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(versione 1.11)
Ingegnere Pazzo
http://ingegnerepazzo.wordpress.com/
23 febbraio 2009
2
Piccola premessa
Questo piccolo riassunto non ha la pretesa di essere un libro, né tantomeno un manuale o un saggio:
trattasi piuttosto di semplici appunti riordinati dalla mia obnubilata mente.
In essi potrebbero esserci imperfezioni o incongruenze piccole o grandi, ed esse sono imputabili uni-
camente a me e non alle fonti, che consistono nelle slide del prof. Franco Callegati (dalle quali ho attinto
le immagini) e nei miei modestissimi appunti. Chiedo già in anticipo scusa per qualsiasi errore dovesse
far perdere tempo al lettore.
Chiaramente questo riassunto, da solo, non sostituisce le lezioni del prof. e non è esaustivo e chiarifi-
catore quanto può essere la spiegazione in aula degli argomenti ivi trattati. Nonostante questo, spero che
possa essere un valido supporto per chiunque fosse interessato a leggerli o ad utilizzarli.
Ing. Pazzo
Indice
3
4 INDICE
A Esercizi 47
A.1 Protocolli di rete, analisi di CW . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.1.1 Esercizio 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.1.2 Esercizio 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
A.1.3 Esercizio 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
A.1.4 Esercizio 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
A.2 Modelli per il TCP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
A.2.1 Esercizio 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
A.2.2 Esercizio 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
A.2.3 Esercizio 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
A.3 Latenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
A.3.1 Esercizio 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
Capitolo 1
Il protocollo TCP è parte integrante dello strato 4 (trasporto) della pila OSI e ha il compito di svin-
colare gli strati superiori dai problemi di rete. È un protocollo di tipo connection-oriented (al contrario
dell’UDP che è connection-less) e gestisce una connessione end-to-end (punto-punto) e full-duplex (bidi-
rezionale); prevede inoltre procedure per l’instaurazione della connessione, il controllo del suo corretto
andamento e la chiusura. Tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento dell’algoritmo TCP
sono contenute nel TCB (transmission control block). L’interfaccia con le applicazioni, invece, non è definita
a priori e fondamentalmente dipende dal sistema operativo utilizzato dall’utente.
Il TCP garantisce la correttezza nella consegna dei dati utilizzando un protocollo a finestra scorrevole
(Sliding-Window) basato su:
5
6 CAPITOLO 1. IL PROTOCOLLO TCP: GENERALITÀ
volta una conferma (un SYN+ACK): a questo punto il server non richiede altre conferme1 ed entrambi
i comunicanti finiscono nello stato ENSTABLISHED (in verde). Quello illustrato fin’ora è il cosiddetto
three-way handshake (‘stretta di mano a tre tempi’) e, alla prova dei fatti, si è dimostrato un metodo ab-
bastanza robusto per instaurare una connessione (v. paragrafo 1.2.1). Chiaramente, durante queste fasi,
possono accadere eventi come l’apertura simultanea (freccia nera da SYN SENT a SYN RCVD) o il non
completamento del TWH (freccia nera da SYN RCVD a LISTEN). La parte inferiore del diagramma a stati
si riferisce invece alla chiusura della connessione: la chiusura può essere passiva (da parte del server, che
riceve il FIN e risponde con ACK) oppure attiva (da parte del client).
• CASO 1: il client (C) vuole chiudere così invia un FIN; S risponde con un ACK ed, eventualmente,
continua ad inviare dati perché la sua direzione è ancora aperta; quando si stufa pure lui invia un
FIN e il C, che è in stato FIN WAIT 2, risponde con un ACK.
1 Se si continua a confermare all’infinito non si trasmette nulla!
1.2. MACCHINA A STATI FINITI 7
• CASO 2: entrambi vogliono chiudere. Il client C invia il FIN e finisce in FIN WAIT 1, poi riceve
anche il FIN del server e va in CLOSING, confermando il tutto con un ACK. Il server poco prima
aveva ricevuto il FIN di C e così invia pure lui un ACK; al termine di tale scambio di conferme,
entrambe le direzioni si chiudono e la trasmissione ha termine;
• CASO 3: il client vuole chiudere e il server si accorge di voler fare lo stesso. Tutto funziona come
nel caso 1, tranne per il fatto che S non vuole spedire dati e in una botta sola invia sia l’ACK che il
FIN.
Si noti che il client rimane per un po’ nello stato di time wait, utile per fare sì che i pacchetti dell’attuale
connessione si estinguano onde evitare la sovrapposizione di più incarnazioni (v. par 1.2.1).
Perché tutta questa serie di conferme e riconferme? Il fatto è che, se il mezzo di comunicazione è
inaffidabile, è impossibile avere uno scambio di informazioni con conferma certa in quanto i messaggi, sia
quelli contenenti dati che quelli contenenti informazioni di servizio, possono effettivamente perdersi nella
rete.
Chi parla? SIN bit ACK bit SeqN AckN Chi parla?
CLIENT 1 0 x -
1 1 y x+1 SERVER
CLIENT 0 1 x+1 y+1
CLIENT 0 0 x+1 y+1 → inizio invio dati
Si noti che il primo pacchetto dati ha numero di sequenza uguale all’ACK precedente!
• keep-alive timer: non necessariamente, se è attiva una connessione fra due host, vi è un trasferimento
di dati fra sorgente e destinazione; se tuttavia la connessione rimane dormiente per molto tempo, è
probabile che uno dei due colloquianti si sia disattivato ed è opportuno eliminarla del tutto per lib-
erare le risorse da essa occupate. Allo scadere del keep-alive timer, uno dei due host invia all’altro un
messaggio di prova; se riceve risposta allora il timer viene resettato mentre, se tutto tace, vengono
mandati altri 9 messaggi di prova con un intervallo pari a 75 secondi l’uno dall’altro. Presumi-
bilmente, se anche questi 9 messaggi non ricevono risposta, l’altro calcolatore dev’essere ’caduto’
quindi la connessione viene interrotta;
• time wait: al termine della chiusura della connessione, il client si ferma nello stato time wait per un
tempo pari a 2MSL 2 , allo scadere del quale - se nulla è accaduto, lo stato della connessione passa
a CLOSED. Questo timer vuole garantire l’estinzione di segmenti appartenenti a precedenti incar-
nazioni, onde evitare ambiguità con future riconnessioni fra le stesse porte degli stessi calcolatori
(vedi paragrafo 1.2.1).
il peso dei campioni più recenti; Moving per la sua natura dinamica; Average per l’uso che fa di ’medie’
ponderate matematiche.
Parametro vRTT
Passiamo infine al parametro vRTT che, come abbiamo già detto, è una stima della variabilità del RTT.
Il valore di vRTT all’istante 0 è canonicamente5 pari a
sRTT (0)
vRTT (0) =
2
Per le successive misurazioni, invece, si segue la seguente regola:
Il parametro β è compreso tra 0 e 1 e ha valore consigliato pari a 1/4 = 0, 25: questo significa che viene
dato più peso al passato rispetto che al presente.
RTO = min[UB, max[ LB, (γ · eRTT )]] = γ · eRTTSe non consideriamo i limiti.
UB è il valore massimo ammissibile per RTO6 , mentre LB è il corrispondente valore minimo7 ; γ, invece,
è un parametro compreso fra 1 e 2. Come è facile dedurre, l’RTO sarà compreso fra LB e UB; il calcolo
dell’eRTT, infine, può eventualmente essere sovrastimato mediante il parametro β.
RTO = max[ LB, eRTT + max[ G, 4 · vRTT ]] = eRTT + 4 · vRTTSe non consideriamo i limiti.
LB è ancora il valore minimo ammissibile per l’RTO, mentre G è un’unità di misura del tempo presa
come parametro. La relazione soprascritta indica che, se la linea è instabile e ballerina, è opportuno
sovradimensionare l’RTO; in caso contrario, una buona stabilità della linea incoraggerebbe a mantenere
l’RTO il più vicino possibile a eRTT (tendiamo a ’fidarci’ della linea). Per visualizzare meglio quanto detto
si faccia riferimento alla figura 1.3.
Misurazione di sRTT
Generalmente tale parametro si ricava come multiplo di intervalli di 500 ms; il TCP mantiene attiva
una sola misurazione alla volta quindi, in caso di trasmissioni consecutive a breve distanza, solamente la
prima valuta l’sRTT (figura 1.4).
Un inconveniente comune (figura 1.5) è quello che potrebbe avvenire quando vi è ritrasmissione dei
dati (in seguito alla perdita di un pacchetto o allo scadere dell’RTO): per questo motivo in caso di ri-
trasmissione l’sRTT non viene misurato e viene invece rilevato al successivo segmento senza ritrasmissione
(algoritmo di Karn/Partridge).
Come si nota, iterando la formula compaiono dei termini in cui il parametro α viene elevato ad una certa potenza.
5 Come per quanto riguarda l’eRTT, non possiamo fare alcuna stima della variabilità visto che siamo all’inizio della trasmissione
e non abbiamo dati sufficienti; anche questa volta la scelta migliore è quella di affidarsi ad un valore standard.
6 1 minuto.
7 1 secondo.
1.3. LO SVOLGIMENTO DEL DIALOGO 11
Figura 1.3: Evoluzione dell’RTO secondo i due RFC illustrati. Il risultato è migliore tanto più si è vicini alla linea
rossa. Si noti che Jacobson ha dei grossi vantaggi quando la linea è stabile, mentre si tiene dalla parte del
sicuro quando non lo è
Exponential back-off
Una volta che avviene una ritrasmissione per mancanza di risposta, può aver senso dare un tempo
maggiore al ricevitore di rispondere: per questo motivo, ad ogni ritrasmissione, il TCP raddoppia l’RTO
fino al raggiungimento di un valore massimo.
12 CAPITOLO 1. IL PROTOCOLLO TCP: GENERALITÀ
• segmenti ritardati: un segmento con numero di sequenza Y > X arriva prima del segmento X;
• ambedue le cose: un segmento X viene duplicato e una delle due copie viene confermata, mentre
l’altra arriva solo successivamente9 . In tal caso la trasmissione continua e, una volta che si è esaurito
lo spazio di numerazione, vengono riciclati numeri già utilizzati10 : questo significa che prima o
poi sarà generato un altro pacchetto avente numero di sequenza X (ma diverso da quello del giro
precedente): se entrambi gireranno per la rete avremo due segmenti con stessa intestazione ma
contenuto diverso! Il peggio che può capitare, in questo caso, è che la copia ritardata (quella del giro
prima) arrivi prima dell’altra e venga interpretata come segmento valido.
Osserviamo ora la figura 1.6: sulle ordinate compare il numero di sequenza, mentre sulle ascisse il
tempo. Le rette nere spesse rappresentano l’andamento crescente del numero di sequenza col passare del
tempo: la loro diversa pendenza dipende dalla velocità della connessione (più lo scambio di messaggi
è rapido, più velocemente aumenta il SeqN e più pendente è la retta); il segmento orizzontale (MSL) si
riferisce all’esistenza in vita di un pacchetto avente numero di sequenza pari a quello cui si era arrivati
prima del crash della connessione C1. La connessione C2 riparte e, in entrambi i casi, finiamo per cadere
nella trappola dei ’numeri doppi’: l’esempio ci mostra che questo può accedere sia se l’ISN (Initial Sequence
Number) viene fissato a zero di default (a sinistra), sia se viene posto pari a un contatore11 (a destra). L’unico
modo veramente sicuro in grado di farci evitare questo inconveniente è quello di attendere un MSL prima
di aprire una nuova connessione TCP (TCP quiet time).
Per questo si fissa un massimo tempo di vita dei segmenti (MSL, Maximum Segment Life), noto a priori: nel 1973 tale parametro
veniva fissato a 2 minuti, ma con l’avvento di reti sempre più veloci si è reso necessario abbatterlo notevolmente.
11 In quest’ultimo caso ISN è funzione del tempo utilizzando un sistema di conteggio a 32 bit con incremento ogni 4 microsecondi.
12 Quel che fa testo è il bit ACK, che se è pari ad 1 ha significato di conferma.
1.6. IN SINTESI 13
ripensare questo meccanismo e scegliere di inviare ACK ritardati o cumulativi al fine di diminuirne il
numero. Si potrebbe, ad esempio, inviare un ACK ogni due segmenti utilizzando il sistema della finestra
scorrevole.
Sia ora WT la finestra di trasmissione e WR la finestra di ricezione, con WT e WR minori dello spazio
di numerazione del TPC (M = 232 ); se il ricevitore ha ricevuto fino a SeqN = N, allora si attenderà
un segmento con SeqN = ( N + 1) mod M: se non riceve quello che si aspetta13 , bensì un segmento
con SeqN > N o < N, allora il ricevitore interpreterà quello che gli arriva rispettivamente come un
segmento fuori sequenza (numero di sequenza troppo alto) o come un duplicato ritardato (numero di
sequenza appartenente ’al passato’). Nel primo caso il ricevitore memorizzerà il segmento, purché esso
stia all’interno della sua finestra WR , ritrasmetterà l’ultima conferma inviata (ACK N + 1) e, una volta che
avrà ricevuto tutta la sequenza completa (compreso il segmento N + 1), comunicherà direttamente ’ACK
X + 1’ sbloccando la sua finestra; nell’altro caso scarterà il pacchetto considerandolo un doppione. Quanto
detto fin’ora funziona purché il ricevitore sia dotato di memoria: chiaramente conviene memorizzare meno
cose possibili quindi, finché non accade nulla di imprevisto, ogni pacchetto confermato in ordine corretto
cancella il corrispondente segmento in memoria e fa scorrere la finestra.
1.6 In sintesi
Il TCP è un protocollo di strato 4, pensato per connessioni bidirezionali e point-to-point, in grado di svincolare
gli strati superiori da tutti i problemi di rete e di garantire, grazie alla sua natura connection oriented, una
conversazione adabile. In particolare, il TCP fa uso di un meccanismo a nestra scorrevole in grado di adattarsi
alle condizioni di congestione della rete (v. capitolo 2), di rimediare alla perdita di pacchetti e di assicurare il
corretto ordine della loro ricezione.
L'unità di riferimento è il segmento (il 'pacchetto' cui ci riferiamo sempre), il quale contiene l'indirizzo sorgente
e destinazione, un checksum per vericare la correttezza del contenuto, vari campi per le segnalazioni di servizio
(ag-bits, etc. . . ) e inne i dati.
Il funzionamento del protocollo TCP è illustrabile tramite lo schema di una macchina stati niti (v. gura 1.1)
caratterizzato da due eventi principali: il TWH (three way handshake, v. par 1.2.1), che consiste in un triplice
scambio di messaggi (Client: SYN, Server: SYN+ACK, Client: ACK) facente da preambolo per l'inizio della
connessione, e la chiusura unidirezionale e indipendente delle due direzioni (Client: FIN, Server: ACK + eventuale
trasmissione + FIN, Client: ACK). Il TWH, in particolare, è in grado di resistere all'apertura contemporanea di
più connessioni nonché all'arrivo ravvicinato di due richieste di connessione (una delle quali è ritardata).
Inoltre, il TCP ha un meccanismo - regolato da diversi timer - in grado di far fronte a inconvenienti come un
deadlock dovuto alla perdita di un ACK (scade il persist timer), una connessione senza scambio di dati da troppo
13 Ad esempio perché la rete ha perso o ritardato i pacchetti che doveva consegnare.
14 CAPITOLO 1. IL PROTOCOLLO TCP: GENERALITÀ
tempo (keep-alive timer), la presenza in rete di più incarnazioni di una stessa connessione logica (time wait), la
perdita di un segmento (RTO, Retransmission Time Out).
Un aspetto importante del TCP è il dimensionamento dell'RTO: esso viene calcolato mediante formule matem-
atiche all'interno delle quali fa bella mostra la stima del RTT (Round Trip Time), cioè del tempo che intercorre
tra l'invio di un pacchetto e la ricezione della sua conferma. Il parametro RTT è aleatorio, quindi dobbiamo
appoggiarci al calcolo di una media ponderata mobile (Exponential Weighted Moving Average) per ottenerne un
valore plausibile.
Col passare del tempo sono state emanate diverse raccomandazioni (RFC), descriventi ognuna una particolare
metodologia di calcolo dell'RTT; in gura 1.7 vengono illustrate la RFC 793 e la più nuova e performante RFC
2988: la prima è più rudimentale, in quanto fa uso dei soli parametri eRTT (stima dell'RTT ad un certo istante)
e sRTT (misurazione del RTT), mentre la seconda è più ranata dato che tiene anche conto della variabilità
delle condizioni della rete (parametro vRTT ).
Per il calcolo di sRTT serve una particolare cautela in quanto potrebbero esservi ambiguità dovute alla perdita
di pacchetti (v. g. 1.5); inoltre, il TCP mantiene una misurazione dell'sRTT alla volta (v. g. 1.4). Inne, se
per una certa trasmissione non si riceve risposta, l'RTO viene raddoppiato (Exponential back-o ).
Il TCP impone che ogni segmento abbia un proprio numero di sequenza ed è in grado di gestire le situazioni in
cui arriva un pacchetto fuori sequenza, duplicato oppure ritardato (o addirittura ritardato duplicato!). Il ricevitore
che si aspetta il pacchetto X, ma che riceve Y 6= X, può reagire in diversi modi in base all'entità di Y e X:
• Y > X : memorizza il pacchetto futuro14 (Y ) e continua a richiedere quello corrente (X ), in modo da poter
saltare il pacchetto Y una volta ricevuti tutti quelli precedenti;
• Y < X : il calcolatore scarta il doppione.
Un problema più sottile è quello riguardante segmenti con stesso numero di sequenza, stessa intestazione ma
contenuto diverso: essi possono essere il frutto di un'anomalia dovuta al crash di uno dei due colloquianti e alla
ripresa del dialogo con numeri di sequenza tali da indurre in rete la contemporanea sopravvivenza di pacchetti della
vecchia e della nuova connessione con stesso SeqN . Questa eventualità può accadere sia che ad ogni connessione
si scelga un ISN (Initial Sequence Number) sso a un valore di default, sia che tale parametro venga calibrato
mediante un contatore (convenzione scelta del TCP). Per stare dalla parte del sicuro e non avere più dubbi il
TCP sceglie, conseguentemente al vericarsi di un evento che ha interrotto il dialogo, di inibire qualsiasi ulteriore
tentativo di connessione per un tempo pari a MSL (TCP quiet-time).
2.1 Generalità
La velocità del trasmettitore potrebbe, in generale, essere molto diversa da quella del ricevitore, ma non
per questo uno dei due colloquianti ha licenza di saturare l’altro: per tal motivo si utilizza un meccanismo
a finestra scorrevole. Il corretto dimensionamento della finestra deve tuttavia tenere conto - oltre che della
velocità della rete - anche delle velocità d’elaborazione di trasmettitore e ricevitore, nonché della quantità
di memoria posseduta da ciascuno di essi. Questo problema potrà sembrare anche banale, ma non lo è
affatto: il trasmettitore, a priori, non sa proprio un bel niente sul ricevitore e l’aleatorietà della congestione
in rete non aiuta a prendere delle decisioni senza uno straccio d’informazione. Per potersi conoscere, i due
host devono quindi potersi comunicare l’un l’altro le dimensioni della memoria di ricezione: per questo
motivo, nell’intestazione del pacchetto TCP, è contenuto il campo Advertised Window (AW).
Figura 2.1: Il meccanismo a finestra fra segmenti ricevuti e segmenti non trasmessi.
W = max( AW, CW )
Mettiamo ora che un ipotetico trasmettitore sia molto più lento di un ricevitore, che quindi viene
saturato: una volta che il buffer di ricezione si riempie, AW va a 0 e il trasmettitore blocca l’invio di dati.
La ripresa della trasmissione avviene quando il processo ricevente legge dal buffer e spedisce un AW > 0.
Questo meccanismo nasconde però un’insidia: se
1 La dimensione della finestra può essere data in byte o in segmenti: noi preferiremo generalmente questa seconda scelta, in-
dicando con w la finestra in byte e W la finestra in segmenti. Si noti che si ha w = MSS · W, dove MSS è il Maximum Segment
Size.
15
16 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
• il trasmittente invia messaggi fino alla ricezione di AW = 0 e, a quel punto, sospende l’invio,
allora la finestra non verrà mai sbloccata perché il ricevitore non riesce a spedire alcun messaggio con
AW > 0. Siamo in pieno deadlock; per questo il TCP permette che sia sempre possibile inviare un segmento
di 1 byte anche se AW = 0: dal momento che l’Advertised Window diventa pari a zero, infatti, parte il persist
timer allo scadere del quale si invia un segmento di un byte (SeqN = X + 1, dove X è il numero di sequenza
dell’ultimo pacchetto correttamente trasmesso) avente lo scopo di sbloccare la finestra. Se poi il ricevitore
risponde con ACK = X + 2 e AW > 0, la trasmissione potrà continuare; in caso contrario, se cioè il buffer
è invece ancora irrimediabilmente pieno, verrà spedito ACK = X + 1 e AW = 0, così che il persist timer,
che questa volta avrà durata doppia (PT 0 = 2PT), ricomincerà a contare.
• l’applicazione (del ricevitore) legge un byte, libera altrettanto spazio dal buffer e trasmette AW = 1;
• il trasmettitore riceve tale indicazione e, non potendo far altro, manda un solo byte;
In questa spiacevole situazione inviamo un carattere alla volta e AW continua ad oscillare tra 0 e 1;
fortunatamente anche quest’inconveniente è risolvibile, grazie all’algoritmo di Nagle (v. paragrafo 2.2.2).
• il segmento è di dimensioni pari almeno alla metà del valore di AW (se proprio non riesco ad inviarti
tutto, ti invio almeno metà di quello che potresti);
• non vi sono ACK pendenti ed è possibile trasmettere tutto ciò che è in attesa nel buffer di trasmis-
sione.
2 Wikipedia spiega lo stesso problema con altre parole e aiuta a fare chiarezza.
Nel caso in cui il processo di scrittura dei dati nel buer TCP del mittente sia molto lento, il protocollo spedirà una serie di pacchetti
contenti una quantità di dati molto bassa, con un uso ineciente del canale (è infatti molto meglio spedire un solo pacchetto con n
byte di dati, per il quale bisogna pagare il peso di un solo header, che spedire n pacchetti contenenti solo un byte di dati, per ognuno
dei quali bisogna pagare il peso di un header, un rapporto di 1/n contro n/n = 1). La soluzione a questo problema consiste nel
trattenere i dati nel buer allo scopo di spedirli in un unico segmento. Tuttavia un'attesa troppo lunga potrebbe causare dei ritardi
troppo grandi nella trasmissione. Un'ottima soluzione a questo problema è fornita dall'algoritmo di Nagle, secondo il quale i dati
devono essere accumulati nel buer per poi venire spediti in un unico blocco alla ricezione dell'ACK dell'ultimo pacchetto trasmesso
o quando si raggiunge la massima dimensione ssata per un segmento (MSS). Questo semplicissimo algoritmo riesce a risolvere
il problema tenendo anche conto della velocità di trasmissione dei pacchetti: se questa è più lenta della scrittura dei messaggi (il
mittente riesce ad accumulare una notevole quantità di dati nel buer prima dell'arrivo del riscontro) vengono creati pacchetti con
il massimo rapporto dati-header, sfruttando al meglio le risorse del canale. Se invece la rete è più veloce, i pacchetti risulteranno
più piccoli, assicureranno una certa continuità nella trasmissione e verrà garantito comunque un utilizzo più eciente delle risorse del
canale che nel caso in cui l'algoritmo non venga utilizzato.
2.3. CONTROLLO DI CONGESTIONE 17
L’effetto dell’algoritmo di Nagle è che si può avere un solo segmento pendente per il quale non si è
ricevuto l’ACK; di conseguenza, più veloci arrivano gli ACK e più velocemente si trasmette. L’effetto col-
laterale, invece, è quello che si tende a ritardare i dati nel buffer di trasmissione e, per alcune applicazioni,
questo potrebbe essere non accettabile: di conseguenza l’algoritmo di Nagle è disabilitabile.
• se la finestra è più grande il vero handicap viene dalla rete, che non è in grado di accettare per intero
il flusso di dati nelle parti intermedie a velocità minore: in questo caso è infatti necessario accodare
nei router intermedi, cosa che può generare perdite e ritardi.
Esaminiamo per esempio la figura 2.2; in essa si illustra come il flusso sia in grado di adattarsi alla
capacità e alla banda della rete: se facciamo l’assunzione che vi siano parti di rete ad elevata capacità ed
altre a banda più ristretta (rispettivamente rappresentate da tubi più larghi e più stretti), si nota come il
tempo necessario a trasmettere pacchetti di dimensione fissata sia molto diverso da zona a zona. Il collo
di bottiglia rappresentato dal primo tratto di linea avente banda (stretta) pari B ha l’effetto di rallentare la
trasmissione complessiva di dati: giunti alla parte di rete (veloce) del ricevitore, infatti, i pacchetti sono fra
18 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
loro temporalmente molto più distanziati rispetto a quanto lo fossero in partenza. Il ritorno, immaginando
che la situazione sia simmetrica rispetto all’andata, non ritarda ulteriormente i pacchetti essendo questi
dei piccoli ACK inviati ad una frequenza ‘sfrondata’ dalla rete d’andata e quindi più che gestibili. Il
protocollo a finestra, come abbiamo detto, permette al trasmettitore di inviare dati solo dal momento
che riceve le necessarie conferme: se esse giungono con la frequenza indicata in figura, la successiva
trasmissione farà sì che il trasmettitore già ‘ab ovo’ invii pacchetti ad una velocità accordata sulla base di
quanto possa sopportare la rete.
Tornando alla questione di partenza, come dimensioniamo CW considerando quanto detto e il fatto
che la banda disponibile B può cambiare durante la connessione? A questo proposito, fatte le ipotesi che
trasmettitore e ricevitore siano correttamente configurati, che non vi siano problemi di SWS (vedi para-
grafo 2.2.1), che i buffer di trasmissione e ricezione siano abbastanza grandi e che AW >> CW (cosicché è
CW a ‘comandare’ nel dimensionamento della finestra), sono definite due fasi che corrispondono a diverse
dinamiche di CW:
• slow start (SS): all’inizio della trasmissione W è3 ≤ 2 e, per ogni ACK ricevuto senza scadenza di
RTO si effettua
W = W+1
L’effetto netto è che, ad ogni tornata, la finestra raddoppia4 (v. figura 2.3). Lo SS termina quando
si verifica congestione (non ritorna un ACK in tempo) oppure quando superiamo la cosiddetta Slow
Start Threshold (SSTHR)5 , che all’apertura della connessione è fissata ad un valore arbitrariamente
alto ma che è anche in grado di cambiare dinamicamente durante la trasmissione dati. In SS si
ipotizza che la situazione di rete, a finestra ancora relativamente piccola, sia abbastanza stazionaria;
l’evoluzione di W, com’è facile intuire, avviene per tempi multipli di RTT (sono gli ACK a dettare il
ritmo). La durata di tale fase dipende chiaramente dalla SSTHR ed è pari a:
• congestion avoidance (CA): dopo la crescita esponenziale della fase di SS, con la congestion avoidance
passiamo ad una crescita lineare onde evitare di esagerare e incappare nella perdita di pacchetti. La
finestra w viene incrementata di un MSS per ogni RTT (o, se si preferisce, ogni RTT W aumenta di
un segmento): ad ogni ACK, quindi, si ha
1
W =W+
W
Flightsize: quantità di byte trasmessi ma non confermati (in parole povere è ciò che è in giro per la
rete). Non è necessariamente uguale a W e dipende da dove si e arrivati nella trasmissione di una finestra.
Dopo aver definito queste quantità, chiediamoci: cosa accade se durante la normale evoluzione della
CW, fra slow start e congestion avoidance, scade il Retransmission Time Out8 ? In tal caso il protocollo reagisce
ripartendo dalla SS (W = 1) e imponendo che la SSTHR diventi pari al flight-size/2 (o, se quest’ultima
quantità è più piccola di due segmenti, a 2).
Si noti che, grazie a questo meccanismo, la rete cerca di adattarsi allo stato della congestione pur
mantenendo un atteggiamento gridy (avido): finché si può, infatti, il TCP cerca di allargare sempre più la
sua finestra. Non c’è però pericolo che questo consegni l’intera rete in mano ad un unico host visto che
tutti quanti condividono la stessa politica: infatti il meccanismo delle perdite ha lo scopo di inibire colui
che sovraccarica il mezzo trasmissivo, ridimensionando la sua voracità; piuttosto, il risvolto positivo di
3 Quindi, in byte, w ≤ 2MSS.
4 Quindi è una slow start per modo di dire: in realtà la finestra cresce molto di più qui che in congestion avoidance.
5 Manterremo la convenzione di scrivere ssthr in byte e SSTHR in segmenti.
6 Non possiamo parlare di istanti perché gli ACK e le trasmissioni non avvengono tutte nello stesso momento, quindi approssimer-
emo il cosiddetto passo con un lasso di tempo poco più grande di RTT, quello - cioè - che permette ad un numero di segmenti pari a
quello contenuto nella finestra di essere trasmessi e confermati.
7 In realtà, per essere più precisi, questa relazione dovrebbe essere scritta come approssimazione visto che l’incremento di W
avviene ad ogni ACK e non solo alla fine della tornata (cioè ad ogni ’passo’ e l’altro, v. nota precedente).
ESEMPIO: si ipotizzi W = CW = 4: vengono trasmessi 4 segmenti e, ricevuto il primo ACK risulta,
W = (4 + 1)/4 = 4, 25
del RTT, il time out scaduto è praticamente sempre dovuto alla perdita del segmento.
20 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
Questo significa che passiamo molto più tempo in CA piuttosto che in SS e questo è un bene visto
che, in ultima analisi, la quantità di dati trasmessi è pari all’integrale della curva presente nel grafico
finestra/tempo e, chiaramente, l’area che si trova sotto la curva che evolve in CA è maggiore di quella
sotto la curva in zona di SS. Se l’ipotesi TSS << TCA è vera, allora possiamo trascurare la fase di SS e
immaginare un andamento perennemente in CA, come in figura 2.6.
L’andamento della finestra in Congestion Avoidance oscilla fra incremento additivo e decremento moltiplica-
tivo: se r è la quantità di dati inviata dal trasmettitore
r ( t i +1 ) = a · r ( t i ) con a < 1
Perché tutte queste definizioni? Il punto cui vogliamo arrivare è dimostrare che il TCP permette un’e-
qua distribuzione della banda disponibile: questo significa che se un certo numero di colloquianti (noi per
semplicità ne considereremo due) condividono una certa banda, a regime finiranno per avere più o meno
tutti la stessa porzione di essa.
2.5.1 Un esempio
Si faccia riferimento alla figura 2.7: abbiamo due connessioni che si ritrovano a condividere la stessa
banda. Siccome entrambi i calcolatori (r1 e r2 sul grafico: gli assi rappresentano la banda destinata
a ciascuno di essi) adottano il tanto decantato approccio gridy, tenteranno di accaparrarsi quante più
risorse possibili. Così facendo arriverà inevitabilmente il momento in cui si dovrà sbattere il muso contro
l’impossibilità di congestionare troppo la rete: prendiamo per esempio r2 che, per ipotesi, parte con un
maggior sfruttamento della banda. Dopo un appagante incremento additivo, la freccia verde si scontra
contro il limite (linea scura) e si ha in decremento moltiplicativo (freccia rossa). Il giro successivo, r2 non
potrà occupare così tanta banda come l’ultima volta perché, nel frattempo r1 gli avrà rosicchiato un po’ di
risorse da sotto i piedi. Nonostante questo, r2 ha un incremento additivo che lo riporta (quasi) ai livelli
di un tempo; anche stavolta, tuttavia, scatta un RTO a causa della troppa avidità del nostro host e così
si ha un’ulteriore freccia rossa corrispondente a un decremento moltiplicativo. Questa tendenza continua
fino a quando la freccia rossa e la freccia verde hanno la stessa pendenza, pari tra l’altro alla bisettrice
del nostro quadrante: giunti lì, a meno di inconvenienti particolari, i due host avranno decrementi ed
incrementi simili e ciò porterà ad avere, a regime, una sostanziale equipartizione della banda (il punto di
22 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
intersezione fra la bisettrice e la retta ad essa perpendicolare è quello di massimo equilibrio fra le risorse
destinate ai due calcolatori). Si noti che tutto questo è reso possibile dall’atteggiamento gridy, avido e
assetato di banda, imposto dal TCP: se così non fosse non riusciremmo ad avere uno sfruttamento così
intenso e sistematico della capacità del nostro canale. Inoltre, se uno dei due host dovesse andarsene,
quello rimanente non approfitterebbe subito della banda liberatasi e l’efficienza sarebbe piuttosto scarsa.
• quando arriva l’ACK per il pacchetto perduto finisce la fase di FR e si riparte con congestion avoidance
ponendo W = SSTHR (la finestra viene sgonfiata).
Il TCP standard, messo di fronte a un’eventualità come quella illustrata nell’esempio in figura 2.8,
sarebbe impazzito, in quanto avremmo dovuto per forza attendere lo scadere dei time out prima di
ripartire. Anche solo due pacchetti persi in breve tempo avrebbero infatti creato una situazione di stallo e
avrebbero fatto ripartire il tutto dalla slow start, con un conseguente crollo della finestra. Non è però tutto
24 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
oro quel che luccica: a volte, infatti, il fast recovery può addirittura essere dannoso e peggiorativo!
• segmenti 13 e 16 perduti.
In figura 2.10 si mostra come il TCP standard (SS+CA) e il TCP ’Tahoe’12 (SS+CA+Fast Retransmit)
avrebbero agito e si nota chiaramente come quest’ultimo sia più efficiente.
Figura 2.10: Il TCP classico e il Tahoe (cioè TCP + Fast Rec.) a confronto
Qual è il problema del Tahoe? Ebbene, il vantaggio ottenuto è molto piccolo (se non nullo) perché il
dimezzamento della finestra blocca la trasmissione a causa delle perdite multiple.
11 O magari è il fast recovery ad essere una versione più evoluta del fast retransmit: la sostanza però è quella. Mediamente il fast
recovery funziona meglio, ma in alcuni casi potrebbe non essere così, quindi ha senso vedere questi due algoritmi separatamente.
12 Da Wikipedia:
TCP Tahoe prevede che ogni qual volta si verichi un evento perdita di qualsiasi tipo, la nestra di congestione venga dimezzata
e il nuovo valore memorizzato in una variabile soglia. Fatto questo la trasmissione dei dati ricomincia impostando il valore iniziale
della nestra di congestione corrente pari a MSS (massima dimensione di un segmento TCP). Si ha quindi una 'ripartenza lenta', la
crescita avverrà lentamente ma in maniera esponenziale no a raggiungere il valore di soglia prima determinato [è la SS]. Oltre questo
valore la crescita avviene linearmente [CA] no a quando non si verica nuovamente un evento perdita e l'algoritmo viene rieseguito.
La crescita esponenziale no al livello di soglia avviene poiché si ritiene che all'inizio di ogni trasferimento il canale trasmissivo sia più
libero, e quindi si cerca di inviare all'inizio i pacchetti più grossi. Una volta raggiunto il livello di soglia, la crescita avviene lentamente
per cercare di raggiungere il livello di congestione il più lentamente possibile.
2.6. ALTRI ASPETTI DEL PROTOCOLLO: ALGORITMI MIGLIORATIVI 25
Come si osserva facilmente, il TCP Reno si infogna subito (segmenti pendenti 5, W = 5 → non si può
trasmettere altro finché non riceviamo ACK 13: dopodiché si esce dal fast recovery e si riparte con finestra
2: il trasmettitore è nuovamente bloccato ed è costretto ad attendere l’RTO di 16, allo scadere del quale si
ritrasmette con finestra a 1. . . Oltre al danno pure la beffa!): terminare il fast recovery troppo presto (cioè
ad ackN=15) è infatti prematuro.
Il New Reno fa tesoro di questa esperienza e reagisce meglio, mantenendo la finestra gonfiata per un
po’ più di tempo, quel che basta per scavalcare i pacchetti corretti successivi a quello sbagliato e poter
riprendere la numerazione in santa pace, senza aspettare lo scadere degli RTO. La fase di recupero inizia
all’istante (che chiameremo T0 ) di ricezione del quarto duplicato: giunti lì memorizziamo infatti seqN(T0 )
13 Ancora una volta Wikipedia ci aiuta con una sua spiegazione:
TCP Reno [...] in caso di perdita dovuta al timeout del timer, applica l'algoritmo di Tahoe, poiché si assume che la rete sia
talmente congestionata da non essere in grado di far passare nessun altro pacchetto e che quindi sia meglio far ripartire la trasmissione
impostando la nestra corrente al valore minimo di 1 MSS. Quando invece l'evento perdita è generato dalla ricezione di 3 ACK
duplicati, il TCP Reno assume che la rete sia ancora in grado di trasferire qualcosa. Il valore soglia viene impostato alla metà del
valore della nestra di congestione al momento della ricezione di tre ACK duplicati e la trasmissione riparte impostando il valore
di nestra corrente pari al valore di soglia e proseguendo nell'invio incrementando di MSS, ad ogni RTT, il valore della nestra di
congestione.
14 La solita Wikipedia:
Il TCP Reno risolve in parte il problema di perdite non dovute a congestione solo quando le perdite non sono fortemente correlate
tra loro, cioè quando si perde al massimo un pacchetto all'interno di ogni nestra. Questo comportamento è problematico nelle
situazioni in cui si perdono interi burst di pacchetti (situazione frequente ad esempio nei collegamenti wireless). TCP New Reno
cerca di aggirare il problema basandosi sul sistema degli ACK parziali. Vengono considerati ACK parziali gli ACK che riscontrano
pacchetti intermedi, e non gli ultimi pacchetti che necessiterebbero riscontro, dopo che è stata già iniziata la fase di Fast Retransmit
in seguito all'arrivo di tre ACK duplicati. Quando uno di questi ACK si presenta durante una fase di Fast Retransmit (cioè in seguito
alla ricezione di 3 ACK duplicati), TCP New Reno si mantiene in Fast Retransmit continuando a inviare i pacchetti via via richiesti
nché non viene riscontrato l'ultimo pacchetto inviato.
26 CAPITOLO 2. IL PROTOCOLLO TCP: CONTROLLO DEL FLUSSO
= 17. Questo numero indica infatti il seqN dell’ultimo pacchetto che si presume sia stato correttamente
ricevuto dal ricevitore: dopo la ripetizione dei 3 pacchetti aventi seqN = 13 esso rappresenterà quindi la
prima informazione ’buona’ disponibile dopo i 3 duplicati. Il numero memorizzato è quindi utile perché,
proprio per i motivi poco fa indicati, l’algoritmo prevede che si esca dalla fase di Fast Recovery quando si
riceve ackN > seqN(T0 ). Se dopo la spedizione del segmento perduto (il 13simo) tutta la finestra è stata
ricevuta correttamente allora arriverà ackN = 18 (si esce dal Fast Recovery) mentre, se sono stati perduti
altri segmenti della finestra, ackN < 18 (ACK parziale, che re-inizializza RTO).
2.7 In sintesi
Per poter comunicare in maniera eciente, due host devono avere almeno una vaga idea della rispettiva
velocità di elaborazione, della rapidità con la quale le proprie applicazioni riescono ad 'assorbire i dati' e un indice
di congestione della rete; esistono, a questo proposito, due importanti parametri che vengono continuamente
scambiati durante la conversazione: CW , dimensionato in base alla congestione della rete, e AW , che riguarda
la velocità del ricevitore. La dimensione della nestra W di conversazione è sempre pari al massimo fra AW e
CW . Combinando le informazioni sul congestionamento della rete e sulla capacità dei comunicanti, il TCP riesce
ad uniformare la velocità di trasmissione dei dati, accordando il ritmo d'invio dei messaggi fra spezzoni di rete a
velocità disomogenea, quand'anche la banda e la capacità del collegamento variassero in maniera molto dinamica
e disomogenea nel tempo.
Esistono tuttavia alcune situazioni pericolose assolutamente da evitare:
• il trasmettitore invia messaggi, ma riceve AW = 0 e nulla più → il trasmettitore è bloccato (deadlock).
SOLUZIONE: il TCP permette sempre l'invio, allo scadere del persist timer, di un segmento piccino picciò
(1 byte) anche se AW = 0. Se, fatto questo, il buer risultasse essere ancora pieno, il persist timer viene
raddoppiato;
• se l'applicazione del ricevitore (o del trasmettitore) è lenta a processare i pacchetti e legge (o scrive) una
misera manciata di byte alla volta (caso peggiore: un solo byte alla volta), il buer si svuoterà molto
lentamente e verranno inviati pacchetti con AW = 1 (sempre nel caso peggiore). Colui che sta all'altro
capo della trasmissione non potrà fare altro che inviare un solo byte, con la conseguenza che il buer di
ricezione si riempirà di nuovo e saremo daccapo. Questo è il caso della SWS (Silly Window Syndrome)
e porta alla trasmissione di pacchetti costituiti per la stragrande maggioranza di informazioni di servizio
(header) e da pochissimi dati. SOLUZIONE: algoritmo di Nagle → si permette l'invio di dati solo se (1)
il segmento ha dimensioni pari a MSS, (2) il segmento è di dimensioni pari almeno alla metà del valore di
AW , (3) non vi sono ACK pendenti. Il risvolto negativo sta nel fatto che la trasmissione perde reattività:
per questo l'Algoritmo di Nagle è disabilitabile.
Il TCP cerca di adattare il parametro CW in base alla percezione che ha sulla congestione della rete, incre-
mentandolo quando si ricevono gli ACK e ridimensionandolo quando si vericano perdite. Trascurando per un
attimo il problema della SWS, immaginando che AW CW e che i calcolatori comunicanti abbiano sempre
qualcosa da trasmettere e supponendo inne (per semplicità) che l'aggiornamento di CW avvenga al termine di
ogni nestra (cioè al termine di ogni RTT), il tipico andamento del parametro CW si destreggia fra due dierenti
fasi:
• SS (Slow Start → crescita della nestra: esponenziale): in questa fase la nestra raddoppia ad ogni RTT15 ,
dato che per ogni ACK ricevuto si ha W = CW = W + 1. La SS dura nché CW non raggiunge la SSTHR
(Slow Start THReshold) e quindi possiamo supporre che permanga per log2 SSTHR round trip times;
• CC (Congestion Avoidance → crescita della nestra: (sub)lineare): in questa fase si cerca di non esagerare
1
con l'incremento della nestra, onde evitare di saturare il collegamento; la crescita è infatti di W = W +
W
ad ogni ACK ricevuto (e di circa un segmento per ogni RTT16 )
Se a questo punto scade l'RTO, il TCP reagisce ripartendo dalla SS (W = 1) e imponendo che la SSTHR diventi
pari al ight-size/2 (o, se quest'ultima quantità è più piccola di due segmenti, a 2).
15 L’aggettivo slow è fortemente fuorviante: esso si riferisce alla dimensione di W, inferiore a quella che si ha in CA, e non al suo
A questo punto appare chiaro come la caratteristica fondante del protocollo sia la sua avidità (protocollo
gridy: l'unico evento che fa calare CW è la perdita di un pacchetto, mentre di norma questo parametro viene solo
incrementato): grazie alla richiesta sempre maggiore di banda da parte di tutti coloro che sono in rete, l'even-
tuale capacità liberatasi in seguito all'abbandono della conversazione da parte di qualcuno viene immediatamente
sfruttata. Altra conseguenza di questo protocollo è quella di permettere un'equa condivisione della banda (v. par.
2.5) a regime.
La pura alternanza di SS e CW non risulta essere un algoritmo sucientemente ecace (è anzi troppo severo:
far crollare la nestra a 1 è una punizione eccessiva se la linea non è inverosimilmente congestionata). Per questo
esistono diverse versioni in grado di migliorare questa dinamica: tutte quante scattano al triplo ACK duplicato
(triple duplicated ACK e sono
ightsize
• fast retransmit: si ridimensiona immediatamente la SSTHR (la si pone a ) nonché la nestra17
2
e si spedisce immediatamente, senza attendere lo scadere dell'RTO, il pacchetto del quale si è ricevuta la
richiesta duplicata;
• fast recovery: come il fast retransmit, solo che no a quando non arriva la conferma del pacchetto perso si
gona la nestra e la si fa diventare pari a W = SSTHR + 3, +1 per ogni eventuale altro ACK duplicato.
Dopodiché la nestra viene posta pari a SSTHR e si ricomincia in CA;
• Reno: comprende fast retransmit + fast recovery;
• New Reno: è come il Reno solo che la fase di FR/FR dura no a quando non si riceve un ACK avente
numero di sequenza superiore a quello dell'ultimo pacchetto inviato correttamente prima dello scattare
dell'algoritmo18 . Il gonamento della nestra avviene secondo la regola: W = SSTHR + 3 +1 per ogni
eventuale altro ACK duplicato, −1 per ogni ACK ricevuto correttamente. L'uscita dall'algoritmo va come
nel Reno.
• gli eventi consistenti nella perdita di pacchetti sono aleatori (e non deterministici);
• la rete ha una natura dinamica ed è impossibile racchiudere in un solo modello tutte le possibili
eventualità che si potrebbero presentare;
• è difficile tenere conto di tutta l’infrastruttura che si trova tra ricevitore e trasmettitore: tra i due
colloquianti, infatti, si trovano vari router - non necessariamente uguali - con code di lunghezza
diversa e prestazioni differenti;
• non valutiamo la possibilità che la banda venga occupata, durante il periodo che ci interessa, da altri
calcolatori;
• etc. . .
Per questi ed altri motivi, di seguito studieremo alcune situazioni notevoli adeguatamente semplificate.
29
30 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
ricezione1 . Fatte queste ipotesi il throughput è semplicemente il numero di segmenti trasmessi per RTT:
• si lavori in una situazione di equilibrio, con il TCP in congestion avoidance: questo comporta inoltre
che, ad ogni perdita, la finestra si dimezzi (invece che ripartire da 1);
Fatte queste ipotesi, la finestra ha in funzione del tempo un andamento periodico a dente di sega (v.
figura 3.1).
Supponendo che ad ogni finestra (batch) vengano trasmessi W segmenti, lo stato di congestion avoidance
fa sì che, al termine di essa, si riceva l’ACK che fa scattare W = W + 1. Se non si riceve l’ACK, invece, la
finestra viene dimezzata per effetto della congestione (vedi figura 3.2).
Sia ora N il numero di segmenti trasmessi in T (periodo che intercorre tra una perdita e l’altra). Se
assumiamo che la perdita avvenga periodicamente allora possiamo dire che, se ad esempio la perdita è di
1 A noi fa comodo pensare che le cose vadano così: in realtà i pacchetti non arrivano tutti contemporaneamente e, di conseguenza,
la finestra si aggiorna non soltanto ad ogni RTT. Anche questa, pertanto, è un’approssimazione.
3.3. MODELLO PERIODICO 31
Per capire a fondo questa espressione si tenga presente che la sommatoria ha quegli estremi visto che la
finestra, per ogni dente di sega, varia da W/2 a W (per un delta complessivo che va da 0 a W/2) e che il
+i indica la crescita pari ad 1 della finestra per ogni RTT. Uguagliando le due espressioni di N si ottiene
facilmente: s
8
W=
3p
Il throughput si calcola come rapporto fra:
• numero di pacchetti trasmessi = 1/p;
W
• tempo totale di trasmissione = RTT.
2
Ed è quindi pari a: s
r
1 p 2 p 1 2 p 3p 1 3
S ( p) = = = =
W RTT W RTT 8 RTT 2p
RTT
2
si ha: s
8
W=
3bp
E quindi il throughput sarà:
r s
1 p 2 p 1 2 p 3pb 1 3
S ( p) = = = =
W RTT bW b · RTT 8 RTT 2pb
RTT b
2
Se complichiamo leggermente il modello, rimuovendo l’ipotesi che le perdite siano periodiche e ag-
giungendo quella che siano aleatorie, allora già le cose si fanno più complicate! Supponiamo che la
trasmissione avvenga ancora a batch (uno per RTT e di dimensioni pari alla finestra W) e che gli ACK
siano ritardati (uno ogni b pacchetti). Sia inoltre la probabilità di perdita indipendente da segmento a
segmento e da batch a batch. In questo caso, com’è prevedibile, l’andamento a dente di sega non sussiste
più (v. figura 3.3).
Facciamo inoltre l’ipotesi che siano due gli eventi a determinare la contrazione di CW (t):
• il triple duplicate ACK (TD): in tal caso il protocollo reagisce con un fast retransmit (trascureremo il fast
recovery);
• la scadenza di un timeout (TO): in questo caso dimezziamo la finestra (senza ripartire dalla slow start).
Per ora immagineremo che AW sia abbastanza elevata da essere CW a spuntarla sempre sul controllo
della finestra (poi rimuoveremo questa ipotesi).
3.4.1 Modello TD
Sia Yi la variabile aleatoria che indica quanti pacchetti sono stati inviati all’interno di un periodo in
cui non vi sono stati errori3 : anche quest’ultimo lasso di tempo è una variabile aleatoria che indicheremo
con Ai e che, chiaramente, sarà pari al numero di RTT che intercorrono tra l’inizio del ’dente’ del grafico
e l’istante in cui si verifica la perdita (vedi figura 3.4). Sia poi αi il numero del pacchetto4 che provoca la
perdita e p la probabilità che avvenga una perdita; infine, sia Wi il valore della finestra nel momento in
cui è avvenuta la perdita e β i la metà di Wi 5 . Si noti che le variabili Yi , Ai , Wi αi e β i sono tutte aleatorie e
tutte riferite all’analisi del dente di sega i.
La variabile aleatoria Yi (numero dell’ultimo pacchetto spedito nella tornata6 i) sarà chiaramente pari
a
Yi = αi + Wi − 1
3 Cioè all’interno del dente di sega.
4 Un numero relativo al dente di sega i, non il suo numero assoluto!
5 Abbiamo fatto l’ipotesi di mantenerci sempre in congestion avoidance e di ignorare lo SS.
6 La tornata comprende anche i β pacchetti spediti nel mentre la finestra si dimezzava.
3.4. PERDITE ALEATORIE 33
cioè al numero relativo del primo pacchetto errato più il valore che la finestra aveva quand’è avvenuto
l’errore, meno 1 (che ci fa beccare l’ultimo bit giusto). Applicando l’operatore di valor medio, che è lineare,
si ha:
E[Yi ] = E[αi ] + E[Wi ] − 1
La probabilità che αi sia pari a un certo numero k è modellabile ipotizzando che i k − 1 pacchetti precedenti
siano stati correttamente ricevuti (probabilità 1 − p) mentre il k-simo sia stato ’scagliato’:
Pr{ a = k } = (1 − p)k−1 p
Il valore medio di α è chiaramente legato alla probabilità d’errore p dalla seguente relazione (che ci
riporta alla memoria il caso periodico, v. par. 3.3):
E[α] = 1/p
1 1− p
E[Yi ] = E[αi ] + E[Wi ] − 1 = + E[Wi ] − 1 = E[Wi ] +
p p
Infine, il periodo di trasmissione senza errori, che come abbiamo detto è pari al numero di RTT che
intercorrono tra l’inizio del ’dente’ del grafico e l’istante in cui si verifica la perdita, sarà esprimibile nel
seguente modo:
Xi + 1
Ai = ∑ RTT
j =1
Se supponiamo che RTT sia costante (rete abbastanza stabile), il suo valor medio è legato a quello di Xi
dalla formula:
E[ A] = ( E[ X ] + 1) · RTT
Ora ci serve un legame fra Y (numero di pacchetti correttamente spediti), X (numero di RTT effettuati
in un dente di sega) e W (valore della finestra prima del suo crollo): per trovarlo attingiamo dal paragrafo
3.3.1, visto che - per ipotesi - spediamo b finestre7 prima di ricevere un ACK in grado di incrementare la
nostra W (t) di 1. Intuitivamente, infatti, il massimo valore raggiunto dalla finestra nella tornata i sarà pari
al numero di RTT totali diviso per b (X/b è quindi il numero intero che indica di quanto è aumentata la
finestra, ovvero il numero degli ACK che sono riusciti ad incrementare la finestra8 ) sommato al valore di
partenza (che coincide con il valore finale della tornata i − 1, dimezzato):
Wi−1 X Xi W
Wi = + i → = Wi − i−1
2 b b 2
7 O, se si preferisce, aspettiamo b RTT prima di osservare un incremento della finestra.
8 O, se si preferisce, il numero di volte in cui la finestra è aumentata di 1.
34 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
Il numero di segmenti Yi trasmessi nella tornata i è invece calcolabile nel seguente modo: ogni b
finestre, abbiamo detto, incrementiamo W (t) di 1; questo significa che, ad ogni incremento, avremo spedito
un numero di segmenti pari al numero di RTT necessari a far incrementare la finestra (= b) moltiplicato
W
per il valore che la finestra ha avuto per gli ultimi b RTT, ovvero i−1 + k, dove k è un contatore che ci
2
dice quanti incrementi di finestra sono avvenuti fin’ora. Se ora mettiamo il tutto in sommatoria e facciamo
X
andare k da 0 fino a i − 1 (il −1 serve a ignorare l’ultimo RTT, all’interno del quale sono stati inviati solo
b
β i pacchetti, che sommiamo separatamente) otteniamo:
Xi Xi
−1 −1
b W
Xi Wi−1 b
Yi = ∑ i −1
+ k + βi = b +b ∑ k + βi =
j =0
2 |b {z2 } j =0
portiamo fuori da sommat.
Xi Xi
−1
Xi b b b Xi b Xi Xi Xi
= Wi−1 + b + βi = Wi−1 + − 1 + βi = Wi−1 + − 1 + βi
b 2 | 2
{z } b 2 b 2 b
Piccolo Gauss!
Xi
Ricordando ora l’espressione che avevamo per , otteniamo l’espressione finale di Yi :
b
Xi Xi Xi b Wi−1
Yi = Wi−1 + − 1 + βi = −1 Wi + − 1 + βi
2 b b 2 2
Giunti fin qui siamo ben felici dei nostri risultati: mostriamo però che, in termini medi, tutto va come
nel caso di modello periodico9 (par. 3.3). Applichiamo l’operatore di valor medio all’espressione della Yi
per ottenere:
E [ Xi ] E[Wi−1 ]
E[Yi ] = E[Wi ] + − 1 + E[ β i ]
2 2
Si noti che quanto abbiamo fatto è stato reso possibile dall’indipendenza delle variabili aleatorie Xi e Wi .
Infine tenendo conto che, come abbiamo già sottolineato nel corso di questa trattazione
E [W ]
E[ β] =
2
9 Avevamo già avuto un assaggio di quanto ora detto quando dicemmo che il valore medio di α è legato alla probabilità d’errore
p dalla seguente relazione (assolutamente coincidente a quella citata nel modello periodico):
E[α] = 1/p
3.4. PERDITE ALEATORIE 35
e
1− p
E [Y ] = E [W ] +
p
otteniamo (eliminando tutti i pedici che sono inutili in questa trattazione ’media’):
E[ X ] E [W ]
E [Y ] = E [W ] + − 1 + E[ β]
2 2
1− p
E[ X ] E [W ] E [W ]
E [W ] + = E [W ] + −1 +
p 2 2 2
1− p E [ X ] E [W ] E [ X ] E [W ] E[ X ] E [W ]
E [W ] + = + − +
p 2 4 2 2
E [W ] E [ X ] E [W ] E[ X ] 1 − p
=3 − −
2 4 2 p
E [W ] E [ X ] E [W ] E[ X ] 1 − p
=3 − −
2 4 2 p
b b
E [W ] E [W ] E [W ]
E [W ] 2 2 1− p
=3 − −
2 4 2 p
1− p
3b 2 b+2
E [W ] + − E [W ] − =0
8 4 p
4 (1 − p )
1 2 b+2
E [W ] + − E [W ] − =0
2 3b 3pb
s s
b+2 2 1 4 (1 − p ) b + 2 2 8 (1 − p )
b+2 b+2
E [W ] = + +4· = + +
3b 3b 2 3pb 3b 3b 3pb
1
Se supponiamo che p << 1 (cosa largamente auspicabile) allora 1 − p → 1 e p >> 1, quindi riotteniamo:
s
8
E [W ] ≈
3bp
Anche se consideriamo il throughput, mediamente le cose tornano ad andare come nel caso periodico:
infatti
E [Y ] E [Y ]
S( p) = =
E[ A] ( E[ X ] + 1) · RTT
Ricordiamo però che: s 2
b b+2 b+2 8b (1 − p)
E [ X ] = E [W ] = + +
2 6 6 3p
10 Cioè il valor medio della finestra W, alla fine del dente di sega, è pari al prodotto fra il numero di RTT all’interno del dente
fratto gli RTT necessari ad incrementare di 1 la finestra (= b) il tutto moltiplicato per due. Questo deriva dalla rimozione di pedici
(dovuta all’introduzione dell’operatore E[· · · ]) nella relazione:
Wi−1 X
Wi = + i
2 b
Che diventa quindi:
E [W ] E[ X ]
E [W ] = +
2 b
E[ X ]
E [W ] = 2
b
36 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
E che
1− p
E [Y ] = + E [W ]
p
1
S ( p) ≈ r r !
2bp 3bp
RTT + T0 min 1, 3 p (1 + 32p2 )
3 8
Se consideriamo anche l’eventualità che AW possa limitare W (v. figura 3.7) allora il throughput diventa
pari a:
Wmax 1
S ( p) ≈ min
RTT , r r !
2bp 3bp
RTT + T0 min 1, 3 p (1 + 32p2 )
3 8
Qual è il senso di questa formula approssimata? Essa in pratica sceglie fra due alternative:
• se AW è abbastanza grande allora possiamo tenere buona la stima del modello TD+TO;
• se AW è molto restrittiva, allora saranno molte le parti del grafico in cui tale limite ’taglia’ le punte
Wmax
dei denti di sega, creando delle aree rettangolari (approssimabili da ).
RTT
Quanto detto è maggiormente comprensibile visionando la figura 3.8.
3.6 Latenza
Si definisce latenza L il tempo che intercorre fra l’istante ti in cui il client inizia una connessione TCP e
l’istante t f in cui i dati richiesti sono completamente ricevuti.
L = t f − ti
• assenza di ritrasmissioni;
• i segmenti che non trasportano dati, ma solo informazioni di servizio, hanno tempi di trasmissione
trascurabili.
Indicheremo con:
• P (bit): dimensione del file di dati (ad es. pagina web) da trasferire;
Nel caso in cui non ci sia limitazione al flusso dati dovuta al protocollo a finestra occorrono 2 RTT per
iniziare la connessione TCP (protocollo TWH Three Way Handshake): trascorso un RTT viene infatti inviata
la richiesta dell’oggetto e, dopo un ulteriore RTT, il client comincia a ricevere i dati richiesti. Instaurato
il trasferimento dei dati, essi vengono ricevuti per un periodo pari a P/C. I passi definiti fin’ora sono
obbligatori e imprescindibili (v. figura 3.13), quindi il limite inferiore (lower bound) per la latenza risulta
essere:
P
Lmin = 2RTT +
C
In generale L > Lmin a causa delle perdite e delle non idealità della rete.
3.6. LATENZA 41
W · MSS MSS
Caso ≥ RTT +
C C
Instaurata la connessione i segmenti continuano ad essere trasmessi a velocità C fino a che l’oggetto
non è stato completamente inviato. In questo caso la latenza è uguale a quella minima:
P
L1 = Lmin = 2RTT +
C
W · MSS MSS
Caso < RTT +
C C
Inviata una finestra il server deve arrestarsi per aspettare il riscontro. Una volta arrivati i riscontri
viene trasmessa una nuova finestra11 . Il numero di finestre per trasmettere l’oggetto è pari a:
P
K=
W · MSS
Il server è in attesa nell’intervallo tra la trasmissione di due finestre consecutive e quindi per K − 1 volte.
Facciamo il calcolo della latenza:
P
L2 = 2RTT + + (K − 1) TA
C
P
2RTT + è il tempo che avremmo speso anche nell’altro caso; TA è il tempo ’perso’ per ogni segmento e
C
K − 1 è il numero di segmenti per cui si perde tempo.
11 Il server si può quindi trovare o nello stato di trasmissione o nello stato di attesa di riscontro.
42 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
La seguente espressione è equivalente a quella scritta poco sopra (si osservi la figura 3.15 per capire
come ottenerla12 ):
W · MSS
MSS
L2 = 2RTT + (K − 1) + RTT +
C C
Di questi termini:
Uguagliando questa espressione con quella analoga scritta poco sopra otteniamo anche l’espressione
di TA :
(W − 1) · MSS
TA = RTT −
C
Il tempo perso è quindi l’RTT meno il tempo utilizzato per spedire i dati (com’è ovvio aspettarsi). Si
ricorda che siamo nel caso di finestra costante (il W ’a regime’ è fisso e noto a priori) e si nota che la latenza
cresce:
• se K aumenta (molte trasmissioni dovute a una grande quantità di dati o a una finestra troppo
piccola);
• RTT grande rispetto a MSS/C (molto tempo perso in giro per la rete).
12 L’S in figura è l’MSS.
3.6. LATENZA 43
• K = 1 (una sola finestra contiene tutto il blocco dati e il termine TA non esiste);
(W − 1) · MSS
• → RTT (idem come sopra).
C
Facciamo l’ipotesi che il server utilizzi inizialmente lo Slow Start. Come sappiamo, ad ogni riscontro
si ha W = W + 1 e quindi la finestra raddoppia ad ogni RTT (v. figura 3.16. Sia quindi k la variabile che
conta gli RTT a partire da 1 seguendo la seguente relazione13
Si noti che si è fatta l’ipotesi che la finestra parta da 1 all’istante iniziale: se essa fosse partita da 2 avremmo
invece avuto
RTT numero k → W = 2k
D’ora in poi, comunque, ci riferiremo all’istante k come a quello del primo RTT durante il quale non
c’è bisogno di considerare il tempo perso a causa del fatto che la finestra è più grande del prodotto
banda-ritardo14 (B · RTT) La trasmissione dei dati può essere quindi suddivisa in due fasi:
• in una prima fase la finestra è ancora piuttosto piccola e abbiamo purtroppo dei tempi morti, perché
il tempo d’invio dei dati (che sono pochi) è molto piccolo rispetto al tempo che dobbiamo attendere
prima di avere la conferma ed allargare la finestra: W < S/C + RTT. In questo caso, come abbiamo
detto poco fa, siamo ad un RTT precedente al k-simo;
• nella fase successiva la finestra è abbastanza grande e da far sì che, all’arrivo della prima conferma,
ancora si stanno spedendo dei segmenti: W ≥ S/C + RTT. In questo regime la banda è sfruttata la
meglio. L’RTT corrente è quindi il k-simo o uno successivo.
13 Cheè valida solo se lavoriamo unicamente in SS!!
14 Equindi siamo nel caso buono in cui trasmettiamo durante tutto il periodo in cui aspettiamo il primo ACK di ogni finestra
trasmessa (e possiamo quindi continuare a trasmettere qualcos’altro, non fermandoci mai).
44 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
Siano P i bit totali da spedire, P0 i bit spediti durante la prima fase (non ottimale) e P00 = P − P0
i bit spediti nella seconda (ottimale). Se il ciclo k è quello in cui termina la prima fase allora durante
quest’ultima avremo trasmesso, se W partiva da 1,
k k
∑ 2i−1 · MSS [bit] ∑ 2i − 1 [segmenti]
i =1 i =1
oppure
k k
∑ 2i · MSS [bit] ∑ 2i [segmenti]
i =1 i =1
se W partiva da 2.
Di lì in poi siamo nella seconda fase e quindi nel caso ottimo per la latenza. Sommando i contributi
della prima fase e della seconda otteniamo15 :
P00
MSS
L3 = 2RTT + k + RTT + =
C C
|{z}
| {z }
prima fase seconda fase
P00 P0 P0
MSS
= 2RTT + k + RTT + + − =
C |C {z C} C
P/C
k
∑ 2i−1 · MSS
P MSS i =1
= 2RTT + + k + RTT − Se W iniziava da 1
C C C
k
∑ 2i · MSS
P MSS i =1
L3 = . . . = 2RTT + +k + RTT − Se W iniziava da 2
C C C
Tutto quello che abbiamo detto fin’ora vale fintanto che si suppone di stare sempre in SS fino al
fantomatico ciclo in cui la finestra raggiunge (e supera) il valore ottimo per la latenza (pari al prodotto
banda-ritardo B · RTT). E se nel frattempo andiamo in CA? In realtà non cambia un granché: bisogna
solo avere l’accortezza di capire il numero di cicli (cioè di RTT) in cui la finestra è ancora troppo piccola
per essere ottima. Per esempio, se il prodotto banda-ritardo ci suggerisce che la finestra ottima è 32 e la
SSTHR è pari a 16 si hanno:
3.7 In sintesi
Il throughput di una connessione TCP è la quantità totale di informazioni trasmesse nell'unità di tempo,
W (t)
S(t) =
RTT
mentre il goodput misura i dati trasmessi con successo (sempre nell'unità di tempo). Com'è ovvio, il goodput
è uguale al throughput nel caso migliore, altrimenti è sempre inferiore. I parametri S e W sono interessanti da
analizzare ed infatti sono stati creati dei modelli in grado di stimarli:
• modello periodico: questo modello assume che vi sia una certa percentuale di perdita p e che quindi si
riescano a trasmettere N = p−1 segmenti all'interno di un periodo di trasmissione T stante fra due perdite.
Il graco di W (t) per una connessione a perdite periodiche ha la forma di un treno periodico di denti di
sega (periodo di ripetizione = T );
• modello periodico con ACK ritardati: è tutto come nel caso precedente ma la crescita della nestra è
rallentata dall'uso di ACK ritardati. Ne risentono sia il troughput che la dimensione massima assunta da
W;
• modello aleatorio TD: i calcoli iniziano a complicarsi perché dobbiamo abbandonare la periodicità delle
perdite. In questo caso particolare, le perdite sono dovute all'eventualità di triple duplicate ACK, mentre
trascureremo la scadenza di eventuali timeout (in particolare l'RTO) o il contributo della nestra AW nel
dimensionamento di W . Per generalità, terremo invece in considerazione la possibilità che si faccia uso di
delayed ACK, tanto basta porre b = 1 per tornare nel caso di ACK non ritardati. Il graco di W (t) per una
connessione a perdite aleatorie è fatto da denti di sega di forme completamente diverse l'uno dall'altro e
non presenta periodicità. Volendo trovare formule assimilabili a quelle dei modelli precedenti non possiamo
fare altro che ragionare in termini medi;
• modello aleatorio TD+TO: come il caso precedente, ma questa volta mettiamo in conto il possibile
scadere dell'RTO;
• modello aleatorio TD+TO+AW: come il caso precedente, ma consideriamo anche l'eventualità che
AW < CW e quindi limiti la nestra.
Throughput
s S max di W
dim. s T fra perdite
1 3 8 W
Periodico RTT
RTT 2p 3p 2
s s
1 3 8 Wb
Periodico (ACK rit.) RTT
RTT 2bp 3bp 2
Aleatorio TD mediamente come il periodico (m.d.) m.d. m.d.
1
Aleatorio TD+TO q q
2bp 3bp
RTT 3 + T0 min 1, 3 8 p (1 + 32p2 )
Wmax
Aleatorio TD+TO+AW min ,S
RTT TD+TO
La latenza è il tempo che intercorre fra l'istante in cui il client inizia una connessione TCP (ti ) e l'istante in
cui i dati richiesti sono stati completamente ricevuti (t f ): L = t f − ti . Sia P la dimensione dei dati da trasferire
e C la velocità del canale di trasmissione; se facciamo l'ipotesi che W dipenda solo da CW e che l'overhead sia
P
trascurabile, la latenza minima (quella imprescindibile) è Lmin = 2RTT + .
C
Per W sia ssa che mobile, dobbiamo tenere in conto due casi:
MSS MSS
• W ≥ RTT + ⇒ W ≥ prodotto banda-ritardo ⇒ il server riceve il primo riscontro prima di aver
C C
trasmesso tutta la nestra (caso 'buono');
46 CAPITOLO 3. MODELLI ANALITICI PER LE PRESTAZIONI DEL TCP
MSS MSS
• W < RTT + ⇒ W < prodotto banda-ritardo ⇒ il server termina la trasmissione della nestra
C C
prima di aver ricevuto il primo riscontro (caso non ottimale).
Dopodiché bisogna trovare il modo di scrivere la latenza nel seguente modo:
P{Dopo i cicli ottimali}
MSS
L3 = 2RTT + + RTT · N{Cicli 'non ottimali'} + · N{Cicli 'ottimali'}
C C
Nel far questo si tenga presente l'azione che gli eventuali SSTHR o AW , se troppo bassi, potrebbero avere
sulla nestra.
Appendice A
Esercizi
47
48 APPENDICE A. ESERCIZI
A.1.2 Esercizio 2
DATI PRELIMINARI
Protocollo: TCP New Reno
Segmenti (dimensione MSS) spediti: 30
Segmenti perduti: 14 e 17
RTO = 3RTT
Questo esercizio ha praticamente gli stessi dati di quello precedente e serve semplicemente a mettere
in mostra quanto, in certe situazioni, il New Reno sia più figo rispetto al Reno nudo e crudo. Fino a [3]
tutto va come nell’esercizio A.1.1: in [1] si ha la perdita del segmento 14 e in [2] quella del segmento
17 e la sestuplicale1 richiesta del segmento 14. La prima vera differenza si nota a [3]: anzitutto viene
memorizzato il numero di sequenza dell’ultimo pacchetto inviato (il 21) nella variabile recover. Il calcolo
della nuova CW [3] è identico a quello dell’esercizio A.1.1; questa volta però non usciamo subito dal fast-
retransmit/fast-recovery perché in [3] riceviamo gli ACK di 17, che è < di 18. In [4] la finestra è ancora pari
a 10 in quanto essa deve crescere di 1 per ogni ulteriore ACK duplicato e decrementarsi di 1 per ogni
segmento confermato (per un totale di −3 in quanto siamo passati ad ACK 17 da ACK 14 e 17 − 14 = 3).
Tra [3] e [4] scade l’RTO di 17, che quindi viene inviato in [4] assieme a 24, 25 e 26 (che riescono a stare
nella finestra grande 10). Alla fine di [4] riceviamo gli ACK di 24, 25, 26 e 27: tutti questi numeri sono
maggiori della variabile recover (= 17) e quindi possiamo uscire dal FR/FR. In [5] la finestra CW viene
messa pari alla soglia, cioè a 4. Come si può notare, una volta che siamo usciti dalla SS non ci torniamo
più.
A.1.3 Esercizio 3
DATI PRELIMINARI
Protocollo: TCP 'standard' (senza fronzoli)
Segmenti (dimensione MSS) spediti: 64
Segmenti perduti: 53
RTO = 2RTT
Esercizio abbastanza banale, se raffrontato con quelli numero A.1.1 e A.1.2. Fino a [7], di fatto, non
accade nulla di particolare: finché la CW è sotto a 8 (la SSTHR) siamo in SS ([1]-[3]) e quindi, ad ogni RTT,
raddoppiamo la finestra (2 in [1], 4 in [2] e 8 in [3]). Tutti i segmenti vengono ricevuti correttamente e
quindi il numero degli ACK ad ogni RTT è pari al numero dei segmenti inviati + 1. Da [4] in poi siamo in
CA e la finestra cresce di 1 ad ogni RTT, invece di raddoppiare: anche qui tutto va normalmente e senza
intoppi. La vera ’novità’, se così si può chiamare, l’abbiamo a [7]: la finestra è 10 (non può essere di più
in tutto l’esercizio perché AW è costante e pari a 10: essa fissa perciò un limite superiore) ma di questi
10 segmenti solo 9 vengono correttamente recepiti. Il 53◦ , infatti, si perde in rete e non viene ricevuto,
cosicché vengono inviati solo 9 ACK (e non 10). Il RTT successivo ([8]) la CW non aumenta, perché non
è arrivato il pacchetto in grado di incrementarla di 1 (sempre il 53◦ , mannaggia a lui!), ma questo non
impedisce alla finestra di scorrere di 9 posizioni cosicché inviamo i messaggi da 54 a 62. Continuiamo
tuttavia a ricevere 9 ACK a 53 in quanto il ricevitore brama il suo pacchetto con insistenza: non dovrà però
aspettare molto perché alla fine di [7] scade il relativo RTO, evento che provoca la caduta della finestra
W a 1, il ridimensionamento di SSTHR a CW/2 = 12/2 = 6 e la ritrasmissione del 53◦ pacchetto che
questa volta viene correttamente ricevuto. Ad [8] la finestra passa a 2 (siamo tornati in SS) e termina la
trasmissione con l’invio di 63 e 64.
52 APPENDICE A. ESERCIZI
A.1.4 Esercizio 4
DATI PRELIMINARI
Protocollo: TCP 'standard' (senza fronzoli)
Segmenti (dimensione MSS) spediti: 64
Segmenti perduti: 53
RTO = 3RTT
Questo esercizio è una versione minimamente modificata di quello precedente: l’unica cosa che cambia
è l’RTO, che è più lungo (3RTT invece che 2RTT). Il segmento mancante viene quindi trasmesso due RTT
dopo [8]: in seguito, la trasmissione può continuare con 63 e 64 (non vengono riportati nello schema, tanto
il meccanismo è analogo all’esercizio precedente).
54 APPENDICE A. ESERCIZI
• nestra di trasmissione (W ) limitata dal valore della nestra di congestione (CW ) ( AW abbastanza grande
per essere ininuente);
• perdite di segmenti dovute a fenomeni di congestione in rete approssimativamente periodiche e pari a
p = 2% dei segmenti;
Trascurando i periodi di tempo relativi alle fasi di fast retransmit a valle delle perdite dei segmenti si considerino
i soli periodi in cui il controllo di congestione utilizza l'algoritmo di Congestion Avoidance. Inoltre si ipotizzi una
crescita della nestra di congestione puramente lineare in tali fasi. Si valuti:
1. la dimensione massima di W (in segmenti) e di w (in byte)
2. il throughput S della connessione in numero di segmenti per RTT e numero di bit per secondo;
3. qualora la banda del collegamento a minore capacità del percorso end-to-end della connessione sia C=2,048
Mbit/s discutere l'eetto delle perdite sull'ecienza nell'uso della capacità disponibile.
SOLUZIONE:
1. siamo nel caso più semplice, cioè quello di perdite periodiche (v. par 3.3) quindi la dimensione
massima della finestra è
s
8
W= = 11, 547 → 11 segmenti ⇔ 11, 547 · MSS = 11547 byte
3p
Si noti che questa volta vengono richiesti i bit, non i byte (tipico errore di distrazione)!
3. la banda della connessione è ben più consistente degli 866 Kb/sec circa che effettivamente sfruttiamo.
866
L’efficienza nell’uso della banda è infatti del = 42, 3%.
2048
A.2.2 Esercizio 2
Due connessioni TCP-Reno lavorano rispettivamente nelle seguenti condizioni:
• RTT approssimativamente costante e pari a RTT = 60 ms;
Si ipotizzi che:
• la connessione 1 utilizzi un'implementazione TCP che non fa uso di ACK ritardati, mentre la connessione 2
invii un ACK ogni 2 segmenti ricevuti;
56 APPENDICE A. ESERCIZI
• siano trascurabili i periodi di tempo relativi alle fasi di fast retransmit e fast recovery a valle delle perdite
dei segmenti e quindi si possano considerare i soli periodi in cui il controllo di congestione utilizzi l'algoritmo
di Congestion Avoidance;
• la crescita della nestra di congestione sia puramente lineare in tali fasi;
• AW sia di grandi dimensioni per entrambe le connessioni e pertanto W = CW .
Determinare:
1. l'andamento di W1 e W2 nel tempo ed i relativi valori massimi e minimi, in numero di segmenti ed in byte;
2. il throughput S1 ed S2 della connessione in numero di segmenti per RTT e numero di bit per secondo.
SOLUZIONE:
1. in questo caso dobbiamo sia fare riferimento al modello di perdite periodiche (v. par. 3.3) che a
quello degli ACK ritardati (v. par. 3.3.1) quindi la dimensione massima della finestra è, nel primo
caso s
8
W1max = = 16, 33 → 16 segmenti ⇔ 16, 33 · MSS = 8165 byte
3p
mentre per la connessione 2 si ha:
s
8
W2max = = 11, 547 → 11 segmenti ⇔ 11, 547 · MSS = 5774 byte
3pb
Com’è evidente, la dimensione massima della finestra è superiore nel caso di ACK non ritardati.
La dimensione minima, fatta l’ipotesi di rimanere sempre in CA, è pari alla metà di questi due
parametri2 . Connessione 1:
16, 33
W1min = = 8, 17 → 8 segmenti ⇔ 8, 17 · MSS = 4085 byte
2
Connessione 2:
11, 547
W2min = = 5, 77 → 5 segmenti ⇔ 5, 77 · MSS = 2885 byte
2
L’andamento nel tempo di entrambe le connessioni sarà caratterizzato dal tipico grafico a dente di
sega: la lunghezza dei periodi sarà maggiore nel caso di ACK ritardati (la connessione va a tutti gli
effetti più lenta e, inoltre, non riesce a raggiungere i valori della finestra del caso not delayed). La
lunghezza di tali periodi è calcolabile tramite la formula:
W1max · RTT 16, 33 · 0, 06
T1 = = = 0, 4899 s
2 2
W2max b · RTT 2 · 11, 547 · 0, 06
T2 = = = 0, 6928 s
2 2
√ √
Si noti che T1 · 2 = T2 : tra i due parametri T vi è infatti un fattore b.
2. anche nel risolvere questo punto dobbiamo tenere presente che una delle due connessioni utilizza
ACK ritardati:
s
1 3
S1 = = 204, 12 → 204 segmenti/s ⇔ 204, 12 · MSS · 8 = 816497 bit/s
RTT 2p
s
1 3
S2 = = 144, 34 → 144 segmenti/s ⇔ 144, 34 · MSS · 8 = 577350 bit/s
RTT 2bp
√
Ancora una √ volta si ha una relazione del tipo S1 · 2 = S2 : anche tra i due parametri S vi è infatti
un fattore b.
2 Infatti, quando scade un RTO e fatta l’ipotesi di trascurare la SS, dimezziamo la finestra.
A.2. MODELLI PER IL TCP 57
A.2.3 Esercizio 3
Supponiamo di avere una connessione TCP New Reno e si tengano buone le seguenti ipotesi:
• round trip time RTT = 120 ms;
• maximum segment size MSS = 1000 byte;
• advertise window AW = 20 segmenti;
• probabilità di perdita p = 0, 25%;
• un ACK ogni segmento;
• perenne congestion avoidance.
Si determini, supponendo di caratterizzare il problema con il modello periodico:
1. La dimensione massima teorica della nestra (senza considerare le limitazioni di AW ).
2. Quanto tempo intercorre fra due perdite (senza considerare le limitazioni di AW ).
3. Il throughput (senza considerare le limitazioni di AW ).
4. Il throughput nell'ipotesi che AW limiti la nestra.
SOLUZIONE:
La dimensione della finestra, scritta come numero intero (com’è normale che sia), è pari a 32 (non
riceviamo mai l’ACK che la fa diventare 33). La dimensione minima che la finestra potrà assumere
è invece pari a 32/2 = 16.
58 APPENDICE A. ESERCIZI
2. Il periodo fra due perdite è pari al tempo che intercorre fra quando la finestra è 16 e quello in cui è
pari a 32; si ha quindi:
32
· RTT = 1920 ms
2
3. Applicando le formulette:
s
3 1
S= = 204, 12 segmenti/s ⇒ 1, 633 Mbit/s
2p RTT
4. Possiamo o utilizzare la formula approssimata che consiste nel confondere il trapezio col rettangolo
(v. figura A.6)
AW 20 · 1000 · 8
= 20 segmenti/s ⇒ = 1, 333 Mbit/s
RTT 0.120
Il valore 1, 333 Mbit/s è abbastanza inferiore agli 1, 633 Mbit/s del caso senza AW: è un buon segno
perché significa che presumibilmente non abbiamo fatto una sovrastima eccessiva ma accettabile.
oppure fare i certosini ed effettuare un calcolo preciso: in una prima fase, di durata pari a 4RTT, la
finestra cresce di 1 per ogni round trip time fino al raggiungere il valore 20 (v. figura A.7). In questa
fase trasmettiamo:
16 + 17 + 18 + 19 = 70 segmenti
La domanda è: quanti RTT con finestra pari a 20 mancano per trasmettere il numero di segmenti che
vengono inviati tra una perdita e l’altra (= 1/p = 400 in questo caso)? Per saperlo, basta risolvere
l’equazione:
400 = 70 + 20x
Il numero di RTT mancanti risulta facilmente essere pari a 16, 5: approssimeremo per eccesso in
quanto la 17ma finestra è necessaria per poter trasmettere quello 0,5 che c’è oltre a 16 (detto proprio
in soldoni, eh!?). Servono quindi 21 RTT invece che 16 per arrivare alla perdita: il troughput esatto è
quindi un po’ inferiore rispetto a quello calcolato in precedenza:
400
S= = 1, 26 Mbit/s
21 · RTT
A.3 Latenza
A.3.1 Esercizio 1
Supponiamo di avere una connessione TCP New Reno e si tengano buone le seguenti ipotesi:
• round trip time RTT = 100 ms;
A.3. LATENZA 59
4. Abbiamo:
61