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TOUR MOTOENOGASTRONOMICO DELLA FRANCIA 2008

Questa “spedizione” è nata dopo varie ipotesi di viaggio tra due amici con alcune passioni in comune,
oltrechè una solida e ventennale amicizia, quali la moto intesa come “viaggio” e i piaceri della tavola.
Da qui è nato il progetto di un viaggio “motoenogastronomico” in Francia, dopo aver trascorso a
cavallo tra Giugno e Luglio con le rispettive donne, una bellissima vacanza, sempre rigorosamente in
moto, attraverso un giro a 360° della Sardegna. Io (Lucio) e il mio amico Emanuele siamo due spiriti
“organizzatori” (leggi Filini…), per cui abbiamo prenotato in anticipo quasi tutti i B&B per evitare
inutili “pellegrinaggi” serali alla ricerca di un “giaciglio”, dopo un lungo viaggio in sella alla
“dueruote”, quando si ha voglia solo di sistemare le moto al sicuro e…mettere le gambe sotto il
tavolo! Forti dei consigli di amici e conoscenti, abbiamo scelto di dormire nelle mitiche chambres
d’hôtes, una giusta via di mezzo per costo, accoglienza e “tipicità” dell’alloggio (diverso dai soliti
hotel uguali in tutto il mondo!). Ci siamo tenuti in contatto per alcune settimane via email
scambiandoci più volte il programma con modifiche varie, dopo le solite ricerche su Internet.
L’”impresa” si è dimostrata subito “ardua” ma affascinante: nel giro di 10 giorni avremmo
attraversato quasi tutte le regioni vinicole (e non solo) più rappresentative della Francia, avremmo
visitato i luoghi degli “sbarchi” del D-Day, la cui storia mi ha sempre affascinato e, “cigliegina sulla
torta”, avremmo passato in rassegna, sulla via del ritorno, i castelli della Loira. Nel mirino abbiamo
messo, in successione: Alsazia, Borgogna, Champagne, Normandia, Bretagna, Valle della Loira e
Savoia. La fine di Agosto si è rivelato il periodo migliore per entrambi, soprattutto per i rispettivi
impegni lavorativi. Emanuele si è dovuto inoltre sobbarcare il tarsferimento via nave dalla Sicilia,
dove abita, a Genova, e da qui a Legnano, dove ci siamo incontrati nel primo pomeriggio del 22
Agosto.

PRIMA TAPPA (22 Agosto)


Legnano-Thann-Riquewihr

Partiamo nel primo pomeriggio, dopo una mattinata di lavoro (per me), entrambi in sella ad una
BMW R1100R (la mia è stata battezzata dalla mia ragazza Lorena, in occasione del nostro viaggio a
Capo Nord, come “Mucca Carolina”): lui ha provveduto opportunamente ad un tagliando ufficiale
approfondito a Palermo, io per questioni di tempo e anche un po’ per superficialità (mi sono “ridotto”
a cercare un’officina a metà Agosto: ovviamente tutte chiuse!) ho controllato solo olio e pressione
delle gomme.

Carichi come molle e con un tempo sereno, ma con pessime previsioni per il meteo lungo il percorso,
abbiamo imboccato la A9 verso Como e, in breve tempo, dopo l’acquisto del solito bollino
autostradale svizzero a Chiasso, ci siamo diretti verso il Passo del San Gottardo dove ad attenderci
c’era un bel…nubifragio! Il sollievo di imboccare il tunnel dopo una lunga coda sotto l’acqua si è
trasformato dopo pochi minuti in una tortura: al centro del tunnel c’era una calura impressionante
con “effetto-phon” che, al momento ha asciugato la mia tuta da pioggia e il completo in Goretex (lui
sì che è un signore!) di Emanuele, ma poi ci ha letteralmente disidratato!

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Ripresici velocemente dall’”essicamento” (grazie all’abbondante acqua piovana), abbiamo passato
abbastanza velocemente (compatibilmente con il fondo viscido e con i limiti di velocità elvetici) il lago
di Lucerna e siamo giunti a Basilea, dove ci siamo imbattuti in lunghe code autostradali. Proprio
durante il superamento a bassa velocità di una di queste code il mio socio è stato protagonista di un
singolare episodio: un ragazzo svizzero a bordo di una grossa Mercedes, forse innervosito dalla coda
e invidioso di due poveri motocilisti che sotto l’acqua riuscivano a superare il traffico, si è messo a
stringere Emanuele contro la fila adiacente e ha perseverato nonostante le strombazzate del mio
socio. Dopo essere riuscito a non cadere per la brutta sorpresa, il mio amico ha rifilato (giustamente)
un pedatone nella portiera della macchina dello stronzissimo elvetico…penso se lo ricorderà la
prossima volta che vuole mettere in pericolo un biker! Passato il confine svizzero entriamo finalmente
in Francia in direzione della nostra meta finale odierna: Riquewihr, un gioiello medievale con le sue
mura fortificate, le strade a selciato e le splendide case a graticcio. Nonostante la tarda ora e con
una pioggerellina fastidiosa mi sono fissato di voler percorrere la “Route des Crêtes”, strada molto
quotata dai bikers nei vari racconti di viaggio letti su Internet, e il “Grand Ballon”, una
suggestiva…“collina” (per noi abituati alle vette alpine!), della catena montuosa dei Vosgi. Usciamo
dall’autostrada (E25) all’altezza di Mulhouse e, lungo la N66 raggiungiamo Thann.

Il risultato è stato una serie di chilometri in collina al freddo e con un fondo viscido, che non ci ha
permesso di gustare pienamente la bellezza della strada con tanto di (debole) nevicata agostana
finale! Abbiamo percorso alcuni tratti ripidi con pavimentazione a “sampietrini”, specialmente
all’uscita dai tornanti: una specie di monito a non spalancare il gas, per non finire con le “mukke”
sdraiati sull’asfalto!

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Finalmente, dopo esserci persi più volte nei vigneti alsaziani, abbiamo raggiunto la meta (per la
verità anche con l’ausilio del mio fido navigatore TomTom…). Dopo circa 450 km siamo approdati alla
nostra chambre d’hotes (http://www.chambres-kohler.com), una semplice ma graziosa casetta
privata situata appena fuori le duplici mura di questa deliziosa cittadina francese (ma anche molto
tedesca): ci aspettava la titolare (Christine Kohler), molto gentile, che ci ha fatto mettere le moto in
un garage veramente angusto (come usciremo domani?!?) e ci ha indicato la camera posta al piano
interrato (temperatura all’interno della stanza quantomeno “autunnale”…). Dopo una veloce doccia e
qualche considerazione sul viaggio, siamo usciti affamati come lupi e ci siamo prodotti in un
velocissimo giro turistico della città…al buio!

Dopo alcuni tentativi a vuoto in splendidi ristorantini, ricavati in antiche e pittoresche case, ma tutti
strapieni, siamo approdati in una caratteristica taverna situata in una grande cantina con muri di
sasso, dove ci siamo finalmente rifocillati: “choucroute” (una specie di “cassoeula” alsaziana) per
Emanuele (penso non l’abbia ancora digerita!) e costolette di agnello per me (ovviamente, come tutti
i piatti francesi, non c’era solo l’agnello, ma anche una serie di verdure e salsine!), annaffiati molto
generosamente (siamo valtellinesi entrambi, per cui amanti del buon vino!) da ottimo
Gewürztraminer di varie annate, con vari assaggi finali a bicchiere. Emanuele stava impazzendo,
perché è un vero intenditore e mi ha spiegato un sacco di cose sui vitigni alsaziani e sui marchi più
pregiati. Durante la cena un ragazzo francese ci ha chiesto di punto in bianco se eravamo italiani e se
conoscessimo Zinedine Zidane…che faccia tosta! Emanuele nel suo francese maccheronico (meglio
del mio totalmente inventato…) ha chiesto a sua volta se lui conoscesse Materazzi…”ammutulimento”
generale! Si vede che ‘sti francesi non hanno ancora “metabolizzato” la finale di Berlino! Per finire ci
siamo spacciati con la gestrice del locale (una signora di mezza età molto affabile) per due moto-
giornalisti alla ricerca di spunti per un articolo sulla Francia, sperando in uno sconticino che…non è
arrivato: 70€/testa, ma ne è valsa la pena, considerato che a Milano spesso spendo poco di meno
per mangiare due cose di numero, neanche troppo buone!

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Dopo una breve passeggiata “digestiva” alla ricerca degli scorci più suggestivi di questo “gioellino”
alsaziano, ci siamo regalati una bella dormita.

Mi sveglio abbastanza presto per la mia corsetta da programma. Esco con un “leggerissimo” mal di
testa e con un “filo” di nausea (sarà stato il vino...) e scopro che pioviggina, con una temperatura
tutt’altro che estiva. Mi dirigo “a naso” lungo una stradina in mezzo a splendidi vigneti con un
panorama gradevole su colline interamente coltivate a vite. Dopo un inizio alquanto faticoso, riesco a
trovare un ritmo che mi permette di “faticare” ma anche di “perdermi” nella contemplazione del
panorama circostante.

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Dopo circa un’oretta di corsa lenta e alquanto “rigenerato”, rientro in casa per trovare Emanuele
ancora abbracciato al cuscino come un koala al suo albero. Cerco di svegliarlo in maniera
“atraumatica” (impossibile!): dopo poco passo agli insulti e agli spintoni! Sarà una scenetta che si
ripeterà per tutta la vacanza! Ci aspetta una buona colazione anche se non abbondante come
speravamo, mi bevo un bicchiere di succo dietro l’altro (sono “disidratato” un po’ per la corsa e un
po’ per l’alcool di ieri…), saldiamo il conto (55€: onestissimi!) e, salutata la signora Kohler, riusciamo
a uscire dal microgarage dopo una serie di manovre fantozziane (‘ste BMW da ferme sono due
ippopotami!).

SECONDA TAPPA (23 Agosto)


Riquewihr-Maçon-Beaune

La tappa di oggi avrà come destinazione finale Beaune, caratteristica cittadina posta nel cuore della
Borgogna, che abbiamo preferito alla più grande Digione (vogliamo evitare grossi centri e
“immergerci” nella provincia francese…che romanticoni!). I primi chilometri li abbiamo piacevolmente
trascorsi attraverso un percorso collinare-montagnoso, culminato sul Col de la Schlucht, immersi in
un panorama sinistro, dominato da nebbiolina e freddo. I paesaggi ricordano molto da vicino le zone
montane da dove proveniamo, ma il livello medio di conservazione sia delle strade che della natura è
indubbiamente superiore! Purtroppo è una costante di (quasi) tutti i miei viaggi fuori dagli italici
confini, sia motociclistici che non, ritrovare un ambiente migliore e un rispetto per la cosa pubblica
completamente diverso dal nostro “menefreghismo”. Sì, lo ammetto, sono un “esterofilo”, ma penso
a ragion veduta!

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Attraverso la D486 abbiamo passato Le Thillot e ci siamo diretti sulla N83 verso Besançon. Troviamo
una splendida città con pochi turisti in giro e una pittoresca cittadella fortificata. Ne approfittiamo per
una veloce pausa-pranzo, ma trovare un posto aperto è un impresa. Alla fine dirottiamo su un kebab
gestito da un ex-pugile turco (si vedono sue foto alle pareti), col quale scambiamo due chiacchere e
che ci prepara due enormi kebab con birra ghiacciata rigorosamente turca! Finito il pranzo e salutato
il turco (come gestualità e modo di fare è molto “italiano”!), ci incamminiamo sulla strada che ci
porterà in Borgogna.

A questo proposito non finirò mai di sottolineare come siamo riusciti a percorrere migliaia di
chilometri in poco tempo, sfruttando quasi esclusivamente le strade nazionali (l’analogo delle nostre
statali) senza utilizzare le autostrade (se non per brevissimi tratti): sono tenute in maniera
impeccabile con un fondo perfetto, generalmente le carreggiate sono molto ampie, spesso si viaggia

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su due corsie per senso di marcia (meglio delle nostre autostrade!) e soprattutto le interminabili (e
inevitabili) code “italiane” sono realmente un ricordo! Passato Besançon, sempre sulla N83, ci siamo
fermati a Mâcon, finalmente con un cielo sereno e con una gradevole temperatura estiva, per una
bevanda dissetante in riva al fiume Saône, in un bar all’aperto molto carino, con tanti ragazzi.

Ci siamo poi diretti lungo la N79 e la D981 verso la tappa intermedia odierna, l’abbazia di Cluny.
Il paesaggio ha iniziato a mutare, con la pianura che gradatamente cedeva il passo alle colline con
numerosi vigneti e qualche pascolo di mucche. La visita di ciò che rimane dell’antico (X secolo d.C.) e
affascinante complesso architettonico cluniacense, dopo avere pagato il biglietto, ci ha lasciati in un
primo momento completamente di sasso: abbiamo girovagato per la zona in lungo e in largo alla
ricerca di questa mitica abbazia e non riuscivamo a capire che ci stavamo camminando sopra!
Obiettivamente siamo due “capre”! Dal basso della nostra cultura storico-religiosa (nulla!) ci
aspettavamo una mega-costruzione che attualmente esiste solo in parte. Da questo episodio io
diventerò ufficialmente l’”uomo delle abbazie”.

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Finito il nostro tour “lampo” (siamo arrivati mezz’ora prima della chiusura!), ci siamo finalmente
diretti, attraverso le suggestive e caratteristiche “Route Touristique des Grands Vins du Bourgogne” e
“Route Touristique des Grands Crus de Bourgogne”, verso Beaune. Abbiamo attraversato infiniti
vigneti e tantissimi pascoli di mucche (mai viste così tante in tutta la mia vita!) e abbiamo raggiunto
in serata la suggestiva cittadina borgognona. Oggi abbiamo macinato più di 500 km ma il viaggio è
filato liscio come l’olio.

La chambre d’hotes prenotata si chiama “Beaune Nuit” (http://www.chambresdhotesfrance.com/cgi-


bin/hotels/jump.cgi?ID=1884) e si trova a due passi dal famoso Hotel de Dieu, l’antico (1443 d.C.)
ospedale cittadino, caratteristico per i suoi tetti aguzzi multicolore. Ovviamente è troppo tardi per
visitarlo: sarà una costante di questo viaggio arrivare sempre…un po’ troppo tardi! Il navigatore che
ho installato sul mio palmare ci fa percorrere un giro “labirintico” per raggiungere la pensione: tutti i
sensi unici sono sbagliati e ci troviamo a dover interpretare la mappa cittadina, abbastanza
“intricata”, in maniera molto “personalizzata”. Infatti, al quinto giro per la stessa strada (giro più
veloce!), decidiamo “all’italiana” di tagliare contromano e arriviamo finalmente alla meta!
Danièle Duthy, la proprietaria di questa simpatica pensione, dalla targa posta sul portoncino
d’ingresso, scopriamo che è anche psicologa…chissà se ci considererà due pazzi a sobbarcarci tutti
questi chilometri in così poco tempo!

La camera è molto bella e accogliente e ci rilassiamo, dopo una doccia rigenerante, studiandoci il
percorso di domani. Buona parte del fascino dei viaggi trovo sia nella progettazione e nello studio
delle singole tappe alla ricerca della strada più bella e del posto più suggestivo.

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Emanuele sembra un frate in pellegrinaggio e si ferma ad ogni vetrina come un bambino che ammira
i giocattoli più belli e desiderati (ovviamente si parla di vino!). All’ora di cena ci dirigiamo verso un
ristorante indicatoci (e gentilmente prenotato) dalla signora Duthy, decisi a strafogarci con la
pregiata carne di Borgogna, innaffiata dall’ottimo e famosissimo Pinot noir, uno dei migliori e più
nobili vitigni al mondo (cito le considerazioni del mio amico, che si spaccia per fine enologo!). Dopo
un aperitivo in attesa del tavolo, finalmente ceniamo con prelibatezze (ho scelto lumache “a la
bourguignonne”, il mio piatto preferito, e un filetto spettacolare!) e pasteggiamo con un paio di
ottime bottiglie. Al tavolo a fianco siedono due signore di una certa età (sui 70 anni) che, sotto
influenza alcoolica (almeno penso), attaccano bottone e ci consigliano di visitare, al ritorno dal nostro
viaggio, la cittadina di Annecy. Continuano poi a lanciarci strani sguardi, con ridolini e ammiccamenti
vari. Aiuto! E’ arrivata la carica delle tardone! Pagato il conto (meno di ieri per fortuna…) ci
congediamo dalle “sventolone” e, fatto un breve giro della cittadina (non c’era un’anima viva),
raggiungiamo il nostro alloggio, non senza aver controllato le nostre fidate BMW.

Dopo una meritata dormita (interrotta solo dal russamento diffuso da entrambe le parti), mi sveglio
all’orario convenuto (prima delle 8) e come al solito devo “rianimare” quella specie di ghiro del mio
socio Emanuele, che ovviamente non vuole saperne di alzarsi. Pagato il conto (67€) e fatta una
discreta colazione insieme con una coppia di signore anziane (tanto per cambiare: qui sono tutti
vecchi o coppiette…), recuperiamo le moto che abbiamo dovuto lasciare all’aperto, però in un
parcheggio privato con tanto di sbarra. Fino ad ora non ci hanno dato il minimo problema e come al
solito si rivelano due veri “cavalli da tiro”!

TERZA TAPPA (24 Agosto)


Beaune-Epernay

Oggi ci aspetta la regione dello Champagne-Ardenne, con tappa finale nella capitale mondiale delle
bollicine: Epernay.

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I vigneti si perdono a vista d’occhio e ammiriamo numerose tenute, ognuna con al centro un maniero
(o meglio un piccolo castello) con tetti smaltati multicolore. Procediamo a una buona velocità, perché
le strade sono pochissimo trafficate, gli automobilisti sempre molto corretti ed estremamente gentili
verso noi motociclisti (altra cosa che in Italia non esiste proprio: anzi il motociclista viene spesso
visto come un elemento di fastidio!).

A Nuits-St. Georges, altra località molto famosa per le sue cantine, deviamo sulla panoramica D35 e
“bypassiamo” Digione (addio mostarda!). Sbuchiamo sulla D905 e puntiamo verso nord-ovest dove,
dopo pochi km, deviamo per una veloce visita alla suggestiva abbazia di Fontenay (sì, lo ammetto,
sono un pò fissato con ‘ste abbazie!), consigliataci dalle signore che alloggiavano al “Beaune Nuit”.
A questo proposito, Emanuele inizia a manifestarsi un po’ insofferente verso le mie “divagazioni
architettonico-culturali”, ma mi sembrerebbe veramente sprecato un viaggio solo all’insegna dei
chilometri in sella alla moto e agli “strafogamenti” gastronomici.

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Lasciata l’abbazia, ripercorriamo rapidamente la strada a ritroso e ci fermiamo in un paesino nei
dintorni, per un pranzo veloce, in un ristorantino all’aperto: ci prendiamo una bistecca con patatine e
una birra fresca, e ci rilassiamo prima di riprendere il viaggio. Questo angolo della provincia francese
mi fa venire in mente vecchi filmati e fotografie sul Tour de France: qui sembra che il tempo si sia
fermato e anche le persone sembrano appartenere ad un'altra epoca.

La strada che ci aspetta (D980) in direzione Châtillon-sur-Seine è di quelle…”americane”! Lunghi


rettilinei con “sali-scendi” in mezzo a campi sterminati con pochissimo traffico, così ne approfitto per
scattare qualche foto. Abbiamo lasciato la Borgogna e ci stiamo addentrando nella regione dello
Champagne. Come sempre centinaia di pascoli di mucche di tutti i colori (principalmente brune).
Rispetto all’Italia la Francia dispone di un territorio molto più vasto e molto più sfruttabile da un
punto di vista agrario: saranno sterminate le pianure che attraverseremo nel nostro viaggio.

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Visto che oggi non abbiamo particolare fretta (anche se vorremmo, se non visitare, dare almeno una
“sbirciatina” veloce alle cantine di qualche famoso marchio di champagne a Epernay), ci fermiamo
più volte a scattare qualche foto modello rivista specialistica “Motociciclismo”.

Dopo Troyes ci dirigiamo verso Epernay, prima lungo la scorrevole N19, poi lungo la panoramica
D951. Arriviamo in serata, dopo aver macinato circa 350 km, alla chambre d’hôtes “Parva Domus”
(http://parvadomusrimaire.com), posta direttamente sulla mitica Avenue de Champagne, sulla quale
si affacciano tutte le case vinicole più prestigiose.

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Ad attenderci c’è un arzillo vecchietto che assomiglia in maniera sconcertante a un mio prozio che
vive in Argentina, anche nell’inflessione della voce: è molto simpatico e affabile (come raramente lo
sono i francesi, sempre un po’ freddi) e si informa in dettaglio sull’itinerario del nostro viaggio. Dopo
un iniziale fraintendimento (ci aspettavano per il giorno dopo, ma Emanuele era sicuro di aver
prenotato via email con la data di oggi!), ci fa accomodare in una splendida camera all’ultimo piano,
con tanto di vasca da bagno laccata stile “Impero” e splendida vista sul parco sottostante!
Le moto le possiamo mettere sotto una tettoia nel giardino al chiuso, al riparo dalla pioggia e dai
malintenzionati.

Il tempo di cambiarci, dopo che abbiamo scoperto che le visite guidate alle cantine sono già
terminate (strano…), e siamo usciti per una corsetta: eh sì, sono riuscito miracolosamente a
convincere Emanuele a venire con me! Per la verità devo dire che siamo entrambi “sportivi”: ci siamo
conosciuti infatti grazie al basket che abbiamo iniziato a praticare nella squadra della nostra
cittadina, dal minibasket alla prima divisione. Poi lui ha “perseverato” in terra sicula dove si è
trasferito, mentre io ho mollato tutto con l’inizio degli studi universitari. Da circa un mese mi è
venuta la “fissa” della corsa e ho scoperto un mondo a parte, fatto di 4-5 allenamenti alla settimana,
di ritmi di corsa, di cronometro e soprattutto di una passione veramente bella e gratificante, che mi
permette di scaricare le tensioni della giornata. Tornando a noi, dietro l’Avenue de Champagne, ci

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siamo imbattuti in una piccola pista di atletica (sarà stata di 250-300 m al posto dei canonici 400 m),
perfettamente tenuta e soprattutto aperta a tutti…che fortuna!!! Ci siamo fatti una ventina di giri o
poco più per poi dover frettolosamente rientrare al nostro alloggio per una fastidiosa pioggia, prima
leggera e sopportabile, poi più insistente. Dopo un bagno rilassante nella vasca stile “Lo chiamavano
trinità”, siamo scesi a fare due chiacchere con il mitico gestore, che ci ha offerto un bicchiere di
champagne di sua produzione (sotto di noi ci sono ben 1 km di cantine, nulla però in confronto dei
28 km della casa di champagne più grande del mondo “Moët & Chandon”!): un vero rosolio! Ne
abbiamo subito acquistata una bottiglia per soli 15 € e ce la siamo bevuta in sua compagnia. Ci ha
rivelato che si mantiene così bene, perché da 40 anni beve champagne tutti i giorni! Vorremmo
acquistarne qualche bottiglia ma si sa, quando si viaggia in moto non si può prendere che qualche
piccolo souvenir!

La serata prosegue con una passeggiata lungo la Avenue de Champagne, dove scattiamo numerose
foto, compresa quella del famoso monaco Dom Perignon.

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All’ora di cena entriamo in un ristorante consigliato dal signor Rimaire, che si presenta abbastanza
anonimo (molto turistico), con un menu principalmente di pesce, e con pochissimi avventori. La fama
comunque si fa sentire e ci dedichiamo alla degustazione di alcuni champagne poco noti ma
veramente ottimi.

La serata si conclude presto a nanna, perché in giro (come a Beaune) non c’è praticamente nessuno.
I letti sono comodissimi, con un bel piumone che non guasta, dato il freschetto della notte. La
mattina ci aspetta una ricca colazione con tanto di terrazza sul parco.

Il tempo è parzialmente nuvoloso ma non piove e già questo mi basta. Paghiamo il conto (100 €: più
caro degli altri, ma indubbiamente anche molto più bello!), salutiamo la coppia di gestori e ci
ripromettiamo di tornare con le nostre donne: infatti i posti che stiamo visitando sono frequentati per
lo più da anziani e coppiette in cerca di atmosfere romantiche. Non è che la gente ci consideri una
bella coppia di…omosex?!?

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QUARTA TAPPA (25 Agosto)
Epernay-Compiegne-Rouen-Fecamp-Etretat-Honfleur

La tappa odierna si presenta abbastanza tosta, almeno sotto il profilo chilometrico, soprattutto per la
nostra decisione di evitare sempre le autostrade e prediligere la “campagna” francese. Destinazione
finale la normanna Honfleur! Guidiamo le nostre due “belve” verso Reims dove transitiamo nei pressi
della splendida cattedrale gotica di Notre-Dame, ma non perdiamo tempo (se non per una foto) e ci
dirigiamo sulla velocissima N31 verso la Normandia.

Nei pressi di Compiègne scorgo un cartello che indica la radura di Rethondes, luogo dell’armistizio tra
Germania e Francia nella Prima Guerra Mondiale. Mi fermo subito e strombazzo più volte, perché
Emanuele mi precede e si sta avviando verso la città, ma non mi sente. Lo aspetto per qualche
minuto pensando che non vedendomi sarebbe tornato a cercarmi, invece nulla! Mi dirigo sui suoi
passi ma niente, il mio socio è sparito! Dopo mezz’ora di inseguimenti a vicenda e un’incazzatura
vicendevole, ci dirigiamo verso il sito storico.

Il luogo è veramente suggestivo con la visita al vagone dove il maresciallo Foch e il generale
Weygand firmarono l’armistizio nel 1918 e dove, alcuni anni più tardi (1940), Adolf Hitler si prese la
sua (temporanea) rivincita sui francesi, con la resa del maresciallo Pétain. Il museo contiene anche
numerosissime testimonianze fotografiche delle due guerre con immagini veramente toccanti e una
collezione di divise militari dei vari eserciti dell’epoca.

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Lasciato il sito carico di eventi storici così importanti, ci dirigiamo alla volta di Rouen e da qui, lungo
la N15 prima e la D926 in seguito, a Fécamp. Prima della cittadina costiera normanna io e il mio
socio veniamo fermati dalla polizia proprio poco dopo che (stupidamente) ho sorpassato un auto con
linea continua e a velocità sostenuta. Il poliziotto si è letteralmente buttato in mezzo alla strada con
la paletta! Scendiamo dalle moto e ci prepariamo ad una salatissima contravvenzione. Adotto la
tattica, penso universalmente valida, alla Fantozzi, ammettendo subito le mie colpe e scusandomi in
un francese super-maccheronico. Emanuele invece fa il sostenuto e fa finta di non capire cosa gli sta
ripetendo molto lentamente l’altro poliziotto. Il limite di velocità era di 90 km/h e stando al loro
radar, posizionato 1 km prima, noi stavamo viaggiando a 130-140 km/h. “Purtroppo” e per fortuna le
strade francesi sono stupende e semi-deserte e così ne abbiamo “approfittato” un po’ troppo!
Miracolosamente, dopo 20 minuti di controlli e ramanzine varie, ci lasciano andare invitandoci a
usare poco gas! Finalmente siamo sul mare in direzione Etretat passando per Yport lungo la D11 e
ammirando le bellissime e famose falesie.

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La strada è un po’ stretta ma questo non è un posto per “smanettare”: ci godiamo così l’affascinante
panorama su un mare selvaggio e sulle lunghissime spiagge e fotografiamo le immancabili mucche,
questa volta di fiera razza normanna (la mia Mucca Carolina inizia a manifestare i primi segni di
gelosia!).

Ci fermiamo nel pittoresco paese di Etretat per un pranzo frugale a base di omelettes e sidro (tutte le
imbeccate enogastronomiche derivano dalla cultura del mio amico, che mi ha permesso in ogni
regione di gustarne gli aspetti più tipici).

Considerate le cene “luculliane” che non ci facciamo mai mancare, cerchiamo di stare “leggeri” a
pranzo oltrechè di farci qualche corsetta ogni tanto. Dopo la breve sosta, ripartiamo lungo la D940
alla volta del famoso e suggestivo Ponte de Normandie (2200 m di lunghezza), che collega Le Havre
a Honfleur sull’estuario della Senna.

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Honfleur è una cittadina veramente splendida, piena di vita e con caratteristiche casette affacciate
sul porto.

Emanuele ha prenotato via Internet una bellissima chambre d’hotes chiamata “Au Grey d’Honfleur”
(http://www.augrey-honfleur.com), situata in pieno centro lungo una stretta strada e gestita dalla
signora Roudaut, una stravagante pittrice (ci sono diverse sue tele nel soggiorno).

Devo rendere merito al mio socio di aver azzeccato quasi tutte le sistemazioni! Dopo aver sistemato i
bagagli (ogni volta più velocemente della precedente, forza dell’abitudine!) ci facciamo una bella
doccia (il bagno è bellissimo con una doccia gigante in cristallo e un parquet caldissimo!) e ci
prepariamo per la serata in città. La gestrice ci fa parcheggiare le moto in un cortile nei paraggi: la
mia moto dento una specie di fienile e quella del mio socio fuori: mi dispiace Ema ma stasera “te dice

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male”! Questa volta, nonostante i circa 450 km percorsi, siamo riusciti ad arrivare ad un orario
decente e così ci possiamo permettere il “lusso” di vedere la città alla luce del giorno.

Questa volta, nonostante i consueti consigli della gestrice della chambre d’hôtes, decidiamo di
affidarci al nostro sesto senso e scegliamo un simpatico ristorantino direttamente sul porto che si
rivelerà eccellente. Siamo al mare e per di più in Normandia, per cui il menu è stato obbligato:
”cruditè” di mare a go go! Ci siamo spazzati due enormi piatti con ostriche, gamberi, vongole, cozze
e via discorrendo, il tutto innaffiato da un paio di bottiglie di ottimo rosè. Al tavolo vicino, una
giovane coppia stava mangiando come dessert una selezione di formaggi dall’aspetto delizioso, ma
dall’odore mefitico e Emanuele ha iniziato a dare segni di insofferenza: odia il formaggio e
soprattutto il suo odore e qui c’erano tutti i più “fetenti” della Francia!

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Dopo la consueta passeggiata ci siamo finalmente imbattuti in un pò di “vita”, dopo il “mortorio” delle
serate precedenti: ci siamo seduti in un caffè all’aperto, dove suonavano della buona musica jazz,
per il classico “bicchiere della staffa”.

Rientrati al nostro alloggio, sprofondiamo in un profondo e “russante” sonno, con il “mio” proposito di
corsa per l’indomani sera. Al mattino la pittrice-gestrice ci accoglie con un alito leggermente alcoolico
(tipa strana…) e ci mostra il resto della casa, molto piccola ma straordinariamente graziosa e ben
sfruttata.

Dopo una buona e robusta colazione saldiamo il conto (110 €: li vale tutti!), recuperiamo le nostre
bicilindriche nel parcheggio (tranquillo Ema, la tua moto c’è ancora!) e le inforchiamo in direzione
Bretagna, dopo aver scattato ancora qualche foto. Honfleur si rivelerà forse la più bella cittadina
(insieme con Riquewihr) che abbiamo visitato in questo viaggio transalpino.

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QUINTA TAPPA (26 Agosto)
Honfleur-Cherbourg-Cancale

Anche oggi ci aspetta una discreta dose di chilometri e soprattutto tantissime cose interessanti da
vedere: Utah Beach, Omaha Beach, Gold Beach, Juno Beach e Sword Beach, insomma le spiaggie
dello sbarco! Lungo la D513 passiamo per Deauville, suggestiva e stranissima cittadina balneare con
enormi e curiosi alberghi stile montanaro, dai tetti di legno a punta, sulla lunghissima e profonda
spiaggia. Il cielo è sempre un po’ coperto ma non piove.

Seguendo i cartelli caratteristici (Overlord l’Assault), percorriamo la litoranea, toccando tutte le


spiagge dello sbarco: Blonville, Villers, Houlgate…

Come purtroppo spesso mi capita quando visito altre nazioni, non posso fare altre che notare la
differenza in “civiltà” tra la Francia e il Belpaese, anche da piccoli dettagli come questa strada con
corsie preferenziali per podisti, ciclisti e automobilisti, per una pacifica convivenza.

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Passata Cabourg prendiamo la D514 in direzione St. Aubin dove ci fermiamo per le ennesime altre
foto…

Ad Arromanches ci fermiamo per una visita al famosissimo Musée du Débarquement (D-Day


Museum) che illustra anche con un breve filmato la dinamica dello sbarco. Rimaniamo impressionati
soprattutto dai colossali preparativi dello sbarco, con soluzioni tecniche veramente ardue. Suggestiva
anche la visita alla spiaggia sottostante il museo con la visita di colossali “rottami” bellici.

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Approfittiamo della sosta per uno spuntino (cozze alla marinara per Ema e panino per me, con la
solita birra). L’atmosfera che stiamo vivendo oggi è irreale, siamo come frastornati dalle tante cose
viste e “viaggiate” e l’“odore” intenso della storia che pervade questi posti mi “entra dentro”. La
prossima tappa è il cimitero americano che si trova a Colleville-sur-Mer, a pochi chilometri da
Arromances. Questo luogo, per alcuni versi quasi “mistico”, si trova sulla sommità di una collina
degradante verso un’ampissima spiaggia. E’ a dir poco gigantesco (non me lo aspettavo!) ed è
conservato in maniera a dir poco maniacale nella sua precisione e pulizia. Un tributo di rispetto alle
migliaia di caduti che gli Stati Uniti hanno voluto così onorare.

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Terminata questa veloce e, nonostante questo, struggente visita proseguiamo verso la N13 e da qui
alla volta di Cherbourg, una delle “capitali della vela”. Non so perché mi sono fissato di passare da
Cherbourg, pensando di trovare chissà quale splendida città che in parte ci ha deluso e ci ha fatto
allungare la strada di non poco! Lungo la N13 ci fermiamo su mia indicazione a S.te Mère-Eglise, per
la foto di rito al paracadutista rimasto impigliato sulle guglie della chiesa locale.

Ritorniamo molto velocemente da Cherbourg lungo la N13 verso Valognes, dove svoltiamo sulla D2
fino a Coutances, sulla D977 verso Granville e infine lungo la N175 verso le Mont St. Michel, dove

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arriviamo nel tardo pomeriggio con una bassissima marea (il mare si trova a più di 1 km dalla baia!).
Già a diversi chilometri dall’isolotto roccioso, patrimonio dell’UNESCO, scorgiamo la sua
inconfondibile sagoma.

Prima di percorrere l’ultimo tratto che collega le Mont St. Michel alla terraferma ci siamo fermati a
fotografare un enorme gregge di pecore.

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Entriamo nella “rocca” e saliamo per una stretta stradina gremita di turisti da tutto il mondo. Ci
fermiamo quasi subito ad ammirare in uno splendido ristorante (La Mére Pulard) la scenogarfica
preparazione dell’omelette tardizionale. Dalla sommità delle stradine si gode un panorama
spettacolare ma dobbiamo rinunciare alla visita dell’abbazia (proprio io, quello delle abbazie!) per
questioni di tempo.

A malincuore e nonostante la stanchezza dobbiamo rinunciare a fermarci per cena in uno degli
invitanti ristorantini dei quali la rocca normanna è piena.

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Inforchiamo così le nostre indistruttibili bavaresi verso la tappa finale di oggi: Cancale, la capitale
mondiale delle ostriche! Lungo la D155, passando per diversi allevamenti di ostriche, arriviamo in
serata alla nostra chambre d’hotes “le Victor Hugo” (http://www.le-victor-
hugo.com/Site/Bienvenue.html). Al porto assistiamo a una scena curiosa: tutte le barche sono
appoggiate al fondo melmoso della baia!

La camera è accogliente ma abbastanza spartana, nella classica casetta normanna di legno a più
piani con scale ripidissime e stanze piccole. Le gestrici ci fanno parcheggiare le moto in un vero e
proprio garage privato posto nelle vicinanze. I miei progetti della corsetta vanno a rotoli, perché è
già tardi e qui la gente mangia abbastanza presto (“non è un paese per vecchi”, per citare Tarantino,
di più!!!). Doccia rapidissima, ci vestiamo e siamo subito in giro alla ricerca di un posto per cenare.
L’obiettivo è uno solo: gustare le famosissime ed enormi ostriche di Cancale. Dopo un rapido giro

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optiamo per un’osteria molto spartana su due livelli con tavolini all’aperto chiamata “Au Pied
d’Cheval” che di giorno è anche una pescheria. Promette molto bene anche se le gestrici sono
abbastanza burbere e sbrigative. Ci accomodiamo sul terrazzino del piano superiore, quando
apprendiamo che le ostriche di pezzatura maggiore sono già “andate”! A malincuore, pensando alle
“huîtres plates” n° 00 (le ostriche selvagge tipiche di Cancale), e alla loro variante più grossa
denominata “Pied de cheval” (arriva fino a più di 1 kg di peso e ha circa 10-20 anni!), ci
“accontentiamo” di alcune deliziose “sorelline minori”, oltre che di un “festival” di cruditè!

Finita l’abbuffata, foto di rito con le titolari…

Per finire concerto di musica celtica (siamo ufficialmente in Bretagna!) all’aperto. Scorgiamo due
moto italiane parcheggiate in piazza ma non riusciamo a individuare i piloti.
Anche oggi abbiamo macinato parecchia strada (circa 450 km) e iniziamo ad avvertire un po’ di
stanchezza. Ci abbandoniamo nelle braccia di Morfeo dopo la consueta consultazione della tappa di
domani. Sono un po’ preoccupato, perché da un paio di giorni la mia moto fa un rumore abbastanza
sinistro al retrotreno, specialmente a bassa velocità: ho paura ci sia un problema con le pastiglie dei
freni, che però non riesco ad ispezionare bene. Il mattino seguente, dopo i soliti tentativi di risveglio
del socio (quanto cavolo dorme?!?), ci prepariamo velocemente e facciamo colazione in una piccola
saletta con tante coppiette (ma va?!?). Saldiamo il conto (63€), ci facciamo accompagnare al garage,
preleviamo le moto e, dopo le ultime foto, lasciamo questo suggestivo angolo di mondo. Come
spesso ci capita ultimamente ci riproponiamo di ritornarci, magari con un pò più di calma e con un
po’ di fortuna in più per quanto riguarda le dimensioni delle ostriche! La tappa di oggi prevede un
rapido ma significativo tour della Bretagna che si concluderà a Crozon-Morgat, cittadina balneare
posta all’estremo di una suggestiva penisola a sud di Brest.

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SESTA TAPPA (27 Agosto)
Cancale-Crozon

Da Cancale partiamo lungo la D355 per St. Malo, una splendida cittadina della quale scorgiamo solo
le mura e il lungomare, ma il tempo stringe e sono tanti i chilometri che ci separano dalla meta
odierna.

Lungo la strada costiera (D786) assistiamo affascinati allo spettacolo di centinaia di barche a vela
adagiate sul fondo delle baie e calette che si susseguono numerose. Siamo nella cosiddetta “Côtes
d’Armor” che mi evoca inevitabilmente le mitiche vicende dei due galli Asterix e Obelix, dei quali da
piccolo mi sono letto particamente tutte le avventure.

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Dopo aver passato in rapida successione St. Brieuc, St. Quay-Portrieux, Paimpol, Tréguier, Perros-
Guirec ci fermiamo per pranzare nel paesino di Trégastel, posto sulla suggestiva “Côte de Granit
Rose”, famosa per le sue rocce di granito rosa dalle forme strane, in cui si possono scorgere figure di
animali, come il delfino, la tartaruga, l'elefante. In unanonimo ristorantino sul mare scegliamo cozze
alla marinara e patatine con l’immancabile birra. L’ambiente e il paesaggio mi ricorda molto da vicino
quello di Torquay e, in generale, quello delle cittadine della costa britannica meridionale, con un non
so che di “triste” di sottofondo. Sarà che sono reduce dall’aver visitato tutte le spiagge più belle della
Sardegna… Riprendiamo il viaggio sulla D786 verso Morlaix dove ci immettiamo nella veloce N12,
rinunciando a malincuore alla più suggestiva strada costiera…ritorneremo anche qui! Alle porte di
Brest deviamo verso sud lungo la N165 fino al bivio per Crozon, che raggiungiamo nel tardo
pomeriggio lungo la suggestiva D791, dopo circa 550 km, sotto il solito cielo coperto da nuovole
grigie. L’alloggio di questa tappa si rivela una splendida dimora bretone direttamente sulla spiaggia,
“Kermaria” (http://www.kermaria.com). La vista sulla baia di Douarnenez è splendida.

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Parcheggiamo direttamente nel giardino di casa e prendiamo possesso del bellissimo ed enorme
alloggio con tanto di soggiorno. Oggi sono fermamente deciso: voglio recuperare le corse perdute!
Emanuele stramazza sul letto mentre mi preparo e scendo in strada. Decido di approfittare della
bella e vasta spiaggia che risulta ancora più profonda grazie alla bassa marea.

Insieme ad altri runners percorro varie volte la lunga spiaggia, dove sfrutto la parte più bagnata e
compatta. Penso sia molto speciale ed affascinante, grazie solo ad un paio di scarpe da running, un
paio di pantaloncini e una maglietta, godere appieno dei luoghi più belli che si visitano. Torno dopo
circa un’ora all’alloggio e scopro che anche Emanuele ha deciso di darsi alla corsa, ma ha scelto
l’asfalto lungo la parte opposta della cittadina. Dopo una doccia rinfrescante ci rilassiamo un pò
scambiandoci le impressioni del viaggio e discutendo della situazione della mia moto divenuta
preoccupante. Ormai il rumore metallico è fisso e ho paura si stia rompendo qualcosa. Prima di
partire il meccanico mi aveva garantito ancora parecchi chilometri con le pastiglie dei freni posteriori,
ma forse è stato troppo ottimista. Decidiamo l’indomani di cambiare il programma iniziale e dirigerci
al centro BMW più vicino trovato su Internet, precisamente a Brest, per dare un’occhiata alla mia
povera Mucca Carolina, ormai prossima ai 70000 km! Usciamo per cena abbastanza presto (ormai
siamo sincronizzati sugli orari bretoni) e scoviamo un grazioso ristorantino sul lungomare dove
recuperiamo le energie consumate nella giornata. Non vediamo l’ora (vista il solito mortorio da
posticino romantico) di raggiungere le nostre “brande” e sprofondare nel sonno. La solita sveglia ci
catapulta nella realtà anche se dormiremmo altre…dieci ore! Ci prepariamo, facciamo i soliti bagagli
(care valigie rigide Krause pesantissime ma indistruttibili!), facciamo colazione con una coppia di
francesi con i quali riusciamo a scambiare solo poche parole (io non so il francese e loro non sanno
l’inglese…1-1!) e saldiamo il conto (110 €).

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SETTIMA TAPPA (28 Agosto)
Crozon-Carnac

Partiamo col solito cielo grigio piombo (non ci lamentiamo, perché in tanti report di viaggi abbiamo
letto di piogge torrenziali!) verso Brest per la strada percorsa il giorno precedente. Raggiungiamo la
cittadina militare costiera tramite il Pont de l’Iroise.

Non senza difficoltà individuiamo la zona industriale dove si trova il concessionario BMW Motorrad.
Per noi amanti della “casa dell’elica” il negozio annesso si rivela un vero paese dei balocchi!

Il personale dell’officina è giovane e abbastanza gentile e, dopo aver individuato il danno, ci promette
di riparare la moto entro il primo pomeriggio (sono le 11 e alle 12 chiudono per la pausa pranzo). Il
sinistro rumore di ferraglia non era altro che il contatto tra la pinza del freno con una delle due
pastiglie completamente consumata in maniera anomala: l’altra era ancora perfetta! I meccanici
molto gentilmente mi hanno mostrato il pezzo e mi hanno descritto come è potuto accadere (grazie
ragazzi per l’impegno e la professionalità, ma non ci ho capito niente!). Mentre procede l’ispezione
della moto (devo dire molto puntigliosa!), Ema e io decidiamo di cercare un posto per pranzare,
ormai rassegnati a dovere “tagliare” sulla tappa odierna, per poter raggiungere per tempo la

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chambre d’hôtes di Carnac. Da qualche giorno Emanuele si è fissato di volere farsi un giro con i go-
kart: a me l’idea non dispiace e mi sento anche un po’ in colpa per aver rallentato l’”andatura” con
l’inconveniente meccanico della mia “piccina”! La pista più vicina è a poche centinaia di metri
dall’officina ma presto scopriamo che è chiusa fino a sera! Decidiamo di visitare il porto dove stanno
allestendo un enorme palco per il concerto serale. Di fronte al palco ci sediamo in una simpatica
brasserie bretone, gestita da simpatici ragazzi che ci chiedono informazioni sul nostro viaggio e ci
consigliano un ottimo piatto a base di carne (vogliamo “disintossicarci” da tutto il pesce che abbiamo
mangiato negli ultimi giorni), annaffiato da una buona birra locale. Dopo pranzo torniamo all’officina,
dove la moto è quasi pronta. Perdiamo un po’ di tempo con il pagamento (non funziona il
collegamento con la Visa e devo pagare cash), ma poi ripartiamo con la Mucca Carolina finalmente in
forma con tanto di pieno d’olio ad un prezzo ragionevole (poco più di 100 € per le due pastiglie
posteriori, il “degrippage” della pinza, il controllo generale e il rabbocco dell’olio). Riprendiamo la
N165 che ormai conosciamo a memoria e deviamo lungo la D7 verso la penisola di Quimper,
passando rapidamente Pont-Croix e Audierne, dove ci facciamo una veloce birretta, per sostare alla
Pointe de Penmarch, dove ci aspetta finalmente un vero panorama marino estivo.

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Lungo la strada che costeggia il mare (D44) raggiungiamo Fouesnant, e da qui riprendiamo la N165
in direzione Lorient. In Bretagna ogni città evoca la passione che “divora” questo popolo: il mare e in
particolare la vela. Ad ogni paese scorgiamo nei porticcioli centinaia di barche rigorosamente a vela
di tutti i tipi e dimensioni. Imbocchiamo la D768 e puntiamo verso la penisola del Quiberon dove ci
attende la tappa finale odierna: Carnac. Ho scelto questa tappa, perché anni fa sono rimasto
letteralmente affascinato dal sito neolitico di Stonehenge nella campagna inglese.
Prima di cercare l’alloggio diamo un veloce sguardo al centro turistico del sito archeologico.

Arriviamo alla chambre d’hôtes, posta in una pineta alla periferia di Carnac: “La Salinette”
(http://pagesperso-orange.fr/sonnefraud), gestita dalla signora Sonnefraud, che si mostra subito
molto pedante, antipatica quanto basta e puntigliosa, criticando subito la scelta del parcheggio delle
nostre moto nell’ampio cortile. Io sono stremato, come anche il mio socio, e non abbiamo nessuna
voglia di polemizzare o anche solo di risponderle. Semplicemente prendiamo le valigie e ci facciamo
indicare la sistemazione. La camera è veramente agghiacciante: microscopica, con lenzuola di dubbia
pulizia e un bagnetto veramente orrendo e antiquato! Non perdiamo tempo e ci infiliamo le scarpe da
corsa e partiamo. Sul navigatore ho studiato un percorso che ci porterà a costeggiare i siti
archeologici più importanti: che figata correre in mezzo a dolmen e menhir! Ci spariamo un’ora
abbondante di corsa immersi in una natura e un fascino speciali. Cerchiamo di tenere alto il ritmo
accelerando sulle salite per sciogliere e dare una sferzata ai muscoli, rimasti inutilizzati nelle lunghe
trasferte in moto. Il posto ha un’atmosfera magica ed esiste un’apposita corsia a lato della strada in
sabbia compatta e terra battuta, ideale per i runners!

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Ormai il sole sta tramenotando e rientriamo attraverso la pineta nel nostro fatiscente alloggio con
uno sprint finale da veri mezzofondisti!

La scorbutica gestrice, alla nostra richiesta di un posto per cenare, si trasforma in una logorroica (per
di più con un alito fetido!) e ci racconta una serie di cose che capiamo solo in parte e che non ci
interessano minimamente.

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Dopo una rapidissima doccia decidiamo di partire con una sola moto, fa un freddo polare (siamo
partiti con due leggere giacche estive…) e sta calando il sole. Percorriamo lo stretto istmo che separa
la penisola dalla terraferma in un paesaggio irreale con bianchissime spiagge, mare che ci circonda e
numerose scuole di “chars a voile”, curiosi veicoli a tre ruote, che sfruttano il vento per correre sulla
spiaggia! Arriviamo sulla penisola con un buio pesto, un vento gelido insistente e…tutto chiuso! Sono
le 22 e ovviamente i bretoni si sono già ritirati in casa. Dopo aver maledetto l’orrenda locandiera de
“La Salinette”, troviamo per il rotto della cuffia, dopo essere stati “rimbalzati” anche da una pizzeria
(!), una deliziosa crêperie (“Crêperie Duchesse Anne”), a quanto pare vincitrice di numerosi premi
nazionali, dove ci strafoghiamo con le tipiche crêpes bretoni, fatte con farina di grano saraceno
(come i nostri pizzoccheri!), in una infinità di gusti, dolci e salate, e ci beviamo una buona dose di
sidro. Finito di cenare, dopo aver pagato e ringraziato profusamente le proprietarie per la loro
cortesia e la bontà delle loro “creazioni”, riprendiamo di malavoglia la strada verso la squallida
pensioncina, sempre con un freddo cane e un vento gelido. Questo posto è un altro di quelli che
voglio assolutamente tornare per visitare con più calma ed è l’unico, fino ad ora, che mi ha invogliato
a mettermi il costume e farmi un bagno in mare. Domani però ci aspetta un’altra “tappona” e tempo
per i bagni non ne avremo più. Anche oggi ci siamo “snocciolati” circa 430 km in poco tempo.
Nonostante l’agghiacciante giaciglio, ci addormentiamo praticamente subito. La colazione si rivela un
po’ meglio dell’accomodazione (anche se inizia a mancarmi il vero espresso italiano) e il prezzo della
stanza è in linea con il suo livello (48 €).

OTTAVA TAPPA (29 Agosto)


Carnac-Azay le Rideau-Blois

Oggi ci aspetta la Valle della Loira con i suoi numerosi e suggestivi castelli. Prima di volgere le moto
verso est facciamo una velocissima puntata verso il Quiberon per qualche foto.

A questo punto Emanuele sta viaggiando con un’unica idea in testa: i go-kart. Per questo motivo mi
attivo su Internet per cercare il kartdromo più vicino senza dirgli nulla: voglio fargli una sorpresa!
Imbocchiamo velocemente la N165 e ci dirigiamo verso Nantes che superiamo e arriviamo attraverso
la N249 per l’ora di pranzo a Cholet. E’ una bella giornata di sole e c’è un po’ di gente in giro.

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Individuiamo sulla piazza principale un bellissimo ristorante all’aperto con un bella brezza che spira
sotto gli ombrelloni.

Decidiamo di prenderci due enormi (300 g) tartare, che si rivelano una vera delizia. Non beviamo il
vino per evitare pericolose “distrazioni” motociclistiche, anche se la tentazione con quella carne
squisita è tanta! Dopo pranzo ci dirigiamo verso il Circuit de la Malmongère, una pista da kart che ho
trovato nei dintorni. Emanuele è esaltatissimo e inizia a provocarmi, annunciando la sua vittoria
schiacciante, dopo che anni addietro l’avevo superato di un soffio sul giro più veloce, sempre in
Francia ma al circuito Speedkart Karting di Hyères. Siamo solo noi in pista e scatta la competizione!
Emanuele prende subito la testa della corsa (solo perché è partito davanti!) e nei primi due-tre giri
mi da un certo distacco. Inizio però a prendere le misure del circuito (impegnativo per alcuni
saliscendi e curve secche) e con il comportamento del kart, che si dimostra abbastanza performante.
Lo avvicino sempre di più, ma mentre finalmente tento i primi affondi i 10’ finiscono e dobbiamo
rientrare. Il tempo sul giro migliore è il mio e al mio caro socio tocca offrire un giro di birra e
soprattutto sorbire i miei sfottò!

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Finita la “sessione” in pista, riprendiamo i mezzi a noi più consoni e imbocchiamo la D960 verso
Samur.

Dopo aver passato la Loira, maestosa e placida, percorriamo la D751 verso i castelli più famosi
passando dalla centrale nucleare di Chinon. Visitiamo rapidamente Ussé, Azay-le-Rideau, Amboise e
Chenonceaux, senza però poterci soffermare più di tanto (maledetto orologio!). Scambiamo anche
quattro chiacchere con alcuni simpatici motociclisti bergamaschi.

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In tarda serata, dopo circa 430 km, arriviamo alla meta di oggi, Blois, dove cerchiamo per svariati
minuti il nostro alloggio con l’ausilio del navigatore, ma lo raggiungiamo solo per caso. La chambre
d’hôtes si chiama “Le retour“ (http://www.leretour.fr/it/index.html) e il suo proprietario è un anziano
e simpaticissimo francese di nome Jacques Masquilier che ci inonda di domande sul nostro viaggio e
sorattutto sulle nostre moto, delle quali è un grande appassionato. Finalmente un po’ di calore
umano dopo l’atteggiamento gentile ma tendenzialmente freddo dei francesi che abbiamo incontrato
fino ad ora.

Le stanze sono gigantesche (una a testa), tutte di legno, con soffitti alti e molto calde e abbiamo
addirittura un bagno ciascuno!

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Gli ambienti comuni sono tappezzati di scaffali con tantissimi libri di tutti i generi. Inoltre alle pareti ci
sono parecchie fotografie con tutta la famiglia Masquilier nelle sue generazioni: apprendiamo che
Jacques ha parecchi figli, che lo hanno reso a loro volta molte volte nonno! Dal diario degli ospiti
apprendo anche che la moglie di Jacques (Agnes), un tempo una donna energica e vulcanica, valido
supporto nel lavoro di albergatore del marito, è stata colpita da una brutta malattia neurologica
(penso Alzheimer) che l’ha isolata dal mondo. Il signor Masquilier si incarica di prenotarci un
ristorante di sua conoscenza molto valido, ma purtroppo (data la solita maledetta tarda ora!) sta
chiudendo. Ci consiglia allora la solita pizzeria italiana che non chiude mai (e poi dicono che gli
italiani non hanno voglia di lavorare!). Ci dirigiamo verso il centro di Blois con la moto di Emanuele e
ci accomodiamo all’aperto: la pizza è abbastanza decente e ci beviamo un paio di birre. Finalmente
un pò di movimento: la pizzeria è piena di gente e la serata trascorre con allegria e spensieratezza.
Finita la cena torniamo a “Le retour” e ci addormentiamo dopo poco. Domani ci aspetta la penultima
tappa e un discreto numero di chilometri. Ci svegliamo di buon’ora (stranamente anche Emanuele!) e
ci accomodiamo per la colazione, che si tiene in una grande stanza attorno ad un tavolo rettangolare
con gli altri pensionanti. A una parete c’è appesa un’enorme mappa del mondo con tanti “segnalini”
sulle varie località di provenenienza degli ospiti: non manca quasi nessuno stato! Su Milano ci sono
già troppi spilli, mentre il mio amico appone il suo sigillo sulla città siciliana dove risiede. Dopo
un’abbondante colazione e dopo aver saldato il conto veramente economico (50 €), recuperiamo le
moto che, molto gentilmente, abbiamo potuto parcheggiare al caldo e al coperto in un fienile (c’era
addirittura la moquette!). Salutato Jacques e, promessogli di inviargli qualche foto via email,
partiamo alla volta della Savoia e delle Alpi (iniziano a mancarmi un po’ le mie amate montagne!).

NONA TAPPA (30 Agosto)


Blois-Annecy

Prima di lasciare la Loira voglio dare una rapida occhiata al suo castello più famoso, Chambord, che
raggiungiamo rapidamente da Blois tramite una stradina suggestiva in mezzo ad una foresta. Il
castello è spettacolare anche solo per le sue dimensioni: lo giriamo tutto dall’esterno, prendiamo
qualche souvenir e…dobbiamo scappare, perché siamo già in ritardo sul nostro ruolino di marcia.

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Dopo poca strada mi accorgo di essere in riserva sparata e inizia la ricerca a bassa velocità di un
distributore, grazie anche al solito TomTom. Mi viene in mente che nell’estate del 2006, sempre in
moto e sempre in giro per la Francia (stavo tornando con la mia ragazza dalle Baleari e mi trovavo
nei pressi di Carcassonne, proprio all’indomani della vittoria dell’Italia sulla Francia ai Mondiali!),
sono veramente rimasto a secco in mezzo al nulla e ho dovuto fare una vera e propria marcia sotto il
sole per recuperare una tanica di benzina, dopo che un gruppo di operai francesi si erano offerti di
darci un po’ della loro benzina, per poi partire al volo con tanto di insulti! Fortunatamente troviamo
un distributore (molto nascosto!) dietro un bar, dove facciamo il pieno e ripartiamo verso Bourges
prima sulla D765 e poi sulla D2076. Ci fermiamo nei pressi di Moulins sulla N7 per un veloce pranzo:
scegliamo un McDonald’s anche se di solito lo evito come la peste (i panini mi piacciono, ma dopo mi
rimangono sullo stomaco come blocchi di cemento!). Mentre pranziamo all’aperto (è una bella
giornata di sole), passa sulla strada davanti a noi un chiassoso e festoso corteo di macchine (penso a
un addio al celibato): alcuni ragazzi si sporgono dai finestrini con le birre in mano, urlano, cantano
e…“fanno il dito” a una pattuglia della Gendarmerie che sta transitando in quel momento! La polizia
imbocca allora una rotonda a mille e si lancia all’inseguimento dei pazzi! Finito il pranzo, con la
pesantezza di cui sopra tipica del post-McDonald’s, imbocchiamo la N79 verso Mâcon (che ripassiamo
dopo averla toccata giorni fa) e, dopo esserci persi per qualche chilometro, ci dirigiamo sulla N79
verso Bourg-en-Bresse. Da qui prendiamo la D979, una bellissima strada di montagna tutta curve e
controcurve, dove veniamo passati da un gruppo di motard francesi in sella a potentissime stradali
giapponesi, che viaggiano come pazzi. Giunti a Nantua, prima sulla D1084 poi sulla D1508, arriviamo
in serata ad Annecy. Ci facciamo un giro preliminare sul bellissimo lungolago circondato da
suggestive montagne, dove ci sono tantissimi turisti in costume su un bel prato all’inglese che fanno
il bagno. Noi stiamo letteralmente cuocendo nel nostro abbigliamento da moto e propongo a Ema un
tuffo nel Lago di Annecy, prima di raggiungere l’alloggio che avevo prenotato il giorno prima su
Internet (questa è l’unica tappa non prevista dalla nostra “organizzazione turistica”). La proposta è
respinta: obbiettivamente cambiarci, senza nemmeno un costume, e abbandonare le nostre moto
con le valigie non sarebbe stata un’idea molto brillante… Arriviamo dopo circa 530 km ad Argonay,
un sobborgo di Annecy, con una bella vista sul lago e prendiamo possesso della nostra (micro)stanza
al B&B Annecy, l’unica sistemazione che ho trovato ieri su Internet. E’ tutto automatico compreso il
check-in con tanto di password per uscire e rientrare e sembra che sia stato fatto interamente
dall’Ikea: in questo modo riducono i costi al minimo e conseguentemente il prezzo della camera
(circa 40 €). Sistemati i bagagli ci cambiamo e andiamo a correre: percorriamo una bella strada
asfaltata poco frequentata e ci inventiamo un circuito di poco più di un chilometro che ripetiamo più
volte. Tornati al B&B vado a prendermi un Gatorade al distributore nella hall che mi mangia l’unica
moneta da 1 € che ho…tegola! Sono assetato e inizio a tempestare la macchinetta di pugni ma
niente! Dopo qualche minuto ci bussa il manager del B&B che mi porta il Gatorade! Che figuraccia:
avrà visto tutto con le telecamere di controllo! Solita doccetta (questa volta in un minibagno che
assomiglia a quello delle vecchie FS) e ci cambiamo per la sera. E’ stato un bellissimo viaggio ma
entrambi siamo provati dai chilometri e abbiamo un po’ di nostalgia di casa. Per andare a cena
dobbiamo obbligatoriamente prendere la moto e ci dirigiamo verso un grill, pubblicizzato alla
reception del nostro motel. L’atmosfera è simpatica, con ambientazione tipo vecchio west, con i
camerieri e le cameriere vestiti come cowboys che ogni tanto fanno partire una canzone country per

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la gioia dei più piccoli. Ci mangiamo una bella beef-steak con patate e l’immancabile birra. Siamo
stanchissimi e torniamo al B&B dove ci addormentiamo quasi subito. Domani si torna a casa e le
vacanze sono definitivamente finite!

DECIMA TAPPA (31 Agosto)


Annecy-Legnano

Sveglia e colazione abbastanza presto e ultima volta che montiamo le valigie sulle moto! Partiamo
con un bel cielo sereno e una temperatura gradevole e imbocchiamo la D909 verso Flumet dove
sostiamo sul Col des Aravis a quota 1498 m.

Da qui ci dirigiamo sempre in montagna lungo la D218 e poi la D902 verso il Cormet de Roseland a
quota 1968 m, sbizzarrendoci in curve e tornanti. Poco prima del passo, proprio sotto un bar dove
sostano alcuni bikers, ho rischiato di finire per terra in una curva dove c’era della ghiaia: Emanuele
che mi seguiva a poca distanza si è chiesto come ho fatto a non cadere, perché la ruota posteriore
mi è partita improvvisamente verso l’esterno della curva! Semplice: questione di culo!

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L’indigestione di curve prosegue verso Bourg-St. Maurice e da qui si piega verso nord-est verso il Col
du Petit St. Bernard dove, a 2188 m, scattiamo le ultime foto di questo tour.

Finalmente passiamo il confine lungo la SS 26 verso la Thuile e poi imbocchiamo l’A5 verso Aosta,
dove ci fermiamo in un Autogrill per l’ultimo pranzo della vacanza. Siamo un po’ tristi, perché questo
bellissimo giro sta volgendo al termine, ma la voglia di ritornare a casa si fa sentire, soprattutto per
Emanuele che a casa lo aspetta il piccolo Filippo! Percorriamo gli ultimi chilometri e, all’altezza di
Santhià, ci separiamo per le nostre destinazioni finali: Legnano io e Genova lui, dove ad attenderlo
c’è una lunga traversata verso Palermo. Arrivo nel tardo pomeriggio a casa dopo 375 km dove mi
aspetta Lorena: sento già un po’ la nostalgia del viaggio appena concluso (oltre 4500 km in 10
giorni!) e della compagnia del mio amico ma domani si lavora!

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