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Il Male, i fiori e lAvvocato

Avvertenze al lettore Quando ho iniziato a scrivere questa storia, la mia idea era semplicemente quella di farla cominciare come un giallo classico per poi trasformarla in qualcosa daltro. Che cosa, non sapevo. Uno scambio casuale ha decisamente deragliato il racconto sul binario dellesoterismo. A tal proposito, voglio dire che ho sempre ritenuto che questo tema trovasse la sua giustificazione soprattutto ( e sarei tentato di dire solo) in letteratura, come fecondo argomento di una finzione, nel senso borgesiano del termine. Non credo ma il dubitativo dobbligo che fatti come quelli narrati nelle pagine che seguono possano darsi nella realt. Per quel che riguarda Baudelaire, devo notare che gli ho assegnato un ruolo nella trama solo perch molto lho amato e molto ho frequentato i suoi versi. Un omaggio, se volete. Unultima precisazione. I sottotitoli ai capitoli li ho aggiunti a racconto finito, quando mi sono reso conto del tono che la storia aveva assunto. Si tratta della progressione dei cieli cos come concepita nella cosmografia tolemaica classica. Confesso che questo non vuole avere nessun significato. solo un espediente letterario per conferire al tutto unulteriore aura esoterica. Perci, ciascuno vi legga ci che vuole. N.B.:Le citazioni in epigrafe, allinizio di ogni capitolo, sono invece pi pensate e pertinenti. Questo tutto. R. F.

I La soglia (Cielo della luna)


Non

mettere ordine! Non credere di esserne capace! L dove lintelletto ordina provoca un rovesciamento della causa prima, e prepara la rovina.. Gustav Meyrink, Langelo della finestra dOccidente

Pi per puntiglio che per scrupolo, lavvocato Sorgi cominci a cercare di figurarsi lorigine della follia omicida del suo ex assistito. Certo, sulla colpevolezza di questultimo non si potevano nutrire dubbi; tanto pi che, a parte levidenza dei fatti, il disgraziato si era costituito rendendo piena confessione. Come Sorgi stesso, cercando di salvare il salvabile, aveva detto in aula, limputato si era fin da subito mostrato collaborativo, quasi chiedendo agli inquirenti di aiutarlo a capire. E capire era proprio quello che anche lui provava a fare, ora che il reo confesso se nera andato allaltro mondo, impiccandosi alle sbarre della sua cella con un cappio fatto di lenzuola, come in un thriller di quartordine. In effetti, quel suicidio non cambiava di molto le cose. Sorgi non avrebbe in ogni caso sperato di cavare qualcosa da un nuovo colloquio con lassassino. Anzi, sapeva bene che questi alla fatidica domanda perch? avrebbe risposto, per lennesima volta, con laccento di unimmacolata sincerit: Non lo so. Soltanto gli pareva adesso, vagamente, di dovere una spiegazione allanima dannata di quel poveretto. Daltro canto, il sentimento di questo dovere lo meravigliava non poco. Perch Sorgi era un maligno topo del foro con trentanni di mestiere sul groppone, e la difesa di quellomicida indifendibile laveva accettata - squisitamente e come sempre - per soldi. Figurarsi! Proprio lui che sin da giovane aveva covato in seno la velenosa serpe del razionale disincanto. Ma forse pens egli stesso si riteneva peggio di quel che era. Anche questa scoperta lo spiazzava, e non sapeva se rallegrarsene. Naturalmente, lavvocato i fatti li aveva letti e sentiti decine di volte nei mesi del processo. Tuttavia, gli era sempre parso che il sunto pi efficace - perch totalmente privo di stile - di ci che era accaduto restava quello fatto da un anonimo articolista nelle colonne di cronaca del Corriere, il giorno appresso il delitto. Cos, solo nel suo studio, mentre il sole del pomeriggio indorava il pulviscolo sulla vecchia scrivania di noce, Sorgi prese quel primo ritaglio di giornale e se

lo rigir tra le mani come un talismano miracoloso da cui trarre la risposta che cercava Ieri allalba, al numero 33 di Viale Copernico, si consumato un altro inspiegabile episodio di violenza familiare. Il trentacinquenne professor Mario Dallorto, insegnante di greco e latino presso il liceo classico G.B. Vico, ha strangolato la moglie, Lea Antinori di anni trenta, che gli dormiva accanto. Dopo aver commesso il terribile gesto, lo stesso Dallorto ha poi telefonato ai Carabinieri per costituirsi. Pronto? Mi chiamo Dallorto. Abito in Viale Copernico al trenta. Dovete venire subito. successo Non somia moglie morta. Credo di averla uccisa. Fate presto. Questo, secondo le prime indiscrezioni, stato il contenuto dellagghiacciante telefonata. Al maresciallo Laurenzi, che per primo ha raccolto la confessione, il professore ha detto di non ricordare il momento del risveglio, ma di essersi invece letteralmente ritrovato con le mani strette attorno al collo della moglie, ormai senza vita, che gli era sdraiata di fianco. Sul perch abbia compiuto il crimine il Dallorto non sa dare una risposta, visto che non si reso conto di averlo commesso, a suo dire, se non a cose fatte. La coppia non aveva figli e pare conducesse una vita del tutto ordinaria. Alla maggior parte dei vicini interrogati i due sembravano andare molto daccordo. Per ora, questo tutto ci che si sa. E in effetti, questo era pi o meno tutto ci che si era saputo anche dopo vari mesi di indagine. Lesistenza dei coniugi Dallorto era stata avidamente frugata da dita autorizzate (quelle degli investigatori competenti) e non (quelle dei giornalisti), che avevano portato alla luce mille piccoli particolari sulla loro storia personale e sul loro mnage matrimoniale. Il succo rimaneva per sempre quello, e non era neanche tanto originale: un uomo perbene, che conduce una vita perbene, con un lavoro perbene, che abita in un quartiere perbene un bel mattino si sveglia allalba e strangola, senza alcun motivo apparente, la sua bella moglie perbene. E dopo, per di pi, non si ricorda n di averlo fatto n perch Rileggendo le poche righe dellarticolo e considerando che, dopotutto, in casi simili c una buona possibilit di ottenere linfermit mentale (cosa che peraltro a lui non era riuscita nel processo Dallorto), lavvocato Sorgi ritrov per un attimo tutto il suo abituale cinismo. E, siccome era un amante delle belle lettere, pens al diavolo di Baudelaire che confida di aver temuto per la sua sorte solo quando un frate aveva sentenziato: Attenti, fratelli! La pi splendida astuzia del demonio quella di convincervi della sua inesistenza!. Questo riferimento fu per unaltra sorpresa per il vecchio professionista. E lo fu per pi duna ragione.

Innanzitutto, Sorgi si riteneva - ed effettivamente era - un virtuoso della citazione rara, mentre quella che gli era saltata in mente era abbastanza comune. Il cuore ha delle ragioni, Solo i giovani hanno simili, Ci sono pi cose in cielo e in terra : tutte perle letterarie diventate, col tempo, carte lucide per i cioccolatini; tutta roba che lui aveva sempre accuratamente evitato, dentro e fuori dallaula. Il secondo motivo della meraviglia era che Baudelaire non era mai stato tra i suoi autori preferiti. Anche quando si abbandonava al vizio privato della lettura, Sorgi apprezzava pi che altro il raziocinio e la compostezza, gli scrittori freddi come il ghiaccio. Ma ci che pi dogni cosa lo sconcertava era lassociazione di idee, ovvero quello che poteva significare laccostare le parole del poeta al caso Dallorto. Da penalista rinomato quale era, aveva per anni avuto a che fare con il male, senza per mai scrivere nella sua mente questa parola con liniziale maiuscola. Non aveva mai ritenuto, insomma, che le questioni metafisiche dovessero entrare nel suo lavoro. Queste ed altre considerazioni apparentemente casuali gettarono, nello spirito di Giacomo Sorgi, i semi che avrebbero fatto germogliare, di l a poco, uninestirpabile malapianta. Senza una ragione precisa, lavvocato guard il calendario da tavolo che aveva sulla scrivania. Era venerd quindici Dicembre. Avrebbe poi ricordato quel giorno e quel momento come linizio della rovina.

II Dallaltra parte (Cielo di mercurio)


Oltre la soglia , quindi, leroe si avventura in un mondo di forze sconosciute, seppur stranamente familiari alcune delle quali lo minacciano (prove), mentre altre gli danno un aiuto magico (soccorritori). Joseph Campbell, Leroe dai mille volti

Pass un mese. Sorgi si era ormai definitivamente convinto di essere malato. Malato di mente, per essere precisi. Solo uninsania galoppante poteva infatti essere la causa del comportamento che aveva tenuto nelle ultime settimane, culminato nella lettera scritta al collega ed amico Paolo Marozzi: Caro Paolo, Ti scrivo perch, nella situazione in cui mi trovo, non ho il coraggio di parlarti vis- - vis. Perdonami. Posso immaginare quanto quello che sto per chiederti ti coglier di sorpresa. Ma, dinnanzi alla difficolt, solo in te posso confidare. Quindi, eccomi a pregarti di non fare domande, ma solo di aiutare, se puoi, un amico. Da qualche tempo, sostenere gli impegni che la mia (la nostra) professione mi impone mi divenuto insopportabile. Una questione, diciamo, personale occupa ormai ogni angolo della mia mente non dandomi tregua. Oltre ai miei assistiti, ne stanno cominciando a pagare le conseguenze ( e quanto per questo mi sento colpevole!) anche quella povera donna di mia moglie ed i miei figli. Ricordi i nostri discorsi sullopportunit di non farsi mai coinvolgere dai casi umani? Beh, temo di aver contravvenuto a quellaurea regola. Ti basti sapere che sono preda di unossessione. Ma non voglio essere salvato, e tu non devi provare a farlo. Solo io posso salvare me stesso, venendo a capo della questione. Mi rendo conto di quanto le mie parole sembrino le farneticazioni di un folle. Ma tu non preoccuparti. Quello che ti chiedo ed ecco finalmente il motivo di questa lettera di prenderti in carico i pochi clienti che mi sono rimasti, perch un po di etica professionale mi impedisce di abbandonarli a loro stessi.

Vuoi farlo, in nome dellaffetto che ci lega? Il tuo amico Giacomo. Lamico Marozzi era molto meno amico di quel che Sorgi credeva. E, proprio per questo, esaud immediatamente e senza fare una piega le preghiere del collega. Infatti, laddove una persona sinceramente affezionata avrebbe cercato di sapere con ogni mezzo quel che capitava allautore di quella lettera allarmante, lui rispett la richiesta di discrezione: perch dei tormenti personali di Sorgi allegramente se ne fregava. Quanto ai clienti poi, era ben felice di accollarsi altre cause e di incassare altri onorari. Cesellando un capolavoro di ipocrisia, Marozzi scrisse questa breve risposta: Caro Giacomo, Vorrei tanto incontrarti, ma anchio ti scrivo perch comprendo il tuo imbarazzo. In nome dellaffetto che tu ricordi, e per quanto mi costi, rispetto il tuo desiderio di solitudine non facendoti domande sulla questione che tanto ti affligge. Un vero amico deve saper tacere! Spero solo che tu risolva al meglio tutto, e che ritorni il caro Giacomo di sempre. Per i tuoi assistiti non preoccuparti. A costo di lavorare anche di notte, mi occuper io di tutto, cercando di essere degno della tua bravura. Pensa solo a star bene. Paolo. E cos Sorgi si ritrov libero da ogni altra preoccupazione ed immerso fino al collo nel caso Dallorto: perch era questa, naturalmente, da un mese, la sua misteriosa ossessione. Ed era diventata tale a poco a poco Da quel pomeriggio di Dicembre, che gli pareva ormai perso in un lontanissimo passato, la malattia aveva silenziosamente strisciato nella mente dellavvocato prendendone possesso. Quel perch? piccolo piccolo, che gli era sembrato allinizio solo un innocuo sussulto di curiosit, era diventato gigantesco. Continuava a crescere, nutrendosi della sua vita e dei suoi pensieri; e, soprattutto, rendendolo irriconoscibile a se stesso. Il primo sintomo del cambiamento Sorgi lo avvert quando, ormai deciso a riconsiderare nei minimi dettagli tutto ci che riguardava Dallorto, si accorse di non riuscire pi a procedere con il metodo di lavoro che non lo aveva tradito in trentanni. Le storie personali dei clienti, e quelle di tutti i soggetti coinvolti in un processo, non lo avevano mai interessato, se non limitatamente ai particolari

attinenti al processo stesso. Il suo modo era sempre stato metodico, razionale. Non nutriva alcuna fiducia in quello che alcuni suoi colleghi chiamavano fiuto. Adesso invece avvertiva il misterioso bisogno di entrare in contatto con quella che di solito si usa definire la materia umana. E cominci a farlo in modo trasversale, quasi cabalistico, senza seguire un filo. O meglio, un filo cera. Era la storia di Dallorto e della sua vittima. Da l era partito.

III La storia di Mario. (Cielo di Venere)


Lo ieri illusorio un ambito chiuso Di figure immobili di cera O di reminiscenze letterarie Che il tempo perder nei suoi specchi. Jorge Luis Borges, IlPassato

Mentirei se le dicessi di essere stata una buona madre. Sono stata pessima, invece. Ma lavverto avvocato, se vuole che le racconti di mio figlio, non commetta lerrore di credere che io mi senta in colpa. E soprattutto, non faccia della facile psicoanalisi pensando che sia stata io a rovinare Mario. Non creda che lo abbia guastato, facendone infine un mostro omicida. Marianna Sartori, vedova Dallorto, parlava come si sputa. Era una donna di mezzet che sembrava uscita dal pennello di un espressionista tedesco. Sgradevole e spigolosa tanto nel fisico quanto nei modi, si capiva che non era certo stato il dolore a ridurla cos. Sorgi non ebbe altra scelta che rivolgersi a lei quando volle conoscere la storia di Mario, il quale era figlio unico e sembrava non aver avuto che amici occasionali. Lavvocato si present un giorno in casa della vedova, non sapendo come affrontare il suo dolore e con quale faccia chiederle di raccontargli la vita del figlio. Appena si trov dinnanzi quel cerbero per, cap che con una donna del genere conveniva abbandonare ogni forma di tatto. Signora Dallorto, le disse, con il tono pi neutro e fermo possibile non sono riuscito a salvare Mario dalla condanna e, indirettamente, neanche dal suicidio. Non ho il diritto di farle alcuna richiesta. Perci, se vuole, pu sbattermi fuori da casa sua. Tuttavia, ho bisogno di sapere il pi possibile sulla breve esistenza di suo figlio, perch sento che da questo potrei arrivare a spiegarne la tragedia. Le chiedo di aiutarmi. Per quel che pu interessarle, credo che anche a lei convenga arrivare ad una risposta, se vuole morire in pace. Sorgi, che per mestiere sapeva ben valutare gli esseri umani e le loro reazioni, con la vedova aveva scelto la strada giusta.

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E cos, seduto nel lugubre soggiorno di casa Dallorto che quasi pareva unemanazione della sua proprietaria, ascolt il racconto di quella spaventosa madre. Qualcuno dice che padri si diventa e madri si nasce. Non sempre vero. Seppure siano rare, esistono donne che listinto materno non sanno cosa sia. Io sono una di quelle. Il fatto che non mi sentivo proprio di fare quel che si deve fare. Vuol sapere se Mario da bambino e da adulto ne ha sofferto? Sicuramente. Ma non tanto da rovinarsi la vita. Daltra parte le cose stavano cos, e non potevo farci niente. Mio marito, che invece era ben contento di essere padre, mor quando il piccolo aveva due anni. Roba da tragedia greca, vero? Comunque, come le ripeto, nonostante sembri impossibile in una situazione del genere, mio figlio non ha avuto unesistenza infelice. Sin da bambino, Mario mostr di essere quello che per tutta la vita sarebbe stato: una persona viva, intelligente, serena, a tratti perfino spensierata. Sa, ho sempre creduto che gli individui sono quello che sono a prescindere da quello che gli capita. Le esperienze contano fino ad un certo punto. Mio figlio nato indipendente, non c diventato. Non cerco assoluzione per i miei errori, ma credo che nel suo caso il mio disinteresse gli abbia in qualche maniera permesso di essere chi voleva e di fare ci che voleva. Per unaltra natura sarebbe stato un dramma, per la sua no. Mi pareva che solo un aspetto della personalit del ragazzo fosse una conseguenza evidente della sorte che gli era toccata. Ed era questo: lo vedevo crescere con il mito di quel padre che non aveva praticamente conosciuto. Un mito ingombrante, visto luomo che mio marito era stato. Anselmo Dallorto insegnava storia della letteratura latina, ed era uno studioso di fama mondiale. Entrato nelladolescenza, Mario cominci a leggere tutto quello che il padre aveva scritto e tutto quello che di lui avevano scritto gli altri. Finito il liceo, si iscrisse a Lettere Antiche. Voleva con tutte le sue forze diventare uguale alluomo che laveva generato e che vedeva come un dio. Solo che per eccellere, in qualsiasi campo, non bastano la passione e la volont. Ci vuole talento. Perch vede, il talento non solo quello dei grandi artisti. Anche per diventare il migliore spazzino del mondo ci vuole talento . E Mario, nel campo che il fantasma del padre lo aveva costretto a scegliersi, non lo aveva. Cos, divenne semplicemente un buon professore di liceo. Anche molto amato dai suoi studenti, per quel che ne so. La sua natura ottimistica gli consent di essere comunque soddisfatto. In ogni caso, se la cosa lo frustrava, non lo dava a vedere. Una cosa invece Anselmo aveva pienamente trasmesso a suo figlio: la passione per le donne.

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Fino alla fine dei suoi giorni, mio marito mi ha sistematicamente tradita. Ma questa unaltra storia, e a lei non deve interessare. Appena attravers quellet in cui, per un adolescente, le femmine cessano di essere un fastidio per diventare un chiodo fisso, Mario cominci ad essere preda di spaventose cotte. E, visto che era un bel ragazzo, le cose in quel senso gli andavano anche piuttosto bene. Raramente soffriva, ma spesso faceva soffrire. Come nel caso di Floriana Pellegrini, una sua collega duniversit. lunica di cui mi ricordi perch spesso la vedevo girare per casa, quando lei e Mario preparavano insieme qualche esame. Una ragazza molto perbene, timida, beneducata. Non proprio il tipo che gli piaceva di solito. Ed infatti mi meravigliai quando seppi che stavano insieme. Ma la storia dur poco. Il solito copione: lei era molto innamorata, lui no. E comunque, proprio in quel periodo entr nella vita di mio figlio Lea Antinori, ovvero la passione definitiva, quella devastante per cui si pu anche impazzire. Ho provato anchio qualcosa del genere. In unaltra vita, e non con Anselmo. Il fatto che sia finita come finita non mi impedisce di dirle che quella donna non la sopportavo. Non che facessi la suocera cattiva, beninteso. Una madre inesistente come me non poteva certo pretendere di mettere bocca nelle scelte sentimentali di suo figlio. Per Lea mi dava proprio sui nervi. La sua bellezza perch era molto bella, questo s te la sbatteva in faccia come uno schiaffo. Era invereconda. Mario perse completamente la testa. E non credo che labbia mai pi ritrovata. Si sposarono. Andarono a vivere nella casa di Viale Copernico, e io fui felicissima di rimanere qui da sola. Sentivo Mario una volta alla settimana. Ci vedevamo di rado. Mi pareva sempre incredibilmente felice di vivere con quella donna. Questo tutto. Quello che ho fatto e provato quando ho saputo quello che era successo e quando mio figlio morto non la riguarda, avvocato Sorgi. Perci, ora se ne vada e non torni mai pi.

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IV. La via del disordine. (Cielo del Sole)


E i risultati, prodotti dallo spirito e dallessenza stessa del metodo, hanno in verit tutto laspetto dellintuizione. Edgar Allan Poe, I delitti della Rue Morgue

Uno dei primi e pi famosi esempi di teatro nel teatro quello inscenato da Shakespeare nel terzo atto dellAmleto, quando una compagnia di attori girovaghi giunti ad Elsinore rappresenta a corte proprio le vicende di cui la corte stessa protagonista. Come se i personaggi della tragedia si vedessero vivere. Era questa, pi o meno, la condizione in cui lavvocato Sorgi si sentiva precipitato da quando era cominciata la sua ossessione. La cosa naturalmente lo sconcert ma, ad un certo punto, prese anche a procurargli un inatteso senso di benessere. Cominci a considerare se stesso come il doppio del vero Giacomo Sorgi. Mentre lui non lavorava pi, non vedeva moglie e figli da settimane e viveva rintanato nel suo vecchio studio con accanto lo spettro inquieto di Mario Dallorto, lAltro stava forse continuando a esistere, e a fare quel che sempre aveva fatto. Questa illusione lo faceva sentire libero come mai nella vita. I suoi principi, i fondamenti della sua personalit, si erano completamente disgregati. E lui - che peraltro conservava stranamente una lucidissima capacit di analisi - ne riconosceva la ragione. Il fatto era che, bench non ci fosse niente di evidente che giustificasse una tale impressione, fin dal giorno del suicidio di Mario aveva sentito con assoluta certezza che in quella storia cera qualcosa che non apparteneva del tutto allambito delluniverso materiale. Ed era stata questa consapevolezza ad infettarlo. Un uomo come Sorgi, che per tutta la vita aveva creduto nel razionalismo cartesiano applicato ad ogni aspetto dellesistenza, ora cominciava ad avere il sospetto che esistessero nella realt forze indefinibili ed incontrollabili. Da un certo momento in poi, inizi a pensare che, se era vero che lanima prigioniera di Dallorto lo stava chiamando chiedendogli di essere salvata e liberata, era anche perch quella salvezza e quella liberazione sarebbero state la sorte della sua stessa anima.

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Anche dal punto di vista operativo, per cos dire, le cose erano profondamente mutate nella mente di Sorgi In tempi che vedeva ormai lontanissimi - quelli della sua professione avrebbe condotto una scrupolosa indagine per venire a capo di un faccenda come quella . Si sarebbe mosso in tutti i sensi. Ora invece non faceva che starsene in quello che lui stesso vedeva ormai pi come lantro di un alchimista che come uno studio legale, lasciandosi andare al corso dei suoi nuovi pensieri. Non si lambiccava sulle carte del processo Dallorto. Aspettava lilluminazione. Aveva anche sviluppato una inedita capacit di guardare, nelle cose, particolari apparentemente poco importanti che, casualmente, si caricavano di un significato misterioso. Tralasciava alcuni aspetti e ne considerava altri senza una direzione precisa. Ad esempio, se avesse voluto procedere secondo un metodo logico, dopo aver raccolto il racconto della madre di Mario il passo successivo avrebbe dovuto essere quello di cercare informazioni su Lea Antinori, la vittima. Ed invece, per uno di quei colpi di luna che ormai erano normali nel suo cielo mentale, Sorgi decise che la storia di Lea non era la chiave di quello strano incubo nel cui gorgo erano tutti finiti ( anche lui ormai si comprendeva in quel tutti). Obbedendo a quellottica sfocata e irrazionale, vide invece affiorare in superficie, dalle acque scure delle parole della vedova Dallorto, il nome di un'altra donna, che dal racconto appariva solo come una meteora nella vita di Mario: quello di Floriana Pellegrini. Senza una ragione precisa, fu da lei che lavvocato Sorgi and.

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V. Venus Coelestis. (Cielo di Marte)

Voi che per locchi mi passaste l core E destaste la mente che dormia Guardate allangosciosa vita mia Che sospirando la distrugge Amore. Guido Cavalcanti, Sonetti.

Il talento che, a detta della vedova Dallorto, mancava a Mario, era stato invece abbondantemente infuso dalla natura in Floriana Pellegrini. Lavvocato Sorgi fece poca fatica a scoprire che la vecchia compagna di studi del professor Dallorto aveva, come si dice, bruciato le tappe. A trentatr anni, poteva gi vantare una certa fama come studiosa di storia medioevale, ed era autrice di due saggi divulgativi sulla cavalleria e sulla costruzione delle cattedrali gotiche che erano perfino riusciti a diventare dei best-sellers. Abitava in una bella casa di campagna, arredata con quel genere di pesanti mobili spagnoli seicenteschi che qualcuno considera un po tetri ma che Sorgi da sempre trovava bellissimi. Appena le si present, lavvocato cap che in quella donna poco o niente era rimasto della ragazza timida che, nelle parole della madre di Mario, era stata. Aveva una bellezza vagamente inquietante. Dietro i modi cortesi e quasi mondani che ostentava, si percepiva in lei qualcosa di indefinibilmente selvaggio. Quando lo invit ad accomodarsi nello studio-biblioteca, che era al pianterreno della grande casa rustica, a Sorgi sembr che si muovesse come un animale nella sua tana. Dunque, dottor Sorgi, cominci Floriana Pellegrini, la cui voce cristallina si rompeva ogni tanto in un accenno di raucedine che la rendeva magnetica non le nascondo che la sua visita e la sua richiesta mi sorprendono non poco. Non avevo pi alcun rapporto con Mario da quasi dieci anni. Quindi, onestamente, non vedo come potrei esserle utile. Comunque, non voglio certo nasconderle che Mario stato molto importante per me. Pi di quanto io lo sia stata per lui, in effetti. Certo, nonostante avessimo preso strade diverse da tanto tempo, quando ho saputo la cosa orribile che aveva fatto e come era tragicamente

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finito lui stesso, per me stato un dolore. In ogni caso, non ho niente in contrario a raccontarle di noi due, se questo le pu servire. Come probabilmente sapr gi, ci siamo conosciuti alluniversit. Seguivamo entrambi il corso di filologia romanza. Fin da subito fui attratta da lui. Era molto bello, ed era anche un ragazzo a cui piaceva vivere. Ci sapeva fare, insomma. A legarci fu anche la passione comune per il latino, solo che a lui piaceva quello dellepoca classica, mentre io cominciavo ad interessarmi agli autori del periodo tardo cosa che poi, alla fine, mi ha portata ad occuparmi di storia medioevale. Ho imparato a non vergognarmi delle mie debolezze. Perci, le dico sinceramente che, in breve tempo, Mario divenne la mia ragione di vita. Non esagero, sa? Non dia retta a quelli che dicono che lamour fou solo roba da feuilleton. Vuol sapere cosa provava lui per me? Beh, non di certo il mio stesso sentimento. Forse mi voleva bene, questo s. Ed aveva anche, in qualche modo, bisogno di me. Vede, le donne da cui Mario veniva attratto erano molto sensuali, impudiche perfino. Io invece ero una romantica, una per cui la fisicit contava meno dello spirito. E proprio per questo, rappresentavo per lui ci che gli mancava, laltro elemento. Si dice che gli uomini abbiano bisogno sia delle vergini che delle meretrici. Ogni uomo sogna di avere contemporaneamente una diavolessa ed un angelo, unamante ed una madre. Non voglio annoiarla, ma ha mai letto Marsilio Ficino? Nel suo commento al Simposio di Platone riferisce dellopposizione, che anche unit, fra la Venus Coelestis e la Venus Vulgaris. Entrambe sono necessarie. Io per Mario ero la Venus Coelestis. Poi arriv Lea Antinori, e tutto fin. Lei era troppo bella, troppo terrena e travolgente. Mario se ne innamor pazzamente, e per me non ci fu pi posto. Io stetti malissimo. Mi sembr di impazzire. Poi pensai che lunica cosa che potevo fare era mettere una grande distanza fra me e lui. E cos accettai una borsa di studio alla Sorbona e andai a vivere a Parigi. Da allora, pi per scelta mia, non ci siamo mai pi visti n sentiti. Essere amici avrebbe voluto dire vederlo felice con Lea, e per me sarebbe stato troppo. A Parigi ci sono rimasta tre anni. Quella citt e la gente che frequentai mi cambiarono molto. Mi resero, in un certo senso, quella che sono. Dopo qualche tempo Mario divent solo una vecchia ferita, di quelle che fanno male solo di tanto in tanto; poi un ricordo persino piacevole. Ecco, credo che non ci sia altro.

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VI. Il limbo. (Cielo di Giove)

Sto andando, sto andando, sono andato


Bob Dylan, Going, going, gone

L incontro con Floriana Pellegrini suscit nellavvocato Sorgi una certezza ed un disagio. La certezza come sempre pi sentita che fondata era quella di aver imboccato la strada giusta. Il disagio lo provava perch non riusciva a capire in che cosa la strada fosse giusta. Ripass con ostinazione nella sua mente le parole di quella donna come aveva fatto con quelle della madre di Mario, sperando che, anche questa volta, gli arrivasse la rivelazione. Ma non successe nulla. Si sentiva sospeso fra lincoscienza e la consapevolezza, come qualcuno che tenti inutilmente di svegliarsi da un sonno agitato. Passarono i giorni, e Sorgi cerc perfino di ritornare a casa e alla vecchia vita. Ma ormai era un altro, era un estraneo. Cos fin di nuovo per rinchiudersi nel suo antro. Lunica cosa che riusciva a fare, oltre che abbandonarsi alla corrente della sua ossessione, era leggere. In effetti, il morbo della letteratura era lunica cosa della sua esistenza di prima a non averlo abbandonato. Anzi, immergersi nel mondo parallelo dei libri gli dava un grande sollievo. Solo che, da questo punto di vista, le sue preferenze erano completamente cambiate. Cominci a frequentare autori che mai aveva apprezzato, i quali avevano come tratto comune la propensione al sogno, alla sregolatezza e ad una concezione quasi esoterica dellesistenza. Non per del tutto giusto dire che queste letture rappresentavano per lavvocato unevasione dal tormento di Mario Dallorto . Piuttosto, era come se i versi - mettiamo - di un poeta decadente o i labirinti narrativi di un racconto fantastico lo aiutassero a capire il luogo dove era finito, che era un luogo a un tempo pauroso e ammaliante.

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Poi realizz che, se voleva che la situazione si sbloccasse , doveva assumere un atteggiamento del tutto passivo: doveva semplicemente aspettare che qualcosa gli arrivasse, come un dono. Ed il dono arriv. Anzi, ne arrivarono due. Il primo fu un sogno. Cerano Mario e Lea nel suo studio che ballavano. Erano visibilmente felici e si scambiavano tenerezze. Sembravano emanare una luce azzurra, limpidissima, quasi accecante. Da principio, Sorgi guardava la scena dal di fuori, come uno spettatore a teatro. Poi cominci stranamente a sentire di farne parte. Avanz verso la coppia, che continuava a volteggiare al suono di una musica che non si sentiva, e si accorse che in disparte, in ombra, si vedevano due figure indistinte. Le figure entrarono nella luce azzurra, e Sorgi vide che erano la Vedova Dallorto e Floriana Pellegrini. Nessuno si accorgeva della sua presenza. La madre di Mario tent di afferrare il figlio per un braccio. Voleva staccarlo da Lea. Per un po continu a cercare di sciogliere labbraccio dei due, che intanto continuavano a ballare non curandosi di lei. Poi, la vedova Dallorto sembr arrendersi. Volt le spalle alla scena e ritorn nellombra. A questo punto, Floriana si fece avanti e cominci a muoversi attorno a Lea e Mario girando in tondo. Girava sempre pi forte, alzando le braccia al cielo e gridando come uninvasata. Improvvisamente, Lea e Mario presero fuoco. Si contorcevano fra le fiamme. Adesso Lea e Mario non cerano pi. Lo studio non era pi quello dellavvocato Sorgi ma quello di Floriana Pellegrini,nella casa di campagna. Sorgi vedeva Floriana di fronte a lui. Gli diceva: Sono cambiata, sono tanto cambiata. E tu? Tu sei cambiato?. Ora Floriana si stava strappando i vestiti con mani che sembravano artigliate. Era nuda e tendeva le braccia verso Sorgi, lo invitava Questo fu il sogno, il primo dono. Il secondo, pi che altro, fu una scoperta casuale. Proprio in quei giorni, era uscito un nuovo libro di Floriana Pellegrini. Nelle pagine culturali di un quotidiano cera unintervista allautrice, che Sorgi, naturalmente, si affrett a leggere. Per lo pi, domande e risposte erano di una banalit disarmante. Cose tipo: Ritiene che oggi si possa divulgare la storia senza essere noiosi? Ma un passo dellintervista colp lavvocato Sorgi. Signora Pellegrini, per i lettori italiani questo il suo quarto libro. Ma ci risulta che, qualche anno fa, lei ha pubblicato in Francia un testo che poi ha in qualche modo disconosciuto. esatto? S, cos. Perch, di cosa si trattava? Beh, vede, una storia che appartiene a un periodo della mia vita che preferisco dimenticare. Comunque, per evitare di farle pensare che chiss di quale cosa terribile si tratti, le dir che quel libro era il frutto di una passione che ho avuto per argomenti, diciamo, esoterici durante il lungo periodo nel quale ho vissuto a Parigi. Cose molto ingenue, per la verit. Pubblicai quel

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testo a mie spese. Ed stata una fortuna. Le copie che riuscii a pagare erano talmente poche che credo che ora il libro sia introvabile. La scintilla arriv cos nella mente dellavvocato Sorgi. Il sogno misteriosamente voleva rivelargli qualcosa a proposito di Floriana e del dramma di Mario e Lea. Poi, le parole di Floriana nellintervista si accostarono ad altre che lei gli aveva detto: A Parigi ci rimasi tre anni. Quella citt e la gente che frequentai mi cambiarono molto. Mi resero quella che sono. Sorgi seppe cos esattamente quello che doveva fare. Con inspiegabile urgenza, doveva trovare quel libro. Avrebbe potuto chiederlo alla stessa Pellegrini. Ma qualcosa gli diceva di non farlo. Tent tutti i canali che gli vennero in mente per cercare di procurarselo, ma non ci riusc. Cos Giacomo Sorgi usc dal suo antro. Per andare a Parigi.

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VII. Ad un passo dalla rinascita.(Cielo di Saturno)


Parigi sempre Parigi! Detto popolare

La notte era calata a concedere riposo e restituire dignit alla scalinata del Sacr-Coeur. Montmartre si sentiva sollevata dal non dover pi assistere allo sciamare dei turisti maleducati. Perfino le sue stradine ripide, che in altri tempi ben altra umanit avevano visto passare, sembravano valutare quanto il mondo fosse peggiorato. Dopo aver scalato lentamente i duecento gradini, lavvocato Sorgi giunse dinnanzi alla basilica dalla grande cupola bianca da dove poteva vedere tutta Parigi, che nella notte pareva davvero la citt delle luci. In mano aveva quello che era venuto a cercare: il libro sconosciuto di Floriana Pellegrini. Per tutto il giorno laveva letto seduto in un piccolo caf di Rue Lepic. Ed aveva capito. Non tutto. Ma molto. Quando era partito Sorgi era letteralmente roso dalla voglia di trovare il libro. Immaginava di mettersi in caccia non appena fosse arrivato. Invece gli era successa una cosa strana : la citt laveva rapito. Non che non pensasse pi a Dallorto. Ma, sin dal primo momento, aveva cominciato a rimandare, pi o meno volontariamente, linizio della ricerca. Passava i giorni e le notti - a vagare per le strade. Quelle strade in cui gi era stato con sua moglie, nel pi classico dei viaggi di nozze: quello a Parigi, appunto. Solo che allora la citt gli era sembrata completamente diversa da come la vedeva ora. La cosa a pensarci bene era facilmente spiegabile. Perch i posti non sono come sono, ma come noi li vediamo. E noi li vediamo in funzione di ci che siamo. Il Giacomo Sorgi di trentanni prima, che faceva il turista con la sua sposa novella al braccio, era totalmente un altro uomo. Con quel po di razionalit che gli era rimasta, poteva rendersi conto che Parigi da allora era senzaltro peggiorata, proprio come era accaduto ad ogni altra metropoli europea. Ciononostante, adesso lui la viveva davvero. Questo

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viverla aveva per anche una ragione precisa. E questa ragione aveva un nome e un cognome: Charles Baudelaire. Abbiamo detto che, da quando era cominciata lossessione Dallorto, solo nella lettura Sorgi aveva trovato conforto, e anche di come lavvocato avesse scoperto (o riscoperto) una serie di autori che mai, prima dallora, lavevano interessato. Ebbene, il primo di questi era stato Baudelaire. Potremmo anzi dire che i versi del Poeta erano diventati una piccola ossessione in quella, pi grande, per il caso Dallorto. Da quando, in quel pomeriggio di dicembre, dove tutto era cominciato, Sorgi si era sorpreso a rammentare quella frase tratta dai Poemetti in prosa accostandola alla tragedia di Mario, Baudelaire non laveva pi abbandonato. Sembrava quasi che gli chiedesse di essere letto. Quindi, bench Parigi non fosse pi quella Parigi, nei suoi vagabondaggi Sorgi cercava la citt di Baudelaire. Si compr una guida turistico-letteraria e visit tutti i luoghi baudeleriani. Quanto avrebbe voluto, lavvocato Sorgi, accompagnare il Poeta per le strade del Quartier Latin, e ubriacarsi insieme a lui per poi magari andare in cerca di Jeanne Duval. Quanto avrebbe voluto questa sarebbe stata forse lopinione di uno psicologo poter essere, almeno per una notte, il ribelle che mai era stato. In quei giorni, proprio per tentare di ritrovare quellatmosfera ottocentesca che la citt offriva sempre meno, Sorgi aveva preso labitudine di agirarsi per i mercatini dellantiquariato, in cerca di oggetti che lo facessero sentire vicino alla Parigi dei poeti decadenti. Una mattina, in un piccolo cortile interno di Rue Saint-Paul, aveva comprato in una botteguccia vari oggetti di poco valore, fra cui un calamaio con un tappo di bachelite nera, un libro dore in ottavo e un pugnale da ufficiale napoleonico. Questultimo era in ottimo stato, e il vecchio antiquario che gestiva il negozio glielo aveva mostrato dicendo: Voil un coupe-papier parfait pour votre bureau, monsieur!. Poi, notando lesitazione di Sorgi, aveva aggiunto, con un sorriso: Mais, naturellement, vous pouvez lemployer pour faire nimporte quoi! Dopo una settimana di questa meravigliosa vita alla deriva, Sorgi decise che era venuto il momento di cercare il libro di Floriana Pellegrini. Fu incredibilmente facile. Lavvocato non conosceva il titolo del testo, quindi forniva ai librai solo il nome dellautrice. In cinque occasioni gli misero davanti le traduzioni in francese dei saggi che la Pellegrini aveva pubblicato in Italia. Poi fu la volta di una libreria di soli tascabili a Saint-Germain-des-Prs, e qui Sorgi trov da solo quello che cercava. Nello scaffale dei testi di argomento esoterico, tra un saggio di Ren Gunon e la Storia della Magia di Eliphas Lvi, cera il libro di Floriana Pellegrini.

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Mentre lalba sorgeva sui tetti della citt, Giacomo Sorgi si appoggi al parapetto in cima alla scalinata del Sacr Coeur e abbass lo sguardo sul volume che aveva fra le mani. Sulla copertina cera la riproduzione di una stampa seicentesca che raffigurava un monaco domenicano nellatto di puntare un indice ammonitore contro una donna dallo sguardo allucinato legata in catene. Sotto il nome dellautrice , il titolo: Les sorcires, elles existent!, Le streghe esistono!.

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VIII. Come e perch. (Cielo delle Stelle Fisse)

Una setta abominevole di uomini , e particolarmente di donne,(...) aumentata nelle contrade dItalia.Queste persone taluni le chiamano masche mentre noi streghe, da Stige, vocabolo che sta a significare inferno o palude infernale;()o dal greco stigeotos,che in latino significa infelicit, in quanto coi loro malefizi rendono numerosissime persone infelici Bernardo Rategno da Como, De strigiis. Strega: continuaz. dal latino striga, variante di strix, strigis strige, uccello notturno, greco strks, strigs Dizionario etimologico della lingua italiana

All! Monsieur Sorgi, il y a une dame pour vous ici. Quando il concierge gli disse che dabbasso cera una signora che chiedeva di lui, lavvocato seppe con assoluta certezza di chi si trattava. Non poteva illudersi che una donna come quella non avesse capito. Quasi la stava aspettando. Appena lei entr nella stanza, Sorgi cap che Floriana Pellegrini sapeva di non aver pi nulla da nascondere. Prima lo guard con la condiscendenza con cui si guarda un bambino che ha fatto una marachella. Poi dimprovviso le brillarono gli occhi e, battendo le mani, disse con una vocina acuta , sorridendo: Bravo avvocato! Bravo, bravo, bravo! . In unaltra situazione, sarebbe apparsa perfino tenera. In quella, era agghiacciante. Floriana and a sedersi sulla sponda del letto e, con laspetto pi serafico del mondo, come se volesse discorrere del pi e del meno, disse: Allora, come si dice in questi casi? Io e te dobbiamo parlare. Sai, io intuisco il destino delle persone. Mi basta guardarle. Dal giorno in cui venisti da me, sentii che tu eri quello destinato a scoprire il mio piccolo segreto, se cos vogliamo chiamarlo. Anche questo era previsto. Era nellordine delle cose. Ma questo tu non lo puoi

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capire. Comunque, per premiare il tuo ammirevole impegno, ho deciso di spiegarti di persona come sono andate le cose. Perch tu ora sai, o meglio senti, che sono stata io a fare tutto. Ma non sai come. E allora te lo dir. Te lo meriti, davvero. Tanto sai bene anche tu che non potrai mai dimostrare niente. Se racconti questa storia in tribunale ti prendono per pazzo. Per, questo posto non mi piace. E che diamine, per una scena madre ci vuole unambientazione pi degna! Su, vstiti che ti porto fuori! Sorgi era incapace di parlare. Si vest e segu Floriana per le strade di Parigi, nella notte. Il lungosenna era deserto. Si fermarono allaltezza del Pont St. Philippe, alle spalle di Notre-Dame. Floriana guard Sorgi con occhi divertiti. Gli fece una carezza. Lui sent la sua mano fredda come il ghiaccio sulla guancia. Poi lei, finalmente, cominci a parlare. Allora caro, non voglio farla lunga. Ma necessario che prima ti dica qualcosa a proposito di quello che mi successo in questa citt. Quando arrivai qui, come sai, ero in uno stato pietoso. Senza Mario mi sentivo vuota, ingiustificata. Non esistevo. Cercai di farmi forza buttandomi nello studio, ma non serviva a molto. Un giorno, alla Sorbona conobbi una strana donna. Mi disse di essere una studiosa esterna che stava facendo delle ricerche per un saggio. Diventammo amiche. Pian piano cominci ad introdurmi in un mondo di cui non sospettavo lesistenza. Un mondo nel quale potevo imparare a piegare il destino e le persone al mio volere. Chiamala come vuoi: magia, stregoneria. Il concetto non cambia. Allinizio, volevo far sapere a tutti che cose del genere esistevano davvero. Ecco perch scrissi quel libro di cui mi vergogno. Adesso so che ci sono segreti che devono rimanere tali, perch possono essere svelati solo a chi merita di sapere. Tornai in Italia. Naturalmente, per tutti ero una studiosa e una scrittrice di successo. Quello che facevo alla luce delle candele, in determinate notti dellanno, era una cosa che solo io sapevo. Ormai ero unaltra. Mi sentivo invulnerabile. Della mia vecchia vita avevo dimenticato tutto. Tranne una cosa: Mario. Solo che quello che era stato amore adesso si era trasformato in un odio profondo. Aveva preferito quella puttana a me, dovevo fargliela pagare. Ed ora ne avevo i mezzi. Ci sono tanti modi per distruggere una persona ricorrendo alla mia Arte. Ma per Mario dovevo pensare a qualcosa di esemplare. E poi, oltre che di lui dovevo vendicarmi anche di Lea Antinori, lei me laveva portato via. Oltre a rendermi quella che ero, Parigi mi aveva anche regalato un amore. Non per un uomo. O, perlomeno, non per un uomo vivo, in carne ed ossa. Il mio amore era per uno spirito: quello di Charles Baudelaire. Durante i miei

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primi mesi qui, era tanta la passione per lui che avevo pensato anche di cambiare lindirizzo dei miei studi. Volevo scrivere un saggio sui Fiori del Male, ma poi abbandonai limpresa perch mi resi conto che su quei versi era gi stato scritto talmente tanto che trovare qualcosa di originale da dire era decisamente al di l delle mie possibilit. In questi giorni ti ho seguito come unombra, caro avvocato. E ho visto che anche tu sei finito sulle tracce del Poeta. Non un caso, sai. Niente un caso. Fu infatti Baudelaire a suggerirmi ci che avrei dovuto preparare per Mario e Lea. Per tutto il tempo di quel discorso delirante, Sorgi era rimasto di pietra, incapace di fare un gesto o dire una parola. Floriana tir fuori dalla borsa che aveva con se un libro e lo porse a Sorgi dicendo: Tieni, avvocato. Visto che sei stato cos bravo, cerca ora di arrivarci da solo. Il libro era una comunissima edizione tascabile dei Fiori del male. Sorgi lo prese e lo apr l dove un segnalibro indicava una pagina. La poesia era Une charogne. Due quartine erano sottolineate. Sorgi lesse: Et pourtant vous serez semblable cette ordure, A cette horrible infection, toile de mes yeux, soleil de ma nature, V ous, mon ange et ma passion ! Oui ! telle vous serez, la reine des grces, Aprs les derniers sacrements, Quand vous irez, sous lherbe et les floraisons grasses, Moisir parmi les ossements. Ovvero : Eppure anche voi sarete simile a questa lordura, A questa orribile infezione, Stella dei miei occhi, sole della mia natura, Voi mio angelo e mia passione! S ! cos sarete, o regina delle mie grazie, Dopo gli ultimi sacramenti, Quando andrete, sotto lerba e le grasse fioriture, Ad ammuffire fra le ossa. Non ci arrivi, avvocato? disse Floriana a Sorgi che la guardava interdetto Lea Antinori era bellissima, duna bellezza sfrontata. Ed era stata questa bellezza a rendere Mario suo schiavo. Ma anche Lea, come tutti i mortali, era destinata ad invecchiare ed infine a diventare, dopo lultimo respiro, una cosa

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immonda. Che cosa sarebbe successo allora se Mario lavesse vista cos come sarebbe stata? Se hai letto il mio libro - quello che sei venuto a cercare fin qui - sai che uno dei malefici di cui le donne come me fin dal medioevo vennero ritenute capaci era quello di indurre visioni. Il mio potere era tale da far vedere a Mario ci che volevo. Posso descriverti quello che accadde come se ci fossi stata. Allalba Mario si sveglia e accanto a s, nel letto, c un mostro terrificante: perch tale gli appare sua moglie in quel momento. Si sveglia anche Lea. Il marito sta urlando di orrore. Lei pensa che abbia avuto un incubo. Gli tende le braccia, vuole calmarlo, confortarlo. Ma Mario vede solo il mostro che cerca di assalirlo. Allora serra le mani attorno al collo della moglie e la uccide. Come vedi, pi semplice di cossi muore! Eccitata da quellosceno motto di spirito, Floriana cominci a ridere come unossessa. Sorgi si sentiva come sprofondato in un incubo. Gli mancavano le forze. Si appoggi ad un lampione. Sudava freddo. Infil una mano nella tasca del soprabito per cercare il fazzoletto. Ed in quel momento, si accorse di avere ancora con s il pugnale napoleonico che aveva acquistato qualche giorno prima. Per un attimo gli risuonarono in mente le parole del vecchio antiquario: Ma naturalmente, pu usarlo per fare qualunque cosa. Su Le monde, due giorni dopo, apparve in cronaca questo trafiletto: Parigi. Ripescato nella Senna il cadavere di una donna. Secondo quanto accertato dalla polizia, si tratterebbe di Floriana Pellegrini, studiosa italiana di storia medioevale e autrice di vari libri di successo sullargomento. Il corpo della Pellegrini presentava numerose ferite inferte, molto probabilmente, con un arma bianca da punta. Forse un pugnale. Le autorit non fanno nessuna ipotesi sullautore e sul movente del delitto.

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Epilogo. (Lo Zodiaco) Nella sua vita, Charles Baudelaire quel male di cui tanto scriveva non laveva mai fatto ma solo subto. Gli piaceva questo s andare rebours, giocare a fare il Grande Perverso. Ma proprio di questo si trattava: di un gioco. E se questo gioco fin per fare del male a qualcuno, questo qualcuno fu soltanto il poeta stesso. I suoi versi che, da un secolo e mezzo, brillano ancora di una luce abbagliante, non vogliono spingere nessuno alla depravazione. Sono solo la lacerante richiesta daiuto di unanima con i nervi scoperti, sensibile fino allo spasimo. Nella prima lirica dei Fiori del male Baudelaire chiama prima ipocriti i suoi lettori; poi fratelli, suoi simili. E sta qui il suo incanto: perch noi ci riconosciamo in lui, nelle sue debolezze, e lo amiamo cos com (e ci amiamo cos come siamo). Come Jean-Paul Sartre not in un bellissimo saggio, la scoperta vera questa: che Baudelaire vuole solo essere accettato, giustificato. Infine, incredibilmente, questo apologeta dellerrore continua ad avere come valore di riferimento il Bene. E se volontariamente continua a tradire questo valore, lo fa solo per punire quel prossimo che lha irrimediabilmente ferito in primo luogo la madre. a lei che vuol dire: Guarda come mi hai ridotto!, in lei che vuole suscitare il rimorso. Ecco perch lavvocato Sorgi, per il quale ormai tutto era possibile e niente pi era incredibile, pens che se lo spirito (immortale?) del poeta non aveva potuto impedire che i suoi versi ispirassero una natura votata al male come quella di Floriana Pellegrini, aveva per anche provveduto a che giustizia fosse fatta, guidando lui Sorgi a sciogliere il nodo, rimediando in parte al male che aveva suscitato. Giacomo Sorgi era rinato a nuova vita. Torn a casa da sua moglie e ricominci a fare lavvocato. Ma, tanto a casa quanto sul lavoro, chi lo frequentava era daccordo nel dire che ormai Giacomo era un uomo nuovo. Un uomo migliore.

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