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PARTE 3

09/06/01 - EUL-LAGR-01

Principi di conservazione ed equazioni di bilancio: generalit

Indice
1. Il teorema di trasformazione . pag. 2 2. Principio di conservazione della massa ed equazione di continuit .. 4 3. Teorema della quantit di moto 5

Nella dinamica dei corpi solidi o del punto materiale consueto esprimere le leggi di conservazione e le equazioni di bilancio usando l'approccio lagrangiano, ovvero inseguendo il sistema, costituito sempre dalle medesime particelle materiali, nel corso del suo moto. Dato quindi un corpo (o un sistema di corpi) in movimento, la conservazione di una qualunque grandezza fisica estensiva G ad esso relativa (per la quale valga, beninteso, un principio di conservazione in senso stretto), si esprime imponendo che la sua derivata totale rispetto al tempo (detta sostanziale, o molecolare, o lagrangiana, appunto) sia nulla:

G ( t + dt ) G ( t ) lim =0 dt 0 dt

(1)

Se g rappresenta la grandezza intensiva, ovvero specifica per unit di massa, corrispondente alla grandezza estensiva G, denotato con m il volume occupato dal corpo in movimento, la (1) si pu scrivere come:
lim dt 0

( t +dt ) g( t + dt )dV ( t ) g( t )dV


dt

=0

(2)

dove il volume di integrazione si muove solidalmente al corpo considerato e pu variare nel tempo se il corpo subisce deformazioni.

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Il punto di vista lagrangiano presuppone che il sistema in esame sia inseguito nel suo moto e che, pur variando nel tempo, sia il volume da esso occupato, sia la forma e l'estensione della superficie che lo delimita, il sistema sia sempre composto dalle medesime particelle materiali. Tale approccio non pone alcun problema per i corpi solidi, in cui la coesione tra gli elementi materiali generalmente tale da conservare la loro connessione, anche durante il moto. Sebbene il moto dei fluidi sia governato dai medesimi principi fisici che governano quello dei corpi solidi, l'approccio lagrangiano, risulta concettualmente inadatto a descrivere la dinamica di queste particolari sostanze materiali. Per un elemento di fluido infatti la coesione molecolare molto debole rispetto alle forze che si vengono a produrre a causa del suo moto relativo agli altri elementi di fluido che lo circondano, oppure alle pareti solide attorno alle quali esso si trova a fluire. Il risultato che un gruppo di molecole, pur inizialmente contigue, ed appartenenti ad una circoscritta porzione di fluido, vengono rapidamente disperse in una regione di spazio relativamente estesa. E ci rende problematica l'identificazione del volume di integrazione m in funzione del tempo. Si pensi poi alla difficolt di effettuare misure sperimentali con sonde che si devono spostare nel campo di moto esattamente alla velocit locale ed istantanea di ciascun elementino di fluido. Certamente pi adatto a descrivere il moto dei fluidi l'approccio euleriano, che consiste nel formulare le relazioni di conservazione per un volume di controllo c indeformabile e fisso nello spazio. Il volume di controllo pu avere forma arbitraria ed concettualmente delimitato da una superficie c , perfettamente permeabile, attraverso la quale il fluido pu scorrere liberamente, variando le sue propriet in funzione del tempo.

1 - Il teorema di trasformazione
E' subito evidente che, se si vuole adottare il punto di vista euleriano, non sufficiente scrivere la (2) inalterata, sostituendo semplicemente al volume di integrazione , mobile, il volume di controllo c , fisso. Nel caso di c fisso e indeformabile, ci equivarrebbe ad imporre la conservazione di due diverse masse di fluido, che si trovano ad occupare il medesimo volume di spazio c , in due diversi istanti di tempo. E chiaramente non esiste alcun principio fisico che possa imporre la costanza della grandezza G per due insiemi diversi di materia. L'approccio euleriano reso possibile dal teorema di trasformazione (o di Leibnitz), che permette di esprimere correttamente, anche per un volume di controllo fisso nello spazio, la derivata sostanziale (2), che formulata per un volume solidale con il corpo in movimento. Tale teorema afferma infatti che:
"La derivata sostanziale della grandezza estensiva G uguale alla somma della derivata locale, o temporale, della quantit G contenuta nel volume di

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controllo fisso c , e del flusso di G attraverso la superficie c che delimita il volume di controllo c ".

Sulla base del teorema di trasformazione possiamo quindi scrivere:


lim dt 0

( t +dt ) g( t + dt )dV ( t ) g( t )dV


dt

DG = Dt t

gdV +
c

gV n dS

(1.1) dove la derivata totale euleriana indicata con il simbolo D, mentre V denota il vettore velocit misurato nel riferimento cui solidale c ed n il versore normale alla superficie c , definito positivo se uscente dal volume c . La legge di conservazione per la generica grandezza G, pu pertanto scriversi nella forma:
t

gdV +
c

gV ndS = 0
c

(1.2)

La relazione (1.2) mostra un ulteriore vantaggio intrinseco nell'approccio euleriano: nel caso di fenomeni stazionari, che costituiscono una parte non trascurabile di quelli studiati, la dipendenza dalla variabile temporale viene a cadere completamente. Questa una semplificazione notevole, che viene a mancare qualora si adotti invece l'approccio lagrangiano: in tal caso infatti, pur in presenza di fenomeni stazionari, la dipendenza dal tempo permane comunque, attraverso la posizione del volume di integrazione, che necessario inseguire e che, se si esclude la condizione di quiete, funzione del tempo. Dalla (1.2), che esprime la conservazione di G in forma integrale, si pu ricavare la corrispondente forma differenziale o indefinita, applicando al secondo integrale (quello di superficie), il teorema della divergenza (o di Gauss), che afferma che:
"Se in un campo vettoriale avente vettore caratteristico V data una superficie chiusa che delimita un volume , l'integrale della divergenza di V esteso al volume uguaglia il flusso del vettore V uscente dalla superficie di ".

Di conseguenza:

div V dV =
c

V ndS
c

(1.3)

Sostituendo la (1.3) nella (1.2), e portando il segno di derivata all'interno dell'integrale (il che lecito essendo il volume di controllo invariante nel tempo), si ottiene: DG = Dt

( g ) + div ( gV ) dV = 0 t

(1.4)

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Ora, ricordando che il volume di controllo c del tutto arbitrario, l'integrale esteso a c pu essere sempre nullo se, e solo se, identicamente nulla la funzione integranda, cio se: ( g ) + div ( gV ) = 0 t 1.5)

La (1.5) rappresenta l'equazione di conservazione per la grandezza estensiva G in forma differenziale o indefinita. Scritta per esteso, in coordinate cartesiane x, y, z, la (1.5) diventa:

( g ) ( gu ) ( gv ) ( gw ) + + + =0 t x y z oppure in notazione tensoriale: ( g ) ( gv i ) + =0 t x i

1.6)

(1.7)

2 - Principio di conservazione della massa ed equazione di continuit.


L'equazione di continuit stabilisce che all'interno di un fluido non si possono verificare ne una generazione, ne una distruzione di massa. In altri termini, per la massa vale una legge di conservazione in senso stretto che stabilisce che questa si conserva invariata nel tempo. L'equazione di continuit si pu scrivere in forma integrale oppure in forma differenziale (o indefinita). Per ricavarle entrambe, usiamo le equazioni di conservazione (1.2), oppure (1.4) e (1.5), che abbiamo scritto per la generica grandezza intensiva g. Nel caso della massa, la grandezza specifica per unit di massa, che si indicata genericamente con g, pari all'unit. Pertanto le due forme dell'equazione di continuit si ottengono direttamente sostituendo l'unit alla variabile g: t

dV +
c

V ndS = 0
c

(2.1)

t + div ( V ) ]dV = 0

(2.2)
(2.3)

t + div ( V ) = 0

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3 - Teorema della quantit di moto.


Il teorema fondamentale della dinamica (o secondo principio della dinamica, o seconda legge di Newton) afferma che:
"La variazione della quantit di moto di un sistema di masse, nell'unit di tempo, uguaglia la risultante delle forze esterne ad esso applicate".

Se Q rappresenta la quantit di moto di un sistema di fluido, rispetto ad un riferimento inerziale, si ha quindi:

DQ =F Dt

(3.1)

Nel paragrafo 1 si applicato il teorema di trasformazione senza specificare se la grandezza estensiva G fosse uno scalare, oppure un vettore, dal momento che la sua validit dimostrabile in entrambi i casi. Analogamente a quanto fatto per la conservazione della massa, se sostituiamo alla generica grandezza intensiva g, la quantit di moto per unit di massa, ovvero il vettore velocit V , otteniamo la forma integrale: DQ = Dt t e le forme differenziali: ( v i ) + ( v i v j ) = c i + f i t x j dove: (3.3)

V dV +
c

V ( V n ) dS = F
c

(3.2)

ci rappresenta la forza di campo per unit di massa (generalmente


l'accelerazione di gravit),

fi indica la forza per unit di volume equivalente alle forze di superficie.


Ovviamente, essendo la quantit di moto e le forze grandezze vettoriali, la (3.3) equivale ad un sistema di tre equazioni scalari che, se si denotano con u, v e w le tre componenti secondo una terna cartesiana x, y e z del vettore velocit, si possono scrivere: D ( u ) ( u ) ( uu ) ( vu ) ( wu ) = + + + = c x + f x Dt t x y z D ( v ) ( v ) ( uv ) ( vv ) ( wv ) = + + + = c y + f y Dt t x y z D ( w ) ( w ) ( uw ) ( vw ) ( ww ) = + + + = c z + f z Dt t x y z (3.4a) (3.4b) (3.4c)

Parte 3 - Pag. 5

Il sistema (3.4) esprime il teorema della quantit di moto in forma differenziale conservativa (divergence form). Questo sistema, sviluppando le derivate dei prodotti e sottraendo l'equazione di continuit, che compare in ciascuna delle (3.4), moltiplicata rispettivamente per u, v e w, si traduce nella forma non conservativa:

D( u ) u u u u = + u + v + w = c x + f x Dt t x y z D( v ) v v v v = + u + v + w = c y + f y Dt t x y z w D( w ) w w w = + u + v + w = c z + f z t Dt x y z

(3.5a)

(3.5b)

(3.5c)

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