stesse dicerie nate in Oriente, perch i loro racconti sulla spedizione tedesca presentano elementi sovrapponibili. Per stabilire se Manuele avesse tradito i tedeschi nella seconda Crociata, dobbiamo esaminare quel che lo stesso re tedesco dice dellimperatore bizantino e le sue guide. Le accuse di Odo e di Guglielmo contro le guide bizantine non sono sostenute dalle prove fornite in una lettera di Corrado e dal discorso del re tedesco citati da Odo. Nella sua lettera di gennaio/febbraio 1148 allabate Wibald di Stavelot e Korvey, Corrado nel racconto della disfatta non fa alcun riferimento al tradimento da parte delle guide bizantine (78). La lettera del re non solo non sostiene la tesi di Odo e di Guglielmo, ma la contraddice addirittura. Corrado riferisce che i tedeschi erano partiti per Iconya portando con s tutte le provviste che potevano, e non, come suggeriva Odo, che avevano dovuto limitarsi a rifornimenti sufficienti per soli otto giorni. Il monarca tedesco raccontava che, per portare a termine la spedizione rapidamente, si era diretto verso Iconya per la via pi breve; in nessun punto egli accusa le guide bizantine di aver portato i tedeschi fuori strada. Per di pi, Corrado non fa riferimento alla fuga delle guide e nemmeno alle accuse di aver consegnato i tedeschi ai turchi. Un discorso di Corrado, formulato immediatamente dopo la disfatta dei tedeschi in Asia minore e citato da Odo di Deuil, attribuiva la responsabilit della malasorte del sovrano tedesco alla sua follia e a quella della sua gente (79). Corrado accusava se stesso di non aver reso i giusti ringraziamenti a Dio quando aveva lasciato la Germania con la sua armata, e di non aver
emendato il suo stile di vita (80). Per di pi, il re tedesco dava la responsabilit del disastro tedesco alla sua stessa presunzione e arroganza che offendevano Dio (81). Corrado non avanz nessuna accusa ai bizantini. Se lavesse fatto, un accanito oppositore di Bisanzio, come Odo, sarebbe stato certamente pi che felice di riportarlo. Come il re tedesco, Otto di Freising non dette la colpa della disfatta tedesca alle guide bizantine n nella sua Chronica n nelle Gesta Friderici I imperatoris. Sia Corrado che Otto erano in una posizione privilegiata per sapere se i bizantini avevano sabotato la spedizione e nessuno dei due li consider responsabili della catastrofe e, sebbene tutti e due avessero avuto lopportunit di scaricarne la responsabilit sulle guide bizantine, essi non lo fecero (82). Nella sua lettera di gennaio/febbraio 1148 a Wibald, Corrado stesso parlava di suo fratello Manuele, imperatore dei greci con grande affetto (83). E ancora: il fatto che, quando si ammal ad Efeso, Corrado accett di buon grado linvito di Manuele a tornare nella capitale imperiale per la convalescenza, supporta la tesi che il re tedesco non considerasse il sovrano bizantino il traditore della spedizione tedesca in Asia minore. Inoltre, il fatto che Corrado cementasse un stretta alleanza con Manuele dopo la Crociata si contrappone alla tesi dellinganno bizantino. Come Lilie rileva, sembra improbabile che il rispetto di se stessi dei tedeschi avrebbe consentito di accettare un tale oltraggio - per non chiamarlo tradimento - dai bizantini senza reagire (84). Curiosamente, le due sole accuse esplicite contro Manuele di collusione con i turchi sono fatte dal Patriarca giacobita Michele il siriaco e dallo storico bizantino Niketa Coniato. Phillips e Harris hanno utilizzato i dati forniti da queste due fonti per dimostrare che Manuele incoraggi attivamente i turchi ad attaccare i Crociati che transitavano in Asia minore (85). Il patriarca Michele annotava che limperatore bizantino aveva ingannevolmente mandato i Crociati in zone remote dove molti morirono di fame e di sete, mentre molti altri venivano massacrati dai turchi (86). Inoltre, Michele in seguito accus Manuele di aver agito di concerto con i turchi e di aver ostacolato (i Crociati) in vari modi per due anni (87). Quanto credibile il racconto della seconda Crociata fatto dal Patriarca? In primo luogo, Michele il siriaco scriveva nel tardo XII secolo, ben dopo la Crociata. In secondo luogo, le armate crociate entrarono in territorio bizantino in luglio e agosto 1147, in secondo luogo i crociati tedeschi furono sconfitti a novembre dello stesso anno, mentre i francesi lasciavano la bizantina Adalia in febbraio 1148. I crociati rimasero in territorio bizantino solo per sette mesi. Come avrebbe potuto Manuele ostacolarli per due anni, come Michele afferma? In terzo luogo, sebbene il patriarca accusasse Manuele di essersi alleato con i turchi, nessun dettaglio viene dato sullentit e la durata di questo patto. Il Patriarca Michele non seppe distinguere nemmeno tra le armate tedesca e francese. Il presunto tradimento di Manuele dei crociati tedeschi era stato ventilato nellOriente cristiano e il patriarca Michele senza dubbio ne era venuto a conoscenza e lo aveva in parte riportato. Lo storico bizantino Niketa Choniate riportava che anche se malato limperatore (Manuele) era presente e aveva pianificato e ordinato di infliggere sofferenze tali cos da essere una memoria indelebile per la posterit e seminare qua e l tensione, tensione che avrebbe alimentato un movimento contro i Romani. I turchi avevano fatto le stesse cose nei confronti dei tedeschi quando, in unaltra occasione, Manuele li aveva persuasi con le lettere e istigati a muovere guerra (88). Choniate probabilmente cominci la sua Historia prima del 1204, ma la integr e rielabor circa mezzo secolo dopo la seconda Crociata. La presa e il sacco di Costantinopoli nella quarta Crociata probabilmente influenz la sua visione della storia bizantina. Dal suo punto di vista, la seconda Crociata aveva allontanato Bisanzio dallOccidente per condurla infine al disastro del 1204, Choniate era perci predisposto a criticare Manuele per come aveva gestito la seconda Crociata (89). Oltre alla ricostruzione a tinte forti, ci sono molti errori e omissioni nel racconto di Choniate (90). Tutti questi fattori giocano contro laffidabilit della sua testimonianza. La sua accusa che Manuele li (i turchi) aveva persuasi con le lettere e istigati a muovere guerra contro i tedeschi priva di fondamento. Come osserva Lilie, i tedeschi non potevano essere aiutati. Il loro inoltrarsi nel Dorylaion li port inevitabilmente fuori dal territorio bizantino a scontrarsi con le forze selgiuchidi, che dovevano essersi sentite direttamente minacciate, per questo non cera
bisogno di lettere dellimperatore al sultano (91). La consegna dei tedeschi nelle mani turchi era una diceria che circol in Oriente dopo la seconda Crociata, una versione che sembra essere stata accolta nel racconto di Choniate (92). La terza Crociata (1189-1192) Le narrazioni latine della Crociata del 1101 che ritraggono il monarca bizantino come alleato degli infedeli sono molto meno numerose rispetto a quelle della terza Crociata e la logica che le incarnava era del tutto diversa. Le storie apocrife sulle terza Crociata erano il risultato di incomprensioni e interpretazioni errate. Come nella prima e nella seconda Crociata, anche nella terza Crociata, larmata tedesca, sotto la forte leadership dellimperatore Federico Barbarossa (1156-90), lasciava Regensburg l11 maggio 1189 per marciare via terra verso la Terrasanta (93). Prima della partenza dallEuropa, limperatore tedesco aveva scambiato ambascerie con il suo omologo bizantino, Isacco II (1185-95, 1203-4) che gli aveva garantito il passaggio in sicurezza attraverso il territori dellimpero bizantino nonch privilegi economici. Nonostante questo, la prossima partenza dellimperatore tedesco suscitava nei bizantini e nel loro imperatore una grande e ingiustificata paura (94). Il periodo che segu la discesa in campo di Federico sembra essere stato testimone di unondata di timori bizantini sulla caduta di Costantinopoli ad opera dei tedeschi (95). Con tali profezie che circolavano nella capitale imperiale, un Isacco in preda al panico tampon la posterna Kilokerkos con arenaria lime e mattoni cotti (96). La sua paura raggiunse livelli di isterismo e limperatore era ormai determinato a fermare i tedeschi con tutti i mezzi a sua disposizione. Dato che le loro serie e oneste intenzioni erano di liberare Gerusalemme e non certo di conquistare Costantinopoli, i Crociati tedeschi non arrivarono a capire che lostilit di Isacco nei loro confronti nasceva dal fatto che egli percepiva larmata tedesca come una minaccia per la sicurezza della capitale bizantina. Nel loro tentativo di comprendere latteggiamento negativo di Isacco verso la Crociata, i tedeschi non sorprendentemente conclusero che il monarca bizantino complottava con gli infedeli (97). Come ci dice Choniate, nellottobre 1189, i tedeschi erano arrivati alla conclusione che niente avrebbe potuto muovere limperatore (Isacco) a violare il solenne giuramento dei cristiani dOccidente salvo che egli avesse concluso una pace con il re dei Saraceni (Saladino 1171-93), e che in accordo con i loro rituali solenni di amicizia, essi si fossero aperti una vena nei loro petti con lofferta di bere vicendevolmente il sangue che ne sgorgava (98). Lanonimo autore della Historia de expedition Friderici imperatoris, la pi nota fonte diretta sulla spedizione tedesca della terza Crociata, rivela anche il movente ipotizzato dietro larresto e lincarcerazione degli ambasciatori tedeschi che erano stati inviati a Costantinopoli prima dellesercito crociato e cio che il sovrano bizantino desiderava offrire questo favore al suo amico e federato Saladino il Saraceno, il nemico della croce e di tutti i cristiani (99). Le accuse e le suggestioni sulla cospirazione bizantino-musulmano contro i Crociati si propagarono rapidamente in Occidente. Uneloquente testimonianza di questo e della sensibilit dimostrata da non pochi occidentali verso queste suggestioni, sono tre testimonianze di Latini dOccidente negli ultimi mesi del 1189, dopo che lostilit di Isacco verso i Crociati tedeschi era divenuta aperta e sempre pi violenta (100). La prima si trova nel Chronicon del monaco tedesco Magnus di Reichersberg (101): si tratta di una lettera, inviata in Occidente da un anonimo corrispondente occidentale in Palestina che non ha indirizzo e finisce bruscamente (102). Il testo delinea un resoconto particolareggiato che accusa gli imperatori bizantini Andronico I (1183-85) e Isacco di collusione con il sultano musulmano Saladino contro i regni crociati e la terza Crociata. Nel 1185, Saladino e Andronico I avevano concluso un Trattato solenne per stabilire un equilibrio di potere contro i turchi selgiuchidi in Asia Minore (103). Secondo la lettera presente nellopera di Magnus, in base al Trattato (confederatio), Saladino e Andronico si sarebbero accordati per sottomettere sia il sultanato di Iconya che i regni crociati e di conseguenza spartirsi le terre. Saladino avrebbe acconsentito a pagare pegno a Isacco, cio a governare Gerusalemme e la costa
siriaco-palestinese come feudo dellimperatore bizantino (104). In altre parole, il potente sultano non solo avrebbe accettato la spartizione dei territori conquistati, lasciando la parte del leone a Isacco, ma sarebbe addirittura diventato vassallo dellimperatore. Laffermazione che Saladino, il campione della guerra santa contro i cristiani, avesse giurato solennemente di amministrare Gerusalemme e la costa siriaco palestinese come vassallo dellimperatore cristiano debole, se non implausibile (105). E probabile che nel 1186, limperatore Isacco, che aveva deposto Andronico nel 1185, avesse mandato unaltra ambasceria a Saladino per ribadire lalleanza (106). Lautore anonimo dellinformazione di Magnus riferisce della conferma dellalleanza confederatio come la chiama lui e dichiara che, di conseguenza, quando Alessio, il fratello di Isacco, fu catturato ad Acri dai Latini doltremare, il sovrano bizantino ordin (mandat) al sultano di insorgere con forza contro i Cristiani doltremare, che erano i pi grandi nemici di entrambi e liberare suo fratello (107). Isacco stesso avrebbe dovuto attaccare i Latini doltremare cos che la loro terra potesse essere spartita come stipulato nel suddetto Trattato bizantino-musulmano. Per di pi, secondo lanonimo corrispondente, limperatore mand una flotta di 80 navi in aiuto di Saladino, ma questa fu annientata al largo dellisola di Cipro dallammiraglio normanno Margaritone. Il sultano invase il regno di Gerusalemme, e sconfitti i franchi a Hattin (4 luglio 1187), occup quasi tutto il loro territorio. Come lanonimo autore annota, Saladino, dopo il suo trionfo, mand a Isacco splendidi doni per celebrare la sua vittoria (108) e lalleanza bizantino-musulmana fu di conseguenza rinnovata (109). Subito dopo, ricevuta la notizia dellavvicinamento delle armate della terza Crociata, il sultano invi un ambasceria a Isacco con preziosi doni, insieme a farina e frumento avvelenati e una botte di vino, anchesso avvelenato, destinati allo sterminio dei Crociati tedeschi. Desiderando verificare lefficacia del vino, Isacco convoc un cristiano latino alla presenza degli inviati di Saladino e gli ordin di aprire la botte, una volta apertala, questi fu ucciso dai fumi del veleno (110) Tuttavia c da dire che tutte le accuse dellanonimo autore contro Isacco erano senza fondamento. Nel 1186, una flotta bizantina di 70 navi era stata effettivamente inviata nel Mediterraneo orientale, dove fu sconfitta da Margaritone. Il bersaglio della flotta, per non era il regno di Gerusalemme ma lisola ribelle di Cipro, che era governata in maniera indipendente da Isacco Comneno, che si era proclamato imperatore fin dal 1184 (111). Laffermazione che Saladino avrebbe attaccato i Latini doltremare su ordine di Isacco allo scopo di liberare suo fratello palesemente in conflitto la realt storica, il sultano mosse guerra al regno di Gerusalemme in risposta allaggressione latina (112). Persino la credenza che Saladino, in quanto uomo di Isacco, prendesse gli ordini di buon grado dallimperatore fuorviante e tradisce una visione occidentale fondamentalmente distorta della politica in Oriente. La storia bizzarra per la quale Saladino avrebbe inviato farina, frumento e vino avvelenato allo scopo di sterminare i Crociati, senza dubbio piaceva agli occidentali medievali, ma non poteva avere alcun fondamento nella realt. La seconda testimonianza che accusa Isacco di complottare con Saladino per distruggere il contingente tedesco della terza Crociata una lettera presente in due fonti inglesi del tutto indipendenti tra di loro (114): le Gesta regis Henrici secundi di Roger di Hoveden e Ymagines historiarum di Ralph di Diceto (113). Secondo Roger di Hoveden, il testo originale, che era anonimo e scritto alla fine del 1189 (115), fu letto alla Christiana plebs riunita nella cattedrale di St. Paul a Londra, per pregare in occasione della conquista della Terra Santa (116). In quel periodo, Ralph di Diceto era diacono di St. Paul (eletto nel 1180), fatto che pu ben spiegare la sua conoscenza della lettera. Una copia, probabilmente eseguita immediatamente al suo ricevimento o poco dopo, si trova anche nel testo di Roger di Hoveden (117). Si tratta di unantologia di testi apocrifi, profezie e dicerie che lautore aveva sentito in Oriente, evidentemente con scarsa o nessuna aderenza ai fatti. Limperatore bizantino Isacco era ancora una volta ritratto come stretto alleato di Saladino contro la terza Crociata. Era accusato di aver promesso al sultano un centinaio di galee, e Saladino gli aveva assicurato lintera Terra Promessa (la Terra Santa), se egli avesse fermato la marcia dei Franchi (118). Per di pi, sempre secondo il testo anonimo, se qualcuno a
Costantinopoli prende la Croce, verr immediatamente catturato e gettato in prigione (119). Infine, lautore annotava che il giorno stesso in cui egli lasci Costantinopoli, Isacco ordin lespulsione di tutti i Latini dallimpero bizantino (120). Quasi tutte queste accuse possono essere facilmente dimostrate come prive di fondamento. Limperatore bizantino non era nelle condizioni di poter fornire una flotta a Saladino per la semplice ragione che non ne possedeva una (121). Laccusa che il sultano fosse pronto a cedere la Terra Santa se limperatore avesse ostacolato la terza Crociata non ha fondamento n nella realt n nella logica. Saladino non avrebbe mai promesso di cedere ai Cristiani di qualsiasi provenienza, la Terra Santa che era lobiettivo della propaganda della guerra santa che sia lui che Nur al-din avevano incoraggiato. Unazione simile sarebbe stata un suicidio politico. Non ci sono altre fonti che confermato laccusa che Isacco ordin di espellere tutti i Latini dallimpero bizantino. Inoltre, molti mercenari latini, commercianti e funzionari pubblici risiedevano a Costantinopoli durante la terza Crociata (122), mentre il fatto che Isacco incarcer i Crociati a Costantinopoli pu essere avvalorato. Infatti nella lettera del 16 novembre 1189, mandata da Filippoli al figlio Enrico in Germania, limperatore Federico I stesso annot che molti dei pellegrini che dal nostro impero () sono venuti a Costantinopoli per incontrarci vengono tenuti prigionieri l (123). La terza testimonianza che adombra uno scenario di collusione tra Isacco e Saladino pare essere una lettera scritta della regina Sibilla (1186-90) a Federico Barbarossa alla fine del 1189. Questa lettera stata conservata nel Tagebuch di Tageno, diacono di Passau, un diario del contingente crociato tedesco, ritenuto essere una elaborazione risalente al XVI secolo di materiali precedenti (124). Molti studiosi hanno per prudenza evitato di inserire nelle loro trattazioni la lettera sulla supposta alleanza tra Isacco e Saladino, laddove altri lhanno invece ritenuta fondamentale. Infatti, i dubbi su questa lettera sono consistenti e molto probabilmente si tratta un falso. Potrebbe essere stata scritta da un autore occidentale che aveva viaggiato in Oriente al tempo della terza Crociata o, pi probabilmente, da qualcuno che aveva saputo dellesistenza di un tale testo, in ogni caso il testo fu rielaborato in Occidente e presentato come una lettera della regina Sibilla allimperatore Federico (125). Nella lettera, Isacco era accusato di aver ordito un complotto (coniuratio) con Saladino, il corruttore e il distruttore del sacro nome e perci condannato, con gli stessi toni, come persecutore della chiesa di Dio (e) del sacro nome (126). Il sultano invi allimperatore molto doni assai graditi ai mortali, allo scopo di stringere unalleanza e un accordo (pravam concordiam et recontiliationem). La lettera ripete il racconto dellavvelenamento della farina e del vino e della morte di un uomo che aveva aperto la botte (127). Le storie in cui Isacco aveva tramato per avvelenare i Crociati colpivano limmaginazione dei popoli occidentali e si diffusero ampiamente. Lanonimo autore della Historia de expeditione Friderici imperatoris ci dice che, nel tardo autunno 1189, mentre il contingente tedesco era sotto attacco durante il passaggio attraverso limpero bizantino, iniziarono a circolare voci per cui Isacco aveva pianificato di spazzare via i tedeschi attraverso il veleno, voci che suscitarono storie fantasiose, alcune presenti nella Historia (128). In queste storie, per, il veleno non era fornito da Saladino, e si deve immaginare che racconti simili contenenti questo elemento si svilupparono parallelamente a quelli contenuti nella Historia. Lo scenario che associa gli attacchi di Isacco contro i tedeschi alla collusione con Saladino sembra aver trovato allepoca un certo seguito - anche se non eccessivo - e ampia circolazione nellEuropa occidentale; specialmente in Inghilterra e in Germania, se ne trovano riferimenti in diverse cronache relative alla spedizione germanica. Nella sua Historia rerum Anglicarum, scritta intorno al 1196-8, il cronachista Guglielmo di Newburgh annotava che Isacco come si dice (ut dicitur), dopo che Gerusalemme fu conquistata, stipul un trattato (foedus) con Saladino, il peggior nemico della Cristianit, promettendo che, per mare e per terra, egli avrebbe nei suoi domini, proibito il passaggio dei Latini verso la Siria (129). Guglielmo di Newburgh presenta Isacco come pi fedele a Saladino che a Cristo, e cita Federico che condanna il sovrano bizantino come uno uguale, se non peggio di Saladino (130). Racconti fantasiosi che dipingono Isacco come alleato di Saladino riecheggiarono per decenni dopo la fine della terza Crociata.
Secondo il Chronicon Montis Sereni, scritto intorno al 1224-5 da uno dei canonici dellabbazia Premonstratensian di Lauterberg, Isacco si era alleato con Saladino contro i cristiani, avendo ricevuto dal sultano 800 arcieri turchi a sostegno, per impedire in tutti i modi allimperatore Federico di marciare attraverso il suo impero, nonostante la pace solenne che era stata conclusa tra loro (131). Cos Isacco pass nella storiografia dellOccidente medievale latino come complice di Saladino in una cospirazione contro larmata germanica della terza Crociata. Tuttavia, la diceria che limperatore bizantino si fosse alleato con il sultano Ayyubid contro i tedeschi non attecch mai nellOriente latino. Inoltre, autorevoli cronache dei Latini dOltremare, segnatamente lItinerarium peregrinorum, scritto tra il primo agosto 1191 e il 2 settembre 1192 da un templare inglese cappellano a Tyre, la Colbert-Fontainebleau Continuation di Guglielmo di Tyre e il Lyon Eracles non imputano lostilit di Isacco verso spedizione germanica ad alleanze tra il sovrano bizantino e Saladino (132). I Latini dOltremare erano certamente in una posizione migliore rispetto agli occidentali per sapere se ci fu collusione tra Isacco e Ayyubid, tuttavia, nonostante lassenza di fondamento, lo scenario latino che vedeva Isacco tramare con Saladino contro i crociati germanici ha conosciuto una notevole persistenza nel tempo. Persino oggi, diversi studiosi, lungi dal ridimensionarlo come irrazionale prodotto di frustrazione, hanno accettato nel complesso la tesi che i sovrani bizantino e musulmano avessero stretto unalleanza militare contro la terza Crociata (133). La Quarta Crociata (1202-1204) Nel 1203 le armate della quarta Crociata, nonostante lesplicita proibizione di Innocenzo III, andarono a Costantinopoli per difendere i diritti del deposto imperatore Isacco (nel frattempo divenuto suocero di Filippo Staufen di Svevia, figlio di Federico Barbarossa) e di suo figlio Alessio IV(1203-04) (135). Isacco aveva creduto che la terza Crociata fosse quella volta a rovesciarlo e perci aveva fatto del suo meglio per vanificarla, mentre fu la quarta Crociata che - dopo aver deviato su Costantinopoli e aver riportato lui e suo figlio sul trono - nel gennaio 1204, li vide definitivamente deposti e sostituiti da Alessio V (1204) prima ancora che essi avessero rispettato gli impegni presi con i Crociati. Isacco mor subito dopo, mentre Alessio fu assassinato nella notte tra l8 e il 9 febbraio. Qualche giorno dopo i Crociati decisero di restare e conquistare Costantinopoli (136). La citt cadde il 12 e 13 aprile 1204 e un imperatore Latino, Baldovino di Fiandra, fu incoronato nella chiesa di Santa Sofia il 16 maggio 1204. Divenuto imperatore, Baldovino mand in Occidente la lettera enciclica citata allinizio di questo scritto, e noi ora esamineremo le fonti cui il sovrano e i suoi si ispirarono per le accuse contro bizantini di collusione con gli infedeli. E alquanto improbabile che i racconti di Raimondo di Aguilers, Orderico Vitalis, Ghiberto di Nogent piuttosto che di Ekkehard di Aura, che accusavano Alessio di connivenza con i musulmani contro la prima crociata e quella del 1101, fossero noti a Baldovino e ai dotti chierici dellarmata della Quarta crociata che scrissero la sua lettera enciclica. E anche improbabile che Baldovino e suoi consiglieri avessero letto i resoconti latini che accusavano Isacco di collusione con Saladino. Solo un numero limitato di questi testi circolavano tra i Latini: il lavoro di ciascuno dei suddetti storici sopravvissuto in meno di dieci manoscritti. Il costoso volume manoscritto, soggetto a scarsa circolazione, non garantiva leffettiva trasmissione alla memoria collettiva. Cronache e documenti nel Medioevo, secondo Given-Wilson, erano veicoli assolutamente inadatti ad influenzare il pubblico dei contemporanei (137). Nel Medioevo le informazioni erano di norma ottenute e trasmesse per via orale. La comunicazione orale utile a definire comportamenti, percezioni e ricordi, tuttavia, sia questa che la memoria dei contemporanei sono destinate a sfumare dopo qualche decade per poi svanire definitivamente. E assai improbabile che le voci della presunta cospirazione con i musulmani contro la prima Crociata e la Crociata del 1101 continuassero a circolare in Occidente un secolo pi tardi. Per quanto riguarda la seconda Crociata, salvo la lettera di Luigi allabate Suger che accusava Manuele di consentire ai turchi di entrare in territorio bizantino, limperatore bizantino non era ritenuto direttamente coinvolto, almeno dai Latini, in complotti con i turchi per distruggere le armate francese e tedesca.Inoltre, dagli ultimi anni del suo
regno a molto dopo la sua morte, Manuele fu noto e ricordato dai Latini a Costantinopoli, nellEuropa occidentale e dai Latini dOriente come un loro grande benefattore piuttosto che un traditore (138). Daltra parte, le storie che dipingono Isacco come alleato di Saladino contro la spedizione di Federico I, erano diffuse in Europa occidentale, specialmente Inghilterra e Germania, negli anni a cavallo della Quarta Crociata. Laddove le accuse relative alla prima Crociata e quella del 1101 facevano riferimento principalmente a lettere segrete e messaggeri inviati dal sovrano bizantino ai governanti turchi, le principali accuse di Baldovino contro Costantinopoli erano ampiamente consonanti con le voci che circolavano al tempo della terza Crociata sulla presunta cospirazione di Isacco con Saladino. Nella lettera di Baldovino, Costantinopoli accusata di avere molto spesso osato stringere amicizie scellerate con gli infedeli, nel pi sporco rito dei pagani cio bere reciprocamente il sangue in segno di fraterna unione. Vediamo come i tedeschi della terza Crociata, sotto attacco da parte di Isacco, facessero riferimento allimperatore e Saladino che suggellano il patto bevendo il sangue luno dellaltro (139). Per di pi, nella lettera di Baldovino, Costantinopoli resta accusata di fornire armi, navi e vettovaglie agli infedeli, un riferimento ai resoconti contenuti nel Magnus Chronicon, di Ruggero di Hoveden e di Ralph di Diceto. Non c dubbio che simili dicerie su Isacco circolassero ai tempi della terza Crociata. Questo non significa che tutta lEuropa occidentale fosse a conoscenza di queste dicerie; del resto, nei resoconti diretti sulla spedizione crociata germanica, ben pochi riferiscono una collusione tra Isacco e Saladino. Non ci sono prove che Baldovino di Fiandra stesso ne fosse a conoscenza prima di lasciare le Fiandre per la Crociata. Particolare attenzione dovrebbe essere posta al Chronicon Hanoniense, scritto durante gli anni 1195 e 96 dal chierico fiammingo Gilberto di Mons. Nel 1175 Gilberto divenne cappellano alla corte di Baldovino V di Hainaut e VIII di Fiandra, il padre di Baldovino, il primo notaio del conte molto probabilmente nel 1184, quindi cancelliere di Hainaut dal 1178/80 al 1195 (140). In questo breve resoconto della terza Crociata, basata su racconti di prima mano dei crociati di ritorno a Hainaut, Gilberto riferisce che, quando limperatore Federico arriv nella terra dellimperatore di Costantinopoli () egli scopr che limperatore era un ribelle (rebellis), (e perci) lo attacc come se fosse un nemico di Cristo (inimicum Christi) e distrusse molte delle sue citt (141). Secondo Gilberto, lintenzione di Federico era portare limperatore di Costantinopoli dalla sua parte, o almeno che gli fosse sufficientemente amico da fargli ottenere un passaggio sicuro sul territorio per s e per i suoi uomini e per avere provviste (142). Non fa menzione della supposta alleanza tra Saladino e Isacco e il nome di questo non viene mai citato. Appare chiaro, come il Chronicon Hanoniense suggerisce, che le dicerie di una alleanza bizantino-musulmano contro la terza Crociata non avevano guadagnato credito nelle corti di Hainaut e di Fiandra. Perci, sembra improbabile che Baldovino stesso potesse essere al corrente della presunta collusione tra Isacco e Saladino prima di imbarcarsi per la Crociata. La fonte delle informazioni su cui Baldovino e i suoi consiglieri chierici basarono la loro convinzione non pu essere identificata con certezza. I loro informatori potrebbero essere stati ufficiali francesi della quarta Crociata, come Ugo di Saint Pol, Conon di Bthune e Goffredo di Villehardouin, tutti veterani della terza Crociata (143). I tre nobili crociati avevano partecipato allassedio di Acri, la citt davanti alla quale, a seguito della morte di Federico, quel che restava delle truppe germaniche si radun nellottobre del 1190. Durante lassedio, essi devono essere stati informati delle azioni militari di Isacco contro i germanici, e forse, delle voci che volevano il sovrano bizantino colluso con Saladino per distruggere i crociati germanici. Ci che pi probabile, per, che la fonte dellinformazione fossero chierici tedeschi o nobili della quarta Crociata effettivamente, prelati tedeschi nelle armate crociate potrebbero ben esser stati tra coloro che elaborarono la lettera enciclica. Sebbene le forze della quarta Crociata fossero principalmente composte di francesi del nord e veneziani, esisteva un contingente germanico, non pi del 10 per cento dellintero spiegamento di forze (144). I prelati e i nobili germanici era senza dubbio al
corrente dellattitudine belligerante di Isacco contro le forze germaniche della terza Crociata (145) e, come minimo alcuni di essi possono aver saputo delle voci sul complotto tra Isacco e Saladino, perch era proprio in Germania che queste voci si erano ovviamente pi diffuse. Le voci della presunta cospirazione contro i tedeschi nella terza Crociata non compromisero tuttavia la deviazione della quarta Crociata a Costantinopoli per insediare sul trono Alessio, il figlio di Isacco. La notizia che ci fosse stata unalleanza non sembra essere circolata nellarmata crociata, se ci fosse avvenuto, Roberto di Clari lavrebbe senzaltro riportato, come egli aveva fatto per ogni diceria che circolava nellaccampamento crociato. Inoltre, se Roberto avesse udito tali voci, non avrebbe dipinto un ritratto favorevole di Isacco nella sua opera (146). Grande imbarazzo sarebbe derivato dalle accuse di deviare la Crociata per correre in aiuto di un alleato degli infedeli, accuse eventualmente avanzate dalla fazione che si opponeva al cambio sul trono di Costantinopoli, come pure dai ranghi e dalle fila dellarmata. Perfino quando Baldovino e i suoi consiglieri sostennero che Costantinopoli spesso si spingeva a stringere scellerate amicizie con gli infedeli, , essi furono molto attenti a non fare il nome di Isacco, parlando piuttosto di amicitia ferales tra bizantini e musulmani in modo vago. Sembra che, dellintera armata crociata, solo pochi chierici e nobili avrebbero potuto essere al corrente di tali voci e che siano stati ben attenti a non condividere questa informazione in nessun momento della Crociata. Conclusione Questo testo ha esaminato cronache latine che dipingono i sovrani bizantini come alleati degli infedeli contro i Crociati e gli stati crociati. Tali racconti sembrano essere fioriti in particolare allinizio del XII secolo, a seguito della sfortunata Crociata del 1101, e alla fine dello stesso secolo, durante e dopo la terza Crociata. Di fronte al risultato inglorioso della Crociata del 1101, i ranghi e le fila dellarmata crociata non accusano se stessi ma piuttosto macchinazioni occulte dellimperatore Alessio. Le voci che facevano di Alessio un capro espiatorio si diffusero presto tra i Latini e furono riportati nelle cronache. Nello scenario meno elaborato il sovrano bizantino istruiva i soldati a guidare i Crociati attraverso il deserto dellAsia minore cos che esausti sarebbero stati facilmente annientati dai turchi. Quello pi fantasioso e senza dubbio pi suggestivo coinvolgeva lettere segrete mandate dallimperatore Alessio agli infedeli incitandoli contro i Crociati. Lo strano complotto che riguardava la Crociata del 1101 trovato nel lavoro di Orderico un prova evidente di come queste storie possano essersi arricchite nella trasmissione orale. I racconti sulla Crociata del 1101 che muovevano accuse ad Alessio erano un tentativo di costruire un alibi ad un risultato disastroso. In parte lo stesso era successo anche nella seconda Crociata. Curiosamente, per, il terreno pi fertile per le storie che accusavano Manuele di collusione con gli infedeli risultava essere lOriente cristiano piuttosto che lOccidente. Per di pi, nellOriente latino si diceva che Manuele avesse ordinato alle guide bizantine di spingere i tedeschi in territori dove i turchi avrebbero potuto attaccarli e annientarli, mentre il racconto pi elaborato, che ritraeva limperatore coinvolto direttamente a spedire lettere e agire in combutta con gli infedeli, sopravvive nelle cronache di un bizantino e di un siriaco, non in quelle latine. Laddove le voci sulla Crociata del 1101 e sulla seconda Crociata avevano analoghe funzioni assolutorie, quelle relative alla terza Crociata si svilupparono e proliferarono per ragioni totalmente differenti: infatti in questo caso non cera bisogno di un capro espiatorio: una giustificazione tuttavia era necessaria per le azioni militari del sovrano bizantino contro la spedizione germanica. Nel tentativo di dare un senso allincomprensibile ostilit verso di loro, i Crociati tedeschi avevano fatto ricorso allo scenario che collegava lattacco del sovrano bizantino a unalleanza tra lui e Saladino. Il potere di questi racconti era cos persuasivo che sono stati ritenuti veri non solo dai contemporanei, ma anche dagli studiosi moderni. Generalmente notizie di legami tra bizantini e musulmani sembrano avere soprattutto attecchito e proliferato tra i ranghi delle armate crociate, sensibili a murmures e publica famas. Infine si diffusero ampiamente tra i Latini e trovarono posto
nelle pagine delle cronache. I nobili bene informati e capi dei Crociati non sembrano averci creduto. In risposta alle affermazioni sulla Crociata del 1101, nellEuropa occidentale i nobiles viri assolsero Alessio da ogni accusa per il fallimento della Crociata. NellOriente latino Fulcher di Chartres, cappellano di re Baldovino I e un cronachista autorevole della prima storia del regno latino di Gerusalemme, non imputarono il disastro a nessuna collusione tra il sovrano bizantino e musulmani. A parte laccusa di Luigi a Manuele di connivenza nellattacco dei turchi ai francesi in Asia minore, altri capi crociati come re Corrado e limperatore Federico non menzionano alcuna alleanza tra imperatori bizantini e infedeli nelle lettere scritte rispettivamente durante la seconda e la terza Crociata (147). Nessuna collusione bizantino-musulmana menzionata dal ben informato Otto di Freising. Paradossalmente, furono la nobilt e il clero della quarta Crociata che diedero eco interessato ai racconti che si erano sviluppati durante la terza Crociata e accusarono di connivenza con gli infedeli proprio limperatore i cui diritti erano stati calpestati dalla quarta Crociata alla conquista di Costantinopoli. Baldovino di Fiandra e i suoi consiglieri chierici prestarono fede ai racconti infondati per giustificare la conquista e il sacco della pi grande metropoli della Cristianit. Nonostante ci, bisognerebbe sempre tenere presente che queste accuse, sebbene usate strumentalmente per giustificare lesito disastroso della quarta Crociata, in nessun modo vi contribuirono. Note (1) Per la migliore edizione della lettera a Innocenzo III, vedi Die Register Innocenz III, ed. O. Hageneder and others, 7 vols (Graz and Cologne, 196499), vol. 7, 25362, no. 152. Per unedizione delle altre tre lettere, vedi De oorkonden der graven van Vlaanderen (1191aanvang 1206), ed. Walter Prevenier, 3 vol. (Brussels, 196471), vol. 2, 577603, nos 2724. (2) Hec est enim, que, spurcissimo gentilium ritu pro fraterna societate sanguinibus alternis ebibitis, cum infidelibus ausa est sepius amicitias firmare ferales, et eosdem mamilla diu lactavit huberrima et extulit in superbiam seculorum, arma, naves et victualia ministrando. Il testo latino preso dai registri di Innocenzo Die Register, ed. Hageneder and others, 25960. La migliore tradizione in inglese Alfred J. Andrea: vedi Contemporary sources for the Fourth Crusade, trad. Alfred J. Andrea (Leiden, 2000), 98112 (108).(3) Studi sulla prima Crociata includono, Frederic Duncalf, The First Crusade: Clermont to Constantinople, in: A history of the crusades, ed. Kenneth M. Setton, 2nd edn, 6 vols (Madison, 1969), vol. 1, 25379. Steven Runciman, The First Crusade: Constantinople to Antioch, in: A history of the crusades, ed. Setton, vol. 1, 280304. Steven Runciman, The First Crusade: Antioch to Ascalon, in: A history of the crusades, ed. Setton, vol. 1, 30841. Jonathan Riley-Smith, The First Crusade and the idea of crusading (London, 1986); John France, Victory in the east. A military history of the First Crusade (Cambridge, 1994). Thomas Asbridge, The First Crusade. A new history (London, 2004). Christopher Tyerman, Gods war. A new history of the crusades (London, 2006), 27164. On Byzantium and the First Crusade, Vedi anche Ralph-Johannes Lilie, Byzantium and the crusader states, 10961204, trad. J.C. Morris and Jean E. Ridings (Oxford, 1993), 151.(4) Secondo Anna Comnena, la figlia di Alessio: Quei turchi che erano disposti a servirlo (Alessio) ottennero numerosi benefici; a quelli che vollero tornare a casa fu concesso - e anche loro partirono con non pochi doni. Anna Komnena, The Alexiad, trad. E.R.A. Sewter (London, 1969), 33940.(5) Jonathan Shepard, Father or scorpion? Style and substance in Alexioss diplomacy, in: Alexios I Komnenos. Papers of the second Belfast Byzantine international colloquium, 1416 April 1989, ed. Margaret Mullett and Dion Smythe (Belfast, 1996), 68132 (1023).(6) W.B. McQueen, Relations between the Normans and Byzantium, 10711112, Byzantion, 56 (1986), 42776 (445).(7) Orderic Vitalis, The ecclesiastical history, ed. e trad. Marjorie Chibnall, 6 voll. (Oxford, 196980), vol. 6, 103. 254 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 Gesta Francorum et aliorum Hierosolimitanorum, trad. Rosalind Hill (London, 1962), 17.(9) Guibert de Nogent, Dei gesta per Francos, ed. R.B.C. Huygens (Corpus Christianorum continuatio mediaevalis 127A, Turnhout,
1996), 152. Guibert of Nogent, The deeds of God through the Franks, trad. Robert Levine (Woodbridge, 1997), 65.(10) Robert the Monk, Historia Iherosolimitana, in: Recueil des historiens des croisades. Historiens occidentaux, 5 voll. (Paris, 184495), vol. 3, 717882 (758).(11) Baldric of Dol, Historia Jerosolimitana, in: RHCHO, vol. 4, 1111 (30).(12) Come Fulcher di Chartres registra, i turchi fecero entrare a Nicea i Turcopoli mandati l dallimperatore e questi presero possesso della citt (...) in nome dellimperatore come egli stesso aveva disposto. Fulcher of Chartres, Historia Hierosolymitana, in: RHCHO, vol. 3, 311485 (333). Fulcher of Chartres, A History of the expedition to Jerusalem 10951127, ed. Harold S. Fink, trad. Frances Rita Ryan (Knoxville, TN, 1960), 83.(13) Bernold of Constance, Chronicon, in: Die Chroniken Bertholds von Reichenau und Bernolds von Konstanz, ed. Ian S. Robinson (Monumenta Germaniae Historica Scriptores Rerum Germanicarum [SRG], new series 14, Hanover, 2003), 383540 (535).(14) Come ci informa Orderic Vitalis, Boemondo, nel suo giro della Francia, era accompagnato da un pretendente al trono bizantino, probabilmente un figlio dellimperatore bizantino Romano IV (106871) e altri notabili. Essi accusavano limperatore Alessio di averli privati con linganno della dignit dei loro antenati e daver provocato lira dei feroci Franchi contro di s (Alessio). Orderic Vitalis, Ecclesiastical history, vol. 6, 701.Questo dato a volte dimenticato o il suo significato sminuito dagli studiosi moderni, che sono cos portati a vedere la propaganda e la crociata di Boemondo come antibizantina. Lo scopo apparente del normanno era di rovesciare il suo nemico, Alessio, e insediare a Costantinopoli un regime a lui favorevole. La propaganda di Boemondo era contro Alessio e non contro Bisanzio. Per la crociata di Boemondo, vedi John Gordon Rowe, Paschal II, Bohemund of Antioch and the Byzantine empire, Bulletin of John Rylands Library, 49 (1966), 165202. Tyerman, Gods war, 2613.(15) Dato che il nome completo di Qilich Arsan era Qilich Arslan ibn Sulayman, i cronachisti latini spesso si riferiscono a lui come Solymannus o Solomannus(16) Ekkehard of Aura, Hierosolomyta, in: RHCHO, vol. 5, 140 (37).(17) Ekkehard of Aura, Hierosolomyta, 37. S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253 274 255(18) Otto of Freising, Chronica sive Historia de duabus civitatibus, ed. Adolf Hofmeister, (MGH SRG 45, Hanover, 1912), 322. Otto of Freising, The two cities. A chronicle of universal history to the year 1146 AD, ed. Austin P. Evans and Charles Knapp, trans. Charles Christopher Mierow (New York, 2002), 416.(19) Al-Afdal chiamato da Raimondo di Aguilers rex Babyloniorum(20) John France, A critical edition of the Historia Francorum of Raymond of Aguilers, (unpublished Ph.D. thesis, University of Nottingham, 1967), 210.(21) Sciebat de nobis quia pauci eramus, sciebat quod imperator Alexius usque ad mortem nobis inimicabatur: unde nos litteras imperatoris Alexii de nobis factas invenimus, confecto bello cum rege Babyloniorum apud Ascalonam, in tentorii ejusdem regis: France, Critical edition of the Historia Francorum, 210. Alcuni studiosi ritengono che Raimondo in questo passaggio dice che la forza limitata dellarmata crociata era stata rivelata ad al-Afdal da Alessio. Lilie, Byzantium and the crusader states, 58; Asbridge, First Crusade, 285. Tuttavia sembra a questo autore che unde nos [. . .] regis si riferisca al secondo sciebat. Inoltre, Raimondo era consapevole che al-Afdal era stato comunque informato sul numero di crociati dagli ambasciatori egiziani nel campo crociato. Infatti, dopo Nicea e su suggerimento di Alessio, i Crociati avevano stabilito contatti diplomatici con il califfato fatimide dEgitto cercando di stringere unalleanza franco-egiziana contro i turchi. Da dopo Nicea fino ai primi di maggio 1099 i Fatimidi e i crociati furono in ottimi rapporti. Gli ambasciatori egiziani erano nel campo crociato fuori di Antiochia nel febbraio-marzo 1098. France, Victory in the east, 1656, 325, 358; Asbridge, First Crusade, 1867.(22) Steven Runciman, A history of the crusades, 3 voll. (Cambridge, 1951), vol. 1, 273. Asbridge, First Crusade, 285.(23) Lilie, Byzantium and the crusader states, 578.(24) Lilie, Byzantium and the crusader states, 58.(25) France, Critical edition of the Historia Francorum, 264. Raymond of Aguilers, Historia Francorum qui ceperunt Iherusalem, trad. John H. Hill and Laurita L. Hill (Philadelphia, PA, 1968), 105. 256 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274(26) Al-Afdal sembra aver ritenuto i Crociati mercernari al soldo di Alessio. Vedi, Carole Hillenbrand, The crusades. Islamic perspectives (London, 1999), 46.(27) Ekkehard of Aura, Hierosolomyta, 37.(28) Per la Crociata del 1101, vedi
James Lea Cate, The Crusade of 1101, in: A history of the crusades, ed. Setton, vol. 1, 34367. Riley-Smith, The First Crusade and the idea of crusading, 12034. Tyerman, Gods war, 1705. Alec Mulinder, Crusade of 1101, in: The crusades. An encyclopaedia, ed. Alan V. Murray, 4 vols (Santa Barbara, CA; Oxford, 2006), vol. 1, 3047. Alec Mulinder, The crusading expeditions of 11012, (unpublished Ph.D. thesis, Swansea University, 1996).(29) Albert of Aachen, Historia Ierosolimitana, history of the journey to Jerusalem, ed. e trad. Susan B. Edgington (Oxford, 2007), 6345.(30) Albert of Aachen, Historia, 6345.(31) Albert of Aachen, Historia, 6367. S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 257(32) Albert of Aachen, Historia, 6347.(33) Guibert de Nogent, Dei gesta, 314; Guibert of Nogent, Deeds, 148. Tuttavia, Ghiberto, nel suo pregiudizio contro Alessio, sosteneva che infine limperatore assecond volentieri lerrore (dei Crociati) perch egli prevedeva chiaramente che dopo tutto nella loro arroganza, questi stavano in effetti realizzando la loro stessa rovina.(34) Ekkehard of Aura, Hierosolomyta, 30.(35) Ekkehard of Aura, Hierosolomyta, 30.(36) Guibert de Nogent, Dei gesta, 313; Guibert of Nogent, Deeds, 147.(37) William of Malmesbury, Gesta regum Anglorum, ed. e trad. R.A.B. Mynors, R.M. Thomson and M. Winterbottom, 2 voll. (Oxford, 19989), vol. 1, 611.(38) William of Malmesbury, Gesta regum Anglorum, vol. 1, 6823. 258 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274(39) Orderic Vitalis, Ecclesiastical history, vol. 5, 3345.(40) Orderic Vitalis, Ecclesiastical history, vol. 5, 3345.(41) Orderic Vitalis, Ecclesiastical history, vol. 5, 339.(42) Orderic Vitalis, Ecclesiastical history, vol. 5, 3389.(43) Cate, The Crusade of 1101, 367. Mulinder, The crusading expeditions of 11012, 31015.(44) Mulinder, The crusading expeditions of 11012, 1256.(45) William of Tyre, Chronique, ed. R.B.C. Huygens (Corpus Christianorum continuatio mediaevalis 6363A, Turnhout, 1986), vol. 63, 4667; William of Tyre, A history of deeds done beyond the sea, trad. Emily Atwater Babcock and August Charles Krey, 2 voll. (New York, 1943), vol. 1, 432. Dato che il materiale di Guglielmo sulla Crociata del 1101 non pu essere identificata da fonti letterarie esistenti, potrebbe probabilmente venire da un documento perduto scritto nel regno latino di Gerusalemme.(46) Significativamente, i cronachisti ben informati contemporanei, come Ibn al-Qalanisi e Usama ibn Munqidh, come pure il poco pi tardo Ibn alAthir, non menzionano nessuna collusione bizantino-musulmana contro la Crociata del 1101. Ibn al-Qalanisi, Damas de 1075 1154. Traduction annote dun fragment de lHistoire de Damas dIbn al-Qalanisi, trans. Roger le Tourneau (Damascus, 1952); Usama ibn Munqidh, The book of contemplation. Islam and the crusades, trad. Paul M. Cobb (London, 2008); Ibn al-Athir, The chronicle of Ibn al-Athir for the crusading period from al-Kamil fil-ta rich, trad. D.S. Richards, 3 voll. (Aldershot, 20068).(47) Per il pi recente e completo studio della seconda Crociata, vedi Jonathan Phillips, The Second Crusade. Extending the frontiers of Christendom (New Haven, 2007). Altre discussioni estensive includono, Virginia Gingerick Berry, The Second Crusade, in: A history of the Crusades, ed. Setton, vol. 1, 463512; Tyerman, Gods war, 30438. Per limpero bizantino e la seconda Crociata, vedi anche Lilie, Byzantium and the crusader states, 14563.(48) Recueil des historiens des Gaules et de la France, 24 voll. (Paris, 17381904), vol. 15, 9. S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 259(49) Steven Runciman, The eastern schism. A study of the papacy and the eastern churches during the XIth and XIIth centuries (Oxford, 1955), 1245; Jonathan Harris, Byzantiumand the crusades (London, 2003), 99; Angeliki E. Laiou, Byzantium and the crusades in the twelfth century: whywas the Fourth Crusade late in coming?, in: Urbs capta. The Fourth Crusade and its consequences, la IVe Croisade et ses consquences. Atti della conferenza internazionale organizzata dallaccademia di Atene e tenuta il 9-1 marzo 2004, ed. Angeliki E. Laiou (Paris, 2005), 1740 (31); Tyerman, Gods war, 319. Lilie e Phillips citano lattacco di Ruggero allimpero bizantino come la ragione per la quale Manuele accett lofferta di pace del sultano. Vedi Lilie, Byzantium and the crusader states,146,148; Phillips, Second Crusade, 18990. Lattacco normanno, tuttavia, si verific dopo che la tregua tra Manuele e il sultano fu formalmente sancita.(50) Odo of Deuil, De profectione Ludovici VII in orientem, ed. e trad. Virginia Gingerick Berry (New York, 1948), 545.(51) Per esempio, nel 1108 due alleanze latino-musulmane si scontrarono tra di loro. I sovrani di Edessa, Baldovino di Le Bourg e Joscelin,
si allearono con Jawali, atabeg di Mosul, contro Ridwan di Aleppo, che a sua volta chiese aiuto a Tancredi. Nella battaglia che ne segu, Ridwan e Tancredi uscirono vincitori. Vedi Benjamin Z. Kedar, The voyages of Giun-Ovadiah in Syria and Iraq and the enigma of his conversion, in: Giovanni-Ovadiah da Oppido, proselito, viaggiatore e musicista dellet normanna. Atti del convegno internazionale, Oppido Lucano 2830marzo 2004, ed. Antonio De Rosa e Mauro Perani (Florence, 2005),13347 (134). Dal 1139 al 1147 Gerusalemme e Damasco erano stretti alleati contro lespansione di Zengi verso la Siria del Sud: Tyerman, Gods war, 330.(52) Odo of Deuil, De profectione, 11213.(53) Odo of Deuil, De profectione, 1089.(54) Civitatula, villa paupere: Odo of Deuil, De profectione, 11013.(55) Odo of Deuil, De profectione, 11213. 260 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274.(56) Odo of Deuil, De profectione,127. Runciman sostiene che era indifferente alle popolazioni greche se le loro riserve di cibo e i loro greggi erano razziati dai crociati o dai Selgiuchi e naturalmente preferivano questi ultimi. Runciman, Crusades, vol. 2, 276. Lilie liquida le argomentazioni di Runciman come incomprensibili e aggiunge che effettivamente potrebbe essere stato indifferente per le popolazioni locali dellAsia minore che erano comunque danneggiate, ma, che in ultima analisi i Turchi rappresentavano il maggiore pericolo: Lilie, Byzantium and the crusader states,159. Tuttavia non spiega perch le popolazioni greche infine fecero fronte comunque contro i Selgiuchi. Inoltre, sia le argomentazioni di Lilie che quelle di Runciman poggiano sullassunto che le popolazioni greche dellAsia minore fossero regolarmente maltrattate dal Turchi.(57) Phillips, Second Crusade, 206.(58) Paul Magdalino, The empire of Manuel I Komnenos, 11431180 (Cambridge, 1993), 124, 1312.(59) A Efeso gli ambasciatori bizantini espongono lentit dei danni (damna) inflitti dai Crociati ai greci dellAsia minore: Odo di Deuil, De profectione, 1089. Larroganza dei Crociati (importunitas) criticata perfino da Odo stesso: De profectione, 1067.(60) In riferimento ai Turchi rifugiati ad Antiochia sul Meandro, Berry sostiene che Manuele ne era probabilmente inconsapevole e certamente non ne era responsabile. Odo of Deuil, De profectione, 112, nota 13. Runciman pensava che improbabile che limperatore stesso avesse approvato il piano e avanzava lipotesi che la guarnigione locale () avesse fatto accordi segreti con gli infedeli: Runciman, Crusades, vol. 2, 271. Le mie conclusioni coincidono con quelle di Berry e Runciman, sebbene i due studiosi non forniscano supporti alle loro tesi.(61) Harris, Byzantium and the crusades, 99.(62) RHGF, vol. 15, 496. G.A. Loud, Five letters concerning the Second Crusade, in: The crusades. An encyclopaedia, ed. Murray, vol. 4, 1298301 (1299300). S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 261(63) Henry Mayr-Harting, Odo of Deuil, the Second Crusade and the monastery of Saint-Denis, in: The culture of Christendom. Essays in medieval history in memory of Denis L.T. Bethel, ed. Marc C. Meyer (London, 1993), 22541 (2345).(64) Odo of Deuil, De profectione, 131.(65) Runciman, Crusades, vol. 2, 2756.(66) Magdalino, Manuel I Komnenos, 4952. Phillips, Second Crusade, 178, 194.(67) Odo of Deuil, De profectione, 901.(68) Odo of Deuil, De profectione, 901.(69) Odo of Deuil, De profectione, 901.(70) Harris, Byzantium and the crusades, 26.(71) Lilie ha sostenuto che laccusa di tradimento contro i bizantini sembra essere stata unaggiunta tarda dei cronachisti: Lilie, Byzantium and the crusader states, 154. Per, le prove di Odo non confortano questa tesi. Le accuse di tradimento contro i bizantini cominciano a circolare tra gli altri ranghi e la truppa della spedizione germanica subito dopo la sconfitta in Asia minore.(72) William of Tyre, Chronique, vol. 63A, 744; William of Tyre, History of deeds, vol. 2, 168(73) William of Tyre, Chronique, vol. 63A, 744; William of Tyre, History of deeds, vol. 2, 168.(74) William of Tyre, Chronique, vol. 63A, 7456; William of Tyre, History of deeds, vol. 2, 170.(75) Peter W. Edbury and John G. Rowe, William of Tyre. Historian of the Latin east (Cambridge, 1988), 1315.(76) William of Tyre, History of deeds, vol. 2, 193.(77) A.S. Tritton and H.A.R. Gibb, The First and Second Crusades from an Anonymous Syriac Chronicle, Journal of the Royal Asiatic Society (1933), 69101, 273305 (298).(78) Die Urkunden Konrads III. und seines Sohnes Heinrich, ed. Friedrich Hausmann, (MGH Diplomatum Regum et Imperatorum Germaniae 9, Vienna, 1969), 3545, no. 195; Loud, Five letters concerning the Second Crusade, 1299.(79) Odo of Deuil, De profectione, 100.(80) Odo of Deuil, De profectione, 1001.(81) Odo of
Deuil, De profectione, 101.(82) Otto, al commando di un drappello di Crociati tedeschi, lasci larmata a Nicea e marci verso sud seguendo la costa prima di deviare allinterno fino al Meandro. Alla fine del 1147, probabilmente alla met di dicembre, essi arrivarono nelle vicinanze di Laodicea sul Lycus, dove furono attaccati dai turchi e subirono gravi perdite: Phillips, Second Crusade, 184. Quando i Crociati francesi arrivano nella Laodicea evacuata il 3 o il 4 gennaio 1148, pare cominciassero a diffondersi in Francia voci per cui sebbene il governatore (dux) di questa citt avesse condotto i tedeschi fuori dalle montagne, li avrebbe condotti attraverso strade non battute in un imboscata turca e dopo che molti () uomini furono uccisi, quelli che poterono fuggirono e si nascosero. Per di pi, il governatore e i suoi uomini divisero il bottino con i Turchi. Odo of Deuil, De profectione, 11213. Tali voci, per, non gettavano la colpa su Manuele per la condotta del comandante. Pi significativamente, neanche Otto of Freising e nessun altro cronachista della spedizione di Otto, faceva riferimento al tradimento da parte del governatore di Laodicea.(83) Die Urkunden Konrads III., ed. Haussman, 355; Loud, Five letters concerning the Second Crusade, 1299.(84) Lilie, Byzantium and the crusader states, 160.(85) Harris, Byzantium and the crusades, 99; Jonathan Phillips, Defenders of the Holy Land. Relations between the Latin east and the west, 11191187 (Oxford, 1996), 90; Phillips, Second Crusade, 206.(86) Michael the Syrian, Chronique, trad. J.-B. Chabot, 4 vols (Paris, 18991910), vol. 3, 276. W.R. Taylor, A new Syriac fragment dealing with incidents in the Second Crusade, Annual of the American Schools of Oriental Reasearch, 11 (192930), 12030 (123).(87) Michael the Syrian, Chronique, vol. 3, 275. 264 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274(88) Niketas Choniates, Historia, ed. J.L. van Dieten (Berlin, 1975), 67. Niketas Choniates, O city of Byzantium. Annals of Niketas Choniates, trans. H.J. Magoulias (Detroit, 1984), 39.(89) Michael Angold, The Byzantine empire, 10251204. A political history, 2^ ed. (London, 1997), 6, 199.(90) Choniates, City of Byzantium, XVII.(91) Lilie, Byzantium and the crusader states, 160.(92) Significativamente, come nella Crociata del 1101, i cronachisti musulmani Ibn al-Qalanisi, Usama ibn Munqidh, and Ibn al-Athir non fanno menzione di alcuna cospirazione contro la seconda Crociata. In relazione alla seconda Crociata e Bisanzio, Ibn al-Qalanisi registra solo erroneamente che i re occidentali si impadronirono delle province appartenenti a Costantinopoli, il cui il re (Manuele) fu obbligato a seguire una politica di diplomazia e relazioni pacifiche e di assecondare le loro (gli occidentali) richieste: Ibn al-Qalanisi, Damas de 1075 1154, 293. Similmente, secondo Abu Shama, che si bas su Ibn al-Qalanisi, i Crociati si impossessarono della provincia di Costantinopoli e della citt (Manuele) si trov nella necessit di fare causa comune con loro e assecondare le loro richieste: Abu Shama, Le Livre des deux jardins: histoire des deux rgnes, celui de Nour ed-Dn et celui de Salah ed-Dn, ed. and trans. A.-C. Barbier de Meynard, in: RHCHO, vol. 4, 3522 (54). S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 265(93) Per la spedizione tedesca della terza Crociata, vedi Edgar N. Johnson, The crusades of Frederick Barbarossa and Henry VI, in: A history of the Crusades, ed. Setton, vol. 2, 87116; Peter Munz, Frederick Barbarossa. A study in medieval politics (London, 1969), 37096. Tyerman, Gods war, 41730.(94) La paura serpeggiante forn terreno fertile per scenari stravaganti. Per esempio che lOikoumene, il solo e unico impero cristiano universale, per i occhi bizantini, potesse perdere il suo ruolo leader nella Cristianit, o peggio ancora, cessare di esistere. Durante il XII secolo, cerano sempre stati circoli nella capitale imperiale che consideravano le Crociate sinistri complotti contro limpero bizantino. Riferendosi ai primi Crociati, Anna Comnena afferm che apparentemente essi andavano in pellegrinaggio a Gerusalemme, ma in realt avevano lobiettivo di detronizzare Alessio e impadronirsi della capitale. Riguardo alla seconda Crociata, lo storico bizantino Kinnamos sosteneva che lintera spedizione occidentale era stata organizzata con il comodo pretesto di raggiungere lAsia combattendo i Turchi per ripristinare la chiesa in Palestina e liberare i luoghi sacri, ma in realt lo scopo era impossessarsi con la forza della terra dei romani. Oltre al convincimento che le Crociate fossero una cospirazione ben congegnata contro limpero bizantino, negli anni intorno al 1160 si diffuse una credenza paranoica per la quale Federico Barbarossa voleva limpero orientale per lui. Questo chiaramente presente nella cronaca di Kinnamos: nel
1161 era diffusa la diceria che voleva Federico () in procinto di muovere tutto il suo regno per attaccare la terra dei romani. Dato che il potere dellimperatore tedesco in Italia stata rapidamente rafforzandosi alla met del 1160, Manuele stesso cominci a preoccuparsi di controllare la sua avanzata (di Federico), nel caso in un suo inaspettato successo potesse volgerlo contro limpero, su cui da molto tempo egli aveva messo gli occhi. La paura di Federico raggiunse un livello tale che i bizantini immaginarono che dato che egli (Federico) intendeva invadere la terra dei romani (...), avesse gi cominciato a suddividerlo tra i suoi seguaci. Non sorprende perci che la decisione di Federico di partecipare alla Terza Crociata mettesse i bizantini in uno stato di panico e confusione. Komnena, Alexiad, 319; John Kinnamos, Deeds of John and Manuel Comnenus, trad. Charles M. Brand (New York, 1976), 58, 154, 172, 197. Sullidea dei bizantini che il loro impero fosse il solo impero cristiano universal, vedi see Dimitri Obolensky, The principles and methods of Byzantine diplomacy, in: Actes du XIIe Congrs International dtudes Byzantines, Ochride 10-16 Septembre 1961, 3 vols (Belgrade, 1963), vol. 1, 4561 (523).(95) Mentre la spedizione germanica della Terza Crociata stava marciando attraverso lEuropa, il Patriarca di Costantinopoli, Dositheos (118991), che esercitava una grande influenza su Isacco, viene ricordato per aver profetizzato che il re (Federico) non si propose mai di prendere possesso della Palestina, ma che invece fosse sua intenzione marciare contro la regina delle citt (Costantinopoli), che sarebbe entrato senza dubbio attraverso la cosiddetta posterna Xylokerkos: Choniates, Historia, 404; Choniates, City of Byzantium, 222. Sullinfluenza di Dositheos su Isacco, vedi Paolo Magdalino, Isaak II, Saladin and Venice, in: The expansion of Orthodox Europe. Byzantium, the Balkans and Russia, ed. Jonathan Shepard (Aldershot, 2007), 93106 (99). Inoltre, a Costantinopoli si diceva che la profezia (...) si sarebbe puntualmente avverata , che i Latini avrebbero regnato sulla citt di Costantinopoli, perch era scritto sulla Porta doro () Quando il re biondo dOccidente arriver, allora io mi spalancher: Roger of Hoveden, Gesta regis Henrici secundi, ed. William Stubbs, 2 vols (Rolls Series 49, London, 1867), vol. 2, 52; Ralph of Diceto, Opera historica, ed. William Stubbs, 2 vols (Rolls Series 68, London, 1876), vol. 2, 60.(96) Choniates, Historia, 404; Choniates, City of Byzantium, 222.(97) Per una pi complete ed elaborate trattazione di questa tesi come per una nuova datazione e una reinterpretazione delle fonti che erano state utilizzate come prova dellalleanza tra Isacco e Saladino, vedi Savvas Neocleous, The Byzantines and Saladin: opponents of the Third Crusade?, Crusades, 9 (2010). 266 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274.(98) Choniates, Historia, 40910; Choniates, City of Byzantium, 225.(99) Historia de expeditione Friderici imperatoris, in: Quellen zur Geschichte des Kreuzzuges Kaiser Friedrichs I, ed. Anton Chroust, (MGH SRG, new series, vol. 5, Berlin, 1928), 1115 (39); C.E. Wilcox, A translation with introduction and notes of Ansberts Historia de expeditione Friderici imperatoris, (unpublished MA thesis, University of Nebraska, 1951), 57. Come nel caso di Isacco II, laggressione di Isacco Comneno, il sovrano indipendente di Cipro (118491), contro il contingente inglese della terza Crociata, era stato interpretato dai Crociati dellarmata di re Riccardo I (1189 99) come un segno di collusione con Saladino e al sovrano di Cipro era stato attribuito uno scambio di sangue con il sultano, vedi Savvas Neocleous, Imaging Isaak of Cyprus (118491) and the Cypriots: evidence from the western historiography of the Third Crusade, in: From holy war to peaceful cohabitation, ed. Jzsef Laszlovszky and Zsolt Hunyadi (CEU Medievalia), in fase di pubblicazione. (100) Per una nuova analisi, datazione e interpretazione di questi dati, vedi Neocleous, The Byzantines and Saladin. Questo articolo dimostra che testo conosciuto come la lettera di Corrado di Monferrat allarcivescovo Baldovino di Canterbury un falso, il risultato di un malinteso in un plagio superficiale e inopinato. Vedi anche sopra la nota 97(101) Magnus of Reichersberg, Chronicon, ed. W.Wattenbach, (MGH SRG 17, Hanover, 1861), 439534 (51112).(102) Per una discussione sullautore di questo testo, Neocleous, The Byzantines and Saladin.(103) Lilie, Byzantium and the Crusader states, 2302; Phillips, Defenders of the Holy Land, 251.(104) Magnus of Reichersberg, Chronicon, 511; Lilie, Byzantiumand the crusader states, 231; Harris, Byzantiumand the crusades,1223.(105) Harris, Byzantium and the crusades, 121; Neocleous, The
Byzantines and Saladin.(106) Lilie, Byzantium and the crusader States, 240.S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 267(107) Magnus of Reichersberg, Chronicon, 511.(108) Magnus of Reichersberg, Chronicon, 511.(109) Magnus of Reichersberg, Chronicon, 511 12.(110) Magnus of Reichersberg, Chronicon, 512.(111) Lilie, Byzantium and the crusader states, 235. Harris, Byzantium and the crusades, 128.(112) Charles M. Brand, The Byzantines and Saladin, 11851192: opponents of the Third Crusade, Speculum, 37 (1962), 16781(170); Harris, Byzantium and the Crusades, 128.(113) Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 513; Ralph of Diceto, Opera historica, vol. 2, 5860.(114) Antonia Gransden, Historical writing in England, c.550 to c.1307 (London, 1974), 232.(115) See Neocleous, The Byzantines and Saladin.(116) Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 53.(117) I ricercatori moderni avevano erroneamente ascritto il testo ai rappresentanti di Filippo di Francia alla corte di Costantinopoli. La ragione di questo equivoco sta nel fatto che mentre Ralph che era meglio informato di Ruggero e cita il rapporto anonimo senza intestazione, nellelaborazione di Ruggero il rapporto era erroneamente intestato con questa frase: Nello stesso tempo gli inviati di Filippo II di Francia presso limperatore di Costantinopoli, Isacco, avevano scritto al re negli stesso termini. Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 51. Per una discussione pi completa di questo aspetto, vedi Neocleous, The Byzantines and Saladin. 268 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274(118) Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 52; Ralph of Diceto, Opera historica, vol. 2, 60.(119) Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 52; Ralph of Diceto, Opera historica, vol. 2, 60.(120) Roger of Hoveden, Gesta regis, vol. 2, 53; Ralph of Diceto, Opera historica, vol. 2, 60.(121) Lilie, Byzantium and the Crusader states, 238.(122) Brand, The Byzantines and Saladin, 173.(123) Wilcox, A translation with introduction and notes of Ansberts Historia de expeditione Friderici imperatoris, 64. La lettera riprodotta nella Historia de expeditione Friderici imperatoris, ed. Chroust, 403.(124) Robert Lee Wolff, Romania: the Latin empire of Constantinople, Speculum, 23 (1948), 134 (26).(125) Per una discussione dettagliata, vedi Neocleous, The Byzantines and Saladin.(126) Tagenonis decani Pataviensis descriptio expeditionis Asiaticae contra Turcas Friderici imperatoris, in: Germanicarum rerum scriptores aliquot insignes, ed. B.G. Struve (Argentorati, 1717), 40716 (410); Dana C. Munro, Letters of the crusaders written from the Holy Land, in: Translations and reprints from the original sources of European history, 6 vols in 2 (Philadelphia, 1897 1900), vol. 1:iv, 201 (20).(127) Tagenonis decani Pataviensis descriptio, ed. Struve, 410; Munro, Letters of the Crusaders, vol. 1, 20. S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 269(128) Historia de expeditione Friderici imperatoris, ed. Chroust, 545; Wilcox, A translation with introduction and notes of Ansberts Historia de expeditione Friderici imperatoris, 813.(129) William of Newburgh, Historia rerum Anglicarum, in: Chronicles of the reigns of Stephen, Henry II, and Richard I, ed. Richard Howlett, 4 vols (Rolls Series 82, London, 188489), vol. 1, 326. William of Newburgh, The history of William of Newburgh, trad. Joseph Stevenson (London, 1856), 5734.(130) William of Newburgh, Historia rerum Anglicarum, 326; William of Newburgh, History, 574.(131) Chronicon Montis Sereni, ed. E. Ehrenfeuchter (MGH SRG 23, Hanover, 1874), 130226 (161).(132) Das Itinerarium peregrinorum. Eine zeitgenssische englische Chronik zum dritten Kreuzzug in ursprnglicher Gestalt, ed. H.E. Mayer (MGH Schriften 18, Stuttgart, 1962), 2915; LEstoire de Eracles empereur et la conqueste de la terre dOutremer, in: RHCHO, vol. 2, 1481 (1312); La Continuation de Guillaume de Tyr (11841197), ed. M.R. Morgan (Documents relatifs lhistoire des croisades 14, Paris, 1982), 93; P.W. Edbury, The conquest of Jerusalem and the Third Crusade. Sources in translation (Aldershot, 1996), 84. 270 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 (133) Brand, The Byzantines and Saladin, 16781; Georg Ostrogorsky, History of the Byzantine state, trad. J. Hussey, 2^ ed. (Oxford, 1968), 4067; Jonathan Riley-Smith, The crusades. A short history (London, 1987), 111; Lilie, Byzantium and the crusader states, 241; Michael Angold, The Fourth Crusade. Event and context (Harlow, 2003), 36, 645; Paul Magdalino, The Byzantine empire 11181204, in: The new Cambridge medieval history, vol. 4. 1024-c.1198, part 2, ed. David Luscombe and Jonathan Riley-Smith (Cambridge, 2004), 61143 (6312); Andrew Jotischky, Crusading and the crusader
states (Harlow, 2004), 159; Thomas F. Madden, The new concise history of the crusades (Oxford, 2005), 802; Dimiter G. Angelov, Domestic opposition to Byzantiums alliance with Saladin: Niketas Choniates and his Epiphany oration of 1190, Byzantine and Modern Greek Studies, 30 (2006), 4968 (4951, 545, 5965); Magdalino, Isaak II, Saladin and Venice, 948, 1035. (134) Per i ricercatori contro la tesi che ci fosse unalleanza contro i Crociati tedeschi vedi Neocleous, The Byzantines and Saladin; Harris, Byzantium and the crusades, 128, 134, 136. Hannes Mhring, Saladin. The sultan and his times, 11381193, trad. David S. Bachrach, introd. Paul M. Cobb (Baltimore, 2008), 778. Nella sua corrispondenza con Saladino nel 1189-90, Isacco fingeva di agire nellinteresse del sultano per la distruzione dei crociati tedeschi, per blandire Saladino e ingraziarsi il potente sultano. Infatti, come registrato da Ibn al-Athir e Abu Shama che si serv anche di Bahaal-Din insieme ad altri importanti autori nel 1189 Isacco mand lettere a Saladino per formarlo della partenza di Federico dalla Germania per la Crociata e promise spontaneamente di impedire allimperatore tedesco di passare attraverso limpero bizantino. Il sovrano bizantino si vant di aver rigettato la richiesta dei principi occidentali di partecipare alla Crociata, sorvegli i passi e ordin ai comandanti delle fortezze di controllare i Crociati. La politica di Isacco, per, era destinata a fallire dato che ben presto le sue mire segrete erano divenute evidenti a Saladino e ai suoi consiglieri. Come affermava al-Fadil, il ministro degli esteri di Saladino, il re Greco teme fortemente i Franchi per il suo impero e vuole respingerli, se ci riuscir, egli dichiarer che lo ha fatto nel nostro interesse. Bench non fosse riuscito ad annientare i tedeschi, in una lettera inviata a Saladino subito dopo che la spedizione tedesca aveva superato lEllesponto alla fine di marzo 1190, Isacco scriveva di aver inflitto gravi perdite allarmata di Federico. La lettera conservata da Bahaal-Din, il biografo di Saladino e riassunta da Abu Shama: Abu Shama, Le Livre des deux jardins, 4378, 4701, 5089; Bahaal-Din ibn Shaddad, The rare and excellent history of Saladin, trad. D.S. Richards (Aldershot, 2001), 1212. Vedi anche Neocleous, The Byzantines and Saladin; Harris, Byzantium and the crusades, 1356; Mhring, Saladin, 778. Per le relazioni diplomatiche tra Saladino e Isacco dopo il 1191, vedi M.C. Lyons and D. E.P. Jackson, Saladin. The politics of the holy war (Cambridge, 1979), 349, 361.(135) Per la quarta Crociata, vedi Donald E. Queller and Thomas F. Madden, The Fourth Crusade. The conquest of Constantinople, 2nd edn (Philadelphia, PA, 1997); Jonathan Phillips, The Fourth Crusade and the sack of Constantinople (London, 2004); Tyerman, Gods war, 495560.(136) Donald E. Queller and Thomas F. Madden, Some further arguments in defense of the Venetians on the Fourth Crusade, Byzantion, 62 (1992), 43373 (463). S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253 274 271(137) Chris Given-Wilson, Official and semi-official history in the later middle ages: the English evidence in context, in: The medieval chronicle, ed. Erik Kooper, 5 voll. (19992008), vol. 5, 116 (5).(138) La seconda Crociata aveva in una certa misura danneggiato la reputazione di Manuele, come minimo tra un certo numero di Latini. Tuttavia, durante gli ultimi anni del suo regno, Manuele riusc a cancellare completamente la memoria della Crociata migliorando considerevolmente la sua immagine e la sua autorevolezza tra i Latini. Scrivendo a Manuele nel 1169, Luigi VII di Francia si rivolgeva al sovrano bizantino come fratello venerabile e carissimo amico rassicurandolo che lonore che hai riservato ai nostri pellegrini (quando i crociati francesi erano a Costantinopoli) non lo cancelleremo mai dalla nostra memoria: RHGF, 16, 14950. Molto dopo la sua morte, Manuele era ricordato con grande affetto e rispetto dai Latini di Costantinopoli e dOltremare come dai Latini doccidente, soprattutto da Francia, Inghilterra e dal Papato. Per limmagine di Manuele durante gli ultimi anni di regno, vedi Savvas Neocleous, Imaging the Byzantines: Latin perceptions, representations, and memory (c.1095c.1230), (unpublished Ph.D. thesis, Trinity College, Dublin, 2009), 16773.(139) Choniates, Historia, 40910; Choniates, City of Byzantium, 225.(140) Gilbert of Mons. Chronicle of Hainaut, trad. Laura Napran (Woodbridge, 2005), xxviixxviii, xxxiiixxxvii.(141) Gilbert of Mons, Chronicon Hanoniense, ed. Wilhelm Arndt (MGH Scriptores 21, Hanover, 1869), 481601 (566); Gilbert of Mons, Chronicle, 128.(142) Gilbert of Mons, Chronicle, 128.272 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253 274(143) Peter S. Noble, Geoffrey of Villehardouin (the Marshal), in The crusades. An
encyclopedia, vol. 2, 507; Contemporary sources for the Fourth Crusade, trad. Andrea, 177, 181, 187; Queller and Madden, The Fourth Crusade, 6.(144) Contemporary sources for the Fourth Crusade, trad. Andrea, 239.(145) Per esempio, Corrando di Krosigk, vescovo di Halberstadt (1202 8), il pi alto prelato che avesse partecipato alla quarta Crociata, era sicuramente al corrente dellattacco di Isacco al contingente tedesco nella terza Crociata . Secondo le Gesta episcoporum Halberstadensium, durante la loro marcia attraverso i territori bizantini nel 1189, i tedeschi subirono moltissimi danni a causa del tradimento dei greci (per infidelitatem Grecorum): Gesta episcoporum Halberstadensium, ed. Ludwig Weiland, (MGH Scriptores 23, Hanover, 1874), 73 123 (110).(146) Per Roberto, Isacco era luomo audace e coraggioso (vaillans et hardis) che liber Costantinopoli e i greci dal traiteur Andronico I e divenne saint empereeur par miracle. Vedi See Robert de Clari, La Conqute de Constantinople, ed. and trad. Peter Noble (Edinburgh, 2005), 2830, 34. S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274 273.(147) Die Urkunden Konrads III., ed. Haussman, 3545; Historia de expeditione Friderici imperatoris, ed. Chroust, 403. 274 S. Neocleous / Journal of Medieval History 36 (2010) 253274