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SEZIONE MONOCRATICA
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
Del fatto che non tutti i danni siano stati esplicitati, che i monitoraggi non ci fossero o comunque siano serviti
a poco o nulla - salvo dire nel processo che l’acqua persa dalle persone offese invece c’è ancora - è cosa
evidente sol che si guardi all’indicazione degli interventi di mitigazione indicati ante-operam, e poi - ancor più
- se si guarda quelli effettivamente realizzati, attese peraltro le modalità concrete con cui questi sono stati
poi realizzati. Interventi di mitigazione che sono spesso chiaramente caratterizzati
dall’improvvisazione ed imposti solo dalla inevitabilità della loro messa in opera, pena il pericolo di
sollevazioni popolari. In molti casi, comunque, con la caratteristica di essere quasi solo una pezza
messa per tamponare un’emergenza, sperando di chiudere presto i cantieri ed andarsene.
E non c’è da stupirsi se CAVET, per bocca dell’ing. Silva, è convinta di poter seccare le sorgenti e i
pozzi di chiunque e far pari e patta con un po’ d’autobotti.
Imputato SILVA - “Noi avevamo ... avevamo l’obbligo di assicurare il livello idropotabile durante l’esecuzione
dei lavori a breve termine. In teoria ... in teoria io avrei potuto, per tutto il periodo di esecuzione delle opere,
sopperire a quelle che erano le mancanze con delle autobotti. Sarei stato un folle perché è un’operazione
sciagurata. Dopo di che... dopo di che quando c’è la fine dei lavori, cara TAV adesso fai tu tutte le opere
compensative. Tutto quello che (inc.) serve per risolvere. Chiaramente è un’operazione che, cioè, non può
essere supportata dal territorio, e giustamente TAV decise di intervenire. Di intervenire con dei programmi di
intervento, con delle opere; con dei protocolli, recentemente. Ma è fuor di dubbio che questo non è un onere
... non è un onere del CAVET. Perché la galleria drenante, è un progetto di galleria drenante, si sa che drena
e si sa che causa quegli effetti”.
Più chiaro di così.
[...] A chi è andata bene è successo di aver perso [...] l’acqua “buona, incontaminata, perché in campagna di
sorgente” per passare all’“acqua di condotta, medicata”.
Abbiamo ormai una vita così artificiale in città che si deve far mente locale per capire cosa si sono
perse certe persone. Si sono perse cose che riesce difficile immaginare che potessero esistere
ancora. Che potessero esistere situazioni quali quella di T. N. che addirittura si poteva permettere di
avere una piscina alimentata con l’acqua del fiume, acqua di fiume classificata come acqua minerale.
Doveva essere uno spettacolo.
Per non parlare dei costi.
Il paradosso qui è che la cosa migliore, l’acqua buona, era gratis e quella peggiore, l’acqua
dell’acquedotto, va invece pagata.
Ma dicono quelli di CAVET che sono stati eseguiti gli interventi di mitigazione nel modo più razionale
possibile ovvero in modo di evitare sprechi di denaro pubblico (cfr. pg. 109 Ct Celico).
E allora vediamoli gli interventi di mitigazione. Vediamo la loro consistenza, la loro pronta
realizzazione, l’efficienza e vedremo se risultano davvero razionali, ottimi, tempestivi, funzionali, di
alta tecnologia. Di alcuni dei quali, anticipiamo, avremo possibilità di valutare in un certo senso
anche l’”eleganza”.
Partiamo da CASTELVECCHIO-VISIGNANO.
CAVET secca l’acquedotto privato di Visignano a Castelvecchio avendo seccato la sorgente “Spugne” e
lasciando senz’acqua 40 famiglie ed un ristorante, che infatti costituiscono un comitato, il comitato della valle
del Diaterna. Avevano acqua pura e con 50.000 lire l’anno di spesa se la cavavano.
Poi con l’essiccamento della sorgente Le Spugne tutto cambia.
Vediamolo, l’intervento di mitigazione. Parla il presidente del comitato.
Teste E. F. - “… A questo punto non eravamo più in grado autonomamente, privatamente di gestire un
acquedotto con dei grandi danni così… perché prima era una cosa anche molto semplice da fare e dopo
invece eravamo di fronte a dei problemi più grandi di noi e quindi abbiamo chiesto al Comune che lo
prendesse in gestione lui; di conseguenza il comune ha chiesto a CAVET di costruire un acquedotto nuovo e
c’ha allacciato ad un’altra frazione che si chiama Piancaldoli e credo sia andato in funzione nell’estate del
’99, quindi un anno dopo; siamo andati avanti per un anno con le autobotti, siamo rimasti tantissime volte
senz’acqua perché nell’inverno le condutture erano all’esterno, quindi ghiacciavano e ci siamo dovuti anche
arrangiare per smontare i tubi e scaldarli con delle fiaccole, e dal ’99 ci arriva l’acqua tramite delle pompe da
un altro paese”.
Un anno di autobotti e per avere l’acqua d’inverno la gente doveva uscir di casa ed andare a scaldare
i tubi con le fiaccole. Soluzione elegante, non c’è che dire. E infatti quelli del comitato del Diaterna
hanno lasciato perdere ed ora sono attaccati all’acquedotto comunale e si sono rassegnati a pagare
la bolletta.
Ma la difesa cerca di convincere i danneggiati che i danni, grazie agli interventi di mitigazione, sono
stati per loro solo temporanei.
Ma gli risponde bene il sig. L. M..
Avvocato, parlando dell’acquedotto - C’è una situazione diversa tra durante il periodo in cui venivano con
l’autobotte e quando poi è arrivato l’acquedotto, no?
Teste L. M. - Eh, quando è arrivato l’acquedotto si sa, il problema per l’acqua non c’è più stato.
Avvocato - Oh, allora, questa sua situazione di disagio quanto è durata? Quattro anni? Tre anni?
Teste L. M. - È durata sempre perché io la Diaterna la ho inquinata e la mia sorgente non ce l’ho più …e
dove mandavo al pascolo il bestiame l’acqua non c’era e io ho dovuto sempre tenere con l’acqua
dell’acquedotto il bestiame vicino a casa.
No, purtroppo anche con gli interventi di mitigazione, i danni non sono stati affatto temporanei.
ALICELLE.
Non male anche la mitigazione per Alicelle.
Teste V. A. - La CAVET cercò rapidamente buttando tubi di pvc nel bosco e facendo un allacciamento
provvisorio che si protrae quindi... perché ancora il problema non è stato risolto, da quattro estati
consecutive. C'è questo tubo nel bosco provvisorio, un deposito all'aria, quindi sotto il sole, di 5.000 litri. E
poi c'è una stazione di pompaggio con pompa. Poi devono portare il generatore per spingere quest'acqua. Si
deve chiamare il camion con l'acqua che la porti. E queste cose le devo fare io... L'anno scorso non
potevano portare, come si dice, il motore per la corrente. Io sono stato fra giugno e parte di luglio
senz'acqua, perché non potevano portare il motore.
Ma, incredibile a leggersi, il by pass Bagnone – Bosso a pg. 183 della sua CT è portato dal dr. Celico
come esempio di dimostrazione di “sensibilità ed efficienza” da parte del Consorzio Cavet.
“Sensibilità ed efficienza”, scritto in neretto nel testo.
Ma possiamo continuare.
A Santo Stefano a Cornetole a Campomigliaio, frazione di San Piero a Sieve, [...] alla U. Z. e a D. I. seccano
le sorgenti nel 2000. Nel 2005 quando li sentiamo è 5 anni che vanno avanti con autobotti e serbatoi ed
aspettano di essere attaccati all’acquedotto.
Teste D. I. - Oltre la mancanza dell’acqua naturalmente si può immaginare cosa vuol dire far passare
un’autobotte su una strada vicinale, sterrata, almeno tre o quattro volte al mese e l’attraversamento del
giardino che non esiste naturalmente più perché ogni volta che passa l’autobotte lascia il segno;
naturalmente il controllo per non rimanere acqua è totalmente a mio carico, cioè non è che c’è una data fissa
in cui l’autobotte viene ma bisogna che controlli che il serbatoio finisca o meno; l’anno scorso il serbatoio
precedente si è rotto, sono rimasto altri quindici giorni senz’acqua perché prima hanno tentato di ripararlo e
naturalmente era irreparabile… un acquedotto con 5000 litri d’acqua la pressione… come si può pensare di
risaldare della plastica non lo so, ma insomma hanno tentato di ripararlo, sono rimasto altri quindici giorni
senz’acqua prima che si decidessero di riportare un nuovo serbatoio; la strada l’ho già rifatta una volta e
probabilmente mi toccherà rifarla nuovamente se voglio passarci con degli autoveicoli. Questo il minimo,
senza contare il disagio di avere appunto quattro persone che sono cinque anni…
Prosegue D. I. - …Nel 2003 io sono stato contattato da un ufficio tecnico di una compagnia di assicurazione,
l’Ausonia, in Milano mi sembra, per conto del CAVET, in cui mi si diceva che rispetto al danno che avevo
subito la cosa faceva parte dell’accordo dell’addendum che era stato fatto tra la Regione Toscana e CAVET
o chi per lui e che ci sarebbe stato un intervento di realizzazione di un acquedotto tra il Comune di Vaglia e il
Comune di San Piero e che a quel punto ci sarebbe stato un intervento anche per la mia abitazione e che
comunque CAVET garantiva fino al momento dell’allacciamento all’acquedotto la fornitura con le autobotti,
che sarebbe continuato il servizio. Quindi io, a quel punto, un’assicurazione mi contatta rispetto a quello,
ritengo che da parte del CAVET a quel punto ci sia stato il riconoscimento.
Pubblico Ministero - Quindi, cambiando argomento, se capisco bene ora il problema è allacciarsi
all’acquedotto… cosa? comunale? che acquedotto sarà?
Teste D. I. - Ritengo che sia un acquedotto comunale.
Pubblico Ministero - Ma è una cosa in prospettiva quindi?
Teste D. I. - In questa lettera mi si parlava di un progetto che doveva essere fatto nel 2003 e l’allacciamento
nel 2004, a questo punto…
Pubblico Ministero - Siamo nel 2005.
Teste D. I. - … siamo nel 2005 e i lavori devono ancora iniziare.
A Luco nel luglio 2000 seccano la sorgente d’acqua pura e potabile della sig.ra V. D., la vicina del sig. A. C.,
quello del terreno di mais sgonfiato. CAVET gli batte provvisoriamente un pozzo che va però manutenuto, ha
bisogno dei filtri perché viene acqua ferrosa. Il pozzo funziona un po’ così e così, tra quando si rompe la
pompa, tra quando va via la luce, e la V. D. resta spesso senz’acqua.
Ma ora lasciamo perdere. Facciamo finta che l’opera di mitigazione sia l’allaccio definitivo all’acquedotto e
sentiamo cosa dice la V. D..
Teste V. D. - Sì sì sì, mai mancato l’acqua fino al luglio del 2000.
Pubblico Ministero - E dopo ha detto che un po’ sì un po’ no, però più che altro vi approvvigionate da questo
pozzo nuovo.
Teste V. D. - Eh, quella doveva essere una situazione provvisoria perché nel 2001 abbiamo avuto un
incontro e lì era stato deciso con accordo che io fossi allacciata all’acquedotto, quindi io sono quattro anni
che sto aspettando questo allacciamento all’acquedotto.
Pubblico Ministero - A un acquedotto pubblico?
Teste V. D. - Sì.
Pubblico Ministero - Ma lei prima la pagava?
Teste V. D. - No, io no, io avevo solo la sorgente.
Pubblico Ministero - Per capire la differenza se funziona … non so se è stato pattuito, quali fossero gli
accordi, quali fossero le cose che le sono state prospettate, nel senso se il nuovo acquedotto… chi pagherà
la bolletta dell’acquedotto?
Teste V. D. - È quello che mi chiedo anch’io.
Pubblico Ministero - Ah, quindi non è stata decisa questa cosa?
Teste V. D. - No, perché dal 2001 in pratica, dopo quell’incontro lì, io non ho avuto più notizie.
Pubblico Ministero - Ah, siete fermi lì.
Teste V. D. - Sì, siamo fermi lì.
La V. D. è stata sentita nel 2005. Dopo 5 anni.
A C. V. tagliano l’acquedotto e gli mettono un tubo volante di acqua sporca di galleria e lo mandano avanti
così per sei mesi.
Per il torrente Ensa, CAVET dà al sig. F. 260 metri di lamiera zincata per fare un letto del fiume artificiale in
grado di passare una fessurazione ed assicurare il funzionamento del Mulino [...].
R. dell’azienda [...], visto che non si costituisce parte civile e che fa solo una denuncia per senso civico,
rimettendosi all’operato degli organi competenti, non fanno nulla. Eppure con l’acqua del Cardetole dava da
bere alle sue mucche dal 1962, da 40 anni e mai si era seccato. Lo seccano nel 2000 e lui come dice
testualmente, “si va sul mercato, si è preso un escavatore” e si fa da solo e a sue spese un piccolo invaso.
È triste, ma si deve desumere che il solo senso civico in Italia non solo non paga, ma ti ci fa
rimettere.
Nulla neanche per la sig.ra M. alla quale seccano un pozzo a S. Piero, loc. Casenuove Taiuti, nonostante
Cardu fosse andato a fare un sopralluogo e gli avesse detto di non preoccuparsi che ci avrebbero pensato
loro.